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RTLu XVI (2/2011) ***-***

Limmutabile Dio dei cristiani.


Rivisitando la dottrina di Tommaso dAquino

Krzysztof Charamsa
Pontificia Universit Gregoriana (Roma)

Il nostro tempo, in particolare sotto la sollecitudine della teologia protestante,


mostra un nuovo interesse per largomento dellimmutabilit di Dio, con una viva e
non conclusa discussione al riguardo. Infatti luomo doggi pone nuove domande e
problemi che spesso orientano il pensiero di alcuni teologi moderni verso le risposte
su Dio meno coerenti con quella tomista, che pur non essendo lunica, porta in s
tratti universali da non trascurare. La posizione tomista non di rado stata richiusa
e accantonata nel dimenticatoio, in quanto catalogata come unimpostazione puramente filosofica e pertanto non pertinente ad una ricerca teologica sullargomento.
A quanto pare tali interpretazioni non combacino pienamente con il pensiero dellAquinate attorno al mistero rivelato del Dio immutabile.
In realt per teologo Tommaso lattributo dellimmutabilit divina non qualcosa di filosoficamente estraneo al dato rivelato, ma una verit di fede impegnata
allintero della dottrina cristiana, in quanto scaturente dalla stessa dinamica della
salvezza, che nellincarnazione e nella passione e morte di Ges Cristo, trova il suo
compimento. La teologia tomista pi che aggiungere un preambolo di matrice filoso-

Cfr. M. J. Dodds, The Unchanging God of Love: a Study of the Teaching of St. Thomas Aquinas on Divine
Immutability in View of Certain Contemporary Criticism of this Doctrine, Fribourg 1986; K. Charamsa,
Limmutabilit di Dio. Linsegnamento di San Tommaso dAquino nei suoi sviluppi presso i Commentatori
scolastici, Roma 2002; Id., Davvero Dio soffre? La Tradizione e linsegnamento di San Tommaso, Edizioni
Studio Domenicano, Bologna 2003. Nellambito delle reazioni al nostro scritto Limmutabilit di Dio si
ricordano: A. Lobato, in Angelicum 2 (2003) 513-514; Doctor Communis 2 (2003) 188-189; M. Hauke, Die
Unvernderlichkeit Gottes in den scholastischen Thomaskommentaren. Ein Lehrstck fr die Beziehung
zwischen Glaubenslehre und philosophischer Vertiefung, in Doctor Angelicus 3 (2003) 183-189; P. Puca,
Limmutabilit di Dio nel suo essere e nel suo agire, in LOsservatore Romano 258 (8.11.2003) 4; G. Bertuzzi, in Divus Thomas 36/3 (2003) 209-212; Archivo Teolgico Grandino 66 (2003) 244-245; G. Celada,
in Ciencia Tomista 130 (2003) 613-614; B. Gherardini, in Divinitas 47/1 (2004) 111; M. J. Golecki, Problem
niezmiennoci Boga w teologii scholastycznych komentatorw w. Tomasza z Akwinu. Uwagi na marginesie rozprawy ks. K.O. Charamsy, in Studia Loviciensia 7 (2005) 143-155, ecc.

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fica, attenta piuttosto ad accogliere la rivelazione di Dio, Dio dei comandi immutabili nei secoli, per sempre (Sal 111 [110],7-8), nellorizzonte evangelico confermato
dalla tradizione patristica e dallinsegnamento dei concili, e rimanendo una risposta
valida ed aperta allo sviluppo.
Non c dubbio che la verit dellimmutabilit divina e il suo approfondimento
tomista appartengono alla ricerca di natura teologica, in quanto fondato sulle fonti
della scienza di fede. Tali fonti di san Tommaso contengono soprattutto lautorit
della Sacra Scrittura, la sua interpretazione da parte della Chiesa e la tradizione dei
Padri. In particolare sono due teologi di primaria, ai quali si richiama lAquinate:
Agostino dIppona, che riassume la tradizione occidentale, e Dionigi Areopagita, che
rappresenta quella orientale.

1. In compagnia di Agostino e di Dionigi


SantAgostino dIppona, con la sua matura dottrina sul Dio immutabile nellamo autore a cui Tommaso si riferisce pi frequentemente quanto tratta lattributo
divino in questione, intravedendo in lui la testimonianza di una ricerca del volto del
Dio cristiano, immutabile in s, ma potentemente rivolto e massimamente preoccupato per la creatura: credebam et esse te, et esse inconmutabilem substantiam
tuam, et esse de hominibus curam et iudicium tuum. Per Agostino se in Dio della
Bibbia c solo il bonum, contro le vedute maniche, allora una tale fonte di bene
assoluto e originante non pu che essere in cambiabile, altrimenti sarebbe di fatto
aperto ai principi mutabili. Quaerunt itaque a nobis, unde sit malum. Respondemus: Ex bono, sed non summo et incommutabili bono. Ex bonis iqitur inferioribus
atque mutabilibus orta sunt male. () Mutabilis porro natura non esset, si de Deo
esset, et non ab illo de nihilo facta esset. Quapropter bonorum auctor est Deus, dum
auctor est naturarum: quarum spontaneus defectus a bono, non iudicat a quo factae
sunt, sed unde factae sunt.
Et hoc non est aliquid, quoniam penitus nihil est; et ideo
re,

Cfr. A. Trap, La nozione del mutabile e dellimmutabile secondo santAgostino, Edizioni Agostiniane,
Tolentino 1959.

Ad esempio: Summa Theologiae I, q. 9, 2; I, q. 50, 5, 1; III, q. 57, 1, 1.

Agostino DIppona, Confessiones 7, 7, 11; in Opere di SantAgostino, vol. 1, 192-193. Cfr. Bradley, R., Naming God in St. Augustines Confessions, in Thom. 17 (1954) 186-196.

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Id., Contra Iulianum, 1, 8, 36-37, qui 37; in Opere di SantAgostino, vol. 17, 494-497.

Cfr. Id., Confessiones, 4,10,15; in Opere di SanAgostino, vol. 1, 96-97.

Cfr. E. zum Brunn, Limmutabilit de Dieu selon saint Augustin, in NV 41 (1966) 219.

Vere ac proprie dicitur ita ut fortasse solum Deum dici oporteat essentiam. Est enim vere solus quia
incommutabilis est, idque suum nomen famulo suo Moysi enuntiavit, cum ait: ego sum qui sum (De
Trinitate 7, 5, 10; in Opere di SantAgostino, vol. 4, 314-315); Est vocor, dixit. Ouid est, Est vocor? Quia
maneo in aeternum, quia mutari non possum. Ea enim quae mutatur non sunt, quia non permanent (...).
Ergo incommutabilitas Dei isto vocabulo se dignata est intimare: Ergo sum qui sum (Sermo 6, 4; cfr.
6, 2; in Opere di SantAgostino, vol. 29, 100-101); Aeternitas ipsa Dei substantia est, quae nihil habet
mutabile (Enarrationes In Psalmos 101, 2, 10; in Opere di SantAgostino, vol. 27/1, 560-561); Esse nomen aeternitas, nomen incommutabilitatis (Sermo 7, 7; in Opere di SanAgostino, vol. 29, 114-115); est
tantum id quod est, et ipsa est aeternitas (En. In Ps. 9, 11; in Opere di SantAgostino, vol. 25, 144-145).

Confessiones 1, 4; in Opere di SantAgostino, vol. 1, 6-9.

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non potest auctorem habere quod nihil est.


La diversit radicale tra Dio e creatura
corre proprio a questo livello della somma bont posseduta, mentre nelluomo si
esprime quale desiderio di felicit da raggiungere. In questa luce uno dei principali
argomenti agostiniani per limmutabilit divina, non limpostazione filosofica platonica del discorso su Dio, quanto piuttosto laccoglienza del dellautorivelazione biblica di Dio, avutasi sin da Esodo 3,14. LIo sono colui che sono per lIpponate indica
sia la rivelazione dellimmutabilit della semplicit divina sia della sua eternit: Dio
eterno e infinitamente semplice, perch immutabile. Aulla stessa linea, per quanto Agostino sia sentibile alla sofferenza umana, proprio lui a rilevare al contempo
lassoluta libert da Dio dai mutamenti dei dolori e delle sofferenze della creatura.
Dire limmutabile non significa per privo di vitalit, insensibile, aggrappato in una
chiusura indifferente, ma esattamente il contrario: Quid est ergo Deus meus?
Quid,
rogo, nisi Dominus Deus? Quis enim dominus praeter dominum? Aut quis deus praeter Deum nostrum? Summe, optime, potentissime, omnipotentissime, misericordissime et iustissime, secretissime et praesentissime, pulcherrime et fortissime, stabilis
et inconprehensibilis, inmutabilis, mutans omnia, numquam novus, numquam vetus, innovans omnia; in vetustatem perducens superboset nesciunt; semper agens,
semper quietus, colligens et non egens, portans et implens et protegens, creans et
nutriens, perficiens, quaerens, cum nihil desit tibi. Amas nec aestuas, zelas et securus es; paenitet te et non doles, irasceris et tranquillus es, opera mutasnec mutas
consilium; recipis quod invenis et numquam amisisti; numquaminops et gaudes lucris, numquam avarus et usuras exigis.
Super erogatur tibi, ut debeas, et quis habet
quicquam non tuum? Reddens debita nullidebens, donans debita nihil perdens. Et
quid diximus, Deus meus, vita mea, dulcedo mea sancta, aut quid dicit aliquis, cum
de te dicit?
Et vae tacentibus de te, quoniam loquaces muti sunt. Egli non limitato

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nella sua essenza dal suo attributo immutabile, ma quello sta allorigine della potenza della volont e della conoscenza di Dio10. Limmutabilit di Dio va vista infatti
rispetto alla sua essenza11 o pi precisamente rispetto alla Trinit12, ma anche come
il vero fondamento dellagire divino nella storia della salvezza.
La predilezione agostiniana nellaffermare lImmutabile fa si che le perfezioni
divine si fondano direttamente sullimmutabilit, il che potr essere giudicato come
un influsso platonico. Diversamente, pi tardi, secondo San Tommaso la perfezione
divina sar fissata nella pura attualit, che si conferma e si rispecchia nellimmutabilit essenziale. Mentre Agostino descrive bene la dinamicit dellimmutabile perfezione divina, Tommaso la sapr sistematizzare pi adeguatamente allinterno del
tratto su Dio.
Ci che accomuna due pensatori la sensibilit teologica che riesce a tenere bene
presente i rischi che comporta un abbandono dellattributo dellimmutabilit: Has
argumentationes, quibus impii nostram simplicem pietatem, ut cum illis in circuitu
ambulemus (Sal 11,9), de via recta conantur avertere, si ratio refutare non posset,
fides irridere deberet. Huc accedit, quod in adiutorio Domini Dei nostri hos volubiles
circulos, quos opinio confingit, ratio manifesta confringit. Hinc enim maxime isti errant, ut in circuitu falso ambulare quam vero et recto itinere malint, quod mentem
divinam omnino immutabilem, cuiuslibet infinitatis capacem et innumera omnia sine
cogitationis alternatione numerantem, de sua humana mutabili angustaque metiuntur; et fit illis quod ait Apostolus: comparantes enim semetipsos sibimetipsis non
intellegunt (2 Cor 10,12). Nam quia illis quidquid novi faciendum venit in mentem,
novo consilio faciunt (mutabiles quippe mentes gerunt): profecto non Deum, quem
cogitare non possunt, sed semetipsos pro illo cogitantes, non illum, sed se ipsos,
nec illi, sed sibi comparant. Nobis autem fas non est credere, aliter affici Deum cum
vacat, aliter cum operatur; quia nec affici dicendus est, tamquam in eius natura fiat
aliquid, quod ante non fuerit.
Patitur quippe qui afficitur, et mutabile est omne quod
aliquid patitur. Non

itaque in eius vacatione cogitetur ignavia desidia inertia, sicut


nec in eius opere labor conatus industria. Novit quiescens agere et agens quiescere.
Potest ad opus novum non novum, sed sempiternum adhibere consilium; nec paenitendo, quia prius cessaverat, coepit facere quod non facerat. Sed et si prius cessavit
et posterius operatus est (quod nescio quemadmodum ab homine possit intellegi):
10

Confessiones 13, 16; in Opere di SantAgostino, vol. 1, 468-469.

11

De Civitate Dei 11, 10ss.; in Opere di SantAgostino, vol. 5/2, 84-87ss.

12

De Trinitate 4, Proem.; in Opere di SantAgostino, vol. 4, 174-177; cfr. 5, 1-2; in Opere di SantAgostino,
vol. 4, 234-237.

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De Civitate Dei 12, 17; in Opere di SantAgostino, vol. 5/2, 190-193. Si vedano anche: Contra Faustum 33,
9; in Opere di SantAgostino, vol. 14; De natura Boni 1, 1.24; in Opere di SantAgostino, vol. 13/1, 348351.370-371.

14

De Trin. 4, 18, 24; in Opere di SantAgostino, vol. 4, 216-217. In un certo senso, essa depositata nelluomo come qualcosa da desiderare e cercare, che supera la natura mutevole e si presenta alla ragione.
Il santo raccomandava, infatti: noli foras ire, in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas. Et si
tuam naturam mutabilem inveneris, trascende et teipsum. Illuc ergo tende, unde ipsum lumen rationis
accenditur (De vera rel. 39, 72; in Opere di SantAgostino, vol. 6/1, 108-109). Nellintenzione agostiniana
non sta tanto unascesi platonica verso la verit ideale, ma piuttosto il postulato di una continua conversione della ragione verso la luce che la trascende, quella della grazia e dellamore divino.

15

Beatitudinem tamen eius qua fit beata ipsa anima, non fieri nisi participatione illius vitae semper vitae,
incommutabilis, aeternaeque substantiae, quae Deus est; ut quomodo anima quae inferior Deo est, id
quod ipsa inferius est, hoc est corpus, facit vivere; sic eamdem animam non faciat beate vivere, nisi quod
ipsa anima est superius (In Iohannis Evangelium tractatus 23, 5; in Opere di SantAgostino, vol. 24/1,
538-539).

16

De Trinitate 7, 3, 5; in Opere di SantAgostino, vol. 4, 301-305.

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hoc procul dubio, quod dicitur prius et posterius, in rebus prius non existentibus et
posterius existentibus fuit; in illo autem non alteram praecedentem altera subsequens mutavit aut abstulit voluntatem, sed una eademque sempiterna et immutabili
voluntate res, quas condidit, et ut prius non essent egit, quamdiu non fuerunt, et ut
posterius essent, quando esse coeperunt, hinc eis, qui talia videre possunt, mirabiliter fortassis ostendens, quam non eis indiguerit, sed eas gratuita bonitate condiderit,
cum sine illis ex aeternitate initio carente in non minore beatitate permansit13.
Se luomo abbandona la rivelazione dellimmutabilit divina, non potr trovare
la giusta rappresentazione del dio se non a partire dalla propria mutabilit. Ciononostante una ricerca naturale gi presuppone lattributo stesso, proprio perch la
verit che cerca, e che nella fede trova la pienezza, di per s immortalis, incorrupta, incommutabilis permanet14. La mente umana ci porta ad intuire leternit e
limmutabilit del Creatore, ma non la fa raggiungere15. Piuttosto la personalit spirituale della creatura la predispone di poter sperimentare nella vita beata quelleternit immutabile che di Dio solo. Per Agostino, proprio a causa della rivelazione,
e precisamente per motivi cristologici, va affermata limmutabilit di Dio cristiano.
In ragione dellIncarnazione del Verbo bisogna mantenere limmutabilit di Dio, se
si vuole comprendere giustamente lunione di Dio con luomo: (Deus) semetipsum
exinanivit (cfr. Fil 2,7), non mutando divinitatem suam, sed nostram mutabilitatem
assumendo; et formam servi accipiens16.
Dallaltro lato, dal patrimonio di Pseudo-Dionigi Areopagita Tommaso accoglie
innanzitutto lespressione della trascendenza di Dio immutabile, cosciente apofa-

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ticamente della sproporzione tra linguaggio e mistero17, cos che ogni immagine e
nome usato per Dio deve essere in continuo verificato trascendentalmente, perch
la Causa di tutte le cose rimanga rigorosamente al di sopra di tutte le cose e colui che superiore alla sostanza e alla natura sorpassi assolutamente le cose che
esistono secondo qualsivoglia sostanza e natura18. Luguaglianza immutabile dellessere, mentre quasi separa infinitamente Dio dal creato, al contempo la causa
della concordia e della divina salvezza di tutte le cose19. In merito al discorso su Dio
cristiano, egli postula la regola base per il linguaggio teologico: bisogna riconoscere
di celebrare con un discorso degno di Dio i movimenti di Dio che immobile20. Ci
presuppone che ci sia il rischio di un discorso indegno, il modo di parlare inadeguato del tutto, lattribuzione delle realt e dei cambiamenti contrari alla beatitudine infinita di Dio. Il Dio delle Scritture, lImmobile avanza e si muove verso tutte
le cose21, ma la comprensione da parte del credente non vede in queste immagini
uno spostamento e un cambiamento o unalterazione, o una conversione o un movimento locale () rettilineo o circolare o composto da entrambi, cio o intellettuale,
o animale, o fisico22. Il conoscere adeguatamente Dio per Dionigi legato inscindibilmente alla contemplazione della vita spirituale, al suo movimento dellamore, che
la via unitiva con Dio, superante ogni pensiero e sostanzialit creata. Dio non pu
essere conosciuto, per Dionigi, se non superando la stessa nostra capacit naturale
intellettiva23, sulla via dellunione spirituale che porta verso il Mistero Assoluto24, il
quale per primo ci attira come la luce del sole e coinvolge in un movimento verso
lEssere immutabile.

17

Teologia mistica 1, 3; PG 3, 1001A (tr. it. Tutte le opere: Gerarchia celeste, Gerarchia ecclesiale, I nomi
divini, Teologia mistica, Lettere, Milano 1997).

18

Dionigi Areopagita, I nomi divini 11, 6; PG 3, 956B.

19

Cfr. I nomi divini 12, 3; PG 3, 972A. Una tale figliolanza divinizzante non cancella lassoluta trascendenza
divina, cfr. I nomi divini 2, 7-8; PG 3, 645B-645C.

20

I nomi divini 9, 8-9; PG 3, 916B-916D.

21

I nomi divini 11, 9; PG 3, 916C. Si veda citati dallo scoliasta: Ab 3,8; Ger 23,23; Ef 4,3; Sal 139 (138),8;
18 (17), 10; 47 (46),6.

22

Cfr. I nomi divini 4, 8-9; PG 3,704D-705B.

23

Ep. I al monaco Gaio; PG 3,1065A.

24

Cfr. I nomi divini 4,5; PG 3, 700D-701A; 4,11; PG 3, 708D; Gerarchia celeste 7,2; PG 3, 208C.

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2. Il Dio immutabile di san Tommaso dAquino


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In tutte le sue maggiori opere, san Tommaso dAquino affronta limmutabilit


di Dio25. Qualche volta si tratta di accenni passeggeri, altre, delle trattazioni pi
approfondite ed elaborate, negli scritti filosofici, esegetici e teologici. In questo contributo privilegiamo solo alcuni approcci biblici e teologico-speculativi, tralasciando la riflessione tomista dellattributo dal punto di vista filosofico26. In quellultimo
ambito Tommaso discute gli argomenti di Aristotele del primo motore immobile,
intravvedendo in esso lEssere trascendentale, e ritenendo pertanto un argomento
valido per la speculazione teologica, ovvero un argomento di convenienza rispetto
alla Rivelazione per s intelligibile alla ragione. Cos, mentre da una parte la riflessione filosofica effettivamente illuminata dalla fede, il discorso della fede non
pu a sua volta trascurare il ricorso agli argomenti della recta ratio. Limmutabilit
rilevata nellimmobilit del primo motore aristotelico in realt non contamina il discorso teologico con gli influssi estranei o impertinenti rispetto la Rivelazione, ma il
dato della ragione viene piuttosto giudicato e accettato, pur rimanendo nel proprio
ambito, partendo dal dato di fede, per poter offrire in conseguenza un linguaggio per
il discorso teologico. Largomentazione di provenienza aristotelica non serve pertanto ad esportare nella dottrina un dato estraneo per la Rivelazione, ma a discernere
i parametri di un discorso ragionevole per accogliere il divino rivelarsi e per poter
esprimerlo nei limiti dellumano pensiero.

3. Dio della Sacra Scrittura


A partire dalla rivelazione biblica si devono affermare sia limmutabilit sia leternit divine, come due attributi che esprimono la differenza tra Dio e il creato27. Com25

Dellimmutabilit in genere, cio in riferimento sia alla creatura sia a Dio, Tommaso DAquino parla soprattutto nelle opere: Scriptum super libros Sententiarum (il termine lo usa 60 volte, in cui nel primo libro
35 volte), De veritate (75), De Malo (25), De potentia (20), Compendium Theologiae (11), Summa contra
gentiles (34), Summa Theologiae (STh I 55; STh II 21; STh III 7), In librum beati Dionysii De Divinis Nominibus expositio (10), Super epistolam ad Hebraeos lectura (11), Expositio super Iob ad litteram (7), ecc.

26

Cfr. De substantiis separatis 2, 10-26; Commentarium in libros Aristotelis De Caelo et Mundo I, 21; In
metaphysicam Aristotelis commentaria XII, 5-12; In octo libros Physicorum Aristotelis expositio VII, 2;
VIII, 9-13.

27

Cfr. Super epistolam ad Hebraeos lectura I, 5.

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mentando Eb 1,10-1228, rileva che anche se i cieli periranno nel senso che passer
il loro stato presente, Dio rimane sempre lo stesso, non cambiando il proprio essere
eterno, nonostante la novit delle creature. Tale principio biblico suffragato da un
richiamo frequente di principali luoghi scritturistici della dottrina dellimmutabilit
divina, che sono: Sal 102 [101],13: Tu autem Domine, in aeternum permanebis;
Gc 1,17: In te nulla est transmutatio nec vicissitudinibus obumbratio; Ml 3,6: Ego
Deus, et non mutor; Lam 5,19: Tu autem, Domine, in aeternum permanebis, solium tuum in generatione et generationem fino a Eb 13,8 riguardo al Figlio di Dio:
Iesus Christus heri et hodie ipse et in saecula29.
In un breve analisi dellimmutabilit nel commento al libro di Giobbe (Gb 4,1718)30, Tommaso distingue e nello stesso tempo rileva la relazione esistente tra lattualit e limmutabilit dellessere di Dio e la perfezione che pu raggiungere la
creatura. Esiste un legame tra lordine divino, che non muta, e quello morale creaturale, che si esprime nella mutabilit della volont, che si apre alla possibilit del
male, in contrasto con la stabilit della contemplazione del bene. Dio incapace del
male, il che esclude dal suo mistero il presupposto di ogni male, che la mutabilit.
Nel proprio essere stabile gli angeli attraverso la contemplazione aderiscono immutabilmente a Dio, mentre gli uomini possono aderire al mistero immutabile di Dio se
nella grazia restano immuni dal male, cio dal peccato. Mentre si deve escludere la
mutabilit di Dio, la sua perfetta immutabilit non qualcosa del tutto estraneo e
irraggiungibile, da poter apparire agli occhi umani qualcosa di insensibile e indifferente. Esiste in realt una sorta di comunicazione della vita divina immutabile alla
creatura infinitamente inferiore, per capace di essere giungere verso la perfezionata e percepirla nella vita morale del cammino terreno.
Un altro approccio allimmutabilit che si offre commentando Rm 1,19: quia,
quod noscibile est Dei, manifestum est in illis (agli uomini); Deus enim illis manifestavit31. Il testo riguarda la conoscenza di Dio che luomo pu avere nella ragione
naturale, che Tommaso affronta riferendo la divisione di Dionigi Areopagita delle
tre vie sulle quali luomo pu conoscere Dio32. Sulla via di causalit si pu conoscere

28

Tu in principio, Domine, terram fundasti; et opera manuum tuarum sunt caeli. Ipsi peribunt, tu autem
permanes; et omnes ut vestimentum veterascent, et velut amictum involves eos, sicut vestimentum et
mutabuntur. Tu autem idem es, et anni tui non deficient.

29

Super ad Hebr. I, lect. 5.

30

Cfr. Expositio super Iob ad litteram, 4, 17-18.

31

Cfr. Super epistolam ad Romanos lectura I, 6.

32

Dionigi Areopagita, De div. nom. 7, 4; PG 3, 870.

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33

Super ad Rom. I, lect. 6.

34

Cfr. Super primam epistolam ad Timotheum lectura VI, 3.

35

Super I ad Tim. VI, lect. 3: illud ergo proprie et vere est incorruptibile, quod penitus est immutabile.
Quaelibet autem creatura in se considerata, habet aliquam mutationem, vel mutabilitatem: Deus autem
est omnino immutabilis. Sed si aliqua creatura est immutabilis, hoc convenit ei ex dono gratiae. Et ex hoc
ostendit, quod natura Dei transcendit omne quod est in natura creata.

36

Cfr. Super evangelium S. Ioannis lectura 1-6.

37

Cfr. In psalmos Davidis expositio 43, 2: Dei immutabilitatem ostendit, quia Deus fecit hoc patribus, et
iterum quia virtus eius non est diminuta, et ideo facere etiam maiora potest; unde dicit: Tu es ipse rex
meus et Deus meus, qui non diminutus.

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lesistenza di Dio riducendo le creature mutabili ad un necessario principio immutabile e perfetto, che Dio. Oltre questo argomento del movimento, per la via deminenza luomo pu arrivare alla stessa conoscenza di Dio, come della causa ultima e
comune di tutte le creature: Egli sta sopra tutte le cose. Infine, nella via di negazione,
vediamo Dio in quanto la causa superiore a tutto. Se egli sorpassa tutto, niente di
quello che spetta alla creatura pu essere predicato di Lui. In questo senso dicimus
Deum immobilem et infinitum et si quid aliud huiusmodi dicitur33. Sulla via di negazione viene alla luce quella che la differenza essenziale tra Dio e la creatura, che
alla conoscenza umana limitata e imperfetta non permette di conoscere come Dio
nella sua natura. Siamo pi capaci di affermare come sicuramente non ; Egli non
mutabile, non finito.
Dio incomprensibile nella sua natura perch trascende ogni creatura, comprensibile nella sua attualit. Dio superiore ad ogni attualit creaturale e perci ad ogni
comprensione. Quanto nella lettera di Paolo, Tommaso incontra il Cristo nella sua
seconda venuta, qui solus habet immortalitatem, et lucem habitat inaccessibilem
(1 Tm 6,16a)34, egli rilegge la sua trascendenza dellimmortalit, attraverso assoluta
i chiave dellimmutabilit: essere immortale significa in definitiva non essere soggetto ad alcun cambiamento della corruzione. Solo Dio completamente incorruttibile,
perch immutabile, su ci si poggia anche il suo pieno trinitario possesso dellimmortalit35.
Diverse volte nellAntico Testamento il teologo riesce a leggere affermazioni che
devono far pensare allimmutabilit di un Dio rappresentato nella sua eterna stabilit, come colui che seduto (Is 6,1, cfr. Sal 44,6)36. Mentre nel Salmo 43 Tommaso
trova unaffermazione implicita dellimmutabilit divina37, quanto coglie dalla fiducia
e laffidamento del salmista al divino, la rivelazione di un Dio che sempre uguale e
proprio a partire da una tale immutabilit dellessere, potente e operante per il suo
popolo. Limmutabilit divina la garanzia suprema della benevolenza divina libera

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da difetti e sforzi. La cura che Dio ha della sua creatura, in Lui non cambia e rimane
sempre ugualmente eccellente. Il tratto immutabile dellessere divino spiccatamente spirituale. Conoscere ed aprirsi ad un tale Dio-Spirito immutabile esige un rapporto personale, di fiducia e di abbandono nella preghiera e nella contemplazione.
Mentre le opere esegetiche offrono solo alcuni tratti riguardanti lattributo dellimmutabilit, in quanto gli argomenti scritturistici basilari, San Tommaso li affronta nellarco della sua opera teologica, si pu dire che nel commentare la Scrittura
egli dimostra una grande sensibilit sullargomento della divina perfezione. Essa
principio di distinzione tra Dio e uomo, ma anche il tratto fondamentale della sua
bont e dellamore per la creatura, che la pu conoscere, percepire e seguire nellabbandono fiducioso allAltissimo.
Tommaso scruta la Sacra Scrittura in modi diversificati. I passi che direttamente
parlano dellimmutabilit, come Num 23,19; Ml 3,6; Sal 102 (101),28; Gc 1,17, li cita
di solito nelle opere teologiche, come argomenti che non hanno bisogno di ulteriori
spiegazioni. In particolare, torna spesso al passo di Giacomo, come laffermazione
comune dellimmutabilit eterna e dellamorosa provvidenza divine. Egli si sofferma
per anche spesso sui richiami indiretti dellimmutabilit, che la Scrittura offre in
abbondanza, come gli esempi colti dai commentari mostrano (Sal 43 (44),6; Gv 1,1; 1
Tm 6,16). Un altro ambito del lavoro di Tommaso quello della spiegazione dei testi
metaforici e antropomorfici, che apparentemente contraddirebbero lessenza della
divina immutabilit, ammettendo una sorta di mutamento: quei passi Tommaso li
presenta e spiega nella sede delle obiezioni agli argomenti discussi. La sua attenzione alla verit della Sacra Scrittura prima si fonda sul senso letterale e poi su vari
sensi spirituali della Parola di Dio, con una grande sensibilit alla metaforicit, che
nel discorso su Dio deve essere ben delineata. la Parola di Dio che non cambia a
testimoniare limmutabilit dellessere stesso di Dio.

4. Una speculazione teologica attorno alla dottrina


del Dio immutabile
La prima trattazione teologica dellargomento labbiamo nella prima opera teologica di Tommaso: commento alle Sentenze di Pietro Lombardo (1252-1256)38 e in
specie al testo sullunit della divina essenza (I, 3, 1, 1), riletto con aiuto di Dionigi.

38

Cfr. Scriptum super libros Sententiarum I, 3, 1, 1; I, 8, 3, 1-2.

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Nei riguardi di Dio bisogna negare ogni essere imperfetto proprio delle creature, che
sono limitate e mutabili, le quali necessitano di un essere perfetto da cui provenire,
lessere incorporeo e immutabile che Dio39. La semplicit e limmutabilit per Lombardo stanno tra le proprietates della vera natura di Dio biblico e dei Padri (Ilario e
Agostino), dato questo che Tommaso rilegge tenendo presente anche la speculazione
aristotelica pi che sul motore immobile, quella sullatto puro.
Quando affronta poi limmutabilit nel commento allopera di Boezio sulla Trinit40, Tommaso precisa come si possa attribuire a Dio perfettamente immutabile, il
movimento. Una tale attribuzione non pu essere detta mai propriamente, ma solo
metaforicamente. Conformemente al linguaggio di Dionigi Areopagita, Dio, avendo
comunicato la sua somiglianza alle cose in un certo modo, si muove mediante le cose
create e procede verso tutte le cose41, oppure, per dirlo con il linguaggio metaforico
del libro della Sapienza: la sapienza il pi agile di tutti i moti (7,28), si estende da
un confine allaltro con forza (8,1).
Tommaso distingue due generi di scienza delle cose divine in s immutabili42:
quella che procede dalle creature al Creatore (filosofia prima, come la chiama, metafisica o teologia dei filosofi) e quella che muove dalle stesse realt divine ed conosciuta per fede (teologia della Sacra Scrittura o della fede). Le due vie sono a loro
volta affini con la sensibilit dionisiana di conoscere Dio prima negativamente (per
ci che non e in ci che diverso dalle creature) e poi positivamente (per ci che si
rivela di essere). Ci che da tener sempre presente che le due forme non sono incompatibili tra di loro, anche se la luce della teologia propria sempre superante, il
che riguarda anche lumano accesso allattributo divino dellimmutabilit, daltronde
insegnato del Concilio Lateranense IV del 121543.
Si pu dire che un primo passo speculativo allimmutabilit di Dio si pu collocare tra le prove dellesistenza di Dio considerato in quanto il primo motore immobile
(primum motorem immobilem). Affermando che Dio non soggetto al movimento,

39

Agostino dIppona, De Civitate Dei 8, 6; in Opere di SantAgostino, vol. 5/1, 320-321.

40

Cfr. Expositio super librum Boethii De Trinitate 5, 4.

41

Cfr. anche In librum beati Dionysii De Divinis Nominibus expositio IX, 2-4. Dio, operando per gli uomini,
riceve da Dionigi anche il nome del movimento (IX, 4b), che viene attribuito a Dio a causa del limite e
dellimperfezione del linguaggio umano. Egli presente in tutte le cose e una tale presenza umanamente
presuppone un movimento e i suoi beni arrivano alla creatura prima essendo in Dio ci che di nuovo alla
mente umana nella sua successione assomiglia al moto.

42

In De Trinitate 2, 2.

43

Cfr. Expositio super primam et secundam decretalem I.

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si dice la sua completa immutabilit. Tale procedimento privilegiato da Tommaso


espresso nella Summa contra gentiles (I, 13-14) e anche nel Compendium Theologiae
1, 3. Invece nella Summa Theologiae44, dove largomento trova la sintesi del pensiero
pi maturo di Tommaso, solo dopo la discussione dellesistenza di Dio (q. 2) e del nostro modo teologico di conoscerlo (q. 1), introduce la dimostrazione dellimmutabilit
divina tra gli attributi della sua natura. La collocazione significativa: lattributo
perfetto di Dio infatti da una parte legato alla nostra possibilit di conoscere lesistenza della divinit e di intenderla attraverso il linguaggio. Per Tommaso, come per
Agostino, senza una fondamentale qualit immutabile, la divinit si misconoscerebbe, si confonderebbe con la creatura e in fin dei conti non solo si trascurerebbe, ma
si negherebbe la possibilit stessa del Dio cristiano.
Dalla Summa Theologiae accenniamo solamente qui alle due questioni: la questione 9 della I Pars resta esemplare per limmutabile mistero di Dio, rappresentativa per una sintetica, ma completa presentazione dellattributo; e la questione 48
della III Pars, essendo un sintetico trattato sulla redenzione, tocca anche il cuore dal
rapporto della divinit immutabile con la Persona e lopera di Cristo.
La questione 9, nel sed contra, presenta laffermazione della Sacra Scrittura,
quella di Ml 3,6: Io sono il Signore e non cambio. La segue con i tre argomenti
confermanti limmutabilit di Dio. Per primo, Dio essendo il primo Essere (primum
ens), deve essere lAtto puro (ipsum esse). Egli il motore assolutamente immobile
e la causa efficiente di tutte le cose. Non pu essere sottomesso alla potenzialit che
in s contiene movimento mutamento. Ci che in movimento, attuale nella sua
potenza. Dio per la pura attualit, perch il primo essere e non in forza del suo
essere il primo motore. Per secondo, ogni cosa che muta, contiene in s una sorte di
composizione. Dio invece assolutamente semplice, non pu essere composto. In terzo argomento viene richiamato Dio nella sua infinit, che contiene lintera pienezza
della perfezione dellessere (omnem plenitudinem perfectionis totius esse). Invece
ogni movimento fa arrivare ci che si muove allo stato a cui prima non arrivava. Dio
allora non pu acquistare niente, e perci non gli conviene il movimento.
Tommaso dAquino nella sua discussione dellimmutabilit non riduce largomento ad una semplice presentazione. Non si sofferma alla deduzione dellattributo
in riferimento al Dio come primo motore, che potrebbe essere scambiato con un
procedimento solamente filosofico, ma lo supera, accennando solo che la stessa verit spingeva in campo filosofico una parte dei filosofi antichi, i quali affermavano la

44

Cfr. Summa Theologiae I, 9, 1-2; cfr. I, 2, 3; III, 48.

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45

Summa Theologiae III, q. 48, 2.

46

Summa Theologiae I-II, q. 22, 3; Summa Contra Gentiles I, 89.

47

Summa Theologiae III, q. 48, 3.

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necessit dellimmutabilit del primo principio. Tommaso, in un orizzonte teologico,


vede limmutabilit tra semplicit e infinit divina, come la qualifica di una massima
perfezione.
Soltanto Dio, poi, del tutto immutabile (a. 2), perch ogni creatura in qualche
modo mutabile sia per la potenza sua propria, inerente e passiva, sia per un potere
esistente in un altro essere (potenza attiva). A Dio non si addice un mutamento dellessere sostanziale, perch non un corpo corruttibile, non lo riguarda neanche il
mutamento quanto al luogo, come ai corpi celesti o quanto allordinamento al fine ed
allapplicazione della potenza operativa, come negli angeli. Davanti al Dio Creatore
tutte le cose sono mutevoli, perch dipendenti da Lui nel loro esistere o non esistere.
Nella questione 48, San Tommaso, tratta poi apparente inconciliabilit dellimmutabilit divina con la soddisfazione vicaria di Cristo45. Usando dei termini antropomorfici, Tommaso spiega che soddisfare consiste nelloffrire qualcosa che amato
ugualmente o di pi da come viene odiata loffesa. Si potrebbe concludere che la
soddisfazione della passione di Cristo opera il cambiamento in Dio nel passaggio
dallo stato di odio a quello dellamore. La risposta tomista sta nelle sue discussioni
sulle passioni se possono o meno essere attribuite a Dio46. Infatti, Dio le governa
completamente. La sua divina volont non cambiabile, come succede con la volont
umana sotto linflusso delle passioni. Cos, Dio non odia augurando del male allaltro,
ma sempre volendo una cosa, odia, ovvero esclude il suo contrario. Desiderando il
bene maggiore, si pu dire che odia quello minore. Nella soddisfazione vicaria di
Cristo il suo amore obbediente supera infinitamente il male dellumana disobbedienza e a differenza di uno scambio soddisfacente umano, lopera di Cristo non influenza
la natura di Dio e non la muove verso un cambiamento interno.
La stessa dinamica presenta la passione e la morte di Cristo come sacrificio47.
Questo non influenza Dio, come pu influenzare e mutare un uomo davanti allomaggio. Il risultato del sacrificio viene prodotto nelluomo. A chi ha offeso perdonata,
cancellata loffesa. Nel sacrificio di Cristo, il perdono tocca loffesa di tutto il genere
umano, in quanto Lui capo dellumanit. Neanche la dottrina del merito operi un
mutamento dentro la divinit. Tra gli uomini la ricompensa opera sempre un cambiamento, da non conoscere e non volere a conoscere e volere. Il conoscere e volere

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di Dio supera questa successione temporale, eterno. In ogni atto Dio sa e vuole
tutto quello che succede in futuro (umanamente parlando) in lui e nella sua relazione
verso la causa ed effetto.
La redenzione di Cristo garantita nella sua efficacia proprio dallimmutabilit
dellamore di Dio e nei suoi effetti opera il mutamento sostanziale e definitivo per
lumanit. Il mutamento verso limmutabilit dellEterno.
Daltra parte, se Dio non vuole essere estraneo allopera del Figlio, dovrebbe
prendere parte attiva ad essa. Se Cristo Dio, la divinit sembra dover partecipare
attivamente nellintero passaggio della croce. Sembrerebbe che questo passaggio
della passione e morte dovesse produrre un essenziale mutamento in Dio.
vero che Dio ha assunto il linguaggio umano per esprimere alluomo incredulo e al peccatore la sua divina compassione damore. Egli in Cristo ha assunto
la vulnerabilit del corpo umano e si fatto simile a noi eccetto il peccato e ogni
ombra del male. Cristo, Dio immutabile e uomo vulnerabile, ha sofferto realmente
per lumanit. Questo il momento centrale della compassione divina e nellunit
della Persona di Cristo sta la risposta al mistero. In virt dellunione personale si
pu predicare limpassibilit di Ges che uno di noi e la passione del Logos che
Dio, il che non significher che ha sofferto la natura divina ed era diventata impassibile la natura assunta delluomo. Cristo ha sofferto come noi e nel linguaggio della
sofferenza umana ha rivelato e ha reso comprensibile lamore incomprensibile di
Dio. Labbassamento di Dio sta nellassunzione del linguaggio comprensibile per
luomo, che deve essere salvato. Cristo nella passione non rivela il presunto dolore di
Dio, ma la sua infinita forza dellamore che trasforma il dolore nella gioia. Solo Dio
in possesso della gioia piena, non macchiata n turbata dalla tristezza e amarezza
dellafflizione.
La ragione della passibilit di Cristo la sua assunzione e la successiva comunione con lumanit in vista della necessit umana della redenzione. Ges nella vita
terrena ha fatto sua la debolezza (infirmitas) del genere umano e nello stesso tempo
ha rivelato la potenza divina. Questo il mistero della sua mediazione della salvezza.
Assumendo i limiti della creatura, il suo corpo vulnerabile e il suo spirito, Cristo ha
potuto veramente soffrire e morire. Tommaso parla non solo del dolore sensibile,
corporale, ma sottolinea quello spirituale. Lui non solo aveva fame e sete, era affaticato e ha sperimentato la violenza della frusta e della crocifissione, ma piangeva ed
era triste, soffriva misteriosamente nella sua anima.
Dio che di per s non patisce, compatisce con noi in Cristo, proprio perch non
soffre nel senso vero e proprio. In Cristo ci ama profondamente e assume la nostra
situazione, ma questo non potrebbe comportare una sua passione o sofferenza. Dio

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partecipa perfettamente alla sorte umana, e perci per patire umanamente, assume
la natura passibile. In questo senso la natura passibile di Cristo rivela la compassione
e la vicinanza infinita di Dio per luomo.

5. Lessenziale della dottrina tomista dellimmutabilit pertinente


per la teologia doggi
Oggi luomo trova difficolt nellaccettare limmutabilit in Dio. Come Dio, Padre
amoroso, possa rimanere immutabile davanti alle azioni e ai sentimenti dei suoi figli? Come pu conoscerli senza essere in qualche modo influenzato da essi? Oppure,
come si possa ritenere luomo veramente libero e non determinato, se Dio nella sua
immutabilit prevede gi tutto il futuro?
Secondo Tommaso il vero amore e Dio Amore non solo non contraddice
limmutabilit, ma ogni amore, se vero, porta in s il seme dellimmutabilit48
fondato sul primo appetito. Daltro canto lamore umano mosso dagli affetti, che
caratterizzano lunione tra chi ama e lamato. Lamore di Dio non uguale a quello
nostro, ma lessenza della Trinit nella sua realt immanente. La processione del
Figlio dal Padre e dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio lespressione massima
del beato movimento dellamore. Quellamore divinamente personale e nella sua
intimit costituisce il nome proprio della terza Persona della Trinit49. La pericoresi
dellamore la suprema beatitudine dellEssere di Dio. In questo Atto puro dellEssere dellAmore sta la perfezione divina libera da ogni passione e ogni incompletezza,
libera da ogni umanamente possibile affezione dellamore.
Dio ama gratuitamente e liberamente ci che rivela nella creazione e nella redenzione, nella sua provvidenziale attivit nelluniverso. Il suo inchinarsi verso la creatura amata deve essere libero anche dalla concupiscenza, che segna decisamente la
condotta umana; essa in qualche modo sempre rivolta al proprio bene, allutilit e
piacere, a vantaggi e benefici, cio al possesso. Nella sua natura, luomo porta non
solo questa nota negativa della concupiscenza, ma anche nel senso positivo esprime
la tensione verso lo sviluppo per il bene, la capacit di un processo. Dio invece nella
sua attualit non ha bisogno di alcun processo, perch non deve conquistare o ac-

48

Summa Theologiae I-II, q. 26, 2.

49

Summa Theologiae I, q. 37.

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quisire niente: quello che vuole, lo fa. In Dio non ci pu essere un divenire umano,
proprio perch lui non possiede la nota concupiscibile dellamore. La sua natura il
possesso eterno e continuo della vita senza difetto, che se ci fosse, dovrebbe essere
desideroso di essere colmato. La piena beatitudine non ha bisogno di nuove soddisfazioni e non pu rinunciare a se stessa. Dunque se lamore divino non ha da fare n
con le passioni n con gli affetti50, non pu sottomettersi ai cambiamenti e sviluppi.
Che valore ha questa purezza divina per la sua attivit economica nella creazione? la stessa ragione senza di cui il cristiano resterebbe infelice come chi non
vede lAssoluto. Solo il Dio cristiano capace del pieno e puro amore dellamicizia,
gratuito, proprio perch fondato nella divina immutabilit e impassibilit. Anche la
creatura ragionevole possiede la capacit dellamore dellamicizia per nella forma
lontanamente pi imperfetta da quella divina. Lamore dellamicizia non da confondere con la semplice amicizia umana, ma un amore rivolto e tutto teso verso la
persona.
La differenza tra lamore divino e quello umano sta nella diversit dellamore
attuale e dellamore che guidato dalla buona volont. Nel voler bene allaltro, luomo non mai perfetto. Dio invece volendo indirizzato verso il suo Bene, che non
un rivolgersi egoistico, ma assicura il vero bene delle creature amate. Se Dio si
rivolgesse per primo alla creatura inclinandosi ad essa, assumendo in s il suo dolore, morte, mutamento, lamore assoluto diventerebbe relativo, dipendente da quei
fattori concupiscibili caratteristici delluomo. Il suo amare invece potente nel senso
infinito e per niente debole. Con questa sua forza infinita, Dio non indifferente, ma
vuole per la creatura lo stesso bene che vuole per se stesso, cio la beatitudine eterna ed effettivamente pu garantirla per luniverso. Questa la vera meraviglia della rivelazione che Dio estende il suo amore esclusivamente divino, appartenente al
mistero della vita trinitaria, al genere umano e angelico, donandolo gratuitamente.
Nella carit cristiana Dio stabilisce il rapporto dellamicizia con luomo e per mezzo
della grazia offre il suo Spirito di gioia e di pace, fino a far partecipare luomo nel
non-partecipabile, nella sua stessa felicit. Questa la chiave tomista per accogliere
Dio, in cui come insegna Giacomo: non c variazione n ombra di cambiamento
(1,17b), Dio che non un uomo da potersi smentire (Nm 23,19a). la chiave nel
comprendere sempre pi difficilmente comprensibile mistero dellimmutabilit sta
nel re-imparare il mistero del divino amare, che ha bisogno della redenzione, come
la necessita il nostro umano amare, da salvare.

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Summa Theologiae I, q. 82, 5, ad.1.

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Mentre nella sua opera teologica San Tommaso presuppone e illustra il mistero dellimmutabilit divina, il suo punto di partenza rimane anche essenzialmente
teologico-dottrinale, ovvero non il dogma pagano dellimmutabilit divina, ma il
rivelatorio svelarsi del mistero di Dio cristiano, da accogliere per fede, ma anche in
parte da ritrovare sulle vie razionali. Il Dio delle Scritture quellultima Parola ricercata dalla metafisica, che da sola arriva ad Esse subsistens, al puro Actus essendi.
In questo senso le fonti della teologia tomista dellimmutabilit divina sono in ultima
istanza bibliche e patristiche, costituendo uno dei principi dellintero discorso della
dottrina sacra. Lamore perfetto fino ad essere immutabile per Tommaso la fonte e
la garanzia di tutta la storia della salvezza, raggiunta nel suo culmine nella passione,
morte e risurrezione di Ges Cristo.

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