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RIASSUNTO DEL CAPITOLO 2, DA PAG 203 A 205 (PARAGRAFO 2 DEL CAPITOLO 2)

LA DOTTRINA DELLE IDEE E LA TEORIA DELLO STATO


2. La dottrina dell’amore e dell’anima
Il sapere stabilisce tra l’uomo e le idee, e tra gli uomini associati nella comune ricerca, un rapporto che non
è puramente intellettuale, perché impegna l’uomo nella sua totalità. Questo rapporto è definito da Platone
come “amore”. Alla teoria dell’ amore sono dedicati due dialoghi: il simposio e il Fedro. Il primo
considerava prevalentemente l’oggetto dell’amore, cioè la bellezza. Il secondo considerava l’amore nella
sua soggettività.

IL SIMPOSIO

I discorsi tra i vari interlocutori nel Simposio, pronunciano in lode di eros e mettono in evidenza una serie
di caratteri riguardanti l’amore.

PAUSANIA: distingue l’eros volgare (quello che si rivolge ai corpi) dall’eros celeste (quello che si rivolge alle
anime).

ERISSIMACO: vede nell’amore una forza cosmica che determina l’armonia di tutti i fenomeni.

ARISTOFANE: nel mito degli androgini esprime uno dei caratteri fondamentali che l’amore rivela nell’uomo:
l’insufficienza.

Socrate da queste affermazioni prende le mosse per il proprio discorso: l’amore è mancanza, in quanto
l’amore desidera qualcosa che non ha, ma di cui ha bisogno. Secondo il mito esso è figlio di Penìa (povertà)
e di Pòros ( abbondanza), e come tale non è un dio, ma un “demone”: di conseguenza non ha la sapienza,
ma aspira a possederla, perciò è filosofo. La bellezza è il fine, l’oggetto dell’amore.

La bellezza ha gradi diversi:

- Bellezza di un bel corpo, ossia quella che attrae e avvince l’uomo.

- Bellezza corporea nella sua totalità, ossia che la bellezza è uguale in tutti i corpi.

- Bellezza dell’anima, ossia la bellezza interna.

- Bellezza delle istituzioni e delle leggi.

- Bellezza delle scienze.

- Bellezza in sé, che è eterna.

IL FEDRO

Il Fedro parte dalla considerazione dell’anima. La natura dell’anima si può esprimere con un mito. Essa è
simile a una coppia di cavalli alati, guidati da un auriga: uno dei cavalli (il bianco) è eccellente, mentre l’altro
(quello nero) è pessimo; l’auriga deve indirizzare i cavalli verso il cielo, al seguito degli dei. In questa regione
non vi è distinzione dei colori quindi l’unica guida dell’anima è la ragione. Questa sostanza è la totalità delle
idee; ma l’anima può contemplarla solo per poco. Allora l’anima che ha visto di più vivificherà il corpo di un
uomo che si consacrerà al culto della sapienza o dell’amore, mentre le anime che hanno visto di meno
s’incarneranno in uomini che saranno via via più alieni dalla ricerca della verità e della bellezza.

La bellezza è la mediatrice tra l’uomo caduto e il mondo delle idee. L’eros diventa allora procedimento
razionale, dialettica. La dialettica è nello stesso tempo ricerca dell’essere in sé e unione amorosa delle
anime nell’apprendere e nell’insegnare. Ed è anche la vera arte della persuasione, la vera retorica che è
scienza dell’idea e, nello stesso tempo, scienza dell’anima.

Questo concetto della dialettica, che costituisce il punto culminante del Fedro e lo sbocco della teoria
platonica dell’amore, diverrà il centro della speculazione platonica degli ultimi dialoghi.

Lorenzo Marcia

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