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Lingresso di Gest a Gerusalemme rene ae Faltas, Granados, Poffet, Scalabrini, Sicari ao Internazionale di Teologia e Cultura ° communio Jaca Book Indice Editoriale, di Aldino Cazzago 3 Entrata di Cristo a Gerusalemme, Duccio di Boninsegna (riproduzione) 8 Bambini in festa, di Maria Antonietta Crippa 9 Il nuovo Hosanna nel nuovo tempio, di José Granados 10 Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti!, di Patrizio Rota Scalabrini 34 Tutti fanno in te le loro dimora, di Jean-Michel Poffet 46 La festa dei bambini, di Gaetano Passarelli 55 Iconografia dell’Ingresso di Gesti in Gerusalemme nell’arte occidentale, di Maria Antonietta Crippa 67 Il ricordo di Gerusalemme nella poesia di Giovanni della Croce, di Antonio M. Sicari 7 Essere cristiani oggi a Gerusalemme, di Ibrahim Faltas 78 Solienicyn: uno scomodo testimone e profeta, di Aldino Cazzago 84 Ruvista fondata da Hans Urs von Balthasar, Henri de Lubac, Joseph Ratzinger Redazione italiana Rivista Internazionale di Teologia ¢ Cultura. Communto Via Frua, 11 - 20146 Milano, Italia - tl. 02.4856 15 25/fax 02.49 84 592/48 19 33 61 ‘www jacabook it - www.communio.it e-mail: communio@jacabook it; serviziolettori@jacabook it Comitato di redazione: nos Biff, Aldino Cazzago (Direttore), Maria Antonietta Crippa, Gianfranco Dal ‘masso, Pierluigi Fiorini, Libero Gerosa, Andrea Gianni (Responsabile della redazione), Elio Guerriero, Sil vvano Petrosino, Giuseppe Reguzzoni, Walther Ruspi, Antonio Sicari, Natale Spineto, Dorino Tuniz, Anni- bale Zambarbieri Comitato dei contulenti: Ellero Babini, Nicola Bux, Francesco D'Agostino, Adriano Dell'Asta, Livi Melina, Luigi Negri, Jacques Servais, Roberto Vignolo. Redazioni nel mondo Argentina: Revista Catélica Internacional Communio Av. Alvear 1773 ~ (1014) Buenos Aires — aespezel@infovia.comar Brasiliana: Communio, Revista internacional de teologia e cultura Rua Benjamin Constant, 23, 3° andar, CEP 20241-1501 Rio de Janeio. 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XVI, museo di Pskov (Nord-Ovest della Russia) Composizione, impaginazione e stampa: Marzo 2009, New Press, Como 2 Editoriale di Aldino Cazzago Scegliendo di dirigersi «decisamente verso Gerusalemme» (Le 9,51), Gesii si approssima definitivamente alla lunga e dolorosa fase finale della sua esistenza terrena: quella della passione, morte € risurrezione, quella dell’amore «folle» del Padre che «ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv 3,16; cfr. anche 1Gv 4,9; Rm 8,32). A Gerusalemme Gesii si era recato per momenti importanti nella vita di ogni buon ebreo, ora per quest’ultima sua salita verso la citta «salda e compatta» (Sal 122, 3) é diversa da tutte le altre. Diversa perché a Geru- salemme ora egli si reca con il titolo di «profeta» che la gente gli ha attri- buito: «Un grande profeta é sorto fra noi» (Le 7,16), «Questi é davvero il profeta!» (Gv 7,40). Anche ora, quando sul dorso di un puledro vi entra per l'ultima volta e la gente lo acclama di nuovo come il «profeta da Na- zaret di Galilea» (Mt 21,11). Certo anche se, come sostengono alcuni ese- geti, egli non aveva mai rivendicato per sé questo titolo, tuttavia, agendo con autorita e denunciando l'ipocrisia dei sommi sacerdoti, degli scribi e dei farisei (cfr. Mt 15,7; Mc 11,15-17; Le 11,52), si era di fatto comportato come uno dei profeti della storia d’Israele. Anche per questo la gente lo considera appunto come tale. Egli conosceva certamente la fine toccata in sorte a quegli stessi profeti: a Elia (1Re 19,14), a Geremia (Ger 26,20-23) e Zaccaria (2Cr 24, 20-22). Di conseguenza a quel destino di morte che la citta della «casa di Davide» (Sal 12,6) glista riservando («Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti elapidi coloro che sono mandati a te», Le 13,34) é Gest che sceglie di andare incontro: «Perd é necessario che oggi, domani e il giorno seguente io vada per 3 Communio 219 Ja mia strada, perché non é possibile che un profeta muoia fuori di Gerusa- Jemme> (Le 13,33)!, Ormai vicino alla cittd e consapevole di una ostilita che di li a poco si sarebbe rivelata in tutta la sua mortale inimicizia (Le 19, 47), Gest nel pianto (cfr. Le 19,41) mostra tutto il suo amore e il suo dolore per la citta di Davide: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai é stata nascosta ai tuoi occhi» (Le 19,42). Oltre che come profeta, in Gerusalemme Gest entra come re. Certo un re ben diverso da quello molte volte immaginato dalle folle e dai suoi disce- poli: perché «mite e umile di cuore» come dice di se stesso (Mt 11,29); per- ché in lui trovano compimento le parole del profeta Zaccaria: «Ecco, il tuo re viene a te mite, seduto su un’asina» (Mt 21,5); e infine perché é salutato dalla folla come «figlio di Davide ... che viene nel nome del Signore» (Mt 21,9). A differenza degli altri potenti di questo mondo (cfr Mt 20,25), egli «non é venuto per essere servito, ma per servire ¢ dare la sua vita in riscatto per molti (Mt 20,28) e per questo non aspetta passivamente che qualcuno gli tolga violentemente la vita, ma la offre da se stesso (cfr. Gv 10,18). ‘Al momento dell’Annunciazione langelo rivelé a Maria che il figlio che avrebbe preso la sua carne sarebbe stato «grande» e avrebbe avuto in eredita «il trono di Davide suo padre» (Le 1,32). Con lentrata in Gerusalemme le parole dell’angelo svelano tutta la verita fino a quel momento celata: il «tro- no» sul quale il re mite sta per assidersi non @ un trono awvolto dalla gloria di questo mondo, mala croce perché «se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12, 24). Liinsolito «trono» della croce che, qualche decennio dopo gli eventi del Cal- vario, Ignazio di Antiochia definira come «argano»’, si rivelera presto come il centro del cosmo ¢ della creazione perché come aveva promesso lo stesso Ge- sii «io, quando sar6 elevato da terra, attirerd tutti a me» (Gv 12,32). Quel «trono» non é certo un «privilegio» riservato solo al maestro ¢ al re mite; epli I’ha promesso in eredita anche a tutti coloro che decideranno di seguirlo: «Ricordatevi della parola che vi ho detto: un servo non é pit grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me perseguiteranno anche vob> (Gv 15,20), Il sapersi sulla stessa strada del «santo servo Gesti» (At 4,27) & un potente aiuto a non sognare un altro destino per il Nazareno o altri re, maestri e profeti. Ha scritto Hans Urs von Balthasar: «Se noi dun- que in questa situazione ci uniamo alla folla esultante ¢ gridiamo anche noi il nostro Osanna al Messia, ricordiamoci perd seriamente che noi come cri- \ILricordo delle sofferenze riservate da Gerusalemme ai profeti sara presente anche nelle parole di Stefano poco prima di essere lapidato: «Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato?» (At 7,52). 2 Ignazio di Antiochia, Aglt Efesini, IX,1 4 stiani conosciamo solo un unico re ¢ messia: quello rigettato ¢ crocifisso da tutti, anche da noi, quell’unico che conosce e apre la via verso il Regno di Dio, colui che anche noi possiamo e dobbiamo seguire, una volta che que- sta via é stata tracciata» > Appena entrato in Gerusalemme tra le acclamazioni della gente, Gest si dirige verso il tempio e qui, rovesciando i tavoli dei cambiavalute, ricor- da a tutti la verita di quel luogo santo (Mt 21,12-13). Attorno a Lui si ra- dunano i ciechi e gli storpi in cerca di guarigione, gli scribi attoniti per i prodigi che egli va compiendo e i fanciulli che ripetono le parole («Osanna al figlio di Davide» Mt 21,15) con le quali la gente lo aveva accolto all’in- gresso della citta. Tra la folla che si domanda chi sia colui che avanza sul dorso di un puledro («Chi é costui?, Mt 21,10) ¢ lo sdegno dei sommi sa- cerdoti, Paria @ riempita dalle voci festanti e dalla gioia dei fanciulli, i soli che dicono la verita («Osanna al figlio di Davide») su quel re e profeta. Essi finiscono per essere, un po’ contro ogni logica, «dei fanciulli che in- segnano ai padri4, come si legge in un inno di Romano il Melode. Un giorno Gesii l’'aveva detto: «Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrera in esso» (Mc 10,15). A Gerusalemme é proprio que- sto che accade: il regno di Dio é accolto dai bambini. In un mondo diven- tato «adulto», i cristiani hanno, tra i tanti compiti, anche quello di lasciarsi stupire e commuovere da questa verita. «Benedetto colui che viene nel nome del Signore!» (Mt 21,9). Le pa- role, che un giorno sono risuonate sulla bocca della folla festante che ac- compagnava il Figlio di Dio, sono ripetute ad ogni celebrazione eucaristica nel Sanctus. La loro quotidiana ripetizione poco prima delle espressioni con le quali la Chiesa fa memoria dell’offerta de! corpo e del sangue di Cri- sto sono un potente richiamo a non dimenticare che al cuore di ogni eu- caristia sta il mistero pasquale. Il tema del quaderno @ introdotto dall’articolo di Jos? Granados nel quale si mostra come nell’ingresso di Gesit giungano a compimento alcune figure ¢ profezie della storia sacra: quella della signoria, quella del regno di Dio, ¢ quella del tempio. II drammatico rapporto tra Gerusalemme ¢ i pro- feti lungo la storia d’Isracle @ oggetto del contributo di Patrizio Rota Sca- labrini, Il domenicano Jean-Michel Poffet, forte della sua lunga permanen- za nella Citta Santa, rilegge la storia di Gerusalemme secondo le sue principali stagioni storiche: quella giudaica, quella cristiana ¢ quella mu- > HU. von Balthasar, Tw coroni I'anno con la tua grazia, Jaca Book, Milano 1992, p.53. + Romano il Melode, Inni, Paoline, Roma 1981, p.302. Si tratta dell'inno per la Domenica delle Palme. 5 Communio 219 sulmana, La liturgia ¢ liconografia bizantina dell'Ingresso di Gest a Ge- rusalemme, con la particolare sottolineatura del ruolo dei bambini @ invece al centro dell'articolo di Gaetano Passarelli. Maria Antonietta Crippa in- vece, illustra brevemente la nostra scena, prendendo spunto dai dipinti di Giotto e di Duccio di Boninsegna. In San Giovanni della Croce il bibli- co ricordo di Gerusalemme si trasforma in una mistica nostalgia per il ri- cordo ¢ l'incontro definitvo con Cristo; questo particolare aspetto della vi- ta del mistico e poeta spagnolo carmelitano @ oggetto del breve contributo di Antonio Sicari. Padre Ibrahim Faltas da una testimonianza delle condi- zioni di vita dei cristiani a Gerusalemme e dell’opera per costruire la pace in quella terra. A ricordo di Solzenicyn da poco scomparso, Aldino Caz- zago ne ripercorre la vicenda politico-letteraria. HUMANITAS NUOVA SERIE ANNO LXIII - N. 6 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2008 LA CHIESA E LA GUERRA I CATTOLICI ITALIANI NEL PRIMO CONFLITTO MONDIALE cura di Daniele Menozzi M. Mavrensa, I] sacrificio in guerra nelle lettere pastorali de!- Tepiscopato M. Paso, La preghiera e la guerra C. Snacenu, Religione e religiosita nelle lettere e ne diari det soldati della Grande Guerra S. Lesti, «Per Ja vittoria, la pace, la rinascita cristiana». Padre Gemelli e la consacrazione dei soldati al Sacro Cuore (1916- 1917) G. Cxvnarmt, Le prime prove di un mito fascista. Padre Regi- aldo Giuliani nella Grande Guerra NOTE & RASSEGNE A. Faxrivet, Dalla verita dellessere neoparmenidea di Ema- nuele Severino all'ascolto di Ego sum qui sum di Carlo Arata ‘CRONACHE. F Guu, Che cos e quando si pud parlare di pneumatologia politica. Percorsi di ricostruzione e localizzazione storiograt\- ‘ea di un concetto teologico-politico in un seminario a Trento Pp. 176, € 13.00 Communio 219 sy 4 i i cegna, Entrata di Cristo in Duccio di Bonins Bambini in festa La festa, la gioia dei bambini é sempre strettamente connessa a quella de- gli adulti; @ un intreccio che ha il tono ¢ la qualita dell’intimita, di una corri- spondenza profonda, quasi non descrivibile né analiticamente dettagliabile attraverso ragioni o fatti, che tuttavia non mancano. E festa e gioia per una sicurezza, per un consenso e una reciprocita gratuita, é apertura alla realta cir- costante, L’adulto é stimolato a rispondere, stupefatto e protettivo, a tanta fresca spontaneita di cui scopre la nostalgia, E facile comprendere che rubare non dare gioia ad un bambino & sottrargli vita, & chiudere il suo futuro, & spezzare la vitalit del suo rapporto con le cose e con gli uomini. Eppure ac- cade, in tanti modi antichi come il mondo 0 nuovi; uno dei pitt recenti e tra- gicamente violenti, che si registra in varie nazioni del mondo, é quello della costrizione dei bambini a essere soldati, a usare le armi per uccidere. Nella festa per I’Ingresso di Gesi in Gerusalemme, nella gioia dei bim- bi che gli vanno incontro con le palme, viene alla luce il valore di testimo- nianza di lode della loro gioia. Essi non gioiscono da soli: stanno sulle spal- le dei genitori, li precedono tenendosi ad essi aggrappati, li spingono, li aiutano a stendere i mantelli pet terra, ne imitano i gesti, salgono agilmente sugli alberi per fornire a tutti rami di palme. Partecipando alla festa dei grandi, i piccoli ne radicalizzano le intenzioni, facendo esplodere in certez- za la percezione del disegno di bonta di Dio, in azione nel mondo. In una delle versioni evangeliche dell'episodio, quella di Matteo 21, 1-15, si dice che, all’entrata di Gest in Gerusalemme, «i fanciulli cantano nel tempio». La loro gioia trova forma di canto rivolto direttamente a Dio Padre, si tra- sforma in stile espressivo, in bellezza. Per questo, perché questo continui ad accadere, si potrebbe dire, é necessario che continuino a nascere bam- bini nel mondo: perché nell'uomo la lode a Dio sgorghi da Lui, sorgente della vita, e passi dalla spontaneita alla modulazione del canto, salvaguar- dia della gioia dalle inevitabili sofferenze umane. Non sorprende che lo ab- bia intuito Sartre nel 1940, quando, nel dramma Bariona o il figlio del tuo- no, fece dire a Baldassare: «...ogni volta che un bambino sta per nascere, Cristo nascera in lui e per lui ... Viene a dire ai ciechi, ai disoccupati, ai mutilati e ai prigionieri di guerra: non dovete astenervi dal far nascere bambini. Perché persino per i ciechi e per i disoccupati e per i prigionieri di guerra e per i mutilati, c'@ gioia». (Maria A. Crippa) 9 Communio 219 Il nuovo hosanna nel nuovo tempio L’entrata di Gest in Gersualemme di José Granados «ll Signore consegnd al mondo dieci misure di bellezza e nove di esse le ricevette Gerusalemme. I] Creatore consegné al mondo dieci misure di sa- pienza e Gerusalemme ne ricevette nove», Cosi un antico rzidrash esalta il pri- mato della Citta Santa. Ma subito dopo aggiunge: «Il Creatore consegné al mondo dieci misure di sofferenza e di esse Gerusalemme ne ricevette nover '. La stotia sembra aver confermato questo privilegio della capitale della Giudea, sia per quanto riguarda la gloria che il dolore. La citta é diventata un simbolo di aspirazioni impossibili, icona di una pace che viene conti- nuamente spezzata da conflitti politici ¢ religiosi. E in verita era gia cosi al tempo in cui Gesit vi entrd montato su un asino ¢ acclamato dalla folla. Sara utile analizzare questo momento per accostarci al mistero di Cristo, ma anche per scandagliare la portata del suo operato nel centro politico ¢ religioso della societa ebrea del suo tempo. mo nel momento della vita di Cristo in cui culmina il ministero pub- blico che & consistito nella graduale ascesa verso Gerusalemme. Cosi lo de- setivono i Sinottici, specialmente Luca (Le 9,51: «Si diresse decisamente verso Gerusalemme»). Cosi, quando Gesti viene acclamato come re, si concretizza nella sua persona ¢ nel suo operato il messaggio del Regno dei Cieli. Con questo episodio dovranno confrontarsi tutti i tentativi di de- cifrare questo concetto chiave, cuore della predicazione di Gesi. 1G, Ravasi, «La Madre Sion», in La Madre del Signo) Quademi di lettara biblica, 36, EDB, Bologna 1986. .d, Clara Burini ¢ AA VV, 10 Certamente la scena presenta una novita rispetto al resto della vita publica di Cristo. II Maestro che aveva ripetutamente rifiutato di essere acclamato e chiedeva il silenzio a molti di quelli che guariva perché non rivelassero che era il Messia, ora mette in scena questo trionfo dei rami dolivo e di palma e degli hosanna, Questo comportamento nuovo, di cui dobbiamo cercare di dare una spiegazione, non ci deve far dimenticare la continuita con il resto della vita di Gesit. Lo sfondo é sempre quello di una profonda obbedienza al Padre suo, espressa nell'ascolto attento delle antiche Scritture nelle quali si rivela la voce di Dio. In realta, entrando nella Citta Ges realizza un segno pro- fetico che ricupera correnti vitali dell’ Antico Testamento, Solo in questa prospettiva si chiariscono alcuni enigmi della scena: il puledro d’asina non ancora montato da nessuno sul quale sale Gesi ¢ il grido di hosanna con cui lo accoglie la gente. Cavalcando un puledro d'asina esi ordina ai suoi discepoli di portargli un puledro che troveranno in un villaggio vicino. La lunga descrizione é permeata di una certa oscurita, Perché ipadroni dell asino lasciano che: discepolilo sciolgano con la vaga scusa che il Maestro ne ha bisogno? Sembra che Gesii si avvalesse della legge dell”an- gheria”, vigente ai suoi tempi: un pubblico ufficiale poteva requisire un ani- male da trasporto se ne aveva bisogno nell esercizio delle sue funzionie anche obbligare qualcuno a portare un peso, come accade con Simone di Cirene?, I Vangeli sottolineerebbero cosi la signoria di Cristo. Di fronte ai padroni del- Yasino («signorin, secondo il racconto evangelico), Gesi si presenta come il vero «Signore», con potere regale, che pus disporredi tutto. Allora a risposta dei discepoli potrebbe essere tradotta cosi: «ll Signore ne ha bisogno», ma anche: «ll suo Signore (il Signore di esso) ne ha bisogno». Si preannuncia cost il significato di quanto Gesti realizzera: entra nella Citta come il re atteso da Israele. In effetti, gli evangelisti vedono nella sce- na il compimento di un’antica profezia. II testo di Matteo segue molto da vicino Ze 9,9: «Esulta grandemente, figlia di Sion: Ecco, a te viene il tuo re... umile, cavalca un asino...». La profezia risale a tempi anteriori al pro- feta: in essa Zaccaria raccoglie un passo del libro della Genesi. Si tratta della benedizione data a Giuda da Giacobbe, suo padre:: «Non sara tolto 2 J. Duncan M, Derrett, «Law in the New Testament: the Palm Sunday colt», in Novum Testamentum 13, ».4(1971), 241-258, il Communio 219 lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verra colui al quale esso appartiene € a cui é dovuta l'obbedienza dei popoli. Egli lega alla vite il suo asinello ¢ a una vite scelta il figlio della sua asina» (Gn 49,10-11)°. Giacobbe lega il suo asinello alla vite, mentre Gesti chie- de ai suoi discepoli di sciogliere un asinello ¢ di portarglielo. I commenta- tori ebrei avevano sempre letto in questa benedizione di Giacobbe un ora- colo messianico. L’entrata su un asinello viene letta come l’ingresso del Messia atteso dai profeti, il figlio di Davide. Aleune tradizioni rabbiniche dicono dell’asino montato dal Messia: «E un asino speciale, lo stesso che aveva usato Abramo per portare Isacco e lo stesso sul quale, alla fine, si manifestera il re Messia, come dice il profeta (Zaccaria)...». E parlando dell’asino con cui Mosé torné in Egitto (Es 4,20) dicono: «Quanto é scrit- to del primo Salvatore... vale anche per ultimo Salvatore...» 4. A tutto questo dobbiamo aggiungere che l'oracolo andava oltre le fron- tiere del popolo di Israele, acquisendo toni universali, In qualche modo la profezia faceva parte della cultura ellenistica del tempo, anch’essa in attesa di un enigmatico re proveniente dall'Est, indicato per questo con il nome di Oriente. Qualche scrittore antico identificd questo nuovo re con V'impe- ratore Vespasiano, che combatteva in Giudea quando scoppié la crisi per Ja successione di Nerone’. Per questo il modo in cui Gesi interpreta que- sto oracolo ¢ lo realizza influisce sulla concezione della portata universale del cristianesimo ¢ del suo rapporto con i poteri del mondo. Anzitutto, questo re cavalca un asino. Il segno si capisce alla luce del suecessivo versetto di Zaccaria che identifica i cavalli con il potere militare (Zc 9,10; «Fara sparire i carri di Efraim ¢ i cavalli da Gerusalemme, l’arco 3 J. Blenkinsopp, «Oracle of Judah and the messianic entry», in Journal of Biblical Literature 80, n. 1(1961), 55-64, 56. Cfr, anche Deborah Krause, «The one who comes unbinding the blessing of Judah: Mark 11,1-10 as a midrash on Genesis 49,11, Zechariah 9,9 and Psal 118,25-26», in Early Christian interpretation of the scriptures of Israel, Sheffield Academic Press, Sheffield 1997; secondo lui Gesit scioglie lasinello indicando cosi che la benedizione di Giacobbe, la prosperiti materiale promessa nell abbondanza delle vigne, stava per essere tolta da Gerusalemme. 4 Citazione di Pirge di Rabbi Eliezer, in $. Dominique de la Maisonneuve, «La Messie et son ane a la lumiere de la tradition rabbinique», in Kecharitomene: Mélanges René Laurentin, Desclée, Paris 1990, 139-144 141. 5 J. Blenkinsopp, «Oracle of Judah and the messianic entry», 61: «Questo oracolo, nel periodo precristiano, era gif stato inteso ed usato nel contesto politico religioso pitt ampio del tema del dominio del mondo o impero. Giuseppe Flavio, Guerre giudaiche, 65-4: «Cid che pit li incoraggié (i Giudei) nell’intraprendere questa guerra fu un oracolo ambiguo, presente anche nelle loro sacre scritture, secondo il quale, ad un dato momento, un uomo sorto dalla loro terra sarebbe diventato signore del mondo abitato» 12 di guerra sara spezzato, annunziera la pace alle gentiv. II messia non viene montando un cavalo, segno di forza, ma un asino, quale inviato di pace. Non si tratta di un Cristo rivoluzionario, ma di uno che predichera il regno con tranquillita e mitezza. Gesii aveva detto beati i miti e aveva esortato i suoi discepoli a imparare la sua mitezza di cuore®. Importante é notare anche che questo ingresso é collegato al Tempio di Gerusalemme. Esaminiamo allora di nuovo il contesto della citazione di Zaccaria, profeta della restaurazione del Santuario. Leggiamo: «Mi porrd come sentinella per la mia casa» (Zc 9,8), dove la casa é il Tempio di Dio che, alla fine dei tempi, si estende a tutta la terra di Giudea, impregnando di santita divina ogni pitt piccolo aspetto della vita umana (Zc 14,20)’. Inoltre, Gesii inizia il suo ingresso in Gerusalemme partendo dal monte degli Olivi, da dove la gloria del Signore aveva lasciato il Tempio prece- dendo lesilio del popolo in Babilonia (Ez 11,23). E cavalca un asino sul quale nessuno @ mai montato prima, cioé, adatto all’uso cultuale (Sam 6,7-8)§. Tutto questo significa: Il re che viene e porta un dominio univer- sale; realizzera questo dominio in rapporto al Tempio, alla casa di Jahva. Troviamo qui, trasformate in azione concreta e riunite nella persona di Gesii le caratteristiche essenziali della predicazione del Regno. Da una parte, @ il suo carattere escatologico: viene un re che governera tutto il mondo ¢ che si presenta come compimento dei tempi. A cid dobbiamo aggiungere P'umilta del suo ingresso: il regno é il regno dei piccoli, che non conquista il potere con la violenza ma con la pace ¢ la mitezza. Questi due aspetti si uniscono nel riferimento al Padre: @ un regno che viene sta- bilito nel Tempio, cio’ che ha per base fondamentale il rapporto stesso di Gesii con Dio. Proprio questa presenza speciale del Padre conferisce al regno sia il carattere di evento conclusivo della storia che di azione para- dossale di Dio che solo i piccoli capiscono e passa inosservata agli occhi dei potenti del mondo. Cio’, essendo Dio il Padre di Gesti, questi pud presentarsi come re definitivo ¢ unire la signoria del suo regno con Pumilta dei figli, di quelli che hanno ricevuto tutto dall‘alto. Vediamo qual é ’ap- porto dell’esclamazione «Hosanna» in tutto questo. 6K. Stock, Las bienaventuranzas de Mateo 5,3-10 a la luz del comportamiento de Jesis, Madrid 2004 7 A, Spadafora, Dal «tempio di Dio» a Dio del tempio: uno studio teologico biblico det tempio nel libro della Rivelazione, Tesi gregoriana. Serie teologia, Edittice Pontiticia Universita Gregoriana, Roma 1997, 50-51 ® J. Nieuviarts, L’entrée de Jésus @ Jérusalem (Mt 21,1-17): messianisme et accomplissement des Ecritures en Matthieu, vol. 176, Lectio divina, Cerf, Paris 1999, 35,55-56. B Communio 219 Hosanna, benedetto colui che viene! Per capire questo grido dobbiamo leggere il Salmo 118. Si trata di un Jungo inno nel quale il re rende grazie a Dio per averlo liberato da un gra- ve pericolo di morte. Sconfitti i suoi nemici, trasformata in pietra d’angolo la pietra rifiutata dai costruttori (Sal 118,22), il monarca @ acclamato dal popolo ¢ ricevuto dai sacerdoti nel santuario al grido di Hosanna, II Salmo veniva usato nella liturgia in forma dialogica, con due cori che si alterna- vano nei versetti della parte finale. Entra a far parte dell'Hallel, cioé del gruppo di Salmi (113-118) che venivano recitati molto spesso, tanto che gli ebrei devoti riuscivano a impararli a memoria’. Ricordiamo che il grido «Hosanna» all'inizio era una richiesta urgente di aiuto, fatta in estremo pericolo di vita: «Salvaci! Salvaci subito!». Con il tempo, l'esclamazione venne accolta nella liturgia pet ricordare la libera- zione stessa operata da Dio. Se pronunciata in clima di gioia, acquistava tono festivo: «ll Signore ha salvato!». Per questo sant’ Agostino poteva dire che Phosanna, in ebraico, era un’esclamazione, un grido che esce dallin- timo dell’'uomo dove conta pitt emozione di chi parla che la concreta ar- ticolazione dei suoni. I Vangel, eccetto Luca, ci hanno conservato, senza tradurla, la forma ebraica, traslitterata in lettere greche. Segno che il grido era gid entrato nella liturgia del Tempio ed era diventato una formula fissa. Questo non vuol dire che fosse stato dimenticato il significato originale, evidente nel contesto di tutto il Salmo. Gest @ acclamato come re che vie- ne a portare la salvezza imminente di Jahvé ¢ nello stesso tempo come pre- senza stessa di quella salvezza in Gesit. Dio sta salvando proprio ora. I grido, quindi, contiene un senso di urgenza: si aspetta un aiuto divi- ‘no imminente, altrimenti 'uomo perira. Hosanna non chiede una salvezza atemporale, ma 'aiuto che arrivera attraverso le vicissitudini della storia del’'uomo. Per questo il Salmo, giunto all’hosanna, ha una frase contenuta anche nel racconto evangelico: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore». In essa é sintetizzato Paspetto vitale della storia di Dio con il suo popolo. Jahvé, infatti, € un Dio che agisce, un Dio che manda uomini scelti a incarnare la sua salvezza. 9% ABrunson, Psalw 118 in the Gospel of Jobn: An Intertextual Study of the New Exodus Pattern in the Theology of Jobn, vol. 158. Wisseneschaftiliche Untersuchungen zum Neuen Testament 2. Reibe, Mohr Siebeck, Tiibingen 2003 10 Sant’Agostino, In Iohannem LI, 2 (CCL 36, 440). «Vox autem obsecrantis est, Hosanna, sicut nonnulli dicunt qui hebraeam linguam nouerunt, magis affectum indicans, quam rem aliquam significans; sicut sunt in lingua latina quas interioectiones vocant, velut cum dolentes dicimus: Heu! Vel cum delectamur: Ua! Dicimus...» 14 Cerchiamo di arrivare a qualche conclusione. Sia il grido di Hosanna che la profezia di Zaccaria concordano nel presentare Gest come il re at- teso, che viene a ereditare il dominio universale; entrambi situano questo regno con lo sguardo rivolto al Tempio. L’enfasi @ posta sul rapporto di Gesit con Dio, di cui Gesti proclama la salvezza. Egli é re perché lo ha in- viato Jahvé e viene a instaurare non un regno di uomini, ma il regno del Padre suo. La forma concreta che assumera questo regno verti chiarita so- lo studiando lintenzione che aveva Gest entrando nella Citta Santa. Per ora sottolineiamo il fatto che il cammino di Gesii, piti che ingresso in Gerusalemme é in realta ingresso nel Tempio. Marco lo fa capire dicen- do: «Ed entré in Gerusalemme, nel Tempio» (Mc 11,11), quasi identifi- cando la citta con il recinto sacro. Questo vuol dire che il mistero dei rami dolivo e di palma é solo la meti di un dittico, che si completa con ’azione di Gesii nel Santuario, testimoniata in Matteo e Luca: la cacciata dei mer- canti, Marco lascia passare un giorno tra i due eventi, ma lo fa solo per accrescere la tensione drammatica: Gesit entra nel Tempio, osserva la con- dizione del culto e agisce il giorno dopo, dopo aver passato la notte con i suoi discepoli'', Per lui, come per Matteo e Luca, il punto di arrivo del- Vingresso di Gest, montato su un asinello, @ il Tempio, dove agira con energia: anzitutto cacciando i mercanti e poi proclamando da li una parola nuova, detta con autorita. In questa luce acquistano un significato nuovo V'entrata di Gesite il gri- do di Hosanna con cui viene accolto. L’hosanna evoca diverse feste colle- gate con il Tempio. Quella dei Tabernacoli ricordava la permanenza di Isracle nel deserto ¢ la presenza di Dio nella Tenda dell’Incontro, Ricor- dava la benedizione che la vicinanza divina porta al popolo, simboleggiata nelle acque che sgorgano dal Tempio. L’ultimo giorno era detto il giorno del grande Hosanna, ¢ Hosanna si diceva anche per le fronde che la gente agitava in quell’occasione, In questo contesto dell'entrata di Gesit possia- mo leggere la salvezza attesa dal popolo, la benedizione di Jahvé per cui Vacqua vera sgorghera dal Santuario. La festa della Dedicazione, poi, era stata istituita dai Maccabei quando purificarono il Tempio profanato ¢ lo riconsacrano a Dio. Se I’hosanna alludeva a questa celebrazione, cac- ciando i mercanti Gesit operava come una nuova dedicazione del Tem- pio”. 11 Per Pesegesi della pericope in Marco, eft. Klemens Stock, «Gliederung und Zusammenhang in Mk 11-12», Biblica 59, n.4(1978), 491-515. 2 ‘Secondo F.C. Burkitt, «Studies in the Western text of StMark», Jounal of Theological Studies, 17(1916), 139-152, se V'ingresso di Gest si intende nel contesto della festa della Dedicazione del Tempio, allora si spiega perché fu possibile a Gesit 15 Communio 219 Inoltre, Phosanna veniva cantato anche al termine della cena pasquale, insieme agli altri salmi dell’Hallel ¢ poteva essere associato ai sacrifici del Tempio. L’hosanna dell’ingresso accanto all’hosanna dell’ultima Cena, avrebbe collegato l'ingresso di Gesii con la sua morte sulla croce, che met- teva fine all’antico culto ¢ inaugurava il nuovo. A quale di queste feste si riferiscono i Vangeli? Non sembra che Pazione possa riferirsi a una in con- creto, escludendo le altre. Vi si rispecchia piuttosto l'intera liturgia del Tempio in tutta la sua ricchezza. L’analisi della cacciata dei mercanti ci aiutera ad approfondimne il simbolismo. Spelonca di ladri Abbiamo visto che l'entrata di Gesii ha come punto di arrivo il Tem- pio. II Salmo 118 dice: «Vi benediciamo dalla casa del Signore... ordinate il corteo con rami frondosi, fino ai lati dell’altare» (Sal 118,26-27), Il re era atteso ¢ accolto con gioia nel Tempio. Secondo Marco, l'episodio termina in modo brusco: Gest entra nel recinto, si guarda intorno e torna al Mon- te degli Olivi. Chiaramente l’accoglienza non si svolse come prevedeva la cerimonia: Gesit trova rifiuto o indifferenza da parte dei sacerdoti. La si- tuazione presente nel Tempio non piace al Maestro che caccera da li i mer- canti?. Non siamo di fronte a un gesto rivoluzionario con il quale Gesit cerca di sollevare il popolo contro la casta sacerdotale ¢ il Tempio: il re entra cavalcando un asino, segno della mansuetudine messianica. Le strade scel- te per instaurare il Regno di Dio non saranno quelle dei cavalli di guerra Come intendere allora il gesto di Gesi? Si tratta senza dubbio di un’azione simbolica, come quelle fatte dai profeti nell’Antico Testamento. La cosa non ammette dubbi se la scena viene letta in rapporto con lingresso trion- fale, carico di valore simbolico (i rami frondosi, Phosanna, Pasino). Ma questo simbolo non si rifetisce solo a una restaurazione del culto originale, come fosse una riforma che elimina abusi introdotti nel corso degli anni. La vendita di animali, infatti, risultava necessaria per mantenere i sacrifici secondo lordinamento cultuale voluto dalla Legge. Si deve trattare, allora, di una trasformazione radicale, dell’arrivo di un nuovo Tempio ®. Si com- gettare a terra le tende dei cambiavalute: quelli che lo avevano acclamato il giorno prima aspettavano un gesto del genere. BCA, Evans, «World Biblical Commentary: Mark 8,27-16, Vol. 34B», Word Books, Dallas 2001, 145-146. 14M. Hengel, Was Jesus @ revoluzionist?, Fortress Press, Philadelphia 1971, 16-18. 15 Su questo punto siamo d’accordo con E.P. Sanders, Jesus and Judaism, Fortress 16 pirebbe cosi l'oracolo del profeta Zaccaria, che aveva gid predetto che in tutta la spianata non ci sarebbe pitt stato alcun mercante (Zc 14,21)", Qual é il nuovo Tempio che Gesii viene a instaurare? Secondo il libro dell"Esodo (Es 25,9) Dio mostré a Mosé un modello da seguire nel costrui- re il Santuario. Alla base di quel versetto era contenuta l’idea di un Tem- pio o dimora celeste che era servita da modello per erigere quello di Ge- rusalemme. I profeti avevano predetto un rinnovamento universale che avrebbe portato con sé la discesa del Tempio celeste sulla terra, un Tem- pio non costruito da uomini. Sullo sfondo di queste aspettative, Gesii in- serisce una novita: il Tempio nuovo, costruito da Dio é la sua persona stes- sa ¢, pit precisamente, il suo corpo. Qui abbiamo un’ulteriore prova che I’attesa escatologica, l’urgenza del messaggio di Gesti e dell’annuncio di un tempo nuovo, non possono esse- re disgiunti dalla sua persona e, piti concretamente, dal nuovo rapporto con Dio da Lui inaugurato, dal modo familiare di chiamare suo Padre Ab- ba. Se Cristo mette il punto finale alla storia & perché porta in sé Punita definitiva tra linizio ¢ la fine, tra 'uomo e Dio, secondo |'espressione di sant’Ireneo”. La storia qui @ concepita non come semplice succedersi di azioni umane, ma come cammino che viene da Dio e che va verso Dio. Il finale del tempo é artivato perché ora é presente, come orizzonte definitivo della storia, una nuova forma di rapportarsi con Dio incarnata in Gesi. In base a questo l’attesa escatologica ¢ la confessione di Gest, figlio di Dio, si intrecciano. Tutto episodio dell’ingresso nel Tempio é carico di questo significato: cirivela la speciale identita di Gest, che é pitt grande di Giona, dei profeti e dello stesso Santuario (Mt 12,6). Il momento chiave della confessione di questo mistero si ha di fronte al sommo sacerdote Caifa, nel contesto delle accuse riguardanti alcune parole di Gesit sul Tempio. Secondo i falsi testi- moni il Maestro aveva parlato di distruggere il Tempio costruito da mani d’uomo e di innalzarne uno non fatto da mani d’uomo (cfr. Mc 14,58). Press, Philadelphia 1985, sebbene la sua interpretazione di questo gesto escatologico di Cristo sia molto riduttiva. Per la storia dell'esegesi di questa pericope, cfr. C. Metzdorf, Die Tempelaktion Jesu: Patristische und historisch-kritische Exegese im Vergleich, Mobt Siebeck, Tiibingen 2003. 16 Letteralmente @ detto che nel Tempio non ci sari pit nessun cananeo, Nel contesto dell’universalismo in cui si trova l'oracolo non sembra che si tratti dell'esclusione di una etnia. In realta i cananei erano un popolo dedito al commercio ¢ ai traffici. Questo spiega la traduzione delle versioni, 17 Sant'Ireneo, Adv. Haer., IV, 20, 4 (SC 100, 634). 7 Communio 219 Sappiamo dal Vangelo di Giovanni che Gesit pronuncié quella frase sul nuovo tempio ¢ che non era stata capita dai suoi ascoltatori: quella in- comprensione motiverebbe le diverse versioni dei testimoni. Allora i! Som- mo Sacerdote, vedendo che la cosa non portava a niente, cambia il tono dell interrogatorio ¢ chiede a Gesii se lui éil Messia, il Figlio del Benedetto (Mc 14,61), Osserviamo che qui Caifa non sta soltanto cambiando argo- mento, lasciando il filo delle accuse e dimenticando l'argomento del Tem- pio: al Figlio di Dio infatti era riservata la ricostruzione di un tempio de- finitivo'®, Quando Gesi dice di essere Messia e Figlio di Dio afferma la sua missione speciale rispetto al Tempio. Ebene, le parole del Signore non affermano soltanto la sua pretesa messianica, ma provocano nel sacer- dote anche scandalo e la conseguente accusa di blasfemia. Di fatto ha osa- to identificare se stesso con il Tempio di Dio, mettendosi cosi sul piano divino: «Vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza ¢ ve- nire con le nubi del cielo» (Mc 14,62)”. Possiamo ricordare in questo contesto la risposta di Stefano ai suoi per- secutori, quando, dopo aver parlato a lungo del Tempio, afferma di vedere lo stesso Gest, seduto alla desta del Padre (At 7,56). Anche il Protomar- tire vede il Figlio di Dio glorioso come la pienezza dell’abitazione di Dio nel Tempio di Gerusalemme. Nel Vangelo di Giovanni troviamo una frase di Gest riferita a questa stessa visione. Si tratta di una risposta data da Ge- sii a Natanaele. Il discepolo, sorpreso per le rivelazioni appena ricevute, dovra vedere cose ancora maggiori: «Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo» (Gv 1,51). Qui abbiamo un riferimento alla scala di Giacobbe, sulla quale gli angeli salivano e scen- devano. Allora la risposta di Gesii é stata interpretata cosi: Gesii si iden- tifica con il Tempio, luogo santo attraverso il quale si sale e si scende dal cielo, come aveva affermato Giacobbe: «Questa é proprio la casa di Dio, questa é la porta del cielo» (Gn 28,17). Inoltre, dopo lingresso in Gerusalemme ¢ la cacciata dei mercanti, il Maestro cita altri versetti dello stesso Salmo 118: «La pietra scartata dai 18 J.D.G. Dunn, Jesus Remembered. Christianity und the Making 1, Eerdmans, Grand Rapids 2003, 633. 19 Il tema del Tempio torna in Mc 16,28-29. La gente prende in giro il crocifisso perché non & capace di scendere dal patibolo e tanto meno di ricostruire il Tempio, Senza saperlo, i passanti fanno riferimento al suo mistero (la Croce come nuovo Tempio), riconfermato quando il velo del Tempio si squarcia (Mc 15,38). 2 ALR. Kerr, The Temple of Jesus’ Body: The Temple Theme in the Gospel of John, Journal for the study of the New Testament. Supplement series, Sheffield Academic Press, London 2002, 136-166. 18 costruttori é diventata testata d’angolo» (Sal 118,22). La citazione serve per concludere la parabola dei vignaioli omicidi, nella quale Gest presenta se stesso come il figlio, diversamente dai profeti, servi inviati nella vigna prima di Lui (Mt 21,33-42). Qui c’é un gioco di parole tra «figlio» (in ara- maico, ben) e «pietra» (eben). Mentre i vignaioli pensavano di impadronir- si della vigna, che é la terra di Israele, con il Tempio al centro, di fatto han- no scartato la pietra angolare; e chi sostiene veramente la costruzione é il Figlio, che nella Pasqua diventera fondamento di un nuovo edificio, di una nuova famiglia di Dio”. Ire che entrava cavalcando un asino, colui al quale gridavano Hosan- na e abenedetto colui che viene» superava di molto il Messia atteso dai discepoli. Entra in Gerusalemme colui che viene dall’eternita stessa di Dio, in quanto suo Figlio ¢ che sari quindi in grado di trasformare il San- tuario, rendendo presente Dio in modo nuovo. E questa filiazione speciale che consente a Gesit di trasformare il Tempio e la sua funzione. Perché Lui é il Figlio di Dio, in un senso trascendente e unico e il Tempio che costruira avri caratteristiche singolari. II Vangelo di Giovanni lo dice esplicitamente: «Egli parlava del tempio del suo corpo» (Gy 2,21). Approfondiamo il significato di questa frase. Si riferiva al tempio del suo corpo E opportuno interrogarci anzitutto sul significato del Tempio nell’ Anti- co Testamento. Spazio e tempo dell’uomo qui entrano in contatto con la presenza sacra del divino. Gia durante la traversata del deserto Dio si faceva presente tra il suo Popolo posando la sua gloria nel Tabernacolo. Jahvé abita con i suoi e cosi li invita a camminare oltre se stessi ¢ ad addentrasi sempre pitt nella sua trascendenza. Invece la costruzione del Tempio come edificio duraturo si avra solo con I’arrivo nella terra che Dio aveva dato in eredita al? uomo. Il protomartire Stefano iniziera il suo discorso sul tempio con il ricordo della terra promessa ad Abramo (At 7,3) e della terra santa nella quale Dio cra apparso a Mosé (At 7,33)”. Il Tempio simboleggia quindi una presenza di Dio sulla terra, questa terra che unifica i desideri del popolo dandogli un destino comune, terra feconda che gode della benedizione di Jahvé. Nel corso della storia di Israele, con le sue vicissitudini, si aspettera 21 Sullidentificazione di Gesit con il Tempio nei vangeli, fr. Y. Congar, I mistero det Tempio, cut. Monastero domenicano di Alba, Borla 1963. 2 Sul discorso di Stefano, eft. S. Légasse, Stephanos. Histoire et discours d'Etienne dans les Actes des Apotres, vol. 147, Lectio divina, Cerf, Paris 1992. 19 Communio 219

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