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(Reloaded)
Scritto da MarioEs
mercoledì 14 febbraio 2007
Stefano Epifani ( qui e qui ) ha avviato sul suo Blog un interessante dibattito sull’utilizzo della pubblicità – ADSENSE di Google in primis – sui blog.
Robin Good, che è in quel contesto stato oggetto di non particolare apprezzamento per il suo uso di Adsense ha sostanzialmente replicato qui .
Io ho in parte detto la mia nei commenti al post d Stefano e già avevo intavolato, a dire il vero, la questione in questo post .
Voglio proporre su Brain 2 Brain alcune riflessioni più dettagliate, in particolare sottolineare il fatto che una buona parte di coloro che hanno risposto all’input di
Stefano sono inclini, anzi abbastanza convinti, a considerare che lapubblicità sul blog, per quanto corretta e non invasiva, significhi (sintetizzo):
4) modificare la relazione, perchè il denaro falsa le relazioni "a prescindere" dai contenuti.
Insomma, un economista direbbe che è lampante come tra chi ha risposto all’ “appello” si palesi un TRADE OFF tra denaro e blog.
Ossia più aumenta la componente denaro meno il blog resterebbe tale - cioè una conversazione - e diventerebbe qualcos’ altro.
Qualcos'altro di meno apprezzato ed apprezzabile da un punto di vista anche dei contenuti, che inevitabilmente sarebbero destinati a essere "falsi" o “poco
sinceri” (cerco di rendere l'idea, leggi poco autentici, finalizzati solo al "vile denaro", ecc.).
Sto riflettendo molto su questo approccio e più ci penso più individuo dei pregiudizi e delle visioni più o meno spiccatamente ideologiche. Anche se in tutta
buona fede.
A mio parere, dire che il denaro "cambia" la natura del blog è un assioma, perchè è come dire che l'intera società senza denaro sarebbe un'altro tipo di società e
magari migliore (il caso inverso visto che la società si basa inevitabilmente sugli scambi economici).
Ci possiamo anche credere, ma purtroppo non abbiamo alcuna esperienza di una società senza denaro (inteso come medium delle transazioni economiche) e
la scarsità delle risorse ci insegna che non esiste la possibilità di vivere senza limiti economici.
Internet sembra fare eccezione e le varie teorie sull'economia del dono (bloggare gratis in questo caso) sembrerebbero confermarlo.
La mia teoria, invece, è che nell'economia del dono è emersa una insopprimibile necessità dell'uomo(occidentale, soprattutto) in questa società “post-
global” (spesso “spersonalizzante”) di essere autorevole e di essere considerato di rango adeguato all'interno della sua "tribù".
Technorati sta sfruttando proprio questo bisogno più o meno inconscio di tutti noi (almeno noi blogger) con la sua classifica dei LINK e il rango che ne deriva.
I LINK nella Blogosfera sono LA NUOVA MONETA DI SCAMBIO e non dico niente di nuovo.
Questa moneta è quella che dovrebbe pagare l'autorevolezza di un blogger, anche se blogga "gratis".
Questa moneta, però, è anche quella che, accrescendo la notorietà del blogger, gli offre poi la possibilità divendere sé stesso più facilmente nel mondo reale.
Non è un caso che David Weinberger sul suo sito abbia 2 suoi libri in bella vista, ossia "Cluetrain Manifesto" e "Arcipelago Web".
Idem Lawrence Lessig , che è "niente meno" che il presidente di Creative Commons.
Ci sono autorevoli e stimati blogger che anche in Italia adottano la stessa “strategia”, da me per altro condivisa.
Blog e denaro sono a mio parere SOLO due strumenti, il primo di comunicazione il secondo finanziario, mal'obiettivo reale di chi blogga è spesso rappresentato
da “potere”, “autorevolezza”, “considerazione”, "rango" e anche “il denaro” ovviamente, ma non prioritariamente.
Donare per il gusto di farlo è lodevole, ma allora dovremmo assumere che BLOG = BENEFICENZA e BLOG = FILANTROPIA.
Chi è più filantropo? Chi ha fatto più del bene? E che senso avrebbe una classifica (perchè rammento che di classifica trattasi) del genere?
Da quando in qua si fa a gara per essere più filantropi del proprio prossimo?
Voglio stimolare la discussione su questo argomento, perchè credo che si stia confondendo lo strumento con il fine.
Il blog è uno strumento non è una realtà metafisica. E come tutti gli strumenti si evolve.
E chi soffre per amore lo sa bene. Anche chi è stato tradito “apparentemente” gratis (spesso per potere, no?) lo sa.
Il bene ed il male non hanno niente a che fare, a mio parere, con il blog e il suo essere o meno gratis. Così come l'etica.
Pertanto si può certamente parlare di “buon gusto” o “cattivo gusto” nel fare blogging, ma siamo sempre nell’ambito della nostra soggettività.
Ognuno di noi sa come è nel suo intimo e non sarà la pubblicità o il denaro ad averlo cambiato (il denaro è un “aiutino”, per quanto “diabolico”, eh eh).
L'avidità, quella si che è sempre un brutto male, anche quando è “apparentemente gratis” (avidità di LINK? Vi risulta qualche caso?).
Per cortesia, ma davvero possiamo ancora credere che Bloggare "gratis" significhi davvero GRATIS, ossia senza alcuna contropartita?
Vorrei cercare di farvi riflettere sul fatto che nelle relazioni umane niente o quasi è gratis. La stessa attenzione è determinata da meccanismi di costo/
beneficio. Non entro del merito di tutto il resto.
E non di rado il prezzo vero che si paga per queste relazioni è morale ed etico.
Altro che i banner su di un blog. Sempre che non siano TROPPO INVASIVI.
Forse qualcuno crede che si possa dividere la vita in 2 : da una parte “il mondo dorato del blog gratis”, nell’universo digitale, e dall’altro il “mondo reale dominato
dallo sterco del diavolo”, ossia il denaro, e da tutto ciò che ne consegue.
Bloggare, per queste persone, potrebbe significare forse una sorta catarsi dei propri peccati quotidiani, unti dal vile denaro che ci “misura la vita”. Una pausa
dalle “sporcizie” della vita reale.
Denaro = Menzogna, questa è l’identità che sottende il ragionamento di chi crede di bloggare gratis. E lo fa certamente in buona fede.
Il denaro è denaro e basta. Siamo noi che crediamo che ci debba “sporcare” chissà cosa.
Sapete dove è il problema? Nella nostra visione, inculcataci sin da piccoli e confermata negli studi scolastici, di dover massimizzare il denaro ed il profitto (le
blogstar, d’altro canto, massimizzano i link – rich get richer direbbe un lettore della “teoria del caos” e dei sistemi complessi), questo ci frega.
Quando l’obiettivo diventa solo avere più soldi, allora si che sorge il problema.
Se, invece, l’obiettivo è dire ciò che si pensa e farlo con qualità e creatività riuscendo anche a guadagnare del proprio libero pensiero allora direi che non c’è da
preoccuparsi.
E non sarà il blog (e per gli scrittori il libro) e la relativa pubblicità a cambiarlo nell’animo.
Al momento siamo al WEB 2.0, ma i numeri sono tanti… infiniti per la precisione.