LIBRO PRIMO Quali ragioni spinsero Agostino a portare alla luce i libri contro il manicheo Fausto. 1. Ci fu un certo Fausto di stirpe africana, cittadino di Milevi, piacevole nel conversare, avveduto per natura, seguace della setta manichea e, per conseguenza, corrotto da un nefando errore. Ho conosciuto di persona quest'uomo, come ricordo nei libri delle mie Confessioni. Costui pubblic un volume contro la retta fede cristiana e la verit cattolica. Il volume giunse nelle mie mani e fu letto dai fratelli. Questi a loro volta espressero il desiderio e insistettero, per il diritto derivante loro dall'amore che mi lega al loro servizio, perch fornissi una mia risposta. Mi accingo pertanto a quest'impresa nel nome e con l'aiuto del Signore e Salvatore nostro Ges Cristo in modo che tutti coloro che leggeranno si rendano conto che non hanno nessun valore un ingegno acuto ed un eloquio fluente se i passi dell'uomo non sono guidati dal Signore 1 . Questo privilegio fu concesso a molti, bench tardi e deboli d'ingegno, grazie ad un segreto atto di amore da parte della provvidenza divina, mentre molti altri, forniti d'acutezza d'ingegno e di abilit oratoria, ma abbandonati dall'aiuto divino, si volsero verso questo errore con prontezza e pertinacia allontanandosi per largo tratto dalla via della verit. Ritengo quindi utile riportare a nome di Fausto le sue precise parole e a nome mio la mia risposta. Aspra risposta di Fausto che si proclama disposto, sotto la guida di Adimanto, a sradicare in profondit gli errori dei Giudei e dei Cristiani. 2. FAUSTO. Si deve ad Adimanto, per la sua altissima dottrina e al quale soltanto doveroso che noi, dopo che al nostro padre Mani, manifestiamo la nostra devozion,e se sono venuti pi che a sufficienza alla luce gli errori ed stata ampiamente smascherata la falsit della superstizione giudaica e dei Cristiani a met. E non ci perci sembrato fuor di luogo, carissimi fratelli, mettervi per iscritto anche queste brevi e appropriate risposte. L'abbiamo fatto in considerazione delle accorte e astute argomentazioni dei nostri interlocutori al fine di ottenere che quando costoro, secondo il costume del serpente, loro progenitore, vorranno irretirvi con sottili quanto capziose argomentazioni, siate anche voi preparati a rispondere con vigile prontezza. Accadr cos che, restando legati alle loro stesse affermazioni, non potranno ulteriormente divagare qua e l. Per evitare poi che le menti dei lettori siano inondate da un discorso sovrabbondante e confuso, ho messo a confronto, accompagnando la brevit alla chiarezza, le parole loro alle nostre. Che differenza intercorra, secondo Agostino, fra Cristiani a met, falsi Cristiani, cattolici che hanno raggiunto la perfezione e altri che non l'hanno raggiunta e per conseguenza quali convenga seguire e quali evitare. 3. AGOSTINO. Tu pensi che ci si debba guardare dai Cristiani a met, che, secondo quanto dici, saremmo noi; noi invece ci guardiamo dai falsi Cristiani che, come abbiamo messo in luce, siete proprio voi. Infatti tutto ci che ridotto alla met risulta parzialmente incompleto, ma per il resto non assolutamente falso. Che converr allora fare, se qualcosa manca alla fede di coloro che voi cercate di irretire? Dovremo forse distruggere ci ch'essi possiedono o non piuttosto rimediare alle loro mancanze? Cos si espresso l'Apostolo rivolgendosi a chi era ancora lontano dalla perfezione: Con gioia e vedendo la vostra conversione e ci che ancora manca alla vostra fede in Cristo 2 . Si rendeva conto di avere comunque dinanzi a s un edificio spirituale come quando in un altro passo afferma: Siete l'edificio di Dio 3 . In esso scorgeva entrambe le cose: il motivo della sua gioia e quello della sua trepidazione. Godeva per ci che vedeva gi costruito, trepidava per ci che avvertiva dover essere ancora condotto fino al culmine della perfezione. Voi pertanto nella vostra perversit incalzate noi, che in effetti non siamo ancora dei perfetti cattolici, ma, in un certo qual modo, solo dei mezzi Cristiani come voi stessi ci avete definiti, per ingannarci e sedurci. Ma se ci sono ancora persone in tali condizioni di imperfezione, una volta che abbiano compreso che voi siete dei falsi Cristiani e pur non potendo rispondere per le loro deficienze in fatto di fede alle capziose proposizioni delle vostre questioni, riconoscono che voi non siete da seguire, ma da evitare. Come dunque vostro intendimento fare incetta di Cristiani a met da ingannare, cos nostro intendimento dimostrare che siete dei falsi Cristiani: facciamo questo non solo per far s che i Cristiani pi esperti vi costringano ad essere rei convinti del vostro errore, ma perch anche gli inesperti si avvantaggino nell'evitarvi. Perch avete chiamato il serpente nostro padre? Ti sfugge forse in che modo siete soliti insultare Dio sostenendo che nel paradiso avrebbe dato all'uomo anche l'ordine 4 di lodare il serpente per avergli deliberatamente aperto gli occhi 5 ? Ritengo giusto che tu riconosca come tuo padre quel serpente da voi lodato che il diavolo. Infatti egli, bench insultato, ti riconosce come figlio.
1 - Cf. Sal 36, 23. 2 - Col 2, 5. 3 - 1 Cor 3, 9. 4 - Cf. Gn 2, 16, 17. 5 - Cf. Gn 3, 7. LIBRO SECONDO Fausto dice di accettare il Vangelo, ma non la nativit di Cristo, di cui ci parlano gli evangelisti Matteo e Luca: altro infatti la parola di Dio o buona novella, altro la supposta appartenenza di Cristo alla stirpe di Davide. 1. FAUSTO. " Accetti il Vangelo? ". " Certo che lo accetto, e al massimo grado! ". " Quindi accetti anche la nascita di Cristo? ". "Assolutamente no. Dal fatto che accetto il Vangelo non segue che accetti anche la nascita di Cristo ". " E perch mai? ". " Perch il Vangelo incominci ad esistere e ad essere menzionato a partire dalla predicazione di Cristo e in esso da nessuna parte Cristo dice di essere nato da uomini. Del resto a tal punto la Genealogia non Vangelo che il suo stesso redattore non ha osato chiamarla con questo nome. Che titolo infatti ha usato? Libro della genealogia di Ges Cristo figlio di Davide 1 . Non dunque " Libro del Vangelo di Ges Cristo ", bens Libro della genealogia. E tale essa si rivela ove si consideri che vi si parla della stella che conferma la genealogia 2 , s che pi acconciamente quest'opera potrebbe assumere il nome di " Ricordo della genesi " piuttosto che di Vangelo. Infine osserva con quanta propriet ha iniziato il suo dire Marco, che non si curato di scrivere una genealogia, ma solo di parlare della predicazione del figlio di Dio, predicazione che altro non che il Vangelo. Scrive dunque Marco: Vangelo di Ges Cristo figlio di Dio 3 . Ne emerge con pi che sufficiente evidenza che genealogia non Vangelo. Del resto nello stesso Matteo si legge che solo dopo l'imprigionamento di Giovanni Ges incominci a predicare il Vangelo del Regno 4 . Tutto ci dunque che narrato in precedenza risulta essere genealogia e non Vangelo. Che cosa d'altra parte impediva a Matteo di scrivere Vangelo di Ges Cristo figlio di Dio se non la convinzione che non fosse giusto chiamare Vangelo una genealogia? Se perci ti ormai chiara la distinzione, che finora hai ignorato, che Vangelo qualcosa di molto diverso da una genealogia, sappi che io, come ti ho gi detto, accetto il Vangelo, cio la predicazione di Cristo. Su questo argomento chiedimi pure tutto ci su cui vorrai approfonditamente interrogarmi, a patto che lasci da parte le genealogie. Se per tua intenzione discutere anche di queste, non mi tiro indietro avendo ampio materiale per risponderti anche su questo argomento. Ma tu cerca di chiedermi ci su cui desideri interpellarmi per primo: mi sembra infatti che tu non voglia sapere se accetto il Vangelo, bens se accetto le genealogie ". Tutti i Vangeli testimoniano la nascita e la discendenza di Cristo dalla stirpe di Davide e innumerevoli volte Cristo stesso si definisce figlio dell'uomo. 2. AGOSTINO. evidente che tu, fingendo che fossi io ad interrogarti, ti sei chiesto se accettassi il Vangelo e hai risposto: Certo che lo accetto, e al massimo grado; di nuovo ti sei chiesto se accettassi la nascita di Cristo ed hai risposto: Assolutamente no, ed hai aggiunto una corretta giustificazione, dicendo che la genealogia di Cristo non riguarda il Vangelo. Quale risposta dunque darai all'Apostolo che dice: Ricordati che secondo il mio Vangelo Ges, della stirpe di Davide, risorto dai morti 5 ? Non puoi non vedere fino a che punto tu ignori, o fingi di ignorare, cosa sia il Vangelo, e che menzioni il Vangelo non secondo l'insegnamento degli apostoli, ma secondo la vostra erronea dottrina. Se poi dai il nome di Vangelo a quello che gli apostoli hanno chiamato cos, ti allontani dal Vangelo poich non credi che Cristo fosse della stirpe di Davide mentre l'Apostolo ha testimoniato di predicare questa verit secondo il suo Vangelo. Ma quello che era il Vangelo dell'apostolo Paolo, lo era anche di tutti gli altri apostoli e di tutti i fedeli che si fanno diffusori di questo grande mistero. Altrove cos si esprime: Sia io sia quelli abbiamo predicato cos, e cos avete creduto 6 . Non tutti gli apostoli infatti scrissero un Vangelo, ma tutti lo predicarono. Quelli invece che narrarono l'origine, i fatti, i detti e le sofferenze del Signore Nostro Ges Cristo furono propriamente detti Evangelisti. Se infatti ci chiediamo come tradurre questa parola in latino diciamo che Vangelo significa buona notizia o buon annuncio. Possiamo sempre usare questa parola quando viene annunziato qualcosa di buono. In senso proprio per ha assunto questa denominazione l'annunzio del Salvatore di cui ho parlato. Se voi annunciate altra cosa chiaro che siete fuori del Vangelo. Sono in ogni caso contro di voi i piccoli che chiamate mezzi Cristiani se ascoltano la voce della madre della carit che fatta risuonare nelle loro orecchie dalla bocca dell'Apostolo: Se qualcuno vi far un annunzio diverso da quello che vi abbiamo fatto noi sia anatema 7 . Poich dunque lo stesso Paolo, secondo il suo Vangelo, vi ha annunziato che Cristo della stirpe di Davide, voi, se negate questo e date un altro annunzio, siate anatema! Come non vedere con quanta cecit si dica che Cristo non dice da nessuna parte di essere figlio di uomini, quando quasi mai omette di dire di essere figlio dell'uomo? Sul fantasioso "primo uomo" dei Manichei e sulle armi da lui usate contro la stirpe delle tenebre. 3. Ma voi, da uomini di grande dottrina quali siete, tirate fuori per noi dal vostro armadio un indefinito primo uomo che sarebbe disceso dal popolo della luce per debellare la stirpe delle tenebre, armato delle sue acque contro le acque dei nemici, e del suo fuoco contro il fuoco dei nemici, e dei suoi venti contro i venti dei nemici. Perch dunque non armato del suo fumo contro il fumo dei nemici e delle sue tenebre contro le tenebre dei nemici? Ma contro il fumo, dite voi, era armato d'aria e contro le tenebre di luce. Fu allora la natura malvagia del fumo e delle tenebre ad impedire che la bont di quell'uomo potesse averne? Sono dunque buoni quei tre elementi, l'acqua, il vento e il fuoco. Ma perch allora pot averli la malvagit del popolo nemico? Voi a questo punto rispondete: " L'acqua della stirpe delle tenebre era malvagia mentre buona era quella arrecata dal primo uomo, e malvagio era il vento di quel popolo e buono quello di costui; parimenti anche il fuoco buono di costui combatt contro il fuoco cattivo dell'altro popolo ". Perch dunque non pot contrapporre il fumo cattivo a quello buono? Forse che nel fumo, come il fumo stesso, svaniscono e vengono meno le vostre dottrine menzognere? Certo il vostro primo uomo combatt contro una natura avversa. Ma perch fra quei cinque elementi, che voi immaginate presenti nel popolo nemico, ne stato posto uno contrario tratto dai regni divini, la luce contro le tenebre? Gli altri quattro infatti non sono contrari, n l'aria contraria al fumo e molto meno lo sono l'acqua all'acqua, il vento al vento e il fuoco al fuoco. Secondo Agostino il "primo" uomo dei Manichei altro non sarebbe che il frutto di un sacrilego delirio, Cristo al contrario sarebbe nel contempo vero Dio e vero uomo. 4. Chi potrebbe ancora dare ascolto a quelle sacrileghe farneticazioni? In base ad esse voi dite che il vostro primo uomo, seguendo la volont dei nemici al fine di sorprenderli, ha mutato e trasformato gli elementi che recava con s in modo tale che il regno che voi dite della falsit, conservando la sua natura, non combattesse in modo fallace e la sostanza della verit apparisse mutevole, s da ingannare. Pretendete che si creda che il Signore Ges Cristo sia figlio di questo primo uomo e dite che di questa favola del tutto inventata sarebbe figlia la verit. Quanto a questo primo uomo che voi lodate perch ha combattuto contro il popolo suo avversario assumendo forme mutevoli e mendaci, se dite il vero non imitatelo, ma se lo imitate, mentite anche voi. Pertanto il Signore e Salvatore nostro Ges Cristo, vero e verace Figlio di Dio e vero e verace figlio dell'uomo - due realt di entrambe le quali egli d testimonianza partendo dalla sua persona - ha tratto da Dio l'eternit di ci che divino e dall'uomo l'origine carnale. La dottrina degli apostoli non conosce il vostro primo uomo. Ascoltate quel che dice l'apostolo Paolo: Il primo uomo, derivando dalla terra, terrestre, il secondo, derivando dal cielo, celeste. Quale il terrestre, tali sono i terrestri; quale il celeste, tali sono i celesti. Come abbiamo portato l'immagine del terrestre, portiamo anche l'immagine di colui che ha origine dal cielo 8 . Il primo uomo terrestre derivante dalla terra fu Adamo, formato col fango; il secondo uomo, celeste perch derivato dal cielo, il Signore Ges Cristo. Infatti il figlio di Dio venne nella carne perch, una volta presala, divenisse uomo esternamente e rimanesse Dio all'interno; perch fosse il vero Figlio di Dio per mezzo del quale siamo stati creati e il vero figlio dell'uomo per merito del quale abbiamo avuto una seconda creazione. Perch dunque tirate fuori non si sa da dove il vostro primo uomo, frutto di mera invenzione, e non volete riconoscere il primo uomo su cui ci informa la dottrina degli apostoli? Forse perch si compia in voi ci che dice l'Apostolo: Distogliendo l'udito dalla verit si volgeranno verso le favole 9 ? Paolo annunzia il primo uomo terrestre derivato dalla terra; Mani annunzia il primo uomo non terrestre rivestito di cinque fallaci elementi. E Paolo dice: Se qualcuno vi far un annunzio diverso da quello che vi abbiamo fatto noi sia anatema 10 . Se dunque non vogliamo fare di Paolo un mentitore, sia anatema Mani. Sul falso Cristo dei Manichei, figlio del loro falso primo uomo, che risulterebbe mescolato alle stelle del cielo e a tutte le creature della terra... 5. 1. Quanto poi al vostro calunnioso attacco contro la stella che condusse i Magi ad adorare Cristo bambino, non vi vergognate a non collocare sotto la testimonianza della stella il vostro falso Cristo, figlio del vostro falso primo uomo, e ad affermare invece che in collegamento col complesso di tutte le stelle. Credete naturalmente ch'egli si sia mescolato ai principi delle tenebre nella guerra combattuta dallo stesso vostro primo uomo contro la stirpe delle tenebre e che per conseguenza il mondo sarebbe stato fabbricato dai principi delle tenebre affetti da tale commistione. In conseguenza di tale presupposto le vostre sacrileghe farneticazioni vi costringono a dire che Cristo sarebbe conficcato, collegato e coamalgamato non solo in cielo e in tutte le stelle, ma anche in terra e in tutti gli esseri che nascono in essa e che non sarebbe pi il vostro Salvatore dovendo essere salvato da voi quando mangiate e ruttate quei cibi. ... donde il conseguente e singolare modo di prendere il cibo. 5. 2. Infatti, sedotti anche da questa empia e inconsistente credenza, seducete i vostri Uditori facendovi portare dei cibi al fine di poter venire in aiuto, grazie ai vostri denti e ai vostri ventri, al Cristo ad essi legato. Affermate infatti che in conseguenza di tali aiuti egli verrebbe sciolto e liberato. Non tutto per, in quanto sostenete che alcuni residui di lui, bench esigui e sordidi, rimangono negli escrementi e sono tenuti di volta in volta intrecciati e aggrovigliati in forme corporee sempre diverse; e se non potranno essere sciolti e purificati perdurando il mondo, saranno finalmente sciolti e purificati da quell'ultimo fuoco con cui il mondo stesso arder 11 . Ma voi dite che neppure allora tutto il Cristo potr essere liberato e che le ultimissime e residue particelle della sua buona e divina natura, che si sono talmente sporcate da non poter in nessun modo essere lavate, sono condannate a rimanere confitte per sempre nell'orrido globo delle tenebre. Ecco coloro che fingono di indignarsi per l'ingiuria che sarebbe arrecata al figlio di Dio attraverso l'affermazione che una stella ne avrebbe annunciata la nascita, quasi a dire che la sua nascita si fosse costituita sotto una costellazione guidata dal fato. Essi non tanto lo considerano collocato sotto l'influsso di una congiunzione stellare quanto avvinto con uno stretto legame a tutto ci che terreno, presente nel succo di tutte le erbe, nella putredine di tutte le carni, nella corruzione di tutti i cibi, a tal punto legato e contaminato da poter essere in gran parte, anche se non del tutto, sciolto e purificato, solo attraverso l'intervento di uomini - che sarebbero poi gli Eletti dei Manichei - intenti a ruttare porri e radicchio. del tutto da escludere che il libero arbitrio della volont di Cristo sia stato coartato dalla comparsa della stella della nativit. 5. 3. Da parte nostra non poniamo la nascita di alcun uomo sotto l'influsso fatale delle stelle per liberare da ogni vincolo di necessit il libero arbitrio della volont grazie al quale si vive bene o male e si rende possibile il giusto giudizio di Dio. Meno che mai dunque considereremo avvenuta sotto il condizionamento degli astri la nascita di colui che l'eterno Creatore e Signore di tutte le cose. Perci quella stella che videro i Magi in seguito alla nascita di Cristo secondo la carne non esercitava un dominio secondo un decreto, ma serviva a mo' di testimonianza. Non sottometteva il neonato ad una autorit, ma lo indicava come degno di ossequio. Quella stella pertanto non faceva parte di quelle che dall'inizio della creazione conservano l'ordine dei loro percorsi sotto la legge del Creatore. Fu invece la novit di un parto verginale a determinare l'apparizione di una nuova stella. Questa precedendoli e stando loro di fronte offr il servizio che comportava il suo ufficio anche ai Magi che cercavano Cristo finch, sempre precedendoli, li condusse proprio nel luogo in cui si trovava il Verbo di Dio ancor bambino. Quali astrologi a tal punto sottomisero alle stelle il destino degli uomini che nascono da affermare che una stella, alla nascita di un uomo, abbandon la traiettoria da lei ordinatamente seguita e si diresse verso colui che era nato? Ritengono che la sorte di chi nasce legata all'ordine astrale, non che tale ordine muta a causa del giorno della nascita. Se perci quella stella faceva parte di quelle che in cielo seguono ordinatamente le loro orbite, come poteva stabilire che cosa Cristo avrebbe fatto dal momento che essa alla nascita di Cristo ebbe l'ordine di lasciare ci che stava facendo? Se poi, come riteniamo pi probabile, per annunciare Cristo nacque una stella che ancora non esisteva, non fu il sorgere di quella stella a determinare la nascita di Cristo, ma essa sorse perch Cristo era nato. Se convenisse esprimersi cos diremmo che non fu la stella a determinare il fato di Cristo, bens fu Cristo a determinare quello della stella. Fu lui per la stella e non la stella per lui a causare la nascita. Se dunque i fati traggono origine dal verbo fari, che significa dire, poich Cristo la parola di Dio in cui tutte le cose sono state " dette " prima che esistessero, non l'insieme delle stelle a costituire il fato di Cristo, ma Cristo il fato anche delle stelle, quel Cristo che assunse anche la carne creata sotto il cielo con la stessa volont con cui cre anche il cielo, la depose e ricevette con lo stesso potere col quale dette ordini alle stelle. Vangelo cristiano e vangelo manicheo: considerazioni generali. 6. Perch dunque non sarebbe Vangelo ci che si narra di questa nascita che ci viene annunziata come talmente buona da determinare la guarigione dalla nostra infermit? Forse perch Matteo non ha esordito dicendo: Inizio del Vangelo di Ges Cristo 12 , come ha fatto Marco, bens con le parole: Libro della generazione di Ges Cristo 13 ? In questo modo si potrebbe dire che neppure Giovanni avrebbe scritto un Vangelo, dal momento che neppure lui dice " Inizio del Vangelo " o " Libro del Vangelo ", bens: In principio era il Verbo 14 . A meno che Fausto non sia stato un fabbricatore di vocaboli cos raffinato da chiamare anche questo esordio di Giovanni "Verbidio ", da Verbo cos come os chiamare l'altro " Genesidio " da genesi. Ma perch non considerate piuttosto con quanta impudenza chiamate Vangelo quelle vostre prolisse ed empie favole? Quale buona notizia in esso ci viene annunziata, laddove si dice che Dio non sarebbe stato in grado, contro una non so quale natura ribelle e nemica, di provvedere adeguatamente al suo regno se non immettendo una parte della sua natura nelle avide fauci di quella avversa in modo che la divorasse e la contaminasse a tal punto che, dopo tante fatiche e sofferenze, non potesse almeno essere del tutto purificata? Il Vangelo dunque un cos cattivo annunzio? Certamente tutti coloro che hanno una conoscenza anche minima del greco intendono per Evangelio una " Buona notizia " o un " Buon annunzio ". Ma come potrebbe essere questa una buona notizia dal momento che vi stato annunziato che Dio stesso, postosi un velo dinanzi, pianger sino a che le sue membra saranno riparate e purificate da quella grande devastazione e contaminazione. Se poi una volta o l'altra porr fine al pianto si mostrer crudele. Che male avr fatto quella parte di lui che verr legata alla sfera del globo delle tenebre? Questa dovr essere pianta per tutta l'eternit essendo eternamente dannata. Ma siamo oramai fuori di ragione, poich chiunque, attentamente considerato questo annunzio, non costretto a piangere perch cattivo, ma a ridere perch falso.
1 - Mt 1, 1. 2 - Cf. Mt 2, 2. 3 - Mc 1, 1. 4 - Mt 4, 12. 17. 5 - 2 Tm 2, 8. 6 - 1 Cor 15, 11. 7 - Gal 1, 8-9. 8 - 1 Cor 15, 47-49. 9 - 2 Tm 4, 4. 10 - Gal 1, 8-9. 11 - Cf. 2 Pt 3, 10-12. 12 - Mc 1, 1. 13 - Mt 1, 1. 14 - Gv 1, 1. LIBRO TERZO Fausto narra di essere giunto a negare la nascita di Cristo perch impressionato dalle discordanze fra due Evangelisti nell'elaborarne la genealogia. 1. FAUSTO. Accetti dunque la generazione di Cristo? Per quanto mi concerne ho tentato a lungo di convincermi di questa realt, quale ch'essa sia, che cio Dio nato; assai colpito per dal dissenso fra due grandissimi Evangelisti autori di una genealogia, Luca e Matteo 1 , rimasi incerto su quale soprattutto seguire. Ritenevo infatti possibile, non essendo io un indovino, che dicesse il vero quello che io ritenevo che mentisse e che mentisse quello che io ritenevo che dicesse il vero. Lasciato dunque da parte il contrasto fra i due, per me senza fine, mi volsi a Giovanni e a Marco. N si pu dire che il mio procedimento sia stato squilibrato dal momento che sono passato da due a due, da evangelisti a personaggi che si dichiarano dello stesso nome. Nel frattempo ho avuto modo di apprezzare a ragion veduta ci che essi affermano all'inizio dei loro scritti, dal momento che non tirano in causa n Davide, n Maria, n Giuseppe. Giovanni, volendo indicare il Cristo, dice che " in principio ci fu il Verbo, che il Verbo era presso Dio e che Dio era il Verbo 2 ", Marco ci parla del Vangelo di Ges Cristo figlio di Dio 3 , quasi volesse criticare Matteo che lo aveva considerato figlio di Davide (e sempre che i due non abbiano annunciato un Cristo diverso). Questo dunque il motivo per il quale non accetto la nascita di Cristo. Quanto a te, se sei cos bravo da togliermi di mezzo questo contrasto, fa in modo che concordino fra loro. Se ci riuscirai mi dar comunque per vinto, bench anche in tal caso non risulter giusto che Dio, il Dio dei Cristiani, sia nato da un utero. Non lecito senza un esaustivo approfondimento accusare di falsit gli esperti di sacra Scrittura. 2. AGOSTINO. Oh se avessi letto il Vangelo con passione e piet e avessi preferito fare negli Evangelisti una diligente indagine sulle parti che ti creavano problemi per la loro apparente contraddittoriet, anzich condannarle senza riflessione! Avresti potuto almeno considerare, a proposito dell'apertissima contraddizione in cui quasi a prima vista ci si imbatte, che se in essa non si celasse qualcosa di importante, sarebbe potuto difficilmente avvenire che si desse generalmente nel mondo a quelle parti una cos grande autorit da piegare gli ingegni di tanti coltissimi uomini. Non c' nulla di straordinario a rilevare quello che tu hai rilevato, che cio sono diversi i progenitori di Cristo secondo la carne ricordati da Luca rispetto a quelli che troviamo in Matteo. un fatto che entrambi introducono Giuseppe, Matteo alla fine e Luca all'inizio della serie, quel Giuseppe che merit anch'egli, in considerazione del suo santo e verginale matrimonio con la madre di lui, di essere chiamato padre di Cristo, s che in forza della sua dignit di maschio che, divergendo da lui o convergendo verso di lui, si dipanano le generazioni. Non c' nulla di straordinario a rilevare quello che tu hai rilevato, che cio diverso in Luca e Matteo il padre di Giuseppe, diverso il nonno e pure diversi, risalendo fino a Davide, tutti gli altri progenitori. Pensi dunque che una cos aperta e manifesta diversit sia sfuggita a tanti attentissimi commentatori delle sacre Scritture, tutti uomini dotati di acutissimo ingegno e di grande cultura? Tutti quelli di lingua latina sono, vero, piuttosto pochi, ma i greci impossibile contarli e quel contrasto l'hanno certamente osservato. Che c' di pi facile o chi, per poco che osservasse, non riuscirebbe ad accorgersi di situazioni siffatte? Considerando per con senso di piet l'eminenza di una cos grande autorit, credettero che ivi si celasse qualcosa che sarebbe stato concesso a chi lo richiedesse, ma negato ai violenti, trovato da chi ne facesse ricerca, ma sottratto ai detrattori, aperto a coloro che bussano 4 ma chiuso agli oppositori; quegli uomini invece hanno chiesto, hanno cercato, hanno bussato, ma hanno ricevuto, hanno trovato, sono entrati. Il dissenso fra Matteo e Luca nell'indicare il nome del padre di Giuseppe si giustifica facilmente ove si consideri come il vincolo dell'adozione fosse tutt'altro che estraneo agli usi degli antichi. 3. 1. Tutta la questione sta in questo, come Giuseppe abbia potuto avere due padri. Se si dimostra che questo pot avvenire non c' alcun motivo di credere che qualcuno di questi evangelisti abbia detto il falso nell'enucleare le diverse generazioni. Che si parli di due padri non deve meravigliare n si tratta di un'assurdit dal momento che potrebbe trattarsi di due nonni e di due bisnonni e di due trisavoli e cos via fino a giungere a Davide di cui erano figli sia Salomone, che rientra nell'ordine seguito da Matteo, sia Natan, inserito nella serie di Luca. Alcuni rivolgono la loro attenzione al fatto intuitivo che un uomo non pu nascere dal rapporto carnale fra due maschi e ritengono pertanto insolubile la questione. Non si accorgono che secondo una consuetudine assai diffusa e di facilissima comprensione il nome di padre non spetta solo a colui dal quale un uomo stato generato, ma anche a chi l'avesse adottato. 3. 2. L'istituto dell'adozione non fu certo estraneo alle costumanze degli antichi e si d anche il caso di donne che adottarono dei figli non nati dal loro seno. il caso di Sara, che adott i figli di Agar 5 , e di Lia che adott quelli della sua schiava 6 ; la figlia del Faraone adott Mos 7 e lo stesso Giacobbe adott i suoi nipoti, figli di Giuseppe 8 . Gli scritti degli apostoli attestano la grande importanza assunta nel mistero della nostra fede dal nome stesso di adozione. L'apostolo Paolo parlando dei privilegi dei Giudei dice: Hanno ricevuto da Dio l'adozione a figli, a loro stata manifestata la sua gloria, con loro ha stipulato un patto e ha dato loro la legge; essi sono i Patriarchi e da loro derivato nella carne il Cristo che benedetto nei secoli al di sopra di tutte le cose 9 . E ancora: Noi stessi gemiamo nel nostro intimo in attesa dell'adozione a figli di Dio e della redenzione del nostro corpo 10 . In un altro passo leggiamo: Quando venne la pienezza dei tempi Dio invi il suo figlio generato da donna sotto la legge per redimere coloro che si trovavano sotto la legge e perch noi ricevessimo l'adozione a figli 11 . Da queste e consimili testimonianze risulta con sufficiente evidenza quale mistero sottenda all'adozione. Dio ha infatti un unico figlio che ha generato della sua sostanza e del quale si dice: Avendo la forma di Dio non ha ritenuto segno di tracotanza essere pari a Dio 12 . Per quanto ci concerne non ci ha generati della sua sostanza. Siamo solo una sua creatura ch'egli ha creato e non generato. Pertanto, per farci diventare a modo suo fratelli di Cristo, ci ha adottati. Questa modalit attraverso la quale Dio ci ha fatto nascere con la sua parola e la sua grazia perch fossimo suoi figli, pur non essendo nati da lui, ma solo da lui creati e formati, prende il nome di adozione. Di qui le parole di Giovanni: Diede loro la potest di divenire figli di Dio 13 . dunque accertato che presso i nostri antenati e nelle Scritture l'istituto dell'adozione era pratica ampiamente diffusa. Perch quindi giungere a tal punto di empiet e di follia da accusare di falsit gli Evangelisti per aver fornito due genealogie diverse, quasi che non potessero essere vere entrambe? Perch invece non riflettere, esaminare e accertare con quanta frequenza secondo un costume diffuso nel nostro mondo, un uomo possa aver avuto due padri essendo stato generato e reso uomo dall'uno secondo la carne ed essendo stato quindi adottato, quando era gi uomo, per volont di un altro? Se non si addice a questo secondo il nome di padre, allora anche noi non siamo nel giusto quando diciamo: Padre nostro che sei nei cieli 14 , rivolgendoci a colui di cui non condividiamo per nascita la sostanza, ma per la cui grazia, misericordia e volont siamo stati adottati, come ci insegnano gli apostoli nella loro perfetta fedelt al vero. Abbiamo nella stessa persona un Dio, un Signore e un Padre: un Dio, perch siamo stati creati da lui (anche se sono stati degli uomini a generarci), un Signore, poich gli siamo sottomessi, un Padre perch siamo nati una seconda volta essendo stati da lui adottati. 3. 3. Fu facile ai pi eminenti studiosi delle sacre Scritture riflettere e scoprire nelle differenti genealogie esposte dai due evangelisti in che senso Giuseppe pot avere due padri aventi ciascuno una serie diversa di progenitori. Questo potreste constatarlo anche voi, se non vi accecasse l'incontenibile desiderio di polemizzare. Ad altre questioni e ad altre scoperte sono giunti gli studiosi di cui s' detto analizzando in dettaglio le narrazioni in esame: trattasi per di materia lontanissima dal vostro grado di comprensione. Tuttavia, pur se condizionati dall'errore di Mani, basterebbe che voi leggeste senza pregiudizi per comprendere ci che suole avvenire nelle vicende umane, che cio un uomo generi un figlio nella carne e un altro decida di adottarlo e che conseguentemente una stessa persona abbia due padri. Su alcune oscure formule misteriche contenute nelle due genealogie. 4. Perch inoltre Matteo incomincerebbe da Abramo procedendo in linea discendente fino a Giuseppe, mentre Luca incomincerebbe da Giuseppe per risalire non fino ad Abramo, ma fino a Dio che ha creato l'uomo e gli ha dato la sua legge, offrendogli la possibilit, se credente, di divenire figlio di Dio? E perch il primo ha enumerato all'inizio del libro le varie generazioni, mentre il secondo lo ha posto al momento del battesimo ricevuto dal Signore, che ci ha salvati, da parte di Giovanni? e che significato ha il numero delle generazioni assunto da Matteo che dice ottenersi moltiplicando per tre il numero quattordici, mentre dal calcolo si ottiene un numero minore di una unit? Il numero delle generazioni poi adottato da Luca, e che viene ricordato al momento del battesimo, ammonta a settantasette, numero che lo stesso Signore applica alla remissione dei peccati quando dice: Non soltanto fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette 15 . In nessun modo potreste fare una ricerca al riguardo se non ascoltando un cattolico, e non un cattolico qualsiasi, ma uno che sia dedito allo studio delle Scritture divine e quanto pi esperto possibile, oppure qualora che voi stessi, una volta corretti del vostro errore, con l'amore proprio dei cattolici chiediate per ricevere, cerchiate per trovare, battiate perch vi sia aperto. Fausto volgendosi ad una sola coppia di evangelisti e abbandonando l'altra fin con offendere maggiormente i primi. 5. Una volta dunque risolta, ricorrendo alla distinzione fra paternit naturale e paternit per adozione, la difficolt incontrata a proposito delle due diverse genealogie - il nodo della discussione riguardava infatti la doppia paternit di Giuseppe - il nostro Fausto si volse senza frutto a due degli evangelisti e si allontan dagli altri due, finendo cos col recare maggior offesa a quelli ai quali si era rivolto che a quelli dai quali si era allontanato. I santi - evidente - non amano i loro devoti se scoprono che costoro disprezzano i loro amici. Godono infatti di restare uniti e in Cristo sono una cosa sola. E se sostengono cose diverse o le espongono in modo diverso, dicono tutti la verit senza contraddirsi, sempre che il lettore si accosti ad essi con spirito di piet e li legga con docilit e non prenda un atteggiamento polemico fonte di rissa, ma faccia la sua ricerca con cuore sincero, fonte di edificazione. Il fatto dunque di aver creduto che i diversi evangelisti abbiano introdotto nella loro narrazione le generazioni di padri che, nel genere umano, possono essere stati due per ogni singolo uomo non credenza aliena dalla verit. Se dunque gli evangelisti sono in accordo fra loro, come aveva promesso Fausto, ritenetevi comunque sconfitti. Come possibile che Dio, il Dio dei Cristiani, sia nato da un utero di vergine. 6. Vi fa forse ancora difficolt ci ch'egli aggiunse: " Bench neppure cos sar cosa degna credere che Dio, e il Dio dei Cristiani, sia nato da un utero ", come se noi credessimo che la stessa natura divina sia scaturita da un utero di donna! Non ho forse appena ricordato la testimonianza dell'Apostolo l dove dice dei Giudei: I loro padri, dai quali discende Cristo secondo la carne, colui che al di sopra di tutto, il Dio benedetto nei secoli 16 ? Cristo dunque, Signore e Salvatore nostro, vero figlio di Dio secondo la divinit e vero figlio dell'uomo secondo la carne, non nato da donna per il fatto di essere sopra ogni cosa il Dio benedetto nei secoli, ma a causa di quella infermit che ha ricevuto da noi, in modo di morire in essa per noi e di risanarla in noi; non nato da donna in forma di Dio, trovandosi nella quale non avrebbe ritenuto una violenza essere uguale a Dio; nato invece sotto forma di servo ricevendo la quale si annientato 17 ; e non s' detto che s' annientato per nessun'altra ragione se non per aver ricevuto la forma di servo senza perdere quella di Dio. Permanendo infatti senza mutamento quella natura per la quale in forma di Dio uguale al Padre, ricevette la nostra mutevolezza per mezzo della quale potesse nascere da una vergine. Voi invece, mentre considerate con orrore che la carne di Cristo venga affidato all'utero di una vergine, avete affidato la stessa divinit di Dio non soltanto agli uteri umani, ma anche a quelli dei cani e dei porci. Non volete credere che la carne di Cristo sia stata concepita una volta sola nell'utero di una vergine nel quale Dio non solo non fu prigioniero, ma rimase immutato; andate per dicendo che persino una parte di Dio, la sua divina natura, legata, oppressa, imbrattata nei semi maschili e negli uteri femminili nonch nel concepimento di tutti gli uomini e di tutte le bestie, in tutte le terre e in tutte le acque ed a tutte le ore, e aggiungete che quella natura divina non pot essere mai del tutto liberata.
1 - Cf. Mt 1, 1-17; Lc 3, 23-38. 2 - Cf. Gv 1, 1. 3 - Mc 1, 1. 4 - Cf. Mt 7, 7. 5 - Cf Gn 16, 1. 6 - Cf. Gn 30, 9 ss. 7 - Cf. Es 2, 9 ss. 8 - Cf. Gn 48, 5. 9 - Rm 9, 4-5. 10 - Rm 8, 23. 11 - Gal 4, 4-5. 12 - Fil 2, 6. 13 - Gv 1, 12. 14 - Mt 6, 9. 15 - Mt 18, 22. 16 - Rm 9, 4. 17 - Fil 2, 6-7. LIBRO QUARTO L'eredit e le consuetudini religiose dell'antico testamento furono respinte dai Cristiani perch riferite solo ai Giudei e ancora chiuse alla prospettiva della vita eterna. 1. FAUSTO. " Accetti il Vecchio Testamento? ". Se c' in esso una eredit destinata a me l'accetto, altrimenti no. Sarebbe un atto di grave disonest impossessarsi di un testamento in cui non si risulta eredi. Ignori forse che il Vecchio Testamento promette la terra dei Cananei 1 , ma la promette solo ai Giudei, cio ai circoncisi, e a coloro che offrono sacrifici e a coloro che si astengono dalla carne di maiale e dalle altre carni che Mos chiama immonde, a coloro che osservano il sabato e la solennit degli azimi e le altre simili prescrizioni che lo stesso autore del Testamento ha loro imposto di osservare 2 . Ma poich tutte queste prescrizioni non furono gradite a nessuno dei Cristiani - e nessuno dei nostri le conserva - giusto che, unitamente all'eredit rifiutata, restituiamo anche il testamento. Questo il primo motivo per il quale io ritengo da respingere il Vecchio Testamento, a meno che tu non abbia qualcosa di pi saggio da insegnarmi. Il secondo motivo che si tratta di una eredit cos meschina e materiale e lontana dai beni spirituali che, dopo la felice prospettiva offertami dal Nuovo Testamento attraverso la promessa del regno dei cieli e della vita eterna, anche se quel testatore mi offrisse gratuitamente la sua eredit, ne proverei fastidio. Se le promesse del Vecchio Testamento sono temporanee e di scarso conto, in esse tuttavia nascosta la figura degli eventi futuri. 2. 1. AGOSTINO. Nessuno di noi dubita che nel Vecchio Testamento siano contenute le promesse relative alle realt temporali - e che appunto per questo prende il nome di Vecchio Testamento - e che la promessa della vita eterna e il regno dei cieli riguarda il Nuovo. Ma che in quelle realt temporali vi fossero le immagini degli eventi futuri che si sarebbero realizzate in noi che siamo alla fine dei tempi non una mia previsione, ma quanto hanno compreso gli apostoli. Ce lo dice Paolo, laddove parla di questi argomenti: Tutti questi eventi sono figure che riguardano noi; e ancora: Tutti questi eventi capitarono loro in forma figurata: furono descritti in riferimento a noi che siamo alla fine dei tempi 3 . Non abbiamo dunque ricevuto il Vecchio Testamento per ottenere la realizzazione di quelle promesse, ma per comprendere in esse le anticipazioni del Nuovo. La testimonianza del primo procura fede nel secondo. Per questo il Signore, dopo che fu resuscitato dai morti non solo si present agli occhi dei discepoli perch lo vedessero, ma si offerse alle loro mani perch lo toccassero, per evitare tuttavia ch'essi ritenessero di essere ingannati unitamente ai loro sensi mortali e carnali li conferm ulteriormente ricorrendo alla testimonianza degli antichi libri e dicendo: Occorreva che avesse compimento tutto ci che scritto di me nella legge di Mos, nei Profeti e nei Salmi 4 . La nostra speranza non dunque fissata nella promessa di realt temporali, non potendo credere che gli stessi uomini santi e spirituali di quel tempo, i Patriarchi e i Profeti, si occupassero di cose terrene. Comprendevano infatti, per rivelazione dello Spirito di Dio, che cosa si adattava al loro tempo e in che modo Dio, attraverso tutti quei fatti e quei detti, stabiliva di dover esprimere attraverso figure e predire gli eventi futuri. Maggiore era per loro l'esigenza di un Nuovo Testamento, ma veniva loro offerta dalle antiche promesse la capacit materiale di preannunciare il nuovo che sarebbe venuto. In tal modo fu profetica di quegli uomini non tanto la lingua quanto la vita. Il popolo, data la sua carnalit, si occupava delle promesse relative alla sua vita presente anche se, ci non di meno, anche di questo popolo venivano segnalati gli eventi futuri. 2. 2. Ma voi non comprendete queste cose poich, come dice il profeta: Se non crederete, non comprenderete 5 . Non siete stati istruiti nel Regno dei Cieli, cio nella vera Chiesa Cattolica di Cristo. Se lo foste sapreste trarre dai tesori delle sacre Scritture non solo le cose nuove ma anche le antiche. Lo stesso Signore dice: Perci ogni scriba istruito nel Regno dei Cieli simile a un padre di famiglia che trae dal suo tesoro nuove e vecchie ricchezze 6 . Per conseguenza voi, mentre pensate di conservare le sole promesse nuove, siete rimasti nella vetust della carne e avete introdotto la novit dell'errore. Dice l'Apostolo a proposito di questa novit: Evita le parole nuove e profane in quanto molto contribuiscono all'empiet e l'eloquio di coloro che le usano si diffonde come una cancrena. Appartengono a tale categoria Imeneo e Fileto che errarono sulla verit sostenendo che la risurrezione dai morti gi avvenuta e sconvolsero la fede di alcuni 7 . Sappiate che da questa vena di falsit scaturite anche voi sostenendo che attualmente si ha solo la risurrezione delle anime attraverso la predicazione della verit e negando che vi sar quella dei corpi predicata dagli apostoli. Che cosa potete pensare spiritualmente, secondo l'uomo interiore che si rinnova nella conoscenza di Dio 8 , dal momento che, per l'inveterato rapporto con la carne e con le immagini di carne dalle quali avvolto il vostro errore non avete in realt una vera conoscenza delle realt materiali e le pensate solo con l'immaginazione? Vi gloriate infatti di disprezzare e di avere in uggia la terra dei Cananei che era ben visibile e visibilmente fu data a quel popolo. Par quasi che in questo modo voi non descriviate la terra della luce che sta in disparte, separata da uno stretto cuneo dalla terra della stirpe delle tenebre. In tal modo essa non compare fra le vere realt e la si crede fra le vostre falsit. Perci se vi data non sostiene la vostra vita e se ne sentite la mancanza corrompe la vostra mente.
1 - Cf. Gn 15, 18; 17, 8. 2 - Cf. Lv 11, 7; Es 12; 20, 8. 3 - 1 Cor 10, 6. 11. 4 - Lc 24, 44. 5 - Is 7, 9. 6 - Mt 13, 52. 7 - 2 Tm 2, 16-18. 8 - Cf. Col 3, 10. LIBRO QUINTO Dichiara Fausto di aver accettato pienamente il Vangelo e di aver integralmente seguito i consigli evangelici. 1. FAUSTO: " Accetti il Vangelo? ". Tu mi chiedi se lo accetto nella parte in cui, obbedendo ai suoi comandamenti, risulta che l'accetto. O debbo io chiedere a te se lo accetti nella parte nella quale non appaiono indizi di accettazione del Vangelo? Io ho lasciato il padre, la madre, la moglie, i figli e tutto ci che il Vangelo chiede di lasciare 1 , e mi chiedi se accetto il Vangelo? A meno che tu ancora non sappia cosa sia quello che prende il nome di Vangelo. Esso non altro che la predicazione e l'insegnamento di Cristo. Mi sono privato dell'oro e dell'argento e ho smesso di tenere denaro nella mia borsa accontentandomi del cibo di ogni giorno, senza curarmi di quello dell'indomani e senza preoccuparmi di come riempire il ventre e ricoprire il corpo 2 . E mi chiedi se accetti il Vangelo? Tu vedi in me le beatitudini di Cristo che costituiscono il Vangelo 3 , e mi chiedi se l'accetto? Tu vedi in me il povero, vedi il mite, vedi il pacifico, il puro di cuore, l'uomo che piange, che ha fame, che ha sete, che soffre persecuzioni e odi per la giustizia, e dubiti che accetti il Vangelo? Non c' dunque da meravigliarsi che Giovanni Battista, visto il Cristo e udite le sue opere, gli chiedesse ancora s'egli fosse il Cristo. E a lui opportunamente e giustamente Ges non ritenne di rivelare chi egli fosse veramente, ma rimand Giovanni alle opere delle quali egli aveva gi sentito parlare: I ciechi vedono, i sordi odono, i morti risorgono 4 , con tutto il resto. stato pertanto giusto che alla tua domanda se io credessi al Vangelo ho risposto allo stesso modo: ho lasciato tutto ci che possedevo, padre, madre, moglie e figli, oro, argento, cibi, bevande, piaceri voluttuosi. Prendi questa come risposta alla tua interrogazione e considerati felice per l'avvenire, se non ti sarai scandalizzato di me. La risposta di Agostino che non basta fare ci che il Vangelo ci ordina, ma occorre anche credere a tutto ci che in esso scritto. 2. " Ma accettare il Vangelo ", tu mi dici, " non solo questo, obbedire ai suoi comandamenti, ma anche credere a tutto ci che in esso scritto, prima fra tutte all'avvenuta nascita di Ges ". Allo stesso modo accettare il Vangelo non solo credere alla nascita di Ges, ma anche obbedire ai suoi comandamenti. Ma se tu ritieni che io non accetto il Vangelo per il fatto che lascio fuori la genealogia, neppure tu lo accetti. E la tua non accettazione ancora pi grave perch ne disprezzi i comandamenti. Per ora per, finch non prendiamo in considerazione le parti, siamo pari. Se questo disprezzo dei comandamenti non pregiudica la tua proclamazione di accettare il Vangelo, perch il rifiuto della genealogia dovrebbe pregiudicare la mia? Se poi l'accettazione del Vangelo esige entrambe le condizioni, credere nelle genealogie e rispettare i comandamenti, perch tu che sei imperfetto giudichi un altro che altrettanto imperfetto? Ciascuno di noi due manca di ci che ha l'altro. Se invece, il che pi che certo, l'accettazione del Vangelo consiste unicamente nell'osservanza dei comandamenti celesti, tu sei colpevole due volte perch, come suol dirsi, da disertore qual sei rimproveri il soldato che combatte. Ammettiamo tuttavia, dato che vuoi questo, che queste siano le due componenti di una fede perfetta: l'affermazione fatta verbalmente che Cristo ha avuto nascimento e il risvolto operativo consistente nell'osservanza dei suoi comandamenti. Vedi a questo punto quanto ardua e quanto pi difficile sia la parte che io mi sono scelta e come leggerissima e pi facile sia la tua. N senza motivo la massa si affolla presso di te e sfugge da me, non sapendo che il Regno di Dio non si fonda sulle parole, ma sulla virt. Che motivo hai di provocarmi se, prendendo su di me la parte pi difficile, ho lasciato a te, che sei pi debole, quella pi facile? Ma io - tu mi rispondi - considero questa parte della fede che tu hai tralasciato, l'affermazione cio della nascita di Cristo, pi efficace e pi idonea ai fini della salvezza dell'anima. Per ottenere la salvezza eterna non occorre in primo luogo credere che Cristo sia nato, ma fare la volont di suo Padre. 3. Interroghiamo a questo punto lo stesso Ges Cristo e impariamo dalla sua voce da dove soprattutto ci venga un'occasione di salvezza. Chi fra gli uomini entrer nel tuo regno, o Cristo? Risponde: Chi avr fatto la volont del Padre mio che nei cieli 5 . Non ha detto: " Chi avr sostenuto che io ho avuto nascimento ". E altrove, rivolgendosi ai suoi discepoli ha detto: Andate, ammaestrate tutti i Gentili battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e insegnando loro ad osservare tutti i miei comandamenti 6 . Non ha detto: " Insegnando loro che io sono nato ", ma: A osservare i miei comandamenti. Parimenti altrove ha detto: Sarete i miei amici se farete ci che vi ordino 7 . Non ha detto: " Se crederete alla mia nascita". E di nuovo ha detto: Se farete ci che vi ordino, continuerete ad essere amati da me 8 . E molte altre cose ha detto in questo senso. Inoltre, quando sulla montagna ammaestrava con le parole beati i poveri in spirito, mentre ha detto beati i miti, beati i pacifici, beati i puri di cuore, beati quelli che piangono, beati quelli che hanno fame, beati i perseguitati per la giustizia 9 , non ha mai detto: " Beati coloro che professano la mia nascita ". E nella divisione in giudizio degli agnelli dai capretti afferma che dir a coloro che saranno alla sua destra: Avevo fame e mi avete nutrito, avevo sete e mi avete dissetato, ecc.; e inoltre: Perci ricevete il regno in eredit 10 . Non ha detto: " Riceverete il regno in eredit per aver creduto alla mia nascita ". Anche al ricco che gli chiedeva la vita eterna ha detto: Va', vendi tutto ci che hai e seguimi 11 , non ha detto: " Per vivere in eterno credi alla mia nascita ". Ecco dunque che alla mia parte, che ho scelto per me, come voi desiderate, fra le due parti della fede, sono ad ogni passo promessi regno, vita e felicit, che non sono invece promessi da nessuna parte alla vostra opzione. Forse insegnate, se da qualche parte scritto, che felice, che otterr il regno o avr la vita eterna chi avr proclamato la nascita di Cristo da una donna. Ma intanto, anche se questa parte appartiene alla fede, non ha in s la felicit. Quando poi noi dimostreremo che non parte della fede, che accadr? Voi certamente vi troverete a mani vuote perch noi in ogni caso lo proveremo. Per ora comunque questo sufficiente ai nostri fini, visto che la nostra parte ha la garanzia delle beatitudini. Ma ad essa si aggiunge anche quell'altra beatitudine che deriva dalla proclamazione stessa della parola, in quanto siamo noi a proclamare che Cristo figlio del Dio vivo; e questo Ges stesso a proclamarlo allo stesso modo quando dice a Pietro: Beato te Simone, figlio di Giona, perch non questa carne e questo sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che nei cieli 12 . Pertanto non siamo in possesso, come voi ritenevate, di una sola parte, ma di due parti della fede e in entrambe siamo chiamati beati da Cristo poich esercitando l'una con le opere, predichiamo l'altra senza bestemmiare. Cristo nel contempo figlio di Dio e figlio dell'uomo. 4. AGOSTINO. Gi in precedenza abbiamo ricordato con quanta frequenza il Signore Ges Cristo si dichiara figlio dell'uomo e con quanta falsit i Manichei introducono una favola, frutto del loro ignobile errore, nella quale si parla di un non so quale fittizio primo uomo ch'essi dichiarano non terreno, ma rivestito di ingannevoli sembianze materiali. Ci sostengono contro l'Apostolo l dove dice: Il primo uomo nato dalla terra di terra 13 , contro l'Apostolo che, con grande sollecitudine, ci avverte con le parole: Se qualcuno vi dar un annunzio diverso da quello che abbiamo fatto a voi sia anatema 14 . Non ci resta quindi che credere a Cristo figlio dell'uomo, come suona il veritiero annuncio degli apostoli, non come viene rappresentato dalla falsa predicazione dei Manichei. Dal momento dunque che gli Evangelisti lo annunciano come nato da una donna della casa di Davide, vale a dire dalla famiglia di Davide, e Paolo, scrivendo a Timoteo, dice: Ricordati che, secondo il mio Vangelo, Cristo Ges, della stirpe di Davide, risuscitato dai morti 15 , risulta abbastanza chiaro in che modo dobbiamo credere che Cristo figlio dell'uomo. Figlio di Dio e per mezzo di lui siamo stati creati, ma anche divenuto figlio dell'uomo in seguito all'assunzione della nostra carne, s da morire per i nostri delitti e da risorgere per la nostra giustificazione 16 . Perci si denomina in entrambi i modi, come figlio di Dio e come figlio dell'uomo. Per non tirare in lungo citando molti altri passi basti quello che si legge nel Vangelo secondo Giovanni: In verit, in verit vi dico che giunta l'ora, ed questa, in cui i morti udranno la voce del figlio di Dio, e coloro che l'avranno udita vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, cos ha dato al figlio la possibilit di avere la vita in se stesso; e gli ha dato il potere di giudicare perch figlio dell'uomo 17 . Ha detto: Udranno la voce del figlio di Dio, e ha anche detto: Perch figlio dell'uomo. Per il fatto di essere figlio dell'uomo ha ricevuto il potere di giudicare, poich in questa forma verr a giudicare s da essere visto sia dai buoni sia dai cattivi. In questa forma anche salito in cielo, cos come la sua voce risuonata ai discepoli: Verr come lo avete visto salire in cielo 18 . Infatti in quanto figlio di Dio, Dio uguale al Padre ed una cosa sola con lui, non sar visto dai malvagi: Beati infatti gli uomini dal cuore puro, perch vedranno Dio 19 . Dal momento dunque che a coloro che credono in lui promette la vita eterna e credere in lui non altro che credere nel vero Cristo cos come egli stesso si dichiara ed dichiarato dagli apostoli, vale a dire come vero Figlio di Dio e vero figlio dell'uomo, se tutto questo vero voi Manichei, che credete in un figlio falso e ingannatore di un padre falso e ingannatore e insegnate che Dio, atterrito dal tumulto della gente a lui contraria, offr le sue membra perch ne facessero scempio senza la possibilit di una successiva purificazione, voi Manichei, ripeto, potete vedere quanto siate lontani dalla vita eterna che Cristo promette a coloro che credono in lui. Disse per a Pietro che lo proclamava figlio di Dio: Beato te, Simone, figlio di Giona 20 . Forse che non promette nulla a coloro che credevano in lui come figlio dell'uomo, pur essendo egli sia figlio dell'uomo sia Figlio di Dio? Ebbene, hai la documentazione di una vita eterna promessa apertamente anche a coloro che credono nel figlio dell'uomo. Sta infatti scritto: Come Mos innalz il serpente nel deserto, cos occorre innalzare il figlio dell'uomo perch chiunque abbia creduto in lui non perisca, ma abbia la vita eterna 21 . Che volete di pi? Credete dunque nel figlio dell'uomo per avere la vita eterna poich egli il Figlio di Dio che pu dare la vita eterna: Egli stesso il vero Dio e la vita eterna 22 , come lo stesso Giovanni scrive in una sua lettera dove chiama altres anticristo chi nega che Cristo sia venuto nella carne 23 . La fede non meno necessaria della perfetta realizzazione delle opere. 5. Perch mai vi vantate della perfezione con la quale ottemperate ai comandamenti proposti nel Vangelo? Che giovamento ne ricavereste ove non ci fosse la vera fede ed anche ammesso che siano veramente adempiuti da voi? Non avete udito le parole dell'Apostolo: Se distribuissi tutti i miei averi ai poveri e cedessi il mio corpo perch sia bruciato, ma non avessi la carit tutto ci non mi gioverebbe nulla 24 . Perch vi vantate come se aveste la povert cristiana, dal momento che mancate della cristiana carit? Anche i ladroni hanno quella che tra loro chiamano carit, essendo reciprocamente debitori della infame complicit dei crimini e dei delitti, ma non si tratta della carit che raccomanda l'Apostolo. E per distinguerla da tutte le altre forme di carit che vanno riprovate e ripudiate scrive in un altro passo: Oggetto del comandamento la carit che deriva da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede autentica 25 . Da dove potreste ricavare una vera carit che nasce da una fede non autentica? O quando vi disgusterete di colorare con menzogne la vostra fede, dal momento che andate dicendo che il vostro primo uomo avrebbe combattuto con mutamenti ingannevoli contro i suoi nemici rimasti nella verit della loro natura e cercate di convincere che lo stesso Cristo, che dice: Io sono la verit 26 , avrebbe simulato la natura della sua carne, la morte di croce, le ferite della passione, le cicatrici della risurrezione? Voi perci vi anteponete al vostro Cristo se, mentre egli mente, annunziate la verit. Se poi volete seguire il vostro Cristo chi non sospetterebbe la presenza in voi della menzogna, che cio anche nei comandamenti che dite di osservare non ci sia che fallacia? Fausto ha osato affermare che voi non portate denaro nelle cinture: e forse ha ragione poich voi non portate denaro nelle cinture, ma portate anche l'oro nei cofanetti e nei sacchetti. Usi siffatti non sarebbero criticabili in voi se non perch professate un comportamento e ne vivete un altro. Si trova ancora in vita quel Costanzo, ormai divenuto nostro fratello nella fede cristiana e cattolica, che aveva riunito nella sua casa di Roma molti di voi perch si potessero osservare i precetti di Mani di per s vani e ridicoli, ma che voi ritenete grandi. Ma poich la vostra debolezza non ne sopport il peso vi disperdeste andando ciascuno per la sua strada. Pertanto coloro che riuscirono a resistere nell'osservanza di quei precetti si separarono da voi e poich dormono su delle stuoie (mattae) sono detti Mattarii. Differiscono molto dai loro giacigli le piume di Fausto e le coltri di pelle di capra, una abbondanza di agi che infastidiva non solo i Mattarii, ma anche la casa di suo padre, un uomo povero di Milevi. Togliete dunque di mezzo una simulazione senza senso, e se non volete toglierla dai vostri costumi, toglietela almeno dai vostri scritti per evitare che la vostra lingua appaia in contrasto con la vostra vita. cos come lo era nel vostro primo uomo con la stirpe delle tenebre. Nel vostro caso ovviamente il contrasto non riguarder la falsificazione degli elementi naturali, l'adozione di dottrine mendaci. I Manichei sono nel contempo sciocchi e impostori. 6. Ma perch non mi si rimproveri di parlare cos contro coloro che non adempiono a ci che viene loro comandato piuttosto che contro una setta densa di errori, affermo quanto segue. Gli stessi comandamenti di Mani sono tali che se non li rispettate siete responsabili di un inganno, se li rispettate siete voi a restare ingannati. Cristo non vi ha proibito di strappare l'erba per non commettere omicidio n ha vietato ai discepoli che attraversavano affamati un campo coltivato di cogliere delle spighe in giorno di sabato 27 . Ci ha fatto allo scopo di convincere gli attuali Giudei e i futuri Manichei: gli uni perch avveniva di sabato, gli altri per il fatto stesso che avvenisse. Di fatto Mani vi ha insegnato a vivere degli omicidi altrui senza far intervenire le vostre mani. Ma quelli sono falsi omicidi mentre veri omicidi sono quelli che voi commettete quando trucidate delle povere anime attraverso l'insegnamento dei demoni. Superbia e tracotanza di Fausto. 7. C' poi sempre in lui la tracotanza dell'eretico e una intollerabile superbia. Hai detto: " Vedi presenti in me le beatitudini di Cristo che costituiscono il Vangelo, e osi chiedermi se lo accetti? Mi vedi povero, mite, pacifico, di cuore puro, grondante di lacrime, affamato, assetato, vittima di persecuzioni e di odi per la causa della giustizia e dubiti che io accetti il Vangelo? ". Se l'esser giusto consistesse nel giustificare se stesso, quest'uomo pronunciando queste parole volerebbe in cielo. Ma io non mi scaglio contro le delizie di Fausto note a tutti gli uditori dei manichei e soprattutto a quelli che abitano a Roma. Propongo come figura di manicheo quello alla cui ricerca andava Costanzo quando esigeva che rispettasse i comandamenti e non solo che apparisse secondo i suoi desideri. E pur tuttavia come potrei riconoscerlo povero in spirito dal momento che talmente superbo da credere che Dio sia la sua anima e da non vergognarsi che si trovi in stato di prigionia. Come considerare mite un uomo che preferisce sfidare anzich credere a un'autorit cos grande come quella del Vangelo? Come considerarlo pacifico visto che non pensa che possa godere di una eterna pace quella natura divina grazie alla quale Dio tutto ci che e solo veramente ? Come considerare di puro cuore un uomo nel cui intimo trovano sede credenze tanto sacrileghe e menzognere? Come concepirlo in lacrime se non al modo del suo Dio, prigioniero e legato in attesa di slegarsi e di fuggire, ma restando decurtato di una parte che rester legata dal Padre nell'abisso delle tenebre e non sar compianta? Come considerarlo affamato e assetato di giustizia, giustizia della quale Fausto non parla nei suoi scritti per evitare, a mio parere, che sembri mancargli qualora ammettesse di averne fame e sete? Ma di quale giustizia hanno fame e sete costoro per i quali sar perfetta giustizia trionfare una volta che siano dannati nell'abisso i fratelli che non hanno peccato per loro colpa, ma sono stati infettati da un male non espiabile contro il quale il Padre li ha inviati? Le presunte persecuzioni subite da Fausto. 8. In che modo subite persecuzioni e odi per la giustizia voi per i quali giustizia predicare e inculcare queste tesi sacrileghe? Non considerate quanto poco o nulla vi tocca soffrire, data l'indulgenza del cristianesimo, per questa vostra empia perversit? Ma, come se voi parlaste con dei ciechi e degli sciocchi, pretendete che sia prova della vostra giustizia il fatto che soffrite offese e persecuzioni. Inoltre se un individuo tanto pi giusto quanto pi gravi sono le sofferenze subite, ometto di dire ci che facilissimo constatare, quanto pi gravi sofferenze debbano subire rispetto a voi coloro che si sono macchiati di altre e gravi colpe e delitti. Questo io affermo: se si deve ritenere che chiunque soffra a qualunque titolo nel nome di Cristo gi possieda la vera fede e la vera giustizia, concedete almeno che possieda una fede pi vera ed una maggior giustizia colui del quale possiamo documentare che ha sofferto persecuzioni maggiori delle vostre. Vi verrebbero incontro migliaia dei nostri martiri fra i quali lo stesso Cipriano dai cui scritti si ricava che credeva in Cristo nato dalla Vergine Maria. Per questa fede che voi detestate egli pervenne fino alla morte di spada e assieme a lui masse di Cristiani che credettero in questo modo e per questo tanto pi atroce fu la loro morte. Fausto, convinto e confesso d'essere manicheo, sottoposto con alcuni altri al giudizio proconsolare, per intercessione degli stessi Cristiani dai quali erano stati chiamati in giudizio fu condannato con una pena lievissima, sempre che di pena si possa parlare, quella di essere relegato in un'isola. ci che spontaneamente fanno ogni giorno i servi di Dio volendo sottrarsi al turbolento strepito delle masse ed la condanna che i principi della terra sogliono rimettere per indulgenza. In fine, non molto tempo dopo, tutti con una solenne decisione furono rimessi in libert. Ammettete dunque che mantennero una fede pi vera e una vita pi giusta coloro che per essa dovettero patire sofferenze pi atroci delle vostre; oppure smettetela di vantarvi per ci che vi rende detestabili a molti, ma sappiate distinguere fra la persecuzione che punisce la bestemmia e quella sofferta in nome della giustizia e considerate attentamente nei vostri libri di quale tipo di persecuzione voi soffriate. Sulle virt evangeliche realmente praticate dai Cristiani. 9. Quanti nella nostra comunit osservano veramente questi altissimi precetti evangelici con la forma esteriore dei quali ingannate gli inesperti! Quanti uomini vi sono di entrambi i sessi puri ed incontaminati da ogni rapporto carnale! Quanti ve ne sono che, dopo aver sperimentato quei rapporti, si sono conservati nella continenza! Quanti hanno distribuito e lasciato i loro beni! Quanti sono coloro che con digiuni frequenti o quotidiani o anche incredibilmente protratti nel tempo hanno sottoposto il corpo alla loro volont! Quante sono le associazioni fraterne che non possiedono nulla di proprio, ma hanno messo tutto in comune limitatamente a ci che serve per alimentarsi e vestirsi e i cui membri, riscaldati dal fuoco della carit, formano un'anima sola e un solo cuore in Dio! Eppure fra tutti costoro che professano la nostra fede quanti si scoprono falsi e perduti, quanti rimangono celati nella loro vera realt, quanti, dopo aver inizialmente percorso la retta via, per una perversione della volont sono rapidamente venuti meno, quanti si scoprono avvolti nelle tentazioni per aver intrapreso con spirito diverso dal dovuto questo tipo di vita e falsandone nell'aspetto esteriore la vera natura; ma quanti custodendo con umilt il loro santo proposito perseverano fino alla fine e si salvano! Appaiono sotto qualche aspetto diversi, ma uniti dallo stesso vincolo di amore, coloro che per qualche necessit e secondo l'esortazione dell'Apostolo hanno mogli come non le avessero, acquistano senza possedere e si servono di questo mondo come non se ne servissero 28 . A costoro si aggiungono, grazie alla grande abbondanza della misericordia di Dio, anche coloro ai quali detto: Non rifiutatevi gli uni gli altri, a meno che non lo facciate per comune consenso e per breve tempo in modo di potervi dedicare alla preghiera, e di nuovo tornate al punto di partenza perch Satana non vi tenti a causa della vostra intemperanza. Vi dico questo come un suggerimento, non come un comando 29 . Trattasi di coloro ai quali lo stesso Apostolo dice: V' gi il peccato in voi dal momento che intentate processi gli uni contro gli altri 30 . E prendendo su di s la loro infermit dice poco dopo: Se avete delle liti giudiziarie fra voi prendete come giudici gente che nella chiesa non ha autorit. N appartengono al regno dei cieli quelli soltanto che, per essere perfetti, vendono o lasciano tutti i loro averi e seguono il Signore. Ma a questa milizia cristiana si aggiunge, grazie ad un misterioso scambio di amore, una massa mercenaria alla quale alla fine sar detto: Avevo fame e mi hai dato da mangiare 31 con tutto il resto. Altrimenti dovrebbero essere condannati quelli le cui famiglie l'Apostolo si impegnato a regolare con attenta e diligente cura ammonendo le donne ad essere sottomesse ai loro mariti, invitando i mariti ad amare le loro mogli, i figli ad obbedire ai genitori ed i genitori ad allevare i loro figli istruendoli e correggendoli secondo la legge del Signore, gli schiavi ad obbedire ai loro padroni terreni ed i padroni a concedere agli schiavi ci che giusto ed equo 32 . Costoro sono ben lungi dall'essere giudicati dall'Apostolo estranei ai precetti evangelici e dall'essere esclusi dalla vita eterna. Servono ad esortare i pi coraggiosi alla perfezione le parole del Signore l dove dice: Se qualcuno non porter la sua croce e non mi avr seguito, non pu essere mio discepolo 33 . Ivi si affretta a consolare anche costoro dicendo: Chi ricever il giusto in qualit di giusto ricever il compenso del giusto e chi ricever il profeta in qualit di profeta ricever il compenso del profeta. Per conseguenza non perder il suo compenso solo chi offrir a Timoteo una modica quantit di vino considerando la sua debolezza di stomaco e le sue frequenti malattie 34 , ma anche chi offrir un calice di acqua fredda ad un uomo pi forte e pi sano considerando che si tratta di un mio discepolo 35 . Stravaganze manichee. 10. Ma perch ingannate i vostri uditori, che assieme alle mogli, ai figli, alle famiglie, alle case e ai campi si pongono al vostro servizio insinuando che se uno non rinuncia a tutti questi beni non riceve il Vangelo? Non promettete loro la risurrezione, ma un ritorno a questa vita mortale facendoli nascere di nuovo e facendo loro vivere la vita dei vostri eletti cos vana, sciocca e sacrilega che voi vivete e che per voi motivo di grande vanto. Se poi hanno qualche merito in pi li fate vivere in cocomeri e meloni o in altri cibi che voi finirete col mangiare in modo che siano purificati dai vostri rutti. Giustamente li tenete lontani dai precetti evangelici e anche voi, dato il vostro modo di pensare e di predicare, dovete tenervene lontani. Se questa sciocca dottrina appartenesse alla fede nel Vangelo, il Signore non avrebbe dovuto dire: Avevo fame e mi avete dato da mangiare 36 , ma: " Avevate fame e mi avete mangiato " e: " Avevo fame e vi ho mangiato ". Secondo le vostre deliranti dottrine nessuno sar accolto nel regno di Dio per il merito derivante dall'aver dato da mangiare ai santi, bens o per aver mangiato chi si desiderava mangiare o per essere stato mangiato da coloro che lo desideravano in cielo. N gli diranno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? bens: " Quando ti abbiamo visto affamato e ci hai mangiato? ", domanda cui egli non risponderebbe: Quando avete dato qualcosa ad uno dei miei piccoli l'avete dato a me 37 , bens: " Quando uno dei miei piccoli vi ha mangiato, io vi ho mangiato ". I Manichei e l'assurdo culto del sole. 11. Credendo e insegnando queste assurde dottrine e vivendo in base ad esse osate vantarvi di osservare i precetti evangelici e distaccarvi dalla Chiesa cattolica. In essa si affollano tanti piccoli assieme ai grandi. Tutti li benedice il Signore e tutti, ciascuno in base alla sua posizione, osservano i comandamenti del Vangelo e sperano nelle sue promesse. Un malevolo errore volge il vostro occhio solo verso la paglia della nostra messe: infatti vedreste anche il frumento se voleste che vi fosse. Fra voi i falsi manichei sono perversi e quelli che non sono falsi sono pieni di vanit. Dove la fede stessa falsa anche chi finge di servirsene un impostore e chi la crede vera vittima di un inganno. Da essa non pu partire un percorso che porti al bene, poich ciascuno vive, bene o male, per ci che ama. Se ardeste d'amore per il bene spirituale e invisibile e non di passione per le apparenze materiali non onorereste questo sole fatto di materia - tanto per accennare a ci che tutti sanno di voi - come una sostanza divina e un lume di sapienza.
1 - Cf. Mt 19, 29. 2 - Cf. Mt 10, 9-10; 6, 25-34. 3 - Cf. Mt 5, 3-11. 4 - Mt 11, 2-5. 5 - Mt 7, 21. 6 - Mt 28, 19-20. 7 - Gv 15, 14. 8 - Gv 15, 10. 9 - Mt 5, 3-10. 10 - Mt 25, 34-35. 11 - Mt 19, 21. 12 - Mt 16, 17. 13 - 1 Cor 15, 47. 14 - Gal 1, 8-9. 15 - 2 Tm 2, 8. 16 - Cf. Rm 4, 25. 17 - Gv 5, 25-27. 18 - At 1, 11. 19 - Mt 5, 8. 20 - Mt 16, 17. 21 - Gv 3, 14-15. 22 - 1 Gv 5, 20. 23 - Cf. 1 Gv 4, 3. 24 - 1 Cor 13, 3. 25 - 1 Tm 1, 5. 26 - Gv 14, 6. 27 - Cf. Mt 12, 1. 28 - Cf. 1 Cor 7, 29 ss. 29 - 1 Cor 7, 5-6. 30 - 1 Cor 6, 4 ss. 31 - Mt 25, 35. 32 - Cf. Col 3, 18; 4, 1. 33 - Mt 10, 38 ss. 34 - Cf. 1 Tm 5, 23. 35 - Mt 10, 42. 36 - Mt 25, 35. 37 - Mt 25, 40. LIBRO SESTO Prescrizioni dell'Antico Testamento. 1. FAUSTO. " Accetti il Vecchio Testamento? ". Ma come dovrei accettarlo io che non ne rispetto i comandamenti? Ma neppure tu li rispetti. Per quanto mi riguarda ho rifiutato la circoncisione come vergognosa; e anche tu, se non mi sbaglio, rifiuti la cessazione dal lavoro del sabato perch inutile. Penso e sono certo che anche tu rifiuti i sacrifici come idolatria. Non mi astengo certamente dalla sola carne suina; parimenti tu non mangi solo quella. Io lo faccio perch ritengo impuro ogni tipo di carne, tu perch non ne ritieni impuro nessuno. Entrambi, ciascuno per una sua ragione, distruggiamo il Vecchio Testamento. Entrambi rifiutiamo come consuetudini vane e inutili le settimane degli azimi e la festa dei tabernacoli. Altre consuetudini rifiutate sono: non inserire la porpora nelle vesti di lino, considerare come un adulterio l'unione della lana e del lino, annoverare fra i sacrilegi l'accoppiare anche in caso di necessit l'asino e il bue. Entrambi abbiamo rifiutato ridendo e non considerando n fra i primi n fra i minori comandamenti la proibizione di consacrare sacerdote un uomo calvo e stempiato o con un simile difetto perch entrambi immondi presso Dio. Tutte quelle elencate sono prescrizioni e ordinanze del Vecchio Testamento. Ci che tu mi contesti ci riguarda entrambi sia che lo si debba considerare come un male sia che si riveli come un bene: entrambi infatti respingiamo il Vecchio Testamento. Se dunque mi chiedi che differenza ci sia fra la tua fede e la mia ti rispondo cos: a te piace mentire e comportarti in modo indegno s da lodare a parole ci che disprezzi nel tuo intimo, io non so ingannare, dico ci che penso, ammetto di odiare coloro che fanno certe indegne prescrizioni quanto le prescrizioni stesse. Precetti esecutivi e precetti figurati. 2. AGOSTINO. Abbiamo gi detto in che modo e perch il Vecchio Testamento sia accettato dagli eredi del Nuovo Testamento. Ma poich poco fa Fausto ha trattato delle promesse, ora ha voluto parlare delle prescrizioni. Rispondo dicendo che costoro ignorano completamente che differenza ci sia fra precetti di vita pratica e precetti di vita significativa. Per esempio: non concupirai 1 , un precetto di vita pratica; Circonciderai ogni nato maschio l'ottavo giorno 2 precetto di vita figurativa. Per questa imperfetta conoscenza i Manichei e tutti coloro cui dispiace la lettura del Vecchio, non comprendendo che tutte le prescrizioni cerimoniali imposte da Dio al precedente popolo erano ombra di ci che sarebbe avvenuto e constatando che non vengono pi osservate, criticano in base all'uso attuale delle prescrizioni che in ogni caso si adattavano a quel tempo in cui i fatti che ora si sono manifestati venivano significati come futuri. Ma come reagiranno contro queste parole dell'Apostolo: Tutte queste cose li riguardavano per il loro senso figurato; sono per state scritte per noi cui capita di vivere alla fine dei tempi 3 . Ecco ch'egli stesso ci rivela perch quegli scritti siano accettati da noi e perch oramai non sia pi necessario che quei segni degli eventi siano da noi osservati. Quando infatti dice: Furono scritti per noi, dimostra senza dubbio con quanta cura debbano essere letti e compresi e in quanto grande autorit debbano essere tenuti dal momento che furono scritti per noi. Quando poi dice: Erano figure relative a noi e: Li riguardavano in modo figurato 4 , mostra che oramai non pi necessario, essendo noi a conoscenza dei fatti significati, che ci preoccupiamo di porre attenzione alle figure profetiche. Dice perci in un altro passo: Nessuno vi giudichi per ci che mangiate o bevete o per l'inosservanza di qualche giorno festivo, della luna nuova o del sabato: trattasi di un'ombra degli eventi futuri 5 . Perci anche quando dice: Nessuno vi giudichi per quei vostri atti dimostra come non sia pi necessario che certe regole vadano osservate. Quando per dice che sono ombra degli eventi futuri mostra quanto sia stato opportuno che fossero osservate in quel tempo in cui quegli eventi, che sono stati rivelati a noi nella loro piena realizzazione, venivano predetti in modo oscuro e figurato. La circoncisione della carne. 3. Inoltre se i Manichei fossero giustificati dalla risurrezione del Signore (risurrezione avvenuta nel giorno terzo dalla passione, ottavo dopo il giorno di sabato, cio dopo il settimo), si spoglierebbero del velo carnale dei desideri mortali e rallegrandosi per la circoncisione del cuore non deriderebbero quella adombrata e figurata nella carne ai tempi del Vecchio Testamento, pur non essendo tenuti sotto la legge del Nuovo a praticarla e a osservarla. In quale membro figurata con maggiore congruenza la spoliazione della concupiscenza carnale e mortale di quello da cui ha origine il feto carnale e mortale? Dice l'Apostolo: Tutto puro per i puri, per gli impuri e gli infedeli nulla puro, ma sono inquinate la loro mente e la loro coscienza 6 . Pertanto costoro, cui sembra di essere troppo puri perch avversano quei membri in quanto immondi, o fingono di avversarli, sono caduti nella sozzura dell'errore e della infedelt. Detestando la circoncisione della carne che l'Apostolo defin segno della giustizia della fede 7 credono che le divine membra del loro Dio siano tenute prigioniere, incatenate e inquinate nelle stesse membra carnali. E poich definiscono impura la carne sono costretti a dire che anche Dio, dalla parte in cui trattenuto, divenuto impuro. Asseriscono quindi che deve essere purificato, ma che in attesa che ci avvenga, ed entro i limiti in cui potr avvenire, Dio soffre tutto ci che soffrono le creature fatte di carne e non solo per l'afflizione derivante dalla sofferenza e dal dolore, ma anche per l'azione corruttrice dei piaceri. Dicono infatti di risparmiarlo astenendosi dal sesso perch non sia troppo strettamente legato dai nodi della carne e sia pi sconciamente inquinato. Quando l'Apostolo dice: Tutto puro per i puri si rivolge ad uomini che possono mutare in peggio per un atteggiamento perverso della volont: quanto pi dunque tutto puro per Dio che resta sempre immutabile e incontaminabile, quel Dio della cui divina sapienza detto in quei libri cui voi criticandoli fate violenza: Nulla di impuro si trova in lei e attinge dovunque per la sua purezza 8 . Dunque, o impurissima vanit, ti scandalizza tanto che quel Dio, per il quale tutto puro, abbia ordinato di collocare il segno della rigenerazione umana in quel membro dal quale tutto il genere umano deriva e ti soddisfa invece che anche nelle calamit che vengono causate da uomini impudichi con quel membro lo stesso vostro Dio, per il quale tutto impuro, in parte della sua natura sia macchiato e corrotto? Che cosa soffre fra i vari casi di turpi corruzioni lui che credete essere inquinato dal rapporto coniugale? Solete dire: " Dio dunque non poteva trovare alcun luogo dove collocare il segno della giustizia della fede se non in quel membro? ". Si pu rispondere: perch non anche l? Prima di tutto poich, se tutto puro per i puri, tanto pi la cosa varr per Dio. In secondo luogo poich questo ha detto l'Apostolo che in questa circoncisione fu dato ad Abramo il segno della giustizia della fede. Voi non arrossite, se potete, quando vi si dice: Dio dunque non sapeva che fare per evitare che una parte della sua natura fosse in rapporto con quei membri che voi disprezzate? Questi membri sono detti vergogne dagli uomini per la corruzione e la colpevolezza caratterizzanti la propagazione della nostra stirpe mortale. I casti li coprono con la modestia, gli impudichi li esaltano fino all'incontinenza. Dio applica loro la giustizia. Il Sabato degli Ebrei. 4. 1. Consideriamo superfluo osservare il riposo del sabato dal momento che ci stata rivelata la speranza del nostro riposo eterno. Non dobbiamo per smettere di leggere e di capire. Poich tuttavia le cose che oggi ci sono rivelate dovettero essere prefigurate e preannunziate nei tempi non con parole ma con fatti, ci che oggi noi sappiamo stato anticipato dal segno che leggiamo. Vorrei che mi diceste perch non volete osservare il vostro riposo. I Giudei nel giorno di sabato, che sentono ancora in modo carnale, non solo non colgono nel campo alcun frutto, ma neppure lo tagliano o cuociono in casa. Voi mentre riposate aspettate che qualcuno dei vostri uditori si rechi, per nutrirvi, nell'orto munito di un coltello o di un falcetto e improvvisandosi omicida delle zucche delle quali offrirvi, mirabile a dirsi, i vivi cadaveri. Infatti se non le uccide cosa avete da temere in questo fatto? Se invece vengono uccise nel momento in cui vengono colte in che modo pu conservarsi in esse la vita alla cui purificazione e al cui risanamento voi dite di provvedere mangiando e ruttando? Ricevete dunque delle zucche viventi che, se poteste, dovreste deglutire in modo che, dopo quell'unica ferita di cui il vostro uditore si rese reo nell'atto di coglierle, anche se degno di assoluzione da parte vostra, le zucche possano giungere illese e integre almeno nell'officina del vostro ventre dove voi possiate ricostruire il vostro Dio spaccato da quella battaglia. In realt prima ancora che i vostri denti si mettano a spaccarle vengono da voi ridotte in pezzi minutissimi se ci piace al palato e in seguito a un cos elevato numero di ferite come non potete ritenervi colpevoli? Vedete dunque come sarebbe per voi pi conveniente fare ogni giorno ci che i Giudei fanno un giorno su sette e astenervi da questo lavoro casalingo. Inoltre che sofferenza subiscono le zucche nel fuoco dove certamente non si ricostituisce la vita che in loro? Una marmitta ardente non pu certo essere paragonata a un santo ventre: e tuttavia voi deridete come superfluo il riposo del sabato. Quanto sarebbe pi corretto che voi non solo non criticaste il riposo nei Padri, quando non era superfluo, ma lo conservaste anche ora che superfluo in luogo del vostro che nel significato non accettabile, ma che condannabile perch erroneo. Non osservandolo, secondo l'opinione scaturente dalla vostra vanit, sareste colpevoli e osservandolo sareste realmente vani. Voi dite che il frutto sente dolore quando colto dall'albero e lo sente quando spezzato, triturato, cotto, mangiato. Non dovreste dunque nutrirvi se non di quei prodotti che possono essere divorati crudi e intatti s da provar dolore solo nel momento in cui sono colti e non da parte vostra ma dei vostri uditori. 4. 2. Obiettate: Ma come possiamo venire in aiuto a una vita cos grande assumendo soltanto quei cibi che possono essere assorbiti molli e senza esser cotti? Se per un risultato cos importante imponete ai vostri cibi tante sofferenze, perch vi astenete dall'infliggere quel solo dolore al quale vi obbliga questa circostanza? Infatti il frutto pu essere consumato anche crudo, come si sono esercitati a fare alcuni di voi, e non soltanto con le mele, ma anche con tutti i legumi. Se non venisse colto, o tagliato o in qualche modo strappato dalla terra o dalla pianta non potrebbe servire da alimento. Sarebbe comunque quasi sicuramente una colpa veniale, senza la quale non sareste in grado di dare il vostro aiuto, ben diversa dalle molte sofferenze che voi non esitate, nel preparare i cibi, ad arrecare alle membra del vostro Dio. Ma l'albero piange - obietterete - quando si coglie il frutto, e nel dire questo non arrossite. Certo conosce ogni cosa la vita che l e prevede chi viene a lei. Quando vengono gli Eletti e colgono i frutti dovrebbe godere, non piangere, compensando quel provvisorio dolore con tanta felicit e ritenendo di essere sfuggita al grande dispiacere che avrebbe provato se fosse capitato ad altri. Perch dunque non cogliete il frutto colto il quale procurerete piaghe e dolori? Rispondete, se potete. Gli stessi digiuni non vi si adattano. Non conviene infatti che resti inattiva la fornace nella quale l'oro spirituale viene depurato dalla commistione con lo sterco e le membra divine vengono sciolte dai loro miserandi legami. Ragion per cui fra voi pi misericordioso colui che ha potuto esercitarsi in modo che nulla si opponga alla sua salute come consumare cibi crudi e mangiare in abbondanza. Ma voi mangiate con crudelt arrecando molte pene al vostro cibo e con crudelt digiunate smettendo di collaborare alla purificazione delle membra divine. I sacrifici nell'Antico Testamento. 5. E osate tuttavia esecrare anche i sacrifici del Vecchio Testamento e chiamarli idolatria e associare anche noi in siffatto sacrilegio. Perci prima di tutto rispondiamo per noi e diciamo che quei sacrifici non fanno pi parte di ci che noi sogliamo fare e tuttavia li consideriamo fra i misteri delle Scritture divine per comprendere gli eventi che da essi sono preannunciati. Essi infatti fecero parte delle nostre figure e tutti i misteri di tal fatta in molti e diversi modi significarono un unico sacrificio del quale celebriamo la memoria. Una volta che questo sacrificio stato svelato ed offerto a suo tempo i precedenti sono stati tolti dalle celebrazioni ufficiali ma se ne conservata la loro autorit profetica. Sono state scritte, infatti, per noi, per i quali arrivata la fine dei tempi 9 . In questi sacrifici per vi turba l'uccisione degli animali dal momento che ognuna di queste creature serve solo condizionatamente alle esigenze dell'uomo. Ma voi, che vi rifiutate di dare il pane a un mendicante affamato, siete misericordiosi verso gli animali nei quali ritenete che siano incluse anime umane. Il Signore Ges fu crudele con essi quando permise ai demoni che gliene avevano fatta richiesta di entrare in un gregge di porci 10 . Quando ancora non s'era rivelato il sacrificio del suo corpo attraverso la passione lo stesso Ges disse a un lebbroso che aveva sanato: Va', presentati ai sacerdoti ed offri come testimonianza il tuo dono che quello stesso che Mos prescrisse ad essi 11 . Ma c' di pi: il Signore spesso attesta anche attraverso i profeti ch'egli non ha bisogno di un dono siffatto ed facile ragionando comprendere che non ha bisogno di quel dono chi non ha bisogno di nulla. L'animo dell'uomo spinto a chiedersi che cosa abbia voluto insegnarci con queste cose: il Signore infatti non ordinerebbe certamente di offrirgli cose di cui non ha bisogno se non avesse da mostrare in esse qualcosa che pu esserci di giovamento e che occorre sia prefigurato con tali segni. Come sarebbe meglio e pi dignitoso che voi accettaste questi sacrifici non pi necessari ai nostri tempi, ma contenenti un significato e un insegnamento anzich ordinare che siano i vostri uditori a recarvi le vive vittime del vostro pasto e credere a certe sciocchezze. L'apostolo Paolo a proposito di coloro che predicano il Vangelo in vista dei banchetti li ha giustamente definiti quelli il cui Dio il loro ventre 12 . Ma con quanta maggiore arroganza e empiet voi vi vantate, voi che non esitate a considerare il vostro ventre non gi come Dio, ma, ci che segno di una ancora pi scellerata audacia, come purificatore di Dio! Inoltre di quale demenza segno il voler sembrare pii per il fatto di astenersi dall'uccidere degli animali pur ritenendo che tutti i loro alimenti abbiano un'anima, alimenti ai quali, visto che li ritengono viventi, infliggono tante ferite con le mani e coi denti? Animali puri ed animali impuri. 6. Perch, se non volete cibarvi di carni, non uccidete gli stessi animali dopo averli offerti al vostro Dio? In questo modo quelle anime che non solo ritenete umane ma che a tal punto ritenete divine da considerarle come le membra stesse di Dio, sarebbero liberate dal carcere della carne e otterrebbero di non rientrarvi grazie alle vostre preghiere. Forse che voi le aiutate meglio col ventre che con la mente e si salva preferibilmente quella parte della natura divina che ha meritato di passare attraverso le vostre viscere rispetto a quella che ha meritato di essere raccomandata dalle vostre preghiere? Voi dunque non sacrificate animali al vostro ventre perch non potete ingoiarli vivi in modo da liberare le loro anime per intercessione del vostro stomaco. O felici i legumi ai quali, una volta che siano stati colti con la mano, tagliati col ferro, tormentati col fuoco e triturati coi denti, concesso di giungere vivi fino agli altari dei vostri intestini! E infelici gli animali che, una volta usciti rapidamente dal loro corpo, non possono entrare nel vostro. Ci considerate perci deliranti in quanto, quali nemici del Vecchio, non consideriamo impura nessuna carne conservandoci ligi al pensiero dell'Apostolo che dice: Tutto puro per i puri 13 e a quel passo in cui il Signore dice: Non vi inquina ci che entra nella vostra bocca, ma ci che ne esce 14 . Questo il Signore non lo disse alle sole turbe, come volle invece che si intendesse il vostro Adimanto, che Fausto loda particolarmente dopo Mani, nel suo attacco contro il Vecchio Testamento: questo medesimo concetto il Signore lo ha ribadito, con maggiore chiarezza ed energia, dinanzi ai suoi discepoli mentre si trovava lontano dalle masse. Adimanto, avendo opposto questo concetto espresso dal Signore al Vecchio Testamento nel quale si parla delle carni di alcuni animali dalle quali quel popolo era tenuto ad astenersi perch considerate impure, temeva questa obiezione. Perch dunque voi considerate impure non alcune, ma tutte le carni, e vi astenete da tutte, mentre tu stesso presenti una testimonianza evangelica secondo la quale l'uomo non viene corrotto dagli alimenti che penetrano nella sua bocca e quindi vanno nel suo ventre e vengono espulsi nella latrina? A questo punto cercando di uscire da tali anguste strettoie denuncianti in modo evidentissimo la sua falsit disse che il Signore avrebbe espresso questo concetto alle masse, quasi a dire ch'egli esprimeva la verit a pochi e in segreto mentre gettava delle falsit in pasto alle masse. Ma credere questo del Signore sacrilego. E tutti coloro che leggono sanno ch'egli disse questo alle masse lontane e in forma pi distesa ai discepoli. Poich dunque nell'esordio di queste sue lettere Fausto ammira a tal punto Adimanto da preferirgli soltanto Mani, ti chiedo in breve se codesta affermazione del Signore secondo la quale l'uomo non inquinato da ci che entra nella sua bocca sia vera o falsa: se la dicono falsa perch il loro cos grande maestro Adimanto dicendola pronunciata da Cristo l'ha usata per attaccare il Vecchio Testamento, o se vera perch credono, contro di essa, di restare inquinati qualunque sia la carne mangiata? A meno che vogliano rispondere il vero e dire che l'Apostolo non ha detto che tutto puro per gli eretici, ma che tutto puro per i puri. Per dimostrare che tutto impuro per gli eretici l'Apostolo cos continua: Per gli impuri e gli infedeli nulla puro, ma sono inquinate la loro mente e la loro coscienza 15 . Ne deriva che in realt nulla puro per i Manichei, dal momento che secondo loro non solo la stessa sostanza o natura di Dio avrebbe potuto essere inquinata, ma anche che sarebbe stata di fatto inquinata in parte e non solo che sarebbe stata inquinata, ma che non potrebbe essere recuperata e purificata integralmente. Non c' quindi da meravigliarsi se dicono di considerare a tal punto impure tutte le carni che si astengono dal mangiarle come se ritenessero che esiste qualcosa di puro non solo fra i cibi ma anche fra tutte le creature. Ritengono infatti contaminati per la commistione con la stirpe delle tenebre gli stessi legumi, la frutta e tutti i cereali, unitamente al cielo e alla terra. Volesse il cielo che per tutti gli altri cibi fossero coerenti col loro errore e astenendosi da tutti quei cibi che ritengono impuri morissero di fame piuttosto che continuare ostinatamente a proclamare siffatte bestemmie! Per gente che non si vuol correggere n emendare chi non comprenderebbe la maggiore utilit di tale soluzione? Perch alcuni fra gli animali sono giudicati puri ed altri impuri? 7. Perch non c' contraddizione fra il Vecchio Testamento, nel quale sono proibiti alcuni alimenti costituiti da carne, e l'affermazione dell'Apostolo secondo la quale tutto puro per i puri e ogni creatura di Dio buona 16 ? Se possono, i nostri avversari comprendano che ci che dice l'Apostolo riguarda le nature per se stesse e che quelle lettere, volendo fare delle prefigurazioni congruenti col tempo, definirono impuri certi animali non per la loro natura ma per il loro significato. Cos, per esempio, se prendiamo in considerazione il maiale e l'agnello, entrambi per natura risultano puri in quanto ogni creatura di Dio buona. Se ci rifacciamo per a un implicito significato l'agnello puro e il maiale impuro. come se tu considerassi i due termini sapiente e stolto. Entrambe queste parole per la natura della voce e delle lettere e delle sillabe di cui constano sono pure; per il significato una di queste due parole, cio stolto, pu dirsi impura non per la sua natura, ma perch indica qualcosa di impuro. Ci sembra possibile dire che quello che il termine maiale nella rappresentazione visiva delle cose lo il termine stolto nella considerazione del genere di realt cui ci si riferisce. In tal modo sia quell'animale sia le due sillabe di cui costituito il termine stolto indicano una e medesima cosa. La legge indica quell'animale come impuro perch non rumina, una caratteristica che non un difetto, ma riguarda la sua natura. Ma sono gli uomini ad essere indicati attraverso questo animale, quegli uomini che sono impuri per un loro difetto, non per natura, e che, pur ascoltando volentieri le parole della sapienza, in seguito non ne fanno alcun conto. Che altro se non un ruminare spiritualmente nella dolcezza del ricordo l'atto di richiamare da quelle che potremmo definire le viscere della memoria alla bocca del pensiero ci che si udito di utile? Coloro che non fanno questo sono immaginati come appartenenti ad un definito genere di animali. Per conseguenza la stessa astinenza dalle loro carni ci raccomanda di guardarci da questo vizio. Posto che la sapienza un ambito tesoro, a proposito della purezza del ruminare e della impurit del non ruminare cos si esprime la Scrittura in un altro passo: Un ambito tesoro riposa nella bocca del saggio, ma l'uomo stolto lo ingoia 17 . Queste similitudini delle cose contenute nelle locuzioni e nelle osservazioni figurate stimolano utilmente e piacevolmente le menti ragionanti esercitandole nell'attivit di ricerca e comparazione. Per il popolo precedente, per, molte di tali prescrizioni non dovevano soltanto essere ascoltate, ma anche osservate. Era un tempo nel quale occorreva non solo con le parole ma anche coi fatti profetare ci che sarebbe stato rivelato in un tempo successivo. Una volta rivelate quelle profezie attraverso Cristo e in Cristo non fu pi imposto alla fede il peso di osservare le prescrizioni, anche se fu raccomandata l'autorit della profezia. Ecco che noi vi abbiamo spiegato per quale motivo, pur non considerando impuro nessun animale alla luce di quanto ci hanno insegnato il Signore e l'Apostolo, non ci poniamo contro il Vecchio Testamento dove alcuni animali sono detti impuri. Ora voi spiegateci perch considerate impure le carni. L'origine della carne secondo i Manichei. 8. Se, seguendo il vostro errore, stato a causa della commistione della stirpe delle tenebre, che non le carni, ma lo stesso vostro Dio impuro in quella parte ch'egli invi e mescol perch fosse assorbita e inquinata al fine di debellare e di far prigionieri i suoi nemici, a causa della stessa commistione che qualunque cosa mangiate impura. Ma voi dite che le carni sono assai pi impure. Quanto poi al motivo per cui le carni sarebbero assai pi impure troppo lungo ricordare i deliranti discorsi di costoro su questo argomento. Toccher brevemente quanto basta per esaminare la posizione di questi detrattori del Vecchio Testamento in preda alla pi incancrenita follia e per convincere i denigratori della carne che, sprovvisti di ogni verit spirituale, sono totalmente immersi nella sola carnalit. Forse infatti questa risposta un po' pi ampia istruir i lettori contro di loro in modo da non richiedere da noi nelle altre risposte un cos gran numero di parole. Dicono infatti questi millantatori e seduttori dell'anima che in quella famosa battaglia nella quale il loro primo uomo irret con elementi fallaci la stirpe delle tenebre, furono presi dal medesimo luogo i primi rappresentanti di entrambi i sessi. Poich erano occupati nella costruzione del mondo si trovarono per la maggior parte riuniti nelle fabbriche celesti e fra loro c'erano anche alcune donne gravide. Quando il cielo inizi il suo moto di rotazione quelle donne, non essendo in grado di sopportare la vertigine, versarono fuori con un aborto i figli da esse concepiti e gli stessi feti abortivi sia maschi che femmine caddero dal cielo in terra. Questi per sopravvissero, crebbero, si unirono, generarono. Di qui, dicono, traggono origine tutte le carni che si muovono sulla terra, nell'acqua, nell'aria. Se dunque l'origine di tutte le carni il cielo la cosa pi assurda considerarle pi impure per questo. Il discorso tanto pi valido se si considera che secondo i Manichei nella struttura del mondo gli stessi principi delle tenebre erano talmente collegati fra loro attraverso tutte le possibili connessioni, dalle zone pi basse alle pi alte, che quanto pi ciascuno possedeva di bene mescolato al male, tanto pi meritava di essere collocato nelle zone pi alte. Per questo le carni che hanno la loro origine in cielo dovrebbero essere pi pure delle messi che derivano dalla terra. Inoltre che si pu dire di tanto folle quanto sostenere che dei feti concepiti prima di ottenere la vita sarebbero stati tanto vitali da vivere dopo essere stati abortiti ed essere scivolati dal cielo sulla terra? In realt gli uomini anche dopo il contatto con la vita se non nascono, a maturit raggiunta, nel tempo stabilito non possono vivere e se cadono da un luogo poco pi alto subito muoiono. In ogni caso se il regno della vita fosse in guerra col regno della morte la commistione con la vita avrebbe dovuto rendere i belligeranti pi vivaci e non pi corrotti. Se poi ogni cosa possiede maggiormente nella sua natura la capacit di evitare la corruzione non avrebbero dovuto parlare di due nature di cui una buona e una cattiva, ma di due buone delle quali una migliore. Come possono dunque dichiarare pi impure le carni che affermano trarre la loro origine dal cielo, specialmente quelle a tutti note? Infatti ritengono che gli stessi primi corpi dei principi delle tenebre trarrebbero origine come dei vermiciattoli dagli alberi nati nello stesso posto. Gli stessi alberi sarebbero nati da quei cinque elementi. Perci se i corpi degli animali traggono la loro prima origine dagli alberi e la seconda dal cielo, che motivo c' di considerarli pi impuri dei frutti degli alberi? Se inoltre quando muoiono rendono l'anima in modo che resta impuro ci che rimane dopo il loro abbandono da parte della vita, perch allo stesso modo non sarebbero impuri i legumi e le mele che in ogni caso, come s' gi detto, muoiono quando sono colti o strappati? Non vogliono essere rei di questi omicidi dal momento che non strappano nulla dalla terra o dall'albero. Inoltre, affermando che in un unico corpo di animale vi sono due anime, una buona derivante dalla stirpe della luce ed una cattiva derivante dalla stirpe delle tenebre, forse che quando l'animale resta ucciso fugge l'anima buona e resta la cattiva? Se ci fosse l'animale ucciso vivrebbe come viveva fra la stirpe delle tenebre quando aveva solo l'anima della sua stirpe con la quale si ribellava contro i regni divini. Poich dunque alla morte di qualsiasi animale entrambe le anime, sia la buona che la cattiva, lasciano la carne perch la carne detta impura come se fosse abbandonata dalla sola anima buona? Poich anche se rimangono alcune reliquie di vita provenienti da entrambe le anime, neppure il letame dicono che rimanga senza alcune esigue reliquie delle membra di Dio. Non trovano dunque alcun motivo per affermare che le carni sono pi impure delle messi. Ma ovviamente, cercando di ostentare la loro falsa castit, considerano pi impura la carne che deriva da un rapporto sessuale quasi non fossero tanto pi energicamente costretti a venire in aiuto a quel membro divino mangiandolo quanto pi strettamente ritengono ch'egli sia col incatenato. Alla fine, se questa la causa di una maggiore impurit delle carni mangino i corpi di quegli animali che non derivano da un rapporto come sono gli innumerevoli tipi di vermi, alcuni dei quali, nati dagli alberi, costituiscono il normale alimento degli abitanti del Veneto. Se odiano quella carne che deriva da un rapporto sessuale costoro avrebbero dovuto mangiare anche le rane, che la terra produce immediatamente dopo una pioggia, per liberare le membra divine miste a forme siffatte. Potrebbero allora accusare di errore il genere umano per il fatto di cibarsi di galline e colombe, nate dall'unione di maschi e di femmine, e di respingere animali pi puri come le rane figlie del cielo e della terra. Infatti secondo una loro favola i primi principi delle tenebre, i cui genitori furono gli alberi, sarebbero pi puri dello stesso Mani che un padre e una madre generarono accoppiandosi. Anche i loro pidocchi che, senza una unione sessuale, nascono dal calore della carne o da una esalazione del corpo, sarebbero pi puri di quegli stessi infelici che sono nati dall'accoppiamento dei genitori. Se poi ritengono impuro tutto ci che, anche in assenza di un rapporto, deriva dalla carne, per il solo fatto che la carne deriva da un rapporto, impuri saranno anche i legumi e i cereali che si sviluppano ampiamente e abbondantemente dallo sterco. Vedano un po', a questo punto, che cosa dire e che cosa rispondere a coloro che ritengono i cereali pi puri delle carni. Infatti quale residuo pi impuro dello sterco viene emesso dalla carne e quale concime pi efficace viene usato per far crescere i seminati? Certo essi dicono che per la triturazione e la digestione dei cibi la vita se ne va e che qualche esiguo residuo rimane nello sterco. Perch dunque, dove rimane poca vita, di l i vostri cibi, cio i frutti della terra, grazie allo sterco risultano migliori, pi grandi e pi abbondanti? La carne non nasce dalle immondizie della terra, ma dai feti, la terra invece fecondata dalle immondizie della carne, non dai feti. Scelgano che cosa sia pi puro oppure, se gi corretti nel loro errore, cessino di essere impuri ed infedeli, per i quali tutto impuro e assieme a noi accolgano l'Apostolo che dice: Tutto puro per i puri 18 . Del Signore la terra e la sua pienezza 19 . Ogni creatura di Dio buona 20 . Tutte le cose che esistono per natura nel loro ordine sono buone e nessuno in esse pecca se non colui che, non conservando il suo ordine nell'obbedienza a Dio, usando male anche il loro ordine lo turba. Pane azimo, vestiti proibiti e altre prescrizioni. 9. 1. I nostri padri, che piacquero a Dio, mantennero la loro posizione nell'ordine per il fatto stesso di praticare l'obbedienza in modo tale che quanto nel momento opportuno veniva ordinato da Dio era osservato cos come era stato ordinato. In tal modo non si limitarono in quel tempo ad astenersi dal mangiare le carni commestibili, che pur essendo tutte pure per natura, ne annoveravano alcune impure per il loro significato: era stato infatti ordinato loro di non mangiarle affinch, grazie a tali significati, si prefigurasse ci che in futuro sarebbe stato rivelato. [Per converso] sarebbero stati gravemente colpevoli gli uomini di quel tempo e di quel popolo se non avessero rispettato le prescrizioni relative al pane azimo e agli altri alimenti consimili nei quali l'Apostolo scorgeva l'ombra degli eventi futuri 21 : occorreva infatti che quelle pratiche venissero rispettate e che gli eventi che ci sono stati rivelati fossero preannunciati in quel modo. Quanto saremmo insipienti se ora che s' gi manifestato il Nuovo Testamento pensassimo che possano in qualche modo giovarci quelle osservanze profetiche. Saremmo per sacrileghi ed empi se continuassimo a trattenere con fede e fermezza quei libri che sono stati scritti per noi, ben sapendo che gli eventi che ci sono stati rivelati e manifestamente annunciati erano stati predetti molti anni prima dalle solite figure, ma ritenessimo di dover rigettare quegli stessi libri. Nostro Signore ci impone non gi di osservare materialmente ci che in essi scritto, ma di comprenderlo e attuarlo spiritualmente. Sono state scritte per noi - dice l'Apostolo - che siamo alla fine del tempo 22 . Tutto ci che fu scritto in precedenza fu scritto perch noi ne fossimo informati 23 . Pertanto non mangiare pane azimo nei sette giorni stabiliti al tempo del Vecchio Testamento era peccato, ma non lo pi ai tempi del Nuovo. Nella speranza per del secolo futuro che ci d il Cristo che tutti ci rinnover rivestendo la nostra anima di giustizia e il nostro corpo di immortalit 24 credere che dovremo passivamente o attivamente essere soggetti a una qualche sofferenza derivante dalla fatalit e dalla miseria dell'antico stato di corruzione sar sempre peccato, per tutti i sette giorni che sono alla base della divisione del tempo. Questa verit, occultata in una figura ai tempi del Vecchio Testamento, fu compresa da alcuni giusti e manifestamente rivelata ai tempi del Nuovo viene predicata ai popoli. Quella che nella Vecchia Scrittura era una prescrizione, ora una testimonianza. Non celebrare talora la festa delle Capanne era peccato 25 , ora non lo pi. Non entrare per nel tabernacolo di Dio che la Chiesa sempre peccato. Ma allora si agiva sotto una prescrizione figurata, ora si legge in una testimonianza rivelata. Infatti il tabernacolo che fu fatto allora non sarebbe chiamato tabernacolo della testimonianza a meno che per una certa congruenza di significato non attestasse una verit che sarebbe stata manifestata pi tardi. Inserire la porpora in vesti di lino e indossare una veste di lino e di lana un tempo fu peccato 26 , ora non lo ; ma vivere disordinatamente e mescolare insieme diversi tipi di professione quale sarebbe il caso di una consacrata a Dio che si adornasse con i gioielli delle donne sposate o di una donna sposata e incontinente che si atteggiasse a vergine in ogni modo peccato. Ci vale in tutti i casi in cui in modo sconveniente si mettono insieme elementi diversi non armonizzati. Allora era raffigurato nelle vesti ci che ora si manifesta nei costumi. Quello era tempo di significazione, il nostro di manifestazione. La stessa Scrittura che era creatrice di opere significanti ora testimone delle cose significate. E quella Scrittura che era analizzata per profetare ora citata per confermare. Allora non era lecito aggiogare insieme per lavorare l'asino e il bue 27 , ora lo . Ci stato dichiarato attraverso l'Apostolo l dove riprende un passo della Scrittura a proposito del divieto di mettere la museruola al bue che trebbia il grano, un passo che dice: Forse che Dio ha cura dei buoi? Perch dunque ora si legge il testo sacro dal momento che ora lecito ci ch'esso proibiva? Perch l'Apostolo prosegue dicendo: La Scrittura parla per noi 28 ; e in ogni caso empio non leggere ci che scritto per noi, scritto per noi ai quali manifestato, pi che per coloro per i quali era espresso in figure. Chiunque pu, se necessario, aggiogare assieme l'asino e il bue senza danno per il suo lavoro. Non senza scandalo invece si potrebbero accoppiare un saggio e uno stolto, ove non avvenga che il saggio insegni e lo stolto apprenda, ma entrambi con pari autorit annunzino la parola di Dio. la stessa Scrittura quella che noi possediamo e che allora prescriveva autorevolmente ci che doveva essere velato d'ombre per essere oggi rivelato, e oggi testimonia con autorit oramai aperto alla luce ci che allora era nascosto. 9. 2. A proposito del calvo e dello stempiato 29 , che la legge considerava impuri, Fausto aveva fatto poca attenzione o si era imbattuto in un codice corrotto. Oh se lo stesso Fausto avesse voluto una fronte calva e non si fosse vergognato di rappresentare in essa la croce di Cristo! certamente non avrebbe creduto che Cristo, che va proclamando: Io sono la verit 30 , n fosse morto per false ferite o fosse risuscitato con false cicatrici. Anzi egli stesso a dire: " Io non ho imparato ad ingannare, ci che penso lo dico ". Non quindi discepolo del suo Cristo e nella sua follia pensa che questi avrebbe mostrato ai suoi discepoli che dubitavano delle false cicatrici; e non solo vuole che si creda a lui in quanto veritiero circa le altre verit, ma anche per quanto attiene alla fallacia di Cristo. Sarebbe dunque migliore di Cristo mentendo il quale egli non mentirebbe, o, per ci stesso, essendo discepolo non del vero Cristo ma del falso Mani, anche in questo si ingannerebbe, nel vantarsi di non aver imparato a ingannare.
1 - Es 20, 17. 2 - Gn 17, 10-12. 3 - 1 Cor 10, 11. 4 - 1 Cor 10, 6. 5 - Col 2, 16, 17. 6 - Tt 1, 15. 7 - Rm 4, 11. 8 - Sap 7, 24, 25. 9 - 1 Cor 10, 11. 10 - Mt 8, 32. 11 - Lc 5, 14. 12 - Fil 3, 19. 13 - Tt 1, 15. 14 - Mt 15, 11. 15 - Tt 1, 15. 16 - 1 Tm 4, 4. 17 - Prv 21, 20. 18 - Sal 23, 1. 19 - 1 Tm 4, 4. 20 - Cf. Eb 10, 1. 21 - 1 Cor 10, 11. 22 - Rm 15, 4. 23 - Cf. Es 12, 15. 24 - Cf. 1 Cor 15, 53-54. 25 - Lv 23, 34. 26 - Cf. Dt 22, 11. 27 - Cf. Dt 22, 10. 28 - 1 Cor 9, 9, 10. 29 - Lv 13, 40. 30 - Gv 14, 6. LIBRO SETTIMO Con quali argomentazioni Fausto respinge come del tutto falsa la genealogia di Cristo. 1. FAUSTO. " Perch non credi nella genealogia di Ges? ". Molte sono le ragioni, ma la pi importante questa: neppure lui ha mai confessato con la sua bocca di avere un padre o una generazione su questa terra; al contrario ha affermato di non essere di questo mondo, di procedere da Dio Padre, di essere disceso dal cielo, di non avere n madre n fratelli fatta eccezione di coloro che fanno la volont di suo padre che nei cieli 1 . Inoltre quegli stessi che gli attribuiscono queste genealogie non sembrano averlo conosciuto n prima della nativit e neppure subito dopo la nascita s da far credere che avessero scritto su fatti attinenti alla sua persona per esserne stati testimoni oculari. In realt si unirono a lui che era gi nella prima et virile, aveva cio circa trent'anni, e sempre ammesso che si possa attribuire un'et a Dio senza cadere nella bestemmia. Pertanto, visto che in ogni testimonianza si suole sempre chiedere se il testimone ha udito o visto, costoro n confessano di aver udito da lui questa serie di generazioni o semplicemente che sia nato n di averlo visto coi loro occhi avendolo conosciuto dopo lungo tempo, cio dopo il battesimo. A me e a chiunque giudichi rettamente sembra tanto stolto credere a questo come se qualcuno chiamasse in giudizio come testimone un cieco o un sordo. Su una assurda argomentazione di Fausto. 2. AGOSTINO. Per quanto attiene a quello che Fausto chiama il motivo principale per il quale non accetta la genealogia di Ges Cristo deve dirsi che la sconfitta evidente. Basta leggere quanto abbiamo gi detto del Figlio dell'uomo che tanto spesso Cristo ammette di essere 2 e del Figlio di Dio che abbiamo constatato essere anche figlio dell'uomo 3 . Abbiamo anche visto, come attesta la dottrina degli apostoli, che secondo la sua divinit non ha una parentela sulla terra, ma secondo la carne della stirpe di Davide 4 . Occorre perci che si creda e si comprenda ch'egli uscito dal Padre 5 , che venuto dal cielo 6 e che in quanto Verbo, divenuto carne, ha abitato fra gli uomini 7 . I Manichei potrebbero credere ch'egli non avesse in terra una madre e una parentela per aver detto: Chi mia madre e chi sono i miei fratelli? 8 A questo punto per anche i suoi discepoli, ai quali Cristo offr come esempio se stesso, potrebbero confessare, per esprimere la loro scarsa considerazione delle parentele terrene in vista del regno dei cieli, di non avere padre, in ottemperanza a quanto Cristo stesso aveva loro detto: Non chiamate padre nessuno sulla terra perch solo Dio vostro Padre 9 . Ci dunque che insegn a costoro a proposito dei padri lo applic per primo alla madre e ai fratelli. E lo stesso fece in molte altre occasioni nelle quali si degn di presentare se stesso perch lo imitassimo e di prevenirci perch lo seguissimo. Bisogna pertanto considerare come costui, che si lascia vincere in una considerazione ch'egli ritiene fondamentale, per tutto il resto si fermi e si confonda. Dice infatti che non si deve credere agli apostoli che annunziarono non solo la nascita divina di Cristo ma anche quella umana perch aderirono successivamente al giovane e n lo videro alla nascita n dissero di aver udito questo da lui. Perch dunque credono a Giovanni l dove dice: In principio era il Verbo e il verbo era presso Dio e il verbo era Dio. Questo in principio era presso Dio; tutte le cose furono fatte per mezzo suo e nulla fu fatto senza di lui 10 ? Da rilevare che queste parole con ci che segue piacciono a loro anche se non le capiscono. Dicano dunque dove Giovanni abbia visto questo o dove abbia detto di averlo udito dallo stesso Signore. Quale che essi abbiano detto essere la fonte attingendo alla quale Giovanni pot giungere alla conoscenza di quanto dice, pensiamo che attingendo ad essa tutti gli annunziatori della nativit di Cristo poterono conoscere il contenuto del loro annunzio. Chiedo quindi perch credano che il Signore abbia detto: Chi mia madre e chi sono i miei fratelli? Se credono perch l'ha narrato l'evangelista, perch non credono anche all'altra sua affermazione che suona: Perch la sua madre e i suoi fratelli lo cercavano 11 ? Se invece ha mentito nel dire quello che essi si rifiutano di credere, come possono credere a lui quando riporta le parole di Cristo ch'essi non vogliono comprendere? Inoltre se Matteo non pot conoscere la nascita di Cristo perch si un a lui quando era pi che adolescente, come pot Mani, nato tanti anni dopo, sapere che Cristo non era nato? Diranno: Questo sapeva lo Spirito Santo che era in Mani. Certamente se egli fosse stato lo Spirito Santo avrebbe detto la verit. Ma perch a proposito di Cristo non crediamo piuttosto ai suoi discepoli che aderirono a lui e vissero con lui? Essi non solo attraverso lo Spirito Santo, che Cristo aveva immesso in loro, poterono conoscere le vicende relative agli uomini ch'essi ignoravano, ma anche ricorrendo alle sole facolt cognitive dell'uomo riuscirono a ricostruire, anche in considerazione del fatto che la memoria era cos recente, la parentela e l'origine di Cristo secondo la carne. E tuttavia gli apostoli sono definiti testimoni ciechi e sordi. Oh se tu non solo fossi stato cieco e sordo si da non apprendere dottrine vane e sacrileghe, ma anche muto, il che ti avrebbe impedito di dire simili scempiaggini!
1 - Cf. Mt 12, 50. 2 - Mt 8, 20. 3 - Mt 9, 6. 4 - Rm 1, 3; 2 Tm 2, 8. 5 - Cf. Gv 16, 28. 6 - Cf. Gv 6, 41 7 - Cf. Gv 1, 14. 8 - Mt 12, 48. 9 - Mt 23, 9. 10 - Gv 1, 1 ss. 11 - Mt 12, 46 ss. LIBRO OTTAVO Ancora contro l'Antico Testamento: la stoffa vecchia e il vestito nuovo sono incompatibili 1. FAUSTO. " Perch non accetti il Vecchio Testamento? ". Perch sono gi stato prevenuto dal Nuovo. Il Vecchio e il Nuovo non s'accordano come attesta la Scrittura: Nessuno, dice, pone una stoffa nuova in un vestito vecchio, altrimenti si ha uno strappo pi grande 1 . Poich dunque mi guardo bene dal provocare uno strappo maggiore non mescolo la novit cristiana alla vetust ebraica. Chi infatti non giudicherebbe disgustoso, una volta che abbia indossato un abito nuovo, non gettare il vecchio fra i rifiuti? Pertanto, bench io fossi nato giudeo, come lo furono gli apostoli, era corretto che io, una volta accolto il Nuovo Testamento, ripudiassi il Vecchio come fecero loro. Ora dunque, una volta ottenuto per dono della natura di non nascere sotto il giogo della schiavit e vedendomi venire subito incontro Cristo col dono di una piena libert, come sarei misero, stolto e anche ingrato se mi consegnassi ancora ad una schiavit! Paolo rimproverava i Galati che, ritornando alla circoncisione, retrocedevano verso consuetudini difettose e inefficaci in base alle quali farsi di nuovo schiavi 2 . Come potrei dunque accettare qualcosa per cui vedo che altri rimproverato? vergognoso tornare in schiavit, ma ancora pi vergognoso il sottomettervisi per la prima volta. Ammaestramenti veterotestamentari espressi in forma figurata. 2. AGOSTINO. Abbiamo in precedenza mostrato a sufficienza perch e in che modo conserviamo l'autorit del Vecchio Testamento, non per imitare la schiavit giudaica, ma per testimoniare la libert cristiana. Non mi riferisco alla mia voce, ma a quella dell'Apostolo che dice: Tutte queste vicende li riguardavano come figure, ma sono state scritte per noi che siamo alla fine del tempo 3 . Noi non eseguiamo in schiavit quanto ci viene ordinato per presentarci, ma leggiamo in libert quanto stato scritto per confermarci. Chi non comprenderebbe a questo punto perch l'Apostolo richiama i Galati? Il motivo evidente: volendo essere circoncisi non leggevano la Scrittura relativa alla circoncisione con spirito religioso, ma gi superstizioso 4 . Non ricuciamo dunque in un vestito vecchio una pezza nuova. Ci istruiamo per sul regno dei cieli a somiglianza di quel padre di famiglia di cui parla il Signore, che traeva dal tesoro sia le cose nuove che quelle vecchie 5 . Ricuce un panno nuovo sul vestito vecchio chi vuol avere la continenza spirituale senza rinunciare alla speranza carnale. Leggete attentamente e vedete come ha risposto il Signore interrogato sul digiuno: Nessuno cuce la stoffa nuova sul panno vecchio 6 . I discepoli amavano ancora il Signore carnalmente dal momento che temevano di perderlo se fosse stato ucciso. per questo che apostrofa col nome di Satana il discepolo Pietro che voleva allontanarlo dalla passione, rimproverandolo di non saper gustare le cose di Dio ma solo quelle degli uomini 7 . Considerate dunque quale speranza carnale voi concepiate in quella vostra fantasiosa immagine del regno di Dio per cui amate e adorate codesta luce del sole sensibile per la carne quasi vi fosse presentata come esempio: scoprirete come i vostri digiuni si cuciono con la prudenza della carne come con un vecchio vestito. In realt, visto che il panno nuovo non s'accorda col vestito vecchio, come poterono le membra del vostro Dio unirsi ai principi delle tenebre non tanto unite e cucite, ma, ci ch' peggio, mescolate e impastate con essi? Forse che entrambi sono vecchi perch falsi ed entrambi si riferiscono alla prudenza della carne? A meno che voi vogliate dimostrare che l'uno vecchio e l'altro nuovo perch s' creata fra i due una grossa spaccatura in modo che un miserabile pezzo di stoffa fosse strappato dal regno della luce ed una pena eterna fosse inflitta alla sfera delle tenebre. Eppure al grossolano creatore di simili favole o al poveretto che se ne riveste sembra di punzecchiare argutamente con l'ago della lingua i solidi fondamenti delle divine Scritture.
1 - Mt 9, 16; Lc 5, 36. 2 - Gal 4. 5. 3 - 1 Cor 10, 11. 4 - Cf. Gal 4. 5. 5 - Cf. Mt 13, 52. 6 - Mt 9, 16. 7 - Mt 16, 23. LIBRO NONO Per approfondire il passaggio da Giudei e Gentili a Cristiani viene introdotta la figura di due alberi, dolce e amaro, in comunicazione interna fra loro. 1. FAUSTO: " Perch non accetti il Vecchio Testamento? ". Se agli apostoli, nati sotto di esso, fu lecito allontanarsene, perch a me non sarebbe lecito non seguire quello sotto il quale non sono nato? Tutti nasciamo Gentili, non Giudei e quindi non Cristiani. Ma mentre il Vecchio Testamento ne trascina alcuni a s dal seno dei Gentili e li fa Giudei, altri ne prende il Nuovo e li inizia al Cristianesimo. come se due alberi, l'uno dolce e l'altro amaro, trasferissero in s con le loro radici l'energia della stessa terra per cambiarla in base alla loro natura. Visto perci che gli apostoli sono passati dall'amaro al dolce, quanto sarei stolto se dal dolce passassi all'amaro! 2. AGOSTINO. Perch dunque l'Apostolo che, secondo quanto dici, abbandonato il Giudaismo, sarebbe passato dall'amarezza alla dolcezza, presenta come rami spezzati coloro che, provenendo dal popolo ebraico, non hanno voluto credere in Cristo e dice che nella stessa radice dell'ulivo, cio nella fonte dei santi ebrei, sono stati innestati, come un olivo selvatico, i Gentili perch divenissero partecipi del succo dell'ulivo? Infatti ammonendo i Gentili perch non insuperbissero, considerando lo scivolone dei Giudei, cos si era espresso: Mi rivolgo a voi, Gentili, proprio perch sono l'apostolo delle Genti. Mi sforzo di onorare la mia posizione per vedere se mi riesce in qualche modo di smuovere per invidia la mia carne in modo da salvare alcuni di loro. Se il loro isolamento porta alla riconciliazione col mondo, cosa sar il loro nuovo inserimento se non un ritorno dalla morte alla vita? Se le primizie offerte a Dio sono sante, anche la messe santa; se la radice santa lo sono anche i rami; se alcuni fra i rami vengono spezzati, tu che sei l'olivo selvatico, sei innestato in essi e sei divenuto partecipe della radice e dell'ulivo non gloriarti rispetto ai rami. Se ti glori infatti non sei tu a portare la radice, ma la radice che porta te. Dici dunque: Si sono spezzati i rami in modo che io possa innestarmi. Bene. Si sono spezzati per incredulit. Tu invece te ne stai sull'albero per fede; non insuperbirti per, ma fa attenzione: se Dio non ha risparmiato i rami legittimi, non risparmier neppure te. Considera dunque due atteggiamenti di Dio, la bont e la severit. Contro coloro che sono caduti user la severit, verso di te la bont, sempre che tu rimanga nella bont. Altrimenti anche tu cadrai. Ed anche loro, se non rimarranno nella incredulit, saranno innestati: Dio infatti ha il potere di innestarli di nuovo. Se infatti tu sei stato strappato da un naturale olivo selvatico e contro natura sei stato innestato in un olivo buono, quanto pi lo saranno quelli che essendo secondo natura saranno innestati nel loro olivo. Non voglio, o fratelli, che ignoriate il misterioso progetto di Dio per evitare che diventiate presuntuosi. La cecit da parte di Israele diventato un dato di fatto e rimarr tale finch interverr la pienezza dei Gentili e tutto Israele sar salvato 1 . Guardatevi dunque voi, che non volete essere innestati in questa radice, dall'essere simili ai rami spezzati, come il carnale e empio popolo dei Giudei, ma cercate di rimanere nell'amarezza dell'olivo selvatico. Infatti quale pianta, se non l'olivo selvatico dei Gentili, fa pensare all'adorazione del sole e della luna? A meno che voi pensiate di non essere nell'olivo selvatico dei Giudei perch avete aggiunte spine di nuovo genere, vi siete costruito non con mani d'artista, ma con spirito perverso, un falso Cristo da adorare assieme al sole e alla luna. Lasciatevi innestare dunque nella radice dell'ulivo alla quale l'Apostolo si rallegra di essere stato restituito, lui che a causa dell'incredulit era stato fra i rami spezzati. Si dice quindi liberato quando si rallegra di essere passato dal Giudaismo al Cristianesimo perch Cristo ha sempre predicato in quella radice e in quell'albero. Coloro che non credettero nella sua venuta ne furono strappati e quelli che credettero vi furono innestati. A loro perch non insuperbiscano dice: Non insuperbirti, ma sta' attento: se infatti Dio non ha risparmiato i rami secondo natura, non risparmier neppure te. Ma neppure dei rami spezzati si deve disperare e perci poco dopo dice: Anch'essi se non permarranno nell'incredulit saranno innestati: Dio ha infatti il potere di innestarli di nuovo. Infatti se tu sei strappato da un naturale olivo selvatico e sei innestato contro natura in un buon olivo, tanto pi coloro che sono secondo natura saranno innestati nel loro olivo 2 . Ecco perch egli si gloria dopo che stato liberato dallo strappo e restituito al succo della radice. Coloro che sono fra voi e che l'empiet ha spezzato ritornino e saranno di nuovo innestati. Quelli poi che non furono mai sull'albero vengano strappandosi da una naturale sterilit per divenire partecipi di una futura fecondit.
1 - Rm 11, 13 ss. 2 - Rm 11, 23-24. LIBRO DECIMO Promesse temporali contenute nel Vecchio Testamento. 1. FAUSTO. " Perch non accetti il Testamento Vecchio? ". Perch e dall'uno e dall'altro abbiamo appreso a non desiderare un contenuto estraneo. " Che cosa ha di estraneo il Vecchio Testamento? ". Diremmo anzi che cosa ha di non estraneo. Promette denaro e saziet del ventre e figli e nipoti e lunga vita e assieme a questi beni il Regno di Canaan. Ma tutto questo lo promette ai circoncisi e a coloro che osservano il sabato, a coloro che fanno sacrifici e si astengono dalla carne suina e agli altri che hanno un comportamento di questo tipo. Poich io, come ogni cristiano, trascuro queste pratiche come inette e per nulla efficaci per la salute dell'anima, riconosco che neppure mi spetta ci che promette. Memore della raccomandazione che suona: Non desidererai i beni estranei 1 , ho accettato volentieri e col mio pieno assenso che gli Ebrei abbiano i loro beni, accontentandomi del Vangelo e della splendida eredit del Regno dei Cieli. Infatti, come giustamente arrabbiandomi direi a un Giudeo che rivendicasse per s il Vangelo: " Impudente, che hai a che fare con colui del quale non rispetti i comandamenti ", cos temo che un Giudeo potrebbe rimproverarmi le stesse cose dal momento che conservo il Vecchio Testamento del quale non rispetto i comandamenti. Promesse del Vecchio Testamento espresse come figure. 2. AGOSTINO. Costui non si vergogna di ripetere spesso le medesime cose senza fondamento. Quanto a me non mi rincresce di ripetere spesso le stesse cose bench vere. Chiunque pertanto cerca una risposta anche contro questi argomenti, legga. Al Giudeo che mi chiede perch conservi il Vecchio Testamento del quale non osservo i comandamenti rispondo che sono osservati dai Cristiani anche gli ammaestramenti sulla vita pratica ricavati dai libri stessi; quanto alle prescrizioni simboliche erano giustamente osservate quando venivano preannunziate le verit che ora ci sono state rivelate. Perci anche se queste non le osservo con spirito religioso, le conservo come testimonianza allo stesso modo delle promesse di beni carnali che derivano dall'ambito che giustamente prende il nome di Vecchio Testamento. Bench infatti mi siano state rivelate le realt eterne oggetto della mia speranza, continuo a leggere tuttavia i testi che le presentavano agli uomini di allora come testimonianze espresse in modo figurato. Sono stati infatti scritti per noi che siamo alla fine del tempo 2 . Se dunque avete udito cosa rispondiamo ai Giudei, udite ora anche quello che obiettiamo ai Manichei. I Manichei e il Nuovo Testamento. 3. Certamente Fausto ha detto che noi non dovremmo turbarci se i Giudei ci dicessero: Perch conservate il Vecchio senza osservarne i comandamenti?. E a loro noi questo rispondiamo, senza nulla togliere alla nostra venerazione per quella parte della Scrittura: Che cosa rispondete quando vi si dice: " Perch conservate i libri evangelici dei quali voi vi fingete seguaci per ingannare gli inesperti e non solo non credete alle cose che vi sono scritte, ma vi opponete ad esse quanto pi energicamente potete? ". Non potete non constatare che per voi praticamente impossibile rispondere alle obiezioni relative al Nuovo Testamento pi di quanto non lo sia per noi rispondere alle obiezioni relative all'Antico. Noi diciamo che tutti i contenuti dei libri del Vecchio Testamento corrispondono a verit, sono comunicati da Dio e opportunamente distribuiti a seconda dei tempi. Voi di fronte alle obiezioni relative ai contenuti del Nuovo Testamento le respingete non sapendo rispondere e, stretti in gola dall'evidenza della verit, con debole voce dite che sono falsit. Che altro potrebbe cavar fuori la bocca soffocata di abituali mentitori? O che altro odore potrebbero emanare da cadaveri trafitti? Eppure Fausto ha confessato di aver appreso a non desiderare ci che non gli appartiene, non solo dal Nuovo ma anche dal Vecchio Testamento, il che certamente non avrebbe potuto apprendere dal suo Dio. Ma se egli non ha desiderato ci che non gli appartiene, perch mai ha costruito nuovi secoli sulla terra delle tenebre ove non erano mai stati? Forse dir: " La stessa precedente stirpe delle tenebre desider il mio regno che non era di sua propriet ". Ha dunque imitato la stirpe delle tenebre per desiderare anch'egli ci che non gli appartiene? Forse che in precedenza era stato troppo stretto il regno della luce? Si sarebbe allora dovuta desiderare una guerra per ottenere come risultato della vittoria un ampio regno. Se questo un bene, avrebbe dovuto essere desiderato anche prima, ma si attendeva che la gente nemica entrasse per prima in guerra, in modo che per certi aspetti la vittoria fosse pi giusta. Se per non un bene perch mai, vinto il nemico, volle che il suo regno crescesse su una terra non sua pur essendo in precedenza vissuto in piena felicit accontentandosi delle sue terre? Oh se costoro volessero apprendere dalle stesse Scritture questi stessi comandamenti, fra i quali c' la proibizione di desiderare ci che non ci appartiene! Certamente si ammansirebbero e divenuti miti comprenderebbero che anche i precetti simbolici, ch'essi diffamano con tanta asprezza, erano in piena aderenza coi loro tempi. Quanto a noi come potremmo non desiderare il Vecchio Testamento dal momento che leggiamo che quelle prescrizioni figurate che riguardavano gli uomini di allora sono state scritte per noi che siamo alla fine del tempo 3 ? Penso che chi legge ci che stato scritto proprio per lui non lo desideri come cosa che non gli appartiene.
1 - Es 20, 17; Rm 7, 7. 2 - 1 Cor 10, 11. 3 - 1 Cor 10, 11. LIBRO UNDICESIMO Fausto di fronte alla risurrezione di Cristo. 1. FAUSTO. " Accetti l'Apostolo? ". S e in sommo grado. " Perch dunque non credi al Figlio di Dio nato secondo la carne dal seme di Davide 1 ? ". Non sono disposto a credere che l'Apostolo di Dio abbia potuto scrivere cose contraddittorie e che su nostro Signore abbia avuto ora questa ora quell'opinione. Ma poich piace cos a voi, che mai riuscite ad udire senza arrabbiarvi che negli scritti dell'Apostolo vi sia qualcosa di interpolato, sappiate che anche su questo siamo d'accordo. Questa sembra essere la vecchia e antica opinione di Paolo su Ges, quando egli come tutti gli altri lo credeva figlio di Davide. Quando per apprende che si tratta di un falso, interpola smentendo quanto si legge nel testo della lettera ai Corinzi e scrivendo: Noi non conosciamo nessuno secondo la carne e se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo pi in questo modo. Occorre perci che tu consideri che differenza ci sia fra questi due capitoli, dei quali l'uno ci presenta Cristo figlio di Davide secondo la carne, l'altro ci dice di non conoscere pi nessuno secondo la carne. E se entrambi sono di Paolo o lo saranno nel modo che io ho detto o l'uno dei due non sar di Paolo. Quindi prosegue cos: Pertanto se in Cristo c' una nuova creatura, tutto ci ch' vecchio passato e tutto si rinnovato 2 . Vedi dunque che egli chiama vecchia e transitoria fede quella precedente, cio l'aver creduto Ges della stirpe di Davide secondo la carne. Chiama invece nuova questa seconda e definitiva secondo la quale non ha conosciuto nessuno secondo la carne. Perci anche altrove scrive: Quando ero un bambino parlavo da bambino, ragionavo da bambino e pensavo da bambino; quando sono diventato uomo ho lasciato tutto ci che mi riguardava quando ero un bambino 3 . Se cos perch consideriamo sconveniente abbracciare la fede di Paolo nuova e migliorata e respingere quella vecchia e imperfetta? O se a voi sta bene credere ci che scrive ai Romani perch mai a noi non sarebbe lecito istruirci secondo quello che dice ai Corinzi? In realt questo risponderei per contrastare la vostra cocciutaggine. Non comunque auspicabile che l'Apostolo di Dio distrugga ci che aveva costruito per presentarsi come un prevaricatore secondo l'accusa che gli stata fatta 4 . In realt se appartiene a lui quella precedente posizione, stata corretta. Se non lecito che Paolo abbia mai detto qualcosa di scorretto, non appartiene a lui. Fino a che punto ancora lecito chiedersi se non si debbano per caso ritenere interpolate le pagine dei testi sacri dove si narra la risurrezione di Cristo. 2. AGOSTINO. quanto ho detto poco fa. Costoro, quando sono talmente presi alla gola da una verit manifesta che, costretti dal lucido dettato delle sacre Scritture, non possono trovare una via d'uscita per le loro menzogne, rispondono che la testimonianza che stata loro offerta un falso. Oh voce che fugge dalla verit, ostinata nella sua follia! Sono talmente inconfutabili le verit che vengono portate avanti contro di voi dalle sacre Scritture che non avete altro da dire se non che quelle Scritture sono state falsificate. Quale autorit delle Scritture pu essere messa in causa, quale libro sacro pu essere sfogliato, quale documento tratto da qualsivoglia scrittura pu essere addotto per confutare i vostri errori, se si ammette questa diceria e se ritenuta di qualche peso? Altro non accettare i libri stessi e non essere legati ad essi da alcun vincolo, come fanno i pagani con tutti i nostri libri, come fanno i Giudei con il Nuovo Testamento e come infine facciamo noi con quelli vostri o degli eretici, se ne hanno di propri, e con quelli che sono chiamati apocrifi, una denominazione che non significa che tali libri siano da ritenersi di qualche misteriosa autorit ma che, pur se in mancanza di una chiara e perspicua testimonianza, sono stati diffusi da non so quale misteriosa fonte o per la presunzione di non si sa chi. Altro dunque non essere vincolati da alcuna autorit di libri o di uomini e altro dire: questo sant'uomo ha scritto tutte verit e questa lettera sua, ma in essa c' del suo e del non suo. Quando da parte di un tuo avversario sarai invitato a provare ci che hai detto non tirare in causa l'autenticit degli esemplari manoscritti, il loro numero, la loro antichit, il loro carattere di traduzione da un'altra lingua pi antica. Rispondi invece: dico che gli appartiene ci che coincide con le mie idee e che non gli appartiene ci da cui dissento. Tu sei dunque la regola della verit e tutto ci che contro di te non vero? Che dire se un altro, preso dalla stessa follia, ma con l'intento di spezzare la tua ostinazione, si facesse avanti e dicesse: esattamente tutto il contrario; falso ci che tu approvi e vero ci da cui dissenti. Cosa farai? Probabilmente presenterai un altro libro nel quale qualunque cosa leggerai potr essere interpretata come in accordo col tuo modo di pensare. Se farai questo non per una piccola parte, ma per la totalit del libro, udrai il tuo contraddittore gridare che il libro falso. Che farai? Dove ti rivolgerai? Quale origine del libro da te presentato vanterai? Quale vetust? Quale prova di tradizione costante? Tentare di far questo sarebbe una fatica sprecata. Puoi per vedere quanto valga in questi casi l'autorit della Chiesa che, a partire dalle solidissime basi costituite dagli apostoli fino a tutt'oggi trova il suo appoggio nella ininterrotta serie dei vescovi e nel consenso di tanti popoli. Se pertanto si discutesse della fedelt degli esemplari, come accade quando ci si imbatte in varianti nell'espressione di un pensiero che sono poche e notissime agli studiosi delle Scritture o se dubbi e incertezze dovessero derivare dai codici di altre regioni dalle quale proviene la dottrina in discussione o se anche in questo caso i codici variassero si dovranno preferire i molti ai pochi e i pi antichi ai pi recenti. E se la variet delle lezioni creasse ancora incertezza si consulti la lingua precedente da cui il testo in esame stato tradotto. In questo modo indagano coloro che vogliono scoprire che cosa rechi loro difficolt nelle sacre Scritture fruenti di tanta autorit in modo da avere una fonte da cui istruirsi, non un motivo di rissa. Negare l'incarnazione lo stesso che rinnegare Paolo. 3. La notizia che pu essere ricavata dalla lettera dell'apostolo Paolo contro di voi, il fatto cio che il figlio di Dio appartiene alla stirpe di Davide secondo la carne 5 , presente in tutti i codici, nuovi e vecchi, la leggono tutte le chiese e tutte le lingue le danno il loro assenso. Deponete dunque il pallio della menzogna. Fausto, dopo averlo indossato, ad un interlocutore fittizio che gli chiedeva se accettasse la lettera di Paolo rispose: s ed in sommo grado. Perch non rispose piuttosto " in infimo grado ", se non perch, essendo un bugiardo, non poteva rispondere che con una menzogna? Che cosa infatti accetta dell'apostolo Paolo? Non il primo uomo che Paolo dice terreno perch nato dalla terra; di esso parimenti dice: Il primo uomo, Adamo, fu creato con un'anima vivente 6 . Fausto invece annunzia una sorta di primo uomo n terreno, perch nato dalla terra, n fornito di un'anima vivente, ma formato di sostanza divina, egli stesso esistente perch Dio esiste. Le sue membra o i suoi vestiti o le sue armi, cio i cinque elementi, non essendo altro che sostanza divina, furono da lui immersi nel popolo delle tenebre perch si inquinassero. Non accetta Fausto il secondo uomo, che Paolo dice venuto dal cielo 7 , che chiama anche ultimo Adamo animato di spirito vivificante 8 , discendente dalla stirpe di Davide secondo la carne, generato da una donna, generato sotto la legge per redimere coloro che si trovavano sotto la legge 9 , del quale nella lettera a Timoteo dice: Ricordati che Cristo Ges, discendente dalla stirpe di Davide secondo il mio Vangelo, risuscitato dai morti 10 . Partendo dall'esempio di Cristo predice anche la nostra risurrezione quando dice: Ho trasmesso a voi per primi anche ci che ho ricevuto; infatti Cristo morto per i nostri peccati secondo le Scritture 11 ; ed stato sepolto ed risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture. E poco dopo rivela perch abbia detto questo: Si dice che Cristo risuscitato dai morti, ma come possono alcuni dire che in noi non c' risurrezione dei morti? 12
Costui che interrogato se accetti l'apostolo Paolo risponde " s e in sommo grado ", nega tutte queste cose. Neppure vuole accettare un Ges della stirpe di Davide n che sia stato generato da una donna, donna che Paolo non chiama con questo nome perch sia stata corrotta dal coito o dal parto, ma perch parla secondo l'uso delle scritture che erano solite cos definire la natura del sesso. Cos nella Genesi scritto di Eva, che la cre in forma di donna 13 , pur non essendosi ancora unita ad un uomo. Neppure accetta la stessa morte di Cristo e la sepoltura e la risurrezione dal momento che non dice n che Cristo ebbe un corpo mortale nel quale potesse sopravvenire la vera morte n che fossero vere quelle cicatrici che mostrava ai discepoli dopo la risurrezione quando, come ricorda anche Paolo, apparve loro vivo 14 . E neppure accetta che la nostra stessa carne sia destinata a risorgere trasformata in un corpo spirituale come lo stesso apostolo dice in modo molto chiaro: Viene seminato un corpo animale e ne rinasce uno spirituale. Distinguendo quindi fra corpo animale e corpo spirituale espone quanto si gi detto circa il primo e l'ultimo Adamo. Quindi continua cos: Questo vi dico, fratelli, che la carne e il sangue non possono possedere il regno di Dio. Intende per evitare che qualcuno creda che la carne non possa risorgere col suo aspetto e la sua sostanza e volendo chiarire che cosa intenda per carne e sangue -che nel suo linguaggio indicano la corruzione, che non si avr nella risurrezione dei giusti - immediatamente afferma: N la corruzione posseder l'incorruttibilit 15 . E perch non si pensi che non risusciter il corpo che stato sepolto, ma sar come deporre una tunica per prenderne una migliore, volendo apertamente dichiarare che sar questo nostro corpo a mutare in meglio, come i vestiti di Cristo non furono deposti sul monte per poi prenderne altri, ma essi stessi acquistarono una maggiore luminosit 16 , cos continua: C' un mistero che voglio svelarvi: tutti risorgeremo ma non tutti ci trasformeremo. E perch non resti incerto quali si trasformeranno in un istante, dice, in un batter d'occhio, nell'ultimo squillo di tromba; la tromba infatti suoner e i morti risorgeranno incorrotti e noi ci trasformeremo 17 . Forse si dir che nella risurrezione non ci trasformeremo nel nostro corpo mortale e corruttibile, ma nella nostra anima. Ma l'Apostolo non si propone di parlare di questo, in quanto dall'inizio della discussione ha parlato del corpo, come dimostra la sua promessa: Ma qualcuno dir, come risorgono i morti? Con quale corpo si presentano? A questo punto con coerenza mostra quasi a dito donde partir il discorso e cos riprende a parlare: Occorre infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilit e che questo corpo mortale si vesta di immortalit 18 . Poich dunque costui nega tutto questo e proclama corruttibile lo stesso Dio del quale Paolo dice: All'immortale, incorruttibile unico Dio onore e gloria, Amen 19 e poich va sognando, in base alla loro abominevole e detestabile favola, che la totalit della natura e sostanza divina, in parte corrotta per provvedere alla rimanente, avrebbe temuto di essere contaminata dal popolo delle tenebre, che c' di strano se anche in questo tenta di ingannare gli ignoranti e coloro che non sono molto istruiti nelle divine Scritture e quando gli chiedono se accetti l'apostolo Paolo risponde: " In sommo grado ", mentre poi si scopre che non l'accetta quasi per nulla? forse Paolo in errore? 4. Ma irreprensibile - egli dice - il ragionamento grazie al quale mostrer che l'apostolo Paolo o progredendo ha mutato opinione e scrivendo ai Corinzi ha corretto ci che aveva scritto ai Romani o che non ha assolutamente scritto ci che viene divulgato come suo: figlio di Dio, della stirpe di Davide secondo la carne. Ma con quale ragionamento mostra ci? Perch - dice lui - non possono essere vere entrambe le cose, non pu cio essere nel contempo vero quello che si legge nella Lettera ai Romani, cio la frase del Figlio suo che fu creato del seme di Davide secondo le Scritture 20 , e quello che dice ai Corinzi che suona: pertanto a partire da oggi non conosciamo nessuno secondo la carne e se conoscevamo secondo la carne Cristo, ora non lo conosciamo pi 21 . Ci resta dunque da dimostrare come siano vere entrambe le affermazioni e come queste due non siano in contrasto. Che una di esse non sia di Paolo non possiamo dirlo in nessun modo poich i codici autorevoli non presentano varianti. vero che in alcuni esemplari latini non si legge factus, ma natus dal seme di Davide, mentre gli esemplari greci hanno factus, dal che si ricava che il traduttore latino dicendo natum ha voluto tradurre non letteralmente, ma a senso. Tuttavia l'espressione " Cristo essere dal seme di Davide secondo la carne " fruisce dell'autorevole concordanza di tutti i codici in entrambe le lingue. Ci guarderemo bene dal dire che Paolo abbia talora errato e progredendo abbia mutato parere. Lo stesso Fausto si accorse di quanto ingiusto ed empio fosse il suo discorso. Prefer infatti parlare di un'Epistola di Paolo corrotta dal falso di altri che imperfetta per un errore di lui. Occorre trovare un uomo esperto, capace di armonizzare i passi paolini solo apparentemente discordanti. 5. Di questi libri si pu dire che contengono qualche cosa che non si accorda forse con una verit pi occulta e di pi difficile comprensione, una situazione che o rimasta tale o stata migliorata nei libri posteriori che sono scritti da noi, non per l'autorevolezza della dottrina ma per un esercizio progressivo. Noi siamo fra coloro ai quali l'Apostolo dice: E se in qualcosa la pensate diversamente Dio riveler anche a voi la verit 22 . Questo genere di letteratura va letto non per un'esigenza di fede, ma con libert di giudizio. Per evitare tuttavia che a tale letteratura fosse tolto spazio e che i posteri fossero privati della saluberrima fatica della lingua e dello stilo nel trattare e nell'esporre questioni difficili, fu ben distinta dai libri posteriori l'eccellenza dell'autorit canonica del Vecchio e del Nuovo Testamento, autorit che, confermata al tempo degli apostoli, grazie alla ininterrotta successione dei vescovi e la propagazione delle chiese, fu collocata in una posizione di altissimo prestigio in modo che a lei si inchinasse ogni intelletto pio e fedele. Se in quest'ambito ti turba un particolare che parrebbe assurdo non lecito dire: "L'autore di questo libro non possedeva la verit ". Ci significa o che il codice difettoso o che il traduttore ha sbagliato o che tu non riesci a capire. In una qualsiasi delle opere pi recenti, innumerevoli per quantit, ma non certo comparabili per sacralit ed eccellenza alla Scritture canoniche, possibile trovare espressa la medesima verit, ma di gran lunga impari ne risulta l'autorit. Se per caso in esse delle affermazioni sembrano contrastare col vero, in quanto non si comprendono cos come sono espresse, il lettore o l'uditore hanno ampia libert di giudizio per poter accettare ci che convince o respingere ci che non si accetta. In tali argomenti perci, a meno che vengano difesi con una corretta argomentazione o dall'autorit canonica, s da dimostrare o che le cose stanno veramente cos o che potrebbe essere avvenuto ci che stato discusso o narrato, in tali argomenti, si ripete, se qualcuno non d'accordo o si rifiuta di credere non deve essere rimproverato. Per quanto attiene alla canonica eminenza delle lettere sacre, anche se vien dichiarato che un solo profeta o apostolo o evangelista ha introdotto qualcosa nelle sue lettere con la conferma del canone non lecito dubitare che sia vero. Altrimenti non vi sarebbe pi alcuna pagina che possa servire di sostegno alla imperizia dell'uomo ove la saluberrima autorit dei libri canonici fosse disprezzata e tolta di mezzo o vittima di una interminabile confusione. San Paolo non mai in contraddizione con se stesso. 6. Stammi dunque a sentire, chiunque tu sia che ti sei turbato perch ti sembrava contraddittorio che in un passo si leggesse: Figlio di Dio della stirpe di Davide 23 , e in un altro: E se conoscevo Cristo secondo la carne, ora non lo conosco pi 24 . Ammettiamo per un momento che entrambe le affermazioni non fossero tratte dalle lettere di un solo apostolo, ma una l'avesse fatta Paolo e l'altra Pietro o Isaia o un altro qualsiasi degli apostoli o dei profeti. Or bene, visto che nella sfera degli scritti approvati dall'autorit canonica tutte le parti concordano in modo tale che, come fossero pronunciate dalla medesima bocca, sono credute le pi giuste e pi sagge dalla piet, riconosciute come le pi chiare dall'intelletto, mostrate come le pi solerti dalla diligenza, per tutto ci non sarebbe lecito dubitare di entrambi i passi paolini in discussione. Pertanto, visto che entrambi i passi sono riportati dalle lettere canoniche, cio autentiche, di Paolo e non possiamo dire n che il codice difettoso (tutti infatti i manoscritti latini corretti hanno quei testi) n che il traduttore ha sbagliato (anche i manoscritti greci presentano la stessa situazione) resta solo il fatto che tu non riesci a comprenderli e che a me si chiede in che senso nessuno dei due passi discorda dall'altro ma nella regola di una sana fede c' fra loro perfetta concordia. Se infatti anche tu facessi la tua ricerca con sentimento di piet potresti scoprire come queste difficolt, esaminate in profondit, si chiariscono. Non si conosca il Figlio di Dio attraverso la carne. 7. 1. Infatti che il figlio di Dio si fatto uomo della stirpe di Davide non lo dice soltanto in un passo l'Apostolo, ma lo proclamano in modo pi che esplicito anche le altre sacre Scritture. Quanto alla frase: E se conoscevamo Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo pi cos 25 la stessa circostanza, legata al passo della Scrittura, mostra che cosa l'Apostolo intendeva dire. Paolo secondo il suo costume medita con certa speranza, come se fosse gi arrivata e considerata presente, sulla nostra vita futura che si gi realizzata nell'uomo mediatore Cristo Ges, nostro capo risorto. Questa in ogni caso non sar secondo la carne cos come anche la vita di Cristo non secondo la carne. Infatti in questo passo per carne non intende la sostanza della nostra carne, che anche il Signore dopo la risurrezione chiama sua carne dicendo: Toccate e vedete, perch un fantasma non ha ossa e carne mentre potete constatare che io le ho 26 , vuole invece che per carne s'intenda la corruzione e la mortalit della carne che allora non sar in noi, come gi non pi in Cristo. Nominava propriamente questa carne anche quando parlava in modo abbastanza chiaro della stessa risurrezione e diceva ci che pi sopra ho ricordato: La carne e il sangue non possono possedere il regno dei cieli n la corruzione posseder l'incorruttibilit. Quando si compir ci che egli conseguentemente dice: C' un mistero che voglio svelarvi: tutti risorgeremo ma non tutti ci trasformeremo. In un istante, cio in un momento, in un batter d'occhio, nell'ultimo squillo di tromba; la tromba infatti suoner e i morti risorgeranno incorrotti e noi ci trasformeremo. Occorre infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilit e che questo corpo mortale si vesta di immortalit 27 . In considerazione del fatto ch'egli ormai chiama carne non la sostanza del corpo ma la corruzione propria della mortalit, non ci sar pi in ogni caso la carne poich, essendosi mutata, non avr pi la corruzione propria della mortalit. Per quanto invece attiene alla origine della sostanza e del corpo la carne rester la stessa poich sar essa a risorgere e a trasformarsi. vero infatti quello che dice il Signore dopo essere risorto: Toccate e vedete, perch un fantasma non ha ossa e carne mentre potete constatare che io le ho. Vero anche ci che dice l'Apostolo: La carne e il sangue non possono possedere il regno dei cieli. La prima frase detta in riferimento alla sostanza che ci sar anche allora in quanto sar essa stessa a mutare; la seconda detta in riferimento alla corruttibilit della carne che allora non ci sar in quanto la carne, una volta mutata, non subir corruzione. Avevamo dunque conosciuto Cristo secondo la carne, cio secondo la mortalit della carne prima ch'essa risorga. Ma ora non lo conosciamo pi cos, poich, come dice lo stesso apostolo: Cristo, risorgendo dai morti, non muore pi e la morte perder il suo dominio 28 . 7. 2. Se infatti ti attieni al normale significato delle parole devi ammettere che l'Apostolo ha mentito quando dice: Conoscevamo Cristo secondo la carne visto che Cristo non fu mai secondo la carne: nessuno infatti sapeva che non lo era. Non ha detto " pensavamo " che Cristo fosse secondo la carne, ma conoscevamo. Tuttavia per non sottilizzare sulla parola, per evitare che qualcuno affermi che l'Apostolo avrebbe parlato metaforicamente s da dire noveramus in luogo della lezione autentica " putabamus ", di questo mi meraviglio che gli uomini ciechi non si accorgano, o piuttosto non mi meraviglio che i ciechi non vedono che, se Cristo non aveva la carne perch l'Apostolo disse di non conoscere oramai pi Cristo secondo la carne, neppure ebbero la carne coloro nei quali nello stesso passo dice: d'ora innanzi noi non conosciamo nessuno secondo la carne 29 . Neppure infatti, volendo che ci si riferisse solo a Cristo, avrebbe potuto dire: Non conosciamo nessuno secondo la carne, ma poich meditava dentro di s, come l'avesse presente, della vita futura di coloro che risorgendo si sarebbero trasformati: D'ora in poi - dice - non conosciamo nessuno secondo la carne, vale a dire, abbiamo una speranza cos certa della nostra futura incorruttibilit ed eternit che d'ora in poi gi godiamo della stessa bella notizia. E in un altro passo dice: Se siete risuscitati con Cristo cercate le cose di lass dove Cristo siede alla destra del Padre, pensate alle cose di lass, non a quelle che sono sulla terra 30 . Non siamo ancora risuscitati come Cristo. Tuttavia secondo la speranza che abbiamo in lui gi come avesse testimoniato che siamo risuscitati con lui. Perci dice anche questo: Ci ha salvato secondo la sua misericordia attraverso il lavacro della rigenerazione 31 . Chi non comprenderebbe che nel lavacro della rigenerazione ci stata data la speranza della salvezza futura, non la salvezza stessa che viene soltanto promessa? Tuttavia poich la speranza creata come se ci fosse stata data la stessa salvezza, dice: Ci ha salvati. In un altro passo dice con molta chiarezza: Noi gemiamo nel nostro intimo aspettando l'adozione, la redenzione del nostro corpo. Con la speranza diventiamo salvi. La speranza che si vede non speranza. Che speranza infatti si pu avere in ci che gi si vede? Se speriamo in ci che non vediamo lo attendiamo con pazienza 32 . L'Apostolo non dice saremo salvati, ma d'ora in poi siamo salvati, anche se non di fatto, ma nella speranza: dice infatti siamo salvati nella speranza. Allo stesso modo la frase d'ora in poi non conosciamo nessuno secondo la carne va intesa non nella realt, ma nella speranza. Noi infatti abbiamo la nostra speranza in Cristo poich in lui si gi compiuto ci che noi speriamo in base alla sua promessa. Egli gi risuscitato e la morte non avr la meglio su di lui. E se noi lo conoscevamo secondo la carne quando ancora doveva morire, era perch nel suo corpo c'era quella mortalit che l'Apostolo chiama propriamente carne, e gi ora non lo conosciamo. Ci che in lui c'era di mortale si gi rivestito d'immortalit e non pu pi essere chiamato carne secondo la precedente mortalit. La prova si ricava dal contesto. 8. Perch risulti chiaro ci che io intendo dire, consideriamo il contesto nel quale si trova la frase per la quale costoro ci accusano. La carit di Cristo - dice l'Apostolo - ci sprona mentre consideriamo che se uno morto per tutti, tutti sono morti. Ora [Cristo] morto per tutti in modo che tutti quelli che vivono non vivano pi per s, ma per colui che morto per loro ed risuscitato. Per questo non conosciamo nessuno secondo la carne e se conoscevamo secondo la carne Cristo, ora non lo conosciamo pi in quel modo. Certamente appare oramai chiaro a chiunque che per la risurrezione di Cristo che l'Apostolo ha detto questo, dal momento che questo evento precedette queste parole: Coloro che vivono non vivono pi per s ma per colui che morto per loro ed risuscitato. Che altro significa la frase non vivono per s, ma per lui, se non che non vivono secondo la carne nella speranza dei beni terreni e corruttibili, ma secondo lo spirito nella speranza della risurrezione che gi si realizzata da loro in Cristo? Certamente l'Apostolo non conosceva secondo la carne nessuno di coloro per i quali Cristo era morto e risuscitato e che gi vivevano non per s, ma per lui. Ci avveniva per la speranza nella futura immortalit nella cui attesa vivevano, immortalit che in Cristo non era pi una speranza, ma un fatto. Se l'Apostolo l'aveva conosciuto secondo la carne quando ancora doveva morire, oramai non lo conosceva in quel modo poich aveva saputo che era risuscitato e che la morte non avrebbe ulteriormente esercitato il suo dominio su di lui. E poich tutti, anche se non ancora in realt, ma almeno nella speranza siamo in lui, cos continua il suo discorso: E se chi in Cristo una nuova creatura, tutte le cose vecchie sono passate, ed ecco che tutto si rinnovato e il rinnovamento deriva da Dio che ci ha riconciliati a s per tramite di Cristo 33 . Ogni creatura dunque, vale a dire un popolo rinnovato attraverso la fede, ha in Cristo ci in cui sperare perch possa possedere nella speranza ci che in seguito si realizzer. Ora pertanto le cose vecchie sono passate secondo la speranza poich non gi pi il tempo del Vecchio Testamento nel quale si aspettava da Dio un regno temporale e carnale; e tutto si rinnovato attraverso la medesima speranza di poter possedere il regno dei cieli che ci stato promesso dove non vi sar n morte n corruzione. Al momento della risurrezione dei morti, e non pi nella speranza, ma nella realt, anche le cose vecchie passeranno, quando la morte, l'ultima nemica, sar distrutta e ogni cosa si rinnover quando questo corpo corruttibile si rivestir di incorruttibilit e questo corpo mortale si rivestir di immortalit 34 . Ci gi avvenuto in Cristo che in realt Paolo non conosceva pi secondo la carne. Non conosceva pi secondo la carne nessuno di quelli per i quali era morto e risuscitato perch per sua grazia ci siamo salvati, come si legge nella lettera agli Efesini. Infatti lo stesso passo cos conferma il pio pensiero: Dio, - dice - che ricco in misericordia, per il grande amore in cui ci ha amato, essendo noi morti a causa dei peccati, ci ha ridato la vita assieme a Cristo per grazia del quale ci siamo salvati 35 . Ci che ha detto qui - ci ha ridato la vita assieme a Cristo - lo ha detto nella lettera ai Corinzi: E coloro che vivono non vivono pi per s, ma per colui che morto e risuscitato per loro. Quanto a ci che dice qui - per la cui grazia ci siamo salvati - parla come se fosse avvenuto ci in cui spera. Infatti dice altrove con molta chiarezza ci che ho ricordato poco pi sopra: Siamo salvati nella speranza. Perci anche qui continua ed enumera come gi avvenuto ci che avverr: e al tempo stesso ci ha svegliati e ci ha fatto sedere nei cieli in Cristo Ges. Certamente Cristo gi siede in cielo, ma non ancora noi. Ma poich con certa speranza gi conosciamo ci che avverr, ci ha detto che in cielo non sederemo pi in noi ma in lui. Perch tu infatti non ritenessi che gi ora sia compiuto ci di cui sperando si parla come se fosse compiuto e perch tu comprenda che finora ancora da venire cos continua: Per mostrare nei secoli che verranno le sovrabbondanti ricchezze della sua grazia nell'esprimerci la sua benevolenza in Ges Cristo 36 . A conferma scrive anche questo: Quando eravamo nella carne, le passioni legate al peccato e suscitate dalla legge operavano nelle nostre membra per portare frutto alla morte 37 . Ha detto quando eravamo nella carne, quasi a dire che non lo fossero pi; e cos il passo va interpretato. Essendo gli uomini nella speranza dei beni carnali e dal momento che la legge non poteva essere rispettata se non attraverso la carit dello spirito, con questo risultato la legge stessa incombeva su di loro, quello di aumentare, violandola, il numero dei delitti. Avvenne per anche che in seguito, dopo la rivelazione del Nuovo Testamento, per opera dell'indulgenza divina sovrabbondasse la grazia 38 . Simile quanto dice altrove: Coloro che sono nella carne non possono piacere a Dio; per evitare poi che si pensi che il riferimento sia a uomini non ancora morti subito aggiunge: Voi non siete in carne, ma in spirito 39 , vale a dire: coloro che sono nella speranza dei beni carnali non possono piacere a Dio. Voi invece non siete nella speranza dei beni carnali bens nella speranza dei beni spirituali, cio del regno dei cieli dove lo stesso corpo, attraverso il mutamento (di cui s' detto), da animale qual era in un certo suo genere diventer spirituale. Come dice l'Apostolo stesso scrivendo ai Corinzi: Vien seminato un corpo animale, risorger un corpo spirituale 40 . Se dunque l'Apostolo non conosceva secondo la carne nessuno di coloro che non erano nella speranza dei beni carnali, bench portassero ancora una carne corruttibile e mortale, con quanto pi forte ragione direbbe di Cristo che non lo conosceva pi secondo la carne in quanto nel suo corpo era di fatto compiuto ci che essi ritenevano compiuto nella speranza? Quanto meglio e con pi profondo spirito religioso sono trattate le Scritture divine quando, esaminatele tutte, si scopre che concordano anzich, venendo meno la possibilit che un uomo sia all'altezza di risolvere una questione, accettarne delle parti rifiutandone altre. Quando l'Apostolo era un bambino e ragionava di cose all'altezza di un bambino 41 (diceva per questo per introdurre un paragone) non era ancora tuttavia spirituale come sarebbe stato quando avrebbe scritto su argomenti attinenti all'edificazione delle Chiese, non perch quegli scritti capitassero nelle mani dei dotti per migliorarne la cultura, ma perch fossero letti con sicura autorevolezza come tutto ci che riguarda il canone ecclesiastico.
1 - Cf. Rm 1, 3. 2 - 2 Cor 5, 16, 17. 3 - 1 Cor 13, 11. 4 - Cf. Gal 2, 18. 5 - Cf. Rm 1, 3. 6 - 1 Cor 15, 45; Gn 2, 7. 7 - Cf. 1 Cor 15, 47. 8 - Cf. 1 Cor 15, 47. 9 - Cf. Gal 4, 4-5. 10 - 2 Tm 2, 8. 11 - 1 Cor 15, 3-4. 12 - 1 Cor 15, 12. 13 - Gn 2, 22. 14 - Cf. Lc 24, 39, 40; 1 Cor 15, 5. 15 - 1 Cor 15, 44-51. 16 - Cf. Mt 17, 2. 17 - 1 Cor 15, 51-52. 18 - 1 Cor 15, 53. 19 - 1 Tm 1, 17. 20 - Rm 1, 3. 21 - 2 Cor 5, 16. 22 - Fil 3, 15. 23 - Rm 1, 3. 24 - 2 Cor 5, 16. 25 - 2 Cor 5, 16. 26 - Lc 24, 39. 27 - 1 Cor 15, 50-53. 28 - Rm 6, 9. 29 - 2 Cor 5, 16. 30 - Col 3, 1-2. 31 - Tt 3, 5. 32 - Rm 8, 23 ss. 33 - 2 Cor 5, 14 ss. 34 - 1 Cor 15, 26. 53. 35 - Ef 2, 4-5. 36 - Ef 2, 7. 37 - Rm 7, 5. 38 - Cf. Rm 5, 20. 39 - Rm 8, 8-9. 40 - 1 Cor 15, 44. 41 - Cf. 1 Cor 13, 11. LIBRO DODICESIMO Perch Fausto respinge la testimonianza dei Profeti circa il Cristo? 1. FAUSTO. " Perch non accetti i profeti? ". Dimmi tu piuttosto se hai qualche motivo per il quale noi dovremmo accettare i profeti. " Per le testimonianze " - tu rispondi - " che hanno anticipato sulla figura di Cristo ". Io, a dire il vero, non ne ho trovata alcuna, pur avendo letto i loro scritti con molta attenzione ed interesse. Tuttavia, anche questa la confessione di una fede debole, non credere a Cristo senza l'appoggio di una testimonianza e di un'argomentazione razionale. Voi stessi siete soliti insegnare che nulla deve essere indagato con troppa curiosit perch la fede cristiana semplice e assoluta. Perch dunque ora voi distruggete la semplicit della fede, appoggiandola su indizi e testimonianze per giunta giudaiche? Se poi voi non accettate il primo modo di vedere e passate al secondo quale testimone pu essere per voi pi veritiero nei riguardi del figlio di Dio stesso, il quale, non attraverso un indovino o un interprete, ma con una voce sgorgata dal cielo, nel momento in cui lo inviava sulla terra, disse: Questo il mio figlio dilettissimo, credete a lui 1 . Ed egli, parlando di s: Mi sono staccato dal Padre e son venuto in questo mondo 2 . E molti altri interventi consimili ha fatto reagendo aspramente, ma ai quali i Giudei: Tu dai testimonianza di te, dicevano, ma la tua testimonianza non vera. Ed egli a loro: Anche se do testimonianza di me la mia testimonianza vera, perch non sono solo. Anche nella vostra legge scritto: la testimonianza di due persone vera. Io sono quello che da testimonianza di me e d testimonianza di me il Padre che mi ha inviato 3 . Non ha detto: I profeti. Oltre a ci chiama a testimonianza anche le sue opere dicendo: Se non credete a me, credete alle mie opere 4 ; non ha detto: Se non credete a me, credete ai profeti. Pertanto noi non manchiamo di alcuna testimonianza nei riguardi del nostro Salvatore. Nei profeti cerchiamo semplicemente gli esempi di una vita onesta, prudenza e virt. Ma avverto che, come ben sai, nulla di tutto questo ebbero gli indovini degli Ebrei. Quando ti ho chiesto perch ritenevi che si dovessero accettare i profeti, hai abilmente ed elegantemente passato sotto silenzio le loro opere limitandoti esclusivamente alle loro predizioni, dimenticandoti di quello che scritto, che cio non si deve mai cogliere l'uva dalle spine e i fichi da un cespuglio 5 . Ho perci risposto con rigore e precisione alla tua richiesta relativa alla ragione per la quale non accettiamo i profeti. Del resto dai libri dei nostri padri stato abbondantemente dimostrato ch'essi non hanno predetto nulla a proposito di Cristo. Aggiunger una mia considerazione: se gli indovini ebrei, pur conoscendo e predicando Cristo, vissero in modo cos scapestrato, giustamente anche contro di loro si potr dire ci che contesta Paolo a proposito dei sapienti pagani: Pur conoscendo Dio, non lo glorificarono come Dio n lo ringraziarono, ma si smarrirono nei loro pensieri e fu ottenebrato il loro insipiente cuore 6 . Vedi dunque che non gran cosa conoscere grandi cose se la tua vita non conforme alla loro altezza. I Profeti hanno annunziato Cristo ponendosi all'altezza della loro dignit. 2. AGOSTINO. Evidentemente con tutte queste parole Fausto ha voluto indurci a credere che i profeti ebrei nulla avrebbero previsto a proposito di Cristo e che anche nel caso che avessero fatto delle previsioni al riguardo le loro testimonianze non ci gioverebbero ed essi non sarebbero vissuti all'altezza di quelle testimonianze. Noi perci dimostreremo sia che i profeti hanno fatto delle predizioni riguardanti Cristo, sia che tali predizioni hanno molto contribuito a confermare la nostra fede, sia che i profeti stessi sono vissuti in modo congruente ed all'altezza della loro dignit profetica. In questa discussione tripartita sarebbe troppo lungo trattare quello che io considero il primo punto in modo da trarre da tutti quei libri testimonianze atte a dimostrare che Cristo fu realmente predetto. Schiaccer tuttavia col grande peso dell'autorit la leggerezza di quest'uomo. Egli non accetta i profeti ebrei, ma professa tuttavia di accettare gli apostoli. Orbene ascoltiamo cosa dice della loro capacit profetica l'apostolo Paolo a proposito del quale Fausto, essendosi chiesto, come interrogato da un estraneo, se lo accettasse, aveva risposto " e in sommo grado " 7 : Paolo servo di Ges Cristo, chiamato a fare l'apostolo, consacrato al Vangelo di Dio, che Dio stesso aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture, Vangelo riguardante il figlio suo, creato secondo la carne dalla stirpe di Davide 8 . Che vuole di pi? A meno che non voglia che questo si intenda riferito ad altri profeti, non ai nostri di nazionalit ebraica. Comunque, quali che siano questi altri profeti, il Vangelo risulta promesso in riferimento a quel figlio di Dio creato secondo la carne dalla stirpe di Davide, Vangelo al quale l'Apostolo si dice consacrato. Alla perfidia di costoro si opponga il fatto che secondo questo Vangelo crediamo al figlio di Dio, creato della stirpe di Davide secondo la carne. Facciamo tuttavia loro conoscere prove pi manifeste della evidentissima testimonianza fornita dai profeti ebrei attraverso quell'apostolo la cui autorit in grado di spezzare il loro orgoglio. A proposito dei testi di san Paolo: che dice Cristo di Mos e dei Profeti? 3. Dico la verit in Cristo, non mento e lo testimonia anche la mia coscienza nello Spirito Santo. Ho una grande tristezza e un continuo dolore al cuore. Vorrei io stesso essere maledetto da Cristo per i miei fratelli, miei congiunti secondo la carne, che sono Israeliti ai quali appartengono l'adozione filiale, la gloria, i Testamenti, la legge, il culto, le promesse. Loro sono i Padri dai quali discende secondo la carne anche Cristo che sopra tutto Dio benedetto nei secoli 9 . Che cosa si pu dire di pi ampio, che cosa dichiarare di pi esplicito, che cosa raccomandare di pi santo? Qual l'adozione degli Israeliti se non quella compiuta attraverso il Figlio di Dio? Di qui ci che l'Apostolo dice ai Galati: Quando venne la pienezza del tempo Dio invi suo figlio creato da donna sotto la legge per redimere quelli che erano sotto la legge e perch noi ricevessimo l'adozione di figli 10 . E qual la loro gloria se non soprattutto quella di cui parla Paolo nella stessa Lettera ai Romani: Che c' di pi grande per un Giudeo? E qual l'utilit della circoncisione? Molto in ogni senso. Prima di tutto perch furono loro affidate le promesse di Dio 11 . Cerchino costoro quali sono le promesse di Dio affidate ai Giudei e ce ne mostrino altre diverse da quelle dei profeti ebrei. Inoltre perch ha detto che i Testamenti riguardano soprattutto gli Israeliti se non perch fu dato anche a loro sia il Vecchio Testamento sia il Nuovo figurato nel Vecchio? Quanto alla costituzione della legge che Dio dette agli Israeliti costoro sogliono attaccarla con rabbia, mista ad ignoranza, non comprendendo di esserne dispensati, poich Dio non vuole pi che noi siamo sotto la legge, ma sotto la grazia. Cedano dunque all'autorit degli apostoli che lodando e raccomandando l'eccellenza degli Ebrei, enumera fra i loro pregi anche la costituzione della legge che loro appartiene. Se fosse un male non sarebbe mai contenuta nelle loro lodi. Se il loro elogio non contenesse anche Cristo, il Signore direbbe: Se crederete a Mos crederete anche a me; egli infatti ha scritto di me 12 . N dopo la risurrezione gli darebbe testimonianza dicendo: Occorreva che si compisse tutto ci che scritto di me nella legge di Mos nei Profeti e nei Salmi 13 . I Manichei si ostinano ad accettare un falso Cristo e a respingerne uno vero. 4. Ma poich i Manichei predicano un Cristo che non quello che predicavano gli apostoli, ma uno loro proprio, impostore e frutto di impostura, i seguaci della sua falsit coerentemente mentono anch'essi, salvo a pretendere che si creda loro quando si dichiarano discepoli di un impostore. Capita loro quello che l'Apostolo dice dei Giudei infedeli: Quando si legge Mos un velo sopra il loro cuore. N si toglie il velo, a causa del quale non comprendono Mos se non passando a Cristo non come essi se lo sono immaginato, ma come lo profetarono i Padri ebrei. Cos infatti dice lo stesso Apostolo: Quando tu passi al Signore si toglie il velo 14 . N c' da meravigliarsi che essi non credano a Cristo che, gi risorto, dice: Occorreva che si compisse tutto ci che scritto di me nella Legge di Mos, nei Profeti e nei salmi. Lo stesso Cristo narra che cosa Abramo aveva detto a un ricco privo di misericordia che, essendo tormentato negli inferi, chiedeva che fosse inviato qualcuno ai suoi fratelli per istruirli a non venire in quel luogo di tormenti. Questo infatti gli fu detto: Hanno Mos e i Profeti: li ascoltino. Avendo egli detto che avrebbero creduto solo nel caso che qualcuno fosse risuscitato dai morti, fu correttamente risposto: Se non ascoltano Mos e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti avrebbero creduto 15 . Costoro perci, che non ascoltano Mos e i Profeti, non solo non credono a Cristo risorto dai morti, ma neppure credono alla sua risurrezione. Come possono infatti credere che sia risuscitato dal momento che credono che non sia mai morto? Come possono credere che sia morto non credendo che avesse un corpo mortale? Vero Dio il nostro che annunciarono i Profeti n indispensabile una ulteriore fede in Mane e nell'Apostolo Paolo. 5. Per quel che ci riguarda noi non crediamo tanto ai sostenitori di un Cristo impostore, quanto di un Cristo che non mai esistito. Noi abbiamo infatti un Cristo vero e verace preannunciato dai profeti, predicato dagli apostoli e che traggono dalla Legge e dai Profeti le testimonianze della sua predicazione, come mostrano in innumerevoli passi. Questo concetto stato sintetizzato in modo estremamente sintetico e aderente alla verit con le parole: Ora senza la legge la giustizia di Dio stata manifestata e confermata dalla Legge e dai Profeti 16 . E quali profeti, se non gli israeliti, dei quali dichiar con estrema chiarezza il possesso e dei Testamenti e della struttura della legge e delle promesse 17 ? Promesse riferite a chi se non a Cristo? ci che egli determina pi brevemente in un altro passo quando parla di Cristo dicendo: Quante che siano le promesse di Dio, sono tutte in Cristo 18 . Paolo mi dice anche che la costituzione della legge appartiene agli Israeliti. Mi dice anche: Fine della legge infatti Cristo, a giustizia per ogni credente 19 . Parlando di Cristo dice anche questo: Quale che sia il numero delle promesse di Dio, sono tutte in lui. E tu mi dici che i profeti israeliti non hanno predetto nulla su Cristo! Che cosa resta se non che io scelga se credere a Mani, che va narrando contro Paolo una favola vana e lunga, o all'ammonizione di Paolo che mi dice: Se qualcuno vi annuncia un Vangelo diverso da quello che vi annunzio io, sia anatema 20 . Considerato che tutti i popoli vengon benedetti in Cristo, figlio di Abramo, nostro sar il vero Cristo. 6. A questo punto forse potrebbero dire: Facci vedere dov' il Cristo preannunciato dai profeti israeliti; come se fosse modesta l'autorit in base alla quale gli apostoli dicono ci che leggiamo nei testi dei profeti ebrei e che si compiuto in Cristo o che il Signore stesso attesta essere stato scritto di lui. Per conseguenza chiunque non in grado di mostrare questo, egli stesso debole di comprendonio: non mentono n gli apostoli, n Cristo, n i sacri codici. Pertanto per non esagerare col numero delle prove ne ricorderei almeno una, quella esposta coerentemente dall'Apostolo nel medesimo passo: La parola di Dio non pu venir meno. Non infatti tutti quelli che vengono da Israele sono Israeliti n coloro che sono della stirpe di Abramo sono tutti suoi figli, ma in Isacco sar la tua discendenza. Ci significa che non questi che sono figli della carne sono figli di Dio, ma i figli della promessa sono considerati come discendenti 21 . Che cosa risponderanno di fronte a queste testimonianze, dal momento che in un altro passo ad Abramo viene detto apertamente a proposito di questa stirpe: Nella tua discendenza saranno benedetti tutti i popoli 22 ? Poniamo il caso che fra noi discutessimo del tempo in cui l'Apostolo trattava questo tema dicendo: Le promesse furono fatte ad Abramo e alla sua discendenza, ma non dice e alle discendenze come se si trattasse di molti, ma fa riferimento a uno solo, alla tua discendenza che Cristo 23 . Forse qualcuno senza arroganza potrebbe non credere a questo volendo prima vedere tutti i Gentili credere in Cristo che dichiarato della stirpe di Abramo. Ora per noi vediamo realizzato ci che da tanto tempo stato preannunciato. Tutti i Gentili sono benedetti nella discendenza di Abramo al quale era stato detto mille anni prima: Nella tua discendenza saranno benedetti tutti i popoli. Chi potrebbe tanto ostinatamente delirare sino al punto di cercare di introdurre un altro Cristo che non sia della stirpe di Abramo o di ritenere che le Profezie degli Ebrei, che hanno come progenitore Abramo, non abbiano preannunziato nulla di codesto vero Cristo? Molte e di vario genere sono le profezie su Cristo, ma tutte si riferiscono alla stessa persona. 7. Chi sarebbe in grado, non dico con una breve risposta, quali sono quelle cui siamo costretti in quest'opera, ma con un qualsiasi volume di ampia estensione, di ricordare tutte le predizioni dei profeti ebrei sul Signore e Salvatore nostro Ges Cristo, ove si consideri che tutto ci che scritto in quei libri o riguarda Lui o per Lui? Ma per esercitare chi indaga e per la gioia di chi riesce a pervenire a delle scoperte, molte pi verit, attraverso il filtro delle allegorie e degli enigmi, vengono o suggerite nei vocaboli o espresse attraverso una narrazione. A dire il vero se nelle Scritture alcuni dati non fossero manifesti, non si comprenderebbe il senso del testo in grado di illuminare i tratti oscuri. Tuttavia se alcune fra le parti del testo avvolte dalle figure vengono considerate in un solo insieme, quasi che facessero parte di un contesto, queste accordano le loro voci nel chiamare Cristo a testimone in modo tale da provocare il rossore di chiunque sia affetto da ottusa sordit. I sette giorni della creazione raffigurano le sette et del mondo, Adamo ed Eva sono figure del Cristo. 8. In sei giorni, secondo la Genesi, Dio port a termine tutte le sue opere e nel settimo si ripos 24 . Le opere di Dio identificano su questa base le sei et che il genere umano dovr percorrere nel corso dei secoli. La prima va da Adamo a No, la seconda da No ad Abramo, la terza da Abramo fino a Davide, la quarta da Davide alla trasmigrazione in Babilonia, la quinta giunge all'umile avvento del Signore Nostro Ges Cristo, la sesta quella che si vive oggi nell'attesa che l'Eccelso si presenti per giudicare. La settima quella in cui i santi riposeranno, non per in questa vita, ma nell'altra, quella nella quale il ricco, tormentato negli inferi, vide il povero che riposava 25 , dove non c' tramonto perch tutto perfetto. Nel sesto giorno secondo la Genesi viene creato l'uomo ad immagine di Dio 26 . Nella sesta et del mondo si manifesta la nostra restaurazione nel rinnovamento della mente secondo l'immagine del nostro Creatore, come dice l'Apostolo 27 : fu formata per il maschio che dormiva una donna tratta dalla sua costola 28 ; fu creata per Cristo che moriva la Chiesa, tratta, dal sacramento del sangue che sgorgava dal fianco del morto 29 ; si chiama Eva la vita e madre degli uomini che fu fatta col suo fianco. E il Signore dice nel Vangelo: Chi non manger la mia carne e non berr il mio sangue non avr la vita eterna 30 . E tutto ci che ivi si legge, trattato con ordine e precisione, parla di Cristo e della Chiesa sia nei buoni che nei cattivi Cristiani. Non senza significato l'Apostolo ha detto: Adamo, che forma del futuro 31 e l'altra frase: L'uomo lascer il padre e la madre e si unir al sua moglie e saranno due in una sola carne. Questo, dice, un grande sacramento, io dico in Cristo e nella Chiesa 32 . Chi non riconoscerebbe che Cristo ha abbandonato in questo modo il Padre, lui che, pur essendo nella forma di Dio, non ritenne una usurpazione essere simile a Dio, ma si umili prendendo la forma dello schiavo 33 ? Lui che non ritenne una usurpazione lasciare la madre, sinagoga dei Giudei e carnalmente legata al Vecchio Testamento e legarsi alla moglie, la santa Chiesa, perch nella pace del Nuovo Testamento fossero due in una carne sola? Pur essendo Dio presso il Padre, per mezzo del quale fummo creati, si fece parte di noi attraverso la carne perch fossimo corpo del suo capo. L'infedelt di Caino immagine dell'infedelt del popolo giudaico. 9. Come il sacrificio di Caino, fatto coi frutti della terra, riprovato e quello di Abele, fatto con gli agnelli e la loro pelle, accettato, allo stesso modo la fede del Nuovo Testamento che loda Dio per l'innocenza della grazia anteposto alle opere terrene del Vecchio Testamento. Bench infatti in precedenza i Giudei agirono rettamente, in questo tuttavia sono rei di infedelt, nel non aver saputo distinguere all'avvento di Cristo il tempo del Nuovo Testamento da quello del Vecchio. Aveva detto, infatti, Dio a Caino: anche se hai fatto correttamente la tua offerta, hai peccato per non averla divisa. Se Caino avesse ascoltato Dio che gli diceva: Tu stattene tranquillo: si volger contro di te e tu lo dominerai, avrebbe volto verso di s il suo peccato attribuendoselo e confessandolo a Dio. In tal modo con l'indulgente aiuto della grazia avrebbe dominato il suo peccato e non avrebbe ucciso suo fratello essendo divenuto schiavo del peccato dominante su di lui 34 . Lo stesso varrebbe per i Giudei, dei quali tutto questo racconto era la figura, se si fossero tenuti in pace e se, riconoscendo il tempo della salvezza attraverso la remissione dei peccati per mezzo della grazia, avessero ascoltato ci che Cristo diceva loro: Il medico non serve ai sani ma agli ammalati; non sono venuto per chiamare i giusti al pentimento, ma i peccatori, e: Chi fa il peccato schiavo del peccato 35 ; e ancora: Se il Figlio vi liberer, sarete veramente liberi 36 . Se avessero ascoltato queste parole avrebbero volto contro di s il peccato confessandolo e dicendo al medico, come si legge nel salmo: Ho detto, o Signore, abbi piet di me; risana la mia anima perch ho peccato contro di te 37 ; inoltre, liberi attraverso la speranza della grazia, dominerebbero quel peccato per tutto il tempo della sua permanenza nel loro corpo mortale. Attualmente per ignorando la giustizia di Dio e volendone costituire una propria 38 , inorgogliti dalle opere della legge e per nulla umiliati dai loro peccati, non se ne stettero tranquilli. Regnando nel loro corpo mortale il peccato che li costringeva ad obbedire ai suoi desideri 39
incapparono nella pietra d'inciampo 40 e si infiammarono d'odio contro colui le cui opere vedevano con irritazione essere bene accette a Dio. Si irritarono per quel cieco nato che oramai vedeva e diceva loro: Sappiamo che Dio non esaudisce i peccatori, ma se qualcuno lo onora e fa la sua volont, questo lo esaudisce 41 . Era come se dicesse loro: Dio non guarda il sacrificio di Caino, ma guarda quello di Abele. Perci Abele, il fratello minore, ucciso dal fratello maggiore, Cristo, capo di un popolo pi giovane, viene ucciso dal popolo pi vecchio dei Giudei, l'uno nel campo, l'altro sul Calvario. Altro accostamento fra Caino e il popolo Giudaico. 10. Dio chiede a Caino dove sia suo fratello non come chi, ignorando un fatto, chiede per sapere, ma come un giudice interroga un reo per punirlo. Quello risponde dicendo di non saperlo e di non essere il suo custode. Fin qui che cosa ci rispondono i Giudei quando con la voce di Dio, vale a dire delle sacre Scritture, li interroghiamo sulla figura di Cristo? Non sanno dirci altro se non che non conoscono quello che noi chiamiamo Cristo. Falsa infatti l'ignoranza di Caino, falsa la negazione dei Giudei. Sarebbero in certo qual modo custodi di Cristo se volessero accettare e custodire la fede cristiana. Infatti chi custodisce Cristo nel suo cuore non dice quello che dice Caino: Forse che io sono il custode di mio fratello? Dice Dio a Caino: Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello chiama me dalla terra 42 . Cos nelle sacre Scritture la voce di Dio rimprovera i Giudei. Ha infatti una gran voce il sangue di Cristo nella terra dal momento che, quando stato accolto, tutti i gentili rispondono: Amen. Questa la chiara voce del sangue che il sangue stesso suscita dalla bocca dei fedeli che lo stesso sangue ha redento. Sterile fu la terra per Caino e la passione di Cristo per i Giudei. 11. Dice Dio a Caino: Sii maledetto tu dalla terra che apr la sua bocca per ricevere dalle tue mani il sangue di tuo fratello. Infatti lavorerai la terra e non ti dar i suoi frutti. Gemente e tremante ti aggirerai per la terra 43 . Non ha detto: " Maledetta la terra ", ma: Maledetto tu dalla terra che apr la sua bocca per ricevere dalla tua mano il sangue di tuo fratello. Il popolo giudaico, poich infedele, fu infatti maledetto dalla terra, cio dalla Chiesa, che apr la sua bocca per la confessione dei peccati al fine di ricevere da parte del persecutore che non voleva stare sotto la grazia, ma sotto la legge, il sangue di Cristo, che fu versato, in remissione dei peccati. Ci fece perch quel popolo fosse maledetto dalla Chiesa, cio perch la Chiesa comprendesse e mostrasse che quel popolo era davvero maledetto come dice l'Apostolo: tutti coloro che si fondano sulle opere della legge sono sotto la maledizione della legge 44 . Quindi dopo aver detto: Sii tu maledetto dalla terra che apr la sua bocca per ricevere dalle tue mani il sangue di tuo fratello non ha detto: " Perch la lavorerai " bens: Poich lavorerai la terra e non ti dar i suoi frutti. Non quindi necessario intendere che Caino lavorava la stessa terra che aveva aperto la sua bocca per accogliere dalle sue mani il sangue di suo fratello, ma deve intendersi maledetto da quella terra poich la terra non disposta a dargli i suoi frutti. Analogamente la Chiesa riconosce e mostra che il popolo dei Giudei maledetto poich dopo la morte di Cristo ancora opera la terrena circoncisione, il terreno sabato, il terreno azimo, la terrena Pasqua. Tutta questa serie di operazioni terrene ha l'occulta virt di far comprendere la grazia di Cristo, ma non concessa ai Giudei che perseverano nell'empiet e nella infedelt poich quella virt stata rivelata dal Nuovo Testamento. E a coloro che non passano al Signore non viene tolto il velo che rimane nella lettura del Vecchio Testamento, poich pu essere tolto solo in Cristo. Non naturalmente in discussione la lettura del Vecchio Testamento, che ha una occulta virt, ma il velo da cui nascosta 45 . per questo che dopo la morte di Cristo sulla croce il velo del tempio si spezz 46
in modo che gli aspetti segreti dei sacramenti si rivelassero ai fedeli che compivano il loro cammino di fede apprestandosi a bere il suo sangue dopo aver aperto la bocca nella confessione. Perci quel popolo, come Caino, ancora lavora la terra, ancora esercita carnalmente l'opera della legge che non gli d la sua virt poich in essa non comprende la grazia di Cristo. Inoltre nella stessa terra, che port Cristo, cio nella sua carne, essi hanno operato la nostra salvezza crocifiggendo Cristo, che morto per i nostri delitti. La stessa terra non ha dato loro la sua virt poich non sono stati giustificati per la virt della risurrezione di colui che risuscitato per la nostra giustificazione 47 : Perch anche se fu crocifisso per la sua infermit, vive per la potenza di Dio 48 , come dice l'Apostolo. Questa dunque la virt di quella terra che Cristo non mostra agli empii e agli increduli. Perci neppure risorgendo apparve a coloro dai quali era stato crocifisso, cos come a Caino, che lavorava la terra per seminarvi quel grano, quella medesima terra non mostr il frutto della sua virt: Poich, dice, lavorerai la terra ed essa non ti dar i suoi frutti. N Caino verr ucciso n il popolo dei Giudei verr sterminato. 12. Ti aggirerai gemente e tremante sulla terra. Chi non vedrebbe, chi non riconoscerebbe come quel popolo, ovunque sia disperso in tutta la terra, gema per la perdita del regno e tremi sotto gli innumerevoli popoli cristiani? Perci Caino rispose e disse: Troppo grande la mia colpa; se oggi mi scacci dalla faccia della terra mi nasconder alla tua vista e mi aggirer gemente e tremante per la terra e chiunque mi trover mi uccider. Geme e trema nel timore che, perduto anche il regno della terra, sia ucciso da questa morte visibile. Dice pi grave questa colpa di quella per cui la terra non gli d i suoi frutti nel timore di morire spiritualmente. Ha infatti una conoscenza carnale e non ritiene grave nascondersi alla faccia di Dio, cio avere Dio adirato contro di lui, se non per il timore di essere trovato e ucciso. Ha una conoscenza carnale in quanto lavoratore della terra che non gli concede i suoi frutti. Ma conoscere secondo la carne la morte 49 . Non conoscendo questo, geme per la perdita del regno e teme per la morte del corpo. Ma che risponde Dio? Si esprime in questo modo: Non sar cos: chiunque uccider Caino avr sette punizioni 50 , cio non cos come tu dici: l'empia stirpe dei carnali Giudei non morir di morte corporale. Chiunque infatti li far morire li liberer da sette punizioni che hanno meritato per il reato di aver ucciso Cristo. Tutto questo ha un preciso scopo, quello di far s che, non estinguendosi la stirpe giudea per tutto questo periodo svolgentesi secondo cicli settenari di anni, i Cristiani fedeli comprendano quale stato di soggezione abbiano meritato i Giudei che per superba arroganza uccisero il Signore. Continua la serie dei paragoni fra Caino e i Giudei; empiet dei manichei imitatori di Caino. 13. E pose il Signore Iddio un segno su Caino perch chiunque l'incontrasse non l'uccidesse 51 . straordinario constatare come tutti i popoli che furono sottomessi dai Romani passarono alla religione dei conquistatori e ne osservarono e celebrarono i riti sacrileghi, mentre il popolo giudaico, sia sotto i re pagani sia sotto i Cristiani, non perse mai il segno della sua legge per il quale si distingue da tutte le altre nazioni e popoli e ogni imperatore o re che trov nel suo regno uomini di quella stirpe li trov con quel segno e non li uccise, non fece cio in modo che non fossero pi Giudei, separati com'erano da ogni comunione con le altre nazioni grazie a un loro segno certo e specifico della loro osservanza religiosa. Questo sempre valso per tutti i Giudei, a meno che qualcuno di loro non sia passato a Cristo per non essere pi Caino e per non doversi sottrarre alla vista di Dio e abitare in terra di Naim che significa summovimento. Contro questo male il Signore dice nel Salmo: Non mettere in moto i miei piedi 52 ; e: Non mi muovano le mani dei peccatori 53 ; e: Coloro che mi tormentano esulteranno se io verr scosso 54 ; e: Il Signore alla mia destra perch io non venga scosso 55 , e molte altre frasi consimili che riguardano tutti coloro che escono dalla vista di Dio, cio dalla misericordia del suo amore. Perci detto in un salmo: Ho detto nella mia prosperit: non mi muover in eterno; ma vedi ci che segue: O Signore, nella tua volont hai dato forza alla mia dignit, ma quando hai volto altrove il tuo viso mi sono turbato 56 . Di qui si comprende che ogni anima bella, gradevole e virtuosa non per se stessa, ma perch partecipe della luce di Dio. E se questo considerassero e comprendessero i manichei, non si macchierebbero di una grande bestemmia ritenendo di essere natura e sostanza di Dio. Non sono per in grado di farlo perch non se ne stanno in pace. Non comprendono infatti cosa sia il sabato del cuore. Se ne stessero in pace, come fu detto a Caino, volgerebbero verso di loro il peccato, cio lo attribuirebbero se stessi, e non a una imprecisata stirpe delle tenebre, e attraverso la grazia di Dio eserciterebbero sul peccato stesso il loro potere. Ora invece sia essi sia tutti coloro che si intestardiscono in errori d'ogni tipo, resistendo alla verit si sottraggono alla vista di Dio. Come Caino e come i Giudei maledetti abitano nella terra dello sconvolgimento, cio nel turbamento della carne, contro la gioia di Dio, cio contro l'Eden 57 , che significa festino, dove collocato il Paradiso. Ora concentrer il mio discorso su poche cose fra le molte e procedendo con brevit per non impedire, con l'eccessiva lunghezza delle mie risposte, che si realizzi quello che lo scopo di quest'opera Enoch e No. Significato mistico dell'Arca. 14. Ometter di parlare di quei tratti scritturistici che, pur essendo tanto pi invitanti alla lettura quanto pi da esaminare in profondit, esigono una trattazione molto ampia da fondare su un elevato numero di testimonianze. Fatta questa esclusione chi non si sentirebbe ugualmente spinto a cercare e a comprendere Cristo in quelle Scritture? Chi non inviterebbe ad un salutare rafforzamento della propria fede il fatto che Enoc, settimo discendente dopo Adamo, piacque a Dio che alla fine lo prese con s 58 e che prende il nome di settimo giorno, quello nel quale viene trasferito chiunque, per l'avvento del Cristo, si forma nella sesta et del mondo, quasi ne fosse il sesto giorno? O il fatto che No con i suoi viene liberato attraverso l'acqua e il legno 59 cos come la famiglia di Cristo viene segnata dal battesimo e dalla croce? O il fatto che l'arca di No fatta di legno squadrato, come la Chiesa costruita dai santi sempre pronti ad ogni opera buona 60 (il quadrato, infatti, comunque lo disponi, rimane lo stesso)? O il fatto che l'arca era lunga sei volte pi della sua larghezza e dieci volte pi della sua altezza a somiglianza del corpo umano nel quale apparve Cristo? O il fatto che la sua larghezza era di cinquanta cubiti? Come dice l'Apostolo: Il nostro cuore si dilatato 61 , ma come, se non attraverso la carit dello spirito? Perci lo stesso Apostolo dice: La carit di Dio diffusa nei nostri cuori attraverso lo Spirito Santo che ci stato dato 62 . Infatti nel cinquantesimo giorno dopo la Risurrezione Cristo invi lo Spirito Santo per dilatare i cuori dei credenti 63 . Quanto alla lunghezza dell'arca che era di trecento piedi si consideri che si tratta del prodotto di sei per cinquanta, il che sta ad indicare che tutto il tempo di questo ciclo comprende sei et durante le quali Cristo non ha mai cessato di essere proclamato: nelle prime cinque perch preannunziato dai profeti e nella sesta perch diffuso dal Vangelo. Che poi l'altezza dell'arca fosse di trenta cubiti, numero contenuto dieci volte in quello indicante la lunghezza, sta a significare che Cristo la nostra altezza in quanto all'et di trenta anni consacr la dottrina del Vangelo sostenendo di non essere venuto a sciogliere la legge, ma a completarla 64 . Il cuore della legge infatti nei dieci comandamenti cos come la lunghezza dell'arca costituita dal prodotto di tre per dieci e lo stesso No computato come decimo a partire da Adamo 65 . Il legno dell'arca fu inoltre incollato dentro e fuori con del bitume 66 in modo che con la compagine dell'unit fosse indicata la tolleranza della carit al fine di evitare che, essendo la Chiesa colpita da scandali sia da parte di quelli che sono dentro di lei sia da parte di quelli che ne sono fuori, si spezzi l'unione fraterna e si sciolga il vincolo della pace. Il bitume infatti una colla attivissima e resistentissima che indica l'ardore della carit pronto a tutto sopportare per mantenere l'unione spirituale col vigore della sua forza 67 . Altro significato simbolico dell'Arca di No. 15. Nell'arca vengono rinchiusi animali di tutte le specie cos come la Chiesa contiene tutti i Gentili, come rivela il vassoio mostrato in sogno a Pietro. Fra gli animali ve ne sono di puri e di impuri 68 come ai sacramenti della Chiesa partecipano buoni e cattivi. Il fatto che delle coppie di animali accolte nell'arca sette siano pure e due impure 69 non significa che i buoni siano in numero maggiore dei cattivi, ma solo che i buoni conservano l'unit dello spirito nel vincolo della pace. La sacra Scrittura ci presenta lo Spirito Santo impegnato in sette attivit: la sapienza, l'intelletto, il consiglio, la fortezza, la scienza, la piet e il timor di Dio 70 . Da qui deriva che anche quel numero di cinquanta giorni in attesa dell'arrivo dello Spirito Santo si ottiene moltiplicando sette per sette che fa quarantanove, e aggiungendo un'unit. Perci stato detto: Sforzandovi di conservare l'unit dello spirito nel vincolo della pace 71 Quanto ai cattivi nel numero due sono facili alle scissioni e in certo modo si mostrano divisibili. Quanto a No ottavo assieme ai suoi poich la speranza della nostra risurrezione si manifest a Cristo nel giorno in cui risuscit, giorno che era l'ottavo, cio il primo dopo il settimo che era di sabato. E questo giorno, terzo dopo la passione, diviene l'ottavo e il primo del gruppo di giorni che si alterna nello scorrere del tempo. L'Arca come immagine della Chiesa. 16. Come l'arca, una volta terminata, fu perfezionata con un tetto alto un cubito, cos la Chiesa, cio il corpo di Cristo, si eleva e completa nell'unit. Di qui le parole del Vangelo: chi non raccoglie con me, disperde 72 . Una porta viene aperta su un fianco dell'arca, il che significa che nessuno pu entrare nella Chiesa se non attraverso il sacramento della remissione dei peccati. una interpretazione emersa anche dal fianco aperto di Cristo. Quanto alla ripartizione della parte inferiore dell'arca in due e tre parti 73
sta a significare che fra tutti i Gentili la Chiesa raccoglie o una massa bipartita in circoncisi e non circoncisi o una massa tripartita in considerazione dei tre figli di No la cui progenie ha riempito il mondo. Si parla inoltre di queste parti dell'arca come minori per il fatto che la diversit fra le genti esiste in questa vita terrena, ma alla fine tutti ci ridurremo in unit. E questa non ha variet poich Cristo tutto e in tutti e ci riunisce come in un solo cubito nell'unit celeste. Il diluvio, come immagine del Battesimo. 17. Il fatto che dopo sette giorni da quando No entr nell'arca venne il diluvio significa che noi ci battezziamo nella speranza della futura quiete che simboleggiata dal settimo giorno. Che al di fuori dell'arca ogni essere fatto di carne e sostenuto dalla terra sia perito nel diluvio significa che, al di fuori della comunit della Chiesa, l'acqua del battesimo, bench sia sempre la stessa, non solo non ha alcuna efficacia ai fini della salvezza, ma vale piuttosto per la dannazione. Piovve per quaranta giorni e quaranta notti 74 in quanto il numero quaranta si ottiene moltiplicando dieci per quattro: dieci sono infatti i comandamenti della legge nei quali rientra ogni taccia di peccato e quattro sono le zone in cui pu essere diviso il mondo; il racconto pu anche significare che quella colpa figurata dai giorni se contratta in un momento di prosperit o dalle notti se sfavorevole perch contratta nell'avversit pu essere cancellata dal sacramento del battesimo celeste. Paragone fra l'et di No e le et del mondo. 18. No aveva cinquecento anni quando il Signore gli parl perch costruisse l'arca e aveva seicento anni quando vi entr 75 , dal che si ricava che la costruzione dell'arca dur cento anni. Ma che altro sembrano significare i cento anni se non le singole et del mondo? Perci questa sesta et, che significata dal completamento dei cinquecento anni fino ai seicento, costruisce la Chiesa attraverso la rivelazione evangelica. Perci chi aspira alla vita deve essere come un legno squadrato, preparato ad ogni buona azione e ad entrare nella santa fabbrica visto che anche il secondo mese del seicentesimo anno in cui No entra nell'arca significa la stessa sesta et. Due mesi infatti comprendono il numero sessanta e dal numero sei prendono il nome il sessanta, il seicento, il seimila, il sessantamila, il seicentomila e il termine seicento volte, e cos via il numero sale verso l'infinito attraverso il ricorso al medesimo moltiplicatore per cifre sempre pi alte. Il giorno in cui l'Arca si arrest, la profondit delle acque del diluvio e il loro significato simbolico. 19. Quanto al ventisettesimo giorno del mese ricordato in quanto si riferisce al significato della quadratura che gi stata esposta a proposito dei legni squadrati. Ma qui con maggiore evidenza poich la Trinit ci perfeziona dopo che siamo stati preparati ad ogni opera buona e in certo qual modo squadrati nella memoria per ricordarci di Dio, nell'intelligenza per conoscerlo e nella volont per amarlo. Tre per tre infatti e il risultato ancora per tre ci d il numero ventisette che il quadrato del numero tre. Che poi nel settimo mese l'arca si sia fermata, cio riposata 76 , un riferimento al solito settimo giorno di riposo. E poich a riposarsi sono i perfetti, anche qui viene reiterato il numero di quella squadratura. Infatti questo mistero stato indicato per il ventisettesimo giorno del secondo mese quando l'arca si ripos. E di nuovo nel ventisettesimo giorno del settimo mese confermata la stessa indicazione quando l'arca si ferm: ci che risulta promesso nella speranza si rivela nella realt. Inoltre il settimo giorno dedicato al riposo si coniuga con l'ottavo della risurrezione. N finisce con la resa del corpo il riposo che accoglie i santi dopo questa vita: esso assorbe piuttosto nel dono della vita eterna, e non pi nella speranza, ma nella realt, tutto l'uomo nella sua integrit, rinnovato in tutti i sensi dalla compiuta salvezza dell'immortalit dello spirito e del corpo. Quanto al legame che unisce il settimo giorno del riposo con l'ottavo della risurrezione , nel sacramento della nostra rigenerazione, cio nel battesimo, un alto e profondo mistero. Che l'acqua, superando la cima dei monti, si alz di quindici cubiti 77 significa infatti che questo sacramento supera ogni sapienza fondata sulla superbia. Sette pi otto danno quindici come risultato e poich settanta deriva etimologicamente da sette e ottanta da otto, sommando il settanta con l'ottanta si ottiene che l'acqua continu a salire per centocinquanta giorni indicandoci e confermandoci l'altezza raggiunta del battesimo nel consacrare l'uomo nuovo al possesso della fede nel riposo e nella risurrezione. Qual il significato simbolico dei corvi e delle colombe inviate fuori dell'Arca. 20. Dopo quaranta giorni il corvo fu lasciato libero e non torn o perch impedito dalle acque o perch attratto da qualche cadavere galleggiante. Ci significa che gli uomini, resi immondi dall'impudicizia della passione e troppo attenti alle cose che sono in questo mondo o sono ribattezzati o sono condotti e trattenuti da coloro per i quali al di fuori dell'arca, cio della Chiesa, il battesimo causa di perdizione. Il fatto poi che la colomba, dopo essere stata liberata, ritorn per non aver trovato riposo, dimostra che un riposo in questo mondo non fu promesso ai santi attraverso il Vecchio Testamento. Fu infatti liberata dopo quaranta giorni, un numero che simboleggia la vita che si conduce in questo mondo. Alla fine, rimessa di nuovo in libert dopo sette giorni, torn riportando un rametto d'ulivo con frutti quale segno delle gi ricordate sette operazione dello Spirito. Tale evento starebbe a significare che alcuni, bench battezzati fuori della Chiesa e sempre che non venga loro meno la pienezza della carit, in un tempo successivo che potremmo definire sera della vita possono essere ricondotti all'unit nel becco della colomba, simbolo del bacio della pace. Che poi la colomba, liberata dopo altri sette giorni, non era ritornata 78 , il segno della fine del mondo, quando vi sar riposo per i santi e non pi nel sacramento della speranza, che il legame che attualmente tiene unita la Chiesa e la terr finch si berr il sangue sgorgante dal fianco di Cristo, bens nella perfezione della vita eterna, quando il Regno verr trasmesso a Dio Padre 79 in modo che nella chiara contemplazione dell'immutabile verit non avremo pi bisogno di simboli materiali. L'argomento non pu essere esaurito. 21. Anche se mi attenessi al criterio di brevit finora seguito nel trattare questi argomenti, troppo lungo sarebbe toccarli tutti. Facciamo qualche esempio. Perch nell'anno seicento e uno di No, cio trascorsi seicento anni, viene aperto il tetto dell'arca e viene rivelato il sacramento che vi era nascosto? Perch si dice che la terra si sarebbe seccata il ventisettesimo giorno del secondo mese 80 quasi che la necessit del battesimo fosse cessata in cinquantasette giorni? lo stesso ventisettesimo giorno del secondo mese che ottiene dalla congiunzione dello spirito col corpo il numero otto volte sette con l'aggiunta di uno per il vincolo dell'unit. Perch dall'arca uscirono uniti quelli che vi erano entrati separati? Cos infatti fu detto che entrarono nell'arca No con i suoi figli e la moglie con le mogli dei suoi figli 81 , ricordando separatamente gli uomini e separatamente le donne; ed in realt per tutto il tempo che dura questo sacramento la carne concupisce contro lo spirito e lo spirito si oppone alla carne 82 . Escono quindi dall'arca No, sua moglie, i suoi figli e le mogli dei suoi figli 83
ricordati tutti unitamente, maschi e femmine. Ci sta ad indicare che alla fine del mondo e nella risurrezione dei giusti in una pace comunque perfetta il corpo si armonizzer con lo spirito senza la resistenza di alcuna esigenza legata alla mortalit o dei morsi della concupiscenza 84 . Segni simbolici citati brevemente qua e l. 22. Quando poi Dio parla a No e gli illustra la figura della Chiesa come se il mondo ricominciasse di nuovo (in molti modi infatti occorreva che fossero rappresentate le stesse cose) che significa il fatto che la progenie di quel patriarca benedetta per ripopolare la terra e che a lui vengono dati da mangiare tutti gli animali come in quel vassoio fu detto a Pietro: Uccidi e mangia 85 ? Il significato che bisogna lasciar colare il sangue prima di mangiare per fare in modo che la vita precedente non venga soffocata e conservata nella coscienza, ma sparsa in qualche modo attraverso la confessione. Quanto al patto stabilito fra Dio, gli uomini ed ogni anima vivente di non distruggerli col diluvio e quanto all'arcobaleno che appare nelle nubi 86 e non risplende mai se non della luce del sole questo il significato. Non periscono per il diluvio coloro che, pur se separati dalla Chiesa, nei profeti e in tutte le sacre Scritture riconoscono, come nelle nubi di Dio, la gloria di Cristo senza cercare la propria. In realt perch gli adoratori di questo sole non si inorgogliscano sappiano che Cristo talora simboleggiato dal sole e altre volte dal leone o dall'agnello o dalla pietra sulla base di una somiglianza e non in senso proprio. No figura di Cristo; Cham, figura del popolo giudaico. 23. Ma veniamo al caso di No che, reso ebbro dal vino della vigna che aveva piantato, si denud nella sua casa 87 : a chi non sembrer essere l'immagine di Cristo che ha sofferto in mezzo alla sua gente? Allora infatti fu denudata la mortalit della sua carne, scandalo per i Giudei e stoltezza per i Gentili, ma per i Giudei e i Gentili che erano stati chiamati, come Sem e Iafet, virt e sapienza di Dio. Infatti la stoltezza di Dio, pi sapiente della sapienza degli uomini e la debolezza di Dio pi forte della forza degli uomini 88 . Inoltre in due figli, il pi grande e il pi piccolo, sono raffigurati due popoli. Essi recano un'unica veste sul dorso camminando all'indietro, annunciano cio il mistero della passione del Signore gi passata e superata. Non vedono la nudit del padre perch non consenzienti all'uccisione di Cristo, ma lo onorano coprendolo con un velo perch ben sanno donde sono nati. Il figlio di mezzo fra i due, cio il popolo dei Giudei, che di mezzo poich n ha conservato il primato degli apostoli n stato l'ultimo a credere fra i pagani, questo figlio, si ripete, ha visto la nudit del padre perch ha acconsentito alla uccisione di Cristo e ha portato la notizia ai fratelli. Per suo tramite si rivelato e in certo qual modo stato reso di pubblica ragione quello che nella profezia era un segreto. Perci questo fratello diviene schiavo degli altri due. Che altro infatti oggi questo popolo se non una bibliotecaria dei Cristiani addetta a conservare la legge e i profeti a testimonianza della predicazione della Chiesa affinch noi onoriamo con un sacramento ci che essa annuncia con le parole. Sem e Iapheth simboleggiano la Chiesa. Apostrofe ai Manichei, figli di Cham. 24. Chi non si ecciterebbe, chi non si rafforzerebbe o confermerebbe nella fede nel vedere benedetti quei due che avevano rispettato la nudit del padre pur volgendogli la schiena essendosi dispiaciuti della vicenda legata alla scellerata vigna? Sia benedetto - disse No - il Signore, il Dio di Sem. Bench infatti sia Dio di tutte le genti, in certo qual modo tuttavia con un termine che gli appartiene e gi fra gli stessi Gentili detto Dio di Israele. E donde deriva questo se non dalla benedizione accordata a Iafet? Infatti nel popolo dei Gentili occup tutto il mondo la Chiesa. Questo veniva annunziato con le parole: Il Signore dia gioia a Iafet e viva nelle case di Sem 89 . Guardate, guardate Manichei: ecco al vostro cospetto tutto il mondo. Di questo vi stupite, di questo vi dispiacete fra i nostri popoli perch Dio d spazio a Iafet. Vedete se non abita nelle case di Sem, cio nelle Chiese che gli apostoli, figli dei profeti, hanno costruito. Udite ci che dice Paolo ai Gentili divenuti oramai fedeli: Voi - dice- che in quel tempo eravate senza Cristo, privi di ogni rapporto con Israele, privi dei Testamenti, senza la speranza della promessa, e senza Dio in questo mondo. Con queste parole si mostra che ancora Iafet non abitava nelle case di Sem. Ma considerate come conclude poco dopo: Oramai non siete pi n pellegrini n inquilini, ma siete concittadini dei santi, della casa di Dio, collocati sopra il fondamento degli Apostoli e dei Profeti, con Cristo che fa da somma pietra d'angolo 90 . Ecco in che modo si dilata Iafet e abita nelle case di Sem. E pur tuttavia voi tenete, leggete e predicate le lettere degli apostoli che testimoniano tutto questo. E dove io potrei collocarvi se non in quel maledetto muro divisorio che non ha Cristo come pietra angolare? In effetti non vi riconosciamo n nella parete, che dopo la circoncisione credette in Cristo e di cui facevano parte anche gli apostoli, n nella parete costituita dai non circoncisi quali sono tutti i pagani che si incontrano tutti nella medesima unit della fede come nella pace dell'angolo. Ma anche tutti coloro che accettano e leggono un libro qualsiasi del nostro canone dove si mostra come Cristo nato ed ha sofferto come un uomo mortale e pur tuttavia, per il patto di unit che li unisce, non velano pudicamente la stessa mortalit rivelatasi nella passione, ma pur ignorando cosa siano piet e carit proclamano la nostra comune origine, ebbene costoro, pur dissentendo fra loro - ebrei da eretici ed eretici fra loro - ma restando nella stessa condizione di servi, possono essere utili alla Chiesa o per la loro testimonianza o per l'apporto di prove. Anche degli eretici infatti stato detto: necessario che vi siano degli eretici in modo che i veri credenti si manifestino fra voi 91 . Andate ora e calunniate i vecchi Libri Santi. Fate questo, servi di Cam, andate, voi che avete disprezzato nella sua nudit la carne da cui siete nati. Non vi sarebbe infatti alcun modo perch voi possiate chiamarvi Cristiani se Cristo, come era stato predetto dai profeti, non fosse venuto nel mondo, se non avesse bevuto dalla sua vigna quel calice che non pot passare lontano da lui, se non avesse dormito nella sua passione come nell'ebbrezza di una follia che pi saggia della sapienza degli uomini e si denudasse cos la debolezza della carne mortale per un occulto disegno di Dio, debolezza pi forte della forza degli uomini e senza la cui assunzione da parte del verbo di Dio il nome di cristiano, del quale anche voi vi vantate, non sussisterebbe sulla terra. Ma voi fate questo, come ho detto: tradite senza riguardo ci che noi onoriamo con riverenza, la Chiesa si serva di voi come di sudditi in modo che si manifestino in essa i veri credenti. A tal punto i profeti tacquero ci che essa avrebbe avuto e sofferto che noi ritroviamo voi nelle loro pagine tutti presi da una vanit fatale per i reprobi che si lasciano sedurre e utile per far emergere i giusti. Abramo, Isacco, l'ariete sono figure di Cristo. 25. Voi sostenete che Cristo non fu predetto dai profeti israeliti alla cui predizione vegliano tutte quelle pagine, sempre che voi preferiate scrutarle con piet anzich sfogliarle con leggerezza. Chi altro dunque nella figura di Abramo esce dalla sua terra e lascia i suoi parenti per arricchirsi presso degli stranieri 92 se non colui che, abbandonata la terra ed i parenti Giudei dai quali era nato secondo la carne acquisita, come vediamo, credito e autorit presso i Gentili? Chi nella figura di Isacco portava il legno per il suo sacrificio 93 se non colui che portava la croce per la sua passione? Chi altro era rappresentato dall'ariete del sacrificio che si era impigliato con le corna in un roveto se non chi, per offrirsi in sacrificio per noi, veniva inchiodato sul patibolo della croce? Giacobbe e le scale del mistero sono immagini di Cristo. 26. Chi altro figurato nell'angelo che aveva lottato con Giacobbe quando questi prevalse su di lui e l'angelo da pi debole verso il pi forte, da vinto verso il vincitore lo benedisse, ma al tempo stesso lo rese zoppo toccandogli il femore 94 ? Chi raffigurava se non colui che accett che il Popolo d'Israele prevalesse su di lui e benedisse alcuni di quel popolo che credettero in lui? Il femore di Giacobbe claudic comunque in tutta la sua larghezza in mezzo alla massa carnale di quel popolo. Chi rappresenta la pietra posta sul capo di Giacobbe che l'aveva unta perch potesse essere chiamata con un proprio nome se non Cristo, capo dell'uomo? Chi infatti non sa che il nome di Cristo prende il nome da una unzione? E anche Cristo ricordando nel Vangelo questa circostanza e testimoniando il suo rapporto con quella figura, avendo chiamato un certo Natanaele vero Israelita in cui non c' inganno ed avendolo costui chiamato Figlio di Dio e Re d'Israele (quasi che portasse sul capo quella pietra ungendola in un certo qual modo con l'olio ricorrendo a quella dichiarazione, cio proclamando ch'egli era Cristo), a questo punto il Signore molto opportunamente ricord quello che allora aveva visto Giacobbe che grazie alla benedizione fu chiamato Israele: Pace dico a voi, disse, vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e discendere sopra il Figlio dell'uomo 95 . Questo infatti aveva visto Israele quando teneva quella pietra sul capo: delle scale che portavano dalla terra al Cielo per le quali salivano e discendevano gli angeli di Dio 96 . Gli angeli sono figura degli Evangelisti predicatori di Cristo. Sono comunque in ascesa quando, per comprendere la sua altissima divinit, si portano al di sopra di ogni creatura ai fini di trovare, nel principio, Dio presso Dio, per il quale ogni cosa stata creata 97 ; sono in discesa per trovare un uomo nato da donna, nato sotto la legge per redimere quelli che erano sotto la legge 98 . In lui infatti vi sono scale che salgono dalla terra verso il cielo, cio dalla carne verso lo spirito. Infatti gli uomini carnali progredendo in lui come in salita divengono spirituali. Per essere nutriti col latte anche gli stessi spirituali in certo qual modo discendono poich non possibile parlar loro come a spirituali ma solo come a carnali 99 . Cos si sale e si scende sopra il figlio dell'uomo. Infatti il Figlio dell'uomo in alto, dentro il nostro capo, poich egli stesso il Salvatore; e il Figlio dell'uomo in basso, nel suo corpo che la Chiesa. Per lui intendiamo anche le scale poich lui stesso ha detto: Io sono la via 100 . A lui dunque si sale perch si comprenda che nell'alto dei cieli e a lui si discende perch noi stessi, piccoli come siamo, ci nutriamo nelle sue membra. Attraverso di lui si sale e si scende: seguendo infatti il suo esempio i suoi predicatori innalzano il loro tono per vederlo nell'alto, ma lo abbassano per annunziarlo in modo meno elevato. Vedete l'Apostolo che si eleva dicendo: Se andiamo troppo oltre con la mente, lo facciamo per Dio; e quando si abbassa dice: Se moderiamo il tono lo facciamo per voi. Ci dica anche per chi salito e disceso: Ci spinge la carit di Cristo e questo il nostro giudizio: se uno morto per tutti, tutti hanno partecipato della sua morte: ed morto per tutti perch quelli che vivono non vivano pi per se stessi, ma per colui che morto per loro ed risuscitato 101 . Infelice colui che non gode nel leggere le sacre Scritture, felice chi ne gode. 27. Colui che non apprezza queste sante visioni che ci offrono le sacre Scritture, non riuscendo a sostenere pi la sana dottrina si volge alle favole 102 . E quelle favole sollazzano piacevolmente ed in modi diversi le anime che rimangono puerili in qualsiasi et del corpo. Ma noi che gi siamo corpo di Cristo riconosciamo nel Salmo la nostra voce e diciamogli: Gli ingiusti mi hanno narrato favole dilettevoli, ma non come la tua legge, Signore 103 . Mentre ansimando vado percorrendo tutti quei libri e quelle scritture, madido di quel sudore cui l'uomo stato condannato o apertamente o di nascosto, Cristo mi viene incontro e mi ristora. Egli stesso per la difficolt che incontro nel trovarlo infiamma il mio desiderio in modo che io beva avidamente quello che riesco a trovare e per la mia salvezza lo tenga ben nascosto nel mio midollo. Giuseppe, la verga di Mos, sono simboli di Cristo. 28. Lo stesso Cristo mi si presenta nella figura di Giuseppe che, dopo essere stato perseguitato e venduto dai fratelli, fu onorato in Egitto 104 . Siamo venuti a conoscenza delle sofferenze di Cristo nel mondo dei Gentili, prefigurato dall'Egitto, attraverso le passioni dei martiri. E ora vediamo che lo stesso Cristo onorato in quello stesso mondo grazie alla distribuzione del suo frumento capace di mettere tutto ai suoi piedi. Ancora Cristo mi si presenta nella verga di Mos che, gettata a terra e divenuta serpente, configura la morte della terra che viene dal serpente. Il fatto poi che il serpente, preso per la coda, torna ad essere verga 105 significa che in seguito Cristo, compiuti tutti gli atti della sua missione, torna risorgendo ad essere ci che era quando, distrutta la morte attraverso la riparazione della vita, non resta pi nulla del serpente. Anche noi, che siamo il suo corpo, rotoliamo nella stessa mortalit attraverso lo scorrere del tempo; ma alla fine ultima, essendo la coda del secolo afferrata dalla forza delle mani, cio dal potere del giudizio, per non ricadere pi, saremo riparati e risorgendo, una volta distrutta la morte, l'ultima nemica 106 , saremo la verga del regno nella mano destra di Dio. Significato mistico dell'uscita dall'Egitto, della pietra, della manna, della nube. 29. Sull'uscita di Israele dall'Egitto lasciamo che parli non la mia persona, ma l'Apostolo: Non voglio che voi ignoriate, fratelli, che tutti i nostri padri furono sotto la nube e passarono tutti attraverso il mare e che tutti furono battezzati in Mos, nella nube e nel mare e tutti mangiarono il medesimo cibo spirituale e tutti bevvero la medesima bevanda spirituale. Bevevano infatti da una roccia spirituale che li seguiva e quella roccia era Cristo 107 . Chiarendo un solo punto ha reso chiaro tutto il resto. Se infatti la pietra era Cristo per la sua fermezza, perch la manna non sarebbe stato il pane vivo che discende dal cielo 108 mangiando del quale si vive spiritualmente? Infatti quegli uomini assumendo nella carne l'antica figura sono morti. Ma quando l'Apostolo dice mangiarono lo stesso cibo spirituale mostra che si deve intenderlo di Cristo in senso spirituale. Allo stesso modo chiar perch aveva definito spirituale la bevanda quando aggiunse che la pietra era Cristo. Chiarito un punto risult chiaro tutto il resto. Perch dunque non sarebbero Cristo anche la nube e la colonna, essendo egli ritto in piedi e ben fermo e capace di rafforzare la nostra debolezza, risplendente nella notte e non risplendente nel giorno in modo che vedano quelli che non vedono e diventino ciechi i vedenti 109 ? Il Mar Rosso che si tinge di rosso rappresenta il battesimo consacrato dal sangue di Cristo. I nemici che seguono alle spalle e muoiono rappresentano la morte dei peccati del passato. Il deserto, i palmizi, le dodici fonti, il serpente di bronzo, l'agnello pasquale, la legge offerta a Mos. 30. Il popolo condotto attraverso il deserto 110 . Tutti i battezzati che ancora non fruiscono della terra promessa, ma sperando in ci che non vedono e attendendo con pazienza 111 , si trovano come in un deserto. E l si devono sostenere penose e pericolose tentazioni a tornare col cuore in Egitto. Neppure l tuttavia Cristo li abbandona: infatti anche quella colonna non torna indietro 112 . E le acque amare si addolciscono col legno volendo significare che i popoli nemici si ammansiscono per aver onorato il segno della croce di Cristo. E le sette fonti irriganti settanta palme 113 prefigurano la grazia degli apostoli che irriga i popoli in numero di sette moltiplicato per dieci perch il decalogo della legge sia completato attraverso i sette doni dello Spirito. E il nemico che aveva tentato di bloccare la strada viene vinto dalle mani di Mos tese nel segno della croce del Signore 114 . E i morsi dei mortiferi serpenti vengono sanati dalla vista del serpente di bronzo che era stato innalzato come dichiarato dalle parole stesse del Signore: Come Mos esalt il serpente nel deserto, cos occorre che sia esaltato il Figlio dell'Uomo in modo che chiunque abbia creduto in lui non perisca, ma abbia la vita eterna 115 . E anche questi fatti non gridano a voi? cos grande la sordit nei vostri cuori? Pasqua quando viene ucciso l'agnello e a Pasqua viene ucciso anche Cristo del quale si dice nel Vangelo: Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo! 116 A coloro che fanno la Pasqua proibito di spezzare le ossa e al Signore non vengono spezzate le ossa sulla croce. L'evangelista attesta che per questo fu detto: Non gli spezzerete un solo osso 117 . Le porte vengono spalmate di sangue per evitare la rovina 118 e i popoli ricevono sulla fronte il segno della passione del Signore a tutela della loro salvezza. La legge fu data cinquanta giorni dopo la celebrazione della Pasqua 119 e lo Spirito Santo venne dopo cinquanta giorni dalla passione del Signore 120 . Si dice che ivi la legge fu scritta col dito di Dio 121 e il Signore dice dello Spirito Santo: Nel dito di Dio caccio i demoni 122 . E Fausto grida ad occhi chiusi di non aver trovato in quegli scritti nulla che riguardi il preannuncio di Cristo! Che c' da meravigliarsi se ha gli occhi per leggere e non ha il cuore per capire, lui che posto dinanzi alla porta chiusa del mistero divino, non batte con la fede della piet, ma picchia con l'arroganza dell'empiet? Sia cos e vada pure cos perch giusto. Si chiuda per i superbi la porta della salvezza. Venga il mansueto cui il Signore insegna le sue vie 123 , veda anche queste cose in quei libri o tutte o alcune, quelle che crede, in tutti. Ingresso nella terra promessa. 31. Veda Ges che introduce il popolo nella terra della promessa 124 . Non per un errore che in quel tempo non venisse chiamato cos, ma per una decisione della provvidenza che, mutato il nome, fu chiamato Ges. Veda il grappolo d'uva che pendeva dal legno nella terra della promessa 125 . Veda in Gerico, come in questa generazione mortale, le meretrici delle quali dice il Signore che precederanno i superbi nel regno dei cieli 126 e veda la meretrice far scendere attraverso la finestra della sua casa, come attraverso la bocca del suo corpo, un nastro scarlatto 127 che sempre segno del sangue per la remissione dei peccati che si devono confessare per la salvezza. Veda le mura della stessa citt cadere come le difese mortali del tempo dopo che l'arca del Testamento l'aveva circumnavigata sette volte 128 come sono i nostri tempi che scorrono attraverso l'alternarsi di periodi di sette giorni. L'alleanza di Dio gira attorno al mondo affinch alla fine dei tempi venga distrutta per ultima la morte 129 e in seguito alla perdizione degli empi sia liberata l'unica casa come unica Chiesa purificata della turpitudine della fornicazione attraverso la finestra della confessione nel sangue della remissione. Et dei Giudici e dei re: Sansone, Iaele, Gedeone. 32. Veda prima i tempi dei Giudici, poi quelli dei re e per conseguenza vi sar prima il tempo del giudizio, poi quello del regno; e veda che nei tempi dei giudici e dei re sempre di nuovo e in vari modi vengono figurati Cristo e la Chiesa. Chi era in Sansone che uccise un leone che aveva incontrato mentre si recava da gente straniera per prender moglie 130 se non colui che dovendo chiamare la Chiesa dal seno delle Nazioni disse: Gioite perch io ho vinto il mondo 131 ? Che cosa significa il favo costruito nella bocca del leone ucciso 132 se non che noi vediamo che le stesse leggi del regno terreno, che in precedenza congiuravano contro Cristo, oggi, del tutto ammansita la loro crudelt, offrono anche un appoggio alla predicazione della dolcezza evangelica? Chi rappresenta quella donna piena di fiducia che trafigge col legno le tempie dei nemici 133
se non la fede della Chiesa che distrugge con la croce di Cristo il regno del demonio? Che significa la pelle che umida quando l'aria secca e secca quando l'aria umida 134 se non che dapprima il solo popolo ebraico possedeva il mistero di Dio, che Cristo, mentre tutti gli altri uomini ne erano privi; ora invece che quel mistero si manifestato tutto il mondo lo possiede e solo il popolo ebraico ne privo. Si prevedono un nuovo sacerdozio ed una nuova regalit, sar rivista una nuova ripartizione in trib. 33. Tanto per rifarci ancora brevemente al tempo dei re, il sacerdozio trasferito fin dall'inizio in Samuele in seguito alla riprovazione di Eli 135 e il regno passato a Davide in seguito alla riprovazione di Saul 136 non gridano forse che si annuncia un nuovo sacerdozio e un nuovo regno che appariranno in nostro Signore Ges Cristo del cui sacerdozio quello precedente, che era stato riprovato, non rappresentava che l'ombra? Forse che Davide, dopo aver mangiato il pane della proposizione che solo i sacerdoti avevano il diritto di mangiare 137 , non figurava la presenza delle due cariche in un'unica persona, cio la presenza del sacerdozio e del regno nell'unica persona di Cristo? Il fatto che due trib furono separate dal Tempio e due abbandonate 138 non indica forse a sufficienza ci che l'Apostolo dice di tutto il popolo: Il residuo fu scelto per grazia 139 ? Le vicende di Elia si riferivano a Cristo. 34. Elia viene nutrito nel tempo della fame dai cervi che gli recano il pane la mattina e la carne la sera 140 . E i Manichei non comprendono che in quei libri si parla di Cristo. A lui, in certo qual modo affamato della nostra salvezza, si confessano i peccatori, possedendo per ora la fede quale primizia dello spirito e alla fine, che potremmo definire sera del mondo, anche la risurrezione della carne. Elia fu affidato, per essere nutrito, presso una vedova straniera che voleva riunire due legni prima di morire. Ora evidente che non dal solo termine " legno ", ma anche dal numero di legni utilizzati espresso il segno della croce. La farina e l'olio della vedova sono benedetti 141 : il frutto e la gioia non mancano quando la carit viene dispensata poich Dio ama chi d con gioia 142 . Eliseo. Ferro dell'ascia, immagine della passione e della resurrezione di Ges Cristo. 35. Delle belve divorano dei bambini che deridono Eliseo al grido di: Zucca pelata, Zucca pelata 143 ; quelli che con infantile stoltezza deridono Cristo crocifisso sul Calvario periscono invasi dai demoni. Eliseo invia un servo a collocare un bastone sul corpo esanime di un fanciullo, ma quello non ritorna in vita. Eliseo stesso si reca allora personalmente sul posto e si pone sopra di lui adattando le sue membra a quelle del bambino e il bambino riprende vita 144 . Il Verbo di Dio invi la legge per tramite di un suo servo, ma non giov al genere umano morto per i peccati. Non la mand tuttavia senza motivo: la mand infatti uno che sapeva di doverla mandare in anticipo. Venne lui in persona, si adatt a noi, si fece partecipe della nostra morte e noi avemmo la vita. Mentre si tagliava la legna con delle scuri un ferro, balzato fuori dal manico ligneo, piomb in un fiume profondo. Eliseo allora gett un legno nel fiume e il ferro vi si agganci e fu recuperato 145 . Allo stesso modo quando la concreta ed operante presenza di Cristo tagliava gli empi Giudei come alberi infruttuosi (Giovanni aveva detto di lui: Ecco che la scure viene posta alle radici dell'albero 146 ) in seguito alla passione subita per opera loro abbandon il suo proprio corpo discendendo nelle profondit degli inferi; risalito di l il suo spirito, reinserendosi nel suo corpo deposto nel sepolcro, come un ferro che si reinserisce nel suo manico, risorse a nuova vita. Coloro che leggono non sanno quante cose io ometto costretto dalla necessit di esser breve. Valenza profetica della schiavit di Babilonia e della ricostruzione del Tempio. 36. Consideriamo anche la trasmigrazione degli Israeliti in Babilonia, dove lo stesso Spirito di Dio, per tramite del profeta Geremia, aveva loro ordinato di recarsi perch pregassero per quegli stessi nel cui regno andavano peregrinando (essendo la loro pace anche pace per quelli) e perch costruissero nuove case e piantassero nuove vigne e coltivassero nuovi giardini 147 . Chi non riconoscerebbe di che cosa tale esilio sia la prefigurazione, ove consideri che i veri Israeliti che sono senza inganno 148 sono trasmigrati col sacramento evangelico nel regno dei Gentili attraverso la predicazione degli apostoli? Perci l'Apostolo, quasi copiasse Geremia, vi dice: Voglio che prima di tutto si facciano suppliche, preghiere, richieste, azioni di grazia per tutti gli uomini, per i re, per tutti costoro che hanno un'alta dignit perch noi possiamo condurre una vita quieta e tranquilla, facendo ogni cosa nella piet e nella carit. Questa una cosa buona e apertamente accetta al nostro Dio e Salvatore il quale vuole che tutti gli uomini si salvino e giungano alla conoscenza del vero 149 . Per questo sono costruite da quei credenti le dimore della pace, le basiliche per le congregazioni cristiane, e sono state rinnovate le vigne del popolo dei fedeli e coltivati gli orti. Ivi fra tutti i legumi regna quel grano di senape sotto la cui ombra, orientata in lungo e in largo, anche la presuntuosa superbia dei Gentili si rifugia fuggendo come capita agli uccelli del cielo 150 . Quanto poi al fatto che anche dopo settanta anni, come dice la profezia dello stesso Geremia, si ritorna dalla prigionia e il tempio viene rinnovato 151 , quale fedele di Cristo non comprenderebbe che dopo la rivoluzione del tempo, che si opera attraverso il continuo succedersi di un gruppo di sette giorni, anche noi, cio la Chiesa di Dio, dovremo ritornare, dopo la peregrinazione in questo mondo, alla Gerusalemme Celeste? E con l'aiuto di chi faremo questo se non attraverso Ges Cristo, sacerdote veramente grande, la cui figura fu gestita da quel Ges, gran sacerdote di questo tempo, che provvide dopo la prigionia alla ricostruzione del tempio? Chi vide il profeta Zaccaria nell'uomo in sporche vesti che gli furono tolte dopo la vittoria sul diavolo che lo accusava e sostituite con un abbigliamento onorevole e glorioso 152 ? Evidentemente ci ch'egli vide era il corpo di Cristo, cio la Chiesa, che dopo aver superato il suo avversario in un giudizio pronunciato alla fine dei tempi, pass dal dolore della peregrinazione alla gloria della salvezza eterna. Questo evento cantato in modo chiarissimo nel salmo della dedicazione della casa: Hai trasformato il mio pianto in una grande gioia, hai spezzato il mio sacco e mi hai cinto di gioia affinch la mia gloria canti il tuo nome senza impedimenti 153 . Tutto ha un senso nell'Antico Testamento, come attesta Paolo. 37. Chi mai, con la scusa di scrivere una seconda opera, sarebbe in grado di segnalare quanto pi brevemente possibile tutto ci che negli antichi libri della Legge e dei Profeti preannuncia Cristo (e sempre che non si ritenga che sia dovuto all'industria umana l'interpretazione rivolta a Cristo di tutti i fatti ordinatamente svoltisi nel corso del tempo)? Questo possono forse dirlo sia i Giudei che i Pagani, ma coloro che vogliono passare per Cristiani devono piegare la testa di fronte a ci che impone l'autorit degli apostoli che cos si esprime: Tutti questi esempi si presentarono loro come figure; e: Tutti questi eventi furono figure per noi 154 . Se infatti due uomini, Ismaele ed Isacco, significano i due Testamenti 155 , che si deve credere di quei fatti che non avevano alcuna utilit e nessuna necessit che avvenissero? Non significano nulla? Se qualcuno di noi, che ignoriamo le lettere ebraiche, cio i caratteri con cui scrivono, li vedesse scritti in una parete o in altro luogo di rispetto, chi sarebbe tanto sciocco da pensare che cos stata dipinta la parete? Non capirebbe piuttosto che si tratti di uno scritto e, pur non essendo in grado di capirlo, non dubiterebbe che quei segni esprimano qualcosa? Allo stesso modo chiunque legger con animo retto tutte le cose che sono contenute nel Vecchio Testamento delle sacre Scritture non potr dubitare che qualcosa significhino. Ne sono una prova la creazione della donna, l'arca di No, il sacrificio di Isacco. 38. Per esempio: forse che, se occorreva che si creasse una donna quale aiuto per l'uomo, qualche necessit costringeva a questo o qualche utilit induceva a plasmarlo ricorrendo al fianco dell'uomo che dormiva 156 ? Se per sfuggire al diluvio occorreva che si fabbricasse un'arca, che bisogno c'era o di osservare proprio quelle misure o di ricordarle affidandole a degli scritti che li trasmettessero alla posterit per rafforzarne la fede? Se occorreva chiudere gli animali nell'arca per trasmetterne la specie, che bisogno c'era che se ne scegliessero precisamente sette fra i puri e sette fra gli impuri? Se la necessit richiedeva in ogni caso che si aprisse un varco per penetrare nell'arca, che cosa imponeva che fosse collocato nel fianco o anche che fosse tramandato per iscritto 157 ? Ad Abramo fu ordinato di sacrificare il figlio: gli sarebbe stato dato quest'ordine perch la sua obbedienza, sottoposta anche a questa prova, fosse nota ai posteri? Sarebbe stato pi conveniente che il figlio portasse la legna per evitare che la portasse il padre gi vecchio? Non gli sarebbe poi stato permesso di colpire il figlio perch non si ferisse con una cos grave perdita? Forse che, anche se fosse tornato senza versare sangue, Abramo sarebbe stato meno apprezzato? O se occorreva che oramai si compisse il sacrificio, contribuiva forse ad aumentare il peso della vittima l'apparizione di quell'ariete incastrato con le corna in un cespuglio 158 ? Cos quando si considerano tutti i particolari e si scopre che particolari superflui sono commisti con altri necessari, ne viene l'invito rivolto all'anima umana, cio all'anima razionale, a indicare che c' una figura e a cercarne poi il significato. Gli Ebrei non sono d'accordo su una assurda opinione di Filone. 39. Gli stessi Giudei che deridono Cristo, del quale abbiamo conosciuto la passione, non vorrebbero che nelle figure espresse da tante parole e da tanti fatti siano celate delle profezie, ma sono costretti ad apprendere da noi che cosa esse significhino. Se infatti non accettassero che significano qualcosa, non potrebbero difendere quei libri di autorevolezza divina dalla vergogna di favole tanto sciocche. Ha compreso questo un certo Filone, uomo di altissima cultura, uno di quelli il cui eloquio i Greci non esitano a paragonare a quello di Platone. Ha provato ad interpretare alcuni passi non perch si intendessero riferiti a Cristo, al quale non credeva, ma in modo che maggiormente apparisse la differenza fra il riferire tutto a Cristo, in riferimento al quale realmente certe cose furono scritte, e l'andare alla ricerca, magari con soluzioni ingegnose, di congetture qualsiasi diverse dalla sua figura. Dal che si ricava quanto siano vere le parole dell'Apostolo: Quando ti recherai dal Signore sar tolto il velo 159 . Per riferire qualcosa d'altro, sempre a proposito dello stesso Filone, ricorderemo che, volendo far intendere che l'arca del diluvio era stata fabbricata tenendo conto delle misure del corpo umano, ne esamin tutti i particolari pezzo per pezzo. Mentre considerava con grande cura anche l'aspetto aritmetico, tutti i particolari si presentavano coerenti e nulla impediva che fossero riferiti a Cristo in quanto anche Cristo, salvatore del genere umano, era apparso in un corpo d'uomo. Non erano per cogenti in quanto il corpo umano comune a tutti gli uomini. Ma quando si giunse alla porta, che era costruita sul fianco dell'arca, ogni congettura dell'ingegno umano venne meno e per dire qualcosa Filone os credere, os dire e os scrivere che con quella porta venivano indicate le parti inferiori del corpo attraverso le quali vengono evacuate l'urina e lo sterco. N c' da meravigliarsi se sbagli per non aver trovato la porta. Se fosse passato a Cristo, tolto il velo avrebbe scoperto i sacramenti della Chiesa uscenti dal corpo di quell'uomo 160 . Poich infatti stato predetto che saranno due in una carne sola 161 , anche nell'arca alcuni particolari si riferiscono a Cristo e altri alla Chiesa, ma in realt tutto riguarda Cristo. Cos anche nelle interpretazioni delle figure diffuse in tutta la sacra Scrittura possibile considerare e paragonare l'opinione di coloro che vi scorgono sempre Cristo con quella di coloro che anzich riportarla a Cristo la deviano verso altre interpretazioni. Opinione dei pagani su questo argomento. 40. Anche i pagani in questo non ci contrastano. Non osano infatti opporsi alla nostra interpretazione che considera riferite a Cristo le figure di tanti eventi non solo raccontati, ma anche realmente avvenuti. E ci avviene poich riusciamo a dimostrare che quelle che comprendiamo essere delle profezie si sono anche realizzate. Per farci invece accettare in qualche modo le loro favole, si sforzano con la loro interpretazione di riferirle a non si sa quali fisiologie o teologie, in altre parole di darne delle spiegazioni coinvolgenti la natura o la divinit. Da una parte mettono chiaramente in evidenza la natura di quei racconti, dall'altra li lasciano nell'ombra: essi infatti deridono a teatro ci che venerano nei templi essendo troppo liberi nei loro vizi e troppo schiavi nella superstizione. Profezie pi chiare; benedizione della stirpe di Abramo. 41. Se poi qualcuno ci dicesse che quelle cose non sono state scritte o dette perch in esse si riconoscesse Cristo, nonostante la perfetta coincidenza delle cose preannunciate ed ora compiute, sar certamente colpito da altri presagi profetici chiari e manifesti come questo: Nella tua stirpe saranno benedette tutte le genti. Questo stato detto ad Abramo, questo ad Isacco, questo a Giacobbe 162 . Dice perci non a torto: Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe 163 . Egli avrebbe completato nella benedizione di tutte le nazioni ci che aveva promesso della loro stirpe. Non a torto lo stesso Abramo, in seguito al giuramento di un suo servo, gli ordin di porre la mano sotto la sua coscia 164 sapendo che di l sarebbe derivata la carne di Cristo nel quale non diciamo che sono state ora benedette tutte le genti, ma che ora vediamo ci che allora fu preannunziato. Profezia di Giacobbe e sua spiegazione. 42. Vorrei sapere - anzi, ancor meglio, ignorare - per quale accecamento dello spirito Fausto abbia letto il passo in cui Giacobbe chiamava i suoi figli dicendo: Riunitevi perch io possa annunciarvi i fatti che vi accadranno negli ultimi giorni: riunitevi e ascoltate, figli di Giacobbe, ascoltate, Israele, vostro padre 165 . Qui certamente nessuno dubiter che viene messa in piena luce la figura di un profeta. Ascoltiamo dunque cosa dice a suo figlio Giuda dalla cui trib venne Cristo: Del sangue di Davide secondo la carne, come attesta l'insegnamento degli apostoli 166 . Giuda, - dice - ti lodino i tuoi fratelli; le tue mani si appoggeranno sul dorso dei tuoi nemici, ti adoreranno i figli di tuo padre. Giuda come il cucciolo di un leone, figlio della mia stirpe. Tu eri sdraiato e tu ti sei rialzato, hai dormito come un leone e come un cucciolo. Chi lo ridester? Non mancher un principe del sangue di Giuda e un condottiero della sua discendenza in attesa che venga ci che stato riservato per lui; egli sar l'attesa dei Gentili, legher alla vigna il suo cucciolo e il figlio dell'asina al cilicio. Laver nel vino la sua stola e nel sangue dell'uva il suo mantello; rifulgeranno i suoi occhi per il vino e saranno pi bianchi i suoi denti per il latte 167 . Tutto ci sarebbe falso, tutto ci sarebbe oscuro se non avesse trovato in Cristo un'illuminante spiegazione. Se non lo lodano gli apostoli, suoi fratelli, e tutti i suoi coeredi che cercano la gloria non per s ma per lui; se le sue mani non sono sulla schiena dei suoi nemici; se tutti coloro che gli sono contrari non si abbassano e non si curvano verso terra per il moltiplicarsi dei popoli cristiani; se i figli di Giacobbe non lo hanno adorato nel resto che si conservato per l'elezione della grazia 168 ; se non il cucciolo di un leone poich nascendo s' fatto piccino, per questo che si aggiunge: Mio figlio della mia stessa generazione. Si d una spiegazione dell'immagine del cucciolo di leone laddove scritto in sua lode: cucciolo del leone, pi forte dei giumenti 169 vale a dire: bench piccolo, pi forte dei pi grandi. Se non sal in croce per riposare quando, inclinato il capo, rese lo spirito; se non dorm come un leone, poich nella stessa morte non fu vinto, ma ne usc vittorioso, e come un cucciolo di leone ( infatti morto perch era nato) se non lo ha risuscitato dai morti colui che mai nessuno vide n pu vedere 170 . Da ci infatti che stato detto -chi lo risusciter? - sufficientemente espresso il segno di uno sconosciuto se venne a mancare un principe della casa di Giuda e un condottiero della sua discendenza, in attesa che si realizzassero nel momento opportuno gli eventi promessi e in un certo senso messi da parte. Esistono infatti opere attendibilissime relative alla storia degli stessi Ebrei dalle quali si apprende che al tempo in cui nacque Cristo fu re dei Giudei lo straniero Erode 171 . Perci non manc un re della stirpe di Giuda in attesa che si verificassero gli eventi che erano stati stabiliti per lui. Ma poich non giov ai soli Giudei rimasti fedeli ci che era stato promesso, considera ci che segue: Ed egli, attesa dei Gentili, egli leg alla vigna il suo cucciolo, cio il suo popolo, predicando e gridando nel cilicio: Fate penitenza perch il Regno dei cieli vicino 172 . Sappiamo che il popolo dei Gentili a lui sottomesso paragonato ad un puledro d'asina sul quale egli siede e che lo conduce a Gerusalemme 173 , cio nella visione della pace, insegnando ai mansueti le loro vie. Se non ha lavato nel vino la sua stola: essa significa infatti la Chiesa gloriosa che gli si presenta senza macchia o ruga 174 . Ad essa vien pure detto per mezzo di Isaia: Se i vostri peccati saranno di color scarlatto li imbiancher come neve 175 . Di che si tratta se non della remissione dei peccati? In quale vino se non in quello del quale si dice che sar versato per molti in remissione dei peccati 176 ? Si trattava infatti di quel grappolo che pendeva dal bastone. E vedi inoltre che cosa aggiunge a questo punto: E nel sangue dell'uva il suo mantello 177 . Ora, che i loro occhi risplendano per il vino lo sanno le membra che si trovano nel suo corpo alle quali concesso vedere, grazie ad una santa ebbrezza della mente che la astrae da ci che immerso nella corporeit del tempo, l'eterna luce della sapienza. Per questo abbiamo ricordato il passo di Paolo: Se siamo usciti da noi stessi, per Dio. Questo significano gli occhi splendenti per il vino. Poich tuttavia seguono le parole se siamo temperanti per voi 178 non sono tralasciati neanche i bambini che devono ancora essere nutriti con il latte 179 , poich anche qui seguono le parole: e i suoi denti pi bianchi per il latte. Non tutti i tipi di profezia possono essere considerati: Cristo profetizzato nei Salmi. 43. Cosa potreste rispondere a questo, folli che siete? Eppure si tratta di testimonianze manifeste che possono annientare non dico tanto le calunnie e le contraddizioni, quanto le nebbie stesse del dubbio. Cercate prima di tutto testimonianze di questo tipo tratte da quei libri e credete innanzi tutto a quelle. Quanto a me n posso ricordarle tutte, poich sarebbero troppe, n ricordarne molte, perch richiederebbero molto tempo, n vorrei d'altra parte prenderne in considerazione poche per evitare che coloro che non le leggono ritengano che esistono solo quelle. Vorrei anche evitare che il fedele e diligente lettore, scoprendone di pi numerose e convincenti, mi rimproveri di prendere in considerazione soprattutto quelle delle quali mi ricordo al momento. Ne troverete infatti molte che non hanno assolutamente bisogno di un commento, come quello di cui mi sono servito per spiegare le parole di Giacobbe. Chi chiederebbe subito l'intervento di un esegeta leggendo una frase come questa: Fu condotto al sacrificio come un agnello 180 , e tutto ci che in quel testo detto pi volte e con molta chiarezza come nelle frasi seguenti: Poich siamo stati guariti dalle sue piaghe; poich egli stesso si caricato dei nostri peccati 181 ? Chi non riterrebbe che si stesse in qualche modo cantando un testo evangelico udendo espressioni come queste: Hanno forato le mie mani e i miei piedi e contarono tutte le mie ossa; essi stessi mi guardarono e valutarono, si divisero i miei indumenti e sorteggiarono la mia tunica. Chi, se non un cieco incurabile, non vedrebbe come si compiutamente realizzata la profezia che dice: Saranno ricordati e si convertiranno al Signore tutti i confini della terra e tutte le nazioni dei Gentili si prostreranno alla sua presenza 182 ? Prendiamo un passo evangelico: La mia anima triste fino alla morte 183 ; o l'altro: Ora la mia anima turbata 184 . Non si legge gi in un salmo: dormii turbato? E perch gli capit di dormire? Per le voci di coloro che gridarono: Crocifiggi, crocifiggi 185 . Continuando nel salmo non si dice forse: figli degli uomini, i loro denti sono armi e frecce, e la loro lingua una spada affilata? Che cosa fecero, in che cosa nocquero al colui che sarebbe risuscitato e salito oltre il cielo e avrebbe posseduto a gloria del suo nome tutta la terra? Vedi un po' se il salmo aveva taciuto su questo. No certo, continua infatti cos: Sei esaltato, o Dio, sopra i cieli e sopra tutta la terra per la tua gloria 186 . E chi mai dubiter che si parla di Cristo cos: Il Signore ha detto a me: tu sei mio figlio, oggi ti ho generato; chiedimelo e ti dar i Gentili come tua eredit e come tuo possesso i confini della terra 187 . Chi ha il diritto di intendere un altro diverso da Cristo dove questo dice Geremia della sapienza: La tramand a Giacobbe suo figlio e ad Israele suo eletto. In seguito fu visto sulla terra e visse assieme agli uomini 188 . La profezia di Daniele. 44. Chi non riconoscerebbe lo stesso Salvatore in Daniele quando il figlio dell'uomo si presenta al vegliardo e ne riceve il regno senza fine in modo che lo servano tutte le genti 189 ? Se a questo punto consideriamo il passo che ricord il Signore rifacendosi alla stessa profezia di Daniele che dice: quando vedrete l'abominio della desolazione che fu predetta da Daniele e la colloca in un luogo santo (chi vuole intendere intenda) 190 e se, calcolato lo spazio delle settimane, si considera quel numero, non solo si arriva a Cristo, ma si individua anche il tempo nel quale fu opportuno ch'egli venisse per subire la passione. Eppure anche senza calcolare i tempi, ma sulla sola base dei fatti avvenuti, siamo soliti confondere i Giudei, coi quali non tra noi in discussione se Cristo sia la nostra salvezza, ma si nega la sua stessa venuta e la passione. Sono convinti dall'evidenza dei fatti e non solo per la conversione di tutte le genti che, secondo la stessa Scrittura cui sono costretti a cedere, si porranno al suo servizio visto che la Scrittura stessa s' fatta cos chiara in tutto il mondo da ferire gli occhi dei contraddittori. In realt ancor pi vengono convinti da tutto ci che avvenuto fra lo stesso loro popolo come la distruzione del sacrario e la cessazione dei sacrifici, del sacerdozio e dell'unzione primitiva: tutti eventi che Daniele aveva previsto per quando si sarebbe celebrata l'unzione del santo dei santi 191 . Essendosi dunque gi compiuti tutti quei fatti si chiede dove sia il Santo dei Santi e non sanno che rispondere. Del resto come potrebbero discutere con noi non di Cristo, ma del suo arrivo, se non sapessero che era stato profetato nei loro libri? Perch chiedono a Giovanni s'egli sia Cristo 192 ? Perch dicono allo stesso Signore: Fino a quando terrai la nostra anima in sospeso? Se sei il Cristo diccelo apertamente 193 . Perch Pietro, Andrea e Filippo dicono a Natanaele: Abbiamo trovato il Messia, cio Cristo 194 , se non perch questo nome fra quella gente era conosciuto per tramite delle Scritture ed anche atteso? Nessun altro popolo ebbe dei re o dei sacerdoti col nome di Cristo la cui simbolica unzione non era lecito che cessasse se non dopo l'arrivo di colui di cui era simbolo 195 . I Giudei infatti conoscevano i loro Cristi, ma speravano in uno solo che li avrebbe liberati. Resi ciechi per per un misterioso disegno della giustizia divina, presero in considerazione solo la sua potenza e non compresero il senso della debolezza nella quale morto per noi. Sappiamo cos che di loro che si profetizza nelle seguenti parole del libro della Sapienza: Condanniamolo ad una morte ignominiosa. Sar infatti trattato secondo le sue parole. Se veramente figlio di Dio, Dio lo accoglier e lo liberer dalle mani dei suoi nemici. Questo pensarono e sbagliarono: li accec infatti la loro malizia 196 . Questo si pu con grande sincerit dire di coloro che nonostante una tale massa di testimonianze, una cos ampia disponibilit di previsioni e una cos manifesta dimostrazione che si sono verificate sostengono ancora che nelle sacre Scritture non profetato Cristo. Se continuano a dire questo noi possiamo continuare a produrre documenti con l'aiuto di colui che ne offr tanta abbondanza contro le calunnie e gli errori degli uomini che ci esenta dal tornare a quanto abbiamo detto. Confutazione dell'affermazione di Fausto secondo la quale sarebbe caratteristica di una debole fede non credere a Cristo senza una testimonianza. 45. Mi rincresce a questo punto di dover confutare un altro sotterfugio di Fausto ch'egli stesso ha ritenuto di poter trovare, avvedutissimo per il riflettersi in esso della luce della profezia. Lo faccio con disgusto nel timore che si possa ritenere che Fausto abbia detto qualcosa cui valga la pena di rispondere. Chi pu essere tanto insensato da sostenere che debole la fede di chi non crede a Cristo senza un testimone? Vorrei che i Manichei mi rispondessero a chi abbiano creduto a proposito di Cristo. Hanno forse udito una voce dal cielo che diceva: questo mio figlio 197 ? In realt Fausto ci invita a credere soprattutto a quella voce, lui che non ammette che vi siano testimonianze umane su Cristo, come se a noi la notizia di quella stessa voce non fosse giunta attraverso la testimonianza di un uomo s da indurre l'Apostolo a pronunziarsi cos: Come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? O come crederanno a colui che non hanno udito? Come udranno senza che qualcuno parli? O come predicheranno senza essere inviati? Cos scritto: quanto sono belli i piedi di coloro che annunziano la pace, che annunziano il bene! 198 Voi vedete certamente come una testimonianza profetica accompagni la predicazione della dottrina degli apostoli. Perch quindi non fossero disprezzati n ritenuti frutto di invenzione gli eventi annunziati dagli apostoli si dimostrava che questi stessi eventi erano stati predetti dai profeti. Anche di fronte all'attestazione di veri miracoli (come anche ora alcuni vanno mormorando) non sarebbe mancato il tentativo di attribuire quegli eventi al potere della magia se un tale modo di pensare non fosse stato contestato dalle profezie. Nessuno infatti avrebbe osato dire che gli apostoli si erano creati dei profeti a mezzo delle arti magiche, ancora prima che queste nascessero, per fare quelle predizioni. Ma evidentemente Fausto ci proibisce di credere alle testimonianze profetiche degli Ebrei a proposito del vero Cristo, mentre egli crede alle errate informazioni dei Persiani sul falso Cristo. Sulla "semplice" fede. 46. Al contrario l'insegnamento cattolico insegna che la mente cristiana deve essere dapprima educata con la semplice fede che la renda poi capace di comprendere le realt superiori ed eterne. Cos dice infatti il profeta: Se non avrete creduto non comprenderete 199 . Ma questa la semplice fede per la quale, prima di conoscere la sublime scienza dell'amore di Cristo e di riempirci della pienezza di Dio 200 , crediamo che non senza ragione la prova di umilt con la quale egli nacque e soffr da uomo era stata predetta con molto anticipo dai profeti attraverso una stirpe profetica, un popolo profetico, un regno profetico. E ci avviene perch in quella stoltezza che pi saggia della sapienza umana e in quella debolezza che pi forte della fortezza umana 201 si cela qualcosa di grande in vista della nostra giustificazione e glorificazione. Ed ivi si nascondono tutti i tesori di sapienza e di scienza 202 che non si aprono per chi ha disprezzato il cibo a lui trasmesso attraverso la carne materna, cio il nutriente latte sgorgato dalle poppe degli apostoli e dei profeti, e quasi disdegnando per la sua et avanzata un cibo infantile, si gettato sui veleni degli eretici anzich sul cibo di sapienza al quale si ritiene poco adatto. Il fatto che diciamo necessaria una fede semplice non contrasta dunque con quanto diciamo perch si creda ai profeti. anzi pi importante che si creda ai profeti prima che con una mente purificata e fortificata si possa comprendere chi parlava attraverso i profeti. Viene confutata l'affermazione di Fausto secondo la quale i Profeti se profetarono Cristo non vissero in coerenza con la loro profezia. 47. Ma - dite voi - se hanno profetato Cristo non sono vissuti degnamente e in coerenza con la loro dignit di profeti. Ma come sapete questo? Siete forse in grado di giudicare cosa sia vivere bene o vivere male voi la cui giustizia consiste nel venire in aiuto, non mangiandolo, di un insensibile melone piuttosto che nel dare qualcosa da mangiare a chi ha fame? Ai bambini cattolici, prima ancora che sappiano quale sia la perfetta giustizia dell'anima umana e che differenza ci sia fra la giustizia stessa per la quale si sospira e quella con la quale si vive su questa terra, sufficiente pensare di quegli uomini ci che raccomanda la sana dottrina apostolica: Chi giusto vive di fede 203 . Abramo confid in Dio e ci gli fu imputato a giustizia. Infatti la provvida Scrittura, poich Dio giustifica i Gentili sulla base della fede, fece ad Abramo questa predizione: nel tuo nome saranno benedette tutte le genti 204 : sono parole dell'Apostolo. Se vi svegliaste dai vostri sogni fallaci seguireste le orme del nostro padre Abramo ascoltandone la chiara voce a tutti nota e nel sue seme sareste benedetti con tutte le genti. Egli infatti - dice l'Apostolo - ricevette il segno della circoncisione, sigillo della giustizia della fede, che ha sede nel prepuzio perch egli attraverso il prepuzio sia padre di tutti i credenti, perch ci sia imputato loro a giustizia, perch sia padre della circoncisione non soltanto per i circoncisi, ma anche per coloro che ne seguono le orme che sono nel prepuzio della fede del nostro padre Abramo 205 . La sua giustizia della fede ci stata proposta ad esempio perch noi, giustificati per la fede, fossimo in pace con Dio; e noi dobbiamo comprendere come vissuto, non criticarlo. Dobbiamo evitare di scivolare come in un aborto dall'utero della madre nostra Chiesa prima di essere formati e perfezionati in una concezione pi coerente. Conclusione. 48. Questo risponderei brevemente a Fausto a favore dei costumi dei Patriarchi e dei Profeti e per bocca dei nostri bambini, fra i quali porrei anche me, dal momento che non criticherei il comportamento dei santi di un tempo pur non comprendendo il mistero della loro vita. Gli apostoli col loro Vangelo ci hanno parlato della loro vita in termini elogiativi allo stesso modo in cui quegli antichi maestri hanno profetizzato che ci sarebbero stati gli apostoli. Di qui il reciproco richiamo fra i due Testamenti, come fra due serafini: Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti 206 . Quando Fausto incomincer ad accusare i Patriarchi e i Profeti, non per con un attacco globale e vago come fa in questo libro, ma adducendo concretamente i fatti di cui li accusa, il Signore loro Dio, che anche il nostro, mi aiuter a rispondere alle singole accuse in modo congruo e conveniente. Ora per il manicheo Fausto vitupera quegli uomini, mentre l'apostolo Paolo li loda: scelga ciascuno a chi credere.
LIBRO TREDICESIMO Fausto respinge le profezie riguardanti Cristo: accettandole infatti cadrebbe in contraddizione. 1. Fausto. " Come potete venerare Cristo ripudiandone i profeti dalle cui predizioni si deduce che sarebbe venuto? ". Non so se qualcuno, incominciando ad esaminare il problema, sia in grado di dimostrare che il nostro Cristo, figlio di Dio, stato predetto da profeti ebrei. Anche ammesso per che le cose stiano cos a noi che cosa ne viene? Ci resta da far loro un rimprovero: coloro che per caso dal Giudaismo si sono convertiti al Cristianesimo sulla base, come tu dici, della testimonianza dei profeti, successivamente li trascurano comportandosi da ingrati per i benefici ricevuti. Inoltre noi siamo per natura dei Gentili, nati sotto una legge diversa da quella che Paolo designa col termine prepuzio 1 e con profeti diversi che i pagani chiamano vati e successivamente convertiti da ci che eravamo al Cristianesimo. Non siamo stati Giudei passati al Cristianesimo per seguire giustamente la fede dei profeti ebrei, ma ci siamo convertiti solo perch spinti dalla fama delle virt cristiane e dalla sapienza del nostro liberatore Ges Cristo. Se pertanto mentre ancora rimanevo nella religione dei padri mi si fosse presentato un predicatore con l'intento di parlarmi di Cristo partendo dai profeti, costui io l'avrei giudicato un pazzo che si sforzava di convincere di tesi dubbie partendo da tesi ancor pi dubbie, un pagano come me, seguace di una religione ben diversa. Che cosa occorreva se non che prima mi persuadessi che bisogna credere ai profeti e successivamente a Cristo attraverso i profeti? E perch ci avvenisse occorrevano parimenti altri profeti che garantissero per questi. Ragion per cui se tu ritieni che Cristo deve essere accettato attraverso i profeti, per tramite di chi accetterai i profeti? Dirai forse " per tramite di Cristo " in modo che l'uno raccomandi l'altro, Cristo i profeti e i profeti Cristo? Ma un pagano, libero dai condizionamenti di entrambi, non crederebbe n ai profeti, che parlano di Cristo, n a Cristo che parla dei profeti. Pertanto chiunque diventa cristiano dopo essere stato pagano non deve tutto a nessun altro se non alla sua fede. E per chiarire con un esempio ci che diciamo esplicitamente, immaginiamo che qualcuno fosse da noi catechizzato e che noi standogli accanto gli dicessimo: credi a Cristo che veramente Dio. " E da cosa lo dimostrate? ", chiederebbe lui, e noi: " Dai profeti ". E chiedendo egli di nuovo: " Da quali profeti? ". Risponderemmo: " Dai profeti ebrei ". Ed egli sorridendo direbbe: " Io non credo minimamente a queste cose ". Noi a nostra volta chiederemmo: " Che dire del fatto che Cristo conferma le loro predizioni? ". Egli riderebbe ancora di pi e aggiungerebbe: " Che dire del fatto che io non credo neppure a lui? ". Quale sarebbe il risultato di tutto questo? Noi resteremmo imbarazzati, ma lui ridendo di noi e della nostra ingenuit rimarrebbe nelle sue posizioni. Come ho detto, dunque, le testimonianze degli Ebrei non arrecano nessun contributo alla Chiesa cristiana che costituita pi di pagani che di Giudei. Senza dubbio se, come si dice, vi sono delle predizioni relative a Cristo da parte della Sibilla o di Ermete, che chiamano Trismegisto, o di Orfeo o di altri indovini pagani, queste potranno notevolmente giovare alla nostra fede mentre da pagani diventiamo Cristiani. Le testimonianze degli Ebrei invece, anche ammesso che siano veritiere, sarebbero per inutili per noi prima dell'acquisto della fede e superflue successivamente. In precedenza a quelle predizioni non potevamo credere, in seguito tale credenza diviene superflua. L'obiezione di Fausto da giudicarsi ridicola. 2. AGOSTINO. La lunghezza della nostra precedente risposta giustifica a questo punto la brevit di quella nuova. Come penso colui che la legger rider di costui che va delirando in questo modo e che ancora va dicendo che i profeti ebrei non hanno preannunziato la venuta di Cristo, Figlio di Dio. Quanto al nome Cristo solo presso il popolo ebraico fu onoratissimo se applicato ad un re o ad un sacerdote 2 e fu eliminato solo dopo la venuta di colui che era simboleggiato in quelle figure 3 . Ci dicano loro stessi da dove abbiano appreso il nome di Cristo. Se dicono " da Mani ", chiedo allo stesso Mani come degli Africani, per tacere degli altri, abbiano potuto credere a un Persiano dal momento che Fausto rimprovera ai Romani e ai Greci o ad altri Pagani di aver creduto ai profeti ebrei che sono estranei a Cristo e ritiene gli oracoli della Sibilla, di Orfeo e di altri indovini pagani pi adatti ad ispirare la fede in Cristo. Non si aspetti per che in qualche chiesa si leggano quegli oracoli. I profeti ebrei invece sono noti in tutti il mondo e guidano verso la salvezza cristiana grandi masse di fedeli. Dire quindi che la profezia ebraica non adatta ai Gentili ai fini della fede in Cristo quando si constata che proprio attraverso la Profezia Ebraica che tutti i popoli credono in Cristo una ridicola follia. Il Cristo annunciato dalle Profezie quello vero. 3. A voi non piace il Cristo preannunciato dagli Ebrei; eppure tutti i popoli pagani, presso i quali voi ritenete che la profezia ebraica non goda di alcuna autorit, credono nel Cristo proprio come preannunciato dalla profezia ebraica. E ci avviene ovviamente accettando il Vangelo che Dio, secondo l'Apostolo, aveva inviato attraverso i suoi profeti nelle sacre Scritture l dove si parla del suo figlio creato per lui della stirpe di Davide secondo la carne 4 . Di qui le parole del profeta Isaia: Sar la radice di Iesse che sorger per sanare i Gentili: in lei spereranno le genti 5 . E ancora: Ecco che la Vergine concepir e partorir un figlio e lo chiameranno col nome di Emmanuel 6 che significa " Dio con noi " 7 . N ritengano i nostri avversari che da parte dei profeti ebrei Cristo sia preannunciato solo come uomo. A questo sembra accennare Fausto quando dice " il nostro Cristo figlio di Dio", come se gli Ebrei non chiamassero il loro Cristo figlio di Dio. Ed ecco che noi dimostriamo che Dio Cristo, secondo la profezia degli Ebrei, figlio della Vergine. In realt, nel timore che i Giudei carnali a proposito di Cristo ritenessero solamente ch'egli fosse nato per noi della stirpe di Davide, il Signore stesso li ammoniva chiedendo loro, in base alla profezia dello stesso Davide, che cosa pensassero di Cristo e di chi lo ritenessero figlio. Ed avendo essi risposto di Davide, per evitare, come ho detto, che si pensasse di lui solo questo e non si considerasse il nome Emmanuel che significa Dio con noi, cos si espresse il Signore: Come mai lo stesso Davide, mosso dallo Spirito, chiam il Signore dicendo: Disse il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra finch ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi? 8 Ecco, lo dico a voi: come noi dimostriamo che Cristo Dio sulla base della profezia degli Ebrei; mostratemi voi qualche vostra profezia dalla quale avete appreso il nome di Cristo. Manicheo non apostolo di Cristo n si fonda su alcuna effettiva autorit. 4. Il vostro Mani non fu un profeta della venuta di Cristo, bench con impudente menzogna se ne dicesse discepolo. Risulta infatti che questa eresia sia sorta non solo dopo Tertulliano, ma anche dopo Cipriano. Tutte le sue lettere per iniziano con le parole: "Mani apostolo di Ges Cristo ". Perch avete creduto a costui sul conto di Cristo? Quale testimone del suo apostolato vi ha fatto conoscere? Quanto al nome di Cristo ben sappiamo che solo nel regno dei Giudei fu dato a re e sacerdoti in modo che non soltanto questo o quel personaggio, ma tutto il popolo e tutto il regno divenisse profeta di Cristo e del Regno cristiano. Ma perch allora quest'uomo si impadronito e ha usurpato questo nome, lui che vi proibisce di credere ai profeti ebrei e giunge al punto di creare, da falso apostolo e mentitore qual , dei falsi apostoli di un falso Cristo? Alla fine, per non sentirsi dire tu menti, vi ha presentato alcuni profeti che, a suo parere, annunzierebbero Cristo. Come vi comportereste con colui che Fausto propone di scegliere come esempio di catechizzando se quello non volesse credere n a quei profeti n a lui? Chiamer forse Mani quali testimoni a suo favore i nostri apostoli? Non credo proprio che chiamer degli uomini, aprir piuttosto dei libri che trover per contrari e non favorevoli alle sue tesi. Ivi infatti leggiamo e conseguentemente insegniamo che Cristo nato da Maria Vergine e che il Figlio di Dio stato creato secondo la carne dalla stirpe di Davide. Se dichiarer quei libri falsificati, egli stesso metter in dubbio la attendibilit dei suoi testimoni 9 . Se poi presenter altri codici dicendo che appartengono ai nostri apostoli, come potr dare loro l'autorit che invece rifiuta per quelli stabiliti dagli apostoli nelle Chiese di Cristo per poter poi essere trasferiti alla posterit col sigillo della loro raccomandazione? Come pu Mani, cui non credo, presentarmi delle Scritture alle quali dovrei credere perch me lo chiede lui e come pu tentare di dare ad esse un'autorit dal momento che io non gli credo? La fama evocata da Fausto lo annienta se messo a confronto con Cristo. 5. Se per definire la figura di Cristo hai creduto alla fama (anche Fausto nel suo penoso imbarazzo ha affrontato questo tema trattandone solo di passaggio, per non essere ovviamente costretto a presentare quei libri dei quali nulla l'autorit o ad accettarne altri la cui autorit in contrasto con il suo pensiero) se, lo ripeto, nel giudicare Cristo hai creduto alla fama occorre vedere se la fama sia una testimonianza idonea e considerare con molta attenzione l'abisso nel quale si rischia di precipitare. La fama diffonde su di voi molte maldicenze quando non vorreste che le si credesse. Che ragione vi dunque di volere che quella stessa fama sia veridica nei riguardi di Cristo e menzognera nei vostri riguardi? E che dire del fatto che siete anche in contraddizione con la fama di Cristo? In realt di fama ve n' un'altra pi chiara e pi esaltante che tiene sospese le orecchie le menti e le lingue di tutti i popoli, quella che, attraverso Cristo nato dalla stirpe di Davide, porta a compimento ci che secondo le Scritture Ebraiche era stato scritto e promesso ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe: Nel tuo sangue benedir tutte le genti 10 . Che cosa risponderete, a chi mai crederete circa la figura di Cristo, voi cui non piacciono le testimonianze straniere? L'autorit dei nostri libri confermata dal consenso di tanti popoli attraverso la successione degli apostoli, dei Vescovi e dei Concili vi contraria. Quella dei vostri libri inconsistente perch sostenuta da pochissimi e da persone che venerano un Dio e un Cristo menzognero. Perci la fama si eleva contro la loro falsa dottrina, sempre che non vengano ritenuti falsi imitatori del loro Dio e del loro Cristo. Ma la stessa fama, se consultata, d di voi un pessimo giudizio e non cessa di proclamare contro di voi Cristo nato della stirpe di Davide. Voi non avete udito la voce del Padre dal cielo 11 , non avete visto le opere di Cristo con le quali dava testimonianza di s. Voi per ingannare con una falsa apparenza di Cristiani fingete di accettare i libri in cui sono scritte queste cose, ma perch non siano letti contro di voi li dite falsificati. Partendo da essi presentate Cristo che dice: Se non mi credete, credete ai fatti 12 , e ancora: Sono io che do testimonianza di me e il Padre che mi ha mandato offre testimonianza di me 13 . Non volete per che sia citato contro di voi quando dice: Esaminate le Scritture nelle quali pensate di avere la vita eterna: esse stesse danno testimonianza di me, e ancora: Se crederete a Mos crederete anche a me: infatti egli scrive di me 14 , e ancora: Hanno col Mos e i Profeti: ascoltino loro 15 , e ancora Se non ascoltano Mos e i Profeti, neppure se qualcuno risuscitasse dai morti gli crederebbero 16 . Come siete pervenuti a questo? Su che cosa vi fondate? Respingete le Scritture confermate e raccomandate da una cos grande autorit e non fate miracoli. Se li faceste per dovremmo guardarci anche da quelli perch il Signore ci mette in guardia e ci dice: Sorgeranno molti falsi Cristi e falsi profeti e faranno dei segni e molti prodigi per ingannare, se possibile, anche gli eletti. Ecco che ve l'ho predetto 17 . Fin qui ha voluto che non si credesse nulla contro la confermata autorit delle Scritture che dimostra la sua attendibilit con i fatti, che dimostra che quei fatti, preannunciati con grandissimo anticipo, si compiono e realizzano col passare del tempo. Assurdit delle favole manichee e invito a entrare nella Chiesa. 6. Vi resta ora da addurre una ragione, talmente certa e irrefutabile che, rivelandosi di per se stessa la verit, non richieda n l'autorit di un testimone n l'attuarsi di un vero miracolo. Che avete dunque da dire? Che insegnate? Qual questa ragione? Qual questa verit? Trattasi di una favola lunga e inconsistente, di un gioco da bambini, di uno scherzo per donne, di un delirio di vecchiette; contiene un inizio tronco, una parte centrale putrida e un finale rovinoso. All'inizio potrebbe esservi chiesto cosa avrebbe fatto la stirpe delle tenebre al Dio immortale, invisibile e incorruttibile se non avesse voluto combattere con lui. Nella parte centrale vi si chiede come possa essere incorruttibile e incontaminabile un Dio le cui membra voi triturate nei frutti e nei legumi mangiandole e digerendole per purificarle. Alla fine vi si chiede che ha fatto un'anima infelice per essere punita con una eterna cattivit in un luogo tenebroso, un'anima macchiata da una colpa non sua, ma altrui, che non ha potuto purificarsi essendo venuto a mancare il suo Dio che l'ha anzi gettata nel vizio. Di fronte alla vostra esitazione nel trovare una risposta cade il disprezzo sui vostri codici cos numerosi, grandi e preziosi e vengono compiante le fatiche degli antiquari, le miserevoli scartoffie e il pane degli imbroglioni. Se dunque n la veneranda antichit e autorit delle Scritture, n la forza dei miracoli n la sanit dei costumi, n la verit trovata dalla ragione vi sostengono, andate confusi e tornate sostenendo che Cristo il Salvatore di tutti coloro che credono in lui. I tempi presenti esaltano il suo nome e la sua Chiesa come gli antichi li hanno annunziati. E ci avvenuto non attraverso un impostore uscito da una caverna tenebrosa, ma grazie a un ben definito popolo e a un ben definito regno diffuso e organizzato per questo, perch in esso tutto ci che riguarda quella persona (Cristo) fosse preannunciato in modo figurato per essere manifestato oggi nella sua realt e sempre in quel regno fossero messi per iscritto dai profeti quegli eventi che oggi gli apostoli ci presentano come fatti compiuti. Un pagano pi facile a convertirsi ove consideri quanto gli eventi pi recenti riproducano le profezie di un tempo. 7. Immaginate dunque di avere un pagano da catechizzare del tipo di quello che noi non saremmo riusciti a convertire suscitando il riso di Fausto, ma sul cui identico insuccesso ci sarebbe stato se mai da piangere. Se infatti avessimo detto al pagano credi in Cristo poich Dio e avesse risposto da dove lo ricavo?; se avendogli poi messa davanti l'autorit dei profeti avesse detto di non credere ad essi essendo quelli Ebrei e lui pagano, a quel punto gli avremmo sottoposto la veridicit dei profeti sulla base degli eventi ch'essi predissero e che si realizzarono. Credo infatti che non gli sfuggirebbe quante persecuzioni in precedenza avesse subito la religione cristiana da parte dei re di questo secolo (o, se gli fosse sfuggito, si potrebbe dargliene la prova attraverso la storia stessa dei Gentili e le leggi degli imperatori messe per iscritto o affidate alla memoria). Vedrebbe certamente che tutto ci era stato da lungo tempo predetto dal profeta che cos si esprime: Perch le nazioni si sono agitate e i popoli hanno vanamente tramato fra loro? Si sono alzati i re della terra e i principi si sono coalizzati contro il Signore e il suo Cristo. E che tutto questo non sia detto di Davide risulta chiaro dal salmo stesso. Ivi infatti si dice qualcosa che riesce a confondere anche uomini molto ostinati con una rivelazione di fatto: Il Signore disse a me: tu sei mio figlio e oggi ti ho generato; chiedimi ed io ti dar le nazioni come eredit e tutta la terra come possesso 18 . Tale situazione non pu riferirsi al popolo dei Giudei sui quali regn Davide ed essendo il nome di Cristo penetrato in lungo e in largo fra tutti i popoli, nessuno pu dubitare che la predizione si sia compiuta. Credo che il nostro catechizzando resterebbe vivamente impressionato udendo, a partire da questa, molte altre profezie che sarebbe troppo lungo riportare. Vedrebbe anche gli stessi re della terra felicemente sottomessi al suo comando e tutte le genti disposte a servirlo e gli verrebbe letto ci che da tanto tempo era stato predetto dal salmo: Lo adoreranno tutti i re della terra, tutti i popoli lo serviranno 19 . Se poi volesse leggere tutto il salmo sotto il nome di Salomone al quale figuratamente applicato scoprirebbe che Cristo veramente un re di pace, secondo il vero significato di Salomone. In quel salmo riconoscerebbe che tutte le cose che vi si dicono si sono realizzate ad un livello molto superiore all'uomo Salomone, re d'Israele. Considerando parimenti quel salmo in cui detto che Dio unto da Dio e comunque chiamato Cristo in conseguenza dell'unzione vedrebbe che lo stesso Cristo apertamente presentato come Dio visto che Dio 20 ad essere unto. Se volesse poi prendere in considerazione ci che vi si dice di Cristo e della Chiesa sotto forma di predizioni che constaterebbe essersi compiutamente realizzate nel mondo, vedrebbe anche sparire dalla terra in nome di Cristo gli idoli dei Gentili e apprenderebbe che ci era stato gi predetto dai profeti. Udrebbe Geremia l dove dice: Dite loro cos: gli dei che non hanno creato il cielo e la terra spariscano dalla terra e da sotto il cielo 21 . In un altro passo udrebbe dire dallo stesso profeta: Signore mia fortezza, mio sostegno e mio rifugio nel giorno della sofferenza. Le genti verranno a te dalle estremit della terra e diranno: quanti falsi idoli hanno posseduto i nostri padri senza alcuna utilit! Se l'uomo far degli dei, anche quelli non saranno dei. Ecco perci che io mi mostrer loro in quel tempo, mostrer loro la mia mano e la mia forza e sapranno che sono il Signore 22 . Considerando queste profezie della Scrittura e volgendo lo sguardo su tutto il mondo, c' proprio bisogno che dica in che modo il catechizzando si volgerebbe alla fede, dal momento che dimostriamo questo con la forza delle cose allorquando ci accorgiamo che i cuori dei fedeli acquistano rigore attraverso la constatazione che una profezia messa per iscritto in passato risulta ai nostri tempi compiutamente realizzata? Il Dio-Uomo rientra nelle profezie. 8. Inoltre, ad evitare che il catechizando ritenesse Cristo simile a certi grandi uomini, lo stesso profeta gli avrebbe tolto questa idea dalla testa dicendo: Maledetto sia l'uomo che spera nell'uomo e rafforza la carne del suo braccio mentre il suo cuore si allontana dal Signore; sar come la tamarice che nel deserto, non vedr quando verr il bel tempo ed abiter con gli iniqui in terra deserta, in terra salmastra nella quale non possibile vivere; e ancora: Benedetto sia l'uomo che confida nel Signore e che ha nel Signore la sua speranza; sar come un albero fruttifico piantato presso l'acqua che metter nell'acqua le sue radici, non temer la venuta del caldo e avr in s numerose propaggini, non avr timore nell'anno della siccit e non mancher di produrre frutti 23 . A questo punto quando il catechizzando sentir dire che maledetto l'uomo che spera nell'uomo unitamente alla spiegazione di questa maledizione attraverso similitudini profetiche e quando sentir dire che benedetto l'uomo che spera nel Signore unitamente ad analoghe similitudini profetiche, a questo punto, si diceva, il nostro uomo si sentir forse meravigliato nel constatare che noi, per evitare ch'egli ponga la sua speranza nell'uomo, gli annunciamo Cristo come Dio e di nuovo ne parliamo come di un uomo, pur non considerandolo tale per natura, ma per aver assunto su di s la nostra mortalit. Cos alcuni credendo che Cristo sia Dio, ma non uomo, hanno sbagliato, e a loro volta altri, considerandolo un uomo, ma negandone la divinit, o l'hanno disprezzato o, ponendo nell'uomo la loro speranza, sono caduti in quella maledizione. A questo punto il pagano, se turbato, accuserebbe il profeta di aver parlato contro la nostra fede in quanto, secondo la fede apostolica, non consideriamo Cristo soltanto come Dio, in cui porre con la massima sicurezza la nostra speranza, ma consideriamo anche l'uomo Ges come mediatore fra Dio e gli uomini 24 , mentre il profeta parla solo di Dio senza fare nessun accenno alla natura umana. Allo stesso tempo per udrebbe la voce dello stesso profeta che cos lo ammonirebbe e lo correggerebbe: Il cuore complesso pi di ogni cosa ed egli uomo. Chi lo riconoscerebbe? 25 Per questo Cristo uomo, perch quelli col cuore pesante fossero risanati dalla fede per la sua apparenza di servo e lo riconoscessero come Dio, che si fece uomo per loro perch la loro speranza non fosse nell'uomo, ma nell'uomo Dio. Eppure il cuore complesso pi di ogni altra cosa ed egli uomo che accetta l'apparenza di servo. E chi lo riconosce, lui che pur essendo di natura divina non ritenne una diminuzione essere uguale a Dio? 26 . Ed egli uomo perch il Verbo si fatto carne e ha abitato fra noi 27 . E chi lo riconoscerebbe, dato che in principio era il Verbo ed il Verbo era presso Dio e Dio era il Verbo 28 ? E davvero il cuore complesso pi di ogni cosa. Infatti anche fra i suoi discepoli il cuore era complesso quando diceva loro: Sono con voi da molto tempo e non mi avete conosciuto. Qual infatti il significato della frase sono con voi da molto tempo, se non quello espresso dalle parole ed egli un uomo? E qual il significato della frase non mi avete conosciuto, se non quello espresso anche dall'interrogazione e chi lo riconoscerebbe? E chi lui se non quello che dice: Chi ha visto me, ha visto anche il padre 29 ? Perch la nostra speranza non sia nell'uomo, a causa di quella maledizione minacciata dal profeta, sia per nell'uomo Dio, cio nel figlio di Dio, il nostro Salvatore Ges Cristo e Mediatore fra Dio e gli uomini del quale il Padre maggiore per l'apparenza di servo e che uguale al Padre per la sostanza divina. La caduta degli idoli profetizzata. 9. Dice Isaia: L'arroganza fra gli uomini sar umiliata e cadr e solo il Signore sar esaltato in quei giorni e nasconderanno nelle spelonche e nelle fessure delle rocce e nelle caverne della terra tutti gli idoli fabbricati dalle mani dell'uomo alla presenza del Signore in preda alla collera e della maest della sua virt quando risorger per distruggere la terra. In quel giorno infatti l'uomo getter gli abominevoli oggetti d'oro e d'argento che determinarono l'adorazione di idoli superflui e nocivi 30 . Forse quel pagano che catechizziamo e che Fausto ridendo disse che avrebbe detto: " Non credo nei profeti ebrei " nasconde nelle spelonche o nelle fessure delle rocce o nelle caverne della terra alcuni idoli fabbricati dalle sue mani, o sa che qualche suo amico ha fatto questo, o sa che stato fatto in un suo fondo alla presenza del Signore in preda alla collera il quale, secondo la stessa profezia, a mezzo dei re della terra gi adoranti e al suo servizio, stringe la terra, cio spezza l'audacia del cuore terreno, con leggi severissime. Come potrebbe dire: " Non credo ai profeti ebrei " dal momento che sa che si va compiendo in lui stesso quello che a suo tempo era stato predetto dai profeti ebrei? falsa l'ipotesi che i Cristiani avrebbero scritto le profezie in epoca anteriore, in modo tale che apparissero come scritte prima. 10. Ci sarebbe stato maggiormente da temere ch'egli, assediato dall'evidenza dei fatti, dicesse che solo dopo che questi eventi s'erano manifestati nel mondo i Cristiani avevano posto mano alla stesura di quegli scritti in modo da far credere che gli eventi ivi figurati fossero stati anticipatamente predetti per intervento divino e non fossero disprezzati in quanto scritti per caso dall'uomo. Questo ci sarebbe stato da temere se il popolo dei Giudei non fosse stato sparso e noto un po' dappertutto: il famoso Caino col segno che impediva che fosse ucciso 31 e il ben noto Cam, servo dei suoi fratelli 32 , recando i libri per istruire loro e subendone egli stesso il peso. Attraverso i loro libri dimostriamo che quelle profezie non sono state scritte da noi sotto l'incalzare dagli avvenimenti, ma che erano state predette e conservate in quel regno e ora manifestate e portate a compimento. Fra esse quelle meno perspicue, perch arrivavano a loro in modo figurato, sono state scritte per noi che siamo alla fine dei tempi 33 e oramai sono state illustrate e risolte, sia quelle che erano oscurate dalle ombre degli eventi futuri sono ora manifestate dalla luce nel loro compimento. Spiegazione della cecit dei giudei. 11. Forse a questo punto il catechizzando potrebbe meravigliarsi del fatto che coloro nei cui libri si trovano preannunziati quegli eventi che vediamo compiuti non vivono con noi nella comunione del Vangelo. Quando per gli si spiegasse che anche questa circostanza stata prevista da quei profeti, quanto sarebbe mosso alla fede! Chi tanto sciocco da non vederlo? Chi tanto impudente da fingere di non vederlo? Chi dubiterebbe che questo sia stato predetto per i Giudei quando Isaia dice: Riconobbe il bue il suo padrone e l'asino il recinto del suo Signore. Israele invece non mi ha conosciuto e il mio popolo non mi ha compreso 34 ; o ci che ricorda l'Apostolo: Tutto il giorno ho aperto le mie mani al popolo che non credeva e mi contraddiceva 35 ; o queste altre parole: Dio dette loro lo spirito di compunzione, gli occhi perch non vedano e le orecchie perch non ascoltino e non comprendano 36 e molte altre frasi del genere? Se poi dicesse: " In che cosa peccarono i Giudei se Dio li accec perch non riconoscessero Cristo? ", noi mostreremmo per quanto possibile a quest'uomo ancora da dirozzare che la giusta pena della cecit deriva dai peccati occulti, ma noti a Dio. Gli dimostreremmo infatti che non solo l'Apostolo disse di alcuni queste parole: Perci Dio li abbandon alla concupiscenza del loro cuore o alla loro sensibilit malvagia perch facessero ci che non conviene 37 - e ci fece volendo dimostrare che alcuni peccati manifesti derivano dalla punizione di altri che rimangono occulti - ma che gli stessi profeti non hanno taciuto di questo. Per non farla lunga, lo stesso Geremia nel passo in cui dice: Ed un uomo, e chi lo riconoscerebbe? 38 , per evitare che i Giudei fossero in qualche modo scusati perch non lo conoscevano (Se infatti l'avessero conosciuto, come dice l'Apostolo, mai avrebbero crocifisso il Signore della gloria 39 ) continua il suo discorso e mostra che il non conoscerlo derivava da una loro colpa occulta. Dice infatti: Io sono il Signore che interroga i cuori e analizza i reni per dare a ciascuno secondo le sue vie e secondo il frutto delle loro opere 40 . Gli eretici paragonati alla pernice. 12. Di questo, inoltre, il pagano potrebbe essere meravigliato, del fatto che quelli che prendono il nome di Cristiani si dividono in molte e diverse eresie, ma potremmo sempre avvertirli che questo fatto non trascurato dai profeti ebrei. Come se fosse logico che, una volta dimostrata la follia degli Ebrei, gli venisse in mente che anche molti sotto il nome di Cristo deviavano dalla comunit cristiana, lo stesso Geremia, quasi a volerci indicare un ordine nel catechizzare, improvvisamente esclam: La pernice ha gridato, ha riunito dei piccoli che non ha partorito ammassando ricchezze, ma senza giudizio 41 . La pernice infatti un animale troppo litigioso ed noto che a causa della violenza con cui si batte finisce con l'incappare in un laccio. Non amano infatti discutere gli eretici, ma vincere a qualsiasi costo con impudente ostinazione per riunire, come costui ha detto, quelli che non hanno generato. Trovano infatti i Cristiani, che seducono soprattutto col nome di Cristo, gi nati attraverso il Vangelo di Cristo e ne fanno un proprio possesso non con giudizio, ma con sconsiderata temerit. Non comprendono infatti che la vera e salubre e in certo qual modo genuina e radicale comunit cristiana quella dalla quale essi hanno separato coloro che hanno unito alle loro ricchezze. Di costoro dice l'Apostolo: Come in fatti Iannes e Mambres resistettero a Mos, cos costoro si oppongono alla verit. Trattasi di uomini dalla mente corrotta e reprobi nei riguardi della fede; ma non riescono ad andar oltre: infatti la loro demenza sar manifesta a tutti come fu anche di questi uomini 42 . Anche qui il profeta continua e parla della pernice che ha riunito uova non sue: A met dei suoi giorni lo abbandoneranno e alla fine di essi sar insipiente 43 ; vale a dire: chi dapprima seduceva con le promesse e con l'ostentazione di una grande sapienza, sar insipiente, cio si riveler insipiente. Per coloro per i quali dapprima era sapiente, allora sar insipiente poich la sua demenza sar nota a tutti. La vera Chiesa facile a riconoscersi. 13. Ammettiamo che colui che stiamo catechizzando ci facesse questa domanda: Da quale segno manifesto io, ancor giovinetto e non ancora capace di discernere la pura verit da tanti errori, con quale evidenza di giudizio potr essere in grado di abbracciare la Chiesa di Cristo a credere nel quale sono gi spinto da una imponente manifestazione di eventi gi predetti? Il profeta continua e, come se comprendesse perfettamente le inquietudini di quell'anima, le insegna che anche la Chiesa di Cristo era stata predetta e che si manifesta e risplende al di sopra di tutte le altre. Essa infatti la sede della gloria della quale l'Apostolo dice: Santo il tempio di Dio che siete voi 44 . Quindi dice: stata esaltata la sede della gloria, nostra santificazione 45 . In vista delle inquietudini dei giovinetti che possono essere sedotti dagli uomini anche il Signore, prevedendo la grandiosa manifestazione della Chiesa, dice: Non pu rimanere nascosta una citt collocata sopra un monte 46 ; poich in ogni caso la sede gloriosa, luogo della nostra santificazione, s' elevata perch non vengano ascoltati coloro che inducono agli scismi in fatto di religione dicendo: Ecco qui Cristo, eccolo l 47 . Mostrano infatti delle divisioni dicendo: Eccolo qui, eccolo l. Essendo quella citt costruita su un monte, ma quale monte se non quello che, secondo la profezia di Daniele, crebbe da una piccola pietra e divenne un grande monte si da riempire tutta la terra 48 ? N si ascoltino coloro che, sotto il nome di una sorta di segreta ed apocrifa verit e con l'adesione di pochissimi uomini dicono: Ecco che nelle stanze interne, ecco che nel deserto 49 . In realt non pu restar nascosta una citt costruita sopra un monte, poich la sede della gloria, luogo della nostra santificazione, stata innalzata. Il pagano si lascia convincere dal compimento delle Profezie. 14. Quando il nostro pagano, considerate queste e altre consimili testimonianze dei profeti sulle persecuzioni dei re e dei popoli, sulla abolizione degli idoli, sulla cecit dei Giudei, sulla approvazione dei codici da essi custoditi, sulla demenza degli eretici, sull'eccellenza della santa Chiesa dei veri e genuini Cristiani constater che quelle profezie si sono compiute cosa trover di pi degno di fede di quei profeti ai quali ha scelto di credere per quanto riguarda la divinit di Cristo? Infatti se prima che i fatti si verificassero avessi istruito il pagano sui profeti ebrei perch credesse alle loro profezie che non aveva ancora viste realizzate, giustamente forse avrebbe detto: Che ho a che fare con questi profeti se non mi si mostra perch considerarli veraci? Poich invece i fatti tanto grandi e numerosi da essi predetti si sono compiuti in modo manifesto, il nostro uomo, per non voler apparire perverso, n in alcun modo disprezzerebbe i fatti che avevano meritato di essere predetti molto tempo prima e con grande rilievo n coloro dai quali poterono essere predetti e preannunziati. Infatti n sulle vicende che si sono gi verificate in passato n su quelle future che non hanno ancora avuto compimento crediamo ad alcuno con assoluta sicurezza quanto a coloro che hanno dimostrato la loro veridicit con le molte e importanti previsioni successivamente giunte a compimento. Oracoli pagani a confronto con le previsioni dei Profeti. 15. Se si dice che la Sibilla, o le Sibille, Orfeo e un certo Ermete che non conosco, nonch i vati o i teologi o i sapienti o i filosofi dei Gentili abbiano predetto o affermato delle verit sul Figlio di Dio o sul Padre Dio, ci pu servire per confondere la vanit dei pagani, non certo per abbracciarne l'autorit. Noi infatti mostriamo di venerare quel Dio del quale non poterono tacere neppure coloro che in parte si permisero di insegnare agli altri pagani, loro fratelli, a venerare gli idoli e i demoni, in parte non osarono proibirne il culto. Ma quei nostri santi autori, sotto il comando e con l'aiuto di Dio, propagarono e ressero quel popolo, quella repubblica, quel regno dove quella che era stata per quegli uomini una religione divenisse un sacrilegio. Cos se in quei luoghi v'erano abitanti che scivolavano nel culto degli idoli e dei demoni o venivano piegati da una pena in base alle stesse leggi dello stato o venivano trattenuti da colpi di tuono liberamente provocati dai profeti. Quegli stessi abitanti adoravano un unico Dio, creatore del cielo e della terra, con rito profetico, cio rivelatore delle cose future, rito che sarebbe stato abolito nel momento in cui si sarebbero realizzate le predizioni in esso contenute. Il regno stesso fu infatti un grande profeta in cui il re e il sacerdote venivano unti dando al rito un significato mistico 50 . Questo rituale -senza che i Giudei lo sapessero e perci contro la loro volont - non fu abolito prima che venisse il Dio unto per una grazia spirituale al di sopra di tutti i partecipanti al rito stesso, il santo dei santi 51 , vero re perch impegnato nel provvedere a noi e vero sacerdote nell'offrire se stesso per noi. Perci circa la venuta di Cristo fra predicazione degli angeli e confessione dei demoni c' la stessa distanza che intercorre fra l'autorit dei profeti e la curiosit dei sacrilegi. Esiguo il numero dei fedeli; la zizzania tollerata in mezzo ai floridi frumenti. 16. In virt di queste e di analoghe considerazioni che abbiamo brevemente solo sfiorate ma che dovrebbero essere discusse pi a lungo e asserite con una argomentazione pi cogente, ove dovesse intervenire la necessit di confutare un vecchio errore, quel pagano che Fausto ci ha affidato perch lo istruissimo, se volesse davvero preferire la sua salvezza ai suoi peccati, certamente si accosterebbe alla fede e istruito in essa e collocato nel grembo della Chiesa cattolica per esserne riscaldato sarebbe conseguentemente istruito sul comportamento pratico da tenere. Non sarebbe turbato dalla moltitudine di coloro che non osservano le regole che a lui vengono imposte, pur unendosi materialmente a loro nella Chiesa e accostandosi ai medesimi sacramenti. Saprebbe che l'eredit di Dio divisa fra pochi, pur essendo i segni di essa comuni a molti; saprebbe di avere in comune con pochi la santit della vita e il dono della carit diffuso nei nostri cuori dallo Spirito Santo che ci stato dato 52 e alla cui fonte interiore nessun estraneo pu avvicinarsi; saprebbe invece di condividere con molti la santit del sacramento per cui chi mangia e beve indegnamente come se mangiasse e bevesse il suo giudizio 53 mentre chi rifiuta di mangiare non avr in s la vita 54 e perci non giunger alla vita eterna; saprebbe che i pochi sono detti pochi solo in paragone con la massa, ma che considerati per se stessi risultano in gran numero, diffusi in tutto il mondo, in crescita fra la zizzania e con la paglia fino al giorno della mietitura e della trebbiatura 55 . Questo detto nel Vangelo, questo stato predetto dai profeti. In precedenza infatti fu fatta questa previsione: Come il giglio in mezzo alle spine, cos la mia amata in mezzo alle figlie 56 . Prima era detto: Abitai nelle tende di Cedar, ero pacifico con coloro che odiavano la pace 57 . Prima ancora detto: Segna sulla fronte coloro che gemono e si lamentano per le iniquit del mio popolo che vengono in mezzo a loro 58 . Perci quel pagano, confermato dalle nostre parole, divenuto oramai cittadino dei Santi e domestico di Dio e non estraneo a Israele 59 , ma vero Israelita in cui non c' inganno 60 imparerebbe anche a dire queste parole dal suo semplice cuore che lo stesso Geremia successivamente mise insieme: Pazienza d'Israele, Signore, che tutti coloro che ti abbandonano siano atterriti. Avendo infatti parlato della pernice, che chiama e riunisce i piccoli che non ha generato, raccomand l'eccellenza della citt costruita sul monte che non pu rimanere nascosta affinch gli eretici non separino l'uomo dalla Chiesa Cattolica dicendo: La sede della gloria, nostra santificazione, si innalzata 61 . A questo punto sembra che il profeta si sia fatta una domanda: che fare dei tanti malvagi che tanto pi ampiamente si mescolano coi fedeli quanto pi eccelsa la gloria di Cristo nell'unit di tutte le genti? E subito aggiunge: Signore, pazienza d'Israele, bisogna infatti pazientemente accettare quello che dice: Lasciate entrambe le coltivazioni fino alla mietitura 62 per evitare che per l'incapacit di sopportare i malvagi siano abbandonati i buoni che propriamente sono il corpo di Cristo; e quando essi lo sono lo anche Cristo. Quindi prosegue e aggiunge: Siano atterriti tutti coloro che ti abbandonano; siano confusi coloro che tornano alla terra. La terra infatti l'uomo che presume di s e induce gli altri a presumere di lui. Quindi continua: Saranno stroncati perch hanno abbandonato il Signore, fonte di vita 63 . Che altro infatti grida la pernice se non che presso di lei e da lei viene fornita la fonte della vita affinch quelli che s'uniscono a lei si allontanino da Cristo non essendo riusciti a trovarlo pur conoscendone gi il nome? Non riunisce infatti coloro che ha generato, ma per riunire coloro che non ha generato dice: " La salvezza promessa da Cristo presso di me: io ve la dar ". Ma considera quello che dice costui: Sanami Signore, e sar risanato; fammi salvo, e sar salvo. Donde l'Apostolo dice: Nessuno si glori nell'uomo 64 e costui aggiunge: Poich la mia gloria sei tu 65 . In questo modo noi istruiamo un uomo nella dottrina degli apostoli e dei profeti perch venga edificato sui fondamenti posti dagli Apostoli e dai Profeti 66 . Chi non crede a Cristo non creder neppure a Manicheo. 17. Come Fausto convincerebbe della divinit di Cristo un pagano al quale fa dire: non credo n ai profeti su Cristo n a Cristo sui profeti? Potrebbe forse credere a Cristo quando parla di se stesso e non quando testimonia di altri? Pensare questo sarebbe davvero ridicolo. Una volta che si ritenuto qualcuno non degno di fede o non gli si crede affatto o gli si crede piuttosto quando testimonia per altri che quando lo fa per se stesso. A questo punto Fausto, forse deriso, avrebbe potuto leggergli gli scritti attribuiti alle Sibille, a Orfeo o ad altri personaggi consimili di ambiente pagano nei quali riteneva di trovare qualche predizione sulla venuta di Cristo. Ma non lo farebbe; confessa infatti di non conoscere quegli scritti quando dice: "Se su Cristo vi sono, come fama, delle predizioni della Sibilla o di Ermete, che chiamano tre volte grande, o di Orfeo e di altri poeti di ambiente pagano ". Ignorando gli scritti di costoro, e pur pensando che esistono per averne sentito parlare, comunque non li leggerebbe ad uno, come il suo catechizzando, che dice di non credere n a Cristo n ai profeti. Che farebbe allora? Potrebbe forse presentargli Mani per poi, partendo da lui, raccomandargli Cristo? I Manichei non l'hanno fatto mai: al contrario hanno sempre tentato di raccomandare Mani partendo da Cristo il cui nome dolcissimo noto ovunque in modo che ungessero con questo miele gli orli della loro tazza avvelenata. Avendo Cristo promesso ai suoi che avrebbe inviato il Paraclito, cio il consolatore e avvocato, lo Spirito di verit 67 e dicendo con l'occasione di questa promessa che questo Paraclito era Mani (o in Mani) insinuano nelle menti degli uomini che lo ignorano la notizia di quando quello spirito promesso da Cristo sia stato inviato. Coloro che hanno letto il libro canonico intitolato Atti degli Apostoli, vi trovano quella promessa di nuovo ricordata e molto esplicitamente data per realizzata 68 . Ci chiediamo solo su quale base ispirasse in quel pagano la fede in Cristo. Credo infatti che nessuno sia tanto cieco da dire: a Mani credo, quando parla, a Cristo no. Quindi se non ridendo, almeno con irritazione direbbe: mi ordini dunque di credere ai libri persiani proprio tu che mi hai detto di non credere a quelli degli Ebrei? Come dunque, o eretico, riuscirai a conquistare quest'uomo se non lo hai trovato gi in qualche modo sottoposto al nome di Cristo in modo tale che, non dubitando pi che si deve credere a Cristo, si lasci sedurre da Mani che gli sembra raccomandare meglio Cristo? Ed ecco la pernice che riunisce i piccoli che non ha generato. Cos ancora non abbandonate lei che vi riunisce e non vi appare ancora insipiente, lei che dice che le testimonianze degli Ebrei, anche se son vere, sono per noi inutili prima di avere la fede e superflue quando la fede interviene. Assurdit del sistema manicheo. 18. Gettino dunque coloro che hanno creduto tutti i libri attraverso i quali accaduto che credessero. Se questo infatti vero, non vedo perch lo stesso Vangelo di Cristo sia letto dai fedeli. Prima della fede inutile perch quel pagano che Fausto, degno di riso (o piuttosto di pianto), presenta ridente non crede in Cristo. Dopo la fede superfluo se, una volta che si sia creduto a lui, superfluo credere ai veraci annunci relativi a Cristo. A questo punto forse direte: Ma il fedele deve leggere il Vangelo per non dimenticare ci che ha creduto. Certamente. Allo stesso modo, pazzi che siete, occorre leggere le veritiere testimonianze dei profeti per non dimenticare i motivi per i quali si creduto: se li si dimenticano infatti non rimane saldo ci che s'era creduto. Oppure gettate via i libri di Mani per testimonianza dei quali credete che la luce avrebbe lottato con le tenebre e che la luce era Dio; e che perch la luce potesse legare le tenebre occorreva che prima la luce fosse divorata dalle tenebre legata, inquinata e dilaniata. E voi mangiandola la ricreate, e sciogliete, e la purificate, e la sanate perch vi sia dato come compenso di non essere dannati eternamente in un globo unitamente alla parte di luce che non potr essere liberata. Questa favoletta ogni giorno la cantate col comportamento e con la voce: ma perch finora cercate in essa le testimonianze dei libri in modo che nelle cose superflue e nel comporre i vostri codici la sostanza estranea venga consumata e quella del vostro Dio sia tenuta legata? Incendiate tutti quei fogli e quelle eleganti copertine fatte di pelli raffinate e ricercate perch non vi appesantisca una fatica superflua e sia sciolto il vostro Dio che, come per una pena da schiavi, tenuto legato anche nel vostro libro. Infatti se poteste mangiare i vostri libri, magari lessati, quale beneficio procurereste alle membra del vostro Dio! O, se si potesse fare, forse che l'impurit della carne non terrebbe lontano i fogli dei codici dai vostri banchetti? La purezza dell'encausto che stato impresso nella pelle dell'agnello imputi a s il fatto. Ma questo lo faceste anche voi che, come nella prima vostra battaglia, avete incatenato, scrivendo, alla immondizia della pergamena ci che era puro nella penna (a meno che i colori non vi accusino in senso contrario). Voi infatti siete venuti alla luce delle pagine bianche con le tenebre dell'inchiostro. Siete voi che dovete adirarvi contro di noi che diciamo certe cose o contro voi stessi che credete a certe cose che, lo vogliate o no, comportano certe conseguenze? Noi a ricordo della nostra fede, a consolazione della nostra speranza, a esortazione della nostra carit leggiamo i libri dei profeti e degli apostoli armonizzando fra loro le nostre voci e ci serviamo di questo accordo come di una tromba celeste per svegliarci dal torpore di un vita mortale e per spingerci verso la palma della vocazione pi alta. Ricordando l'Apostolo qualcosa dei libri profetici cos si esprime: Le accuse di chi ti insulta ricaddero sopra di me 69 e subito aggiunge un richiamo all'utilit della lettura divina: Tutte le cose scritte prima furono scritte perch fossimo istruiti affinch attraverso la pazienza e la consolazione che ci viene dalle Scritture aumentassimo la nostra fede in Dio 70 . Ma Fausto contrario. A lui capita ci che dice Paolo: Se qualcuno ci evangelizzasse in modo diverso di quanto gi appreso sia scomunicato 71 .
1 - Cf. Ef 2, 11. 2 - Cf. Es 29; 1 Sam 10, 1; Es 19. 3 - Cf. Dn. 9, 24. 4 - Rm 1, 2-3. 5 - Is 11, 10. 6 - Is 7, 14. 7 - Mt 1, 23. 8 - Mt 22, 42-44; Sal 109, 1. 9 - Cf. Mt 1, 22-25; Lc 2, 7; Rm 1, 3. 10 - Gn 22, 18; 26, 4; 28, 14. 11 - Cf. Mt 3, 17; 17, 5. 12 - Gv 10, 38. 13 - Gv 8, 18. 14 - Gv 5, 39. 46. 15 - Lc 16, 29. 16 - Lc 16, 31. 17 - Mt 24, 24-25. 18 - Sal 2, 1-2. 7-8. 19 - Sal 71, 11. 20 - Cf. Sal 44, 8. 21 - Ger 10, 11. 22 - Ger 16, 19-21. 23 - Ger 17, 5-8. 24 - Cf. 1 Tm 2, 5. 25 - Ger 17, 9. 26 - Fil 2, 7. 6. 27 - Gv 1, 14. 28 - Gv 1, 1. 29 - Gv 14, 9. 30 - Is 2, 17-20. 31 - Cf. Gn 4, 15. 32 - Cf. Gn 9, 25. 33 - 1 Cor 10, 11. 34 - Is 1, 3. 35 - Rm 10, 21; Is 65, 2. 36 - Rm 11, 8; Is 6, 10. 37 - Rm 1, 24. 28. 38 - Ger 17, 9. 39 - 1 Cor 2, 8. 40 - Ger 17, 10. 41 - Ger 17, 11. 42 - 2 Tm 3, 8-9. 43 - Ger 17, 11. 44 - 1 Cor 3, 17. 45 - Ger 17, 12. 46 - Mt 5, 14. 47 - Mt 24, 23. 48 - Cf. Dn 2, 34-35. 49 - Mt 24, 23. 26. 50 - Cf. Dt 18, 15; Sal 2, 6; 109, 4; 1 Sam 10, 1; Es 29. 51 - Cf. Dn 9, 24; Sal 44, 8. 52 - Cf. Rm 5, 5. 53 - Cf. 1 Cor 11, 29. 54 - Cf. Gv 6, 54. 55 - Cf. Mt 13, 25-26; 3, 12. 56 - Ct 2, 2. 57 - Sal 119, 5. 7. 58 - Ez 9, 1. 59 - Cf. Ef 2, 19. 12. 60 - Cf. Gv 1, 47. 61 - Ger 17, 12. 62 - Mt 13, 30. 63 - Ger 17, 13. 64 - 1 Cor 3, 21. 65 - Ger 17, 13-14. 66 - Cf. Ef 2, 20. 67 - Cf. Gv 14, 16. 68 - Cf. At 1, 8; 2, 1-4. 69 - Sal 68, 10; Rm 15, 3. 70 - Rm 15, 4. 71 - Gal 1, 9. LIBRO QUATTORDICESIMO Fausto rimprovera a Mos l'uso di maledire a sproposito. 1. FAUSTO. " Perch non accettate Mos? ". Per l'amore e la piet con cui adoriamo Cristo. Chi tanto irreligioso da accogliere volentieri chi ha maledetto suo padre? Perci anche noi, bench non abbia mai risparmiato bestemmiando nessuno o umano o divino che fosse, odiamo Mos soprattutto per aver perseguitato con un crudele oltraggio di devozione Cristo, figlio di Dio appeso alla croce per la nostra salvezza (se volontariamente o meno pensaci tu). Da nessuno di queste due cose sar infatti scusato o raccomandato s da essere accolto. Ha infatti detto che maledetto chiunque pende dal legno 1 . Dunque tu vuoi che accetti costui e che gli creda. Infatti se fu divino risulta che scientemente e volontariamente maledisse Cristo. Se invece maledisse Cristo senza volerlo e senza capirlo risulta non essere stato divino. Tu dunque scegli una delle due alternative, o che Mos non fu profeta e pecc per imprudenza, s che, mentre, secondo la sua abitudine, malediceva altri, bestemmi anche Dio senza accorgersene; o che fosse divino e non ignorasse questi eventi futuri, ma invidiando la nostra salvezza, che sarebbe derivata dal legno, rivers sul suo autore i veleni della sua bocca maledica. E chi crederebbe che abbia visto o conosciuto il Padre colui che ne ha straziato il figlio? E che abbia potuto predire la venuta del figlio quest'uomo che ignorava l'esito dell'ascensione? A ci si aggiunge che anche questo considero, quanto si sia diffusa questa ingiuria e quante cose comprenda e violi, come colpisca tutti i giusti e i martiri e tutti coloro che sono morti subendo tale passione, Pietro e Andrea e tutti gli altri che hanno avuto la stessa sorte. Se Mos o non li avesse conosciuti non essendo un profeta o li avesse odiati con cattiveria, perch profeta, non li avrebbe colpiti con l'oltraggio di una cos crudele maledizione. Infatti non li chiama maledetti nel senso comune del termine, cio davanti agli uomini, ma maledetti da Dio. Se le cose stanno cos donde pu derivare una speranza di benedizione a Cristo, agli apostoli o a noi stessi se a causa di quel nome ci dovesse toccare di essere crocifissi? Quanto infine era imprudente e privo di ispirazione divina da non riuscire a pensare che per diverse cause gli uomini vengono sospesi a un legno: alcuni per una cattiva azione, altri per la giustizia o per Dio. Per questo colloc tutti confusamente e senza alcuna distinzione sotto la medesima maledizione. Avrebbe invece dovuto dire, se avesse avuto un minimo di prudenza, per non dire di preveggenza, che la croce lo offendeva a tal punto che solo eliminandola e togliendola come eccezione da ogni altro genere di punizioni, sarebbe stato maledetto ogni scellerato ed empio che pendesse da un legno, si che vi fosse una certa distinzione fra giusti e ingiusti. Ma neppure cos avrebbe detto il vero in quanto Cristo partendo dalla croce introdusse il ladrone nel paradiso di suo Padre 2 . Dov' dunque l'anatema: Maledetto chiunque pende dal legno? Forse che quell'insigne ladrone di nome Barabba che non solo non fu sospeso a un legno, ma fu anche liberato dal carcere per richiesta dei Giudei 3 , fu pi benedetto di quello che con Cristo sal dalla croce al cielo? Che dire poi del fatto che Mos chiama maledetto anche l'adoratore del sole e della luna 4 ? Se posto sotto un re pagano io fossi costretto ad adorare il sole e, avendo resistito per timore di quella maledizione, fossi condannato alla crocifissione, incapperei forse nell'altra maledizione che Mos scaglia contro chi pende da un legno? forse una consuetudine per Mos maledire tutti i buoni? Noi dobbiamo stimare le sue maledizioni quanto quello delle vecchie inacidite. In questo modo perseguita tutti i fanciulli e le vergini di Dio con tali maledizioni dicendo che maledetto chiunque non ha fatto risorgere la sua generazione in Israele 5 . Un'accusa questa che colpisce soprattutto Ges che, nato anche lui, come dite, di sangue ebreo, non fece sorgere fra i suoi una stirpe per assicurarne la posterit. Lo stesso si dica per i suoi discepoli: separ dalle mogli quelli che aveva trovato sposati e proib di sposarsi a quelli che aveva trovato celibi. Tu ben sai che noi giustamente odiamo questa impunita lingua di Mos intenta a colpire con le frecce della maledizione Cristo, che la luce, la santit e tutto ci che v' di divino. E perch tu non ritenga che v' molta differenza fra sospeso e crocifisso (infatti voi siete soliti anche prendere questa distinzione a vostro sostegno) ascolta la risposta di Paolo alle vostre invenzioni: Cristo ci ha redenti dal maleficio della legge facendosi egli stesso maleficio per noi, poich scritto: maledetto sia chiunque pende dal legno 6 . Se Cristo fu appeso ad un legno, ci significa che aveva un corpo mortale. 2. AGOSTINO. Fausto, uomo pio, si duole che Cristo sia maledetto da Mos e per questo odia Mos, perch ama Cristo. Frattanto prima di rivelare con quale profondo mistero e con quale piet si sia detto: Maledetto sia colui che pende da un legno 7 , chiedo a questi pii uomini perch mai si adirino con Mos, dal momento che la sua maledizione non giunta al loro Cristo. Se infatti Cristo fu appeso al legno furono piantati in ogni caso dei chiodi e dopo la risurrezione al suo discepolo che meno gli credeva pot mostrarne le cicatrici 8 . Stando cos le cose Cristo ebbe comunque un corpo vulnerabile e mortale, ci che costoro non vogliono ammettere. Se dunque quelle ferite e quelle cicatrici erano false anche falso dire che pendette dal legno. Non pot quindi giungere a lui la maledizione n ci fu motivo di adirarsi con colui dalla cui bocca era uscita. Perci se costoro fingono di adirarsi con colui che avrebbe maledetto la falsa morte di Cristo, io, secondo loro, potrei dire che sono da fuggire coloro che non maledicono Cristo, ma, cosa pi esecrabile, lo accusano. Se infatti non accettabile colui che lancia una maledizione contro la mortalit, da detestare chi oppone il falso alla verit? Ma vediamo ora, prendendo l'occasione dagli eretici calunniatori, come quel sacramento sia esposto ai fedeli. In che senso la maledizione di Mos si ripercuote in Cristo. 3. La morte dell'uomo deriva da una punizione del peccato, s che essa stessa detta peccato, non perch l'uomo pecca quando muore, ma perch dal peccato deriva la sua morte. Cos come secondo una accezione detta propriamente lingua la carne che si muove fra i denti sotto il palato e secondo un'altra detto lingua ci che avviene per mezzo di essa (come si dice che altra la lingua greca e altra la latina): e secondo un'accezione detta mano lo stesso membro del corpo che muoviamo per operare e secondo un'altra detta mano la scrittura che si realizza per mezzo della mano e per cui diciamo: prodotta la sua mano, fu letta la sua mano contro di lui, ho la tua mano, ricevi la tua mano. Mano propriamente il membro dell'uomo e non penso che quella scrittura sia un membro dell'uomo anche se detta mano perch dalla mano tracciata. Cos peccato non tanto la stessa azione malvagia degna di punizione, ma la stessa morte che determinata dal peccato e prende il nome di peccato. Quel peccato per cui si rei di morte Cristo non lo ha commesso. Ha invece accettato per noi l'altro, cio la morte, che a causa del peccato fu inflitta alla natura umana. Questo peccato fu sospeso al legno, questo fu maledetto da Mos; ivi la morte fu condannata perch non regnasse e maledetta perch perisse. per mezzo di questo particolare peccato di Cristo che anche il nostro stato condannato perch noi fossimo liberati e non rimanessimo condannati regnando ancora il peccato. Cristo ha subito la pena del peccato senza averlo commesso. 4. Perch dunque Fausto si meraviglia che sia maledetto il peccato, che sia maledetta la morte, che sia maledetta la mortalit della carne senza il peccato di Cristo, penetrata per anche in Cristo per il peccato dell'uomo? Il corpo la riprese da Adamo perch la Vergine Maria non partor Cristo da Adamo. Dio aveva detto nel paradiso: Nel giorno in cui la toccherai di morte morrai 9 , cio maledetto ci che pendette dal legno. Neghi la maledizione di Cristo lui che ne nega anche la morte. Chi poi ammette anche che sia morto non pu negare che la morte dipenda dal peccato e che per questo essa sia chiamata peccato. Ascolti l'Apostolo che dice: poich il nostro vecchio uomo stato crocifisso assieme a lui 10 e comprenda chi Mos abbia chiamato maledetto. Perci con sicurezza l'Apostolo dice di Cristo: si fatto maledetto per noi 11 come non esit a dire: morto per tutti 12 . Dire morto lo stesso che dire maledetto, poich la morte stessa deriva dalla maledizione e maledetto ogni peccato, sia quello che viene commesso s che ne segua un castigo, sia il castigo stesso che con diversa accezione detto peccato poich determinato dal peccato. Cristo dunque sub un castigo che spettava a noi senza aver commesso reato in modo d'assolverci dal nostro reato e di porre fine anche al nostro castigo. La carne di Cristo appare simile a quella del peccato. 5. Vi avrei detto a titolo personale queste cose se l'Apostolo non vi inculcasse tante volte questa realt per svegliare i dormienti e togliere la parola a coloro che dicono il falso: Dio, dice, ha inviato suo Figlio in una carne simile a quella del peccato per vincere il peccato nella carne 13 . Quella non era dunque la carne del peccato poich non era pervenuta dalla radice della morte in Maria per tramite di un uomo. Tuttavia poich la morte deriva dal peccato quella carne, bench di vergine, era mortale e per lo stesso motivo per il quale era mortale era simile alla carne del peccato. E anche questo chiama peccato dicendo conseguentemente: Affinch in vista del peccato condannasse il peccato nella carne; e in un altro passo: Colui che non conosceva il peccato ha fatto il peccato per noi perch noi fossimo in lui giustizia di Dio 14 . Perch dunque Mos dovrebbe temere nel dire maledetto quello che Paolo non ha temuto di chiamare peccato? Certo il profeta avrebbe dovuto prevedere e predire questo, pronto alle accuse da parte degli eretici e dell'Apostolo. Chiunque infatti rimprovera al profeta di aver detto maledetto costretto a rimproverare all'Apostolo di aver detto peccato: infatti la maledizione si accompagna al peccato. In che senso Cristo fu maledetto da Dio. 6. Non sarebbe perci segno di maggiore odiosit l'aggiunta dell'espressione da Dio per cui la maledizione suonerebbe: sia maledetto da Dio chi sar appeso nel legno 15 . Se infatti Dio non odiasse il peccato e la nostra morte, non invierebbe suo Figlio perch l'accolga e ne soffra. Che c' di strano se chi odia Dio maledetto da Dio? Tanto pi volentieri infatti ci dona l'immortalit, che verr con la venuta di Cristo, quanto pi misericordiosamente odia la nostra morte che fu appesa nel legno alla morte di Cristo. Quanto all'aggiunta di omnis per cui la formula di maledizione diventa sia maledetto chiunque pender nel legno certamente Mos non solo previde che anche i giusti sarebbero finiti in croce, ma previde assai bene che gli eretici avrebbero negato la vera morte del Signore e che vollero perci sottrarre Cristo a questa maledizione per sottrarlo anche alla verit della morte. Se infatti quella morte non era vera nessun maledetto fu appeso nel legno con la crocifissione di Cristo poich non sarebbe stato veramente crocifisso. Ma contro coloro che sarebbero stati eretici quanto prima interviene Mos dicendo: senza motivo tergiversate voi cui dispiace la verit della morte di Cristo; maledetto sia colui che pende nel legno, non questo o quello, ma tutti in assoluto. Anche il figlio di Dio? Si, certamente. Infatti questo quello che voi non volete: per questo vi agitate e cercate proseliti. Vi dispiace infatti che si dica " Cristo maledetto per noi " perch non vi piace sentir dire Cristo morto per noi. Egli sarebbe infatti esente dalla maledizione di Adamo, se lo fosse dalla sua morte. Poich per ha accettato la morte dall'uomo e per l'uomo, non ha rifiutato di accettare da lui e per lui anche la maledizione che accompagna la morte, lui figlio di Dio sempre vivo nella sua giustizia, morto per i nostri delitti 16 , in una carne accettata come punizione del nostro peccato. cos ch'egli sempre benedetto nella sua giustizia, maledetto per i nostri delitti in una morte subita come espiazione dei nostri peccati. E per questo stato aggiunto un omnis, perch non si dicesse che Cristo non aveva avuto a che fare con una vera morte nel caso che per una insipiente onorificenza fosse esentato dalla maledizione che accompagna la morte. Cristo fu veramente maledetto perch veramente mor. 7. Chi fedele secondo la verit evangelica comprende che dalla bocca di Mos non usc un'ingiuria contro Cristo quando lo disse maledetto (non nella sua maest divina, ma per la condizione della nostra punizione per la quale fu sospeso nel legno). Non per nemmeno una lode di Cristo quella che esce dalla bocca dei Manichei quando negano che Cristo avesse carne mortale nella quale soffrire per una vera morte. Da quella profetica maledizione si ricava un elogio dell'umilt, da questa sorta di eretico errore si oppone l'accusa di falsit. Se per neghi che sia maledetto, neghi che sia morto. Ma se neghi che sia morto non sei pi in contrasto con Mos, ma con gli apostoli. Se poi confessi che morto, confessa che ha accettato il castigo del nostro peccato senza il nostro peccato. Quindi quando senti " castigo del peccato " credi che deriva o da una benedizione o da una maledizione. Se il castigo del peccato viene da una benedizione desidera di essere sempre nel castigo. Se desideri esserne liberato credi che per la giustizia del divino giudizio il castigo derivato da una maledizione. Ammetti dunque che abbia accettato la maledizione per noi colui che ammetti sia morto per noi e che null'altro volle significare Mos quando disse sia maledetto chiunque sar appeso nel legno 17 se non che mortale e muore chiunque appeso nel legno. Avrebbe infatti potuto dire " maledetto ogni mortale " o " maledetto ogni morente ". Ma questo ci che asserisce il profeta poich sapeva che Cristo sarebbe morto appeso in una croce e che vi sarebbero stati degli eretici secondo i quali Cristo sarebbe effettivamente stato appeso ad un legno, ma solo in apparenza, non perch morisse veramente. Gridando dunque maledetto non proclam null'altro se non che Cristo morto veramente, con piena conoscenza della morte dell'uomo peccatore da lui accolta, pur essendo senza peccato, e proveniente da quella maledizione che suona: Se la toccherete morirete di morte 18 . C' qui anche un rapporto con quel serpente sospeso su un legno per significare non gi che Cristo avrebbe finto una falsa morte, ma che quella vera fu appesa al legno della sua passione nella quale quel serpente con cattivi consigli gett l'uomo. Questa vera morte costoro non vogliono vederla e perci non sono guariti dal veleno del serpente cos come nel deserto guarivano al solo guardarlo 19 . Vana distinzione imputabile ai Manichei. 8. Confessiamo che da parte di inesperti si dice che altro essere inchiodati a un legno, altro pendere da un legno. Cos alcuni ritengono di risolvere la presente questione sostenendo che ad essere dichiarato maledetto da Mos fu Giuda, che per questo si sospese ad un cappio, quasi che sapessero anticipatamente se si sarebbe appeso a un legno o a una roccia. Ma vero ci che Fausto stesso ricorda, che cio l'Apostolo non permette di riferire la predizione a nessun altro se non a Cristo. Tale imperizia, propria di alcuni cattolici, ne fa una preda dei Manichei. Costoro insistono con alcuni e ne irretiscono altri con le loro menzogne. Tali fummo anche noi che cademmo ed aderimmo a quelle false dottrine; alla fine, per, non con le nostre forze, ma per intervento della misericordia divina, ne fummo tratti fuori. Per Fausto Mos non risparmi a nessuno le sue maledizioni. 9. Quali verit divine attacc Mos, secondo l'accusa fattagli da Fausto, con le parole " non risparmi nessuna n delle cose umane n di quelle divine "? Disse infatti e se ne and. Nulla si preoccup di dimostrare, nulla di spiegare. Noi sappiamo che Mos lod sempre con sentimento di piet tutte le verit veramente divine e che, compatibilmente con la mentalit del suo tempo e grazie alle sue capacit organizzative, resse con giustizia le vicende umane. Esigano costoro che io insegni questo, cos come essi hanno tentato di insegnare ci che Fausto rimprovera, certamente con cautela, da acuto qual era, ma per questo incauto, perch col suo acume si distruggeva. Felice infatti un cuore acuto verso la verit, infelice se contro la verit. Non disse infatti " non risparmi nessuno degli uomini e degli dei ", ma nessuna delle cose umane e divine. Se dicesse che Mos non risparmi Dio, sarebbe facilmente accusato di una falsa incriminazione, dal momento che il profeta risulta aver onorato e predicato in ogni occasione il vero Dio che cre il cielo e la terra. Se dicesse che non risparmi nessuno degli di comunicherebbe ai Cristiani ch'egli adora quegli stessi di il cui culto proibito da Mos. In tal modo fuggendo i piccoli sotto le ali della madre cattolica non riunirebbe quelli che non ha generato. Per tender dunque delle insidie ai piccoli disse che Mos non aveva risparmiato nessuna delle cose divine, in modo che n i Cristiani potessero, per l'aperto culto degli di, fuggire l'empiet di costoro troppo aborrente dalla fede cristiana e i pagani favorirli contro di noi, loro che sapevano che Mos aveva detto molte cose vere e degne contro gli idoli e gli dei Gentili che sono i demoni. I Manichei non amano la verit allo stesso modo in cui non l'amano i demoni. 10. Se a costoro questo dispiace confessino apertamente di essere cultori degli idoli e dei demoni poich sarebbe da ignoranti essere eretici per quell'unico aspetto. Ha detto al riguardo l'Apostolo: Poich negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede dando retta a spiriti seduttori e a dottrine demoniache e lasciandosi sedurre dall'ipocrisia di predicatori di menzogne 20 . Chi infatti se non i demoni, amici della menzogna, potrebbe dare ad intendere a costoro che Cristo, dopo aver subito una falsa passione, non sarebbe veramente morto, avrebbe mostrato delle cicatrici false, data l'inesistenza della passione, n sarebbe veramente morto n quelle sarebbero state vere cicatrici causate da vere ferite? Quali sono le pi evidenti dottrine dei demoni, predicatori di menzogna, se non queste secondo le quali si cerca di convincere che il Figlio di Dio, cio la verit stessa, menzognera? Ma costoro nella loro dottrina mostrano di avere rispetto non dei demoni, ma della creatura, rispetto che l'Apostolo condanna quando dice: E venerarono e servirono la creatura piuttosto che il Creatore 21 . I Manichei adorano il sole e la luna. 11. In questi loro fantasiosi racconti dunque costoro venerano gli idoli e i demoni senza saperlo; nel sole e nella luna sanno di essere al servizio di una creatura e quanto al servizio che pensano di offrire anche al Salvatore cadono in un grosso sbaglio: sono infatti al servizio di una loro immagine, ma in nessun modo del Salvatore, dal momento che negano che Dio avrebbe creato quelle cose che l'Apostolo riferisce apertamente alla creazione di Dio dicendo, nella sua trattazione dei cibi e delle carni: Ogni creatura di Dio buona e non bisogna toglierle nulla quando presa come rendimento di grazia 22 . Vedete quale sia la sana dottrina non sopportando la quale voi vi volgete alle favole. Come l'Apostolo loda la creatura di Dio e vieta tuttavia di rivolgere a lui il culto religioso, cos fece lo stesso Mos, anche se a voi sembra non rispettasse nulla di divino, per nessun altro motivo, io penso, se non perch proib di adorare il sole e la luna 23 seguendo il percorso dei quali vi volgete a tutti gli angoli per adorarli. Mos, infatti, lod con una autentica lode il sole e la luna quando parl della loro creazione da parte di Dio e del loro collocamento nell'ordine celeste per compierne le opere e come troviamo scritto dallo stesso profeta: Il sole per regolare il giorno e la luna per regolare la notte 24 . Il sole e la luna non godono delle vostre false lodi. Il diavolo, la creatura che ha prevaricato, ha saputo godere di una falsa lode. Le potest celesti, che non sono cadute per il peccato, vogliono che il loro creatore sia lodato in se stesso, essendo l'unica loro vera lode quella con la quale non si arreca ingiuria al loro creatore. Si ha invece ingiuria quando si dice che le potest sono parti o membra o qualcosa della sua sostanza. Egli infatti perfetto, non manca di nulla, non ha una origine, non diviso, non ha estensione, tutto raccolto in se stesso, immutabile, autosufficiente, felice in se stesso; a causa della sua grandissima bont " disse " attraverso il suo Verbo e tutto fu fatto, ordin e tutto fu creato 25 . Pertanto se sono buoni i corpi terrestri, dei quali l'Apostolo parlava dicendo che nessun cibo impuro, in quanto ogni creatura di Dio buona, quanto pi saranno buoni i corpi celesti fra i quali eccellono il sole e la luna! Dice infatti l'Apostolo: Corpi celesti e corpi terrestri; ma altra la gloria dei corpi celesti, altra quella dei terrestri 26 . Nuova confutazione di Fausto circa le maledizioni di Mos. 12. 1. Non reca offesa dunque Mos al sole e alla luna quando vieta di adorarli, ma li loda come creazione celeste. Loda per Dio in quanto creatore degli oggetti celesti e di quelli terrestri. Non vuole che si offenda Dio quando in luogo di lui sono adorati quelli che sono lodati per lui o da lui. 12. 2. Ma con quanta arguzia sembra a Fausto di criticare la maledizione lanciata proprio da quel Mos che adorava il sole e la luna. " Se dunque ", dice Fausto, " quale suddito di un re pagano fossi costretto ad adorare il sole e se essendomi rifiutato di farlo per non subire una maledizione fossi condannato alla crocifissione, finirei con l'incorrere nell'altra maledizione di Mos da lui lanciata contro colui che pende nel legno ". Ma nessun re pagano vi costringe ad adorare il sole e neppure il sole stesso vi costringerebbe a farlo, se regnasse sulla terra, in quanto neppure ora vuole che lo facciate. Come lo stesso Creatore sosterr gli empi che lo bestemmiano fino al giudizio, cos i corpi celesti tollereranno i loro vani adoratori fino al giudizio del loro creatore. Ricordatevi comunque che un re cristiano non pu costringere ad adorare il sole. Fausto propone l'esempio del re pagano ben sapendo che riguarda i pagani ci che fate quando adorate il sole. Questo non certamente cristiano: ma la pernice ha gi posto dovunque il nome di Cristo per poter riunire quelli che non ha generato 27 . Vedete tuttavia quanto facilmente risponde la verit e quanto facilmente la sana dottrina spezzi l'inevitabile e bicipite laccio della vostra questione. Immaginiamo dunque che un uomo munito di potere regale ordini che sia sospeso ad un legno un cristiano che si rifiuta di adorare il sole. Se eviter, tu mi dici, la maledizione che commina la legge contro l'adoratore del sole, incapper in quella che la medesima legge commina contro colui che appeso ad un legno. Cos resterai turbato: ma lo sarai tu, anzi neppure tu che senza che nessuno te lo ordini adori il sole. Ma in realt il cristiano, edificato sul fondamento degli Apostoli e dei Profeti 28 , considera le particolari ragioni e le singole maledizioni: vede che l'una riguarda il corpo mortale che pende da un legno e che l'altra si riferisce all'anima con la quale viene adorato il sole. Anche se il corpo si inchina nell'adorazione, l'animo tuttavia o venera quello che adora o finge di farlo, due atteggiamenti entrambi rischiosi. Poich in entrambi i casi la morte che merita la maledizione, come morte del corpo pendere da un legno, cos morte dell'anima adorare il sole. Occorre dunque scegliere la maledizione connessa alla morte del corpo, una maledizione dalla quale il corpo sar liberato al momento della risurrezione. Occorre invece evitare la maledizione connessa con la morte dell'anima perch non sia condannata col suo corpo al fuoco eterno. Infatti il Signore risolve per noi questa questione dicendo: Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima; temete invece colui che ha il potere di uccidere sia l'anima che il corpo nella geenna di fuoco 29 . come se dicesse: " Non temete la maledizione della morte del corpo che si dissolve nel tempo; temete invece la maledizione della morte spirituale per la quale l'anima tormentata per tutta l'eternit assieme al suo corpo ". Ecco che non si tratta di una maledizione da vecchierelle, ma di una predizione profetica: Sia maledetto chiunque pender da un legno 30 . Cristo toglie la maledizione dal maledetto come la morte dalla morte e il peccato dal peccato. Cos dunque Mos non bestemmi dicendo sia maledetto colui che pende da un legno, cos come non bestemmiarono gli apostoli dicendo: morto 31 ; e: il nostro uomo vecchio stato crocifisso con lui 32 ; e: condann il peccato di peccato 33 ; e: colui che non conosceva il peccato commise il peccato per noi 34 e molte altre frasi consimili. Voi quando inorridite per la maledizione di Cristo, confessate di inorridire per la morte di Cristo. Qui compare non la vostra anile maledizione, ma la vostra diabolica simulazione: con la morte della vostra anima non credete alla morte del corpo di Cristo. Quanto alla morte di Cristo tentate di farla credere non vera, ma simulata, quasi che voi non osiate ingannare gli uomini col nome di Cristo e a meno che non vogliate fare di Cristo un maestro di menzogne. Non Mos, come sostenuto da Fausto, un dispregiatore della castit e della verginit. 13. Quanto al fatto che Mos sarebbe parso a Fausto nemico della continenza e della verginit per aver detto. Sia maledetto colui che non ha suscitato la stirpe in Israele 35 si legga quanto grida Isaia: Questo dice il Signore a tutti gli eunuchi: coloro che avranno osservato i miei precetti e avranno fatto le scelte che io desidero e avranno rispettato il mio comandamento avranno da me in dono nella mia casa e fra le mie mura un luogo e un nome migliore dei figli e delle figlie, dar loro un dono eterno che non verr mai meno 36 . Se ritengono Isaia contrario a Mos piaccia a loro questo e dispiaccia l'altro: andare contro di essi non poco. A noi basta sapere che un unico Dio ha parlato sia attraverso Mos sia attraverso Isaia e che stato maledetto chiunque non abbia collaborato all'incremento numerico degli Israeliti sia allora, in un periodo in cui era un dovere civico, pur nei limiti della castit matrimoniale, provvedere alla generazione carnale dei figli, sia ora per evitare che qualcuno spiritualmente rinato pensi di dover bastare a se stesso e non si dedichi esclusivamente a progredire nell'acquisto dei doni del Signore fruendo dei quali ciascuno, entro i suoi limiti, deve provvedere, predicando Cristo, ad aumentare il numero dei Cristiani. In questo modo quel divino detto: Sia maledetto chi non collabora all'incremento degli Israeliti, abbraccia con straordinaria brevit i tempi di entrambi i testamenti.
1 - Cf. Dt 21, 23. 2 - Cf. Luc 23, 43. 3 - Cf. Mt 27, 26. 4 - Cf. Dt 17, 3 5 - Cf. Dt 25, 5-10. 6 - Gal 3, 13. 7 - Dt 21, 23. 8 - Cf. Gv 20, 27. 9 - Gn 2, 17. 10 - Rm 6, 6. 11 - Gal 3, 13. 12 - 2 Cor 5, 15. 13 - Rm 8, 3. 14 - 2 Cor 5, 21. 15 - Dt 21, 23. 16 - Cf. Rm 4, 25. 17 - Dt 21, 23. 18 - Gn 2, 17. 19 - Nm 21, 9. 20 - 1 Tm 4, 1-2. 21 - Rm 1, 25. 22 - 1 Tm 4, 4. 23 - Cf. Dt 17, 3. 24 - Gn 1, 16; Sal 135, 8-9. 25 - Sal 148, 5. 26 - 1 Cor 15, 40. 27 - Ger 17, 11. 28 - Cf. Ef 2, 20. 29 - Mt 10, 28. 30 - Dt 21, 23. 31 - 2 Cor 5, 14-15. 32 - Rm 6, 6. 33 - Rm 8, 3. 34 - 2 Cor 5, 21. 35 - Dt 25, 7. 36 - Is 56, 4-5. LIBRO QUINDICESIMO Il Vecchio Testamento e la Chiesa, vera sposa di Cristo, nel giudizio di Fausto. 1. FAUSTO. " Perch non accettate il Vecchio Testamento? ". Perch ogni vaso pieno non riceve ulteriore contenuto, ma deborda e lo stomaco pieno rigetta ci che ha ingerito. Perci anche i Giudei, saziati dal Vecchio Testamento per l'occlusione causata da Mos, respinsero il Nuovo. Quanto a noi, riempiti dal Nuovo per la venuta di Cristo, abbiamo rifiutato il Vecchio. Voi li accettate entrambi poich in nessuno siete pieni, ma solo a met. L'uno non riempito dall'altro, ma ne viene piuttosto corrotto. Infatti i vasi pieni a met non si riempiono mai di una materia dissimile, ma sempre della stessa o di una ad essa simile: cos i vasi semipieni di vino si riempiono di vino, quelli semipieni di miele di miele e quelli semipieni di aceto di aceto. Se in essi invece tu versi una materia differente e di genere diverso come il fiele nel miele, l'acqua nel vino e il garum nell'aceto non si potr parlare di riempimento, ma piuttosto di adulterazione. Questa la causa per la quale noi accettiamo a fatica il Vecchio Testamento. La nostra Chiesa infatti, sposa di Cristo, pi povera di lui che pi ricco, si accontenta dei beni di suo marito, rifiuta le ricchezze degli umili amatori, prova disprezzo per i doni del Vecchio Testamento e del suo autore, custode diligentissima della fama di lui, non accetta scritti che non siano del suo sposo. Si serva pure del Vecchio Testamento la vostra Chiesa che, come una vergine lasciva immemore del pudore, gode dei doni e degli scritti di un amante altrui. Quel vostro amante, infine, e corruttore del pudore, il Dio degli Ebrei, con le sue tavole di pietra vi promette oro e argento, saziet del ventre 1 e la terra dei Cananei 2 . Questi sporchi guadagni vi sono talmente piaciuti che ci prendete gusto a peccare dopo Cristo, al punto di essere ingrati per le sue immense virt. Queste cose vi attraggono a tal punto che dopo le nozze di Cristo vi innamorate del Dio degli Ebrei. Imparate dunque oramai anche voi a sbagliare e ad essere ingannati dalle sue false promesse. povero, bisognoso e non in grado di mantenere ci che promette. Se infatti non procura alla sua sposa, vale a dire alla Sinagoga, nulla di ci che promette, nonostante quella lo accontenti in tutto e lo serva pi docilmente di una schiava, cosa potr offrire a voi che gli siete estranei e che rifiutate superbamente di portare sul collo il giogo dei suoi comandamenti? Ma voi continuate ad agire come all'inizio, cucite un panno grezzo su un vecchio vestito, riempite di vini nuovi vecchi otri 3 , servite due mariti senza piacere a nessuno, fate in conclusione della fede cristiana un ippocentauro, n cavallo perfetto n uomo. Permettete a noi di servire il solo Cristo, contenti della sola sua virt immortale e di imitare l'Apostolo che dice: Ci che basta ci viene da Dio che ci ha riconosciuti idonei ministri del Nuovo Testamento 4 . La condizione del Dio degli Ebrei diversa dalla nostra: n egli in grado di dare compimento a ci che promette, n noi lo accettiamo. La liberalit di Cristo ci ha resi superbi di fronte alle sue blandizie. Perch il mio paragone non ti sembri incongruo citer le parole di Paolo che per primo ci ha proposto questa similitudine con la disciplina del matrimonio: La donna che trovasi alle dipendenze del marito, finch questo vive legata alla sua legge; ma se il marito muore, libera dalla legge che la lega al marito. Pertanto se, vivendo il marito, si unisce ad un altro uomo, detta adultera. Nel caso per che il marito fosse morto pur unendosi ad altri non sar adultera 5 . Con questo voleva dire che commettono adulterio con la mente coloro che, senza un precedente ripudio e ponendo in un certo qual modo fra i morti l'autore della legge, alla fine si sono uniti a Cristo. Quanto detto riguarda soprattutto coloro che credettero fra i Giudei s da dimenticarsi, ovviamente, della precedente superstizione. Ma in tale questione che bisogno c' del comandamento per noi ai quali, convertiti dal paganesimo a Cristo, il Dio degli Ebrei non deve apparire morto, ma neppure nato? Certamente ad un Giudeo, se crede, Adonai deve sembrare defunto, a un pagano un idolo, a tutti ci che aveva adorato prima di conoscere Cristo. Infatti se dopo la separazione dall'idolatria degli Ebrei adorer ugualmente sia Dio sia Cristo, non si differenzier in nulla dalla donna che ha infranto il pudore la quale, dopo la morte di un marito, ne avr sposati due. Secondo Agostino il Vecchio Testamento profezia del Nuovo. 2. AGOSTINO. Ascoltate queste cose, voi di cui Cristo possiede il cuore, e vedete se avete pazienza, a meno che sia lui la vostra pazienza. Fausto, pieno del nuovo miele, rigetta il vecchio aceto; Paolo, pieno del vecchio aceto, ne rimette la met per ottenere l'immissione del nuovo miele, non per per conservarlo ma per corromperlo. Considera infatti quello che dice l'apostolo Paolo: Servo di Ges Cristo, chiamato Apostolo, consacrato al Vangelo di Dio, formato di miele nuovo, e ci che segue: che in precedenza aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture relative al suo Figlio che era stato da lui creato della stirpe di Davide secondo la carne 6 , cio dal vecchio aceto. Chi sopporterebbe di udire questo se non ci desse la stessa consolazione dicendo: Conviene che vi siano delle divisioni perch si riconoscano quelli fra voi che sono di provata virt 7 . Ma che bisogno c' di ripetere quello che gi stato sufficientemente detto in precedenza? Infatti panno nuovo e vestito vecchio e vino nuovo e otri vecchi 8 non indicano due Testamenti, ma due vite e due speranze. Per indicare i due Testamenti stata data dal Signore la nota similitudine: Inoltre ogni scriba istruito nel regno di Dio simile a un padre di famiglia che trae dal suo tesoro nuove e vecchie cose 9 . Di quelle cose che abbiamo detto si ricordi se in grado di farlo e comunque se vorr le consideri. Se infatti qualcuno ritenesse che si devono avere due speranze e servisse Dio per la felicit terrena e per il regno dei cieli consideri che quest'ultima non comprende l'altra e che quando questa turbata da qualche tribolazione l'uomo debole perde anche l'altra. Ne deriva il noto detto nessuno pu seguire due padroni, che spiegato dicendo che non si pu servire Dio e mammona 10 . Il Vecchio Testamento, per coloro che lo comprendono, profezia del Nuovo. Anche in quel primo popolo i santi Patriarchi e i profeti, che comprendevano ci che facevano o che cosa veniva compiuto per loro mezzo, avevano nel Nuovo Testamento la stessa salvezza della vita eterna. A ci infatti si riferiva quello che comprendevano e amavano poich anche se non veniva rivelato, era espresso con figure. Al Vecchio facevano riferimento anche coloro che in esso non desideravano che le promesse pensate come temporali, mentre non comprendevano quelle figurate e profetate come eterne. Ma tutto ci stato esposto pi che a sufficienza nelle nostre precedenti risposte. Allocuzione di Agostino rivolta alla Chiesa Cattolica, vera sposa del vero Cristo. 3. Si verifica una strana forma di impudenza quando la sacrilega e immonda comunit dei Manichei non esita a vantarsi di essere la casta sposa di Cristo. Ma in questo che giova contro le accuse alle membra veramente caste della Chiesa il richiamare alla memoria contro costoro l'ammonizione dell'Apostolo che dice: Vi ho unito a un solo sposo volendo presentare a Cristo una vergine casta. Temo per che come il serpente ingann Eva con la sua astuzia, cos anche le vostre menti siano corrotte dalla semplicit che in Cristo 11 . Che cosa ci fanno questi evangelizzatori, oltre ci che abbiamo gi ricevuto, se non corrompere la castit che conserviamo per Cristo quando incolpano la legge di Dio col pretesto della sua vetust e lodano il loro errore col pretesto della novit, come se ogni vetust dovesse essere evitata e ogni novit accettata? Sono in tutt'altra posizione l'apostolo Giovanni che fa le lodi dell'antico comandamento 12 e l'apostolo Paolo che vieta di usare un linguaggio profano rinnovato 13 . Mi rivolger a te, vera sposa del vero Cristo, Chiesa Cattolica, io a te che secondo la mia misura sono stato posto in te come un qualsiasi figlio e servo per distribuire il cibo ai miei compagni di servit. Guardati sempre, come di fatto ti guardi, dall'empia vanit dei Manichei che hai gi sperimentato con pericolo dei tuoi e dalla quale ti sei liberato. Una volta quell'errore mi aveva strappato dal tuo grembo, ma fuggii dopo aver sperimentato quello che non avrei dovuto sperimentare. Ma a te avranno giovato anche i pericoli corsi da me al cui servizio si pone la mia liberazione. Quanto a me se il vero e verace tuo sposo, dal cui fianco sei nata, non avesse posto nel vero suo sangue la remissione dei peccati, la voragine dell'errore mi avrebbe risucchiato e il serpente avrebbe inesorabilmente divorato me fatto terra. Non lasciarti ingannare dal nome della verit: solo tu la possiedi ed nel tuo latte e nel tuo pane mentre in quest'altra c' solo il nome, ma essa non c'. Anche fra i tuoi seguaci di lunga data sei sicura: io per chiamo a te i tuoi piccoli, i fratelli, i figli, i miei padroni, che tu riscaldi con il sollecito aiuto delle tue ali come fossero uova o nutri col latte come bambini senza corromperli, o Vergine madre. Chiamo a te i tuoi teneri figli perch non si lascino distaccare da te per una frivola curiosit. Piuttosto lancino la loro maledizione se qualcuno li inizier ad un vangelo diverso da quello che avranno ricevuto stando in te 14 . Non abbandonino il vero e verace Cristo, in cui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza 15 , n l'infinita dolcezza del suo amore che tiene nascosta per coloro che lo temono e aumenta per coloro che sperano in lui 16 . Fra i Manichei come possono esservi parole di verit nel predicatore di un Cristo non vero? Disprezza gli attacchi di costoro: sei infatti pienamente consapevole di aver amato fra i doni del tuo sposo la promessa della vita eterna, cio lo stesso tuo sposo, poich lui la vita eterna. Esortazione alla Chiesa Cattolica perch accetti col suo cuore di carne le vecchie tavole della legge. 4. Non sei stata sedotta, come costoro vanno delirando, da un dio esterno che promette saziet del ventre e la terra dei Cananei. Comprendi che nelle stesse promesse si annunzia e predice figuratamente che tu hai generato la prescienza dei santi. Non ti lascerai turbare dal miserabile disprezzo con cui vengono considerate le due tavole della legge poich non hai un cuore di pietra di cui quelle pietre, nel mondo di prima, erano simbolo. Sei infatti la lettera degli apostoli scritta non con l'inchiostro, ma con lo spirito del Dio vivo, non sulle tavole di pietra, ma sulle tavole carnali del cuore 17 . A queste parole quegli uomini, nella loro vuotezza mentale, si rallegrano pensando che l'Apostolo critichi la dispensazione del Vecchio Testamento adatta a quel tempo, senza capire che egli disse questo traendolo da un profeta. Queste parole infatti, che essi accettano per ignoranza, erano state dette molto tempo prima come gi avveratesi dagli apostoli e preannunziate dai profeti che essi respingono. Il profeta infatti aveva detto: Toglier loro un cuore di pietra e dar un cuore di carne 18 - vedano se non si interpreta cos! -, non in tavole di pietra, ma in tavole di carne del cuore. N l'espressione cuore di carne n l'altra tavole di carne vogliono essere un invito a intendere carnalmente; vogliono solo significare che, poich in confronto con la pietra, che non ha sensibilit, la carne sente; attraverso l'insensibilit della pietra viene significato un cuore che non comprende e attraverso la sensibilit della carne un cuore che comprende. Tu piuttosto deridi coloro che dicono che sia la terra, sia il legno, sia le pietre hanno una loro sensibilit e vivono una vita pi intelligente, mentre quella delle carni sarebbe pi stolida ed ottusa. Pertanto sono costretti, non dalla verit ma dalla loro vanit, a riconoscere che pi conforme a purezza una legge scritta su tavole di pietra che il loro tesoro coperto da pelli di animali morti. O forse, visto che nel loro racconto dicono che anche le pietre sono ossa di principi, non esitano a preferire alle pietre la pelle degli agnelli? Evidentemente quell'arca dell'alleanza ricopriva pi degnamente le tavole di pietra di quanto la pelle di capra ricoprisse il loro codice. Ridi pure pietosamente di queste cose per invitare gli altri a riderne e a rifiutarle. Quanto a te non interpreti pi quelle due tavolette di pietra come riferite al cuore di pietra proprio di quel popolo ed in esso tuttavia riconosci la pietra, lo stesso tuo sposo che Pietro chiama pietra viva, rifiutata dagli uomini, ma scelta e onorata da Dio. Per essi era dunque pietra d'inciampo e pietra di scandalo, per te la pietra viva rifiutata dai costruttori che divenne testata d'angolo 19 . Lo stesso Apostolo Pietro spiega tutto questo e ricorda che era stato predetto integralmente dai profeti dai quali questi dannati si separano. Leggi tranquillamente anche quelle due tavole: non aver paura, appartengono tutte al tuo sposo. Per altri quella pietra signific dura stupidit, per te significa ferma stabilit. Quelle tavole furono scritte col dito di Dio 20 : col dito di Dio il tuo sposo respinse i demoni 21 . Col dito di Dio sia tu a respingere le dottrine dei demoni menzogneri che cauterizzano la coscienza 22 . Con queste tavole tu puoi respingere l'adultero che si dice Paraclito per sedurti con quel santo nome. Quelle tavole furono infatti date cinquanta giorni dopo la Pasqua 23 . E cinquanta giorni dopo la Passione del tuo sposo, che quella Pasqua prefigurava, fu dato il dito di Dio, lo Spirito Santo, il promesso Paraclito 24 . Non temere dunque le due tavole con le quali ti venivano inviate per iscritto le cose che ora dovresti riconoscere. Non stare solo sotto la legge, perch essa ti riempirebbe di timore, ma sotto la grazia, perch vi sia in te la carit, pienezza della legge. Non elencava altro l'amico del tuo sposo quando diceva: Non commettere adulterio, non commettere omicidio, non desiderare e, se c' qualche altro comandamento, ripreso in questa frase: ama il prossimo tuo come te stesso poich l'amore del prossimo non opera il male. Pienezza della legge la carit 25 . Ivi infatti vi sono quei due comandamenti dell'amore di Dio e dell'amore del prossimo spiegati uno per tavola. Aveva dunque mandato in anticipo le tavolette colui che, venendo, raccomand i due comandamenti dai quali dipende tutta la Legge e i Profeti 26 . Nel primo comandamento c' la castit delle tue nozze, nel secondo l'unit dei tuoi membri, con quello abbracci la divinit, con questo aggreghi la societ. Questi due comandamenti sono anche dieci: tre riguardano Dio e sette il prossimo. O pudiche tavolette sulle quali, secondo la vecchia immagine, quel tuo amico e amato ti preannunciava che avrebbe intonato un canto nuovo sul salterio a dieci corde 27 come se per te fosse pronto ad aumentare il numero delle sue corde per condannare il peccato del peccatore nella carne e perch in te si compisse la giustizia della legge 28 . Oh tavole del matrimonio che non senza motivo odia l'adultera! Allocuzione alla societ manichea, non sposa, ma prostituta dei demoni. 5. Ora mi rivolgo a te, congregazione manichea, menzognera e avvolta nella menzogna. Siamo dunque al punto che tu, pi volte sposata con molteplici elementi o piuttosto meretrice prostituita ai demoni, impregnata di sacrileghe vanit, osi attaccare con l'accusa di impudicizia il matrimonio cattolico del tuo Signore? Mostraci i tuoi amanti, il pesatore raggiante di luce e Atlante ridotto a facchino. Dici infatti che quello possiede i principi degli elementi e tiene sospeso il mondo mentre quest'altro, facendo forza sulle ginocchia, sostiene sulle valide spalle tutta la mole perch l'altro non venga meno. Dove sono costoro? E se esistessero veramente quando potrebbero venire da te essendo occupati in un cos impegnativo incarico? Quando potrebbero recarsi a casa tua perch tu con la tua mano morbida, liscia e delicata all'uno, dopo tanta fatica, massaggi le dita e all'altro le spalle? Evidentemente ti ingannano demoni malvagi che con te vanno a caccia di prostitute, perch tu concepisca menzogne e inventi visioni fantasiose. Perch dunque non dovresti rifiutare le tavole del vero Dio contrarie alle tue forti membra, con le quali hai amato tanti falsi di vagabondando con la tua mente attraverso le finzioni del tuo pensiero? Grazie ad esse tutte le finzioni poetiche si rivelerebbero pi serie e decorose, non fosse altro che per il fatto che nei poeti l'ammissione del falso non inganna nessuno. Nei tuoi libri invece la massa di falsit corrompe con miserandi errori le anime che, restando puerili anche nei vecchi, si lasciano sedurre dal nome della verit allorquando, desiderando discorsi, come dice l'Apostolo, graditi alle loro orecchie, e allontanandole dalla verit, si volgono alle favole 29 . Come dunque potresti sopportare il sano insegnamento di quelle tavole dove il primo comandamento suona: Ascolta Israele. Il Signore il tuo Dio, uno solo Dio 30 , mentre tu, compiacendoti di tanti nomi di di, ti lasci trasportare dalla fornicazione di un cuore cos perverso? Non ricordi il tuo canto d'amore dove descrivi il pi grande dei re che regnano, reggente perennemente uno scettro cinto da corone di fiori e dall'aspetto rosseggiante? Se amassi solo un dio del genere saresti tu a dover arrossire dal momento che un dio solo, cinto da corone di fiori, non piacerebbe ad una sposa pudica. Neppure potresti dire che questo modo di esprimersi ha un significato mistico o che si dimostra essere tale, visto che Mani non suole essere da te esaltato se non perch, tolti di mezzo i veli delle figure, esprimerebbe la sua verit nuda e cruda. Tu dunque in sostanza canti un Dio che re con tanto di scettro e cinto da corone di fiori. Deponga almeno lo scettro, visto che cinto da corone di fiori: non si addice alla severit di una verga regale quella lussuriosa mollezza. A questo si aggiunge che non amato solo da te: tu continui a cantarlo e aggiungi dodici secoli rivestiti di fiori e pieni di canti e che esaltano i fiori dinanzi al volto del padre. A questo punto moltiplicando quattro per tre ammetti l'esistenza di certi altri dodici grandi di dai quali quell'unico dio sarebbe circondato. Come poi voi possiate considerare immenso il dio che considerate circondato in quel modo non siete ancora riusciti a scoprirlo. Aggiungi anche innumerevoli re e schiere di di e coorti di angeli. Tutte queste entit, non le dici create da Dio, ma generate dalla sua sostanza. Continua l'allocuzione contro la Chiesa manichea cui viene rimproverata la lettura delle favole oscene in cui crede. 6. Sei cos accusato di onorare innumerevoli di non volendo accettare la sana dottrina secondo la quale da un unico Dio nato un unico figlio e da entrambi lo Spirito Santo. Questi per non solo non lecito definirli innumerevoli, ma neppure considerarli tre di: non solo una e identica la loro sostanza, ma unica e identica anche la loro operazione che si realizza attraverso l'unica e identica sostanza. La creatura materiale manifesta la diversit delle tre persone. Queste cose tu non le comprendi, non le capisci. Lo so: sei piena, inebriata, riempita di favole sacrileghe. Cerca di digerire qualche volta le tue esalazioni e smettila di ricoprirti di tali immondizie. Canta di quando in quando ci che canti e considera se puoi la vergogna della tua fornicazione. La menzognera dottrina dei demoni ti ha indirizzato verso le finte case degli angeli, dove soffia una brezza salutare, e verso i campi dai quali scaturiscono gli aromi i cui alberi e monti e mari e fiumi fanno scorrere dolce nettare per tutti i secoli. E hai creduto e immaginato queste cose nel tuo cuore dove ti vanti nella lussuria e nella dissoluzione di questi falsi ricordi. Quando infatti si parla in questo modo della ineffabile abbondanza delle gioie spirituali se ne parla sempre per enigmi in modo che l'animo che se ne occupa sappia che altro ci che ivi va cercato e compreso. Ci vale nel caso che coi sensi corporei si dimostri qualcosa di attinente alla verit di ci che corporeo come il fuoco nel roveto 31 e la trasformazione della verga in serpente e del serpente in verga 32 e la tunica del Signore lasciata indivisa dai persecutori 33 e l'unzione dei piedi e del capo di lui fatta in segno di ossequio da parte della donna 34 e i rami frondosi della moltitudine che precedeva e seguiva il suo asinello 35 . Vale anche quando indichiamo lo spirito attraverso immagini di realt materiali o nel sogno o nell'estasi espressa in modo figurato come la scala di Giacobbe 36 e la pietra di Daniele strappata dalla roccia senza l'uso delle mani e assumente le dimensioni di un monte 37 , e il vaso offerto a Pietro 38 e le molte altre cose offerte a Giovanni 39 . Vale infine anche quando la descrizione figurata fatta solo a parole come il Cantico dei Cantici 40 e ci che nel Vangelo fece il Padre di Famiglia per le nozze di suo figlio 41 e la parabola che inizia con le parole " Un uomo ebbe due figli: l'uno dabbene e l'altro lussurioso " 42 e quella che si apre con le parole: " Un uomo rinnov la vigna e la affitt a degli agricoltori 43 . Tu accetti Mani soprattutto perch non venuto per ultimo a dire queste cose, ma piuttosto per risolverle in modo tale che, disvelate le figure degli antichi ed esposte con luminosa evidenza le sue narrazioni e discussioni, non si nascondesse dietro alcun enigma. Aggiungi come causa di tale presunzione il fatto che gli antichi per vedere, realizzare ed esporre siffatte figure sapevano che sarebbe in seguito venuto colui grazie al quale tutta la verit si sarebbe rivelata e che questo, sapendo che dopo di lui non sarebbe venuto nessuno, non avrebbe nascosto le sue affermazioni sotto il velo dell'allegoria. Che cosa rende la tua affettivit resa sordida dai desideri carnali nei campi e nei monti boscosi, nelle corone di fiori e nello sgorgare degli aromi? Se non sono allegorie della ragione sono fantasmi del pensiero o demenza del furore. Se invece si dice che sono allegorie perch non fuggi l'adultero che promette, per sedurti, l'aperta verit e si prende gioco con favole ingannatrici di coloro che seduce? Non sono forse suoi ministri quelli avvelenati da tali vanit che sogliono porre nell'amo l'esca di cui ci parla l'apostolo Paolo dicendo: In parte sappiamo e in parte profetiamo. Quando verr ci che perfetto sar tolto ci che solo in parte, e ancora: ora vediamo come in uno specchio, in modo confuso; allora vedremo faccia a faccia 44 . Visto dunque che l'apostolo Paolo in parte sapeva e in parte profetava, vedendo come in uno specchio e in modo confuso, tutta questa parte da togliere di mezzo all'arrivo di Mani recante ci che perfetto e dove la verit si vede faccia a faccia. O anima lasciva, immonda e sfrontata, ancora vai parlando di queste cose, ancora pasci i venti, ancora abbracci gli idoli cari al tuo cuore. Hai dunque visto davvero faccia a faccia il re che regna con lo scettro, cinto di corone di fiori, e le schiere degli di, l'essere di massimo splendore, che presenta sei volti e sei bocche, scintillante di luce, e l'altro re dell'onore, circondato dagli eserciti degli angeli? Hai visto davvero l'altro bellicoso eroe cinto di bronzo che reggeva l'asta con la destra e lo scudo con la sinistra e l'altro glorioso re che spingeva le tre ruote del fuoco, dell'acqua e del vento e il grandissimo Atlante recante il mondo sulle spalle e sorreggendolo con braccia, stando in ginocchio, da entrambe le parti? Hai visto davvero faccia a faccia questi e mille altri prodigi o queste cose te le canta la dottrina dei demoni bugiardi attraverso la bocca degli ingannatori senza che tu lo sappia? Guai a te infelice! Ecco da quali visioni sei disonorato, ecco quali vanit lambisci credendole verit e resa ubriaca dalle coppe di veleno osi condannare, fondandoti su due tavole di pietra, la matronale verecondia della sposa dell'unico Figlio di Dio poich essa non si trova sotto gli obblighi della legge, ma sotto il magistero della grazia. Senza insuperbirsi per le opere compiute e senza lasciarsi vincere dalle paure, vive di fede, di speranza e di carit, divenuta Israele, nel quale non v' inganno 45 , ed udendo ci che vi scritto: Il Signore Dio tuo l'unico Dio 46
(una testimonianza non udendo la quale tu hai disperso la tua fornicazione in molti falsi di). L'allocuzione mette in luce che le tavole della legge sarebbero contrarie alla Chiesa manichea. 7. Come non possono essere contro di te quelle Tavolette dove il secondo comandamento suona: Non pronuncerai invano il nome del tuo Dio 47 ? Hai posto infatti nella vanit e nella fallacia persino Cristo che, per emendare gli uomini carnali dalla vanit della carne, nato anche per gli occhi di carne nella verit della carne. Come non pu essere contro di te il terzo comandamento relativo al riposo del sabato, oggetto di tante illusorie raffigurazioni da cui turbata la tua anima? Come possono questi tre comandamenti riguardare l'amore di Dio quando comprenderai, quando saprai, quando amerai? Sei smoderata, crudele, litigiosa; hai avuto paura, sei svanita, hai perso valore, hai superato la tua misura, hai deturpato il tuo decoro, hai sconvolto il tuo ordine. Tale sono stato presso di te e ti ho conosciuto. Come potrei insegnarti che questi tre comandamenti riguardano l'amore di Dio, dal quale, per il quale e nel quale sono tutte le cose 48 ? Come puoi capire questo, dal momento che la detestabile perversit del tuo errore non ti permette neppure di conoscere ed osservare gli altri sette comandamenti che riguardano l'amore del prossimo e la civile condotta di vita? Di essi il primo prescrive: Onora tuo padre e tua madre 49 . Lo prescrive come primo anche Paolo inserendolo in una promessa 50 . Tu invece hai appreso dalla tua dottrina demoniaca a considerare nemici i tuoi genitori poich ti hanno fatto incarnare attraverso un rapporto sessuale, imponendo in questo modo al tuo Dio un vincolo immondo. Di qui il conseguente comandamento: Non fornicare 51 . Lo violate a tal punto da detestarlo, soprattutto nel matrimonio, perch ne nascono dei figli. Cos sforzandosi i vostri Uditori di evitare che le donne con le quali si uniscono concepiscano, create anche degli adulteri nei riguardi delle mogli. Le sposano infatti perch, secondo la legge del matrimonio e i comandamenti delle due tavole, mettano al mondo dei figli. E temendo, in base alla vostra legge, di contaminare una particella del loro dio con le impurit della carne, si uniscono alle donne in impudichi amplessi al solo scopo di soddisfare la loro libidine. Malvolentieri accettano dei figli, il che pu avvenire solo attraverso il rapporto coniugale. Come dunque non proibisci il matrimonio - come di te tanto tempo fa ha predetto l'Apostolo 52 - se tenti di togliere dalle nozze ci per cui sono nozze? Tolto questo i mariti si ridurranno ad impudichi amanti, le mogli a prostitute, i talami a postriboli, i suoceri a lenoni. Per questo, a causa della perversit del medesimo errore, non osservi l'altro comandamento che dice: Non uccidere 53 . Poich temi che un membro del tuo dio venga legato nella carne, non dai del pane a un affamato. Da una parte temi di compiere un falso omicidio, dall'altro ne compi uno vero. Se dovessi infatti imbatterti in un uomo affamato che potrebbe morire qualora non gli dessi da mangiare, saresti accusato di omicidio secondo la legge di Dio se ti rifiutassi di nutrirlo, ma anche omicida secondo la legge di Mani se lo nutrissi. E come osserveresti i restanti comandamenti del decalogo? Potresti forse astenerti dal rubare? Poniamo il caso che qualcuno divorasse del pane o qualsiasi altro cibo per farlo a pezzi nelle sue viscere al posto tuo. Potendolo fare glie lo strapperesti e correresti all'officina del ventre dei tuoi Eletti in modo tale che, grazie al tuo furto, il tuo dio non cada in una prigione pi dura e sia tratto fuori da dove era caduto. Inoltre se fossi preso sul fatto non giureresti forse per il tuo stesso dio di non averlo tratto fuori? Cosa potrebbe farti un tale dio cui diresti: ho giurato il falso per causa tua, ma a tuo favore (a meno che tu non voglia che io ti porti la rovina nell'atto stesso in cui ti rendo onore). Quanto all'altro comandamento che suona non dire falsa testimonianza, tu lo disprezzi a tal punto, per proteggere le membra del tuo dio, che non solo con una falsa testimonianza, ma con un falso giuramento lo liberi dai ceppi. Il comandamento che segue: Non desiderare la donna del tuo prossimo 54 , deve essere da te compiutamente osservato. E vedo che per una sola ragione ci avviene: non sei costretto a violarlo per nessuna imposizione del tuo errore. Ma se non lecito desiderare la donna di un altro, considera perch si deve desiderare di proporsi agli altri. E ricordati che belli sono i tuoi di e belle le tue dee e che tali si presentano per essere ardentemente desiderati, quelli dalle donne principesse delle tenebre e quelle dai maschi. Essendo quelli eccitati dal godimento della libidine ed abbandonandosi continuamente a voluttuosi amplessi si libereranno di quel tuo dio impedito da ogni parte e che ha bisogno, per potersi liberare, della grande turpitudine dei suoi. Infatti come puoi, o infelice, non desiderare i beni del prossimo, come prescrive l'ultimo comandamento del decalogo? Quel tuo dio non ti ha forse mentito dicendoti di costruire nuove generazioni in una terra straniera dove, dopo una falsa vittoria, tu possa inorgoglirti di un falso trionfo? E poich tu lo desideri con insana vanit e credi che la stessa terra della stirpe delle tenebre sia congiunta per grande affinit alla tua sostanza, desideri in ogni caso i beni del prossimo. Giustamente ti sono avverse le due tavolette contenente tanti buoni comandamenti fortemente contrari al tuo errore. Infatti quei tre comandamenti che riguardano l'amore di Dio li ignori del tutto e non li osservi per nulla. Quanto a questi sette grazie ai quali la convivenza umana pu non subire danni, se qualche volta li osservi, per lo pi ti lasci prendere dal pudore per non essere confuso fra gli uomini, o sei distrutto dal timore di essere punito dalle leggi dello stato, o hai orrore di una cattiva azione per una qualche buona consuetudine, o avverti sulla base della legge naturale quanto ingiustamente fai ad altri ci che non vorresti fosse fatto a te. Avverti tuttavia quanto il tuo errore ti spinga in direzione contraria, ti accorgi di quando lo segui e di quando non lo segui, senti quando fai ci che non vuoi soffrire e quando non lo fai per non soffrirlo. L'allocuzione attacca la chiesa manichea per la mancanza in essa di un vivo interesse per i concetti di legge, peccato e grazia. 8. Ma codesta vera sposa di Cristo che tu insulti con faccia spudorata in base alle due tavolette, comprende che differenza ci sia fra la lettera e lo spirito 55 , che vengono anche dette legge e grazia, e servendo Dio non nella vetust della lettera, ma nella novit dello spirito 56 non pi sotto la legge ma sotto la grazia. Neppure accecata dai contrasti, ma con mitezza ascolta le parole dell'Apostolo per comprendere che cosa intenda per legge, sotto la quale non vuole che noi restiamo: poich era stata stabilita per la trasgressione in attesa che venisse il seme cui era stata fatta la promessa 57 ; e perci era subentrata affinch abbondasse il delitto. Ma dove abbond il delitto sovrabbond la grazia 58 . N perci tuttavia chiama la stessa legge peccato, poich senza grazia non d la vita. Aumenta anzi piuttosto il reato aggiungendo la prevaricazione: Dove infatti non c' legge non c' neppure prevaricazione 59 . E perci per se stessa, quando sola lettera senza spirito, cio legge senza grazia, crea solo dei colpevoli. Si pone per una domanda che anche i meno intelligenti possono comprendere e spiega il senso del suo discorso: Che diremo dunque, che la legge peccato? Certamente no: non ho per conosciuto il peccato se non per tramite della legge. Non avrei infatti conosciuto la concupiscenza se la legge non mi avesse detto: non desiderare. Presa pertanto l'occasione il peccato, per tramite del comandamento, mi ha sedotto e per quel tramite mi ha ucciso. La legge pertanto santa e il comandamento santo, giusto e buono. Quello che dunque buono diventato morte per me? Assolutamente no, ma il peccato per apparire peccato ha operato la morte per me per tramite del bene 60 . Questa stessa Chiesa, che tu insulti, lo comprende poich chiede gemendo, cerca nell'umilt, bussa con serenit. Cos vede che non criticata la legge quando si dice: La lettera uccide, lo spirito vivifica 61 , come non criticata la scienza quando si dice: la scienza gonfia, la carit edifica. Aveva infatti detto: sappiamo tutti di avere ogni scienza, ed a questo punto che aggiunge: la scienza gonfia, la carit invece vivifica 62 . Che cosa aveva dunque l'Apostolo di cui gonfiarsi se non che, unita alla carit, la scienza non gonfia, ma conferma? Cos la lettera unita allo spirito e la legge unita alla grazia non si chiamano pi in quel modo lettera e legge, come quando stando da sole uccidono per l'eccesso di delitto. Cos la legge detta anche forza del peccato 63 , quando aumenta il suo nocivo piacere attraverso una severa proibizione. N tuttavia anche cos cattiva: il peccato che, per apparire peccato, opera la morte attraverso il bene. Allo stesso modo molte cose per alcuni sono nocive pur non essendo cattive. Anche voi infatti, quando avete dolore agli occhi, pur mettendovi contro il sole, vostro dio, chiudete le finestre. Questa sposa di Cristo dunque, gi morta alla legge, cio al peccato (che per la proibizione della legge si fa pi grande, mentre la legge senza la grazia ordina, ma non giova); questa sposa di Cristo dunque, morta alla legge per appartenere ad un altro che risorto dai morti, discerne questi aspetti senza offendere la legge per non commettere un sacrilegio contro il suo autore. Questo sacrilegio tu lo compi contro colui che non riconosci come autore del bene anche quando ascolti l'Apostolo che dice: santa dunque la legge e santo e giusto e buono il comandamento. Ecco chi l'autore del bene, che ha te sembra essere uno dei principi delle tenebre. Guarda la verit: ti ferisce gli occhi. Ecco che l'apostolo Paolo dice: santa la legge e santo, giusto e buono il comandamento. Ecco di che cosa autore colui che ha inviato in anticipo per l'economia di un grande sacramento le due tavolette che tu da stolta deridi. La stessa legge che era stata data per tramite di Mos divenuta attraverso Ges Cristo grazia e verit 64 , quando alla lettera si aggiunto lo spirito, perch incominciasse a compiersi la pienezza della legge che non realizzata rendeva rei anche per prevaricazione. Non sono una legge diversa quella santa, giusta e buona e quella attraverso la quale il peccato opera la morte, alla quale occorre che noi moriamo perch noi apparteniamo ad un altro che risuscitato dai morti. In realt la legge la stessa. Ors, continua a leggere: Ma il peccato, dice, per apparire peccato, ha operato la morte contro di me attraverso il bene perch il peccatore lo sia oltre misura e il peccato sia tale attraverso un comandamento. Sorda e cieca, ascolta e guarda: attraverso il bene, dice, ha operato contro di me la morte. La legge dunque sempre buona: sia che nuoccia a coloro che son privi di grazia, sia che giovi ai pieni di grazia sempre buona 65 . come il sole che, come tutte le creature di Dio, sempre buono, sia che nuoccia agli occhi ammalati, sia che accarezzi quelli sani. Perci come la salute serve agli occhi per vedere il sole, cos la grazia serve alle menti per realizzare la legge. E come gli occhi sani non muoiono per il piacere del sole, ma per la violenza di quei raggi colpiti dai quali vengono ricacciati in pi dense tenebre, cos l'anima, fatta sana per amore dello spirito, non detta morta alla giustizia delle legge, ma al reato e alla trasgressione che la legge, in mancanza della grazia, provocava per mezzo della lettera. Perci di essa si dicono entrambe le cose, sia che la legge buona se se ne fa uso legalmente, sia che la legge non si pone per il giusto 66
poich non ha bisogno del timore di una legge scritta chi si compiace della stessa giustizia. La vera sposa di Cristo desidera che la chiesa manichea si salvi e la esorta ad evitare gli errori. 9. Questa sposa di Cristo, godendo della piena speranza della sua salvezza, desidera per te una buona conversione dalle favole alla verit per evitare che tu, temendo Adonai come un adultero, finisca col restare in compagnia di quell'antichissimo adultero che il serpente. Adonai infatti una parola ebraica e significa Signore, nello stesso modo in cui solo Dio detto Signore. Cos latria, che una parola greca, significa servit, ma non qualsiasi servit, ma solo quella per cui si serve il Signore; analogamente amen significa " vero ", ma non dovunque e in qualunque circostanza, ma nella mistica religiosa. Se poi ti si chiede da dove ricavi questi vocaboli, non trovi altro al di fuori degli scritti ebraici o che derivano dall'ebraico. La Chiesa di Cristo non teme che gli siano imputati questi termini: li comprende e li ama. Non si cura di un critico inesperto e le parole che ancora non comprende pensa che siano come quelle che aveva sperimentato non essere da interpretare in quel modo. Tutti potrebbero obiettarle di aver amato appassionatamente Emmanuel: deride l'ignoranza di quell'uomo e approfondisce la verit di quel nome. Gli viene rimproverato di aver amato il Messia: respinge l'avversario defunto e conserva il Maestro consacrato con l'unzione. Desidera che anche tu sia risanata dai vani errori e che sia formata sulla base degli Apostoli e dei Profeti 67 . Quanto a quello che dici ippocentauro, senza sapere di che parli, non comprendi che cosa la tua favola ti abbia costruito quando con una parte del tuo dio e una parte della terra delle tenebre hai fabbricato nel tuo cuore un falso mondo. A tal punto quello non un ippocentauro mezzo bestia e mezzo dio? Si, perch non lo si pu chiamare neppure ippocentauro. Considera tu chi sia, arrossisci e calmati in modo che tu possa aver orrore della corruzione che ti viene dal serpente adultero. Se non credesti alla sua astuzia secondo il racconto di Mos, avresti dovuto guardartene in Paolo che, volendo presentare a Cristo la vera Chiesa come vergine casta, dice: temo che come il serpente con la sua astuzia ingann Eva, cos si corrompano le vostre menti per la semplicit e la castit che sono in Cristo 68 . Udendo questo tu a tal punto hai perso il senno e sei divenuta ebete per i velenosi incantesimi subiti che lo stesso serpente, oltre alle altre eresie sparse qua e l, ti ha convinto di essere Cristo. Inoltre se molte sbagliano irretite dalle sue varie e multiformi menzogne, che tuttavia hanno messo in luce la verit di questa ammonizione dell'Apostolo, quanto sei adultera, quanto lontano ti sei prostituita, tu che poni al posto di Cristo colui dal quale, secondo quanto proclama l'Apostolo di Cristo, Eva fu sedotta e corrotta per tener lontana da lei con questa ammonizione la vergine sposa di Cristo? Ha ottenebrato il tuo cuore colui che si aggira con te fra i fantasmi di boschi luminosi. Cosa sono, dove sono e da dove vengono le sue fedeli promesse? O ubriaca, non per il vino 69 ! La chiesa manichea fu predetta dai profeti e dall'apostolo Paolo e quindi ripudiata. 10. Con la tua sacrilega impudenza hai aggredito il Dio dei profeti poich agli stessi Giudei, disposti al suo servizio, non concesse quello che aveva promesso. N hai detto cosa abbia promesso e non mantenuto, perch non ti convincessi o che ti stato gi dato ci che non comprendi o che deve ancora avvenire ci che non credi. A te cosa stato promesso e presentato perch tu credessi che avresti ricevuto i trionfi delle nuove generazioni sulla terra delle tenebre? Se addurrai dei profeti nei quali leggiamo che verranno con gloria i predetti manichei, donde tu puoi ritenere di averne avuto un annuncio, per il fatto stesso che noi vi vediamo? prima dimostrerai che non ti ha inventato i profeti lo stesso Mani che ha voluto che tu gli credessi. Non la ritiene infatti una turpe menzogna o pu esitare a mostrare falsi profeti in pelli di pecora che lodando Cristo affermano che avrebbe mostrato sulle sue membra false cicatrici. Io per vi dico che voi siete stati predetti non solo dai profeti, anche se in modo un po' oscuro, ma in modo esplicito dall'apostolo. Osservate in che modo lo Spirito dice apertamente che negli ultimi tempi si allontaneranno dalla fede dando retta a spiriti seduttori e a dottrine di demoni ipocriti e menzogneri. Bollati a fuoco nella loro coscienza proibiranno il matrimonio astenendosi da cibi che Dio ha creati perch siano gustati dai fedeli con rendimento di grazie e da coloro che conobbero la verit: infatti ogni creatura di Dio buona e nulla va scartato se recepito con rendimento di grazia 70 . Come queste cose si siano realizzate con voi colpisce in modo pi chiaro della luce gli occhi di coloro che vi conoscono e in precedenza lo abbiamo mostrato al momento opportuno. La vera sposa di Cristo prega ed esorta la chiesa manichea a convertirsi dopo attenta considerazione. 11. Costei, che la dottrina degli apostoli, nell'atto di presentarla come vergine casta a Cristo, suo unico uomo, ammonisce perch si guardi dall'inganno del serpente dal quale sei stata corrotta, riconosce il Dio dei profeti, il Dio vero, il Dio suo, crede sicura all'ultima sua promessa di cui tanta parte ritiene gi compiuta; n alcuno osa dire che le profezie presenti nei libri dei Giudei sono state finora inventate per lei. Che cosa infatti fu promesso di pi incredibile di ci che fu detto ad Abramo: Nel tuo seme saranno benedette tutte le genti 71 ? E che cosa oramai riteniamo di pi certo? Trattasi certamente dell'ultima sua promessa che il profeta cos in breve ricorda: Beati coloro che abitano nella tua casa: nei secoli dei secoli ti loderanno 72 . Finita ogni indigenza e distrutta la morte, ultima nemica 73 , occupazione dei pacifici sar la perenne lode di Dio al quale nessuno potr avvicinarsi e nessuno allontanarsi. quanto altrove ricorda il profeta: Loda, Gerusalemme il Signore, loda il tuo Dio, Sion, poich ha rafforzato le sbarre delle tue porte, ha benedetto i tuoi figli in te 74 . Chiuse le porte nessuno entrer, nessuno uscir. Questo lo dice lo sposo stesso nel Vangelo alle vergini stolte che ancora bussano, ma alle quali non si aprir 75 . Questa Gerusalemme, la santa Chiesa sposa di Cristo, pi ampiamente e pi distesamente descritta nell'Apocalisse di Giovanni. La casta vergine non crederebbe a questa profetica promessa se gi non avesse ci che attraverso la stessa profezia stato promesso che sarebbe avvenuto in questo tempo: Ascolta figlia e vedi e porgi l'orecchio e dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre poich il re ha desiderato la tua bellezza perch egli il tuo Dio e l'adoreranno le figlie di Tiro portando doni, cercheranno il tuo volto i ricchi del popolo. La figlia del re tutta splendore all'interno e adorna di svariate frange d'oro; dopo di lei saranno presentate al re le vergini, vicino a lei ti saranno presentate, in letizia ed esultanza saranno condotte nel tempio del re. Ai tuoi padri si sono sostituiti i tuoi figli, li disporrai quali principi su tutta la terra. Ricorderanno il tuo nome in ogni generazione e progenie e perci i popoli confideranno per sempre in te per i secoli dei secoli 76 . Ma tu infelice, corrotta dal serpente, quando tenterai di pensare quale sia internamente la bellezza della figlia del re? Essa di per s la castit della mente, dove tu sei viziata al punto che i tuoi occhi si sono aperti ad amare e ad adorare il sole e la luna. E cos per il giusto giudizio di Dio ti sei allontanata dal legno della vita che l'interna ed eterna sapienza e null'altro crederesti e giudicheresti verit e sapienza se non codesta luce che, trascinata attraverso i male aperti occhi e immensamente ampliata e pi volte variata attraverso immagini favolose, raccoglieresti con mente impudica. Queste sono le tue fornicazioni oltre modo abominevoli. E tuttavia pazientemente pensa a quelle e ritorna a me, dice la Verit. Ritorna a me e sarai emendata e riparata se ti confonderai e rifonderai con me. Questo ascolta, questo dice la vera verit che non ha combattuto sotto fallaci spoglie con la stirpe delle tenebre n ti ha redenta con un sangue fallace.
1 - Cf. Dt 8, 7-9. 2 - Cf. Es 23, 23. 3 - Cf. Mt 9, 16-7. 4 - 2 Cor 3, 5-6. 5 - Rm 7, 2-3. 6 - Rm 1, 1-3. 7 - 1 Cor 11, 19. 8 - Cf. Mt 9, 16. 9 - Mt 13, 52. 10 - Mt 6, 24. 11 - 2 Cor 11, 2-3. 12 - Cf. 1 Gv 2, 7. 13 - Cf. 1 Tm 6, 20. 14 - Cf. Gal 1, 9. 15 - Cf. Col 2, 3. 16 - Cf. Sal 30, 20. 17 - 2 Cor 3, 2-3. 18 - Ez 11, 19. 19 - 1 Pt 2, 4-8. 20 - Cf. Es 31, 18. 21 - Cf. Lc 11, 20. 22 - 1 Tm 4, 2. 23 - Es 20. 24 - At 2, 1-4. 25 - Rm 13, 9-10. 26 - Mt 22, 37-40. 27 - Sal 91, 4. 28 - Cf. Rm 8, 3-4. 29 - Cf. 2 Tm 4, 4. 30 - Dt 6, 4. 31 - Cf. Es 3, 2. 32 - Cf. Es 4, 2-4. 33 - Cf. Gv 19, 24. 34 - Cf. Mt 26, 7; Gv 12, 3. 35 - Cf. Mt 21, 7-9. 36 - Cf. Gn 28, 12. 37 - Cf. Dn 2, 34-35. 38 - Cf. At 10, 11. 39 - Cf. Ap 1. 40 - Cf. Ct 1. 41 - Cf. Mt 22, 2-14. 42 - Cf. Lc 15, 11-32. 43 - Cf. Mt 21, 33. 44 - 1 Cor 13, 9. 10. 12. 45 - Cf. Gv 1, 45. 46 - Dt 6, 4. 47 - Es 20, 7. 48 - Cf. Rm 11, 30. 49 - Es 20, 12. 50 - Cf. Ef 6, 2. 51 - Es 20, 14. 52 - 1 Tm 4, 3. 53 - Es 20, 13. 54 - Es 20, 16-17. 55 - Cf. 2 Cor 3, 6. 56 - Cf. Rm 7, 6. 57 - Gal 3, 19. 58 - Rm 5, 20. 59 - Rm 4, 15. 60 - Rm 7, 7. 11-13. 61 - 2 Cor 3, 6. 62 - 1 Cor 8, 1. 63 - Cf. 1 Cor 15, 56. 64 - Cf. Gv 1, 17. 65 - Cf. 1 Tm 4, 4. 66 - Cf. 1 Tm 1, 8-9. 67 - Cf. Ef 2, 20. 68 - 2 Cor 11, 2-3. 69 - Cf. Is 51, 21. 70 - 1 Tm 4, 1-4. 71 - Gn 22, 18. 72 - Sal 83, 5. 73 - Cf. 1 Cor 15, 26. 74 - Sal 147, 1-2. 75 - Cf. Mt 25, 12. 76 - Sal 44, 11-18. LIBRO SEDICESIMO Fausto aperto ad ogni profezia su Cristo. 1. FAUSTO. Perch non accogliete Mos, dal momento che Cristo dice: Mos ha scritto di me; e: Se credeste a Mos, credereste anche a me 1 ? Ma io vorrei che non solo Mos avesse scritto di Cristo, ma anche tutti i profeti dei Giudei e dei Gentili. Quale danno si sarebbe arrecato alla nostra fede, infatti (o non sarebbe stato utile piuttosto), se avessimo colto testimonianze di Dio nostro che si accordano e si corrispondono in ogni punto? Giacch anche allora avremmo avuto la libert, fermo restando l'odio e la condanna di superstizione contro quelli, di trarre da loro soltanto le profezie su Cristo. Pertanto non pu essermi nocivo se anche Mos, sebbene non conosca Cristo, sembri aver scritto qualcosa su di lui. Ciascun uomo non avrebbe forse desiderato raccogliere un fiore da ogni pianta spinosa, un frutto da ogni erba, miele da ogni mosca, anche se non usiamo n mosche, n erba come nutrimento, n spine nell'ornamento di una corona? Non avrebbe voluto ciascuno che una perla nascesse in ogni abisso, gemme in ogni terra, frutti in ogni foresta? In altri termini: se non reca danno mangiare il pesce del mare, ma berne l'acqua s, e se gli uomini sanno rigettare ci che nocivo una volta preso ci che utile; non saremmo stati liberi, dopo aver respinto i riti di ciascuna religione, se fossero stati inutili per noi, di accogliere da essa solo le profezie su Cristo? E questo non sarebbe servito ad ingannarci e ridurci all'obbedienza: poich neppure agli spiriti immondi giov per non essere detestati da noi, anche se ammettevano loro stessi che Ges era figlio di Dio con convinzione e apertamente 2 . Perci se pure Mos, secondo questa testimonianza, scrisse qualcosa su Cristo, lo accoglier: ma cos che non gli giovi a farmi prigioniero della sua legge, che non trovo affatto distante dal paganesimo. Perci non c' ragione, da parte tua, di pensare che non sarei per niente contento se fosse provato che ogni spirito ha profetizzato su Cristo. Cosa scrisse Mos su Cristo? E perch Cristo non lo spieg ai Giudei? 2. Ti sar davvero grato se, come mostri che Cristo attesta che Mos ha scritto di lui, cos spieghi anche quali siano mai le cose che scrisse. Infatti avendo esaminato con cura le sue Scritture, come stato ordinato, non vi ho trovato nessuna profezia su Cristo, o perch non ve n' alcuna, o perch io stesso non ho saputo intendere. Di conseguenza, divenuto preda di una grande inquietudine, la ragione mi costringeva ad un'alternativa: o questo capitolo affermava il falso, o Ges mentiva. Ma credere che Dio mentisse era senza dubbio contrario alla piet. Mi sembr pi giusto, dunque, attribuire falsit agli scrittori, piuttosto che una menzogna all'autore della verit. Dal momento che udivo proprio lui dire che ladri e briganti erano stati tutti coloro che erano venuti prima di lui 3 ; da questo giudizio mi accorgo che colpito primo fra tutti Mos. E quando i Giudei, sdegnandosi, gridavano a lui che affermava la sua maest, laddove chiama se stesso luce del mondo: Poich tu dai testimonianza di te stesso la tua testimonianza non vera, vedo che egli non ha proseguito in questa direzione, quando soprattutto il momento esigeva che dicesse che Mos aveva profetato su di lui. Ma come se non fosse a conoscenza del fatto e come se non avesse nessuna testimonianza dei loro padri, rispose: Sicuramente nella vostra legge sta scritto che la testimonianza di due persone vera. Sono io che do testimonianza di me stesso; ma anche il Padre, che mi ha mandato, mi d testimonianza 4 . Richiamando alla loro memoria ci che tutti avevano udito dal cielo: Questi il Figlio mio prediletto, credetegli 5 . E cos pure non mi sembra verosimile che i Giudei avessero potuto tacere quando Cristo disse che Mos aveva scritto di lui, tanto da non chiedere subito, com' naturale per i maligni e gli astuti, che cosa fosse mai quello che riteneva fosse stato scritto da Mos su di lui. Ma anche questo loro tacere da ogni parte non significa, tuttavia, che Ges non abbia detto niente di simile. Agostino dia indicazioni a Fausto, come a un giudeo, a un pagano. 3. Sebbene, dunque, anche questi argomenti non sembrino insignificanti nel confermare il sospetto della falsit di questo capitolo, tuttavia resto pi di quell'idea poich, come dissi, pur avendo esaminato tutta la scrittura di Mos, non vi ho trovato nessuna profezia su Cristo. Ora, tuttavia, avendo trovato te come lettore con un'intuizione migliore, credo che conseguir qualche risultato e ammetto che ti ringrazier se non deluderai per malevolenza la speranza di un progresso nel sapere, che l'arditezza del tuo rimprovero mi preannuncia. Indicami, invece, se c' qualcosa che, mentre leggevo per caso, mi sfuggito, riguardo a Dio e al Signore nostro, accennato nella scrittura di Mos. E non dire, ti prego, come sono soliti gli ignoranti, che questo solo deve bastare per credere: Cristo ha detto che Mos ha scritto di lui. Non voglio che ti rivolga a me, infatti, ora: la mia professione mi ha obbligato a credere, cosicch non posso non credere a colui di cui sono seguace; ma supponi di aver a che fare con un Giudeo, con i Gentili: quando avremo detto loro che Mos ha scritto di Cristo avranno intenzione di chiedere delle prove. Che cosa presenteremo? Forse potremo dire: " l'ha detto Cristo! ", cui ancora non credono affatto? Sicuramente sar necessario che mostriamo loro cosa abbia scritto. Prima confutazione del V. Testamento: Cristo non poteva essere annunciato come profeta. 4. Dunque che cosa mostreremo? Forse ci che siete soliti mostrare voi, il punto in cui Dio suo parla a Mos dicendo: Susciter loro un profeta in mezzo ai loro fratelli, pari a te 6 ? Ma che senza dubbio questo non si riferisca affatto a Cristo non ignoto ad un Giudeo, n a noi utile crederlo: poich Cristo non un profeta, n un profeta simile a Mos, dal momento che quello stato un uomo, questi Dio; quello un peccatore, questi santo; quello nato da un'unione, questi secondo te da una vergine, secondo me certo non da una vergine; quello, sdegnatosi il suo Dio, viene ucciso sul monte 7 , questi, piacendo sommamente al Padre, patisce volontariamente 8 . Come sar, dunque, un profeta simile a Mos? Sicuramente subito un Giudeo o si prender gioco della nostra ignoranza o ci accuser di menzogna. Seconda confutazione del V. Testamento: una maledizione sul popolo non va confusa con un riferimento alla Croce di Cristo. 5. O forse gli porgeremo quel che di solito, parimenti, esibite: Vedranno la sua vita come sospesa e non crederanno alla sua vita 9 ? A cui voi aggiungete " sul legno ", poich non c'. Ma niente cos evidente come provare che anche questo non si riferisce affatto a Cristo. Infatti tra le orribili maledizioni che scagli sul suo popolo, se si fosse ribellato alla sua legge, aggiunse anche questo: disse che sarebbe divenuto prigioniero dei suoi nemici e che avrebbe meditato sulla sua fine giorno e notte, cos da non aver fiducia nella sua stessa vita, di cui avrebbe ottenuto grazia dai vincitori. Tale vita, per l'incertezza, sarebbe stata sospesa, trepidante e sempre agitata sotto la minaccia della spada. Neanche questo versetto, pertanto, si riferisce a Cristo: se ne debbono cercare altri. Infatti a malapena, davvero, potrei credere che riteniate riferito a Cristo che ogni uomo sospeso sul legno maledetto 10 ; o quell'altra affermazione: che deve essere messo a morte quel profeta o quel capo del popolo che volesse allontanarli dal loro Dio o invalidare qualcuno dei comandi 11 . Io certo non posso negare del tutto che Cristo lo abbia fatto. Ma tu, al contrario, non potrai ammettere che queste cose sono state chiaramente scritte su di lui. Se cos fosse, dovremmo incominciare di nuovo ad esaminare anche in quale spirito Mos abbia profetizzato, al punto da maledire Cristo o ordinare che venisse ucciso. Se infatti ebbe lo spirito di Dio non disse queste cose riguardo a Cristo; se disse queste cose riguardo a Cristo non ebbe lo spirito di Dio. Poich uno spirito divino non avrebbe maledetto Cristo o non avrebbe ordinato che venisse ucciso. Dunque per sottrarre Mos da questo crimine, ammettete - necessario - che non abbia scritto affatto queste cose su Cristo. Che se non ha scritto queste cose su Cristo, o ne presenterete delle altre o non ce ne sar alcuna. Se non ce ne sar alcuna, Cristo non pot sostenere ci che non c' in nessun luogo. Di conseguenza se Cristo non avesse sostenuto questo, quel capitolo risulterebbe evidentemente falso. Gli insegnamenti di Mos e di Cristo sono differenti in merito al sabato, alla circoncisione, alle carni da mangiare. 6. Ma neppure quanto segue, naturalmente, verosimile: Se credeste a Mos credereste anche a me 12 . Poich molto dissimili e differenti sono l'insegnamento di Mos e di Cristo, cosicch se i Giudei credessero ad uno di loro inevitabilmente dovrebbero rifiutare l'altro. Infatti Mos, insegna anzitutto che di sabato ci si deve astenere da ogni lavoro ed adduce come motivo di tale obbligo che Dio, quando ha creato il mondo e tutte le cose che vi sono, vi ha atteso per sei giorni, ma poi nel settimo, cio sabato, ha cessato. E perci lo ha benedetto, cio lo ha santificato, come porto della sua quiete, ed ha dato una legge in aggiunta: che chi lo profanasse venisse messo a morte 13 . Questo, dunque, i Giudei credevano fortemente per insegnamento di Mos; e perci ritenevano che a Cristo non dovessero essere rivolti neppure gli orecchi quando affermava che Dio sempre opera n ha stabilito per s alcun giorno di riposo, perch la virt perpetua e instancabile; ed appunto per questo egli mai deve smettere, neppure di sabato. Dice infatti: Il Padre mio opera sempre ed anch'io opero 14 . Parimenti Mos considera tra le cose sacre e gradite a Dio la circoncisione della carne ed ordina che ogni membro maschile sia circonciso della carne del suo prepuzio; e spiega che questo un segno necessario di quella alleanza che il suo Dio ha stabilito nei confronti di Abramo, e afferma che ogni maschio che non lo abbia avuto sar eliminato dalla sua trib e non parteciper dell'eredit che stata promessa ad Abramo e alla sua discendenza 15 . E questo, dunque, i Giudei credevano fortemente su attestazione di Mos; e pertanto non potevano aver fede in Cristo che annullava la validit di quelle parole e che inoltre affermava con certezza che diventava doppiamente figlio della Geenna colui che fosse stato circonciso 16 . Parimenti Mos fa una rapida distinzione delle carni da mangiare e tra pesci, uccelli e quadrupedi si pone come arbitro della misura di chi gozzoviglia; e ordina che alcuni animali siano mangiati come mondi, ma altri non siano neppure toccati, come immondi. Di essi vieta il porco e la lepre e quei pesci privi di squame o quei quadrupedi che non hanno l'unghia divisa da una fessura n ruminano 17 . E queste cose, dunque, i Giudei credettero fermamente, sulla base di quanto scriveva Mos: e perci non potevano credere a Cristo che insegnava che non c' distinzione nei cibi e che faceva allontanare i suoi discepoli da ogni cosa nell'intimo, tuttavia concedeva pubblicamente ai profani tutti i cibi possibili e affermava che non li contaminava niente di ci che entrava nella bocca, poich solo ci che esce impudentemente dalla bocca contamina l'uomo 18 . Non c' nessuno che non sappia che Ges stabiliva come dogma queste e molte altre cose contrarie a quelle dette da Mos. Chi credette a Mos non poteva credere a Cristo, e viceversa. 7. Poich sarebbe lungo scorrerle una per una ne illustrer una per tutte, cio che grandissimo il numero di eresie cristiane e, cosa evidente, i Cattolici non si curano di osservare niente di ci che scrive Mos. Se questo non deriva da qualche errore ma dall'insegnamento vero di Cristo e dei suoi discepoli, necessario ammettere senz'altro da parte vostra che Ges e Mos hanno insegnato cose reciprocamente contrarie: e perci Cristo non fu creduto dai Giudei, perch volevano prestar fede a Mos. Dove, dunque, non sarebbe falso che Ges ha detto loro Se credeste a Mos credereste anche a me 19 quando molto evidente che essi non credettero maggiormente a Ges per la ragione che credevano a Mos; invece avrebbero potuto prestar fede a Cristo se avessero cessato di credere a Mos? Tuttavia - come dissi - ti prego: spiegami dove Mos ha scritto qualcosa riguardo a Cristo. Richiesta di una prova ragionevole che Mos scrisse di Cristo. 8. " Se sei cristiano, credi a Cristo quando dice che Mos ha scritto riguardo a lui. Se non credi, non sei cristiano ". Non val nulla ed sempre debole questa risposta di coloro che non hanno nessuna spiegazione. Quanto avresti fatto meglio, perci, se l'avessi ammesso semplicemente? E tuttavia avresti potuto certamente dire questo a me che, sai, ritengo necessario credere a motivo dell'obbligo religioso per il quale servo Cristo. lecito ancora chiedersi se questa sia una testimonianza di Cristo - tale da credersi assolutamente - oppure di colui che scrive, cos da dover essere esaminata con sollecitudine. Se non crediamo alle menzogne, da questo lato non offendiamo Cristo, ma i falsari. Tuttavia in qualunque modo questo potr essere messo davanti ai Cristiani; che cosa faremo, invece, riguardo a quelli di cui ti ho parlato, cio il giudeo e il pagano, ai quali non possiamo dire: " Se sei cristiano, credi, se non credi non sei cristiano "? Per quanto, dire questo ad un cristiano non sarebbe neanche del tutto opportuno, dal momento che Cristo non ha respinto l'apostolo Tommaso che dubitava di lui; ma per curare le ferite del suo animo gli mostra le cicatrici del suo corpo. Non gli ha detto: " Se sei mio discepolo credi, se non credi non sei mio discepolo ". Di' questo a me che dubito non di Cristo ma se l'affermazione sia sua o se sia stata introdotta furtivamente. D'altra parte, dici, chiama beati quelli che non videro e credettero 20 . Se ritieni che questo sia stato detto affinch crediamo ogni cosa senza riflessione e giudizio, sii tu pi beato senza consapevolezza, io, per me, sar contento di aver ascoltato beato con la facolt di riflettere. Ovunque Mos parl di Cristo, ma i Manichei si rifiutano di crederlo. 9. AGOSTINO. Astutamente, senza dubbio, se trovassi qualche profezia di Mos su Cristo, ti dichiari pronto ad accoglierla come faresti con un pesce dal mare, rigettando l'acqua stessa da dove il pesce preso. Ma poich tutto ci che Mos ha scritto su Cristo, cio riguarda interamente Cristo, sia che lo preannunci con cose, fatti e parole figurati, sia che raccomandi la sua grazia e la sua gloria, tu che hai creduto al Cristo inventato e falso derivato dagli scritti di Manicheo non vuoi credere a Mos come non vuoi mangiare il pesce. Ma, in verit, questo importante: che attacchi ostilmente Mos, mentre lodi in modo ingannevole un pesce. Se infatti non nocivo mangiare un pesce del mare, come hai detto tu stesso, perch predicate che egli vi nocivo, cosicch se non si presenta un'altra esca vi consumate per la fame prima di nutrirvi del pesce? Se ogni carne immonda, come dite, e in ogni acqua e in ogni erba contenuta quella misera vita del dio vostro, che deve essere purificata attraverso il vostro nutrimento, perch la tua detestabile superstizione ti costringe a gettare il pesce che hai lodato e a bere l'acqua del mare e a mangiare le spine che hai criticato? Quanto al fatto, poi, che hai anche paragonato il servo di Dio ai demoni 21 , - affinch, se si potesse trovare qualcosa nei suoi libri che preannunci Cristo, anche costui sia trattato come si comportarono quelli, pur riconoscendolo -, egli non rigetta certo con sdegno l'insulto rivolto al suo Signore. Se infatti stato chiamato Beelzebul il padrone di casa, quanto pi i membri della sua famiglia? 22 Ma voi guardate da chi avete imparato queste cose, che sono certo pi empi di quelli che insultarono il Signore a quel modo. Quelli infatti non credevano che egli fosse Cristo e perci lo ritenevano menzognero: voi, invece, non ritenete vera se non la dottrina che osa predicare che Cristo menzognero. Non Mos, ma i Manichei sono pi vicini ai pagani. 10. Da dove nasce, poi, la tua impressione che la legge di Mos non sia lontana dal paganesimo? Forse perch raccomanda il tempio, il sacrificio, l'altare, il sacerdote? Ma tutti questi nomi si trovano anche nel Nuovo Testamento. Dice: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo far risorgere 23 ; e Se presenti la tua offerta sull'altare 24 ; e Va' a mostrarti al sacerdote e presenta l'offerta prescritta da Mos, e ci serva come testimonianza per loro 25 . Di cosa, poi, queste siano state le figure, in parte lo spiega il Signore stesso, quando paragona il tempio del suo corpo a quel tempio; in parte lo conosciamo attraverso la dottrina apostolica: Perch santo il tempio di Dio, dice l'Apostolo, che siete voi 26 ; e Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio 27 , ed altro di questo genere. Perci tutto questo avvenne come esempio per noi 28 , come egli stesso dice, e deve sempre essere richiamato alla memoria: perch non era offerto ai demoni ma all'unico vero Dio, che fece il cielo e la terra; non come ad uno bisognoso di tali offerte, ma a colui che distingueva i tempi e ordinava le cose presenti, attraverso le quali alludeva a quelle future. Voi, invece, che per traviare ed ingannare i cristiani ignoranti e imperfetti fingete di detestare il paganesimo, indicateci libri cristiani autorevoli nei quali sia comandato di venerare ed adorare il sole e la luna. Il vostro errore, piuttosto, simile al paganesimo: dal momento che non venerate Cristo (ma non so cosa col nome di Cristo, che vi siete plasmati inventandolo) e adorate di visibili in questo cielo visibile ed innumerevoli altri falsi. Per quei fantasmi, sorta di vani e infondati simulacri, non avete fabbricato dei tempietti, ma avete fatto dei vostri cuori dei templi. La diffusione e l'autorit del Vangelo garantiscono che si riferiscono a Cristo le parole di Mos. 11. Pretendi da me che io mostri quali cose abbia scritto Mos su Cristo. Gi molte sono state indicate pi sopra, ma chi potrebbe indicarle tutte? Soprattutto perch, se ne cito alcune, questo perverso sembra pronto o a tentare di capovolgerle in un altro significato, oppure a dire, se fosse schiacciato dall'evidenza di una verit troppo lampante, che egli le prende come un pesce delizioso dal mare salato; che perci non necessario che egli sia costretto a bere tutta la Scrittura di Mos come l'acqua marina. Perci ritengo sia sufficiente dimostrare, per questa opera, che proprio quelle cose che ha tratto dalla scrittura della legge ebraica per criticarle, si riferiscono all'annunzio di Cristo, se si comprendono nella maniera corretta. Da ci apparirebbe sufficientemente che molto di pi le altre, o proclamate subito o esaminate a fondo con diligenza ed esattezza, si riferiscono alla fede cristiana. Se l'avversario mette davanti quelle da deridere e da condannare, proprio con quelle sia vinto colui che deve essere condannato dalla verit cristiana. Perci, o pieno di ogni falsit, quando il Signore dice nel Vangelo Se credeste a Mos, credereste anche a me; perch di me egli ha scritto 29 , non c' ragione che ti finga grandemente perplesso e sembri costretto da una delle due parti, o a dichiarare falso questo capitolo, o Ges un bugiardo. Come infatti questo capitolo vero, cos anche Ges veritiero. Dice: " Mi sembrato pi giusto attribuire falsit agli scrittori piuttosto che una menzogna all'autore della verit ". Davvero credi Cristo autore della verit, tu che lo dichiari simulatore della carne, della morte, delle ferite, delle cicatrici? Mostrami da dove hai appreso che Cristo l'autore della verit, se osi attribuire falsit a coloro che scrissero su di lui, l'autorit dei quali si divulgata grazie ad un fresco ricordo raccomandato e reso durevole presso i posteri! Poich non hai visto Cristo, n ha parlato con te come con gli apostoli, n ti ha chiamato dal cielo, come Saulo 30 . Che cosa possiamo pensare di lui, che cosa possiamo credere se non ci che attesta la Scrittura? D'altra parte se bugiardo il Vangelo divulgato e noto a tutte le genti e collocato al colmo della sacralit dall'inizio della predicazione del nome di Cristo in tutte le Chiese, quale scritto si pu tirar fuori, al quale si dovrebbe prestar fede a proposito di Cristo? Se la notizia tanto importante del Vangelo messa in dubbio, quale scritto potrai tirar fuori che non potrebbe dichiarare inventato chi non vuol credere? Mos e i Profeti vennero con Cristo; ladri e briganti sono, invece, i falsi profeti manichei. 12. Poi soggiungi che tu stesso lo hai sentito dire che sono stati ladri e briganti tutti coloro che vennero prima di lui 31 . Dove hai sentito che lo diceva, se non nel Vangelo? Ma se un altro sostiene che questo che credi dal Vangelo cos da dire che come se l'avessi udito dalla bocca del Signore falso, e nega che Cristo lo abbia detto, dove andrai? cosa farai? non annuncerai l'autorit del Vangelo con tutte le forze? Misero! L dove hai appreso ci che credi cos da dire di averlo udito da Cristo stesso, c' scritto ci che non vuoi credere! Ecco, noi crediamo all'uno e all'altro, perch crediamo nel santo Evangelo dove sono state scritti entrambi: che Mos ha scritto su Cristo e che tutti coloro che vennero prima di Cristo furono ladri e briganti. Che vennero prima di lui vuole che si intenda che non sono stati mandati. Infatti i mandati, come Mos e i santi profeti, vennero con lui, non prima di lui, poich non vollero precederlo con superbia, ma lo portarono umilmente, dato che parlava attraverso di loro. Voi invece, che interpretate cos queste parole del Signore, secondo il vostro significato date a conoscere sufficientemente che non avete nessun profeta che abbia predetto la venuta di Cristo: perci ve lo siete plasmato come avete voluto. Infatti se alcuni dei vostri - ai quali non si deve certo credere poich li avete tirati fuori proprio voi -; tuttavia se alcuni - osate dire - hanno predetto che Cristo sarebbe venuto con falsa carne, avrebbe patito con una falsa morte, avrebbe mostrato false cicatrici ai discepoli dubbiosi: quanto sono da detestare e da evitare proprio per queste affermazioni e quanto non possono essere veritieri! Costoro ammettono Cristo sulla base di una menzogna. Per non dire - come avevo cominciato - che secondo quella vostra interpretazione furono ladri e briganti poich vennero prima di Cristo quanti predicarono che sarebbe venuto in qualunque maniera. Inoltre, se quella interpretazione vera, come si dice che prima di Cristo sono venuti quelli che non vollero venire con lui, cio col Verbo di Dio, ma non avendoli mandati Dio raccontarono agli uomini le loro falsit, anche voi, sebbene nati in questo mondo dopo la passione e resurrezione di Cristo, siete ladri e briganti; poich prima che egli vi illuminasse per predicare la sua verit, siete voluti venire prima di lui, per spargere la vostra falsit. Il Signore consacr molti testimoni che lo profetizzassero, tra cui Mos. Occorre credere a tutte Scritture. 13. In quel luogo, poi, dove gli fu detto dai Giudei: Tu di testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non vera 32 , non strano il tuo non aver notato che continuasse, parlando della profezia di Mos su di s: infatti non hai l'occhio della fede, con cui poter vedere. Ecco quello che rispose loro: In realt nella vostra legge sta scritto che la testimonianza di due persone vera: orbene, sono io che do testimonianza di me stesso, ma anche il Padre, che mi ha mandato, mi d testimonianza 33 : cos'altro rivela a chi intende giustamente, se non il numero di testimoni consacrato e raccomandato nella legge con spirito profetico, affinch anche cos fosse preannunziata la futura rivelazione del Padre e del Figlio, lo Spirito dei quali in quella inseparabile Trinit lo Spirito Santo? Perci stato scritto: Il fatto dovr essere stabilito sulla parole di due o tre testimoni 34 . In genere un solo testimone dice di solito il vero e pi testimoni di solito mentono; all'inizio della fede delle genti si credette preferibilmente ad un solo apostolo che evangelizzava piuttosto che a popoli in errore dai quali egli stesso aveva subito la persecuzione. Pertanto non senza una ragione fu consacrato in qualche modo quel numero di testimoni; e con questo il Signore rispose; con quello stesso volle anche che si intendesse che Mos aveva profetizzato di lui. O per caso cavillate perch non disse " nella legge di Dio ", ma nella vostra legge sta scritto? Dove chi non riconoscerebbe la consueta espressione delle Scritture? Disse, infatti, nella vostra legge 35 , data a voi, come l'Apostolo dice " suo Vangelo ", perch attesta che egli l'ha ricevuto non da un uomo ma per mezzo della rivelazione di Ges Cristo. O dite anche che Cristo ha negato di avere Dio come Padre ovunque non dice "Padre nostro " ma Padre vostro 36 ? Ora, poi, quella voce che hai ricordato, scesa gi dal cielo: Questi il mio Figlio prediletto, ascoltatelo 37 , poich non l'avete udita non credetele! Se per le credete perch la trovate nelle sacre Scritture, l c' anche questa cui non volete credere riguardo a Mos che ha scritto di Cristo. Ve ne sono molte altre alle quali ugualmente non prestate fede: e non temete, o miseri, che un profano dica che questa voce non risuonata affatto dal cielo! Come voi, contro il bene del genere umano, che offerto a tutte le genti dall'autorit evangelica, argomentate anche a vostra rovina quando dite che non si deve credere alle parole di Cristo sul fatto che Mos abbia scritto di lui " perch se avesse detto questo i Giudei non avrebbero potuto tacere senza che subito, giacch maligni e astuti, chiedessero cosa ritenesse scritto da Mos su di s ", cos anche l'uomo mendace e perverso potrebbe dire: " Se dal cielo quella voce fosse risuonata, tutti i Giudei che l'avevano ascoltata avrebbero creduto "! Perch dunque non considerate, o pazzi, che come pot accadere che anche dopo quella voce celeste rest salda l'incredulit dei Giudei, cos potuto accadere che di fronte alle parole di Cristo non chiesero affatto che cosa Mos avesse scritto di lui, temendo piuttosto, con maligna astuzia, di udire di che essere confutati? Chi si professa cristiano deve credere che Mos scrisse di Cristo. 14. Anche Fausto si accorge che questa argomentazione non solo sacrilega rispetto alla santit evangelica, ma anche fiacca e debole; e concentra piuttosto tutta la sua attenzione - e dice di farsi valere di pi - sul fatto che, pur avendo esaminato tutta la scrittura di Mos, non vi ha trovato nessuna profezia su Cristo. Gli rispondo prontamente che non capisce; e se qualcuno chiedesse perch non capisce risponder: perch legge con animo ostile, avverso; poich non esamina per sapere, ma crede di sapere ci che non sa. Questa presunzione di tronfia arroganza o chiude l'occhio del cuore, cos da non vedere affatto; o lo distorce, cosicch vede in maniera perversa, e approva o disapprova una cosa per un'altra. Dice: " IInsegnami che cos' che mi sfuggito per caso, leggendo, accennato nella Scrittura di Mos su Dio e Signore nostro ". E qui prontamente potrei rispondere: tutto ti sfuggito, poich tutto egli ha scritto su Cristo. Ma poich non possiamo discutere ed approfondire ogni punto, in quest'opera, se potr con l'aiuto di Dio, per te manterr quanto affermai precedentemente, per mostrarti che sono state scritte riguardo a Cristo quelle cose che scegli per criticarle. E chiedi persino che io non dica " come solitamente fanno gli ignoranti, che proprio questo debba essere sufficiente per credere: che Cristo ha detto che Mos ha scritto di lui ". Se dico questo, non lo faccio da ignorante, ma da credente; ma che non valga a convincere un Gentile o un Giudeo anch'io lo ammetto. Per adatto e validissimo contro di voi, che in qualche modo vi vantate del nome di cristiani; anche tu, pur avendo a lungo tergiversato, sei costretto ad ammetterlo, dicendo: "Non voglio infatti, ora, che ti dia pensiero per me. La mia professione mi ha obbligato a credere, cos che non potrei non credere a colui che seguo; ma pensa di aver a che fare con un Giudeo, con un Gentile ". Con queste parole hai dichiarato che tu, intanto, con cui ho a che fare, poich la tua professione ti ha obbligato a credere, sei sufficientemente convinto che Mos scrisse di Cristo; poich che Cristo abbia detto questo scritto nel Vangelo, del quale non osi scuotere l'autorit tanto illustre e sacra. Giacch quando osi farlo indirettamente, stretto dalle angustie della tua difficolt, vedendo poi quanta rovina ti sommerge quando ti viene detto che non c' scrittura alla quale puoi pretendere si debba credere in merito ai fatti e ai detti di Cristo, se non il Vangelo, cos santamente ed ampiamente noto; e temendo che, perduto il manto del nome cristiano, rimanga la vostra nuda vanit da coprire di sputi e da detestare, ferito, di nuovo tenti di riaverti e dici che ormai la tua professione ti ha obbligato a credere a queste parole del Vangelo. Cos, intanto, prendo, ferisco, uccido te, con cui ora ho a che fare, cio il tuo fallace errore, e ti costringo ad ammettere che Mos scrisse su Cristo; poich che Cristo l'abbia detto si legge nel Vangelo, cui la tua professione ti ha obbligato a credere. Se poi mi fosse necessario disputare con un Giudeo o con un Gentile, gi sopra ho mostrato in quali modi, in base alle mie piccole forze, ritengo che sarebbe opportuno comportarsi. Come possono essere simili anche cose di natura differente, cos non strano considerare simili Mos e Cristo. 15. N nego che siano state predette riguardo a Cristo le parole che hai scelto come se fossero facili da confutare, quando Dio dice a Mos: Io susciter loro un profeta in mezzo ai loro fratelli pari a te 38 ; n le tue onorevoli ed amabili antitesi, con le quali hai voluto quasi colorire e dipingere un discorso spregevole, in alcun modo mi distolgono da questa verit di fede. Confrontando infatti Cristo e Mos, e desiderando dimostrarli non simili, affinch per questo sembri che non si deve intendere riferito a Cristo ci che stato scritto: Susciter loro un profeta simile a te, hai posto di fronte a te molti contrari: il fatto che quello sia un uomo, questi Dio; quello un peccatore, questi santo; quello nato da un'unione, questi secondo noi da una vergine, secondo voi, invece, no; quello, offeso Dio, viene ucciso sul monte, questi, piacendo molto al Padre, soffre volontariamente. Come se, poi, quando qualcosa si dice simile si dovesse intendere simile in ogni parte ed in ogni modo; poich non soltanto quelle cose che sono di un'unica e medesima natura si dicono simili fra loro -come due uomini gemelli o i figli rispetto ai genitori o tutti gli uomini rispetto a tutti gli uomini, in quanto sono uomini, sono assolutamente simili, cosa che anche negli altri animali facilissimo considerare, o nelle piante, come un'oliva si dice simile ad un'oliva, un alloro ad un alloro -; ma anche di cose di natura differente si dicono che sono molto simili, come un olivo selvatico ed un olivo, la spelta e il grano. Parlo di cose ancora molto vicine e in relazione: infatti cosa tanto distante dal Figlio di Dio, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose 39 quanto una bestia ed una pietra? E tuttavia nel Vangelo si legge: Ecco l'Agnello di Dio 40 ; e nell'Apostolo: E quella roccia era il Cristo 41 ; nessuno potrebbe dirlo giustamente se non ammettesse in qualche modo una similitudine fra loro. Che c' dunque di strano se Cristo non ha disdegnato di diventare simile allo stesso Mos, lui che si fatto simile ad un agnello, e nella sua prefigurazione, per mezzo dello stesso Mos, Dio prescrisse che fosse mangiato dal suo popolo, e il suo sangue fosse usato per la difesa della salvezza, e fosse chiamato Pasqua 42 , cosa che nessuno si permette di negare come adempiuta ora in Cristo? Perci dalle Scritture lo riconosco dissimile, dalle Scritture riconoscilo con me anche tu come simile; dissimile non in ci per cui simile, ma l'uno per una causa, questo per un'altra, purch tuttavia dimostri l'uno e l'altro. Cristo non simile all'uomo perch Dio; stato scritto infatti di lui che sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli 43 . E Cristo simile all'uomo perch uomo; perch di lui parimenti stato scritto: Mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Ges 44 . Cristo non simile al peccatore perch sempre santo; e Cristo simile al peccatore perch Dio mand suo Figlio in una carne simile a quella del peccato affinch in merito al peccato condannasse il peccato nella carne 45 . Cristo non simile ad un uomo nato da un'unione, in quanto nacque da una vergine; ma simile ad un uomo nato in quanto anch'egli nacque da una donna, alla quale fu detto: Colui che nascer da te, sar dunque santo e chiamato Figlio di Dio 46 . All'uomo morto per il suo peccato Cristo non simile, in quanto mor senza peccato e per suo proprio potere; ed ancora Cristo simile ad un uomo morto in quanto anch'egli mor di una vera morte del corpo. Anche la morte di Mos fu una profezia di Cristo. 16. Non dovresti perci screditare Mos, servo di Dio, giacch hai detto che fu peccatore e che, offeso il suo Dio, fu ucciso sul monte 47 . Aveva saputo, infatti, anch'egli gloriarsi nel Signore, per essere salvato da lui; come pure colui che dice Cristo Ges venuto in questo mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io 48 . Mos, infatti, accusato dalla voce divina poich la sua fede ha vacillato 49 alquanto nel far scaturire acqua da una pietra; questo pu essere comune col peccato di Pietro, il quale in mezzo alle onde dubit per una mancanza di fede simile 50 . Ma lungi dal credere, da qui, che egli sia stato allontanato dall'eterna comunit dei santi, egli che con sant'Elia, come dice il Vangelo, merit di assistere sul monte alla glorificazione del Signore 51 . Infatti, come leggiamo negli antichi Libri, anche dopo il peccato stesso evidente quanto grande sia il suo valore presso Dio. Ma che motivo ci sarebbe stato perch Dio parlasse della punizione del suo peccato mediante una tale morte? Poich ho promesso di dimostrare che proprio quelle cose che hai scelto da criticare si riferiscono al preannuncio di Cristo, far in modo di spiegare come posso, con l'aiuto di Dio, a chi intende rettamente, che anche ci che hai criticato nella morte di Mos fu una profezia su Cristo. La morte di Mos sul monte prefigura la grandezza e la fortezza di Cristo sulla croce. 17. Come infatti consuetudine dei divini misteri nelle sacre Scritture che la medesima persona interpreti ora un ruolo ora un altro per significare qualcosa, allora Mos rappresentava il popolo dei Giudei posto sotto la legge e nella predizione profetica lo adombrava. Come, dunque, Mos, percotendo la roccia con la verga dubit della potenza di Dio, cos quel popolo, che era tenuto sotto la legge data per mezzo di Mos, affiggendo Cristo al legno della croce non credette che egli era Potenza di Dio. Ma come la roccia percossa grond di acqua per gli assetati, cos dalla piaga della passione del Signore fu generata la vita per i credenti. Riguardo a questa cosa, abbiamo, infatti, la chiarissima e fedelissima voce dell'Apostolo che dice, avendone parlato successivamente: E quella roccia era il Cristo 52 . Dunque Dio ordina che questa disperazione della carne sulla divinit di Cristo svanisca davanti all'altezza dello stesso Cristo, quando ordina che la morte della carne di Mos avvenga sul monte. Come infatti la roccia Cristo, cos anche il monte Cristo: la roccia umile fortezza, il monte elevata grandezza. Poich come l'Apostolo dice: la roccia era Cristo, cos il Signore stesso: Non pu restare nascosta una citt collocata sopra un monte 53 (affermando senza dubbio che egli il monte, mentre i suoi fedeli saldi nella gloria del suo nome la citt). La prudenza della carne vive quando, come la roccia colpita, l'umilt di Cristo disprezzata sulla croce: perch Cristo crocifisso scandalo per i Giudei e stoltezza per i Gentili. E la prudenza della carne muore quando Cristo riconosciuto eccelso come un monte prominente: infatti per quelli che sono stati chiamati, Giudei e Greci, Cristo Potenza di Dio e Sapienza di Dio 54 . Perci Mos sal sul monte, per essere ricevuto dallo spirito vivente una volta morta la carne. Fausto non vi era salito, cosicch proferiva calunnie carnali, morta la sua mente. Non ebbe paura forse Pietro, per la prudenza della carne, che la stessa pietra venisse colpita, quando al Signore che preannunciava la sua passione disse: Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadr mai? E il Signore non gli risparmi questo peccato, avendogli replicato: Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perch non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini! 55 . E dove mor questa diffidenza carnale se non nella glorificazione di Cristo, come su un monte elevato? Senz'altro viveva quando Pietro lo rinneg timidamente; e senz'altro era morta quando lo predicava senza paura. Questa viveva in Saulo, quando, detestando lo scandalo della croce, distruggeva la fede cristiana 56 ; e dove se non su quel monte era morta quando ormai Paolo diceva: Non sono pi io che vivo, ma Cristo vive in me 57 ? profeta chi preannuncia eventi futuri. Cristo lo fu quanto Mos; Fausto lo creda! 18. Con cosa credi dunque, o eretica vanit, di poter convincere che non stato predetto riguardo a Cristo: Susciter loro un profeta in mezzo ai loro fratelli pari a te 58 , dal momento che non puoi farlo partendo dalla dimostrazione che non simile? Con altri motivi, infatti, noi lo mostriamo simile. Forse perch stato detto profeta, lui che si degnato sia di essere uomo che di predire cos tanti eventi futuri? Per caso non profeta un uomo che preannuncia eventi futuri oltre le congetture umane? Per cui anch' egli di se stesso dice: Un profeta non disprezzato se non nella sua patria 59 . Ma quanto a te, che hai ammesso poco fa di essere convinto, quando hai affermato che la tua professione ti ha obbligato a credere al Vangelo, me la vedr; venga avanti di fronte al pubblico il Giudeo, che alza la cervice libera a suo danno dal giogo di Cristo e perci pensa che ancora gli sia lecito dire: " Il vostro Cristo ha mentito; Mos non scrisse niente su di lui ". Il profeta promesso da Dio a Mos come successore e guida nella terra promessa. 19. Mi dica quale profeta Dio ha promesso quando dice a Mos: Susciter loro un profeta in mezzo ai loro fratelli, pari a te o simile a te 60 . Molti, infatti, furono in seguito i profeti, ma volle che se ne intendesse soprattutto uno. Molto facilmente, credo, gli si presenter come il successore di Mos questi che condusse il popolo liberato dall'Egitto nella terra promessa. Pensando a lui forse rider ancora di me che vado cercando di chi sia stato detto: Susciter loro un profeta simile a te, dal momento che trovo scritto chi, morto Mos, sia succeduto nel medesimo incarico di guidare e condurre il suo popolo. Dopo che avr riso di me come di un ignorante (cos, infatti, descritto anche da Fausto), non cesser di rivolgermi ancora a quest'uomo e di richiamarlo dalla tranquilla risata all'impegno di rispondere, chiedendo con insistenza perch allo stesso suo futuro successore (rispetto al quale non fu accettato per introdurre il popolo nella terra promessa, naturalmente perch non si credesse che la legge data per mezzo di Mos - non per salvare ma per convincere il peccatore - introducesse nel regno dei cieli, bens la grazia e la verit nata per mezzo di Ges Cristo 61 ), chieder dunque al Giudeo perch Mos abbia cambiato il nome allo stesso suo futuro successore. Infatti era chiamato Osea e lo chiam Ges 62 . Perch allora gli avr dato questo nome, quando dalla convalle di Paran lo mand innanzi verso la stessa terra nella quale il popolo stava per venire sotto la sua guida? Disse, infatti, il vero Ges: quando sar andato e vi avr preparato un posto, ritorner e vi prender con me 63 . Chieder anche se il profeta non attesti questa allusione dicendo: Dio viene da Teman, il Santo dal monte Paran 64 , come se dicesse: " Dio santo verr con il nome di colui che venne dall'Africa, da Paran ", cio Ges. Inoltre si intende che sia la stessa Parola di Dio a parlare quando promette questo successore di Mos - per mezzo del quale il popolo venisse mandato nella terra promessa - chiamandolo con il nome di angelo. Cos, infatti, si suole nominare nella Scrittura divina gli uomini che annunciano qualcosa; e dice: Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato. Abbi rispetto della sua presenza, ascolta la sua voce e non ribellarti a lui; egli infatti non perdonerebbe la vostra trasgressione, perch il mio nome in lui 65 . Che significa? Indaghi quelle Scritture non pi il Manicheo ma proprio il Giudeo e veda se di qualche angelo Dio abbia detto: Il mio nome in lui, se non di questi che promette come guida nella terra promessa. Poi chieda tra gli uomini quale successore di Mos abbia fatto entrare il popolo: e scoprir che fu Ges, chiamato non con questo nome dall'inizio della sua vita, ma con un nome cambiato. Colui che disse dunque: Il mio nome in lui si riferiva a Ges, proprio il vero Ges, capo e guida del popolo nell'eredit della vita eterna, secondo il Nuovo Testamento, del quale il Vecchio Testamento era la figura. Cos, per quanto riguarda l'apparato profetico, non si poteva presentare n dire qualcosa di pi riconoscibile, dal momento che si arrivati fino all'espressione del nome. Giosu adombrava Ges-Dio. I Gentili non possono non riconoscere come compiuta la profezia dei Libri sacri. 20. Resta che quel Giudeo, se vuole anche interiormente essere un Giudeo, non nella lettera ma nello spirito 66 ; se vuole essere considerato un vero israelita, nel quale non c' falsit 67 , si ricordi, nella figura, di quel Ges morto che introdusse nella terra dei mortali, e riconosca nella verit il Ges vivente, sotto la cui guida potrebbe entrare nella terra dei viventi. In questo modo, infatti, non si opporr pi ostilmente ad una cos chiara profezia, ma reso mite dal ricordo di Ges che introdusse nella terra promessa, ascolter ormai proprio colui del quale quello portava il nome, mentre introduce in maniera pi vera nella terra promessa e dice: Beati i miti perch erediteranno la terra 68 . A questo proposito anche il Gentile, se non avesse un cuore troppo duro, o se fosse una di quelle pietre dalle quali Dio fa sorgere figli di Abramo 69 , non dovrebbe forse meravigliarsi che nei Libri antichi della stessa gente dalla quale si ritiene sia nato Ges sia stata scritta una profezia cos evidente su di lui da esprimere anche il suo nome? E allo stesso tempo non dovrebbe forse notare che profetizzato era stato non un uomo qualsiasi come Ges, ma senza dubbio Dio, perch Dio disse che il suo nome era in quell'uomo che, costituito per guidare e introdurre il popolo nel regno, con un cambiamento di nome, fu chiamato Ges? E lo ha chiam angelo per il fatto che veniva mandato con questo nuovo nome ad annunciare un messaggio grande e divino? Quale conoscitore anche superficiale di quella lingua potrebbe ignorare che in greco " nunzio" si dice angelo? Perci qualsiasi Gentile, se non volesse essere perverso ed ostinato, non disprezzerebbe quei Libri perch sono ebrei, alla cui legge non soggetto, ma stimerebbe assai i libri di qualsiasi gente, poich vi rinverrebbe profezie scritte tanto tempo prima, che ai suoi tempi ormai riconoscerebbe compiute; e non disprezzerebbe lo stesso Ges Cristo perch lo vedrebbe preannunziato nelle Scritture ebraiche, ma piuttosto riterrebbe che debba essere seguito e venerato con profonda ammirazione e devota fede chi merit a tal punto di essere preannunciato e affidato a qualsiasi scrittura, prima di nascere tra gli uomini, attraverso lo svolgersi di tanti secoli, in parte con testimonianze piuttosto aperte, in parte con misteri e sottoforma di azioni simboliche e discorsi. In questo modo, a lui, partendo dai risultati gi offerti dalla storia cristiana, la profezia dei Libri sar dimostrata come vera; sulla base della profezia dei Libri, poi, Cristo sar riconosciuto oggetto di culto. Che io sia ritenuto uno che racconta fantasie se non accaduto cos, se non accade cos, se non si arriva da tutte le parti a quella fede in tutto il mondo con la lettura di questi stessi Libri! Dio ha voluto che i Giudei, non credenti in Cristo, fossero depositari dei Libri che lo predicano. 21. Di conseguenza bisogna ridere e meravigliarsi della follia di costoro che (come se fosse impossibile) ci chiedono in che modo attraverso i Libri dei Giudei un Gentile voglia apprendere la fede cristiana: gli basta considerare che per una devozione ed una fama tanto grandi tutte le genti diventano discepole di questi Libri. Senza dubbio lo diventano pi fortemente e pi fermamente proprio per il fatto che dalle mani dei nemici sono tratte fuori testimonianze tanto importanti su Cristo; nelle quali le genti che credono non possono ritenere inventato nulla su di lui al momento, perch trovano Cristo in quei Libri ai quali da tanti secoli si conformano quelli che lo crocifissero e che coloro che ogni giorno lo bestemmiano considerano all'apice dell'autorit. Se infatti le profezie su Cristo fossero presentate da quelli che lo predicano, sarebbero ritenute inventate da loro: ora, per, chi predica presenta ci che legge in pubblico chi bestemmia. Infatti, per una qualche utilit dei santi, il sommo Dio dispone la cecit degli empi e secondo l'equit del suo governo si serve opportunamente anche dei malvagi, al punto che quelli che vivono iniquamente per loro scelta, secondo il suo giudizio hanno avuto in assegnazione un ruolo giusto. Pertanto, affinch non si credesse che quelli che annunziavano Cristo ai popoli avessero inventato le testimonianze della profezia che Cristo sarebbe nato, che avrebbe fatto miracoli, avrebbe sofferto indegnamente, sarebbe morto, risorto, asceso al cielo, avrebbe propagato il Vangelo della vita eterna fra tutte le genti, stato tratto qualcosa di grande dall'infedelt dei Giudei a nostro vantaggio, cosicch gli stessi che non accolgono nei cuori queste cose per s, le hanno nei libri per noi. N l'autorit di quei libri diminuisce per il fatto che non sono compresi dai Giudei; piuttosto accresciuta, perch la loro stessa cecit vi stata predetta. Ne deriva che attestano la verit maggiormente giacch non la comprendono, poich quando non comprendono quei libri i quali hanno predetto che essi non avrebbero compreso, anche con questo mostrano che quelli sono veri. Una maledizione profetica annuncio di un sentire presago, non un'imprecazione. 22. C' poi quel passo dalla cui ambiguit Fausto ingannato: La tua vita ti sar dinanzi come sospesa a un filo e non sarai sicuro della tua vita 70 . Qualcuno potrebbe dire che queste parole possono essere interpretate altrimenti; ma che non possano essere riferite a Cristo n Fausto ha osato dirlo n certo qualcuno oser, se non colui che avr negato o che Cristo sia vita o che fu visto dai Giudei pendere sulla croce o che essi non gli credettero. Ma poich egli stesso dice Io sono la vita 71 e poich non c' dubbio che fu visto pendere dai Giudei che non gli credettero, non vedo perch dovremmo dubitare che anche questo abbia scritto su Cristo colui del quale Cristo dice: Poich di me egli ha scritto 72 . Egualmente, se ci che stato scritto: Susciter loro un profeta in mezzo ai loro fratelli pari a te, Fausto ha tentato di mostrare che non pu essere applicato a Cristo, poich Cristo non come Mos, e tuttavia stato confutato in ogni argomento, che bisogno c' di darsi pensiero per questa testimonianza? O almeno, come disse che Cristo non simile a Mos, confutando quella profezia, cos pure per confutare questa dica che Cristo non la vita, o che non pendette in croce alla vista dei Giudei che non gli credevano. Per, poich non ha detto questo, n oggi nessuno di quelli oserebbe dirlo, non c' alcun motivo per indugiare ad abbracciare questa profezia del suo servo sul Signore e Salvatore nostro Ges Cristo. Ma certo questa stata posta tra le altre maledizioni. Forse non profezia, dal momento che anche le altre lo sono? O non profezia su Cristo poich quelle precedenti o seguenti che in quel passo formano il contesto non sembrano riferirsi a Cristo? Come se in realt ci sia qualcosa di peggiore fra le maledizioni che colpirono i Giudei, per colpa della loro superba empiet, del vedere la loro Vita, cio il Figlio di Dio, pendere dalla croce e non credere alla loro Vita. Perch le maledizioni, quando sono annunziate da una profezia non sono imprecazioni che riguardano un cattivo desiderio, ma annunci di un sentire presago. Infatti i cattivi desideri sono proibiti, perch si dice Benedite e non maledite 73 . Invece gli annunci presaghi si trovano spesso nel discorso dei santi, come dice l'apostolo Paolo: Alessandro, il ramaio, mi ha procurato molti mali. Il Signore gli render secondo le sue opere 74 . Sembra che l'Apostolo, come se fosse adirato ed indignato, abbia maleaugurato questo: Dovrebbero farsi mutilare coloro che vi turbano! 75 Certamente se considerassi la persona che scrive capiresti maggiormente che egli ha benedetto con una elegantissima ambiguit. Perch ci sono degli eunuchi che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli 76 . Anche in queste parole Fausto avrebbe sentito questo sapore se avesse mostrato un palato pio per i cibi del Signore. Cos, anche, risuon forse per i Giudei quanto stato detto: La tua vita ti sar dinanzi come sospesa a un filo e non sarai sicuro della tua vita; di conseguenza non credettero che avrebbero vinto, vedendo la loro vita sospesa nell'incertezza tra le minacce e i complotti dei nemici. Ma il figlio del Vangelo, quando sente: Egli ha scritto di me, in questa stessa frase ambigua distingue che cosa i profeti gettino ai porci, che cosa indichino agli uomini: e immediatamente a lui viene in mente Cristo pendente sulla croce come Vita degli uomini ed i Giudei che non gli credono per il fatto che lo vedono pendere dalla croce. E certo prontamente qualcun altro avrebbe potuto dire che tra le altre maledizioni che in quel passo non servono a capire qualcosa di Cristo, si riferisce a Cristo soltanto questo che stato scritto: La tua vita ti sar dinanzi come sospesa a un filo e non sarai sicuro della tua vita. Perch sarebbe potuto accadere che tra i diversi tipi di maledizioni che erano predette profeticamente al popolo empio, fosse posta anche questa. Ma io e quanti con me considerano pi attentamente quella frase evangelica del Signore, con la quale non disse: " Egli ha scritto anche di me " - perch si credesse che avesse scritto anche altre cose che non si riferiscono a Cristo -; ma disse: Egli ha scritto di me 77 - perch indagando a fondo tutto il proposito di quella scrittura avessimo cura solo di comprendere la grazia di Cristo -, riconosciamo che anche le altre maledizioni contenute in quel passo sono state profetizzate a motivo di Cristo. Ma se ora volessi dimostrarlo sarebbe troppo lungo. Mos nel profetizzare non era Caifa. 23. Lungi dal non riferirsi a Cristo questa citazione che Fausto ha ricordato, per il fatto che stata collocata tra altre maledizioni! Cosicch neppure quelle altre hanno il giusto significato se non si riferiscono alla gloria di Cristo, con la quale si provvede al genere umano. Quanto pi questa? Che se Mos fosse stato tale da pronunciare questo con la bocca, pensando un'altra cosa nel cuore, direi pi facilmente: ha profetizzato senza saperlo, anzich negare che sia stato profetizzato su Cristo quanto sento che fu detto al popolo giudeo: La tua vita ti sar dinanzi come sospesa a un filo e non sarai sicuro della tua vita. Ed infatti Caifa non rifletteva su quanto fu interpretato dalle sue parole quando, perseguitando Cristo come nemico, disse che era meglio morisse un solo uomo anzich perisse l'intera nazione. Dove l'Evangelista aggiunse che questo non lo disse da se stesso, ma profetizz essendo sommo sacerdote 78 . Ma Mos non era Caifa: perci quanto disse al popolo ebreo: La tua vita ti sar dinanzi come sospesa a un filo e non sarai sicuro della tua vita, non solo lo disse riferendosi a Cristo - e anche se avesse parlato inconsapevolmente, ci che disse non si doveva riferire a nessun altro - ma lo fece consapevolmente. Era infatti un fedelissimo dispensatore del mistero profetico, cio di quella unzione sacerdotale da cui riconosciamo il nome di Cristo; in virt di questo mistero, sebbene uomo malvagio, Caifa pot profetizzare anche senza saperlo. Certamente in lui l'unzione profetica lo fece profetizzare: mentre la sua vita empia lo fece profetizzare inconsapevolmente. Pertanto con che faccia tosta si dice che Mos non ha profetizzato su Cristo, se da lui ebbe inizio quella unzione onde il nome di Cristo si fece conoscere e anche il suo persecutore profetizz su di lui pur non sapendolo? Come un tempo i Sadducei, cos i Maniche negano la resurrezione. 24. Sopra abbiamo parlato in modo sufficiente della maledizione di colui che pende sul legno. abbastanza chiaro da molte delle cose dette, che Mos non ha comandato contro Cristo di uccidere il profeta o il capo che volesse allontanare Israele dal suo Dio o infrangere qualcuno dei comandamenti; e a chi considera sempre pi le parole e le azioni del Signore nostro Ges Cristo, sempre pi sar chiaro che Cristo non volle allontanare nessuno di loro dal loro Dio. Il Dio che Mos insegn ad essi ad amare e servire, certamente il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, che il Signore Ges Cristo menziona con la stessa raccomandazione, e con la sua autorit confuta l'errore dei Sadducei che negavano la resurrezione, quando dice: quanto poi alla resurrezione dei morti, non avete letto quello che Dio disse a proposito del roveto a Mos: Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Ora non Dio dei morti, ma dei vivi: perch tutti vivono per Lui 79 . Pertanto, con la medesima risposta con cui allora furono convinti i Sadducei, opportunamente, ora, vengono convinti i Manichei: seppure in un altro modo, tuttavia anch'essi negano la resurrezione. Parimenti, quando disse, lodando la fede del centurione: In verit vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede cos grande, aggiunse: Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre 80 . Se allora, e Fausto non pu negarlo, Mos raccomand al popolo di Israele il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, e Cristo, secondo queste ed altre testimonianze, senza dubbio raccomanda quello stesso Dio, questi non tent di allontanare quel popolo dal suo Dio; per lo minacci che sarebbe stato cacciato fuori nelle tenebre poich vedeva che si era allontanato dal suo Dio, nel cui regno dice che siederanno con Abramo, Isacco e Giacobbe le genti chiamate da tutto il mondo, non per altro se non in quanto rimaste fedeli al Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe. E di conseguenza l'Apostolo dice: E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede, preannunzi ad Abramo questo lieto annunzio: In te saranno benedette tutte le genti 81 , affinch naturalmente fossero benedetti nel seme di Abramo quelli che imitavano la fede di Abramo. Perci Cristo non voleva allontanare gli Israeliti dal loro Dio, ma piuttosto li accusava di essersi allontanati da lui. Poi, chi pensa che il Signore abbia infranto qualcuno di quei comandamenti che furono dati per mezzo di Mos non strano che lo faccia, come pure i Giudei: ma sbaglia, e in ci sbagliarono anche i Giudei. Quando Fausto menziona quel comandamento che vuole si creda che il Signore abbia infranto, l necessario che mostriamo in che modo sbagli, come gi sopra abbiamo mostrato, quando occorreva. Ora dico: se il Signore avesse infranto qualcuno di quei comandamenti non avrebbe accusato i Giudei di questo stesso comportamento: poich a coloro che criticavano il fatto che i suoi discepoli mangiassero con le mani sporche e per questo trasgredivano non un comandamento di Dio ma le tradizioni degli antichi, disse: Perch voi trasgredite il comandamento di Dio in nome della vostra tradizione? Egli poi cita proprio un comandamento di Dio, che noi sappiamo essere stato dato per mezzo di Mos. Di seguito disse: Dio ha detto: Onora il padre e la madre e inoltre: Chi maledice il padre e la madre sia messo a morte. Invece voi asserite: Chiunque dice al padre o alla madre: " Ci con cui ti dovrei aiutare offerto a Dio ", non pi tenuto ad onorare suo padre o sua madre. Cos avete annullato la Parola di Dio in nome della vostra tradizione 82 . Da tutto questo vedete quante cose possiamo imparare: che egli non allontan i Giudei dal loro Dio; e che non solo non infranse i suoi comandamenti, ma che rimprover coloro dai quali fossero infranti; e codesti comandamenti non li invi se non Dio stesso per mezzo di Mos. Il vero Cristo quello annunciato da Mos e dai santi del suo popolo. 25. Poich crediamo che tutti gli scritti di Mos si riferiscano alla presentazione di Cristo, non potendolo illustrare in quest'opera, abbiamo promesso di illustrarlo in quei passi che Fausto ha scelto da quegli scritti per confutali e criticarli; giustamente, quindi, dobbiamo mostrare che anche il comandamento di Mos, secondo cui dovrebbe essere ucciso ogni profeta o capo che volesse allontanare gli Israeliti dal loro Dio, o che infrangesse qualcuno dei comandamenti, si riferisce alla preservazione della fede, che si apprende nella Chiesa di Cristo. Egli senza dubbio sapeva, a causa dello spirito di profezia e di Dio che gli parlava, che sarebbero sorti molti eretici, maestri di errori di tutti i tipi contro la dottrina di Cristo, i quali non predicavano quel Cristo che il vero Cristo. vero colui che fu preannunciato per mezzo delle profezie pronunziate per mezzo dello stesso Mos e degli altri santi di quel popolo. Perci Mos comandava di mettere a morte chiunque volesse insegnare un altro Cristo. Che cos'altro, poi, fa la lingua cattolica, se non mettere a morte con la spada spirituale di entrambi i Testamenti, dalla lama due volte tagliente, tutti coloro che vogliono allontanarci dal nostro Dio o infrangere qualcuno dei comandamenti? Tra questi cade principalmente lo stesso Manicheo, quando annientato dalla verit asserita dalle Legge e dai Profeti il suo errore di volerci allontanare dal nostro Dio, il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, che Cristo raccomanda; e di voler infrangere i comandamenti della legge, nelle figure dei quali riconosciamo che Cristo fu profetizzato. vero che Mos ha scritto su Cristo o a motivo di Cristo. 26. Ora, poi, non so se definire quella espressione molto stupida o assai ingannatrice, dal momento che Fausto era intelligente; per cui ritengo maggiormente che abbia voluto gettare una nebbia addosso al lettore meno attento, piuttosto che pensare che non abbia compreso ci che dico. Egli infatti dice che " se queste cose non sono state scritte su Cristo, o ne mostrerete delle altre, o non ce ne sar nessuna ". Questa proposizione vera, ma ne conseguiva che mostrasse sia che queste cose non sono state scritte su Cristo sia che non possono esserne mostrate delle altre. Per non ha fatto nulla di questo, poich noi abbiamo mostrato sia come queste cose possano essere accolte in riferimento a Cristo, sia sopra ne abbiamo mostrate molte altre le quali non potrebbero avere significato se non riferite a Cristo. Non c' dunque motivo perch tu, Fausto, concluda che niente fu scritto da Mos riguardo a Cristo. Attento a cosa dici: " Se queste cose non sono state scritte su Cristo, o ne mostrerete delle altre, o non ce ne sar nessuna ". Dici la verit. Perci, dal momento che abbiamo sia mostrato che queste cose sono state scritte su Cristo o a motivo di Cristo, sia presentato molte altre, la tua argomentazione piuttosto priva di valore. E, senza dubbio, almeno hai tentato di mostrare che questi passi da te ricordati - anche senza aver ottenuto niente - non sono stati scritti su Cristo. Quanto a ci che hai concluso: " O ne mostrerete delle altre, o non ce ne sar nessuna ", avresti dovuto dimostrare che non potevamo avanzarne altre, prima di dedurre sicuro che non ce n'era nessuna. Ora poi, come se il tuo libretto avrebbe avuto ascoltatori sordi o lettori ciechi cosicch nessuno si accorgesse di cosa tralasciassi, ti sei affrettato a dire: " Se non ce ne fu nessuna, Cristo non pot sostenere ci che non in nessun luogo; cos, se Cristo non ha asserito questo, evidente che questo capitolo falso ". Oh, l'uomo che pensa di parlare senza che un altro possa contraddirlo! Dov' il tuo acume? O in una cattiva causa non potevi parlare altrimenti? Ma la cattiva causa ti ha costretto a dire cose senza fondamento! Nessuno ti costringe, in realt, a sostenerla. E se infatti mostreremo altre cose? Giacch ce ne saranno alcune, non sar assolutamente vero che non ce ne sar nessuna. E se ce ne saranno alcune, Cristo pot asserire ci che c'. Cos, se Cristo pot asserire questo, certo che quel capitolo del Vangelo non falso. Ritorna dunque alla tua affermazione, con la quale dicesti: " o ne mostrerete delle altre, o non ce ne sar nessuna ", e riconosci che non hai spiegato che non ne avremmo mostrate altre! Vedi anche quante altre gi sopra abbiamo mostrate ed osserva cosa se ne concluda: che naturalmente non falso ci che leggiamo nel Vangelo detto da Cristo: Se credeste a Mos, credereste anche a me; perch di me egli ha scritto 83 . E senza dubbio cos straordinaria l'autorit e cos solida la verit del Vangelo che anche se per l'ottusit della nostra intelligenza non vi trovassimo nulla scritto da Mos su Cristo, dovremmo credere che non solo alcune, ma che tutte le cose che scrisse si riferiscono a Cristo, poich non disse: " Egli scrisse anche di me ", ma Egli scrisse di me. Ora, poi, se anche si dovesse dubitare di questo capitolo del Vangelo - lungi da ci! -, scoperte cos tante testimonianze su Cristo nella scrittura di Mos ogni dubbio sarebbe rimosso; e poich non si deve dubitare di un capitolo del Vangelo, anche se quelle non fossero state scoperte, tuttavia si dovrebbe credere che ci siano. Di contro all'opposizione dei Giudei, tutto il mondo crede sia a Mos che a Cristo. 27. Ci che aggiungi, " che fu diversa la dottrina di Cristo e di Mos; e che perci non sarebbe stato verosimile che se avessero creduto a Mos avrebbero creduto anche a Cristo; anzi piuttosto la conseguenza era che se alcuni Giudei gli avessero creduto, altri necessariamente si sarebbero opposti ", senza dubbio non l'avresti detto se avessi alzato un po' l'occhio con cui osservi e avessi guardato il mondo senza un cieco spirito di contesa verso gli uomini dotti e indotti, Greci e barbari, sapienti e ignoranti, verso i quali l'Apostolo diceva 84 di essere in debito, credendo contemporaneamente in Cristo e in Mos. Se dunque non era verosimile che i Giudei credessero ugualmente a Mos e a Cristo, molto meno verosimile che tutto il mondo creda ugualmente a Mos e a Cristo. Ma poich vediamo che tutte le genti credono ad entrambi e conservano con una fede robustissima e abbondantissima la profezia di quello in accordo col Vangelo di questi, non era chiamata ad una cosa impossibile questa unica gente quando le fu detto: Se credeste a Mos, credereste anche a me; e piuttosto ci si deve stupire e si deve alquanto fortemente biasimare l'ostinazione dei Giudei, i quali non fecero quanto, come vediamo, ha fatto tutto il mondo. Il tempo di Cristo fu diverso da quello di Mos, non la dottrina. 28. Ci che dici riguardo al sabato, alla circoncisione della carne e alla differenza dei cibi, che uno fu l'insegnamento di Mos e che un'altra cosa per mezzo di Cristo hanno imparato i Cristiani, gi sopra abbiamo mostrato che, come dice l'Apostolo, ci avvenne come esempio per noi 85 . La differenza, dunque, non nella dottrina ma nel tempo. Uno era infatti quello in cui era necessario preannunziare queste cose attraverso profezie dal senso figurato; ed un altro quello in cui necessario che queste siano compiute grazie ad un'aperta e dichiarata verit. Ma cosa c' di strano se i Giudei, interpretando il sabato in un senso carnale, si opposero a Cristo che ormai lo introduceva in senso spirituale? Rispondi all'Apostolo, se puoi, che attesta che il riposo di quel giorno ombra delle cose future 86 . Ma se quelli si opposero a Cristo, non comprendendo il vero sabato, a lui non opponetevi voi, e imparate la vera innocenza. Infatti proprio in quel passo, dove soprattutto si crede che Ges abolisse il sabato, quando i suoi discepoli passando per un campo ed essendo affamati volevano le spighe e le mangiarono, li dichiar innocenti, rispondendo ai Giudei: Se aveste compreso che cosa significa "Misericordia io voglio e non sacrificio ", non avreste condannato individui senza colpa! 87 Infatti avrebbero dovuto aver piuttosto compassione dei discepoli affamati, poich agirono spinti dalla fame. Da voi, invece, chiunque abbia strappato le spighe, ritenuto un omicida non secondo l'insegnamento di Cristo, che chiama questa innocenza, ma secondo l'insegnamento dei Manichei. O per caso gli apostoli dimostrarono misericordia nei confronti di quelle stesse spighe, cosicch, quindi, mangiando le membra di dio, le purificarono, come andate raccontando? Voi allora, che non fate questo, siete crudeli. Ma evidentemente Fausto ammette l'abolizione del sabato poich sa che la potenza di Dio opera sempre e instancabilmente. Dicano questo quanti riconoscono che Dio fa tutti i tempi senza una volont temporanea. Questo difficile da far quadrare per voi, che affermate che il riposo del vostro dio fu interrotto dalla ribellione della stirpe delle tenebre e disturbato da un improvviso attacco dei nemici. O forse, prevedendo fin dall'eternit che sarebbe accaduto questo, non ebbe mai requie perch non fu mai sicuro, lui che pensava che avrebbe condotto una guerra tanto atroce con grandissima rovina e danno dei suoi membri? Significato della circoncisione, della mortalit della carne, della morte e resurrezione di Cristo. 29. Quanto all'altro sabato, che da ignoranti e da empi deridete, se non avesse senso tra le profezie che sono state scritte su Cristo, Cristo non gli avrebbe dato questa testimonianza: quando soffr volontariamente, come tu stesso hai affermato in sua lode, e perci pot decidere i tempi della sua passione e resurrezione, ag con lo scopo che il suo corpo riposasse da tutti i suoi lavori nella sepoltura di sabato; risorgendo il terzo giorno, che chiamiamo giorno del Signore, che l'ottavo dopo il sabato, dimostr che anche la circoncisione dell'ottavo giorno serviva a profetizzarlo. Che cosa significa, infatti, la circoncisione della carne? Che cosa, se non l'eliminazione della mortalit, che deriva dalla generazione carnale? Per questo l'Apostolo disse: Spogliandosi della carne ha fatto pubblico spettacolo dei Principati e Potest, trionfando con fiducia su di essi in se stesso 88 . Infatti quando dice che si spogliato della carne, in quel punto interpretiamo la carne come la mortalit della carne, in considerazione della quale propriamente questo corpo chiamato carne. La mortalit propriamente stata chiamata carne perch non vi sar pi nell'immortalit della resurrezione; perci stato scritto: La carne e il sangue non erediteranno il regno di Dio. Riguardo a queste parole siete soliti calunniare la nostra fede, con la quale crediamo nella futura resurrezione di questo corpo, che gi ha avuto un precedente nel Signore stesso, mentre nascondete le parole seguenti, con le quali apertamente l'Apostolo spiega che cosa dice. Volendo infatti mostrare che cosa significasse 'carne' in quel punto, subito dopo aggiunge: e n la corruzione erediter l'incorruttibilit 89 . Infatti questo corpo, che a causa della mortalit propriamente chiamato carne, viene mutato nella resurrezione, cos da non essere pi corruttibile e mortale. Perch non si pensi che ci viene detto per nostra supposizione, esaminate le sue parole seguenti: Ecco, dice, io vi annunzio un mistero: tutti, certo, risorgeremo, ma non tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suoner infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilit e questo corpo mortale si vesta di immortalit 90 . Dunque per rivestirsi dell'immortalit si spoglia della mortalit: questo il mistero della circoncisione, che si ordin avvenisse nell'ottavo giorno 91 , e in esso, il giorno del Signore dopo il sabato, gi stata adempiuta realmente dal Signore. Perci si dice: Spogliandosi della carne ha fatto pubblico spettacolo dei Principati e Potest 92 . Infatti attraverso questa mortalit invidiose diaboliche potest ci dominavano: si dice che Cristo abbia dato loro un esempio poich in lui stesso, nostro Capo, offr un esempio. Esso, in tutto il suo corpo, cio la Chiesa che deve essere liberata dal potere del diavolo, si realizzer completamente nell'ultima resurrezione: questa la nostra fede. E poich, come Paolo ricorda la testimonianza profetica: Il giusto vivr mediante la fede 93 , questa la nostra giustificazione. Anche i pagani credono che Cristo certamente mor: ma che Cristo sia risorto fede propria dei Cristiani. Poich se confesserai con la tua bocca, dice l'Apostolo, che Ges il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha resuscitato dai morti, sarai salvo 94 . Poich dunque siamo giustificati da questa fede nella resurrezione, si riferisce a Cristo anche quel versetto dell'Apostolo: stato messo a morte per i nostri peccati ed stato risuscitato per la nostra giustificazione 95 . E poich questa resurrezione, che ci giustifica se le crediamo, era prefigurata da quella circoncisione dell'ottavo giorno, di Abramo stesso, al quale per la prima volta fu trasmessa, dice l'Apostolo: E ricevette il segno della circoncisione, quale sigillo della giustizia derivante dalla fede 96 . Quindi anche questa circoncisione fu scritta da Mos tra le altre figure profetiche riguardanti Cristo; su di lui Cristo stesso dice: Di me, infatti, egli scrisse 97 . Ci che poi il Signore dice: Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi 98 , lo disse non perch circonciso, ma perch imita la loro condotta, che vieta ai suoi discepoli di imitare dicendo: Sulla cattedra di Mos si sono seduti gli scribi ed i farisei. Quanto vi dicono, fatelo, ma non fate secondo le loro opere, perch dicono e non fanno 99 . Nelle quali parole del Signore dovete badare ad entrambe le cose: a quanto onore venga conferito alla dottrina di Mos, sulla cattedra del quale anche uomini cattivi, sedendovi, erano costretti ad insegnare buone cose; e alla ragione per cui il proselito diventasse figlio della Geenna. Non certo perch ascoltava le parole della legge dai farisei, ma perch seguiva le loro azioni. Allora potrebbe essere detto ad un proselito circonciso quanto dice Paolo: La circoncisione utile, s, se osservi la legge 100 . Poich egli, invece, imitava i farisei nel non osservare la legge diventava figlio della Geenna; ed il doppio di loro, per quanto penso, perch trascurava di compiere ci che volontariamente aveva intrapreso, sebbene non fosse nato da giudei ma volontariamente diventato giudeo. Le carni monde e immonde prefiguravano gli appartenenti o meno alla Chiesa. 30. Che cosa hai voluto dire, in maniera ingiuriosa e senza rispetto, quando hai parlato di Mos che siede e discute alla maniera di un mangione ed ordina che alcune cose siano mangiate come monde, ma che altre, come immonde, non siano neppure toccate? dal momento che pi tipico di un mangione non fare nessuna distinzione; oppure, se la fa, di scegliere i cibi pi gradevoli. O dici questo perch agli ingenui sembri che si debba quasi ammirare la tua continenza a partire dagli inizi dell'adolescenza, come di uno che non sa o ha ormai dimenticato quanto pi gradevole sia il sapore della carne di maiale rispetto a quella di castrato? Ma poich anche quelle cose Mos scrisse di Cristo nelle sue figure profetiche, attribuendo alle carni degli animali il significato di uomini, o da incorporare al corpo di Cristo, che la Chiesa, o da rigettare, ha raffigurato anche voi tra gli immondi, che non vi incontrate con la fede cattolica perch non ruminate la parola della sapienza e non considerate due i Testamenti, il Vecchio e il Nuovo, non distinguendoli concordemente come un'unghia doppia. Chi poi potrebbe sopportare che non ti vergogni di andar dietro all'erronea opinione del vostro Adimanto? Contro l'erronea opinione di Fausto che le carni contaminino l'uomo. 31. E dici anche: " Cristo ha insegnato che fra i cibi non c' differenza, cos da tenere del tutto lontana la carne dai suoi discepoli, e concedere pubblicamente, invece, ai pagani tutto ci che potesse essere mangiato "; e ancora " che ha dichiarato che non li contamina nulla di ci che entra nella bocca, perch quelle cose che escono impudentemente dalla bocca sono le sole che contaminano l'uomo ". Queste tue parole sono comunicate ed espresse con una falsit tanto pi impudente quanto pi evidente. Primo, perch secondo l'insegnamento di Cristo se contaminano l'uomo solo quelle cose che, perverse, escono dalla bocca, perch non quelle sole contaminarono anche i discepoli di Cristo, cos da non rendere necessario che ad essi fossero proibite le carni come se immonde? Forse che i profani non sono contaminati da queste cose che entrano nella bocca, ma da queste che ne escono? In questo caso sono pi protetti dei santi contro l'impurit, se possono contaminare i santi sia quelle cose che entrano sia quelle che escono. Ma vorrei che costoro mi dicessero che cosa mangiava e beveva Cristo, che in confronto a Giovanni che non mangiava e non beveva disse che egli mangiava e beveva. Accusando infatti la perversit degli uomini che andavano alla ricerca di calunnie su entrambi dice: venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: ha un demonio. venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori 101 . E di Giovanni conosciamo senza dubbio cosa mangiava e beveva: infatti non stato detto che non bevesse affatto, ma che non beveva vino n bevande inebrianti 102 : dunque beveva acqua. Poi non vero che non si cibasse di nulla, bens di locuste e miele selvatico 103 . Pertanto per quale motivo si detto che non mangiava n beveva, se non perch non faceva uso di quel cibo del quale fanno uso i Giudei? Pertanto se il Signore non si fosse servito di questo cibo non si sarebbe detto di lui, confrontandolo con Giovanni, che mangiava e beveva. Lo si dice forse perch si nutriva di pane e di ortaggi, dei quali Giovanni non si nutriva? Sarebbe strano se si dicesse che non mangiava chi si nutr di miele e locuste; e si dicesse che mangiava chi si limit a pane ed ortaggi. Ma riguardo ai cibi supponiamo qualsiasi cosa volete; certamente, per, uno non potrebbe essere chiamato beone a meno che non bevesse vino. Perch dunque ritenete immondo anche questo? E non proibite di toccare queste cose per la continenza e la disciplina del corpo che deve essere sottomesso, ma perch sono immonde? Infatti affermate che quelle sono velenosa sozzura della stirpe delle tenebre, al contrario di quanto dice l'Apostolo: Tutto puro per i puri 104 . Ecco chi osa dire che Cristo, maestro dell'indifferenza dei cibi, ha tuttavia proibito ai suoi discepoli quanto loro stessi ritengono immondo! Mostrate, falsi e maligni, dove ha allontanato questi cibi dai suoi discepoli! Ma tuttavia per la provvidenza di Dio giusto siete cos ciechi che ci fate ricordare anche i mezzi con cui poter essere confutati. Infatti subir una violenza da parte del mio animo se non inserir, per esaminarlo, proprio tutto il capitolo del Vangelo che costui ha voluto usare contro Mos; cos da vedere l quanto sia falso ci che Adimanto prima, ora Fausto, hanno detto: cio che il Signore Ges ha allontanato dai suoi discepoli le carni da mangiare, che ha concesso al popolo pagano. Precisamente dopo che Cristo ebbe risposto a coloro che trovavano da ridire sul fatto che mangiassero con mani non lavate, cos seguita il Vangelo: Poi riunita la folla disse: " Ascoltate e intendete! Non quello che entra nella bocca rende impuro l'uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l'uomo! ".Allora i discepoli gli si accostarono per dirgli: " Sai che i farisei si sono scandalizzati nel sentire queste parole 105 ? ". Qui sicuramente, spinto dai discepoli, avrebbe dovuto dare loro espressamente indicazione di astenersi da tutte le carni, come vogliono questi, affinch quanto disse sopra: Non quello che entra nella bocca rende impuro l'uomo, ma quello che esce dalla bocca, sembrasse averlo detto alla moltitudine. Prosegua dunque l'evangelista, e dica cosa poi certamente il Signore abbia risposto non alla moltitudine, ma ai suoi discepoli. Ed egli rispose: " Ogni pianta che non stata piantata dal mio Padre celeste sar sradicata. Lasciateli! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso 106 ! ". La ragione senz'altro era che volendo accampare le loro tradizioni non capivano i comandamenti di Dio. Ma i discepoli non avevano chiesto ancora al Maestro in che modo dovessero intendere ci che aveva detto alla moltitudine. Ecco, accade anche questo; poich l'evangelista continua e dice: Pietro allora gli disse: " Spiegaci questa parabola " 107 . Da qui capiamo che Pietro pens che quando il Signore disse Non quello che entra nella bocca rende impuro l'uomo, ma quello che esce dalla bocca, non parlasse in senso proprio n chiaramente, ma che, come al solito, avesse voluto segnalare qualcosa per mezzo di un'oscura parabola. Vediamo, allora, se poi quando i discepoli lo interrogarono pi in disparte, abbia detto questo che vogliono i Manichei, che sono immonde tutte le carni e che essi non devono toccarne alcuna. Invece li rimprovera poich non hanno ancora capito il suo linguaggio chiaro e ritengono una parabola ci che stato detto in senso proprio. Cos infatti seguita: Ed egli rispose: " Anche voi siete ancora senza intelletto? Non capite che tutto ci che entra nella bocca, passa nel ventre e va a finire nella fogna? invece ci che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende immondo l'uomo. Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. Queste sono le cose che rendono immondo l'uomo, ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende immondo l'uomo " 108 . Conclusioni. 32. Ora, senza dubbio, la falsit, resa evidente, svanisce confutata; certo ora chiaro che il Signore non ha insegnato una cosa alla folla riguardo a questo argomento e un'altra in disparte ai discepoli. Senza dubbio si scopre che sono piuttosto i Manichei mendaci e fallaci, non Mos, non Cristo, non la dottrina dell'uno e dell'altro Testamento, in uno presentata con figure, nell'altro rivelata; in uno profetizzata, nell'altro adempiuta. Come, dunque, possono ritenere che i Cattolici non osservano nessuna di quelle cose che Mos scrisse, quando le osservano proprio tutte, non pi nelle figure, ma in ci che quelle figure preannunziarono con il loro significato? Infatti non sarebbe giusto dire che un lettore non osserva la Scrittura, se il tempo della composizione e quello della lettura fossero diversi, perch egli non ha formato quelle lettere: essendo state per lui figure di suoni, poi li ha emessi senza essersi occupato tuttavia della formazione di quelle figure, ma stato avvertito dal loro esame. Perci, allora, i Giudei non credevano a Cristo: poich non osservavano neppure quei precetti di Mos non esposti con figure, ma chiari. Cos Cristo dice loro:Pagate la decima della menta e del cumino, e trasgredite le prescrizioni pi gravi della legge: la misericordia e la giustizia. Filtrate il moscerino e ingoiate il cammello. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle 109 . Cos disse anche che con le loro tradizioni insegnavano il modo di indebolire il comandamento di Dio di onorare i genitori: per questa superbia e iniquit meritarono di essere resi ciechi, cosicch non poterono capire le altre cose. Poich ci che capivano non lo consideravano, comportandosi empiamente. Esortazione finale: Fausto creda alla carne di Cristo come Tommaso davanti alle sue cicatrici! 33. Non vedi che non potrei dirti " se sei cristiano credi a Cristo quando dice che Mos ha scritto di lui, perch se non credi non sei cristiano "? Certamente appare l'opinione che hai di te stesso, se chiedi di essere informato su Cristo come uno dei Gentili o un Giudeo; ed io, tuttavia, non mi sono sottratto a questo e, per quanto ho potuto, ti ho chiuso ogni adito ad errori. N ho lasciato aperto quell'abisso dove, ciechi, fate entrare, dicendo che ci sono falsit nel Vangelo, se la vostra eresia non ha trovato qualche uscita; affinch non vi rimanga che poter tornare a credere a Cristo, dove non vi si possa parare davanti questa voce pestilenziale. Anzi desideri ricevere ammaestramento come il cristiano Tommaso, che Cristo " non disprezz perch dubitava di lui, ma per curare le ferite della sua anima mostr le cicatrici del suo corpo ". Queste sono parole tue. bene che tu richieda di essere ammaestrato in questo modo. Quanto temevo, infatti, che sostenessi con tutte le tue forze che anche questo passo del Vangelo fosse falso! Credi dunque alle cicatrici di Cristo! Perch se quelle erano vere, vere erano state anche le ferite. Non sarebbero state vere se non avesse potuto averle carne vera: questa verit scardina tutto il vostro errore. D'altra parte se Cristo mostr false cicatrici al discepolo dubbioso, da un lato chiami ingannatore un maestro tale, dall'altro desideri essere ingannato da un maestro tale. Ma poich non c' nessuno che voglia essere ingannato, mentre molti desiderano ingannare, mi accorgo che tu preferisci, per cos dire, insegnare ingannevolmente con l'esempio di Cristo che imparare ingannevolmente con l'esempio di Tommaso. Se, allora, credi che Cristo ingannasse colui che dubitava con cicatrici false, chi vorrebbe crederti un maestro e non piuttosto guardarsi bene da un impostore? Ma se quel discepolo tocc le vere cicatrici di Cristo, sei costretto ad ammettere che vera era anche la carne di Cristo. Non resterai manicheo se credi cos come Tommaso; rimarrai invece incredulo se non credi come Tommaso 110 .
1 - Gv 5, 46. 2 - Cf. Mt 8, 29. 3 - Cf. Gv 10, 8. 4 - Cf. Gv 8, 13. 17-18. 5 - Mt 3, 17; Lc 9, 35. 6 - Dt 18, 15. 18. 7 - Cf. Dt 34, 5. 8 - Cf. Gv 10, 18. 9 - Dt 28, 66. 10 - Dt 21, 23. 11 - Cf. Dt 13, 5. 12 - Gv 5, 46. 13 - Cf. Es 20, 8-11; 31, 13-17. 14 - Gv 5, 17; 9, 4. 15 - Gn 17, 9-14. 16 - Cf. Mt 23, 15. 17 - Cf. Dt 14 14, 3-20. 18 - Cf. Mt 15, 11-20. 19 - Gv 5, 46. 20 - Cf. Gv 20, 27. 29. 21 - Cf. Mt 8, 29. 22 - Cf. Mt 10, 25. 23 - Gv 2, 19. 24 - Mt 5, 24. 25 - Mt 8, 4. 26 - 1 Cor 3, 17. 27 - Rm 12, 1. 28 - 1 Cor 10, 6. 29 - Gv 5, 46. 30 - Cf. At 9, 3-7. 31 - Cf. Gv 10, 8. 32 - Gv 8, 13. 33 - Gv 8, 17-18. 34 - Dt 19, 15. 35 - 2 Tm 2, 8; Gal 1, 11-12. 36 - Mt 6, 26. 32. 37 - Mt 3, 17; 17, 5. 38 - Dt 18, 15. 18. 39 - Cf. Gv 1, 3. 40 - Cf. Gv 1, 29. 41 - 1 Cor 10, 4. 42 - Cf. Es 12. 43 - Rm 9, 5. 44 - 1 Tm 2, 5. 45 - Cf. Rm 8, 3. 46 - Lc 1, 35. 47 - Cf. Dt 34, 5. 48 - 1 Tm 1, 15. 49 - Nm 20, 10-12. 50 - Cf. Mt 14, 30-31. 51 - Cf. Mt 17, 1-5. 52 - 1 Cor 10, 4. 53 - Mt 5, 14. 54 - Cf. 1 Cor 1, 23-24. 55 - Mt 16, 22-23. 56 - Cf. At 8, 3. 57 - Gal 2, 20. 58 - Dt 18, 18. 59 - Mt 13, 57. 60 - Dt 18, 18. 61 - Cf. Gv 1, 17. 62 - Cf. Nm 13, 9; 14, 6. 63 - Gv 14, 3. 64 - 3, 3. 65 - Es 23, 20-21. 66 - Cf. Rm 2, 29. 67 - Cf. Gv 1, 47. 68 - Mt 5, 4. 69 - Cf. Mt 3, 9. 70 - Dt 28, 66. 71 - Gv 14, 6. 72 - Gv 5, 47. 73 - Rm 12, 14. 74 - 2 Tm 4, 14. 75 - Gal 5, 12. 76 - Mt 19, 12. 77 - Gv 5, 46. 78 - Cf. Gv 11, 49-51. 79 - Mt 22, 31-32; Lc 20, 37-38. 80 - Mt 8, 10-12. 81 - Gal 3, 8. 82 - Mt 15, 3-6. 83 - Gv 5, 46. 84 - Cf. Rm 1, 14. 85 - 1 Cor 10, 6. 86 - Cf. Col 2, 16-17. 87 - Mt 12, 7. 88 - Col 2, 15. 89 - 1 Cor 15, 50. 90 - 1 Cor 15, 51-53. 91 - Cf. Gn 17, 12. 92 - Col 2, 15. 93 - Rm 1, 17; 2, 4. 94 - Rm 10, 9. 95 - Rm 4, 25. 96 - Rm 4, 11. 97 - Gv 5, 46. 98 - Mt 23, 15. 99 - Mt 23, 2-3. 100 - Rm 2, 25. 101 - Mt 11, 18-19. 102 - Cf. Lc 1, 15. 103 - Cf. Mt 3, 4. 104 - Tt 1, 15. 105 - Mt 15, 10-20. 106 - Mt 15, 13-14. 107 - Mt 15, 15. 108 - Mt 15, 16-20. 109 - Mt 23, 23-24. 110 - Cf. Gv 20, 27-28. LIBRO DICIASSETTESIMO Dubbio sull'autenticit di Matteo. Scrivendo di s perch non si espresse in prima persona? 1. FAUSTO. Perch non accogliete la Legge e i Profeti, dal momento che Cristo ha detto di non essere venuto ad abolirli, ma a dar loro compimento 1 ? Chi attesta che Ges abbia detto questo? Matteo. Dove l'ha detto? Sul monte. Alla presenza di chi? Di Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni - soltanto questi quattro: gli altri, infatti, non erano ancora stati scelti, n lo stesso Matteo -. Uno di questi quattro, dunque, cio Giovanni, scrisse il Vangelo? S. In qualche luogo egli menziona questa dichiarazione? No. In che modo, dunque, ci che Giovanni - che fu sul monte - non attesta, pot essere scritto da Matteo, che divenne seguace di Cristo molto tempo dopo che Ges scese dal monte? In primo luogo, perci, il dubbio riguarda questo: se Ges abbia detto qualcosa di tal fatta, dal momento che il testimone opportuno tace, mentre parla il meno adatto. Cos nel frattempo abbiamo concesso che Matteo ci ingannasse, finch non proviamo che non ha scritto lui queste cose, ma un altro (non so chi), sotto il suo nome: ce lo insegna la stessa narrazione indiretta del testo dello stesso Matteo. Che dice infatti? Andando via di l, Ges vide un uomo seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: Seguimi. Ed egli si alz e lo segu 2 . E chi dunque, scrivendo di s, scriverebbe: " Vide un uomo, e gli disse: Seguimi, e lo segu ", e non direbbe piuttosto: " Mi vide, e mi disse: Seguimi, e lo seguii ", se non perch evidente che non Matteo ha scritto ci ma un altro sotto suo nome? Se Matteo l'avesse scritto non sarebbe neanche vero poich non era presente quando Ges diceva queste cose sul monte; quanto pi non si dovr credere, poich non l'ha scritto Matteo, ma un altro prendendo a prestito i nomi di Ges e Matteo! Se la Legge e i Profeti sono perfetti, secondo Dio, perch Ges doveva dichiarare di portarli a compimento? 2. Che cosa si potrebbe offrire maggiormente per intendere che abbia abolito la legge, di quanto si evince dal discorso stesso con il quale insegna a non credere che fosse venuto ad abolirla? Se non avesse fatto niente del genere, infatti, i Giudei non avrebbero potuto sospettarlo. Ma dice: Non pensate che io sia venuto ad abolire la legge. Suvvia, dunque! Se i Giudei gli avessero detto: " Quali fra le tue azioni, d'altra parte, potrebbero indurci a sospettare questo? Forse perch deridi la circoncisione, violi il sabato, rifiuti i sacrifici, non fai distinzione tra i cibi? ", questa sarebbe dunque la risposta: " Non pensate... "? E cosa pi di questo, quale distruzione pi evidente della Legge e dei Profeti? Altrimenti, se questo significa dare compimento alla legge, in cosa consister la sua abolizione? In che cosa, dal momento che, infatti, la Legge ed i Profeti non godono neppure del compimento, a tal punto si considerano compiuti e perfetti e il loro autore e Padre si indigna sia se ad essi si aggiunge che se si sottrae, cos da dire nel Deuteronomio: Badate dunque di fare come il Signore vostro vi ha comandato; non ve ne discostate n a destra n a sinistra; non vi aggiungerai nulla e nulla ne toglierai, ma nei medesimi persevererai, affinch ti benedica Dio tuo 3 ? Perci sia che Ges abbia aggiunto qualcosa alla Legge ed ai Profeti per portarli a compimento - in tal caso sembra aver deviato verso destra -; sia che abbia sottratto per abolire - in tal caso sembra aver deviato verso sinistra -: comunque ha offeso l'autore della legge. Di conseguenza questo versetto o ha un altro significato o falso. Matteo non fu presente quando Cristo parl, ma neppure Manicheo n quanti oggi credono in Cristo. 3. AGOSTINO. O sorprendente follia, il non voler prestar fede a Matteo che narra qualcosa che riguarda Cristo, e voler credere ad un Manicheo! Se Matteo non fu presente quando Cristo disse: Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti, ma per dare compimento 4 , e per questo non gli si dovrebbe credere; fu forse presente Manicheo o era gi nato quando Cristo apparve tra gli uomini? Secondo questa regola della vostra fede non avreste dovuto credere a nulla di ci che egli attesta di Cristo. Noi, invece, non diciamo che non si deve credere a Manicheo perch non fu presente come testimone delle parole e delle azioni di Cristo e nacque molto tempo dopo, ma perch riguardo a Cristo contraddice i discepoli di Cristo ed il Vangelo, che stato reso solido dalla loro autorit. Abbiamo infatti la parola dell'Apostolo, che nello Spirito Santo vedeva che sarebbero venuti tali maestri. Per cui diceva a quanti credevano: Se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia antema! 5 Infatti, se nessuno pu dire la verit su Cristo, a meno che non lo abbia visto e ascoltato, oggi nessuno pu dire verit su di lui. Inoltre se oggi a coloro che credono in lui sono dette verit su di lui perch quelli che videro ed ascoltarono le diffusero con la predicazione e gli scritti, perch Matteo non avrebbe potuto ascoltare la verit su Cristo dalla bocca del suo condiscepolo Giovanni, quando quello fu presente ed egli no, se dal libro di Giovanni possiamo apprendere verit su Cristo non solo noi che siamo nati tanto tempo dopo, ma anche altri che nasceranno dopo di noi? In seguito, infatti, non solo il Vangelo di Matteo, ma anche di Luca e di Marco, che furono compagni dei medesimi discepoli, furono accolti con pari autorit. A ci si aggiunge che il Signore stesso avrebbe potuto raccontare a Matteo che prima di averlo chiamato era stato con quelli che aveva chiamato in principio. Ma Giovanni avrebbe dovuto riferire anche questo nel suo Vangelo, se l'aveva sentito dal Signore, siccome era presente quando veniva detto? Come se non fosse potuto accadere che non potesse scrivere tutto ci che aveva sentito dal Signore, e che avesse tralasciato questo, tra le altre cose che tralasci, intento a scriverne altre ancora. Non conclude forse il suo Vangelo dicendo: Vi sono ancora molte altre cose compiute da Ges che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere 6 ? Qui senz'altro mostra di aver omesso intenzionalmente molte cose. Ma se l'autorit di Giovanni vi piace riguardo alla Legge ed i Profeti, credete alla sua testimonianza sulla Legge e sui Profeti! Egli scrisse che Isaia aveva visto la gloria di Cristo 7 . Nel suo Vangelo trovate il testo poco fa considerato: Se credeste infatti a Mos, credereste anche a me, perch di me egli ha scritto 8 . Il vostro tergiversare viene distrutto in ogni aspetto. Dite apertamente di non credere al Vangelo di Cristo! Poich voi che nel Vangelo credete a quel che volete, in realt non credete a quel che volete, ma a voi stessi piuttosto che al Vangelo. Chi narra di se stesso solito usare la terza persona, come Matteo, Mos, Giovanni e Ges. 4. Ma quanto si ritenuto acuto Fausto nel dire che non ha voluto credere che Matteo abbia scritto queste cose perch quando parla della sua scelta non dice: " Mi vide e mi disse: Seguimi ", ma: Vide Matteo e gli disse: Seguimi! 9 Non so se l'ha detto per errore d'ignoranza o per abitudine all'inganno. Ma non potrei ritenerlo ignorante a tal punto da non aver letto n udito che gli storici sono soliti nascondersi, quando arrivano a parlare di se stessi, come se raccontassero di un altro. Di conseguenza credo piuttosto che Fausto non sia ignorante, ma che abbia voluto distendere davanti agli ignoranti una nebbia, sperando di catturarne molti che non conoscessero queste cose. Anche nella storia profana si trovano esempi di una narrazione cos costruita; ma non necessario che informi i nostri o confuti Fausto a partire da un altro genere letterario. Di certo proprio egli, poco fa, citava alcune testimonianze tratte dai libri di Mos e non negava che le avesse scritte Mos, anzi lo affermava ma insisteva che non riguardavano Cristo. Allora legga in quegli stessi libri ci che Mos ha scritto di s, se ha scritto: " Dissi " o: "Feci questo o quello ", e non, piuttosto: Mos disse 10 e: Mos fece 11 ; oppure: " Il Signore mi chiam " e: " Il Signore mi disse ", e non, piuttosto: Il Signore chiam Mos 12 e: Il Signore disse a Mos 13 , ed il resto nello stesso modo. Cos anche Matteo scrisse di s come di un altro; e Giovanni fece lo stesso. Infatti, verso la fine del suo libro dice cos: Pietro allora, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Ges amava, quello che nella cena si era trovato al suo fianco e gli aveva domandato: " Signore, chi che ti tradisce? ". Disse forse: " Pietro, voltatosi, mi vide "? Forse per questo motivo credono che neppure lui abbia scritto il Vangelo? Ma poco dopo dice: Questo il discepolo che rende testimonianza su Ges e che ha scritto queste cose; e noi sappiamo che la sua testimonianza vera 14 . Dice forse: " Io sono il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e che li ha scritti; e sappiamo che la mia testimonianza vera "? Evidentemente questa consuetudine era tipica degli scrittori, quando narravano i fatti. Chi sarebbe capace di enumerare i molti esempi in cui il Signore stesso usa questo modo di esprimersi riferito a s? Dice: Ma il Figlio dell'uomo, quando verr, pensi che trover la fede sulla terra? 15 e non dice: " Quando verr credi che la trover? "; ed ancora: venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve 16 e non disse " Sono venuto ". E poi: venuto il momento, ed questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno 17 ; e non disse: "la mia voce "; e cos in molti altri passi. Ormai credo che quanto detto basti sia ad ammonire i dotti che a convincere i calunniatori. Cristo disse di essere venuto a portare a compimento quella legge che i farisei insegnavano ma non osservavano. 5. Ormai chi non vede quanto sia debole l'affermazione per cui Cristo non avrebbe potuto dire: non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma per dare compimento 18 , a meno che non avesse fatto gi qualcosa, tale da far sorgere questo sospetto? Come se negassimo che Cristo sia potuto sembrare il distruttore della Legge e dei Profeti per i Giudei ignoranti! Ma il motivo di questo sospetto che egli, il veritiero, la Verit, non avrebbe potuto riferirsi ad altra legge e ad altri profeti (dicendo che non li avrebbe aboliti) se non a quelli che loro sospettavano che abolisse. Cosa che in seguito sufficientemente provata, poich nel brano Cristo prosegue dicendo: In verit, in verit vi dico: finch non siano passati il cielo e la terra, non passer neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredir uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegner agli uomini a fare altrettanto, sar considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserver e li insegner agli uomini, sar considerato grande nel regno dei cieli 19 . Pensava infatti ai farisei, mentre diceva questo, che infrangevano la legge nei fatti e la insegnavano con le parole. Di loro dice in un altro luogo: Quanto vi dicono, fatelo, ma non fate secondo le loro opere, perch dicono e non fanno 20 . Perci qui prosegue in questo modo: Poich vi dico: se la vostra giustizia non superer quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli 21 . Cio: se non farete ed insegnerete ci che essi non fanno ed insegnano non entrerete nel regno dei cieli. Dunque quella legge che i farisei insegnavano e non osservavano, Cristo dice di non essere venuto ad abolire, ma a compiere. Per questo la legge connessa con la cattedra di Mos sulla quale i farisei sedevano, ma poich parlavano e non facevano devono essere ascoltati ma non imitati. Cosa significa "dare compimento"? Osservare i precetti della legge e manifestare le profezie che contiene. 6. Fausto non comprende, o forse finge di non comprendere, che cosa significhi dare compimento. Con questa espressione egli crede che si debba intendere un'aggiunta di parole, giacch scritto che non si deve aggiungere o togliere nulla alla Scrittura di Dio 22 . Da questo Fausto argomenta che non si sarebbe dovuto dare compimento a ci che consegnato cos perfettamente che non si deve aggiungere o sottrarre nulla. Costoro non sanno, quindi, come porti a compimento la legge chi vive come la legge prescrive: Pieno compimento della legge l'amore, come dice l'Apostolo 23 . Il Signore si degnato di manifestare e donare codesta carit, mandando ai suoi fedeli lo Spirito Santo. Cos viene detto dallo stesso Apostolo: L'amore di Dio stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci stato dato 24 . E il Signore stesso dice: Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri 25 . La legge, allora, ha compimento sia quando vengono osservati i precetti che contiene sia quando vengono manifestate le profezie che contiene. Infatti la legge fu data per mezzo di Mos, la grazia e la verit vennero per mezzo di Ges Cristo 26 . La legge stessa, quando stata portata a compimento, divenuta grazia e verit. La Grazia ha a che fare con la pienezza dell'amore, la verit con il compimento delle profezie. E poich entrambe sono per mezzo di Cristo, Egli perci non venne ad abolire la Legge ed i Profeti, ma a dare compimento; non affinch si aggiungessero alla legge quelle parti che mancavano, ma affinch avvenisse ci che vi era scritto. Proprio le sue parole lo attestano. Perch egli non dice: Non passer neppure un iota o un segno dalla legge finch non siano aggiunte quelle parti che mancano, ma senza che tutto sia compiuto.
1 - Cf. Mt 5, 17. 2 - Cf. Mt 9, 9. 3 - Dt 5, 32; 12, 32. 4 - Mt 5, 17. 5 - Gal 1, 9. 6 - Gv 21, 25. 7 - Cf. Gv 12, 41. 8 - Cf. Gv 5, 46. 9 - Mt 9, 9. 10 - Es 3, 3. 11 - Es 7, 6. 12 - Lv 1, 1. 13 - Es 4, 19. 14 - Gv 21, 20. 24. 15 - Lc 18, 8. 16 - Mt 11, 19. 17 - Gv 5, 25. 18 - Mt 5, 17. 19 - Mt 5, 18-19. 20 - Mt 23, 3. 21 - Mt 5, 17-20. 22 - Cf. Dt 12, 32. 23 - Rm 13, 10. 24 - Rm 5, 5. 25 - Gv 13, 35. 26 - Cf. Gv 1, 17. LIBRO DICIOTTESIMO Agostino non osserva, di fatto, i precetti della Legge e dei Profeti: come pu dirsi cristiano? 1. FAUSTO. Non son venuto per abolire la legge, ma per dare compimento 1 . Ma credere a questa frase di Cristo, a meno che non abbia un altro significato, sappi che va contro di te non meno che contro di me. Ciascuno di noi, infatti, cristiano sulla base di questa opinione: che Cristo sia venuto a distruggere la Legge e i Profeti. E se tu, talvolta, non vuoi ammetterlo a parole, tuttavia lo indichi con le azioni. Ne risulta, infatti, la tua noncuranza dei precetti della Legge e dei Profeti. Da qui l'ammissione di entrambi che Ges abbia dato origine al Nuovo Testamento, con il quale ammettiamo nient'altro che la distruzione del Vecchio Testamento. Stando cos le cose, come possiamo credere che Cristo abbia detto ci, senza prima aver accusato noi stessi di una stolta opinione in passato e senza correre al pentimento e all'integrale obbedienza alla Legge e ai Profeti ed alla cura di osservare i loro precetti, di qualsiasi natura essi siano? Quando avremo fatto questo allora finalmente potremmo credere veramente che Ges abbia detto che non venne ad abolire la legge, ma a dare compimento. Ora, invece, falso, poich neppure tu credi a ci di cui accusi me soltanto. Per continuare ad essere cristiani occorre, dunque, iniziare certe pratiche della legge? Ma Cristo stesso non le osserv! 2. Ammettiamo pure di aver sbagliato in passato. Che fare ora, dunque? Ci piace camminare sotto la legge, se Cristo non l'ha abolita ma portata a compimento? Ci piace essere circoncisi, cio contrassegnare la vergogna con la vergogna e credere che Dio si compiaccia di tali sacramenti? Ci piace prendere il riposo del sabato e mettere le mani nelle catene di Saturno? Ci piace abbattere con i coltelli ora tori, ora arieti, ora anche capri, (per non dire anche uomini) per l'ingordo demone dei Giudei (poich non Dio)? E per il fatto che odiamo vivamente gli idoli ci piace praticarlo con pi crudelt, in obbedienza alla Legge ed ai Profeti? Ci piace, infine, ritenere monde alcune carni animali, considerare altre tra i cibi immondi e contaminati, tra cui la Legge ed i Profeti dichiararono pi contaminata quella di maiale? Negherai senz'altro che qualcuna di queste cose vada fatta, se vogliamo continuare ad essere ci che siamo. Poich ricordi certamente che Cristo dice che chi stato circonciso diventa due volte figlio della Geenna 2 . Ti accorgi anche che neppure lui osserv il sabato, n ha mai comandato di osservarlo. Riguardo ai cibi parimenti lo senti affermare che l'uomo non contaminato da nessuna di quelle cose che entrano nella bocca, ma che lo rende impuro piuttosto ci che esce dalla bocca 3 . Circa i sacrifici, ugualmente, il suo discorso frequente che Dio vuole la misericordia, non il sacrificio 4 . Se le cose stanno cos, allora, dove si vede che egli non venuto ad abolire la Legge ed i Profeti, ma a dare compimento? Se lo disse, o lo disse intendendo un altro significato o (lungi dal pensarlo!) ment o non lo disse affatto. Ma nessuno, in quanto cristiano, potrebbe dire che ment: e perci o lo disse con altro significato o non lo disse affatto. Fausto difende la sua fede, che lo ha reso accorto nel discernere il seme buono dalla zizzania nella Scritture. 3. E tuttavia la fede manichea mi ha reso protetto di fronte al vincolo di questo versetto: essa, fin dal principio, mi ha indotto a non credere a tutte quelle cose che si leggono dappertutto come scritte a nome del Salvatore, ma a verificare se sono vere, valide, non corrotte. C' infatti molta zizzania che un seminatore che vaga di notte ha sparso in quasi tutte le Scritture contagiando il seme buono 5 . Perci non mi allarmano queste parole, nonostante presentino il titolo di un nome venerando, perch ancora posso intenzionalmente verificare se queste non siano di un seminatore diurno e buono o di uno notturno e malvagio. Tu, invece, che credi ogni cosa senza esaminarla, che condanni fra gli uomini la ragione, beneficio della natura, che si fa scrupolo di distinguere il vero e il falso, e ha non meno paura di separare il bene dal suo contrario di quanta ne abbiano i bambini dei fantasmi, che cosa farai quando la necessit ti costringer nell'angustia di questo versetto? Cosa farai, poi, quando un Giudeo o qualcun altro che conosce questo discorso ti interpeller sul motivo per cui non osservi i precetti della Legge e dei Profeti, dal momento che Cristo dice di non essere venuto ad abolirli ma a dare ad essi compimento? Sicuramente sarai costretto o a cedere ad una vana superstizione o a riconoscere la falsit di questo versetto o a negare di essere discepolo di Cristo. Il contenuto simbolico della Legge e dei Profeti, una volta rivelato, non deve pi essere osservato alla lettera. 4. AGOSTINO. Poich ripeti discorsi gi tante volte respinti e confutati, anche a noi non dispiacer ripetere la confutazione. Le cose che i Cristiani non fanno secondo la Legge ed i Profeti sono simbolo di queste che fanno. Quelle erano figura di quelle future ed era inevitabile che venissero superate proprio dalle cose rivelate e mostrate per mezzo di Cristo, cosicch, anche per il fatto stesso che esse sono state superate, la Legge ed i Profeti hanno compimento. Infatti l scritto questo: che Dio avrebbe concluso un nuovo Testamento, non come quello che ho concluso con i loro padri 6 , dice. Infatti quel popolo, in ragione del suo cuore di pietra, aveva ricevuto molti precetti a lui pi conformi che buoni, con i quali, tuttavia, erano prefigurate e profetizzate le cose future: ma allora venivano messi in pratica da persone che non li comprendevano. Una volta avvenute e manifestatesi le cose che da quelli erano simboleggiate, non c' pi l'obbligo di farle ma si leggono per capirne il significato. Cos, ancora, l si dice, riguardo a una cosa futura: Toglier dal loro petto il cuore di pietra e dar loro un cuore di carne 7 , cio non un cuore insensibile, ma sensibile. Di qui le parole dell'Apostolo: non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori 8 . Cos'altro disse se non cuore di carne? Poich dunque anche questo era stato predetto, piuttosto non avrebbero avuto compimento la Legge ed i Profeti se queste cose non fossero state allontanate dalla nostra considerazione; perch non sarebbe accaduto ci che avevano predetto; quando per questo avviene, si comprende che la Legge e i Profeti hanno compimento l dove vi sembra che non ne abbiano. Sul riposo del sabato: polemica con i Manichei sui nomi dei giorni e dei mesi. 5. E non ci spaventa il tuo insulto sul riposo del sabato, che chiami " catene di Saturno ". senza senso e inopportuno, e non ti sarebbe venuto in mente di esprimerlo se non perch voi venerate il sole nel giorno chiamato " del Sole ". Invece, come noi chiamiamo quel giorno " del Signore ", e in esso rendiamo culto non a questo sole ma alla resurrezione del Signore, cos i padri osservarono il riposo del sabato non perch venerassero Saturno, ma perch era necessario osservarlo in questo modo, essendo ombra delle cose future, come attesta l'Apostolo 9 . A quei giorni, il cui numero sette ritorna ciclicamente, i Gentili imposero i nomi dei loro di. Di loro dice l'Apostolo: hanno venerato e adorato la creatura al posto del Creatore 10 . In questo aspetto li imitate anche voi, tranne nel fatto che voi adorate i due astri pi luminosi, ma non le altre stelle, come invece fanno loro. Ma anche ai mesi imposero i nomi dei loro di. In onore di Romolo, che credettero figlio di Marte, dedicarono il primo mese a Marte e lo chiamarono Marzo. E poi Aprile, che non deriva da qualche nome di divinit ma dal fatto stesso dell'" apertura ", poich in questo mese moltissimi germogli si schiudono e diventano fiore. Il terzo mese chiamato Maggio, in onore della dea Maia, madre di Mercurio. Il quarto chiamato Giugno da Giunone. Gli altri mesi fino a Dicembre sono nominati a partire dai numeri. Ma il quinto ed il sesto furono chiamati con i nomi degli uomini ai quali avevano decretato onori divini, Giulio e Augusto; infatti il settimo, Settembre, e gli altri, come dissi, fino a Dicembre sono chiamati con il nome del loro numero. A sua volta Gennaio riceve il nome da Giano, Febbraio dai sacri Februa dei Luperci. Volete dunque che si dica che anche voi nel mese di Marzo venerate Marte? In quel mese, infatti, festeggiate con gran pompa il vostro Bema. Se per pensate che vi lecito nel mese di Marzo considerare un'altra divinit, non Marte, perch a partire dal settimo giorno, che chiamato sabato perch significa " riposo ", cercate di introdurre Saturno nelle divine Scritture, per il fatto che i Gentili lo chiamarono giorno di Saturno? Cos dunque vedete con quanta empiet delirate! Il senso figurato degli animali sacrificati secondo la legge. 6. Riguardo ai sacrifici degli animali, chi di noi non sa che furono imposti conformemente alla perversit del popolo piuttosto che offerti ad un Dio che li desiderasse? Ma tuttavia anche in essi ci sono allusioni a noi: perch non possono esserci la nostra purificazione e la propiziazione di Dio per noi senza sangue. La verit di quelle figure Cristo, dal cui sangue siamo stati redenti e purificati. Infatti nelle figure delle divine Scritture il toro rappresenta Cristo per il potere della croce, poich con le sue corna disperse gli empi; l'ariete per il grado supremo di innocenza; e il capro per la sua somiglianza con la carne del peccato, affinch dal peccato condannasse il peccato 11 . E se richiamerai alla memoria pi precisamente qualche altro genere di sacrificio, ti mostrer che anche in esso fu profetizzato Cristo. Di conseguenza sia la circoncisione, sia il sabato, sia la distinzione fra i cibi, sia i sacrifici immolati furono figure e profezie per noi; Cristo non venne ad abolirle ma a dare compimento, quando comp ci che esse preannunciavano. Bada a chi contraddici: l'Apostolo, dal quale traggo queste parole: Ora ci avvenne come esempio per noi 12 . Conclusioni: differenze sostanziali tra Cristiani e Manichei. 7. Infatti come Manicheo ti ha insegnato l'empia perversit di accogliere del Vangelo ci che non di impedimento alla tua eresia, e di non accogliere, invece, ci che lo , cos l'Apostolo ci ha insegnato la pia cautela di chiamare antema chiunque ci abbia annunziato altro da quello che abbiamo ricevuto 13 . Di conseguenza i Cristiani cattolici vi annoverano tra la zizzania, perch il Signore ha spiegato che cosa sia la zizzania: non alcune falsit introdotte nelle vere Scritture, come tu hai interpretato, ma gli uomini figli del maligno, cio imitatori della falsit del diavolo 14 . E non vero che tali cristiani credono a tutto indistintamente: non credono assolutamente, peraltro, a Manicheo ed agli altri eretici. E non condannano l'uso della ragione da parte degli uomini, ma ci che chiamate ragionamento essi dimostrano che errore. E non ritengono empio distinguere il vero dal falso: perci distinguono la falsit della vostra setta e la verit della fede cattolica. E non temono di separare il bene dal male, ma riconoscono che il male non naturale, perch contro natura. Non una certa stirpe delle tenebre, che nasce da un suo stesso principio, ribelle e in opposizione al regno di Dio, la quale ha veramente destato nel vostro dio una paura pi grande dei fantasmi per i bambini. Dite che egli si coperto con un velo per non vedere le sue membra prese e devastate dall'assalto del nemico. Perci i Cristiani cattolici non soffrono di angustia per questo versetto, quasi che non osservino i precetti della Legge e dei Profeti: poich in virt della grazia di Cristo hanno una carit perfetta verso Dio e il prossimo; e da questi due precetti dipendono tutta la Legge ed i Profeti 15 . E qualunque profezia vi sia allusivamente contenuta o sotto forma di azioni, o di celebrazioni di sacramenti, o modi di esprimersi, ne riconoscono il compimento in Cristo e nella Chiesa. Cos non cediamo alla vana superstizione, n diciamo che quel versetto evangelico falso, n neghiamo di essere discepoli di Cristo: poich con quel rispetto della verit, che conformemente alle mie forze ho tante volte esposto, Cristo venne non ad abolire, ma a dare compimento, non ad un'altra legge n ad altri profeti che a quelli cui l'autorit cattolica si mantiene fedele.
1 - Mt 5, 17. 2 - Mt 23, 15. 3 - Cf. Mt 15, 11. 4 - Cf. Mt 9, 13; 12, 7. 5 - Cf. Mt 13, 25. 6 - Cf. Ger 31, 32. 7 - Ez 11, 19. 8 - 2 Cor 3, 3. 9 - Cf. Col 2, 17. 10 - Rm 1, 25. 11 - Cf. Rm 8, 3. 12 - 1 Cor 10, 6. 13 - Cf. Gal 1, 8-9. 14 - Cf. Mt 13, 39. 15 - Cf. Mt 22, 40. LIBRO DICIANNOVESIMO Ges parl per placare il furore dei Giudei, preoccupati che egli abolisse la legge. 1. FAUSTO. Non sono venuto per abolire la Legge e i Profeti, ma per dare compimento 1 . Ecco, ammetto ormai questa affermazione. Tuttavia occorre chiedersi perch Ges l'abbia detta: per placare il furore dei Giudei, indignati nel vedere le loro norme sacre calpestate da lui, e lui cos empio e irragionevole che non ritenevano certo di doverlo ascoltare, tanto meno di doverlo seguire? O per istruire e preparare noi, che da pagani eravamo diventati credenti in lui, a sopportare pazientemente e con mitezza il giogo dei comandi che la Legge e i Profeti dei Giudei ci ponevano sul collo? Ma penso che neppure tu creda che Ges abbia proferito queste parole per assoggettarci alla Legge ed ai Profeti degli Ebrei. Perci, se non fu questa la causa di quell'affermazione, deve essere la prima che ho detto. Non c' nessuno, infatti, che non sappia che i Giudei sempre con parole ed opere insidiarono Cristo con veemenza. E quelli, concludendo che la Legge ed i Profeti loro venivano aboliti da Cristo, naturale che si indignassero. Perci egli parl per reprimere il loro furore, perch non credessero che fosse venuto ad abolire la legge, ma a darle compimento. E non ci fu n falsit n inganno in questo: poich egli us la parola legge senza far distinzioni e in senso assoluto. Esistono tre generi di leggi e tre generi di profeti. 2. Ci sono per tre generi di leggi: una quella degli Ebrei, che Paolo chiama legge del peccato e della morte 2 . La seconda quella dei Gentili, che chiama legge di natura: I pagani, dice, per natura agiscono secondo la legge; essi pur non avendo legge, sono legge a se stessi; essi dimostrano che quanto la legge esige scritto nei loro cuori 3 . Il terzo genere di legge la verit; sul suo significato parimenti l'Apostolo dice: Poich la legge dello spirito che d vita in Cristo Ges mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte 4 . Poich, dunque, esistono tre leggi e Ges ci assicura che non venne ad abolire la legge ma a portarla a compimento, necessario riconoscere con grande cura ed attenzione di quale parl. Allo stesso modo ci sono i profeti dei Giudei, quelli dei Gentili, quelli della verit. Ma di certo nessuno farebbe domande sui profeti dei Giudei, poich sono noti. Invece se qualcuno ha dei dubbi su quelli dei Gentili ascolti Paolo, che scrivendo a Tito riguardo ai Cretesi dice: Proprio un loro profeta disse: I Cretesi sono sempre bugiardi, male bestie, ventri pigri 5 . E per questo non si deve dubitare che anche i Gentili hanno i loro profeti. Che certamente anche la verit ha i suoi profeti lo indicano tanto Paolo stesso quanto Ges. Ges quando dice: Perci ecco, io vi mando sapienti e profeti; di questi alcuni ne ucciderete di citt in citt 6 ; Paolo, invece, quando dice:Il Signore stesso li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti 7 . Ges parl della Legge e dei Profeti della Verit, non dei Giudei. 3. Poich la Legge ed i Profeti sono di tre generi non abbastanza evidente di quale di essi Ges abbia parlato; da quanto segue, tuttavia, si possono fare congetture. Se infatti avesse nominato subito la circoncisione e i sabati e i sacrifici e le osservanze ebraiche e vi avesse aggiunto qualcosa per completare, non ci sarebbero stati dubbi che avesse detto di essere venuto non ad abolire ma a portare a compimento la Legge e i Profeti dei Giudei. Invece non accenna a niente di tutto ci ed enumera solo i comandamenti pi antichi: Non uccidere, non commettere adulterio, non dire falsa testimonianza. Questi, per, come facile provare, erano stati una volta promulgati alle nazioni nei tempi antichi, da Enoch e Seth e da altri giusti simili a loro, ai quali luminosi angeli avevano consegnato gli stessi comandamenti per moderare la natura selvaggia dell'uomo. A chi non sembra che Ges abbia parlato della Legge e dei Profeti della verit? E quindi provato anche il suo adempimento di quelle stesse cose che promise. Che dice, infatti? Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere. Ma io vi dico: Non adiratevi affatto. l'adempimento. Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio. Ma io vi dico: Non siate affatto concupiscenti. l'adempimento. Fu detto: Non spergiurare. Ma io vi dico: Non giurate affatto. Anche questo l'adempimento. In questi comandamenti, infatti, conferma ci che era antico e aggiunge ci che mancava. Dove poi parve aver nominato alcuni precetti dei Giudei, quelli non li port a compimento, ma anzi li estirp completamente con insegnamenti di opposta tendenza. Cosa segue infatti? Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico: Se uno ti percuote la guancia, tu porgigli anche l'altra. Questo significa abolizione. Fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori. Anche questo significa abolizione. Fu pure detto: Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto di ripudio; ma io vi dico: Chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all'adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio 8 . Questi sono evidentemente i precetti di Mos e perci sono stati aboliti; quelli dei giusti dell'antichit anche per questo motivo sono stati invece portati a compimento. E se tu sei d'accordo con tale interpretazione, non sar uno sproposito che Ges abbia detto di non essere venuto ad abolire la legge ma a portarla a compimento. Se invece non sei d'accordo con questa nostra esposizione, procuratene un'altra: mi auguro soltanto che tu non sia costretto a dire che Ges fu un bugiardo. Altrimenti dovresti diventare giudeo: per non continuare ora ad abolire la legge che Cristo stesso non abol. Sarebbe pi arduo affrontare le obiezioni dei nazareni che la sfrontatezza e la debolezza di Agostino! 4. E tuttavia se qualcuno dei Nazareni - che alcuni chiamano Simmachiani -, obiettasse il fatto che Ges ha detto di non essere venuto ad abolire la legge, per un po' rimarrei sospeso nell'incertezza della risposta. E non a torto: perch alla sua venuta era sia nel corpo che nell'animo sottomesso alla Legge ed ai Profeti. Infatti questi di cui parlo praticano la circoncisione e osservano il sabato e si astengono dalla carne di maiale e dalle altre conformemente ai precetti della legge, tratti in errore anch'essi come te, come dato di capire, da questo versetto nel quale Cristo dice di non essere venuto ad abolire la legge ma a darle compimento. Perci non sarebbe da nulla il conflitto contro tali oppositori, finch non mi liberassi dall'imbarazzo di questo versetto; ma non avr affatto paura di affrontare te, poich non hai forze su cui contare e con sfrontatezza provochi affinch pi facilmente io creda di essere indotto da te, piuttosto che costretto a credere che Cristo abbia detto ci cui neppure tu, vedo, hai creduto. Pur non mostrando, infatti, nessun indizio grazie al quale la Legge ed i Profeti sembrino non aboliti ma portati a compimento, mi rimproveri di inerzia e di prevaricazione, sulla base della mia obiezione a questo versetto. Forse anche tu ti vanti di quell'osceno segno distintivo della circoncisione, come un giudeo o un nazareno? Alzi le sopracciglia, orgoglioso di osservare il sabato? Ti senti contento di astenerti dalla carne di maiale? Ed infine esulti per aver saziato Dio con il sangue delle vittime ed i fumi degli olocausti giudei? Se non fai niente di tutto ci, perch sostieni con tutte le tue forze che Cristo non venuto ad abolire la legge ma a portarla a compimento? Il primo approccio di Fausto con Cristo e il rischio di scivolare nell'errore dell'osservanza dei precetti. 5. Perci rinnovo incessantemente il ringraziamento al mio maestro che mi ha similmente trattenuto dallo scivolare in questo errore, affinch io oggi fossi cristiano. Perch anch'io, dopo aver letto questo versetto da sprovveduto, come te, avevo quasi deciso di diventare giudeo. E non a torto: infatti se Cristo non venne ad abolire la legge ma a portarla a compimento (e non si dice che si rende pieno un vaso vuoto ma uno gi mezzo riempito) a me sembrava che solo un israelita potesse diventare cristiano perch, gi ampiamente pieno della Legge e dei Profeti, sarebbe venuto a Cristo dovendo riempirsi con ci che ancora sembrava capace di contenere. Se per non avesse disatteso i precetti gi posseduti; altrimenti il suo sarebbe stato non un compimento ma uno svuotamento. Ma io, venendo dai Gentili, credevo di essermi avvicinato inutilmente a Cristo, poich non avevo preso niente, da ci che aggiungeva, che potesse riempirmi. Cercando dunque quale fosse mai la quantit dei precetti antichi trovo i sabati, la circoncisione, i sacrifici, i novilunii, i battesimi, i pasti con pane azzimo, le distinzioni di cibi, di bevande, di vestiti, ed altre cose che sarebbe lungo enumerare. Credetti, perci, che fosse questo e non qualcos'altro ci che Cristo aveva detto non essere venuto ad abolire ma a portare a compimento. E non a torto: cos' infatti una legge senza precetti? Che cosa i profeti senza profezie? Oltre a ci trovo anche quell'amara e ineffabile maledizione contro quelli che non si siano mantenuti fedeli a tutte quelle cose scritte nel libro della legge perch vengano fatte 9 . E da un lato temendo, per cos dire, la maledizione di Dio, dall'altro ascoltando Cristo che, come Figlio di Dio, diceva di non essere venuto ad abolire quelle cose ma a portarle a compimento, guarda se qualcosa potesse ormai impedirmi di diventare giudeo. Ma mi strapp da questo pericolo la veneranda fede di Manicheo. Conclusioni: o il versetto falso o il suo significato un altro. 6. Tuttavia con che coraggio, mi chiedo, mi rinfacci queste cose, o perch credi che sia contro di me soltanto quello che non sembra meno contro di te? Se Cristo non ha abolito la Legge ed i Profeti, neppure i Cristiani debbono farlo. Perch dunque li abolite? Forse a poco a poco riconoscete di non essere Cristiani? Perch profanate con ogni genere di lavoro il giorno di sabato, sacrosanto per la Legge e per tutti i Profeti, nel quale attestano che lo stesso creatore del mondo, Dio, si riposato 10 , e non temete molto n la pena di morte che stabil contro i suoi violatori n l'infamia della maledizione? Perch proteggete il vostro corpo da quel disonorevole segno distintivo della circoncisione, onorevole per la Legge e per tutti i Profeti, soprattutto per Abramo, dopo che si credette alla sua fede, dal momento che il Dio dei Giudei, particolarmente, proclama che sar eliminato dal suo popolo chiunque non sar stato segnato prima da questa ignominia 11 ? E perch trascurate i sacrifici prescritti, che n Mos ed i profeti sotto la legge, n Abramo nella sua fede considerarono secondari? E perch, allora, contaminate le vostre anime non facendo distinzioni tra i cibi, se credete che Cristo non venne ad abolire queste cose ma a portarle a compimento? E perch profanate la consuetudine annuale degli azzimi e il sacrificio dell'agnello, che la Legge ed i Profeti prescrivono di osservare per sempre? Perch, insomma, non evitate di infrangere i noviluni, i battesimi, la festa dei tabernacoli e altre cerimonie carnali di questo genere della Legge dei Profeti, se Cristo non le ha abolite? Perci non avrei torto a dire che se volete che si mantenga salda la ragione di questo vostro disprezzo, necessario o che neghiate di essere discepoli di Cristo o che ammettiate una buona volta che Cristo ha abolito per primo tutti questi precetti. Una volta ammesso ci da parte vostra, allora consegue che o falsamente fu scritto che egli disse di non essere venuto ad abolire la legge ma a portarla a compimento; o che questo versetto significa non so cosa di interamente differente da quanto voi supponete. La legge data per mezzo di Mos divenne grazia e verit per mezzo di Cristo. 7. AGOSTINO. Se ormai consenti che Cristo abbia detto: Non sono venuto ad abolire la Legge o i Profeti, ma per dare compimento 12 , e poich ti sembra difficile venire contro l'autorit del Vangelo, allora ti sembrer difficile anche venire contro l'Apostolo, quando dice: Ora ci avvenne come esempio per noi 13 ; e ancora quando dice di Cristo: Il Figlio di Dio non fu " s " e " no ", ma in lui c' stato il " s ". E in realt tutte le promesse di Dio in lui sono divenute " s " 14 ; cio in lui sono state rivelate, in lui portate a compimento. E allora vedrai senza essere offuscato quale legge venne a portare a compimento ed in qual modo l'abbia fatto. E non continuerai a diffonderti passando per i tre generi di leggi ed i tre generi di profeti, cercando dove uscire e non trovando la via. Perch chiaro (e che sia pi luminoso della luce lo attesta spesso anche la scrittura del Nuovo Testamento) quale legge e quali profeti Cristo non venne ad abolire, ma a portare a compimento. Si tratta proprio di quella legge, infatti, che, data per mezzo di Mos, divenne grazia e verit per mezzo di Ges Cristo 15 . Proprio quella legge, dico, data per mezzo di Mos, del quale Cristo disse: Perch di me egli ha scritto 16 . indubbiamente proprio quella legge che sopraggiunse perch abbondasse il peccato 17 : parole che di solito avete sulla bocca, senza capire nulla, per biasimarla. Allora leggi e renditi conto che si tratta proprio di quella della quale si dice: Cos la legge santa e santo e giusto e buono il comandamento. Ci che bene allora diventato morte per me? No davvero. Ma il peccato, per rivelarsi peccato, servendosi di ci che bene mi ha dato la morte 18 . La legge, infatti, non ordinava il peccato, affinch, con il suo sopraggiungere, esso abbondasse; ma l'aggiunta del santo, buono e giusto comandamento aveva reso i superbi molto sicuri di s, rei anche di prevaricazione; umiliati in quel modo impararono che spetta alla grazia attraverso la fede non essere pi sottoposti alla legge per via della trasgressione, ma uniti alla legge per via della giustizia. Lo stesso Apostolo dice: Prima per che venisse la fede, noi eravamo rinchiusi sotto la custodia della legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata. Cos la legge per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo. Ma appena giunta la fede noi non siamo pi sotto un pedagogo 19 . Poich l'accusa della legge non ci lega, ormai liberati dalla grazia. Infatti, prima che ricevessimo, in umilt, la Grazia spirituale, la lettera ci mortificava soltanto, ordinandoci ci cui non potevamo adempiere. Perci Paolo dice: La lettera uccide, lo Spirito d vita 20 . Ed ancora egli dice: Se infatti fosse stata data una legge capace di conferire la vita, la giustificazione scaturirebbe davvero dalla legge; la Scrittura invece ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perch ai credenti la promessa venisse data in virt della fede in Ges Cristo 21 . E parimenti dice: Infatti ci che era impossibile alla legge, perch la carne la rendeva impotente, Dio lo ha reso possibile mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato, perch condannasse il peccato nella carne, perch la giustizia della legge si adempisse in noi, che non camminiamo secondo la carne ma secondo lo spirito 22 . Ecco cosa significa: Non venni ad abolire la legge ma a portarla a compimento. Perch appunto la legge incaten i superbi anche con la colpa della prevaricazione, accrescendo il peccato con l'ordinare ci cui essi non possono adempiere; la giustizia della stessa legge portata a compimento dalla grazia dello Spirito in coloro che imparano ad essere miti ed umili di cuore da Cristo, che venne non ad abolirla, ma a portarla a compimento. Inoltre, poich anche se siamo posti sotto la grazia, in questa vita mortale difficile portare perfettamente a compimento ci che scritto nella legge: Non desiderare 23 , egli, fatto sacerdote per il sacrificio della sua carne, ottiene per noi il perdono, portando a compimento la legge anche in questo; cosicch ci in cui meno riusciamo con la nostra debolezza recuperato con la perfezione di colui del cui capo noi siamo stati fatti membra. Perci Giovanni dice: Figlioli, vi scrivo queste cose perch non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Ges Cristo giusto. Egli vittima di espiazione per i nostri peccati 24 . La profezia che prometteva l'avvento del Salvatore divenuta verit in Ges Cristo. 8. Le profezie, poi, le ha portate a compimento quando in lui la promessa di Dio diventata verit. Ho ricordato poc'anzi quanto detto dall'Apostolo: E in realt tutte le promesse di Dio in lui sono divenute S. Ed ancora: Dico infatti che Cristo si fatto servitore dei circoncisi in favore della veracit di Dio, per compiere le promesse dei padri 25 . Ci che dunque era promesso nei profeti, sia apertamente sia attraverso figure sotto forma di parole o di azioni, stato portato a compimento in lui, che non venne ad abolire la Legge ed i Profeti, ma a portarli a compimento. Invece voi non capite che se certe azioni e riti, che prefiguravano cose future, ancora venivano compiute dai Cristiani, l'unico significato era che non erano ancora venute quelle cose allora prefigurate. Ci che, infatti, preannunciato come ancora da venire, o non viene ancora o, se gi venuto, il suo preannuncio superfluo ed ingannevole. Perci dove a voi sembra che Cristo non abbia portato a compimento i profeti, perch non sono fatte dai Cristiani certe cose che sono state istituite grazie ai profeti, affinch fossero fatte dagli Ebrei, quella piuttosto la prova dell'avvenuto compimento. Fino a tal punto, infatti, stata portata a compimento ogni cosa profetizzata con tali figure, da non venir pi profetizzata per mezzo di esse. Riguarda questo, infatti, ci che il Signore stesso dice: La Legge e i Profeti fino a Giovanni 26 . La legge, infatti, che rinchiudeva i trasgressori in una colpa ulteriore in virt di quella fede che in seguito stata rivelata, divenuta grazia attraverso Ges Cristo, per mezzo del quale la grazia ha sovrabbondato: perci quella che non era compiuta con l'imperativo della lettera fu portata a compimento con la libert della grazia. Allo stesso modo ogni forma di profezia che nella legge prometteva l'avvento del Salvatore, non solo a parole ma anche con la figura di certe azioni, divenuta verit in Ges Cristo. Perch la legge fu data per mezzo di Mos, la grazia e la verit vennero per mezzo di Ges Cristo 27 . Dal suo avvento cominci ad essere annunziato il regno di Dio: La Legge e i Profeti fino a Giovanni; la legge per far sentire colpevoli quelli che desiderano la salvezza; i profeti per promettere l'avvento del Salvatore. Chi non sa che ci sono stati altri profeti nella Chiesa dopo l'ascensione di Cristo? Di essi Paolo dice: Alcuni perci Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri 28 e cos via. Pertanto non si rifer a loro: La Legge e i Profeti fino a Giovanni, ma a quelli che profetizzarono il primo avvento di Cristo. Tale avvento, poich si compiuto, non potrebbe assolutamente essere ancora profetizzato. Il cristiano e la circoncisione, il battesimo,.il sabato. 9. Di conseguenza, quando chiedi perch un cristiano non sia circonciso nella carne se Cristo non venne ad abolire la legge ma a portarla a compimento, rispondo che il cristiano non circonciso proprio perch ci che era profetizzato da quella circoncisione ormai Cristo lo ha portato a compimento. Infatti la resurrezione di Cristo ha portato a compimento ci che era simboleggiato in quel rito: l'essere spogliati della natura carnale. Ci che avverr nella nostra resurrezione garantito dal sacramento del Battesimo. Il sacramento della vita nuova non doveva del tutto essere messo da parte, poich in noi la resurrezione dei morti deve ancora avvenire; e tuttavia cambi in meglio, con il Battesimo seguente, perch gi avvenuto quello che mai era avvenuto: che a noi venisse offerto l'esempio della futura vita eterna nella resurrezione di Cristo. Quando chiedi perch un cristiano non osservi il riposo del sabato, se Cristo non venne ad abolire la legge, ma a portarla a compimento, rispondo: anzi, proprio per questo il cristiano non l'osserva, poich ci che era profetizzato in quella figura Cristo l'ha ormai portato a compimento. Abbiamo il nostro sabato in lui, che disse: Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorer. prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime 29 . I Cristiani non osservano ci che le figure del V. Testamento promettevano in modo profetico, perch Cristo le ha portate a compimento. 10. Quando chiedi perch un cristiano non osservi la distinzione nei cibi, che comandata nella legge, se Cristo non venne ad abolire la legge, ma a portarla a compimento, rispondo: anzi, proprio per questo il cristiano non l'osserva, poich ci che era profetizzato in quella figura Cristo l'ha ormai portato a compimento, non ammettendo nel suo corpo, che nei suoi santi predestin alla vita eterna, niente che attraverso quegli animali era simboleggiato nella condotta degli uomini. Quando chiedi perch un cristiano non offra a Dio sacrifici di carne e di sangue di animali immolati, se Cristo non venne ad abolire la legge, ma a portarla a compimento, rispondo che, anzi, a maggior ragione il cristiano non deve pi fare di queste offerte, perch ci che con esse era profetizzato Cristo lo ha portato a compimento immolando la sua carne e il suo sangue. Quando chiedi perch un cristiano non osservi gli azzimi come fanno i Giudei, se Cristo non venne ad abolire la legge, ma a portarla a compimento, rispondo che, anzi, a maggior ragione il cristiano non li osserva, perch ci che era profetizzato da quella figura, tolto il lievito della vecchia vita, Cristo lo ha portato a compimento, indicando la nuova vita 30 . Quando chiedi perch il cristiano non celebri la Pasqua dell'agnello, se Cristo non venne ad abolire la legge, ma a portarla a compimento, rispondo che per questo motivo il cristiano non celebra pi la Pasqua cos, perch ci che era preannunziato da quella figura, Cristo, agnello senza macchia, lo ha portato a compimento con la sua passione. Quando chiedi per quale motivo un cristiano non celebri i noviluni prescritti nella legge, se Cristo non venne ad abolire la legge, ma a portarla a compimento, rispondo che, anzi, per questo il cristiano non li celebra, perch ci che doveva essere preannunziato, motivo per cui erano celebrati, Cristo l'ha portato a compimento. Infatti la celebrazione del novilunio preannunciava una nuova creatura, della quale l'Apostolo dice: Quindi se uno in Cristo, una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove 31 . Quando chiedi perch il cristiano non osservi le abluzioni per ciascuna forma di impurit, se Cristo non venne ad abolire la legge, ma a portarla a compimento, rispondo che il cristiano non le osserva proprio perch erano figura di quelle future, che Cristo ha portato a compimento. Venne infatti a seppellirci insieme con s nella morte per mezzo del Battesimo, cosicch come Cristo risuscitato dai morti cos anche noi possiamo camminare in una vita nuova 32 . Quando chiedi perch la festa dei tabernacoli non sia una solennit per i Cristiani, se la legge stata portata a compimento da Cristo, non abolita, rispondo che tabernacolo di Dio sono i suoi fedeli, nei quali si degna di abitare se sono uniti e in un certo senso legati strettamente nella carit. E proprio per questo i Cristiani non osservano ci che quella figura prometteva in modo profetico: perch Cristo l'ha portato a compimento nella sua Chiesa. Conclusione: l'osservanza dei precetti della Scrittura preannunci Cristo, venuto il quale essa venne meno. 11. Ed ora, conformemente all'impegno assunto, ho toccato con quanta brevit potessi questi argomenti perch non fossero lasciati passare nel silenzio. I restanti discorsi, fatti minutamente ed analiticamente, riempirono molti ed ampi libri, i quali non mostrarono altro se non che Cristo era stato profetizzato. Cos tutti quei precetti tratti dalla Scrittura che credete non vengano osservati dai Cristiani perch Cristo li avrebbe aboliti, si scopre piuttosto che non sono osservati dai Cristiani perch Cristo li ha portati a compimento. In effetti, proprio l'osservanza di tali figure preannunci Cristo. Allora che c' di strano, di assurdo, anzi di non congruente e irragionevole se dopo il suo arrivo cess tutto ci che veniva fatto cos da preannunciarlo? Le figure di quelle cose che venivano osservate perch proprio dalla loro osservanza fosse profetizzata la venuta prossima di Cristo, non si deve credere che con l'avvento di Cristo non siano state portate a compimento perch con la sua venuta non sono osservate; al punto che sarebbero ancora osservate se non fossero state portate a compimento con l'avvento di Cristo. Gli uomini, poi, non possono unirsi sotto nessuna religione, sia vera sia falsa, se non saranno legati da una forma di condivisione di segni distintivi o sacramenti visibili; la forza di quei sacramenti ha un valore inenarrabile e perci chi li disprezza diventa sacrilego. In modo empio essa viene disprezzata, ma senza di essa la piet non si esprime appieno. La forza dei sacramenti la carit. 12. vero, per, che visibili sacramenti di piet possono trovarsi anche negli empi, come leggiamo del santo Battesimo ricevuto anche da Simon Mago 33 . Gli empi diventano tali e quali li definisce l'Apostolo: Con la parvenza della piet, mentre ne hanno rinnegata la forza interiore 34 . La forza interiore della piet, invece, il fine del comandamento, cio carit che sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera 35 . Per cui l'apostolo Pietro, parlando del sacramento dell'arca nella quale la famiglia di No fu salvata dal diluvio, dice: Cos, con una figura simile, il battesimo ora salva voi. E perch non credessero che fosse loro sufficiente un sacramento visibile, per mezzo del quale avevano la forma della piet, e negassero la sua forza vivendo in modo dissoluto e immorale, subito aggiunse: Esso non rimozione di sporcizia del corpo, ma invocazione di salvezza di una buona coscienza 36 . I nuovi sacramenti istituiti da Cristo. 13. Perci i primi sacramenti, che erano osservati e celebrati secondo la legge, erano segni che annunziavano Cristo venturo; poich Cristo li ha portati a compimento con il suo avvento, sono stati aboliti. E sono stati aboliti poich sono stati portati a compimento. Non venuto, infatti, ad abolire la legge, ma a portarla a compimento. Ed altri sono stati istituiti, pi forti quanto al valore, pi benefici quanto al loro uso, pi facili da mettere in atto, di numero minore, cos come stata rivelata la rettitudine della fede e i figli di Dio sono stati chiamati alla libert ed stato tolto il giogo della schiavit 37 , che si addiceva ad un popolo duro e carnale. Gli antichi giusti soffrirono in nome della fede verso ci che ora al cristiano stato rivelato. 14. Se gli antichi uomini giusti, che capivano che in quei sacramenti era preannunziata la futura rivelazione della fede, della quale anche allora essi vivevano, sebbene ancora velata e nascosta, e tuttavia compresa con il dono della piet - perch in questa vita nessuno pu essere giusto se non chi vive di fede 38 -; se dunque gli antichi uomini giusti furono pronti a soffrire con fermezza ogni tribolazione e tortura per amore di quei sacramenti e di quelle figure che preannunciavano cose non ancora compiutesi - e la maggior parte li soffr -; se noi celebriamo i tre fanciulli e Daniele, poich non vollero essere contaminati dalla mensa del re 39 , poich era contrario al sacramento del loro tempo; se noi presentiamo con grande ammirazione i Maccabei, che non vollero toccare il cibo di cui ora i Cristiani fanno uso legittimamente, dal momento che allora non era lecito in ragione del tempo profetico 40 , quanto pi ora un cristiano dovrebbe essere pronto a soffrire ogni cosa in nome del Battesimo di Cristo, dell'Eucaristia di Cristo, del segno di Cristo, poich quelle sono state le promesse di ci che doveva compiersi, e questi sono prove di ci che ha avuto compimento? Infatti ci che ancora promesso alla Chiesa, cio al corpo di Cristo, ed proclamato nella rivelazione e nel salvatore stesso, capo del corpo, mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Ges 41 , gi stato portato a compimento. Cosa promesso, infatti, se non la vita eterna, con la resurrezione dai morti? Questo gi stato portato a compimento in quella carne, poich il Verbo si fece carne ed abit in mezzo a noi 42 . Allora, dunque, la fede era nascosta, poich tutti i giusti ed i santi di quei tempi credevano e speravano le stesse cose; e tutti quei sacramenti e riti sacri esprimevano promesse future; ora, invece, stata rivelata la fede nella quale era rinchiuso il popolo sotto la custodia della legge 43 ; e ci che promesso a quanti credono nel giudizio, gi stato portato a compimento nell'esempio di colui che non venne ad abolire la Legge ed i Profeti, ma a portarli a compimento. Domanda sul valore della fede prima e dopo la resurrezione di Cristo. 15. Tra gli studiosi delle sacre Scritture ci si chiede se la fede in Cristo prima della sua passione e risurrezione (fede che acquisivano mediante rivelazioni o attingevano nei profeti) ebbe presso gli antichi giusti tanta efficacia quanta ne ha ora la fede in Cristo che pat ed risorto; se proprio l'effusione del sangue dell'Agnello di Dio, che avvenne, come egli stesso dice, per molti, in remissione dei peccati 44 abbia conferito o aggiunto qualche beneficio ed abbia purificato anche quelli che, pur credendo a questo evento, partirono da questa vita prima che avvenisse; e se la sua morte sia giunta a visitare anche i morti, in vista della liberazione. Ma ora sarebbe troppo lungo - e non necessario a quest'opera - discutere tale questione approfondendola, o anche delinearla convalidando quanto stato trovato in essa. Prima del compimento della legge era lecito esprimersi con verbi al futuro; con la venuta di Cristo si deve usare il tempo passato. 16. Intanto sar sufficiente dimostrare, contro la calunniosa ignoranza di Fausto, quanto vaneggino, sbagliando, coloro che credono che, una volta cambiati i segni ed i sacramenti, siano diverse anche le cose che il rito profetico preannunci come promesse e di cui il rito evangelico annunci il compimento; e quanto vaneggino coloro che ritengono che, essendo le cose sempre identiche, non si sarebbe dovuto annunziarne il compimento con sacramenti diversi, rispetto a quelli che lo preannunciavano futuro. Se infatti i suoni delle parole del nostro linguaggio cambiano secondo il tempo ed una medesima cosa in un modo si dice che " deve esser fatta ", in un altro che " stata fatta ", cos come queste due parole appena dette (" deve esser fatta ", " stata fatta ") non hanno prodotto un suono secondo identici intervalli di tempo, n mediante le stesse lettere e sillabe; che cosa c' di strano se con alcuni misteriosi segni distintivi sono state promesse la futura passione e la futura resurrezione di Cristo, con altri si annuncia che gi avvenuta? Dal momento che le stesse parole " avverr " e " avvenuta ", " patir " e " ha patito ", "risorger " ed " risorto " non hanno potuto presentarsi con lettere uguali n produrre un suono simile? Cos'altro sono, infatti i singoli sacramenti del corpo, se non - per cos dire - certe parole visibili, sacre, certo, eppure mutevoli e temporanee? Perch Dio eterno, ma non l'acqua ed ogni azione materiale che si compie, avviene e passa quando battezziamo; di nuovo anche le stesse sillabe, che risuonano rapidamente e passano in un momento, quando si dice "Dio ", se non si pronunciano non avviene la consacrazione. Tutte queste azioni passano, i suoni passano, ma la forza che attraverso essi opera rimane perennemente, ed il dono spirituale che si introduce attraverso essi eterno. Allora dire: se Cristo non avesse abolito la Legge ed i Profeti, i sacramenti della Legge e dei Profeti, sarebbero ancora conservati nelle comunit e nelle celebrazioni dei cristiani, equivale ad affermare che se Cristo non avesse abolito la Legge ed i Profeti dovrebbero essere ancora promesse la sua nascita futura, la sua morte, la sua resurrezione; mentre non li ha aboliti, ma li ha portati a compimento, perch non pi promesso che nascer, soffrir, risorger (come quei sacramenti un tempo proclamavano), ma si annuncia che nato, ha sofferto, risorto (come ora proclamano questi sacramenti amministrati dai cristiani). Chi dunque venne non ad abolire la Legge ed i Profeti, ma a portarli a compimento, proprio con il compimento ha tolto quelle cose attraverso le quali ancora era promesso che doveva compiersi ci che risulta ormai compiuto. Proprio come se avesse eliminato queste parole: " nascer, soffrir, risorger ", che erano appropriate quando queste cose dovevano avvenire, e avesse stabilito di dire " nacque, soffr, risorto ", che sono appropriate ora che quelle cose sono state portate a compimento e perci eliminate. Il cammino verso la fede in Cristo dei primi Giudei e dei Gentili. 17. Come dunque codeste parole, cos quei sacramenti del popolo antico dovettero essere tolti e sostituiti perch ormai sono stati portati a compimento per mezzo di Colui che non venne ad abolire la Legge ed i Profeti. Ai primi cristiani, che da Giudei erano venuti alla fede, finch non venissero persuasi per gradi ad abbandonare una consuetudine tanto antica e venissero condotti ad una perfetta comprensione, e poich erano nati ed erano stati educati in tal modo, gli apostoli permisero di conservare i riti e la tradizione dei padri; ed esortarono quelli che avevano questo compito ad accettare la loro lentezza e le loro consuetudini. Ne risulta che l'Apostolo circoncise Timoteo, di madre giudea e padre greco 45 , per riguardo a quelli presso cui era venuto con lui; ed egli stesso conserv tale consuetudine tra loro, non con una finzione ingannevole, ma con un saggio proposito. Poich codesti sacramenti non erano nocivi n ai nati n a quanti erano stati educati in tal modo, sebbene non fossero pi necessari a simboleggiare cose future. Sarebbe stato pi nocivo proibirli perch dannosi, fra quegli uomini fino ai quali dovettero conservarsi. Poich Cristo, che era venuto a portare a compimento tutte quelle profezie, li aveva trovati iniziati alla loro religione; cosicch gli altri ormai, che non erano vincolati da nessun obbligo di tal genere, ma come da un muro opposto, cio dal prepuzio, si incontravano con Cristo, pietra angolare, non erano costretti a nulla di simile 46 . Se invece, come Timoteo, avessero voluto spontaneamente avvicinarsi ed incontrarsi con quelli che erano venuti dalla circoncisione ed erano ancora dediti a tali sacramenti, non sarebbe stato loro proibito. Ma se avessero creduto che dalle opere della legge dipendesse la loro speranza e la loro salvezza gli sarebbe stato proibito come se si trattasse di una peste fatale. Da qui deriva quanto l'Apostolo dice: Ecco, io Paolo vi dico: Se vi fate circoncidere Cristo non vi giover nulla 47 ; cio se lo avessero fatto come volevano e come erano stati persuasi a credere da alcuni depravati: convinti che senza queste opere della Legge non avrebbero potuto essere salvi 48 . Infatti, poich i Gentili si avvicinarono alla fede in Cristo soprattutto grazie alla predicazione dell'apostolo Paolo (come era giusto che facessero), cos da non essere oppressi da nessuna osservanza giudaica - poich quelli in et avanzata trovavano un impedimento alla fede nella paura verso quelle insolite cerimonie, soprattutto la circoncisione; e poich non erano stati imbevuti in tali sacramenti fin dalla loro nascita, se fossero divenuti proseliti nella maniera d'una volta era come se con quei misteri si promettesse che Cristo doveva ancora venire - dunque avvicinandosi alla fede in questo modo, come ormai era necessario che i Gentili facessero, quelli che vi si erano accostati a partire dalla circoncisione, non comprendendo perch a loro fossero permessi quei sacramenti e perch ai Gentili non dovessero essere imposti, avevano cominciato a perturbare la Chiesa con alcuni disordini carnali, perch i Gentili ammessi a far parte del popolo di Dio non diventavano proseliti nel modo consueto con la circoncisione della carne ed altre simili osservanze della Legge. E fra questi Gentili c'erano di quelli che insistevano molto perch ci avvenisse, per paura dei Giudei fra i quali vivevano. Contro questi l'apostolo Paolo scrisse spesso; e riprese con un fraterno rimprovero anche Pietro, che si era lasciato attirare nella loro ipocrisia 49 . Ma dopo che gli apostoli si furono riuniti, anche con la loro decisione stabilirono che i Gentili non dovessero essere obbligati a queste opere della Legge 50 . Dispiacque ad alcuni Cristiani circoncisi, che non riuscivano a comprendere che tali osservanze non erano state proibite a quelli soli che la fede rivelata aveva gi trovato imbevuti di esse, affinch giungesse a pieno compimento in loro la stessa opera profetica in cui, prima del compimento della profezia, si erano gi impegnati; ed affinch, se da quelle osservanze fossero stati allontanati, non sembrasse che quella opera profetica fosse stata disapprovata piuttosto che portata a termine. Se, invece, tali osservanze fossero state imposte anche ai Gentili, si sarebbe creduto o che non erano state istituite per preannunciare Cristo o che ancora lo preannunciavano. Perci all'antico popolo di Dio, prima che Cristo venisse a portare a compimento la Legge ed i Profeti, fu richiesto di osservare tutte quelle cose che preannunciavano Cristo. Liberi furono quelli che capivano a cosa servivano, servi quelli che non lo capivano. Ma quanto al popolo successivo, che si accost alla fede con cui si predicava che Cristo era gi venuto, aveva sofferto ed era risorto, certo se si trattava di uomini che la fede aveva trovato gi preparati a tali sacramenti, non erano costretti ad osservarli n era loro proibito farlo; invece, a quanti avevano creduto trattandosi di uomini liberi, non costretti da alcuna necessit di stirpe, di consuetudine, di convenienza, addirittura era proibito; cos attraverso di loro avrebbe cominciato ad essere manifesto che tutte quelle cose erano state istituite perch dovevano preannunciare Cristo; dopo la sua venuta e l'adempimento di queste promesse, era necessario che cessassero. Alcuni credenti nella circoncisione, che non lo capivano, non contenti perci di questa regolata distribuzione dello Spirito Santo operante per mezzo degli apostoli, si ostinarono in quella perversione, per costringere anche i Gentili a vivere secondo la legge giudaica. Sono quelli che Fausto ha ricordato con il nome di Simmachiani o Nazareni, i quali fino ai nostri giorni, pur essendo pochi ormai, tuttavia ancora continuano a sussistere come setta. I Cristiani osservano i precetti riguardanti la condotta, ma non quelli legati alla promessa della venuta di Cristo. 18. Da cosa, dunque, costoro muovono accusa alla Legge ed ai Profeti, dicendo che Cristo venne ad abolire la legge piuttosto che a portarla a compimento? Perch i Cristiani non osservano ci che vi prescritto? I Cristiani non osservano solo quelle cose che preannunciavano Cristo! E non le osservano perch Cristo ha portato a compimento quelle promesse, e quelle che sono state ormai portate a compimento non sono pi preannunciate. E i segni che le preannunciavano avrebbero dovuto avere un termine presso uomini che erano stati trovati gi imbevuti di tali promesse dalla fede in un Cristo che veniva a portarle a compimento? I Cristiani non osservano, infatti, ci che scritto: Ascolta, Israele: Il Signore Dio tuo, l'unico Dio: Non ti farai idolo 51 e cos via? I Cristiani non osservano ci che detto l: Non pronuncerai invano il nome del Signore tuo Dio? I Cristiani non osservano persino il sabato, che serve per comprendere il senso del vero riposo? I Cristiani non onorano i loro genitori, secondo quanto l comandato? I Cristiani non si astengono dall'adulterio, dall'omicidio, dal furto, dalla falsa testimonianza o dal desiderare la donna d'altri o dal desiderare la roba d'altri: tutte cose che sono scritte nella legge 52 ? Questi precetti riguardano la condotta, quei sacramenti riguardano le promesse: i primi sono portati a compimento con l'aiuto della grazia, i secondi con il dono della verit. Entrambi per mezzo di Cristo, che ha sempre donato quella grazia ed anche ora la rivela; e che allora prometteva questa verit che ora manifesta; perch la legge fu data per mezzo di Mos, la grazia e la verit vennero per mezzo di Ges Cristo 53 . Pertanto queste cose che sono custodite in una coscienza che vive rettamente sono portate a compimento da una fede che opera per mezzo della carit 54 , mentre quelle il cui oggetto aveva il significato di una promessa, una volta espressa la loro sostanza, sono passate. Cos avvenuto anche per quelle cose che non sono state abolite ma portate a compimento; perch Cristo non le mostr vane n fallaci quando rivel ci che era promesso dal loro significato. Cristo non fece distinzione di precetti da portare a compimento. 19. Pertanto non vero che il Signore Ges non port a compimento certi precetti (come crede Fausto), che erano stati gi annunziati da uomini giusti prima della legge di Mos, come: Non uccidere, che invece non confut ma piuttosto conferm quando richiam dall'ira e dall'ingiuria 55 , e che invece abol alcuni che sembravano peculiari della legge degli Ebrei, come Occhio per occhio, dente per dente, che sembra piuttosto aver eliminato che confermato, quando dice: ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra 56 , ecc. Noi infatti diciamo che anche queste cose che costoro credono abolite da Cristo, riconoscendole come contrarie, e che siano state istituite opportunamente allora, in considerazione di quei tempi, ora non sono state abolite da Cristo, bens portate a compimento. Vari casi in cui Cristo ha portato a compimento la giustizia e l'insegnamento della legge: l'ingiuria contro il fratello; 20. Perci, in primo luogo, chiedo a costoro se quegli antichi giusti, Enoch e Seth - questi, infatti, sono menzionati soprattutto da Fausto -, e se alcuni altri che vissero non solo prima di Mos ma anche prima di Abramo, si adirarono contro il fratello senza un motivo o dissero al fratello: Stupido. Se non lo dissero, perch non insegnarono anche tale condotta? E se la insegnarono pure, chiedo in che modo Cristo abbia portato a compimento la loro giustizia e il loro insegnamento, aggiungendo: Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, o se gli dice: stupido, o se gli dice: pazzo, sar sottoposto a giudizio, o al sinedrio o al fuoco della Geenna 57 , dato che quegli uomini vivevano in quel modo ed esortavano a viverci? Quei giusti ignoravano che si deve frenare l'ira e che non si deve provocare il fratello con un insulto insolente o lo sapevano senz'altro ma non potevano astenersi da queste cose? In questo caso meritavano la Geenna: come, dunque, considerarli giusti? Di certo non oserai dire che la loro giustizia fu inesperta del suo dovere, n intemperante cos da renderli meritevoli della Geenna. Perch, dunque, Cristo avrebbe portato a compimento quella legge secondo la quale vivevano gli antichi giusti, aggiungendo queste cose, non potendo la loro giustizia sussistere senza di esse? O stai per dire che una impetuosa iracondia, una lingua maligna cominciarono ad avere a che fare col peccato da quando venne Cristo, mentre prima non era iniquo commettere queste colpe col cuore o con la bocca? Come in alcune cose istituite secondo la convenienza dei tempi troviamo ora qualcosa di non lecito, mentre prima lo era; o ci che prima non lo era, ora vediamo che lo diventa. Non sarai cos folle da dire questo; ma anche se lo farai ti si risponder che Cristo non venuto a portare a compimento ci che manc alla legge antica secondo questa idea, ma ad istituire una legge che non c'era; se vero che dire al fratello: Sciocco, non essendo iniquo presso gli antichi giusti, ora Cristo volle che fosse cos iniquo che chiunque lo dica meriti la Geenna. Pertanto non hai ancora trovato a quale legge mancarono un tempo queste parti, aggiunte le quali ora Cristo l'ha portata a compimento. l'adulterio; 21. Per caso la legge di non commettere adulterio era incompleta presso quegli antichi giusti, finch non fu adempiuta dal Signore che aggiunse che nessuno deve guardare una donna per desiderarla? Cos hai ricordato la frase stessa: " Avete inteso che fu detto: non commettere adulterio; ma io vi dico: non desiderate affatto. l'adempimento ", dici. Esponi esattamente le parole del Vangelo! Non sminuire con le tue ci che stato detto e vedi che cosa hai pensato di quegli antichissimi giusti! Si dice: Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha gi commesso adulterio con lei nel suo cuore 58 . Davvero quei giusti, Seth ed Enoch, o altri simili a loro, commettevano adulterio nei loro cuori? E il loro cuore non era tempio di Dio, o commettevano adulterio nel tempio di Dio? Se non osi dirlo, come puoi dire anche che Cristo, quando venne, port a compimento la loro legge, che gi ai loro tempi era completa? il giuramento; 22. Riguardo al non giurare 59 , poi, poich anche qui hai detto che la loro legge stata portata a compimento da Cristo, non posso affermare che gli antichi giusti non giurassero, poich troviamo che anche l'apostolo Paolo giur 60 . Non si allontanano dalla vostra bocca, invece, i frequenti giuramenti, dal momento che giurate per la luce, che amate come le mosche; poich la luce della mente, del tutto estranea a codesti occhi, che illumina ogni uomo che viene in questo mondo 61 , non sapete pensarla da qualche parte; e giurate anche per il vostro signore Manicheo, che era chiamato Mani nella lingua originaria. Ma voi, per evitare il sostantivo greco " follia ", come se il nome venisse declinato e allungato, avete aggiunto una specie di suffisso, con cui scivolate in un errore maggiore. Infatti uno di voi mi ha spiegato perch sia stato chiamato Manicheo: cosicch sembri in greco quasi un " infondere la manna ", perch in greco "infondere " si dice . Con ci non so che cosa abbiate fatto se non che avete sognato una follia dai contorni pi definiti. Infatti non avete aggiunto una lettera nella prima parte della parola, affinch si riconoscesse la parola " manna "; ma avete aggiunto nella seconda parte due sillabe, non pronunciando Mannicheo ma Manicheo, cosicch non significa altro se non " infondere follia " nei suoi discorsi tanto prolissi ed inutili. Spessissimo giurate anche per il Paraclito, non certo quello che Cristo promise e mand ai discepoli 62 , ma per quell'" infusore di follia ", come potrei tradurre in latino. Dal momento che, dunque, non cessate di giurare, vorrei sapere come interpretate anche questa parte della legge (che volete sia riconosciuta come antichissima), che per voi il Signore ha portato a compimento e maggiormente a causa dei giuramenti degli apostoli. Infatti che razza di autorit la vostra, anche solo per voi stessi, tanto pi per me o per qualunque persona? perci evidente, ormai, quanto diversamente si debbano intendere le parole di Cristo: Non sono venuto ad abolire la legge, ma a portarla a compimento: vale a dire senza queste aggiunte che riguardano o la spiegazione degli antichi precetti citati o la loro trasformazione, non il loro compimento. l'omicidio; lo spergiuro; 23. Poich, infatti, non intendevano l'omicidio se non come distruzione del corpo, attraverso cui un uomo viene privato della vita, il Signore spieg che ogni iniquo comportamento teso a nuocere al fratello valutato come omicidio. Di conseguenza Giovanni dice: Chiunque odia il proprio fratello omicida 63 . E poich credevano che soltanto l'unione illecita con una donna nel corpo si chiamasse adulterio, il Maestro dimostr che anche il desiderare questo non altro che adulterio. Parimenti, poich spergiurare un grave peccato, mentre non giurare o giurare il vero non lo sono (ma molto pi lontano dal giurare il falso chi non ha l'abitudine di giurare rispetto a chi incline a giurare il vero), il Signore prefer che non ci allontanassimo dal vero non giurando, piuttosto che rischiare di spergiurare giurando il vero. Cos anche l'Apostolo, nei discorsi che tenne, non giur mai, per paura che, per l'abitudine di giurare, talvolta anche inconsapevolmente scivolasse nello spergiuro. Nei suoi scritti, per, dove c' una considerazione pi ampia e pi favorevole, si trovano in pi luoghi dei giuramenti, perch nessuno credesse che il peccato fosse nel giurare il vero, ma piuttosto capisse che i fragili cuori umani, non giurando, si mantengono pi al sicuro dallo spergiuro. Esaminato questo, scopriamo che non sono state abolite quelle cose - come crede Fausto - che egli vuole riguardino propriamente Mos. l'amore verso i nemici; 24. A questo punto chiedo a loro perch vogliano che riguardi esclusivamente la legge di Mos ci che stato detto agli antichi: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico 64 . Non parl anche l'apostolo Paolo di alcuni uomini odiosi a Dio 65 ? E senz'altro in questa raccomandazione il Signore stesso ci spinge ad imitare Dio. Perch siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. C' da chiedersi, perci, come intendere che si devono odiare i nemici secondo l'esempio di Dio dinanzi al quale alcuni sono odiosi, disse Paolo; e d'altra parte che si devono amare i nemici secondo l'esempio di Dio, che fa sorgere il suo sole sopra i buoni e i malvagi, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Cos apparir che il Signore ha voluto mettere davanti a coloro che non hanno correttamente inteso ci che fu detto: Odierai il tuo nemico, un'idea che non conoscevano affatto: amare i loro nemici. Ma sarebbe troppo lungo esaminare come debbano essere rispettate entrambe. Intanto, per costoro ai quali in generale non piace che si odi il proprio nemico, abbiamo un discorso che pesa sulla loro fronte quando chiediamo se il loro dio ami la stirpe delle tenebre: o, se si devono amare i nemici ora perch hanno una parte di bene, perch non dobbiamo anche odiarli per il fatto che hanno una parte di male. Con quella regola si risolve anche questo e si spiega che non c' opposizione tra ci che detto nell'antica Scrittura: Odierai il tuo nemico, e nel Vangelo: Amate i vostri nemici 66 : perch ciascun uomo iniquo, in quanto iniquo, deve essere odiato; per, in quanto uomo, deve essere amato; affinch condanniamo ci che in lui giustamente odiamo, cio il vizio, e, una volta corretto, possa essere liberato ci che in lui giustamente amiamo, cio la natura umana stessa. Questa, dico, la norma per la quale odiamo il nemico per ci che in lui malvagio, cio l'iniquit, e amiamo il nemico per ci che in lui buono, cio la creatura socievole e razionale. Con la riserva che noi proviamo che egli malvagio non per colpa della natura sua o di altri, ma per la propria volont. Quelli, invece, ritengono l'uomo malvagio per colpa della natura della stirpe delle tenebre che, secondo loro, dio tutto intero temette, prima che fosse vinto in parte; e in parte fu vinto da essa, cos da non essere interamente liberato. Pertanto, ascoltato e non compreso ci che era stato detto agli antichi (Odierai il tuo nemico), gli uomini erano portati ad odiare l'uomo, mentre dovevano odiare solo il vizio: questi Dio corregge, dicendo Amate i vostri nemici, cosicch colui che gi aveva detto Non sono venuto ad abolire la legge ma a portarla a compimento non abol, riguardo all'odio verso il nemico, ci che stato scritto nella legge; ma dando particolarmente il precetto di amare i nemici ci spinge a comprendere come possiamo, nel caso di un'unica e medesima persona, sia odiarla per la sua colpa che amarla per la sua natura. Ma troppo, per le menti perverse di costoro, intendere questo. Devono essere messi alle strette tanto da difendere secondo la logica perversa della loro calunnia, o meglio secondo la loro follia, il loro dio, del quale non possono dire che ami la stirpe delle tenebre; perci, davanti al suo esempio, non hanno il modo con cui esortare ciascuno ad amare il proprio nemico. Sono riusciti ad attribuire, infatti, pi amore verso il nemico alla stessa stirpe delle tenebre che al loro dio. Quella, come vanno delirando, bram per s la luce vicina e contigua e volle goderne e pens di invaderla per goderne. E non una colpa quella per cui si vuole il bene vero e che rende felici. Per cui anche il Signore dice: Il regno dei cieli soffre violenze e i violenti se ne impadroniscono 67 . Questa stirpe delle tenebre, conforme alla sua vanit, volle far violenza e rubare il bene che aveva amato, attratta dalla sua luminosit e dal suo aspetto; dio non l'am a sua volta, ma odiandola perch voleva godere di lui, si accinse ad estirparla completamente. Se, dunque, i malvagi amano il bene per goderne, i buoni, al contrario, odiano il male per non esserne contaminati, rispondete, Manichei: chi di loro obbedisce a ci che Dio dice: Amate i vostri nemici? Ecco, se volete che ciascuno di questi precetti sia opposto dell'altro, il vostro dio fece ci che scritto nella legge di Mos (Odierai il tuo nemico) e la stirpe delle tenebre ci che scritto nel Vangelo (Amate i vostri nemici). Del resto neppure inventandolo siete riusciti a trovare il modo con cui dirimere la questione tra le mosche che cercano la luce e le blatte che la fuggono: sostenete che entrambe sono figlie della stirpe delle tenebre. Come mai le une amano la luce, a loro estranea, mentre le altre, respingendola, si compiacciono piuttosto della loro origine? Forse che nascono pi pulite le mosche nelle fetide cloache che le blatte in oscure stanzette? la vendetta e il perdono; 25. Inoltre, ci che fu detto agli antichi: Occhio per occhio, dente per dente, in che modo si contrappone a ci che dice il Signore: Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra 68 , ecc.? Dal momento che anche il precetto antico ha lo scopo di spegnere le fiamme dell'odio e di frenare gli animi intemperanti dei crudeli? Chi, infatti, si accontenta facilmente di restituire una vendetta di eguale misura dell'offesa ricevuta? Non vediamo, forse, uomini leggermente feriti preparare una strage, essere assetati di sangue, e a malapena trovare nelle sofferenze del nemico di cui saziarsi? Chi, colpito da un pugno, non scatena un'azione giudiziaria per la condanna di colui che l'ha percosso; o, se volesse percuoterlo a sua volta, non lo pesta completamente con pugni e calci. se non anche dopo aver afferrato un'arma? La legge, stabilendo una giusta misura a questa eccessiva (e perci ingiusta) vendetta, istitu la pena del taglione, cio che ciascuno subisca una pena tale e quale l'offesa inflitta. Pertanto, Occhio per occhio, dente per dente non esca ma limite della furia, messo non per accendere ci che era sopito, n per far propagare ci che ardeva. Perch c' una forma di giusta vendetta: giustamente si debitori verso colui che abbia subto l'offesa; di conseguenza quando perdoniamo, in qualche modo siamo generosi del nostro diritto. Perci sono detti debiti quelli che nella preghiera del Signore siamo esortati a rimettere come uomini, perch a noi anche i nostri siano rimessi da Dio 69 . Per non ingiusto chiedere risarcimento di ci che dovuto, sebbene sia rimesso generosamente; ma come nel giurare anche chi giura il vero vicino allo spergiuro, da cui lontano chi non giura affatto; e sebbene non pecchi chi giura il vero, tuttavia pi lontano dal peccato chi non giura - cosicch la raccomandazione di non giurare una protezione dal peccato di spergiuro -; cos, mentre pecca chi con eccesso ingiustamente vuole vendicarsi e non pecca, invece, chi vuole vendicarsi avvalendosi giustamente di un limite, pi lontano dal peccato di una vendetta ingiusta chi non vuole affatto vendicarsi. Pecca, infatti, chi esige pi del dovuto; non pecca, invece, chi esige il dovuto, ma di gran lunga pi sicuro dal peccato di essere un ingiusto esattore chi non esige affatto il dovuto, specialmente per non essere costretto a rendere il dovuto a Colui che non ha nessun debito. Avrei potuto, dunque, anch'io rendere questo passo cos: " stato detto agli antichi: Non ti vendicherai in modo ingiusto; io per dico: non vendicatevi affatto: c' il compimento ". Come dice Fausto, riguardo al giurare: " stato detto: Non giurare il falso, ma io dico: Non giurate affatto: c' ugualmente il compimento ". Avrei, dunque, potuto anch'io usare la stessa espressione se mi fosse sembrato che con l'aggiunta di queste parole Cristo compensasse ci che mancava alla legge, e non, piuttosto, che ci che la legge voleva ottenere (che nessuno peccasse vendicandosi ingiustamente) si conservasse pi sicuramente se nessuno si vendicasse affatto; cos come ci che la legge voleva ottenere (che nessuno peccasse giurando il falso) si conservasse pi sicuramente se nessuno giurasse. Infatti, se: Occhio per occhio il contrario di: Se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra, perch: Adempi con il Signore i tuoi giuramenti non sarebbe il contrario di: Non giurare affatto 70 ? Fausto, per, non ritiene che questo precetto rappresenti l'abolizione, bens il compimento: cosa che anche in questo caso avrebbe dovuto ritenere. Infatti se " Giura il vero " portato a compimento da " Non giurare ", perch " Vendicati in maniera giusta " non anche portato a compimento da " Non vendicarti "? Cos ritengo che in entrambi ci sia una conservazione dal peccato sia di falso giuramento che di una ingiusta vendetta; quantunque, riguardo alla vendetta da condonarsi del tutto, ci valga perch rimettendo siffatti debiti, meritiamo che siano rimessi anche a noi. Ma al popolo ostinato dovette anticamente essere posta una misura perch imparasse a non superare i limiti del dovuto; affinch, domata completamente l'ira, che trascina verso una vendetta eccessiva, chi volesse ormai, tranquillo prestasse attenzione a cosa egli stesso dovesse restituire - che desiderava gli fosse rimesso dal Signore -; cos, con questa considerazione, rimettesse il debito al suo compagno di servit. l'atto di ripudio della propria moglie. 26. Ed anche il precetto di Dio di non ripudiare la moglie, se lo analizziamo accuratamente, vedremo che non contrario a quanto stato detto agli antichi: Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto di ripudio 71 . Il Signore, infatti, spieg cosa volesse dire la legge che aveva imposto senza distinzione a chi ripudia la moglie di darle l'atto di ripudio. Infatti la legge non dice: " Chi vuole, ripudi sua moglie "; a cui sarebbe contrario il non ripudiarla; ma senza dubbio non voleva che una moglie venisse ripudiata dal marito e vi frappose questo indugio cosicch l'animo precipitoso nel separarsi desistesse, trattenuto dalla redazione dell'atto di ripudio, e pensasse al male che c' nel ripudiare una moglie. Soprattutto dato che, come riferiscono, presso gli Ebrei non era lecito a nessuno scrivere l'ebraico, se non agli scribi soltanto, che rivendicavano il possesso di una sapienza superiore e, se qualcuno di loro era dotato di equit e piet, non soltanto rivendicavano la sapienza, ma la seguivano. A questi, perci, che dovevano essere prudenti interpreti della legge e dissuadere con senso di giustizia dal ripudio, la legge volle affidare colui al quale ordin di dare l'atto di ripudio se avesse ripudiato la moglie. Infatti egli non poteva scrivere l'atto di ripudio, ma solo quelli che, con questa occasione che capitava necessariamente, in un certo senso, nelle loro mani, potevano guidare con retto consiglio, ed operando pacificamente tra lui e la moglie potevano persuadere alla concordia ed all'amore. Se fosse sopraggiunto tanto odio da non potersi n estinguere n contenere, allora naturalmente si sarebbe scritto l'atto di ripudio; poich il marito non avrebbe ripudiato senza motivo una moglie odiata a tal punto che nessuna persuasione da parte di uomini saggi l'avrebbe ricondotto all'amore dovuto ad un coniuge. Se infatti una moglie non amata, la si deve ripudiare. Poich, dunque, non la si deve ripudiare, la si deve amare. L'amore, per, pu essere costruito con il consiglio e la persuasione, non pu essere imposto costringendo uno contro la propria volont. Questo doveva fare uno scriba giusto e saggio, come richiedeva la sua professione: quando un marito in contrasto con la moglie veniva da lui, gli ordinava di redigere l'atto di ripudio; ma lo scriba buono e prudente non l'avrebbe scritto se non fosse servito il consiglio alla riconciliazione in un animo troppo ostile e deviato. Ma tuttavia chiedo a voi: secondo la vostra sacrilega vanit, perch dovrebbe dispiacervi il ripudio di una moglie, che credete si debba avere non per la fedelt del matrimonio ma per una criminale concupiscenza? chiamato matrimonio per questo motivo: perch una donna non dovrebbe sposarsi se non per divenire madre. Cosa per voi odiosa. In quel modo, infatti, ritenete che una parte del dio vostro, vinta in battaglia e sottomessa dalla stirpe delle tenebre, sia immobilizzata anche dalle catene della carne. Conclusione: con la sua venuta Cristo don la carit necessaria a portare a compimento la giustizia della legge. 27. Ma dico quanto segue per spiegare meglio ci che si tratta ora: se Cristo, quando aggiunse ad alcune antiche affermazioni richiamate all'attenzione, Ma io vi dico, n port a compimento la legge dei primi uomini, con l'aggiunta di queste parole, n distrusse quella che fu data per mezzo di Mos, come per opposizione di contrari; ma piuttosto valorizz a tal punto tutte le citazioni della legge degli Ebrei che qualsiasi cosa disse in aggiunta ebbe il valore o di una spiegazione necessaria, nel caso in cui essa avesse affermato qualcosa in maniera oscura, o di una conservazione pi sicura di ci che essa volesse dire. Vedi, allora, come si deve interpretare altrimenti ci che disse, di non essere venuto ad abolire la legge ma a portarla a compimento! Appunto non perch essa, in quanto incompiuta per met, fosse integrata con quelle parole, ma perch ci che non poteva compiere con l'ordine della lettera, a causa della presunzione dei superbi, con la persuasione della grazia fosse compiuto per la testimonianza degli umili, grazie alle azioni, non all'aggiunta di parole. La fede, infatti, dice l'Apostolo, opera per mezzo della carit 72 . E poi dice: perch chi ama il suo simile ha adempiuto la legge 73 . Cristo, con la sua venuta, don codesta carit rivelandola per mezzo dello Spirito Santo che mand secondo la sua promessa e con quella sola carit si sarebbe potuta portare a compimento la giustizia della legge. Perci disse: Non sono venuto ad abolire la legge, ma a portarla a compimento. Questo il Nuovo Testamento, nel quale l'eredit del regno dei cieli promessa a questo amore, ci che era celato nelle figure del Vecchio Testamento, secondo la scansione del tempo. Di conseguenza ancora egli dice: Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri 74 . Ulteriori confronti V.Testamento/N.Testamento a conferma delle argomentazioni precedenti. 28. Perci tutti o quasi tutti gli avvertimenti ed i precetti che aggiunse con le parole: Ma io vi dico, si trovano anche in quei Libri antichi. L contro l'ira stato detto: I miei occhi si consumano nel dolore 75 ; e Chi domina se stesso val pi di chi conquista una citt 76 . Contro le dure parole: Un colpo di frusta produce lividure, ma un colpo di lingua rompe le ossa 77 . Contro l'adulterio del cuore: Non desiderare la moglie del tuo prossimo 78 . Non dice, infatti, " Non commettere adulterio ", ma: Non desiderare. L'Apostolo cita questo precetto della legge, quando dice: Non avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: Non desiderare 79 . L, riguardo alla pazienza nel non opporre resistenza, viene lodato l'uomo che offre a chi lo percuote la sua guancia e si sazia di umiliazioni 80 . Sull'amore verso il nemico si dice: Se il tuo nemico ha fame, dgli pane da mangiare, se ha sete, dgli acqua da bere 81 . Da qui la citazione dell'Apostolo 82 . E nel Salmo: Troppo io ho dimorato con chi detesta la pace 83 , e molte altre cose. Quanto, poi, all'imitare Dio nell'astenerci dalla vendetta e nell'amare anche i malvagi, hai l un ampio passo su Dio stesso che agisce cos. Infatti vi scritto: Prevalere con la forza ti sempre possibile; chi potr opporsi al potere del tuo braccio? Tutto il mondo davanti a te, come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. Hai compassione di tutti, perch tutto tu puoi, non guardi ai peccati degli uomini, in vista del pentimento. Perch tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi? O conservarsi, se tu non l'avessi chiamata all'esistenza? Tu risparmi tutte le cose, perch tutte son tue, Signore, amante della vita, perch il tuo spirito incorruttibile in tutte le cose. Per questo tu castighi poco alla volta i colpevoli e li ammonisci ricordando loro i propri peccati, perch, rinnegata la malvagit, credano in te, Signore 84 . Cristo ci esorta ad imitare questa benigna pazienza di Dio, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti; cos da trascurare di vendicare le nostre offese e fare del bene a coloro che ci odiano, per essere perfetti come il Padre nostro celeste perfetto 85 . scritto poi in quei Libri antichi che vale per noi e per la remissione dei debiti dei nostri peccati il fatto che rimettiamo codesti debiti di vendette, e che si deve badare che se non lo facessimo non sarebbe rimesso il debito del peccato quando noi imploriamo: Chi si vendica avr la vendetta del Signore ed egli terr sempre presenti i suoi peccati. Perdona l'offesa al tuo prossimo e allora per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati. Se qualcuno conserva la collera verso un altro uomo, come oser chiedere la guarigione al Signore? Egli non ha misericordia per l'uomo suo simile, ed osa pregare per i suoi peccati? Egli, che soltanto carne, conserva rancore e cerca di propiziarsi di nuovo il Signore? e chi perdoner i suoi peccati? 86
Cristo ha negato il ripudio, attestando la divina legittimit dell'unione del maschio e della femmina. 29. Inoltre, per quanto riguarda il non ripudiare una moglie, cos'altro o pi opportuno potrei citare da quei Libri se non ci che proprio il Signore rispose ai Giudei che lo interrogavano su questo argomento? Chiedendogli, infatti, se fosse lecito ripudiare una moglie per qualunque motivo disse loro: Non avete letto che il Creatore da principio li cre maschio e femmina e disse: Per questo l'uomo lascer suo padre e sua madre e si unir a sua moglie e i due saranno una carne sola? Cos che non sono pi due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi. Ecco che a partire dai libri di Mos ai Giudei si dimostra che non si deve ripudiare la moglie, mentre loro credevano, ripudiandola, di farlo secondo la volont della legge di Mos. Nello stesso tempo apprendiamo in questo punto, per attestazione di Cristo stesso, anche che Dio ha creato ed ha unito maschio e femmina; cosa che i Manichei, negando, condannano, opponendosi non pi al libro di Mos ma al Vangelo di Cristo. D'altra parte, per, se ci che essi suppongono e predicano vero, cio che il diavolo abbia creato ed unito maschio e femmina, con quale diabolica astuzia Fausto critica Mos perch scioglie i matrimoni mediante l'atto di ripudio e loda Cristo perch rafforza quel vincolo con il precetto del Vangelo, mentre senza dubbio, secondo la sua stolta e sacrilega dottrina, avrebbe dovuto lodare Mos perch separa quello che aveva creato ed unito il diavolo ed avrebbe dovuto biasimare Cristo perch consolida una creazione ed un legame del diavolo? Inoltre, in che modo il Maestro buono spiega perch Mos stesso, dal cui libro fu presentata una castit coniugale tanto santa ed inviolabile riguardo alla prima unione del maschio e della femmina, poi abbia permesso di ripudiare la moglie? Infatti quando i Giudei risposero: Perch allora Mos ha ordinato di darle l'atto di ripudio e di mandarla via? rispose loro Ges: Per la durezza del vostro cuore Mos vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli 87 . Questo ci che abbiamo spiegato poco prima 88 . Quanta durezza c'era, infatti, tale che non si potesse sciogliere e piegare neppure con l'intervento dell'atto di ripudio, dove si attribuiva la possibilit di dissuadere a uomini giusti e saggi, al fine di recuperare o rinnovare la carit del matrimonio? Cos il Signore mostr, con la testimonianza della medesima legge, che cosa la legge prescrivesse ai buoni e permettesse ai duri: sulla base della sacra Scrittura, menzionata l'unione del maschio e della femmina, ordin di non ripudiare la moglie, ed evidenzi la divina legittimit dell'unione medesima, e mostr che si deve dare l'atto di ripudio a causa della durezza di un cuore indomito o da domare. I precetti del Signore non furono contrari a quelli degli Ebrei ed ebbero come fine la salvezza. 30. Perci, dal momento che tutti quegli eccellenti precetti del Signore, che Fausto voleva mostrare contrari agli antichi Libri degli Ebrei, si trovano anche in quei Libri medesimi, per quale motivo il Signore venne non ad abolire la legge ma a portarla a compimento, se non per il fatto che, a parte le figure delle promesse (che sono state portate a compimento e superate una volta apparsa la verit), anche gli stessi precetti per cui la legge santa e giusta e buona 89
sono portati a compimento in noi non dall'antico precetto letterale, che accresce le colpe dei superbi con il reato della trasgressione, ma dal nuovo intervento dello Spirito e la testimonianza degli umili, in vista della salvezza che rende liberi? Perch, in realt, come tutti questi sublimi precetti non mancano in quei Libri antichi, cos il fine al quale si rivolgono occulto, sebbene i santi vivessero secondo esso, loro che vedevano la sua rivelazione futura e secondo l'opportunit dei tempi lo velavano profeticamente o interpretavano sapientemente ci che era velato nella profezia. I riferimenti alla vita eterna contenuti nel V. Testamento e fatti propri nel Nuovo. 31. Tutt'al pi (non lo direi a caso) non so se qualcuno trovi in quei Libri l'espressione " regno dei cieli ", che tanto spesso usa il Signore. Vi si dice senza dubbio: Onorate la sapienza, perch possiate regnare sempre 90 . E se proprio la vita eterna non fosse stata preannunciata chiaramente l, il Signore non avrebbe detto, infatti, ai cattivi Giudei: Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza 91 . A cosa si riferisce se non a questo, ci che l scritto: Non morir, rester in vita e annunzier le opere del Signore 92 ; e: Conserva la luce ai miei occhi, perch non mi sorprenda il sonno della morte 93 ; e: Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio; nessun tormento le toccher; e poco dopo: Ma essi sono nella pace. Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi, la loro speranza piena di immortalit 94 . Per una breve pena, riceveranno grandi benefici; e in un altro luogo: I giusti, al contrario, vivono per sempre, la loro ricompensa presso il Signore e l'Altissimo ha cura di loro. Per questo riceveranno una magnifica corona regale, un bel diadema dalla mano del Signore 95 ? Queste e molte altre testimonianze della vita eterna, molto esplicite o un po' oscure, si trovano in quegli scritti. E sulla stessa resurrezione dei corpi non tacquero i profeti. Onde i farisei combattevano assai aspramente contro i sadducei, che non vi credevano. Questo non appare con evidenza soltanto nei canonici Atti degli Apostoli, che costoro non accettano per non essere smentiti circa l'avvento del vero Paraclito promesso dal Signore 96 , ma anche nel Vangelo, in cui i sadducei gli propongono la questione della donna che aveva sposato uno per volta sette fratelli: poich nel suo matrimonio l'uno subentrava all'altro che moriva, gli chiedono di quale di essi sarebbe stata moglie nella resurrezione 97 . Pertanto quella Scrittura abbonda di testimonianze della vita eterna e della resurrezione dei morti; ma questa espressione, cio " regno dei cieli ", non mi viene da nessun luogo di essa. Questa, infatti, riguarda propriamente la rivelazione del Nuovo Testamento, poich i corpi che erano stati terreni, per quel mutamento che Paolo menziona chiaramente, con la resurrezione diventeranno spirituali e perci celesti 98 , nei quali possiamo possedere il regno dei cieli. E l'uso di quell'espressione era riservato a colui che sarebbe venuto come Re per governare e come Sacerdote per santificare i suoi fedeli; di questo era gravido tutto quell'apparato del Vecchio Testamento, nelle genealogie, nelle azioni, nelle parole, nei sacrifici, nelle osservanze, nelle feste, e in tutte le parole di annuncio, negli eventi e nelle figure. Egli, pieno di grazia e di verit 99 - aiutandoci ad obbedire ai precetti con la grazia, e avendo cura di compiere le promesse con la verit - venne non ad abolire la legge, ma a portarla a compimento.
1 - Mt 5, 17. 2 - Cf. Rm 8, 2. 3 - Rm 2, 14-15. 4 - Rm 8, 2. 5 - Tt 1, 12. 6 - Mt 23, 34. 7 - 1 Cor 12, 28; Ef 4, 11. 8 - Mt 5, 21-44. 9 - Cf. Dt 27, 26. 10 - Cf. Gn 2, 2. 11 - Cf. Gn 17, 9-14. 12 - Mt 5, 17. 13 - 1 Cor 10, 6. 14 - 2 Cor 1, 19-20. 15 - Gv 1, 17. 16 - Gv 5, 46. 17 - Rm 5, 20. 18 - Rm 7, 12-13. 19 - Gal 3, 23-25. 20 - 2 Cor 3, 6. 21 - Gal 3, 21-22. 22 - Rm 8, 3-4. 23 - Es 20, 17. 24 - 1 Gv 2, 1-2. 25 - Rm 15, 8. 26 - Lc 16, 16. 27 - Gv 1, 17. 28 - 1 Cor 12, 28. 29 - Mt 11, 28-29. 30 - Cf. 1 Cor 5, 7. 31 - Cf. 2 Cor 5, 17. 32 - Cf. Rm 6, 4. 33 - Cf. At 8, 13. 34 - 2 Tm 3, 5. 35 - Cf. 1 Tm 1, 5. 36 - 1 Pt 3, 21. 37 - Cf. Gal 5, 1. 13. 38 - Cf. Rm 1, 17. 39 - Cf. Dn 1, 8. 40 - Cf. 2 Mac 7. 41 - Cf. 1 Tm 2, 5. 42 - Cf. Gv 1, 14. 43 - Cf. Gal 3, 23. 44 - Mt 26, 28. 45 - Cf. At 16, 1-3. 46 - Cf. Ef 2, 14. 20. 47 - Gal 5, 2. 48 - At 15, 1. 49 - Cf. Gal 2, 14. 50 - Cf. At 15, 6-11. 51 - Dt 6, 4. 52 - Es 20, 4-17. 53 - Gv 1, 17. 54 - Gal 5, 6. 55 - Cf. Es 20, 13; Mt 5, 21-22. 56 - Es 21, 24; Mt 5, 38-39. 57 - Mt 5, 22. 58 - Es 20, 14; Mt 5, 27-28. 59 - Cf. Es 20, 7; Mt 5, 33-37. 60 - Cf. Rm 1, 9; Fil 1, 8; 2 Cor 1, 23. 61 - Cf. Gv 1, 9. 62 - Cf. Gv 14, 16. 26; 16, 7; At 2, 2-4. 63 - 1 Gv 3, 15. 64 - Lv 19, 18. 65 - Cf. Rm 1, 30. 66 - Mt 5, 43-45. 67 - Mt 11, 12. 68 - Es 21, 24; Mt 5, 39. 69 - Cf. Mt 6, 12. 70 - Es 20, 7; Mt 5, 33-37. 71 - Dt 24, 1; Mt 5, 31-32. 72 - Gal 5, 6. 73 - Rm 13, 8. 74 - Gv 13, 34. 75 - Sal 6, 8. 76 - Prv 16, 32. 77 - Sir. 28, 21. 78 - Es 20, 17. 79 - Rm 7, 7. 80 - Cf. Lam 3, 30. 81 - Prv 25, 21. 82 - Cf. Rm 12, 20. 83 - Sal 119, 7. 84 - Sap 11, 22; 12, 2. 85 - Cf. Mt 5, 44-48. 86 - Sir. 28, 1-5. 87 - Mt 19, 4-8. 88 - Cf. Dt 24, 1-4. 89 - Cf. Rm 7, 12. 90 - Sap 6, 22. 91 - Gv 5, 39. 92 - Sal 117, 17. 93 - Sal 12, 4. 94 - Sap 3, 1-5. 95 - Sap 5, 16-18. 96 - Cf. At 23, 6-9. 97 - Cf. Mt 22, 23-28. 98 - Cf. 1 Cor 15, 42-44. 99 - Cf. Gv 1, 14. LIBRO VENTESIMO Introduzione del tema: il culto degli astri. 1. FAUSTO. Perch adorate il sole, se non perch siete pagani e scisma dei Gentili, pi che una setta? Perci non sarebbe fuori luogo indagare anche questo argomento, affinch possiamo pi chiaramente vedere chi di noi debba essere chiamato con questo nome. E certo se ora ti racconter la mia fede, semplicemente, come fra amici, forse ti sembrer che io inventi ci per giustificarmi o che - lungi da me - abbia pudore del culto delle luci divine. Ma tu prendila come vuoi: tuttavia, non mi pentir di aver parlato, anche solo nell'interesse di alcuni, i quali avranno conoscenza fino a questo punto che la nostra religione non ha nulla in comune con quella dei Gentili. Le " dimore " della trinit manichea. 2. Dunque noi adoriamo un'unica e medesima divinit sotto il triplice nome di Dio Padre onnipotente, Cristo suo Figlio e Spirito Santo; ma crediamo anche che il Padre dimori nella luce somma e principale, che Paolo in altro modo chiama " inaccessibile " 1 . Il Figlio, invece, crediamo che risieda in questa seconda e visibile luce. Poich egli di per s duplice, come lo riconosce l'Apostolo, dicendo che Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio 2 ; crediamo che la sua potenza abiti nel sole e la sua sapienza nella luna; ed ammettiamo anche che la sede e l'alloggio dello Spirito Santo, che la terza maest, sia tutto questo perimetro dell'atmosfera; che dal suo potere e dalla sua effusione spirituale la terra, che pure lo concepisce, generi il Ges che patisce, vita e salvezza degli uomini, che pende da ogni pianta. Perci uguale la sacralit che noi attribuiamo a tutte le cose e voi, similmente, al pane ed al vino, sebbene odiate cos violentemente gli autori di quelle dottrine. Questa la nostra fede, che sentirai esporre se riterrai di dover indagare altre volte; sebbene, per il momento, non sia meno convincente l'argomento che se tu o un altro qualsiasi fosse interrogato su dove creda che abiti il proprio Dio, non dubiter di rispondere: " nella luce ". Da tale risposta questo mio culto confermato con una testimonianza pressoch universale. Perch i Manichei non sono scisma dei Gentili. 3. Ma ora veniamo al motivo per cui ci hai definito non setta, ma scisma dei Gentili. Scisma, se non sbaglio, vuol dire che chi ha le stesse opinioni e pratica lo stesso rito degli altri, si compiace di una separazione solitaria dall'assemblea. Setta, invece, si ha quando chi ha opinioni molto diverse dagli altri ha istituito anche per s un culto divino con un altro rito, molto differente. Se cos, anzitutto la mia opinione ed il mio culto sono molto diverse da quelli dei pagani. In seguito vedremo i tuoi. I pagani pongono come dogma che tutte le cose buone e cattive, squallide e splendide, perpetue e caduche, mutevoli e stabili, corporee e divine abbiano un unico principio. Io mi oppongo con forza a questo, poich ammetto che Dio sia il principio di tutte le cose buone, mentre Hyle di quelle contrarie (cos, infatti, il nostro teologo chiama il principio o natura del male). Parimenti i pagani ritengono che si debba venerare Dio con altari, templi, simulacri, vittime ed incenso. Anche in questo vado in una direzione molto diversa dalla loro, perch ritengo me stesso, se solo ne sia degno, ragionevole tempio di Dio; considero Cristo suo Figlio vivo simulacro della viva maest; pongo come altare una mente imbevuta di buona formazione culturale; gli onori divini e i sacrifici solo nelle preghiere e in quelle pure e semplici. Come posso essere, pertanto, scisma dei pagani? I Cristiani ed i Giudei, al contrario, sono scisma dei Gentili. 4. Solo in questo potresti chiamarmi scisma dei Giudei, poich venero Dio onnipotente, cosa che ogni Giudeo si attribuisce audacemente, senza considerare la diversit dei riti con la quale io ed i Giudei veneriamo l'Onnipotente (se per i Giudei venerano l'Onnipotente). Ma nel frattempo consideriamo l'opinione che ha indotto in errore i pagani circa il culto del sole ed i Giudei circa l'Onnipotente. Non potresti chiamarmi, per, neppure scisma vostro, vero, sebbene io veneri ed onori Cristo, poich lo faccio con un altro rito ed un'altra fede rispetto a voi. In uno scisma, poi, o non deve mutare niente rispetto a ci da cui si origina o non molto; come, per esempio, voi che separandovi dai Gentili dapprima avete divelto con voi l'opinione dell'unico principio, cio credete che tutto sia da Dio. Avete mutato, poi, i loro sacrifici in agapi, gli idoli in martiri, che venerate con preghiere simili. Placate le ombre dei defunti con vino e con cibi, celebrate le stesse solennit dei Gentili, come le calende ed i solstizi. Del modo di vivere certo non avete mutato nulla. Di certo siete uno scisma, poich non avete niente di diverso dalla matrice originaria se non quanto concerne il riunirsi. Ed anche i vostri predecessori Giudei, separatisi pure loro dai Gentili, rinunciarono solo alle raffigurazioni scolpite; invece i templi, i sacrifici, gli altari, i sacerdozi e tutti gli uffici sacri li usarono allo stesso modo e con molta pi superstizione dei Gentili. Riguardo all'opinione dell'unico principio, poi, neppure loro si differenziano dai pagani: perci risulta che voi ed i Giudei siete scisma dei Gentili. Pur mantenendo la loro fede ed i loro riti, sebbene quasi immutati, ritenete di essere setta solo perch vi riunite separatamente. Invece se cerchi le sette non saranno che due, cio quella dei Gentili e la nostra, che ci accorgiamo essere molto diversa dalla loro. A loro volta sono cos opposti a noi come lo sono verit e menzogna, giorno e notte, povert ed abbondanza, salute e malattia. Voi, invece, non siete n la setta dell'errore n della verit, ma soltanto scisma; e neppure della verit ma dell'errore. I Manichei sono peggiori dei pagani che, almeno, venerano realt esistenti. 5. AGOSTINO. O flagello ignorante ed astuta vanit! Come ti difendi dal fatto che se qualcuno ti fa un'obiezione non sa con chi ha a che fare? Infatti non diciamo che voi siete pagani o scisma dei pagani, ma che avete con loro uno certa somiglianza, per il fatto che venerate molti di. In verit voi siete molto peggio di loro, perch quelli venerano realt esistenti, anche se non devono essere venerate come di perch sono idoli, ma non servono per la salvezza. E chi venera una pianta, non certo col coltivarla ma con l'adorarla, non venera qualcosa che non esiste, ma qualcosa che non deve essere venerato cos. Anche gli stessi demoni, per cui l'Apostolo dice: I sacrifici dei pagani sono fatti a demoni, non a Dio 3 , certamente esistono; dice che immolano a quelli con cui non vuole che abbiamo a che fare. Inoltre senza dubbio il cielo e la terra, il mare e l'aria, il sole e la luna e gli altri corpi celesti, tutti questi si manifestano davanti agli occhi e sono a disposizione dei sensi. Quando i pagani li venerano come di o come parti di un unico grande dio (infatti alcuni di loro identificano l'universo con la suprema divinit) venerano realt che esistono. Quando discutiamo con loro perch non le venerino non gli diciamo che non esistono, ma che non dovrebbero essere venerate; e li invitiamo a venerare il Creatore di tutte queste cose, il Dio invisibile: solo partecipando di lui l'uomo pu diventare felice (nessuno mette in dubbio che tutti lo vogliano). Ma poich alcuni di loro venerano una creatura invisibile ed incorporea, cio l'anima e la mente umana; e poich la partecipazione di una siffatta creatura non rende l'uomo beato, si deve venerare quel Dio non solo invisibile ma anche immutabile, cio Dio vero: perch egli solo deve essere venerato, godendo del quale soltanto diventa beato il suo adoratore e senza il quale ogni mente misera, di qualunque altra cosa goda. Voi, invece, poich venerate cose che non esistono affatto, ma sono plasmate dalla vanit delle vostre favole fallaci, sareste stati pi vicini alla vera piet e religione se almeno foste stati pagani o del tipo di quelli che venerano dei corpi, anche se non dovrebbero, ma tuttavia veri. Di conseguenza direi pi esattamente che non venerate codesto sole, attorno alla cui rotazione gira la vostra preghiera. L'immagine manichea del sole come nave. 6. Infatti cos false e cos assurde sono le affermazioni che tirate in ballo intorno al sole che se potesse vendicarsi delle ingiurie, gi ardereste vivi per le sue fiamme. Anzitutto dite che in un certo senso una nave: cos non solo, come si dice, errate completamente; ma rimanete anche malamente a galla. In secondo luogo, anche se agli occhi di tutti splende rotondo e quella sua forma perfetta in rapporto alla posizione all'interno dello schieramento dei corpi celesti, voi lo considerate un triangolo, cio attraverso una finestra del cielo triangolare irradierebbe sul mondo e la terra questa luce. Cos accade che vi piegate e chinate il capo verso questo sole, ma non adorate quello visibile nella tanto luminosa rotondit, ma una non so qual nave sfavillante e splendente attraverso un'apertura triangolare, e che voi immaginate conficcata in cielo. Il costruttore non l'avrebbe certamente fatta, se come si compra il legname con cui si connettono le tavole delle navi, cos si comprassero anche le parole con le quali si inventano le favole degli eretici. Ma pure, con una certa tolleranza si ride o si piange di queste cose nei vostri confronti. intollerabilmente empio, invece, il vostro affermare che proprio da quella nave si mettono in vista belle giovinette e giovinetti, per i cui bellissimi corpi ardano di passione i prncipi e le principesse delle tenebre, rispettivamente per le femmine e per i maschi. Cos le membra del vostro dio, nell'ardente libidine e nella bramosa concupiscenza, si sciolgono dalle membra di quelli come da ceppi orribili e spregevoli. Ed a questi vostri panni oltremodo osceni tentate di cucire l'ineffabile Trinit, perch dite che il Padre abita in una certa luce segreta; la potenza del Figlio, invece, nel sole; la Sapienza nella luna; lo Spirito Santo, invece, nell'atmosfera! Critica alla " luce segreta ", presunta " dimora " del Padre. Attributi dell'unico, vero Creatore. 7. In questa vostra invenzione costituita da tre, o meglio da quattro parti, che cosa dovrei dirvi sulla segreta luce del Padre se non che non siete capaci di pensare la luce diversa da come siete abituati a vederla? Infatti guardando questa luce visibile e notissima ad ogni essere fatto di carne (uomini, bestie, vermi), siete soliti ingrandire enormemente l'immagine mentale concepita partendo da quella e dite che sia la luce in cui il Padre dimora con gli abitanti del suo regno. In che modo, infatti, avete distinto la luce con la quale vediamo da quella con cui comprendiamo, dal momento che credete che comprendere la verit equivale soltanto a pensare forme corporee, sia finite che infinite in alcune parti, senza sapere che quelli sono vuoti fantasmi? Pertanto, pur essendoci molta differenza tra l'atto di pensiero con il quale concepisco la vostra regione di luce che non esiste affatto e l'atto di pensiero con cui immagino Alessandria che non ho mai visto ma che esiste; ed ancora: pur essendoci molta differenza tra questo atto di pensiero con cui immagino Alessandria a me sconosciuta e quello con cui immagino Cartagine, che conosco, c' una distanza incomparabile tra questo atto di pensiero con cui mi rappresento cose materiali reali e note e l'atto di pensiero con cui immagino la giustizia, la castit, la fede, la verit, la carit, la bont e qualsiasi altra cosa di tal natura. Dite, se siete in grado, che luce sia questo atto di pensiero con cui tutte le cose che non vi si identificano si distinguono tra di loro e si concepisce con indubbia chiarezza quanta distanza le separi da esso. E tuttavia anche questa luce non quella che si identifica con Dio: questa, infatti, creata, egli il Creatore; questa fatta, egli colui che la fece; questa mutevole, perch vuole ci che non voleva e sa ci che non sapeva, e ricorda ci che era dimenticato; Dio, invece, persiste nell'immutabile volont, verit, eternit. Da lui deriva l'inizio della nostra esistenza, il principio della conoscenza, la legge dell'amore. Da lui, per tutti gli esseri animati, razionali ed irrazionali, deriva la natura con cui vivono, la vitalit per cui percepiscono, l'impulso che li muove alla ricerca; da lui deriva anche a tutti i corpi l'estensione che li fa sussistere, l'ordine che li rende belli, il peso che conferisce ordine. Pertanto quella luce, l'inseparabile Trinit, l'unico Dio, la sostanza del quale, di per s incorporea, spirituale, immutabile, voi, senza attribuire alcuna corporeit, dividete e ponete in luoghi separati. Neppure assegnate tre luoghi alla Trinit, ma quattro: uno al Padre, la luce inaccessibile, che non comprendete affatto; due al Figlio, cio il sole e la luna; ancora uno allo Spirito Santo, cio tutto questo cerchio dell'atmosfera. Dell'inaccessibile luce del Padre, dunque, poich per chi ha la vera fede non sono separati da lui il Figlio e lo Spirito Santo, posso parlare, entro questi limiti, solo al momento. Critica al sole, "dimora " della potenza del Figlio, alla luna, " dimora " della Sapienza. 8. Perch, poi, piacque alla vostra vanit di porre nel sole la potenza del Figlio e nella luna la sapienza? Dal momento che, infatti, il Figlio rimane immutabilmente nel Padre, come pu la sua sapienza essere separata dalla sua potenza, tanto da essere questa nel sole, quella nella luna? Non possono se non le cose materiali essere divise e distribuite in luoghi di tal genere. Se lo sapessi non tesseresti tante favole con una fantasia stolta e malata. Ma in quella stessa falsit e fallacia quanto a sproposito ed erroneamente dite che la sede della sapienza splende meno della sede della potenza! Alla potenza appartiene l'operare e il produrre, alla sapienza, invece, insegnare e mostrare; perci se il calore fosse superiore nel sole e la luce, invece, nella luna, in un modo o nell'altro queste invenzioni avrebbero potuto trovare una nebulosa verosimiglianza, dovendosi ingannare gli uomini e gli animali, i quali credono che non esista nulla che non abbiano concepito come materiale. La violenta attivit del calore, infatti, serve a muovere, per cui si potrebbe attribuire alla potenza; il chiaro fulgore della luce, invece, serve per mostrare, quindi si potrebbe attribuirlo alla sapienza. Ma se la luce, nel sole, di gran lunga maggiore, in che modo in esso sarebbe la potenza, mentre nella luna, che risplende tanto di meno, sarebbe la sapienza? O sacrilega assurdit! Perch unico Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio 4 , mentre lo Spirito Santo non Cristo. Come separare Cristo da se stesso, non essendo separato da lui lo Spirito Santo? L'atmosfera, che la vostra invenzione ha assegnato allo Spirito Santo come sede, dite che pervade tutta la creazione. Quindi il sole e la luna, percorrendo i loro giri, sono sempre con essa. Ma la luna si allontana dal sole ed al sole di nuovo si avvicina; cos, secondo la vostra testimonianza, o piuttosto i vostri inganni, per met dell'orbita la sapienza si allontana dalla potenza, e per l'altra met di nuovo ritorna ad essa; e quando piena, allora la sapienza lontana dalla potenza. Allora queste due luci sono staccate l'una dall'altra per uno spazio cos ampio che quando il sole cala ad occidente la luna sorge dall'oriente. Per cui, dato che sono deboli tutte quelle cose che sono abbandonate dalla potenza, la sapienza tanto pi debole quanto pi piena la luna. Se poi, come vero, la sapienza di Dio ha sempre la stessa potenza e la potenza di Dio ha sempre la stessa sapienza, perch le distinguete cos da farle risiedere in luoghi separati e a distanza, dichiarandole proprio sedi di una medesima sostanza, dato che gli uomini, dalla mente assurda e cieca, non si staccano da una fantasia materiale e sono talmente privi di potenza e di sapienza che non potete n essere molto sapienti n sapientemente potenti? Cos, per, o stoltezza detestabile ed esecrabile, Cristo diviso tra il sole e la luna; abita qui con la potenza, l con la sapienza; in entrambi imperfetto e incompleto; non sapiente nel sole n molto potente nella luna, non prepara in entrambi i luoghi bei giovinetti che devono essere desiderati dalle principesse delle tenebre e le giovinette dai prncipi? Queste cose leggete, credete, insegnate! Vivete di questa fede e di questa dottrina! E vi meravigliate se siete guardati con orrore? Le creature inventate e venerate dai Manichei. Le invenzioni favolose dei pagani. 9. Ma se nei confronti di questi corpi luminosi tanto evidenti e notissimi sbagliate a tal punto da adorare non quel che sono ma quel che v'immaginate in modo del tutto irragionevole, che dire delle altre vostre invenzioni? Infatti chi quell'essere risplendente che sorregge il mondo e chi Atlante che lo aiuta a sostenerlo? Queste ed innumerevoli altre creature che sono frutto del vostro delirare non esistono affatto, eppure le venerate. Per questo diciamo che siete peggiori dei pagani, simili a loro soltanto per il fatto che venerate molti di; in realt diversi in un aspetto peggiore, perch loro venerano come di realt esistenti (ma di non sono); voi, invece, venerate quelli che non sono n di n qualcos'altro, perch non sono nulla. Hanno certamente anche i pagani alcune invenzioni favolose, ma sanno che sono invenzioni; ed asseriscono che sono state inventate dai poeti per dilettare o cercano di spiegarle come rappresentazioni della natura delle cose o degli usi degli uomini. Come Vulcano zoppo, perch il movimento del fuoco terreno cos; e la Fortuna cieca perch non si sa da dove sopraggiungano gli avvenimenti che sono detti fortuiti; e i tre Fati che filano la lana sulla conocchia, sul fuso e con le dita, perch ci sono tre tempi: il passato, che gi stato filato ed avvolto sul fuso; il presente, che sta passando tra le dita del filatore; il futuro, nella lana che ancora avvolta sulla conocchia, che ancora deve passare attraverso le dita del filatore sul fuso, come attraverso il presente verso il passato; e Venere moglie di Vulcano - perch il calore naturalmente associa a s il piacere - e adultera di Marte, perch il piacere non proprio dei guerrieri; e Cupido, un giovinetto alato e che scaglia frecce, perch l'amore irrazionale ed instabile ferisce i cuori degli infelici; e molte altre invenzioni di questo tipo. Questo di loro deridiamo: il fatto che adorino queste invenzioni anche dopo averle spiegate cos, mentre pi scusabile sarebbe (sebbene condannabile) che adorassero ci di cui non si comprende il significato. Proprio mediante quelle spiegazioni si dimostra che non venerano quel Dio partecipando del quale soltanto la mente diventa felice, ma una creatura costituita da lui. N venerano le sole virt della creatura - come Minerva, il cui mito che sia nata dalla testa di Giove viene interpretato ai fini della saggezza, che propria della ragione, cui anche Platone assegn come sede la testa -, ma anche i vizi, come abbiamo detto di Cupido. Perci uno dei loro poeti tragici dice: A fare di amore un dio, assecondando il vizio, fu la turpe passione 5 . Infatti i Romani consacrarono dei simulacri ai vizi corporali, come al Pallore e alla Febbre. Per tralasciare il fatto che gli adoratori di questi simulacri hanno una devozione tale, nei confronti delle immagini corporee, che temono come divinit quelle stesse forme erette in luoghi onorevoli, alle quali vedono essere espresso tanto ossequio. Le spiegazioni con cui vengono difesi questi oggetti muti, sordi, ciechi e privi di vita si criticano pi degnamente; tuttavia anche questi, in qualche modo, esistono, sebbene, come gi dissi, non servano per la salvezza n per qualche altro scopo, e ci che essi rappresentano si trova nella realt. Voi, invece, non mostrate con pitture o sculture o spiegazioni il vostro primo uomo che lotta coi cinque elementi; e lo spirito potente che costruisce il mondo dai corpi prigionieri della stirpe delle tenebre o piuttosto dalle membra vinte e sottomesse del vostro dio; e quello risplendente, che tiene in mano i resti delle stesse membra del vostro dio e che piange la cattura, la schiavit e la contaminazione di tutte le altre; ed Atlante il gigante, che con lui porta il carico sulle sue spalle, affinch quello, stanco, non lo lanci lontano tutto, e cos la vostra invenzione non possa giungere alla copertura del globo finale come in un sipario teatrale. Non rappresentate altre innumerevoli e simili sciocchezze e assurdit, n in pittura, n in scultura, n con spiegazioni; eppure vi credete e le venerate sebbene non esistano affatto ed in pi insultate i cristiani, che purificano le menti pie con una fede non finta, come se fossero degli avventati creduloni. Per non prendere in considerazione molte prove con le quali si pu mostrare che non esistono affatto - perch trattare della creazione del mondo pi precisamente e in maniera pi elevata non mi sarebbe difficile, ma di certo sarebbe troppo lungo - dico questo: se queste cose sono reali la sostanza di Dio dovrebbe essere soggetta al cambiamento, alla corruzione, alla contaminazione. Credere questo, per, del tutto sacrilego e folle. Perci tutte quelle cose sono vane, false, irreali. Pertanto voi siete proprio peggiori dei pagani conosciuti dalla gente ora e nei tempi antichi e che ancora si vergognano di quanto rimane: loro venerano cose che non sono di, voi, invece, cose che non esistono. Somiglianze e differenze che avvicinano e allontanano le diverse fedi. 10. Pertanto, se ritenete di essere in possesso della verit perch vi differenziate molto dall'errore dei pagani, e noi, invece, secondo voi siamo in errore perch forse pi distanti da voi che dai pagani, si dica allora che un morto sano per il fatto che non pi malato; e si biasimi chi sano perch pi vicino ad un malato che ad un morto. Oppure, se in gran parte i pagani devono essere considerati non come dei malati ma come dei morti, si apprezzi nel sepolcro la cenere informe, perch non possiede pi la forma di un cadavere; e si biasimino le membra vive, perch sono pi simili ad un cadavere che alla cenere. Cos costoro ritengono che anche noi siamo da biasimare, perch dicono che siamo pi simili al cadavere dei pagani che alla cenere dei Manichei. Tuttavia si soliti classificare ogni cosa, per distinguerla, ora in un modo ora in un altro in base a molteplici differenze, di modo che ci che era da questa parte, a causa di altre differenze si trova da un'altra dove non era prima. Come accade, per esempio, se qualcuno distingue ogni animale in volatile e non: in virt di questa diversit i quadrupedi sono pi simili agli uomini che agli uccelli; entrambi, infatti, non sono capaci di volare. Ed ancora: se qualcuno li classifica secondo un'altra differenza - l'essere alcuni razionali o irrazionali - allora i quadrupedi sono pi simili agli uccelli che agli uomini; entrambi, infatti, sono privi di ragione. Fausto non pens a questo quando disse: " Allora se cerchi le sette ne troverai non pi di due, cio quella dei Gentili e la nostra, che, ci rendiamo conto, molto diversa dalla loro ". Naturalmente perch aveva detto che i Gentili erano distanti al massimo dai Manichei per il fatto che affermano che tutto deriva da un unico principio - cosa che i Manichei negano introducendo il principio della stirpe delle tenebre -. Considerando questa differenza, certo, in gran parte i pagani sono d'accordo con noi. Ma Fausto non considera che, parimenti, se qualcuno distingue tra quanti, legati ad una religione, preferiscono venerare un unico Dio o molti di, sulla base di questa differenza anche i pagani sono molto lontani da noi; costoro sono classificati con i pagani e noi, invece, con i Giudei. Quindi, secondo questa differenza, anche in questo modo si possono ritenere due sole le stte. A questo punto potreste dire, per esempio, che presentate molti vostri di fatti di una sola sostanza, come se i pagani non lo affermassero per molti loro di, anche se attribuiscono loro differenti funzioni ed occupazioni e poteri; cos anche presso di voi uno espugna la stirpe delle tenebre, un altro costruisce il mondo con quella prigioniera, un altro dall'alto lo tiene sospeso, un altro lo tiene da sotto, un altro fa girare le ruote dei fuochi, dei venti e delle acque nella parte pi bassa, un altro nel suo giro in cielo coi suoi raggi raccoglie le membra dei vostro dio anche dalle cloache. E chi potrebbe contare tutte le occupazioni incredibili dei vostri di, non rese evidenti da alcuna realt n rappresentate con qualche enigma? Inoltre se uno classificasse tutti gli uomini, dicendo che alcuni credono che Dio si occupi delle faccende umane ed altri non lo credono affatto, nel primo gruppo i pagani ed i Giudei sono d'accordo con noi, e anche voi e tutti gli eretici che in qualche modo vengono chiamati cristiani; nell'altro gruppo, invece, si trovano gli epicurei e gli altri che eventualmente hanno avuto la stessa opinione. Questa forse una piccola differenza? Perch, dunque, non si proclama che due sole sono le stte anche secondo questa differenza, e che siete in una di esse insieme a noi? O in questa distinzione oserete dissentire da noi, che predichiamo che Dio si occupa delle faccende umane, e stare dalla parte degli Epicurei che negano ci? Qui, senza dubbio, ripudiandoli, correte dalla nostra parte. Cos, in base ad una o ad un'altra differenza, ci si trova ora qui ora l, da una parte uniti, in un'altra separati, alternativamente tutti con noi e noi con tutti, ed ancora nessuno di loro con noi n noi con alcuni di loro. Se Fausto lo concepisse non direbbe cos chiaramente delle assurdit. Follia manichea sulla concezione e la nascita di Ges, contrariamente alla verit. 11. Che dire, poi, di queste parole di Fausto: " Dalla potenza dello Spirito e dalla effusione spirituale la terra, che pure concepiva, gener il mortale Ges, che la vita e la salvezza degli uomini, pendente da ogni albero "? Pazzo! Per non discutere per il momento di questo vostro parlare a vanvera: pu forse la terra concepire il mortale Ges dallo Spirito Santo e non averlo potuto fare la vergine Maria? Confronta, se hai il coraggio, il grembo verginale santificato da una castit tanto grande con ogni luogo della terra, dove crescono alberi ed erbe. Davvero inorridisci davanti a quella donna, o fingi di rabbrividire davanti ad un utero dedicato alla castit e non inorridisci davanti al fatto che Ges sia generato da acque di fogna nei giardini attorno ad ogni citt? Infatti quale umore, a volont, non produce e nutre innumerevoli germogli? Predicate che cos nato il Ges mortale e proclamate che indegno crederlo nato da una vergine! Se ritenete la carne immonda, perch non vi sembra pi immondo ci che la stessa natura della carne elimina dalla mistura di sostanze della sua buona condizione fisica? Forse la carne immonda e lo sterco che espulso dalla carne mondo? Non badate dunque, non vedete che i campi diventano rigogliosi grazie allo sterco, usato per renderli pi fertili e produttivi? Evidentemente la vostra follia arriva fino a questo punto: dallo Spirito Santo, che secondo voi rifiut la carne di Maria, la terra concepirebbe con maggiore abbondanza e rigoglio quanto pi accuratamente sarebbe ingrassata con le lordure e le sporcizie della carne! Forse per difendere questo dite che lo Spirito Santo ha potere ovunque con la sua presenza incontaminabile? Vi si risponda: perch, allora, non anche nel grembo di una vergine? Ma per non parlare pi del concepimento rivolgete ora l'attenzione proprio alla nascita. Affermate che la terra, concependo dallo Spirito Santo, genera Ges che patisce, che tuttavia cos contaminato pende da ogni albero nei frutti, cosicch ulteriormente contaminato dalle carni degli innumerevoli animali che se ne nutrono, tranne quella sola parte cui la vostra fame abbia provveduto. Pertanto noi crediamo col cuore e professiamo con le labbra Cristo Figlio di Dio, Verbo di Dio, vestito di carne senza possibilit di contaminazione; perch quella sostanza che non pu essere contaminata da nessuna cosa non pu esserlo dalla carne. Voi, invece, secondo la vostra invenzione, dite che mentre ancora pende sull'albero Ges gi contaminato, prima di entrare nella carne di ciascun animale che se ne nutre. Se non contaminato, perch lo purificate mangiandolo? Inoltre, affermando che tutti gli alberi sono la sua croce (per cui Fausto proclama " pendente da ogni albero "), perch non cogliete anche voi i frutti - come quel Giuseppe d'Arimatea, compiendo un'opera buona, depose dalla croce il vero Ges, per seppellirlo 6 - per seppellire nel vostro ventre Ges, deposto e non pi appeso ad una pianta? In altri termini, da cosa deriva la piet di deporre Cristo nel sepolcro e viceversa l'empiet di deporlo dall'albero? Forse, perch risuoni anche riferito a voi ci che l'Apostolo cita dal profeta: La loro gola un sepolcro aperto 7 , aspettate con la bocca aperta chi seppellisca Cristo nelle vostre fauci come ottima sepoltura? Infine, diteci quanti cristi proclamate che ci siano. Uno non forse quello che la terra concepisce dallo Spirito Santo e genera mentre patisce, non solo sospeso da ogni albero, ma che giace anche sull'erba; e un altro quello che i Giudei crocifissero sotto Ponzio Pilato; ed il terzo diviso tra il sole e la luna? O unico e sempre lo stesso quello legato in una parte di s negli alberi, in un'altra libero e che aiuta se medesimo legato e prigioniero? Che se cos, quello che ammettete pat sotto Ponzio Pilato, raccontando che fu senza carne, non dico come, in tale condizione, abbia potuto subire la morte, ma chiedo a chi abbia lasciato quelle navi per patire, scendendo da l, sofferenze tali che non potrebbero verificarsi senza un corpo. Una presenza spirituale senza dubbio non potrebbe in nessun modo sopportare quelle sofferenze; una presenza corporea, poi, non potrebbe essere contemporaneamente nel sole, nella luna e in croce. Analogamente, se non ebbe un corpo, non fu crocifisso; se invece lo ebbe, chiedo da dove lo ebbe, dal momento che affermate che tutti i corpi provengono dalla stirpe delle tenebre, sebbene non abbiate potuto mai pensare una sostanza divina se non materiale. Di conseguenza siete costretti o a dire che fu crocifisso senza il corpo (non si potrebbe dire nulla di pi assurdo); o che sembr crocifisso in apparenza piuttosto che nella realt (ed ancora, che cosa sarebbe peggiore di questa empiet?); o che non tutti i corpi vengono dalla stirpe delle tenebre, ma che la sostanza divina ha anche un corpo, che per non immortale, ma pu essere crocifisso ed ucciso (cosa che non meno insensata); o che Cristo ebbe un corpo mortale dalla stirpe delle tenebre, e cos voi che temete di credere la vergine Maria madre del suo corpo non temete che lo sia la stirpe delle tenebre. Infine, stando all'affermazione di Fausto (staccata da quella vostra lunghissima invenzione e sintetizzata con la massima brevit possibile: " La terra, concependo dallo Spirito Santo, genera Ges che patisce, che la vita e la salvezza degli uomini, pendente da ogni albero "), perch quel Salvatore, pendendo, corrisponde a ci che pende e nascendo non corrisponde a ci che nasce? Se poi affermate che Ges sugli alberi, e che Ges fu crocifisso sotto Ponzio Pilato, e che Ges diviso tra il sole e la luna, giacch tutto questo deriva da un'unica e medesima sostanza, perch non includete sotto questo nome le altre migliaia vostre divinit? Perch, infatti, non potrebbe essere Ges anche quel " Risplendente ", e quell'Atlante e quel Re d'onore e quello spirito potente e quel primo uomo e qualunque altro proclamate con nomi diversi e diverse funzioni? Confusione dei Manichei sul numero e sui nomi delle divinit. 12. Infine, perch lo Spirito Santo considerato la terza persona, trovandosi tra innumerevoli? O in altri termini perch non potrebbe essere anche Ges stesso? E a che cosa mira la fallace tessitura delle parole negli scritti di Fausto, dove tentando, per cos dire, di essere in accordo coi veri cristiani, rispetto ai quali si trova ad una distanza troppo ampia, dice: " Noi adoriamo la medesima ed unica divinit sotto il triplice nome di Dio Padre onnipotente e di Cristo suo Figlio e dello Spirito Santo "? Perch, infatti, sotto un triplice e non, piuttosto, sotto molteplici non soltanto nomi ma anche realt, se quanti sono i nomi tante sono le persone? Perch non come nelle armi che una sola cosa ha tre nomi (ensis, mucro, gladius); come chiamate un'unica cosa luna, nave minore, illuminatrice notturna e con qualunque altro vocabolo. Non potete chiamare il primo uomo egualmente spirito potente, il " Risplendente " e grandissimo Atlante; ma uno lui; un altro e un altro ancora sono questo e quello e nessuno di costoro siete soliti chiamare Cristo. In altri termini, come pu esistere un'unica divinit se diverse sono le opere? O perch non potrebbe essere tutta un solo Cristo, se a causa di un'unica sostanza Cristo sugli alberi, Cristo nella persecuzione dei Giudei, Cristo nel sole e nella luna? Senza dubbio le vostre fantasie hanno perduto ogni via; senza dubbio nient'altro sono se non visioni di pazzi. Il valore cristiano e manicheo del pane e del vino. 13. Perch poi Fausto ritenga che le nostre religioni siano uguali per quanto riguarda il pane ed il calice non lo so, dal momento che per i Manichei gustare il vino non religione, ma sacrilegio. Nell'uva, infatti, riconoscono il loro dio, non vogliono riconoscerne la presenza nella botte, come se l'essere pigiato e rinchiuso li offendesse in qualcosa. Il nostro pane e il nostro vino, poi, non sono qualsiasi (perch Cristo legato nelle spighe e nei tralci, come vaneggiano quelli), ma con una specifica consacrazione diventano - non nascono - mistici per noi. Quindi, ci che non diviene cos, bench sia pane e vino, alimento per ristorarsi, non sacramento di religione: eccetto il fatto che benediciamo e rendiamo grazie al Signore in ogni suo dono, non solo spirituale, ma anche corporeo. Secondo la vostra invenzione, invece, Cristo vi viene imbandito legato in tutti i cibi; inoltre dev'essere legato alle vostre viscere e sciolto dai rutti. Infatti quando mangiate vi ristorate per l'indebolimento del vostro dio e quando digerite vi indebolite per il suo ristabilimento. Quando infatti vi rende sazi, il vostro rinvigorimento lo soffoca. Ci potrebbe senza dubbio essere attribuito alla misericordia, dal momento che soffre per voi in voi, se non vi lasciasse di nuovo vuoti per fuggire una volta liberato da voi. Come paragonare, dunque, il nostro pane ed il nostro vino e chiamare uguale religione un errore tanto lontano dalla verit, dimostrandoti pi stolto di alcuni che credono che noi veneriamo Cerere e Libero a causa del pane e del vino? Perci ho ritenuto di dover ricordare questo: perch vi accorgiate da quale falsit venga anche quella vostra idea secondo cui a causa del sabato ritenete che i nostri padri si siano consacrati a Saturno. Come infatti siamo molto lontani dagli di pagani Cerere e Libero, sebbene nel nostro rito comprendiamo il sacramento del pane e del vino - che avete lodato cos da volere essere uguali a noi in esso - cos i nostri padri furono lontani dalle catene di Saturno, sebbene abbiano osservato il riposo del sabato secondo il tempo della profezia. Natura dell'hyle secondo i Greci e secondo l'erronea dottrina manichea. 14. Ma perch non avete detto anche riguardo all'Hyle, che ricorre in parecchi libri dei pagani, di avere una religione uguale a quella dei Pagani? Avete voluto persino che la vostra religione venisse riconosciuta ineguale e molto differente proprio per il fatto che con questo nome il vostro teologo chiami il principio e la natura del male. Ma in ci si scopre la vostra grande ignoranza: poich non sapete cosa sia l'Hyle, e con questo vocabolo che si riferisce ad una realt che ignorate completamente, aspirate anche ad essere esaltati come dottori. Infatti i Greci, quando discutono della natura, definiscono Hyle una certa materia della realt che non ha forma proprio in alcun modo, ma capace di assumere tutte le forme corporee; essa, comunque, si riconosce nella mutevolezza dei corpi, poich non pu per se stessa essere percepita n coi sensi n con l'intelletto. Ma alcuni Gentili sbagliano in questo: la congiungono a Dio come coeterna, come se questa non derivi da lui, sebbene da lui sia formata. Che questa cosa sia estranea alla verit, lo insegna la verit stessa. Ecco, tuttavia, a quali pagani si trova che siete consimili riguardo a questa stessa Hyle: dite anche voi che essa ha un suo principio, e che non viene da Dio. E in questo dicevate di essere dissimili, senza sapere che dite. Nel fatto, poi, che questa Hyle non abbia alcuna forma propria e che non possa essere formata se non da Dio, convengono con quella nostra verit; dissentono, invece, dalla vostra falsit: voi, non sapendo cosa sia l'Hyle, cio cosa sia la materia delle cose, dite che essa la stirpe delle tenebre, in cui collocate non solo innumerevoli forme corporee distinte in 5 specie, ma anche una mente formatrice di questi corpi. E - cosa che sa pi di ignoranza o piuttosto di insensatezza - chiamate Hyle piuttosto la stessa mente, la quale dite che non formata, ma forma. E certo, se l ci fosse una certa mente che forma ed elementi corporei che fossero formati, quegli elementi dovrebbero essere chiamati Hyle, cio materia formata dalla medesima mente; la quale mente volete che sia principio del male. Se diceste questo non sbagliereste molto in ci che Hyle, se non che anche gli stessi elementi, pur dovendo assumere altre forme, poich gi sono elementi e si distinguono in proprie specie, non sarebbero tuttavia Hyle, perch essa del tutto informe. Tuttavia sarebbe tollerabile la vostra ignoranza poich direste Hyle quella che sarebbe formata, non quella che formerebbe; tuttavia anche cos sareste ritenuti falsi e sacrileghi, poich, non sapendo che ogni genere di elementi, il numero delle forme e l'ordine dei pesi non possono venire se non dal Padre e dal Figlio e dallo Spirito Santo, attribuite un cos grande bene al principio del male. Ora, ignorando cosa sia l'Hyle e cosa sia il male, davvero potessi persuadervi affinch vi tratteniate dal sedurre quelli che sono pi ignoranti! Non pu chiamarsi " tempio di Dio " un corpo fabbricato da una mente maligna. 15. Inoltre chi non riderebbe del fatto che volete essere migliori dei pagani perch loro credono di dover venerare dio con gli altari, coi templi, con le statue, con le vittime e con l'incenso, mentre voi non fate niente di tutto ci? Come se, in verit, non sarebbe meglio costruire un altare ed offrire una vittima ad una pietra, che in qualche modo esiste, piuttosto che adorare ci che non esiste affatto, con delle fantasie durante un delirio! Ma tu, che hai detto di essere tempio razionale di Dio, come lo spiegherai? Ti piacerebbe che Dio avesse un tempio di cui una parte fosse fabbricata dal diavolo? Forse non siete voi che dite che tutte le vostre membra e tutto il corpo sono state fabbricate da una mente maligna, che chiamate Hyle, e che una parte di quella mente fabbricatrice abita l insieme ad una parte del dio vostro? Se essa tenuta l, come dite, incatenata e chiusa, avresti dovuto chiamarti tempio di dio o carcere di dio? Salvo che, per caso, tu non chiami tempio di dio la tua anima, che ti proviene dalla terra della luce. Ma quella siete soliti chiamarla parte di dio, o membro di dio, non tempio di dio. Resta dunque che non ti saresti chiamato tempio di dio se non per via del corpo, che secondo te ha fabbricato il diavolo. Ecco come bestemmiate il tempio di Dio: non solo dite che non santo, ma dite anche che un congegno del diavolo e l'ergastolo di Dio. Ma d'altra parte l'Apostolo dice: santo il tempio di Dio che siete voi 8 . E perch tu non creda che si riferisca soltanto all'anima ci che stato detto, ascolta pi distintamente: o non sapete, dice, che il vostro corpo tempio dello Spirito Santo che in voi e avete da Dio? 9 . Voi invece chiamate la fabbrica dei demoni tempio di dio e l collocate, come dice Fausto, " Cristo Figlio di Dio, immagine vivente della vivente maest ". Il vostro Cristo fantastico potrebbe perfettamente abitare in tale tempio di sacrilega falsit. Senza dubbio quello pu essere chiamato " immagine " non perch ha una somiglianza, ma perch frutto della vostra immaginazione. La mente dei Manichei come altare di demoni bugiardi. 16. E cos hai fatto della tua mente un altare, ma guarda di chi! Si vede, infatti, dalle tue stesse arti e discipline delle quali hai detto che imbevuta. Quelle arti e discipline vietano di porgere il pane al mendicante, cosicch ardete sul vostro altare con il sacrificio della crudelt; distruggendo il Signore un altare simile, cita dalla Legge di quale profumo si compiaccia Dio, dicendo: voglio l'amore e non il sacrificio 10 . Osservate, poi, quando il Signore abbia usato queste parole: quando, cio, passava attraverso un campo ed i suoi discepoli, avendo fame, colsero le spighe. Dite che questo omicidio, secondo la dottrina della quale imbevuta la vostra mente, altare, certo, non di Dio, ma di demoni bugiardi. La vostra maligna coscienza 11 , bollata a fuoco dalle loro dottrine, cauterizzata, poich chiama omicidio quanto la verit chiama innocenza. Cos, infatti, disse ai Giudei, quando colp e distrusse anche voi, nati successivamente: Se aveste compreso cosa significa: Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato individui senza colpa 12 . Nessun senso hanno le preghiere, la piet, l'invocazione del perdono dei Manichei al loro dio. 17. Che preghiere semplici e pure potreste fare come onori divini e sacrifici, se avete nozioni tanto indegne e turpi riguardo alla stessa natura e sostanza divina, che non solo non vi propiziate Dio vero coi vostri sacrifici, ma immolate il dio vostro nei sacrifici dei pagani? Infatti ritenete che sia legato con vincoli non solo negli alberi e nelle erbe o nelle membra umane, ma anche nelle carni degli animali, che lo contaminano e lo profanano. Inoltre la vostra stessa anima quale dio dovrebbe lodare, gridando che essa stessa, particella sua, tenuta prigioniera nella stirpe delle tenebre? Cos'altro fa se non biasimare dio, attestando che non ha potuto prendersi cura di se stesso contro i suoi nemici in altro modo se non con una tale corruzione delle sue parti e con una prigionia tanto turpe? Di conseguenza anche le vostre preghiere rivolte al vostro dio non avrebbero potuto essere piene di devozione, ma piene di odio. Per quale peccato fate appello alla sua piet, cos da gemere in questa pena ora per lui, che non avete abbandonato peccando per vostra volont, ma siete stati dati da lui ai suoi nemici affinch si procurasse pace per il suo regno? Non come si soliti consegnare gli ostaggi che devono essere custoditi con riguardo; n come un pastore tende una trappola per catturare una bestia e suole mettere un suo animale in quella trappola per la cattura, non un suo membro; e per lo pi in modo che la bestia sia catturata prima che l'animale venga ferito. Voi, invece, membra di dio, siete stati dati ai nemici, capaci non di tener lontana dal vostro dio la loro ferocia ma solo di essere contaminati dalla loro impurit, senza avere un peccato vostro, ma corrotti dal veleno dei nemici. Per cui non potete dire nelle vostre preghiere: per la gloria del tuo nome, salvaci, Signore; e perdona i nostri peccati per amore del tuo nome 13 ; ma dite: " Liberaci con la tua arte, poich come ora tu piangi tranquillo nel tuo regno, noi qui siamo oppressi, dilaniati, contaminati ". Questa voce suona accusa, non preghiera. N potete dire quel che ha insegnato il maestro di verit: Rimetti i nostri debiti, come li rimettiamo ai nostri debitori 14 . Perch chi sono i debitori vostri, che hanno peccato contro di voi? Se si tratta della stirpe delle tenebre, rimettete forse i debiti a quella che, completamente estirpata, rinchiudete nel carcere eterno? E quali debiti, poi, pu egli rimettervi, dal momento che ha peccato contro di voi quando vi ha mandato in questa condizione, piuttosto che voi contro di lui, avendo obbedito a chi vi mandava? Altrimenti, se egli non pecc (poich fece ci per necessit), la vostra necessit, dal momento che giacete a terra, stesi in battaglia, maggiore rispetto alla sua, prima che combatteste. Infatti voi, ormai, soffrite un misto di male; egli non soffriva niente di simile, sopportando tuttavia la necessit di mandare voi. Perci o egli deve piuttosto a voi che gli rimettiate il debito, o se non lui a voi, a maggior ragione nemmeno voi a lui. Dunque dove sono i vostri sacrifici, le semplici e pure preghiere vostre, essendo fallaci ed impure bestemmie? I falsi sacrifici dei Manichei; il vero sacrificio di Cristo e la celebrazione della sua memoria. 18. E tuttavia voglio che mi diciate com' che chiamate tutte queste cose, lodate presso di voi, con i nomi di tempio, altare, sacrificio. Se, infatti, queste cose vere non sono destinate al vero Dio, perch sono dichiarate lodevoli nell'ambito della vera religione? Se invece al vero Dio si deve a buon diritto un vero sacrificio, per cui si parla giustamente anche di divini onori, gli altri che sono detti sacrifici si compiono a somiglianza di un certo vero sacrificio. Questi, per, in parte sono imitazioni di di falsi e ingannatori, cio dei demni, che esigono con superbia onori divini per s da coloro che hanno ingannato, come sono o erano tutti quelli nei templi e negli idoli dei Gentili; in parte sono predizioni dell'unico verissimo sacrificio venturo, che era necessario si offrisse per i peccati di tutti i credenti, come era stato prescritto dal volere di Dio agli antichi padri nostri; vi era anche quella mistica unzione in cui si prefigurava Cristo, per cui anche lo stesso nome deriva da crisma. Pertanto il vero sacrificio, che si deve all'unico vero Dio e con il quale solo Cristo ha soddisfatto il suo altare, i demoni lo chiedono con arroganza per se stessi, imitando quelli delle vittime di animali. Per cui dice l'Apostolo: i sacrifici dei pagani sono fatti a demoni, non a Dio 15 , accusando non ci che si offriva, ma il fatto che era offerto a quelli. Gli Ebrei, poi, nelle vittime di animali che offrivano a Dio in molti e vari modi, come era degno di una celebrazione tanto importante, profetizzavano la vittima futura, che Cristo offr. Per cui, ormai, i cristiani celebrano la memoria del medesimo sacrificio consumato con la sacrosanta oblazione e partecipazione del corpo e del sangue di Cristo. I Manichei, invece, non sapendo cosa sia da condannare nei sacrifici dei Gentili e da riconoscere nei sacrifici degli Ebrei e da mantenere ed osservare nel sacrificio dei Cristiani, offrono la loro sacra falsit al diavolo, che li ha ingannati, allontanandosi dalla fede, dirigendosi verso gli spiriti seduttori e le dottrine dei demoni bugiardi ed ipocriti. In confronto con i Gentili, i Manichei sono menzogneri e peggiori. 19. Impari, dunque, Fausto, o piuttosto quelli che si dilettano con i suoi scritti, che la dottrina di un unico principio non ci viene dai Gentili, ma che i Gentili sono scivolati fino ai falsi di non al punto da abbandonare la dottrina dell'unico vero dio, da cui deriva qualunque natura! Infatti i loro sapienti - poich, come dice l'Apostolo, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinit - sono dunque inescusabili, perch, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria n gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi, di rettili 16 . Queste sono, infatti, le immagini dei Gentili, nell'interpretare le quali non hanno via d'uscita se non in direzione di una creatura che Dio ha costituito; cosicch anche nella stessa interpretazione delle immagini, riguardo a cui erano soliti vantarsi ed inorgoglirsi come i pi esperti di esse, accade in loro questo che poco dopo dice l'Apostolo: hanno venerato ed adorato la creatura al posto del Creatore, che benedetto nei secoli 17 . Voi, invece, anche in quello che vi differenzia da loro siete menzogneri, e in ci che vi rende simili siete peggiori. Non credete, infatti, insieme a loro, nell'unico principio, che loro credono vero; cosicch credete che la sostanza dell'unico Dio sia espugnabile e corruttibile: un'empia menzogna! Nell'adorare moltissimi di, poi, la dottrina dei demoni bugiardi ha persuaso loro a venerare molti idoli, voi a venerare molti fantasmi. L'erronea astensione da alcuni cibi. 20. Noi non cambiamo i loro sacrifici in banchetti, ma abbiamo compreso il sacrificio che poco prima ho ricordato, quando il Signore dice: Misericordia io voglio, non sacrificio. Infatti i nostri banchetti nutrono i poveri con i frutti e con la carne. La creatura di Dio, infatti, si nutre della creatura di Dio che appropriata per il nutrimento dell'uomo. Voi, invece, siete stati convinti dai demoni bugiardi (non per governare la carne, ma per esercitare la bestemmia) ad astenervi da alcuni cibi che Dio ha creato per essere mangiati con rendimento di grazie dai fedeli e da quanti conoscono la verit. Infatti tutto ci che stato creato da Dio buono e nulla da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie 18 . Ingrati verso il Creatore e ricambiando i suoi larghi benefici con sacrileghe offese, poich per lo pi nei banchetti anche la carne data ai poveri, paragonate la misericordia dei Cristiani ai sacrifici dei pagani. Anche su questo punto siete simili a parecchi di loro. Voi, infatti, considerate un sacrilegio uccidere gli animali perch pensate che l'anima degli uomini rifluisca in loro. Questa idea si trova nei libri di alcuni filosofi Gentili, sebbene si affermi che quelli successivi abbiano pensato altrimenti. Ma in questo sbagliate ancor pi gravemente: perch quelli ebbero paura di uccidere un loro prossimo in un animale; voi, invece, il dio vostro, le cui membra ritenete essere anche le anime degli animali. Il culto e il sacrificio a Dio sulle reliquie dei martiri. Differenza tra Ebrei e Pagani riguardo ai sacrifici e alla verginit. 21. Il fatto che anche in seguito Fausto ci offenda - poich onoriamo la memoria dei martiri - dicendo che cos noi abbiamo mutato idoli, non mi spinge tanto a rispondere a questa calunnia quanto a mostrare come lo stesso Fausto, con la preoccupazione di calunniarci, abbia voluto allontanarsi dalle invenzioni dello stesso Manicheo, e sia caduto non so come incautamente nella popolare e poetica opinione dei pagani, dalla quale desiderava apparire del tutto estraneo. Infatti, avendo detto che noi abbiamo mutato gli idoli in martiri, dice: " Li venerate con simili voti; placate le ombre dei defunti con vino e banchetti ". Sono dunque " ombre " dei defunti? Non abbiamo mai ascoltato questo nei vostri sermoni, n mai letto nei libri; anzi, siete soliti contraddire tali opinioni, asserendo che le anime dei morti, malvagie o non perfettamente purificate, passano attraverso dei cambiamenti o soffrono alcune pene piuttosto gravi; quelle buone, invece, sono fatte salire su delle navi e, navigando in cielo, passano da qui a quella regione della luce per la quale, combattendo, erano morte. Cos nessuna anima sarebbe trattenuta vicino al sepolcro del suo corpo. Allora da che derivano le " ombre " dei defunti? Quale sarebbe la loro sostanza? Dove sarebbero? Ma Fausto, per la smania di parlar male ha dimenticato cosa dovrebbe professare; o forse, sonnecchiando, ha dettato sognando le ombre e non si svegliato neppure quando ha letto le sue parole. Il popolo cristiano, invece, onora con religiosa solennit le reliquie dei martiri, sia per stimolarne l'imitazione, sia per essere associato ai loro meriti ed ottenere aiuto dalle loro preghiere. Di conseguenza, per, costruiamo altari non a ciascun martire, ma al Dio dei martiri, sebbene sulle reliquie dei martiri. Infatti quale sacerdote, accostandosi all'altare nei luoghi dei corpi dei santi ha mai detto: " offriamo a te, Pietro! " o: " a te, Paolo! " o: " a te, Cipriano! ". Ci che si offre si offre a Dio, che ha coronato i martiri, presso le reliquie di coloro che ha coronato. Cos dal richiamo di quegli stessi luoghi pu scaturire un amore maggiore, per accrescere la carit sia nei confronti di quelli che possiamo imitare, sia nei confronti di colui con il cui aiuto possiamo farlo. Veneriamo dunque i martiri coltivando quell'amore e quel senso di unione con il quale anche in questa vita sono venerati i santi uomini di Dio, il cui cuore avvertiamo che pronto a patire ugualmente in difesa della verit evangelica. Ma la devozione tanto maggiore per quelli quanto pi siamo sicuri, dopo la vittoria delle loro battaglie; con una lode pi fiduciosa li celebriamo, oramai vittoriosi in una vita pi felice di quando combattevano ancora in questa. Ma non veneriamo n insegniamo a venerare se non l'unico Dio con quel culto che in greco si dice e in latino non si pu dire con una sola parola, perch si tratta di una certa sottomissione dovuta propriamente alla divinit. Riguardando poi questo culto l'offerta del sacrificio (per cui si definisce " idolatria " quella di chi offre questo anche agli idoli), non offriamo affatto qualcosa di simile, n comandiamo di offrirla ad alcun martire o ad alcuna anima santa o ad alcun angelo; e chiunque scivola in questo errore ripreso con la sana dottrina, perch o sia corretto o se ne guardi. Anche gli stessi santi o uomini o angeli non vogliono che sia offerto loro ci che sanno essere dovuto al solo Dio. Questo si vide in Paolo e Barnaba, quando i Licaoni, scossi dai miracoli che erano stati compiuti per mezzo di loro, vollero sacrificare a loro come a di: stracciati i loro vestiti, rivelando e persuadendo che non erano di, vietarono che si compissero per loro quei sacrifici 19 . Si vide anche negli angeli, come leggiamo nell'Apocalisse: un angelo proib che venisse adorato e disse al suo adoratore: Io sono servo come te e i tuoi fratelli 20 . Sicuramente gli spiriti superbi esigono queste cose, il diavolo e i suoi angeli, come vediamo in tutti i templi e i riti dei Gentili. La somiglianza con loro si manifestata anche in alcuni uomini superbi, come stato tramandato riguardo ad alcuni re di Babilonia. Per cui il santo Daniele sopport gli accusatori e i persecutori poich, promulgato l'editto del re secondo cui niente si doveva chiedere ad alcun dio, se non al re soltanto, fu sorpreso a pregare e ad adorare il suo Dio, cio l'unico e vero Dio 21 . Quelli che poi si ubriacano nelle memorie dei martiri, come potremmo approvarli quando, anche se lo facessero nelle loro case, li condanna la sana dottrina? Ma una cosa ci che insegniamo, altro quel che sopportiamo, altro ci che ci si ordina di insegnare, altro ci che ci si raccomanda di correggere e finch non emendiamo siamo costretti a tollerare. Una cosa la disciplina dei cristiani, un'altra la lussuria degli ubriaconi o l'errore dei deboli. Nondimeno anche in questo caso c' una grandissima differenza tra la colpa degli ubriaconi e quella dei sacrileghi. Senza dubbio un peccato di gran lunga minore ritornare ebbro dai banchetti in onore dei martiri che sacrificare, anche digiuno, ai martiri. Ho detto sacrificare ai martiri, non sacrificare a Dio sulle reliquie dei martiri, cosa che facciamo spessissimo, soltanto con quel rito con il quale, nella rivelazione del Nuovo Testamento, egli ha prescritto che a lui si sacrificasse; questo appartiene a quel culto che viene detto latra e si deve all'unico Dio. Ma cosa dovrei fare, e quando dimostrer alla cecit tanto grande di questi eretici quanta forza abbia ci che si canta nei Salmi: Chi offre il sacrificio di lode, questi mi onora, a chi cammina per la via retta, mostrer la salvezza di Dio 22 ? La carne e il sangue di questo sacrificio, prima della venuta di Cristo, erano preannunziati per mezzo della somiglianza delle vittime; nella passione di Cristo erano dati per mezzo della verit stessa; dopo l'ascensione di Cristo erano celebrati per mezzo del sacramento della memoria; e per questo tra i sacrifici dei Pagani e degli Ebrei c' tanta differenza quanta ce n' tra un'imitazione falsa e la prefigurazione che preannuncia. Come poi non si deve disprezzare o denunciare la verginit delle donne consacrate a Dio perch anche le Vestali furono vergini; cos non si devono criticare i sacrifici dei Padri, perch ci sono anche i sacrifici dei Gentili. Come c' molta differenza tra quelle verginit, sebbene non consista in nient'altro se non a chi si offre il voto ed reso, cos tra i sacrifici dei pagani e degli Ebrei c' molta differenza per il fatto stesso che riguarda soltanto colui al quale sono immolati ed offerti: quelli alla superba empiet dei demoni, che rivendicano proprio ci per s, per essere considerati di, perch il sacrificio un onore divino; gli altri, invece, all'unico vero Dio, perch a lui si offrisse qualcosa di simile che prometteva la verit del sacrificio, a lui cui doveva essere offerta la verit stessa, resa nella passione del corpo e del sangue di Cristo. I Giudei e le loro offerte unicamente al vero Dio. 22. E non vero, come disse Fausto, che i nostri antenati Giudei, separati dai Gentili, mantenendo il tempio e i sacrifici e gli altari e i sacerdozi, rinunciarono soltanto alle sculture, cio agli idoli: infatti anche senza le sculture degli idoli avrebbero potuto sacrificare, come alcuni fecero, agli alberi e ai monti, infine anche al sole e alla luna e alle altre stelle. Se l'avessero fatto con quella devozione chiamata latra, servendo la creatura piuttosto che il Creatore, e per questo peccando non poco di empia superstizione, nondimeno si sarebbero presentati i demoni per approfittarne e ricevere da loro i sacrifici che avessero offerto cos. Perch quei superbi ed empi spiriti non si nutrono di odore n di fumo, come alcuni falsamente suppongono, ma degli errori degli uomini; si dilettano non ristorando il corpo ma godendo malevolmente quando ingannano in ogni modo o quando, con arrogante presunzione che deriva da una falsa maest, si vantano di ricevere onori divini. Pertanto i nostri padri non rinunciarono solo alle statue dei Gentili; ma non sacrificando alla terra, n ad alcuna cosa terrena, n al mare, n al cielo, n alla schiera del cielo, offrirono le vittime all'unico Dio, creatore di tutto, che volle queste offerte promettendo, per mezzo della loro somiglianza, la vittima vera, con la quale ci ha riconciliati a s in Cristo Ges Signore nostro con la remissione dei peccati. Paolo si rivolge ai fedeli, resi corpo di quel capo, dicendo: Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio 23 . Ma i Manichei dicono che i corpi umani sono opera della stirpe delle tenebre, e carceri nelle quali rinchiuso dio, prigioniero; allora Fausto predica una dottrina molto diversa da quella di Paolo. Ma poich se qualcuno vi predica un Vangelo diverso da quello che avete ricevuto sia antema 24 , Cristo dice la verit in Paolo; Manicheo sia antema in Fausto. Condizioni necessarie per essere cristiani: fede, speranza, carit. 23. Fausto, senza sapere cosa dice, afferma anche che non abbiamo mutato nessuna delle usanze dei Gentili. Poich, infatti, il giusto vivr mediante la fede 25 e il fine di questo richiamo la carit che sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera 26 ; e poich rimangono per formare la vita dei fedeli queste tre cose: fede, speranza e carit 27 , come pu essere che abbia usanze uguali ad un altro chi non ha uguali con lui queste tre cose? Infatti chi crede diversamente, spera diversamente, ama diversamente, deve per forza vivere diversamente. E se l'uso di alcune cose sembra simile fra noi e i pagani, come quello del cibo, delle bevande, delle case, dei vestiti, dei bagni; e, per chi dei nostri conduce una vita da sposato, se sembra simile l'esperienza di prendere moglie e di tenerla, mettere al mondo i figli, nutrirli, nominarli eredi, molto diversamente, per, usa di queste cose chi ne rapporta l'impiego ad un altro fine; e diversamente chi per queste rende grazie a Dio, verso il quale non ha una fede distorta e falsa. Perch come nel vostro errore, pur mangiando lo stesso pane degli altri uomini e vivendo degli stessi frutti e dell'acqua delle stesse fonti, e vestendovi di uguali tessuti di lana e di lino, tuttavia non conducete per questo una vita uguale, non perch mangiate o bevete o vi vestite diversamente, ma perch pensate e credete diversamente e rapportate tutte queste cose ad un altro fine, cio al fine del vostro errore e della vostra menzogna; allo stesso modo noi, sia in queste che in altre cose, che ugualmente adottiamo, viviamo in maniera diversa dai Gentili, perch non le rapportiamo al medesimo fine, ma al fine del valido precetto divino, alla carit che sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera. Deviando da questo, alcuni sono stati dirottati verso vane chiacchiere. Su queste senza dubbio avete il primato, non badando, non considerando che, nel possedere e nel compiere le medesime cose, ci vale a tal punto una vita diversa (se diversa la fede), che i vostri uditori, pur avendo mogli e generando figli (seppur malvolentieri), e ammassando e custodendo patrimoni per loro, nutrendosi di carne, bevendo vino, lavandosi, mietendo, vendemmiando, negoziando, ricoprendo cariche pubbliche, li includete fra voi, non fra i Gentili, sebbene le loro azioni sembrino pi vicine ai Gentili che a voi. Infatti, sebbene le azioni di alcuni Gentili si avvicinino pi a voi che ad alcuni vostri uditori - alcuni, in effetti, nei loro sacri sacrilegi si astengono dalle carni, dal vino e dal rapporto sessuale - computate i vostri uditori, che usano di tutte queste cose (in ci diversi da voi) nel gregge di Manicheo, piuttosto che costoro, che fanno quel che fate voi. E dite che vostra la donna che ha creduto in Manicheo, anche se partorisce, piuttosto che una Sibilla, che neppure si sposa. Ma anche molti cristiani sono chiamati cattolici, eppure sono adulteri, ladri, avari, ubriaconi e quant'altro contrario alla sana dottrina! Per tra voi, nel vostro numero cos esiguo e quasi nullo, molti non sono forse cos? Ed alcuni tra i pagani non sono cos? Per questa ragione dite che i pagani che non sono cos sono migliori di voi? Nonostante ci, per la sacrilega falsit della vostra setta, anche quelli tra voi che non sono cos sono peggiori di questi pagani. Di conseguenza evidente che non si sminuisce una sana dottrina, che la sola cattolica, per il fatto che molti vogliono essere registrati col suo nome e non vogliono essere sanati per mezzo suo. Si deve infatti riconoscere quel piccolo numero, che il Signore soprattutto raccomanda in mezzo all'enorme e innumerevole moltitudine diffusa in tutto il mondo 28 : quel piccolo numero, per, dei santi e dei credenti, che spesso deve essere valorizzato, detto piccolo numero come il grano nel paragone con il mucchio della pula. Da s, per, forma proprio una cos grande massa di frumento che supera per l'incomparabile quantit tutti i buoni ed i cattivi vostri, che la verit respinge in egual modo. Ecco, non siamo scisma dei Gentili, dai quali moltissimo differiamo, in meglio; ma neppure voi lo siete, perch differite moltissimo da loro, in peggio.
1 - Cf. 1 Tm 6, 16. 2 - Cf. 1 Cor 1, 24. 3 - 1 Cor 10, 20. 4 - 1 Cor 1, 24. 5 - SENECA, in Hippol. At. 1, scen. 2, vers. 194 s. 6 - Cf. Gv 19, 38. 7 - Sal 5, 11; Rm 3, 13. 8 - 1 Cor 3, 17. 9 - 1 Cor 6, 19. 10 - Os 6, 6. 11 - _Cf. 1 Tm 4, 2. 12 - Mt 12, 7. 13 - Sal 78, 9. 14 - Mt 6, 12. 15 - 1 Cor 10, 20. 16 - Rm 1, 20-23. 17 - Rm 1, 25. 18 - Rm 1, 20-23. 19 - Cf. At 14, 7-17. 20 - Ap 19, 10; 22, 8-9. 21 - Cf. Dn 6. 22 - Sal 49, 23. 23 - Cf. Rm 1, 17. 24 - Cf. 1 Tm 1, 5. 25 - Cf. 1 Cor 13, 13. 26 - Cf. Mt 20, 16. 27 - Cf. 1 Cor 13, 13. 28 - Cf. Mt 20, 16. LIBRO VENTUNESIMO Dio e hyle sono due princpi contrari, non due di. 1. FAUSTO. Dio uno solo o due? Uno solo, naturalmente. Come mai, dunque, asserite che sono due? Mai nelle nostre affermazioni si udito il nome di due di. Ma desidero sapere da dove ti deriva questo sospetto. Perch voi riferite che ci sono due princpi: del bene e del male. vero che ammettiamo due princpi, ma uno lo chiamiamo dio, l'altro Hyle o, per dirla secondo l'uso comune, demone. Se pensi che questo significhi due di, potrai anche pensare che la salute e la malattia, di cui un medico discute, siano due forme di salute; e quando qualcuno nomina il bene ed il male potrai pensarli due forme di bene; e sentendo parlare di abbondanza e povert le crederai due forme di abbondanza. Se mentre io discutessi del bianco e del nero, del freddo e del caldo, del dolce e dell'amaro, tu dicessi che ho mostrato due cose bianche, due calde, due dolci, non sembrerai pazzo e malato nel cervello? Cos, quando indico due princpi, dio e Hyle, non deve sembrare che mostro due di. Forse, perch attribuiamo tutto il potere malefico all'Hyle e quello benefico a dio, come appropriato, credi che non ci sia per questo alcuna differenza? Dovremmo chiamarli entrambi dio? Che se cos, potrai anche credere, sentendo veleno ed antidoto, che non ci sia nessuna differenza o che l'uno e l'altro si chiamino antidoto perch l'uno e l'altro hanno il loro potere, fanno qualcosa ed operano. Ed anche sentendo medico e veterinario, chiamerai entrambi medici; e sentendo giusto ed ingiusto potrai chiamare entrambi giusti, perch l'uno e l'altro fanno qualcosa. Ma se questo assurdo, quanto pi assurdo perci credere dio e Hyle due di, perch ciascuno di loro opera qualcosa? Perci inopportuna ed abbastanza inefficace questa argomentazione per suscitare una disputa riguardo ai soli nomi,dal momento che non sai rispondermi sulla questione. Non nego che talvolta anche noi chiamiamo dio la natura contraria, ma non conformemente alla nostra fede, bens secondo il nome ormai accettato per lei dai suoi adoratori, che suppongono per ignoranza che sia dio: come anche l'Apostolo disse: Il dio di questo mondo ha accecato la mente incredula 1 , senza dubbio chiamandolo dio perch cos ormai era chiamato dai suoi, ma aggiungendo che acceca le menti affinch da ci si comprenda che non il vero Dio. Il Dio vero e giusto pu manifestare ira e misericordia. 2. AGOSTINO. Nei vostri discorsi sentiamo parlare abitualmente di due di, cosa che, sebbene hai negato all'inizio, tuttavia poco dopo anche tu hai ammesso, rendendo ragione del perch diciate questo con le parole dell'Apostolo: Il dio di questo mondo ha accecato la mente incredula. Moltissimi tra noi dividono questa affermazione, cos da dire che il vero Dio ha accecato la mente incredula. Infatti, dopo aver letto: Ai quali Dio, sospendono la pronuncia, ma poi soggiungono: ha accecato la mente incredula di questo mondo. Anche se non separi in questo modo, ma, per spiegare, muti l'ordine delle parole cos: Ai quali Dio ha accecato la mente incredula di questo mondo, risulta evidente lo stesso significato. Infatti anche una tale azione, con cui si accecano le menti degli increduli, pu, in un certo qual modo, riferirsi al vero Dio, come effetto non di malizia, ma di giustizia, come lo stesso Paolo altrove dice: Forse ingiusto Dio, quando riversa su di noi la sua ira? 2
Parimenti, in un altro passo, afferma: Che diremo dunque? C' forse ingiustizia da parte di Dio? No, certamente! 3 Egli, infatti, dice a Mos: User misericordia con chi vorr, e avr piet di chi vorr averla 4 . Dopo la premessa, dunque -che si deve mantenere incrollabilmente - che non c' ingiustizia presso Dio, fa' attenzione a cosa dice poco dopo: Se pertanto Dio, volendo manifestare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con grande pazienza i vasi di collera, gi pronti per la perdizione, e questo per far conoscere la ricchezza della sua gloria verso i vasi di misericordia, da lui predisposti alla gloria 5 , etc. Qui certamente non si pu dire in alcun modo che uno il Dio che manifesta l'ira e fa conoscere la sua potenza verso vasi gi pronti per la perdizione ed un altro quello che manifesta la ricchezza verso vasi di misericordia. Perch la dottrina apostolica attesta che l'unico e medesimo Dio compie entrambe le cose. Da qui proviene anche: Perci Dio li ha abbandonati all'impurit secondo i desideri del loro cuore, s da disonorare fra di loro i propri corpi; e poco dopo: Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; parimenti, poco dopo: E poich hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in bala di un'intelligenza depravata 6 . Ecco in qual modo il Dio vero e giusto acceca le menti degli increduli. Mai, infatti, nelle parole dell'Apostolo che ho citato si deve intendere un altro Dio se non quello che ha mandato suo Figlio a dire: Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perch coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi 7 . Anche qui sufficientemente appare alle menti dei credenti come Dio accechi le menti degli increduli. Infatti qualcosa di segreto avviene prima nella parte pi nascosta, dove Dio compie il giustissimo esame del suo giudizio, cosicch le menti di alcuni sono accecate, di altri illuminate; riguardo a questo stato detto con estrema esattezza: La tua giustizia come i monti pi alti 8 . L'Apostolo, ammirando l'altezza impenetrabile di questa profondit, esclama: O profondit della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi 9 , etc. Bont e severit appartengono ad un solo Dio. 3. Voi, invece, non sapendo distinguere cosa compia Dio in beneficio e cosa per giustizia, perch lontano dal vostro cuore e dalla vostra bocca il nostro salterio, quando dice: Misericordia e giustizia voglio cantare a te, o Signore 10 , qualsiasi cosa vi abbia offeso secondo la debolezza della umana mortalit, lo allontanate del tutto dall'arbitrio e dal giudizio di Dio; ovviamente avete preparato un altro dio cattivo, che non vi mostra la verit ma plasma la menzogna, cui poter imputare non solo qualsiasi vostra azione ingiusta, ma anche qualsiasi vostro patimento ingiusto. Attribuite cos a Dio il beneficio dei doni e gli togliete il giudizio delle pene, come se Cristo avesse detto di un altro che ha preparato il fuoco eterno per i malvagi 11 , invece di colui che fa sorgere il suo sole sopra i buoni ed i malvagi e piovere sopra i giusti e gli ingiusti 12 . Perch non capite che qui tanta bont e l tanta severit appartengono a un solo Dio, se non perch non sapete cantare la misericordia e la giustizia? Quello che fa nascere il suo sole sopra i buoni ed i cattivi e fa piovere sopra i giusti e gli ingiusti, non il medesimo che taglia tuttavia i rami naturali e innesta contro natura l'oleastro? Non parla di questo unico Dio, l, l'Apostolo: Considera dunque la bont e la severit di Dio; severit verso quelli che sono caduti; bont di Dio invece verso di te, a condizione per che tu sia fedele 13 ? Certo udite, certo vi accorgete di come non tolga n a Dio la severit dei giudizi n all'uomo la libera volont. un mistero profondo, con un segreto inaccessibile tenuto fuori dal pensiero umano il modo in cui Dio da un lato condanni l'empio, dall'altro lo giustifichi: la verit delle sacre Scritture, infatti, dice di lui entrambe le cose. Vi piace, dunque, cianciare contro i giudizi divini perch sono imperscrutabili? Quanto pi appropriato, quanto pi adatto alla nostra misura provare lo stesso timore l dove Paolo ha avuto timore ed esclamare: O profondit della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! 14 Quanto preferibile provare stupore per ci che non sei capace di investigare, piuttosto che voler inventare un altro dio cattivo perch non hai potuto comprendere l'unico buono? Perch non si parla del nome, ma dell'operato. Dio vero, non hyle, artefice anche di ci che appare cattivo. 4. Fausto sembra essersi difeso prontamente, quando dice: "Non parliamo di due di, ma di Dio e Hyle ". Ma quando gli avrai chiesto cosa chiami Hyle, sentirai che viene descritto esattamente come un altro dio. Se infatti la materia informe capace di forme corporee fosse chiamata da quelli Hyle, come hanno fatto gli antichi, nessuno di noi confuterebbe che essa sia chiamata dio. Ma ora quanto grande l'errore, quanto grande l'insensatezza nel dire che la materia dei corpi artefice dei corpi e negare che il loro artefice sia Dio! Perch, quindi, ci che Dio vero fa, cio le qualit e le forme dei corpi, degli elementi, degli animali - perch siano corpi, elementi, animali - voi dite che le fa non so chi altro; con qualunque nome lo chiamiate, a ragione si dice che con il vostro errore introducete un altro dio. In questa unica questione errate due volte in modo sacrilego: in primo luogo perch ci che fa Dio dite che lo fa colui che vi vergognate ad ammettere come Dio; ma non dimostrerete che non Dio, a meno che non negherete che faccia cose tali quali non fa se non Dio; in secondo luogo, poi, perch le cose buone che Dio buono fa voi credete che siano fatte da uno cattivo e siano cattive, e con un sentimento puerile provate orrore per quelle cose che non si accordano con la fragilit della colpevole mortalit ed amate quelle che si accordano con essa. Quindi dite che cattivo chi ha fatto il serpente; invece questo sole lo ritenete un bene tanto grande da crederlo non fatto da Dio, ma uscito fuori o mandato. Invece Dio vero (soffro moltissimo perch ancora non credete in lui) ha fatto sia il serpente fra gli esseri inferiori, sia il sole tra gli altri superiori; ed ancora, tra le creature pi sublimi, non corporee e celesti ma a questo punto spirituali, ne ha fatte di gran lunga migliori di questa luce, che un uomo carnale qualsiasi non percepisce. A maggior ragione ci vale per voi che, quando detestate la carne, nient'altro detestate che la vostra norma con la quale misurate il bene ed il male, perch non pu esserci in voi n il pensiero della cose cattive, se non di quelle che offendono il senso carnale; n delle buone, se non di quelle con cui si diletta la vista carnale. L'arte divina conduce perfettamente a termine le opere celesti e quelle terrene. 5. Siccome, perci, considero le realt inferiori opera di Dio (terrene, umilissime, mortali, ma tuttavia opera di Dio, come possiamo vedere), sono spinto ineffabilmente alla lode del loro Creatore, che veramente cos grande nelle opere grandi, che non da meno in quelle piccole. Infatti l'arte divina, con cui sono fatte le opere celesti e terrene, anche quando sono dissimili tra loro, in tutte simile a se stessa, perch nel condurle a termine in ciascun genere ovunque perfetta. Infatti non costituisce il tutto nelle singole parti, ma costituendo le singole parti per abbracciare il tutto, si presenta tutta sia nel costituire le singole parti, facendo e disponendo ogni cosa convenientemente a posto suo e in ordine, sia assegnando ci che conforme a tutte nel particolare e nel complesso. Ecco, qui, in questa sorta di bassofondo della creazione universale, guardate gli animali, che volano, e nuotano, e camminano, e strisciano. Certo, sono mortali; certo, la loro vita, come stato scritto, un vapore che appare per un istante 15 . Ad ogni modo questa misura, ricevuta dal buonissimo Creatore, per cos dire la conferiscono tutti insieme al mondo intero, riempiendolo in proporzione alla loro specie, affinch con queste creature umili ci siano tutte quelle buone, tra le quali ci sono creature superiori migliori di quelle. Pertanto ascoltate: trovatemi un qualsiasi essere vivente, il pi abietto, la cui anima abbia in odio la sua carne o piuttosto non la nutra e la curi, n con il movimento vitale la rinvigorisca e la governi e in qualche modo non amministri un certo universo suo, secondo la limitatezza della sua specie, favorevole a preservare la sua incolumit. L'anima razionale corregge, vero, il suo corpo e lo sottopone all'obbedienza, affinch una smodata passione per le cose terrene non gli impedisca di cogliere la sapienza: anche cos, per, essa ama senza dubbio la sua carne, che legittimamente sottomette a s ed ordina perch obbedisca. Infine voi stessi, sebbene detestiate la carne per un errore carnale, non potete non amare la vostra carne e provvedere alla sua salute ed incolumit, non evitarle tutti i colpi e le cadute e le intemperie dalle quali offesa, non cercare, persino, di difenderla e conservarla in buona salute. Cos dimostrate che la legge della natura prevale sulla supposizione del vostro errore. La perfezione della creatura fatta di carne. 6. Nella carne stessa le viscere vitali, convenienti a tutta la forma, le membra deputate all'azione, i vasi alla sensazione, tutti distinti nelle loro posizioni e funzioni e connessi in una concorde unit, in una moderazione di misure, in una uguaglianza di numeri, in un ordine di pesi, non indicano forse come loro artefice Dio vero, a cui veramente stato detto: tu hai tutto disposto con misura, calcolo e peso 16 ? Se dunque non aveste il cuore perverso e corrotto da frottole inconsistenti, contemplereste con l'intelletto le sue perfezioni invisibili anche attraverso queste cose fatte in questa infima e carnale creatura 17 . Chi , infatti, l'autore di queste cose che ho ricordato, se non colui la cui unit fa sussistere ogni misura, la cui sapienza forma ogni bellezza, la cui legge stabilisce ogni ordine? Se non avete occhi per contemplare queste cose, vi guidi l'autorit dell'Apostolo. Ogni essere animato ama la propria carne come Cristo ama la Chiesa. 7. L'Apostolo, infatti, indicando quale debba essere la natura dell'amore dei mariti verso le mogli, trae esempio dall'anima dell'amante: chi ama la propria moglie, dice, ama se stesso. Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa 18 . Ecco, sotto i vostri occhi c' l'intera realt carnale; vedete come in ogni animale, incline alla sua buona salute, continui questa unione naturale, affinch ami la sua carne. Perch questo non avviene soltanto negli uomini i quali, quando vivono rettamente, non solo provvedono alla salute della loro carne ma domano e frenano gli impulsi carnali secondo l'uso della ragione; ma anche le bestie fuggono il dolore, paventano la morte; evitano con tutta prontezza qualunque cosa possa fare a pezzi e disgregare, da una concorde connessione, la coesione delle membra e l'unione del corpo e dello spirito, nutrendo e curando anche loro la carne. Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, dice, come fa Cristo con la Chiesa. Vedete da dove partito e a quale altezza sia giunto. Contemplate, se siete capaci, quanta potenza la creatura tragga dal Creatore, determinata dalla pienezza della totalit a partire dalle schiere celesti fino alla carne e al sangue, ornata dalla variet delle forme, ordinata secondo gradi di realt. S. Paolo attesta la grandezza di ci che piccolo, la bont di ci che ultimo fra le realt corporee. 8. Ancora lo stesso Apostolo, insegnandoci una realt senza dubbio grande e divina e misteriosa riguardo ai diversi doni spirituali e tuttavia conformi all'unit, fece un paragone proprio con questa nostra carne e, mentre parlava, non pass affatto sotto silenzio il suo artefice, Dio. Sebbene sia lungo, poich, per, quanto mai indispensabile, non mi rincrescer di inserire tutto intero in questa opera quel passo tratto dalla sua Lettera ai Corinzi: Riguardo ai doni dello Spirito, fratelli, non voglio che restiate nell'ignoranza. Voi sapete infatti che, quando eravate pagani, vi lasciavate trascinare verso gli idoli muti secondo l'impulso del momento. Ebbene, io vi dichiaro: come nessuno che parli sotto l'azione dello Spirito di Dio pu dire: " Ges antema ", cos nessuno pu dire: " Ges il Signore " se non sotto l'azione dello Spirito Santo. Vi sono poi diversit di carismi, ma uno solo lo Spirito; vi sono diversit di ministeri, ma uno solo il Signore; vi sono diversit di operazioni, ma uno solo Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilit comune: a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro, invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell'unico Spirito; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro la variet delle lingue; a un altro infine l'interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose l'unico e medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole. Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, cos anche Cristo. E in realt noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra. Se il piede dicesse: " Poich io non sono mano, non appartengo al corpo ", non per questo non farebbe pi parte del corpo. E se l'orecchio dicesse: " poich io non sono occhio, non appartengo al corpo ", non per questo non farebbe pi parte del corpo. Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l'udito? Se fosse tutto udito, dove l'odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra in un modo distinto nel corpo, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo il corpo. Non pu l'occhio dire alla mano: " Non ho bisogno di te "; n la testa ai piedi: " Non ho bisogno di voi ". Anzi quelle membra del corpo che sembrano pi deboli sono pi necessarie; e quelle parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggior decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ci che ne mancava, perch non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro onorato, tutte le membra gioiscono con lui 19 . Se in voi c' non dico una qualche fede cristiana, per credere all'Apostolo, ma un po' di sensibilit umana, per scorgere ci che evidente, ciascuno in se stesso veda queste cose e consideri quanto siano vere, quanto siano certe, quanta grandezza sia in ci che piccolo e quanta bont in ci che ultimo. Dal momento che l'Apostolo le esalta affinch attraverso queste infime cose corporee che si vedono si possano pi facilmente riconoscere quelle sublimi e spirituali che non si vedono. Il vero Dio ha creato il corpo nella sua unitariet e funzionalit. 9. Chiunque nega che Dio sia l'artefice di queste membra e del nostro corpo che l'Apostolo tanto valorizza e loda, vedete chi contraddice, annunciandovi cose che sono estranee a quanto abbiamo ricevuto 20 . Perci che cosa necessario smentire da parte mia, piuttosto che maledire da parte di tutti i Cristiani? L'Apostolo dice: Dio ha composto il corpo 21 ; mentre costui dice Hyle, non Dio. Che c' di pi evidente di questi contrasti, da maledire prima che da smentire? Forse anche qui l'Apostolo, dicendo Dio, ha aggiunto di questo mondo 22 ? Quand'anche qualcuno interpretasse che il diavolo acceca le menti dei non credenti, non neghiamo che lo fa con cattivi consigli; chi ad essi acconsente, perde la luce della giustizia quando Dio retribuir ci che giusto. Tutto questo leggiamo nelle sacre Scritture; anche quanto riguarda la seduzione che viene dall'esterno: Temo per che, come il serpente nella sua malizia sedusse Eva, cos i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicit e purezza nei riguardi di Cristo 23 . A cui simile: Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi 24 ; e il versetto secondo cui ciascuno sarebbe seduttore di se stesso: Se infatti uno pensa di essere qualcosa mentre non nulla, inganna se stesso 25 ; e quello sulla vendetta di Dio, che ho menzionato sopra: Dio li ha abbandonanti in bala d'una intelligenza depravata, sicch commettono ci che indegno 26 . Cos anche nell'Antico Testamento, dopo la premessa: Perch Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi 27 , si dice: Ma la morte entrata nel mondo per invidia del diavolo 28 . Ed ancora, sulla stessa morte, perch gli uomini non si considerassero senza colpa, si dice: Gli empi invocano su di s la morte con gesti e con parole, ritenendola amica e si consumano per essa 29 . Altrove, per: Bene e male, vita e morte, povert e ricchezza, tutto proviene dal Signore 30 . A questo punto gli uomini confusi non capiscono che in un'unica e medesima cattiva azione, anche se non ne segue un'altra evidente, ma accompagnata immediatamente da una punizione, qualcosa proviene dall'astuzia del consigliere, qualcosa dall'indolenza di colui che vuole, qualcosa dalla giustizia di colui che punisce; perch il diavolo suggerisce, l'uomo acconsente, Dio abbandona. Perci nella cattiva azione, cio nell'accecamento dei non credenti, se si riconosce anche il diavolo per la sua malignit nel consigliare, cos da distinguere Dio di questo mondo, non mi sembra un'assurdit. Ed infatti non viene detto Dio senza aggiunta, ma viene aggiunto di questo mondo, cio degli uomini empi, che vogliono prosperare solo in questo mondo; secondo ci che viene detto anche un mondo perverso, come scritto: Per strapparci da questo mondo perverso 31 . Simile , infatti, quell'espressione: Il cui Dio il loro ventre 32 : se l non ci fosse il cui Dio non verrebbe affatto chiamato ventre. N nel salmo i demoni potrebbero essere chiamati di se non si aggiungesse "delle nazioni ". Cos infatti stato scritto: Gli di delle nazioni sono demoni 33 . Nel passo che stiamo considerando, per, non stato messo n Dio di questo mondo, n il cui Dio il ventre, n gli di delle nazioni sono demoni, ma semplicemente Dio ha composto il corpo, il vero Dio, creatore di tutte le cose. Quelle sono espressioni di biasimo, questa, invece, di lode. A meno che Fausto non intenda che Dio ha composto il corpo non disponendo le membra, cio creandole e costruendole, ma mescolandole alla sua luce, di modo che, ovviamente, queste membra cos distinte e collocate nelle loro sedi le avrebbe disposte un altro, che ha creato questo corpo; Dio, invece, mescolandovi la sua bont avrebbe mitigato la malizia di questa creazione. Con tali invenzioni inebetiscono le anime fragili. Ma Dio, venendo in aiuto dei piccoli per bocca dei santi, non ha permesso che costoro dicessero questo. Hai, infatti, poco sopra: Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto 34 . Chi, ormai, non capirebbe, che Dio detto regolatore del corpo il corpo in base al fatto che ha creato il corpo con molte membra, che conservano le funzioni di varie attivit in una struttura unitaria? Che beni grandi ha perduto la stirpe delle tenebre con la mescolanza del bene! 10. Dicano, allora, i Manichei se gli animali, che secondo i loro deliri l'Hyle aveva creato nella stirpe delle tenebre, prima che Dio avesse mescolato la sua luce con quelli, non avevano questa armonia delle membra, che l'Apostolo loda come ho detto; se in quel caso la testa avrebbe detto ai piedi, o l'occhio alla mano: Non ho bisogno di te! 35
Non l'hanno mai detto, n avrebbero potuto dirlo; perch gli attribuiscono le seguenti azioni e funzioni: strisciavano, camminavano, nuotavano, volavano, ciascuno secondo la propria specie; vedevano pure, e sentivano, e percepivano con gli altri sensi, si nutrivano e curavano i loro corpi con alimenti appropriati ed equilibrati. Di conseguenza, anche la fecondit della prole era sufficiente: infatti attribuiscono loro anche l'accoppiamento. Certo, tutte queste cose, che Manicheo biasima come opere dell' Hyle, non si possono compiere senza l'armonia delle membra, che l'Apostolo loda ed attribuisce a Dio. Dubitate ancora chi sia da seguire e chi da maledire? Che dire del fatto che vi erano alcuni che parlavano anche, cosicch, mentre essi pronunciavano un discorso, tutti i serpenti, i quadrupedi, i volatili, i natanti ascoltavano, capivano, approvavano? Da ammirare questa eloquenza soprannaturale! E non l'avevano appresa da nessun grammatico o retore, n avevano imparato quelle cose tra le lacrime delle bacchette e delle verghe! Evidentemente anche Fausto si accostato tardi alla disciplina dell'eloquenza, per cianciare eloquentemente di queste falsit, e bench fosse di ingegno acuto, tuttavia leggendo ad alta voce fece perdere la pazienza, cosicch tanto pochi approvarono la sua eloquenza. Misero, egli che nacque in codesta luce e non in quelle tenebre! L, infatti, mentre teneva discorsi contro la luce, volentieri l'avrebbero ascoltato e prontamente obbedito ogni bipede, ogni animale a pi zampe, persino ogni serpente, dal dragone fino alla lumaca; qui, invece, disputando contro le tenebre, i pi lo chiamavano eloquente piuttosto che dotto, molti, per, perversissimo seduttore. Tra i pochi Manichei che lo applaudivano come un grande maestro, d'altra parte, nessun animale gli faceva cenno di assenso, neppure il suo cavallo sapeva qualcosa di quella dottrina, come se la parte divina si fosse mescolata a quegli animali solo per questo: per farli diventare pi stupidi! Che questo, vi prego? Svegliatevi, una buona volta, miseri, e confrontate nella vostra invenzione il tempo antecedente ed il presente di tutti gli animali, allora nella loro terra, ora in questo mondo; allora forti erano i corpi, ora sono deboli; allora la vista era acuta, con la tentazione di invadere la zona di Dio; ora cos debole da essere distolta dai raggi del sole; allora le menti degli animali sviluppate per comprendere uno che pronunciasse un discorso; ora ebeti e del tutto estranee da una tale capacit; allora era naturale un'eloquenza cos grande e potente, ora con tanto studio e fatica a malapena piccola e modesta. Che beni grandi ha perduto la stirpe delle tenebre con la mescolanza del bene! Bene e male, opposti tra loro, non sono evidenti nei contrari esemplificati da Fausto. 11. Proprio a questo Fausto, in questo stesso discorso, cui ora rispondo, sembrato bene opporre elegantemente numerosi contrari: salute e malattia, abbondanza e miseria, bianco e nero, caldo e freddo, dolce e amaro. Tralascio di dire qualcosa del bianco e del nero, o in altri termini se c' qualche elemento di bene e di male nei colori, al punto da dire che il bianco appartiene a dio, il nero, invece, all'Hyle. Dal momento che ritengono che Hyle ha creato tutte le specie di volatili, se dio asperse il colore bianco sulle loro piume, dove si nascondevano i corvi, quando i cigni furono cosparsi di bianco? Parimenti non necessario discutere del caldo e del freddo: entrambi, infatti, se somministrati con moderazione, sono salutari, se in eccesso, invece, sono dannosi. Vediamo il resto. Il bene e il male, che avrebbe eventualmente dovuto mettere per primi, sembra che li abbia posti tra i contrari medesimi volendo che si intendessero come generali, cio che al bene appartiene la salute, l'abbondanza, il bianco, il caldo, il dolce; al male, invece, la malattia, la povert, il nero, il freddo, l'amaro: chi pu, veda quanto ci sia da ignorante e da sconsiderato! Io, invece, perch non si creda che tratti ingiustamente quest'uomo, non oppongo il bianco al nero, il caldo al freddo, il dolce all'amaro, la salute alla malattia. Infatti se il bianco e il dolce sono due cose buone, mentre il nero e l'amaro due cose cattive, come mai la maggior parte dell'uva e tutte le olive, diventando nere divengono dolci, cio possedendo pi male migliorano? Parimenti, se il calore e la salute sono due cose buone, invece il freddo e la malattia due cose cattive, perch i corpi, riscaldandosi, si ammalano? Per caso i sani hanno la febbre? Quindi non contrappongo queste cose, che probabilmente ha ricordato da incauto o per indicare qualsiasi forma di contrari piuttosto che il bene ed il male; in particolare perch non hanno mai detto che il fuoco della stirpe delle tenebre fosse freddo, ma il suo calore indubbiamente un male. Salute e abbondanza presso la stirpe delle tenebre. 12. Ma per lasciando da parte queste cose, consideriamo quelle che ha menzionato come buone fra questi contrari, cos da non volere dubbi: la salute, l'abbondanza, la dolcezza. Davvero non c'era la salute dei corpi in quella stirpe, in cui sono potuti nascere e crescere e generare quegli animali e resistere a tal punto che quando alcuni di loro, gravidi, furono catturati - come vanno vaneggiando - e furono legati insieme in cielo, i feti, nati neppure nella pienezza del tempo, ma prematuri, cadendo in terra da una tale altezza, poterono vivere e crescere e propagare queste specie carnali che ora sono innumerevoli? Oppure non c'era abbondanza l dove gli alberi poterono nascere non soltanto nell'acqua e nel vento, ma anche nel fuoco e nel fumo ed essere cos fecondi che dai loro frutti erano generati animali di ciascuna loro specie, e si conservavano in quanto nutriti ed allevati dalla fertilit di quegli alberi, l'abbondanza del cui nutrimento era testimoniata anche dalla fecondit della prole, soprattutto dove non c'erano n il lavoro dei campi n le intemperie dell'estate e dell'inverno (perch l non girava il sole, affinch con l'alternarsi delle stagioni trascorressero gli anni)? Quindi perenne era la fertilit degli alberi, per i quali l'elemento e l'alimento della loro specie, come era stato di aiuto a quelli che dovevano essere generati, cos bastava perennemente a coloro che dovevano essere fecondati, e non faceva mai mancare i frutti, come vediamo gli alberi dei cedri generare fiori e frutti per tutto l'anno, se sono continuamente irrigati. Grande, dunque, l l'abbondanza, e grande la sicurezza di averla: perch non si temeva la grandine, dove non c'erano coloro che scacciavano la luce, i quali - come inventate - scatenano i tuoni. Gradevolezza e disgusto di un cibo secondo la convenienza del corpo. 13. Se poi non avessero considerato i loro cibi dolci e deliziosi non li avrebbero ricercati, i loro corpi non si sarebbero rinvigoriti. Infatti cos stanno le cose: in base alla convenienza di ciascun corpo un cibo o piace o disgusta. Se piace, si dice che dolce o delizioso; se invece disgusta si dice che amaro, o acerbo o che va rifiutato perch in qualche modo sgradevole. Noi uomini non siamo forse cos, cio per lo pi uno ricerca un cibo di cui l'altro ha disgusto, o per costituzione naturale, o per abitudine o per stato di salute? Quanto pi i corpi di animali di diverso genere possono ritenere piacevole quel cibo che per noi amaro? O altrimenti si dovrebbero trattenere le capre dal rodere l'oleastro? Perch come per qualcuno degli uomini il miele amaro a causa di una malattia, cos per quella natura animale delizioso l'oleastro. Cos si infonde nei prudenti esaminatori della realt il valore dell'ordine, quando, cio, a ciascuno offerto e restituito il suo; e si rende noto quanto grande sia questo bene che si estende dalle cose infime fino a quelle pi alte, dalle corporali fino alle spirituali. Pertanto, per la stirpe delle tenebre, quando un animale appartenente a qualche elemento si nutriva con quel cibo che era nato nel suo elemento, senza dubbio questa stessa congruenza glielo rendeva piacevole; se invece si fosse imbattuto nel cibo fatto di un altro elemento l'incongruenza stessa avrebbe offeso il senso di colui che lo gustava. E questa offesa chiamata amarezza o asprezza o sgradevolezza o quant' altro o, se fosse cos eccessiva da distruggere l'armonia della costituzione del corpo con una forza estranea, e uccida o tolga le forze, chiamata anche veleno, semplicemente per l'incongruenza, poich cibo appropriato per un'altra specie; come uno sparviero, se mangia il pane, che il nostro cibo quotidiano, muore, anche noi se mangiamo l'elleboro, di cui si nutrono la maggior parte degli animali. Un certo modo di usare quell'erba, per, anche una forma di medicamento. Se Fausto sapesse e considerasse tal cosa, certamente non porrebbe veleno ed antidoto come esempio delle due nature del bene e del male, come se dio fosse l'antidoto ed Hyle il veleno, dal momento che una medesima cosa e una medesima natura, presa o usata ora appropriatamente ora non appropriatamente, giova o nuoce. Perci, secondo la loro invenzione, si pu dire che il loro dio stato il veleno per la stirpe delle tenebre, di cui logor i corpi tanto robusti cos da renderli debolissimi; ma poich anche la luce stessa fu catturata, sottomessa e sciupata, furono entrambi reciprocamente velenosi. Il regno di dio e il regno di Hyle. 14. Perch dunque non chiamate questi regni o entrambi buoni o entrambi cattivi, o piuttosto entrambi buoni e cattivi (entrambi buoni in se stessi, entrambi cattivi l'uno verso l'altro)? Successivamente, se sar necessario, cercheremo quale di questi sia migliore o peggiore; nel frattempo, giacch erano due regni buoni in se stessi, si faccia questa considerazione: dio regnava nella sua terra, anche Hyle regnava nella sua. La buona salute dei regnanti c'era sia l che qui; frutti abbondanti sia l che qui; fecondit della prole in entrambi i regni; la dolcezza dei piaceri propri nell'uno e nell'altro regno. Ma quella stirpe, dicono, a parte il fatto che era cattiva per la luce vicina, anche in se stessa era cattiva. Per il momento ho gi parlato delle sue molte cose buone; se anche voi potrete mostrarne delle cattive saranno due i regni buoni, ma migliore quello in cui non c'era alcun male: quali dite che fossero, dunque, suoi mali? Si devastavano, dice Fausto, si danneggiavano a vicenda, si uccidevano, si logoravano. Se l ci si dedicava soltanto a questo, in che modo si generarono, si allevarono, si svilupparono cos tante schiere? L dunque c'erano quiete e pace. Ma ammettiamo che fosse migliore il regno in cui non c'era alcuna discordia: molto pi opportunamente li chiamerei, tuttavia, due regni buoni, piuttosto che uno buono e l'altro cattivo, pur essendo migliore quello in cui ciascuno non nuoceva a se stesso, n l'uno all'altro; meno buono, invece, questo in cui, sebbene si contrapponessero a vicenda, tuttavia ciascun animale difendeva la sua salute, l'incolumit, la natura. Nondimeno al dio vostro non si pu paragonare neppure per una cos grande differenza il principe delle tenebre, cui nessuno resisteva, del cui regno tutti erano servitori, seguito da tutti quando pronunciava un discorso: questo non sarebbe potuto avvenire senza una grande pace e concordia. Ci sono, infatti, regni felici laddove si obbedisce al re col pieno consenso di tutti. A ci si aggiunge che erano sudditi di quel principe non solo quelli della sua specie, cio i bipedi, che voi dite genitori degli uomini, ma tutte le specie degli altri animali, ed al suo cenno gli si rivolgevano, facendo ci che aveva comandato, credendo a ci che aveva dichiarato. Dicendo queste cose, ritenete fino a tal punto sordi i cuori degli uomini da aspettarsi che voi nominiate un altro dio, che vedono compiutamente ed apertamente descritto? Se infatti questo principe era capace di questo con le sue forze, doveva derivarne grande potenza; se con l'onore, grande gloria; se con l'amore, grande concordia; se con il timore, grande disciplina. Se in tutte queste buone cose ce n'erano alcune cattive, allora forse si deve parlare di natura cattiva? O lo fanno solo coloro che non sanno che dicono? Inoltre, se ritenete che fosse una natura cattiva, per il fatto che non solo era cattiva nei confronti dell'altra natura, ma aveva il male anche in se stessa, credete che non sia alcun male la dura necessit che sopportava il vostro dio prima della mescolanza con la natura contraria, cos da essere costretto a combattere con essa ed a mandare nelle fauci le sue membra, per essere cos schiacciate che non si potesse recuperarle tutte intere? Ecco, c'era anche in essa un grande male, prima che si mescolasse con lei quello che solo chiamate male. Infatti o non poteva essere offeso e danneggiato dalla stirpe delle tenebre e per propria stoltezza soffriva quella necessit; o, se poteva essere danneggiato nella sua sostanza, non adorate un dio incorruttibile, come lo dichiara l'Apostolo 36 . E allora? La corruttibilit stessa, dalla quale non era ancora corrotta quella natura ma dalla quale poteva essere corrotta, non vi sembra un male nel dio vostro? Nel dio dei Manichei n prescienza n sicurezza. 15. Chi non vedrebbe, inoltre, che o in lui non c'era prescienza - nel qual caso vostro dovere pensare se non sia un difetto di Dio mancare di prescienza e non sapere minimamente cosa stia per accadere -; o, se in lui c'era prescienza, non poteva esserci sicurezza, ma eterno timore, e riconoscete certamente quanto ci sia male! Non temeva che da un momento all'altro venisse il tempo in cui le sue membra sarebbero state talmente devastate e contaminate in quella battaglia, che a stento sarebbero state liberate e purificate con infinita fatica e neppure per intero? Ma se questo non lo riguardava (e vedete senz'altro quanto si possa dirlo con difficolt), le sue membra, che stavano per soffrire mali tanto grandi, avevano certamente paura. O non sapevano che sarebbe avvenuto questo? Quindi ad una qualunque parte della sostanza del vostro dio manc assolutamente la prescienza. Contate i mali nel vostro sommo bene! O forse non temevano perch prevedevano la loro successiva liberazione e, parimenti, il trionfo? Certamente temevano per i compagni, sapendo che dovevano essere cacciati dal loro regno e imprigionati per l'eternit in quel globo. Cosa vanno delirando coloro che, non accettando la sana dottrina, si volgono alle favole! 16. Forse l non c'era carit affinch non ci fosse fraterna compassione per le anime minacciate da eterni supplizi senza alcun precedente peccato? Come? Quelle stesse anime che dovevano essere legate nel globo, non erano anche loro membra del vostro dio? Non forse unica l'origine, unica la sostanza? Esse, almeno, sicuramente temevano, sicuramente erano afflitte perch avevano prescienza del loro futuro ed eterno carcere. O altrimenti, se quelle anime non sapevano che sarebbe avvenuto questo, una parte del vostro dio era preveggente, una parte no; come, dunque, una sola ed identica poteva essere la sostanza? Dal momento che, dunque, anche l ci furono mali tanto grandi, prima che ci fosse la mescolanza con un male estraneo, perch vi vantate di quel bene, come se fosse puro, semplice, sommo? Perci siete costretti a confessare che queste due stesse nature erano o entrambe buone o entrambe cattive. Vi concediamo, se direte che erano entrambe cattive, di dichiarare peggiore quella che vorrete; se invece direte che erano entrambe buone, dite quale di queste fosse la migliore. Dopo sar pi accurato l'esame; purch, tuttavia, sia rimosso quel vostro errore per il quale dite che esistevano due princpi di natura diversa, buona e cattiva, e evidentemente due di, uno buono e l'altro cattivo. Ora, per, se cattivo qualcosa per il fatto che nuoce ad un altro, questi due princpi si sono nuociuti a vicenda: supponiamo che una parte sia stata pi cattiva perch per prima ha desiderato i beni altrui. Perci una volle introdurre il male, l'altra restitu male per male; e non secondo la legge del taglione, cio occhio per occhio 37 , che abitualmente criticate per ignoranza e per impudenza, ma con molta pi gravit. Scegliete dunque quale parte chiamare peggiore, quella che per prima volle nuocere o quella che volle e pot nuocere di pi. Questa infatti desider godere della luce secondo la sua misura; l'altra estirp quella alla radice. Se l'una avesse portato a compimento quel che desiderava, sicuramente non avrebbe danneggiato se stessa; l'altra, invece, per abbattere completamente l'avversaria ostile, nocque gravemente anche ad una parte di s. Come dice quella notissima e veemente esclamazione affidata alla memoria di certe opere: Periscano gli amici purch contemporaneamente muoiano i nemici 38 . Infatti una parte di dio stata mandata all'irrimediabile contaminazione affinch fosse possibile proteggere il globo, nel quale il nemico deve essere sepolto vivo in eterno; tanto, infatti, sar temuto anche da vinto, tanto spaventer bench rinchiuso, che l'eterna sventura di una parte di dio procura una qualunque sicurezza alle altre parti. O innocentissima bont! Ecco, anche il dio vostro far ci che potrebbe nuocere ai suoi ed ai nemici, di cui accusate terribilmente la stirpe delle tenebre. Proprio questo denunciato, nel caso del vostro dio, dalla zona pi profonda del globo, nella quale rinchiuso il nemico ed inchiodato il suddito; addirittura quella parte che dite dio prevale nel nuocere di pi ai nemici ed ai suoi. Hyle, in effetti, non volle distruggere il regno nemico, ma occuparlo; alcuni dei suoi, poi, sebbene li uccidesse distruggendoli mediante altri dei suoi, tuttavia li trasformava di nuovo in altre forme, cosicch morendo e rinascendo, almeno durante gli intervalli di tempo godevano della loro vita. Dio, invece, onnipotente ed ottimo come lo descrivete, distrugge i nemici e condanna i suoi per sempre; e - cosa cui si crede per una follia pi sorprendente - Hyle danneggia i suoi animali nella lotta, dio punisce le sue membra nella vittoria. Non state forse vaneggiando? Certamente ricordate il paragone di Fausto tra dio e l'antidoto e tra Hyle ed il veleno: ecco, nuoce di pi il vostro antidoto che il veleno. Se Hyle ha rinchiuso dio e inchiodato le sue viscere nel globo cos orrendo, per sempre; e - crimine maggiore - egli calunnia le restanti anime perch non sembri di esser venuto meno, non avendo potuto purificarle. Mani, infatti, nella sua Epistola del Fondamento, dice che quelle anime diventano degne di tale supplizio perch " hanno concesso a se stesse di allontanarsi dalla loro precedente brillantezza naturale e sono divenute nemiche della santa luce ", sebbene dio stesso le abbia condotte in quel traviamento. Di conseguenza furono cos ottenebrate da diventare luce nemica della luce. Se non lo volevano, egli fu ingiusto nel costringerle; se lo volevano, egli fu ingrato nel punirle. Se esse avessero potuto sapere in anticipo che sarebbero state nemiche della loro origine, sarebbero state tormentate dal timore prima del conflitto, contaminate irrimediabilmente durante esso, e dopo esso condannate per sempre, mai beate. D'altro canto, se non avessero potuto sapere in anticipo, sarebbero state incaute prima del conflitto, deboli durante esso e misere dopo, mai divine. E necessariamente ci che vero di esse vero di dio, conformemente all'unit della sostanza. Non possiamo credere che vedete quanto grande sia la vostra bestemmia? E tuttavia, talvolta, volendo - per cos dire - difendere la bont di dio, dite di riservare qualcosa di buono anche alla stessa Hyle, perch rinchiusa non si accanisca su se stessa. Avr dunque qualcosa di buono pur non avendo nulla di buono mescolato con essa? Forse, come dio prima del conflitto, pur senza mescolanza col male, aveva il male di necessit, cos Hyle, dopo il conflitto, senza mescolanza col bene, avr il bene della pace? Parlate dunque di due mali, ma uno peggiore dell'altro; o, pi esattamente, di due non sommi beni, ma uno migliore dell'altro. Di conseguenza il migliore lo proclamate pi misero: infatti, se l'esito di quel grande conflitto sar che - sopraffatta Hyle dalla propria devastazione e inchiodate le membra di dio nel globo - qualcosa di buono sia riservato ai nemici ed un grande male sia inflitto ai sudditi, pensate chi abbia vinto! Ma (si capisce!) il veleno Hyle, che stata capace di formare, fortificare, nutrire, vivificare i suoi animali; e l'antidoto dio, che ha potuto condannare, ma non guarire, le sue membra! Pazzi! Quella non Hyle, quello non dio! Cos vanno delirando coloro che, non accettando la sana dottrina, si volgono alle favole 39 .
1 - 2 Cor 4, 4. 2 - Rm 3, 5. 3 - Rm 9, 14-15. 4 - Es 33, 19. 5 - Rm 9, 22-23. 6 - Rm 1, 24. 26. 28. 7 - Gv 9, 39. 8 - Sal 35, 7. 9 - Rm 11, 33. 10 - Sal 100, 1. 11 - Cf. Mt 25, 41. 12 - Cf. Mt 5, 45. 13 - Rm 11, 17-24. 14 - Rm 11, 33. 15 - Gc 4, 15. 16 - Sap 11, 21. 17 - Cf. Rm 1, 20. 18 - Ef 5, 28-29. 19 - 1 Cor 12, 1-26. 20 - Cf. Gal 1, 9. 21 - 1 Cor 12, 24. 22 - 2 Cor 4, 4. 23 - 2 Cor 11, 3. 24 - 1 Cor 15, 33. 25 - Gal 6, 3. 26 - Rm 1, 28. 27 - Sap 1, 13. 28 - Sap 2, 24. 29 - Sap 1, 16. 30 - Sir 11, 14. 31 - Gal 1, 4. 32 - Fil 3, 19. 33 - Sal 95, 5. 34 - 1 Cor 12, 18. 35 - 1 Cor 12, 21. 36 - Cf. 1 Tm 1, 17. 37 - Cf. Es 21, 24. 38 - CICERONE, Pro Deiotaro 9, 25. 39 - Cf. 2 Tm 4, 3. LIBRO VENTIDUESIMO In che senso i Manichei contestano la Legge e i Profeti. 1. FAUSTO. " Perch denigrate la Legge e i Profeti? ". Noi non siamo affatto nemici o avversari della Legge e dei Profeti, n di nessuno: al punto che, se solo ce lo permettete, siamo pronti ad affermare che falso tutto ci che su di essi stato scritto e per cui ci risultano odiosi. Ma voi opponete resistenza, e dando retta ai vostri scrittori, rendete colpevoli i profeti forse innocenti, diffamate i patriarchi, disonorate persino la legge e, cosa ancora pi sciocca, pretendete allo stesso tempo che i vostri scrittori non dicano menzogne e che fossero religiosi e santi quelli di cui scrissero turpitudini e vite ignobili. Ma poich le due cose non possono stare insieme, necessario o che questi furono cattivi, o che quelli furono menzogneri e falsi. Gli scrittori deformarono la Legge e i Profeti introducendo i precetti giudaici. 2. Ors: se ti piace, dopo aver condannato per comune accordo gli scrittori, assumiamo la difesa della Legge e dei Profeti. Per legge, per, io non intendo la circoncisione, il sabato, i sacrifici e le altre cose simili dei Giudei, bens quella che la vera legge, cio: Non uccidere, Non commettere adulterio, Non pronunciare falsa testimonianza 1 , ecc. Ad essa, che era diffusa tra le genti gi in antico, ovvero sin da quando esiste la creatura di questo mondo, gli scrittori degli Ebrei mescolarono con violenza, come lebbra e rogna, quei loro abominevoli e turpissimi precetti che riguardano la circoncisione e i sacrifici. Suvvia! Se anche tu sei davvero un amico della legge, condannali insieme a me, giacch hanno osato violarla con una simile commistione di precetti che non le si addicono: i quali precetti, se non sapeste anche voi che non sono legge n parte della legge, o vi sforzereste di osservarli, avendo fatto professione di giustizia, oppure confessereste apertamente di non essere giusti. Ora, invece, da una parte, volendo voi vivere rettamente, avete la massima cura di quei comandamenti che proibiscono i delitti, dall'altra non fate alcuna menzione di quelli che riguardano i Giudei: in che modo potreste avere delle scusanti per questo, se non fosse evidente che non si tratta della medesima legge? Infine, se come ti infiammi ritenendo un insulto intollerabile che uno ti dica negligente circa il precetto Non uccidere o: Non commettere adulterio, ti scaldassi altrettanto se uno ti dicesse che sei incirconciso e che trascuri il sabato, se ne dedurrebbe senza dubbio che ambedue sono legge e comandamento di Dio. Ora, invece, riguardo ai primi ottieni lode e onore, se li osservi; mentre riguardo agli altri, non temi affatto la perdita di questo stesso bene, perch li disprezzi. Perci ne risulta che questi, come ho detto, non sono legge, ma piuttosto macchie e scabbia della legge: se noi li condanniamo, li condanniamo in quanto falsi, non in quanto legittimi. E tale esecrazione non tocca n la legge n Dio autore della legge, bens coloro che hanno ascritto il nome di questo e di quella alle loro nefaste religioni. Se poi talvolta, quando stigmatizziamo i precetti dei Giudei, noi attacchiamo il venerando nome della legge, ci accade per colpa vostra, che non volete alcun discrimine tra le istituzioni ebraiche e la legge: piuttosto, rendete alla legge la dignit che le propria, recidete da essa come verruche le turpitudini degli Israeliti, gettate sugli scrittori la colpa di tale deformazione, e subito vi accorgerete che noi siamo stati nemici del Giudaismo, non della legge. il termine " legge " a trarvi in inganno: giacch non sapete a cosa si debba giustamente attribuirlo. O sono menzogneri gli scrittori, o sono veri i crimini dei Patriarchi e dei Profeti narrati nella Scrittura. 3. Al riguardo, non vedo perch riteniate che noi denigriamo i vostri profeti e patriarchi. Infatti, se le cose che si dice abbiano compiute fossero state scritte o dettate da noi, la vostra accusa nei nostri confronti non sarebbe priva di ragione: ma se sono state scritte da loro stessi contro il costume dell'onest al fine di trarre gloria dai vizi, oppure da loro soci e consimili, che colpa ne abbiamo noi? Noi infatti detestiamo e condanniamo gli atti iniqui che di propria iniziativa, senza neppure essere interrogati, quei rei hanno confessato: se invece fu la malignit degli scrittori a inventare contro di loro queste cose per invidia, si puniscano allora gli scrittori, se ne condannino i libri, si purifichi il nome dei profeti da una fama non meritata, si restituisca autorevolezza alla seriet e alla rettitudine dei patriarchi. Menzogne degli scrittori sia su Dio sia sugli uomini di Dio. 4. Certamente pu essere accaduto che quegli stessi scrittori, cos come inventarono impudentemente tante cose a proposito di Dio - dicendo, di volta in volta, che si trovava nelle tenebre dall'eternit e si meravigli dopo che ebbe visto la luce; che era ignaro del futuro, tanto da impartire ad Adamo un ordine che egli non avrebbe osservato; che non era preveggente, giacch non pot vedere Adamo che, conosciuta la propria nudit, si era nascosto in un angolo del giardino; che era invidioso e temeva che il suo uomo, se avesse assaggiato dell'albero della vita, sarebbe vissuto in eterno; che talora era avido del sangue e del grasso di ogni genere di sacrifici e geloso se, come a lui, li si offrivano ad altri; che era iroso ora con gli estranei, ora con i suoi; che uccideva migliaia di uomini per colpe lievi o affatto commesse; che minacciava che sarebbe venuto con la spada e non avrebbe risparmiato nessuno, n giusto n peccatore -, allo stesso modo, ripeto, pu essere accaduto che mentirono anche a proposito degli uomini di Dio, dato che con tanta insolenza mentirono su Dio stesso. Convenite dunque con noi che la colpa va addossata agli scrittori, se volete che ne siano liberati i profeti. I crimini dei Patriarchi e dei Profeti. 5. Fino a prova contraria, non siamo stati noi a scrivere di Abramo che, bruciando dall'insano desiderio di avere un figlio, e non confidando affatto in Dio che gi glielo aveva promesso dalla moglie Sara, si rotol con una concubina, essendone la moglie (cosa ancora pi turpe) a conoscenza 2 . E neppure che, mercanteggiando in modo vergognosissimo il proprio matrimonio, a causa dell'avarizia e del ventre egli offr in vendita come concubina, poich era bellissima, la suddetta moglie Sara, spacciandola per la propria sorella 3 , a due re, Abimelech e Faraone, in momenti diversi. N che Lot, suo fratello, dopo essere stato liberato da Sodoma, giacque sul monte con le sue due figlie 4 , egli che a Sodoma, colpito da un fulmine, sarebbe arso pi onestamente di come bruci sul monte per la fiamma di una libidine proibita. E neanche che Isacco si comport tale e quale al padre nei riguardi di sua moglie Rebecca, anch'egli fingendo che fosse sua sorella 5 per vivere vergognosamente per mezzo di lei. N che Giacobbe suo figlio si aggir come un capro tra Rachele e Lia, sorelle germane, e le loro rispettive schiave, facendo il marito di quattro mogli, al punto che ogni giorno quelle quattro prostitute facevano a gara su chi per prima se lo portasse nel giaciglio al suo ritorno dai campi, e talora di notte se lo cedevano pure l'una all'altra dietro compenso 6 . E nemmeno che Giuda suo figlio giacque con la nuora Tamar, dopo le nozze dell'uno e dell'altro figlio, ingannato - dicono - dall'aspetto di prostituta 7 che essa, bene al corrente del fatto che il suocero trafficava da sempre con quel genere di donne, aveva assunto. N che Davide, dopo un gran numero di mogli, commise adulterio anche con quella sgualdrina della moglie di Uria e fece morire lui in guerra 8 . N che Salomone suo figlio ebbe trecento mogli e settecento concubine e figlie di re senza numero 9 . N che Osea, il primo dei profeti, ebbe figli da una prostituta 10 : turpitudine che, cosa ancor pi esecrabile, viene presentata come un consiglio impartito da Dio. N tantomeno che Mos commise omicidio 11 , che depred l'Egitto 12 , che fece guerre, che ordin e comp molteplici crudelt 13 , e che neppure lui si accontent di un solo matrimonio. Nessuna di queste cose - ripeto - n altre simili che si trovano nei diversi libri di quegli autori, sono state scritte o dettate da noi: a questo punto, o sono falsi i racconti dei vostri scrittori, o sono veri i crimini dei padri. Voi, scegliete pure delle due alternative quella che volete: quanto a noi, giocoforza che deprechiamo o gli uni o gli altri, dal momento che abbiamo in odio sia i malvagi e i turpi sia i bugiardi. I Manichei non comprendono il valore simbolico dei precetti e delle azioni contenuti nel Vecchio Testamento. 6. AGOSTINO. Non comprendete n i misteri della Legge n le azioni dei Profeti, poich non sapete pensare n la santit n la giustizia. Ma circa i precetti e i misteri del Vecchio Testamento abbiamo gi detto spesso e molto, affinch si comprendesse che l un conto ci che viene impartito perch sia condotto a compimento, realizzandolo per mezzo della grazia del Nuovo Testamento, un conto ci che si dimostra essersi compiuto, perch la verit ormai manifestata lo abolisce: ovvero, che il precetto della legge veniva ricevuto perch doveva essere perfezionato con l'amore di Dio e del prossimo, mentre la promessa della legge dimostrava di essersi compiuta con l'abolizione della circoncisione e degli altri segni di quel tempo. Il precetto creava dei colpevoli affinch si desiderasse la salvezza, la promessa invece celebrava le figure nell'attesa del Salvatore: cosicch per l'avvento del Nuovo Testamento gli uni fossero liberati dal dono della grazia, le altre venissero spazzate via dalla verit sopraggiunta. Infatti la stessa legge che stata data per mezzo di Mos divenuta grazia e verit per mezzo di Ges Cristo 14 : grazia, cosicch, concesso il perdono dei peccati, si adempia per dono di Dio a ci che stato comandato; verit, cosicch, abolita l'osservanza delle ombre, per la fedelt di Dio si renda presente ci che stato promesso. I Manichei giudicano con mente carnale le figure che contengono le promesse. 7. Pertanto costoro che, biasimando ci che non comprendono, considerano come lebbra, scabbia o verruche della legge le figure simboliche che contengono le promesse sono simili ad uomini che disdegnano ci di cui non afferrano l'utilit: come un sordo che, vedendo muoversi le labbra di uno che parla, criticasse i movimenti della bocca come superflui e indecorosi; o un cieco che, al sentirsi magnificare una certa casa, volesse col tatto la riprova di quanto gli viene detto e mettendosi a saggiare con la mano la levigatezza delle pareti incappasse all'improvviso nelle finestre e le criticasse come disdicevoli a quella superficie omogenea, ritenendole buchi dovuti a crolli. Ottusit dei Manichei circa Gen 1,2: differenza tra luce creatrice e luce creata. 8. Ma le azioni dei profeti furono esse stesse profetiche e simboliche: come potr mai farlo capire a gente la cui mente piena di vacuit a tal punto che, secondo loro, noi crediamo che anche Dio stesso un tempo si trovava nelle tenebre, giacch sta scritto Le tenebre ricoprivano l'abisso 15 ? Come se noi chiamassimo Dio l'abisso dove c'erano le tenebre in quanto l, prima che Dio con la sua parola creasse la luce, non c'era luce! Ma poich essi non distinguono tra la luce che Dio stesso e la luce che Dio ha creato, ritengono che ne consegua che egli stesso fosse nelle tenebre prima di creare la luce, essendo le tenebre sopra l'abisso prima che egli dicesse: Sia fatta la luce. E la luce fu 16 . Come nel Nuovo Testamento si dicono di lui ambedue le cose - vi leggiamo infatti sia che Dio luce e in lui non ci sono tenebre 17 , sia che Dio che disse: " Rifulga la luce dalle tenebre ", rifulse nei nostri cuori 18 -, allo stesso modo anche nel Vecchio Testamento si dice sia: un riflesso della luce perenne 19 a proposito della Sapienza di Dio, che certamente non stata fatta 20 , poich tutte le cose furono fatte per mezzo di lei, sia: Tu, Signore, sei luce alla mia lampada: il mio Dio rischiara le mie tenebre 21 a proposito di una luce che non pu essere stata fatta se non per mezzo di lei. Allo stesso modo anche all'inizio, quando le tenebre erano sopra l'abisso, Dio disse: Sia fatta la luce. E la luce fu: una luce che nessun altro avrebbe potuto creare se non la luce creatrice della luce, cio Dio. All'occhio carnale dei Manichei inaccessibile la luce creatrice. 9. Come infatti Dio basta a se stesso riguardo alla beatitudine eterna, e ne trabocca per renderci beati, cos basta a se stesso riguardo alla luce eterna e ne trabocca per illuminarci: egli non brama il bene di nessuno, giacch egli stesso il godimento di ogni volont buona, n teme il male di nessuno, giacch da lui stesso che ogni volont cattiva viene abbandonata. Infatti, n lo accresce chi beato per dono suo, n lo intimorisce chi infelice per sua sentenza. Non questo, o Manichei, il Dio che voi adorate: di molto vi siete allontanati da lui, inseguendo i vostri fantasmi, che il vostro cuore vuoto e instabile, abbeverandosi con gli occhi della carne a questa luce dei corpi celesti, ha dilatato e diversificato in un moltiplicarsi di invenzioni. Questa luce, sebbene anch'essa fatta da Dio, non neppure lontanamente paragonabile con la luce che Dio ha creato nelle menti dei pii, che le illumina dalle tenebre e le giustifica dall'empiet: quanto meno lo sar con quella luce inaccessibile che di tutte queste cose creatrice! Eppure, non a tutti inaccessibile: Beati i puri di cuore, perch vedranno Dio 22 , e Dio luce e in lui non ci sono tenebre; gli empi invece non vedranno la luce, come dice Isaia 23 . A costoro dunque inaccessibile la luce, creatrice di luce, che cre non solo quella luce spirituale nelle menti dei santi, ma anche questa luce corporea, alla quale non proibisce che i malvagi si avvicinino, bens la fa sorgere sopra i buoni e sopra i malvagi 24 . Ipotesi sulla natura della luce creata. 10. Quando dunque le tenebre erano sopra l'abisso egli, che era la luce, disse: Sia fatta la luce. chiaro quale luce fece la luce: infatti troviamo chiaramente scritto Dio disse; non altrettanto chiaro, invece, quale luce fu fatta. Per gli studiosi delle Divine Scritture, infatti, oggetto di comune discussione se si tratti della luce che sta nelle menti degli angeli, se cio Dio abbia creato in quel momento gli stessi spiriti razionali, oppure di una qualche luce corporea, situata anch'essa lontano dai nostri sguardi nei luoghi pi alti di questo mondo. Infatti i luminari visibili nel cielo li cre il quarto giorno: e a sua volta similmente ci si domanda se essi furono creati simultaneamente alla loro luce, o in che modo furono accesi a partire da quella luce che era gi stata creata. In ogni caso, qualunque sia la luce che fu fatta allorch, essendo le tenebre sopra l'abisso, Dio disse: sia fatta la luce, nessuno che, leggendo con piet le sacre Scritture diventi degno di comprenderle, dubita del fatto che la luce creata fu fatta dalla luce creatrice. In che senso lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque (Gen 1,2). 11. N si deve ritenere che Dio, prima di fare la luce, abitasse nelle tenebre, per il fatto che: Lo spirito di Dio aleggiava sulle acque 25
ed essendo stato detto in precedenza che le tenebre ricoprivano l'abisso. L'abisso infatti l'immensa profondit delle acque. Da qui pu venire in mente, a chi pensa secondo la carne, che lo Spirito di Dio abitasse in quelle tenebre che erano sopra l'abisso, dato che di lui si dice: aleggiava sulle acque: costui non capisce come la luce risplenda nelle tenebre e come le tenebre non la comprendano 26 se non quando divengano luce mediante la parola di Dio e si dica loro: Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore 27 . Se dunque le menti razionali, ottenebrate dalla volont empia, non possono comprendere la luce - mai assente - della sapienza di Dio, poich ne sono lontane per l'affetto, non per il luogo, che c' di strano se lo spirito di Dio, che aleggiava sopra le acque, aleggiasse anche sopra le tenebre delle acque, certamente ad una distanza senza paragoni, ma di sostanza e non di luogo? In che senso Dio si meravigli della luce (Gen 1,4). 12. So bene di cantare queste cose a dei veri e propri sordi: tuttavia, non dispero che la verit del mio canto incontri un orecchio che sia stato aperto dal Signore, dal quale provengono le verit che diciamo. Ma dobbiamo proprio sopportare come giudici delle Divine Scritture persone simili, alle quali non aggrada neanche che a Dio piacquero le proprie opere, e lo accusano di essersi meravigliato della luce come di una cosa estranea, poich sta scritto: Dio vide che la luce era cosa buona 28 ? Egli infatti approva le sue opere perch gli piace ci che ha fatto, ed questo che significa il vedere che sono buone. Infatti non costretto a fare qualcosa contro la propria volont, cos da fare ci che non gli piace; n si mette a fare qualcosa inavvertitamente, cos da dispiacersi di averla fatta. Ma come potrebbe non infastidire costoro il fatto che il nostro Dio vide che la sua opera era buona, dal momento che il loro dio, quando ebbe sommerso le sue membra nelle tenebre, si mise davanti un velo? Non vide infatti che ci che aveva fatto era buono, bens non volle vedere che era cattivo. In che senso Cristo si meravigli della fede del centurione (Mt 8,10). 13. Fausto dice chiaramente che il nostro Dio si meravigli, il che non scritto: n se uno vede che una cosa buona, ne consegue che si dica che ne resti anche meravigliato. Infatti, di fronte a molte cose che vediamo buone, non rimaniamo meravigliati perch sono tali contro la nostra aspettativa, ma le approviamo semplicemente perch tali dovevano essere. Nondimeno, mostriamo a costoro, non nel Vecchio Testamento che calunniano in mala fede, ma nel Nuovo che accettano per ingannare gli inesperti, che Dio si meravigliato. Essi infatti confessano che Cristo Dio, e pongono nel loro laccio questa esca dolcissima, con cui catturare chi devoto a Cristo. Dio dunque si meravigliato quando Cristo si meravigliato: infatti sta scritto nel Vangelo che, udita la fede di un centurione: Ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: In verit vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede cos grande 29 . Ecco, abbiamo spiegato come abbiamo potuto le parole Dio vide che era cosa buona, e forse interpreti migliori le spiegano meglio. Spieghino anche costoro in che senso Ges si meravigli di una cosa che sapeva gi prima che accadesse, e conosceva gi prima di udirla. Sebbene infatti ci sia una grande differenza tra il vedere che una cosa buona e il meravigliarsene anche, tuttavia in questo caso c' una qualche similitudine, poich anche Ges si meravigli per la luce di fede che egli stesso, che la luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo, aveva fatto nel cuore di quel centurione 30 . Le critiche di Fausto al Vecchio Testamento somigliano a quelle che i pagani potrebbero muovere al Nuovo. 14. Certo, un pagano empio potrebbe insultare e accusare Cristo nel Vangelo, cos come Fausto fa con Dio nel Vecchio Testamento. Potrebbe infatti dire anch'egli che Cristo mancava di prescienza, non solo perch rimase stupito della fede del centurione, ma anche perch fra i suoi discepoli scelse Giuda, che non avrebbe osservato i suoi comandamenti 31 : cos come Fausto biasima il fatto che nel paradiso fu dato all'uomo un ordine che non avrebbe eseguito 32 . Gli imputerebbe anche che non fu in grado di sapere chi lo aveva toccato, quando quella che soffriva per il flusso di sangue gli tocc la frangia dell'abito: cos come costui incolp Dio di ignorare dove si nascondesse Adamo, credo a motivo delle parole: Adamo, dove sei 33 ?, cos come per quelle di Cristo: Chi mi ha toccato 34 ? Potrebbe dire anche che era invidioso e che aveva paura che se altre cinque vergini fossero entrate nel suo regno, sarebbero vissute in eterno: e chiuse loro la porta in modo da non aprire neppure di fronte al loro pietoso bussare 35 , come dimenticando ci che egli stesso aveva promesso col dire: Bussate e vi sar aperto 36 ; cos come costui accusa Dio di invidia e di paura perch non aveva ammesso il peccatore alla vita eterna. Potrebbe ritenerlo desideroso del sangue non degli animali ma degli uomini, poich disse: Chi avr perduto la sua anima per causa mia, la trover per la vita eterna 37 : cos come costui ha voluto criticare i sacrifici degli animali, figure con cui veniva promesso il sacrificio del sangue dal quale siamo stati redenti. Potrebbe rimproverarlo anche di essere geloso, per il fatto che, quando scacci dal tempio con il flagello i compratori e i venditori, l'evangelista ha ricordato che di lui fu scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora 38 , cos come costui ha accusato Dio di gelosia perch viet che si sacrificasse ad altri. Potrebbe considerarlo iroso verso i suoi e verso gli estranei: verso i suoi, poich disse: Il servo che, conoscendo la volont del suo padrone, avr fatto cose degne di percosse, ne ricever molte 39 ; verso gli estranei, poich disse: Se qualcuno non vi accoglier, scuotete su di lui la polvere dei vostri piedi. In verit vi dico, nel giorno del giudizio Sodoma avr una sorte pi sopportabile di quella citt 40 : cos come costui incrimina Dio di ira ora verso i suoi ora verso gli estranei, giacch l'Apostolo menziona ambedue quando dice: Tutti quelli che hanno peccato senza la legge, periranno anche senza la legge; quanti invece hanno peccato sotto la legge, saranno giudicati sotto la legge 41 . Potrebbe dire che trucid e sparse il sangue di molti per colpe lievi o per nulla commesse. Agli occhi di un pagano apparirebbe certo colpa lieve o affatto commessa il non avere la veste nuziale in un banchetto di nozze, motivo per cui il nostro re nel Vangelo ordin che quell'uomo fosse gettato nelle tenebre esteriori 42 legato mani e piedi; o il non volere Cristo come proprio re, peccato per il quale dice: Quelli che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me 43 : cos come costui ha accusato Dio nel Vecchio Testamento poich gli sembr che trucidasse migliaia di uomini per colpe lievi o per nulla commesse. Quanto poi all'accusa di Fausto a Dio che minaccia di venire con la spada con cui non risparmier n il giusto n il peccatore, quale accuse mai non lancerebbe quel pagano udendo l'apostolo Paolo dire del nostro Dio: Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi 44 ; udendo anche Pietro, che nel parlare delle grandi tribolazioni dei santi e della loro uccisione, li esorta a sopportare e dice: giunto il momento in cui inizia il giudizio dalla casa di Dio; e se inizia da noi, quale sar la fine di coloro che rifiutano di credere al Vangelo del Signore? E se il giusto a stento si salver, che ne sar del peccatore e dell'empio? 45
Cosa c' infatti di pi giusto di quell'unico, che tuttavia il Padre non risparmi? E cosa di pi evidente del fatto che non risparmi neppure i giusti, purificandoli con diverse tribolazioni, dal momento che di ci si dice apertamente: E se il giusto a stento si salver? Non solo infatti nel Vecchio Testamento sta scritto: Dio corregge chi ama; percuote ogni figlio che predilige 46 e: Se dalla mano del Signore accettiamo il bene, perch non dovremmo accettare il male? 47 ; ma anche nel Nuovo troviamo: Colui che amo, lo rimprovero e lo castigo 48 , e: se infatti ci esaminassimo da noi stessi, il Signore non ci giudicherebbe; ma se ci giudica, il Signore ci corregge, affinch non siamo condannati insieme con il mondo 49 . Tuttavia, se un pagano criticasse nel Nuovo Testamento le medesime cose che costoro criticano nel Vecchio, non si metterebbero forse essi stessi a difenderle? E se mai riuscissero a farlo, per quale follia accusano qui ci che l difendono? Se invece non ci riuscissero, perch concedono che si debba credere, in un Testamento soltanto e non piuttosto in ambedue, una cosa che, senza essere compresa, appare ignobile agli empi e invece giusta, sebbene misteriosa, ai pii? Anche nel Nuovo Testamento i Manichei attribuiscono a falsari ci che non si accorda con la loro eresia. 15. O forse osano dire che sono false e perverse anche le affermazioni simili che abbiamo addotto dal Nuovo Testamento, in base a quel loro diabolico privilegio per cui tutto ci che, nel Vangelo o nelle Epistole canoniche, pensano che possa sostenere la loro eresia lo accettano e lo propagandano come detto da Cristo e dagli apostoli, mentre tutto ci che nei medesimi codici suona come detto contro di loro, non esitano ad affermare con bocca impudente e sacrilega che vi fu immesso ad opera di falsari? A questa loro follia, che tenta di annullare e abbattere l'autorit di tutti i libri, ho gi risposto in precedenza non poche cose, per quello che mi sembrava permetterlo la fisionomia della presente opera. Esposizione e confutazione delle eventuali accuse dei pagani: Dio privo di prescienza e invidioso dell'uomo. 16. Ora li ammonisco affinch, mentre cercano di velare le loro favole insane e sacrileghe sotto il pallio del nome cristiano, vedano tuttavia che, quando discutono queste cose contro le Scritture cristiane, la verit dei codici divini di ambedue i Testamenti difesa da noi non soltanto contro i pagani, ma anche contro i Manichei. E queste cose che Fausto, attingendole dalle nostre antiche scritture, ha appena inserito nel suo discorso come indegne di Dio, io forse potrei difenderle contro un pagano che le biasimasse nel testo evangelico o apostolico menzionandone alcune simili prese dai loro autori, come fece il nostro Paolo presso gli Ateniesi 50 . Infatti, potrei forse trovare anche nella loro letteratura un Dio che cre e fabbric il mondo e dette inizio a questa luce e che tuttavia, prima di crearla, non giaceva nelle tenebre; che al compimento dell'opera sua fu preso dalla gioia - il che certo di pi del Vide che era cosa buona -; che dette una legge seguendo la quale l'uomo avrebbe fatto il proprio bene, o il proprio male disprezzandola, e che non direbbero certo che ignorava il futuro, per il fatto che dette la legge anche a chi l'avrebbe poi disprezzata. Invero, non chiamerebbero privo di prescienza neppure un uomo per il fatto che pone delle domande, coloro nei cui libri molte domande sono formulate per null'altro motivo che ciascuno si convinca con le proprie risposte, giacch colui che interroga non solo sa ci che vuole che l'altro gli risponda, ma anche ci che quello gli risponder. Se invece volesse dire che Dio invidioso di qualcuno perch non permette che i malvagi siano felici, troverebbe pieni a questo riguardo i libri dei suoi inerenti alla provvidenza divina. Il valore degli antichi sacrifici. 17. Sui sacrifici, poi, questo solo il pagano mi potrebbe obiettare: perch li critichiamo presso di loro, dal momento che nei nostri antichi libri si legge che il nostro Dio comand che gli si offrissero? A questo proposito, mettendomi a discutere pi ampiamente del vero sacrificio, gli potrei dimostrare che esso non dovuto se non all'unico vero Dio, e che a lui stato offerto dall'unico vero sacerdote, mediatore tra Dio e gli uomini 51 : sacrificio le cui prefigurazioni era opportuno fossero celebrate con vittime animali, a indicare la carne e il sangue futuri, quelli dell'unica vittima per la quale vengono rimessi i peccati contratti con la carne e il sangue, che non possiederanno il regno di Dio, poich la sostanza stessa del corpo si trasformer in qualit celeste: cosa che nel sacrificio era significata dal fuoco, quasi un assorbimento della morte nella vittoria 52 . Queste cose furono celebrate a buon diritto presso quel popolo il cui regno e sacerdozio erano profezia del Re e del Sacerdote che sarebbe venuto a governare e a consacrare fedeli di tutte le genti e a introdurli nel regno dei cieli, nel santuario degli angeli e nella vita eterna. Di questo vero sacrificio, gli Ebrei celebrarono santamente la prefigurazione e i pagani un'imitazione sacrilega: poich, dice: l'Apostolo: I sacrifici dei Gentili sono fatti ai demoni e non a Dio 53 . L'immolazione del sangue quale preannunzio infatti una realt antica, che dall'inizio del genere umano d testimonianza della futura passione del Mediatore: nella sacra Scrittura si trova infatti che il primo ad offrirla fu Abele 54 . Non fa pertanto meraviglia se gli angeli prevaricatori che volteggiano per questa atmosfera, i cui due vizi maggiori sono la superbia e la falsit, ci che sapevano doversi all'unico vero Dio lo pretesero per s dai propri adoratori, dai quali vollero essere ritenuti di; ne offr l'occasione la vacuit del cuore umano, soprattutto quando per nostalgia dei morti furono costruite delle immagini, donde derivata l'usanza dei simulacri 55 , e con adulazione ancora pi grande furono ad essi tributati onori divini, come fossero stati assunti in cielo, mentre sulla terra i demoni ne prendevano il posto per farsi adorare, reclamando i sacrifici degli ingannati e degli illusi. Pertanto, risulta chiaro a sufficienza a chi si debba un sacrificio: non solo quando giustamente lo ordina il vero Dio, ma anche quando con presunzione lo esige un Dio falso. Se ci per quel pagano fosse troppo difficile da credersi, lo convincerei con la stessa profezia, nella quale furono scritte tanto tempo prima le cose che ora gli mostrerei realizzate. Se poi disprezzasse anche questa, ammetterei il fatto piuttosto che stupirmene, giacch mi tornerebbe alla memoria che, secondo la verit della medesima profezia, non tutti avrebbero creduto. Gelosia di Dio: ambivalenza della terminologia. 18. Se poi, sulla base di ambedue i Testamenti, mi obiettasse che Cristo o Dio sono gelosi, e criticasse il termine stesso, non mostrerebbe altro che la propria totale ignoranza o negligenza in fatto di letteratura. Infatti, sebbene i loro dotti facciano distinzione tra volont e brama, gioia e ilarit, circospezione e paura, clemenza e misericordia, prudenza e astuzia, confidenza e audacia, e in queste e molte altre simili coppie di termini ascrivano il primo alle virt e il secondo ai vizi, tuttavia i loro libri sono pieni dell'uso improprio dei termini che propriamente indicano i vizi, giacch con essi vengono designate anche le virt: si usa brama per volont, ilarit per gioia, paura per circospezione, misericordia per clemenza, astuzia per prudenza, audacia per confidenza. E chi riuscirebbe a citare tutti i termini che il linguaggio d'uso usurpa per tale licenza? Bisogna inoltre aggiungere anche le caratteristiche proprie di ciascuna singola lingua. Infatti negli scrittori ecclesiastici non trovo mai utilizzato il termine " misericordia " in senso negativo, e in ci concorde anche la consuetudine del linguaggio quotidiano. I Greci chiamano con un unico nome due cose certo simili, ma tuttavia distinte, quali la fatica e il dolore; noi le indichiamo con due nomi diversi. Noi chiamiamo con un unico nome la vita sia quando diciamo che uno " vive " perch non morto, sia quando diciamo che " un uomo dalla vita onesta ": i Greci invece designano queste due cose con due vocaboli. Da ci potrebbe darsi che, a prescindere dell'uso improprio delle parole, ampiamente presente in tutte le lingue, in virt di qualche caratteristica propria della lingua ebraica " gelosia " sia utilizzato in ambedue i sensi: sia quando l'animo, turbato per l'adulterio del coniuge, si strugge, cosa che non pu verificarsi per Dio, sia quando si pratica una vigilante custodia per conservare la castit coniugale; e che Dio faccia questo allorch parla col suo popolo come con una sposa che non vuole si dia alla fornicazione con molti di falsi, per noi utile crederlo non solo senza dubitare, ma anche rendendone grazie. Lo stesso potrei affermare dell'ira di Dio: Dio infatti, quando si adira, non soggetto a turbamento, ma si dice ira al posto di vendetta o per catacresi, o per qualche caratteristica propria della lingua originale. Durezza e giudizio di Dio. 19. Costui non si meraviglierebbe poi della morte di migliaia di uomini, se non negasse il giudizio di Dio: giudizio che neanche i pagani negano, giacch ammettono che questo universo dalle realt pi alte sino alle infime retto e amministrato dalla provvidenza di Dio. Se negasse anche questo, potrei convincerlo ben facilmente con l'autorit dei suoi, o disputando poco pi a lungo con solidi ragionamenti. Se poi fosse troppo duro e stolto, lo abbandonerei a quello stesso giudizio divino alla cui esistenza egli non crede. Se menzionasse esplicitamente le colpe lievi o nulle per le quali Dio fece morire quegli uomini, gli mostreremmo che non sono n nulle n lievi: circa ad esempio il caso gi posto della veste nuziale 56 , gli dimostreremmo quanto illecito recarsi alle sacre nozze cercando l non la gloria dello sposo, ma la propria, oppure un altro significato che per quella veste, in virt di una migliore comprensione, si potesse trovare. Circa il fatto che vengono uccisi davanti agli occhi del re quelli che non volevano che egli regnasse su di loro 57 , basterebbe un nostro discorso forse non lungo a chiarire che, se per un uomo non una colpa il non volere che un altro uomo regni su di lui, non altrettanto si tratta di colpa nulla o lieve se egli non vuole che a regnare su di lui sia l'unico nel cui regno si vive santamente, felicemente e per sempre. Perch Dio punisce sia il giusto sia il peccatore. 20. Quanto all'ultimo esempio che Fausto ha posto, accusando i libri antichi quasi di insultare Dio perch minaccia la spada e di non risparmiarla a nessuno, n giusto n peccatore, se spiegassimo al pagano in che modo si debba intenderlo, forse egli non farebbe resistenza n al Nuovo n al Vecchio Testamento e gli piacerebbe la similitudine evangelica che invece a costoro, che vogliono essere considerati cristiani, o non visibile perch sono ciechi o dispiace perch sono malvagi. Certamente il supremo coltivatore della vite usa la falce in un modo per i tralci che portano frutto 58 e in un altro per quelli che non ne portano: tuttavia non risparmia n i buoni n i cattivi, gli uni per ripulirli, gli altri per tagliarli. Nessun uomo infatti dotato di tanto grande giustizia che non gli sia necessaria la prova della tribolazione, al fine di perfezionare, di confermare o di saggiare la virt: a meno che costoro non vogliano escludere dal novero dei giusti lo stesso apostolo Paolo, il quale sebbene confessi con umilt e sincerit i suoi peccati trascorsi, tuttavia rende grazie per essere stato giustificato dalla fede in Ges Cristo 59 . O forse lo risparmiava colui che questi sciocchi non comprendono quando dice "Non risparmier n il giusto n il peccatore "? Ascoltino allora lui stesso: Perch non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi stata messa una spina nella carne, un angelo di Satana incaricato di schiaffeggiarmi; a causa di questo per ben tre volte ho pregato il Signore che l'allontanasse da me ed egli mi ha detto: " Ti basta la mia grazia, poich la virt si perfeziona nella debolezza 60 ". Dunque non risparmiava neppure il giusto, per perfezionarne la virt nella debolezza, colui che gli aveva dato un angelo di Satana che lo schiaffeggiasse: a meno che non diciate che gli fu dato dal diavolo. Dunque il diavolo agiva perch Paolo non insuperbisse per la grandezza delle rivelazioni e la sua virt giungesse a perfezione: ma chi potrebbe mai dire una cosa simile? Pertanto, a consegnare quel giusto all'angelo di Satana perch venisse schiaffeggiato fu colui che, per mezzo di quel giusto, consegnava allo stesso Satana anche gli ingiusti, dei quali Paolo dice: Li ho consegnati a Satana perch imparino a non pi bestemmiare 61 . Comprendete ora in che modo dall'alto egli non risparmi n il giusto n il peccatore? O vi indignate ancora di pi perch l stata menzionata la spada? Una cosa infatti essere colpiti, un'altra essere uccisi. Come se le migliaia di martiri non fossero stati abbattuti con diversi tipi di morte, o i persecutori avessero avuto tale potere se non perch fu loro concesso dall'alto, da colui che disse: " Non risparmier n il giusto n il peccatore "; essendo lo stesso Signore dei martiri di cui si dice: Non ha risparmiato il proprio Figlio 62 a dire con tutta chiarezza a Pilato: Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto 63 . Paolo stesso dice che queste violenze e persecuzioni nei confronti dei giusti sono un esempio del giudizio di Dio 64 . Affermazione che viene pi ampiamente chiarita dall'apostolo Pietro, come ho ricordato sopra, quando dice: giunto il momento in cui inizia il giudizio dalla casa di Dio; e se inizia da noi, quale sar la fine di coloro che rifiutano di credere al Vangelo del Signore? E se il giusto a stento si salver, che ne sar del peccatore e dell'empio? 65 Da qui si capisce in che modo non vengano risparmiati gli empi, che sono come sarmenti tagliati per essere bruciati; i giusti invece non vengono risparmiati affinch sia perfezionata la loro purificazione. Il medesimo Pietro attesta che queste cose avvengono per volont di colui che negli antichi libri dice: " Non risparmier n il giusto n il peccatore ". Dice infatti: meglio, se cos vuole lo Spirito di Dio, soffrire operando il bene che facendo il male 66 . Quando dunque per volont dello Spirito di Dio soffrono quelli che fanno il bene, sono i giusti a non essere risparmiati; quando invece soffrono quelli che fanno il male, sono i peccatori; tuttavia ambedue le cose avvengono per volont di colui che dice: " Non risparmier n il giusto n il peccatore ", l'uno castigandolo come un figlio, l'altro punendolo come un empio. I Manichei calunniano il Dio dei Cattolici nel Vecchio Testamento e rifiutano la correzione che viene dal Nuovo. 21. Ho dunque mostrato, per quanto ho potuto, che noi non adoriamo un Dio che dimora dall'eternit nelle tenebre, ma colui che luce 67 e nel quale non vi alcuna tenebra, e anzi in lui stesso abita la luce inaccessibile 68 , giacch lo splendore di tale luce eterna la sua coeterna Sapienza 69 . Neppure un Dio che si meraviglia di una luce ignota, bens colui che cre la luce affinch esistesse e la approv affinch permanesse. N uno ignaro del futuro, bens colui che comanda il precetto e condanna il delitto, per vincolare contro la disobbedienza i presenti e intimorire con l'anticipo di una giusta vendetta coloro che verranno. N un Dio sprovveduto, che fa domande perch ignorante: bens uno che interrogando giudica. Non uno invidioso e pauroso: bens uno che giustamente esclude il prevaricatore da quella vita eterna che giustamente concede a chi obbedisce. Non uno bramoso di sangue e di grasso: bens uno che, imponendo a un popolo carnale dei sacrifici adeguati, per mezzo di alcune figure promette il sacrificio vero. Uno geloso non per livida passione, ma per serena bont, affinch l'anima che deve conservare la castit per l'unico Dio non si insozzi, corrotta e prostituita a molti di falsi. Non uno che si infuria torbidamente di un'ira umana, bens uno che retribuisce severamente ci che giusto con un diverso e divino atteggiamento, che secondo un certo uso della lingua viene chiamato ira non a motivo della brama di vendetta, ma per il vigore che c' nel giudizio. Non uno che fa morire migliaia di uomini per colpe lievi o per nulla commesse: bens uno che, con esame sommamente equo, mediante le morti temporali dei mortali impone ai popoli un utile timore di s. Non uno che senza alcun discernimento punisce con cieca confusione i giusti e i peccatori: bens uno che distribuisce ai giusti una salutare correzione in vista della perfezione, e ai peccatori la dovuta severit a cagione della giustizia. Da ci appare, o Manichei, che siete stati ingannati dai vostri sospetti, allorch mal comprendendo le nostre Scritture, o frequentandone cattivi conoscitori, credete sui cattolici cose false; e abbandonata cos la sana dottrina, rivolti a favole sacrileghe, totalmente sviati ed estraniati dalla societ dei santi, non volete neppure essere corretti sulla base del Nuovo Testamento, dal quale noi estraiamo cose analoghe a quelle che voi biasimate nel Vecchio. Ne deriva che, come contro i pagani, siamo costretti a difendere entrambi i Testamenti anche contro di voi. Il dio manicheo un'invenzione. 22. Ma supponete che uno, del tutto carnale, sia cos stolto da adorare come Dio non quello che adoriamo noi, cio l'unico e il vero, ma quello che voi dite che noi adoriamo, quello cio inventato dalle vostre calunnie o dai vostri sospetti: non ne adorerebbe comunque uno migliore del vostro? Vi prego, prestate attenzione e aprite gli occhi, comunque essi siano - giacch non occorre una grande acutezza di ingegno per poter capire ci che dico -; mi rivolgo a tutti, saggi e non saggi: udite, ascoltate, giudicate. Quanto sarebbe stato meglio che il vostro dio avesse dimorato dall'eternit nelle tenebre, piuttosto che sommergere nelle tenebre la luce a s coeterna ed affine! Che avesse lodato, meravigliandosene, una nuova luce sorta a mettere in fuga le tenebre, anzich non aver potuto evitare l'irrompere delle antiche tenebre se non ottenebrando la sua propria luce! Infelice, se fece questo perch si turb; crudele, se lo fece senza che ci fosse pericolo. Infatti sarebbe certo stato meglio per lui vedere la luce da s creata e meravigliarsi che fosse buona, piuttosto che renderla malvagia dopo averla generata, dato che quella luce respinse da lui le tenebre nemiche al punto da divenirgli nemica essa stessa. Questa infatti la colpa che sar imputata a quei resti da condannare nel globo: che " che concessero a se stessi di allontanarsi dalla loro precedente brillantezza naturale e divennero nemici della santa luce ". Prima che ci avvenisse, se dall'eternit ignoravano che ci sarebbe loro accaduto, pativano un'eterna tenebra di ignoranza; se invece ne erano a conoscenza, un'eterna tenebra di paura. Dunque una parte e sostanza del vostro dio dimor dall'eternit nelle proprie tenebre, e in seguito non si meravigli di una nuova luce, ma si imbatt in altre tenebre estranee, che da sempre aveva temuto. Quindi se dio stesso, del quale quella era una parte, temeva che a quella sua parte sarebbe avvenuto un male cos grande, ci significa che le tenebre della paura avevano invaso anche lui; se invece ignorava che ci sarebbe accaduto, era accecato dalle tenebre dell'ignoranza. Ma se sapeva che ci sarebbe accaduto a una parte di s, e non aveva timore, le tenebre di tanta crudelt sono peggiori di quelle dell'ignoranza o del timore; il vostro dio infatti non possedeva neanche ci che l'Apostolo loda nella carne stessa, che voi - del tutto folli - credete essere stata creata non da Dio ma da Hyle: Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme 70 . Ma non lo accusiamo: egli lo sapeva, lo temeva, se ne doleva, ma non poteva fare nulla. Dimor dunque da sempre nelle tenebre della sua disgrazia; n in seguito si meravigli di una nuova luce che da lui allontanasse le tenebre, ma speriment altre tenebre, che da sempre aveva temuto, con grande danno della propria luce. Quanto sarebbe stato meglio, non dico impartire un precetto come un dio, ma ricevere un precetto come un uomo! Sia custodendolo a suo vantaggio, sia disprezzandolo a suo danno, tuttavia in ambedue i moti dell'animo egli avrebbe fatto uso della libera volont, anzich essere costretto da un'ineludibile necessit, e contro la sua volont, ad ottenebrare la propria luce. Molto meglio infatti sarebbe stato impartire un precetto alla natura umana ignorando che essa avrebbe peccato, piuttosto che, schiacciato dalla necessit, costringere a peccare la propria natura divina. Svegliatevi, e diteci in che modo vince le tenebre uno che viene vinto dalla necessit. Essa stava gi presso di lui come il nemico maggiore, e da essa vinto e comandato egli combatt contro il nemico minore. Quanto meglio sarebbe stato ignorare dove Adamo fosse fuggito dalla sua presenza, piuttosto che non sapere egli stesso dove fuggire, prima dalla presenza della dura e terribile necessit, poi dalla presenza di una razza diversa e avversa! Quanto meglio invidiare alla natura umana la felicit, anzich gettare nell'infelicit la natura divina; desiderare il sangue e il grasso dei sacrifici, anzich essere immolato egli stesso agli idoli tante volte, mescolato al sangue e al grasso di ogni vittima; sconvolgersi di gelosia se quei sacrifici venivano offerti anche ad altri di, piuttosto che venire offerto egli stesso su tutti gli altari, a tutti i demoni, imprigionato non solo in ogni frutto, ma anche in ogni carne! Quanto meglio sarebbe stato se, spinto dall'umana indignazione e furioso, si fosse adirato con i peccatori, sia suoi che estranei, piuttosto che essere egli stesso turbato non solo in tutti quelli che si adirano ma anche in tutti quelli che temono, insozzato in tutti quelli che peccano, punito in tutti quelli che vengono condannati, a tutti legato per quella sua parte che, innocente, egli stesso condann a tale obbrobrio, per poter sconfiggere per mezzo di essa ci che temeva! Egli stesso condannato al giogo di una necessit a tal punto funesta che quella sua parte, da lui condannata, potrebbe perdonarlo se, gi essendo un miserabile, fosse almeno umile! Ora, chi pu tollerare che voi biasimiate dio che si adira con i peccatori suoi ed estranei, quando il Dio che voi inventate condanner alla fine nel globo le sue proprie membra, dopo averle costrette, costretto egli stesso, a cadere nelle fauci del peccato? Certo, quando far questo, come dite voi, lo far senza ira. Ma mi meraviglio che abbia la sfrontatezza di eseguire questa sorta di vendetta su coloro a cui piuttosto dovrebbe chiedere perdono e dire: "Vi scongiuro, perdonatemi, siete membra mie; come potrei farvi questo, se non fossi costretto dalla necessit? Sapete anche voi che, quando vi inviai l, un nemico tremendo mi aveva attaccato: se ora vi incateno qui, perch temo che attacchi di nuovo ". Ormai certamente ammetterete anche che molto meglio far perire di morte temporale migliaia di uomini per una colpa nulla o lieve, piuttosto che gettare nella voragine del peccato e condannare alla pena di un incatenamento perpetuo le proprie membra, cio le membra di Dio, la sostanza di Dio, e dunque Dio. Se quelle membra avessero il libero arbitrio per peccare o non peccare (sebbene non si vede come ci possa dirsi della sostanza di Dio, se davvero sostanza di Dio e pertanto assolutamente immutabile: Dio infatti non pu in alcun modo peccare, n negare se stesso 71 ; l'uomo invece pu peccare e negare Dio, ma se non vuole, non lo fa), se dunque in queste membra del vostro dio, come nell'anima umana e razionale, ci fosse - come ho detto - il libero arbitrio della volont per peccare o non peccare, forse sarebbero punite giustamente, a motivo di gravi crimini, con quel supplizio del globo. Ora, per, non potete affermare che quelle particelle avevano una libera volont, che dio stesso nella sua totalit non aveva: egli infatti, se non avesse inviato quelle a peccare, sarebbe stato costretto a peccare nella sua totalit, invaso dalla razza delle tenebre. Se invece non potevano essere costrette, egli pecc, quando le invi l dove potevano essere costrette; e pertanto sarebbe pi degno del cuoio del parricida lui, che fece ci per libera decisione, che non quelle, che per obbedienza andarono l dove persero il libero arbitrio con cui vivere rettamente. Se invece, egli stesso invaso e posseduto, poteva essere costretto a peccare, a meno di provvedere alla propria salvezza mediante l'ignominia prima e il supplizio poi di una parte di s, e non ci fu nel vostro dio n nelle sue parti una volont libera, egli non si atteggi a giudice, ma si riconosca colpevole: non perch ha subto ci che non voleva, ma perch finge di rendere giustizia, condannando quelli che sapeva avevano subto, piuttosto che commesso, il male; cosa che egli simula all'unico scopo di non apparire sconfitto: come se fosse di qualche profitto per uno sventurato essere chiamato felice o fortunato. Sicuramente sarebbe stato meglio se il vostro dio, senza dar prova alcuna di equit, non avesse risparmiato n i giusti n i peccatori (ci che da ultimo Fausto, senza capire nulla, rimprovera al nostro Dio), piuttosto che infierire cos sulle proprie membra: quasi fosse poco averle consegnate ai nemici perch venissero avvelenate, prive della possibilit di espiazione, senza anche accusarle del falso crimine di iniquit. Esse, dice, a ragione scontano un supplizio cos terribile e senza fine, poich tollerarono di " allontanarsi " dalla loro primitiva natura luminosa e divennero nemiche della luce santa. E perch mai, se non perch, come dice egli stesso, erano a tal punto radicate nella iniziale avidit dei prncipi delle tenebre da essere incapaci di ricordare la propria origine e di separarsi dalla natura nemica? Dunque anime simili non compirono nulla di male, bens soffrirono da innocenti un male cos grande. Per opera di chi, se non in primo luogo di colui che ordin loro di allontanarsi da lui verso un male cos grande? Ebbero dunque di lui un'esperienza peggiore come padre che come nemico. Il padre, infatti, le invi verso un male cos grande; il nemico, invece, desider un bene, bramando di godere di esse e non di danneggiarle: l'uno ha nuociuto loro sapendolo, l'altro senza saperlo. Ma un dio come questo, debole e senza risorse, non era in grado di difendersi diversamente, prima contro un nemico temerario, poi contro uno rinchiuso. Quindi, che almeno non le accusi, esse per la cui obbedienza salvo e per la cui morte al sicuro! Se fu costretto a combattere, lo fu forse anche a calunniare? Infatti, quando " hanno concesso a se stessi di allontanarsi dalla loro precedente brillantezza naturale e sono divenuti nemici della santa luce ", furono costrette a ci dal nemico: se non erano in grado di resistergli, subiscono la condanna da innocenti; se invece erano in grado ma non vollero, perch adducete la favola di una natura del male, quando l'origine del peccato nella volont propria? Senza dubbio fecero questo per propria responsabilit, non per l'altrui violenza, giacch pur potendo resistere al male non vollero. Se l'avessero fatto, avrebbero fatto bene: se non l'avessero fatto, avrebbero peccato in maniera grave e smisurata; se poterono e non lo fecero, significa che non vollero. Se dunque non vollero, il delitto pertiene alla volont, non alla necessit. Quindi l'inizio del peccato nella volont: ma donde ha inizio il peccato, da l ha inizio il male, cio l'agire contro un comandamento giusto oppure il soffrire a motivo di un giusto giudizio. Pertanto non vi motivo alcuno, quando vi domandate da dove viene il male, di precipitare nel male cos grande di un simile errore: chiamare natura del male una natura abbondante di tanti beni e inserire l'orribile male della necessit nella natura del sommo bene prima della sua commistione con la natura del male. E la causa di questo vostro errore la superbia, che non avreste se non voleste: invece voi, volendo in qualunque modo difendere ci in cui siete precipitati, sottraete l'origine del peccato all'arbitrio della volont e collocate la natura del male in una favola vana e falsa. Per ci stesso, resta solo che diciate che anche quelle anime che devono essere condannate all'incatenamento eterno in quel globo orribile sono divenute nemiche della luce santa non per loro volont, ma per necessit; e che stabiliate il vostro dio come giudice, tale che presso di lui non potete giovare in nulla a coloro di cui difendete la causa dimostrando che agirono per necessit, e come re, tale che da lui non riuscite neppure a implorare indulgenza per i vostri fratelli, figli e membra suoi, la cui inimicizia verso di voi e verso lui stesso sostenete derivare non dalla volont ma dalla necessit. O crudelt smisurata! A meno che non vi convertiate in suoi difensori, al fine di scusare anche lui in quanto agisce per necessit. Se poteste trovare un altro giudice, che libero dal vincolo della necessit si comportasse secondo giustizia, egli certo non inchioderebbe costui all'esterno del globo, ma ve lo chiuderebbe dentro assieme al suo stesso terribile nemico. Perch infatti non dovrebbe giustamente essere il primo a subire la pena della condanna colui che il primo a commettere un delitto per necessit? Fareste dunque molto meglio a scegliervi un dio in base al paragone con uno peggiore! Un dio non quale noi lo adoriamo, ma quale voi immaginate o pensate che noi lo adoriamo: un dio che senza alcun criterio di giustizia, senza alcuna distinzione tra condanna e correzione non risparmiasse fra i suoi servi n il giusto n il peccatore, piuttosto che non risparmiare le proprie membra, innocenti se la necessit non un delitto, oppure divenute colpevoli per avergli obbedito se anche la necessit un delitto, cos da essere condannate in eterno da colui insieme al quale dovrebbero o essere congiuntamente assolte, se dopo la vittoria spirasse un po' di libert, o congiuntamente condannate, se dopo la vittoria il potere della necessit fosse tale che anche la giustizia valesse qualcosa. Invece voi vi inventate un dio, non quello vero e sommo che noi adoriamo, ma non so quale altro falso, che convinti o mentendo dite sia quello adorato da noi; un tale dio tuttavia certo molto migliore del vostro: tutti e due naturalmente non esistono e sono vostre invenzioni, eppure quello che accusate come fosse il nostro lo immaginate migliore rispetto a quello che adorate come vostro. Difesa dei Patriarchi e dei Profeti dall'accusa di immoralit. 23. Cos anche i patriarchi e i profeti che denigrate non sono quelli che noi onoriamo, ma quelli che - non avendo compreso i nostri libri - avete inventato con malevola vanit: e tuttavia costoro, anche come vi immaginate che fossero, ci vorrebbe poco a dire che sono migliori dei vostri eletti che osservano tutti i comandamenti di Mani, se non anche a dimostrare che sono migliori del vostro stesso dio. Non comincer a dimostrarlo se non prima di aver difeso dalle vostre accuse i nostri santi padri, patriarchi e profeti, con l'aiuto del Signore contro cuori carnali e con chiara argomentazione. Comunque, Manichei, basterebbe rispondervi cos da insegnarvi che anche quelli che reputate vizi dei nostri sono da anteporsi alle lodi dei vostri, aggiungendo per colmare la vostra confusione che anche il vostro dio risulterebbe di gran lunga peggiore del tipo di uomini che, secondo le vostre azzardate affermazioni, sarebbero stati i nostri padri. Come ho detto, basterebbe rispondervi cos. Ma poich alcuni, anche al di l delle vostre chiacchiere, restano spontaneamente turbati paragonando la vita dei profeti nell'Antico Testamento con la vita degli apostoli nel Nuovo e non sono in grado di distinguere gli usi di quel tempo, in cui la promessa era velata, da quelli di questo tempo, in cui la promessa si rivela, mi sento spinto a rispondere in primo luogo a quanti osano mettersi al di sopra dei profeti in nome della propria temperanza o cercano nei profeti una giustificazione alla propria malizia. Nel Vecchio Testamento non solo le parole, ma anche le azioni sono profezia di Cristo e della Chiesa. 24. Su tale argomento, dico in primo luogo che di quegli uomini fu profetica non solo la lingua, ma anche la vita, e che l'intero regno del popolo ebraico fu in qualche modo un grande profeta, in quanto profetizz qualcuno di grande. Riguardo dunque a coloro che l avevano il cuore istruito nella sapienza di Dio, bisogna cercare la profezia di Cristo che stava per venire e della Chiesa non solo in ci che dicevano, ma anche in ci che facevano; riguardo invece agli altri e ai componenti di quel popolo presi nell'insieme, essa va cercata nei fatti che per volere di Dio accadevano fra loro o rispetto a loro. Tutte quelle cose, infatti, come dice l'Apostolo, avvennero come figure per noi 72 . Superficialit di giudizio dei Manichei, simile a quella dei pagani su alcune azioni di Ges. 25. Costoro invece in alcune azioni, dalla cui profondit sono ben lontani, biasimano quasi una certa libidine dei profeti: allo stesso modo di alcuni pagani sacrileghi, che in Cristo deplorano come stoltezza o addirittura come follia il fatto che richiese frutti da un albero in una stagione dell'anno non appropriata, o come sentimento di una fatuit quasi puerile 73 il fatto che, piegato il capo, scriveva nella terra e che dopo aver risposto a chi lo interrogava cominci a farlo di nuovo 74 . Non sanno infatti n comprendono che alcune virt degli animi adulti sono per qualche aspetto assai simili ai vizi degli animi dei bambini, senza tuttavia che si possa stabilire alcun legittimo paragone. Coloro che criticano codeste cose negli adulti somigliano ai bambini ignoranti i quali, a scuola, avendo imparato come importante che un nome al singolare si deve concordare con un verbo al singolare, criticano l'autore pi dotto della lingua latina per aver detto: Pars in frustra secant 75 . Avrebbe dovuto dire, sostengono, " secat ". E poich sanno che si dice: " religio ", lo rimproverano perch ha detto: Relligione patrum 76 , con la lettera elle raddoppiata. In base a questo, forse non sarebbe assurdo dire, nei rispettivi ordini, che la distanza che separa le figure retoriche e i metaplasmi dei dotti dai solecismi e dai barbarismi degli ignoranti grande quanto quella che separa le azioni figurate dei profeti dai peccati di libidine dei malvagi. Per tanto, come un bambino sarebbe percosso con la sferza, se ripreso per un barbarismo volesse difendersi adducendo il metaplasmo di Virgilio, allo stesso modo uno che dopo essersi rotolato con la schiava di sua moglie adducesse come esempio a propria difesa il fatto di Abramo che gener un figlio da Agar, volesse il cielo che si emendasse, corretto non appena con la sferza, ma con i bastoni, per non finire punito col supplizio eterno assieme agli altri adulteri! Naturalmente quelle sono cose minime, mentre queste sono importanti, e la similitudine non aveva certo lo scopo di porre sullo stesso livello una figura retorica e un mistero o il solecismo e l'adulterio. Tuttavia, in proporzione ai diversi generi di cose, ci che la perizia o l'imperizia valgono per le virt o i vizi del linguaggio, la saggezza o l'insensatezza lo valgono per le virt o i vizi del costume, sebbene a un livello di gran lunga diverso. Perch la Scrittura propone alla nostra attenzione non solo la giustizia, ma anche il peccato dei Padri? 26. Per non lanciarci temerariamente a lodare o biasimare, accusare o difendere, reprimere o tollerare, condannare o assolvere, cercare o evitare qualunque cosa (tutti modi, questi, per trattare dei peccati o delle rette azioni), dobbiamo dapprima considerare cos' il peccato, e poi esaminare le azioni dei santi scritte nei libri divini al fine di vedere, per quanto ci possibile con retta ragione, qualora trovassimo peccati anche di costoro, per quale utilit anch'essi siano stati racchiusi nella Scrittura e affidati alla memoria. Se poi troveremo cose che agli stolti o ai malevoli sembrano peccati e invece non lo sono, e tuttavia non vi brilla un qualche esempio di virt, dobbiamo esaminare per quale motivo anch'esse furono inserite in scritti che salutarmente crediamo furono composti per servirci nella condotta della vita presente e nel raggiungimento della vita futura. D'altra parte, tutte le attestazioni di giustizia che risplendono nelle azioni dei santi, nessuno, neppure tra gli ignoranti, dubita che dovessero essere messe per iscritto. La discussione pu nascere dunque su cose che pu sembrare siano state scritte inutilmente, dato che n appaiono ben fatte n sono peccati, oppure addirittura scritte in modo pericoloso, se si dimostra che sono peccati: nel timore che suscitino emulazione, sia nel caso che nei libri stessi non siano deplorate e si possa pensare quindi che non si tratti di peccati, sia nel caso che siano deplorate anche l ma vengano commesse nella speranza di un facile perdono, dal momento che le si trovate anche presso i santi. Definizione preliminare del peccato: violazione dell'ordine naturale ed eterno. 27. Il peccato un'azione, una parola o un desiderio contrario alla legge eterna. La legge eterna la ragione divina o volont di Dio che ordina di mantenere l'ordine naturale e proibisce di turbarlo. Bisogna dunque cercare quale sia nell'uomo l'ordine naturale. L'uomo composto di anima e di corpo, come pure l'animale. Nessuno dubita che nell'ordine naturale l'anima debba essere anteposta al corpo. Per nell'anima dell'uomo presente la ragione, che nelle bestie non c'. Pertanto, come l'anima anteposta al corpo, cos nell'anima la ragione per legge naturale anteposta alle altre sue parti, che anche le bestie possiedono; e nella stessa ragione, che in parte contemplativa e in parte attiva, senza dubbio la contemplazione sta al primo posto. In essa infatti c' anche l'immagine di Dio, attraverso la quale, mediante la fede, noi veniamo trasformati per la visione. Dunque la ragione attiva deve obbedire alla ragione contemplativa, sia quando questa opera mediante la fede, come avviene per tutto il tempo in cui siamo pellegrini lontano dal Signore 77 , sia quando opera mediante la visione, come avverr quando saremo simili a lui 78 , poich lo vedremo quale egli , essendo divenuti per sua grazia uguali ai suoi angeli 79 anche nel nostro corpo spirituale e avendo riacquistato l'originaria veste dell'immortalit e dell'incorruttibilit, con cui sar rivestito questo nostro corpo mortale e corruttibile, affinch la morte sia ingoiata dalla vittoria 80 , una volta che la giustizia sar stata condotta a perfezione dalla grazia. Poich anche gli angeli, santi e sublimi, hanno una loro propria contemplazione e azione: essi si impongono di compiere ci che ordina colui che contemplano, al cui eterno comando servono liberamente, perch ci li rende lieti. Noi invece, essendo il nostro corpo morto a causa del peccato, prima che Dio vivifichi anche i nostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in noi 81 , viviamo nella giustizia, nella misura della nostra debolezza, secondo la legge eterna che custodisce l'ordine naturale, se viviamo di una fede non falsa che opera mediante la carit 82 , tenendo riposta nei cieli, in una coscienza buona, la speranza dell'immortalit, dell'incorruttibilit e del compiersi della giustizia stessa sino a quella ineffabile dolcissima pienezza di cui, durante questo pellegrinaggio, bisogna avere fame e sete, fintanto che camminiamo nella fede e non nella visione 83 . Peccare infrangere l'ordine, cedendo al piacere illecito. 28. L'azione dell'uomo che serve la fede, la quale a sua volta sottomessa a Dio, tiene a freno tutti i piaceri mortali e li riconduce nella regola della natura, anteponendo i migliori a quelli pi bassi mediante un amore ordinato. Se infatti l'illecito non avesse attrattiva, nessuno peccherebbe. Pecca dunque colui che d spazio, piuttosto che porre un freno, al piacere dell'illecito. L'illecito ci che proibito da quella legge mediante cui si conserva l'ordine naturale. una questione complessa se esista una qualche creatura razionale che non sia attratta dall'illecito: se essa esiste, a quel genere non appartiene n l'uomo n la creatura angelica che non rimase nella verit; questi esseri razionali, infatti, furono creati di tal genere che esistesse in loro la possibilit di frenare il piacere dell'illecito, non frenando il quale peccarono. Grande dunque anche la creatura umana, dal momento che essa dotata per costituzione di quella facolt per la quale, se avesse voluto, non sarebbe caduta. Grande dunque, e sommamente degno di lode Dio che la cre 84 . Cre anche esseri inferiori, che non possono peccare; ne cre anche di migliori, che non vogliono peccare. Infatti la natura della bestia non pecca, poich non compie nulla contro la legge eterna, alla quale cos sottomessa che non pu parteciparne. Al contrario, la sublime natura angelica non pecca, perch cos partecipe della legge eterna che soltanto Dio la attrae, alla cui volont essa obbedisce senza sperimentare alcuna tentazione. L'uomo invece, per il cui peccato la vita sulla terra tutta una tentazione 85 , sottometta a se stesso ci che ha in comune con le bestie, sottometta a Dio ci che ha in comune con gli angeli, finch, perfezionata la giustizia e raggiunta l'immortalit, non sia innalzato al di sopra degli uni e uguagliato agli altri. L'uomo, creatura razionale, deve dominare l'attrattiva del piacere e rimanere nell'ordine. 29. I piaceri mortali devono essere eccitati o acquietati fintanto che si debba ricostituire o mantenere la salute mortale, sia essa di ciascun singolo uomo o dello stesso genere umano; se escono dal limite e, contro la misura della temperanza, le passioni si impossessano dell'uomo che non domina se stesso, essi diverranno illeciti e vergognosi e degni di essere corretti tramite le sofferenze. Se poi, dopo aver turbato colui che dovrebbe governarli, lo inabissano nella voragine di una depravazione abituale, al punto che costui, credendo che rimarranno impuniti, rifiuta la medicina della confessione e della penitenza, per mezzo della quale, una volta corretto, potrebbe riemergere; o se, con una morte del cuore ancora peggiore, bestemmiando contro la legge eterna della provvidenza, costui cerca per essi una giustificazione e arriva in tali condizioni all'ultimo giorno, quella legge irreprensibile lo giudicher degno non di correzione, ma di dannazione. Difesa delle azioni di Abramo. Si un alla concubina non per libidine, ma nel desiderio lecito di un figlio. 30. Dopo aver consultato la legge eterna che comanda di conservare l'ordine naturale e vieta di perturbarlo, vediamo in che cosa il padre Abramo pecc, cio che cosa fece contro questa legge nelle azioni che Fausto gli obietta come grandi crimini. " Bruciando di un desiderio insano di avere discendenza e non credendo affatto a Dio che gi gliela aveva promessa da Sara sua moglie, si rotol con una concubina ". Ma codesto Fausto, accecato dall'insano desiderio di recriminare, ha palesato l'empiet della sua eresia e, senza esserne consapevole e sbagliando, ha lodato l'unione di Abramo. Infatti la legge eterna, ovvero la volont di Dio creatore di tutte le creature che comanda di rispettare l'ordine naturale, permette che nell'atto coniugale regolato dalla ragione venga soddisfatto il piacere della carne al solo fine della propagazione della prole, in modo che non ci si asservisca a saziare la passione ma si provveda alla conservazione della specie; al contrario, la legge perversa dei Manichei ordina a chi si unisce di evitare innanzitutto la procreazione, affinch il loro dio, che essi piangono come incatenato in tutti i semi, non sia ancor pi strettamente imprigionato in una donna che concepisce: cosicch il loro dio si sparge in vergognosa effusione, piuttosto che restare avvinto in un laccio crudele. Il fatto non dunque che Abramo bruciava dal desiderio insano di avere figli, ma che Mani delirava per l'insana follia di evitarli. Cos quello, rispettando l'ordine della natura, con la sua unione carnale nulla faceva se non far nascere un uomo; questo invece, andando dietro alla perversit della sua favola, nulla temeva in qualunque unione carnale se non che dio diventasse prigioniero. Sara non fu complice di Abramo nel male, ma ag con il marito secondo il diritto. 31. Quando poi Fausto, nell'azione di Abramo, rimprovera la complicit da parte della moglie, anche in tal caso si pone con animo malvagio e con l'intenzione di vituperarlo: tuttavia, senza saperlo n volerlo, li loda ambedue. Infatti essa non si rese complice di un atto vergognoso del marito, affinch questi saziasse le sue brame con un piacere turpe e illecito, ma piuttosto, desiderando anch'essa dei figli in conformit all'ordine della natura e sapendosi sterile, in virt del suo diritto rivendic con legittima potest la fecondit del grembo della sua schiava 86 , non cedendo alle brame di suo marito bens comandandogli di obbedirle. N ci fu una superbia contraria all'ordine. Chi infatti non sa che la moglie deve obbedire al marito come al suo signore? Ma per quanto attiene alle membra del corpo per le quali il sesso si differenzia, l'Apostolo dice: Allo stesso modo neanche il marito non arbitro del proprio corpo, ma lo la moglie 87 ; cosicch mentre in tutte le altre azioni miranti alla pace tra gli esseri umani la donna deve obbedire al marito, in questo solo ambito, che riguarda la differenza dei sessi nella carne e il loro congiungersi nell'unione carnale, il marito e la moglie hanno analoga e reciproca potest. Dunque il figlio che Sara non aveva potuto avere da s, volle averlo dalla schiava: tuttavia da quel seme da cui, se avesse potuto, avrebbe dovuto averlo lei stessa. Una moglie non avrebbe mai agito cos, se fosse stata posseduta da concupiscenza carnale per il corpo del marito: si sarebbe piuttosto ingelosita della concubina, anzich farne una madre. Pertanto il desiderio di avere una prole fu pio, dal momento che il desiderio dell'unione carnale non fu libidinoso. Abramo non manc di fiducia verso Dio: infatti non sapeva ancora che la promessa di un figlio riguardava Sara. 32. Il fatto non avrebbe difesa se Abramo, come obietta Fausto, non fidandosi per nulla di Dio che gi gli aveva promesso un figlio da Sara, avesse voluto averlo da Agar. Ma ci apertamente falso: Dio non gli aveva ancora fatto questa promessa. Chi vuole, riprenda in esame ci che la Scrittura dice in precedenza: trover che alla stirpe di Abramo era gi stata promessa una terra e una discendenza innumerevole 88 , ma che ancora non era stato chiarito in che modo sarebbe avvenuta la propagazione di quella stirpe: se dalla carne di Abramo, qualora egli avesse generato da s, o dalla sua volont, qualora avesse adottato qualcuno; se dalla sua carne, non era ancora stato manifestato se da Sara o da un'altra donna. Chi vuole, dicevo, legga, e trover che Fausto o si inganna per imprudenza o inganna per impudenza. Abramo, vedendo che non gli nascevano figli e tuttavia fidando nella promessa fatta alla sua stirpe, in un primo tempo pensava all'adozione. Lo indica il fatto che, parlando con Dio, dice di un suo domestico: Costui sar il mio erede, come se dicesse: " Poich non mi hai dato discendenza da me stesso, compi in costui ci che hai promesso alla mia discendenza ". Se infatti non si potesse chiamare discendenza di qualcuno null'altro che quel che nasce dalla sua carne, neppure l'Apostolo chiamerebbe noi discendenza di Abramo 89 : noi che certo non deriviamo da lui secondo la carne, ma siamo divenuti sua discendenza imitando la sua fede e credendo in Cristo, la cui carne discesa dalla sua. Allora Abramo ud che il Signore gli diceva: Non costui sar il tuo erede, ma uno che uscir dalle tue viscere: egli sar il tuo erede 90 . Da quel momento, eliminato il pensiero dell'adozione, Abramo sperava ormai in una discendenza da se stesso, ma rimaneva incerto se l'avrebbe ottenuta da Sara o da un'altra: Dio volle che ci gli rimanesse nascosto, finch quella schiava fosse divenuta figura del Vecchio Testamento. Cosa c' allora di strano se Abramo, vedendo che sua moglie sterile desiderava che i figli, che lei stessa non poteva partorire, le venissero dalla sua serva e da suo marito, non cedette al proprio desiderio carnale ma obbed alla potest della moglie, credendo che Sara volesse questo per indicazione di Dio, il quale gli aveva gi promesso una discendenza sua propria, ma non gli aveva rivelato da quale donna? Invano dunque Fausto si lanciato come un pazzo a rinfacciare questa colpa, accusando Abramo di non avere fede, mentre lui a non averne. Le altre cose infatti non riuscito a comprenderle per il suo accecamento nel non credere: ma questa, per la brama di calunniare, ha tralasciato perfino di leggerla. Abramo non mercanteggi Sara, bens la mise al sicuro. 33. Fausto inoltre chiama quest'uomo giusto e fedele " turpissimo trafficante del suo matrimonio ": a motivo dell'avarizia e del ventre, in momenti diversi Abramo avrebbe venduto come concubina a due re, Abimelech e Faraone, la moglie Sara, poich era bellissima, fingendo che fosse sua sorella. Non certo questa una bocca veritiera che distingue l'onest dall'infamia, ma piuttosto una bocca maldicente che tutto converte in delitto! Il comportamento di Abramo, infatti, appare simile a quello di un mezzano, ma soltanto a quelli che non sono in grado, alla luce della legge eterna, di distinguere il bene dal peccato: agli occhi di costoro, la costanza pu sembrare ostinazione, la virt della fiducia scambiata per il vizio della sfrontatezza, e analogamente qualsiasi azione, da parte di chi non vede rettamente, pu essere rinfacciata come non retta a chi la compie. Abramo infatti non fu n complice di un crimine di sua moglie, n fece mercato dell'adulterio di lei. Essa non consegn la sua schiava alla libidine del marito, ma gliela condusse per il solo scopo della generazione, senza turbare in nulla l'ordine naturale, come era in sua potest, dando piuttosto un ordine a lui che le obbediva anzich accondiscendere alla di lui concupiscenza. In modo analogo egli tacque che si trattava di sua moglie, coniuge casta e a lui unita con casto cuore, del cui animo, dimora della virt della pudicizia, in nessun modo dubitava, e disse che era sua sorella, per non venire ucciso ed essa non cadesse quindi prigioniera in mani straniere e empie: sicuro che il suo Dio non avrebbe permesso che essa patisse alcunch di vergognoso e disonorevole. La sua fede e la sua speranza non lo tradirono: Faraone infatti, atterrito da prodigi e afflitto da molti mali a causa di lei, quando venne a sapere da Dio che era sua moglie gliela restitu intatta nell'onore; lo stesso fece Abimelech ammonito e istruito da un sogno 91 . Non rinneg Sara come moglie. 34. Tuttavia ad alcuni - che non sono calunniatori e maldicenti come Fausto ma tributano il dovuto onore ai medesimi libri che costui invece o biasima senza comprenderli oppure non comprende nel biasimarli - nel considerare questa azione di Abramo sembr che egli fosse venuto meno alla fermezza della fede, che avesse titubato e che avesse rinnegato sua moglie per paura della morte, come Pietro fece con il Signore 92 . Se si dovesse necessariamente dare tale interpretazione, riconoscerei il peccato di quell'uomo; n per questo riterrei cancellati e annullati tutti i suoi meriti, come neppure quelli dell'apostolo, sebbene rinnegare una moglie non sia una colpa pari a rinnegare il Salvatore. Ma possedendo io un'interpretazione che non mi obbliga ad interpretare cos, non sono costretto per nessun motivo a cadere nella temerariet di accusare uno che nessuno mi dimostra essere caduto nella menzogna per paura. Infatti non gli fu chiesto se fosse sua moglie, e dunque neppure rispose che non lo era; quando gli fu domandato chi fosse quella donna, afferm che era sua sorella, ma non neg che fosse sua moglie: tacque una parte della verit, ma non disse nulla di falso. Non ment chiamando Sara "sorella": il termine significa infatti "consanguinea". 35. Siamo forse pazzi a tal punto da seguire qui Fausto, che afferma che Abramo ment chiamandola sorella, quasi avesse appreso altrove la genealogia di Sara, giacch la sacra Scrittura non esplicita in proposito? Ritengo giusto che su tale questione, che Abramo conosceva mentre noi la ignoriamo, si dia credito al patriarca che dice ci che sa piuttosto che a un Manicheo che recrimina ci che non sa. Abramo viveva in un'epoca in cui, secondo le usanze umane, non era lecito unirsi in matrimonio tra fratelli nati dagli stessi genitori o dallo stesso padre o dalla stessa madre, mentre era consuetudine, senza che alcuna legge o alcun potere lo vietasse, sposarsi tra figli di fratelli o tra consanguinei di grado pi lontano: che c' dunque di strano se egli aveva per moglie sua sorella, cio una nata dal sangue di suo padre? Infatti al re che gliela restituiva disse egli stesso che era sua sorella da parte di padre e non da parte di madre: quando cio ormai nessuna paura lo costringeva a fingere che fosse sua sorella, dato che il re aveva saputo che era sua moglie e, atterrito da Dio, gliela restituiva onorata. Ebbene, la Scrittura attesta che presso gli antichi, col nome di fratelli o sorelle, si soleva definire in generale i consanguinei o le consanguinee. Infatti Tobia, pregando prima di unirsi a sua moglie dice a Dio: Ed ora, Signore, tu sai che non per lussuria prendo questa mia sorella 93 , sebbene essa non fosse nata n dallo stesso padre n dalla stessa madre di lui, bens dalla stessa parentela 94 ; e Lot definito fratello di Abramo 95 , sebbene Abramo 96 fosse suo zio paterno; per la medesima consuetudine, nel Vangelo sono chiamati fratelli del Signore non certo quelli partoriti dalla vergine Maria, ma tutti i parenti per consanguineit 97 . Abramo non manc di fiducia, bens non volle tentare il Signore. 36. Qualcuno dir: " Perch Abramo non ha confidato nel suo Dio al punto da non temere di confessare che era sua moglie? Dio infatti era in grado di allontanare da lui la morte che egli temeva e anche di custodirlo da ogni pericolo assieme a sua moglie durante quel viaggio, in modo che n sua moglie, sebbene bellissima, fosse insidiata da alcuno, n egli venisse ucciso a causa di lei ". Certamente Dio avrebbe potuto fare questo: chi sarebbe tanto insensato da negarlo? Ma se Abramo, interrogato, avesse risposto che quella donna era sua moglie, avrebbe affidato alla tutela di Dio due cose: la propria vita e il pudore della consorte. Ma la sana dottrina insegna che l'uomo, quando pu agire, non deve tentare il Signore suo Dio 98 . Non c' dubbio che anche lo stesso Salvatore poteva difendere i suoi discepoli, eppure disse loro: Se sarete perseguitati in una citt, fuggite in un'altra 99 . E di ci dette per primo l'esempio. Infatti, pur avendo il potere di dare la sua vita e di darla soltanto qualora lo volesse 100 , tuttavia da bambino fugg in Egitto in braccio ai genitori 101 . Per il giorno della festa non sal apertamente, ma segretamente, nonostante altre volte avesse parlato in pubblico ai Giudei che, adirati, lo ascoltavano con animo del tutto ostile e tuttavia non riuscivano a mettere le mani su di lui poich non era ancora giunta la sua ora 102 : non nel senso che fosse costretto a morire essendo quell'ora ineluttabile, ma nel senso che reputava quell'ora opportuna per essere ucciso. Quindi, insegnando e rimproverando apertamente e senza tuttavia permettere che la rabbia dei nemici potesse qualcosa contro di lui, mostrava la potenza di Dio; parimenti, fuggendo e nascondendosi educava la debolezza dell'uomo, perch non osi tentare Dio quando egli stesso in grado di agire per evitare ci da cui deve guardarsi. Certo neppure l'apostolo Paolo disperava dell'aiuto e della divina protezione e aveva perduto la fede, quando fu calato lungo il muro in una cesta per sfuggire alle mani dei nemici 103 . Fugg cos non perch non confidava in Dio, ma perch sarebbe stato tentare Dio non voler fuggire cos avendone la possibilit. Pertanto, dal momento che, in mezzo a sconosciuti, a causa della estrema bellezza di Sara era in pericolo sia la purezza di lei sia la vita del marito, e Abramo non era in grado di difendere ambedue le cose, ma soltanto una, cio la propria vita, per non tentare il suo Dio egli fece ci che pot, e ci che non pot lo affid a Dio. Non riuscendo a nascondere di essere uomo, nascose di essere marito, per non venire ucciso; sua moglie la affid a Dio, perch non fosse disonorata. La purezza di Sara non fu violata. 37. Si potrebbe certo discutere con pi rigore se la purezza di quella donna sarebbe stata violata anche nel caso che uno avesse avuto con lei rapporti carnali. Essa infatti avrebbe potuto permetterlo per salvare la vita del marito, che non avrebbe ignorato la cosa ma anzi gliel'avrebbe potuta comandare, senza per questo tradire affatto la fedelt coniugale n ricusare la potest maritale: cos come egli non fu adultero quando, obbedendo alla potest della moglie, acconsent a generare un figlio da una schiava. Tuttavia, in forza dei princpi, poich il caso di una donna che si sottomette a due uomini vivi per giacere con essi non come quello di due donne che fanno ci con un solo uomo, accettiamo come molto pi veritiero e onesto che il padre Abramo non tent Dio quando, da uomo, decise ci che pot circa la propria vita e sper in Dio, al quale affid la purezza della moglie. Sara figura della Chiesa, sposa di Cristo. 38. Ma in questo fatto reale, consegnato ai libri divini e fedelmente narrato, chi non amer considerare attentamente anche l'evento profetico e bussare con desiderio e fede pietosa alla porta del mistero, affinch il Signore gli apra e gli mostri di chi era figura quell'uomo e di chi moglie colei che in questo viaggio e in mezzo a stranieri non si permette che venga contaminata e macchiata, perch appartenga senza macchia n ruga a suo marito? Certamente per la gloria di Cristo che la Chiesa vive rettamente, affinch la sua bellezza vada ad onore del marito, come Abramo veniva onorato tra gli stranieri a causa della bellezza di Sara; e ad essa, alla quale nel Cantico dei cantici si dice: O bella tra le donne! 104 , per merito della sua bellezza i re offrono doni, come il re Abimelech ne offr a Sara, ammirando in lei soprattutto il decoro della sua bellezza, che pot amare ma non pot violare. Anche la santa Chiesa, infatti, sposa del Signore Ges Cristo in modo nascosto. Allo stesso modo, nascostamente e nel profondo di uno spirituale segreto che l'anima umana aderisce al Verbo di Dio, perch siano due in una sola carne: il mistero grande del matrimonio che l'Apostolo esalta in Cristo e nella Chiesa 105 . Pertanto, il regno terreno di questo mondo, del quale erano figura i re cui non fu permesso di contaminare Sara, non speriment n scopr la Chiesa quale sposa di Cristo, ovvero quanto essa fosse unita e sottomessa a lui come al suo unico marito, se non quando tent di violarla e si arrese, per la fede dei Martiri, alla divina testimonianza, e una volta emendatosi onor nei re successivi colei che presso i precedenti non era riuscito a sottomettere alla propria violenza. Infatti, ci che allora fu figurato prima e dopo nello stesso re, si comp in questo regno con i re precedenti e successivi. La Chiesa sorella di Cristo per parentela celeste e non terrena. 39. Ma quando si dice che la Chiesa sorella di Cristo per parte di padre e non di madre, si fa riferimento non alla parentela derivante dalla nascita terrena, che passer, ma a quella che deriva dalla grazia celeste, che rimarr in eterno. Secondo tale grazia, noi non saremo pi una razza mortale, avendo ricevuto il potere di essere chiamati figli di Dio e di esserlo realmente 106 . Questa grazia infatti non l'abbiamo ricevuta dalla Sinagoga, madre di Cristo secondo la carne, ma da Dio Padre. Quanto poi alla parentela terrena, che genera temporalmente per la morte, Cristo ci ha insegnato a rinnegarla e a disconoscerla, chiamandoci ad un'altra vita in cui nessuno muore, quando dice ai discepoli: Non chiamate nessuno " padre " sulla terra, perch uno solo il Padre vostro, quello che sta nei cieli 107 . Di ci offr un esempio quando disse egli stesso: Chi mia madre e chi sono miei fratelli? E stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: Ecco i miei fratelli. E affinch nessuno lo ritenesse alludere con questo termine alla parentela terrena, aggiunse: E chiunque fa la volont del Padre mio, questi per me fratello, sorella e madre 108 , come se dicesse: " Mi riferisco alla parentela paterna che viene da Dio, non a quella materna che viene dalla Sinagoga. Dunque ora vi chiamo alla vita eterna, nella quale sono nato per l'immortalit, e non alla vita temporale, nella quale mi sono fatto mortale per chiamarvi ". La Chiesa: sposa nascosta e sorella manifesta. 40. Il motivo per cui agli stranieri resta nascosto di chi la Chiesa la sposa, mentre non si tace di chi la sorella, facilmente comprensibile: perch nascosto e difficile da capire in che modo l'anima umana si unisca, o si mescoli, o cosa di meglio e di pi adeguato si possa dire, al Verbo di Dio, essendo egli Dio ed essa una creatura. in questo senso infatti che Cristo e la Chiesa sono definiti sposo e sposa, marito e moglie. invece pi semplice a dirsi e pi comprensibile a udirsi per quale parentela Cristo e tutti i santi siano fratelli in virt della grazia divina e non della consanguineit terrena: cio per parte di padre e non per parte di madre. Infatti per la medesima grazia anche tutti i santi sono tra loro fratelli; ma nessuno sposo dell'insieme di tutti gli altri. Per questo, bench Cristo fosse eccezionale per giustizia e saggezza, tuttavia gli stranieri credettero con pi propensione e facilit che egli fosse un uomo. Non certo a torto, poich era un uomo: per non riconobbero che era anche Dio. Dal che anche Geremia dice: un uomo, e chi lo riconosce? 109 un uomo, perch viene rivelato che un fratello; E chi lo riconosce?, perch resta nascosto che lo sposo. Con ci abbiamo detto abbastanza sul padre Abramo, contro le affermazioni sommamente impudenti, maldestre e calunniose di Fausto. Cosa prefiguravano Loth, sua moglie e le sue figlie. 41. Suo fratello Lot, giusto e ospitale a Sodoma, puro e intatto da ogni contaminazione dei Sodomiti, merit di sfuggire incolume a quell'incendio che era figura del giudizio futuro, rappresentando in figura il corpo di Cristo, che in tutti i santi geme anche ora in mezzo agli iniqui e agli empi, le cui azioni non approva e dalla cui commistione sar liberato alla fine dei tempi, quando essi saranno condannati al supplizio del fuoco eterno. Parimenti, nella moglie di lui raffigurato un altro tipo di uomini, quelli cio che, chiamati dalla grazia di Dio, si voltano a guardare indietro, a differenza di Paolo che dimentica ci che ha alle spalle e si protende verso ci che gli sta davanti 110 . E il Signore stesso dice: Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro adatto per il regno dei cieli 111 . E non tacque quell'esempio, quasi a volerci condire col suo sale, affinch non cadiamo in questo male per leggerezza, ma lo evitiamo con prudenza. per nostro ammonimento, infatti, che ella fu mutata in una statua di sale. Infatti, nel comandare che ciascuno, fissando con sguardo irremovibile ci che ha davanti, si strappi da ci che gli sta alle spalle, disse: Ricordatevi della moglie di Lot 112 . Nello stesso Lot, quando le figlie giacquero con lui, fu prefigurato qualcosa di diverso rispetto a quando fu liberato da Sodoma. Infatti ora egli sembra aver rappresentato la figura della legge futura: infatti alcuni, nati da essa e ad essa sottomessi, mal comprendendola in qualche modo la ubriacano e usando di essa non legittimamente partoriscono opere di infedelt. Infatti La legge buona, dice l'Apostolo, se uno ne usa legalmente 113 . Il comportamento di Loth e delle figlie riprovevole, tuttavia profetico. 42. Tuttavia non giustifichiamo certo n l'azione di Lot n quella delle sue figlie, per il fatto che ebbero un significato che preannunziava la futura perversit di alcuni. Una era infatti l'intenzione di quelle nel compiere l'azione, un'altra l'intenzione di Dio, che la permise per dimostrare qualcosa anche da l: mantenendo il suo retto giudizio sul peccato degli uomini di allora, e vigilando con la sua provvidenza per prefigurare quelli che sarebbero venuti. Dunque quell'azione, in quanto narrata nella sacra Scrittura, una profezia; quando invece la si considera nella vita di chi la commise, una vergogna. Le figlie peccarono non per passione incestuosa, ma per desiderio di una discendenza. 43. N del resto questa azione degna di un biasimo e di un'accusa tali quali li vomita Fausto, nemico e cieco. Infatti, se si consulta quella legge eterna che ordina di mantenere l'ordine naturale e proibisce di turbarlo, in merito a quest'azione essa non giudica come se Lot avesse bruciato di libidine proibita verso le figlie al punto da godere incestuosamente del loro corpo o da prenderle come mogli, n circa quelle donne come se avessero arso di passione abominevole per la carne del proprio padre. Il criterio della giustizia non guarda soltanto al fatto che stato compiuto, ma anche al motivo per cui esso stato compiuto, per esaminare con la bilancia dell'equit il peso dei fatti a partire dalle loro cause. Ora quelle, poich aspiravano a una discendenza per conservare la stirpe (desiderio in esse del tutto umano e naturale), e credevano di non poter trovare nessun altro uomo, come se in quell'incendio fosse andato bruciato il mondo intero (infatti non avevano potuto rendersi conto sino a che punto il fuoco avesse infierito), vollero giacere con il padre. Certamente, non avrebbero mai dovuto essere madri, piuttosto che usare cos di loro padre. Tuttavia, c' una grande differenza tra l'averne usato per quel motivo e il volerne usare per la brama di un tanto funesto piacere. Loth non pu essere incolpato di incesto: forse di ubriachezza. 44. Tuttavia esse sentivano che il padre aborriva cos tanto quell'azione che ritennero di non poterla condurre a termine se non rendendolo inconsapevole. Infatti, come sta scritto, lo ubriacarono e si unirono a lui mentre era incosciente 114 . Quindi Lot dev'essere certo ritenuto colpevole, ma non tanto di incesto, quanto piuttosto di ubriachezza. Anche l'ubriachezza, infatti, condannata della legge eterna, che secondo l'ordine naturale ammette cibo e bevanda soltanto allo scopo del mantenimento della salute. Sebbene ci sia grande differenza tra un ubriacone e un ubriaco (infatti l'ubriacone non sempre ubriaco, e chi qualche volta ubriaco non di conseguenza un ubriacone), tuttavia nel caso di un uomo giusto bisogna indagare la causa, se non dell'ubriachezza, certo per dell'ubriacatura. Cosa dunque lo costringeva ad acconsentire o a fidarsi delle figlie, che ripetutamente gli versavano vino mescolato o forse glielo offrivano ripetutamente senza neppure mescolarlo? In tal modo voleva forse consolare le figlie, la cui grande tristezza era invece una finzione, cos da scacciare dalla loro mente ebbra il dolore per quell'abbandono e per la morte della madre, pensando che bevessero altrettanto anch'esse, che invece ricorrevano a qualche inganno per non bere? Per non vediamo come potesse essere decoroso per un uomo giusto offrire alle proprie figlie afflitte una simile consolazione. O forse per mezzo di qualche pessimo espediente dei Sodomiti esse riuscirono a ubriacare il padre anche con pochi bicchieri, cos da poter commettere quel peccato con lui, anzi piuttosto su di lui, che non ne era consapevole? Ma strano che la Divina Scrittura abbia taciuto su una cosa simile, o che Dio abbia permesso che il suo servo, senza mancanza alcuna della volont, avesse a subirlo. Nelle Scritture i peccati sono narrati, non elogiati. 45. Certo noi difendiamo le sacre Scritture, non i peccati degli uomini; per non pretendiamo di giustificare questo fatto, quasi che il Signore nostro Dio avesse ordinato che accadesse, o una volta accaduto l'avesse approvato, oppure che in quei libri gli uomini siano chiamati giusti nel senso che, se anche volevano peccare, non potevano. Poich dunque, nelle Scritture che costoro criticano, Dio non ha reso alcuna testimonianza alla rettitudine di questa azione, con quale folle temerariet essi tentano, partendo di qui, di accusare le Scritture, quando in altri passi codeste azioni si trovano proibite con assoluta chiarezza dai precetti divini? Pertanto, negli avvenimenti relativi al comportamento delle figlie di Lot, queste azioni sono narrate, e non elogiate. Era opportuno che alcune cose venissero narrate esprimendo il giudizio di Dio, altre invece tacendolo: in modo che, quando si manifesta ci che Dio giudica al riguardo, venga istruita la nostra ignoranza, e quando invece lo si tace, si eserciti la nostra capacit, affinch ricordiamo quel che abbiamo appreso in un altro punto, o sia scossa la nostra pigrizia, affinch cerchiamo quel che ancora non conosciamo. Dunque Dio, che sa trarre il bene anche dalle azioni malvagie degli uomini, propag da quel seme le genti che volle e non condann certo le sue Scritture a motivo dei peccati degli uomini. Egli ci ha manifestato tali azioni, non le ha compiute; ci ha ammonito a guardarci da esse, non ce le ha proposte perch le imitiamo. Scherzando con Rebecca Isacco non pecc, poich era sua moglie. 46. Con impudenza sorprendente Fausto incrimina anche Isacco, figlio di Abramo, per aver finto che Rebecca, che era sua moglie, fosse sua sorella 115 . L'origine di Rebecca non stata taciuta, ed chiaro che era sua sorella per una parentela assai ben nota 116 . Quanto al tacere che fosse sua moglie, che c' di strano o di inconveniente se egli imit il padre, avendo per difesa la stessa giustizia nella quale fu trovato suo padre, accusato dello stesso fatto? Le cose che a questo proposito abbiamo detto a favore di Abramo contro le accuse di Fausto, valgono anche per suo figlio Isacco 117 . Non difficile riproporle; a meno che qualche studioso non domandi quale mistero di prefigurazione si debba cogliere nel fatto che il re straniero si accorse che Rebecca era la moglie di suo marito quando vide questi scherzare con lei: non se ne sarebbe accorto, se egli non avesse scherzato con lei in un modo che sarebbe stato indecoroso se essa non fosse stata sua moglie. Quando i mariti santi fanno questo, non lo fanno invano, ma per prudenza. Si adattano in qualche modo alla debolezza del sesso femminile, cos da dire o fare qualcosa con ilare dolcezza, non snervando bens temperando il vigore virile: cose che sarebbe vergognoso dire o fare a una donna che non la propria moglie. Ho voluto notare questo, che rientra nell'usuale comportamento degli uomini, perch nessuno, duro e senza sensibilit, rinfacci come crimine a quell'uomo santo di aver scherzato con la moglie. Questi uomini disumani, infatti, se vedono un uomo serio cinguettare qualcosa di giocoso a dei bambini per giunta piccoli, allo scopo di blandire la loro sensibilit di lattanti con un nutrimento semplice e gradevole, lo rimproverano come se delirasse, dimentichi di come sono cresciuti o ingrati di esserlo. Ora, che cosa significhi, in riferimento al mistero di Cristo e della Chiesa, il fatto che un cos grande patriarca abbia scherzato con sua moglie e che di l si riconobbe che erano sposati, lo vede bene colui che, per non peccare per errore contro la Chiesa, scruta con attenzione nelle sacre Scritture il mistero del suo sposo e trova che questi ha nascosto per un po' la propria maest, per la quale nella forma di Dio uguale al Padre, sotto la forma di servo 118 , affinch l'umana debolezza potesse sostenerla ed egli in tal modo adattarsi convenientemente alla sposa. Che c' dunque di assurdo, o di incongruente con l'annunzio dei fatti futuri, se un profeta di Dio ha compiuto qualche gioco amoroso per ottenere l'affetto di sua moglie, quando il Verbo stesso di Dio si fatto carne per abitare in mezzo a noi 119 ? Nell'avere quattro mogli, Giacobbe non viol n natura, n costumi, n leggi. 47. Il fatto che a Giacobbe, figlio di Isacco, vengano imputate come crimine enorme le sue quattro mogli 120 , si confuta con un argomento di ordine generale. Infatti, quando questa usanza esisteva, non era un crimine; ora invece un crimine, poich non pi un'usanza. Orbene, fra i peccati ci sono quelli contro la natura, quelli contro i costumi, quelli contro i comandamenti. Se le cose stanno cos, che tipo di crimine mai quello di avere avuto contemporaneamente quattro mogli, imputato a Giacobbe, uomo santo? Se consulti la natura, egli non usava di quelle mogli per lascivia, ma per procreare; se consulti il costume, era quella la prassi a quel tempo e in quei paesi; se consulti i comandamenti, non c'era legge alcuna che vietasse ci. E oggi, perch mai agire cos costituisce un crimine, se non perch non lecito secondo le leggi e i costumi? Chiunque violi questi due, sebbene possa usare di molte donne solamente per generare, pecca comunque e offende la stessa societ umana alla quale necessaria la procreazione di figli. Ma poich ormai gli uomini, sotto altre leggi e altri costumi, prendono piacere da donne in quantit soltanto per la smisuratezza della loro libidine, costoro si confondono e pensano che mai si siano potute possedere molte donne se non per la fiamma della concupiscenza carnale e di un piacere vergognoso. Infatti, paragonandosi non con altri, la cui forza d'animo non sono affatto in grado di capire, bens, come dice l'Apostolo, tra di loro stessi, non comprendono 121 . Pur avendo un'unica moglie, non le si accostano soltanto guidati virilmente dal dovere di procreare, ma si lasciano spesso trascinare mollemente, vinti dallo stimolo della copula: cos, credono di essere nel vero quando immaginano che altri, nell'usare di molte mogli, siano dominati da un morbo analogo e ben pi grande, poich vedono di non essere essi stessi capaci di osservare la continenza con una sola. Temperanza dei Patriarchi, falsa pudicizia dei Manichei. 48. Noi per non dobbiamo affidare il giudizio in merito ai costumi degli uomini santi a coloro che non possiedono tale virt, cos come non lasciamo giudicare ai febbricitanti della bont e della salubrit dei cibi, ma prepariamo loro gli alimenti in base al gusto dei sani e alla prescrizione medica, piuttosto che in base alla tendenza della malattia. Pertanto, se costoro vogliono acquistare la sanit della purezza (non la purezza falsa e simulata ma quella autentica e solida), diano credito alla divina Scrittura come a un trattato di medicina: un cos grande onore di santit non stato tributato invano ad uomini che pure avevano pi mogli, se non perch pu accadere che l'animo, dominatore della carne, si imponga con una temperanza cos forte da non permettere che il movimento del piacere sessuale, insito nella natura dei mortali, ecceda le leggi ad esso assegnate in vista della generazione. Altrimenti costoro, calunniatori maldicenti piuttosto che giudici veritieri, possono accusare anche i santi apostoli di aver predicato il Vangelo a tanti popoli non per desiderio amoroso di generare figli alla vita eterna, ma per brama della lode umana; a quei padri evangelici, infatti, non mancava la fama della notoriet presso tutte le chiese di Cristo, procurata dalla lode di tante lingue; anzi, essa era cos grande che degli uomini non potrebbero ricevere da altri uomini un onore e una gloria maggiori. questa gloria nella Chiesa che lo scellerato Simone bramava con volont perversa quando, accecato, volle comprare da loro ci che essi avevano meritato dalla grazia divina, essa stessa gratuita 122 . Di questa gloria si capisce che, nel Vangelo, era avido quel tale che volendo seguire il Signore fu da lui respinto cos: Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il suo capo 123 . Vedeva infatti che in lui, ottenebrato dalla frode della simulazione e gonfio di boriosa vanit, non c'era lo spazio della fede ove poter ospitare e far posare il capo al dottore dell'umilt, poich offrendosi come discepolo di Cristo non cercava la grazia sua, ma la gloria propria. Da questo desiderio di gloria erano stati corrotti quelli che l'apostolo Paolo rimprovera perch annunziavano Cristo senza rettitudine, per invidia e spirito di contesa. Anche di tali predicatori, tuttavia, l'Apostolo gioisce 124 , sapendo che poteva accadere che, mentre quelli andavano dietro al piacere della gloria umana, dall'ascoltarli nascessero ugualmente dei fedeli: generati non dalla loro gelosa ambizione, con la quale volevano equipararsi o anteporsi alla gloria degli apostoli, ma dal Vangelo, che essi comunque annunziavano sebbene privi di rettitudine, cosicch Dio operava un bene a partire dal loro male. Allo stesso modo pu accadere che un uomo non si appresti all'atto sessuale per desiderio di generare, ma vi sia trascinato da passione lussuriosa, e tuttavia nasca un uomo, opera buona di Dio, tratta dalla fecondit del seme e non dalla vergogna del vizio. Come dunque i santi apostoli si rallegravano dell'ammirazione degli ascoltatori verso la loro dottrina non per la brama di ottenere la lode ma per l'amoroso desiderio di seminare la verit, allo stesso modo i santi patriarchi giacevano con le loro mogli, che ne accoglievano il seme non per l'avidit di godere del piacere ma in previsione di procurarsi una discendenza. Per conseguenza, n la moltitudine dei popoli rendeva quelli ambiziosi, n la moltitudine di mogli rendeva questi lussuriosi. Ma che potrei dire io di uomini ai quali la voce divina rende la pi splendida testimonianza, se chiaro a sufficienza che le loro mogli null'altro desideravano nell'unione carnale se non i figli? Infatti, quando videro che non potevano assolutamente partorire, dettero al marito le proprie schiave, per rendere quelle madri nella carne e divenirlo esse stesse nella volont. L'accordo tra le mogli di Giacobbe nasceva dal diritto coniugale e non dalla concupiscenza. 49. Quanto poi a quel che Fausto obietta con accusa sommamente menzognera, che cio quattro prostitute disputavano tra loro una sorta di gara su chi dovesse portare Giacobbe a giacere con s, non so proprio dove lo abbia letto: forse nel suo cuore simile a un libro di indicibili falsit, dove lui stesso a prostituirsi, ma con quel serpente a causa del quale l'Apostolo era in pena per la Chiesa, che desiderava presentare come vergine casta a Cristo, suo unico sposo: temendo che, come aveva ingannato Eva con la sua astuzia, allo stesso modo corrompesse le menti distogliendole dalla castt 125 . I Manichei infatti sono amici del serpente a tal punto da sostenere che fu pi utile che nocivo. Evidentemente lui che, infondendogli nell'animo gi guasto i semi della menzogna, ha convinto Fausto a partorire con bocca immondissima queste calunnie mal concepite e anche ad affidarle alla memoria con una penna sommamente spudorata. Nessuna infatti delle schiave strapp all'altra il marito Giacobbe, nessuna litig con l'altra sul giacere con lui. Al contrario, c'era piuttosto ordine, poich non c'era libidine: e tanto pi con fermezza si salvaguardavano i giusti diritti della potest coniugale, quanto pi con castit si evitava l'ingiustizia della concupiscenza carnale. Quanto al fatto che egli venga acquistato da una moglie, proprio qui che si rivela la giustezza della nostra affermazione, proprio qui che la verit grida a suo favore contro le menzogne dei Manichei! Che bisogno c'era, infatti, che se lo acquistasse l'altra, se non perch toccasse a quest'altra che come marito egli entrasse da lei? Giammai egli si sarebbe avvicinato all'altra, se quella non lo avesse acquistato; ma certamente si accostava, tutte le volte che veniva il suo turno, a quella da cui aveva procreato tanti figli e alla quale aveva obbedito sino al punto da procreare anche da una schiava di lei, e dalla quale in seguito procre senza che essa lo acquistasse. Ma quella volta toccava a Rachele di giacere la notte con il marito: era in lei quella potest della quale, per mezzo dell'Apostolo, la voce del Nuovo Testamento non tacque quando disse: Allo stesso modo anche il marito non arbitro del proprio corpo, ma lo la moglie. Dunque Rachele aveva gi pattuito con la sorella di passarla, per assolvere al debito con lei contratto, al proprio debitore. Cos infatti chiama la cosa l'Apostolo: Il marito paghi il debito a sua moglie 126 . Quella verso cui il marito era debitore, aveva gi ricevuto dalla sorella, per cederle ci che aveva in sua potest, il prezzo che di sua volont si era scelta. Giacobbe, uomo di somma continenza. 50. Ma se costui, che Fausto ad occhi chiusi o meglio spenti denigra come impudico, fosse stato schiavo della concupiscenza anzich della giustizia, forse che non avrebbe bruciato tutto il giorno per il desiderio della notte in cui avrebbe giaciuto con la pi bella? Era certo lei che amava di pi, lei per la quale aveva pagato due volte sette anni di lavoro gratuito. Quando dunque al cader del giorno si dirigeva verso i suoi abbracci, come avrebbe potuto distogliersene se fosse stato tale quale lo reputano i Manichei, che non capiscono nulla? Forse che, disprezzato l'accordo tra le mogli, non sarebbe piuttosto entrato dalla sua bella, che gli doveva quella notte non solo per il costume coniugale ma anche per il diritto del turno? Avrebbe piuttosto usato della sua potest di marito, giacch La moglie non arbitra del proprio corpo, ma lo il marito, e aveva in quel momento a proprio vantaggio l'avvicendamento delle mogli nel servirlo. Avrebbe dunque usato della sua potest di marito molto pi vittoriosamente se fosse stato vinto dal desiderio della bellezza. Ma allora risulterebbero migliori di lui le donne, che avrebbero gareggiato per concepire dei figli, mentre lui lo avrebbe fatto per il piacere dell'unione carnale. In tal modo, quest'uomo dalla continenza estrema, un vero uomo, usando delle mogli cos virilmente da non sottomettersi al piacere carnale bens da dominarlo, si preoccup maggiormente di ci che lui stesso doveva che non di quello che gli era dovuto, n volle abusare della propria potest per il proprio piacere, ma prefer pagare quel debito piuttosto che riscuoterlo. Conseguenza fu che, a pagare il debito, fosse colei che quella, a cui esso era dovuto, aveva scelto perch lo riscuotesse al suo posto: quando scopr l'accordo e il patto stipulato tra loro e all'improvviso e inopinatamente fu allontanato dalla moglie pi bella e chiamato dalla meno bella, Giacobbe non s'infiamm d'ira, non fu oscurato dalla tristezza n, con snervate blandizie, si affann con ambedue perch fosse piuttosto Rachele a concedergli la notte. Invece, come marito giusto e padre previdente, vedendo che quelle avevano a cuore la discendenza, e lui stesso null'altro chiedendo all'unione carnale, ritenne di dover obbedire alla loro volont, dal momento che esse desideravano ciascuna dei figli, e di non essere sminuito nella propria, visto che ambedue glieli partorivano. Come a dire: " Fatevi pure a vicenda le cessioni e le concessioni che volete, per vedere chi di voi diventer madre; io che ho da contendere, dal momento che il nascituro dall'una o dall'altra non avr altro padre che me? ". Ora Fausto, che era intelligente, in tali narrazioni avrebbe certo compreso ed elogiato questa modestia, questa padronanza della concupiscenza e la ricerca unica, nell'amplesso corporale dei coniugi, dell'umana discendenza, se il suo ingegno non fosse stato pervertito da quella setta esecrabile, se non fosse sempre alla ricerca di qualcosa da condannare, se non considerasse un crimine enorme l'unica cosa che rende onesta l'unione coniugale, con la quale maschi e femmine si congiungono per procreare dei figli. Cosa prefiguravano le quattro mogli di Giacobbe. 51. Ora, dopo aver difeso i costumi del patriarca e confutata l'accusa intentata da un errore scellerato, con piena libert e per quanto ci possibile scrutiamo i misteri segreti e bussiamo con la piet della fede affinch il Signore ci riveli che cosa prefiguravano queste quattro mogli di Giacobbe, delle quali due erano libere e due schiave. Vediamo infatti che l'Apostolo, nella libera e nella schiava possedute da Abramo, riconosce i due Testamenti 127 . L per la cosa appare pi chiara, perch si parla di una e una; qui invece sono due e due. Inoltre l il figlio della schiava a ricevere l'eredit, mentre qui i figli delle schiave ricevono la terra della promessa insieme ai figli delle libere: pertanto, non v' dubbio che qui si intenda qualcosa di diverso. Lia la fatica della vita temporale, Rachele la speranza della vita eterna: chi serve Dio accetta la prima per arrivare alla seconda. 52. Sebbene io ritenga che le due mogli libere di Giacobbe si riferiscano al Nuovo Testamento, nel quale siamo stati chiamati alla libert, tuttavia non invano esse sono due; forse perch - cosa che si pu capire e trovare nelle Scritture - due vite ci vengono annunciate nel corpo del Signore: una temporale, nella quale fatichiamo, l'altra eterna, nella quale contempleremo la gioia di Dio. Il Signore manifest quella con la sua passione, questa con la sua resurrezione. Ci invitano a intendere cos anche i nomi di quelle donne. Dicono infatti che Lia significhi " Che si affatica ", e Rachele " Principio visto", oppure " Parola dalla quale si vede il principio ". L'agire della vita umana e mortale, nella quale viviamo compiendo per la fede molte opere faticose, incerti su quale esito di utilit esse ottengano per coloro cui vogliamo giovare, Lia, prima moglie di Giacobbe; per questo si ricorda anche che aveva gli occhi malati. Infatti i ragionamenti dei mortali sono timidi, e incerte le nostre riflessioni 128 . Invece, la speranza dell'eterna contemplazione di Dio, che possiede una sicura e gioiosa intelligenza della verit, Rachele. Perci viene detta anche gradevole di viso e bella di aspetto. lei infatti che ogni uomo zelante di ardore ama, per ottenere lei che si fa servo della grazia di Dio, in virt della quale i nostri peccati, anche se fossero come scarlatto, diverrebbero bianchi come la neve 129 . Ebbene Labano significa " Sbiancare ", e a lui serv Giacobbe per avere Rachele 130 . Nessuno infatti si converte a servire la giustizia sotto la grazia della remissione dei peccati, se non per trovare quiete nella parola dalla quale si vede il principio, che Dio. Dunque per avere Rachele, non Lia. Infatti, chi mai amer, nelle opere della giustizia, la fatica delle azioni e delle sofferenze? Chi desiderer questa vita per se stessa? Allo stesso modo Giacobbe non am Lia, tuttavia quando di notte gliela condussero sostituendola con l'inganno speriment i suoi amplessi e la sua fecondit allo scopo di generare. Poich non poteva essere amata per se stessa, dapprima il Signore fece s che egli la sopportasse per arrivare a Rachele, poi gliela rese gradita per i figli. Ma parimenti ogni utile servo di Dio, costituito sotto la grazia della purificazione dei peccati, a che cos'altro mai volse l'animo, che cos'altro port nel cuore, che cos'altro am appassionatamente se non gli insegnamenti della sapienza? Questa sapienza, i pi ritengono di acquistarla e di raggiungerla tosto che si siano esercitati nei sette comandamenti della legge che riguardano l'amore per il prossimo e vietano che si nuoccia ad alcuno, e cio: Onora tuo padre e tua madre, non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non pronunciare falsa testimonianza, non desiderare la moglie del tuo prossimo, non desiderare alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo 131 . Una volta osservati al meglio delle possibilit questi comandamenti, dopo che attraverso diverse prove lungo la notte di questo secolo si sar a lui unita, anzich la bramata, sperata e bellissima gioia della dottrina, la sopportazione della fatica (come al posto di Rachele inaspettatamente si un Lia), l'uomo sopporta anche questa per giungere all'altra, se ama con perseveranza, accettando altri sette comandamenti (come se gli si dicesse: Servi altri sette anni per Rachele): essere povero di spirito, mite, nel pianto, affamato e assetato di giustizia, misericordioso, puro di cuore, pacifico 132 . L'uomo vorrebbe, se fosse possibile, giungere subito alle delizie della bella e perfetta sapienza, senza dover tollerare alcuna delle fatiche che si devono abbracciare quando si agisce e si soffre: ma ci non possibile nella terra dei mortali. Questo infatti sembra il significato di ci che viene detto a Giacobbe: Non si usa nel nostro paese che la minore sia data in sposa prima della maggiore 133 , giacch non inopportuno chiamare maggiore quella che viene prima in ordine di tempo. Orbene, nella retta educazione dell'uomo, la fatica di compiere ci che giusto viene prima del piacere di comprendere ci che vero. Prima a sposarsi Lia, poi Rachele: si giunge alla sapienza attraverso la giustizia che viene dalla fede. 53. A ci si applica quel che scritto: Se desideri la sapienza, osserva i comandamenti e il Signore te la conceder 134 . I comandamenti sono quelli pertinenti alla giustizia. La giustizia, poi, quella che viene dalla fede e che si muove in mezzo alle incertezze delle prove, al fine di conseguire, credendo piamente in ci che ancora non comprende, anche il merito della comprensione. Il senso del passo della Scrittura che ho appena ricordato: Se desideri la sapienza, osserva i comandamenti e il Signore te la conceder, penso sia il medesimo di quest'altro: Se non crederete, non comprenderete 135 , perch ci sia mostrato che la giustizia appartiene alla fede, mentre l'intelligenza alla sapienza. Pertanto, a coloro che bruciano di amore ardente per la limpida verit non si deve rimproverare questo desiderio: esso per va richiamato all'ordine, affinch cominci dalla fede e si sforzi di pervenire ai buoni costumi a cui tende. La virt, in ragione dell'ambito in cui si muove, travagliata: la sapienza, in ragione di ci a cui tende, luminosa. " Che bisogno c' di credere - dice - a ci che non mi si mostra chiaro? Proferisci una qualche parola, per la quale io possa vedere il principio di tutte le cose! questo infatti ci per cui l'animo razionale, se desideroso del vero, massimamente e soprattutto si infiamma ". Si dovrebbe rispondere: ci che desideri bello, e degno in sommo grado di essere amato, ma la prima a sposarsi Lia, poi Rachele. Questo ardore ti valga non a rifiutare l'ordine, ma piuttosto ad accettarlo, ch senza di esso non si pu giungere a ci che con tanto ardore si ama. Quando si sar giunti l, allo stesso tempo si possieder in questo mondo non solo la bella intelligenza, ma anche la faticosa giustizia. Per quanto infatti i mortali ricerchino con acume e sincerit il bene immutabile, ancora il corpo che si corrompe appesantisce l'anima e l'abitazione terrena opprime lo spirito che pieno di pensieri " 136 . Si deve dunque tendere ad un'unica cosa, ma sono molte quelle che per essa si devono sopportare. Rachele e la schiava Bila. 54. Due sono dunque le mogli libere di Giacobbe; ambedue sono figlie della remissione dei peccati, cio dello " Sbiancare ", ovvero di Labano. Tuttavia una amata e l'altra sopportata. Ma quella che sopportata, la prima e la pi ricca in fecondit cosicch, se non per se stessa, certamente amata per i figli. Infatti la fatica dei giusti ottiene il massimo frutto in quelli che, nel regno di Dio, generano in mezzo a molte prove e tribolazioni predicando il Vangelo, e costoro chiamano loro gioia e corona quelli per i quali si trovano maggiormente nelle sofferenze, in calamit oltre misura, spesso vicini alla morte 137 , e per i quali sostengono lotte esterne e timori interiori 138 . Nascono loro con pi facilit e abbondanza da quel discorso di fede 139 con cui predicano Cristo crocifisso 140 e tutto ci che della sua umanit viene pi rapidamente compreso dal pensiero umano e che non turba neppure gli occhi infermi di Lia. Rachele invece, con il suo sguardo chiaro, esce di mente verso Dio 141 e vede in principio il Verbo che Dio presso Dio 142 e vuole partorire e non pu, poich chi narrer la sua generazione? 143
Pertanto la vita che si dedica al desiderio della contemplazione, con lo scopo di vedere con gli occhi non malati della mente, attraverso le realt create, le cose invisibili alla carne e di scorgere in maniera ineffabile il potere sempiterno 144 e la divinit di Dio, vuole rimanere libera da ogni occupazione ed dunque sterile. Effettivamente essa, aspirando all'ozio, nel quale si accendono gli ardori della contemplazione, non si adatta alla debolezza degli uomini che desiderano essere sostenuti nelle loro tante preoccupazioni; ma poich anch'essa arde del desiderio di generare - vuole infatti insegnare ci che conosce e non accompagnarsi con l'invidia che consuma 145 - vede che sua sorella, nella fatica dell'azione e della sofferenza, ricca di figli, e si duole che gli uomini corrano a quella potenza che soccorre alle loro infermit e necessit piuttosto che a quella da cui si apprende qualcosa di divino e immutabile. Questo dolore sembra rappresentato quando scritto: E Rachele divenne gelosa di sua sorella 146 . Pertanto, poich l'intelligenza chiara e pura di quella sostanza che non corpo e che perci non pertiene al senso carnale non pu essere espressa con parole che escono dalla carne, la dottrina della sapienza sceglie di suggerire le cose divine in qualche modo pensabili mediante alcune immagini e similitudini corporee, piuttosto che ritrarsi dal compito di insegnarle: cos come Rachele scelse di procurarsi figli da suo marito e da una schiava piuttosto che rimanerne priva del tutto. Si dice che Bila significa " Vecchia ", ed essa fu la schiava di Rachele: infatti dalla vecchia vita, dedita ai sensi della carne, che sono pensate le immagini corporee, anche quando si ascolta qualcosa in merito alla sostanza spirituale e immutabile della divinit. Lia e la schiava Zilpa. 55. Anche Lia, ardente dal desiderio di avere una prole pi numerosa, ebbe figli dalla sua schiava. Troviamo che Zilpa, la sua schiava, significa " Bocca che va ". Pertanto, quando troveremo nella Scrittura che la bocca di alcuni va a predicare la fede evangelica, ma non il loro cuore, dobbiamo pensare alla schiava di Lia. scritto infatti di alcuni: Questo popolo mi onora con le labbra, mentre il suo cuore lontano da me 147 . E a uomini simili l'Apostolo dice: Tu che predichi di non rubare, rubi?; tu che proibisci adulterio, sei adultero 148 ?. Tuttavia, affinch anche per mezzo di questa serva la moglie libera ma affranta di Giacobbe ottenga dei figli eredi del regno, ecco che il Signore dice: Quanto vi dicono, fatelo: ma non fate ci che fanno 149 . Per questo la Vita apostolica, in mezzo alla fatica delle catene, dice: Purch in ogni maniera, per ipocrisia o per sincerit, Cristo venga annunziato, io me ne rallegro e continuer a rallegrarmene 150 , come rallegrandosi per la prole pi numerosa, giacch anche la schiava ha partorito. La mandragora rappresenta la buona reputazione della vita contemplativa. 56. Lia ebbe dunque un figlio, nato in seguito alla concessione di Rachele: questa, avendo ricevuto delle mandragore dal figlio di Lia, permise che suo marito, il quale doveva giacere con lei nella notte che le spettava di diritto, giacesse invece con la sorella. Di questo frutto so che alcuni ritengono che, preso come cibo da donne sterili, procuri la fecondit; e pensano quindi che Rachele insistette tanto a ottenerne dal figlio di Lia perch desiderava ardentemente dei figli. Ma io non potrei essere d'accordo, neppure se essa avesse concepito in quell'istante. Poich invece il Signore le don dei figli da quella notte dopo altri due parti di Lia, non c' alcun motivo di attribuire alla mandragora un potere che non abbiamo mai constatato per nessuna donna. Dir dunque quello che penso: altri, pi sapienti, diranno forse di meglio. Quando ho visto io stesso questi frutti - e mi sono rallegrato che mi sia accaduto proprio per questo passo della sacra Scrittura: infatti cosa rara - ne ho indagato la natura con tutta l'attenzione possibile, sulla base non di una qualche scienza lontana dal senso comune che insegni le virt delle radici e i poteri delle erbe, ma di ci che a me e a un qualunque altro uomo indicavano la vista, l'olfatto e il gusto. Ho dunque scoperto un frutto bello e profumato, ma dal gusto insipido; e quindi confesso di ignorare perch una donna potrebbe desiderarlo cos tanto, se non forse a causa della sua rarit e del gradevole odore. Ma allora per quale motivo la sacra Scrittura non ha voluto tacere questo fatto, essa che certo non si preoccuperebbe di indicarci come importanti simili desideri da donnicciole, se non per esortarci a cercare in essi qualcosa di grande? Non saprei addurre un'ipotesi migliore di quella che mi suggerita appunto dal senso comune: cio che il frutto della mandragora rappresenta la buona reputazione, non quella che si ottiene quando un uomo viene lodato da pochi giusti e saggi, bens quella popolare, che procura una notoriet pi vasta e rinomata, la quale, se non se non devessere ricercata per se stessa, tuttavia oltremodo necessaria alla sollecitudine con cui i buoni provvedono al genere umano. Per questo l'Apostolo dice: necessario che egli goda buona reputazione presso quelli di fuori 151 : i quali, sebbene poco saggi, tuttavia di solito procurano all'impegno di coloro che li custodiscono il lustro della lode e il profumo della buona fama. Fra quanti sono dentro la Chiesa, giungono per primi a questa reputazione popolare solo quelli che vivono nei pericoli e nella fatica dell'azione. Per questo il figlio di Lia trov delle mandragore uscendo in campagna, cio recandosi con onest presso quelli che sono fuori; invece quella dottrina di sapienza che, lontanissima dal clamore della folla, sta fissa nel dolce godimento della contemplazione della verit, non otterrebbe neppure un poco di questa gloria popolare se non attraverso coloro che, agendo in mezzo alle masse e persuadendo i popoli, governano non per capeggiare ma per servire. Infatti, quando questi uomini attivi e laboriosi, che cercano l'utilit delle moltitudini e la cui autorit amata dai popoli, rendono testimonianza anche a questa vita col desiderio che hanno di conquistare e contemplare la verit nell'ozio, in qualche modo le mandragore attraverso Lia giungono a Rachele; a Lia attraverso il figlio primogenito, cio attraverso l'onore della sua fecondit, nella quale risiede tutto il frutto di un'attivit che fatica e rischia in mezzo alle incertezze delle prove: attivit che, a causa delle sue occupazioni turbolenti, gli uomini dotati di buona intelligenza e infiammati per lo studio per lo pi evitano, sebbene potrebbero essere adatti a governare i popoli, volgendosi con tutto il cuore all'ozio della dottrina come all'abbraccio della bella Rachele. Il rimprovero di Lia alla sorella. 57. bene che anche questa vita, facendosi pi ampiamente conoscere, meriti la gloria popolare, ma ingiusto che la consegua, se trattiene il suo amante nell'ozio quando egli adatto e idoneo ad amministrare gli affari della Chiesa e non lo spinge ad occuparsi dell'utilit comune. Per questo Lia dice a sua sorella: forse poco che tu mi abbia portato via il marito, perch voglia portar via anche le mandragore di mio figlio? L'unico marito sta a significare tutti quelli che, pur essendo in grado di agire e degni che si affidi loro il governo della Chiesa perch dispensino il sacramento della fede, vogliono invece, infiammati dal desiderio della dottrina e della ricerca e contemplazione della sapienza, allontanarsi da tutte le molestie dell'azione e nascondersi nell'ozio dell'apprendimento e dell'insegnamento. Pertanto si dice: forse poco che tu mi abbia portato via il marito, perch voglia portar via anche le mandragore di mio figlio? come se si dicesse: " Ti pare poco che la vita degli studi tenga nell'ozio uomini necessari all'onerosa gestione delle attivit pubbliche, e cerchi anche la gloria popolare? ". Giacobbe non rifiut Lia: il peso della vita attiva procura lode alla vita contemplativa. 58. Pertanto, per procurarsi tale gloria giustamente, Rachele cede il marito alla sorella per quella notte: affinch coloro che per laboriosa virt sono adatti al governo dei popoli, sebbene abbiano scelto di dedicarsi alla scienza, accettino di sperimentare il peso delle prove e delle preoccupazioni per l'utilit comune, perch la stessa dottrina della saggezza a cui hanno scelto di dedicarsi non venga oltraggiata e rischi di non ottenere da parte dei popoli ignoranti la buona fama, che quei frutti simboleggiano, e quanto necessario a esortare chi la apprende. tuttavia chiaro che, per accettare tale peso, essi vengono forzati. Ci indicato a sufficienza dal fatto che, mentre Giacobbe sta tornando dal campo, Lia gli corre incontro e lo trattiene dicendo: Da me devi venire, perch io ho pagato il diritto di averti con le mandragore di mio figlio 152 , come a dire: " Vuoi che la dottrina che ami ottenga una buona reputazione? Allora non sfuggire alla doverosa fatica ". Chiunque faccia attenzione, si accorge che ci quanto accade nella Chiesa. Sperimentiamo negli esempi ci che comprendiamo nei libri. Chi non vede che ovunque nel mondo tutti si allontanano dalle opere del secolo e si volgono all'ozio della conoscenza e della contemplazione della verit come all'abbraccio di Rachele, e che all'improvviso sono afferrati dalle necessit della Chiesa e messi al lavoro come se Lia dicesse loro: Da me devi venire? Quando essi dispensano castamente i misteri di Dio, per generare figli alla fede nella notte di questo secolo, vengono lodati dai popoli anche per quella vita il cui amore, una volta convertiti, li indusse ad abbandonare la speranza di questo secolo, e alla cui professione sono stati sottratti per l'opera misericordiosa di governare il popolo. Con tutte le loro fatiche, infatti, ottengono che quella professione cui si erano volti riceva una gloria pi diffusa e pi ampia, per il fatto di aver fornito ai popoli simili capi, come Giacobbe che non rifiut la notte a Lia perch Rachele entrasse in possesso di quei frutti tanto profumati e splendidi; anche questa professione, qualche volta, grazie alla misericordia di Dio, partorisce da sola, e tuttavia con fatica, giacch rarissimo che: In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio 153 , e tutto ci che di questo si dice con piet e sapienza, venga compreso senza i fantasmi del pensiero carnale e, almeno in parte, in maniera giovevole alla salvezza. Conclusione della difesa di Abramo, Isacco e Giacobbe. 59. Sui tre patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe, dei quali Dio ha voluto chiamarsi il Dio e che la Chiesa cattolica onora, contro le calunnie di Fausto baster quanto detto. Dei meriti di questi tre uomini, della loro piet e della profondit profetica remotissima dal giudizio degli uomini carnali, non ora il momento di discutere: in questa nostra opera bisognava difenderli soltanto dalle accuse loro rivolte da una lingua maldicente e nemica della verit, affinch non credano di affermare qualcosa contro le Scritture sante e salvifiche quelli che le hanno lette con mente perversa e avversa, quando aggrediscono con insulti sfacciati coloro che in esse sono presentati con tanto grande onore. Il peccato di Lot non offusca la veridicit delle Scritture. 60. Del resto Lot, fratello cio consanguineo di Abramo, non deve essere in alcun modo paragonato con questi, di cui Dio dice: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe 154 , n annoverato nel numero di quelli cui la Scrittura d sino alla fine testimonianza di giustizia, sebbene sia vissuto con piet e castit in mezzo ai Sodomiti e, lodato anche per i meriti della sua ospitalit, sia stato liberato dall'incendio di quella terra e ai suoi discendenti, per il fatto che Abramo era suo zio, sia stata data per dono di Dio la terra della promessa 155 . Sono questi i meriti che in quei libri sono offerti alla nostra lode: non l'ubriachezza o l'incesto 156 ; ma dal momento che dello stesso uomo troviamo scritta un'azione retta e una peccaminosa, l'una ci viene proposta affinch la imitiamo e l'altra affinch ce ne guardiamo. Ora, se il peccato di Lot, al quale stata resa, prima che peccasse, testimonianza di giustizia 157 , non solo non oscura la divinit di Dio o la verit della Scrittura, ma anzi la raccomanda alla nostra lode e al nostro amore per il fatto che, come uno specchio nitido e fedele, essa riflette delle persone che le si avvicinano non solo ci che bello e integro, ma anche ci che brutto e vizioso: quanto meno il fatto che Giuda giacque con sua nuora apporter motivi per incolpare l'autorit santa 158 ! La quale, solidamente fondata in quei libri, disdegna con diritto divino non solo le calunniose arguzie di pochissimi Manichei, ma anche l'orribile ostilit di tanti e tanto grandi popoli gentili, che ha gi sottomesso quasi tutti al culto dell'unico vero Dio, strappandoli alla nefasta superstizione degli idoli per mezzo dell'impero cristiano, conquistando il mondo intero non con la violenza della guerra ma con la potenza invincibile della verit. In quale punto delle Scritture, infatti, viene lodato Giuda? Che cosa di buono la Scrittura testimonia di lui, se non il fatto che nella profezia di Cristo, il quale si preannunziava si sarebbe incarnato dalla sua stirpe, egli ebbe la preminenza sugli altri, raccomandato dalla benedizione di suo padre 159 ? I peccati di Giuda e di Tamar sua nuora. 61. D'altronde, all'incesto che Fausto gli rimprovera noi aggiungiamo anche il fatto di aver venduto suo fratello Giuseppe in Egitto 160 . Forse che le membra storte di qualcuno sfigurano la luce che tutto mette in evidenza? Ugualmente, le cattive azioni di qualcuno non rendono cattiva la Scrittura, ma per il fatto che essa le mostra vengono rese note ai lettori. Se dunque si consulta la legge eterna che ordina di conservare l'ordine naturale e proibisce di alterarlo, essa ha stabilito che l'unione carnale debba avvenire soltanto allo scopo della riproduzione, e ci solamente in nozze regolate dalla societ che non perturbino il vincolo della pace, e pertanto la prostituzione delle donne, che si offrono non allo scopo di creare nuovi eredi ma di saziare la libidine, condannata dalla legge divina e eterna. La turpitudine che si acquista col denaro disonora completamente colui che la compra. Per questo Giuda, sebbene avrebbe peccato pi gravemente se avesse voluto giacere con lei sapendo che era sua nuora - se infatti un uomo e una donna, come dice il Signore: Non sono pi due, ma una carne sola 161 , la nuora va considerata non diversamente da una figlia -, tuttavia non c' dubbio che, nelle sue intenzioni, giacque vergognosamente con una meretrice. Essa, che ingann il suocero, non pecc per desiderio carnale di lui n per brama della mercede da prostituta ma, volendo un figlio da quello stesso sangue da cui non aveva potuto averne, giacch era gi stata sposata a due fratelli e un terzo le era stato rifiutato, si fece fecondare con la frode dal padre di quelli e suocero suo, dopo aver ricevuto un pegno della sua mercede, che conserv non come ornamento ma come prova. Certo, sarebbe stato meglio rimanere senza figli piuttosto che diventare madre fuori della legge matrimoniale: tuttavia essa, per il fatto di essersi procurata il suocero come padre dei suoi figli, pecc con un'intenzione di gran lunga diversa che se lo avesse desiderato come adultero. Infine, quando condotta alla morte per ordine di lui essa present il bastone, il cordone e l'anello con il sigillo, dicendo di essere incinta di colui al quale quei pegni appartenevano, egli, non appena riconobbe ci che le aveva dato, rispose che era pi giustificata di lui: poich non aveva voluto darle suo figlio come marito essa, spinta da quel rifiuto, si era conquistata una discendenza in quel modo piuttosto che in nessuno, non da altrove che da quella medesima stirpe. Con tali affermazioni, dicendo non che era giusta ma che era pi giusta di lui, egli non la lod, bens la antepose a s nel paragone, ritenendo meno colpevole il desiderio di avere figli, spinta dal quale essa si era unita al suocero, che la libidinosa passione della carne, vinto dalla quale egli stesso era entrato presso di lei come da una meretrice: parimenti si dice ad alcuni: Avete giustificato Sodoma 162 , cio avete peccato a tal punto che Sodoma, paragonata a voi, appare giusta. Del resto, se anche si intendesse che il suocero non riteneva questa donna meno colpevole nel paragone con un'azione peggiore, ma la lodava invece senza riserve (sebbene, consultando la legge eterna che proibisce di alterare l'ordine naturale non solo dei corpi, ma soprattutto e in primo luogo delle anime, scopriamo che essa meritatamente colpevole, non avendo rispettato l'ordine sociale nella procreazione dei figli), che c' di strano se una peccatrice viene lodata da un peccatore? Venerare le Scritture non significa approvare i vizi che esse menzionano. 62. Fausto, o la stessa perversit dei Manichei, ritiene che ci sia contro di noi, quasi che noi, accordando venerazione e degno elogio a quella Scrittura, dovessimo necessariamente approvare i vizi degli uomini che essa menziona. La necessit piuttosto un'altra: quanto pi religiosamente accettiamo la Scrittura, tanto pi risolutamente accusiamo le cose che, per mezzo della sua verit, abbiamo imparato con pi certezza doversi accusare. L infatti la fornicazione e ogni illecito rapporto carnale sono condannati per diritto divino 163
e per questo, quando la Scrittura ricorda di qualcuno simili azioni tacendo in quel punto il proprio giudizio, ci mette in grado di giudicarle, non ci prescrive certo di lodarle. Infatti, chi di noi nel Vangelo stesso non aborrisce la crudelt di Erode, quando preoccupato per la nascita di Cristo ordin di uccidere tutti quei bambini 164 ? Eppure questo fatto l non viene biasimato, ma soltanto narrato. Ma i Manichei, affinch nella loro folle impudenza non sostengano che ci falso - visto che negano la stessa nascita di Cristo per la quale Erode era turbato -, vadano a leggere in che modo l sia solo narrata e non biasimata la crudelt e la cecit dei Giudei, che tuttavia universalmente detestata. Giacobbe benedisse Giuda in riferimento a Cristo, che sarebbe nato dalla trib di lui. 63. " Per, sostengono, questo Giuda che giacque con sua nuora viene annoverato tra i dodici patriarchi 165 ". E allora? Forse non si conta tra i dodici apostoli quel Giuda che trad il Signore, e non fu inviato con loro e come uno di loro a predicare il Vangelo, egli che era un diavolo 166 ? Ma ancora ribattono e dicono: " Dopo un delitto cos grande, quello si impicc e fu escluso dal numero degli apostoli 167 ; costui invece, dopo una tale sconcezza, fu benedetto in modo speciale rispetto ai suoi fratelli e lodato al di sopra di tutti loro da quel padre cui Dio rende tanto grande testimonianza 168 ". Certamente: poich da questo passo appare ancora pi chiaro che quella profezia non si riferisce a lui ma a Cristo, che si annunziava sarebbe venuto nella carne dalla trib di lui; a maggior ragione dunque la divina Scrittura non avrebbe dovuto tacere il suo crimine, come infatti non lo ha taciuto, affinch nelle parole del padre con cui egli viene lodato dopo quella vergogna si vada a ricercare un'altra cosa, giacch non lui che in esse si riconosce. Fausto vuole colpire non la stirpe di Giacobbe, bens la genealogia di Cristo. 64. Tuttavia si capisce che Fausto, col suo dente maldicente, ha voluto mordere il fatto che noi predichiamo che Cristo venne da quella trib, soprattutto perch nelle generazioni dei suoi antenati menzionate da Matteo figura anche Zara, che la stessa Tamar gener concependolo da Giuda 169 . Infatti, se avesse voluto colpire la stirpe di Giacobbe e non la genealogia di Cristo, avrebbe piuttosto addotto in primo luogo Ruben, che viol con indicibile dissolutezza il letto paterno 170 : fornicazione che l'Apostolo dice mai sentita neppure tra i Gentili 171 . Anche il padre stesso Giacobbe, quando li benedisse, non tacque di questo fatto, accusandolo e deprecandolo sopra il capo di lui 172 . Senza dubbio Fausto avrebbe piuttosto obiettato questo crimine, che evidenzia non un errore dovuto all'abito di una prostituta bens una profanazione del tutto volontaria del giaciglio paterno: invece proprio Tamar stessa che egli odiava, assai pi per il fatto che in quell'amplesso essa desider null'altro che partorire che non se avesse bruciato di pura passione carnale, e incolpando i progenitori di Cristo voleva infirmare la sua incarnazione, ignorando, il misero, che il verissimo e veracissimo Salvatore si dimostrato maestro non solo con la parola, ma anche con la nascita. Infatti i suoi fedeli, che sarebbero provenuti da tutte le genti, dovevano apprendere anche dall'esempio della sua carne che non potevano essere danneggiati dalle iniquit dei loro padri. Pertanto quello sposo, che adattandosi ai suoi invitati avrebbe chiamato alle nozze buoni e cattivi, volle anche nascere da buoni e cattivi 173 , per confermare che la profezia della Pasqua, nella quale fu prescritto di mangiare un agnello preso da pecore e da capri 174 come da buoni e da cattivi, lo aveva preceduto per prefigurare lui stesso. Per conservarci ovunque prove del fatto che era Dio e uomo, non disdegn antenati sia buoni che cattivi per conformarsi alla condizione umana, mentre scelse di nascere da una vergine come prova miracolosa della sua divinit. Le Scritture narrano spesso, di un medesimo uomo, azioni sia lodevoli sia riprovevoli. 65. Invano dunque Fausto, che col suo dente sacrilego infierisce piuttosto contro se stesso, accusa la sacra Scrittura, a ragione venerata ormai in tutto il mondo: essa, come ho detto sopra, quale specchio nitido e fedele non accetta di adulare nessuno, ma o giudica essa stessa le azioni degli uomini con la lode o la riprovazione oppure le fa giudicare ai lettori, e non solo indica uomini riprovevoli o lodevoli, ma anche non tace azioni lodevoli in uomini riprovevoli e azioni riprovevoli in uomini lodevoli. Infatti, non perch Saul era un uomo riprovevole non da lodarsi il fatto che egli, dopo aver tanto diligentemente indagato chi avesse mangiato nonostante la maledizione, tanto severamente cerc di castigarlo per obbedire a Dio che aveva ingiunto il divieto 175 , oppure il fatto che radi dal suo regno negromanti e indovini 176 ; n perch Davide era degno di lode, allora i suoi peccati, che Dio stesso gli rimprovera per mezzo del profeta 177 , sono da approvare o imitare. Ugualmente, anche in Ponzio Pilato non si deve biasimare che contro le accuse dei Giudei giudic innocente il Signore 178 , e in Pietro non si deve lodare che rinneg tre volte il Signore 179 , o che fu da lui chiamato Satana perch, non pensando secondo Dio, lo voleva allontanare dalla sua passione, cio dalla nostra salvezza: dunque egli, poco prima chiamato beato 180 , poco dopo chiamato Satana 181 . Ma ci che in lui prevalse, ce lo testimoniano il suo apostolato e la corona del martirio. Numerose azioni di re Davide degne di lode e di imitazione. 66. Cos pure del re Davide leggiamo i peccati, ma leggiamo anche le azioni rette. In cosa egli fosse superiore o donde derivasse la sua vittoria risulta sufficientemente chiaro non alla cecit malevola con cui Fausto si scaglia contro i libri e gli uomini santi, ma alla prudenza religiosa con cui si possono scorgere e discernere l'autorit divina e i meriti umani. Che costoro leggano, e vedano come Dio rimprover a Davide pi cose che Fausto stesso 182 ; ma l si trova anche il sacrificio della penitenza, l si trova anche quella incomparabile mansuetudine persino verso il nemico pi terribile e crudele il quale, tutte le volte che cadde nelle sue mani potentissime, fu da lui con mani pietosissime rilasciato incolume 183 . L c' una memorabile umilt sotto la sferza di Dio e una cervice regale cos sottomessa al giogo del Signore che egli, nonostante fosse armato e scortato da armati, sopport con infinita pazienza amari insulti dalla bocca del nemico e trattenne con estrema modestia il compagno che, infiammato d'ira perch il suo re doveva sentire tali cose, era gi sul punto di abbattersi con destra vendicatrice sulla testa dell'oltraggiatore, aggiungendo al suo ordine regale il peso del timore di Dio e dicendo che quella era la ricompensa per i propri meriti da parte del giudizio celeste, dal quale chi lo insultava era stato mandato per bersagliarlo con simili ingiurie 184 . L c' un amore cos grande del pastore per le greggi a lui affidate che egli avrebbe voluto morire per loro, allorch, dopo il censimento del popolo, Dio volle punire il suo peccato di orgoglio proprio diminuendo con la morte di molti quel numero, la cui ampiezza aveva tentato di superbia il cuore del re: con questo occulto giudizio Dio 185 , presso il quale non c' ingiustizia, sottrasse a questa vita quelli che trov indegni di essa e allo stesso tempo, in colui che si era esaltato per l'abbondanza di uomini, guar la gonfiezza dell'animo umano con la diminuzione di quell'abbondanza. L il religioso timore di Dio custodiva il mistero di Cristo nella santa unzione a tal punto che il suo cuore trepid di pia preoccupazione quando, di nascosto, tagli un pezzetto della veste dello stesso Saul per avere di che dimostrargli che, pur potendo, non aveva voluto ucciderlo. L lo si trova cos saggio verso i figli e di tale clemenza che, sebbene non pianse la morte del bimbo innocente, per la cui malattia aveva supplicato il Signore prostrandosi con molte lacrime e con gli abiti dimessi dell'umiliato, egli stesso voleva mantenere in vita - e pianse quando fu ucciso - un giovane figlio rovinato dal furore parricida, che aveva macchiato il letto paterno con stupri nefandi e conduceva contro il padre una guerra criminosa: prevedendo le pene eterne della sua anima avviluppata in cos grandi delitti, desiderava che, onde evitarle, egli vivesse, per correggersi e umiliarsi mediante la penitenza 186 . Queste e molte altre cose degne di lode e di imitazione si troveranno in quell'uomo santo, se si scruta la Scrittura che parla di lui con un animo non perverso, e soprattutto se seguiamo con mente sottomessa, pietosa e pienamente fedele il giudizio di Dio, che conosceva il segreto del suo cuore: l egli fu cos gradito al cospetto di Colui che non pu ingannarsi, che egli lo propose ai suoi figli come esempio da imitare. Solo lo Spirito di Dio vede nell'intimit dei cuori: meriti di Davide. 67. Che altro infatti vedeva lo Spirito di Dio se non le profondit del suo cuore quando, rimproverato dal profeta, Davide disse: Ho peccato e immediatamente, a seguito di queste uniche parole, merit di udire che aveva ricevuto il perdono? E a che scopo, se non per la salvezza eterna? Dio infatti non tralasci di colpirlo con sferza di padre secondo quanto gli aveva minacciato, affinch confessando venisse liberato per l'eternit e soffrendo fosse provato temporalmente. E non fu certo prova mediocre della forza della sua fede, o piccolo indizio di un'anima mite e obbediente il fatto che egli, avendo udito dal profeta che Dio lo aveva perdonato, e vedendo tuttavia accadere di seguito ci che gli era stato minacciato, non disse di essere stato ingannato dalla menzogna del profeta n mormor contro Dio come se avesse proclamato un falso perdono per i suoi peccati. Quell'uomo profondamente santo, elevando l'anima sua non contro, ma verso Dio, comprendeva di quali pene eterne, se il Signore non fosse propizio a chi confessa e si pente, sarebbero stati degni i suoi peccati; quando per essi era tormentato da correzioni temporali, vedeva dunque sia che gli veniva conservato il perdono sia che non gli era negata la medicina. Perch invece Saul, rimproverato da Samuele, pur dicendo anch'egli: Ho peccato 187 , non merit di udire ci che ud Davide, che cio il Signore lo aveva perdonato? Forse presso Dio c' preferenza di persone? Non ce n' 188 . Ma sotto quella voce, simile a udirsi per il senso umano, c'era un cuore diverso, che l'occhio divino discerneva. Cosa ci viene insegnato con tali esempi, se non che il regno dei cieli dentro di noi 189 e che dobbiamo adorare Dio nella nostra intimit, affinch la bocca parli dell'abbondanza del cuore 190 , e il popolo non lo onori con le labbra mentre il cuore lontano da lui 191 ? Che non dobbiamo permetterci di giudicare gli uomini, dei quali non possiamo vedere l'intimit, in modo diverso da Dio, che invece pu fare questo e non pu essere ingannato o sedotto? E che, essendo la sua chiarissima sentenza su Davide all'interno della cos alta autorit della Divina Scrittura, l'umana temerariet, che pensa diversamente, da deridere o meglio da compiangere? Dunque, in merito agli uomini antichi si deve credere a quei libri divini, che con tanto anticipo hanno predetto ci che ora vediamo nel presente. Meriti di Pietro. 68. Cos'altro apprendiamo nel Vangelo, quando si sente Pietro confessare Cristo come Figlio di Dio 192 con parole che sono parimenti pronunziate anche dai demoni, ma con cuore di gran lunga diverso 193 ? Dunque in parole identiche si loda la fede di Pietro e si raffrena l'impurit dei demoni. Da parte di chi, se non di colui che, non con orecchio umano ma con intelligenza divina, sa vedere le intime radici di quelle parole e distinguerle senza inganno alcuno? Quanti altri uomini, infatti, affermano che Cristo il Figlio del Dio vivo e tuttavia non sono paragonabili ai meriti di Pietro! Non solo quelli che diranno in quel giorno: Signore, Signore e sentiranno rispondersi: Allontanatevi da me 194 ; ma anche quelli che saranno raccolti sulla destra 195 , moltissimi dei quali mai rinnegarono Cristo, oppure una sola volta, n disapprovarono che egli pat per la nostra salvezza, n costrinsero i gentili a giudaizzarsi 196 : e tuttavia non appariranno uguali a Pietro, che fece queste cose e siede su uno dei dodici troni e giudica non solo le dodici trib, ma anche gli angeli. Allo stesso modo, molti che non desiderarono la moglie di nessuno n perseguitarono sino alla morte il marito di colei che desideravano, non possono avere presso Dio il merito di Davide, che comp tutto questo. Tanto grande la differenza tra ci che uno detesta di se stesso, cos tanto da volerlo estirpare dalla radice, e ci che al posto di quello nasce, fruttifero e abbondante per grande fertilit: poich anche all'agricoltore piacciono di pi i campi che, una volta sradicate le spine per grandi che siano, producono il cento per uno, rispetto a quelli che non hanno mai avuto spine e a fatica raggiungono il trenta. Meriti di Mos. 69. Ci vale anche per Mos: servo fedelissimo di Dio in tutta la sua casa, ministro della legge santa e del comandamento santo, giusto e buono, al quale l'Apostolo d testimonianza 197 - sono infatti sue le parole che ho ricordato -, ministro anche dei misteri, non di quelli che gi donano la salvezza ma di quelli che ancora promettevano il Salvatore, come il Salvatore stesso conferma dicendo: Se credeste a Mos, credereste anche a me, perch di me egli ha scritto 198 (di questo abbiamo trattato a suo luogo per quanto ci parso opportuno, contro le sfacciate calunnie dei Manichei); Mos, che fu servitore del Dio vivo, del Dio vero, del Dio sommo, di colui che cre il cielo e la terra non da materia estranea ma dal nulla, non perch lo premeva la necessit ma perch traboccava di bont, non mediante il supplizio di un suo membro ma mediante la potenza della sua parola; Mos, umile nel rifiutare tanto grande ministero 199 , sottomesso nell'assumerlo, fedele nel mantenerlo, strenuo nell'esercitarlo; prudente nel governare il popolo, impetuoso nel correggerlo, ardente nell'amarlo, paziente nel sostenerlo; che in favore di coloro di cui era alla guida fece da mediatore con Dio quando era propizio e gli si pose davanti quando era adirato: su un uomo tale e cos grande, lungi da noi il giudicare secondo la bocca maldicente di Fausto! Giudichiamo invece secondo la bocca totalmente veritiera di Dio, il quale conosce veramente l'uomo, che opera sua, e riconosce come giudice in coloro che non li confessano e perdona come padre a coloro che li confessano i peccati, che non sono opera sua. Per le parole della sua bocca dunque amiamo, ammiriamo e imitiamo per quanto ci possibile il suo servo Mos, poich gli siamo assai inferiori nei meriti, anche se non abbiamo ucciso o spogliato alcun Egiziano n fatto alcuna guerra: egli comp la prima azione in qualit di futuro difensore, la seconda per comando di Dio. Mos e l'Egiziano: in un cuore grande il vizio rivela la futura virt. 70. Ometter per ora il fatto che quando Mos colp l'Egiziano 200 , sebbene non fosse stato Dio a ordinarglielo, la divina volont permise tuttavia che ci gli accadesse in quanto personaggio profetico, per significare qualcosa di futuro. Non mi occupo al momento di questo livello dei fatti e ne tratto invece come se non avessero senso profetico. Consultata la legge eterna trovo che egli, privo di legittimo potere, non doveva uccidere quell'uomo, sebbene oltraggioso e malvagio. Tuttavia spesso le anime capaci e feconde rispetto alla virt presentano vizi che rivelano quale sia la virt ad esse pi congeniale qualora le si coltivi con i precetti. Come accade agli agricoltori: quando vedono che un terreno produce erbe abbondanti sebbene inutili, lo giudicano adatto ai cereali; se vedono la felce, pur sapendo che va sradicata, capiscono che il luogo adeguato a vigneti vigorosi; quando notano un colle rigoglioso di oleastri, non dubitano che, coltivato, diverr buono per gli olivi. Cos quel moto dell'animo con cui Mos, pur senza averne l'autorit, non toller che un suo fratello straniero ingiuriato da un cittadino malvagio rimanesse senza vendetta, non era inutile dal punto di vista dei frutti della virt: egli, ancora incolto, generava certo frutti viziosi, segni per di una grande fertilit. Infine, colui che per mezzo del suo angelo con parole divine chiam Mos sul monte Sinai per liberare attraverso di lui il popolo di Israele dall'Egitto, e lo prepar al frutto dell'obbedienza con il prodigio della visione del roveto che ardeva senza consumarsi e con la parola del Signore 201 , lo stesso che ha chiamato dal cielo Saulo che perseguitava la Chiesa e che lo ha abbattuto, sollevato, colmato, quasi che lo abbia colpito, potato, innestato, fecondato 202 . Infatti la ferocia con cui Paolo, ad emulazione delle tradizioni dei suoi padri, perseguitava la Chiesa 203 , credendo di servire Dio, era come un vizio selvatico, indizio per di grande fecondit. Stessa cosa per Pietro, quando volendo difendere il Signore sguain la spada e tagli un orecchio al persecutore: azione che il Signore gli rimprover con tono piuttosto minaccioso dicendo: Rimetti la spada nel fodero, perch chi mette mano alla spada perir di spada 204 . Si serve della spada chi, senza che un'autorit superiore glielo ordini o glielo permetta, si arma per spargere il sangue di qualcuno. Il Signore infatti aveva certo ordinato ai discepoli di portare la spada, ma non aveva loro ordinato di ferire con essa. Cosa c' dunque di strano se Pietro dopo questo peccato fu costituito pastore della Chiesa, cos come Mos dopo aver colpito l'Egiziano fu costituito capo della Sinagoga? Ciascuno dei due, infatti, oltrepass i limiti della giustizia non per una crudelt esecrabile, ma per un'animosit emendabile, e ciascuno pecc per odio verso la malvagit altrui e per amore, sebbene ancora carnale, l'uno verso il fratello, l'altro verso il Signore. Questo vizio va reciso e sradicato: tuttavia un cuore grande va coltivato perch produca le virt, come la terra i frutti. La spoliazione degli Egiziani: Mos obbed al comando di Dio. 71. Cosa dunque obietta Fausto in merito alla spoliazione degli Egiziani, senza sapere quel che dice? Compiendola, Mos a tal punto non pecc, che avrebbe peccato non compiendola 205 . L'aveva infatti ordinata Dio, che sa ci che ciascun uomo debba patire e per mezzo di chi, in base non solo alle sue azioni, ma anche al suo cuore. Certo quel popolo era ancora carnale e posseduto dalla cupidigia delle cose terrene, ma gli Egiziani erano sacrileghi e iniqui; infatti usando male di quell'oro, cio di una creatura di Dio, per ingiuriare il Creatore, servivano i propri idoli e vessavano ingiustamente e duramente uomini stranieri facendoli lavorare senza mercede. Dunque gli uni erano degni di ricevere quell'ordine, gli altri di subirlo. E forse gli Ebrei, pi che ricevere un ordine, furono lasciati liberi di agire secondo la loro volont e i loro desideri; Dio volle per far conoscere loro il suo permesso attraverso il suo servo Mos, quando gli comand di annunziarlo. Pu anche darsi che esistano altre cause occultissime per cui Dio lo abbia detto a quel popolo: ma ai comandi di Dio si deve cedere obbedendo, e non resistere discutendo. L'Apostolo disse: Chi mai ha potuto conoscere il pensiero del Signore? O chi mai stato suo consigliere 206 ? Quindi, quanto al fatto che Dio disse al popolo per mezzo di Mos che chiedessero agli Egiziani ci di cui avevano bisogno per portarlo con s, che la causa sia quella che ho detto, oppure qualunque altra nascosta nei piani segreti e reconditi di Dio, tuttavia confermo che ci non fu detto n invano n iniquamente, e che non sarebbe stato lecito a Mos fare altrimenti da come Dio aveva detto: cos che al Signore spett la decisione di comandare e al servo l'obbligo di eseguire. Il Dio vero e buono ordina o permette qualcosa sempre con somma giustizia. 72. " Ma in nessun modo si deve credere - dice - che il Dio vero e buono abbia ordinato tali cose ". Al contrario: cose simili non le ordina con diritto se non il Dio vero e buono, l'unico a conoscere ci che si deve ordinare a ciascuno, e l'unico a non permettere che alcuno patisca qualcosa di non congruo. Del resto, questa ignorante e falsa bont del cuore umano contesterebbe anche Cristo, affinch gli empi non soffrano nulla per ordine del Dio buono, quando egli dir agli angeli: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla. Egli tuttavia viet questa stessa cosa ai servi che volevano compierla al momento non opportuno: Perch non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano 207 . Dunque solo il Dio vero e buono sa cosa, quando, a chi e per mezzo di chi comanda o permette che qualcosa accada. Questa invece, che non bont umana, ma chiaramente falsit, avrebbe potuto anche contestare lo stesso Signore, quando accondiscese al malvagio desiderio dei demoni che desideravano e chiedevano di entrare nei porci 208 , soprattutto perch i Manichei credono che non solo i porci, ma anche gli animali pi piccoli e abbietti possiedano un'anima umana. Respinta e lasciata cadere questa assurdit, tuttavia evidente che il Signore nostro Ges Cristo, unico Figlio di Dio e pertanto egli stesso Dio vero e buono, accondiscese al desiderio dei demoni provocando la morte di una mandria altrui, la rovina di non importa quali esseri viventi e un grave danno per gli uomini. Ma chi sarebbe cos folle da dire che non li avrebbe potuti cacciare dagli uomini anche senza garantire alla loro malvagia volont la morte dei porci? Dunque, se il desiderio di spiriti dannati e gi destinati al fuoco eterno, per quanto crudele e iniquo, fu dal creatore e ordinatore di tutti gli esseri, con una ragione certo occulta ma completamente giusta, condotto l dove inclinava, che c' di assurdo se gli Egiziani, dominatori iniqui, meritarono di essere privati dei beni terreni, usati nel culto sacrilego a ingiuria del creatore, per mano degli Ebrei, uomini liberi ai quali erano debitori anche della mercede di un lavoro tanto duro e ingiusto? Tuttavia, se Mos avesse ordinato ci di sua iniziativa, o di loro iniziativa gli Ebrei lo avessero compiuto, avrebbero senz'altro peccato: sebbene forse peccarono, non perch fecero ci che Dio aveva ordinato o permesso, ma perch concupirono quei beni. Comunque, fu loro permesso di farlo per divino disegno, per il giudizio e la bont di colui che sa reprimere con le pene i malvagi e istruire i sottomessi, dare precetti superiori ai pi sani e disporre appropriati gradi medicinali per i pi deboli. Mos per non pu essere accusato n di cupidigia, come se avesse desiderato quei beni, n di riottosit, come se avesse disprezzato qualcuno degli ordini divini. Mos, come gi Abramo, non fu temerario, ma obbediente. 73. La legge eterna che ordina di preservare l'ordine naturale e vieta di alterarlo ha collocato per gli uomini alcune azioni quasi in un punto medio, affinch la sfrontatezza nell'usurparle venga meritatamente redarguita e l'obbedienza nell'eseguirle giustamente lodata. A tal punto, nell'ordine naturale, importante quale azione si compia, e sotto quale autorit. Se Abramo avesse immolato il figlio di sua volont, cosa sarebbe stato, se non un uomo orribile e folle? Se invece fu Dio a ordinarglielo, cosa fu se non un uomo fedele e devoto 209 ? La verit stessa proclama ci a tal punto che Fausto, terrorizzato dalla sua voce, pur giungendo sino alla menzogna calunniosa nel cercare con le unghie e coi denti cosa dire contro Abramo, non ha tuttavia osato rimproverarglielo: a meno che non si sia dimenticato di questa azione, cos famosa che dovrebbe venirgli in mente anche senza leggerla o ricercarla, e che essendo cantata in tante lingue e dipinta in tanti luoghi ferirebbe gli orecchi e gli occhi che volessero nasconderla. Pertanto, se l'uccidere un figlio esecrabile come moto spontaneo, quando invece compiuto da un servo in obbedienza a un ordine di Dio non solo non colpevole, ma anche lodevole: perch, Fausto, rimproveri a Mos di aver spogliato gli Egiziani dei loro beni? Se ti irrita la presunta umana malvagit di chi fece questo, ti atterrisca l'autorit divina di chi lo ordin! Oppure sei pronto a insultare Dio stesso che voleva tali cose? Lungi da me, Satana, perch non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini 210 . Magari tu fossi degno come Pietro di udire queste parole, e predicassi poi quello che con mente malata rimproveri a Dio, allo stesso modo in cui egli in seguito proclam alle genti con annunzio glorioso ci che prima, quando il Signore voleva che accadesse, gli dispiaceva! Le guerre intraprese da Mos: un'obbedienza al Dio giusto. 74. Se dunque, alla fine, l'umana durezza e la volont malvagia e pervertita nella rettitudine comprende che c' una grande differenza tra l'ammettere qualcosa per umana cupidigia o temerariet e l'obbedire a un comando di Dio, il quale sa cosa, quando, a chi permettere o ordinare, e cosa sia conveniente per ciascuno fare o subire, non si meravigli o si scandalizzi delle guerre intraprese da Mos, poich seguendo in esse i comandi divini egli non fu crudele ma obbediente, n Dio nell'ordinarle era crudele, bens ripagava chi meritava secondo i suoi meriti e intimoriva i degni. Cosa infatti si biasima nella guerra? Forse il fatto che muoiano quelli che sono destinati a morire, perch i destinati a vivere siano sottomessi nella pace? Obiettare questo proprio dei paurosi, non dei religiosi. Il desiderio di nuocere, la crudelt della vendetta, l'animo non placato e implacabile, la ferocia della ribellione, la brama di dominare e simili: questo che a ragione si biasima nelle guerre. soprattutto per punire a buon diritto simili cose che le guerre vengono intraprese dai buoni, per ordine di Dio o di qualche altro potere legittimo, contro la violenza di chi si oppone, quando essi vengono a trovarsi in una congiuntura delle umane vicende tale che la situazione stessa li costringe giustamente o a ordinare qualcosa di simile o ad eseguirlo. Altrimenti Giovanni, quando i soldati andavano da lui per farsi battezzare chiedendo: E noi che dobbiamo fare? avrebbe risposto: " Abbandonate le armi, disertate dal servizio militare, non colpite n ferite n abbattete nessuno "; ma sapendo che essi, quando compivano tali cose nella milizia, non erano omicidi ma servitori della legge, non vendicatori delle loro offese personali ma difensori della salvezza pubblica, rispose: Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe 211 . Ma poich i Manichei sono soliti oltraggiare apertamente Giovanni, ascoltino almeno lo stesso Signore Ges Cristo, che ordina di dare a Cesare la paga che Giovanni dice deve bastare al soldato: Rendete, disse, a Cesare quello che di Cesare e a Dio quello che di Dio 212 . Infatti i tributi si versano per fornire lo stipendio ai soldati, necessari a causa delle guerre. A ragione poi lod la fede di quel centurione che diceva: Anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Va', ed egli va; e a un altro: Vieni, ed egli viene; e al mio servo: Fa' questo, ed egli lo fa 213 , e non gli ordin di disertare dalla milizia. Ma sarebbe lungo adesso discutere sulle guerre giuste e ingiuste, e non necessario. Guerre legittime. 75. Quello che ci interessa per quali motivi e sotto quali autorit gli uomini intraprendano le guerre. Tuttavia, l'ordine naturale conformato affinch i mortali stiano nella pace esige che l'autorit e la decisione di intraprendere una guerra spettino al principe, e che i soldati debbano eseguire gli ordini di guerra a favore della pace e della salvezza comune. Invece, la guerra che si intraprende sotto l'autorit di Dio, non lecito dubitare che sia intrapresa giustamente allo scopo di intimorire, distruggere o soggiogare la superbia dei mortali, dal momento che neppure quella che si fa per l'umana cupidigia pu nuocere non solo al Dio incorruttibile, ma neppure ai suoi santi, ai quali piuttosto risulta utile per esercitare la pazienza, umiliare l'anima e sopportare la disciplina paterna. Nessuno infatti ha su di essi il potere, se non colui al quale fu dato dall'alto. Non esiste potere che non venga da Dio 214 , sia che egli comandi sia che permetta. Dunque se un giusto, che si trovi a militare sotto un re umano magari sacrilego, pu a buon diritto combattere ai suoi ordini per mantenere la pace e l'ordine civile (infatti, o sicuro che l'ordine impartito non va contro il precetto di Dio o, al contrario, se ci non sicuro, cos che talora l'iniquit dell'ordine rende colpevole il re, il dovere dell'obbedienza indica comunque che il soldato innocente), a maggior ragione totalmente innocente nell'occuparsi della guerra chi combatte per ordine di Dio il quale, come nessuno che lo serve ignora, non pu ordinare nulla di cattivo. Guerra legittima e martirio testimoniano entrambe il primato dell'unico vero Dio. 76. Se i Manichei pensano che Dio non abbia potuto ordinare di intraprendere una guerra perch in seguito il Signore Ges Cristo disse: Io vi dico di non opporvi al male; anzi, se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche la sinistra 215 , dovrebbero capire che questa disposizione non nel corpo, ma nel cuore; l infatti si trova la santa dimora della virt, che abitava anche in quegli antichi giusti, nostri padri, ma l'ordine dei tempi richiedeva un andamento e uno svolgimento delle cose tale che in primo luogo apparisse che anche gli stessi beni terreni, che includono regni umani e vittorie sui nemici, per i quali soprattutto la citt degli empi sparsa per il mondo suole supplicare gli idoli e i demoni, non ricadono se non sotto il potere e l'arbitrio dell'unico vero Dio. Per questo il Vecchio Testamento, mediante le sue promesse terrene, copr e in qualche modo nascose con fitte ombre il segreto del regno dei cieli, che doveva essere rivelato al tempo opportuno. Ma quando venne la pienezza dei tempi, in cui si sarebbe rivelato il Testamento Nuovo, che era velato dalle figure del Vecchio, doveva ormai essere dimostrato con testimonianza evidente che c' un'altra vita, per la quale si deve disprezzare questa vita, e un altro regno, per il quale conviene sopportare con ogni pazienza l'opposizione di tutti i regni terreni. Ecco perch coloro mediante le cui confessioni, passioni e morti piacque a Dio di testimoniare questo vengono chiamati Martiri, che in latino significa testimoni: fiorirono in cos gran numero che, se Cristo che chiam dal cielo Paolo e trasformatolo da lupo in pecora lo mand in mezzo ai lupi 216 , avesse voluto radunarli, armarli e sostenerli nel combattimento, cos come aiut i padri ebrei, quali Gentili avrebbero potuto resistere? Quali regni non avrebbero ceduto? Ma perch fosse data una testimonianza evidentissima alla verit, in nome della quale gi si doveva insegnare che Dio va servito non per la felicit temporale in questa vita, ma per la felicit eterna dopo questa vita, si doveva subire e sopportare per quella felicit ci che comunemente si chiama infelicit. E cos nella pienezza dei tempi il Figlio di Dio, nato da donna, nato sotto la legge per redimere quelli che stavano sotto la legge 217 , nato dalla stirpe di Davide secondo la carne 218 , invia i suoi discepoli come pecore in mezzo ai lupi e li esorta a non avere paura di coloro che uccidono il corpo ma non possono uccidere l'anima, e promette anche la rinnovata integrit del corpo, fino al recupero anche di un solo capello 219 ; ordina a Pietro di riporre la spada nel fodero, ricostituisce nella forma precedente l'orecchio troncato del nemico, afferma che avrebbe potuto comandare a legioni di angeli di distruggere i nemici, se non fosse che doveva bere il calice che la volont del Padre gli aveva preparato 220 ; lo beve egli per primo, lo d a bere a quelli che lo seguono, col suo insegnamento rivela la virt della pazienza, col suo esempio la conferma. Per questo Dio lo ha resuscitato dai morti e gli ha dato il nome che al di sopra di ogni altro nome; perch nel nome di Ges ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Ges il Signore, a gloria di Dio Padre 221 . Pertanto i patriarchi e i profeti hanno regnato qui, per mostrare che Dio a dare e a togliere questi regni, mentre gli apostoli e i martiri non hanno regnato qui, per svelare che si deve desiderare di pi il regno dei cieli. Quelli, essendo re, fecero guerre, perch apparisse che anche tali vittorie erano ottenute per volere di Dio; questi, non offrendo resistenza, furono uccisi, per insegnare che essere uccisi per la fede nella verit una vittoria ancora pi grande. Tuttavia anche l i profeti sapevano morire per la verit, come dice il Signore stesso: Dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria 222 , e dopo che cominci a compiersi ci che nella figura di Salomone (che in latino significa " Pacifico ") profetizzato di Cristo Signore ( infatti lui la nostra pace 223 ) nel Salmo, cio: A lui tutti i re della terra si prostreranno, lo serviranno tutte le nazioni 224 , anche gli imperatori cristiani, riponendo in Cristo la piena fiducia che viene dalla piet, ottennero una vittoria gloriosissima sui nemici sacrileghi che avevano riposto la loro speranza nel culto degli idoli e dei demoni. Questi furono ingannati dai vaticini dei demoni, quelli furono rafforzati dalle predizioni dei santi: secondo quanto affermano prove chiarissime e conosciutissime, che alcuni hanno gi hanno affidato per iscritto alla memoria. Non c' contraddizione tra Vecchio e Nuovo Testamento circa guerra e virt della pazienza. 77. Se poi a codesti sciocchi sembra strano che Dio comand una cosa ai dispensatori dell'Antico Testamento, in cui veniva velata la grazia del Nuovo, e un'altra ai predicatori del Nuovo Testamento, in cui veniva svelata l'oscurit dell'Antico, osservino lo stesso Cristo Signore che cambia ci che aveva detto e dice altro: Quando vi ho inviato senza borsa, n bisaccia, n sandali, vi forse mancato qualcosa? Risposero: Nulla. Ed egli soggiunse: Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e cos una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Senza dubbio costoro, se leggessero queste due affermazioni diverse in ciascuno dei due Testamenti, l'Antico e il Nuovo, griderebbero che i due Testamenti si contraddicono. Che risponderanno dunque ora, quando il Signore stesso dice: Prima vi ho inviato senza borsa, n bisaccia, n sandali, e non vi mancato nulla; ma ora, chi ha una borsa la prenda, e cos una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una? Forse comprendono gi come i precetti, i consigli o le promesse mutino non per l'incostanza di chi li impartisce, ma per la sapienza di chi li dispensa a seconda della diversit dei tempi? Se dicono che parl di prendere borsa e bisaccia e di comprare una spada in ragione di un certo mistero, perch non ammettono che in ragione di un certo mistero il medesimo unico Dio ha ordinato allora ai profeti di fare guerre e lo ha proibito adesso agli apostoli? Infatti, nel passo del Vangelo che abbiamo ricordato non c'erano soltanto le parole del Signore, ma anche gli atti dei discepoli ad esse obbedienti che ne seguirono. Allora andarono senza borsa n bisaccia e nulla manc loro, come ci hanno fatto intendere la sua domanda e la loro risposta. E ora, quando comand di comprare una spada, gli dissero: Ecco qui due spade ed egli rispose: Basta. Per questo Pietro si trovava armato, quando tagli l'orecchio del persecutore: in quel momento viene frenata la sua audacia spontanea 225 , poich non gli era stato ordinato di ferire con la spada, come invece gli era stato ordinato di prenderla. Rimaneva certamente nascosta la volont del Signore, perch mai avesse loro ordinato di portare un'arma che non voleva che usassero. In ogni caso, a lui spettava di comandare con criterio, ad essi di eseguire i comandi senza reticenza. Dio non crudele, ma giusto e buono e dispone ogni cosa nell'ordine. 78. Dunque con calunniosa ignoranza si rimprovera a Mos di aver fatto la guerra: egli che sarebbe meno colpevole se l'avesse fatta di sua iniziativa che se non l'avesse fatta essendo Dio ad ordinargliela. Inoltre, osare rimproverare Dio stesso che comand tali cose o non credere che il Dio giusto e buono abbia potuto ordinarle si addice a un uomo che - per dirlo con gentilezza - non capace di pensare che per la divina provvidenza, la quale si estende per tutte le cose, dalle pi alte alle pi basse, non n nuovo ci che nasce n perisce ci che muore, ma ogni singola cosa nel suo proprio ordine, natura o merito che sia, cambia o succede o permane; e che la retta volont degli uomini si uniforma alla legge divina, mentre il desiderio disordinato viene represso con l'ordine della legge, in modo che n il buono vuole altro rispetto a ci che gli comandato n il malvagio pu pi di quanto gli permesso, cos che non pu compiere impunemente quel che vuole di contrario alla giustizia. Pertanto, fra tutte le cose che l'umana debolezza detesta o teme, solo l'iniquit condannata con diritto: le altre sono o tributi da pagare alla natura o pene meritate per la colpa. L'uomo diventa iniquo quando ama per se stesse cose che devono essere accettate per un altro fine, e quando ama per un altro fine cose che devono essere accettate per se stesse. In tal modo, per quanto dipende da lui, perturba in s l'ordine naturale che la legge eterna ordina di conservare. L'uomo invece diventa giusto quando non desidera usare le cose per altro scopo se non quello per cui esse sono state istituite, e desidera gioire di Dio stesso per Lui stesso, e di s e dell'amico in Dio stesso e a motivo di Dio stesso. Infatti, chi ama nell'amico l'amore di Dio, ama l'amico a motivo di Dio. N l'iniquit n l'ingiustizia sarebbero in nostro potere, se non fossero nella nostra volont. Se non fossero in nostro potere, non ci sarebbe nessun premio n alcun giusto castigo: cosa sensata solo per chi sensato non . Invece l'ignoranza e la debolezza, per le quali l'uomo o ignora ci che deve volere o non pu tutto ci che vorrebbe, provengono da una occulta disposizione delle pene e dagli imperscrutabili giudizi di Dio, nel quale non c' ingiustizia 226 . La fedele parola di Dio, infatti, ci ha rivelato il peccato di Adamo, ed verit quanto sta scritto, che tutti muoiono in lui e che per mezzo di lui il peccato entrato in questo mondo e attraverso il peccato la morte 227 . E che in conseguenza di questo castigo il corpo si corrompa e appesantisca l'anima, e l'abitazione terrena opprima la mente occupata in molti pensieri 228 , per noi qualcosa di estremamente vero e conosciuto, come certo che da questa giusta pena non ci libera se non la grazia misericordiosa. Per questo l'Apostolo gemendo esclama: Me infelice! Chi mi liberer da questo corpo votato alla morte? La grazia di Dio per mezzo di Ges Cristo Signore nostro 229 . Ma il criterio con cui Dio distribuisca giustizia e misericordia, perch a uno dia cos e a un altro cos, dipende da cause misteriose, per giuste. Non ignoriamo tuttavia che tutto ci accade per il giudizio o per la misericordia di Dio, sia pure secondo misure, numeri e pesi custoditi nel segreto: in base ad essi Dio, creatore di tutto, dispone tutte le realt naturali e d ordini 230 , senza per esserne l'autore, anche ai peccati, in modo tale che le azioni che non sarebbero peccati se non fossero contro la natura sono giudicate e ordinate cos da non permettere che turbino o deturpino la natura di tutto l'esistente, venendo assegnate a luoghi e condizioni corrispondenti ai loro meriti. Stando cos le cose, e dal momento che, per la segretezza dei giudizi di Dio e i moti della umana volont, la medesima prosperit corrompe alcuni ed usata con temperanza da altri, e che nelle medesime avversit alcuni vengono meno e altri prosperano, e che la stessa vita umana e mortale sulla terra una tentazione 231 : quale uomo conosce a chi, in pace, sia vantaggioso o nocivo regnare o servire, stare ozioso o morire, e in guerra comandare o combattere, vincere o essere ucciso? Tuttavia comunque evidente che chi avvantaggiato non lo se non per beneficio divino, e chi danneggiato non lo se non per giudizio divino. Mos colp di spada i fabbricatori dell'idolo non per crudelt, ma per amore. 79. A che pro dunque confutare accuse temerarie? Magari fossero rivolte agli uomini e non invece a Dio! Sia che i dispensatori del Vecchio Testamento e annunziatori del Nuovo abbiano servito uccidendo i peccatori, sia che i dispensatori del Nuovo Testamento e espositori del Vecchio abbiano servito morendo per mano dei peccatori, tuttavia gli uni e gli altri hanno servito Dio, il quale in tempi diversi e opportuni insegna che i beni temporali vanno a lui domandati e a causa sua disprezzati, e che le molestie temporali possono essere da lui comandate e per lui devono essere sopportate. Cosa dunque Mos comp o ordin di tanto crudele, quando, pieno di santo zelo per il popolo a lui affidato e desideroso che fosse sottomesso all'unico vero Dio, avendo saputo che si era abbandonato a fabbricare e adorare un idolo e aveva prostituito la sua mente impudica ai demoni, si vendic con la spada su pochi di loro che Dio stesso, che avevano offeso, nel suo profondo e segreto giudizio aveva voluto che venissero assaliti e abbattuti, e cos produsse un salutare terrore al presente e sanzion la regola per il futuro? Chi infatti non riconoscer che egli fece quel che fece non per crudelt, ma per grande amore, sentendo le parole che pronunzi pregando per il loro peccato: Se tu perdonassi il loro peccato! E se no, cancellami dal tuo libro 232 ? Chiunque paragoni con prudenza e piet quella strage e questa preghiera, vede immediatamente con chiarezza che grande male sia per l'anima fornicare attraverso i simulacri dei demoni, quando tanto si adira chi tanto ama. Ugualmente anche l'Apostolo non per crudelt, ma per amore, consegn un uomo a Satana per la morte della sua carne, affinch lo spirito fosse salvo nel giorno del Signore Ges 233 . Consegn anche altri, perch imparassero a non bestemmiare 234 . I Manichei leggono degli scritti apocrifi, composti sotto il nome degli apostoli da non so quali cucitori di favole: opere che al tempo di quelli che le scrissero avrebbero meritato di essere accolte in seno all'autorit della santa Chiesa, se gli uomini santi e dotti che erano ancora in vita e potevano esaminarle avessero riconosciuto che essi dicevano la verit. Comunque, l leggono che l'apostolo Tommaso, trovandosi come forestiero e senza essere riconosciuto ad un convito di nozze, fu percosso con la mano da un servo e invoc su quell'uomo una vendetta duratura e crudele. Infatti, quando quegli usc e si rec alla fontana per servire acqua agli invitati, un leone lo assal e lo uccise e la mano con cui aveva colpito leggermente il capo dell'apostolo, staccata dal corpo, fu portata nella sala da pranzo da un cane, secondo il desiderio e l'imprecazione dell'apostolo stesso. Pu vedersi crudelt pi grande? Ma poich, se non mi inganno, c' anche scritto che l'apostolo chiese per quell'uomo il perdono nel secolo futuro, ecco che ci fu il compenso di un beneficio maggiore: cosicch attraverso quell'atto terribile si indic agli sconosciuti quanto l'apostolo fosse caro a Dio e si provvide a quell'uomo per l'eternit, dopo questa vita che ad un certo punto deve finire. Se questo racconto sia vero o falso, ora non mi interessa. Certamente i Manichei, che accettano come autentiche e veritiere quelle scritture che il canone ecclesiastico ha respinto, almeno qui sono costretti a riconoscere che la virt della pazienza, che il Signore insegna dicendo: Se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche la sinistra 235 , pu trovarsi nella disposizione del cuore, sebbene non si manifesti in un gesto del corpo e in un'espressione di parole, giacch l'Apostolo, quando fu percosso con la mano, prefer pregare Dio affinch nel secolo futuro perdonasse quell'uomo oltraggioso ma nel presente non lasciasse invendicata l'ingiuria, piuttosto che porgere l'altra guancia a chi lo colpiva o incitarlo a colpire una seconda volta. Egli senza dubbio possedeva all'interno un sentimento di amore, e all'esterno domandava l'esempio della correzione. Che ci sia vero o inventato, perch mai non vogliono credere che il servo di Dio Mos abbia abbattuto con la spada i fabbricanti e gli adoratori dell'idolo animato da un'analoga disposizione interiore, dal momento che nelle sue parole ben evidente che implor il perdono di quel peccato al punto da chiedere di essere cancellato dal libro di Dio se non lo avesse ottenuto? E che somiglianza c' tra il colpire con la mano un uomo sconosciuto e l'abbandonare e disprezzare, preferendogli un idolo, il Dio che li aveva liberati dalla schiavit dell'Egitto facendoli attraversare il mare diviso, e aveva sommerso con le onde i nemici inseguitori? Se poi paragoniamo i castighi, in cosa si assomigliano il perire di spada e l'essere trucidati e dilaniati dalle fiere, dal momento che i giudici che sono al servizio delle pubbliche leggi ordinano che i rei di maggior crimine vengano esposti alle bestie piuttosto che uccisi con la spada? Il profeta Osea e la prostituta. 80. Fra i rimproveri calunniosi e sacrileghi di Fausto, ai quali sto ora rispondendo, resta il fatto che Dio parlando al profeta Osea gli disse: Prendi in moglie una prostituta e genera figli da lei 236 . Davanti a questo testo il loro cuore immondo cos accecato che non comprendono neppure le parole chiarissime che il Signore disse ai Giudei: Le prostitute e i pubblicani vi passeranno avanti nel regno dei cieli 237 . Infatti, cosa c' di contrario alla clemenza della verit, di avverso alla fede cristiana, se una meretrice, abbandonata la fornicazione, si trasforma in una moglie casta? E cosa di pi incongruente o estraneo rispetto alla fede del profeta, che il non credere che tutti i peccati di quella impudica, cambiata in meglio, sarebbero stati perdonati? Quando dunque il profeta prese in moglie una prostituta, si provvide che la donna potesse correggere la sua vita, e insieme si espresse la figura di un mistero di cui poi parleremo. Ma chi non vede l'elemento che, in questo fatto, va piuttosto a colpire l'errore dei Manichei? Le meretrici, infatti, sogliono darsi da fare per non rimanere incinte. Quindi per essi era preferibile che la prostituta rimanesse nella sua condotta per non incatenare il loro dio, piuttosto che divenisse moglie di un solo uomo per generare dei figli. I peccati di Salomone 81. E che dire di Salomone, se non che egli riceve rimproveri pi gravi dalla testimonianza della stessa Scrittura santa e fedele che dalle ingiurie petulanti e impertinenti di Fausto? Quella infatti ha detto di lui, con verit e fedelt, sia il bene che aveva posseduto prima sia il male compiendo il quale aveva abbandonato il bene precedente 238 ; costui invece, con occhi chiusi o meglio spenti, non andava dove lo conduceva la luce che gli si manifestava, ma precipitava dove lo spingeva la malvagit che lo trascinava. I libri santi, infatti, suggerirono ai lettori religiosi e che li amavano quale fosse la castit con cui quegli uomini santi presero pi mogli proprio attraverso il fatto che Salomone, il quale non le prese in quel modo, bens pi per goderne che per procreare, fu rimproverato e redarguito al punto che la verit che non fa preferenze di persone lo chiam donnaiolo e svel come a partire da l egli cadde e fu sommerso nell'abisso dell'idolatria. Significato profetico delle azioni dei Patriarchi. 82. Dopo aver passato in rassegna tutti i personaggi per i quali Fausto ritenne che le Scritture del Vecchio Testamento debbano essere colpevolizzate, e aver dedicato a ciascuno un discorso opportuno, col quale abbiamo difeso gli uomini di Dio dalle calunnie di eretici e carnali oppure, rimproverando gli uomini, abbiamo tuttavia dimostrato che la Scrittura lodevole e venerabile, vediamo adesso, in base all'ordine con cui Fausto ha ricordato tali uomini nell'accusarli, che cosa significhino le loro azioni, cosa profetizzino, cosa preannunzino del futuro. Lo abbiamo gi fatto per Abramo, Isacco e Giacobbe, dei quali Dio volle chiamarsi il Dio 239 , come se fosse il Dio solo di essi, egli che Dio di tutta la creazione: onore che a ragione tribut soltanto a quei tre, perch aveva riconosciuto in essi una carit sincera e autentica, cosa che egli solo poteva conoscere in modo perfetto e sommo, e perch in quei tre padri in qualche modo si compiva il grande e mirabile mistero del suo popolo futuro. Essi infatti attraverso donne libere generarono non solo per la libert, come nel caso di Sara 240 , Rebecca 241 , Lia e Rachele 242 , ma anche per la schiavit, come nel caso in cui dalla stessa Rebecca nacque Esa al quale fu detto: Servirai tuo fratello 243 ; e attraverso delle schiave non solo per la schiavit, come nel caso di Agar 244 , ma anche per la libert, come nel caso di Bila e Zilpa 245 . Allo stesso modo, infatti, anche nel popolo di Dio attraverso uomini spirituali nascono figli non solo per una libert degna di lode, quelli ad esempio a cui viene detto: Fatevi miei imitatori come io lo sono di Cristo 246 , ma anche per una servit degna di condanna, come Simone attraverso Filippo 247 ; e attraverso servi carnali nascono figli non solo per una servit degna di condanna, quelli cio che li imitano, ma anche per una libert degna di lode, quelli ai quali viene detto: Quanto vi dicono, fatelo, ma non fate secondo le loro opere 248 . Chi nel popolo di Dio ha l'accortezza di riconoscere questo grande mistero, custodisce l'unit dello spirito nel vincolo della pace sino alla fine, unendosi agli uni e sopportando gli altri. La stessa cosa abbiamo fatto anche per Lot, evidenziando ci che la Scrittura ha narrato di lodevole e di denigrabile in lui e ci che ha indicato debba comprendersi come significato 249 di tutta quella sua vicenda. Azioni cattive profezia di eventi buoni: Giuda e Tamar. 83. Dobbiamo ora riflettere sul significato futuro del fatto che Giuda giacque con sua nuora 250 . Prima per bisogna premettere, per non offendere chi debole nel comprendere, che nelle sacre Scritture alcune azioni cattive sono segno di un avvenimento futuro non cattivo, bens buono. La divina provvidenza, infatti, conserva ovunque la forza della sua bont: cosicch, come dall'unione di due adulteri si forma e nasce un uomo, ovvero da un'opera cattiva degli uomini ne viene una buona di Dio (a partire dalla fecondit del seme e non dalla turpitudine del vizio, come abbiamo gi detto in un anteriore discorso 251 ), allo stesso modo nelle scritture profetiche, che narrano degli uomini non solo le azioni buone ma anche le cattive, poich la narrazione stessa ad essere profetica, un bene futuro prefigurato da un'azione cattiva per opera non del peccatore, ma di chi scrive. Infatti Giuda, quando si rec da Tamar vinto dalla brama di possederla, non aveva nella sua dissolutezza l'intenzione di compiere quell'atto per significare qualcosa di attinente alla salvezza degli uomini, cos come quel Giuda che trad il Signore non intendeva affatto che da l doveva venire qualcosa di attinente a quella medesima salvezza. Dunque, se dall'azione tanto malvagia di quel Giuda il Signore trasse un'azione tanto buona, fino al punto da redimerci col sangue della sua stessa passione, che c' di strano se il suo profeta, del quale egli stesso dice: Di me egli ha scritto 252 , con l'azione malvagia di questo Giuda volle significare qualcosa di buono, per ammaestrare noi col suo servizio? Il profeta narratore, per disposizione e ispirazione dello Spirito Santo, raccolse dunque quelle azioni umane il cui inserimento non era estraneo alla prefigurazione delle cose che intendeva profetizzare. Ora, perch possano essere significati dei beni, non ha importanza se i fatti che ne sono segno siano buoni o cattivi. Infatti, che mi importa, quando voglio apprendere qualcosa leggendo, se trovo scritto " i neri Etiopi " col minio e "i candidi Galli " col nero? Tuttavia, se vedessi una cosa simile non in uno scritto ma in una pittura, senza dubbio la criticherei. Cos, riguardo alle azioni che vengono proposte allo scopo di imitarle o di evitarle, ha molta importanza se siano buone o cattive. Quelle invece che vengono scritte o dette perch siano un segno, non ha alcuna importanza se nei costumi di chi le compie meritino lode o biasimo, qualora possiedano la congruenza necessaria per prefigurare la cosa di cui si sta trattando. Cos per lo stesso Caifa nel Vangelo: per ci che si riferiva al suo animo dannoso e pernicioso e soprattutto alle parole con cui, se consideri l'intenzione che ebbe nel pronunziarle, insisteva perch un giusto fosse ucciso ingiustamente, si trattava senza dubbio di mali; tuttavia, senza che lui lo sapesse, preannunziavano un grande bene, allorch disse: meglio che muoia un solo uomo e non la nazione intera e di lui fu detto: Questo per non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizz che bisognava che Ges doveva morire per la nazione 253 . Cos l'azione di Giuda, dal punto di vista della sua lussuria, fu un male, ma senza che lui lo sapesse prefigur un grande bene: da se stesso egli comp un male, e tuttavia, sia pur non da se stesso, fu segno di un bene. Questo, che ho ritenuto necessario dover premettere, non vale soltanto per l'azione di Giuda, ma anche per le altre eventuali azioni umane malvagie con cui il narratore abbia profetizzato un bene. I mariti di Tamar prefigurano i re dalla trib di Giuda. 84. Con Tamar dunque, nuora di Giuda, si intende il popolo del regno dei Giudei, al quale si erano uniti come mariti re provenienti dalla trib di Giuda. A ragione il suo nome si traduce " Amarezza ", poich fu quello stesso popolo a offrire al Signore la bevanda di fiele 254 . Nei due figli di Giuda, dei quali uno era malvagio e crudele davanti al Signore e l'altro spargeva a terra il suo seme per non fecondare Tamar, sono significati due tipi di prncipi che non agivano rettamente nei confronti del popolo: quelli che lo danneggiavano e quelli che non gli erano di utilit. Non esistono infatti pi di due tipi di uomini inutili al genere umano: uno quello di coloro che lo danneggiano, l'altro quello di coloro che non vogliono donare il bene che possiedono in questa vita terrena e lo perdono, come riversandolo a terra. E poich nel male peggiore chi nuoce rispetto a chi non d aiuto, per questo il figlio maggiore detto " malvagio " e l'altro che spargeva il seme a terra " seguente ". Il nome del maggiore, chiamato Er, significa " di pelle ", come le tuniche che indossarono i primi uomini dopo essere stati cacciati dal paradiso in punizione per la loro condanna 255 . Il nome di colui che lo seguiva, chiamato Onan, significa " loro tristezza ". Tristezza di chi, se non di coloro che, pur avendo qualcosa di cui giovarsi, non se ne giovano affatto e lo disperdono in terra? Ora, l'essere privati della vita, significato dalla " pelle ", certo un male pi grave che l'essere privati di aiuto, significato dalla " loro tristezza ". Tuttavia si dice che Dio li uccise entrambi: il che significa che tolse il regno a uomini simili. Invece il terzo figlio di Giuda, che non si un a quella donna, sta a significare il tempo a partire dal quale i re del popolo dei Giudei cessarono di essere tratti dalla trib di Giuda. Egli era senz'altro figlio di Giuda, ma Tamar non lo prendeva come marito, in quanto la trib di Giuda esisteva ancora, ma ormai nessuno proveniente da essa regnava sul popolo. Per questo motivo il suo nome, Sela, si traduce " suo rinvio ". Non rientrano certo in questo significato gli uomini santi e giusti che, pur vivendo in quel tempo, appartengono tuttavia al nuovo Testamento, al quale furono coscientemente utili con la loro profezia, come Davide. Nell'epoca in cui la Giudea cominciava a non avere pi re dalla trib di Giuda, non va contato fra i suoi re, come marito di Tamar, Erode il grande. Egli era uno straniero e non era unito alla Giudea con il sacro segno della mistica unzione, sorta di patto coniugale, ma la dominava da estraneo: aveva ricevuto tale potere dai Romani e da Cesare. Cos anche i suoi figli, i tetrarchi, uno dei quali, che aveva lo stesso nome del padre, Erode, si accord con Pilato sulla passione del Signore 256 . A tal punto questi stranieri non erano inclusi in quel mistico regno dei Giudei che i Giudei stessi, digrignando i denti contro Cristo, gridavano pubblicamente: Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare 257 . Ci era vero solo in virt dell'universale dominazione dei Romani, giacch neanche Cesare era propriamente re dei Giudei. Ma per negare Cristo e adulare lui, con tali parole condannarono se stessi. Giuda e il pastore di Adullam: Cristo e Giovanni il Battista. 85. In quel tempo dunque, in cui il regno era ormai venuto meno alla trib di Giuda, esso doveva venire a Cristo, vero Salvatore e Signore nostro, il quale non avrebbe nuociuto ma molto giovato. Cos infatti era stato profetizzato: Non mancher un principe da Giuda n un condottiero dai suoi lombi, finch venga colui al quale stato promesso. lui l'atteso dalle genti 258 . In quest'epoca, secondo la profezia di Daniele, erano gi scomparsi presso i Giudei ogni magistero e l'unzione mistica per cui venivano chiamati " Cristi ". Allora venne colui al quale ci era stato destinato, l'atteso dalle genti, e fu unto come santo dei santi 259 con l'olio di letizia a preferenza di tutti i suoi pari 260 . Nacque infatti al tempo di Erode il Grande 261 , ma pat durante la tetrarchia di Erode il Minore 262 . Lo stesso Giuda, quando and a tosare le sue pecore a Timna, che si traduce " che viene meno ", fu figura di lui, che veniva per le pecore perdute della casa di Israele 263 . Infatti era ormai venuto meno il principe da Giuda ed ogni magistero e unzione dei Giudei, affinch venisse colui al quale ci era stato destinato. Giuda venne insieme al suo pastore di Adullam, di nome Chira: Adullamita si traduce " Testimonianza nell'acqua ". Il Signore certamente venne con questa testimonianza, e avendo senz'altro una testimonianza maggiore di quella di Giovanni 264 : tuttavia, per riguardo alle pecore malate, si serv di questa testimonianza nell'acqua. Chira, il nome di quel pastore, si traduce " Visione di mio fratello ". Davvero Giovanni vide suo fratello, fratello secondo il seme di Abramo, secondo la parentela di Maria madre di lui e di Elisabetta madre sua, e suo stesso Signore e Dio, poich come egli stesso dice, ricevette dalla pienezza di lui 265 . Lo vide davvero, e per questo tra i nati di donna non ne sorse uno pi grande di lui 266 , poich di tutti coloro che annunziarono Cristo egli solo vide ci che molti giusti e profeti avevano desiderato vedere e non lo videro 267 ; lo salut dal grembo materno 268 , lo riconobbe pi perfettamente dalla colomba e pertanto, quale Adullamita, gli rese testimonianza nell'acqua 269 . Il Signore venne a tosare le pecore, cio ad alleggerirle dai carichi gravosi: perch i denti della Chiesa lodata nel Cantico dei cantici fossero come un gregge di pecore tosate 270 . L'abito di Tamar: la confessione dei peccati. 86. Che Tamar cambi ormai il suo abito: infatti Tamar vuol dire anche " che cambia ". Ma le rimanga senz'altro il nome di " amarezza ": non quell'amarezza per cui offr fiele al Signore, ma quella per cui Pietro pianse amaramente 271 . Infatti Giuda in latino significa "Confessione ". L'amarezza si mescoli dunque alla confessione, a segnalare il vero pentimento. Da questo pentimento fecondata la Chiesa, stabilita in tutti i popoli. Era opportuno che Cristo patisse e risuscitasse il terzo giorno e che nel suo nome fossero predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme 272 . L'abito della prostituta infatti la confessione dei peccati. Tamar, che siede con questo abito presso la porta di Enan o Enaim, che si traduce " fonti ", il tipo della Chiesa composta dai gentili. Essa corre come un cervo alle fonti d'acqua per raggiungere il seme di Abramo: l fecondata da uno che non la riconosce, poich di lei che fu predetto: Un popolo che non conoscevo mi ha servito 273 . Ricevette in segreto un anello con il sigillo, un cordone e un bastone: segnata con la vocazione, adornata con la giustificazione, esaltata con la glorificazione. Quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati 274 . Ma ci, come ho detto, ancora nel segreto, laddove anche avviene il concepimento di una santa fecondit. Le viene poi inviato, come a una meretrice, il capretto promesso, il capretto rimprovero del peccato, attraverso lo stesso Adullamita che quasi grida e dice: Razza di vipere 275 ! Ma il rimprovero del peccato non trov colei che l'amarezza della confessione aveva trasformato. In seguito, con le prove pubbliche dell'anello, del cordone e del bastone essa sconfisse i Giudei che temerariamente la giudicavano, impersonati dallo stesso Giuda, i quali anche oggi dicono che non questo il popolo di Cristo e che noi non abbiamo il seme di Abramo; ma una volta che siano state addotte le certissime prove della nostra vocazione, giustificazione e glorificazione, resteranno senza dubbio confusi e ammetteranno che noi siamo pi giustificati di loro. Potrei indagare e discutere questi argomenti pi nel dettaglio, analiticamente e in qualche modo punto per punto, quanto a lungo il Signore volesse sostenere la mia intenzione: ma una simile trattazione pi approfondita mi viene impedita dalla preoccupazione di terminare quest'opera, che si gi prolungata pi di quel che volessi. Significato profetico del peccato di Davide. 87. Ora sintetizzer con la maggior concisione possibile il significato profetico del peccato di Davide 276 . La stessa traduzione dei nomi ci indica a sufficienza di cosa questo fatto sia prefigurazione. Davide si traduce " forte di mano ", oppure " desiderabile ": e cosa c' di pi forte di quel leone della trib di Giuda, che ha vinto il mondo 277 ? E di pi desiderabile di colui del quale il profeta dice: Verr il desiderato da tutte le genti 278 ? Bersabea si traduce " pozzo della saziet " o " settimo pozzo ": qualunque di queste interpretazioni assumiamo, ben si adatta a ci che intendiamo dire. Infatti anche nel Cantico dei Cantici la sposa la Chiesa, che viene chiamata "Pozzo d'acqua viva 279 ". A questo pozzo viene aggiunto il numero sette a significare lo Spirito Santo, a motivo della Pentecoste, giorno in cui venne lo Spirito Santo mandato dal cielo 280 . Quella festa infatti si compone di settimane, come attesta anche il libro di Tobia 281 . A quarantanove, cio sette volte sette, si aggiunge uno, che rappresenta l'unit. Su tale logica si fonda quella affermazione dell'Apostolo: Sopportandovi a vicenda, cercando con amore di conservare l'unit dello Spirito per mezzo del vincolo della pace 282 . Con un dono spirituale, cio settenario, la Chiesa stata trasformata in un pozzo di saziet, poich stata creata in lei Una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna 283 , chi berr della quale Non avr mai pi sete 284 . Quanto poi al marito di lei, cos'altro significa, a tradurne il nome, se non il diavolo? A lui erano stati avvinti con pessime nozze tutti coloro che la grazia di Dio libera perch la Chiesa, senza macchia n ruga, si unisca al suo Salvatore 285 . Uria infatti si traduce " la mia luce di Dio ". Hittita invece vuol dire " reciso ": o perch non rimasto nella verit 286 , ma si separato per superbia dalla luce superiore che riceveva di Dio, o perch nella caduta, perdute le sue vere forze, si trasformato in un angelo di luce 287 , osando ancora dire " la mia luce di Dio ". Davide dunque commise un peccato grave e criminoso: un crimine che Dio gli rimprover a gran voce anche per mezzo del profeta, e che egli lav con il pentimento. Nondimeno, il desiderato da tutte le genti am la Chiesa che si lavava sopra il tetto, che cio si mondava dalle sozzure del secolo e mediante la contemplazione spirituale trascendeva e calpestava la casa di fango, e avendo iniziato a conoscerla in un primo incontro, dopo aver separato completamente da lei il diavolo, lo uccise e si un a lei con nozze eterne. Odiamo dunque il peccato, ma non estinguiamo la profezia: amiamo quanto si deve amare quel Davide che per misericordia ci ha liberato dal diavolo; amiamo anche questo Davide, che san in se stesso una cos grave ferita dell'iniquit con l'umilt del pentimento. Eccellenza e rovina di Salomone: buoni e cattivi nell'unica Chiesa? 88. Che dire di Salomone? La sacra Scrittura lo rimprovera e lo condanna vigorosamente 288 e non fa alcuna menzione n di un suo pentimento n di un perdono concessogli da Dio. Io non riesco proprio a vedere che cosa di buono significhi, almeno nell'allegoria, questa sua deplorevole rovina. A meno che qualcuno non dica che le donne straniere del cui amore egli aveva bruciato stanno a significare le chiese scelte fra i Gentili. Non sarebbe forse assurdo intendere una cosa simile, se quelle a motivo di Salomone avessero abbandonato i loro di e adorato il Dio di lui: ma poich fu lui ad offendere il proprio Dio a causa di quelle e ad adorare i loro di, non possiamo congetturare da l nulla di buono. Non credo tuttavia che non vi sia significato alcuno, ma piuttosto che il significato sia negativo, come abbiamo detto a proposito della moglie e delle figlie di Lot. Nella persona di Salomone infatti si evidenziano una straordinaria eccellenza e una straordinaria rovina. Ci che in lui avviene in diversi momenti, il primo positivo e il secondo negativo, si mostra simultaneamente in un unico momento nella Chiesa che ancora in questo secolo. Infatti ritengo che con il positivo di lui siano significati i buoni della Chiesa e con il negativo i cattivi della Chiesa: allo stesso modo che in un'unica aia, come unico quell'uomo, i buoni sono rappresentati dal grano e i cattivi dalla pula, e in un unico raccolto i buoni lo sono dal frumento e i cattivi dalla zizzania 289 . Forse, una volta esaminate con pi attenzione le cose che di lui sono state scritte, potrebbe rivelarsi a me o a coloro che in questo sono pi dotti e migliori di me qualcos'altro di pi probabile: per ora tuttavia congediamo cos la questione, in modo che una serie di interruzioni del discorso non ci ostacoli nell'intenzione di passare velocemente ad altro. La vita di Osea, profezia dell'elezione dei Gentili. 89. Riguardo al profeta Osea, non necessario che io dica cosa significa l'ordine o l'azione che il Signore gli comand: Va', prenditi in moglie una prostituta e abbi figli di prostituzione, in quanto la Scrittura stessa spiega a sufficienza perch e a che scopo ci sia stato detto. Segue infatti: " Perch il paese non fa che prostituirsi allontanandosi dal Signore ". Egli and a prendere Gomer, figlia di Diblaim: essa concep e gli partor un figlio. E il Signore gli disse: " Chiamalo Izreel, perch tra poco vendicher il sangue di Izreel sulla casa di Giuda e far cessare e distrugger il regno della casa di Israele. In quel giorno io spezzer l'arco di Israele nella valle di Izreel ". Ed ella concep di nuovo e partor una figlia e il Signore disse a Osea: Chiamala "Non-amata ", poich non avr pi misericordia della casa di Israele, mi dimenticher di loro. Avr invece misericordia della casa di Giuda e saranno salvati dal Signore loro Dio; non li salver con l'arco, con la spada, con la guerra, n con cavalli e cavalieri. E svezz " Non-amata " e concep e partor un figlio. E il Signore disse a Osea: Chiamalo "Non-mio- popolo ", perch voi non siete il mio popolo e io non sar il vostro Dio. Il numero dei figli di Israele sar come la sabbia del mare, che non si pu misurare n contare. E invece di sentirsi dire: " Non siete mio popolo ", saranno chiamati " figli del Dio vivente ". I figli di Giuda e i figli di Israele si riuniranno insieme, si daranno un unico capo e saliranno dal proprio territorio, perch grande sar il giorno di Izreel! Dite ai vostri fratelli " Popolo mio " e a vostra sorella " Colei che stata amata " 290 . Se dunque il Signore stesso ci spiega con chiarezza mediante la Scrittura di cosa siano figura l'ordine e l'azione di costui, e gli scritti apostolici ci testimoniano che questa profezia si compiuta con la predicazione del Nuovo Testamento, chi oser dire che quell'azione fu ordinata e compiuta per motivi diversi da quelli per cui, nella sacra Scrittura, colui stesso che la ordin afferma di averla ordinata e che il profeta la comp? Dice infatti l'apostolo Paolo: Per far conoscere la ricchezza della sua gloria verso vasi di misericordia, da lui predisposti alla gloria; cio verso di noi, che egli ha chiamati non solo tra i Giudei ma anche tra i Gentili. Esattamente come dice Osea: Chiamer " popolo mio " quello che non era mio popolo, e "mia diletta " quella che non era diletta, e avverr che nel luogo stesso dove fu detto loro: " voi non siete mio popolo ", l saranno chiamati "figli del Dio vivente " 291 . Paolo dunque mostra che ci fu profetizzato a proposito dei Gentili. Per questo anche Pietro, quando scrive ai Gentili, pur non menzionando il profeta ne inserisce la profezia nelle proprie parole dicendo: Ma voi siete la stirpe scelta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo acquistato perch proclami le opere meravigliose di colui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce; voi, che un tempo eravate " non popolo ", ora invece siete il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia 292 . Da qui appare evidente che ci che fu detto tramite il profeta: Il numero dei figli di Israele sar come la sabbia del mare, che non si pu misurare n contare e quanto di seguito fu aggiunto: E invece di sentirsi dire: " Non siete mio popolo ", saranno chiamati " figli del Dio vivente " non fu affatto detto dell'Israele che secondo la carne, ma di quello di cui l'Apostolo dice ai Gentili: Siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa 293 . Ma poich molti credettero e avrebbero creduto anche da quella Giudea (da l infatti provenivano gli apostoli stessi, da l le migliaia che in Gerusalemme si unirono agli apostoli 294 , da l le chiese di cui dice ai Galati: Ero sconosciuto personalmente alle chiese della Giudea che sono in Cristo 295 : dal che si intende che nei Salmi il Signore viene chiamato pietra angolare 296 per il fatto che congiunse in se stesso due pareti, cio quella della circoncisione e quella del prepuzio: Per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, distruggendo in se stesso l'inimicizia per mezzo della croce e venendo ad annunziare pace ai lontani e ai vicini, cio ai Gentili lontani e ai Giudei vicini; Egli infatti la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo 297 ), giustamente questo profeta, designando i Giudei con i figli di Giuda e i gentili con i figli di Israele, disse: I figli di Giuda e i figli di Israele si riuniranno insieme, si daranno un unico capo e saliranno dal proprio territorio. Chi dunque contraddice questa profezia, dimostrata cos evidentemente dallo stesso svolgersi dei fatti, contraddice con somma impudenza gli scritti non solo profetici, ma anche apostolici, e non solo degli scritti, qualunque essi siano, ma anche delle cose venute a compimento e pervase di luce chiarissima. Forse l'azione di Giuda avrebbe richiesto una maggiore attenzione, per poter riconoscere nelle vesti della donna chiamata Tamar la prostituta che raffigura la Chiesa raccolta dalla prostituzione delle superstizioni dei Gentili: ma dato che qui la Scrittura si esplica da s e viene chiarita dai testi concordanti degli apostoli, perch indugiare ancora su questo punto, e non esaminare ormai ci che resta a proposito del servo di Dio Mos e cosa significhino le azioni che Fausto gli rimprovera? Mos che uccise l'Egiziano: Cristo che sconfisse il diavolo. 90. Nel fatto che Mos per difendere un fratello uccise un Egiziano, ci viene alla mente con estrema facilit che Cristo Signore, prendendo le nostre difese, uccise il diavolo che ci ingiuria in questa peregrinazione. Nel fatto poi che copr il morto di sabbia 298 , si chiarisce che la presenza gi morta del diavolo si nasconde in coloro che non hanno un fondamento stabile. Per questo il Signore edifica la Chiesa sulla roccia e paragona quelli che ascoltano le sue parole e le mettono in pratica a un uomo saggio, che costruisce la sua casa sulla roccia perch non ceda alle prove e crolli; quelli invece che ascoltano e non mettono in pratica, li paragona a uno stolto che edifica sulla sabbia, la cui casa, sottoposta alle prove, va incontro a una grande rovina 299 . I beni sottratti agli Egiziani: i Gentili che si uniscono al popolo di Dio, o le loro utili dottrine. 91. Cosa abbia prefigurato il fatto che spogli gli Egiziani per ordine del Signore suo Dio 300 , il quale nulla ordina che non sia sommamente giusto, mi ricordo di averlo gi esposto per quanto allora mi occorse in alcuni libri intitolati De doctrina christiana nell'oro, nell'argento e nelle vesti degli Egiziani sono simboleggiate alcune dottrine che, nella frequentazione stessa dei Gentili, si apprendono con non inutile profitto. Che il significato sia questo, oppure si intenda che anime preziose provenienti dai Gentili stessi, come vasi d'oro e d'argento, con i loro corpi - indicati dalle vesti - si uniscono al popolo di Dio, per essere contemporaneamente liberate da questo mondo come dall'Egitto: sia che qui sia stato prefigurato questo o quello o un'altra cosa ancora, tuttavia certo, per coloro che leggono con piet questi testi, che tali azioni furono ordinate, compiute e scritte non invano, n senza valore di preannunzio del futuro. L'uccisione dei fabbricatori del vitello d'oro ordinata da Mos significa la condanna dell'idolatria. 92. Quanto alle guerre intraprese da Mos, sarebbe troppo lungo considerarle tutte. Basti dunque ci che in questa stessa opera con cui rispondo a Fausto ho gi precedentemente esposto, per quel che mi sembrava sufficiente all'argomento, a proposito della guerra con Amalek 301 : quale fosse il suo significato profetico e il mistero in essa contenuto. Vediamo ora l'azione per cui costoro, nemici di queste Scritture o ignoranti di qualunque opera letteraria, sono soliti imputare a Mos il peccato di crudelt: azione che Fausto non ha citato espressamente, quando sosteneva che Mos comand e comp molte crudelt. Ma poich so che si tratta dell'accusa principale che, nella loro invidia, hanno l'abitudine di scagliare, io stesso l'ho menzionata e difesa pi sopra, affinch i Manichei stessi che vogliano correggersi, o qualunque ignorante o empio, non pensino che in quell'azione contenuto un crimine. Ora per bisogna anche indagare quale significato profetico ebbe il fatto che Mos ordin di uccidere, senza alcuna distinzione riguardo ai rapporti di parentela, molti di quelli che in sua assenza avevano fabbricato l'idolo 302 . facile comprendere che l'eliminazione degli uomini sta a significare quella di vizi analoghi a quelli per cui essi si abbandonarono all'idolatria. Contro tali vizi il Salmo ci ordina senz'altro di infierire, quando dice: Adiratevi e non peccate 303 . Contro tali vizi ci ordina di infierire l'Apostolo, quando dice: Mortificate quella parte di voi che appartiene alla terra: fornicazione, impurit, lussuria, desideri cattivi e quell'avarizia che idolatria 304 . Mos distrugge il vitello d'oro: Cristo libera i Gentili dall'idolatria. 93. Indagare il significato dell'azione che comp prima, quando bruci il vitello nel fuoco, lo ridusse in cenere, lo sparse nell'acqua e lo diede da bere al popolo, richiede per una maggiore attenzione. Infatti, se pure spezz le tavole che aveva ricevuto, scritte dal dito di Dio, cio per opera dello Spirito Santo, poich giudic indegni coloro ai quali le aveva lette; se pure, per farlo scomparire del tutto dalla loro presenza, bruci quel vitello, lo frantum, lo sparse e lo sommerse nell'acqua, a quale scopo lo dette anche da bere al popolo? Chi non sarebbe incitato da questo fatto a ricercarne e a comprenderne il significato profetico? Nel vitello gi si affaccia alle menti attente il corpo del diavolo, cio gli uomini di tutti i popoli gentili che, in tali atti sacrileghi, hanno per capo, cio per ispiratore, il diavolo; esso d'oro, perch i riti dell'idolatria appaiono come istituiti da saggi, dei quali l'Apostolo dice: Perch, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria n gli hanno reso grazie come Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili 305 . Da tale apparenza di saggezza deriva questo vitello d'oro, simile alle figure che solevano adorare gli stessi uomini illustri degli Egiziani e, per cos dire, i loro saggi. Questo vitello sta a significare tutto il corpo, cio l'intera societ dei Gentili dediti all'idolatria. Cristo Signore brucia questa societ sacrilega con quel fuoco di cui dice nel Vangelo: Sono venuto a portare il fuoco sulla terra 306 : affinch, dato che non c' nessuno che possa nascondersi al suo calore 307 , quando i gentili credono in lui la forma diabolica sia dissolta in essi dal fuoco della sua potenza. Poi l'intero corpo viene sminuzzato, cio viene umiliato dalla parola di verit dopo essere stato smembrato tramite la dissoluzione della sua unit malvagia, e sminuzzato viene messo nell'acqua, affinch gli Israeliti, cio i predicatori del Vangelo, mediante il battesimo trasformino i Gentili in proprie membra, cio nel corpo del Signore. A proposito di questi Gentili, fu detto a Pietro, uno di questi Israeliti: Uccidi e mangia 308 . Se fu detto: Uccidi e mangia, perch non anche "Tritura e bevi "? Cos quel vitello, per mezzo del fuoco dello zelo, del filo tagliente della parola e dell'acqua del battesimo fu assorbito da quelli stessi che tentava di assorbire. Tutto il complesso dei libri profetici preannunzia Cristo. 94. Se dunque anche questi passi delle Scritture, a partire dai quali gli eretici calunniano le Scritture stesse, esaminati e in certo modo sottoposti a interrogatorio rispondono di nascondere in s tesori di misteri tanto pi mirabili quanto pi ci appaiono oscuri, con che maggior ragione le bocche blasfeme degli empi dovrebbero tacere del tutto, quando vengono serrate dalla evidentissima verit, contro la quale, soffocato lo spirito, essi non sanno pi che mormorare, preferendo, i disgraziati, avere le fauci occluse dalla sua manifestazione anzich i cuori riempiti dalla sua dolcezza! Tutte queste cose gridano Cristo: tutto l'impegno di coloro che scrissero i testi autenticamente sacri stato rivolto a partorire quel capo, che gi asceso al cielo, e questo suo corpo, che sino alla fine si affatica in terra, n si deve credere che nel tessuto dei libri profetici sia narrato qualcosa che non rimandi a un evento futuro, fatta eccezione per gli elementi il cui scopo legare insieme ci che quel re e il popolo suo preannunciano con espressioni sia proprie sia figurate oppure con cose. Come infatti nella cetra e in analoghi strumenti musicali non tutto ci che viene toccato produce un che di sonoro, ma soltanto le corde, mentre gli altri elementi dell'intero corpo della cetra sono costruiti in modo che vi sia un luogo in cui siano legate e dal quale e verso il quale siano tese le corde stesse, che l'artista andr a modulare e a pizzicare per trarne una dolce musica, cos in quei racconti profetici le azioni umane, scelte dallo spirito profetico, o gi suonano del significato di eventi futuri oppure, se tale significato non hanno, sono introdotte affinch vi sia ci che connette quelle che tale significato possiedono, come fossero corde che risuonano. I Manichei accettino che le vicende dei Patriarchi possiedono anche un senso figurato. 95. Se per gli eretici non vogliono accettare il senso allegorico di questi fatti, cos come noi lo esponiamo, e anzi pretendono che essi non abbiano alcun significato se non quello letterale, non si deve lottare con uomini che dicono: " Per il mio palato non ha sapore ci che, a tuo dire, ne ha per il tuo ". Purch tuttavia si creda o si intenda, o ambedue le cose piuttosto che nessuna, che quanto prescritto da Dio o forma i costumi e la piet o possiede un senso figurato; e purch anche le cose stesse che si intendono dette o fatte in senso figurato si riferiscano ai medesimi buoni costumi e alla piet. Perci, se anche ai Manichei o a chiunque altro non aggrada il nostro modo di intendere, la logica o l'opinione nostra su quanto figurato in questi fatti, ci basti il fatto che i nostri padri, ai quali Dio rende la testimonianza di una vita buona e dell'obbedienza ai suoi comandamenti, sono difesi con quella regola della verit che non pu dispiacere se non a cuori malvagi e distorti, e che questa Scrittura, della quale nemica la perversit di quell'errore, resta esente da colpa e degna di venerazione in tutte le azioni umane che essa ha lodato o biasimato o solamente narrato proponendole al nostro giudizio. Le vicende dei Patriarchi: insegnamento morale, ma anche valore profetico. 96. Del resto, cosa si potrebbe considerare e trovare di pi utile e di pi salutare, per coloro che leggono o ascoltano con piet le sacre Scritture, del fatto che in esse vengano proposti non solo uomini lodevoli perch siano imitati e uomini reprensibili perch siano evitati, ma anche alcune inclinazioni e cadute dei buoni verso il male, sia che di l essi riprendano il cammino una volta corretti, sia che vi permangano senza tornare indietro, oppure alcuni cambiamenti e progressi dei malvagi verso il bene, sia che vi abbiano a perseverare sia che siano destinati a ricadere di nuovo nella situazione precedente, in modo che i giusti non si gonfino di orgoglio nella sicurezza e gli iniqui non si ostinino contro il rimedio nella disperazione? Le azioni invece in cui non c' nulla da imitare o da evitare e che tuttavia si trovano nella sacra Scrittura, o vi sono state poste per creare quella connessione di occasioni con cui si giunge alle cose necessarie, oppure per il fatto stesso che sembrano superflue indicano chiaramente che bisogna cercare in esse l'annunzio di un qualche significato mistico. Non stiamo infatti parlando di libri in cui siano del tutto assenti cose chiarissimamente ispirate dallo Spirito profetico, oppure siano poche e non molte, il compimento delle quali dia testimonianza all'autorit divina con la luce fedelissima e splendida della verit. dunque del tutto folle chiunque pensa che abbiano detto qualcosa di superfluo o quasi di fatuo libri ai quali vede che si sottomesso ogni genere di uomini e di ingegni, e in cui legge che una simile cosa fu da essi predetta e riconosce che si realizzata. Non colpa delle Scritture se qualcuno imita i peccati in essa narrati. 97. E che? Si deve forse incolpare la Scrittura se uno, leggendo l'azione di Davide, della quale egli si pent per il rimprovero e la minaccia del Signore, prende da l lo stimolo per peccare? Non sar invece da condannare pi duramente, per aver voluto utilizzare per ferirsi e uccidersi una cosa che stata scritta per guarire e liberare? Poich infatti gli uomini caduti nel peccato o trascurano per superbia la medicina della penitenza, o periscono del tutto perch disperano di riacquistare la salute e di meritare il perdono, stato proposto l'esempio di un cos grande uomo, affinch chi malato guarisca, e non perch i sani si facciano del male. Non un difetto della medicina se i folli danno la morte a se stessi o i malvagi la danno ad altri con i ferri della chirurgia. I Patriarchi e i Profeti furono comunque migliori non solo degli eletti dei Manichei, ma anche del loro stesso dio. 98. Tuttavia i patriarchi e i profeti, nostri padri, ai quali la Scrittura rende tanto illustre testimonianza di santit e di piet - Scrittura che nessuno, se non chi la ignora o ha perduto ogni senso di razionale osservazione, nega che sia stata elargita da Dio per la salvezza del genere umano - se pure fossero stati libidinosi e crudeli come li accusa l'errore o piuttosto la follia dei Manichei, non si potrebbe forse dimostrare anche in tal caso che erano migliori non dico appena dei loro eletti, ma persino del loro stesso dio? Non forse meglio che un uomo che ha moglie si rotoli con una prostituta, piuttosto che la luce, che purissima, si inquini mescolandosi alle tenebre? Ecco un uomo che, a causa dell'avarizia e del ventre, fingendo che la moglie fosse sua sorella la vendette perch giacesse con altri: ma quanto peggiore ed esecrabile colui che, simulando che la propria natura fosse adeguata alla libidine di quelli che la desideravano, la sottopose loro gratuitamente perch la insozzassero e la corrompessero! E colui che giacque, per di pi coscientemente, con le proprie figlie, non compie forse un male minore di chi mescola le proprie membra a lascivie pari a queste e di turpitudine anche peggiore? Cosa infatti viene commesso da uomini immondi e dissoluti di cui non si macchi il vostro dio, o Manichei, con tutte le sue turpitudini? Infine, se anche fosse vero che Giacobbe, come dice Fausto, si aggirava come un capro tra le quattro mogli, preoccupandosi non della discendenza, ma solo del piacere della lussuria, quanto meno misero egli sarebbe del vostro dio, che patirebbe tutta l'onta di quella lussuria non solo in Giacobbe stesso e nelle sue quattro mogli, essendo incastrato in tutti i loro corpi e movimenti, ma subirebbe tutto quel movimento e calore genitale anche nel capro stesso che quell'osceno ha comparato all'uomo e, mescolato ovunque in questa turpe condizione, verrebbe infiammato nel capro, inseminato nella capra, generato nel capretto! Per questo, anche se Giuda, oltre ad aver fornicato, si fosse pure coscientemente macchiato di turpe incesto verso la nuora, il vostro dio si sarebbe implicato, insozzato e infiammato anche nella libidine di quell'incesto. Davide si pent dell'iniquit di aver amato la moglie di un altro e di aver ordinato di ucciderne il marito: il vostro dio, invece, quando mai si pentir del fatto che, amato dalla stirpe tartarea - maschile e femminile - dei prncipi delle tenebre, concesse le proprie membra alla loro libidine, e uccise non un marito del quale aveva amato la moglie, bens i propri figli, nelle membra dei demoni, demoni dai quali egli stesso era stato amato? Ma se anche Davide non si fosse pentito e non avesse riottenuto con tale medicina la salute della giustizia, anche cos sarebbe stato migliore di codesto dio dei Manichei. Supponiamo che Davide, assieme a questa stessa azione, ammettesse anche tutte quelle che un solo uomo potrebbe compiere: il loro dio, invece, per quella mescolanza dei suoi membri, convinto di essere insozzato e disonorato in tutte le azioni di questo tipo compiute da tutti gli uomini. Fausto accusa anche il profeta Osea: se egli, soggiogato da una turpe concupiscenza, avesse amato la prostituta e l'avesse sposata, dal momento che voi predicate che le anime di entrambe, quella dell'amante lascivo come quella della turpe prostituta, sono parti, membra e natura del vostro dio, allora quella prostituta, - perch fare giri di parole e non parlare con chiarezza?-, quella prostituta sarebbe il vostro dio. Infatti non potete dire che egli, conservando incorrotta la santit della sua natura, cadde in quel corpo di prostituta non perch vi fu incatenato, ma perch vi si fece presente: affermate piuttosto che codeste membra del vostro dio sono inquinate in sommo grado e per questo hanno bisogno di una grande purificazione. Dunque quella prostituta, per la quale osate rimproverare l'uomo di Dio, sarebbe vostro dio anche qualora non fosse cambiata in meglio mediante un casto matrimonio: o, se non volete affermare proprio questo, per lo meno non negate che l'anima di quella prostituta sia una porzione, seppure minima, del vostro dio. Quindi la prostituta sarebbe migliore del vostro dio, perch sarebbe una sola, mentre egli, per la sua condizione di mescolanza all'intera stirpe delle tenebre, si prostituisce in tutte le prostitute, si rotola, slegato e legato in tutti i maschi e le femmine che ovunque e in diversi modi fornicano e si corrompono, e di nuovo deve rotolarsi, essere slegato e legato nella loro progenie, finch la porzione pi immonda del vostro dio, come una prostituta senza possibilit di redenzione, non sia relegata alle estremit del globo. Il vostro dio non riuscito ad allontanare dalle sue membra questi mali, queste oscenit, queste vergogne, ed giunto ad essi costretto dalla violenza di un nemico brutale: sebbene fosse ingiurioso e violento, non nemmeno riuscito a ucciderlo e a salvare cos i suoi cittadini o parti di s. Quanto migliore colui che, uccidendo l'Egiziano, difese e custod incolume il fratello! E Fausto nella sua stupefacente vanit lo rimprovera, lui che con cecit ancora pi stupefacente non vede il proprio dio! Sarebbe stato meglio per questo dio sottrarre i vasi d'oro e d'argento agli Egiziani, piuttosto che i suoi membri diventassero preda della stirpe delle tenebre! E tuttavia, pur avendo egli fatto una guerra cos sfortunata, i suoi adoratori obiettano al servo del nostro Dio di aver intrapreso guerre, in cui egli insieme ai suoi trionf sempre vincitore sui nemici, che poterono essere condotti come prigionieri o prigioniere perch Mos combatteva dalla parte del popolo di Israele: cosa che anche il vostro dio avrebbe certamente fatto, se ne fosse stato in grado. Questo non dunque denunziare i malvagi, bens avere invidia dei pi fortunati! E quale crudelt ci fu in Mos, per il fatto che castig con la spada il popolo che aveva peccato gravemente contro Dio? Egli stesso implor il perdono di questo peccato, offrendosi alla vendetta divina al loro posto. Ma se anche avesse compiuto quell'azione non con misericordia, ma con crudelt, anche cos sarebbe migliore del vostro dio. Infatti, se avesse inviato uno dei suoi, che erano incolpevoli e obbedienti, a rompere il cuneo dei nemici, e costui fosse caduto prigioniero, in alcun modo egli, ottenuta la vittoria, lo avrebbe condannato: come invece si appresta a fare codesto vostro dio con una parte di s, che inchioder al globo perch ha obbedito al suo ordine e perch, rischiando la morte, avanzata contro i cunei nemici per la salvezza del suo regno. Per, dice, in questa successione dei secoli essa, gi permista e coagulata con i malvagi, non ha obbedito ai suoi precetti. Domandiamoci il motivo. Se fu per volont propria, la colpa vera e la pena giusta; se per colpevole la volont, non esiste alcuna natura contraria che spinga al peccato, e dunque risulta confutata e distrutta l'intera menzogna dei Manichei. Se invece fu soggiogata dal nemico contro il quale fu inviata, e sopraffatta da un male estraneo a s al quale non pot resistere, allora la pena ingiusta e grande la crudelt. Ma si adduce a scusante il fatto che dio era soggetto alla necessit. Un tale dio adorano coloro che non vogliono adorare Dio! Eppure, bisogna ammetterlo, persino codesti suoi adoratori, sebbene adorando un tale dio siano pessimi, sono tuttavia migliori di lui, perch almeno esistono: egli invece non nient'altro che un'invenzione falsa e un vano pensiero. Ma passiamo ora alle altre spiritose stravaganze di Fausto.
1 - Es 20, 13. 14. 16. 2 - Cf. Gn 16, 2-4. 3 - Cf. Gn 20, 2; 12, 13. 4 - Cf. Gn 19, 33. 35. 5 - Cf. Gn 26, 7. 6 - Cf. Gn 29-30. 7 - Cf. Gn 38. 8 - Cf. 2 Sam 11, 4. 15. 9 - Cf. 1 Re 11, 1-3. 10 - Cf. Os 1, 2-3. 11 - Cf. Es 2, 12. 12 - Cf. Es 12, 35-36. 13 - Cf. Es 17, 9 ss. 14 - Cf. Gv 1, 17. 15 - Gn 1, 2. 16 - Gn 3. 17 - 1 Gv 1, 5. 18 - 2 Cor 4, 6. 19 - Sap 7, 26. 20 - Gv 1, 3. 21 - Sal 17, 29. 22 - Mt 5, 8. 23 - Is 59, 9-10. 24 - Cf. Mt 5, 45. 25 - Gn 1, 2. 26 - Cf. Gv 1, 5. 27 - Ef 5, 8. 28 - Gn 1, 4. 29 - Mt 8, 10. 30 - Cf. Gv 1, 9. 31 - Cf. Gv 6, 71. 32 - Cf. Gn 2, 16-17; 3, 6. 33 - Gn 3, 9. 34 - Lc 8, 44-45. 35 - Mt 25, 11-12. 36 - Mt 7, 7. 37 - Mt 10, 39. 38 - Gv 2, 15-17. 39 - Lc 12, 47. 40 - Mt 10, 14-15. 41 - Rm 2, 12. 42 - Cf. Mt 22, 11-13. 43 - Lc 19, 27. 44 - Rm 8, 32. 45 - 1 Pt 4, 17-18. 46 - Prv 3, 12. 47 - Gb 2, 10. 48 - Ap 3, 19. 49 - 1 Cor 11, 31-32. 50 - Cf. At 17, 28. 51 - 1 Tm 2, 5. 52 - Cf. 1 Cor 15, 50-54. 53 - 1 Cor 10, 20. 54 - Cf. Gn 4, 4. 55 - Cf. Sap 14, 15. 56 - Cf. Mt 22, 11-13. 57 - Cf. Lc 19, 27. 58 - Cf. Gv 15, 1. 59 - Cf. 1 Tm 1, 13. 60 - 2 Cor 12, 7-9. 61 - 1 Tm 1, 20. 62 - Rm 8, 32. 63 - Gv 19, 11. 64 - Cf. 2 Ts 1, 5. 65 - 1 Pt 4, 17-18. 66 - 1 Pt 3, 17. 67 - Cf. 1 Gv 1, 5. 68 - Cf. 1 Tm 6, 16. 69 - Sap 7, 26. 70 - 1 Cor 12, 26. 71 - Cf. 2 Tm 2, 13. 72 - 1 Cor 10, 6. 73 - Cf. Mt 21, 18-21. 74 - Cf. Gv 8. 75 - Cf. VIRGILIO, Aen., 1, 212. 76 - Cf. VIRGILIO, Aen., 2, 715. 77 - Cf. 2 Cor 5, 6. 78 - Cf. 1 Gv 3, 2. 79 - Cf. Mt 22, 30. 80 - 1 Cor 15, 53-54. 81 - Cf. Rm 8, 10-11. 82 - Cf. Gal 5, 6. 83 - Cf. 2 Cor 5, 7. 84 - Cf. Sal 47, 2. 85 - Cf. Gb 7, 1. 86 - Cf. Gn 16, 2-4. 87 - 1 Cor 7, 4. 88 - Cf. Gn 12, 3. 89 - Cf. Gal 3, 29. 90 - Gn 15, 3-4. 91 - Gn 12; 20. 92 - Cf. Mt 26, 70-74. 93 - Tb 8, 9. 94 - Tb 6, 11; 7, 2. 95 - Cf. Gn 13, 8. 96 - Cf. Gn 11, 31. 97 - Cf. Mt 12, 46. 98 - Cf. Dt 6, 16. 99 - Mt 10, 23. 100 - Cf. Gv 10, 18. 101 - Cf. Mt 2, 14. 102 - Cf. Gv 7, 10. 30. 103 - Cf. At 9, 25. 104 - Ct 1, 7. 105 - Cf. Ef 5, 31-32. 106 - Cf. 1 Gv 3, 1 107 - Mt 23, 9. 108 - Mt 12, 48-50. 109 - Ger 17, 9. 110 - Cf. Fil 3, 13. 111 - Lc 9, 62. 112 - Lc 17, 32. 113 - 1 Tm 1, 8. 114 - Cf. Gn 19. 115 - Cf. Gn 26, 7. 116 - Cf. Gn 24. 117 - Cf. Gn 12; 20. 118 - Cf. Fil 2, 6-7. 119 - Cf. Gv 1, 14. 120 - Cf. Gn 29. 30. 121 - Cf. 2 Cor 10, 12. 122 - Cf. At 8, 18-20. 123 - Mt 8, 20. 124 - Cf. Fil 1, 15-18. 125 - Cf. 2 Cor 11, 2-3. 126 - 1 Cor 7, 3-4. 127 - Cf. Gal 4, 22-24. 128 - Cf. Sap 9, 14. 129 - Cf. Is 1, 18. 130 - Cf. Gn 29, 17. 30. 131 - Es 20, 12-17. 132 - Cf. Mt 5, 3-9. 133 - Gn 29, 26. 27. 134 - Sir 1, 33. 135 - Is 7, 9. 136 - Sap 9, 15. 137 - Cf. 2 Cor 11, 23. 138 - Cf. 2 Cor 7, 5. 139 - Cf. Fil 4, 1. 140 - Cf. 1 Cor 1, 23. 141 - Cf. 2 Cor 5, 13. 142 - Cf. Gv 1, 1. 143 - Is 53, 8. 144 - Cf. Rm 1, 20. 145 - Sap 6, 25. 146 - Gn 30, 1. 147 - Is 29, 13. 148 - Rm 2, 21-22. 149 - Mt 23, 3. 150 - Fil 1, 18. 151 - 1 Tm 3, 7. 152 - Gn 30, 14-16. 153 - Gv 1, 1. 154 - Es 3, 6. 155 - Cf. Gn 19. 156 - Cf. Dt 2, 9. 157 - Cf. Sap 10, 6. 158 - Cf. Gn 38, 13-18. 159 - Cf. Gn 49, 8-12. 160 - Cf. Gn 37, 26-28. 161 - Mt 19, 6. 162 - Ez 16, 52. 163 - Cf. Es 20, 14. 17. 164 - Cf. Mt 2, 16. 165 - Cf. Gn 35, 22-26. 166 - Cf. Mt 10, 2-5; Gv 6, 71-72. 167 - Cf. Mt 27, 5. 168 - Cf. Gn 49, 8-12. 169 - Cf. Mt 13; Gn 38, 30. 170 - Cf. Gn 35, 22. 171 - Cf. 1 Cor 5, 1. 172 - Cf. Gn 49, 3-4. 173 - Cf. Mt 22, 10. 174 - Cf. Es 12, 3-5. 175 - Cf. 1 Sam 14, 24-45. 176 - Cf. 1 Sam 28, 3. 177 - Cf. 2 Sam 12, 1-14. 178 - Gv 19, 4. 6. 179 - Cf. Mt 26, 70-74. 180 - Cf. Mt 16, 17. 181 - Cf. Mt 16, 22-23. 182 - Cf. 2 Sam 12. 24. 183 - Cf. 1 Sam 24. 26. 184 - Cf. 2 Sam 16. 185 - Cf. Rm 9, 14. 186 - Cf. 2 Sam 18. 187 - 1 Sam 15, 24. 188 - Cf. Gal 2, 6. 189 - Cf. Lc 17, 28. 190 - Cf. Mt 12, 34. 191 - Cf. Mt 15, 8. 192 - Cf. Mt 16, 16. 193 - Cf. Lc 8, 28. 194 - Cf. Mt 7, 22-23. 195 - Cf. Mt 25, 33. 196 - Cf. Gal 2, 14. 197 - Cf. Eb 3, 5; Rm 7, 12. 198 - Gv 5, 46. 199 - Cf. Es 4, 10. 200 - Cf. Es 2, 12. 201 - Cf. Es 3, 4. 202 - Cf. At 9, 4. 203 - Cf. Gal 1, 14. 204 - Mt 26, 51-52. 205 - Cf. Es 3, 21-22; 11, 2; 12, 35-36. 206 - Rm 11, 34. 207 - Mt 13, 29-30. 208 - Cf. Mt 8, 31-32. 209 - Cf. Gn 22, 10. 210 - Mt 16, 23. 211 - Lc 3, 14. 212 - Mt 22, 21. 213 - Mt 8, 9-10. 214 - Cf. Rm 13, 1. 215 - Mt 5, 39. 216 - Cf. At 9. 217 - Cf. Gal 4, 4-5. 218 - Cf. Rm 1, 3. 219 - Cf. Mt 10, 16. 28. 30. 220 - Cf. Mt 26, 52-53; Lc 22, 42; Gv 18, 11. 221 - Fil 2, 9-11. 222 - Mt 23, 35. 223 - Cf. Ef 2, 14. 224 - Sal 71, 11. 225 - Lc 22, 35-36. 38. 50-51. 226 - Cf. Rm 9, 14. 227 - Cf. Rm 5, 12-19. 228 - Cf. Sap 9, 15. 229 - Rm 7, 24-25. 230 - Cf. Sap 11, 21. 231 - Cf. Gb 7, 1. 232 - Es 32. 233 - Cf. 1 Cor 5, 5. 234 - Cf. 1 Tm 1, 20. 235 - Mt 5, 39. 236 - Os 1, 2. 237 - Mt 21, 31. 238 - Cf. 1 Re 3, 11; Sir 47. 239 - Cf. Es 3, 15. 240 - Cf. Gn 21, 1-2. 241 - Cf. Gn 25, 21. 242 - Cf. Gn 29; 30. 243 - Gn 27, 40. 244 - Cf. Gn 16, 15. 245 - Cf. Gn 30. 246 - 1 Cor 4, 16. 247 - Cf. At 8, 13. 248 - Mt 23, 3. 249 - Cf. Gn 19. 250 - Cf. Gn 38. 251 - Cf. supra 48. 252 - Gv 5, 46. 253 - Gv 11, 50-51. 254 - Cf. Mt 27, 34. 255 - Cf. Gn 3, 21. 256 - Cf. Lc 23, 12. 257 - Gv 19, 15. 258 - Gn 49, 10. 259 - Cf. Dn 9, 24-27. 260 - Cf. Sal 44, 8. 261 - Cf. Mt 2, 1. 262 - Cf. Lc 23, 7. 46. 263 - Cf. Mt 15, 24. 264 - Cf. Gv 5, 36. 265 - Cf. Gv 1, 16. 266 - Cf. Mt 11, 11. 267 - Cf. Mt 13, 17. 268 - Cf. Lc 1, 44. 269 - Cf. Lc 3, 21-22. 270 - Cf. Ct 4, 2. 271 - Cf. Mt 26, 75. 272 - Lc 24, 46-47. 273 - Cf. Sal 17, 45. 274 - Rm 8, 30. 275 - Mt 3, 7. 276 - Cf. 2 Sam 11 277 - Cf. Ap 5, 5. 278 - Ag 2, 8. 279 - Ct 4, 15. 280 - Cf. At 2, 1-4. 281 - Cf. Tb 2, sec. LXX. 282 - Ef 4, 2-5. 283 - Gv 4, 13. 284 - Gv 4, 14. 285 - Cf. Ef 5, 27. 286 - Cf. Gv 8, 44. 287 - Cf. 2 Cor 11, 14. 288 - Cf. 1 Re 11 289 - Cf. Mt 3, 12; 13, 30. 290 - Os 1, 2; 2, 1. 291 - Rm 9, 23 26. 292 - 1 Pt 2, 9-10. 293 - Gal 3, 29. 294 - Cf. At 3, 41; 4, 4. 295 - Gal 1, 22. 296 - Cf Sal 117, 22. 297 - Ef 2, 11-22. 298 - Cf. Es 2, 12. 299 - Cf. Mt 7, 24-27. 300 - Cf. Es 3, 22; 11, 2; 12, 35-36. 301 - Cf. Es 17, 8-16. 302 - Cf. Es 32. 303 - Sal 4, 5. 304 - Col 3, 5. 305 - Rm 1, 21-23. 306 - Lc 12, 49. 307 - Cf. Sal 18, 7. 308 - At 10, 13. LIBRO VENTITREESIMO Interpretazione manichea della genealogia di Ges secondo Matteo. 1. FAUSTO. Una volta, mentre discutevo in una numerosa assemblea, un tale prese la parola e mi disse: " Accetti che Ges sia nato da Maria? ". E io gli risposi: " Di quale Ges parli? Infatti nell'Ebraismo ci furono vari Ges: uno figlio di Nave e discepolo di Mos 1 , uno figlio del grande sacerdote Iosedak 2 , uno che fu detto figlio di Davide 3 e uno infine che fu detto Figlio di Dio 4 . Di quale fra questi vuoi sapere se accetto che sia nato da Maria? ". Mi rispose: "Naturalmente del Figlio di Dio ". Ed io: " E per l'autorit e l'insegnamento di chi dovrei accettarlo? ". Mi disse: " Di Matteo ". Ed io: " Cosa ha scritto Matteo? ". Rispose: " Il Libro della genealogia di Ges Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo, etc 5 ". Allora gli dissi: "Pensavo che avresti detto: "Libro della genealogia di Ges Cristo Figlio di Dio", e mi preparavo a eccepire; ma poich hai citato fedelmente il testo, devo solo esortarti a riflettere su ci che hai affermato. Qui infatti Matteo ammette di aver cominciato a scrivere non la genealogia del Figlio di Dio, ma quella del figlio di Davide ". O Ges figlio di Davide non era Figlio di Dio, o il testo non di Matteo. 2. Per dar credito al momento alle sue parole, ammetter che il figlio di Davide sia nato da Maria; ma del Figlio di Dio non si fa alcuna menzione in tutto il testo della genealogia, fino al battesimo, e voi calunniate invano lo scrittore, come se avesse rinchiuso il Figlio di Dio nel grembo di una donna. Ma egli strepita, come si vede, e con il suo stesso titolo si discolpa da questo sacrilegio, mostrando di aver scritto che da quella stirpe nacque il figlio di Davide, e non il Figlio di Dio. Infatti, se consideri l'intenzione e il proposito di questo scrittore, egli vuole farci accettare come Ges Figlio di Dio non tanto quello procreato dalla vergine Maria, quanto quello costituito a un certo punto come tale mediante il battesimo presso il fiume Giordano. L ci dice che fu battezzato da Giovanni quello che all'inizio aveva designato come figlio di Davide, e che a un certo momento fu fatto Figlio di Dio 6 - dopo circa trent'anni, se prestiamo fede a Luca -, quando si ud anche una voce che gli diceva: Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato 7 . Vedi dunque che quello che nacque da Maria trent'anni prima, come ritiene Luca, non era il Figlio stesso di Dio, ma colui che fu reso tale in seguito presso il Giordano, cio l'uomo nuovo, come quello che crediamo formarsi in noi quando dall'errore dei Gentili ci convertiamo a Dio. Non so per se questo soddisfi la fede che voi chiamate cattolica: nondimeno, questa l'opinione di Matteo, se il passo suo. Infatti non si legge mai che sia stato detto, al momento del parto di Maria: Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato, oppure: Questi il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto, bens al momento della purificazione di lui al Giordano. Se tu credi a questo cos come scritto, sarai certo " matteano " - cos infatti devo esprimermi -, ma niente affatto cattolico. Conosciamo infatti la fede cattolica: essa tanto lontana da questa affermazione di Matteo quanto lo dalla verit, se in base al vostro simbolo credete in Ges Cristo Figlio di Dio che nacque dalla vergine Maria. vostro l'accettare che il Figlio di Dio nacque da Maria; di Matteo, che inizi ad essere tale a partire dal Giordano; nostro, che nacque da Dio. Dunque Matteo, se questo suo testo autentico, con la sua affermazione contrario sia a voi che a noi, salvo che lo si riscontrato un po' pi abile di voi nell'attribuire la nascita dal sesso femminile al figlio di Davide piuttosto che al Figlio di Dio. Pertanto, dovete necessariamente confessare una delle due cose: o che non Matteo colui che sembra affermare questo, o che voi non possedete la fede apostolica. Ges non pu essere chiamato neppure figlio di Davide. 3. Sebbene nessuno possa strapparci dalla convinzione che il Figlio di Dio sia nato da Dio, se per dovessimo concedere molto all'imprudenza, al punto di arrivare a credere alle falsit, allora secondo noi Ges sarebbe diventato Figlio di Dio a partire dal Giordano, piuttosto che essere nato dal grembo di una donna. Per quanto, neppure quello stesso che Maria partor, se mai esistette, potrebbe a buon diritto essere chiamato figlio di Davide, a meno che non si dimostri che ebbe Giuseppe come padre. Poich voi questo lo negate, dovete necessariamente ammettere l'altro, cio che egli non fu neppure figlio di Davide, dal momento che senza dubbio la genealogia discende da Abramo a Davide e da Davide a Giuseppe, ovvero attraverso tutti i patriarchi ebrei. Quindi, poich Ges, come si legge, non fu generato, non sar neppure figlio di Davide, ed estremamente folle chi, apprestandosi a dire che egli nacque da Maria senza il concorso carnale di Giuseppe, afferma all'inizio che era figlio di Davide. Dunque, se il generato da Maria non potrebbe neppure essere chiamato a buon diritto figlio di Davide, poich non sarebbe nato da Giuseppe, figuriamoci Figlio di Dio! Matteo non dice che Maria proveniva dalla stessa trib di Davide. 4. In pi, non si indica affatto che, quanto all'origine, la vergine proveniva dalla trib alla quale, com' noto, apparteneva Davide, cio la trib di Giuda, da cui provenivano i re Giudei, bens che era della trib di Levi, da cui provenivano i sacerdoti: cosa evidente, poich ella aveva avuto come padre un certo sacerdote di nome Gioacchino, di cui per non si fa alcuna menzione in questa genealogia. In che modo dunque si affermer che Maria apparteneva alla linea di parentela davidica, nella quale, come vedi, non aveva n il padre n il marito? Pertanto, non sar figlio di Davide neanche colui che nascesse da lei, a meno che tu non metta la madre in relazione stretta con Giuseppe, dimostrando che era sua figlia o sua moglie. Agostino: uno e il medesimo il Ges figlio di Davide, nato da Maria, e il Ges Figlio di Dio. 5. AGOSTINO. Fede cattolica e allo stesso tempo apostolica che il Signore nostro e Salvatore Ges Cristo Figlio di Dio secondo la divinit e figlio di Davide secondo la carne: lo dimostriamo con i testi del Vangelo e degli apostoli, cos che nessuno pu contraddire le nostre prove, se non chi contraddice questi stessi testi; non come Fausto che ha introdotto uno sconosciuto, il quale ha detto poche parole senza poi presentare alcun testimonio contro le insidiose astuzie di Fausto stesso. Quando io invece l'avr fatto, non gli rester nulla da rispondermi se non l'argomento con cui tenta di raggirare e di evitare l'evidentissima forza di verit presente nelle sacre Scritture, replicandomi cio che quei testi sono falsi e che sono interpolazioni dei codici divini. Ho gi confutato pi sopra in questa stessa opera, per quanto mi parso sufficiente, una simile demenza, una simile folle presunzione e sfrontatezza: non opportuno che io ripeta le stesse cose, anche in ragione della mole del discorso. Dunque che bisogno c' di cercare e di raccogliere tutte le testimonianze disperse nella Scrittura, con cui provare contro costui che in libri di autorit somma e divina viene chiamato Figlio di Dio Unigenito, da sempre Dio presso Dio, lo stesso che anche chiamato figlio di Davide, poich assunse la forma di servo dalla vergine Maria sposa di Giuseppe? Per il momento, dato che egli ha voluto discutere su Matteo e io non posso inserire in questo discorso l'intero libro di Matteo, chi vuole lo legga e veda come Matteo, narrando, segua sino alla passione e alla resurrezione colui che, mentre sta per enumerarne gli antenati, chiama figlio di Davide, e come di nessun altro, se non di lui stesso, dica che fu concepito e nacque dalla vergine Maria per opera dello Spirito Santo. A questo aggiunge anche la testimonianza del profeta: Ecco, la vergine concepir e partorir un figlio che sar chiamato Emmanuele, che significa " Dio con noi " 8 . Afferma che colui che, battezzato da Giovanni, ud dal cielo: Questi il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto 9 , lo stesso che, gi dal parto della vergine, era stato chiamato " Dio con noi ". A meno che a Fausto non sia sembrato che averlo chiamato Dio sia da meno che averlo chiamato Figlio di Dio. Infatti ha cominciato a congetturare che, secondo Matteo, egli divenne Figlio di Dio solo a partire dal battesimo per il fatto che, in quel momento, venne dal cielo la voce: Questi il Figlio mio: quando invece in precedenza l'evangelista stesso aveva addotto la testimonianza divina del profeta, in cui il figlio stesso della vergine veniva chiamato: Dio con noi. Ignoranza di Fausto circa le Scritture. 6. Dobbiamo osservare e tenere d'occhio questo miserabile e delirante ciarlatano, che non cessa, quando pu, di riversare le nebbie della falsit su chi legge le sue fandonie in merito alle testimonianze della Scrittura. Cos, a proposito di Abramo disse che, quando giacque con la schiava, non aveva creduto a Dio che gli prometteva un figlio da Sara, mentre la Scrittura attesta che il parto di Sara non gli era ancora stato promesso 10 ; o che ment nel dire che la moglie era sua sorella, pur non avendo letto nulla circa la stirpe di Sara in quei testi, ai quali si deve prestar fede a riguardo 11 ; a proposito di suo figlio Isacco, disse che anch'egli aveva asserito falsamente che Rebecca era sua sorella, quando invece la stirpe di lei l chiaramente menzionata 12 ; a proposito di Giacobbe, che ogni giorno le sue quattro mogli facevano a gara su chi per prima lo requisisse per giacere con lui al suo ritorno dalla campagna, quando invece si dimostra che l questa cosa non l'ha mai letta. Ecco che razza di uomo colui che si vanta di odiare come menzogneri gli scrittori dei libri divini, che osa mentire persino sul Vangelo, culmine di tanta autorit, conosciuto da tutti, al punto che, per non restare schiacciato dal peso del nome dell'apostolo, vorrebbe farci credere che non Matteo, bens non so chi altri sotto il nome di Matteo, abbia scritto di Cristo ci che egli non vuole credere e che con calunniosa astuzia tenta di confutare. Il Vangelo afferma chiaramente che Ges era Figlio di Dio sin dal grembo di Maria. 7. Cos, ci che fu detto dal cielo sopra l'acqua del Giordano: Questi il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto, fu detto ugualmente anche sul monte 13 . Infatti, se quella voce dal cielo risuon l, non significa che egli non fosse Figlio di Dio anche in precedenza, poich sin dal grembo della vergine egli prese la condizione di servo, pur essendo nella condizione di Dio, e non consider un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio 14 . Lo stesso apostolo Paolo, inoltre, dice con estrema chiarezza in un altro passo: Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mand il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge 15 , utilizzando il termine " mulier " (anzich " femina ") al modo della lingua ebraica. Pertanto Figlio di Dio il medesimo che anche Signore di Davide secondo la divinit, e il medesimo figlio di Davide, della stirpe di Davide secondo la carne. Se non ci fosse di utilit credere questo, l'Apostolo stesso non lo raccomanderebbe con tanta attenzione a Timoteo, dicendo: Ricordati che Cristo Ges, della stirpe di Davide, risuscitato dai morti, secondo il mio Vangelo 16 . E ha esortato con grande cura i fedeli a maledire chiunque, contrariamente a questo Vangelo, annunci una cosa diversa 17 . Maria vergine e Giuseppe. 8. Perch dunque dovrebbe sconcertare un seguace del Vangelo il fatto che Cristo, nato dalla vergine Maria senza unione carnale con Giuseppe, venga tuttavia chiamato figlio di Davide, sebbene l'evangelista Matteo conduca la sua genealogia non fino a Maria, ma fino a Giuseppe? In primo luogo, doveva essere onorata di pi la persona del marito, a motivo del sesso virile; infatti, se non si era unito carnalmente a lei, non per questo non era suo marito, dal momento che Matteo, lo stesso che narra che Maria aveva concepito non in virt dell'unione carnale con Giuseppe ma per opera dello Spirito Santo, narra anche che ella fu chiamata dall'angelo moglie di Giuseppe. E se non fu l'apostolo Matteo a scrivere queste verit ma, come pensano i Manichei, fu qualcun altro a scrivere falsit sotto suo nome, mai possibile che costui si contraddica in questioni chiarissime e cos ravvicinate nel contesto, al punto da chiamarlo figlio di Davide, nato da Maria vergine senza unione carnale con alcun uomo, e giungere senza ragione, enumerandone progressivamente gli antenati, sino a colui del quale prima egli stesso aveva detto che non si era unito a Maria? Se infatti uno enumerasse gli antenati di Cristo da Davide fino a Giuseppe affermando che fu figlio di Davide, e un altro dicesse che nacque dalla vergine Maria senza unione carnale con alcun uomo e non lo chiamasse figlio di Davide, non saremmo subito costretti a pensare che i due si contraddicano in modo tale che risulti provata la falsit di entrambe o di uno di essi. Dovremmo pensare, invece, che ambedue potrebbero aver detto la verit, cio che Giuseppe venga detto marito di Maria in quanto l'aveva come sposa castamente, non per unione carnale ma per affetto, non per la fusione dei corpi ma per il congiungimento, che pi prezioso, degli animi, e che pertanto lo sposo della vergine madre di Cristo non doveva essere separato dalla serie dei progenitori di Cristo; e che Maria stessa traesse qualche vena di sangue dalla stirpe di Davide, in modo che la carne di Cristo, pur procreata da una vergine, non potesse essere priva del seme di Davide. Dato per che un solo e identico narratore a dire e a raccomandare entrambe le cose, che cio Giuseppe sposo di Maria e che la madre di Cristo vergine, che Cristo appartiene alla stirpe di Davide e che Giuseppe si trova nella serie dei progenitori di Cristo che discendono da Davide, cosa resta da credere, a chi preferisce credere al Vangelo divino piuttosto che alle favole degli eretici, se non che Maria non fosse estranea alla parentela di Davide e che sia chiamata moglie di Giuseppe non invano, a motivo della gerarchia tra i sessi e della congiunzione degli animi, sebbene egli non le si un carnalmente? E che Giuseppe a motivo della dignit virile non dovesse essere separato dalla sequenza di quelle generazioni, affinch con ci non sembrasse essere separato dalla donna a cui lo univa l'affetto dell'animo, e gli uomini fedeli di Cristo non pensassero che, nel matrimonio, l'unione carnale con le mogli sia tanto importante da credere che non si sposi senza di essa, ma affermassero piuttosto che i coniugi fedeli aderiscono molto pi intimamente alle membra di Cristo se hanno potuto imitare i genitori di Cristo? Le Scritture canoniche attestano l'ascendenza davidica di Maria. 9. Noi dunque crediamo cha anche Maria fu della parentela di Davide, perch crediamo alle Scritture che affermano ambedue le cose, cio che Cristo nacque dalla stirpe di Davide secondo la carne 18 e che Maria fu sua madre non per aver giaciuto con un uomo, ma come vergine 19 . Chiunque dice che Maria non appartenne ai consanguinei di Davide, chiaro che combatte contro l'autorit tanto eccellente di queste Scritture. Dimostri dunque egli stesso che Maria non apparteneva alla stirpe di Davide, e lo provi non mediante testi qualsiasi, ma con quelli ecclesiastici, canonici, cattolici. Gli altri testi non hanno per noi alcun peso di autorit in materia: sono i primi, infatti, ad essere ricevuti e custoditi dalla Chiesa diffusa in tutto il mondo, la quale fu in essi profetizzata e si inverata nel modo in cui fu promessa. Pertanto, ci che Fausto ha addotto sulla nascita di Maria, ovvero che ebbe come padre un certo sacerdote della trib di Levi di nome Gioacchino, non canonico, e non mi vincola. Ma qualora anche lo credessi, direi piuttosto che Gioacchino stesso era in qualche modo imparentato col sangue di Davide e che in qualche modo lui stesso o qualche suo antenato pass per adozione dalla trib di Giuda a quella di Levi, oppure che sicuramente egli nacque nella trib di Levi in modo da possedere qualche consanguineit con la trib di Davide. Cos Fausto stesso ammette che avrebbe potuto darsi che Maria fosse della trib di Levi, per quanto sia noto che ella and in sposa a un uomo che era della stirpe di Davide, cio della trib di Giuda; e dice che si potrebbe accettare che Cristo fosse figlio di Davide, se Maria fosse figlia di Giuseppe. Pertanto, se la figlia di Giuseppe si fosse sposata nella trib di Levi, non sarebbe assurdo chiamare figlio di Davide chi fosse nato da lei, anche se nella trib di Levi. Cos, se la madre di quel Gioacchino che Fausto cita come padre di Maria, appartenendo alla trib di Giuda e della stirpe di Davide, si spos nella trib di Levi, con ragione anche in questo modo Gioacchino, Maria e il figlio di Maria si configurano come veri discendenti di Davide. Crederei questa o una cosa simile, se fossi vincolato dall'autorit di quello scritto apocrifo in cui si legge che Gioacchino era il padre di Maria, piuttosto che pensare che sia menzognero il Vangelo, in cui sta scritto che Ges Cristo, Figlio di Dio Salvatore nostro, nacque dalla stirpe di Davide secondo la carne e fu procreato mediante la vergine Maria. A noi quindi sufficiente il fatto che le Scritture che affermano questo, e alle quali crediamo, non possono essere dimostrate colpevoli di falsit alcuna dai loro avversari. I Manichei non comprendono il disegno di Dio sull'incarnazione. 10. Che dunque non mi venga a replicare: " Sebbene io non riesca a dimostrare che Maria non apparteneva alla stirpe di Davide, a te sta di dimostrare che discendeva da l ". Io infatti dimostro questo con una prova evidentemente chiarissima e solidissima, col fatto cio che l'autorit oltremodo certa della Scrittura dice che Cristo della stirpe di Davide e che sua madre fu Maria, vergine, senza il concorso di alcun uomo. E pensare che a Fausto sembr quasi di esecrare una sconcezza nel nome del pi grande pudore, quando disse: " E voi calunniate invano lo scrittore, come se avesse rinchiuso il Figlio di Dio nel grembo di una donna! ". In nessun modo la fede cattolica, che crede che Cristo, Figlio di Dio, nacque secondo la carne da una vergine, rinchiude il Figlio di Dio nel grembo di una donna cos che egli quasi non sia pi fuori, che abbia abbandonato il governo del cielo e della terra, che si sia allontanato dal Padre. Ma voi, Manichei, con quel vostro cuore con cui non potete pensare altro che immaginazioni corporee, non comprendete affatto questo: in che modo il Verbo di Dio, Forza e Sapienza di Dio, che rimane in S e presso il Padre e governa l'intera creazione, si estenda vigorosamente da un confine all'altro e disponga ogni cosa con dolcezza 20 . In questa meravigliosa e ineffabile facilit di disporre tutto, si prepar anche una madre sulla terra, e per liberare i suoi servi dalla schiavit della corruzione assunse in lei la forma di servo, cio questo corpo mortale, dopo averlo assunto lo mostr, e dopo averlo mostrato e prostrato con la morte lo risollev con la resurrezione e lo ricostru di nuovo come si fa con un tempio abbattuto. Voi invece, che temete di credere questo come se fosse un sacrilegio, non racchiudete le membra del vostro dio nel grembo di una vergine, bens nei grembi di tutte le femmine di carne, dagli elefanti sino alle mosche. Forse il vero Cristo vi sembra pi disprezzabile, perch diciamo che si fatto carne in un grembo verginale, in modo da adattarsi un uomo come tempio permanendo inviolabilmente nella sua propria natura, senza alcun mutamento del suo essere, e il vostro dio invece vi caro perch, incatenato dai vincoli di tante carni e insudiciato anche in quella parte con cui deve essere inchiodato al globo, invoca aiuto senza motivo, o perch, essendo completamente soggiogato, non gli nemmeno concesso di invocarlo?
1 - Cf. Es 33, 11; Sir 46, 1. 2 - Ag 1, 1. 3 - Cf. Rm 1, 1-3. 4 - Cf. Mc 1, 1. 5 - Cf. Mt 1, 1. 6 - Cf. Mt 3, 16-17. 7 - Lc 3, 22-23. 8 - Is 7, 14; Mt 1, 23. 9 - Mt 3, 17. 10 - Gn 16, 4; 17, 17. 11 - Gn 12, 13; 20, 2. 12. 12 - Cf. Cen 26, 7; 24. 13 - Cf. Mt 17, 5. 14 - Fil 2, 6-7. 15 - Cf. Gal 4, 4. 16 - 2 Tm 2, 8. 17 - Cf. Gal 1, 8-9. 18 - Cf. Rm 1, 3; 2 Tm 2, 8. 19 - Cf. Mt 1, 18; Lc 1, 27. 20 - Cf. Sap 8, 1. LIBRO VENTIQUATTRESIMO Solo l'uomo interiore e spirituale, secondo Fausto, opera di Dio. 1. FAUSTO. " Perch negate che l'uomo sia creato da Dio? ". Noi non neghiamo affatto che l'uomo complessivamente sia creato da Dio, ma chiediamo di quale uomo si tratti, quando ci avvenga e in che modo, dato che secondo l'Apostolo ci sono due uomini: uno, che talora egli chiama esteriore, nella maggior parte dei casi terreno, a volte vecchio, e un altro, che chiama interiore, celeste e nuovo 1 . Noi chiediamo quale dei due sia opera di Dio, poich anche i momenti della nostra nascita sono due: uno quello in cui la natura ci ha generato a questa luce, irretiti nei lacci della carne; l'altro, quando la verit ci ha rigenerato, dopo averci convertiti a s dall'errore e iniziati alla fede. Indicando questo momento della seconda nascita, Ges nel Vangelo dice: Se uno non nasce di nuovo, non pu vedere il regno di Dio. Poich Nicodemo, comprendendo poco, dubitava e domandava come ci fosse possibile - infatti un uomo anziano non pu entrare nel grembo della madre e nascere una seconda volta - Ges gli rispose dicendo: Se uno non nasce da acqua e da Spirito Santo, non pu vedere il regno di Dio e continua: Quel che nasce dalla carne carne e quel che nasce dallo Spirito Spirito 2 . Pertanto, se la nascita non solo quella per la quale veniamo generati nel corpo, ma anche l'altra per la quale rinasciamo nello spirito, non parimenti di minore interesse chiedersi in quale delle due Dio sia il nostro creatore. Anche il modo di nascere duplice: uno quello proprio della passione e dell'intemperanza, col quale siamo generati dai nostri genitori in modo vergognoso e nella lussuria; l'altro invece quello proprio dell'onest e della purezza, nel quale siamo stati costituiti discepoli della fede in Cristo Ges per opera dello Spirito Santo, sotto l'insegnamento dei buoni; per questo ogni religione, e soprattutto quella cristiana, chiama al sacramento i bambini non istruiti. Intendendo questa stessa cosa l'Apostolo dice: Figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore, finch Cristo sia non formato in voi 3 . Pertanto la domanda non pi se Dio faccia l'uomo, bens quando e quale e in che modo lo faccia. Infatti, se Dio ci forma a sua immagine quando siamo plasmati nel grembo, come piace quasi a tutti i Gentili, ai Giudei e anche a voi, allora egli ci fa vecchi e ci crea attraverso la passione e la lussuria - cosa che non so se si addica alla sua divinit -; se invece veniamo formati da Dio quando crediamo e ci convertiamo ad una vita migliore, come piace a Cristo, ai suoi apostoli e a noi, certamente Dio ci fa nuovi e ci fa in modo onesto e puro: cosa c' di pi consono e di pi adeguato alla sua maest santa e venerabile di questo? E se non disprezzate l'autorit di Paolo, vi mostreremo tramite lui stesso quale sia l'uomo che Dio fa, e quando e in che modo. Dice agli Efesini: Per deporre l'uomo vecchio con la sua condotta passata, che si corrompe dietro le passioni ingannatrici, e rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santit vera 4 . Vedi dunque quando viene creato l'uomo a immagine di Dio, vedi che qui ci viene mostrato un altro uomo, un'altra nascita, un altro modo di nascere! Infatti, quando dice: " spogliatevi e rivestitevi ", allude certamente al tempo della fede; quando invece attesta che l'uomo nuovo stato creato da Dio, indica che l'uomo vecchio non stato fatto n da lui n conformemente a lui. E quando continua dicendo che quello fu fatto nella santit, nella giustizia e nella verit, designa e indica l'altro modo di nascere, il quale, - ho detto - assai dissimile da questo che ha seminato i nostri corpi con gli abbracci libidinosi dei nostri genitori, e insegna anche che esso non viene da Dio, col dimostrare che solo l'altro viene da Dio. Anche ai Colossesi dice di nuovo la stessa cosa: Spogliatevi dell'uomo vecchio con le sue azioni e rivestitevi del nuovo, che si rinnova nella conoscenza di Dio secondo l'immagine di colui che lo ha creato in voi. E qui non mostr soltanto che l'uomo nuovo quello che fatto da Dio, ma insegn anche quando e in che modo esso venga formato, cio nella conoscenza di Dio, col che si intende il tempo della fede. In pi, dice: Secondo l'immagine di colui che lo ha creato in voi, perch da ci sia chiaro che l'uomo vecchio non n a immagine di Dio n da lui formato. Infatti le parole che seguono, quando dice: Qui non c' pi maschio o femmina, Giudeo o Greco, barbaro o Scita 5 , ci mostrano ancora di pi che la nascita in cui Dio opera quando forma l'uomo non quella che ci fece maschi e femmine, Greci e Giudei, Sciti e barbari, bens quella che, spogliati di ogni differenza di nazionalit, sesso e condizione, ci rende una sola cosa ad esempio di colui che uno, cio Cristo, come l'Apostolo stesso dice di nuovo: Quanti sono stati battezzati in Cristo, si sono rivestiti di Cristo; non c' pi n Giudeo n Greco, n maschio n femmina, n schiavo n libero, ma tutti sono una cosa sola in Cristo 6 . Pertanto l'uomo fatto da Dio quando da molti diventa uno, e non quando da uno diviso in molte cose. La prima nascita, cio quella corporale, ci ha diviso; la seconda, intelligibile e divina, ci rende uniti: con ogni ragione, quindi, abbiamo ritenuto che quella vada ascritta alla natura del corpo, e questa alla maest suprema. Per tale motivo l'Apostolo stesso dice ancora ai Corinti: Sono io che vi ho generato in Cristo Ges, mediante il Vangelo 7 , e ai Galati parlando di se stesso: Quando piacque, a colui che mi scelse sin dal seno materno, di rivelare a me suo Figlio perch lo annunziassi in mezzo alle genti, subito, non consultai n la carne n il sangue 8 . Vedi dunque che egli afferma dappertutto che noi siamo formati da Dio in quest'altra nascita, quella spirituale, e non nella precedente, oscena e impudica, che ci ha concepito, formato e generato nel grembo materno in un modo n pi elevato n pi puro rispetto agli altri animali. Se vorrete porre attenzione a questo, troverete che a tale riguardo siamo lontani da voi non tanto in ci che professiamo, quanto nell'interpretazione che ne diamo: se a voi piace riferire la formazione da parte di Dio all'uomo vecchio, esteriore e terreno, noi al contrario l'abbiamo assegnata all'uomo celeste, interiore e nuovo, n lo facciamo con temerariet o presunzione, ma apprendendolo da Cristo e dai suoi apostoli che, come si sa, furono i primi ad insegnare questa dottrina nel mondo. L'uomo interiore e l'uomo esteriore non sono due uomini, ma uno solo, interamente opera di Dio. 2. AGOSTINO. L'apostolo Paolo vuole che si intenda, come uomo interiore, la mente spirituale e come uomo esteriore il corpo e questa vita mortale; tuttavia non si legge mai nelle sue lettere che abbia detto che ambedue siano simultaneamente due uomini, bens uno solo, che Dio fece nella sua totalit, tanto cio l'interiore quanto l'esteriore; ma lo fece a sua immagine solo per ci che interiore, facendolo non soltanto incorporeo, ma anche razionale, caratteristica che invece gli animali non possiedono. Non fece dunque un uomo a sua immagine e un altro non a sua immagine bens, poich ambedue le cose, l'interiore e l'esteriore, sono un unico uomo, questo unico uomo che egli fece a sua immagine: non nel fatto che ha un corpo e una vita corporea, ma nel fatto che possiede una mente razionale, con cui conosce Dio e si antepone, in virt della superiorit stessa della ragione, a tutti gli esseri irrazionali. Fausto concede che l'uomo interiore sia fatto da Dio quando dice: Si rinnova nella conoscenza di Dio secondo l'immagine di colui che lo ha creato. Io riconosco certamente questa affermazione dell'Apostolo 9 ; ma perch egli non riconosce l'altra: Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto 10 ? Dunque l'Apostolo predica Dio anche come creatore del corpo esteriore: perch Fausto di l sceglie ci che ritiene a proprio vantaggio, e tace o rifiuta ci che d un taglio alle favole di Mani? Inoltre Paolo stesso, nel discutere dell'uomo terreno e dell'uomo celeste, distinguendo tra il mortale e l'immortale, tra ci che siamo in Adamo e ci che saremo in Cristo, ha riferito al corpo terreno, cio al corpo animale, una testimonianza presa dalla medesima legge, dal medesimo libro e dal medesimo passo in cui sta scritto che Dio fece anche l'uomo terreno. Infatti, nel trattare in che modo i morti risorgeranno e in quale corpo torneranno, facendo delle similitudini con i semi del frumento, che vengono seminati come semplici chicchi e Dio d loro un corpo conforme al suo volere, a ciascun seme il proprio - e cos non di meno distruggendo l'errore di Mani, che dice che il grano, le erbe e ogni radice e frutto sono creati dalla stirpe delle tenebre e non da Dio, e crede che Dio, anzich operare qualcosa in esse, sia invece incatenato in quelle forme e generi di cose -, dopo aver dunque detto questo contro la vanit sacrilega di Mani, venne alle differenze tra le carni. Non ogni carne la medesima carne, disse, e di l pass a quella dei corpi celesti e dei corpi terrestri e poi alla trasformazione del nostro corpo, per la quale esso pu diventare spirituale e celeste. Si semina - dice - ignobile, risorger glorioso; si semina debole, risusciter pieno di forza; si semina un corpo animale, risorger un corpo spirituale. E volendo mostrare di l l'origine del corpo animale, dice: Se c' un corpo animale, vi anche un corpo spirituale; cos infatti sta scritto: Il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente 11 . Ci scritto anche nella Genesi 12 , dove si narra come Dio fece l'uomo e anim il corpo che aveva formato dalla terra. L'Apostolo chiama uomo vecchio nient'altro che la vita vecchia, quella nel peccato, nella quale si vive secondo Adamo, e di cui dice: A causa di un solo uomo il peccato entrato nel mondo e con il peccato la morte; e cos ha raggiunto tutti gli uomini, perch tutti hanno peccato in lui 13 . Dunque tutto quell'uomo, nella sua parte cio sia interiore che esteriore, invecchiato a causa del peccato ed stato condannato alla pena della morte; ma ora si rinnova secondo l'uomo interiore, nel quale viene riformato secondo l'immagine del suo creatore, svestendosi dell'ingiustizia, cio dell'uomo vecchio, e rivestendosi della giustizia, cio dell'uomo nuovo. Allora, quando risorger il corpo spirituale, che viene seminato animale, anche l'esteriore ricever la dignit della condizione celeste, affinch sia ricreato tutto ci che fu creato e sia rifatto tutto ci che fu fatto, ricreandolo colui che lo ha creato e rifacendolo colui che lo ha fatto. Lo spiega brevemente quando dice: Il corpo morto a causa del peccato, ma lo spirito vita a causa della giustificazione. Se lo Spirito di colui che ha resuscitato Cristo dai morti abita in voi, colui che ha resuscitato Cristo dai morti dar la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi 14 . Chi infatti, istruito nella verit cattolica, ignora che fra gli esseri umani alcuni sono maschi e altri femmine secondo il corpo, ma non secondo la mente spirituale, nella quale veniamo rinnovati secondo l'immagine di Dio? Tuttavia l'Apostolo stesso un'altra volta testimone del fatto che Dio li fece ambedue, quando dice: Nel Signore, n la donna senza l'uomo, n l'uomo senza la donna; come infatti la donna deriva dall'uomo, cos l'uomo ha vita dalla donna; tutto poi proviene da Dio 15 . Ma che dice di fronte a questo la fallacia inetta di uomini divenuti estranei alla vita di Dio per l'ignoranza che in loro, a causa della cecit del loro cuore 16 , se non che " nelle lettere apostoliche vero ci che vogliamo, falso ci che non vogliamo "? Delirino cos, se sono Manichei, o tornino alla ragione, e non siano pi Manichei! Poich ammettono che l'uomo interiore si rinnova ad immagine di Dio e adducono anche questa ulteriore testimonianza: " Fausto dice che Dio fa l'uomo quando l'uomo interiore si rinnova nella conoscenza di Dio ", se domandi loro se a farlo fu lo stesso che lo rifa, se a crearlo fu lo stesso che lo rinnova, ti risponderanno di s. Se a partire da questa risposta chiediamo loro quando form quello che ora riforma, cercano dove nascondersi, per non essere costretti a svelare l'infamia della loro favola. Dicono infatti che l'uomo non fu formato o creato o costituito da Dio, ma che una parte della sostanza di lui inviata contro i suoi nemici; che non invecchiato per il peccato, ma stato reso prigioniero dalla necessit e deformato dai nemici, e altre cose che mi ripugna dire. L menzionano anche un Primo Uomo, non quello che l'Apostolo chiama terreno perch tratto dalla terra 17 , ma non so quale altro loro proprio, uscito dal serbatoio delle loro menzogne: su questo Fausto tace del tutto, pur avendo posto in discussione il problema dell'uomo, temendo in qualche modo di rivelarsi a coloro contro i quali disputa.
1 - Cf. Rm 6, 7; 1 Cor 15; 2 Cor 4; Ef 3, 4; Col 3. 2 - Gv 3, 3-6. 3 - Gal 4, 19. 4 - Ef 4, 22-24. 5 - Col 3, 9-11. 6 - Gal 3, 27-28. 7 - 1 Cor 4, 15. 8 - Gal 1, 15-16. 9 - Col 3, 10. 10 - 1 Cor 12, 18. 11 - 1 Cor 15, 35-45. 12 - Cf. Gn 2, 7. 13 - Rm 5, 12. 14 - Rm 8, 10-11. 15 - 1 Cor 11, 11-12. 16 - Cf. Ef 4, 18. 17 - Cf. 1 Cor 15, 47. LIBRO VENTICINQUESIMO Secondo Fausto, Dio limitato, poich Dio soltanto dei circoncisi. 1. FAUSTO. " Dio ha un limite o illimitato? ". Se non erra la vostra preghiera, che recita " Dio di Abramo e Dio di Isacco e Dio di Giacobbe 1 ", Dio ha un limite, a meno che non sia uno il Dio sul quale mi interroghi e un altro quello a cui rivolgete le vostre preghiere; del resto, il confine della circoncisione, che separa Abramo, Isacco e Giacobbe dalla societ degli altri popoli 2 , delimita anche il potere di Dio stesso nei loro confronti: ma se uno ha un potere limitato, non manca egli stesso di limite. Inoltre, in questa preghiera non fate alcuna menzione degli antichi che vissero prima di Abramo, cio Enoch, No e Sem 3 e altri simili a loro, i quali non negate che furono giusti pur avendo il prepuzio, ma poich mancavano del segno della circoncisione non volete che egli sia anche il loro Dio, ma soltanto di Abramo e della sua stirpe. Pertanto se c' un Dio unico e illimitato, cosa significa la cautela della vostra invocazione, tanto diligente e sollecita che, non contenti di aver nominato Dio, aggiungete anche di chi , cio di Abramo e di Isacco e di Giacobbe, come se la vostra orazione dovesse errare in una folla di di, o fare naufragio a meno che non navighi sotto la bandiera di Abramo? Non assurdo che, con validi motivi, i Giudei preghino in tal modo, in quanto circoncisi: cos infatti mostrano di invocare il Dio della circoncisione, a motivo degli di del prepuzio. Ma perch mai voi facciate lo stesso, lo comprendo poco, dal momento che non portate affatto il segno che aveva Abramo, del quale invocate il Dio. In verit - cosa che si pu capire - i Giudei e il Dio dei Giudei sembrano essersi imposti a vicenda dei segni per mutuo riconoscimento, al fine di non allontanarsi tra loro. Dio stesso li segn con l'osceno marchio della circoncisione affinch, in qualunque terra e in qualunque popolo si trovino, siano riconosciuti come suoi tramite la circoncisione; essi a loro volta segnarono il loro Dio con il soprannome dei loro antenati affinch, ovunque egli si trovi, anche in mezzo a una folla grande di di, all'udire " Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe ", riconosca subito che lui ad essere invocato. Cosa che spesso suole accadere tra persone che hanno lo stesso nome: nessuno di loro, chiamato, risponde, se non ode il soprannome. Allo stesso modo, anche il pastore del gregge e quello del bestiame grosso marchiano a fuoco i loro animali, affinch nessuno usurpi come suoi quelli di un altro. Dal momento che anche voi vi comportate in modo simile a costoro, dicendo " Dio di Abramo e Dio di Isacco e Dio di Giacobbe ", dimostrate non solo che Dio ha un limite, ma anche che voi gli siete estranei, dato che non possedete il suo marchio e il suo segnale, cio la mutilazione delle parti virili attraverso la quale egli riconosce i suoi. Pertanto, se questo che voi adorate Dio, risulta da ci del tutto evidente che egli possiede un limite. Se volete invece che Dio sia illimitato, bisogna che prima rinunciate a questo qui e che, mutata preghiera, vi pentiate del vostro errore passato. Di tale punto si trattato in modo che, a proposito del vostro Dio, ci sembra di avervi sconfitti; per il resto, se ci si chiede se il sommo e vero Dio sia illimitato oppure no, potremo esserne edotti con brevit dall'opposizione del bene e del male. Ch se non esiste il male, Dio senz'altro privo di limite; se invece il male esiste, egli ha un limite; ma consta che il male esista: dunque Dio non illimitato. Infatti i mali cominciano a esistere l dove finiscono i beni. I Manichei non sono neppure in grado di concepire le realt spirituali. 2. AGOSTINO. Non sia mai che qualcuno che vi conosce vi chieda questo, o discuta di tale argomento con gente come voi! Prima infatti dovete essere purificati dall'immaginazione dei pensieri carnali e corporali attraverso una fede pia e una ragione veritiera, per piccola che sia, affinch possiate, in qualche modo e sia pur parzialmente, pensare a cose spirituali. Finch non ne sarete in grado - la vostra eresia non sa fare altro che estendere il corpo, l'anima e Dio per spazi locali, finiti o infiniti, sebbene soltanto il corpo occupi lo spazio o sia occupato da esso - agirete con pi saggezza se non vi immischierete in questa questione, rispetto alla quale n potete insegnare nulla di vero, come neanche rispetto alle altre, n siete capaci di imparare, cosa che forse potreste fare nelle altre se non foste superbi e litigiosi. Quando infatti si comincia a domandare come Dio sia limitato, lui che non contenuto da nessun luogo, in che modo sia illimitato, lui che totalmente conosciuto dal Figlio, come sia limitato colui che immenso e illimitato colui che perfetto, come sia limitato se non ha misura e infinito se la misura di tutte le cose, ogni pensiero carnale svanisce, e se vuole diventare ci che ancora non , prima arrossisce per ci che . Pertanto la questione che voi ci ponete, se Dio sia finito o infinito, la finirete meglio tacendo, fintantoch non smetterete di errare cos lontano dal fine della legge, che Cristo. Sul perch il Dio di Abramo e di Isacco e di Giacobbe, che il Dio vero di tutta la creazione, abbia voluto presentarsi al suo popolo con quel nome, abbiamo gi detto abbastanza, e anche in merito alla circoncisione abbiamo spesso ribattuto a calunnie inette, nelle parti precedenti di questa nostra opera. Costoro poi non deriderebbero in alcun modo il segno posto da Dio in un'adeguata parte del corpo, nel quale fu prefigurata la spoliazione della carne, se riflettessero con mente di Cristiani e non di eretici sul senso di queste parole: Tutto puro per i puri. Ma poich vero anche ci che segue: Ma per i contaminati e gli infedeli nulla puro; sono contaminate la loro mente e la loro coscienza 4 , a costoro che ci sbeffeggiano e mordacemente ci insultano facciamo dolcemente presente che, se a loro avviso la circoncisione vergognosa, a questo proposito non hanno nulla di cui ridere, ma piuttosto hanno di che piangere, dal momento che il loro dio stato mescolato, incatenato e insozzato sia in quella particola che viene tagliata sia nel sangue che ne cola.
1 - Cf. Es 3, 15. 2 - Cf. Gn 17, 9-14. 3 - Cf. Gn 5. 4 - Tt 1, 15. LIBRO VENTISEIESIMO Secondo fausto, Ges n nacque ne mor realmente. Paragone con Elia. 1. FAUSTO. " Se Ges non nacque, come mor? ". Evidentemente si tratta di una congettura: e nessuno si serve di una congettura, se non chi manca di prove. Risponderemo tuttavia anche a questo adducendo soltanto esempi tratti dalle cose in cui voi siete soliti credere: se sono veri, ci daranno ragione; se sono falsi, vi distruggeranno. Tu dunque dici: " In che modo Ges mor, se non fu un uomo? ". E io ti ribatto: in che modo Elia, pur essendo un uomo, non mor? Forse che a un mortale fu lecito, al di l della sua condizione, appropriarsi del diritto all'immortalit, e a Cristo immortale non fu lecito, se necessario, usurpare qualcosa spettante alla morte? E se Elia vive in eterno contrariamente alla natura, perch non concedi che Ges, ancor pi contrariamente la natura, sia potuto morire per soli tre giorni, soprattutto quando credete che non solo Elia, ma anche Mos e Enoch, siano immortali e siano stati rapiti in cielo con il loro corpo? Pertanto, se con tale argomentazione si deduce a ragione che Ges fu un uomo perch mor, col medesimo argomento si potr dedurre anche che Elia non fu un uomo perch non mor. Ma falso che Elia non fu un uomo, sebbene sia creduto immortale: e ugualmente falso sar che Ges fu un uomo, sebbene si ritenga che sia morto. E se vuoi credere a me che dico la verit, entrambi lasciarono presso gli Ebrei una falsa credenza, Ges riguardo alla morte e Elia riguardo all'immortalit: infatti n l'uno mor, n l'altro non mor. Ma voi credete quello che volete: e quello che non volete credere, lo riconducete alla natura. Ordunque, se ricerchiamo cosa sia proprio della natura, essa non richiede n che l'immortale muoia, n che il mortale non muoia. Se per ricerchiamo in Dio e nell'uomo il potere che hanno di compiere ci che vogliono, penso piuttosto che Ges pot morire, anzich Elia non morire: infatti il potere era maggiore in Ges che in Elia. E se tu, contro la legge della natura, elevi al cielo uno meno potente e, dimenticata la sua condizione e la sua natura, lo consacri all'immortalit, perch io non dovr ammettere che Ges pot morire se lo volle, dovessi anche accettare che quella fu una morte vera e non un'apparenza di morte? Come infatti sin dall'inizio, prese le sembianze dell'uomo, egli simul tutti gli affetti della condizione umana, cos non era fuori luogo che anche alla fine, per confermare il suo piano, desse l'impressione di morire. Secondo Fausto come i miracoli contro natura, anche la morte di Ges fu il frutto del suo potere divino. 2. Inoltre occorre ricordare che, se ci si chiede cosa sia lecito a uno secondo la natura, la domanda va posta circa tutto quello che Ges fece, non solamente circa la sua morte. La natura, infatti, non permette a un cieco dalla nascita di vedere la luce: eppure Ges sembra aver agito con potenza verso ciechi di tal genere, al punto che i Giudei stessi esclamarono che dall'inizio del mondo mai si era visto che uno aprisse gli occhi di un cieco nato 1 . Il fatto che risan una mano inaridita, che restitu la voce e la parola a chi ne era privo per natura, che ristabil lo spirito vitale in corpi morti e gi decomposti dopo averne ricostruito la struttura, in chi mai non produce stupore, costringendolo in qualche modo a non crederci, quando pensa a ci che lecito e a ci che non lecito per natura? Tuttavia noi Cristiani crediamo comunemente che tutte queste cose furono da lui compiute: perch consideriamo non la natura, ma soltanto il potere e la forza di Dio. Si legge anche che una volta, gettato gi dal ciglio di un monte dai Giudei, se ne and illeso. Uno che, precipitato gi da un monte, non mor perch non volle, perch dunque non pot anche morire quando lo volle? E questa sia per ora la nostra risposta, dato che vi piace argomentare e vi peritate con un'arma a voi estranea, volendo disputare secondo dialettica. Per il resto, secondo noi, n Ges mor, n Elia immortale. Dio onnipotente non agisce mai n contro natura n contro verit. 3. AGOSTINO. Tutto ci che di Enoch, di Elia e di Mos ci attestato dalla sacra Scrittura, collocata al vertice sommo dell'autorit grazie a prove sicure e grandi della sua affidabilit, questo noi crediamo, e non ci che Fausto sospetta che crediamo. Uomini che sbagliano come voi non possono sapere cos' secondo natura e cosa invece contro. Non neghiamo che nell'uso umano si dice che contro natura una cosa contraria alla consuetudine naturale nota ai mortali. Come il caso di cui parla l'Apostolo: Se tu sei stato reciso dall'oleastro che eri secondo la tua natura e contro natura sei stato innestato su un olivo buono 2 ; egli ha definito contro natura ci che contrario alla consuetudine della natura cos come gli uomini la conoscono, cio che un oleastro innestato su un olivo buono produca non bacche di oleastro, ma olive buone. Dio, creatore e autore di tutte le nature, non fa nulla contro natura: per ciascuna cosa sar naturale quel che ad essa avr fatto colui dal quale proviene ogni misura, numero e ordine della natura. Neppure l'uomo fa qualcosa contro natura, se non quando pecca, e nondimeno ricondotto alla natura mediante il castigo. pertinente al naturale ordine della giustizia che i peccati o non avvengano, o non possano restare impuniti. In ambedue i casi, l'ordine naturale viene rispettato, se non dall'anima, senz'altro da Dio. I peccati infatti vessano la coscienza e nuocciono all'animo, quando peccando viene privato della luce della giustizia, sebbene ad essi non seguano le sofferenze, le quali o sono applicate a chi deve correggersi o sono riservate per la fine a chi non si corretto. Ma non incongruente affermare che Dio fa qualcosa contro natura, quando lo fa contro ci che noi conosciamo della natura. Noi infatti chiamiamo natura il corso a noi noto e abituale della natura, e ci che Dio compie di contrario ad esso prende il nome di prodigio e miracolo. Ma contro la somma legge di natura sconosciuta sia agli empi che ai deboli, Dio non fa nulla, cos come non fa nulla contro se stesso. La creatura spirituale e razionale, genere in cui compresa anche l'anima umana, quanto pi si fa partecipe di quella legge e luce immutabile, tanto pi distingue ci che si pu fare e ci che non si pu; quanto pi invece se ne allontana, si meraviglia tanto pi degli eventi insoliti quanto meno vede quelli che dovranno accadere. Il caso di Elia. 4. Per questo non sappiamo cosa sia avvenuto ad Elia: tuttavia crediamo di lui ci che attesta la veritiera Scrittura. Sappiamo senza dubbio che accadde di lui ci che nella volont di Dio: ci che invece non nella volont di Dio, non pu in alcun modo accadere di nessuno. Pertanto, se mi si dice che pu avvenire, ad esempio, che la carne di questo o quell'uomo si trasformi in corpo celeste, ammetto che possa avvenire, per ignoro se avverr e lo ignoro perch la volont di Dio in proposito mi nascosta; tuttavia non mi nascosto che quella cosa certamente avverr, se nella volont di Dio. Quindi, se sentir che qualcosa doveva succedere, ma che Dio fece in modo che non succedesse, con totale sicurezza risponder: la cosa che doveva avvenire quella che Dio ha fatto, e non quella che egli avrebbe fatto, se fosse dovuta avvenire. Infatti Dio sapeva certamente ci che avrebbe fatto e dunque sapeva simultaneamente che non sarebbe accaduto ci che avrebbe fatto in modo che non accadesse; e senza dubbio pi vero ci che Dio sa di ci che l'uomo pensa. Ne deriva che ci che deve avvenire non pu non avvenire, cos come ci che passato non pu non essere avvenuto, poich non nella volont di Dio che una cosa sia falsa in virt di ci che la rende vera. Pertanto, tutte le cose che veramente devono avvenire, senza dubbio avverranno; se invece non avverranno, non dovevano avvenire; ugualmente, tutto ci che veramente passato, senza dubbio passato. Dio pu compiere anche ci che all'uomo appare insolito. 5. Chiunque dice: " Se Dio onnipotente, faccia che le cose che sono state fatte non siano state fatte ", non si accorge che sta dicendo questo: " Se onnipotente, faccia che le cose che sono vere siano false, in virt di ci stesso per cui sono vere ". In effetti, Dio pu fare che una cosa che era non sia pi: fa che non sia pi quando ha trovato che esiste una cosa per cui questo possa accadere, ad esempio quando con la morte fa in modo che non esista pi uno che con la nascita ha cominciato ad esistere. In tal caso, infatti, ha trovato una cosa per la quale ci pu accadere. Ma chi potrebbe dire che egli fa in modo che non esista una cosa che gi non esiste pi? Tutto ci che passato, infatti, non c' pi: giacch, se per esso pu accadere qualcosa, vuol dire che c' ancora qualcosa per cui ci pu avvenire, e se cos, in che modo si tratta di passato? Dunque, non esiste pi ci che veramente diciamo essere esistito, ma vero che esso esistette, poich vero nella nostra affermazione, non in quella cosa che non esiste pi. Dunque l'affermazione con cui diciamo che qualche cosa esistita, vera, perch la cosa di cui diciamo questo non esiste pi. Dio non pu rendere falsa questa affermazione, perch egli non contrario alla verit. E se domandi dove questa affermazione sia vera, innanzitutto si scopre che lo nell'animo nostro, quando sappiamo e affermiamo che ci vero. Ma se anche si canceller dall'animo nostro, quando avremo dimenticato ci che sappiamo, rimarr per la verit stessa. Sempre infatti sar vero che esistito ci che esisteva e non esiste pi; e l sar vero che ci che era stato, dove era vero che, prima di avvenire, ci che non era sarebbe avvenuto. Dio non si pu opporre a questa verit, egli nel quale dimora la verit stessa somma e immutabile, e dal quale illuminato, affinch esista, tutto ci che vero nell'anima e nella mente di chiunque. Quando affermiamo che Dio onnipotente, non lo affermiamo nel senso che crediamo che egli possa anche morire e che, poich non pu morire, non lo si debba allora dire onnipotente. Egli l'unico che veramente pu essere detto onnipotente, perch esiste veramente e perch da lui solo proviene tutto ci che in qualche modo esiste, sia di spirituale sia di corporale, e perch si serve di tutta la sua creazione come a lui piace; e a lui piace, secondo la giustizia vera e immutabile che egli stesso , tutto il mutabile: e pur essendo egli immutabile, lo muta in conformit ai meriti delle nature o delle azioni. Dovremo forse dunque dire che Elia, che era una creatura, non poteva mutare sia in peggio che in meglio, o che non poteva mutare in un modo insolito per il genere umano, secondo la volont di Dio onnipotente? Chi sar cos stolto da dire una cosa simile? Perch allora non crediamo a ci che di lui si narra nella Scrittura veracissima? A meno che pensiamo che Dio possa compiere soltanto ci che siamo abituati a vedere. Cristo, come uomo, mor veramente. 6. " Ma se Elia fu uomo e pot non morire " - dice - " perch Cristo, pur non essendo uomo, non avrebbe potuto morire? come se uno dicesse: Se la natura dell'uomo ha potuto essere cambiata in meglio, perch la natura di Dio non avrebbe potuto cambiare in peggio? ". Stolto! Perch la natura dell'uomo mutabile, mentre quella di Dio immutabile. Infatti qualcuno parimenti del tutto folle potrebbe dire: Se Dio pu concedere a un uomo di regnare in eterno, perch non pu anche far s di dannare se stesso in eterno? " Io non dico questo " - continua - " ma tu almeno paragona i tre giorni della morte di Dio alla vita eterna dell'uomo ". Certo, se tu intendessi la morte di Dio per tre giorni come morte in lui della carne che assunse dalla stirpe dei mortali, saresti nel vero: infatti la verit evangelica predica che questa morte di Cristo per tre giorni si comp in favore della vita eterna degli uomini. Se invece vuoi che non sia assurdo credere a una morte di tre giorni nella stessa natura divina, senza che sia stata assunta alcuna creatura mortale, per il fatto che alla natura umana pu essere donata l'immortalit, vaneggi completamente, come uno che non conosce n Dio n i doni di Dio. E come mai non dici quello che ho affermato sopra, e ritieni che dio non si procur una condanna in eterno, quando quella porzione del vostro dio rimarr conficcata per sempre nel globo? Forse dirai che una parte di luce luce, mentre una parte di dio non dio? Che udiate infine da noi, senza alcun ragionamento e nella piana verit della fede, per quale motivo crediamo che Elia, nato uomo, fu rapito dalla terra per intervento di Dio e che Cristo veramente nacque da una vergine e veramente mor in croce: crediamo queste cose perch sia ci che si riferisce a Elia sia ci che si riferisce a Cristo attestato dalla sacra Scrittura 3 : nessuno pio, se non chi crede ad essa, e solo chi empio non le crede. Voi negate che ci si riferisca a Elia, perch falsificate tutto. Di Cristo, invece, neppure affermate che non pot nascere e che pot morire, bens sostenete che la sua nascita da una vergine non avvenne, e che la sua morte in croce fu falsa, cio anch'essa inesistente, e simulata per ingannare gli occhi umani: con l'unico scopo checoloro che crederanno a cose simili perdonino a voi che mentite in tutto. Sulla vera nascita e morte di Cristo si deve credere al Vangelo. 7. Chi mai vi domander quel che Fausto, come fosse un cattolico, domanda a se stesso, e cio: " Se Ges non nacque, come mor? ". Soltanto chi poco considera che Adamo stesso non nacque e tuttavia mor. Se dunque il Figlio di Dio avesse voluto formare per s una carne umana e vera da dove la form anche per quel primo uomo, poich tutte le cose sono state fatte attraverso di lui 4 , chi oserebbe affermare che non avrebbe potuto? Se poi avesse voluto trasformare il corpo, assunto da una creatura del cielo o dell'aria o dell'acqua, nella verissima realt della carne umana, nella quale poter vivere e morire da uomo mortale, chi negherebbe che avrebbe potuto farlo, egli che Figlio onnipotente dell'Onnipotente? Non si oserebbe. E infine, se non avesse voluto assumere il corpo da nessuno degli elementi corporei che furono creati per mezzo di lui, ma piuttosto creare per s dal nulla una vera carne, cos come per mezzo di lui furono create tutte le cose che non esistevano, chi di noi sosterrebbe di no, che ci non sarebbe potuto avvenire? Noi dunque non crediamo che nacque dalla vergine Maria perch non poteva esistere in una vera carne e mostrarsi agli uomini in altro modo, ma perch cos sta scritto nella Scrittura, se non crederemo alla quale non potremo n essere Cristiani n salvarci. Crediamo dunque che Cristo nacque dalla vergine Maria, perch cos scritto nel Vangelo; crediamo che fu crocifisso e che mor, perch cos scritto nel Vangelo; e che veramente nacque e veramente mor, perch il Vangelo verit. Perch mai abbia voluto patire tutte quelle cose nella carne assunta dal grembo di una donna, egli solo ne conosce il motivo: se perch ritenne che si dovessero lodare e onorare ambedue i sessi che aveva creato anche in tal modo, assumendo cio la forma di un uomo e nascendo da una donna, o per qualche altra causa, qualunque essa sia, non potrei affermarlo temerariamente. Dir tuttavia con sicurezza che non accadde diversamente da come ce lo ha mostrato la verit evangelica, n conveniva che accadesse diversamente da come giudic la Sapienza di Dio. Noi anteponiamo l'affidabilit del Vangelo a tutte le dispute degli eretici, e lodiamo la decisione della Sapienza di Dio al di sopra di qualunque decisione di qualsiasi creatura. In Cristo fu autentico, e non simulato, ogni moto della natura umana. 8. Fausto tuttavia ci esorta a credergli, dicendo: " E se vuoi credere a me che dico la verit, entrambi lasciarono presso gli Ebrei una falsa credenza, Ges riguardo alla morte e Elia riguardo all'immortalit ", nonostante dica poco dopo: " Come infatti sin dall'inizio, prese le sembianze dell'uomo, egli simul tutti i moti della condizione umana, cos non era fuori luogo che anche alla fine, per confermare il suo piano, desse l'impressione anche di morire ". Uomo pessimo e sommamente fallace, come potrei credere che dici la verit, se affermi che Cristo pot simulare la morte? Dunque egli mentiva quando diceva: Bisogna che il Figlio dell'uomo venga ucciso e risorga il terzo giorno 5 , e tu invece non mentisci e dici che dobbiamo crederti perch affermi il vero? Pi veritiero fu Pietro, quando gli disse: Dio ne scampi, Signore, questo non ti accadr mai, onde merit di udire: Lungi da me, Satana! 6 E certamente non lo ud senza frutto, egli che in seguito, emendatosi e divenuto perfetto, predic la verit della morte di Cristo fino alla morte propria. Se egli, che pens soltanto che Cristo non sarebbe morto, merit di udire Satana, cosa meriterai di udire tu, che non solo neghi che Cristo mor, ma dici anche che simul la morte? " Ma si deve credere " -dice - " che simul anche la morte, poich simul tutti i moti della condizione umana ". Chi ti conceder, contro il Vangelo, che egli abbia simulato tutti i moti della condizione umana? Se l'evangelista disse che Ges dorm 7 , se disse che ebbe fame 8 , ebbe sete 9 , si rattrist 10 , si rallegr e altro del genere, tutte queste cose sono vere, e sono state narrate in modo da scrivere non che egli le simul, ma che le fece o le manifest davvero, non per la necessit della sua condizione, ma per la volont di insegnare e anche per divino potere. L'uomo, infatti, nella maggior parte dei casi si adira sebbene non voglia; sebbene non voglia, si rattrista; sebbene non voglia, si addormenta; sebbene non voglia, ha fame e sete: egli invece fece tutte queste cose perch volle. Gli uomini nascono e soffrono, sia che lo vogliano o no: a lui invece anche queste cose accaddero perch le volle. Nondimeno esse sono vere e sono state scritte di lui con fedelt e veridicit, affinch chiunque creda al suo Vangelo sia istruito con la verit e non beffato con le menzogne.
1 - Cf. Gv 9. 2 - Rm 11, 24. 3 - 2 Re 2, 11; Mt 1, 25; 17, 50. 4 - Cf. Gv 1, 3. 5 - Lc 24, 7. 6 - Mt 16, 22-23. 7 - Cf. Mt 8, 24. 8 - Cf. Mt 4, 2. 9 - Cf. Gv 19. 10 - Mt 26, 37. LIBRO VENTISETTESIMO Secondo Fausto, Ges pot patire senza per essere veramente nato. 1. FAUSTO. " Se Ges non nacque, neppure pat; se invece pat, allora anche nacque ". Non vi conviene, credetemi, cercare in queste cose la consequenzialit propria della natura: altrimenti tutta la vostra fede si indebolir. Infatti, voi credete anche che Ges nacque da una vergine senza l'unione con un uomo, e se gli antecedenti vanno provati con i conseguenti, ci sar falso. Vi si potrebbe rispondere in questo modo: Se Ges nato da una donna, fu anche generato per il seme di un uomo; se invece non fu generato per il seme di un uomo, non neppure nato da una donna. Invece pot nascere, come voi credete, senza che un uomo abbia fornito il suo seme: perch dunque non avrebbe potuto anche patire senza essere stato partorito? Ges, invece, volle sia nascere sia patire. 2. AGOSTINO. Nessuno ti propone ci che tu proponi a te stesso, a meno che non sia un ignorante che tu inganni, e meno che mai un istruito, dal quale saresti convinto. Infatti Ges poteva sia nascere senza che un uomo fornisse il seme, sia patire senza essere stato partorito: ma una delle due cose la volle, l'altra non la volle. Volle infatti nascere senza che un uomo fornisse il seme, ma non volle patire senza essere stato partorito, poich pat essendo stato partorito. Mi chiedi: " Come lo sai? ". Perch lo leggo nel Vangelo della verit. Ma se io chiedo a te: " Come sai quel che dici? ", tu mi poni dinnanzi l'autorit di Mani e dici che nel Vangelo ci sono falsit. Ma io non crederei a Mani che afferma tali cose neppure se non vantasse che Cristo ment. Egli adduce non ci che trova in Cristo, ma ci che piace a lui. LIBRO VENTOTTESIMO La genealogia di Matteo - dice Fausto - dimostra che Cristo non nacque. 1. FAUSTO " Per non avrebbe potuto morire tranne nel caso che fosse nato ". E io rispondo: neppure avrebbe potuto nascere, tranne nel caso che non fosse Dio. O se pot essere Dio e nascere, perch non poteva anche non nascere e morire? Vedi dunque che su questo tema non molto utile cercare la consequenzialit, o appoggiarsi alle argomentazioni quando si tratta di cose che riguardano Ges; si deve piuttosto cercare ci che egli stesso proclam di s, e gli apostoli di lui. Bisogna studiare con attenzione la sua genealogia e vedere se coerente con se stessa, e non cercare la verit sulla sua nascita partendo dalla congettura della sua passione, visto che avrebbe potuto patire senza essere nato e, essendo nato, non patire, soprattutto perch voi stessi riconoscete che a Dio nulla impossibile: cosa che sarebbe anch'essa falsa, se si constatasse che, non essendo nato, non pot morire. Su Cristo, risponde Agostino, solo i Vangeli custoditi dalla tradizione della Chiesa sono autorevoli. 2. AGOSTINO. Ancora una volta, come fai spesso, enunci una cosa che non senti dire da quelli che ti confutano. Nessuno ti dice: " Non poteva morire se non era nato ", visto che Adamo mor, sebbene non fosse nato, ma ti si dice: " Nacque, perch cos afferma il santo Vangelo e non un eretico qualsiasi; mor, perch cos si legge nel santo Vangelo e non nel libro di qualche eretico ". Ma tu, che proibisci di argomentare quando si tratta di cose che riguardano Ges, e ritieni che si debba cercare ci che egli stesso proclam di s, e gli apostoli di lui, quando comincer a leggere il Vangelo di Matteo suo apostolo, in cui si tesse tutto il racconto della sua nascita, dirai subito che quella narrazione non di Matteo, mentre la Chiesa intera afferma che di Matteo, essa che con successione sicura discende dalle sedi apostoliche sino ai vescovi attuali. E tu, cosa mi leggerai contro? Magari un libro di Mani, dove si nega che Ges nacque da una vergine. Come dunque io credo che quel libro di Mani, poich a partire dall'epoca in cui Mani viveva nella carne esso stato custodito e trasmesso sino ai vostri tempi per opera dei suoi discepoli, mediante la successione sicura dei vostri capi, credete dunque anche voi che di Matteo questo libro, che la Chiesa ha trasmesso senza alcuna interruzione dall'epoca in cui Matteo visse nella carne sino a oggi, mediante una sicura successione di passaggi. Dimmi a quale libro dovremmo piuttosto credere: a quello dell'apostolo, che aveva aderito a Cristo quando egli ancora era sulla terra, o a quello di un non so quale Persiano, che nacque tanto tempo dopo? Ma forse tirerai fuori un altro libro che porta il nome di qualche apostolo che si sa che fu scelto da Cristo, e in esso leggerai che Cristo non nacque da Maria. Poich necessariamente uno di questi due libri menzognero, a quale pensi che dobbiamo accordare la nostra fiducia? A quello che la Chiesa, fondata da Cristo, portata avanti per opera degli apostoli mediante una serie sicura di successioni sino ai nostri giorni e diffusa in tutto il mondo, riconosce e approva come trasmesso e custodito sin dall'inizio, oppure a quello che la stessa Chiesa disapprova come sconosciuto, e che per di pi presentato da uomini cos veritieri che vantano il fatto che Cristo ment? Le contraddizioni tra gli Evangelisti sulla genealogia di Cristo sono solo apparenti. 3. A questo punto dirai: " Si esamini la genealogia contenuta in due libri del Vangelo, per vedere se coerente ". Su questo abbiamo gi detto quel che c'era da dire in un altro punto dell'opera. L'unica cosa che vi preoccupa come Giuseppe potesse avere due padri. Se pure riflettendo non vi fosse venuto in mente che uno quello che lo gener e l'altro quello che lo adott, nemmeno in tal caso avreste dovuto emettere con tanta facilit una sentenza cos precipitosa contro un'autorit tanto grande. Se almeno adesso, ammoniti, pensate che ci sia potuto accadere, credete con tutta semplicit al Vangelo e cessate di argomentare in una maniera cos scorretta e perversa! I racconti dei discepoli unica fonte attendibile per conoscere ci che Cristo proclam di se stesso. 4. Quanto poi al fatto che Fausto ritiene che si debba investigare su cosa Ges proclam di se stesso, a chi non sembrer giusto? Ma questo pu forse essere appreso diversamente che dal racconto dei suoi discepoli? E se non si crede loro quando annunziano che nacque da una vergine, come si dar loro credito quando annunziano ci che proclam di se stesso? Se fossero venuti alla luce scritti che si dicesse essere di Cristo stesso e di nessun altro autore, come poteva avvenire che, se erano veramente suoi, non venissero letti, non venissero accettati, non trovassero posto al culmine sommo dell'autorit nella sua Chiesa, che a partire da lui stesso, attraverso gli apostoli e i vescovi loro successori, si propaga e si dilata fino al tempo presente, essa nella quale si sono gi compiute molte cose predette anteriormente, e le rimanenti senza dubbio accadranno e arriveranno sino alla fine? Se quegli scritti venissero addotti, bisognerebbe considerare chi li presenta: se fosse Cristo stesso, senza dubbio avrebbero potuto essere offerti sin dall'inizio a quelli che allora aderivano a lui, e tramite costoro pervenire ad altri. Se cos fosse avvenuto, essi risplenderebbero di autorit incontrovertibile, mediante quelle successioni di capi e di popoli che ho ricordato. Chi dunque tanto folle da credere oggi che esista una lettera di Cristo, portata alla luce da Mani, e da non credere che siano di Cristo i fatti e i detti che Matteo scrisse? O che, se anche dubita che a scriverli fu Matteo stesso, non creda piuttosto che Matteo trov nella Chiesa ci che dai tempi suoi sino ad oggi viene proclamato con una serie sicura di successioni, e creda invece a non so quale tizio venuto attraverso la Persia dopo duecento o pi anni, che esorta ad aver fiducia in lui in merito a ci che Cristo disse o fece, quando la Chiesa non avrebbe creduto affatto allo stesso apostolo Paolo, chiamato dal cielo dopo l'ascensione del Signore 1 , se egli non avesse trovato apostoli ancora in vita, con i quali, comunicando e confrontando il Vangelo, apparisse che apparteneva alla loro medesima societ? Ma quando la Chiesa ebbe accertato che egli annunziava ci che anche quelli annunziavano, che viveva in comunione e in unit con loro e che anche per opera sua avvenivano segni pari a quelli che essi operavano, in virt di tale predilezione del Signore lo rivest di autorit a tal punto che le sue parole vengono oggi udite nella Chiesa come se in lui si udisse parlare Cristo, come egli stesso afferm veracissimamente 2 . E Mani pensa che la Chiesa di Cristo debba credere a lui, che parla contro Scritture confermate da un'autorit tanto grande e ordinata! Scritture che gli rammentano con chiarezza che, chiunque annunzi qualcosa di diverso da ci che ha ricevuto, deve essere scomunicato 3 . I Manichei ritengono attendibili le Scritture solo in quanto concordano con la loro favola. 5. " Ma adduco " - dice - " la ragione per cui dimostro che non si deve credere a quelle Scritture ". Davvero non stai ricorrendo ad argomentazioni? Comunque, anche nella tua stessa argomentazione vieni sconfitto. Alla fin fine, infatti, tutta la tua argomentazione tende a questo: che l'anima creda che la sua infelicit in questo mondo derivi dal fatto che, nella sua miseria, and in aiuto del suo dio affinch non venisse privato del regno; che creda che la natura e la sostanza di Dio sia mutevole, corruttibile, violabile e insozzabile al punto che una parte di lui non riesce a purificarsi ed egli - che la mescol a tanta contaminazione pur sapendola innocente in quanto procedeva dalle sue viscere, e priva di peccato nei suoi confronti - la punisce con il supplizio eterno del globo. Questa la finale di tutte le vostre argomentazioni e favole: magari ne fosse la fine, per nel vostro cuore e nella vostra bocca, cos che una volta per tutte smettiate di credere e pronunciare bestemmie cos esecrabili! " Ma sulla base di quegli stessi scritti " - dice - " io provo che non sempre si deve credere ad essi, poich si contraddicono ". Perch non dici piuttosto che non bisogna mai credere ad essi, perch sono testimoni incostanti e contraddittori? " Ma io " - dice - " scelgo ci che vedo conforme alla verit ". A quale verit? Alla tua favola, s'intende, che all'inizio pone la guerra di dio, a met la contaminazione di dio e alla fine la condanna di dio. " Mai " - continua - " si presta fede a scritti tra loro contraddittori e contrari ". Ma ci che sembrano a te, perch non li comprendi: infatti, ci che hai addotto perch ti sembrava tale, stato dimostrato sino a che punto tu non lo comprenda, e sar dimostrato anche di tutto ci che ancora addurrai. Non c' dunque alcun motivo per non credere a Scritture provviste di tanta autorit; e questo chiaramente il motivo pi grande per scomunicare quelli che ci annunziano altro.
1 - Cf. At 9. 2 - Cf. 2 Cor 13, 3. 3 - Cf. Gal. 1, 8-9. LIBRO VENTINOVESIMO Per Fausto, Cristo non mai nato, e pat e mor soltanto in apparenza. 1. FAUSTO. " Se egli non nacque, il fatto che fu visto e che pat fu una magia ". Questa argomentazione ti si ritorce contro, perch allora fu una magia anche il fatto che fu portato in grembo e dato alla luce, se non fu generato col seme di un uomo. Si sa che fuori della legge della natura che una vergine abbia partorito e ancor pi che sia stata trovata vergine anche dopo il parto. Perch allora non ammetti che, altrettanto al di l della natura, egli abbia potuto patire di sua volont, senza essere nato? Credimi: a tale proposito, ambedue riconosciamo cose contrarie alla natura, ma con una differenza: noi con onore, voi vergognosamente; noi diamo una ragione probabile della sua passione, voi non ne adducete alcuna, oppure una falsa, della sua nascita; infine, noi confessiamo che pat solo in apparenza e che non mor veramente; voi tenete per certo che il parto avvenne e che egli fu portato nel grembo di una donna. Se invece non cos, confessate allora anche voi che pure questo avvenne in modo apparente, cos da dare l'illusione che fosse nato, e per noi avr termine ogni disputa. Infatti, ci che spesso siete soliti affermare, ovvero che necessariamente egli nacque, perch altrimenti non avrebbe potuto essere visto dagli uomini o parlare con loro, ridicolo, dal momento che molte volte, come gi stato provato dai nostri, risulta che gli angeli siano stati visti dagli uomini e abbiano parlato con loro. Agostino: la nascita di Cristo, come la sua resurrezione, furono autentici miracoli di Dio e non opere di magia. 2. AGOSTINO. Non vi si dice che magia il fatto che muoia uno che non nato: abbiamo gi ricordato sopra che ci accadde in Adamo. Ma se anche non fosse mai accaduto, e Cristo Signore avesse voluto venire cos, apparendo in una carne non assunta da una vergine e tuttavia vera, in modo da redimerci con una morte vera, chi oserebbe affermare che non avrebbe potuto? Ma era meglio fare ci che fece: nacque da una vergine e nascendo si degn anche di onorare ambedue i sessi, per liberare i quali sarebbe morto, prendendo il corpo di un uomo partorito per da una donna; cos facendo, si pronunciato in sommo grado contro di voi e vi ha rovesciato a terra, voi che predicate che l'uomo e la donna sono opera non di Dio, ma del diavolo. Ma di voi che si deve dire che affermate qualcosa di simile alla magia, quando dite che la sua passione e morte avvenne solo in apparenza e fu simulata per inganno, perch sembrasse morire chi invece non moriva! Ne deriva che affermate che fu immaginaria, fittizia e simulata anche la sua resurrezione: non pu essere infatti vera la resurrezione di uno che non veramente morto. Ne consegue che egli mostr ai discepoli dubbiosi delle cicatrici false e che Tommaso, il quale esclam: Signore mio e Dio mio 1 , non fu confermato dalla verit, ma raggirato dall'inganno. E nondimeno provate a convincerci con le parole che affermate il vero, quando dite che Cristo ment con tutto il suo corpo. Ecco ci che vi si obietta: che vi siete inventati un Cristo tale che non sareste suoi veri discepoli se non foste anche voi dei mentitori. Non pu dunque apparire magia che la carne di un uomo sia nata da una vergine, per il fatto che solo la carne di Cristo sia nata cos, come neppure magia che solo la carne di Cristo sia resuscitata il terzo giorno e che non morir mai pi. Altrimenti, tutti i miracoli di Dio saranno opera di magia, dal momento che furono unici. Invece accaddero veramente e manifestarono il vero: non si fecero beffe degli occhi degli uomini con raggiri fallaci. Se di essi si afferma spesso che sono contro natura, non perch si oppongano alla natura, ma perch superano il limite della natura a cui noi siamo abituati. Che dunque il Signore scacci dalle menti dei suoi piccoli ci di cui Fausto, quasi esortandoci, ha cercato di convincerci, cio di confessare anche noi che la nascita di Cristo fu illusoria e non vera e di porre fine cos ad ogni nostra disputa. Che invece rimanga in noi, contro di loro, la lotta per la verit, piuttosto che accordarci con loro nella falsit! Contraddittoriet dei Manichei: perch affermano che la morte di Cristo non fu vera ma simulata, mentre negano completamente la sua nascita? 3. E nondimeno domando loro: se la nostra disputa ha termine una volta che avremo affermato questo, perch essi stessi non lo affermano? Perch affermano che la morte di Cristo non fu vera bens illusoria, mentre per la sua nascita hanno scelto di sostenere che non fu neppure tale, bens totalmente inesistente? Se arrossirono davanti al peso dell'autorit evangelica e pertanto non osarono dire che Cristo non pat neppure in modo apparente, la medesima autorit evangelica attesta anche la sua nascita. Sebbene infatti due evangelisti narrarono il parto di Maria 2 , nessuno tuttavia degli evangelisti tacque che Ges ebbe una madre 3 . O forse si sono vergognati di predicare che anche questo fu simulato, perch Matteo sviluppa alcune generazioni e Luca altre, per cui sembra che non concordino? Ma portami un uomo che non capisca: penser che gli evangelisti sono in disaccordo anche in molte cose che riguardano la passione di Cristo; portamene uno che capisca, ed essi sono ovunque in accordo. O forse perch simulare la morte onesto, mentre simulare anche la nascita vergognoso? Come mai allora ci si esorta a confessarlo, perch possa aver termine la nostra disputa? Il motivo per cui a me sembra abbiano voluto predicare che la nascita di Cristo non fu appena, come la morte, simulata, ma totalmente inesistente, sar svelato in un prossimo punto del nostro discorso, nel quale risponderemo ad un'altra questione. I Manichei negano la nascita di Cristo perch disprezzano la procreazione. Meravigliosa integrit di Maria. 4. Lungi da noi pensare che nelle membra dei santi, anche in quelle preposte alla generazione, ci sia qualcosa di vergognoso! In verit, esse sono chiamate indecenti perch non possiedono lo stesso decoroso aspetto delle altre collocate in evidenza. Vedete per quel che l'Apostolo dice quando insegna alla Chiesa la carit a partire dall'unit e dalla struttura delle membra del nostro corpo: Anzi quelle membra del corpo che sembrano pi deboli sono pi necessarie, e quelle che sembrano pi vili le circondiamo di maggior rispetto; quelle indecorose sono trattate con maggior decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo conferendo maggiore onore a ci che ne mancava, perch non vi fosse disunione nel corpo 4 . Pertanto ad essere vergognoso l'uso illecito e non sottomesso alle leggi della temperanza di quelle membra, e non le membra stesse, che non solo i celibi e le vergini custodiscono in meravigliosa integrit, ma anche i santi padri e madri sposati utilizzavano pensando solamente alla procreazione, cos che quell'impulso naturale non era in alcun modo vergognoso, perch obbediva alla ragione e non alla lussuria. Dunque quanto pi nella santa vergine Maria, che concep per la fede la carne di Cristo, non ebbero nulla di vergognoso quelle membra, che non servirono neppure a una concezione umana e lecita, ma soltanto ad un parto divino! Ella fu a ragione cos colmata di decoro che travas per noi Cristo conservandosi anche corporalmente integra, affinch con la fede noi potessimo concepirlo in cuori integri e con la professione in qualche modo partorirlo. In nessun modo infatti Cristo, nascendo, avrebbe reso peggiore sua madre, cos da togliere l'onore della verginit a colei cui aveva elargito il dono della fecondit. Queste cose sono accadute davvero, e non per finta: ma sono nuove, insolite, contrarie al corso notissimo della natura, perch sono grandi, mirabili, divine e pertanto ancor pi vere, certe e sicure. " Anche gli angeli " - dice - " furono visti e parlarono, sebbene non nacquero ". Come se noi dicessimo che Cristo, se non fosse nato da una donna, non avrebbe potuto n essere visto n parlare. Avrebbe potuto, ma non volle: e per questo migliore ci che volle. Ed certo che abbia voluto questo, poich lo fece, egli che non faceva nulla per necessit, come invece il vostro dio, ma tutto per volont. E non dubitiamo affatto che lo fece, proprio perch crediamo non a un eretico qualunque, ma al suo Vangelo.
1 - Cf. Gv 20, 28. 2 - Cf. Mt 1, 25; Lc 2, 7. 3 - Cf. Mt 2, 11; Mc 3, 32; Lc 2, 33; Gv 2, 1. 4 - 1 Cor 12, 22-25. LIBRO TRENTESIMO Discussione su 1 Tim 4, 1-3. Perch l'astinenza alimentare dei Manichei sarebbe dottrina diabolica, mentre quella di Mos e dei Profeti insegnamento divino? 1. FAUSTO. " a vostro proposito che Paolo gi da tempo ha scritto: Alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti seduttori e a dottrine diaboliche, dicendo menzogne nella loro ipocrisia, marchiati a fuoco nella loro coscienza. Costoro vieteranno il matrimonio, imporranno di astenersi da alcuni cibi che Dio invece ha creato per essere mangiati con rendimento di grazie dai fedeli 1
". Non sar d'accordo con te sul fatto che l'Apostolo abbia detto questo, se prima non confesserai che Mos stesso e i profeti introdussero le dottrine dei demoni e furono interpreti dello spirito seduttore e maligno, quando insegnano con sollecitudine che bisogna astenersi dalla carne di maiale e da altre carni che chiamano impure. Riguardo a queste cose, in primo luogo dovete pensare e a lungo e profondamente riflettere su come debbano essere accolte, e se costoro figurino averle affermate nel nome di Dio oppure del demonio. Fin qui, infatti, o Mos e i profeti saranno condannati con noi, oppure anche noi saremo assolti insieme con loro. Non infatti giusta la vostra attuale opinione per cui noi, che nel popolo pensiamo si debba astenere dalle carni soltanto la classe sacerdotale, vi sembriamo seguaci degli insegnamenti dei demoni, mentre ritenete che i vostri profeti e persino lo stesso Mos, il quale per primo viet non solo ai sacerdoti ma indistintamente a tutte le categorie la carne di maiale, di lepre, di riccio, le seppie, i calamari e gli altri tipi di pesce privi di squame 2 , non parlarono n in nome dello spirito di seduzione n secondo gli insegnamenti dei demoni, ma piuttosto in nome di Dio e dello Spirito Santo. Dunque, pur concedendoti per ora che Paolo abbia detto questo, tuttavia non mi riterr vinto da te prima che tu abbia condannato Mos e i profeti: cosicch ti si veda compiere adesso a motivo del ventre ci che mai avresti fatto convinto dalla ragione e dalla verit, ovvero diffamare Mos. L'astinenza dei tre fanciulli nel libro di Daniele. 2. Avete poi anche l'altro fatto relativo ai tre fanciulli nel libro di Daniele, dal quale sareste con forza e fino in fondo confusi, se fosse vero che l'astenersi dai cibi caratteristico della religione dei demoni. Si legge infatti che si astennero non solo dai cibi interdetti dalla legge, ma anche da quelli concessi 3 : per questo siete soliti circondarli di grande ammirazione e annoverarli tra i Martiri, sebbene anch'essi abbiano seguito l'insegnamento dei demoni, se sicuro che quel testo di Paolo. A ci va aggiunto che lo stesso Daniele afferma di aver digiunato per tre settimane e di non aver mangiato carne n bevuto vino mentre pregava per il suo popolo 4 . Che dunque? Anche lui si vanta dell'insegnamento dei demoni e cerca di procurarsi gloria da questa trovata dello spirito seduttore? 3. E che potrei dire di voi? Cio dei pi cristiani tra voi, dei quali alcuni si astengono dalla carne di maiale, la maggior parte da ogni quadrupede e altri da ogni animale in assoluto, e per questo tutta la Chiesa li ha sempre negli occhi, li tratta con venerazione somma e manca solo che li ritenga divini? N vi accorgete, incapaci come siete di apprendere, che se questo testo autentico ed dell'Apostolo, anch'essi sono stati ingannati dagli insegnamenti dei demoni. E che diremo di quell'evento che nessuno oserebbe certo eludere o negare, che consta venga celebrato ogni anno con grande cura da tutti e allo stesso modo, nelle assemblee cattoliche del mondo intero? Sto parlando della Quaresima: chi fra voi pensi che vada osservata secondo le regole, necessario che si astenga da tutti i cibi che questo passo dice essere stati creati da Dio perch noi li assumessimo; passo che, in pi, qualifica come insegnamento dei demoni l'astenersi dai cibi suddetti. E voi stessi, carissimi, cosa fate? Vivete forse nel culto dei demoni, quando celebrate questi misteri della passione di Cristo? Siete preda dell'inganno dello spirito seduttore, dite menzogne nell'ipocrisia, avete la coscienza marchiata a fuoco? Se nulla di tutto ci valido per voi, non lo neppure per noi. Che significa dunque questo passo, e da chi lo riterremo scritto e contro chi, dal momento che non conferma n le tradizioni del Vecchio Testamento n le prescrizioni del Nuovo? Poich, se l'uno insegna che l'astinenza debba essere praticata da tutti - come risulta evidente da voi stessi -, e l'altro che essa debba esserlo, ma soltanto da alcuni, la vostra opinione pretende invece che ogni astinenza dai cibi di carne sia insegnamento dei demoni. Se voi credete questo, ve lo ripeter ancora, condannate allora Mos, rinnegate i profeti, abbiate la medesima opinione anche su voi stessi: giacch, come quelli si astenevano sempre da alcuni cibi, allo stesso modo voi talora vi astenete da tutti i cibi. Perch si condannano i Manichei per la proibizione del matrimonio, se la Chiesa piena di vergini? 4. Se Mos e i profeti, quando classificano gli alimenti, vi sembrano sanzionare la legge di Dio e non quella dei demoni; se Daniele osserv le tre settimane per ispirazione dello Spirito Santo; se i fanciulli Anania, Azaria e Misaele preferirono cibarsi di erbe e legumi per impulso della mente divina; se infine quanti fra voi praticano l'astinenza non lo fanno per istigazione dei demoni; se la Quaresima senza vino n carni viene da voi rispettata non per superstizione ma in obbedienza alla legge divina: vedete, vi prego, vedete se non sia somma demenza pensare che Paolo abbia qualificato come insegnamento dei demoni ogni astinenza dai cibi e la proibizione del matrimonio, come anche che qualifichi come insegnamento dei demoni dedicare vergini a Cristo. Voi, leggendo questa cosa, come le altre, senza riflessione, guardate subito a noi: ma non vi accorgete che a partire da l anche le vostre vergini sono connotate come prigioniere degli insegnamenti dei demoni, e che voi stessi siete sacerdoti dei demoni, voi che gareggiate nell'incitarle sempre a questa professione con i vostri suggerimenti, cos che nelle vostre chiese il numero delle vergini gi quasi maggiore di quello delle donne sposate? Perch non desistete anche voi da tali intenti? Perch traete in inganno le povere figlie degli uomini, se a compiersi in esse non la volont di Cristo ma quella dei demoni? Tuttavia vorrei che prima rispondeste a questa domanda: l'insegnamento dei demoni consiste nell'abbracciare la verginit in s per s o nell'abbracciarla solo in ragione della proibizione del matrimonio? Se per la proibizione, non ci riguarda: infatti noi stessi giudichiamo sciocco proibirlo a chi lo voglia, e malvagio e empio costringervi chi non lo voglia; se invece pensate che sia insegnamento dei demoni anche il favorire questo proposito e anche il non ostacolare chi lo voglia, taccio sul pericolo in cui versate, e gi temo che l'Apostolo stesso appaia avere introdotto a Iconio l'insegnamento dei demoni quando, con la sua parola, infiamm di amore per la verginit perpetua Tecla, che gi era promessa in matrimonio. E che diremo del maestro stesso e autore di ogni professione di verginit, Ges, celibe sposo delle fanciulle che vivono in questo stesso modo? Egli, valutando nel Vangelo tre generi di eunuchi, quelli che sono nati cos, quelli che sono stati resi tali e quelli che lo sono diventati di propria volont, assegna tuttavia la palma della vittoria a coloro che si fecero eunuchi per il Regno dei cieli 5 , intendendo le vergini e i fanciulli che, castrando nel loro cuore il desiderio di sposarsi, vivono sempre come eunuchi nella sua Chiesa come in una reggia. Che dunque? Anche questo vi sembra un insegnamento dei demoni, un'affermazione ispirata dallo spirito seduttore? Ma chi altri parler in nome di Dio, se si prova che Paolo e Cristo furono sacerdoti dei demoni? Tralascio infatti gli altri apostoli di nostro Signore, Pietro, Andrea, Tommaso e quel Giovanni, beato tra tutti gli altri, che non conobbe Venere, i quali in modi diversi hanno cantato con lodi divine il possesso di questo bene tra le vergini e i fanciulli, lasciando a noi e anche a voi un modello per la formazione dei vergini. Ma costoro, come ho detto, li lascio da parte, perch voi li avete esclusi dal canone e con la vostra mente sacrilega potete facilmente attribuire loro dottrine demoniache. Ma potrete forse dire altrettanto di Cristo oppure dell'apostolo Paolo, il quale consta che similmente e ovunque nella predicazione abbia sempre anteposto le non sposate alle sposate e abbia mostrato ci con il suo comportamento nei riguardi della santissima Tecla? Se dunque non fu insegnamento dei demoni ci che Paolo annunzi a Tecla e gli altri apostoli annunziarono ad altri, a chi si potr ormai dare credito sul fatto che Paolo stesso abbia detto una cosa simile, che cio sia volont e insegnamento dei demoni perfino l'esortare alla verginit? Al momento, poi, non avete motivo di pensare che si abbracci la verginit solo per le esortazioni e non per la proibizione del matrimonio. Ci ben radicato anche fra noi ed da ritenersi folle, non solamente stolto, chi reputi che si possa proibire con legge privata ci che concesso dalla legge pubblica, cio lo sposarsi. Pertanto anche noi esortiamo a rimanere vergini coloro che lo vogliono e tuttavia non costringiamo a diventarlo quelli che sono contrari. Sappiamo infatti quanto la volont e la forza stessa della natura siano potenti anche contro la legge pubblica, e a maggior ragione conto la legge privata, alla quale si liberi di rispondere " non voglio ". Se dunque vivere da vergini in questo modo non un crimine, anche noi siamo senza colpa; se invece vivere da vergini un crimine in qualunque modo, anche voi siete colpevoli. Non vedo quindi con quale intenzione o proposito possiate addurre contro di noi questo passo. Agostino: per i Manichei, gli alimenti sono impuri non per ci che significano, ma per natura. 5. AGOSTINO. Ascolta allora, poich confessi di non vederlo, per quale intenzione o proposito adduciamo contro di voi questo passo. Non perch vi astenete dalle carni: infatti fecero cos anche i nostri padri, che si astennero da alcune - come tu stesso ricordi - non tuttavia per condannarle, ma per significare qualcosa che voi non comprendete e di cui ho parlato per quanto mi sembrato sufficiente nelle parti precedenti di questa opera; e i Cristiani, non quelli eretici ma i Cattolici, per domare il corpo e meglio umiliare l'anima nelle orazioni, e non perch credano che essa sia impura, si astengono non solo dalle carni ma anche da alcuni frutti della terra: sempre, come fanno pochi, oppure in giorni e tempi stabiliti, come fanno quasi tutti in Quaresima, di pi o di meno a seconda di quanto ciascuno vuole o pu. Voi invece negate che la creazione stessa sia buona e dite che impura, perch il diavolo a formare le carni con la pi torbida feccia della materia del male, e per questo le rigettate con orrore come le catene pi impure e spaventose del vostro Dio. Ma ai vostri uditori, che hai menzionato come distinti dalla classe dei sacerdoti, concedete il permesso di mangiarle; cos come l'Apostolo concede non qualunque unione coniugale, che pure avvenga per il solo scopo di procreare, ma solo quella che avviene per incontinenza, per con il proprio coniuge 6 . Infatti non si permette nulla per accondiscendenza, se non il peccato. Ecco ci che pensate su ogni alimento di carne, ci che voi stessi avete appreso dalla vostra eresia e insegnate ai vostri uditori; ma ad essi, come ho detto, concedete una cosa che si pu perdonare, per il fatto che vi procurano il necessario: non affermate che non peccato, bens elargite il perdono a dei peccatori; voi per vi astenete da tutto ci che sia simile come da un contagio maligno e impuro. Per questo, ci che segue le parole dell'Apostolo con cui hai terminato la citazione del passo proprio ci che ci permette di opporvi questa testimonianza: cosa che, penso, sapevi anche tu, dal momento che non hai posto in primo luogo quelle parole e ci hai detto in conclusione " non vedo con quale intenzione o proposito possiate addurre contro di noi questo passo ", preferendo tacere il nostro proposito piuttosto che menzionarlo. Infatti l'Apostolo, dopo aver detto: Imporranno di astenersi da alcuni cibi che Dio invece ha creato per essere mangiati con rendimento di grazie dai fedeli, seguita dicendo: e da quanti conoscono la verit. Infatti tutto ci che stato creato da Dio buono e nulla da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie, perch esso viene santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera 7 . Ecco ci che voi negate; ed ecco il motivo, ecco la ragione, ecco la credenza per cui vi astenete da simili alimenti: perch sono malvagi e impuri non per ci che significano, ma per natura. In questo bestemmiate senza dubbio il loro creatore: ed ecco ci che appartiene all'insegnamento dei demoni. Non vi meravigliate dunque che lo Spirito Santo abbia profetizzato questo di voi cos tanto tempo prima. I Manichei proibiscono il matrimonio perch odiano la procreazione. 6. D'altra parte, se voi esortaste alla verginit come ad essa esorta la dottrina apostolica - chi si sposa fa bene e chi non si sposa fa meglio 8 -, dicendo che le nozze sono un bene ma la verginit migliore, come fa la Chiesa che la vera Chiesa di Cristo, lo Spirito Santo non parlerebbe in anticipo di voi dicendo: Vieteranno il matrimonio 9 . Infatti proibisce di sposarsi chi afferma che ci un male, non chi antepone a questo bene un altro ben migliore. Infine, voi odiate soprattutto quell'unione che sola onesta e coniugale, che anche le tavole matrimoniali mostrano apertamente, motivata dalla procreazione dei figli: per cui in realt proibite non tanto il giacere insieme, quanto lo sposarsi. Infatti si giace insieme anche per lussuria, mentre non ci si sposa che per i figli. Non diteci dunque che non lo proibite per tolleranza nei confronti di molti vostri uditori, che su questo non vogliono o non possono obbedirvi, facendo salva cos l'amicizia. L'una cosa infatti appartiene al vostro erroneo insegnamento, l'altra invece riguarda gli obblighi della vita sociale. Da qui deriva il motivo - che poco fa avevo differito di dire - per cui vi parso di dover predicare la morte di Cristo, sia pure falsa e simulata, e non anche la sua nascita. Infatti voi predicate e lodate la morte quale separazione dell'anima, cio della natura del vostro dio, dal corpo dei suoi nemici, cio da un'invenzione del diavolo, e per questo avete creduto degno che Cristo la avvalorasse, sebbene non morendo, tuttavia fingendo di morire. Al contrario, poich credete che, nella nascita, il vostro dio non si liberi ma piuttosto si incateni, non avete voluto che credesse ad essa, neppure per finta, il vostro Cristo immaginario: cos che, se Maria avesse giaciuto con qualcuno e non avesse concepito, la cosa non vi dispiacerebbe tanto come vi dispiace che non giacque con nessuno e tuttavia partor. Vedete dunque che c' una grande differenza tra l'esortare alla verginit, anteponendo un bene pi grande a uno minore, e il proibire di sposarsi, accusando con maggior violenza l'unione indirizzata alla procreazione, che sola propriamente nuziale. C' grande differenza tra l'astenersi dai cibi per il significato del mistero religioso o per castigare il corpo e l'astenersi dai cibi, creati da Dio, affermando che non fu Dio a crearli. Pertanto, l'uno insegnamento degli apostoli e dei profeti, l'altro dei demoni bugiardi.
1 - 1 Tm 4, 1-3. 2 - Cf. Lv 11. 3 - Cf. Dn 1, 12. 4 - Cf. Dn 10, 2-3. 5 - Mt 19, 12. 6 - Cf. 1 Cor 7, 5-6. 7 - 1 Tm 4, 3-5. 8 - 1 Cor 7, 38. 9 - 1 Tm 4, 3. LIBRO TRENTUNESIMO Fausto discute su Tit 1,15. Contraddizione tra Mos e Paolo su impurit dei cibi e contaminazione. 1. FAUSTO. Tutto puro per i puri, ma per i contaminati e gli infedeli nulla puro; sono contaminate la loro mente e la loro coscienza 1 . Si deve considerare se vi convenga credere che anche questo fu detto da Paolo. Sinora infatti risultato chiaro che Mos e i profeti non solo erano invasati dai demoni quando stabilirono leggi cos importanti sulla distinzione degli alimenti, ma che essi stessi erano impuri e contaminati nella mente e nella coscienza, in modo che si pu a buon diritto applicare loro ci che segue: Dichiarano di conoscere Dio, ma lo negano con i fatti 2 . A chi questo si addice pi che ai profeti e a Mos, che provato vissero in modo di gran lunga diverso da quello che conveniva a uomini che conoscevano Dio? Tuttavia sino ad ora non pensavo che, oltre agli adulterii, alle frodi e agli omicidi, ci fosse altro da cui apparisse che Mos e i profeti possedevano una coscienza contaminata; adesso invece, per la dimostrazione che ne offre questo passo, mi dato di sapere che le loro menti erano contaminate anche perch ritenevano che esistesse qualcosa di contaminato. Fino a che punto dunque anche ora credete che a uomini tali sia potuta toccare la visione della maest divina, quando sta scritto che solo i puri di cuore possono vedere Dio 3 ? E poi, se anche costoro si fossero mantenuti casti rispetto ad azioni illecite, questa sola superstizione dell'astenersi da alcuni cibi, contaminando la mente, avrebbe potuto negare ad essi la vicinanza alla divinit. Ecco dunque che svanito e scomparso anche il motivo di vanto per Daniele e i tre fanciulli: anch'essi, fino all'avvento di questa predicazione che non registra nulla di impuro, furono ritenuti nel Giudaismo giovani castissimi e di mente retta perch, memori delle tradizioni dei padri, con ogni cura si erano conservati illibati dagli alimenti dei Gentili 4 , soprattutto da quelli immolati. Alla fine, infatti, apparso che anch'essi contaminarono la loro mente e la loro coscienza, massimamente quando si astenevano con la bocca dal sangue e dai cibi funebri. Per Fausto la pratica cristiana dell'astinenza contraddice Paolo. 2. Ma forse li scuser l'ignoranza: non essendo ancora apparsa la fede cristiana, che insegna che tutto puro per i puri, avranno pensato che alcune cose non erano pure; ma voi, adesso, a quale scusa potete ricorrere se, nonostante che Paolo affermi che non esiste nulla che non sia puro, che chiami insegnamento dei demoni l'astinenza dai cibi 5 e che definisca contaminati nella mente coloro che considerano impuro qualcosa, non solo praticate l'astinenza, come abbiamo detto, ma pure ve ne gloriate e ritenete che sarete tanto pi accetti a Cristo quanto pi vi asterrete dai cibi: ovvero, secondo le suddette affermazioni, quanto pi contaminerete la mente e insozzerete la coscienza? Cosa dite? E perch, se nel mondo ci sono tre religioni che parimenti affidano la purificazione della mente alla continenza e all'astinenza, sebbene con rituali diversissimi - sto parlando dei Giudei, dei Cristiani e dei Gentili -, non si riesce a trovare da quale di esse provenga l'affermazione che non esiste nulla che non sia santo? Certo non dal Giudaismo, e neppure dal paganesimo, perch anch'esso fa distinzioni nei cibi e l'unica differenza che l'Ebreo dissente dal pagano a proposito di alcuni animali. Resta la fede cristiana: se tu pensi che le appartenga il ritenere che nulla impuro, fai prima a confessare che fra voi non c' nessuno che sia cristiano. Infatti, e tacer il resto, tutti fra voi ritengono non piccola lordura la carne di animali morti e sacrificati 6 ; o se fate questo appellandovi alle prerogative del Cristianesimo, non esiste in questa religione alcuna affermazione che elimini totalmente ogni astinenza dai cibi immondi. Come dunque Paolo ha potuto dire una cosa che non si adatta a nessuna religione? In effetti l'Apostolo, quando da Giudeo divenne Cristiano, non si spogli tanto di una religione, ma mut piuttosto di rituale. Invece colui che scrisse questo passo, mi sembra che non si sia appoggiato su alcuna religione. Fausto afferma che la pratica cristiana dell'astinenza contraddice la visione di Pietro (Act. 10, 11-15). 3. Pertanto, se indagando le Scritture troverete qualcos'altro che leda la nostra fede, ricordatevi di obiettarcelo solo quando avrete avuto le prove che non sia contro voi stessi, come avviene per ci che siete soliti addurre di Pietro. Una volta avrebbe visto scendere dal cielo un recipiente, nel quale erano contenuti animali di ogni specie e rettili, e attonito e stupito avrebbe udito una voce che gli diceva: Pietro, uccidi e mangia tutto ci che vedi nel recipiente. Ad essa rispose: No Signore, non toccher nulla di profano e di impuro. E di nuovo la voce gli replic: Ci che io ho santificato, tu non chiamarlo pi impuro 7 . Sebbene sembri che il passo voglia significare qualcos'altro mediante un'allegoria, e non che non esista distinzione tra i cibi, tuttavia, poich a voi piace intenderlo cos, ne consegue di necessit che dobbiate cibarvi indistintamente di tutte le bestie, anche delle vipere, delle serpi e di ogni altro tipo di rettile, seguendo la visione di Pietro. Solo in questo modo proverete che ascoltate davvero la voce che, a quanto si dice, egli ud. Tuttavia ricordatevi sempre che, su questa base, risultano essere condannati Mos e i profeti, i quali considerarono impure molte delle cose che Dio, secondo l'affermazione di quella voce, ha santificato. La purit si riferisce alle nature create, l'impurit al valore simbolico dei cibi o alla consuetudine. 4. AGOSTINO. Quando l'Apostolo disse: Tutto puro per i puri 8 , volle che lo si intendesse riferito alle nature che Dio cre, secondo quanto Mos scrisse nella Genesi: Dio fece tutte le cose, ed ecco erano molto buone 9 , e non ai significati simbolici secondo i quali Dio, mediante lo stesso Mos, distinse le cose pure dalle impure 10 ; poich di questo abbiamo gi parlato a lungo e in molti luoghi, baster ora averlo richiamato brevemente. Quelli dunque che, nel tempo ormai della rivelazione del Nuovo Testamento, pensano ancora che si debbano conservare quelle ombre delle realt future, al punto da sostenere che senza di esse i Gentili non possono ottenere la salvezza che in Cristo, l'Apostolo li chiama impuri, perch pensano carnalmente, e infedeli, perch non distinguono il tempo della grazia dal tempo della legge. Dice che per essi nulla puro, poich non si servivano n santamente n giustamente n di ci che rigettavano n di ci che mangiavano, come tutti gli infedeli ma soprattutto come voi, o Manichei, per i quali nulla puro. Infatti neppure il cibo stesso che prendete, sebbene lo separiate con grande diligenza dal contatto con la carne, puro per voi, giacch dite che a crearlo non fu altri che il diavolo. Affermate inoltre che, mangiandolo, purificate il vostro dio in esso incatenato e insozzato. Dovreste almeno considerare puri voi stessi, visto che egli ha l'onore di essere purificato nei vostri ventri! E invece sostenete che i vostri corpi sono natura e opera della stirpe delle tenebre, e che le vostre anime sono inquinate dai vostri stessi corpi. Cosa dunque puro per voi? Non ci che mangiate, non il posto dove mandate ci che mangiate, non voi stessi che purificate ci che mangiate. Vedete dunque per chi l'Apostolo disse quella frase; la disse tuttavia tale che cogliesse in fallo tutti gli infedeli e gli impuri, ma che soprattutto e massimamente vincolasse voi. Pertanto, tutto puro per i puri dal punto di vista della natura in cui ogni cosa stata creata, ma non tutte le cose furono pure dal punto di vista del loro significato per il primitivo popolo dei Giudei, n tutte sono adatte a noi rispetto alla salute del corpo o alla consuetudine dell'umana societ: ma quando a ogni cosa attribuito ci che suo e si mantiene l'ordine naturale, tutto puro per i puri, mentre per i contaminati e gli infedeli, quali siete soprattutto voialtri, nulla puro. Quanto poi alle altre parole dell'Apostolo, che seguono, le direste salutarmente a voi stessi, se voleste sanare la vostra coscienza cauterizzata. Continua infatti cos: sono contaminate la loro mente e la loro coscienza.
1 - Tt 1, 15. 2 - Tt 1, 16. 3 - Cf. Mt 5, 8. 4 - Cf. Dn 1, 12. 5 - Cf. 1 Tm 4, 1. 3. 6 - Cf. At 15, 29. 7 - At 10, 11-15. 8 - Tt 1, 15. 9 - Gn 1, 31. 10 - Cf. Lv 11. LIBRO TRENTADUESIMO Se i Cattolici estrapolano dal Vecchio Testamento le sole profezie, i Manichei accettano del Nuovo solo ci che ritengono opportuno. 1. FAUSTO. " Se accetti il Vangelo, devi credere a tutto ci che in esso sta scritto ". Forse tu, per il fatto che accetti il Vecchio Testamento, credi per questo a tutto ci che in esso sta scritto? In realt, estrapolando da l le sole profezie che preannunziavano ai Giudei la venuta di un re, poich pensate che sia Ges, e pochi altri precetti comuni alla legge civile, come: Non uccidere, non commettere adulterio 1 , tralasciate il resto e lo considerate non meno di quel che Paolo ha reputato sterco 2 . Che c' dunque di insolito o di strano se anch'io, scegliendo dal Nuovo Testamento le cose pi pure e convenienti alla mia salvezza, tralascio quelle che, introdotte ingannevolmente dai vostri antenati, ne corrompono la maest e la bellezza? Il Nuovo Testamento pieno di errori e di contraddizioni, perch non fu scritto n da Cristo n dai suoi discepoli. 2. Se il Testamento del Padre contiene cose alle quali si deve prestare poco ascolto (voi infatti pretendete che la legge giudaica sia del Padre: e sappiamo quante cose in essa vi suscitino orrore e quanta vergogna, al punto che gi da tempo la ritenete alterata quanto all'animo, bench crediate che in parte fu scritta per voi dal dito stesso di Dio e in parte da un Mos fedele e integro), pensate che il Testamento del Figlio sia il solo che non abbia potuto essere corrotto, il solo che non abbia in s qualcosa da rigettarsi? Soprattutto quando sicuro che non fu scritto n da lui n dai suoi apostoli, bens dopo un lungo tempo da uomini dal nome incerto i quali, per evitare che non si avesse fede in loro poich scrivevano cose che non conoscevano, posero sul frontespizio dei loro scritti in parte i nomi degli apostoli, in parte i nomi di coloro che si pensava avessero seguito gli apostoli, affermando di aver scritto ci che avevano scritto secondo l'insegnamento di questi. Con ci, mi sembra che abbiano fatto un grande affronto ai discepoli di Cristo, poich ricondussero a loro le dissonanze e le contraddizioni che essi stessi scrissero, e professarono di scrivere secondo i loro insegnamenti Vangeli come questi, pieni di errori cos grandi e di narrazioni e affermazioni cos contrastanti che non concordano n in se stessi n tra loro. Che altro ci, se non calunniare i buoni e incitare al crimine della discordia la concorde assemblea dei discepoli di Cristo? Poich dunque, leggendoli, abbiamo avvertito questo con l'occhio purissimo del nostro cuore, abbiamo ritenuto sommamente giusto prendere da essi le cose utili, quelle cio che edificano la nostra fede e propagano la gloria di Cristo Signore e di suo Padre, Dio onnipotente, e di rigettare le altre, che non si addicono n alla loro maest n alla nostra fede. I Cattolici rigettano molte cose del Vecchio Testamento; ne osservano alcune, ma solo in parte. 3. Dunque neppure voi, come avevo iniziato a dire, credete che dal Vecchio Testamento si debba accettare la circoncisione della carne, sebbene cos stia scritto 3 , n che si debba rispettare il sabato nell'ozio e nell'inattivit, sebbene cos si legga 4 , e neanche che Dio vada placato con sacrifici e immolazioni, come pare a Mos 5 : anzi, avete disprezzato tutte queste cose come assolutamente estranee e lontane dalla pratica religiosa cristiana e del tutto inaccettabili. Alcune di esse invece le avete divise in due, abbracciando una parte e rigettando l'altra, come nel caso della Pasqua, che pure la festa sacra annuale del Vecchio Testamento: sebbene stia scritto per voi che, nella sua celebrazione, si deve non solo uccidere un agnello per mangiarlo sul far della notte, ma anche astenersi per sette giorni dal lievito e accontentarsi di pane azimo con lattughe amare 6 , voi accettate la Pasqua ma tralasciate del tutto quel rituale e quel costume, secondo il quale stato ordinato che si debba custodirla. Allo stesso modo, le sette settimane di giorni, cio la Pentecoste, che Mos stabilisce debba essere inaugurata da un preciso genere e numero di sacrifici 7 , la osservate anche voi, per rifiutandone proprio quella parte, ovvero le offerte e i sacrifici, in quanto non si accordano con la fede cristiana. Riguardo poi al comandamento di astenersi dai cibi comuni, vi parso e avete creduto fermamente che la carne di animali morti e immolati sia senz'altro impura 8 : ma non avete voluto credere altrettanto della carne di maiale, o di lepre, o di riccio, n delle seppie, dei calamari e degli altri generi di pesci che vi piacciono, sebbene Mos attesti che tutti sono impuri 9 . Critiche all'atteggiamento dei Cattolici circa il Vecchio Testamento. 4. Ecco per cose del Vecchio Testamento che, credo, non volete neppure udire n ammettere: e cio che i suoceri dormano con le nuore, come Giuda; i padri con le figlie, come Lot; i profeti con le prostitute, come Osea; che i mariti vendano le notti delle loro mogli agli amanti, come Abramo; che un solo marito si unisca a due sorelle germane, come Giacobbe; che i reggitori del popolo e soprattutto quelli che ritieni ispirati da Dio si rotolino con cento e mille meretrici, come Davide e Salomone; o il fatto che nella legislazione matrimoniale del Deuteronomio sia stabilito che la moglie di un fratello morto senza figli debba sposare il fratello superstite e che costui debba avere da lei una progenie al posto del defunto: e se l'uomo non vorr farlo, quella donnetta dovr deporre una lamentela per l'empiet del suo congiunto davanti agli anziani, perch lo facciano venire e lo rimproverino con una gravit da censori; e se tuttavia egli si rifiuter ancora, non dovr rimanere impunemente in mezzo a loro, ma verr scalzato della calzatura del piede destro e la suddetta donna lo colpir in faccia, e se ne andr coperto di sputi e di maledizioni, destinato a portare per sempre quest'onta nella sua discendenza 10 . Questi, ed altri simili, sono esempi e leggi tratti dal Vecchio Testamento: se sono buoni, perch non li imitate? Se sono cattivi, perch non ne condannate l'autore, cio l'Antico Testamento stesso? Se invece credete anche voi, come noi per il Nuovo Testamento, che si tratti di falsit che vi sono state introdotte, allora siamo pari. Smettete dunque di esigere da noi, riguardo al Nuovo Testamento, ci che voi non rispettate riguardo al Vecchio. I Cattolici dicono che il Vecchio Testamento viene da Dio, ma non lo osservano: ammettano allora che stato corrotto. 5. Per quanto capisco, dato che volete convincerci che anche il Vecchio Testamento viene da Dio, sarebbe per voi pi conveniente e vi scuserebbe di pi del fatto che non ne osservate i comandamenti, l'ammettere che esso viziato da aggiunte incoerenti, piuttosto che il pensare che sia inalterato e incorrotto e tuttavia disprezzarlo. Quindi ho sempre avuto e ho di voi questa opinione, ogni volta che ci si domanda per quale motivo trasgrediate i precetti del Vecchio Testamento: lo fate o perch, saggi, rigettate il falso o perch, renitenti e disobbedienti, disprezzate il vero. Per il momento, visto che pretendi che io debba credere tutto ci che compreso nei documenti del Nuovo Testamento, se lo accetto, sappi che anche tu, nel tuo animo, non credi a molte cose che si trovano nel Vecchio, sebbene confessi di accettarlo. Infatti tra le cose che confessi e ritieni credibili, non compreso che sia maledetto chiunque pende da un legno 11 , poich ci riguarderebbe anche Ges, n che sia maledetto chi non lascia una discendenza in Israele, poich ci riguarderebbe anche tutte le vergini e i fanciulli dedicati a Dio; o che venga radicalmente estirpato dalla sua razza chi non circonciso nella carne del prepuzio 12 , poich anche questo riguarderebbe ogni cristiano; o che si debba uccidere con la lapidazione chi viola il sabato 13 ; o che non si debba perdonare chi infrange un qualunque comandamento del Vecchio Testamento. Se tu credessi e ritenessi fermamente che tutte queste cose siano state ordinate da Dio, credi a me: saresti stato il primo a mettere le mani su Cristo e adesso non ti adireresti con i Giudei i quali, nel perseguitarlo con tutta l'anima e con tutte le forze, compirono i comandamenti del loro Dio. Se i Cattolici vagliano il Vecchio Testamento in nome di Ges, sia lecito ai Manichei vagliare il Nuovo in nome del Paraclito. 6. Non ignoro certo che voi non osiate affermare che queste cose sono false, e diciate invece che furono ordinate ai Giudei con riguardo al loro tempo, cio sino all'avvento di Ges, il quale, poich gi venuto, annunziato come sostenete dal Vecchio Testamento, insegna ora egli stesso ci che dobbiamo prenderne e ci che dobbiamo rigettarne. Se per i profeti abbiano preannunziato Cristo, lo vedremo in seguito; intanto opportuno che io risponda a questo, poich se ora Ges, annunziato dal Vecchio Testamento, distingue e carda e insegna che di esso poche cose vanno accettate, mentre la maggior parte vanno ripudiate, anche a noi il Paraclito promesso dal Nuovo Testamento insegna cosa di esso dobbiamo accettare e cosa dobbiamo ripudiare. Di lui Ges, quando lo promette, dice spontaneamente nel Vangelo: Egli vi guider alla verit tutta intera e vi annunzier e vi ricorder ogni cosa 14 . Per ci, sia lecito anche a noi riguardo al Nuovo Testamento, in nome del Paraclito, quel tanto che ci mostrate essere lecito a voi riguardo al Vecchio, in nome di Ges: a meno che il Testamento del Figlio non vi sembri di maggior valore di quello del Padre, posto che sia del Padre, in modo che, se a quest'ultimo si rimproverano tante cose, nell'altro nulla vi sia che non meriti approvazione; soprattutto quando consta che non stato scritto da Cristo, come abbiamo detto, n dagli apostoli di lui. Cosa i Manichei accettano e rifiutano circa Cristo nel Nuovo Testamento. 7. Ordunque, dal momento che voi del Vecchio Testamento ammettete solo le profezie e i precetti civili e attinenti alla regolamentazione della vita comune che abbiamo sopra ricordato, e soprassedete invece alla circoncisione, ai sacrifici, al sabato e alla sua osservanza e agli azimi, che c' di strano se anche noi accettiamo del Nuovo Testamento solo ci che troviamo detto in onore e lode del Figlio della Maest da parte di lui stesso o dai suoi apostoli, e invece, ormai divenuti perfetti e fedeli, abbiamo passato sotto silenzio le altre cose, che furono o dette a quel tempo da ignoranti per sprovvedutezza e inesperienza, o obiettate da nemici con disonest e cattiveria, o affermate e trasmesse ai posteri con imprudenza da chi le scrisse? Mi riferisco al fatto che egli stesso sarebbe nato vergognosamente da una donna, che circonciso come i Giudei avrebbe sacrificato alla maniera dei Gentili, che avrebbe subito l'umiliazione del battesimo, che sarebbe stato condotto dal diavolo nel deserto e da lui tentato nel modo pi miserabile. Fatta eccezione per queste cose e per ci che gli autori, sotto falsa testimonianza, inserirono prendendolo dal Vecchio Testamento, crediamo invece tutto il resto: in primo luogo la sua crocifissione mistica, con la quale si mostrano alla nostra anima le ferite della passione, e poi i suoi precetti salutari, le parabole e tutti i discorsi divinamente ispirati, i quali, soprattutto quando presentano la distinzione delle due nature, non sorge alcun dubbio che siano suoi. Non hai quindi alcun motivo per ritenere che io debba credere a tutto ci che il Vangelo contiene, dal momento che tu, come stato mostrato sopra, tocchi appena con la punta delle labbra, come si suol dire, la suprema bevanda del Vecchio Testamento. Agostino: differenza tra osservanza e fede. 8. AGOSTINO. Noi lodiamo come vere e divine tutte le Scritture del Vecchio Testamento, com' degno che sia, voi invece maltrattate le Scritture del Nuovo come fossero falsificate e corrotte. Noi non solo diciamo, ma anche mostriamo e insegniamo attraverso gli scritti apostolici, che le cose che oggi non osserviamo dei libri del Vecchio Testamento furono tuttavia prescritte in modo adeguato a quel tempo e a quel popolo, e che esse, che non osserviamo, sono per noi segno di realt che dobbiamo capire e ritenere in senso spirituale; voi, invece, tutto ci che non accettate nei libri del Nuovo Testamento lo biasimate completamente e sostenete che non fu n detto n scritto n da Cristo n dai suoi apostoli. Vedete dunque la grande distanza che c' tra noi e voi, per quanto attiene a questo punto. Cos, quando vi si domanda perch non accettate tutto quello che si trova nei libri del Nuovo Testamento, e perch anche nei libri in cui approvate alcune cose, molte invece le rifiutate, le criticate, le accusate, sostenendo che vi sono state introdotte da corruttori, vedete di non addurre ad esempio la nostra distinzione tra fede e osservanza, ma rendete piuttosto ragione della vostra presunzione. Le realt del Vecchio Testamento erano ombra di quelle future. 9. Se ci viene chiesto perch non adoriamo Dio con il rituale con cui lo adorarono i nostri padri ebrei al tempo del Vecchio Testamento, rispondiamo che Dio, attraverso i padri del Nuovo Testamento, ci ha ordinato una cosa diversa, che per non contraria al Vecchio Testamento, essendo gi stata predetta in esso. Cos infatti ci fu preannunziato per bocca del profeta: Ecco verranno giorni, dice il Signore, nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda concluder un Testamento Nuovo, non come il Testamento che ho concluso con i loro padri nel giorno in cui li presi per mano per farli uscire dal paese d'Egitto 15 . Ecco dunque profetizzato che quel Testamento non doveva durare, ma doveva venirne uno Nuovo. Se ci si obietta che noi non abbiamo nulla a che fare con la casa di Israele e con la casa di Giuda, ci difendiamo con la dottrina apostolica, giacch l'Apostolo insegna che Cristo della stirpe di Abramo, e a noi che apparteniamo al suo corpo dice: Allora siete discendenza di Abramo 16 . Se poi ci viene domandato perch continuiamo a ritenere autorevole quel Testamento, se non ne osserviamo il rituale, anche a questo rispondiamo con gli scritti apostolici. Dice infatti l'Apostolo: Nessuno dunque vi condanni pi in fatto di cibo e di bevanda, o riguardo a feste, a noviluni o sabati: tutte cose, queste, che sono ombre delle future 17 . In tal modo ci mostra anche perch opportuno che leggiamo e accettiamo tali cose: affinch non estinguiamo la profezia, dal momento che esse furono compiute come ombra di realt future; e ci mostra anche che non dobbiamo curarci di quelli che vorrebbero giudicarci perch non le osserviamo corporalmente, come altrove disse in modo simile: Queste cose accadevano loro in figura; ma sono state scritte per ammonimento nostro, di noi per i quali arrivata la fine dei tempi 18 . Pertanto, quando si legge nei documenti del Vecchio Testamento qualcosa che nel Nuovo non ci viene ordinato di osservare o ci addirittura proibito, invece di biasimarlo se ne deve cercare il significato, poich il fatto stesso che non venga pi osservato dimostra non che stato condannato, ma che si compiuto. Di questo abbiamo gi parlato molto e spesso. Cosa prefigurato nella legislazione matrimoniale di Deut 25, 5-10. 10. Ad esempio, questo stesso che Fausto, senza comprenderlo, ha imputato come crimine ai comandamenti del Vecchio Testamento, che cio si ordini al fratello di sposare la moglie del proprio fratello, allo scopo di generare una discendenza non a s ma a lui e di chiamare quel che nasca col nome di lui 19 , cos'altro significa in figura se non che ogni predicatore del Vangelo deve lavorare nella Chiesa cos da procurare una discendenza al proprio fratello defunto, cio a Cristo che morto per noi, e che ci che nasca riceva il nome di lui? Infine l'Apostolo, osservando ci non carnalmente nel suo significato di prefigurazione, ma spiritualmente nella verit compiuta, si adira con coloro che ricorda di aver generato in Cristo Ges per mezzo del Vangelo 20 , e rimproverandoli li corregge perch volevano essere di Paolo: forse Paolo che stato crocefisso per voi? O nel nome di Paolo che siete stati battezzati 21 ? Come se dicesse: " Vi ho generati per mio fratello defunto: vi chiamate Cristiani, non Paolini". Invece colui che, essendo stato eletto dalla Chiesa, rifiuti il ministero di evangelizzare, dalla Chiesa giustamente e degnamente disprezzato. Questo significa l'ordine di sputargli in faccia, non senza, come segno di questa onta, che gli si scalzi un piede, affinch non sia annoverato tra coloro ai quali lo stesso Apostolo dice: E avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il Vangelo della pace 22 e di cui il profeta ricorda: Come sono belli i piedi di coloro che annunziano la pace, che annunziano il bene 23 ! Chi infatti possiede la fede evangelica in modo da giovare a se stesso e da non rinunciare a giovare alla Chiesa, si intende bene che ha calzati ambedue i piedi. Chi invece pensa che gli sia sufficiente aver creduto e rifiuta la preoccupazione di guadagnare altri, non star a significare l'onta di quello scalzato, ma la porter realizzata su di s. Pasqua giudea e Pasqua cristiana. 11. E che ancora? Ci obietta che celebriamo la Pasqua e ci insulta perch non la celebriamo come i Giudei. Ma noi possediamo l'agnello non nell'ombra del futuro, ma nella realt presente del Vangelo, e ogni giorno e massimamente in quella solennit annuale non prefiguriamo la sua uccisione come qualcosa che deve accadere, bens la commemoriamo come gi avvenuta: dunque il giorno della nostra solennit di Pasqua non coincide con quello della celebrazione dei Giudei, che un'ombra, perch vogliamo che coincida con il giorno del Signore, nel quale Cristo resuscit. Gli azimi poi, i Cristiani di retta fede li custodiscono non nel lievito della vecchia vita, cio della malizia, ma nella verit e nella sincerit della fede stessa 24 , non per sette giorni, ma ogni giorno: ci significato dal numero di sette giorni, secondo cui trascorre il tempo quotidiano. E sebbene non sia poca la fatica che si fa in questo mondo, poich la via che conduce alla vita stretta e oscura 25 , tuttavia assicurata una ricompensa certa: questa stessa fatica simboleggiata da quelle erbe, che sono un poco amare. Differenza tra prefigurazione e commemorazione. 12. Celebriamo anche la Pentecoste, cio il cinquantesimo giorno dalla passione e resurrezione del Signore, nel quale egli ci invi lo Spirito Santo Paraclito che aveva promesso 26 . Questo avvenimento fu prefigurato dalla stessa Pasqua dei Giudei, allorch Mos ricevette sul monte la legge scritta dal dito di Dio 27 , nel cinquantesimo giorno dopo la celebrazione dell'uccisione dell'agnello. Leggete il Vangelo e accorgetevi che l lo Spirito Santo chiamato dito di Dio 28 . Nella Chiesa si celebrano ogni anno i fatti pi importanti avvenuti in determinati giorni, perch la celebrazione di una festivit ne custodisca la memoria, necessaria e salutare. Vuoi dunque sapere perch celebriamo la Pasqua? " Perch allora Cristo si immol per noi ". Vuoi sapere perch non la celebriamo secondo il rituale giudaico? " Perch quella era prefigurazione del vero che doveva venire, questa la commemorazione del vero che si gi compiuto ". Neppure nel nostro parlare il futuro e il passato si enunziano allo stesso modo: ne abbiamo gi parlato a sufficienza in quest'opera. Perch i Cattolici non mangiano alcuni tipi di carne. 13. Se poi ci chiedete anche perch, tra tutti i cibi che furono vietati a quel popolo come ombra degli eventi futuri, noi ci asteniamo solo dal mangiare la carne degli animali morti e immolati, state dunque a sentire e anteponete una buona volta il vero alle menzogne della vanit. Perch non convenga a un cristiano mangiare carne immolata, lo dice l'Apostolo: Non voglio, dice, che entriate in comunione con i demoni. Non redarguisce infatti l'immolazione che compivano i padri, prefigurando il sangue del sacrificio con cui Cristo ci ha redento, ma dice: I sacrifici dei Gentili sono fatti ai demoni e non a Dio. E poi aggiunge ci che ho gi citato: Non voglio che entriate in comunione con i demoni 29 . Infatti, se ad essere impura fosse la natura stessa della carne immolata, essa contaminerebbe anche un ignaro. N tanto meno impura quanto meno consapevole chi la mangia, bens a motivo della coscienza, per non sembrare di essere in comunione con i demoni. Per quanto riguarda invece la carne di animali morti, penso che l'uso umano non l'abbia ammessa come alimento per il fatto che essa, a differenza di quella degli animali uccisi, morbida e non adatta alla salute del corpo, per la quale assumiamo il cibo. Ci che fu comandato in figura agli antichi, cio allo stesso No dopo il diluvio 30 , a riguardo dello spargimento del sangue, - il significato del quale abbiamo gi mostrato -, la maggior parte lo comprende 31 . Anche negli Atti degli Apostoli si legge che gli apostoli ordinarono ai Gentili di astenersi soltanto dalla fornicazione, dalle carni immolate e dal sangue, cio di non mangiare carne il cui sangue non fosse stato fatto fuoriuscire. Cosa che alcuni non intendono cos, ma come se si ordinasse di astenersi dal sangue affinch nessuno si contamini con un omicidio. Sarebbe lungo adesso, e non necessario, discutere di questo; se a quel tempo gli apostoli comandarono ai Cristiani di astenersi dal sangue degli animali, di non cibarsi di animali soffocati, mi sembra che abbiano scelto una cosa facile per quel momento, affatto onerosa per chi doveva osservarla, e che anche i Gentili potessero osservare in comune con gli Israeliti, in virt di quella pietra angolare che unisce due in uno 32 ; e insegnarono contemporaneamente che nella stessa arca di No, quando Dio comand questo, fu prefigurata la Chiesa di tutte le Genti, avvenimento la cui profezia gi cominciava a compiersi nelle Genti che pervenivano alla fede. Ma ormai trascorso il tempo in cui quelle due pareti, l'una proveniente dalla circoncisione e l'altra dal prepuzio, pur essendo unite dalla pietra angolare, si distinguevano tuttavia ciascuna per caratteristiche proprie. Ora che la Chiesa delle Genti divenuta tale che in essa non si trova pi alcun Israelita secondo la carne, quale Cristiano osserva pi di non toccare tordi o uccelli pi piccoli se il loro sangue non completamente fuoriuscito, o di non mangiare una lepre se stata uccisa con un colpo della mano alla cervice, senza ferita cruenta? E quei pochi che per caso ancora temono di toccare cose simili, sono derisi da tutti gli altri. A tal punto gli animi di tutti sono posseduti da quella sentenza di verit: Non ci che entra nella vostra bocca vi inquina, ma ci che ne esce 33 , la quale non condanna la natura di nessun cibo ammesso dall'umana societ, ma i peccati commessi dall'iniquit. Tutto il Vecchio Testamento vero e utile per la vita eterna. 14. Riguardo alle azioni degli antichi, sia quelle che agli stolti e agli ignoranti sembrano peccati, mentre non lo sono, sia quelle che veramente sono peccati, abbiamo gi dimostrato con sufficiente trattazione, mantenendo e ancor pi accrescendo la venerazione della Scrittura stessa, per quale motivo furono scritte; non di meno, riguardo alla maledizione su colui che pende dal legno 34 e su colui che non lascer discendenza in Israele, abbiamo risposto prima a suo luogo, quando abbiamo dissipato le obiezioni in proposito: e abbiamo difeso tutto, sia ci di cui abbiamo gi discusso in dettaglio nelle parti precedenti dell'opera, sia ci che di simile Fausto ha citato nel testo al quale rispondiamo adesso, con l'unica solidissima ragione della verit che abbiamo attinto dall'autorit delle sacre Scritture. Tutto ci che scritto in quei libri del Vecchio Testamento, lo lodiamo, lo accettiamo, lo approviamo come scritto con totale verit e utilit per la vita eterna; quanto invece ai precetti che, in quei libri, non osserviamo corporalmente, abbiamo compreso che furono comandati in modo totalmente retto, abbiamo imparato che sono ombre di eventi futuri e riconosciamo che gi ora si stanno compiendo. Pertanto, chi allora non osservava anche le opere che si comandava di compiere per significare altro, scontava con giustissimo giudizio le pene stabilite da Dio, come ora chi osasse violare con temerariet sacrilega i misteri del Nuovo Testamento, distinti in ragione del tempo. Come infatti sono lodati a buon diritto gli uomini giusti di allora, che non rifiutarono neppure la morte per i misteri del Vecchio Testamento, allo stesso modo lo sono adesso i santi Martiri, che non la rifiutano per quelli del Nuovo. E come il malato non deve rimproverare la scienza medica se oggi gli ha ordinato una cosa e domani gli proibisce ci che prima gli aveva ordinato - cos infatti richiedeva il metodo di cura del suo corpo -, ugualmente il genere umano, malato e ferito da Adamo sino alla fine del mondo, finch il corpo che si corrompe appesantisce l'anima 35 non deve rimproverare la medicina di Dio, se in alcuni casi ha ordinato di osservare una cosa, in altri invece prima una cosa e poi un'altra: soprattutto perch essa stessa ha preannunziato che avrebbe ordinato qualcosa di diverso. I Manichei errano circa il Paraclito. 15. dunque privo di valore il paragone che Fausto adduce a pretesto: cio che, come il Paraclito scelse per voi dal Nuovo Testamento ci che dovete credere e vi mostr ci che dovete rigettare, essendo egli stesso profetizzato nel Nuovo Testamento, cos Cristo fece per noi dal Vecchio, nel quale similmente fu profetizzato. Questo infatti si potrebbe affermare con qualche verosimiglianza se nei libri del Vecchio Testamento ci fosse qualcosa che sostenessimo non essere stata rettamente detta, divinamente ordinata, veridicamente scritta. Noi non affermiamo nulla di ci: ma accettiamo ogni cosa, sia ci che osserviamo, al fine di vivere rettamente, sia ci che non osserviamo, in modo tuttavia da vedere che quelle cose allora ordinate e osservate in profezia ora giungono a compimento. Inoltre, se in quei libri di cui non volete accettare tutto leggiamo che il Paraclito fu promesso, allo stesso modo in quel libro che avete paura persino a nominare leggiamo che gi stato inviato. Negli Atti degli Apostoli, come spesso e anche poco fa ho ricordato, si legge in modo chiarissimo che nel giorno di Pentecoste fu inviato lo Spirito Santo, il quale manifest chi fosse anche attraverso l'azione. Infatti coloro che per primi lo ricevettero parlarono in tutte le lingue 36 , per promettere anche con questo segno che in tutte le lingue, cio in tutti i popoli, sarebbe esistita la Chiesa, la quale avrebbe predicato lo Spirito, come il Padre e il Figlio, con assoluta verit. I Manichei errano affermando che il Nuovo Testamento non per intero autentica opera degli Apostoli. 16. Diteci ormai perch non accettate tutto il contenuto dei libri del Nuovo Testamento: se perch non sono degli apostoli di Cristo, o perch gli apostoli di Cristo insegnarono qualcosa di sbagliato. Rispondete: " Perch non sono degli apostoli di Cristo. Infatti, l'opinione di chi afferma che gli apostoli di Cristo insegnarono cose non corrette propria dei pagani ". Che dite dunque? Su che basi dimostrate che quelle Scritture non furono fornite dagli apostoli? Rispondete: " Perch vi si trovano molte cose contraddittorie in se stesse e tra loro ". Ci del tutto falso: siete voi che non comprendete. Infatti, tutto ci che Fausto ha presentato come contraddittorio perch cos apparisse a voi, abbiamo dimostrato che non tale: e vi insegneremo altrettanto, qualunque cosa ci presenterete. Chi potr sopportare un lettore o un ascoltatore che osi incolpare pi facilmente una Scrittura di cos grande autorit che non il vizio della propria ottusit? Dite che il Paraclito vi insegn che queste Scritture non sono degli apostoli, ma che furono scritte da altri sotto il loro nome? Insegnate almeno che furono opera di questo stesso Paraclito, dal quale avete appreso che non sono degli apostoli! Dite: " il Paraclito che Cristo promise e invi "? Vi si risponde: non affatto quello che Cristo promise e invi; e allo stesso tempo vi si mostra il momento in cui egli invi quello che promise. Provateci dunque che Cristo lo invi. Con che cosa sostenete l'identit del vostro autore, o piuttosto del vostro ingannatore? Rispondete che la provate con il Vangelo. Con quale Vangelo? Con quello che non accettate integralmente, che affermate essere stato falsificato. Chi mai esordisce dicendo che il proprio testimone stato corrotto dalla falsit e poi lo chiama a testimoniare? Se infatti gli crediamo in ci che voi volete e non gli crediamo in ci che voi non volete, non a lui che crediamo, ma a voi. Ma se volessimo credere a voi, non esigeremmo da voi un testimone. Inoltre, lo Spirito Santo paraclito fu promesso dicendo cos: Egli vi condurr alla verit tutta intera 37 . Ma in che modo vi condurr alla verit uno che vi insegna che Cristo un mentitore? A ci si aggiunge che, se anche dimostraste che tutte le cose che si leggono nel Vangelo circa la promessa del Paraclito sono tali che non si pu comprenderle se non riferite al vostro Mani, cos come chiaro che nei profeti furono dette a proposito di Cristo cose che in nessun modo potrebbero adattarsi a un altro, qualora tuttavia le attingeste da quei codici che dite falsificati, noi diremmo che falso e introdotto da corruttori del testo vostri antenati quello stesso che l leggete scritto di Mani, tale che non potremmo comprenderlo riferito a un altro. Che fareste, ditemi, se non gridare che in alcun modo avreste potuto falsificare codici che gi erano nelle mani di tutti i Cristiani? Poich, non appena aveste cominciato a farlo, sareste stati convinti dalla verit degli esemplari pi antichi. Dunque il motivo per cui voi non avete potuto falsificarli lo stesso per cui non pot farlo nessuno. Il primo infatti che avesse osato farlo, sarebbe stato confutato mediante la comparazione con molti codici pi antichi, soprattutto perch la medesima Scrittura racchiusa non in una sola lingua, ma in molte. Infatti anche oggi alcuni errori dei codici vengono corretti sulla base di codici pi antichi o scritti nella lingua precedente nel tempo. Quindi, o siete costretti a confessare che quei codici sono veraci, ed essi immediatamente abbatteranno la vostra eresia, oppure, se direte che sono fallaci, non potrete affermare il Paraclito mediante la loro autorit, ed ecco che avete abbattuto voi stessi la vostra eresia. In nessun modo il Paraclito, che introduce alla verit, pu essere identificato con Mani. 17. A ci si aggiunge che le cose dette a promessa del Paraclito escludono del tutto l'ipotesi che si tratti di Mani, che viene cos tanti anni dopo. Infatti, che lo Spirito Santo sarebbe venuto subito dopo la resurrezione e l'ascensione del Signore detto con estrema chiarezza da Giovanni: Lo Spirito infatti non era ancora stato dato, perch Ges non era ancora stato glorificato 38 . Se dunque il motivo per cui non era stato dato era che Ges non era ancora stato glorificato, fuori di dubbio che, una volta glorificato Ges, c'era motivo che venisse dato immediatamente. Infatti anche i Catafrigi affermarono di aver ricevuto il Paraclito promesso e per questo deviarono dalla fede cattolica, tentando di proibire ci che Paolo ha concesso e di condannare le seconde nozze che egli ha permesso, insinuando, facendosi schermo di quelle parole, - sta scritto infatti del Paraclito: Egli stesso vi condurr alla verit tutta intera -, che evidentemente Paolo e gli altri apostoli non insegnarono tutta la verit e lasciarono uno spazio per il Paraclito dei Catafrigi. A sostegno di questo addussero anche quel che Paolo disse: La nostra conoscenza imperfetta e imperfetta la nostra profezia: ma quando verr ci che perfetto, quello che imperfetto scomparir 39 , come se l'Apostolo avesse affermato: Faccia ci che vuole: se si sposa, non pecca 40 con una conoscenza e una profezia imperfette, e il perfezionamento del Paraclito di Frigia avesse fatto scomparire questo. Di fronte a queste cose, quando si dice loro che sono condannati dall'autorit della Chiesa, promessa con tanto anticipo e diffusa nel mondo intero, rispondono che per ci stesso si compiuto in loro quello che fu detto del Paraclito, cio che il mondo non lo pu ricevere. E anche queste parole che voi solete dire: Egli stesso vi condurr alla verit tutta intera; quando verr ci che perfetto, ci che imperfetto scomparir; il mondo non lo pu ricevere 41 , non sono forse una predizione sul vostro Mani? E infine, quale eresia potrebbe sorgere sotto il nome del Paraclito, che non osi appropriarsi con verosimiglianza di tutto ci? Esiste forse un'eresia che non designi se stessa come verit, una verit inoltre tanto pi perfetta quanto pi superba, cos da promettere di condurre alla verit intera e da tentare di eliminare la dottrina degli apostoli che si contrappone al suo errore, quasi che mediante essa sia giunto ci che perfetto? E poich la Chiesa tiene stretto ci che l'Apostolo ha vivamente raccomandato: Se qualcuno vi predicasse un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia antema 42 , quando quell'eresia, predicando qualcosa di diverso, comincer ad essere antema per il mondo intero, non dir forse subito: " Ecco, accade ci che sta scritto: Il mondo non lo pu ricevere "? I Manichei selezionano il Nuovo Testamento sull'unica base del loro criterio carnale. 18. Come dunque potrete provare ci che da voi si esige, che sia cio il Paraclito quello da cui avete appreso che gli scritti evangelici non sono degli apostoli? Giacch anche noi proviamo che lo Spirito Santo Paraclito non se non colui che venne immediatamente dopo che Ges fu glorificato. Infatti non era ancora stato dato, perch Ges non era ancora stato glorificato. Proviamo anche che egli stesso introduce alla verit intera, poich non si entra nella verit se non attraverso l'amore: L'amore di Dio, dice l'Apostolo, stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci stato dato 43 . Insegniamo infatti che Paolo, nel dire: Quando verr ci che perfetto, si riferiva esclusivamente a quella perfezione che caratterizzer la percezione della vita eterna. Parlando di questo, disse: Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia 44 . A questo punto, se non volete apertamente comportarvi da folli, confesserete senza dubbio che non vedete Dio faccia a faccia: quindi, ci che perfetto non vi ancora giunto. In questo modo infatti l'Apostolo ha spiegato a sufficienza ci che pensava a riguardo. N questo accadr ai santi se non quando sar avvenuto ci che anche Giovanni dice: Siamo figli di Dio, ma ci che saremo non stato ancora rivelato. Sappiamo per che quando egli si sar manifestato, noi saremo simili a lui, perch lo vedremo cos come egli 45 , e sar allora che lo Spirito Santo ci introdurr alla verit intera, della quale ora abbiamo ricevuto un pegno. Le parole: il mondo non lo pu ricevere sono invece dette di coloro che nelle Scritture vengono solitamente chiamati con il termine " mondo ", cio gli amanti del mondo, gli empi o i carnali, dei quali l'Apostolo dice: L'uomo naturale per non comprende le cose dello Spirito di Dio 46 . Si dice infatti che sono di questo mondo fino a quando non possono conoscere null'altro che le cose corporee, apprese in questo mondo con i sensi; come null'altro conoscete voi che, guardando questa luce del sole e della luna, vi siete immaginati che ogni cosa del genere sia divina, avendo come ispiratore quel ciarlatano che, ingannati e ingannatori, chiamate Paraclito. Pertanto, non riuscendo in alcun modo a mostrare chi sia quel Paraclito, non avete su che basarvi per insegnare che avete scoperto, grazie a una solidissima autorit, che gli scritti evangelici che non volete accettare integralmente non sono degli apostoli di Cristo. Vi resta dunque questo da dire: che avete scoperto con la vostra ragione che l ci sono cose che sfigurano la gloria di Cristo, cio che vi si narra che nacque da una vergine, che fu circonciso, che per lui fu offerto il sacrificio che allora si usava offrire, che fu battezzato, che fu tentato dal diavolo. I Manichei disprezzano l'autorit evangelica, per credono ciecamente a miti indimostrabili. 19. Eccezion fatta per queste cose e per le testimonianze prese dal Vecchio Testamento che furono interpolate in quegli scritti, voi ammettete di accettare, secondo quanto dice Fausto, " il resto: in primo luogo la sua mistica crocifissione, con la quale si mostrano alla nostra anima le ferite della passione, e poi i suoi precetti salutari, le parabole e tutti i discorsi divinamente ispirati, i quali, soprattutto quando presentano la distinzione delle due nature, non sorge alcun dubbio che siano suoi ". Vedete dunque come agite: si sottrae ogni autorit alla Scrittura e ognuno decide con la propria testa cosa approvare e cosa rigettare di ogni scritto; non in modo che ciascuno si sottometta all'autorit delle Scritture secondo la fede, ma che egli stesso sottometta a s le Scritture, e non che a lui piaccia qualcosa perch lo si legge scritto in un'autorit sublime, bens che gli sembri scritto bene perch piaciuto a lui. A chi ti affidi, anima misera, senza nerbo, avvolta nelle nebbie carnali? A chi ti affidi? Elimina l'autorit: vediamo. Elimina l'autorit e ripristina la ragione. La tua ragione non ti induce forse al punto che, se non si crede che la natura di Dio violabile e corruttibile, la vostra lunga commedia non pu trovare un finale da teatro? E da ultimo, come fai a sapere che le terre sono otto e i cieli dieci, che Atlante regge il mondo e che il Portatore dello Splendore lo tiene sospeso, e innumerevoli cose simili? Come fai a saperle? " Me le ha insegnate Mani ", dici. Ma allora, o infelice, le hai credute: non le hai viste tu stessa. Se dunque, nelle mille invenzioni fantastiche di cui sei stata vergognosamente ingravidata, tu ti sei sottomessa a un'autorit del tutto ignota e completamente folle, cos da credere a tutte queste cose solo perch stanno scritte in quei libri, ai quali per tuo deplorevole errore hai ritenuto di dover credere sebbene nulla ti venisse dimostrato, perch non ti sottometti piuttosto all'autorit evangelica, tanto solida, tanto stabilita, accreditata da tanta gloria e trasmessa dai tempi degli apostoli sino ai nostri tempi mediante successioni certissime? Cos potresti credere, vedere! E apprenderesti che persino tutte quelle cose che ti offendono, ti offendono a motivo della tua vana e perversa opinione; e che davvero la natura immutabile di Dio ha assunto qualcosa della creatura mortale e, permanendo mutabilmente in essa in modo non fittizio ma reale, ha fatto e patito tutto ci che conveniva che tale creatura facesse e patisse per la salvezza del genere umano da cui era stata assunta: invece di credere che la natura di Dio violabile e corruttibile e che, insozzata e oppressa, non pu essere totalmente liberata e purificata, ma condannata alla pena eterna del globo da un dio supremamente necessitato. Errore dei Manichei sulla natura del bene e del male. 20. " Ma io ", dici: " ho creduto ci che egli non mi ha dimostrato perch, in maniera evidente, mi ha dimostrato che in questo mondo esistono due nature, quella del bene e quella del male ". Ma proprio questa, o anima infelice, la fonte del tuo inganno, poich anche in questo mondo, ugualmente che negli scritti evangelici, non hai potuto considerare altro male se non quello che offende il tuo senso carnale, come il serpente, il fuoco, il veleno e simili, n altro bene se non quello che lo blandisce con qualche piacevolezza, come la bont dei sapori, la fragranza degli odori, lo splendore di questa luce e tutto ci che di altro pu similmente accarezzarti gli orecchi, gli occhi, le narici o il palato o il tatto. Ma se tu prima avessi guardato tutta la creazione cos da assegnarle Dio come autore, quasi leggendo nel grande libro della natura, cos da credere, se qualcosa in essa ti offende, che la causa rimanga nascosta a te in quanto uomo, piuttosto che azzardarti a criticare qualcosa nelle opere di Dio, non saresti mai caduta in sciocchezze sacrileghe e in invenzioni blasfeme con le quali, poich non comprendi donde abbia origine il male, ti sforzi di riempire Dio di ogni male. Motivo dell'autenticit apostolica degli scritti del Nuovo Testamento. 21. Ora, se ci chiedete come sappiamo che questi scritti sono degli apostoli, vi rispondiamo in breve che lo sappiamo allo stesso modo in cui anche voi sapete che sono di Mani quegli scritti che miserabilmente anteponete a questa autorit. Se infatti qualcuno vi sollever la stessa questione e vi metter in cuore il tormento della contraddizione, dicendo che i libri che presentate come di Mani non sono suoi, che cosa farete? Non riderete forse del delirio di costui, che alza la sua voce impudente contro una realt confermata da cos grande serie di collegamenti e di successioni? Come certo che quei libri sono di Mani e che si deve deridere chi inopinatamente, essendo nato tanto tempo dopo, vi intentasse una lite per contraddirvi, parimenti certo che sono da deridersi o anche da compatirsi Mani o i Manichei, i quali osano affermare qualcosa di simile nei confronti di un'autorit tanto fondata, custodita e tramandata con successioni sicure dai tempi degli apostoli sino a questi tempi. Il Cristo annunziato degli Apostoli non quello di Mani. 22. ora dunque di comparare l'autorit di Mani con l'autorit degli apostoli: infatti, sicuro che questi scritti sono loro, come sicuro che quelli sono suoi. Per, chi mai paragona Mani agli apostoli, se non chi si separa da Cristo, che invi gli apostoli? O chi mai intese nelle parole di Cristo due nature tra loro contrarie e provenienti da propri princpi, se non chi non intende le parole di Cristo? Gli apostoli, come discepoli della verit, predicano di Cristo una vera nascita e una vera passione, mentre Mani si vanta di introdurre alla verit intera e vuole presentare un Cristo di cui predica la falsit della passione; gli uni, un Cristo circonciso nella carne, assunta dalla stirpe di Adamo; l'altro, un dio mutilato nella sua stessa natura dalla stirpe delle tenebre; gli uni, un sacrificio offerto per la carne di Cristo bambino, come piamente si faceva a quel tempo; l'altro, un membro non di carne, ma della stessa sostanza divina, gettato in balia della natura della stirpe nemica per essere immolato a tutti i demoni; gli uni, un Cristo battezzato nel Giordano per offrirci un esempio; l'altro, dio stesso ad opera di se stesso sommerso nella contaminazione delle tenebre, destinato non ad emergerne totalmente, bens ad essere punito con condanna eterna in quella sua porzione che non potr purificarsi; gli uni la carne di Cristo tentata dal capo dei demoni, l'altro una porzione di dio tenuta in possesso dalla razza dei demoni; gli uni quella carne tentata, per insegnare a noi a resistere al tentatore; l'altro, quella porzione posseduta in modo da non poter essere restituita al padre, neppure vittorioso. In conclusione Mani, quasi fosse superiore, annunzia altro, prendendolo dalla dottrina dei demoni, mentre gli apostoli, attingendo dagli insegnamenti di Cristo, raccomandano che chi annunzia altro sia scomunicato 47 .
1 - Es 20, 13-14. 2 - Cf. Fil 3, 8. 3 - Cf. Gn 17, 9-14. 4 - Cf. Es 31, 13. 5 - Cf. Lv 1. 6 - Cf. Es 12. 7 - Cf. Lv 23. 8 - Cf. At 15, 29. 9 - Cf. Lv 11. 10 - Cf. Dt 25, 5-10. 11 - Cf. Dt 21, 23. 12 - Cf. Gn 22, 14. 13 - Cf. Nm 15, 35. 14 - Gv 16, 13. 15 - Ger 31, 31-32. 16 - Gal 3, 29. 17 - Col 2, 16-17. 18 - 1 Cor 10, 11. 19 - Cf. Dt 25, 5-10. 20 - Cf. 1 Cor 4, 15. 21 - 1 Cor 2, 13. 22 - Ef 6, 15. 23 - Is 52, 7. 24 - Cf. 1 Cor 5, 8. 25 - Cf. Mt 7, 13. 26 - Cf. At 2, 1-4. 27 - Cf. Es 19-31. 28 - Cf. Lc 11, 20. 29 - 1 Cor 10, 20. 30 - Cf. Gn 9, 6. 31 - Cf. At 15, 29. 32 - Cf. Ef 2, 11-22. 33 - Mt 15, 11. 34 - Cf. Gal 3, 13; Dt 21, 23. 35 - Cf. Sap 9, 15. 36 - Cf. At 2. 37 - Gv 16, 13. 38 - Gv 7, 39. 39 - 1 Cor 13, 9-10. 40 - 1 Cor 7, 36. 41 - Gv 14, 17. 42 - Gal 1, 9. 43 - Rm 5, 5. 44 - 1 Cor 13, 10. 12. 45 - 1 Gv 3, 2. 46 - 1 Cor 2, 14. 47 - Gal 1, 8-9. LIBRO TRENTATREESIMO I Manichei e la salvezza dei Patriarchi: discussione su Mt 8,11. 1. FAUSTO. " Sta scritto nel Vangelo: Molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli 1 . Perch dunque voi non accettate i patriarchi? ". Lungi da noi invidiare un qualsiasi mortale che Dio, guardandolo con misericordia, abbia ricondotto dalla perdizione alla salvezza: per attribuiamo ci alla clemenza di colui che ha avuto compassione, non al merito di colui la cui vita, non potresti negarlo, fu riprovevole. Per questo, ammettiamo pure che i padri dei Giudei, cio Abramo, Isacco e Giacobbe (se la testimonianza di Cristo su di loro da voi addotta autentica), sebbene furono viziosi in sommo grado (come indica forse Mos loro pronipote, oppure un autore diverso che nella storia chiamata Genesi ne scrisse le vite, degne, secondo noi, di ogni disprezzo e ripugnanza) si trovino gi nel regno dei cieli, in un luogo che mai avevano creduto n sperato, come appare assai chiaramente dai loro libri: purch tuttavia sia chiaro, anche per vostra ammissione, che poterono giungere a ci che sta scritto di loro, se mai vi giunsero, dopo un lungo intervallo di tempo, essendo stati liberati dalla tetra punizione del carcere degli inferi, ove scontavano i meriti della loro vita, da Cristo nostro Signore per mezzo della sua mistica passione. Infatti, non perch il medesimo nostro Signore liber dalla croce un certo ladrone e gli disse che in quello stesso giorno sarebbe stato con lui nel paradiso di suo Padre 2 , qualcuno ne ha invidia o pu essere cos disumano da dispiacersi per la dimostrazione di tanta benevolenza. Tuttavia, non diremo certo che la vita e i costumi dei ladroni sono degni della nostra approvazione, per il fatto che Ges concesse il perdono al ladrone, o perch perdon ai pubblicani e alle prostitute i loro errori e disse che costoro precederanno nel regno dei cieli quelli che si comportano con superbia 3 . Egli infatti, assolvendo dalle accuse dei Giudei una donna sorpresa nell'illegalit e in adulterio, le ordin di smettere di peccare 4 . Pertanto, se fece qualcosa di simile anche con Abramo, Isacco e Giacobbe, rendiamogli grazie: ci insegna che cos agisce con le anime colui che fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i malvagi e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti 5 . Tuttavia, nella vostra opinione in materia una sola cosa mi infastidisce: perch mai ritenete che soltanto i padri dei Giudei, e non anche i patriarchi degli altri popoli, abbiano sperimentato qualche volta la grazia del nostro liberatore, soprattutto considerando che la Chiesa cristiana composta pi di figli loro che della discendenza di Abramo, Isacco e Giacobbe? Ma dici che quelli adorarono gli idoli, mentre questi Dio onnipotente, e che per tale motivo Ges ebbe cura soltanto di loro. Il culto del Dio onnipotente fa dunque precipitare nel tartaro, e chi ha tributato culto al Padre ha bisogno dell'aiuto del Figlio? Ma vedrai tu. Per il momento, dicevo, ammettiamo pure che quelli furono condotti in cielo non perch lo meritassero, ma perch la divina clemenza vince la forza dei peccati. Le frase di Ges un falso, perch Matteo e Luca si contraddicono. 2. Tuttavia la divergenza tra gli scrittori ci rende dubbiosi e incerti sul fatto che Cristo abbia detto quelle parole. Infatti, nonostante due evangelisti, Matteo e Luca, narrino parimenti di un centurione che aveva un servo ammalato, a proposito del quale Ges sembra aver affermato che in Israele non si era mai trovata una fede cos grande come in quell'uomo, sebbene fosse un gentile e un pagano, perch aveva detto che non era degno che Ges entrasse sotto il suo tetto, ma lo pregava solo di ordinare con una parola e il suo servo sarebbe guarito, tuttavia soltanto Matteo aggiunge che Ges continu dicendo: In verit vi dico, molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli e manderanno fuori nelle tenebre i figli del regno. Con i molti che dovevano venire intendeva i pagani, in riferimento al centurione, che era un Gentile e tuttavia si era trovata in lui una fede cos grande; e chiamava " figli del regno " i Giudei, nei quali non si era trovata alcuna fede. Invece Luca, sebbene ritenne di dover inserire nel suo Vangelo, fra le opere mirabili di Cristo, anche questa, come imprescindibile e degna di essere ricordata, non fa l alcuna menzione di Abramo, Isacco e Giacobbe. E se qualcuno afferma che lo tralasci perch era gi stato detto a sufficienza da Matteo, perch allora racconta il comportamento nei confronti del centurione e il suo servo, che ugualmente ci era gi stato ben presentato con sollecitudine da Matteo? Siamo in presenza di un falso. Infatti, a proposito della stessa supplica per la venuta di Ges, Matteo dice che il centurione si rec da lui di persona per chiedergli la guarigione, mentre Luca no, bens che invi da Ges gli anziani dei Giudei i quali, affinch egli non fosse da lui rifiutato in quanto Gentile - costoro infatti vogliono che Ges sia pienamente Giudeo - gli si presentarono per convincerlo, affermando che era degno di essere esaudito perch amava il suo popolo e gli aveva edificato una sinagoga. Come se al Figlio di Dio importasse qualcosa, se i Giudei avevano meritato l'edificazione della loro sinagoga 6 da parte di un centurione pagano! Tuttavia anche Luca non ha taciuto completamente queste parole, domandandosi, credo, se per caso non fossero autentiche: per cambia loro di posto, applicandole a una situazione assai diversa, ovvero quando Ges dice ai suoi discepoli: Sforzatevi di entrare per la porta stretta: molti infatti cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa sar entrato e avr chiuso la porta, comincerete a bussare da fuori, dicendo: " Signore, aprici ". Ma rispondendo dir: " Non vi conosco ". Allora comincerete a dire: " Abbiamo mangiato e bevuto alla tua presenza e hai insegnato nelle nostre piazze e sinagoghe ". E dir: Non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti, operatori d'iniquit. L ci sar pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti entrare nel regno dei cieli mentre voi ne siete cacciati fuori. E verranno da oriente e da occidente, da mezzogiorno e da settentrione e siederanno a mensa nel regno di Dio 7 . Questo fatto, che cio saranno esclusi dal regno di Dio molti che avranno portato solo il nome di Cristo ma non ne avranno compiuto le opere, anche Matteo non omise di scriverlo 8 , per in quel punto non fa alcuna menzione di Abramo, Isacco e Giacobbe. A sua volta, anche Luca scrisse del centurione e del suo servo, ma parimenti l non attesta nulla su Abramo, Isacco e Giacobbe: cosicch, visto che non si pu sapere con certezza dove questa frase fu detta, nulla impedisce di credere che non fu detta affatto. In ogni caso, le vite dei Patriarchi furono deprecabili e prive di merito. 3. A ragione, dunque, noi non prestiamo mai ascolto senza giudizio e criterio a simili scritture, cos discordi e diverse, ma esaminando tutto e comparando una cosa con l'altra ponderiamo se Cristo possa aver detto qualcosa oppure no. Infatti i vostri antenati hanno inserito nei discorsi di nostro Signore molte affermazioni che, segnate col suo nome, non si accordano con la sua fede, soprattutto perch, come gi spesso abbiamo dimostrato, non furono scritte n da lui n dai suoi apostoli, ma furono raccolte molto tempo dopo la loro morte non so da quali semi-Giudei, essi stessi in disaccordo tra loro, sulla base di dicerie e opinioni: costoro tuttavia, attribuendo tutte queste cose al nome degli apostoli del Signore o di quelli che degli apostoli sembravano essere stati i seguaci, mentirono, affermando di aver scritto i loro errori e le loro falsit in accordo con essi. Ma vedrai tu. Per ora, come ho detto, non vorrei discutere troppo con te su questo testo, poich mi basta come difesa ci che ho posto in precedenza e che neppure a voi lecito negare, ovvero che prima della venuta di nostro Signore tutti i patriarchi e i profeti di Israele giacquero nelle tenebre del tartaro secondo i loro meriti: se anche un giorno, liberati da Cristo, furono da l ricondotti alla luce, cosa c'entra questo con l'avversione per la loro vita? Noi infatti detestiamo e rifiutiamo non ci che furono, cio uomini, ma come furono, cio malvagi, e non ci che sono adesso, ovvero purificati, bens ci che furono talvolta, ovvero impuri. Quindi per il momento questo passo, comunque voi vogliate considerarlo, non ci di impedimento, perch se autentico vi si mostra la misericordia di Cristo e la sua bont, se invece falso, l'accusa ricade su quelli che l'hanno scritto: in ambedue i casi noi siamo al sicuro, come sempre. Agostino: i meriti dei Patriarchi. 4. AGOSTINO. Come fai ad essere al sicuro, o misero? Come sei al sicuro, tu che affermi di detestare i patriarchi perch impuri e ancora vai piangendo il lamento su un dio impuro? Hai concesso senza dubbio che, dopo la venuta del Signore, a quei patriarchi sia stata offerta la purificazione e donato il riposo della beatitudine: il vostro dio, invece, anche dopo la venuta del Salvatore giace ancora nelle tenebre, ancora immerso in turpitudine di ogni genere, ancora si rotola in ogni sorta di impurit. Cos, non solo la vita di quegli uomini fu migliore del vostro dio, ma anche la loro stessa morte fu pi felice. In quali sedi poi si trovassero i giusti che uscirono da questa vita prima che Cristo venisse nella carne, e se la passione di Cristo abbia trasferito in una condizione migliore anch'essi, che non solo avevano creduto che egli sarebbe venuto, avrebbe patito e sarebbe risorto, ma avevano anche preannunziato ci come conveniva con spirito profetico, si deve ricercarlo nelle sacre Scritture, se in qualche modo si pu ricercarlo con chiarezza: non vanno certo seguite in materia le opinioni temerarie di uomini qualsiasi, e meno che mai le perversioni dell'eresia tanto esecrabile di gente cos aberrante dalla verit. Invano Fausto in questo modo tortuoso si ripromette che, dopo questa vita, possa essere concesso qualcosa a chi non abbia meritato di ottenerlo in questa vita. bene per voi, finch vivete qui, abbandonare codesto errore e conoscere e custodire la verit della fede cattolica. Altrimenti, ci che l'ingiusto si ripromette sar ben lungi, quando comincer ad avvenire ci che Dio gli ha minacciato. La fede di Abramo. 5. Sulla vita dei patriarchi, ho gi risposto non poco, quanto ho ritenuto sufficiente, a quest'uomo maledico: non certo a loro in quanto corretti con la morte o giustificati dopo la sua passione che il Signore dava testimonianza, quando avvertiva i Giudei che, se fossero stati figli di Abramo, avrebbero compiuto le opere di Abramo, e che lo stesso Abramo aveva desiderato vedere il suo giorno e, vedutolo, se ne era rallegrato, e che era nel seno di lui, cio in non so quale luogo misterioso, grande e nascosto 9 , di serena felicit, che gli angeli avevano condotto quel povero tribolato e disprezzato dal ricco superbo 10 . E che dir dell'apostolo Paolo? forse ad Abramo giustificato dopo la morte che anch'egli si riferisce, quando loda il fatto che credette a Dio prima di essere circonciso e che ci gli venne attribuito come giustizia 11 ? E assegna a questo un tale valore, da dire che noi, che non siamo discendenza carnale di Abramo, siamo divenuti suoi figli unicamente perch seguiamo le orme di quella sua fede. L'ininterrotta tradizione nella Chiesa attesta l'autenticit degli scritti apostolici. 6. Ma che potr fare con voi, che l'iniquit ha reso cos sordi contro le testimonianze delle Scritture al punto che, qualunque cosa si adduca da l contro di voi, osate affermare che non fu detta dall'Apostolo, ma fu scritta a suo nome da un non so quale falsario? A tal punto la dottrina dei demoni che predicate chiaramente estranea alla dottrina cristiana, che in nessun modo potete difenderla sotto il nome di dottrina cristiana, se non dicendo che gli scritti degli apostoli sono falsi! O nemici disgraziati dell'anima vostra! Quali scritti avranno mai un qualche peso di autorit, se non ne avranno quelli evangelici e quelli apostolici? Sull'autore di quale libro ci sar mai certezza, se incerto se siano degli apostoli gli scritti che la Chiesa dice e conserva come degli apostoli, essa che fu dagli stessi apostoli diffusa e annunziata in mezzo a tutti i popoli con tanta perfezione? E sar invece certo che gli apostoli abbiano scritto ci che proclamato dagli eretici contrari a questa Chiesa, da essi attribuito ai nomi dei loro fondatori, vissuti tanto tempo dopo gli apostoli? Come se anche nella letteratura secolare non siano esistiti autori certissimi, al cui nome in seguito vennero attribuite molte opere che furono ripudiate, o perch non si adattavano affatto a quelle autentiche, o perch al tempo in cui essi scrissero non furono conosciute e non meritarono di essere trasmesse e raccomandate ai posteri dagli autori stessi o dai loro intimi! Alcuni libri trasmessi sotto il nome del nobilissimo medico Ippocrate, per non parlare di altri, non sono forse stati rigettati dai medici come non autorevoli? N ad essi giov qualche somiglianza di argomenti e di parole poich, paragonati con le opere di Ippocrate notoriamente autentiche, furono ritenuti inferiori: anche per il fatto che non li si riconobbe come autenticamente suoi a partire dalla stessa epoca degli altri. Ma i libri in base ai quali si paragonano e si rigettano quelli che ci giungono inopinatamente, come consta che siano di Ippocrate? Come - se qualcuno lo nega non va nemmeno confutato, bens deriso - se non per il fatto che ce li ha tramandati una catena di successioni dal tempo di Ippocrate stesso sino ad oggi e via di seguito, cos che da folli dubitarne? Come sanno gli uomini che certi libri sono di Platone, Aristotele, Varrone, Cicerone e di altri simili autori, se non per l'attestazione continua delle epoche successive? Molti hanno molto composto a proposito delle scritture ecclesiastiche, non per con autorit canonica, ma con l'intento di essere utili o di apprendere. Come consta che un'opera di qualcuno, se non perch nell'epoca in cui uno la scrisse la rese nota a quanti pot e la pubblic, e di l la sua conoscenza arrivata ininterrottamente ad altri ed altri ancora e sempre con pi vasta conferma ai posteri, sino ai nostri giorni, cosicch, se ci chiedono di chi un certo libro, non esitiamo su ci che dobbiamo rispondere? Ma perch volgersi a un passato cos lontano? Ecco, abbiamo degli scritti nelle mani: se un po' di tempo dopo il termine della nostra vita qualcuno negher che alcuni siano di Fausto e altri miei, come si convincer, se non per il fatto che coloro che adesso li conoscono ne trasmettono notizia anche ai pi lontani nel tempo mediante successioni ininterrotte di posteri? Stando cos le cose, chi mai, se non colui che si pervertito acconsentendo alla malizia e all'inganno dei demoni menzogneri, a tal punto accecato dal furore da affermare che la Chiesa degli apostoli, una concordia di fratelli cos fidata e numerosa, non pot meritare che i loro scritti passassero con fedelt ai posteri, quando con certissima successione sono state conservate le loro cattedre sino ai vescovi di oggi, e questa stessa cosa accade con tanta facilit agli scritti di uomini qualsivoglia, sia fuori della Chiesa sia nella Chiesa stessa? Le divergenze tra Matteo e Luca si spiegano con i diversi metodi della narrazione storica. 7. " Ma i loro scritti ", dice, " si trovano l'un l'altro in contraddizione ". Maligni quali siete, voi leggete con cattiva intenzione; stolti, non comprendete; ciechi, non vedete. Come avrebbe potuto essere tanto difficile leggere con attenzione questi scritti e trovare una grande e salutare corrispondenza tra gli scrittori, se la contesa non vi avesse pervertito e vi avesse assistito la piet? Chi mai infatti, leggendo due storici che scrivono di uno stesso argomento, ha pensato che ambedue, o uno dei due, abbia ingannato o sia stato ingannato, perch uno ha detto ci che l'altro ha omesso, o perch uno ha compendiato in breve una cosa, mantenendo integro e intatto solamente il contenuto, mentre l'altro ha trattato tutto punto per punto, in modo da rendere noto non solo ci che accaduto, ma anche come accaduto? quel che ha fatto Fausto, che ha voluto criticare la veridicit del Vangelo perch Matteo ha detto qualcosa che Luca, narrando il medesimo evento, ha omesso di dire: quasi che Luca negasse che Cristo abbia detto ci che Matteo ha scritto che disse. Al riguardo non c' stata mai alcuna disputa e un'obiezione simile pu venire solo da gente del tutto dissennata, che non vuole o non pu prendere in esame alcuna di queste cose. Certamente, ricorre come domanda tra i fedeli, e come obiezione tra gli infedeli - quelli per poco eruditi e assai litigiosi, a meno che una volta ammoniti non ritornino in s - per quale motivo Matteo disse: Gli si avvicin un centurione che lo pregava dicendo, mentre Luca disse che il centurione invi a lui gli anziani dei Giudei per chiedergli di guarire il suo servo ammalato, e che quando Ges si avvicin alla sua casa mand avanti altri, dicendo tramite loro che non era degno che Ges entrasse in casa sua e che non era degno di andare di persona da Ges. In che modo, dunque, secondo Matteo gli si avvicin e lo pregava dicendo: Il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente 12 ? Qui si capisce che Matteo ha riassunto in breve il medesimo autentico e integro racconto, dicendo che il centurione si avvicin a Ges, senza per dire se si avvicin di persona o tramite altri, e senza esplicitare se quanto gli disse a proposito del suo servo, lo disse da se stesso o attraverso altri. E allora? La consuetudine umana non forse piena di espressioni di tal fatta, come quando affermiamo " si avvicinato molto a qualcosa " anche di uno che non diciamo ancora essere arrivato? Non affermiamo forse assai spesso che lo stesso arrivare, al quale sembra quasi che non si possa aggiungere pi nulla, avviene anche per mezzo di altri, usando frequentemente espressioni del tipo " ha intentato una causa, arrivato davanti al giudice ", oppure " arrivato da questo o da quel potente ", quando i pi fanno ci tramite amicizie, senza aver visto affatto colui presso il quale si dice che sono arrivati? Per questo nel linguaggio comune si chiamano " arrivati " quegli uomini che, con l'arte dell'intrigo, da soli o tramite altri, giungono a toccare gli animi in qualche modo inaccessibili dei potenti. E che dunque? Quando leggiamo, dimentichiamo il modo in cui siamo soliti parlare? O forse la Scrittura di Dio avrebbe dovuto parlare con noi in modo diverso dal nostro costume? Ecco ci che risponderei sull'uso comune del linguaggio a gente ostinata e turbolenta. Matteo ha insistito sul significato del fatto, Luca sul modo in cui si svolto. 8. Coloro che indagano queste cose con animo non litigioso, ma pacato e fedele, si avvicinino a Ges non con la carne ma con il cuore, non con la presenza del corpo ma con la potenza della fede, come quel centurione, e allora comprenderanno meglio ci che Matteo ha detto. A costoro infatti si dice nel Salmo: Avvicinatevi a lui e sarete illuminati e il vostro volto non arrossir 13 . Per questo il centurione, la cui fede Cristo tanto lod, si era avvicinato a lui pi degli stessi tramite i quali invi le sue parole. Un caso simile quando il Signore disse: Qualcuno mi ha toccato, allorch una donna che soffriva di perdite di sangue fu sanata toccando l'orlo della sua veste. Ai suoi discepoli sembrava strano che dicesse: Chi mi ha toccato? e: Qualcuno mi ha toccato, mentre la folla lo premeva. E quindi gli risposero: La folla ti stringe, e dici " Chi mi ha toccato? " 14 . Quelli lo premevano, ma essa lo tocc: ugualmente, quelli erano stati inviati a Cristo, ma il centurione gli si avvicin di pi. Dunque Matteo ha mantenuto un modo di esprimersi tuttora non inusitato e ha comunicato qualcosa di misterioso; Luca invece ha mostrato come questo stesso fatto si svolto, per costringerci ad accorgerci del modo in cui Matteo lo ha espresso. Vorrei proprio che qualcuno di questi millantatori, che in mala fede obiettano al Vangelo questioncelle simili come fossero di grande portata, raccontasse egli stesso una cosa per due volte, non per dire il falso o per ingannare, ma con l'intenzione di comunicarla ed esporla con esattezza, e che le sue parole fossero raccolte con lo stilo e gli venissero lette ad alta voce: si vedr se non abbia detto qualcosa in pi o in meno, o con un ordine invertito non solo nelle parole ma anche nei fatti, o se non abbia aggiunto qualcosa di sua iniziativa, come se un altro avesse detto qualcosa che egli non gli aveva sentito dire ma sapeva chiaramente che avrebbe voluto e pensato di dirla; o se non abbia compendiato in breve la verit del racconto di qualcuno, il cui contenuto aveva prima esplicato per esteso, quasi punto per punto; e se c' dell'altro che possa essere ricondotto a regole certe, si noter come, nei distinti racconti di uno stesso fatto forniti da due persone, o in due racconti di uno stesso fatto forniti da una sola persona, avvenga che si ritrovino molte cose diverse e tuttavia non opposte, e molte cose variate, ma non contraddittorie. Cos si sciolgono tutte le difficolt con cui questi infelici si legano il collo, per conservare nell'intimo lo spirito del loro errore e non accettare dall'esterno quello della salvezza. Esortazione finale: i Manichei seguano l'autorit delle Scritture o almeno la retta ragione. 9. Dopo aver confutato tutte le calunnie di Fausto, almeno quelle contenute nei suoi Capitoli, alle quali, credo, ho risposto in quest'opera a sufficienza e con ampiezza, nella misura in cui il Signore si degnato di aiutarmi, voglio brevemente ammonire voi che siete prigionieri di quell'errore tanto nefando e esecrabile: se volete seguire l'autorit delle Scritture, fra tutte la preferibile, seguite quella che custodita, raccomandata e glorificata in tutto il mondo, giunta dai tempi della presenza dello stesso Cristo sino a questi tempi, attraverso l'amministrazione degli apostoli e le successioni sicure dei vescovi dalle loro sedi. L infatti vedrete anche rivelarsi le oscurit e compiersi le predizioni del Vecchio Testamento. Se invece la ragione che vi muove, pensate in primo luogo a chi siete, a quanto poco siete capaci di comprendere la natura non dico di Dio, ma dell'anima vostra, la quale va compresa, come voi dite di volere o di aver voluto, per mezzo di una ragione certissima e non di una vanissima credulit: poich questo non lo potete affatto, - senza dubbio, infatti, finch sarete cos come siete, non lo potrete in alcun modo -, pensate o credete almeno a ci che per natura insito in ogni mente umana, se non guastato dalla depravazione di un'opinione perversa: che cio la natura e la sostanza di Dio totalmente immutabile e totalmente incorruttibile. E d'un tratto cesserete di essere Manichei, per poter essere un giorno cattolici. Amen.