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Boutroux: la teoria della contingenza

Nell'ultimo quarto del secolo, proprio mentre il Positivismo sembra avere affermato una propria egemonia
sulla filosofia e sulla cultura, cominciano a manifestarsi tendenze di segno opposto, segnali di un mutamento
non solo negli orientamenti filosofici, ma anche nel "clima" intellettuale della societ europea. Si diffondono,
ad esempio, i nazionalismi e orientamenti antiparlamentari o addirittura razzisti. Comincia ad essere discusso
e criticato il modello prevalente di razionalit, quello della razionalit scientifica e tecnica, sulle cui fondamenta poggia la societ industrializzata e si sollevano dubbi nei confronti dell'immagine positivistica del
mondo, in particolare dell"assolutizzazione" della scienza compiuta soprattutto dagli epigoni del
Positivismo. Viene imputata alla razionalit scientifica una visione riduttiva, puramente strumentale e
utilitaria della realt. Si avvia, inoltre, una riflessione critica sull'idea positivistica di progresso, che era
legata alla fede nella scienza e nella sua capacit di promuovere e guidare un continuo avanzamento civile
dell'umanit. Comincia, infatti, a venir meno la convinzione che lo sviluppo economico, sociale, culturale
dell'Occidente sia lineare e irreversibile.
Queste tendenze faranno sentire la loro forza soprattutto nel '900, ma sin d'ora esse sono operanti e mettono
in discussione un'idea di razionalit che non lasciava spazio ad altre dimensioni della realt e dell'uomo.
Dietro la coscienza e la facciata della razionalit si scopre una natura umana mossa da pulsioni torbide e
oscure. Nella Gran Bretagna vittoriana - nel 1886 - il romanziere R. L. Stevenson scrive Lo strano caso del
Dottor Jekyll e di Mister Hyde: il caso, cio, dello scienziato razionale, del borghese stimato e virtuoso che si
trasforma nel violento, bestiale, perverso Mister Hyde. Sono, queste, posizioni ancora minoritarie, ma anche
avvisaglie di processi pi profondi, che determineranno, con il tempo, un vero e proprio sommovimento
culturale della "coscienza europea".
Per il momento, accanto e parallelamente al dibattito in seno al Positivismo, si delineano altri indirizzi e
orientamenti che avviano un processo - pi o meno marcato - di distanziamento critico dalla filosofia
positivista. Ne facciamo cenno raggruppando tali orientamenti in quattro diversi filoni: l'Idealismo, lo
Spiritualismo, il Neo-kantismo e la riflessione critica sulle scienze. [] In Francia - fra Ottocento e
Novecento - si sviluppa uno Spiritualismo che avr profonda influenza sulla critica al Positivismo. Gi nel
passato il Positivismo ha dovuto fare i conti con la tenace resistenza di uno Spiritualismo che si richiamava a
Maine de Biran e, prima ancora, a Pascal e a Malebranche, oltre che al razionalismo cartesiano. Proprio a tale
Spiritualismo si rifanno, ora, non pochi pensatori. Essi mettono in discussione il valore di verit e assolutezza
attribuito alle leggi scientifiche. Criticano il fatto che le scienze matematico-naturalistiche, con il ferreo
determinismo che le caratterizza, sembrano mettere in discussione la libert umana.
Lo Spiritualismo si caratterizza per la centralit del ruolo assegnato alla coscienza, alla vita interiore, ai
sentimenti, per una riaffermazione delle istanze morali e religiose che si esprimono nella sfera intima della
coscienza. La vita dello spirito irriducibile alla natura. I valori pi profondi dell'esistenza umana vengono ricondotti all'io, all'intimit spirituale della coscienza e da qui trasferiti alla realt esterna, che viene
concepita come semplice mezzo per il conseguimento dei fini ultimi della vita dell'uomo.

Fra gli esponenti dello Spiritualismo francese delta fine dell'Ottocento e dei primi del Novecento
spicca la figura di tienne-mile-Marie Boutroux (1845-1921), professore all'Universit della
Sorbona di Parigi. Le sue opere principali sono Sulla contingenza delle leggi di natura e l'Idea di
legge naturale nella scienza e nella filosofia contemporanee. In entrambe, la critica di Boutroux si
sofferma sul fondamento concettuale primario della scienza positivistica, cio sull'idea di legge di
natura. Ma, mentre nella prima egli analizza i caratteri peculiari delle diverse realt a cui le leggi
delle varie scienze fanno riferimento, nella seconda lo stesso concetto di legge a venir messo in
discussione.
Nel primo scritto il filosofo sostiene la tesi della contingenza delle leggi di natura e propone la
trasformazione dei princpi della scienza fisica, in particolare del meccanicismo, da princpi
costitutivi, aventi un valore assoluto di verit, a meri princpi regolativi, a idee direttive
dell'esperienza.
Boutroux riprende e fa propria la classificazione delle scienze operata da Comte. Ad essa aggiunge
la psicologia (che Comte aveva escluso) e sostituisce l'astronomia con la meccanica. Inoltre, mentre
nella classificazione di Comte la distinzione fra le scienze era determinata dalla variet dei campi
conoscitivi, in quella di Boutroux essa dovuta ad una vera e propria differenza fra diversi gradi
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della realt, ciascuno dei quali autonomo e irriducibile all'altro: tali sono, infatti, i corpi rispetto
alla materia, gli organismi viventi rispetto ai corpi, gli uomini rispetto agli organismi viventi.
Ciascun grado contiene qualcosa di pi rispetto al grado che lo precede e non pu, quindi, essere
spiegato attraverso quello. Nel passaggio fra ordine chimico e ordine biologico e fra ordine
biologico e ordine psichico e spirituale c' uno scarto, un salto di qualit, un fattore di novit che
rende l'ordine superiore contingente, cio non necessariamente derivato da quello immediatamente
inferiore. Per questo profondamente errato il "riduzionismo" positivistico, quello, ad esempio, che
aveva portato Taine a ridurre l'intelligenza alle condizioni biologiche e ambientali in cui l'uomo
vive. Il livello superiore non pu essere spiegato attraverso quello inferiore perch risulta
contingente rispetto ad esso, cio contiene qualcosa di pi e di diverso, che non in alcun modo
riconducibile ad esso.
Boutroux mette, inoltre, in discussione il legame fra matematica ed esperienza stabilito dalla
scienza moderna. E vede come uno scarto fra l'esigenza della matematica di escludere dai princpi
della scienza ogni considerazione qualitativa della realt e l'uso, da parte dell'esperienza scientifica,
di concetti (ad esempio, il concetto di "causa") che non sono affatto di tipo quantitativo. In realt,
tali concetti sono stati surrettiziamente ricavati dall'esperienza e successivamente sono stati tradotti
in postulati, cio in princpi indimostrabili. Essi costituiscono il fondamento della fisica, della
biologia, della chimica e della psicologia scientifica, ma il loro valore conoscitivo solo ipotetico,
cio la loro corrispondenza con la realt solo approssimativa.
Nel secondo scritto - Idea di legge naturale nella scienza e nella filosofia contemporanea - l'analisi
di Boutroux si sposta alle leggi di spiegazione scientifica. Anche in questo caso essa si risolve nel
riconoscimento che le leggi di un determinato ordine sono irriducibili a quelle dell'ordine
immediatamente inferiore, sono cio contingenti, e soprattutto, nella constatazione che quanto
pi si avvicinano alla realt concreta, tanto meno le leggi risultano necessitanti.
Ci dimostrato dal fatto che l'unico principio davvero necessario, assolutamente necessario, sia
quello di identit, perch nessuno pu mettere in discussione l'espressione A=A: un principio,
questo, che, per, risulta anche il pi astratto, il pi lontano dalla realt, incapace, quindi, di farcela
conoscere.
Gli altri princpi della logica non hanno lo stesso valore di assolutezza e tanto meno l'hanno le leggi
della scienza, che di ordine in ordine risultano caratterizzate da spazi crescenti di contingenza, fino
a giungere a quelle della psicologia, la cui validit fornita unicamente dalle osservazioni gi
effettuate, ma che risultano del tutto prive di carattere necessario.
In altri termini, il fondamento della legge scientifica solo pratico: essa mira ad adattare la realt
all'intelligenza, a piegarla "al compimento della nostra volont": , quindi, la libert umana
l'autentico fondamento della scienza ed la contingenza, non la necessit, a caratterizzarne la
natura e la struttura.
L'insufficienza della scienza matematico-naturalistica porta necessariamente ad avvertire - al di l
dei fenomeni - l'esistenza di una realt pi profonda. Quanto pi gli esseri appaiono complessi tanto
pi si riduce il valore della necessit ed aumenta quello della contingenza, della libert. Tale
valore si esprime pienamente nell'uomo, nella sua natura eminentemente spirituale.
L'azione umana il prodotto di una libera scelta - effettuata fra le tante altre possibili - e solo
dopo che stata effettuata, quindi a posteriori, una determinata scelta pu essere ricondotta a
motivi di carattere necessario. Esiste, quindi, una differenza qualitativa fra i motivi dell'agire, che
sembrano dettati da una necessit causale, e la volont con cui vengono operate determinate scelte:
la volont, infatti, a scegliere fra motivi diversi, spesso contrastanti, che la coscienza avverte.
Volont significa, quindi, libert.
Inaccessibile alla scienza, la realt spirituale dell'uomo viene compresa dall'individuo solo sul
piano della vita morale, manifestandosi come esigenza del dovere, come ideale di perfezione umana, come amore e solidariet fra gli esseri umani. Come tale, essa si afferma pienamente nella religione cristiana, nel riconoscimento che quelle tendenze al dovere, alla perfezione, all'amore del
prossimo hanno il loro fondamento ultimo nella realt assoluta di Dio.

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