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Dispense Ottica (Frova-Mat) PDF
Dispense Ottica (Frova-Mat) PDF
CAPITOLO 1
RIFLESSIONE E RIFRAZIONE
DELLE ONDE ELETTROMAGNETICHE
(I) " # E = 0
(II) " # B = 0
%B
(III) " $ E = -
%t
%E
(IV) " $ B = &
%t
Operando in modo parallelo per il vettore B, si ottengono infine le equazioni delle onde
e.m., che descrivono
! la propagazione dei due campi
2 % 2E
" E # $ =0
%t 2 (1.1)
% 2B
" 2B # $ =0
%t 2
E = 0 B = 0
dove
%2 %2 %2 %2 1 %2
= " 2 # $ = + + #
%t 2 %x 2 %y 2 %z 2 v 2 %t 2
loperatore dalembertiano.
Fissando !lattenzione sul campo elettrico, ricordiamo che la soluzione
dellequazione unonda viaggiante di carattere periodico che pu essere espressa in
forma esponenziale con esponente complesso
[
E = E 0exp i( k " r # $t + %) ] (1.2)
" # 1 c
v= = = = (1.3)
T k $ $r r
E /B =v (1.4)
1.1.2 Onde e.m. piane e sferiche. Se una sorgente posta allinfinito, il fronte
! donda, ossia il luogo dei punti in cui l'argomento della funzione costante a un dato
tempo, si presenta piano. Se non c assorbimento dellonda, lampiezza E0 nella (1.2) si
3
mantiene costante al variare della distanza dalla sorgente. Per propagazione lungo x,
le derivate parziali seconde rispetto a y e z sono nulle e lequazione delle onde si
riduce allequazione di DAlembert
" 2E " 2E
= # (1.5)
"x 2 "t 2
il che comporta che londa viaggiante che la soddisfa abbia unampiezza inversamente
proporzionale alla distanza percorsa a partire dalla sorgente.
E1 =
iE 01cos(kz - !t + " )
(1.7)
E 2 = jE 02cos(kz - !t + " )
e rappresentato come in Fig. 1.1 (a) nel caso z=0. E oscilla da un massimo positivo E0 a
un massimo negativo -E0 con pulsazione . Se invece la differenza di fase mantiene nel
tempo il valore costante /2, le equazioni diventano
2
Testo consigliato: Mencuccini-Silvestrini, Fisica II, Par. da X.5.
4
E1 =
iE 01cos(kz - !t )
(1.8)
E 2 = jE 02cos(kz - !t + " / 2) = jE 02sin(kz - !t )
e la rappresentazione quella di Fig. 1.1 (b), sempre per z=0. Si ha cio una
polarizzazione ellittica, con il vettore campo elettrico che ruota attorno allorigine
degli assi con velocit angolare . Nel caso particolare in cui E01=E02, la polarizzazione
ellittica diventa circolare. Si pu avere polarizzazione ellittica per valori dello
sfasamento diversi da /2, con ampiezze E01 e E02 (ossia le proiezioni di E lungo gli assi
coordinati) che possono essere anche eguali. Ritroveremo questi concetti quando
parleremo delle lamine mezzonda e quarto donda (Par. 8.2.1). Una trattazione
matematica della polarizzazione verr fatta nel Cap. 5.
y y
E02 E0 E02
E0
0 0 t
E01 E01 x
arctg(E02/E01)
(a) (b)
Fig. 1.1. (a) Polarizzazione lineare: componenti del campo in fase tra loro;
(b) polarizzazione ellittica: componenti del campo con sfasamento generico.
dove E1t, E2t sono le componenti del vettore campo elettrico tangenti alla superficie,
rispettivamente! nel primo e nel secondo! mezzo, D1n, D2n sono quelle del vettore
spostamento normali alla superficie, e la densit superficiale di carica elettrica.
Per il campo magnetico invece si ha
3
Testo consigliato: Mencuccini-Silvestrini, Fisica II, Par. X.1 e X.2.1.
7
1 z
Piano di i i
incidenza
2 r
[
E i = E 0i exp i (ki " r # $t) ] (1.9a)
% (
E'i = E'0i exp'i (k'i " r # $t)* (1.10a)
& )
e onda rifratta
! [
E r = E 0r exp i (kr " r # $t) ] (1.10b)
!
8
si ha
n1
"i = "'i mentre "r = "i
n2
conveniente scegliere come piano di incidenza il piano (x,z), con lorigine dellasse z
!
nel punto di incidenza. In tal caso z! =0 e kiy=0, quindi, proiettando sugli assi
lequazione (1.11), si ha
k ix x = k'ix x + k'iy y = k rx x + k ry y
condizione che verificata per qualsiasi punto di incidenza (x,y) soltanto se sono nulli
i termini in y, ossia !
k'iy y = k ry y = 0
ci che porta a scrivere
k ix x = k'ix x = k rx x
!
e a concludere che i tre vettori donda ki, ki e kr giacciono tutti nello stesso piano
(z,x). Allora, esprimendo i!k in termini delle lunghezze donda (k=2/), si ha
dove si tenuto conto del fatto che i=i, trattandosi di uno stesso mezzo. Perci
!
"i = "'i (1.13a)
sin "i n2
= (1.13b)
! sin "r n1
primo con angolo eguale a quello di incidenza. Si parla allora di riflessione totale
interna (si veda il raggio C in Fig. 1.3). La soglia per tale effetto detta angolo limite
e si trova ponendo sin r=1 nella seconda delle (1.13): sin "i # n 2 n 1 . grazie alla
riflessione totale interna che possibile realizzare la trasmissione di un fascio di luce
allinterno di una fibra ottica. Altro effetto rilevante: un osservatore posto nel mezzo
pi rifrangente (ad esempio acqua) pu vedere!nellaltro mezzo (ad esempio aria)
soltanto quegli oggetti che stanno allinterno di un cono con asse normale alla
superficie di separazione e passante per il suo occhio, il cui angolo al vertice eguale
al doppio dellangolo limite. Allesterno del cono la superficie di separazione gli appare
riflettente come uno specchio.
1 z
C
i
Angolo limite
x
r
B
2 A
1.4.1 Esempi e applicazioni. Caso aria (n1=1) e acqua (n2=1,33): sini,lim=1/1,33, da cui
i,lim=48,7. Caso aria (n1=1) e vetro (n2=1,50): sini,lim=1/1,50, da cui i,lim=41,8. Quindi
un angolo di incidenza di 45 in questo secondo caso maggiore dellangolo limite. Ci
permette di realizzare deviatori e riflettori di raggio luminoso nei modi illustrati in
Fig. 1.4.
4
Testo consigliato G.R. Fowles, Modern Optics, Par. 2.9.
10
[
E r = E 0r exp i (kr " r # $t) ] (1.10b)
dove si utilizzata la legge dei seni (1.13b), con aria come mezzo meno denso e indice
n per quello
! pi denso, e si fatta la sostituzione (in condizioni di riflessione totale
essendo sempre n2sin2i > sinr = 1),
[ ] [
E r = E 0r exp "# | z | exp i (k r xsin$r " %t) ] (1.14)
Il primo esponenziale nella (1.14) mostra che il campo elettrico, allesterno del mezzo
pi denso, si estingue rapidamente
! su una distanza dellordine della lunghezza donda
della luce (come facile rendersi conto utilizzando ad esempio per i langolo limite
per il sistema aria-vetro, riportato in Par. 1.4.1). Il secondo esponenziale indica invece
che il campo evanescente unonda che viaggia parallelamente al confine, con velocit
data da n/krsini. La presenza dellonda evanescente pu essere verificata
sperimentalmente in diversi modi, sui quali non ci soffermiamo.
n1 d1 i
P d
0 x
n2 r d2
B
Fig. 1.5. La legge dei seni dedotta con il principio di Fermat.
1/ 2 1/ 2
" 2 2% " 2 2%
d + x d + (d ( x )
AP PB #$ 1 &' #$ 2 &'
tp = + = +
v1 v2 c /n1 c /n2
1 caso, componente di E nel piano di incidenza (p). Facendo riferimento alla Fig. 1.6
[con le definizioni date da (1.9a), (1.10a) e (1.10b)] e considerando la componente dei
campi polarizzata nel piano di incidenza si ottiene dalle relazioni di continuit:
5
Testo consigliato: Mazzoldi-Nigro-Voci, Fisica, Vol. II, Par. 14.4.
12
n 12E 0ip sin "i + n 12E'0ip sin "i = n 22E 0rp sin "r
!
1 Ei
p
Ei 1
! Eis Eis
s
i i i i
Bip Bip
r Er Brp r
Ers
2 2
Fig. 1.6 Fig. 1.7
Utilizzando la relazione n 12 / n 22 = (sin "r /sin "i )2 e svolgendo alcuni passaggi, alla fine si
perviene alle relazioni di Fresnel per le ampiezze delle componenti del campo elettrico
parallelo al piano di incidenza
!
E'0ip tg("i # "r )
rp = = (1.15a)
E 0ip tg("i + "r )
1 1
B1n = B2n B1t = B2t
1 2
!
13
1 1 1
" E 0is cos #i + E'0is cos #i = " E 0rs cos #r
v1 v1 v2
1 1 1
E 0is sin "i + E'0is sin "i = E 0rs sin "r
! v1 v1 v2
da cui si ottiene
W E 02
I= " (J/s)/m2 (1.17)
S 2Z
!
14
dove i coseni sono indice della variazione nella sezione del fascio luminoso (Fig. 1.8).
!
Si i
Sr
r
Fig. 1.8. Nella rifrazione, la sezione del fascio cambia, quindi il rapporto delle
potenze incidente e rifratta diverso da quello delle corrispondenti intensit.
Sostituendo le (1.15) e (1.16) nelle (1.18), scritte per le due componenti parallele (p) e
perpendicolari (s) al piano di incidenza, si trova
2
E'0ip tg2 ("i # "r )
Rp = = (1.19a)
E 02ip tg2 ("i + "r )
E 02rp n 2 cos "r 4 sin2 "r cos2 "i sin 2"i sin2"r
Tp = = = (1. 19b)
E 02ip n 1 cos
! "i sin2 ("i + "r ) cos2 ("i # "r ) sin2 ("i + "r ) cos2 ("i # "r )
2
! E'0is sin2 ("i # "r )
Rs = = (1.20a)
E 02is 2
sin ("i + "r )
1 1
Trasmittanza componente
parallela piano incidenza Trasmittanza componente
0,8 0,8 normale piano incidenza
0,6 0,6
Rs, Ts
Rp, Tp
1/2 1/2
0,4 0,4
Angolo di
Brewster
0,2 0,2 Riflettanza componente
Riflettanza componente normale piano incidenza
parallela piano incidenza
0 0
0 20 40 60 80 0 20 40 60 80
Angolo di incidenza Angolo di incidenza
(a) (b)
Fig. 1.9(a,b). Riflettanza e trasmittanza della potenza ottica associata alle componenti
parallela (a) e normale (b) al piano di incidenza in funzione dellangolo di incidenza i. I
calcoli sono fatti per il caso in cui il primo mezzo laria e il secondo il vetro, ossia per un
rapporto n2/n1=1.5.
Per ciascuna componente del campo, la somma dei due coefficienti vale sempre 1,
garantendo la conservazione dellenergia. Si noti che per i/2, ossia per incidenza
radente, i coefficienti di riflessione tendono a 1 e quelli di trasmittanza 0, vale a
dire che la luce interamente riflessa, come da uno specchio perfetto.
Nel caso in cui londa incide da un mezzo pi rifrangente a uno meno rifrangente
valgono le stesse relazioni che portano ai grafici di Figg. 1.9 (a) e (b), salvo che
occorre tener conto della presenza dellangolo limite. In Figg. 1.9 (c) e (d) sono
raffigurate le relazioni di Fresnel nel caso n1=1.5 e n2=1.
1.0 Tp 1.0 Ts
0.8 0.8
Intensity
Intensity
n1=1.5 n1=1.5
0.6 n2=1 0.6 n2=1
0.4 0.4
0.2 0.2
Rp Rs
0.0 0.0
0 20 40 60 80 0 20 40 60 80
!i () !i ()
(c) (d)
Fig. 1.9(c,d). Riflettanza e trasmittanza della potenza ottica associata alle componenti
parallela (c) e normale (d) al piano di incidenza in funzione dellangolo di incidenza i. I
calcoli sono fatti per il caso in cui il primo mezzo il vetro e il secondo laria, ossia per un
rapporto n2/n1=0.67.
16
1 1
R= (Rs + Rp ) T= (Ts + Tp ) con R+T =1
2 2
0.4
0.2
R
0.0
0 20 40 60 80
!i ()
(a) (b)
Fig. 1.10. Trasmittanza e riflettanza di luce non polarizzata in funzione dellangolo di
incidenza: (a) per n2/n1=1.5 e (b) per n2/n1=0.67.
1.6.1 Incidenza normale. Per incidenza normale, il campo elettrico giace nella
superficie di separazione dei due mezzi. La condizione al confine allora E1=E2, ossia
E 0i = E'0i + E 0r
(si noti che la sezione del fascio ora eguale nei due mezzi). Il sistema a due
incognite E0i, E0r ha come
! soluzioni:
n1 " n2 2n 1
E'0i = E 0i E 0r = E 0i
n1 + n2 n1 + n2
! !
17
ovvero
n1 " n2 2n 1
r= t=
n1 + n2 n1 + n2
da cui
! (n 1 " n 2 )2 ! n2 4n 1n 2
R= T= t2 = (1.21)
(n 1 + n 2 ) 2 n1 (n 1 + n 2 ) 2
dove il termine n2/n1 proviene dal rapporto Z1/Z2 delle impedenze dei due mezzi e si
! che R+T=1.
verifica nuovamente !
1.7.1 Esempi aria/vetro e aria/acqua. Nel caso del vetro (n2=1.5), langolo di
Brewster vale
"iB = arctg(1.5 1) = 56
!
18
(n 1 " n 2 )2 + # 22
R= (1.23)
(n 1 + n 2 )2 + # 22
Se 2>>n1, com il caso dei metalli nel visibile e nellinfrarosso a causa del forte
assorbimento della radiazione da parte degli elettroni liberi, R1. Inoltre, si
! i raggi incidente e riflesso che funzione di n e . La
introduce uno sfasamento tra 2 2
misura di tale sfasamento, operata in aggiunta a quella della riflettanza, fornisce una
seconda equazione per la determinazione dellindice di rifrazione complesso del
secondo mezzo (questa procedura prende il nome di ellissometria).
1 50% E s
1
50% E p Solo Es
! 0,8
Rs - Rp
iB iB
Grado di polarizzazione
Rs + Rp
0,6
0,4
Sia E s che E p
con Ep > Es rB 0,2
2 0
0 20 40 60 80
Angolo di incidenza
(a) (b)
Fig. 1.11. (a) Allangolo di Brewster il raggio riflesso interamente polarizzato in direzione
normale al piano di incidenza (cerchietto nero). (b) Grado di polarizzazione del raggio riflesso.
19
CAPITOLO 2
1 ! z
n()
i i
r Rosso Violetto
2 Rosso
Violetto
(a) (b)
Fig. 2.1. (a) Langolo di rifrazione risulta tanto pi piccolo quanto pi
elevata la frequenza dellonda, indicando (b) che n, nella regione di
trasparenza del materiale, cresce con .
6
Testo consigliato Mencuccini-Silvestrini, Fisica II, Par. IX.6.
21
A
i rr E
D B
i i-r rr
r r
C
= (i r) + (rr r) = (i + rr) (r + r)
per cui
i+rr = + (2.2)
Dalla legge della rifrazione applicata alle due facce del prisma
! !
sin i = n sin r
sin rr = n sin r
che, differenziate, danno per la (2.1)
cosi di = n cos r dr
cosrr drr = n cos r dr = -n cos r dr
Facendo il rapporto delle ultime due equazioni si ricava, dopo aver nuovamente tenuto
conto della (2.1),
cos(" # $r ) cos $i
=1
cos $r cos $rr
che appunto soddisfatta se
!
n ( ") =
sin#i
=
[
sin ($min + %)/2 ]
sin#r sin(%/2)
ZeE 0 1
r0 =
m " 20 # " 2 # i"$
dove 0=k/m, come nel caso delloscillatore armonico elastico. Il momento elettrico
indotto p=Zer risulta quindi complesso, e lo stesso vale per la polarizzabilit del
mezzo: !
!% = | ! | exp(i" )
dove
Z 2e2 #$
| !% | = | !%!% *| = tg" =
m (" 20 # " 2 )2 + $ 2" 2 $ 2 % $ 20
e rappresenta il ritardo di fase tra il dipolo indotto p e il campo E. Si noti che per
=0, la polarizzabilit si riduce a quella reale !=Z2e2/m02 gi nota per il campo
elettrostatico.
n% (! ) = "%r (! ) = n + i# (2.7b)
Mostriamo adesso che la parte reale n responsabile degli effetti di dispersione che
abbiamo descritto con luso del prisma, e che la parte immaginaria interviene nei
processi dissipativi, ossia nellassorbimento dellonda. Introduciamo nellespressione
24
$ x ' $ x '
E = E 0 exp i" ( # t) = E 0 exp i" (n + i*) # i"t)) =
& ) &
&% v )( &% c )(
$ x ' x
= E 0 exp i" (n # t)) exp(#"* )
& (2.8)
&% c )( c
!
Il campo E dato dal prodotto di unonda viaggiante con velocit c/n (reale), dove
n=n(), e di una funzione
! smorzata in funzione della distanza x percorsa nel mezzo,
avente fattore di decadimento =/c, di nuovo con =(). Se lampiezza si smorza
secondo un coefficiente , lenergia trasportata dallonda, proporzionale a E2, decade
con un coefficiente di assorbimento = 2 = 2/c= 4/. Ci porta, per lintensit
luminosa, alla legge di Lambert:
I (x ) = I 0 exp("#x ) (2.9)
Vogliamo ora ricavare delle espressioni per le due parti reale n() e coefficiente
dellimmaginaria () dellindice
! di rifrazione. Riprendiamo la (2.7b) e facciamo
lapprossimazione
1
n% (! ) = "%r (! ) # 1 + "%r (! )
2
che relativamente buona per N piccolo, ossia per mezzi poco densi. Razionalizzando
si trova
NZ 2e2 ! 20 # ! 2
n(! ) = Re(n% ) = 1 + (2.10a)
2m" 0 (! 2 # ! 2 )2 + $ 2! 2
0
NZ 2e2 $"
! (" ) = Im(n% ) = (2.10b)
2m# 0 (" 2 % " 2 )2 + $ 2" 2
0
utile rappresentare nella Fig. 2.3 le equazioni scritte per meglio coglierne il
significato fisico. Si osserva che lassorbimento massimo e lindice di rifrazione vale
1 alla pulsazione di risonanza 0. Lindice di assorbimento va a zero su ambo i lati del
massimo. La semilarghezza della campana, come sappiamo dalla meccanica, si
presenta tanto maggiore quanto pi elevato il termine di dissipazione . Per =0, caso
per soltanto ideale, la campana diventa una funzione delta di area nulla, dunque non si
25
della polarizzazione statica degli atomi, sempre possibile. Nella zona di frequenze
corrispondenti alla radiazione visibile la derivata dn/d positiva, come indicato
dallevidenza sperimentale (Fig. 2.1b). Tra il massimo e il minimo di n si osserva una
regione di dispersione anomala che conduce a un indice di rifrazione minore di 1. Tale
regione tipicamente quella della radiazione X.
Nella realt, le transizioni elettroniche possibili allinterno di un atomo sono
numerose e si avranno perci diverse possibili risonanze. Inoltre si possono avere
oscillazioni risonanti di particelle con massa assai maggiore, quali gli atomi stessi e le
molecole. La polarizzabilit complessiva sar data dalla somma delle polarizzabilit che
provengono da ciascuna risonanza:
q 2i
!% = " !% i = (2.11)
i mi &((# 20i $ # 2 ) $ i% i# )+
' *
e procedendo come nel caso di una sola risonanza si ricavano delle espressioni per la
parte reale n e immaginaria . Ci limitiamo a dare la prima, importante perch nella
regione di trasparenza (come mostra la Fig. 2.4 dove tali espressioni sono
rappresentate nel caso di un dielettrico con tre risonanze ben separate), lindice di
rifrazione risente del contributo di tutte le transizioni possibili, anche alquanto
elevate in energia, ci che non si verifica per lindice di assorbimento:
26
2
fi (! 0i "!2)
n = 1+ $ (2.12)
2
i (! 0i " ! 2 )2 + # i2! 2
dove le varie costanti che competono a ciascun tipo di oscillatore sono state
compendiate nel prefattore fi, detto forza dell'oscillatore. Per quanto concerne , si
vedono delle bande di assorbimento chiaramente risolte. Riguardo a n, si nota che, per
tendente allinfinito, per le ragioni sopra dette esso
UV
IR
Visibile
0.4 0.8
= 2c/ (in m)
Fig. 2.5. Spettro di principio dellindice di estinzione dellacqua
in funzione della lunghezza donda della radiazione e.m.
O 105
H
BENDING STRETCHING STRETCHING
SIMMETRICO ASIMMETRICO
C
n "1+ (2.13)
# 20 $ % 2
7
2.2.4 Dispersione e assorbimento ! da parte di elettroni liberi nei metalli.
Riprendiamo lespressione (2.7a) per la complessa e introduciamovi la (2.6), ponendo
inoltre 0=0 giacch, se gli elettroni che assorbono la radiazione non sono legati, non
si hanno risonanze:
NZ 2e2 1 " 2p
!%r (" ) = 1 # =1# (2.14)
! 0m " 2 + i"$ " 2 + i"$
Ne 2Z 2
"p = (2.15)
#0m
che risulta tanto pi elevata quanto pi alta la densit elettronica N, che come
dire la conducibilit elettrica! del metallo. Ricordando che
2 2 $ 2p
n "# =1" (2.17a)
$2 + % 2
# p2 $
2n" = (2.17b)
! 2 2
# +$ #
Dalle (2.17), note la frequenza di plasma e il termine di attrito (che dato dal
reciproco del tempo medio!tra due collisioni da parte degli elettroni, o tempo di
rilassamento ), si possono ottenere i valori di n e in funzione della frequenza. Il
7
Testo consigliato G.R. Fowles, Modern Optics, Par. 6.5.
29
IR Visibile UV
n
Frequenza
1 di plasma
Regione Regione di
assorbente trasparenza
e riflettente
0 p
Fig. 2.7. Tipici andamenti degli indici di
rifrazione n e di estinzione in un metallo nella
regione dellinfrarosso e visibile inferiore, dove
domina lassorbimento da elettroni liberi.
R
1
Al Au
Cu
(n " 1)2 + # 2
R=
(n + 1)2 + # 2
Ag VISIBILE
0
0.2 0.4 0.8
!
(m)
riflettenti al 100% in tutta la gamma da 0.4 a 0.8 m. Nelloro e nel rame, assume
valori alquanto diversi lungo la gamma del visibile: per questo motivo, visti in
riflessione, presentano una colorazione rispettivamente gialla e rossastra.
30
CAPITOLO 3
f (t) h * (t + " )
mediato su un lungo intervallo di tempo informa su quanto due funzioni sono correlate
(o, se vogliamo, simili), ossia
! in che misura la seconda funzione riproduce connotati
della prima. Si ha una correlazione totale se la funzione h(t) si mantiene nel tempo
identica alla f(t) quanto a frequenza, fase e ampiezza. Mostreremo che il grado di
mutua correlazione tra due onde collegato al loro essere pi o meno coerenti.
Si chiama funzione di intercorrelazione media - o mutua correlazione o cross-
correlation media quella data dalla seguente espressione
'1 *
Cfh (" ) = limT #$ ) &T%T f (t) h * (t + " )dt, (3.1)
)(2T ,+
8
Testo consigliato E. Hecht, Optics, Par. 11.3.4.
31
Supponiamo
! che sia il campo E2 a pervenire con un ritardo rispetto a E1, per esempio
a causa di un percorso!pi lungo dalla sorgente. Chiamiamo funzione di mutua coerenza
la funzione di intercorrelazione
9
Testo consigliato G.R. Fowles, Modern Optics, Par. da 3.4 a 3.7.
32
$12 (# ) $12 (# )
" 12 (# ) = = (3.1)
$11 (0)$22 (0) I 1I 2
la quale esprime quanta correlazione esiste tra i due campi in tempi che differiscono
! diversi). 12 varia tra -1 e +1 e nel caso in cui I1=I2=I0 vale
per (oppure in punti
semplicemente 12/I0. Per lintensit globale I delle due onde in sovrapposizione si
arriva infine a
[ ]
I = I 1 + I 2 + 2 I 1 I 2 Re " (# )
dove lo sfasamento tra i due campi. Si vede che, in caso di perfetta coerenza al
tempo , ||=1 e ! la formula ricade in quella gi nota per sorgenti coerenti: si ha
interferenza massimamente distruttiva allorch cos =-1, massimamente costruttiva
per cos =1. Per 1>||>0 si possono avere effetti di parziale interferenza, laddove per
||=0 si ha totale incoerenza e non possibile avere alcun tipo di interferenza
(lintensit globale allora semplicemente data dalla somma I1+I2).
3.2.1 Visibilit delle frange. Quando la coerenza parziale, si pone il problema della
visibilit delle frange di interferenza. Convenzionalmente, si definisce un parametro,
detto appunto visibilit delle frange, nel modo seguente
33
dove (t) una funzione step del genere esemplificato in Fig. 3.2. Ogni salto di fase
!(t)
2
0
tc 2tc 3tc 4tc t
1 T
= limT "# & 0 [exp(i$t)exp(i% (t))][exp('i$ (t + ( ))exp('i% (t + ( ))]dt =
T
!
exp(i$% )
= limT "# (T0 exp i & (t) ' & (t + % ) dt
{[ ]} (3.4)
! T
con la scomparsa, per effetto dellintegrazione, dei termini periodici. Studiamo ora la
funzione (t)!(t + ), rappresentandola nel grafico di Fig. 3.3.
(t+)
0
(t)
0
(t + ) (t)
0
tc 2tc 3tc 4tc t
Si pu osservare che, in ogni intervallo tc, per < t < tc, =0, mentre per 0<t<, 0
con valore casuale tra 0 er 2. Lintegrale in (3.4), effettuato nel primo intervallo tc
vale:
1 1' $ *
%t0c exp i " (t) # " (t + $ ) dt =
{[ ]} tc
)( % 0 exp(i&")dt + %$ exp(0)dt,+ =
tc tc
" tc % "
= exp(i#$) +
tc tc
!
!
35
dove assume, al variare di t, valori del tutto casuali, mentre il termine (tc-)/tc
eguale per tutti gli intervalli tc. Mediando su un gran numero di intervalli, ossia
integrando e normalizzando su un T>>tc, il primo addendo nell'ultima equazione scritta
va quindi a zero e il secondo mantiene il suo (unico) valore(tc - )/tc. Allora il grado di
coerenza parziale, vale a dire la visibilit delle frange, esprimibile come
V=|()|
1 Sperimentale
Modello
0
tc
"# 8ln2 kT
=
# c m
Una seconda fonte di allargamento sono le collisioni tra atomi nei gas o le loro
interazioni quando si trovano
! a distanze ravvicinate, come nei liquidi, nei solidi o nei
gas sotto pressione. Le collisioni possono essere di tipo elastico o anelastico, a
seconda che comportino un semplice salto di fase nellonda elettromagnetica o che
determinino perdite di energia che possono essere considerate come dovute a
fenomeni di attrito. Come tali portano a un allargamento lorentziano, ossia del tipo
[()2+2]-1. A questo si aggiunge lallargamento cosiddetto naturale, anchesso di
tipo lorentziano, essenzialmente legato alla durata finita di uno stato eccitato, e pu
quindi essere riferita al principio di indeterminazione di Heisenberg. Salvo in rari casi
il contributo dovuto all allargamento naturale sempre coperto dai contributi dovuti
all effetto Doppler e alle collisioni.
Infine, ma questo un effetto strumentale, la forma spettrale pu venire
ulteriormente allargata anche qui in maniera gaussiana - a causa delle fenditure di
ingresso e di uscita dei monocromatori, che di necessit debbono avere unapertura
non nulla. In Fig. 3.5 sono mostrati i due tipi di allargamento gaussiano e lorentziano.
In genere essi sono presenti simultaneamente, per cui la forma di linea spettrale
corrisponde di norma a una convoluzione delle due funzioni gaussiana e lorentziana.
|r3|=|r1| P3
S
r1
r2
P1
P2
Fig. 3.6. La coerenza longitudinale si valuta con
riferimento ai punti P1 e P2, quella laterale ai punti P1 e P3.
il quale altro non che lestensione dello sviluppo in serie nelle armoniche di Fourier
1, 21, 31 per una !funzione periodica il cui periodo di ripetizione si supponga
allungato allinfinito. Nella (3.5) i coefficienti a(), che danno i pesi delle varie nel
pacchetto, sono espressi da
1
a (") = %
&$% E 0 cos " 0t cos "tdt (3.6)
#
"0 $ "
sin( %t)
E 0%t 2
a (") # $ (3.7)
2& "0 $ "
%t
2
Si vede che il pacchetto donde contiene una gamma continua di frequenze attorno
alla frequenza nominale emessa (0) - le singole frequenze nel pacchetto donda sono
dette fasi - e che tale gamma tanto pi ampia quanto pi breve la durata del
segnale:
[ ]
E (x , t) = % #$" a (") exp &i ("t & kx ) d"
10
Si veda ad esempio G.R. Fowles, Modern Optics, Par. 7.11.
11
Testo consigliato: Amaldi-Bizzarri-Pizzella, Fisica II, Cap. 16.
39
"0 c
v0 = = (3.10)
k0 n (" 0 )
detta velocit di fase, mentre lintegrale stesso rappresenta una funzione inviluppo
A(x,t) a forma di campana ! che d un profilo spazio-temporale allampiezza dellonda
viaggiante (si veda in Fig. 3.8 la dipendenza spaziale, disegnata a un istante fissato).
La velocit del pacchetto nel suo insieme quella con cui avanza A(x,t), detta velocit
di gruppo, che evidentemente data da
ossia
!
purch la dispersione dn/d non sia negativa, cio anomala. Dunque la velocit di fase,
cui lindice di rifrazione reale vale meno di 1, pu superare il valore c
nella regione in !
che la luce ha nel vuoto. Non cos la velocit di gruppo, che sempre minore di c/n, e
che corrisponde alleffettivo moto dellenergia, vale a dire del segnale che effettua un
comando o porta dellinformazione. In Fig. 3.9 si mostra schematicamente,
considerando tre istanti successivi, come la fase pu correre in avanti rispetto al
moto del pacchetto donda complessivo.
40
In questa luce, il tempo di coerenza rappresenta una misura della purezza spettrale
della sorgente. Possibili esempi
! sono: (a) un laser di elevata qualit, per il quale la
4
larghezza di riga vale 10 Hz, e che si caratterizza quindi con una lunghezza di
coerenza Lc=ctc=c/ 30 km; (b) un tubo a scarica per il quale Lc 2.5 mm, e infine
(c) la luce solare, la cui lunghezza di coerenza scende di un ulteriore fattore 1000.
41
CAPITOLO 4
DIFFRAZIONE E INTERFERENZA
Nuovo fronte
Nuovo
donda Nuovo
Fronti donda
Sferici
elementari
12
Testo consigliato Mencuccini-Silvestrini, Fisica II, Par. X.7.
13
Testo consigliato Mazzoldi-Nigro-Voci, Fisica, Vol. II, Nota in Esempio 14.2.
42
periodo T=1/ dellonda: dopo tale tempo, il punto B sar avanzato esattamente in B, al
confine dei due mezzi. Se si suppone che il secondo mezzo sia pi denso, vale a dire
n2>n1 e v1>v2, nel contempo il punto A avr generato unonda secondaria sferica alla
Huygens, il cui raggio sar 2=c/n2, pi piccolo di 1. Lomogeneit del secondo mezzo
ci assicura che raggio incidente e raggio rifratto giacciono nello stesso piano e che il
fronte donda sar piano e perpendicolare al foglio, come nel primo mezzo. Baster
allora individuare due suoi punti per poterlo tracciare. Un punto ovvio B, un
Fronte donda B
incidente
1
i
A i D B
r
2
A Fronte donda
r rifratto
secondo , per il principio di Huygens, il punto di tangenza del fronte donda con il
fronte elementare generato da A, punto che indicheremo con A. Si potrebbero
tracciare fronti donda elementari da qualsiasi altro punto del segmento AB ed essi
risulterebbero ovviamente tangenti allo stesso piano (si veda come esempio il fronte
donda in tratteggio generato in D). Quanto alla direzione del raggio nel secondo
mezzo, essa data dalla congiungente di A con A, visto che A il punto dove A si
spostato nel tempo T=1/. Si tratta infine di dimostrare che r e i sono legati dalla
legge dei seni (1.13b). Consideriamo i due triangoli rettangoli ABB e AAB aventi
lipotenusa AB in comune. I loro cateti 1 e 2 sono proporzionali ai seni degli angoli
opposti, dunque
"2 sin#r n1
= =
"1 sin#i n2
4.2 Diffrazione
Nel caso in cui alla propagazione libera dellonda si frappone un ostacolo, quale pu
essere un bordo o uno schermo opaco con unapertura, il fronte donda muta aspetto:
in Fig. 4.3 illustrato lesempio di una fenditura, con la stessa disposta
perpendicolarmente alla pagina. Mentre il fronte donda incidente piano, il fronte
donda emergente grosso modo cilindrico, avendo soltanto una limitata zona centrale,
larga quanto la fenditura, dove si mantiene piano. A grande distanza, il fronte diventa
a tutti gli effetti pratici cilindrico e lo perfettamente nel limite in cui la larghezza
della fenditura tende a zero; se poi anche la dimensione longitudinale della fenditura
si riduce a tutti gli effetti a zero vale a dire se si ha a che fare con un foro
pressoch puntiforme - i fronti donda emergenti si presentano sferici. Effetti del
genere hanno luogo con ogni tipo di onda, ad esempio con quelle superficiali di un
liquido, come facile verificare per mezzo di un endoscopio (visto in meccanica).
Fronti Fronti
donda donda
entranti uscenti
Direzione di
propagazione
dei raggi
14
Testi consigliati Mencuccini-Silvestrini, Fisica II, Par. X.10.1-X.10.4, G.R. Fowles, Modern Optics, Par.
5.4.
44
osservata ponendosi ad alcuni metri di distanza dalla fenditura, oppure utilizzando una
lente L che focalizzi i raggi su uno schermo S posto nel fuoco della lente, che ha cio
leffetto di portare linfinito al finito (Fig. 4.4). Sia x la coordinata del generico punto
nella fenditura: x varia quindi tra 0 e d, la larghezza della fenditura. Sia inoltre
langolo formato dalla direzione dei raggi incidenti e dei particolari raggi emergenti su
cui intendiamo fissare lattenzione.
L S
d
xsin
d
x
0
P
Fenditura f
!
45
dx=dy/ksin =(d/)dy
ad
E (P , t ) = (A cos #t + B sin #t )
"
" "
dove A= # 0 cos ydy = sin " B= # 0 sin ydy = 1 $ cos "
Lintensit si calcola!dal valor medio temporale del quadrato di E. Notando che
! !
< cos "t >=< sin2 "t >= 1/2
2
a 2d 2 a 2d 2 "
= (1 # cos ") = 2sin2
! "2 "2 2
Poniamo adesso
# kd sin $ %d
! "= = = sin $ (4.3)
2 2 &
che conduce infine a
# &
a 2d 2 % sin2 " (
I (P ) = (4.4)
! 2 %$ " 2 ('
#
sin " = n $" (4.5)
d
!
46
dove giustificato porre sin, perch si ha a che fare con angoli piccoli. Il massimo
centrale, compreso tra i due primi zeri, ha larghezza angolare, come vista dalla
fenditura, 2=2/d. Dalla (4.5) si evince che se d cresce, ossia se la fenditura si
allarga, i massimi della figura di diffrazione si restringono: al limite in cui d, 0,
cio la luce emergente si propaga in linea retta (i fronti donda restano piani) e
leffetto di diffrazione sparisce; invece per d0, si ha il massimo sparpagliamento
della luce e i fronti donda uscenti sono perfettamente cilindrici.
Apertura
telescopio
Asse ottico
osservate si adotta il criterio di Rayleigh: due oggetti appaiono distinti fino al punto in
cui il massimo principale delluno va a sovrapporsi al primo zero dellaltro, situazione
mostrata in Fig. 4.7. Ci conduce alla seguente definizione di potere risolutivo spaziale
(avendo al solito approssimato sin):
$
"#fendit
min = (4.6)
d
Nel caso di unapertura circolare (foro), le zone luminose e scure hanno forma
di cerchi concentrici e il potere separatore va corretto con un fattore 1.22, come
dimostreremo nel seguito:
$
"#foro
min
circ
= 1.22 (4.7)
d
figura di diffrazione I() prodotta dai due schermi sar identica ad eccezione,
esattamente, per langolo = 0.
r= Dsin
!
d
e lintensit
dove si presa la stessa intensit - I(P) - per le due fenditure. Lespressione per I(P)
data dalla!(4.4) che, sostituita nellultima espressione scritta, porta infine a
!
15
Testo consigliato Mencuccini-Silvestrini, Fisica II, Par. X.10.3.
49
b d
16
Testo consigliato Mencuccini-Silvestrini, Fisica II, Par. X.10.4 o anche G.R. Fowles, Modern Optics,
Par. 5.4.
50
sin2 # sin2 N$
I = cos t " d 2 (4.9)
2 2
# sin $
dove
! " = #d sin $ # b #D sin %
"= sin % = (4.10)
% $N $
#
sin " = n con n=0, 1, 2 (4.11)
D
#
sin " = m con nm=1, 2, 3 (4.12)
ND
#
sin " = n
D
il che conferma che i massimi tendono a prendere la forma di righe molto strette per
N sufficientemente grande. Dalla (4.11) si nota che i massimi principali di qualsiasi
ordine n si osservano per un particolare valore di per ogni particolare lunghezza
donda . Il reticolo di diffrazione permette quindi la separazione delle varie
componenti cromatiche in un fascio di luce composita e inoltre fornisce un modo per
determinare . Esso pu dunque essere usato in luogo del prisma con il vantaggio di
offrire una corrispondenza lineare tra e sin, e approssimativamente con stesso.
4.5.2 Dispersione angolare e potere risolutivo del reticolo. Viene detta dispersione
angolare la derivata d/d. Se piccolo pu essere confuso con il diffrenziale d, e
cos pure con d. Differenziando la (4.11) lato positivo si ha
cos"d" = nd# / D
!
52
da cui
"# n
= (4.14)
"$ D cos #
n $ 1
"#min = "$min ed anche "#min =
D cos # N D cos #
! !
da cui infine
#
"#min =
Nn
e un potere risolutivo
!
"
R= = nN (4.15)
#"min
Il potere risolutivo cresce quindi linearmente sia con lordine del massimo principale
5
! fenditure. Per un buon reticolo R vale attorno a 10 .
sia con il numero totale delle
I monocromatori moderni usati in esperimenti di natura spettroscopica sono
costituiti da reticoli, o eventualmente da doppi reticoli, nel caso sia necessario, oltre a
un buon potere risolutivo, ridurre al minimo la presenza di eventuale luce diffusa che
produca un nocivo fondo policromatico. La luce da esaminare viene fatta passare
attraverso una sottile fenditura posta allingresso del monocromatore, viene poi
dispersa dal reticolo di diffrazione e infine analizzata da una fenditura duscita. Le
varie lunghezze donda emergono in successione quando si fa ruotare il reticolo
53
Reticolo
Fenditura ruotabile
Fenditura
Schermo
r
S
P
S
in correlazione il valore che londa ha in P con quelli che essa assume sulla superficie S:
17
Testo consigliato G.R. Fowles, Modern Optics, Par. da 5.1 a 5.4.
!
54
sferica monocromatica, Fig. 4.15, la quale incontra sul proprio libero cammino un
ostacolo in forma di apertura in uno schermo opaco (Fig. 4.3). Ci chiediamo che
perturbazione ottica arriva in P, preso di nuovo come origine. Cominciamo con
n
r
r
P
s
Fig. 4.15. Effetto di uno schermo dotato
di apertura sulla libera propagazione del
segnale luminoso emesso da s.
E0
E = exp(ikr, " i#t) (4.17)
,
r
EP = !
ikE 0exp(!i"t ) &
+* &
(
$ exp ik (r + r , )
) ')) $cos(n, r ) ! cos(n, r ,) ' d* (4.19)
4# rr , %& ()
& )
% (
4.6.2 Applicazione al foro circolare. Diamo alla superficie che riguarda lapertura
nello schermo la forma dettata dal fronte donda proveniente da s, quindi di calotta
sferica (se lincidenza pu ritenersi essenzialmente normale). Allora, come illustra la
Fig. 4.16, r parallelo al vettore n e discorde con esso, e inoltre cos(^ n, r)=-1. Il
campo elettrico nel punto P a distanza r dallapertura prende allora la forma
EP = !
ik ' #
+# '
(
% E exp i (kr ! $t )
) (* %cos(n, r ) + 1 ( d# (4.20)
4" r * & )
'& *)
r n
^
s r
A. Propagazione indeviata
n parallelo a r' cos(^
^ n, r)=1 fattore di obliquit=2 ampiezza massima
----------
B. Propagazione allindietro
n antiparallelo a r' cos(^
^ n, r)=-1 fattore di obliquit=0 ampiezza nulla
(nel principio di Huygens, enunciato originale, questa conclusione non era esplicita)
----------
C. Per propagazione con un angolo generico di deviazione, lintensit diversa da zero,
ma va decrescendo man mano che ci si sposta dalla condizione A alla condizione B.
con d=Ldy (L=lunghezza della fenditura) e r=r0+ysin (si veda la Fig. 4.17). Si ha allora
!
sin( 1 kd sin ") sin %
EP = C exp(ikr0 ) $#dd//22 exp(iky sin ")Ldy = CL exp(ikr0 ) 2 =D
1 kd sin " %
2
sin2 "
I =| E P |2 = I 0
!
"2
!
57
d/2
y
0
y sin
-d/2
Fig. 4.18. Schema della figura di
diffrazione alla Fraunhofer da
parte di una finestra rettangolare.
d" = 2 R 2 # y 2 d y
!
58
(R2-y2)1/2
y
dy
R
Posto
! u=y/R =kRsin (4.23)
si ha
1
E P = C exp(ikr0 ) $#1 exp(i"u) 1 # u 2 du
# 2J ( ") &2
I = I 0 %% 1 (( (4.24)
$ " '
con simmetria circolare, per cui le frange di interferenza sono cerchi del tipo
tracciato in Fig. 4.20. Landamento
! dellintensit in (4.24) praticamente eguale a
quello della fenditura singola mostrata in Fig. 4.5, con in ascissa al posto di sin. Il
primo zero nella funzione di Bessel, a fianco del massimo centrale, si ha
Disco di Airy
per =3.832, che per la seconda delle (4.23) fornisce il relativo sin:
3.832# #
sin " = = 1.22
2$r d
dove d=2R il diametro del foro. Ne consegue che il potere separatore, equazione
(4.7), un po inferiore!a quello di una fenditura della stessa larghezza d, equazione
(4.6).
n# #
sin " = per i massimi e sin " = (n + 1/2) per i minimi
D D
dove naturalmente se lordine n cresce lintensit nei massimi diminuisce per via del
fattore
! di obliquit. !
18
Testo consigliato G.R. Fowles, Modern Optics, da Par. 3.1 a Par 3.3; da Par. 4.1 a 4.4.
60
Sensore
ottico Amplificatore
Sorgente
x
Lente di Lente di
collimazione Specchio focalizzazione
mobile
Fig. 4.21. Interferometro a scansione di Fabry-Perot utilizzato per evidenziare strutture fine.
Schermo S di P
osservazione
Zona di sovrapposizione
Fig. 4.22 (a). Interferenza prodotta con gli specchi di Fresnel; (b) Costruzione
dellimmagine virtuale s di un oggetto s formata da uno specchio piano.
61
s1 P s2
i
C
i
r A
d
riflessa che su quella rifratta. Si deve calcolare la differenza di cammino ottico tra
ciascun raggio e quello contiguo, che evidentemente sempre la stessa. Se d lo
spessore del film, tale differenza di cammino
"c.o. = 2ABn # AC
con
! 2ABn = 2nd / cos "r
AC = 2dtg"r sin "i = 2nd sin2 "r / cos "r
per cui !
! "c.o. = 2nd cos #r (4.27)
! 4$ 4$
"# = nd cos &r = d cos &r (4.28)
%0 %
dipendente quindi sia da d che da =0/n (0=lunghezza donda nel vuoto). Ci comporta
una particolare colorazione del film, se questo investito da luce bianca, al variare
!
dellangolo di incidenza (e di osservazione). Se ad esempio per il rosso si ha un
massimo, per il violetto si alquanto prossimi a un minimo. Questo spiega liridescenza
delle varie zone osservate.
Di particolare interesse la considerazione dei successivi raggi, perch porta a
descrivere la particolare forma dei massimi di interferenza in funzione del valore
della riflettanza R. Consideriamo la somma di tutte le ampiezze dei raggi trasmessi,
ricordando che ognuno sfasato rispetto al successivo secondo la (4.28). Siano t e r
rispettivamente i coefficienti di trasmissione e di riflessione dellampiezza
allinterfaccia; supponendo il mezzo del tutto trasparente, si ha
! t2 | t |4
E =E0 da cui I = I0 (4.29)
1 " r 2 exp(i#$) |1 " r 2 exp(i#$) |2
T2
I = I0
|1 " R exp(i#$) |2
dove il nuovo sfasamento tiene conto sia del ritardo di fase tra raggi contigui che
dello sfasamento dovuto alla riflessione (ossia dal mezzo meno a quello pi
!
rifrangente, 0 nel caso opposto). Sviluppiamo il termine a denominatore, ricordando
che cos=1-2sin2/2:
4R
! F= (4.31)
(1 " R)2
che detto coefficiente di finezza per il fatto che d una misura della strettezza
delle frange luminose di interferenza. La seconda frazione che compare nellequazione
!
(4.30) detta funzione di Airy, rappresentata in Fig. 4.25. Essa indica chiaramente
20 strati
1.0 1.0
R T
4 strati
0.5 0.5
(a) (b)
0 0
0.4 0.5 0.6 0.7 0.45 0.50 0.55
Lunghezza donda in nm Lunghezza donda in nm
m2
A
s
Mobile su scala
micrometrica
Schermo
19
Una trattazione in termini di ottica matriciale reperibile ad esempio in G.R. Fowles, Modern Optics ,
Par. 4.4.
65
CAPITOLO 5
TRATTAZIONE MATEMATICA
DELLA POLARIZZAZIONE
I pol
V =
I pol + Iunpol
dove I pol e Iunpol sono le intensit relative al contributo polarizzato e non polarizzato.
Consideriamo ora il caso generale di due onde monocromatiche polarizzate lungo le
direzioni x e y, di ampiezze E 0x e E 0 y , mutuamente coerenti, cio con fase relativa
costante. Londa risultante data dalla loro sovrapposizione , come sappiamo,
polarizzata ellitticamente. Il campo elettrico descrive cio unellisse data dall
espressione
E x2 E y2 E xE y
+ "2 cos # " sin2 # = 0 (5.1)
E 02x E 02y E 0xE 0y
a 2 + b 2 = E 02x + E 02y
ab = E 0xE 0y sin"
2E 0xE 0y
( )
tg 2# =
E 02x $ E 02y
cos " (5.2)
2E 0xE 0y
( )
sin 2% =
E 02x + E 02y
sin"
20
Testo consigliato G.R. Fowles, Modern Optics, Par. 2.5.
!
67
Dalla Fig. 5.1 si vede che linclinazione = arctg (E0y/E0x), 0 < , e leccentricit =
arctg (E0y/E0x), angolo definito tra /4 e +/4. Il segno di determina il senso di
rotazione del vettore campo elettrico nel descrivere lellisse.
E a
E0y
E0x
Fig. 5.1. Parametri dellellisse.
Nel caso in cui E0x = E0y = E0 e = /2 la luce polarizzata circolarmente, destra (D)
o sinistra (S) a seconda del segno. Essa rappresentata in Fig. 5.2 per un dato valore
di z. La sua rappresentazione reale la seguente:
E =
iE 0cos(kz -!t ) jE 0sin(kz -!t ) (5.3)
Ey E0
t
Ex x
E =
iE 0exp "i (kz -!t ) $ jE 0exp "i (kz -!t & 2) $
# % # %
E = E 0 (
i ij )exp "i (kz -!t ) $ (5.4)
# %
dove la parte reale altro non che la (5.3) a parte lo scambio dei segni per
polarizzazione D e S. Passiamo ora alla polarizzazione ellittica, che si ha ad esempio se
E0x E0y. Se introduciamo unampiezza vettoriale complessa
E0 =
iE 0x + jE 0y
La funzione donda
E = E 0 exp[i (kz - !t )] (5.5)
E 0x =| E 0x | exp(i"x ) E 0y =| E 0y | exp(i"y )
"1 %
$ ' rappresenta unonda polarizzata linearmente secondo x (5.7)
$# 0'&
" 0%
$ ' rappresenta unonda polarizzata linearmente secondo y
$# 1 '&
! "1%
$ ' rappresenta unonda polarizzata linearmente a /4 da x
$#1'&
! "1%
$ ' rappresenta unonda polarizzata circolarmente sinistrorsa
$#i '&
! #1&
% ( rappresenta unonda polarizzata circolarmente destrorsa
%$"i ('
! "2%
$ ' rappresenta unonda polarizzata ellitticamente sinistrorsa (asse x doppio di y)
$#i '&
!
!
69
5.3.1 Uso delle matrici. Come applicazione si consiglia di provare a sommare due o
pi onde aventi determinate polarizzazioni. Per esempio, due onde di eguale ampiezza
polarizzate circolarmente in versi opposti:
che unonda polarizzata linearmente secondo x con ampiezza doppia rispetto alle
primitive. !
" 1 0%
$ ' Polarizzatore lineare orizzontale (5.8)
$# 0 0'&
" 0 0%
$ ' Polarizzatore lineare verticale
$# 0 1 '&
!
1 " 1 1%
$ ' Polarizzatore lineare a /4
2 $#1 1 '&
! " 1 0%
$ ' Lamina quarto donda (/4) (sfasa di /2 le componenti x e y) con asse ottico orizzontale
$# 0 i '&
! #1 0&
% ( Lamina /4 con asse ottico verticale
%$ 0 "i ('
! #1 0 &
% ( Lamina /2 (sfasa di le componenti x e y) con asse ottico verticale oppure orizzontale
%$ 0 "1('
!
1 # 1 i&
% ( Induce una polarizzazione circolare destrorsa
2 %$"i 1('
!
1 #1 "i &
% ( Induce una polarizzazione circolare sinistrorsa
2 %$i 1 ('
!
"A% "A/ %
Sia $ ' il vettore che rappresenta la luce in ingresso, $ / ' quello in uscita dallelemento
! $#B '& $#B '&
"a b %
ottico, il quale ultimo rappresentato da T = $ ', eventualmente prodotto risultante
$c d '
# &
! !
di pi elementi in serie $a b ' = $an bn ' $a 2 b2 '
" % " % " % "a b %
$ 1 1 ' . Deve allora valere $a b ' $A' = $A ' .
" % " % " /%
!
70
circolare sinistrorsa.
Raggio
emergente
x
E
/4 Asse ottico
Raggio lamina /4
incidente
!
T / = R(")TR(-")
(5.9)
T = R(")T / R(-")
Nel passare attraverso lelemento ottico un vettore J1 si trasforma in J2=TJ1 che per
rotazione di diventa J2=!R()J2=R()TJ1. Ma la trasformazione inversa d J1=R(-)
J1, dunque si ha
J2=R()TR(-)J1
vale a dire
J2=TJ1 (5.10)
Raggio
emergente
E
2
Applicando la trasformazione secondo la rotazione R() alla matrice T() della lamina
$ cos2" #sin2" '
data dall'Eq. (5.8) otteniamo T()= & ) , che corrisponde alla rotazione di
&%#sin2" #cos2" )(
un angolo 2 della polarizzazione del raggio emergente dalla lamina.
S0 = I0
S 1 = 2I 1 " I 0
(5.11)
S 2 = 2I 2 " I 0
S 3 = 2I 3 " I 0
!
21
Testo consigliato E. Hecht, Optics, Par. 8.13.
72
Si nota che se S1>0, nella luce esaminata c tendenza a una polarizzazione orizzontale,
se S1<0 a una polarizzazione verticale (con limite S1=I0 rispettivamente nei due casi),
mentre per S1=0 la luce pu solo essere non polarizzata o polarizzata circolarmente. Il
discorso si ripete eguale per S2, dove la tendenza riguarda ora la direzione a /4
dallorizzontale. Quanto a S3, esso rivela una tendenza alla polarizzazione destrorsa
quando <0, sinistrorsa se >0, o nessuna delle due quando vale zero.
Esprimiamo il campo in modo parametrico (propagazione secondo z, asse
orizzontale secondo x) e consideriamo il caso generale di unonda quasi
monocromatica
[
E x = E 0x cos kz " #t + $x (t) ]
E y = E 0y cos[kz " #t + $ (t)] y
1" 2 2 %
I2 =
2
$# E 0x + E 0y [
'& + E 0xE 0y cos () (t)] (5.12)
1" %
I 3 = $ E 02x + E 02y [
'& + E 0xE 0y sin () (t)]
2#
dove si omesso nei secondi membri il fattore 0c/2 in vista di una successiva
normalizzazione! dei fattori di Stokes. Si noti che, se la luce perfettamente
monocromatica e coerente, si ha che costante nel tempo. Si vede subito che i
parametri di Stokes diventano:
S 0 = E 02x + E 02y
S 1 = 0 giacch 2I 1 = I 0
S 2 = S 3 = 0 per mediazione di funzioni periodiche
S 1 = 2 E 02x
S2 = S3 = 0
!
74
#1 &
% (
Luce polarizzata linearmente verticale (1,-1,0,0) oppure %"1(
%0(
% (
$% 0 '(
"1 %
$ '
$0'
Luce polarizzata linearmente a /4 (1,0,1,0) oppure ! $1 '
$ '
$#0'&
#1 &
% (
Luce polarizzata linearmente a -/4 (1,0,-1,0)!oppure %% 0 ((
%"1(
$% 0 '(
"1 %
$ '
Luce polarizzata circolarmente sinistrorsa $$0'' !
$0'
#$ 1 &'
#1 &
% (
%0(
Luce polarizzata circolarmente destrorsa
! % (
%0(
%$"1('
V = S 12 + S 22 + S 32 (5.16)
z
(1,0,0,1)
P
(1,-1,0,0)
pz V (1,0,1,0)
(1,0,-1,0)
-/4 /4
py O (1,0,0,0)
px y
H
(1,1,0,0)
x
D
(1,0,0,-1)
2# (n D - n S )d
"=
$
5.5.1 Discussione in termini del metodo di Jones. Nel materiale, le due onde
!
22
Testo consigliato G.R. Fowles, Modern Optics, Par. 6.9; anche E. Hecht, Optics, Par. 8.10.
76
'1 $ #1 &
%i " exp[i (kS z - !t )]
& #
[
% ( exp i (k D z - )t)
%$"i ('
]
dove kD=nD/c e kS=nS/c. Assumendo che inizialmente la polarizzazione sia
orizzontale, il suo vettore di Jones !
Lampiezza complessa dellonda alla fine del percorso d, assumendo lorigine dei tempi
a questo istante, data da!
1 #1 & 1 #1&
% ( exp(ik D d ) + % ( exp(ik Sd ) =
2 %$"i (' 2 %$i ('
)# & -
1 kD + kS +1 kD " kS #1& kD " kS +
= exp(i d )*% ( exp(i d ) + % ( exp(-i d ). =
2 ! 2 +,%$"i (' 2 %$i (' 2 +/
+ $ ' /
-1 1 1 $1' -
= exp(i"), & ) exp(i*) + & ) exp(-i*)0
! -. 2 &%#i )( 2 &%i )( -1
avendo posto
kD + kS kD # kS
! "= d "= d
2 2
1. Quarzo
destrorso
2. Quarzo
sinistrorso
Fig. 5.6. Grazie al potere rotatorio del quarzo, il prisma di Fresnel permette
di avere luce polarizzata circolarmente nelluno e nellaltro dei versi.
B // z
23
Testo consigliato G.R. Fowles, Modern Optics, Par. 6.10 e 6.11; anche E. Hecht, Optics, Par. 8.11.
78
Trattiamo il problema nello stesso modo classico con cui, nel Par. 2.2, si arrivati a
una formulazione teorica della dispersione della luce.
In presenza di un campo magnetico B (statico o quasi-statico) e del campo
elettrico E della luce, lequazione di moto degli elettroni negli atomi [confrontare
con lEq. (2.3)]
& )
Ne 2 ( $ 20 % $ 2 Ne 2 (
& )
Ne 2 ( 1
& )
+ $$c + +
" 11 = " 12 = " 33 =
m#0 ' ($ % $ ) % $ $ +*
( 2
0
2 2 2 2
c
m#0 ' ($ % $ ) % $ $ +*
( 2 2
0
2 2 2
c
m#0 '$ % $ +*
( 2 2
0
# 12$
"=
n 0%
#Ne 2 * &&c
( + 3 ( +
"= - = #Ne * &B - (5.22)
$mn 0%0 *)(& 20 ' & 2 )2 -, $m2n 0%0 *) (& 20 ' & 2 )2 -,
/4
La regione di lavoro si sceglie circa a met strada tra lo zero e la saturazione, dove la
curva presenta un comportamento relativamente lineare.
Pockels
Kerr
Zona di
lavoro
0
V
In presenza di una d.d.p. ai capi del cristallo, applicata ad esempio parallelamente allo
spigolo della cella cristallina, si produce un marcato spostamento dello ione Ti+ in
senso contrario agli ioni O-, e ci comporta linsorgere di un intenso dipolo elettrico e
di un asse ottico artificiale. Quanto allutilizzo, si procede come per la cella di Kerr.
Ossigeno -
Stronzio o Bario +
Titanio +
CAPITOLO 6
Mezzo 1 Mezzo 2
p q R Asse ottico
A V C A
(oggetto) (vertice) (centro di (immagine)
curvatura)
24
Testo consigliato Mencuccini-Silvestrini, Fisica II, Cap. XI.
25
Reperibile in Mencuccini-Silvestrini, Fisica II, E.XI.4.
82
n n, n, " n
+ = (6.1)
p q R
dove n e n sono gli indici di rifrazione rispettivamente del primo e del secondo mezzo.
Se sono noti p e q, la (6.1) fornisce
! una relazione per il raggio di curvatura R:
(n , " n)pq
R= (6.2)
nq + n ,p
La costruzione del punto immagine A si fa come illustrato in Fig. 6.2 (a) per il diottro
convesso (R > 0 e p > 0, quindi
! q > 0, A cade a destra di V) e Fig. 6.2 (b) per quello
concavo (R < 0 e p > 0, quindi q < 0, A cade a sinistra di V). A corrisponde
allintersezione del raggio rifratto nel secondo mezzo con lasse ottico, il quale anche
un raggio indeviato (la scelta del primo raggio indifferente se questo di piccola
vergenza: raggi non parassiali darebbero luogo a punti nellintorno di A, producendo
quindi unimmagine allargata, effetto di astigmatismo). In Fig. 6.2 (a) limmagine
reale, in (b) virtuale in quanto per trovare lintersezione A con lasse ottico
necessario utilizzare il prolungamento raggio rifratto.
i r
p q
(a)
A V C A
i r
(b)
A A C V
p
q
Per individuare lascissa f2 del fuoco nel secondo mezzo basta cercare il punto
dove convergono i raggi paralleli provenienti dallinfinito nel primo mezzo. Il caso
convesso mostrato in Fig. 6.3. Analiticamente, basta porre p nellequazione (6.1)
ottenendo
83
n, n, " n Rn ,
= f2 = (6.3a)
f2 R ,
n "n
e infine
!
f1 f2
! + =1 (6.4)
p q
B
/2
y F2 A
A F1 V C Y
p R B
q
ottenuto dallintersezione di due raggi principali, ad esempio quello che passa per C
(indeviato) e quello che passa per F2 (parallelo allasse ottico). Un terzo raggio
potrebbe essere quello che passa per F1. La lunghezza y del segmento immagine
diversa da quella del segmento oggetto. Si definisce ingrandimento lineare trasversale
il rapporto delle y/y. Usando la relazione (6.2) e osservando dai triangoli simili ABC e
ABC in Fig. 6.3 che y/y=(q-R)/(p+R) si trova per tale ingrandimento:
A/B / y/ nq
= = (6.5)
AB y n /p
Si noti che se q>0 e p>0, si ha I>0 e limmagine capovolta, come indicato dalla Fig. 6.3,
mentre per I<0 limmagine !diritta.
84
n n "n " n 2n 1 1 2
" = =" " =" (6.6)
p q R R p q R
il che ci permette
! di riscrivere la (6.6) nella forma
!
1 1 1
" =" (6.7)
p q f
A C A F1=F2
Nel caso di uno specchio convesso valgono le stesse formule, salvo che R > 0
perch C cade a destra del vertice. Di conseguenza, pur avendosi di nuovo che F1 e F2
sono coincidenti, essi sono a destra del vertice, come facile rendersi conto con una
banale costruzione geometrica. Anche nel caso dello specchio sferico si definisce un
ingrandimento lineare giovandosi della (6.5) ove si ponga n=-n
85
y/ q
=" (6.8)
y p
In Fig. 6.5 sono mostrati a titolo di esempio tre casi: (a) loggetto AB dista dal
vertice pi del punto focale e!del centro di curvatura (immagine reale, capovolta e
rimpicciolita); (b) loggetto si trova tra il centro e il fuoco (immagine reale e
capovolta); (c) loggetto pi vicino al vertice sia del centro che del fuoco (immagine
virtuale, diritta, ingrandita). Per verificare i risultati descritti, basta specchiarsi in
una conca metallica lucida pi o meno sferica, come potrebbe essere un ramaiolo o una
zuppiera.
B
B B B
A F1=F2 A F1=F2
A C C A C F1=F2 A A
B
B
(a) (b) (c)
A F F A
per il raggio 2 proveniente da destra alla stessa distanza dallasse ottico, il quale deve
emergere con linclinazione del raggio 2 onde passare per F. Lintersezione delle rette
1 2
P P
y y
2 1
F f V V f F
Fig. 6.7. Individuazione dei piani principali in un sistema diottrico centrato.
f f/
+ =1 (6.9)
p q
dove intervengono esclusivamente gli indici di rifrazione del primo e dellultimo mezzo.
Circa il segno di I e la disposizione
! diritta o capovolta dellimmagine valgono le stesse
considerazioni fatte dopo la (6.5) per il diottro semplice.
La lenti spesse possono essere trattate come una successione di due diottri,
dove il primo e il terzo mezzo hanno lo stesso n. Se la lente in aria, con la
nomenclatura illustrata in Fig. 6.8, il sistema di equazioni da risolvere
1 n n "1
+ = con R1 > 0 (6.11a)
p1 q1, R1
n 1 1"n
+ = con R2 < 0 (6.11b)
L " q1, q2 R2
!
!
87
n=1 R1 R2 n=1
p1 q2
A V V A
q1 n L-q1
L
Fig. 6.8. La lente spessa trattata come due diottri sferici in serie.
1 n n "1
+ =
p q/ R1
n 1 n "1
+ ="
"q / q R2
dunque la distanza focale! la stessa nello spazio oggetto e nello spazio immagine
(anche se |R1| |R2|). Se poi |R1|=|R2|=|R|, si ha
1 1 2 1
+ = (n " 1) = (6.14)
p q |R| f
y/ q
= (6.15)
y p
Fig. 6.9. Lente sottile biconvessa: (a) costruzione di unimmagine reale; (b) immagine virtuale.
B
B
y
Y
A F A F
6.4 Telescopio
Vi sono due tipi principali di telescopi, quello galileiano e quello kepleriano, che danno
immagini rispettivamente diritte (e quindi utili sulla terra, come in marina) e capovolte
(e quindi impiegabili nellesplorazione del cielo). Quello di Galileo fu il primo telescopio
di qualit professionale della storia. costituito da due lenti, la prima biconvessa
89
Obiettivo Oculare
INSERTO
Osservatore
Fob= Foc
Oggetto A V V Ocul.
lontano
Immagine A Fob=Foc
Obiettivo
prodotta
fob dallobiettivo
-foc
Fig. 6.11. Il telescopio galileiano. Linserto giustifica perch limmagine risulta diritta.
in Fig. 6.11. Se loggetto A molto lontano, limmagine A che ne fa la prima lente cade
nel suo secondo fuoco (la sua grandezza si trova subito tracciando il raggio indeviato
che passa per V). Poich tale immagine anche nel primo fuoco delloculare, il raggio
(indeviato) che passa per V definisce langolo sotto cui locchio la vede. Langolo d
invece la grandezza angolare delloggetto visto a occhio nudo, il che comporta un
ingrandimento visuale
Obiettivo Oculare
INSERTO
Osservatore
Fob= Foc
V
Oggetto A V
lontano A Ocul.
Obiettivo Fob=Foc
fob foc
Fig. 6.12. Il telescopio kepleriano. Linserto giustifica perch limmagine risulta capovolta.
" fob
I= $ >0 (6.17)
# foc
e il suo segno indica che limmagine capovolta, come conferma linserto in figura,
dove evidente linversione!alto-basso. Per avere forti ingrandimenti, sia qui che nel
telescopio galileiano, occorrono grandi diametri per lobiettivo (mentre la dimensione
delloculare pu essere assai minore). La realizzazione e la posa in opera di lenti molto
grandi, tuttavia, presentano seri problemi tecnologici e fisici, ad esempio aberrazioni
cromatiche, per cui oggi si preferisce impiegare telescopi a riflessione, dove la
funzione delle lenti svolta da specchi. Un vantaggio del telescopio kepleriano che
limmagine A dellobiettivo reale, per cui si pu collocare sul piano che la contiene un
reticolo graduato su scala micrometrica, ci che rende possibili accurate misurazioni
quantitative.
y P
P0 y0
y0
s0 s
Fig. 6.13.
un sistema di riferimento che ha per asse orizzontale lasse ottico e per asse
verticale la direzione y trasversale ad esso. Si conviene di caratterizzare il raggio
come vettore colonna del tipo
" y (s ) %
0 '
Y(s 0 ) = $ (6.18)
$#y'(s 0 )'&
"y + y'(s - s )%
Y(s ) = $ 0 0 ' (6.19)
$# y 0' '&
!
91
"m m12 %
Mv = $ 11 ' (6.20)
$#m21 m22 '&
e dal confronto tra la (6.19) e lultimo membro della (6.21) per Mv si ricava
!
"1 s - s %
Mv = $ 0' (6.22)
$#0 1 '&
P
y0=y
y0 Y
p q
A B
! !
92
e della (6.22):
!
# 1 0&
ML = % ( (6.24)
%$"1 / f 1 ('
anchessa una matrice a determinante unitario, che ci permette di esprimere, per ogni
pendenza del raggio y0 a sinistra
! la coniugata y a destra.
"1 s - s % "1 p %
1. Per lo spazio vuoto a sinistra, Eq. (6.22), M1 = $ 1 0' = $ '
$#0 1 '& $#0 1 '&
# 1 0&
2. Per la lente sottile, Eq. (6.24), M2 = % (
! %$"1 / f 1 ('
!
93
"1 s - s % "1 q %
3. Per lo spazio vuoto a destra, Eq. (6.22), M3 = $ 3 2' = $ '
$#0 1 '& $#0 1'&
y0
Y1= !
Y2
y0
p q s3
s0 s1=s2
y3
Lente
y3
dove che il termine m12 sia nullo una propriet generale dei sistemi ottici stigmatici.
Inoltre, y3=m11y0, quindi m
!11=-q/p=I, dove il segno meno compare perch qui lasse per
y3 stato preso rovesciato.
94
CAPITOLO 7
FOTONI E MATERIA
I = Nvh" (7.1)
h" h
pfot = = (7.2)
v #
e che quindi esso eserciti una pressione sulla materia con cui scambia quantit di
moto, il che avviene nei processi
! di riflessione o assorbimento. Nel caso di
assorbimento totale, ad esempio, un fotone (nel vuoto) perde la sua intera quantit di
moto h/c; la pressione allora data da h/c per il numero di fotoni che colpiscono in
un secondo lunit di superficie del corpo, vale a dire Nv. Tenendo conto della (7.1), la
pressione di radiazione Prad allora
Nvh" I
Prad = = (7.3)
c c
26
G.R. Fowles, Modern Optics, Par. 7.8-10; anche Mencuccini-Silvestrini, Fisica II, Par. IX.10.
!
95
"part = h / p = h / mv (7.4)
C A
i
- +
Potenziometro
27
Testo consigliato: Mencuccini-Silvestrini, Fisica II, Par. XII.3.
96
i i
2 > 1
Soglia
1
h fisso
0
0
h0 h Varresto-Vc VA Vc
(a) (b)
Varresto-Vc
(volt) -3
-2
Soglia
Flusso
-1 fissato
0
h0 h (eV)
Si trova che, a partire dalla soglia (la quale dipende esclusivamente dal metallo usato),
il potenziale di arresto cresce linearmente con h, mentre non varia affatto se il
flusso fotonico viene modificato. Il potenziale di arresto corrisponde evidentemente
alla condizione per cui lenergia potenziale frenante eguaglia lenergia cinetica
posseduta dai fotoelettroni al momento delluscita dal catodo:
Essa afferma che dellenergia del fotone incidente una parte =h0 viene utilizzata
per compiere il lavoro di! estrazione dellelettrone dal metallo, quella in eccesso
venendo acquisita dallelettrone in forma di energia cinetica. detta funzione
lavoro e corrisponde allenergia necessaria per innalzare un elettrone dal pi alto
livello occupato nel metallo noto come livello di Fermi - al livello di vuoto, cio allo
stato energetico di un elettrone privo di movimento collocato nel vuoto (e quindi
97
Livello di Fermi
Livelli occupati
da elettroni Superficie
del metallo
Metallo Vuoto
28
Testo consigliato: Mencuccini-Silvestrini, Fisica II, Par. XII.8.
98
produzione di un secondo fotone identico e coerente con quello in arrivo, oltre che
propagantesi nella stessa direzione. Se c modo di reiterare il fenomeno con un
processo a cascata, si ottiene amplificazione dellintensit luminosa. I vari meccanismi
discussi sono schematizzati in Fig. 7.5.
Fotone h
assorbito
Fotone h Fotone h Due fotoni
assorbito emesso h emessi
Elettrone
Ef
Ei
(a) (b) (c)
Fig. 7.5. (a) Assorbimento di un fotone con eccitazione di un elettrone; (b) emissione di
un fotone per ritorno spontaneo dellelettrone allo stato di equilibrio, (c) emissione di un
fotone per ricombinazione stimolata dellelettrone. In ogni caso h=EfEi.
Ef # E i
Rif = Bif f (" ) con "= (7.7)
h
[
n iBif f (" ) = nf Afi + Bfif (" ) ] (7.9)
Tenendo conto del fatto che, come mostrato da Einstein, Bif=Bfi, dalla (7.9) si ricava
per la densit dei fotoni
!
99
ni exp(-E i /kT )
= = exp(h"/kT )
nf exp(-Ef /kT )
Introducendo nellultima relazione scritta lespressione per f() fornita dalla teoria di
Planck del corpo nero !
8#h" 3 1
f (" ) = (7.12)
c3 exp(h"/kT ) - 1
si ottiene infine
!
Afi 8"h# 3
= (7.13)
Bfi c 3
7.3.1 Inversione di popolazione. Poich i fotoni incidenti danno luogo sia a processi
assorbitivi che di emissione stimolata, per avere amplificazione della luce necessario
che i secondi prevalgano sui primi, in altre parole occorre che la concentrazione di
elettroni eccitati nf superi quella degli elettroni nello stato inferiore ni. Tale
condizione di soglia per leffetto laser detta inversione di popolazione. Se chiamiamo
Nif=niBiff() il tasso di transizioni dal basso allalto e Nfi=nf[Afi + Bfif()] quello in senso
inverso, ricordando sempre che Bif=Bfi, per lamplificazione deve essere
!
100
Ep
Decadimento spontaneo
allenergia Ep Ef
Pompaggio Ef
allenergia
Ep - Ei Decadimento stimolato
allenergia Ef Ei
Fotone
Ei
stimolatore
h= Ef Ei Fotoni in uscita
h= Ef Ei
Fig. 7.6. Ruolo dei tre livelli nel meccanismo di
amplificazione laser.
7.3.2 Laser a elio-neon.29 Per limportanza che ha questo laser sia negli impieghi
scientifici che negli usi pratici, opportuno approfondire il meccanismo dei tre livelli.
Gli stati energetici di interesse nei due tipi di atomo sono schematicamente mostrati
in Fig. 7.7. Il pompaggio avviene per scarica elettrica ai livelli metastabili 23S e 21S
dellelio, con grande efficienza perch non si hanno transizioni ottiche permesse a
livelli pi bassi. Il livelli 2s e 3s del neon sono praticamente degeneri con i due detti,
quindi se un atomo di elio eccitato collide con un atomo di neon, c una buona
probabilit che degli elettroni si trasferiscano da un gas allaltro, creando una
condizione di inversione di popolazione nei livelli eccitati del neon. Si hanno quindi tre
possibilit per linnesco delleffetto laser, rispettivamente alle lunghezze donda 632.8
29
Si veda ad esempio G.R. Fowles, Modern Optics, Par. 9.7.
101
nm, 1.1523 m e 3.39 m, delle quali la prima, che cade nel rosso, quella pi
largamente utilizzata.
2 1S Collisioni 3s 3.39 m
20 3p
atomiche
2 3S 2s
Energia 632.8 nm
(eV) 1.15 m
2p
1s
Elio Neon
15
Eccitazione di elettroni
da livelli inferiori
Fig. 7.7. Rappresentazione schematica dei livelli attivi nel laser a elio-neon.
7.3.3 Cavit laser e densit di energia ottica. Unelevata densit di energia ottica
si ottiene principalmente tramite le modalit costruttive del laser. anzitutto
indispensabile che i fotoni emessi si incanalino a formare un sottile pennello in modo
da mantenersi allinterno di una zona di alta intensit luminosa (zona attiva). In
secondo luogo, importante che i fotoni attraversino pi volte la zona attiva, il che si
ottiene utilizzando le vantaggiose condizioni offerte dalla cavit di Fabry-Perot (si
veda il Par. 4.7.2). La cavit di Fabry-Perot consente di realizzare anche leffetto di
interferenza costruttiva, con la formazione di modi stazionari e il corrispondente
incremento di potenza ottica. La fisica di tale cavit del tutto parallela a quella che
porta alla formazione di onde stazionarie su una corda vibrante a estremi fissati.
Come illustrato in Fig. 7.8, la cavit laser costituita, nella sua forma pi elementare,
da una coppia di specchi dielettrici paralleli posti a una certa distanza. Uno specchio
perfettamente riflettente, laltro quasi totalmente, onde consentire lutilizzo
allesterno della luce generata nella cavit. Nello spazio tra essi compreso posto un
Specchio al Specchio al
L
100% 99%
Fascio in
uscita
Finestre di Tubo con gas a Fascio
Brewster bassa pressione luminoso
tubo di quarzo contenente del gas in grado di emettere luce se eccitato ad esempio
tramite scarica elettrica. Tale luce sar costituita da almeno una riga spettrale di
102
L = n"n
con n intero non nullo. La riga di emissione allora viene sostituita da una successione di
righe pi strette, le cui ampiezze
! hanno come inviluppo quella originale del gas non
inserito nella cavit (si veda Fig. 7.9(b)).
(a) (b)
0
Ordine n, n+1, n+2, n+3
Fig. 7.9. (a) Riga di emissione del gas eccitato fuori cavit, (b)
rappresentazione schematica delle effettive lunghezze donda emesse
dal gas eccitato in cavit (modi normali).
7.4 Olografia30
Scoperta da Gabor nel 1947, lolografia unapplicazione dellinterferenza che
permette di produrre limmagine tridimensionale di un oggetto. I risultati ottimali si
hanno con un fascio di luce laser, ma possibile realizzare ologrammi anche con luce
bianca incoerente. Fig. 7.10 mostra come si effettua la scrittura dellimmagine su
lastra fotografica. Nella lastra vanno a sovrapporsi una parte del fascio luminoso - il
fascio di riferimento, proveniente direttamente dalla sorgente - e unaltra parte che
invece viene fatta riflettere dalloggetto. Ci determina una complessa figura di
Sistema espanditore
Specchio del fascio laser
semitrasparente
Fascio di
riferimento
Laser
Oggetto Lastra
fotografica
Fascio
oggetto
tra questi due estremi. La lastra in certo senso diviene un reticolo di diffrazione sui
generis, sagomato secondo la forma e la luminosit delloggetto da olografare.
La lettura della lastra si fa con un fascio di illuminazione eguale a quello usato
come riferimento in fase di scrittura (Fig. 7.11). Il fascio diffratto una precisa
copia tridimensionale del fronte dellonda originalmente riflessa dalloggetto, cosicch
questultimo viene ricostruito in 3-D in modo virtuale ( cio possibile, per chi guarda
lologramma, variare la prospettiva dellimmagine con spostamenti del capo come
avverrebbe per un oggetto reale). Se si utilizza luce bianca, si ricreano anche i colori.
Fascio
analizzatore
Fascio diffratto
Laser di
lettura
Osservatore
Immagine
Ologramma
virtuale 3-D
31
Testo consigliato: Mencuccini-Silvestrini, Fisica II, Par. XIV.4.
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dove c una costante universale. Anche leffetto Compton inspiegabile dal punto di
vista classico e richiede!i concetti di quantizzazione h dellenergia luminosa e di
quantit di moto h/c associata al fotone. Quando un fotone di energia h collide con
un elettrone in un atomo, lurto pu essere trattato come un urto meccanico tra
particelle libere, per il fatto che lenergia di legame dellelettrone molto piccola
rispetto a quella del fotone X. Assumiamo inoltre che lelettrone sia inizialmente
fermo, con massa a riposo m0, e pertanto privo di quantit di moto (la direzione e il
verso dei vettori quantit di moto caratterizzano i moti delle due particelle prima e
dopo lurto). Scriviamo allora le equazioni di conservazione dellenergia (che si dovr
h/c
h/c pel
h/c
pel h/c
Fig. 7.9. Nella collisione col fotone lelettrone acquista la quantit di moto pel.
h"" ,
" # ", = (1 - cos$)
2
m0c
ed essendo /c=1/
!
h
/
" #"= (1 - cos$) (7.19)
m0c
Secondo
elettrone
Fotone
Primo
elettrone
CAPITOLO 8
Straordinario
OTTICA
OTTICA
Ordinario
rifrazione - n1=c/v1, n2=c/v2, n3=c/v3 - sono detti indici principali del cristallo.
Allellissoide delle velocit corrisponde dunque un ellissoide degli indici, i cui assi sono
di lunghezza inversamente proporzionale ai precedenti [Fig. 8.2 (b)].
z
v3
n3
v2 n2
s n1
y y
v1
x
x
(a) (b)
x2 y2 z2
+ + =1 (8.1)
n 12 n 22 n 32
z Fronte donda
Ex Ey
k
n2
n1 y
x
Fig. 8.2. Caso onda piana con k parallelo allasse z.
di assi n1 e n2. Il campo elettrico oscilla quindi in tale piano e pu essere scomposto, al
solito, in due componenti di eguale ampiezza dirette lungo i due assi. La componente
secondo x viaggia con velocit v1=c/n1, quella secondo y con velocit v2=c/n2. Alluscita
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dal cristallo le due componenti avranno accumulato una differenza di fase, pur
rimanendo sovrapposte. Se per il cristallo uniassico, con lasse ottico diretto lungo
z, lellissoide un ellissoide di rotazione attorno a tale asse, quindi nel piano (x, y) c
simmetria circolare e n1=n2, v1=v2. Il campo per entrambe le componenti oscilla in
direzione normale allasse ottico, e quindi la comune velocit vo=c/no, la velocit del
raggio ordinario.
Secondo caso particolare: asse ottico diretto secondo z, ma fronte donda piano
che avanza nella direzione delle y negative (si veda Fig. 8.3). In questo caso la
componente del campo che vibra secondo lasse ottico z ha carattere di raggio
straordinario con velocit vs=v3=c/n3, laltra invece di raggio ordinario con velocit
vo=v1=c/n1.
z
Ez
k
n3
Ex
n1 y
Fronte
x
donda
Fig. 8.3. Caso onda piana con k perpendicolare allasse ottico (z).
Caso generale: asse ottico sempre diretto secondo z, incidenza in una direzione
generica (si veda Fig. 8.4). Gli indici di rifrazione sono dati dagli assi dellellisse
Fronte
z k donda
n y
intersezione tra il fronte donda piano e lellissoide. I loro valori sono n e n, diversi
ovviamente dagli indici principali.
utile porre in evidenza il caso particolare in cui lincidenza avviene nel piano
(z,y) formando per un angolo rispetto allasse ottico z diverso da zero. Allora una
delle componenti del campo elettrico vibra perpendicolarmente allasse ottico, avendo
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quindi carattere di puro raggio ordinario e velocit vo=c/no. Laltra vibra a 90 dalla
prima, nel piano che contiene lasse ottico, non necessariamente in direzione parallela
allasse ottico stesso.
Concludendo, nel caso dei cristalli isotropi, lellissoide degli indici una sfera e
si ha n1=n2=n3; nei cristalli uniassici (quarzo e calcite, ad esempio), si ha n1=n2n3;
infine, nei cristalli triassici n1n2n3. Nel caso isotropo lequazione dellellissoide
degli indici si riduce a
x 2 + y2 + z2 = n2
Asse ottico
z
A
s A B
y
avviene lungo lasse ottico e quella in cui essa avviene perpendicolarmente ad esso (ad
esempio lungo y). Nel primo caso, entrambe le componenti Ex e Ey del campo oscillante
vibrano normalmente allasse ottico, quindi hanno comportamento ordinario e velocit
eguali a vo=c/no, giungendo assieme in A, punto dove i due fronti donda vengono a
coincidere. Se invece londa viaggia lungo y solo la componente Ex vibra normalmente
allasse ottico e raggiunge il punto A della sfera; la componente Ez vibra invece lungo
lasse ottico e viaggia quindi alla velocit vs=c/ns>vo, raggiungendo il punto B pi
111
8.2 Birifrangenza
Siamo ora in grado, utilizzando costruzioni di Huygens del genere introdotto nel Par.
4.1.1, di descrivere accuratamente il fenomeno della doppia rifrazione. Cominciamo con
il prendere in considerazione Fig. 8.6 - il caso relativamente generale in cui lasse
ottico forma un angolo col piano di separazione dei due mezzi, ma limitando per ora
lanalisi al caso di incidenza normale (quindi fronte donda piano e parallelo alla
superficie di separazione). Procedendo come fatto in relazione alla Fig. 4.2, dal punto
A dovremo ora far partire due fronti donda elementari, quello ordinario sferico e
quello straordinario ellissoidale, con lasse maggiore orientato, per quanto detto nel
paragrafo precedente, a 90 dallasse ottico e con un punto di coincidenza nella
direzione dellasse ottico. La stessa identica operazione si pu fare per qualsiasi altro
punto della superficie di separazione. I due fronti donda nel secondo mezzo si
trovano ora portando il piano tangente ai fronti donda elementari. Le direzioni di
kincid
Ep Fronte donda
Es incidente
Superficie di A /2
separazione
da quello di un cristallo isotropo, nel secondo esse hanno diverse velocit ma viaggiano
sovrapposte, come illustrato in Fig. 8.7 (a) e (b).
kincid
kincid
kincid Ep Fronte donda
Ep Fronte donda Es incidente
Es incidente
A Superficie
A Superficie
vo=vs Asse ottico
A Fronte donda
Fronte donda |vo|<|vs| ordinario
A=A unico A Fronte donda
Asse ottico
straordinario
(a) (b)
Fig. 8.7. Caso di asse ottico (a) normale alla superficie e (b) parallelo alla superficie in un
cristallo uniassico negativo (ns< no).
kincid
Fronte donda
Ep
incidente
Es
B
Superficie di A B
separazione
A
Asse
Fronte donda ottico
A
ordinario Es
Fronte donda
straordinario Ep
ko
ks
2$d
" = (k s # ko )d = (n s # no ) (8.2)
%
/2 E
E
E E// E E//
Asse Asse
E| /4 ottico E| /4 ottico
E = E = E 2 sin"t
_| _
o 2
E // = E = E 2 sin"t
s 2
e in uscita
E = E = E 2 (sin"t + #)
!o 2
_| _
E // = E = E 2 (sin"t + # $ % / 2) = E 2 (cos"t + #)
s 2 2
!
115
Fronte
B
donda
incidente
Asse
ottico
A B
A Fronti donda
A
rifratti
ks
ko
Ordinario
E|
E| Straordinario
E//
E//
Asse
ottico Strato di
balsamo