IL SENSO D E L PASSATO
una prospettiva letterale e visiva, e quest'analogia ha due i m p l i cazioni: che c o m p r e n d i a m o che possono essen/i prospettive alternative, e - cosa importante - che saranno prospeLtive alternative sulla stessa realt. Nelle sue opere tarde Nietzsche spesso
tutt'altro che preciso su quel che c o m p o r t a questa seconda i m plicazione, m a chiarissimo sulla p r i m a , e anzi ci spinge a combinare prospettive diverse o a m u o v e r c i tra di esse, i l che d i m o stra che n o i n o n soltanto sappiamo che ci sono vedute prospettiche diverse, ma che sappiamo che cosa alcune di esse sono. Nella Gaia scienza d l'impressione d i essere sul punto d i affrontare
i l problema. Nel paragrafo 299, per esempio, suggerisce che possiamo fare uso d i prospettive diverse. M a i n 374, dove dice che
" n o n possiamo sottrarci alla possibilit che esso [ i l m o n d o ] racchiude i n s i n t e r p r e t a z i o n i i n f i n i t e " , l'idea delle "alternative"
sembra restare una possibilit del t u t t o astratta: " n o n possiamo
girai-e con lo sguardo i l nostro angolo".
I "Greci erano superficiali - per profondit", dice nella Prefazione (e l'ha r i p e t u t o i n seguito nell'epilogo d i Nietzsche cantra
Wagner). M a ai l o r o tempi i greci potevano mostrare apertamente una gioia delle superfici e delle pai'venze che n o n d i m e n o era
profonda. Per n o i questo impossibile dopo tanta storia: qualsiasi
atteggiamento del genere sar per n o i cosa diversa e pi raffinata, e rappresenter una conquista. Alla fine del libro Nietzsche torna alla gaiezza della gaia scienza ed evoca l'ideale d i " u n o spirito
che ingenuamente, cio suo malgrado e per esuberante pienezza
e possanza, giucca con tutto quanto fino a oggi t\i detto sacro,
buono, intangibile, divino...". Ci parrebbe inumano a paragone
delle forme convenzionali d i seriet, ossia d i austerit, e
nonostante tutto ci, comincia forse per la prima volta la grande seriet, posto per la prima volta i l vero punto interrogativo, con cui
il destino dell'anima ha la sua svolta, la lancetta si muove...
E aggiunge, concludendo questo paragrafo, "... la tragedia com i n c i a " . M a ecco S L i b i t o dopo VEpilogo, l'ultimissimo paragrafo,
i n c u i gli spiriti del suo libro gli d i c o n o d i cessare quei t o n i m i steriosi, quelle "voci sepolcrali e s i b i l i d i marmotta". " N i c h t solche Tne!" esclamano riecheggiando l'Ode alla gioia d i Schiller,
"Basta con questi s u o n i ! " E l u i dice che dar loro qualcos'altro:
le poesie, probabilmente, con le quali conclude il l i b r o . M a lo fa
formulando u n ' u l t i m a domanda, ed u n a domanda che chiede
ai lettori d i farsi, n o n a conclusione del libro, ma dal p r i n c i p i o
alla fine d i esso e d i t u t t i i suoi l i b r i : "Volete voi questo?".
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der Zukunft. Significa questo: u n a filosofia che ha come oggetto i l f-uturo, o che si occupa del f u t u r o come la legge Alexander
Nehamas)? O significa invece: u n a filosofia che verr i n futuro? I l doppio r i c h i a m o wagneriano suggerisce sicuramente la
seconda alternativa.]
E chi ne sar i l creatore? Nietzsche non aveva u n gran concetto della politica. Aveva delle o p i n i o n i politiche, d ' i m p r o n t a aristocratica; aveva una notoria avversione per i l socialismo, i l liberalismo, l'uguaglianza, la democrazia e simili. M a come ha ben
mostrato M a r k Waixen, non aveva la m i n i m a idea della natura d i
uno stato m o d e r n o . ' Le sue idee politiche generali, cos com'erano, erano i n larga parte ricavate dal m o n d o antico e, pi che reazionarie, erano arcaiche. I n effetti aveva scarso senso, n o n tanto
dello stato moderno, quanto della societ moderna: si potrebbe
anzi dire, della societ i n generale. I n ci era sostenuto da una
tendenza, che probabilmente gli veniva dall'idealismo tedesco, a
muoversi liberamente tra categorie storiche e sociali, da u n lato,
e categorie psicologiche dall'altro: G M {Genealogia della morale)
ne una prova sconcertante. Come che sia, i modelli d i c u i si serviva per superare e trasformare i nostri valori, che i l suo impegno pi tenace, tendono a essere personali, individualistici, d i
quando i n quando eroici. L'impresa da l u i spesso considerata
semplicemente espressione d i u n o sforzo personale, come quello
d'un artista; a volte prende i l colore di una trasformazione storica, come se l'impresa individuale della transvalutazione sia da s
destinata a cambiare la societ. Quanto al "creare n u o v i nomi",
egli ci offre perlopi l'immagine d i una persona solitaria che pone in essere n u o v i valori: un'immagine che, messa i n r a p p o r t o con
una trasformazione della societ, deve avere u n certo pathos.
La questione n o n se gli ideali nietzscheani d i u n a societ
trasformata, nella misura i n cui egli ne aveva, siano qualcosa che
possiamo senz'altro accettare. I l p u n t o che questo m o d o individualistico o artistico di concepire la creazione attraverso la d i struzione, soprattutto quando applicato alla trasformazione sociale, non vale per molte altre cose che Nietzsche credeva. Esso
i m p l i c a nel creatore una trascendenza eroica delle c o n d i z i o n i sociali e storiche, i l che smentisce u n o dei suoi pensieri: n o i n o n
creiamo dal n u l l a i nostri pensieri; questi provengono i n parte
dall'ambiente circostante, e generalmente riusciamo assai poco
a coglierne la fonte. I l che i m p l i c a ancora, per quanto confosamente, che la societ pu essere trasformata, n o n t a n t o da una
creazione eroica, m a nei t e r m i n i stessi ideati dal creatore, i l che
' Mark Warren, Nietzsche
(Mass.), J988.
and Politicai
Thought,
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smentisce u n a l t r o dei suoi pensieri: c i che le idee operano effettivamente n o n sotto i l c o n t r o l l o dei loro creatori, e d i rado
corrisponde alle intenzioni di questi. Le idee dei c r e a t o r i potranno
contribuire a plasmare gli scopi d i altri u o m i n i , ma sono anche
p i profondamente alla m e r c d e i bisogni d i questi a l t r i u o m i n i ,
e sono d i un'oscura contingenza storica.
Pensieri s i m i l i sottendono l'uso nietzscheano dell'idea che prospettive e interpretazioni nuove c o m p o r t i n o un incremento d i potenza. N o n che (e questo d i vitale importanza) u n incremento d i
potenza possa valere come criterio per scegliere quale interpretazione o prospettiva adottare. N o n esaminiamo una serie d i prospettive o d'insiemi d i valori per p o i sceglierne una i n base alla misura i n c u i a c c r e s c e r la nostra potenza. C' nel Nachlass una frase memorabile: "Das ICriterium der Wahrheit liegt i n der Steigerung des Machtgefiihls [ I l criterio della verit risiede nell'incremento del senso d i potenza]" [VP 534 (1887/1888)]. Q u i vi sono
due errori: che questo possa essere i l m o d o di esprimere i rapporti esistenti tra verit e potenza, e anche (forse p i significativamente) che u n incremento della potenza, i n u n senso conforme
agli intenti d i Nietzsche, possa essere i l criterio di a l c u n c h .
C' p i d i u n a ragione per c u i questo necessariamente sbagliato. Una che, come ho appena detto, non possiamo immaginare o comprendere adeguatamente una prospettiva o interpretazione nuova, i n questo senso m o l t o lato, p r i m a che essa sia sopravvenuta. Un'altra che n o n possiamo prevederne la potenza:
anzi, non possiamo comprendere previamente che genere d i potenza c r e e r , q u a l i nuove forme d i vita r e n d e r possibili, o come
quelle nuove forme di vita esprimeranno la vitalit umana: esattamente come gli antichi n o n avrebbero saputo prevedere i cont o m i precisi del mondo, la cui creazione G M pretende d i descrivere: d'un m o n d o cio imperniato sul cristianesimo; n avrebbero saputo comprendere come questa stranissima cosa potesse mai
arrivare a rappresentare u n m o d o nuovo d i dar senso alla vita. Gi
Hegel aveva visto che ogni evento del genere p u comprendersi
soltanto a cose fatte, ma Hegel credeva che possiamo guardarci
indietro p e r c h c i troviamo p i i n alto sul monte storico d i una l i b e r t e ragione progredienti. Nietzsche n o n crede per l'appunto a
questo, ma per l u i , a maggior ragione, non c' m o d o i n cui, sotto
questo rispetto sostanziale, la comprensione della vita possa passare innanzi alla vita stessa. C' u n verso meraviglioso del Faust
d i Goethe, che Wittgenstein cita p i d'una volta: " I m Anfang war
die Tat [ I n p r i n c i p i o era l'azione]". Nietzsche, per quanto ne so,
non lo cita m a i , m a potrebbe bene averlo fatto.
Ho detto che Nietzsche fondamentalmente vinse l a tentazione d i guardare d i e t r o le nostre rappresentazioni del m o n d o e d i
il
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Nietzsche ha scritto:
Was eigentlich gegen das Leiden empri, ist nicht das Leiden an sich,
sondern das Sinnlose des Leidens. [Ci che propriamente fa indignare contro la sofferenza non la sofferenza in s, bens l'assurdit
del soffrire.]
E ancora:
[Der Mensch] Un am Probleme seines Sinns. Er litt auch sonst, er
war in der Hauptsache ein krankhaftes Thier: aber nicht das Leiden
selbst war sein Problem, sondern dass die Antwort fehlte fiir den
Schrei der Fraga "wozu leiden?" Der Mensch, das tapferste und leidgevvohnteste Thier vemeint an sich nicht das Leiden; er will es, er
sucht es selbst auf, vorausgesetzt, dass man ihm einen Sinn dafur
aufzeigt, einDnzM des Leidens. Die Sinnlosigkeit des Leidens, nicht
das Leiden, war der Fiuch, der bisher uber der Menschheit ausgebreitetiag.' [(L'uomo) so^riva del problema del suo significato. Soffriva anche d'altro, era principalmente un animale malaticcio: ma
non la sofferenza in se stessa era il suo problema, bens il fatto che
il grido della domanda "a che scopo soffrire?" restasse senza risposta. L'uomo, l'animale pi coraggioso e pi abituato al dolore, in s
non nega la sofferenza; la vuole, la ricerca persino, posto che gli si
indichi un senso di essa, un perch del soffrire. L'assurdit della sofferenza, non la sofferenza, stata la maledizione che fino a oggi
dilagata su tutta l'umanit.]
Questo naturalmente n o n solo i l pensiero d i Nietzsche: i n
forme diverse stata un'idea ricorrente della filosofia occidentale. N o n c e r c h e r d i delineame la storia, o d i collocare l'idea nel
contesto del pensiero di Nietzsche, ma intendo, come per molte
altre questioni, prendere le mosse da Nietzsche. Trovo i l punto
saliente d i questi p r o b l e m i nella sua interpretazione d i ci che
' Ziir Genealogie der Maral, I I , 7; L[[, 28 ( t r it. di F e r m c c i o M a s i n i , Genealogia
della morale, A d e l p h i , M i l a n o 1968).