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L’AGRICOLTURA NEL ‘300

Nel XIII finì la crescita demografica e si equilibrò anche il rapporto fra uomo e
ambiente. Alla fine del XIII secolo si importò più legna (soprattutto per la costruzione
di navi) dalle regioni Baltiche. Con l’avanzata dell’arativo si ebbe il bisogno di pascoli
naturali; in quel tempo le innovazioni tecniche e agronomiche (aratri pesanti, mulini,
rotazione triennale) ebbero dei limiti. Si ebbe così la necessità di preservare le risorse
del bosco e del pascolo.

ARATIVO = si poteva espandere solo grazie al disboscamento e al dissodamento.

BOSCO = produzione del legno.

PASCOLO = carne e fertilizzanti animali.

L’ALLEVAMENTO BRADO

L’allevamento brado riduceva il bisogno di manodopera e poteva essere realizzato in


territori spopolati e abbandonati. I territori dove avveniva erano principalmente la
Spagna e l’Inghilterra; nel XIV avveniva anche in Italia. Furono allevate principalmente
le pecore (gli ovini).

Si praticava anche la transumanza che consisteva nel trasferimento del gregge


d’inverno nelle pianure e in primavera nelle montagne.

L’AGRICOLTURA IRRIGUA

Alla crisi agricola che si stava verificando reagì in modo notevole la Lombardia: furono
creati infatti dei prati artificiali nel quale si praticava l’allevamento. Questo avvenne
dopo la bonificazione delle terre vicini ai fiumi Adda, Po e Ticino (pianura padana).

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