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2 - Novembre 2002
EDITORIALE
Le nuove professioni di psicologo
FULVIO GIARDINA esecutive. Ritengo sia opportuno entrare nel merito di
Presidente Ordine Regionale questa legge, poiché l’obiettivo posto è ben più ampio
e strategico di una mera e semplice proroga elettorale.
Care colleghe e cari colleghi, In altre parole, non possiamo leggere l’intervento
del parlamento sulla vita interna delle professioni ita-
il rinnovo del nostro Consiglio ordinistico, previsto liane come una banalizzazione dei tempi elettorali. So-
per lo scorso mese di Luglio e già prorogato al mese di no ben altre, e di altra natura, le motivazioni che han-
Giugno del 2003, con la legge 1 Agosto 2002, n. 173 no determinato la promulgazione di questa legge di
“Conversione in legge, con modificazioni, del decreto- proroga.
legge 10 giugno 2002, n. 107, recante disposizioni ur- Facciamo un passo indietro e rileggiamo la storia,
genti in materia di accesso alle professioni” è stato ul- pur breve, della nostra professione. Infatti nell’arco di
teriormente prorogato al mese di giugno del 2004, in- qualche decennio la professione di psicologo è stata ri-
sieme a tutte le scadenze elettorali degli Ordini profes- disegnata più volte in relazione al profilo di accesso.
sionali italiani. Negli anni ’70 furono istituiti i primi corsi di laurea
Un gesto forte del legislatore, che apparentemente in psicologia presso le Università di Roma e di Pado-
ha limitato – almeno per questi due anni – il diritto va. Il profilo fu tracciato sulla base della esperienza,
dell’elettorato al rinnovo democratico delle cariche della tradizione della psicologia italiana e sulla scorta
dei percorsi formativi che da anni erano stati delineati
SOMMARIO nelle Università di altri paesi, europei e non.
Non esistendo ancora l’Albo, né gli Ordini regiona-
2- IN PRIMO PIANO li, il percorso formativo fu collocato nell’arco di un
• Emergenza ambientale quadriennio. Fu subito chiaro che tale formazione pri-
• Emergenza sociale vilegiava l’ambito prettamente clinico, in relazione ai
bisogni che in quella fase storica erano emergenti, in
11 - ACCREDITAMENTO special modo all’interno del contesto sanitario, pubbli-
co e privato.
14 - LO PSICOLOGO... NELLA RETE SOCIALE Purtroppo l’assenza - all’epoca - di una normativa
DEI SERVIZI sulla regolamentazione della professione di psicologo
non determinò un confronto produttivo sulla con-
18 - JAMES HILLMAN un anno dopo gruenza della formazione accademica con il modello
prestazionale e soprattutto con le esigenze professio-
22 - LETTERA A JUNG nali ed occupazionali degli psicologi.
Con la legge n. 56 del 18/02/1989 furono istituiti
24 - PSICOTERAPIA gli Ordini regionali. Il percorso formativo dello psico-
logo divenne più articolato e complesso, con la durata
28 - PSICODIAGNOSI quinquennale degli studi universitari e con un anno di
tirocinio, prima di poter sostenere l’esame di stato.
30 - FOCUS La durata apparve fin da allora eccessiva rispetto
• Dipendenze patologiche alle altre lauree professionalizzanti, ma – paradossal-
mente – invece di scoraggiare, di fatto determinò un
40 - GIOVANI PSICOLOGI aumento indiscriminato del numero di psicologi, con
una età media elevata di accesso alla professione.
44 - LA PROFESSIONE A questo proposito è utile proporre una riflessione
sul livello occupazionale del laureato italiano rispetto
46 - LA PROFESSIONE - NUOVI ORIZZONTI ai laureati degli altri paesi della UE.
“Le prospettive dei giovani nel mercato del lavoro... an-
47 - ORIENTAMENTO cora appaiono contraddistinte da una difficoltosa transizio-
ne dalla scuola al lavoro. Si tratta di due ambiti piuttosto se-
49 - AGGIORNAMENTO ALBO
CONTINUA IN ULTIMA PAGINA
IN PRIMO PIANO
IL SOCCORRITORE DI FRONTE
ALL’EVENTO CATASTROFICO: QUALI-
SONO LE RISPOSTE PSICOSOMATICHE?
forma di menomazione o lavorativa significativa. Il Nel sviluppare un DPTS tra gli uomini esiste una
disturbo deve durare come minimo due giorni e al certa vulnerabilità, l’elaborazione emotiva di un
massimo quattro settimane e deve manifestarsi alme- evento incontrollabile e imprevedibile è soggettiva
no entro quattro settimane dall’evento traumatico. (a volte i sintomi si possono presentare anche dopo
Il DSM IV (manuale diagnostico e statistico dei sei mesi) ed esso viene vissuto da alcuni in modo
disturbi mentali che classifica tutte le sintomatolo- intenso da altri meno, ciò vale, nel caso di un’emer-
gie e le patologie correlate) invece con il DPTS (di- genza, sia per le vittime che per i soccorritori.
sturbo post-traumatico da stress) definisce tutte Spesso dopo eventi catastrofici eclatanti i trau-
quelle situazioni stressogene legate ad eventi cala- matizzati mettono in atto comportamenti evitanti,
mitosi o a eventi riguardanti la morte di un coniuge tenendosi lontani dagli stimoli temuti, inoltre la
come “vissuti” che vanno “al di fuori dell’esperien- mancata elaborazione emozionale della reazione al-
za umana”, oggi la definizione più esatta di DPTS l’evento stressante spinge ad accumulare ansia e
è: “normale risposta di un soggetto ad un evento tensione che con il passare del tempo si cronicizza-
abnorme”. no in vere e proprie fobie, ossessioni o stati depres-
La proporzione dei soggetti che vanno incontro sivi.
ad un DPTS varia con la natura e la gravità dell’e- Molti traumatizzati a volte esprimono sentimen-
vento traumatico. Si può generalmente affermare ti di colpa per essere sopravvissuti e non avere aiu-
che i soggetti esposti più gravemente ad un evento tato abbastanza le persone decedute.
critico hanno più probabilità di sviluppare un di- I clinici affermano sulla base di indagini scienti-
sturbo. Dato che le maggiori definizioni elencano fiche che i soggetti traumatizzati possono andare
ben 17 sintomi, raggruppati in 3 categorie, il DPTS incontro a modificazioni permanenti della persona-
può essere considerato un fenomeno di definizione lità e possono presentare sintomi come astenia, ce-
molto larga. Altrettanto è la gamma di soggetti falee, dolori al torace, disturbi gastrointestinali, di-
coinvolti, che comprende vittime primarie (se tocca- sturbi della memoria, cardiovascolari, deteriora-
te direttamente dal disastro) e secondarie (se esse mento cognitivo e un indebolimento del sistema
denunciano effetti indiretti, come il lutto), operatori immunitario. I sintomi classici più visibili in queste
dell’ emergenza (soccorritori, personale sanitario, circostanze sono: ipervigilanza, ipersensibilità, ri-
disaster manager, ecc.), e professionisti della salute cordi ricorrenti ed intrusivi dell’evento, incubi,
mentale, i quali possono crollare sotto l’effetto di la- stress psicologico intenso, comportamenti di fuga,
vorare intensamente con i problemi dei membri del- sintomi di depressione, compresi i disturbi del son-
le altre categorie. no, dell’appetito e l’irritabilità.
Le sensazioni sono angoscianti, il futuro sembra
quasi inesistente, vi è una perdita di interesse nelle
attività abituali e una diffusa sensazione di smarri-
mento.
Le relazioni sociali possono essere danneggiate,
vi può essere un aumento dei contrasti coniugali e
dei comportamenti violenti in famiglia e al di fuori.
Inoltre bisogna tenere sempre presente che il
contesto operativo delle realtà emergenziali deve
fare i conti con una situazione di crisi (dal greco
“decidere”, “giudicare”) che mette l’individuo di
fronte all’incerto, il che richiede un notevole sforzo
delle risorse creative a disposizione. E’ qui che gli
aspetti psicologici correlati alle situazioni di emer-
genza sono finalizzati ad impedire che uno stress
temporaneo, seppure forte, porti ad un disagio per-
manente, nonché di conoscere e sviluppare strategie
di formazione per la prevenzione e il benessere psi-
cofisico, che innalzino dunque la soglia di sensibi-
lità al burn-out. La prevenzione del burn-out è fon-
damentale nelle professioni d’aiuto poiché costrui-
sce un contenitore in cui ri-elaborare le esperienze
“traumatiche” impedendo appunto quei processi
che favoriscono una demotivazione al lavoro.
Infatti la sindrome del burn-out scaturisce dal-
l’interazione sociale tra l’operatore, il contesto, i col-
leghi e il destinatario dell’aiuto con cui opera, come
reazione alla tensione emozionale cronica prodotta situazioni critiche impossibilitati ad agire rapida-
dal continuo contatto con altri esseri umani, soprat- mente nei confronti delle vittime, inoltre assorbono
tutto se hanno problemi o motivi di sofferenza e i racconti di orrore e dolore che provengono dai su-
provoca demotivazione al lavoro e stato confusio- perstiti.
nale. A volte questi ricordi opprimenti possono rap-
Sulla base di queste riflessioni, essenziali al fine presentare un periodo critico per i soccorritori
di incrementare la cultura psicologica in emergen- quindi il processo di elaborazione psicologica può
za, sorge un dubbio: fino a che punto è legittimo diventare molto complesso.
che i soccorritori siano esposti a tali rischi? L’esposizione dei soccorritori ad un’emergenza è
Intervenire sul soccorritore per recuperare le ca- dunque quasi totale. Vivono con le vittime lo stesso
pacità di mettersi in rapporto con l’altro, con la pro- ambiente sconvolto, ascoltano dalle vittime i rac-
pria sofferenza e con la disperazione delle vittime conti, le lacrime, il terrore, tutti sono esposti alla
colpite dall’evento è uno degli scopi della psicolo- stessa scena.
gia dell’emergenza. Chi opera nell’ambito dell’emergenza in genere
è sempre un operatore la cui preparazione di base è
più orientata a fornire infrastrutture di supporto nei
COME SI PUÒ SALVAGUARDARE possibili scenari catastrofici senza avere, del resto,
LA VITA DELL’OPERATORE? delle risorse emotive adeguate a fronteggiare l’ven-
to catastrofico e nello stesso tempo lo stato emotivo
Molti soccorritori si riconoscono nelle parole del- del “salvato”. Spesso sono individui appartenenti
le vittime colpite da un evento calamitoso: “non alla stessa comunità colpita e pertanto conoscono le
posso più piangere”, “non sono rimaste altre emo- vittime, di cui possono essere amici o parenti. L’ad-
zioni dentro di me”, “la mia vita non ha più senso”, destramento degli operatori di solito prevede più
una formazione di primo soccor-
so, cioè come far sfollare i disa-
strati, come sistemarli, come ri-
spondere ai bisogni primari, la ri-
cerca dei dispersi.
Le aziende sanitarie con la prote-
zione civile e le prefetture do-
vrebbero promuovere dei pro-
getti nei comuni più a rischio per
la riduzione delle risposte stres-
sogene sia dei soccorritori che
delle vittime della catastrofe. Bi-
sogna costruire una “mappa”
psicologica dei rischi che incorro-
no sia i soccorritori che la popo-
lazione, cioè promuovere un mo-
dello psicologico di prevenzione
dei comportamenti di panico in
emergenza.
Si tratta di impegnare dei tecnici
come ingegneri, geologi, psicolo-
gi, disaster manager e quanti di
“non potrò mai superare questo dolore”. Il sentirsi coloro hanno già sofferto esperienze simili, utiliz-
impotenti per l’inutile perdita di vite umane, prova- zando come materiale formativo la raccolta delle
re sensi di colpa per la scomparsa di colleghi di la- loro testimonianze dirette sul campo per migliorare
voro o di familiari si accompagna all’incapacità di e valorizzare le competenze tecniche dei futuri ope-
reagire e di lottare. ratori.
La riflessione clinica, che deriva dalla considera- Del resto in Europa è già presente questo tipo di
zione dell’intensità del trauma, è che più il trauma è organizzazione a livello istituzionale.
intrusivo maggiore sarà l’impatto emotivo e fisico Sulla base di quanto sin qui espresso diventa in-
sulla persona e maggiore la necessità di interventi dispensabile per i soccorritori perseguire le seguenti
ad ampio spettro. finalità:
Molti coraggiosi vigili del fuoco, paramedici,
agenti di polizia, personale sanitario ed altri soccor- • Acquisire strumenti psicologici per fronteg-
ritori volontari e non, si trovano spesso coinvolti in giare lo stress;
degli organismi non lucrativi di utilità sociale, degli E’ sufficiente una lettura della 328/2000 per co-
organismi della cooperazione, delle associazioni e statare quanto lavoro psicologico sia potenzialmen-
degli enti di promozione sociale, delle fondazioni e te richiesto in vari ambiti e in diversi segmenti della
degli enti di patronato, delle organizzazioni di vo- “rete sociale dei servizi”. Spetta a noi (nell’interesse
lontariato, degli enti riconosciuti delle confessioni anzitutto dei destinatari degli interventi, ma anche
religiose, delle organizzazioni sindacali, delle asso- a tutela e promozione della nostra professione) evi-
ciazioni sociali…). Ma è anche vero che se si vuol denziare a tutti i livelli quegli interventi che richie-
promuovere anche in Sicilia una vera solidarietà or- dono una professionalità ‘specifica’, una qualità tec-
ganizzata, all’interno della quale le stesse persone, le nica particolare, una metodologia appropriata di in-
stesse famiglie possano diventare risorse (anche at- tervento.
traverso forme di auto-aiuto e di reciprocità), occor- Pur considerando la ‘coralità’ dei soggetti e la
re chiedersi come coopereranno insieme pubblico e complessità dell’area sociale, non è accettabile – co-
privato, tecnici e amministrativi, volontari e specia- me già successo in molti progetti della 285/98 – che
listi, istituzioni e associazioni, operatori e cittadi- interventi importanti e delicati su minori o adole-
ni… Passare dal Governement (livelli di governo ge- scenti o soggetti a rischio vengano programmati,
rarchicamente ordinati) alla Governance (metodolo- proposti e avviati da ‘operatori’ dalle qualifiche
gia negoziale finalizzata ad un processo condiviso) professionali ‘incerte’ (reclutati a volte all’insegna
non è facile specie in una regione come la Sicilia, del ‘volontarismo’) a scapito di chi, come gli psico-
nella quale le categorie del diritto e del favore sono logi, possiede comunque una formazione profes-
spesso così intrecciate e confuse che l’accesso alla sionale di base appropriata agli obiettivi proposti.
cittadinanza attiva o alla titolarità dei diritti sem- Sul personale dei servizi sociali le Linee Guida
brano percorsi impossibili e le pratiche di partecipa- (cfr. §§ 10.5; 10.6) esprimono una posizione molto
zione e di sussidarietà piuttosto rare. critica verso gli attuali operatori sociali, definendoli
generici e demotivati, e proponendo in alternativa
nuove figure professionali, definiti come “agenti di
LE NUOVE FIGURE sviluppo locale con piena padronanza delle varie proble-
PROFESSIONALI SOCIALI matiche ma anche di tutta la strumentazione istituziona-
le mirata allo sviluppo sociale” (p. 93) che dovrebbero
La riforma e la realizzazione di un sistema inte- venir fuori da “un massiccio lavoro di orientamento e
grato di interventi e di servizi sociali che garantisca formazione di assistenti sociali, assistenti sociali speciali-
anche ai più deboli la qualità della vita, pari oppor- sti, sociologi e altri laureati vocati, sia interni alle istitu-
tunità, non discriminazione e diritti di cittadinanza, zioni locali e provinciali, sia presenti nei soggetti del ter-
che prevenga, elimini o riduca le condizioni di disa- zo settore, sia giovani laureati da impiegare ex novo”
bilità, di bisogno e di disagio individuale e familia- (ibidem).
re, non solo di quelle derivanti da un reddito ina- In materia di profili professionali sociali l’art. 12
deguato, ma anche da difficoltà sociali e condizioni della 328/2000 prevedeva che, entro centottanta
di non autonomia, comporta necessariamente l’a- giorni dalla data di entrata in vigore della legge,
zione ‘concertata’ di molti soggetti nella consapevo- fossero definiti con decreto del Ministro per la soli-
lezza che i piani di lettura e di interpretazione del darietà sociale (di concerto con i Ministri della sa-
comportamento individuale (dall’intercettazione nità, del lavoro e della previdenza sociale, della
della domanda all’offerta di una risposta) sono mol- pubblica istruzione e dell’università) i profili pro-
teplici e non assimilabili ad un unico vertice inter- fessionali delle figure professionali sociali. I tempi
pretativo. non sono stati rispettati. Da alcuni mesi si è insedia-
ta una Commissione, presieduta dall’on. Grazia Se-
stini, con il compito di effettuare una ricognizione
delle professioni sociali oggi esistenti.
Parlando al plurale, è evidente che la legge non
si riferisce solo agli assistenti sociali, i quali per for-
mazione e tradizione sono sicuramente legittimati a
ritenersi tali. Il riferimento è più ampio e va a tutte
quelle figure professionali che in parte sono da for-
marsi, alcune attraverso corsi di laurea specifici (at-
tivati dalle Università ai sensi dell’art. 6 del regola-
mento recante norme concernenti l’autonomia di-
dattica), altre in nuovi corsi di formazione organiz-
zati dalle Regioni.
Restano comunque ferme le disposizioni relative
ai profili professionali dell’area socio-sanitaria ad
elevata integrazione socio-sanitaria già individuati
in base all’art. 3-octies del D.Lgs. 502/1992, intro-
dotto dall’art. 3 del D.Lgs 229/99.
LO PSICOLOGO ALL’INTERNO
DEL DISTRETTO SOCIALE
E IN STRETTA COLLABORAZIONE
CON GLI ALTRI OPERATORI
Quale contributo di professionalità può dare lo • Svolge un ruolo di garante del livello minimo di
psicologo nel quadro rinnovato dei servizi e degli assistenza da assicurare ai cittadini attraverso la
interventi sociali? valutazione delle aree critiche e la progettazione
Per la sua formazione di base e per l’articolazio- di piani di sviluppo della comunità.
ne professionale che ne deriva, lo psicologo può sicu- • Partecipa al monitoraggio dei livelli di qualità da
ramente rappresentare una risorsa importante an- garantire nello svolgimento del lavoro sociale
che per quel lavoro di preparazione, di analisi, di (condizione degli operatori sociali, delle organiz-
individuazione e di rilevazione delle esigenze e per zazioni di lavoro, impatto sulla comunità degli
la costruzione di quella ‘cultura’ e di quel ‘metodo’ interventi programmati…).
di progettazione degli interventi sociali, che richie- • Valuta la qualità psicologica degli interventi pro-
de un assiduo lavoro di mediazione e cooperazione fra gettati e realizzati, nonché l’impatto sulla rete so-
i tanti soggetti istituzionali e non. ciale del territorio.
Lo psicologo diventa indispensabile per tutta • Progetta e promuove interventi di rilevazione
una serie di compiti e di interventi, espressamente territoriale delle aspettative, dei bisogni e delle
previsti dalla Legge 328, che richiedono operatori problematiche degli abitanti del territorio e ne
con competenze professionali ben definite. valuta la soddisfazione al termine di ogni fase
Già presenti all’interno di molti progetti, attuati del piano di interventi programmati, al fine di
attraverso la legge 285/97 (prevenzione del disagio modellare tali interventi sulle caratteristiche reali
infantile e giovanile) e nei servizi socio-educativi del bacino d’utenza.
per l’infanzia, gli psicologi possono offrire un con- • Cura lo scambio di informazione e l’instaurazio-
tributo notevole in tutti quegli interventi e progetti ne di una comunicazione efficace tra cittadini
finalizzati alla formazione e cura della persona, alla fruitori, organismi gestori di servizi e gli enti
promozione del benessere e al perseguimento della pubblici che garantiscono i livelli minimi di assi-
coesione sociale, nel sostenere le famiglie nei mo- stenza ed assicurano il livello di qualità ottimale
menti critici e di disagio, nella formazione alla geni- negli interventi programmati.
torialità, ecc. • Partecipa al coordinamento del lavoro delle
Promuovere la cultura del benessere e la sua dif- agenzie territoriali deputate alla relazione con il
fusione fra gli utenti e fra gli operatori non significa pubblico per la prestazione di servizi specifici
solo far circolare informazioni o avviare percorsi di come il segretariato sociale, le attività di forma-
educazione nelle scuole. Significa poter ‘intervenire’ zione, informazione e consulenza, la raccolta di
sugli stili di vita delle persone, sui comportamenti informazioni sensibili e strategiche.
individuali e collettivi, promovendo negli ambienti • Partecipa, insieme agli altri, all’elaborazione del
di vita e di lavoro processi di comunicazione, di piano di zona, alla programmazione degli inter-
sensibilizzazione, di cambiamento attraverso meto- venti, alla individuazione e utilizzazione delle ri-
dologie di intervento dirette alla persona, ai grup- sorse.
pi, alle comunità. • Interviene direttamente con gli strumenti della
Esaminando trasversalmente il testo della psicologia sociale e di comunità nel promuovere
328/2000, è abbastanza facile individuare quale l’integrazione dei servizi alla persona e al nucleo
contributo può dare la psicologia e gli psicologi alla familiare, con interventi di sostegno psicologico
progettazione e realizzazione di un sistema integra- individuale e strategie di gruppo, volte a otti-
to di interventi e di servizi sociali. Ne indichiamo in mizzare le risorse in percorsi attivi di assistenza.
modo descrittivo le principali azioni, consapevoli In modo più analitico ecco quali possono essere
che se ciò non è sufficiente a spingere tout court re- gli ambiti di competenza e di intervento dello psico-
gioni e comuni a rivolgersi agli psicologi, affidare logo in relazione alle singole attività previste dalla
loro delle consulenze, assumerli stabilmente tra il Legge quadro 328/2000.
ri liberi della psicologia, che “indeboliscono” il pro- una tecnica da acquisire e da applicare, senza una
prio modello teorico di riferimento? riflessione accurata sulle determinanti collettive del
Due mesi fa, nel giardino pensile di un albergo nostro ruolo professionale. Viene smarrito in tal
di Firenze, alla luce di un tramonto primaverile, modo il senso che accompagna il nostro agire pro-
conversavo con James Hillman della calorosa acco- fessionale.
glienza che i colleghi siciliani gli hanno riservato in Queste sue riflessioni non mi hanno totalmente
quella giornata catanese e, tra gli altri argomenti, “catturato”, ma hanno certamente “eroso” qualche
abbiamo ripreso il tema della formazione culturale mia certezza.
dello psicoterapeuta. A mio avviso, al contrario è possibile, oltre che
Quest’ultimo tema gli è molto caro ed ho con necessario, mantenere una tensione dialettica tra
piacere ascoltato dalla voce di Hillman alcune delle l’attività contestuale e intersoggettiva che ogni psi-
tesi sviluppate nel suo “Cent’anni di psicoterapia e il coterapia richiede e le più generali esigenze dell’A-
mondo va sempre peggio”. nima Mundi alle quali Hillman ci richiama.
Molto sinteticamente, in questo dialogo fioren- Spero di avere presto altre occasioni come in
tino egli sosteneva che lo psicoterapeuta ha smar- quella giornata, di ascoltare altri grandi studiosi
rito la spinta “rivoluzionaria” che fu dei padri della nostra disciplina, che ci insegnino comunque
fondatori. a considerare ciascun punto di vista psicologico co-
La psicoterapia è diventata sempre più un gran- me una verità parziale ma non contraddittoria – come
de business, troppo preoccupata dei risultati da di- insegnano le scienze della complessità – preparan-
mostrare a discapito della ricerca di un percorso in- do il terreno alla pratica di un autentico politeismo
dividuativo per le persone che si rivolgono ad essa. psicologico, per usare un’espressione cara a James
Lo psicoterapeuta si disinteressa eccessivamente di Hillman.
ciò che accade fuori della stanza di terapia, conside- Per questi motivi, e contraddicendo quanto so-
randola a torto un’isola separata da tutto il resto. pra sostenuto, auguro a tutti i colleghi di mantener-
Questo rischia di aggravare il narcisismo dei sog- si nel metodo sufficientemente hillmaniani, quindi
getti che il terapeuta vorrebbe aiutare e alimenta nei eretici, “irriverenti”, liberi pensatori, mai completa-
fatti lo sviluppo di una coscienza solipsistica che mente dottrinali, che è l’unico modo per mantenere
non si riconosce come appartenente al mondo. intensa la passione per la nostra complessa attività
La psicoterapia rischia così di trasformarsi in professionale.
Augura
Buon Natale
e
Felice Anno Nuovo
Psicologi e Psicologia in Sicilia • 21
Lettera a Jung
Una forma di vita evoluta può regredire improvvisa- connesso a quella libertà di vivere che molto spesso non
mente, una bellezza sublime può deteriorasi con il passare ci concediamo, mentre il dolore e la sofferenza che ne
del tempo, anche una nostra “buona” caratteristica può derivano possono in questo caso diventare il male: il dolo-
re di vedere sconfitta la nostra Anima.
avvantaggiarsi d’aspetti negativi o poco veritieri e diveni-
E allora, il bene ed il male sono entrambi oggetti di
re un “cattivo“ modo di porsi e di essere.
Anima, o Anima è solo il bene? Chissà! Penso che, se vo-
Grandi uomini possono subire il potere di fascinazione
gliamo, possiamo entrare, come in un gioco, all’interno di
di un archetipo che può assumere svariate forme. Un mito
un ipotetico percorso di positiva e limpida realizzazione
o un’immagine forte e sovrastante possono farci abban-
per scoprire, alla fine, che dentro ci stanno le bellezze e le
donare il primo progetto di vita che voleva condurci verso
brutture della nostra esistenza.
Anima, per vestirsi d’apparenza e falsità, facendo negare
Questa, forse, è Anima!
la realtà dei propri sentimenti, ingannando ogni desiderio.
Cosa ne pensa … si può apparire, ad esempio, “gran- Giusi Ortoleva
di” senza più esserlo e servirsi della propria passata gran-
Il dipartimento
delle dipendenze patologiche
SALVATORE SCARDILLI
Psicologo - Ser.T Distretto Catania 2 ASL n. 3
PREMESSA
IL DIPARTIMENTO
DEFINIZIONE DI LINEE-GUIDA
Talune procedure inerenti i compiti istituzionali
dei SERT spesso sono differenti all’interno delle
strutture appartenenti a una stessa ASL, come pos-
sono esserlo la diagnostica, la definizione di pro-
grammi terapeutici individualizzati, la valutazione
degli interventi.
Questo stato di cose non favorisce l’erogazione
di trattamenti equi tra gli utenti.
Non è pensabile che all’interno dello stesso Di-
partimento aziendale possano esistere procedure
diagnostiche diverse provocando spesso sperequa-
zioni nella valutazione dello stato di tossicodipen-
denza.
Quest’area di criticità si evidenzia maggiormen-
aree di competenza. te nei confronti dei detenuti che richiedono un pro-
• Il consenso ideologico gramma terapeutico per utilizzare i benefici di leg-
Tra i vari componenti è utile condividere alcuni ge. Il range diagnostico, pur ottemperando ai detta-
valori di base, senza perdere le proprie identità. mi legislativi, appare il più delle volte molto ampio
lasciando spazio alla discrezionalità professionale,
• La valutazione positiva là dove, invece, sarebbe possibile definire protocolli
Tra gli operatori appartenenti a diverse organiz- che ne riducono l’impatto soggettivo.
zazioni si deve tendere alla formazione di una stima Anche sul piano dei programmi terapeutici si
e di un giudizio positivo reciproco affinché si possa- corre il rischio di incorrere nella definizione di pro-
no creare e consolidare processi di collaborazione. grammi individualizzati che, pur tenendo conto
• Coordinamento operativo delle caratteristiche del soggetto, risentono delle ca-
Le organizzazioni attraverso uno sforzo condivi- ratteristiche delle équipe di ogni singolo servizio.
so devono tendere alla creazione di modelli di colla- Attraverso una attenta analisi si potrebbero definire
borazione che permettano alla rete di essere opera- protocolli terapeutici attenti alle caratteristiche de-
tiva. gli utenti e ai loro bisogni.
Non meno importante risulterebbe la possibilità
di accedere a interventi terapeutici specialistici (ad
PROMOZIONE DI ATTIVITÀ es. terapia familiare, ipnosi, agopuntura, ecc.), ero-
DI PREVENZIONE gati da operatori all’interno di strutture del Diparti-
mento appartenenti ad aree omogenee dal punto di
Nell’ambito delle dipendenze occorre agire an- vista territoriale.
che in un’ottica preventiva che guardi lontano, E’ impensabile una specializzazione diffusa,
creando le premesse affinché vengano attuati in- mentre risulterebbe più economico attingere dalle
terventi di promozione della salute; analizzando i capacità specifiche di singoli operatori o di équipe.
fattori di rischio riguardanti l’uso di sostanze psico- Il modello dovrebbe essere quello a rete a cui tutti i
trope. servizi possono accedere, permettendo all’utente di
In questo ambito gli interventi dovrebbero pre- utilizzare prodotti sanitari efficaci.
stare attenzione all’ambito territoriale, attraverso Una simile scelta comporterebbe una diversa or-
un’analisi del sistema culturale di riferimento e de- ganizzazione dei servizi e del Dipartimento delle
gli aspetti psicosociali coinvolti. Dipendenze, senza nulla togliere alla specificità ter-
L’attività dovrà essere partecipata: non program- ritoriale dei SERT.
mata dall’alto, che tenda a valorizzare le energie, Le aree proposte non sono esaustive, in corso
che riesca a trasformare il disinteresse in attenzione, d’opera sarà possibile ipotizzare altre strutture in-
l’attenzione in partecipazione. termedie con responsabilità dirigenziali, gruppi di
lavoro, unità operative. pendenti; i dati sono spesso parcellizzati e non ten-
DIPARTIMENTO E RAPPORTI gono conto di indicatori che permettono di confron-
CON IL PRIVATO SOCIALE tare gli esiti terapeutici correlandoli anche a para-
metri economici come i costi-benefici, costi-effica-
Una particolare menzione merita il rapporto con cia, costi-utilità, rispetto alla tipologia di intervento.
il privato sociale. L’attuale assetto normativo nazio- Oltre a menzionare il privato come interlocutore,
nale e regionale inserisce strutture private a pieno il Decreto indica quali dovranno essere le interazio-
titolo nella partecipazione e nella gestione delle atti- ni tra Dipartimento e strutture extra-aziendali, in
vità del Dipartimento. un’ottica di integrazione: “Al Dipartimento delle di-
Nello specifico, il Decreto assessoriale del 21 di- pendenze spetta il compito di promuovere intese
cembre 2001, nel definire le modalità di funziona- con gli altri soggetti pubblici e privati, interessati al
mento del Dipartimento, prevede la presenza del fenomeno (in particolare con la scuola, la prefettura,
privato sociale nel Comitato allargato con una fun- il Ministero della Giustizia, i comuni, le associazioni
zione propositiva e consultiva. di famiglie, il volontariato autorizzato,...), al fine di
Il testo del Decreto prima menzionato indica predisporre e sviluppare protocolli operativi da rea-
quali debbano essere i rapporti con il privato socia- lizzare nel territorio.
le: “Al Dipartimento [delle dipendenze] spetta il La normativa esistente per quanto riguarda que-
compito di assicurare un’ effettiva integrazione tra st’ambito è ampia, in modo particolare negli ultimi
le attività aziendali e quelle degli enti operanti nel anni progressivamente si è sempre più dato risalto
settore. L’obiettivo finale è la parità piena tra il set- alle autonomie locali con il passaggio di competen-
tore pubblico e quello privato, da raggiungere gra- ze agli EE.LL., sancendo la necessità di integrare sia
dualmente attraverso un percorso articolato in varie le risorse umane, sia quelle finanziarie.
fasi...”. I passaggi legislativi fondamentali sono i se-
La scelta di politica sanitaria del Decreto men- guenti:
zionato parte dal presupposto che il pubblico e il • Legge n. 328 “Riordino dei servizi socio-assisten-
privato debbano creare un sistema di servizi inte- ziali.
grato che riesca ad erogare una vasta gamma di pre- • I L.E.A. che indicano quali debbono essere le
stazioni a cui accedere. prestazioni erogate dal SSN e quelle a carico de-
Le stesse comunità terapeutiche vengono consi-
derate come delle strutture complementari alle atti-
vità dei SERT, “...con i quali devono condividere, sia
pure in un’ottica di sana concorrenzialità, obiettivi,
metodologie di valutazione e criteri per l’accesso
degli utenti alle varie tipologie di trattamenti”.
La parità auspicata dal legislatore deve comun-
que sottostare all’accreditamento, i cui criteri saran-
no definiti con provvedimenti regionali.
Il rapporto tra pubblico e privato sarà alquanto
complesso; se da una parte entreranno a pieno tito-
lo all’interno del Dipartimento, dall’altra il legisla-
tore auspica un pieno liberismo, lasciando al “mer-
cato” la presenza o meno delle strutture deputate
ad affrontare le dipendenze. I rischi sicuramente so-
no tanti; ed è facile prevedere che potranno emerge-
re tensioni se non opportunamente governate.
Uno strumento per ridurre i rischi di conflitti po-
trà essere quello di definire un sistema di valutazio-
ne delle prestazioni erogate, dei risultati ottenuti,
della capacità di incidere sui fenomeni riguardanti
le dipendenze. Disporre di informazioni utilizzabili
da tutti e con un ridotto livello di interpretazione
individuale, come possono esserlo un sistema di in-
dicatori condiviso, potrebbe favorire l’integrazione
tra i vari soggetti istituzionali.
Attualmente mancano dati attendibili rispetto ai
risultati ottenuti dai programmi terapeutici seguiti
presso strutture residenziali private per tossicodi-
I SERT
per la nostra, con una maggiore attenzione alla per- rendere difficoltoso l’avvio del funzionamento dei
sona. Dipartimenti, pertanto appare opportuno segnalare
I commenti negativi raccolti, attorno alle recenti l’eventuale mancata individuazione degli elementi
produzioni legislative, spesso rischiano di rinforza- organizzativi previsti dal legislatore alle strutture
re le posizioni di chi sente minacciato il proprio sindacali per gli eventuali interventi nelle sedi op-
“potere”, tenuto conto della presenza di altri attori portune.
che a pieno titolo entreranno a far parte delle scelte Particolare attenzione dovrà essere prestata ad
strategiche, influenzando, di conseguenza, l’opera- alcune aree organizzative e funzionali previste dal
tività dei Dipartimenti e, di conseguenza, anche dei Decreto che istituisce il Dipartimento delle Dipen-
SERT. denze:
Sul processo di cambiamento avviato sarà indi- • Comitato ristretto: la scelta della congrua rap-
spensabile attivare un confronto tra chi lavora al- presentanza da parte del responsabile del Diparti-
l’interno di questo settore sanitario, per stimolare le mento ridurrebbe la capacità di incidere nelle deci-
Aziende a seguire le indicazioni e le prescrizioni sioni e nella programmazione delle attività per il
della normativa. Il rischio futuro potrà essere l’atti- rapporto “fiduciario” che si verrebbe a creare con il
vazione della logica del rimandare, del non attivare soggetto cooptato. Per questi ovvi motivi si dovrà
quanto previsto o ridurre l’impatto della partecipa- tentare di avere rappresentanti legittimati, con un
zione, azzerando l’agibilità di chi sarà chiamato a ruolo elettivo e quindi altamente rappresentativo.
gestire il Dipartimento.
• Costituzione di articolazioni organizzative:
L’esperienza insegna che non sempre gli atti le-
all’interno del Dipartimento si dovranno costituire
gislativi trovano piena attuazione. Una cartina al
gruppi di lavoro con il compito di perseguire obiet-
tornasole potrà essere la lettura attenta dell’Atto
tivi specifici che scaturiscono dal lavoro di pro-
Aziendale delle ASL; la Regione Siciliana, con il De-
grammazione del comitato allargato e dal comitato
creto 14 marzo 2001, stabilisce una serie di criteri
ristretto; ciò significherà l’assunzione di responsabi-
con cui redigerlo; in particolare, per quanto concer-
lità da parte dei dirigenti.
ne i Dipartimenti, i Direttori Generali “dovranno in-
dicare nell’Atto Aziendale i criteri generali sulla ba- Per quanto concerne il rapporto tra pubblico e
se dei quali stilare i regolamenti di funzionamento privato non c’è sufficiente chiarezza, tale da orientare
dei singoli Dipartimenti” individuando, tra l’altro, l’attività degli operatori e dei servizi. In quest’area
funzioni assegnate ed obiettivi da raggiungere, or- sarà utile attivare momenti collettivi per delineare
gani del Dipartimento (composizione, modalità di possibili modelli di integrazione che siano condivi-
nomina e revoca, funzioni e responsabilità), compiti se dalle parti.
del direttore del dipartimento”. L’eventuale manca- Al di là delle valutazioni critiche che il decreto
ta indicazione di quanto sopraindicato potrebbe ha avuto, è bene riflettere sulle effettive risorse eco-
nomiche messe in campo. Le prospettive che si
aprono dal punto di vista operativo saranno vanifi-
cate se non supportate da un congruo finanziamen-
to che permetterà alle strutture di nascere e funzio-
nare rispetto ai compiti assegnati, altrimenti tutto
sarà ridotto un’espressione di intenti.
La valutazione complessiva degli atti legislativi
già emanati o che saranno promulgati in futuro
dovranno essere giudicati tenendo conto dei bene-
fici effettivi che i cambiamenti organizzativi appor-
teranno negli interventi di prevenzione, cura, ria-
bilitazione, evitando, per quanto possibile, di fer-
marsi a una valutazione complessiva che non tiene
conto degli elementi di innovazione introdotti dal
Decreto.
Certamente gli elementi di novità avranno biso-
gno di una attenzione particolare, affinché il proces-
so di riforma possa essere pienamente compiuto,
modificando quelle parti che poco hanno a che fare
con gli interventi sanitari che riescano a dare risul-
tati concreti, eliminando quanto è frutto di visioni
ideologiche che poco aiuto potrebbero dare a chi
vive sulla propria pelle i problemi riguardanti i
comportamenti di dipendenza.
PROGETTI PRESENTATI
NELL’AMBITO DEL PROGRAMMA
PSYNSIEME
Giovani psicologi
Aprile 2002: nasce AIGPsi
Ciò vuol dire che il consulente di parte può libe- tanto più non giovano, o addirittura nuocciono alla
ramente fare affermazioni false purché esse siano causa del suo committente. E viceversa.
nell’interesse del suo cliente? A mio avviso bisogna Sempre in termini di opportunità, mi sembra che
distinguere tra fatti e valutazione dei fatti. il problema etico il professionista debba porselo, e
Sui fatti non è consentito fare false dichiarazioni risolverlo, prima di accettare l’incarico dal suo
(e non soltanto ai fini del Codice deontologico), e cliente, valutando se nella di lui tutela si troverà
perciò non potrà dirsi di avere esaminato una per- nella condizione di dovere sostenere tesi che non si
sona, ad esempio, o di avere osservato un compor- sente di condividere, e, eventualmente, chiaramente
tamento se non è vero, come non si potrà modifica- pattuendo con il cliente che ne sosterrà l’interesse
re il protocollo o il dato di un test, o citare fantasio- entro certi termini, o con certi precisi modi, o mezzi.
samente un Autore, ecc. Si tratta di una questione di “foro interno”, perché
Le valutazioni dei fatti, o le considerazioni su di ritengo che nessun consulente potrà essere censura-
essi, invece, appartengono a quei “gradi di libertà” to per avere accettato di sostenere la causa visibil-
di cui il consulente dispone, così come la formula- mente improponibile di una persona, ma si tratta
zione di ipotesi, l’introduzione di dubbi sulle affer- anche di una cautela che potrà tornare utile nel mo-
mazioni altrui, ecc. mento in cui bisognerà rendere ragionevolmente
Ancora una volta, però, la questione non è così compatibili la tesi del cliente e il buon senso comu-
semplice come potrebbe sembrare. ne, se non proprio il rigore scientifico.
Basti pensare che in fase di dibattimento il con- Quanto detto sinora ha una importante eccezio-
sulente di parte può essere chiamato e deporre e in ne nel campo penale, nel caso in cui la consulenza
tal caso il giudice gli chiede di giurare di dire la ve- psicologica sia prestata al Pubblico Ministero.
rità: ma quale verità? E’ vero che nel processo il Pubblico Ministero è
Gulotta4 si è posto il problema, dubita (fondata- parte esattamente come lo sono l’imputato e la par-
mente, ma inutilmente) del fatto che il consulente di te civile, ma non bisogna dimenticare che, a norma
parte sia tenuto al giuramento e conclude attribuen- dell’art. 358 del Codice di procedura penale, nella
dogli comunque “l’obbligo di essere sincero sui fatti che fase delle indagini egli è un soggetto neutrale5, te-
sostiene di avere percepito direttamente”. nuto ad accertare la verità dei fatti con i mezzi inve-
Riconosco che non poteva venire fuori altrimenti stigativi a sua disposizione.
dalla contraddizione presente nel sistema, ma non La consulenza psicologica è uno di questi mezzi,
c’è chi non veda quanto sia ambiguo giuocare, in ed è ovvio, pertanto, che non vale nei suoi confronti
punto di etica, tra “verità” e “sincerità”, tra fatto co- l’obbligo di fedeltà al committente, del quale si è
nosciuto, convincimento personale, percezione di- detto; la consulenza deve garantire al Pubblico Mi-
retta, ecc. nistero – e per suo tramite al processo – assoluto ri-
Sono convinto, a questo proposito, che il com- gore di metodo e di conclusioni.
portamento del consulente di parte debba essere
governato non tanto da un criterio di verità quanto
da un criterio di opportunità: il consulente di parte
che fonda le sue tesi su dati riscontrabili anche da
altri e che le svolge in coerenza con le conoscenze
scientifiche del campo produce delle conclusioni
che il consulente di controparte avrà difficoltà a ________________
contestare e che, soprattutto, hanno maggiore pro- 1 “Il perito o l’interprete che, nominato dall’Autorità giudi-
babilità o di convincere il giudice o di accostarsi alle ziaria, dà pareri o interpretazioni mendaci, o afferma fatti non
conclusioni cui perverrà il consulente del giudice. conformi al vero, soggiace alle pene…”
2 “Il patrocinatore o il consulente tecnico che, rendendosi
Al contrario, il consulente di parte che farà ricorso a
dati facilmente controvertibili o addirittura fanta- infedele ai suoi doveri professionali, arreca nocumento alla par-
te da lui difesa, assistita o rappresentata dinanzi all’Autorità
siosi e ad argomenti privi di fondamento scientifico giudiziaria, è punito…”
si espone a facile demolizione della controparte e, 3 …“Presso i difensori e i consulenti tecnici non si può pro-
soprattutto, si espone a facile smentita da parte del cedere a sequestro di carte o documenti relativi all’oggetto della
giudice o del suo consulente. difesa, salvo che costituiscano corpo del reato.”…”Non è con-
In questo consiste quello che chiamo il criterio sentita l’intercettazione relativa a conversazioni o comunicazio-
ni dei difensori, consulenti tecnici e loro ausiliari, né a quelli tra
della opportunità: nel suo affrancamento dalla ve- i medesimi e le persone da loro assistite.”…
rità il consulente di parte solo apparentemente è to- 4 Gulotta G. e coll., Elementi di psicologia giuridica e di di-
talmente libero di proporre le sue conclusioni, giac- ritto psicologico. Giuffrè, 2000. Pag.1324.
ché queste, quanto più si discostano da ciò che è ac- 5 “Il pubblico ministero….svolge altresì accertamenti su fat-
certabile da un terzo dotato di sufficienti poteri, ti e circostanze a favore della persona sottoposta alle indagini”.
capacità e dei propri limiti e nel rinforzo degli aspetti po- quio di comprensione-chiarificazione che dovrebbe
stivi” (Sangiorgi, 2000). permettere l’esplicitazione dei bisogni e degli obiet-
Si delineano due componenti dell’orientamento: tivi del cliente (Di Fabio, 1999).
una “componente esterna”, sotto forma di erogazio- Occorre sottolineare in tal senso che non può es-
ne di informazione quale momento di chiarezza e servi guidance counselling senza il suo nucleo fon-
integrazione delle informazioni in cui il soggetto è damentale e cioè la relazione di aiuto, compiti che
immerso, ed una “componente interna” (soggetti- richiedono la presenza dello psicologo.
va) riferita al progetto individuale che il soggetto Le capacità e le conoscenze devono rispondere
viene a sviluppare grazie ad un processo che favori- ad una preparazione multidisciplinare che com-
sce la consapevolezza di sé, dei propri bisogni e del- prende da una parte una serie di conoscenze e capa-
le proprie aspettative, la presa di decisione matura e cità in ambito psicologico (in particolare la capacità
consapevole che conduce all’elaborazione di un pia- di gestire le dinamiche del colloquio individuale e
no di sviluppo formativo/professionale centrato di gruppo), e dall’altra una serie di conoscenze
sulle motivazioni, sulle esigenze e sulle capacità in campo educativo, sociologico, economico, giuri-
della persona. dico.
Un orientamento che si focalizza sulle “risorse in- Si pone un interrogativo sull’orientamento for-
terne” del cliente (Rogers, 1997) e che non si limita a mativo dello psicologo sull’analisi del lavoro dello
presentare una gamma di informazioni puntando psicologo, sulle motivazioni che lo sottendono (A.
unicamente sull’aumento di conoscenza rispetto ai Palmonari e M.L. Pombeni).
possibili percorsi futuri. I diversi modi di vedere sembrano organizzarsi e
Il ruolo fondamentale dell’orientatore è quello di articolarsi fra loro ma nello stesso tempo con margi-
spostare l’attenzione non tanto sull’oggetto della ni alquanto sfumati.
scelta (formazione e/o lavoro) quanto sul rispetto Da uno studio svolto da A. Polmonari, sulla rap-
della scelta valorizzando e rafforzando le valenze presentazione che lo psicologo ha della sua profes-
che sono alla base delle capacità decisionali del sog- sione si evince l’aspetto tecnico-scientifico attribuito
getto. al proprio interno all’interno delle istituzioni pubbli-
Sulla base del modello precedentemente descrit- che e la sua valenza ad un programma di lavoro interpro-
to, che considera l’attività di orientamento come fessionale.
processo formativo che accompagna l’individuo In tal senso, all’interno del processo di costruzio-
(life long learning) in ogni fase della sua vita, la ne della propria identità professionale, rifacendosi
figura dell’operatore e la sua professionalità è da ri- al classico modello interazionista elaborato da G.H.
condursi all’interno delle professioni di tipo psico- Mead (1934),
logico.
Lo psicologo che si occupa di orientamento deve il soggetto acquisisce una conoscenza, che elabora,
dunque poter favorire l’elaborazione del progetto e che gli consente di inserirsi e orientarsi all’inter-
personale, contribuendo allo sviluppo della compo- no del mondo sciale, interiorizzando il proprio
nente interna dell’orientamento. ruolo e quello degli altri per divenire a pieno titolo
E’ dunque un esperto di comunicazione e di re- membro di una organizzazione lavorativa.
lazione in grado di facilitare il percorso di autocon-
sapevolezza dell’interlocutore attraverso un collo- Si tratta di pensare come all’interno di questo
percorso di esplorazione vi siano sia aspetti cogniti-
vi che relazionali che accompagnano il soggetto e si
intrecciano nella sua formazione. E in particolare
come, nella costruzione di tale identità professiona-
le, il processo formativo sia capace di aiutare le per-
sone a mettere a fuoco i propri interessi, le proprie
capacità.
La formazione, in particolare quella universita-
ria, potrebbe costituire un fattore orientante presen-
te nel cammino di costruzione della propria identità
professionale che consente attraverso le discipline
di mettere a fuoco le proprie risorse, i propri desi-
deri.
In tal processo si possono ravvisare, probabil-
mente anche dei vincoli: i percorsi formativi sono
orientanti di per sé favorendo un processo di identi-
ficazione che porta ad acquisire e interiorizzare atteg-
giamenti, interessi, abilità e conoscenze connesse ad un
parati, con il risultato di un prolungamento dei tempi di ac- ad un turnover delle cariche elettive, per poter gestire
cesso nel mondo del lavoro” (Ministero del Lavoro e del- con competenza e consapevolezza questa delicata fase
le Politiche Sociali, Libro bianco sul mercato del la- di cambiamento.
voro in Italia, Roma, Ottobre 2001). Come abbiamo più volte rammentato, è quanto
Nel 1999 soltanto l’11,3% dei 35-44enni era in pos- mai necessario che la psicologia e lo psicologo siano
sesso di un titolo di studi universitario rispetto ad una nelle condizioni di implementare la capacità di saper
media OCSE del 14,9%. Addirittura tra i 25-34enni il leggere i bisogni emergenti, individuali e collettivi, su-
divario è ancor più ampio (10% contro 16,5%), a causa perando la tradizionale dicotomia “benessere – malesse-
dell’elevato ritardo con cui in Italia vengono conclusi re” e sapendo rinnovare l’offerta professionale con
gli studi. Secondo il Comitato nazionale per la valuta- sempre maggiore competenza e specializzazione.
zione del sistema universitario (CNVSU), la laurea nel Nel frattempo la nostra professione è già proiettata
nostro Paese viene in media conseguita in 7 anni, al- verso una nuova formula di accreditamento, che per-
l’età di 27 anni e mezzo, con un ritardo rispetto alla metta al singolo professionista di poter definire la pro-
durata legale del corso universitario tra i due ed i pria attività in un contesto specifico e specialistico.
quattro anni. Il nostro Consiglio ha già deliberato la costituzione
Con una sempre maggiore integrazione nel contesto di un gruppo di lavoro sulla definizione delle moda-
comunitario, apparve chiaro che, per restare al passo lità di accreditamento della professione di psicologo,
con le realtà produttive e professionali degli altri paesi così come è stato fatto all’interno del nostro Consiglio
dell’UE, era necessario da un lato fornire una compe- Nazionale, per poterle sperimentare quanto prima.
tenza specifica, settoriale, spendibile immediatamente Un tipo di accreditamento è già presente all’interno
nel mercato del lavoro, al giovane laureato, dall’altro del Servizio Sanitario Nazionale, poiché è previsto che
anticipare i tempi della sua immissione lavorativa. i dirigenti psicologi dipendenti del SSN a partire dal
Alla luce di queste considerazioni, il Decreto del 2002 debbano documentare la loro formazione profes-
Presidente della Repubblica 5 giugno 2001, n. 328, sionale, tramite la partecipazione ad eventi formativi
“Modifiche ed integrazioni della disciplina dei requisiti per riconosciuti (ECM).
l’ammissione all’esame di Stato e delle relative prove per E’ augurabile che questa riforma possa determinare
l’esercizio di talune professioni, nonché della disciplina dei più scenari professionali nei quali la qualità delle pre-
relativi ordinamenti”, ha ridisegnato tutti i percorsi for- stazioni dello psicologo e dello psicologo iunior possa
mativi universitari, con l’istituzione della laurea trien- coincidere con un dignitoso livello occupazionale.
nale e di quella specialistica dopo un ulteriore biennio.
Il profilo dello psicologo è stato ulteriormente ride- Colgo l’occasione, per Augurare
finito, determinando la comparsa della nuova profes-
sione di psicologo iunior, con il conseguimento del di-
ploma di laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche, l’esa- BUONE FESTE
me di stato e la successiva iscrizione nella Sezione B
dell’Albo presso l’Ordine regionale o provinciale degli
psicologi.
E’ previsto altresì che, dopo un ulteriore biennio, si
può conseguire il diploma di laurea specialistica in
Psicologi e Psicologia in Sicilia
psicologia, cioè mirata ad un ambito ben definito, si Giornale dell’Ordine degli Psicologi della Sicilia
può sostenere l’esame di stato per la successiva iscri- a cadenza trimestrale
zione nella Sezione A dell’Albo presso l’Ordine regio- Direttore Responsabile:
nale o provinciale degli psicologi, cui in ogni caso FULVIO GIARDINA
transiteranno tutti gli attuali iscritti.
Il tirocinio è collocato all’interno di questi nuovi Coordinamento Editoriale:
percorsi formativi, e non dopo il conseguimento del ROBERTO PAGANO
diploma di laurea, con un suo peso specifico, come del
resto tutte le altre materie di studio, in crediti formati- Comitato di Redazione:
vi, necessari per il conseguimento del titolo finale. SERGIO AMICO, CLAUDIO CASIGLIA,
Di questa riforma se ne è già discusso abbastanza. SEBASTIANO CIAVIRELLA, MAURIZIO CUFFARO,
Il nostro Consiglio Nazionale si è espresso abbastanza MARIA GABRIELLA D’ANGELO
duramente, soprattutto in riferimento agli ambiti pro-
fessionali del laureato triennalista, che potrebbe collu- Redazione:
dere con quelli dello psicologo quinquennalista: è for- Via Salvatore Marchesi, 5 - 90144 Palermo
te il rischio di declassare il livello delle prestazioni psi- Tel. 091 6256708 - 840500290 Fax 091 7301854
cologiche ad una formazione triennale! e-mail: redazione@ordinepsy.sicilia.it
Questa riforma prevede che il Governo, su delega
del Parlamento e sentiti gli Ordini professionali, pro- Aut. Trib. di Palermo, n. 29/98 del 17/19-11-1998
mulghi i nuovi regolamenti elettorali per gli iscritti al- Chiuso in Redazione il 28 novembre 2002
le sezioni A e B degli Ordini e dia piena attuazione alla La Grafica Editoriale - Edizioni Di Nicolò
riforma. Appare allora ben chiaro che era ed è quanto Poloartigianale Larderia Capannone 1 - Messina
mai opportuno evitare che gli Ordini professionali, Tel. 090 730919 - 090 730462
quasi tutti a dimensione provinciale, fossero sottoposti