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CONTRO FAUSTO MANICHEO

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Contro Fausto manicheo

LIBRO PRIMO
Quali ragioni spinsero Agostino a portare alla luce i libri
contro il manicheo Fausto.
1. Ci fu un certo Fausto di stirpe africana, cittadino di Milevi,
piacevole nel conversare, avveduto per natura, seguace della setta
manichea e, per conseguenza, corrotto da un nefando errore. Ho
conosciuto di persona quest'uomo, come ricordo nei libri delle mie
Confessioni. Costui pubblic un volume contro la retta fede cristiana
e la verit cattolica. Il volume giunse nelle mie mani e fu letto dai
fratelli. Questi a loro volta espressero il desiderio e insistettero, per
il diritto derivante loro dall'amore che mi lega al loro servizio,
perch fornissi una mia risposta. Mi accingo pertanto a
quest'impresa nel nome e con l'aiuto del Signore e Salvatore nostro
Ges Cristo in modo che tutti coloro che leggeranno si rendano
conto che non hanno nessun valore un ingegno acuto ed un eloquio
fluente se i passi dell'uomo non sono guidati dal Signore
1
. Questo
privilegio fu concesso a molti, bench tardi e deboli d'ingegno,
grazie ad un segreto atto di amore da parte della provvidenza
divina, mentre molti altri, forniti d'acutezza d'ingegno e di abilit
oratoria, ma abbandonati dall'aiuto divino, si volsero verso questo
errore con prontezza e pertinacia allontanandosi per largo tratto
dalla via della verit. Ritengo quindi utile riportare a nome di Fausto
le sue precise parole e a nome mio la mia risposta.
Aspra risposta di Fausto che si proclama disposto, sotto la
guida di Adimanto, a sradicare in profondit gli errori dei
Giudei e dei Cristiani.
2. FAUSTO. Si deve ad Adimanto, per la sua altissima dottrina e al
quale soltanto doveroso che noi, dopo che al nostro padre Mani,
manifestiamo la nostra devozion,e se sono venuti pi che a
sufficienza alla luce gli errori ed stata ampiamente smascherata la
falsit della superstizione giudaica e dei Cristiani a met. E non ci
perci sembrato fuor di luogo, carissimi fratelli, mettervi per iscritto
anche queste brevi e appropriate risposte. L'abbiamo fatto in
considerazione delle accorte e astute argomentazioni dei nostri
interlocutori al fine di ottenere che quando costoro, secondo il
costume del serpente, loro progenitore, vorranno irretirvi con sottili
quanto capziose argomentazioni, siate anche voi preparati a
rispondere con vigile prontezza. Accadr cos che, restando legati
alle loro stesse affermazioni, non potranno ulteriormente divagare
qua e l. Per evitare poi che le menti dei lettori siano inondate da
un discorso sovrabbondante e confuso, ho messo a confronto,
accompagnando la brevit alla chiarezza, le parole loro alle nostre.
Che differenza intercorra, secondo Agostino, fra Cristiani a
met, falsi Cristiani, cattolici che hanno raggiunto la
perfezione e altri che non l'hanno raggiunta e per
conseguenza quali convenga seguire e quali evitare.
3. AGOSTINO. Tu pensi che ci si debba guardare dai Cristiani a
met, che, secondo quanto dici, saremmo noi; noi invece ci
guardiamo dai falsi Cristiani che, come abbiamo messo in luce,
siete proprio voi. Infatti tutto ci che ridotto alla met risulta
parzialmente incompleto, ma per il resto non assolutamente falso.
Che converr allora fare, se qualcosa manca alla fede di coloro che
voi cercate di irretire? Dovremo forse distruggere ci ch'essi
possiedono o non piuttosto rimediare alle loro mancanze? Cos si
espresso l'Apostolo rivolgendosi a chi era ancora lontano dalla
perfezione: Con gioia e vedendo la vostra conversione e ci che
ancora manca alla vostra fede in Cristo
2
. Si rendeva conto di avere
comunque dinanzi a s un edificio spirituale come quando in un
altro passo afferma: Siete l'edificio di Dio
3
. In esso scorgeva
entrambe le cose: il motivo della sua gioia e quello della sua
trepidazione. Godeva per ci che vedeva gi costruito, trepidava
per ci che avvertiva dover essere ancora condotto fino al culmine
della perfezione. Voi pertanto nella vostra perversit incalzate noi,
che in effetti non siamo ancora dei perfetti cattolici, ma, in un certo
qual modo, solo dei mezzi Cristiani come voi stessi ci avete definiti,
per ingannarci e sedurci. Ma se ci sono ancora persone in tali
condizioni di imperfezione, una volta che abbiano compreso che voi
siete dei falsi Cristiani e pur non potendo rispondere per le loro
deficienze in fatto di fede alle capziose proposizioni delle vostre
questioni, riconoscono che voi non siete da seguire, ma da evitare.
Come dunque vostro intendimento fare incetta di Cristiani a met
da ingannare, cos nostro intendimento dimostrare che siete dei
falsi Cristiani: facciamo questo non solo per far s che i Cristiani pi
esperti vi costringano ad essere rei convinti del vostro errore, ma
perch anche gli inesperti si avvantaggino nell'evitarvi. Perch
avete chiamato il serpente nostro padre? Ti sfugge forse in che
modo siete soliti insultare Dio sostenendo che nel paradiso avrebbe
dato all'uomo anche l'ordine
4
di lodare il serpente per avergli
deliberatamente aperto gli occhi
5
? Ritengo giusto che tu riconosca
come tuo padre quel serpente da voi lodato che il diavolo. Infatti
egli, bench insultato, ti riconosce come figlio.

1 - Cf. Sal 36, 23.
2 - Col 2, 5.
3 - 1 Cor 3, 9.
4 - Cf. Gn 2, 16, 17.
5 - Cf. Gn 3, 7.
LIBRO SECONDO
Fausto dice di accettare il Vangelo, ma non la nativit di
Cristo, di cui ci parlano gli evangelisti Matteo e Luca: altro
infatti la parola di Dio o buona novella, altro la supposta
appartenenza di Cristo alla stirpe di Davide.
1. FAUSTO. " Accetti il Vangelo? ". " Certo che lo accetto, e al
massimo grado! ". " Quindi accetti anche la nascita di Cristo? ".
"Assolutamente no. Dal fatto che accetto il Vangelo non segue che
accetti anche la nascita di Cristo ". " E perch mai? ". " Perch il
Vangelo incominci ad esistere e ad essere menzionato a partire
dalla predicazione di Cristo e in esso da nessuna parte Cristo dice di
essere nato da uomini. Del resto a tal punto la Genealogia non
Vangelo che il suo stesso redattore non ha osato chiamarla con
questo nome. Che titolo infatti ha usato? Libro della genealogia di
Ges Cristo figlio di Davide
1
. Non dunque " Libro del Vangelo di
Ges Cristo ", bens Libro della genealogia. E tale essa si rivela ove
si consideri che vi si parla della stella che conferma la genealogia
2
,
s che pi acconciamente quest'opera potrebbe assumere il nome di
" Ricordo della genesi " piuttosto che di Vangelo. Infine osserva con
quanta propriet ha iniziato il suo dire Marco, che non si curato di
scrivere una genealogia, ma solo di parlare della predicazione del
figlio di Dio, predicazione che altro non che il Vangelo. Scrive
dunque Marco: Vangelo di Ges Cristo figlio di Dio
3
. Ne emerge con
pi che sufficiente evidenza che genealogia non Vangelo. Del
resto nello stesso Matteo si legge che solo dopo l'imprigionamento
di Giovanni Ges incominci a predicare il Vangelo del Regno
4
.
Tutto ci dunque che narrato in precedenza risulta essere
genealogia e non Vangelo. Che cosa d'altra parte impediva a Matteo
di scrivere Vangelo di Ges Cristo figlio di Dio se non la convinzione
che non fosse giusto chiamare Vangelo una genealogia? Se perci ti
ormai chiara la distinzione, che finora hai ignorato, che Vangelo
qualcosa di molto diverso da una genealogia, sappi che io, come ti
ho gi detto, accetto il Vangelo, cio la predicazione di Cristo. Su
questo argomento chiedimi pure tutto ci su cui vorrai
approfonditamente interrogarmi, a patto che lasci da parte le
genealogie. Se per tua intenzione discutere anche di queste, non
mi tiro indietro avendo ampio materiale per risponderti anche su
questo argomento. Ma tu cerca di chiedermi ci su cui desideri
interpellarmi per primo: mi sembra infatti che tu non voglia sapere
se accetto il Vangelo, bens se accetto le genealogie ".
Tutti i Vangeli testimoniano la nascita e la discendenza di
Cristo dalla stirpe di Davide e innumerevoli volte Cristo
stesso si definisce figlio dell'uomo.
2. AGOSTINO. evidente che tu, fingendo che fossi io ad
interrogarti, ti sei chiesto se accettassi il Vangelo e hai risposto:
Certo che lo accetto, e al massimo grado; di nuovo ti sei chiesto se
accettassi la nascita di Cristo ed hai risposto: Assolutamente no, ed
hai aggiunto una corretta giustificazione, dicendo che la genealogia
di Cristo non riguarda il Vangelo. Quale risposta dunque darai
all'Apostolo che dice: Ricordati che secondo il mio Vangelo Ges,
della stirpe di Davide, risorto dai morti
5
? Non puoi non vedere
fino a che punto tu ignori, o fingi di ignorare, cosa sia il Vangelo, e
che menzioni il Vangelo non secondo l'insegnamento degli apostoli,
ma secondo la vostra erronea dottrina. Se poi dai il nome di
Vangelo a quello che gli apostoli hanno chiamato cos, ti allontani
dal Vangelo poich non credi che Cristo fosse della stirpe di Davide
mentre l'Apostolo ha testimoniato di predicare questa verit
secondo il suo Vangelo. Ma quello che era il Vangelo dell'apostolo
Paolo, lo era anche di tutti gli altri apostoli e di tutti i fedeli che si
fanno diffusori di questo grande mistero. Altrove cos si esprime:
Sia io sia quelli abbiamo predicato cos, e cos avete creduto
6
. Non
tutti gli apostoli infatti scrissero un Vangelo, ma tutti lo
predicarono. Quelli invece che narrarono l'origine, i fatti, i detti e le
sofferenze del Signore Nostro Ges Cristo furono propriamente detti
Evangelisti. Se infatti ci chiediamo come tradurre questa parola in
latino diciamo che Vangelo significa buona notizia o buon annuncio.
Possiamo sempre usare questa parola quando viene annunziato
qualcosa di buono. In senso proprio per ha assunto questa
denominazione l'annunzio del Salvatore di cui ho parlato. Se voi
annunciate altra cosa chiaro che siete fuori del Vangelo. Sono in
ogni caso contro di voi i piccoli che chiamate mezzi Cristiani se
ascoltano la voce della madre della carit che fatta risuonare nelle
loro orecchie dalla bocca dell'Apostolo: Se qualcuno vi far un
annunzio diverso da quello che vi abbiamo fatto noi sia anatema
7
.
Poich dunque lo stesso Paolo, secondo il suo Vangelo, vi ha
annunziato che Cristo della stirpe di Davide, voi, se negate questo
e date un altro annunzio, siate anatema! Come non vedere con
quanta cecit si dica che Cristo non dice da nessuna parte di essere
figlio di uomini, quando quasi mai omette di dire di essere figlio
dell'uomo?
Sul fantasioso "primo uomo" dei Manichei e sulle armi da lui
usate contro la stirpe delle tenebre.
3. Ma voi, da uomini di grande dottrina quali siete, tirate fuori per
noi dal vostro armadio un indefinito primo uomo che sarebbe
disceso dal popolo della luce per debellare la stirpe delle tenebre,
armato delle sue acque contro le acque dei nemici, e del suo fuoco
contro il fuoco dei nemici, e dei suoi venti contro i venti dei nemici.
Perch dunque non armato del suo fumo contro il fumo dei nemici e
delle sue tenebre contro le tenebre dei nemici? Ma contro il fumo,
dite voi, era armato d'aria e contro le tenebre di luce. Fu allora la
natura malvagia del fumo e delle tenebre ad impedire che la bont
di quell'uomo potesse averne? Sono dunque buoni quei tre
elementi, l'acqua, il vento e il fuoco. Ma perch allora pot averli la
malvagit del popolo nemico? Voi a questo punto rispondete: "
L'acqua della stirpe delle tenebre era malvagia mentre buona era
quella arrecata dal primo uomo, e malvagio era il vento di quel
popolo e buono quello di costui; parimenti anche il fuoco buono di
costui combatt contro il fuoco cattivo dell'altro popolo ". Perch
dunque non pot contrapporre il fumo cattivo a quello buono? Forse
che nel fumo, come il fumo stesso, svaniscono e vengono meno le
vostre dottrine menzognere? Certo il vostro primo uomo combatt
contro una natura avversa. Ma perch fra quei cinque elementi, che
voi immaginate presenti nel popolo nemico, ne stato posto uno
contrario tratto dai regni divini, la luce contro le tenebre? Gli altri
quattro infatti non sono contrari, n l'aria contraria al fumo e
molto meno lo sono l'acqua all'acqua, il vento al vento e il fuoco al
fuoco.
Secondo Agostino il "primo" uomo dei Manichei altro non
sarebbe che il frutto di un sacrilego delirio, Cristo al
contrario sarebbe nel contempo vero Dio e vero uomo.
4. Chi potrebbe ancora dare ascolto a quelle sacrileghe
farneticazioni? In base ad esse voi dite che il vostro primo uomo,
seguendo la volont dei nemici al fine di sorprenderli, ha mutato e
trasformato gli elementi che recava con s in modo tale che il regno
che voi dite della falsit, conservando la sua natura, non
combattesse in modo fallace e la sostanza della verit apparisse
mutevole, s da ingannare. Pretendete che si creda che il Signore
Ges Cristo sia figlio di questo primo uomo e dite che di questa
favola del tutto inventata sarebbe figlia la verit. Quanto a questo
primo uomo che voi lodate perch ha combattuto contro il popolo
suo avversario assumendo forme mutevoli e mendaci, se dite il
vero non imitatelo, ma se lo imitate, mentite anche voi. Pertanto il
Signore e Salvatore nostro Ges Cristo, vero e verace Figlio di Dio e
vero e verace figlio dell'uomo - due realt di entrambe le quali egli
d testimonianza partendo dalla sua persona - ha tratto da Dio
l'eternit di ci che divino e dall'uomo l'origine carnale. La
dottrina degli apostoli non conosce il vostro primo uomo. Ascoltate
quel che dice l'apostolo Paolo: Il primo uomo, derivando dalla terra,
terrestre, il secondo, derivando dal cielo, celeste. Quale il
terrestre, tali sono i terrestri; quale il celeste, tali sono i celesti.
Come abbiamo portato l'immagine del terrestre, portiamo anche
l'immagine di colui che ha origine dal cielo
8
. Il primo uomo
terrestre derivante dalla terra fu Adamo, formato col fango; il
secondo uomo, celeste perch derivato dal cielo, il Signore Ges
Cristo. Infatti il figlio di Dio venne nella carne perch, una volta
presala, divenisse uomo esternamente e rimanesse Dio all'interno;
perch fosse il vero Figlio di Dio per mezzo del quale siamo stati
creati e il vero figlio dell'uomo per merito del quale abbiamo avuto
una seconda creazione. Perch dunque tirate fuori non si sa da
dove il vostro primo uomo, frutto di mera invenzione, e non volete
riconoscere il primo uomo su cui ci informa la dottrina degli
apostoli? Forse perch si compia in voi ci che dice l'Apostolo:
Distogliendo l'udito dalla verit si volgeranno verso le favole
9
?
Paolo annunzia il primo uomo terrestre derivato dalla terra; Mani
annunzia il primo uomo non terrestre rivestito di cinque fallaci
elementi. E Paolo dice: Se qualcuno vi far un annunzio diverso da
quello che vi abbiamo fatto noi sia anatema
10
. Se dunque non
vogliamo fare di Paolo un mentitore, sia anatema Mani.
Sul falso Cristo dei Manichei, figlio del loro falso primo
uomo, che risulterebbe mescolato alle stelle del cielo e a
tutte le creature della terra...
5. 1. Quanto poi al vostro calunnioso attacco contro la stella che
condusse i Magi ad adorare Cristo bambino, non vi vergognate a
non collocare sotto la testimonianza della stella il vostro falso
Cristo, figlio del vostro falso primo uomo, e ad affermare invece che
in collegamento col complesso di tutte le stelle. Credete
naturalmente ch'egli si sia mescolato ai principi delle tenebre nella
guerra combattuta dallo stesso vostro primo uomo contro la stirpe
delle tenebre e che per conseguenza il mondo sarebbe stato
fabbricato dai principi delle tenebre affetti da tale commistione. In
conseguenza di tale presupposto le vostre sacrileghe farneticazioni
vi costringono a dire che Cristo sarebbe conficcato, collegato e
coamalgamato non solo in cielo e in tutte le stelle, ma anche in
terra e in tutti gli esseri che nascono in essa e che non sarebbe pi
il vostro Salvatore dovendo essere salvato da voi quando mangiate
e ruttate quei cibi.
... donde il conseguente e singolare modo di prendere il cibo.
5. 2. Infatti, sedotti anche da questa empia e inconsistente
credenza, seducete i vostri Uditori facendovi portare dei cibi al fine
di poter venire in aiuto, grazie ai vostri denti e ai vostri ventri, al
Cristo ad essi legato. Affermate infatti che in conseguenza di tali
aiuti egli verrebbe sciolto e liberato. Non tutto per, in quanto
sostenete che alcuni residui di lui, bench esigui e sordidi,
rimangono negli escrementi e sono tenuti di volta in volta intrecciati
e aggrovigliati in forme corporee sempre diverse; e se non
potranno essere sciolti e purificati perdurando il mondo, saranno
finalmente sciolti e purificati da quell'ultimo fuoco con cui il mondo
stesso arder
11
. Ma voi dite che neppure allora tutto il Cristo potr
essere liberato e che le ultimissime e residue particelle della sua
buona e divina natura, che si sono talmente sporcate da non poter
in nessun modo essere lavate, sono condannate a rimanere confitte
per sempre nell'orrido globo delle tenebre. Ecco coloro che fingono
di indignarsi per l'ingiuria che sarebbe arrecata al figlio di Dio
attraverso l'affermazione che una stella ne avrebbe annunciata la
nascita, quasi a dire che la sua nascita si fosse costituita sotto una
costellazione guidata dal fato. Essi non tanto lo considerano
collocato sotto l'influsso di una congiunzione stellare quanto avvinto
con uno stretto legame a tutto ci che terreno, presente nel succo
di tutte le erbe, nella putredine di tutte le carni, nella corruzione di
tutti i cibi, a tal punto legato e contaminato da poter essere in gran
parte, anche se non del tutto, sciolto e purificato, solo attraverso
l'intervento di uomini - che sarebbero poi gli Eletti dei Manichei -
intenti a ruttare porri e radicchio.
del tutto da escludere che il libero arbitrio della volont di
Cristo sia stato coartato dalla comparsa della stella della
nativit.
5. 3. Da parte nostra non poniamo la nascita di alcun uomo sotto
l'influsso fatale delle stelle per liberare da ogni vincolo di necessit
il libero arbitrio della volont grazie al quale si vive bene o male e si
rende possibile il giusto giudizio di Dio. Meno che mai dunque
considereremo avvenuta sotto il condizionamento degli astri la
nascita di colui che l'eterno Creatore e Signore di tutte le cose.
Perci quella stella che videro i Magi in seguito alla nascita di Cristo
secondo la carne non esercitava un dominio secondo un decreto,
ma serviva a mo' di testimonianza. Non sottometteva il neonato ad
una autorit, ma lo indicava come degno di ossequio. Quella stella
pertanto non faceva parte di quelle che dall'inizio della creazione
conservano l'ordine dei loro percorsi sotto la legge del Creatore. Fu
invece la novit di un parto verginale a determinare l'apparizione di
una nuova stella. Questa precedendoli e stando loro di fronte offr il
servizio che comportava il suo ufficio anche ai Magi che cercavano
Cristo finch, sempre precedendoli, li condusse proprio nel luogo in
cui si trovava il Verbo di Dio ancor bambino. Quali astrologi a tal
punto sottomisero alle stelle il destino degli uomini che nascono da
affermare che una stella, alla nascita di un uomo, abbandon la
traiettoria da lei ordinatamente seguita e si diresse verso colui che
era nato? Ritengono che la sorte di chi nasce legata all'ordine
astrale, non che tale ordine muta a causa del giorno della nascita.
Se perci quella stella faceva parte di quelle che in cielo seguono
ordinatamente le loro orbite, come poteva stabilire che cosa Cristo
avrebbe fatto dal momento che essa alla nascita di Cristo ebbe
l'ordine di lasciare ci che stava facendo? Se poi, come riteniamo
pi probabile, per annunciare Cristo nacque una stella che ancora
non esisteva, non fu il sorgere di quella stella a determinare la
nascita di Cristo, ma essa sorse perch Cristo era nato. Se
convenisse esprimersi cos diremmo che non fu la stella a
determinare il fato di Cristo, bens fu Cristo a determinare quello
della stella. Fu lui per la stella e non la stella per lui a causare la
nascita. Se dunque i fati traggono origine dal verbo fari, che
significa dire, poich Cristo la parola di Dio in cui tutte le cose
sono state " dette " prima che esistessero, non l'insieme delle
stelle a costituire il fato di Cristo, ma Cristo il fato anche delle
stelle, quel Cristo che assunse anche la carne creata sotto il cielo
con la stessa volont con cui cre anche il cielo, la depose e
ricevette con lo stesso potere col quale dette ordini alle stelle.
Vangelo cristiano e vangelo manicheo: considerazioni
generali.
6. Perch dunque non sarebbe Vangelo ci che si narra di questa
nascita che ci viene annunziata come talmente buona da
determinare la guarigione dalla nostra infermit? Forse perch
Matteo non ha esordito dicendo: Inizio del Vangelo di Ges
Cristo
12
, come ha fatto Marco, bens con le parole: Libro della
generazione di Ges Cristo
13
? In questo modo si potrebbe dire che
neppure Giovanni avrebbe scritto un Vangelo, dal momento che
neppure lui dice " Inizio del Vangelo " o " Libro del Vangelo ", bens:
In principio era il Verbo
14
. A meno che Fausto non sia stato un
fabbricatore di vocaboli cos raffinato da chiamare anche questo
esordio di Giovanni "Verbidio ", da Verbo cos come os chiamare
l'altro " Genesidio " da genesi. Ma perch non considerate piuttosto
con quanta impudenza chiamate Vangelo quelle vostre prolisse ed
empie favole? Quale buona notizia in esso ci viene annunziata,
laddove si dice che Dio non sarebbe stato in grado, contro una non
so quale natura ribelle e nemica, di provvedere adeguatamente al
suo regno se non immettendo una parte della sua natura nelle
avide fauci di quella avversa in modo che la divorasse e la
contaminasse a tal punto che, dopo tante fatiche e sofferenze, non
potesse almeno essere del tutto purificata? Il Vangelo dunque un
cos cattivo annunzio? Certamente tutti coloro che hanno una
conoscenza anche minima del greco intendono per Evangelio una "
Buona notizia " o un " Buon annunzio ". Ma come potrebbe essere
questa una buona notizia dal momento che vi stato annunziato
che Dio stesso, postosi un velo dinanzi, pianger sino a che le sue
membra saranno riparate e purificate da quella grande
devastazione e contaminazione. Se poi una volta o l'altra porr fine
al pianto si mostrer crudele. Che male avr fatto quella parte di lui
che verr legata alla sfera del globo delle tenebre? Questa dovr
essere pianta per tutta l'eternit essendo eternamente dannata. Ma
siamo oramai fuori di ragione, poich chiunque, attentamente
considerato questo annunzio, non costretto a piangere perch
cattivo, ma a ridere perch falso.

1 - Mt 1, 1.
2 - Cf. Mt 2, 2.
3 - Mc 1, 1.
4 - Mt 4, 12. 17.
5 - 2 Tm 2, 8.
6 - 1 Cor 15, 11.
7 - Gal 1, 8-9.
8 - 1 Cor 15, 47-49.
9 - 2 Tm 4, 4.
10 - Gal 1, 8-9.
11 - Cf. 2 Pt 3, 10-12.
12 - Mc 1, 1.
13 - Mt 1, 1.
14 - Gv 1, 1.
LIBRO TERZO
Fausto narra di essere giunto a negare la nascita di Cristo
perch impressionato dalle discordanze fra due Evangelisti
nell'elaborarne la genealogia.
1. FAUSTO. Accetti dunque la generazione di Cristo? Per quanto mi
concerne ho tentato a lungo di convincermi di questa realt, quale
ch'essa sia, che cio Dio nato; assai colpito per dal dissenso fra
due grandissimi Evangelisti autori di una genealogia, Luca e
Matteo
1
, rimasi incerto su quale soprattutto seguire. Ritenevo
infatti possibile, non essendo io un indovino, che dicesse il vero
quello che io ritenevo che mentisse e che mentisse quello che io
ritenevo che dicesse il vero. Lasciato dunque da parte il contrasto
fra i due, per me senza fine, mi volsi a Giovanni e a Marco. N si
pu dire che il mio procedimento sia stato squilibrato dal momento
che sono passato da due a due, da evangelisti a personaggi che si
dichiarano dello stesso nome. Nel frattempo ho avuto modo di
apprezzare a ragion veduta ci che essi affermano all'inizio dei loro
scritti, dal momento che non tirano in causa n Davide, n Maria,
n Giuseppe. Giovanni, volendo indicare il Cristo, dice che " in
principio ci fu il Verbo, che il Verbo era presso Dio e che Dio era il
Verbo
2
", Marco ci parla del Vangelo di Ges Cristo figlio di Dio
3
,
quasi volesse criticare Matteo che lo aveva considerato figlio di
Davide (e sempre che i due non abbiano annunciato un Cristo
diverso). Questo dunque il motivo per il quale non accetto la
nascita di Cristo. Quanto a te, se sei cos bravo da togliermi di
mezzo questo contrasto, fa in modo che concordino fra loro. Se ci
riuscirai mi dar comunque per vinto, bench anche in tal caso non
risulter giusto che Dio, il Dio dei Cristiani, sia nato da un utero.
Non lecito senza un esaustivo approfondimento accusare
di falsit gli esperti di sacra Scrittura.
2. AGOSTINO. Oh se avessi letto il Vangelo con passione e piet e
avessi preferito fare negli Evangelisti una diligente indagine sulle
parti che ti creavano problemi per la loro apparente
contraddittoriet, anzich condannarle senza riflessione! Avresti
potuto almeno considerare, a proposito dell'apertissima
contraddizione in cui quasi a prima vista ci si imbatte, che se in
essa non si celasse qualcosa di importante, sarebbe potuto
difficilmente avvenire che si desse generalmente nel mondo a
quelle parti una cos grande autorit da piegare gli ingegni di tanti
coltissimi uomini. Non c' nulla di straordinario a rilevare quello che
tu hai rilevato, che cio sono diversi i progenitori di Cristo secondo
la carne ricordati da Luca rispetto a quelli che troviamo in Matteo.
un fatto che entrambi introducono Giuseppe, Matteo alla fine e Luca
all'inizio della serie, quel Giuseppe che merit anch'egli, in
considerazione del suo santo e verginale matrimonio con la madre
di lui, di essere chiamato padre di Cristo, s che in forza della sua
dignit di maschio che, divergendo da lui o convergendo verso di
lui, si dipanano le generazioni. Non c' nulla di straordinario a
rilevare quello che tu hai rilevato, che cio diverso in Luca e
Matteo il padre di Giuseppe, diverso il nonno e pure diversi,
risalendo fino a Davide, tutti gli altri progenitori. Pensi dunque che
una cos aperta e manifesta diversit sia sfuggita a tanti
attentissimi commentatori delle sacre Scritture, tutti uomini dotati
di acutissimo ingegno e di grande cultura? Tutti quelli di lingua
latina sono, vero, piuttosto pochi, ma i greci impossibile contarli
e quel contrasto l'hanno certamente osservato. Che c' di pi facile
o chi, per poco che osservasse, non riuscirebbe ad accorgersi di
situazioni siffatte? Considerando per con senso di piet l'eminenza
di una cos grande autorit, credettero che ivi si celasse qualcosa
che sarebbe stato concesso a chi lo richiedesse, ma negato ai
violenti, trovato da chi ne facesse ricerca, ma sottratto ai detrattori,
aperto a coloro che bussano
4
ma chiuso agli oppositori; quegli
uomini invece hanno chiesto, hanno cercato, hanno bussato, ma
hanno ricevuto, hanno trovato, sono entrati.
Il dissenso fra Matteo e Luca nell'indicare il nome del padre
di Giuseppe si giustifica facilmente ove si consideri come il
vincolo dell'adozione fosse tutt'altro che estraneo agli usi
degli antichi.
3. 1. Tutta la questione sta in questo, come Giuseppe abbia potuto
avere due padri. Se si dimostra che questo pot avvenire non c'
alcun motivo di credere che qualcuno di questi evangelisti abbia
detto il falso nell'enucleare le diverse generazioni. Che si parli di
due padri non deve meravigliare n si tratta di un'assurdit dal
momento che potrebbe trattarsi di due nonni e di due bisnonni e di
due trisavoli e cos via fino a giungere a Davide di cui erano figli sia
Salomone, che rientra nell'ordine seguito da Matteo, sia Natan,
inserito nella serie di Luca. Alcuni rivolgono la loro attenzione al
fatto intuitivo che un uomo non pu nascere dal rapporto carnale
fra due maschi e ritengono pertanto insolubile la questione. Non si
accorgono che secondo una consuetudine assai diffusa e di
facilissima comprensione il nome di padre non spetta solo a colui
dal quale un uomo stato generato, ma anche a chi l'avesse
adottato.
3. 2. L'istituto dell'adozione non fu certo estraneo alle costumanze
degli antichi e si d anche il caso di donne che adottarono dei figli
non nati dal loro seno. il caso di Sara, che adott i figli di Agar
5
,
e di Lia che adott quelli della sua schiava
6
; la figlia del Faraone
adott Mos
7
e lo stesso Giacobbe adott i suoi nipoti, figli di
Giuseppe
8
. Gli scritti degli apostoli attestano la grande importanza
assunta nel mistero della nostra fede dal nome stesso di adozione.
L'apostolo Paolo parlando dei privilegi dei Giudei dice: Hanno
ricevuto da Dio l'adozione a figli, a loro stata manifestata la sua
gloria, con loro ha stipulato un patto e ha dato loro la legge; essi
sono i Patriarchi e da loro derivato nella carne il Cristo che
benedetto nei secoli al di sopra di tutte le cose
9
. E ancora: Noi
stessi gemiamo nel nostro intimo in attesa dell'adozione a figli di
Dio e della redenzione del nostro corpo
10
. In un altro passo
leggiamo: Quando venne la pienezza dei tempi Dio invi il suo figlio
generato da donna sotto la legge per redimere coloro che si
trovavano sotto la legge e perch noi ricevessimo l'adozione a
figli
11
. Da queste e consimili testimonianze risulta con sufficiente
evidenza quale mistero sottenda all'adozione. Dio ha infatti un
unico figlio che ha generato della sua sostanza e del quale si dice:
Avendo la forma di Dio non ha ritenuto segno di tracotanza essere
pari a Dio
12
. Per quanto ci concerne non ci ha generati della sua
sostanza. Siamo solo una sua creatura ch'egli ha creato e non
generato. Pertanto, per farci diventare a modo suo fratelli di Cristo,
ci ha adottati. Questa modalit attraverso la quale Dio ci ha fatto
nascere con la sua parola e la sua grazia perch fossimo suoi figli,
pur non essendo nati da lui, ma solo da lui creati e formati, prende
il nome di adozione. Di qui le parole di Giovanni: Diede loro la
potest di divenire figli di Dio
13
. dunque accertato che presso i
nostri antenati e nelle Scritture l'istituto dell'adozione era pratica
ampiamente diffusa. Perch quindi giungere a tal punto di empiet
e di follia da accusare di falsit gli Evangelisti per aver fornito due
genealogie diverse, quasi che non potessero essere vere entrambe?
Perch invece non riflettere, esaminare e accertare con quanta
frequenza secondo un costume diffuso nel nostro mondo, un uomo
possa aver avuto due padri essendo stato generato e reso uomo
dall'uno secondo la carne ed essendo stato quindi adottato, quando
era gi uomo, per volont di un altro? Se non si addice a questo
secondo il nome di padre, allora anche noi non siamo nel giusto
quando diciamo: Padre nostro che sei nei cieli
14
, rivolgendoci a
colui di cui non condividiamo per nascita la sostanza, ma per la cui
grazia, misericordia e volont siamo stati adottati, come ci
insegnano gli apostoli nella loro perfetta fedelt al vero. Abbiamo
nella stessa persona un Dio, un Signore e un Padre: un Dio, perch
siamo stati creati da lui (anche se sono stati degli uomini a
generarci), un Signore, poich gli siamo sottomessi, un Padre
perch siamo nati una seconda volta essendo stati da lui adottati.
3. 3. Fu facile ai pi eminenti studiosi delle sacre Scritture riflettere
e scoprire nelle differenti genealogie esposte dai due evangelisti in
che senso Giuseppe pot avere due padri aventi ciascuno una serie
diversa di progenitori. Questo potreste constatarlo anche voi, se
non vi accecasse l'incontenibile desiderio di polemizzare. Ad altre
questioni e ad altre scoperte sono giunti gli studiosi di cui s' detto
analizzando in dettaglio le narrazioni in esame: trattasi per di
materia lontanissima dal vostro grado di comprensione. Tuttavia,
pur se condizionati dall'errore di Mani, basterebbe che voi leggeste
senza pregiudizi per comprendere ci che suole avvenire nelle
vicende umane, che cio un uomo generi un figlio nella carne e un
altro decida di adottarlo e che conseguentemente una stessa
persona abbia due padri.
Su alcune oscure formule misteriche contenute nelle due
genealogie.
4. Perch inoltre Matteo incomincerebbe da Abramo procedendo in
linea discendente fino a Giuseppe, mentre Luca incomincerebbe da
Giuseppe per risalire non fino ad Abramo, ma fino a Dio che ha
creato l'uomo e gli ha dato la sua legge, offrendogli la possibilit, se
credente, di divenire figlio di Dio? E perch il primo ha enumerato
all'inizio del libro le varie generazioni, mentre il secondo lo ha posto
al momento del battesimo ricevuto dal Signore, che ci ha salvati, da
parte di Giovanni? e che significato ha il numero delle generazioni
assunto da Matteo che dice ottenersi moltiplicando per tre il
numero quattordici, mentre dal calcolo si ottiene un numero minore
di una unit? Il numero delle generazioni poi adottato da Luca, e
che viene ricordato al momento del battesimo, ammonta a
settantasette, numero che lo stesso Signore applica alla remissione
dei peccati quando dice: Non soltanto fino a sette volte, ma fino a
settanta volte sette
15
. In nessun modo potreste fare una ricerca al
riguardo se non ascoltando un cattolico, e non un cattolico
qualsiasi, ma uno che sia dedito allo studio delle Scritture divine e
quanto pi esperto possibile, oppure qualora che voi stessi, una
volta corretti del vostro errore, con l'amore proprio dei cattolici
chiediate per ricevere, cerchiate per trovare, battiate perch vi sia
aperto.
Fausto volgendosi ad una sola coppia di evangelisti e
abbandonando l'altra fin con offendere maggiormente i
primi.
5. Una volta dunque risolta, ricorrendo alla distinzione fra paternit
naturale e paternit per adozione, la difficolt incontrata a
proposito delle due diverse genealogie - il nodo della discussione
riguardava infatti la doppia paternit di Giuseppe - il nostro Fausto
si volse senza frutto a due degli evangelisti e si allontan dagli altri
due, finendo cos col recare maggior offesa a quelli ai quali si era
rivolto che a quelli dai quali si era allontanato. I santi - evidente -
non amano i loro devoti se scoprono che costoro disprezzano i loro
amici. Godono infatti di restare uniti e in Cristo sono una cosa sola.
E se sostengono cose diverse o le espongono in modo diverso,
dicono tutti la verit senza contraddirsi, sempre che il lettore si
accosti ad essi con spirito di piet e li legga con docilit e non
prenda un atteggiamento polemico fonte di rissa, ma faccia la sua
ricerca con cuore sincero, fonte di edificazione. Il fatto dunque di
aver creduto che i diversi evangelisti abbiano introdotto nella loro
narrazione le generazioni di padri che, nel genere umano, possono
essere stati due per ogni singolo uomo non credenza aliena dalla
verit. Se dunque gli evangelisti sono in accordo fra loro, come
aveva promesso Fausto, ritenetevi comunque sconfitti.
Come possibile che Dio, il Dio dei Cristiani, sia nato da un
utero di vergine.
6. Vi fa forse ancora difficolt ci ch'egli aggiunse: " Bench
neppure cos sar cosa degna credere che Dio, e il Dio dei Cristiani,
sia nato da un utero ", come se noi credessimo che la stessa natura
divina sia scaturita da un utero di donna! Non ho forse appena
ricordato la testimonianza dell'Apostolo l dove dice dei Giudei: I
loro padri, dai quali discende Cristo secondo la carne, colui che al
di sopra di tutto, il Dio benedetto nei secoli
16
? Cristo dunque,
Signore e Salvatore nostro, vero figlio di Dio secondo la divinit e
vero figlio dell'uomo secondo la carne, non nato da donna per il
fatto di essere sopra ogni cosa il Dio benedetto nei secoli, ma a
causa di quella infermit che ha ricevuto da noi, in modo di morire
in essa per noi e di risanarla in noi; non nato da donna in forma
di Dio, trovandosi nella quale non avrebbe ritenuto una violenza
essere uguale a Dio; nato invece sotto forma di servo ricevendo
la quale si annientato
17
; e non s' detto che s' annientato per
nessun'altra ragione se non per aver ricevuto la forma di servo
senza perdere quella di Dio. Permanendo infatti senza mutamento
quella natura per la quale in forma di Dio uguale al Padre,
ricevette la nostra mutevolezza per mezzo della quale potesse
nascere da una vergine. Voi invece, mentre considerate con orrore
che la carne di Cristo venga affidato all'utero di una vergine, avete
affidato la stessa divinit di Dio non soltanto agli uteri umani, ma
anche a quelli dei cani e dei porci. Non volete credere che la carne
di Cristo sia stata concepita una volta sola nell'utero di una vergine
nel quale Dio non solo non fu prigioniero, ma rimase immutato;
andate per dicendo che persino una parte di Dio, la sua divina
natura, legata, oppressa, imbrattata nei semi maschili e negli
uteri femminili nonch nel concepimento di tutti gli uomini e di tutte
le bestie, in tutte le terre e in tutte le acque ed a tutte le ore, e
aggiungete che quella natura divina non pot essere mai del tutto
liberata.

1 - Cf. Mt 1, 1-17; Lc 3, 23-38.
2 - Cf. Gv 1, 1.
3 - Mc 1, 1.
4 - Cf. Mt 7, 7.
5 - Cf Gn 16, 1.
6 - Cf. Gn 30, 9 ss.
7 - Cf. Es 2, 9 ss.
8 - Cf. Gn 48, 5.
9 - Rm 9, 4-5.
10 - Rm 8, 23.
11 - Gal 4, 4-5.
12 - Fil 2, 6.
13 - Gv 1, 12.
14 - Mt 6, 9.
15 - Mt 18, 22.
16 - Rm 9, 4.
17 - Fil 2, 6-7.
LIBRO QUARTO
L'eredit e le consuetudini religiose dell'antico testamento
furono respinte dai Cristiani perch riferite solo ai Giudei e
ancora chiuse alla prospettiva della vita eterna.
1. FAUSTO. " Accetti il Vecchio Testamento? ". Se c' in esso una
eredit destinata a me l'accetto, altrimenti no. Sarebbe un atto di
grave disonest impossessarsi di un testamento in cui non si risulta
eredi. Ignori forse che il Vecchio Testamento promette la terra dei
Cananei
1
, ma la promette solo ai Giudei, cio ai circoncisi, e a
coloro che offrono sacrifici e a coloro che si astengono dalla carne di
maiale e dalle altre carni che Mos chiama immonde, a coloro che
osservano il sabato e la solennit degli azimi e le altre simili
prescrizioni che lo stesso autore del Testamento ha loro imposto di
osservare
2
. Ma poich tutte queste prescrizioni non furono gradite
a nessuno dei Cristiani - e nessuno dei nostri le conserva - giusto
che, unitamente all'eredit rifiutata, restituiamo anche il
testamento. Questo il primo motivo per il quale io ritengo da
respingere il Vecchio Testamento, a meno che tu non abbia
qualcosa di pi saggio da insegnarmi. Il secondo motivo che si
tratta di una eredit cos meschina e materiale e lontana dai beni
spirituali che, dopo la felice prospettiva offertami dal Nuovo
Testamento attraverso la promessa del regno dei cieli e della vita
eterna, anche se quel testatore mi offrisse gratuitamente la sua
eredit, ne proverei fastidio.
Se le promesse del Vecchio Testamento sono temporanee e
di scarso conto, in esse tuttavia nascosta la figura degli
eventi futuri.
2. 1. AGOSTINO. Nessuno di noi dubita che nel Vecchio Testamento
siano contenute le promesse relative alle realt temporali - e che
appunto per questo prende il nome di Vecchio Testamento - e che
la promessa della vita eterna e il regno dei cieli riguarda il Nuovo.
Ma che in quelle realt temporali vi fossero le immagini degli eventi
futuri che si sarebbero realizzate in noi che siamo alla fine dei tempi
non una mia previsione, ma quanto hanno compreso gli apostoli.
Ce lo dice Paolo, laddove parla di questi argomenti: Tutti questi
eventi sono figure che riguardano noi; e ancora: Tutti questi eventi
capitarono loro in forma figurata: furono descritti in riferimento a
noi che siamo alla fine dei tempi
3
. Non abbiamo dunque ricevuto il
Vecchio Testamento per ottenere la realizzazione di quelle
promesse, ma per comprendere in esse le anticipazioni del Nuovo.
La testimonianza del primo procura fede nel secondo. Per questo il
Signore, dopo che fu resuscitato dai morti non solo si present agli
occhi dei discepoli perch lo vedessero, ma si offerse alle loro mani
perch lo toccassero, per evitare tuttavia ch'essi ritenessero di
essere ingannati unitamente ai loro sensi mortali e carnali li
conferm ulteriormente ricorrendo alla testimonianza degli antichi
libri e dicendo: Occorreva che avesse compimento tutto ci che
scritto di me nella legge di Mos, nei Profeti e nei Salmi
4
. La nostra
speranza non dunque fissata nella promessa di realt temporali,
non potendo credere che gli stessi uomini santi e spirituali di quel
tempo, i Patriarchi e i Profeti, si occupassero di cose terrene.
Comprendevano infatti, per rivelazione dello Spirito di Dio, che cosa
si adattava al loro tempo e in che modo Dio, attraverso tutti quei
fatti e quei detti, stabiliva di dover esprimere attraverso figure e
predire gli eventi futuri. Maggiore era per loro l'esigenza di un
Nuovo Testamento, ma veniva loro offerta dalle antiche promesse
la capacit materiale di preannunciare il nuovo che sarebbe venuto.
In tal modo fu profetica di quegli uomini non tanto la lingua quanto
la vita. Il popolo, data la sua carnalit, si occupava delle promesse
relative alla sua vita presente anche se, ci non di meno, anche di
questo popolo venivano segnalati gli eventi futuri.
2. 2. Ma voi non comprendete queste cose poich, come dice il
profeta: Se non crederete, non comprenderete
5
. Non siete stati
istruiti nel Regno dei Cieli, cio nella vera Chiesa Cattolica di Cristo.
Se lo foste sapreste trarre dai tesori delle sacre Scritture non solo
le cose nuove ma anche le antiche. Lo stesso Signore dice: Perci
ogni scriba istruito nel Regno dei Cieli simile a un padre di
famiglia che trae dal suo tesoro nuove e vecchie ricchezze
6
. Per
conseguenza voi, mentre pensate di conservare le sole promesse
nuove, siete rimasti nella vetust della carne e avete introdotto la
novit dell'errore. Dice l'Apostolo a proposito di questa novit: Evita
le parole nuove e profane in quanto molto contribuiscono
all'empiet e l'eloquio di coloro che le usano si diffonde come una
cancrena. Appartengono a tale categoria Imeneo e Fileto che
errarono sulla verit sostenendo che la risurrezione dai morti gi
avvenuta e sconvolsero la fede di alcuni
7
. Sappiate che da questa
vena di falsit scaturite anche voi sostenendo che attualmente si ha
solo la risurrezione delle anime attraverso la predicazione della
verit e negando che vi sar quella dei corpi predicata dagli
apostoli. Che cosa potete pensare spiritualmente, secondo l'uomo
interiore che si rinnova nella conoscenza di Dio
8
, dal momento che,
per l'inveterato rapporto con la carne e con le immagini di carne
dalle quali avvolto il vostro errore non avete in realt una vera
conoscenza delle realt materiali e le pensate solo con
l'immaginazione? Vi gloriate infatti di disprezzare e di avere in
uggia la terra dei Cananei che era ben visibile e visibilmente fu data
a quel popolo. Par quasi che in questo modo voi non descriviate la
terra della luce che sta in disparte, separata da uno stretto cuneo
dalla terra della stirpe delle tenebre. In tal modo essa non compare
fra le vere realt e la si crede fra le vostre falsit. Perci se vi
data non sostiene la vostra vita e se ne sentite la mancanza
corrompe la vostra mente.

1 - Cf. Gn 15, 18; 17, 8.
2 - Cf. Lv 11, 7; Es 12; 20, 8.
3 - 1 Cor 10, 6. 11.
4 - Lc 24, 44.
5 - Is 7, 9.
6 - Mt 13, 52.
7 - 2 Tm 2, 16-18.
8 - Cf. Col 3, 10.
LIBRO QUINTO
Dichiara Fausto di aver accettato pienamente il Vangelo e di
aver integralmente seguito i consigli evangelici.
1. FAUSTO: " Accetti il Vangelo? ". Tu mi chiedi se lo accetto nella
parte in cui, obbedendo ai suoi comandamenti, risulta che l'accetto.
O debbo io chiedere a te se lo accetti nella parte nella quale non
appaiono indizi di accettazione del Vangelo? Io ho lasciato il padre,
la madre, la moglie, i figli e tutto ci che il Vangelo chiede di
lasciare
1
, e mi chiedi se accetto il Vangelo? A meno che tu ancora
non sappia cosa sia quello che prende il nome di Vangelo. Esso non
altro che la predicazione e l'insegnamento di Cristo. Mi sono
privato dell'oro e dell'argento e ho smesso di tenere denaro nella
mia borsa accontentandomi del cibo di ogni giorno, senza curarmi
di quello dell'indomani e senza preoccuparmi di come riempire il
ventre e ricoprire il corpo
2
. E mi chiedi se accetti il Vangelo? Tu
vedi in me le beatitudini di Cristo che costituiscono il Vangelo
3
, e
mi chiedi se l'accetto? Tu vedi in me il povero, vedi il mite, vedi il
pacifico, il puro di cuore, l'uomo che piange, che ha fame, che ha
sete, che soffre persecuzioni e odi per la giustizia, e dubiti che
accetti il Vangelo? Non c' dunque da meravigliarsi che Giovanni
Battista, visto il Cristo e udite le sue opere, gli chiedesse ancora
s'egli fosse il Cristo. E a lui opportunamente e giustamente Ges
non ritenne di rivelare chi egli fosse veramente, ma rimand
Giovanni alle opere delle quali egli aveva gi sentito parlare: I
ciechi vedono, i sordi odono, i morti risorgono
4
, con tutto il resto.
stato pertanto giusto che alla tua domanda se io credessi al
Vangelo ho risposto allo stesso modo: ho lasciato tutto ci che
possedevo, padre, madre, moglie e figli, oro, argento, cibi,
bevande, piaceri voluttuosi. Prendi questa come risposta alla tua
interrogazione e considerati felice per l'avvenire, se non ti sarai
scandalizzato di me.
La risposta di Agostino che non basta fare ci che il
Vangelo ci ordina, ma occorre anche credere a tutto ci che
in esso scritto.
2. " Ma accettare il Vangelo ", tu mi dici, " non solo questo,
obbedire ai suoi comandamenti, ma anche credere a tutto ci che in
esso scritto, prima fra tutte all'avvenuta nascita di Ges ". Allo
stesso modo accettare il Vangelo non solo credere alla nascita di
Ges, ma anche obbedire ai suoi comandamenti. Ma se tu ritieni
che io non accetto il Vangelo per il fatto che lascio fuori la
genealogia, neppure tu lo accetti. E la tua non accettazione
ancora pi grave perch ne disprezzi i comandamenti. Per ora per,
finch non prendiamo in considerazione le parti, siamo pari. Se
questo disprezzo dei comandamenti non pregiudica la tua
proclamazione di accettare il Vangelo, perch il rifiuto della
genealogia dovrebbe pregiudicare la mia? Se poi l'accettazione del
Vangelo esige entrambe le condizioni, credere nelle genealogie e
rispettare i comandamenti, perch tu che sei imperfetto giudichi un
altro che altrettanto imperfetto? Ciascuno di noi due manca di ci
che ha l'altro. Se invece, il che pi che certo, l'accettazione del
Vangelo consiste unicamente nell'osservanza dei comandamenti
celesti, tu sei colpevole due volte perch, come suol dirsi, da
disertore qual sei rimproveri il soldato che combatte. Ammettiamo
tuttavia, dato che vuoi questo, che queste siano le due componenti
di una fede perfetta: l'affermazione fatta verbalmente che Cristo ha
avuto nascimento e il risvolto operativo consistente nell'osservanza
dei suoi comandamenti. Vedi a questo punto quanto ardua e quanto
pi difficile sia la parte che io mi sono scelta e come leggerissima e
pi facile sia la tua. N senza motivo la massa si affolla presso di te
e sfugge da me, non sapendo che il Regno di Dio non si fonda sulle
parole, ma sulla virt. Che motivo hai di provocarmi se, prendendo
su di me la parte pi difficile, ho lasciato a te, che sei pi debole,
quella pi facile? Ma io - tu mi rispondi - considero questa parte
della fede che tu hai tralasciato, l'affermazione cio della nascita di
Cristo, pi efficace e pi idonea ai fini della salvezza dell'anima.
Per ottenere la salvezza eterna non occorre in primo luogo
credere che Cristo sia nato, ma fare la volont di suo Padre.
3. Interroghiamo a questo punto lo stesso Ges Cristo e impariamo
dalla sua voce da dove soprattutto ci venga un'occasione di
salvezza. Chi fra gli uomini entrer nel tuo regno, o Cristo?
Risponde: Chi avr fatto la volont del Padre mio che nei cieli
5
.
Non ha detto: " Chi avr sostenuto che io ho avuto nascimento ". E
altrove, rivolgendosi ai suoi discepoli ha detto: Andate,
ammaestrate tutti i Gentili battezzandoli nel nome del Padre, del
Figlio e dello Spirito Santo e insegnando loro ad osservare tutti i
miei comandamenti
6
. Non ha detto: " Insegnando loro che io sono
nato ", ma: A osservare i miei comandamenti. Parimenti altrove ha
detto: Sarete i miei amici se farete ci che vi ordino
7
. Non ha
detto: " Se crederete alla mia nascita". E di nuovo ha detto: Se
farete ci che vi ordino, continuerete ad essere amati da me
8
. E
molte altre cose ha detto in questo senso. Inoltre, quando sulla
montagna ammaestrava con le parole beati i poveri in spirito,
mentre ha detto beati i miti, beati i pacifici, beati i puri di cuore,
beati quelli che piangono, beati quelli che hanno fame, beati i
perseguitati per la giustizia
9
, non ha mai detto: " Beati coloro che
professano la mia nascita ". E nella divisione in giudizio degli agnelli
dai capretti afferma che dir a coloro che saranno alla sua destra:
Avevo fame e mi avete nutrito, avevo sete e mi avete dissetato,
ecc.; e inoltre: Perci ricevete il regno in eredit
10
. Non ha detto: "
Riceverete il regno in eredit per aver creduto alla mia nascita ".
Anche al ricco che gli chiedeva la vita eterna ha detto: Va', vendi
tutto ci che hai e seguimi
11
, non ha detto: " Per vivere in eterno
credi alla mia nascita ". Ecco dunque che alla mia parte, che ho
scelto per me, come voi desiderate, fra le due parti della fede, sono
ad ogni passo promessi regno, vita e felicit, che non sono invece
promessi da nessuna parte alla vostra opzione. Forse insegnate, se
da qualche parte scritto, che felice, che otterr il regno o avr la
vita eterna chi avr proclamato la nascita di Cristo da una donna.
Ma intanto, anche se questa parte appartiene alla fede, non ha in
s la felicit. Quando poi noi dimostreremo che non parte della
fede, che accadr? Voi certamente vi troverete a mani vuote perch
noi in ogni caso lo proveremo. Per ora comunque questo
sufficiente ai nostri fini, visto che la nostra parte ha la garanzia
delle beatitudini. Ma ad essa si aggiunge anche quell'altra
beatitudine che deriva dalla proclamazione stessa della parola, in
quanto siamo noi a proclamare che Cristo figlio del Dio vivo; e
questo Ges stesso a proclamarlo allo stesso modo quando dice a
Pietro: Beato te Simone, figlio di Giona, perch non questa carne e
questo sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che nei cieli
12
.
Pertanto non siamo in possesso, come voi ritenevate, di una sola
parte, ma di due parti della fede e in entrambe siamo chiamati
beati da Cristo poich esercitando l'una con le opere, predichiamo
l'altra senza bestemmiare.
Cristo nel contempo figlio di Dio e figlio dell'uomo.
4. AGOSTINO. Gi in precedenza abbiamo ricordato con quanta
frequenza il Signore Ges Cristo si dichiara figlio dell'uomo e con
quanta falsit i Manichei introducono una favola, frutto del loro
ignobile errore, nella quale si parla di un non so quale fittizio primo
uomo ch'essi dichiarano non terreno, ma rivestito di ingannevoli
sembianze materiali. Ci sostengono contro l'Apostolo l dove dice:
Il primo uomo nato dalla terra di terra
13
, contro l'Apostolo che,
con grande sollecitudine, ci avverte con le parole: Se qualcuno vi
dar un annunzio diverso da quello che abbiamo fatto a voi sia
anatema
14
. Non ci resta quindi che credere a Cristo figlio
dell'uomo, come suona il veritiero annuncio degli apostoli, non
come viene rappresentato dalla falsa predicazione dei Manichei. Dal
momento dunque che gli Evangelisti lo annunciano come nato da
una donna della casa di Davide, vale a dire dalla famiglia di Davide,
e Paolo, scrivendo a Timoteo, dice: Ricordati che, secondo il mio
Vangelo, Cristo Ges, della stirpe di Davide, risuscitato dai
morti
15
, risulta abbastanza chiaro in che modo dobbiamo credere
che Cristo figlio dell'uomo. Figlio di Dio e per mezzo di lui siamo
stati creati, ma anche divenuto figlio dell'uomo in seguito
all'assunzione della nostra carne, s da morire per i nostri delitti e
da risorgere per la nostra giustificazione
16
. Perci si denomina in
entrambi i modi, come figlio di Dio e come figlio dell'uomo. Per non
tirare in lungo citando molti altri passi basti quello che si legge nel
Vangelo secondo Giovanni: In verit, in verit vi dico che giunta
l'ora, ed questa, in cui i morti udranno la voce del figlio di Dio, e
coloro che l'avranno udita vivranno. Come infatti il Padre ha la vita
in se stesso, cos ha dato al figlio la possibilit di avere la vita in se
stesso; e gli ha dato il potere di giudicare perch figlio
dell'uomo
17
. Ha detto: Udranno la voce del figlio di Dio, e ha anche
detto: Perch figlio dell'uomo. Per il fatto di essere figlio
dell'uomo ha ricevuto il potere di giudicare, poich in questa forma
verr a giudicare s da essere visto sia dai buoni sia dai cattivi. In
questa forma anche salito in cielo, cos come la sua voce
risuonata ai discepoli: Verr come lo avete visto salire in cielo
18
.
Infatti in quanto figlio di Dio, Dio uguale al Padre ed una cosa sola
con lui, non sar visto dai malvagi: Beati infatti gli uomini dal cuore
puro, perch vedranno Dio
19
. Dal momento dunque che a coloro
che credono in lui promette la vita eterna e credere in lui non
altro che credere nel vero Cristo cos come egli stesso si dichiara ed
dichiarato dagli apostoli, vale a dire come vero Figlio di Dio e vero
figlio dell'uomo, se tutto questo vero voi Manichei, che credete in
un figlio falso e ingannatore di un padre falso e ingannatore e
insegnate che Dio, atterrito dal tumulto della gente a lui contraria,
offr le sue membra perch ne facessero scempio senza la
possibilit di una successiva purificazione, voi Manichei, ripeto,
potete vedere quanto siate lontani dalla vita eterna che Cristo
promette a coloro che credono in lui. Disse per a Pietro che lo
proclamava figlio di Dio: Beato te, Simone, figlio di Giona
20
. Forse
che non promette nulla a coloro che credevano in lui come figlio
dell'uomo, pur essendo egli sia figlio dell'uomo sia Figlio di Dio?
Ebbene, hai la documentazione di una vita eterna promessa
apertamente anche a coloro che credono nel figlio dell'uomo. Sta
infatti scritto: Come Mos innalz il serpente nel deserto, cos
occorre innalzare il figlio dell'uomo perch chiunque abbia creduto
in lui non perisca, ma abbia la vita eterna
21
. Che volete di pi?
Credete dunque nel figlio dell'uomo per avere la vita eterna poich
egli il Figlio di Dio che pu dare la vita eterna: Egli stesso il vero
Dio e la vita eterna
22
, come lo stesso Giovanni scrive in una sua
lettera dove chiama altres anticristo chi nega che Cristo sia venuto
nella carne
23
.
La fede non meno necessaria della perfetta realizzazione
delle opere.
5. Perch mai vi vantate della perfezione con la quale ottemperate
ai comandamenti proposti nel Vangelo? Che giovamento ne
ricavereste ove non ci fosse la vera fede ed anche ammesso che
siano veramente adempiuti da voi? Non avete udito le parole
dell'Apostolo: Se distribuissi tutti i miei averi ai poveri e cedessi il
mio corpo perch sia bruciato, ma non avessi la carit tutto ci non
mi gioverebbe nulla
24
. Perch vi vantate come se aveste la povert
cristiana, dal momento che mancate della cristiana carit? Anche i
ladroni hanno quella che tra loro chiamano carit, essendo
reciprocamente debitori della infame complicit dei crimini e dei
delitti, ma non si tratta della carit che raccomanda l'Apostolo. E
per distinguerla da tutte le altre forme di carit che vanno riprovate
e ripudiate scrive in un altro passo: Oggetto del comandamento la
carit che deriva da un cuore puro, da una buona coscienza e da
una fede autentica
25
. Da dove potreste ricavare una vera carit che
nasce da una fede non autentica? O quando vi disgusterete di
colorare con menzogne la vostra fede, dal momento che andate
dicendo che il vostro primo uomo avrebbe combattuto con
mutamenti ingannevoli contro i suoi nemici rimasti nella verit della
loro natura e cercate di convincere che lo stesso Cristo, che dice: Io
sono la verit
26
, avrebbe simulato la natura della sua carne, la
morte di croce, le ferite della passione, le cicatrici della
risurrezione? Voi perci vi anteponete al vostro Cristo se, mentre
egli mente, annunziate la verit. Se poi volete seguire il vostro
Cristo chi non sospetterebbe la presenza in voi della menzogna, che
cio anche nei comandamenti che dite di osservare non ci sia che
fallacia? Fausto ha osato affermare che voi non portate denaro nelle
cinture: e forse ha ragione poich voi non portate denaro nelle
cinture, ma portate anche l'oro nei cofanetti e nei sacchetti. Usi
siffatti non sarebbero criticabili in voi se non perch professate un
comportamento e ne vivete un altro. Si trova ancora in vita quel
Costanzo, ormai divenuto nostro fratello nella fede cristiana e
cattolica, che aveva riunito nella sua casa di Roma molti di voi
perch si potessero osservare i precetti di Mani di per s vani e
ridicoli, ma che voi ritenete grandi. Ma poich la vostra debolezza
non ne sopport il peso vi disperdeste andando ciascuno per la sua
strada. Pertanto coloro che riuscirono a resistere nell'osservanza di
quei precetti si separarono da voi e poich dormono su delle stuoie
(mattae) sono detti Mattarii. Differiscono molto dai loro giacigli le
piume di Fausto e le coltri di pelle di capra, una abbondanza di agi
che infastidiva non solo i Mattarii, ma anche la casa di suo padre,
un uomo povero di Milevi. Togliete dunque di mezzo una
simulazione senza senso, e se non volete toglierla dai vostri
costumi, toglietela almeno dai vostri scritti per evitare che la vostra
lingua appaia in contrasto con la vostra vita. cos come lo era nel
vostro primo uomo con la stirpe delle tenebre. Nel vostro caso
ovviamente il contrasto non riguarder la falsificazione degli
elementi naturali, l'adozione di dottrine mendaci.
I Manichei sono nel contempo sciocchi e impostori.
6. Ma perch non mi si rimproveri di parlare cos contro coloro che
non adempiono a ci che viene loro comandato piuttosto che contro
una setta densa di errori, affermo quanto segue. Gli stessi
comandamenti di Mani sono tali che se non li rispettate siete
responsabili di un inganno, se li rispettate siete voi a restare
ingannati. Cristo non vi ha proibito di strappare l'erba per non
commettere omicidio n ha vietato ai discepoli che attraversavano
affamati un campo coltivato di cogliere delle spighe in giorno di
sabato
27
. Ci ha fatto allo scopo di convincere gli attuali Giudei e i
futuri Manichei: gli uni perch avveniva di sabato, gli altri per il
fatto stesso che avvenisse. Di fatto Mani vi ha insegnato a vivere
degli omicidi altrui senza far intervenire le vostre mani. Ma quelli
sono falsi omicidi mentre veri omicidi sono quelli che voi
commettete quando trucidate delle povere anime attraverso
l'insegnamento dei demoni.
Superbia e tracotanza di Fausto.
7. C' poi sempre in lui la tracotanza dell'eretico e una intollerabile
superbia. Hai detto: " Vedi presenti in me le beatitudini di Cristo
che costituiscono il Vangelo, e osi chiedermi se lo accetti? Mi vedi
povero, mite, pacifico, di cuore puro, grondante di lacrime,
affamato, assetato, vittima di persecuzioni e di odi per la causa
della giustizia e dubiti che io accetti il Vangelo? ". Se l'esser giusto
consistesse nel giustificare se stesso, quest'uomo pronunciando
queste parole volerebbe in cielo. Ma io non mi scaglio contro le
delizie di Fausto note a tutti gli uditori dei manichei e soprattutto a
quelli che abitano a Roma. Propongo come figura di manicheo
quello alla cui ricerca andava Costanzo quando esigeva che
rispettasse i comandamenti e non solo che apparisse secondo i suoi
desideri. E pur tuttavia come potrei riconoscerlo povero in spirito
dal momento che talmente superbo da credere che Dio sia la sua
anima e da non vergognarsi che si trovi in stato di prigionia. Come
considerare mite un uomo che preferisce sfidare anzich credere a
un'autorit cos grande come quella del Vangelo? Come
considerarlo pacifico visto che non pensa che possa godere di una
eterna pace quella natura divina grazie alla quale Dio tutto ci
che e solo veramente ? Come considerare di puro cuore un
uomo nel cui intimo trovano sede credenze tanto sacrileghe e
menzognere? Come concepirlo in lacrime se non al modo del suo
Dio, prigioniero e legato in attesa di slegarsi e di fuggire, ma
restando decurtato di una parte che rester legata dal Padre
nell'abisso delle tenebre e non sar compianta? Come considerarlo
affamato e assetato di giustizia, giustizia della quale Fausto non
parla nei suoi scritti per evitare, a mio parere, che sembri mancargli
qualora ammettesse di averne fame e sete? Ma di quale giustizia
hanno fame e sete costoro per i quali sar perfetta giustizia
trionfare una volta che siano dannati nell'abisso i fratelli che non
hanno peccato per loro colpa, ma sono stati infettati da un male
non espiabile contro il quale il Padre li ha inviati?
Le presunte persecuzioni subite da Fausto.
8. In che modo subite persecuzioni e odi per la giustizia voi per i
quali giustizia predicare e inculcare queste tesi sacrileghe? Non
considerate quanto poco o nulla vi tocca soffrire, data l'indulgenza
del cristianesimo, per questa vostra empia perversit? Ma, come se
voi parlaste con dei ciechi e degli sciocchi, pretendete che sia prova
della vostra giustizia il fatto che soffrite offese e persecuzioni.
Inoltre se un individuo tanto pi giusto quanto pi gravi sono le
sofferenze subite, ometto di dire ci che facilissimo constatare,
quanto pi gravi sofferenze debbano subire rispetto a voi coloro che
si sono macchiati di altre e gravi colpe e delitti. Questo io affermo:
se si deve ritenere che chiunque soffra a qualunque titolo nel nome
di Cristo gi possieda la vera fede e la vera giustizia, concedete
almeno che possieda una fede pi vera ed una maggior giustizia
colui del quale possiamo documentare che ha sofferto persecuzioni
maggiori delle vostre. Vi verrebbero incontro migliaia dei nostri
martiri fra i quali lo stesso Cipriano dai cui scritti si ricava che
credeva in Cristo nato dalla Vergine Maria. Per questa fede che voi
detestate egli pervenne fino alla morte di spada e assieme a lui
masse di Cristiani che credettero in questo modo e per questo tanto
pi atroce fu la loro morte. Fausto, convinto e confesso d'essere
manicheo, sottoposto con alcuni altri al giudizio proconsolare, per
intercessione degli stessi Cristiani dai quali erano stati chiamati in
giudizio fu condannato con una pena lievissima, sempre che di pena
si possa parlare, quella di essere relegato in un'isola. ci che
spontaneamente fanno ogni giorno i servi di Dio volendo sottrarsi al
turbolento strepito delle masse ed la condanna che i principi della
terra sogliono rimettere per indulgenza. In fine, non molto tempo
dopo, tutti con una solenne decisione furono rimessi in libert.
Ammettete dunque che mantennero una fede pi vera e una vita
pi giusta coloro che per essa dovettero patire sofferenze pi atroci
delle vostre; oppure smettetela di vantarvi per ci che vi rende
detestabili a molti, ma sappiate distinguere fra la persecuzione che
punisce la bestemmia e quella sofferta in nome della giustizia e
considerate attentamente nei vostri libri di quale tipo di
persecuzione voi soffriate.
Sulle virt evangeliche realmente praticate dai Cristiani.
9. Quanti nella nostra comunit osservano veramente questi
altissimi precetti evangelici con la forma esteriore dei quali
ingannate gli inesperti! Quanti uomini vi sono di entrambi i sessi
puri ed incontaminati da ogni rapporto carnale! Quanti ve ne sono
che, dopo aver sperimentato quei rapporti, si sono conservati nella
continenza! Quanti hanno distribuito e lasciato i loro beni! Quanti
sono coloro che con digiuni frequenti o quotidiani o anche
incredibilmente protratti nel tempo hanno sottoposto il corpo alla
loro volont! Quante sono le associazioni fraterne che non
possiedono nulla di proprio, ma hanno messo tutto in comune
limitatamente a ci che serve per alimentarsi e vestirsi e i cui
membri, riscaldati dal fuoco della carit, formano un'anima sola e
un solo cuore in Dio! Eppure fra tutti costoro che professano la
nostra fede quanti si scoprono falsi e perduti, quanti rimangono
celati nella loro vera realt, quanti, dopo aver inizialmente percorso
la retta via, per una perversione della volont sono rapidamente
venuti meno, quanti si scoprono avvolti nelle tentazioni per aver
intrapreso con spirito diverso dal dovuto questo tipo di vita e
falsandone nell'aspetto esteriore la vera natura; ma quanti
custodendo con umilt il loro santo proposito perseverano fino alla
fine e si salvano! Appaiono sotto qualche aspetto diversi, ma uniti
dallo stesso vincolo di amore, coloro che per qualche necessit e
secondo l'esortazione dell'Apostolo hanno mogli come non le
avessero, acquistano senza possedere e si servono di questo
mondo come non se ne servissero
28
. A costoro si aggiungono,
grazie alla grande abbondanza della misericordia di Dio, anche
coloro ai quali detto: Non rifiutatevi gli uni gli altri, a meno che
non lo facciate per comune consenso e per breve tempo in modo di
potervi dedicare alla preghiera, e di nuovo tornate al punto di
partenza perch Satana non vi tenti a causa della vostra
intemperanza. Vi dico questo come un suggerimento, non come un
comando
29
. Trattasi di coloro ai quali lo stesso Apostolo dice: V'
gi il peccato in voi dal momento che intentate processi gli uni
contro gli altri
30
. E prendendo su di s la loro infermit dice poco
dopo: Se avete delle liti giudiziarie fra voi prendete come giudici
gente che nella chiesa non ha autorit. N appartengono al regno
dei cieli quelli soltanto che, per essere perfetti, vendono o lasciano
tutti i loro averi e seguono il Signore. Ma a questa milizia cristiana
si aggiunge, grazie ad un misterioso scambio di amore, una massa
mercenaria alla quale alla fine sar detto: Avevo fame e mi hai dato
da mangiare
31
con tutto il resto. Altrimenti dovrebbero essere
condannati quelli le cui famiglie l'Apostolo si impegnato a regolare
con attenta e diligente cura ammonendo le donne ad essere
sottomesse ai loro mariti, invitando i mariti ad amare le loro mogli,
i figli ad obbedire ai genitori ed i genitori ad allevare i loro figli
istruendoli e correggendoli secondo la legge del Signore, gli schiavi
ad obbedire ai loro padroni terreni ed i padroni a concedere agli
schiavi ci che giusto ed equo
32
. Costoro sono ben lungi
dall'essere giudicati dall'Apostolo estranei ai precetti evangelici e
dall'essere esclusi dalla vita eterna. Servono ad esortare i pi
coraggiosi alla perfezione le parole del Signore l dove dice: Se
qualcuno non porter la sua croce e non mi avr seguito, non pu
essere mio discepolo
33
. Ivi si affretta a consolare anche costoro
dicendo: Chi ricever il giusto in qualit di giusto ricever il
compenso del giusto e chi ricever il profeta in qualit di profeta
ricever il compenso del profeta. Per conseguenza non perder il
suo compenso solo chi offrir a Timoteo una modica quantit di
vino considerando la sua debolezza di stomaco e le sue frequenti
malattie
34
, ma anche chi offrir un calice di acqua fredda ad un
uomo pi forte e pi sano considerando che si tratta di un mio
discepolo
35
.
Stravaganze manichee.
10. Ma perch ingannate i vostri uditori, che assieme alle mogli, ai
figli, alle famiglie, alle case e ai campi si pongono al vostro servizio
insinuando che se uno non rinuncia a tutti questi beni non riceve il
Vangelo? Non promettete loro la risurrezione, ma un ritorno a
questa vita mortale facendoli nascere di nuovo e facendo loro
vivere la vita dei vostri eletti cos vana, sciocca e sacrilega che voi
vivete e che per voi motivo di grande vanto. Se poi hanno
qualche merito in pi li fate vivere in cocomeri e meloni o in altri
cibi che voi finirete col mangiare in modo che siano purificati dai
vostri rutti. Giustamente li tenete lontani dai precetti evangelici e
anche voi, dato il vostro modo di pensare e di predicare, dovete
tenervene lontani. Se questa sciocca dottrina appartenesse alla
fede nel Vangelo, il Signore non avrebbe dovuto dire: Avevo fame e
mi avete dato da mangiare
36
, ma: " Avevate fame e mi avete
mangiato " e: " Avevo fame e vi ho mangiato ". Secondo le vostre
deliranti dottrine nessuno sar accolto nel regno di Dio per il merito
derivante dall'aver dato da mangiare ai santi, bens o per aver
mangiato chi si desiderava mangiare o per essere stato mangiato
da coloro che lo desideravano in cielo. N gli diranno: Signore,
quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare?
bens: " Quando ti abbiamo visto affamato e ci hai mangiato? ",
domanda cui egli non risponderebbe: Quando avete dato qualcosa
ad uno dei miei piccoli l'avete dato a me
37
, bens: " Quando uno
dei miei piccoli vi ha mangiato, io vi ho mangiato ".
I Manichei e l'assurdo culto del sole.
11. Credendo e insegnando queste assurde dottrine e vivendo in
base ad esse osate vantarvi di osservare i precetti evangelici e
distaccarvi dalla Chiesa cattolica. In essa si affollano tanti piccoli
assieme ai grandi. Tutti li benedice il Signore e tutti, ciascuno in
base alla sua posizione, osservano i comandamenti del Vangelo e
sperano nelle sue promesse. Un malevolo errore volge il vostro
occhio solo verso la paglia della nostra messe: infatti vedreste
anche il frumento se voleste che vi fosse. Fra voi i falsi manichei
sono perversi e quelli che non sono falsi sono pieni di vanit. Dove
la fede stessa falsa anche chi finge di servirsene un impostore e
chi la crede vera vittima di un inganno. Da essa non pu partire
un percorso che porti al bene, poich ciascuno vive, bene o male,
per ci che ama. Se ardeste d'amore per il bene spirituale e
invisibile e non di passione per le apparenze materiali non
onorereste questo sole fatto di materia - tanto per accennare a ci
che tutti sanno di voi - come una sostanza divina e un lume di
sapienza.

1 - Cf. Mt 19, 29.
2 - Cf. Mt 10, 9-10; 6, 25-34.
3 - Cf. Mt 5, 3-11.
4 - Mt 11, 2-5.
5 - Mt 7, 21.
6 - Mt 28, 19-20.
7 - Gv 15, 14.
8 - Gv 15, 10.
9 - Mt 5, 3-10.
10 - Mt 25, 34-35.
11 - Mt 19, 21.
12 - Mt 16, 17.
13 - 1 Cor 15, 47.
14 - Gal 1, 8-9.
15 - 2 Tm 2, 8.
16 - Cf. Rm 4, 25.
17 - Gv 5, 25-27.
18 - At 1, 11.
19 - Mt 5, 8.
20 - Mt 16, 17.
21 - Gv 3, 14-15.
22 - 1 Gv 5, 20.
23 - Cf. 1 Gv 4, 3.
24 - 1 Cor 13, 3.
25 - 1 Tm 1, 5.
26 - Gv 14, 6.
27 - Cf. Mt 12, 1.
28 - Cf. 1 Cor 7, 29 ss.
29 - 1 Cor 7, 5-6.
30 - 1 Cor 6, 4 ss.
31 - Mt 25, 35.
32 - Cf. Col 3, 18; 4, 1.
33 - Mt 10, 38 ss.
34 - Cf. 1 Tm 5, 23.
35 - Mt 10, 42.
36 - Mt 25, 35.
37 - Mt 25, 40.
LIBRO SESTO
Prescrizioni dell'Antico Testamento.
1. FAUSTO. " Accetti il Vecchio Testamento? ". Ma come dovrei
accettarlo io che non ne rispetto i comandamenti? Ma neppure tu li
rispetti. Per quanto mi riguarda ho rifiutato la circoncisione come
vergognosa; e anche tu, se non mi sbaglio, rifiuti la cessazione dal
lavoro del sabato perch inutile. Penso e sono certo che anche tu
rifiuti i sacrifici come idolatria. Non mi astengo certamente dalla
sola carne suina; parimenti tu non mangi solo quella. Io lo faccio
perch ritengo impuro ogni tipo di carne, tu perch non ne ritieni
impuro nessuno. Entrambi, ciascuno per una sua ragione,
distruggiamo il Vecchio Testamento. Entrambi rifiutiamo come
consuetudini vane e inutili le settimane degli azimi e la festa dei
tabernacoli. Altre consuetudini rifiutate sono: non inserire la
porpora nelle vesti di lino, considerare come un adulterio l'unione
della lana e del lino, annoverare fra i sacrilegi l'accoppiare anche in
caso di necessit l'asino e il bue. Entrambi abbiamo rifiutato
ridendo e non considerando n fra i primi n fra i minori
comandamenti la proibizione di consacrare sacerdote un uomo
calvo e stempiato o con un simile difetto perch entrambi immondi
presso Dio. Tutte quelle elencate sono prescrizioni e ordinanze del
Vecchio Testamento. Ci che tu mi contesti ci riguarda entrambi sia
che lo si debba considerare come un male sia che si riveli come un
bene: entrambi infatti respingiamo il Vecchio Testamento. Se
dunque mi chiedi che differenza ci sia fra la tua fede e la mia ti
rispondo cos: a te piace mentire e comportarti in modo indegno s
da lodare a parole ci che disprezzi nel tuo intimo, io non so
ingannare, dico ci che penso, ammetto di odiare coloro che fanno
certe indegne prescrizioni quanto le prescrizioni stesse.
Precetti esecutivi e precetti figurati.
2. AGOSTINO. Abbiamo gi detto in che modo e perch il Vecchio
Testamento sia accettato dagli eredi del Nuovo Testamento. Ma
poich poco fa Fausto ha trattato delle promesse, ora ha voluto
parlare delle prescrizioni. Rispondo dicendo che costoro ignorano
completamente che differenza ci sia fra precetti di vita pratica e
precetti di vita significativa. Per esempio: non concupirai
1
, un
precetto di vita pratica; Circonciderai ogni nato maschio l'ottavo
giorno
2
precetto di vita figurativa. Per questa imperfetta
conoscenza i Manichei e tutti coloro cui dispiace la lettura del
Vecchio, non comprendendo che tutte le prescrizioni cerimoniali
imposte da Dio al precedente popolo erano ombra di ci che
sarebbe avvenuto e constatando che non vengono pi osservate,
criticano in base all'uso attuale delle prescrizioni che in ogni caso si
adattavano a quel tempo in cui i fatti che ora si sono manifestati
venivano significati come futuri. Ma come reagiranno contro queste
parole dell'Apostolo: Tutte queste cose li riguardavano per il loro
senso figurato; sono per state scritte per noi cui capita di vivere
alla fine dei tempi
3
. Ecco ch'egli stesso ci rivela perch quegli scritti
siano accettati da noi e perch oramai non sia pi necessario che
quei segni degli eventi siano da noi osservati. Quando infatti dice:
Furono scritti per noi, dimostra senza dubbio con quanta cura
debbano essere letti e compresi e in quanto grande autorit
debbano essere tenuti dal momento che furono scritti per noi.
Quando poi dice: Erano figure relative a noi e: Li riguardavano in
modo figurato
4
, mostra che oramai non pi necessario, essendo
noi a conoscenza dei fatti significati, che ci preoccupiamo di porre
attenzione alle figure profetiche. Dice perci in un altro passo:
Nessuno vi giudichi per ci che mangiate o bevete o per
l'inosservanza di qualche giorno festivo, della luna nuova o del
sabato: trattasi di un'ombra degli eventi futuri
5
. Perci anche
quando dice: Nessuno vi giudichi per quei vostri atti dimostra come
non sia pi necessario che certe regole vadano osservate. Quando
per dice che sono ombra degli eventi futuri mostra quanto sia
stato opportuno che fossero osservate in quel tempo in cui quegli
eventi, che sono stati rivelati a noi nella loro piena realizzazione,
venivano predetti in modo oscuro e figurato.
La circoncisione della carne.
3. Inoltre se i Manichei fossero giustificati dalla risurrezione del
Signore (risurrezione avvenuta nel giorno terzo dalla passione,
ottavo dopo il giorno di sabato, cio dopo il settimo), si
spoglierebbero del velo carnale dei desideri mortali e rallegrandosi
per la circoncisione del cuore non deriderebbero quella adombrata e
figurata nella carne ai tempi del Vecchio Testamento, pur non
essendo tenuti sotto la legge del Nuovo a praticarla e a osservarla.
In quale membro figurata con maggiore congruenza la spoliazione
della concupiscenza carnale e mortale di quello da cui ha origine il
feto carnale e mortale? Dice l'Apostolo: Tutto puro per i puri, per
gli impuri e gli infedeli nulla puro, ma sono inquinate la loro
mente e la loro coscienza
6
. Pertanto costoro, cui sembra di essere
troppo puri perch avversano quei membri in quanto immondi, o
fingono di avversarli, sono caduti nella sozzura dell'errore e della
infedelt. Detestando la circoncisione della carne che l'Apostolo
defin segno della giustizia della fede
7
credono che le divine
membra del loro Dio siano tenute prigioniere, incatenate e
inquinate nelle stesse membra carnali. E poich definiscono impura
la carne sono costretti a dire che anche Dio, dalla parte in cui
trattenuto, divenuto impuro. Asseriscono quindi che deve essere
purificato, ma che in attesa che ci avvenga, ed entro i limiti in cui
potr avvenire, Dio soffre tutto ci che soffrono le creature fatte di
carne e non solo per l'afflizione derivante dalla sofferenza e dal
dolore, ma anche per l'azione corruttrice dei piaceri. Dicono infatti
di risparmiarlo astenendosi dal sesso perch non sia troppo
strettamente legato dai nodi della carne e sia pi sconciamente
inquinato. Quando l'Apostolo dice: Tutto puro per i puri si rivolge
ad uomini che possono mutare in peggio per un atteggiamento
perverso della volont: quanto pi dunque tutto puro per Dio che
resta sempre immutabile e incontaminabile, quel Dio della cui
divina sapienza detto in quei libri cui voi criticandoli fate violenza:
Nulla di impuro si trova in lei e attinge dovunque per la sua
purezza
8
. Dunque, o impurissima vanit, ti scandalizza tanto che
quel Dio, per il quale tutto puro, abbia ordinato di collocare il
segno della rigenerazione umana in quel membro dal quale tutto il
genere umano deriva e ti soddisfa invece che anche nelle calamit
che vengono causate da uomini impudichi con quel membro lo
stesso vostro Dio, per il quale tutto impuro, in parte della sua
natura sia macchiato e corrotto? Che cosa soffre fra i vari casi di
turpi corruzioni lui che credete essere inquinato dal rapporto
coniugale? Solete dire: " Dio dunque non poteva trovare alcun
luogo dove collocare il segno della giustizia della fede se non in quel
membro? ". Si pu rispondere: perch non anche l? Prima di tutto
poich, se tutto puro per i puri, tanto pi la cosa varr per Dio. In
secondo luogo poich questo ha detto l'Apostolo che in questa
circoncisione fu dato ad Abramo il segno della giustizia della fede.
Voi non arrossite, se potete, quando vi si dice: Dio dunque non
sapeva che fare per evitare che una parte della sua natura fosse in
rapporto con quei membri che voi disprezzate? Questi membri sono
detti vergogne dagli uomini per la corruzione e la colpevolezza
caratterizzanti la propagazione della nostra stirpe mortale. I casti li
coprono con la modestia, gli impudichi li esaltano fino
all'incontinenza. Dio applica loro la giustizia.
Il Sabato degli Ebrei.
4. 1. Consideriamo superfluo osservare il riposo del sabato dal
momento che ci stata rivelata la speranza del nostro riposo
eterno. Non dobbiamo per smettere di leggere e di capire. Poich
tuttavia le cose che oggi ci sono rivelate dovettero essere
prefigurate e preannunziate nei tempi non con parole ma con fatti,
ci che oggi noi sappiamo stato anticipato dal segno che
leggiamo. Vorrei che mi diceste perch non volete osservare il
vostro riposo. I Giudei nel giorno di sabato, che sentono ancora in
modo carnale, non solo non colgono nel campo alcun frutto, ma
neppure lo tagliano o cuociono in casa. Voi mentre riposate
aspettate che qualcuno dei vostri uditori si rechi, per nutrirvi,
nell'orto munito di un coltello o di un falcetto e improvvisandosi
omicida delle zucche delle quali offrirvi, mirabile a dirsi, i vivi
cadaveri. Infatti se non le uccide cosa avete da temere in questo
fatto? Se invece vengono uccise nel momento in cui vengono colte
in che modo pu conservarsi in esse la vita alla cui purificazione e
al cui risanamento voi dite di provvedere mangiando e ruttando?
Ricevete dunque delle zucche viventi che, se poteste, dovreste
deglutire in modo che, dopo quell'unica ferita di cui il vostro uditore
si rese reo nell'atto di coglierle, anche se degno di assoluzione da
parte vostra, le zucche possano giungere illese e integre almeno
nell'officina del vostro ventre dove voi possiate ricostruire il vostro
Dio spaccato da quella battaglia. In realt prima ancora che i vostri
denti si mettano a spaccarle vengono da voi ridotte in pezzi
minutissimi se ci piace al palato e in seguito a un cos elevato
numero di ferite come non potete ritenervi colpevoli? Vedete
dunque come sarebbe per voi pi conveniente fare ogni giorno ci
che i Giudei fanno un giorno su sette e astenervi da questo lavoro
casalingo. Inoltre che sofferenza subiscono le zucche nel fuoco dove
certamente non si ricostituisce la vita che in loro? Una marmitta
ardente non pu certo essere paragonata a un santo ventre: e
tuttavia voi deridete come superfluo il riposo del sabato. Quanto
sarebbe pi corretto che voi non solo non criticaste il riposo nei
Padri, quando non era superfluo, ma lo conservaste anche ora che
superfluo in luogo del vostro che nel significato non accettabile,
ma che condannabile perch erroneo. Non osservandolo, secondo
l'opinione scaturente dalla vostra vanit, sareste colpevoli e
osservandolo sareste realmente vani. Voi dite che il frutto sente
dolore quando colto dall'albero e lo sente quando spezzato,
triturato, cotto, mangiato. Non dovreste dunque nutrirvi se non di
quei prodotti che possono essere divorati crudi e intatti s da provar
dolore solo nel momento in cui sono colti e non da parte vostra ma
dei vostri uditori.
4. 2. Obiettate: Ma come possiamo venire in aiuto a una vita cos
grande assumendo soltanto quei cibi che possono essere assorbiti
molli e senza esser cotti? Se per un risultato cos importante
imponete ai vostri cibi tante sofferenze, perch vi astenete
dall'infliggere quel solo dolore al quale vi obbliga questa
circostanza? Infatti il frutto pu essere consumato anche crudo,
come si sono esercitati a fare alcuni di voi, e non soltanto con le
mele, ma anche con tutti i legumi. Se non venisse colto, o tagliato
o in qualche modo strappato dalla terra o dalla pianta non potrebbe
servire da alimento. Sarebbe comunque quasi sicuramente una
colpa veniale, senza la quale non sareste in grado di dare il vostro
aiuto, ben diversa dalle molte sofferenze che voi non esitate, nel
preparare i cibi, ad arrecare alle membra del vostro Dio. Ma l'albero
piange - obietterete - quando si coglie il frutto, e nel dire questo
non arrossite. Certo conosce ogni cosa la vita che l e prevede chi
viene a lei. Quando vengono gli Eletti e colgono i frutti dovrebbe
godere, non piangere, compensando quel provvisorio dolore con
tanta felicit e ritenendo di essere sfuggita al grande dispiacere che
avrebbe provato se fosse capitato ad altri. Perch dunque non
cogliete il frutto colto il quale procurerete piaghe e dolori?
Rispondete, se potete. Gli stessi digiuni non vi si adattano. Non
conviene infatti che resti inattiva la fornace nella quale l'oro
spirituale viene depurato dalla commistione con lo sterco e le
membra divine vengono sciolte dai loro miserandi legami. Ragion
per cui fra voi pi misericordioso colui che ha potuto esercitarsi in
modo che nulla si opponga alla sua salute come consumare cibi
crudi e mangiare in abbondanza. Ma voi mangiate con crudelt
arrecando molte pene al vostro cibo e con crudelt digiunate
smettendo di collaborare alla purificazione delle membra divine.
I sacrifici nell'Antico Testamento.
5. E osate tuttavia esecrare anche i sacrifici del Vecchio Testamento
e chiamarli idolatria e associare anche noi in siffatto sacrilegio.
Perci prima di tutto rispondiamo per noi e diciamo che quei
sacrifici non fanno pi parte di ci che noi sogliamo fare e tuttavia li
consideriamo fra i misteri delle Scritture divine per comprendere gli
eventi che da essi sono preannunciati. Essi infatti fecero parte delle
nostre figure e tutti i misteri di tal fatta in molti e diversi modi
significarono un unico sacrificio del quale celebriamo la memoria.
Una volta che questo sacrificio stato svelato ed offerto a suo
tempo i precedenti sono stati tolti dalle celebrazioni ufficiali ma se
ne conservata la loro autorit profetica. Sono state scritte, infatti,
per noi, per i quali arrivata la fine dei tempi
9
. In questi sacrifici
per vi turba l'uccisione degli animali dal momento che ognuna di
queste creature serve solo condizionatamente alle esigenze
dell'uomo. Ma voi, che vi rifiutate di dare il pane a un mendicante
affamato, siete misericordiosi verso gli animali nei quali ritenete che
siano incluse anime umane. Il Signore Ges fu crudele con essi
quando permise ai demoni che gliene avevano fatta richiesta di
entrare in un gregge di porci
10
. Quando ancora non s'era rivelato il
sacrificio del suo corpo attraverso la passione lo stesso Ges disse a
un lebbroso che aveva sanato: Va', presentati ai sacerdoti ed offri
come testimonianza il tuo dono che quello stesso che Mos
prescrisse ad essi
11
. Ma c' di pi: il Signore spesso attesta anche
attraverso i profeti ch'egli non ha bisogno di un dono siffatto ed
facile ragionando comprendere che non ha bisogno di quel dono chi
non ha bisogno di nulla. L'animo dell'uomo spinto a chiedersi che
cosa abbia voluto insegnarci con queste cose: il Signore infatti non
ordinerebbe certamente di offrirgli cose di cui non ha bisogno se
non avesse da mostrare in esse qualcosa che pu esserci di
giovamento e che occorre sia prefigurato con tali segni. Come
sarebbe meglio e pi dignitoso che voi accettaste questi sacrifici
non pi necessari ai nostri tempi, ma contenenti un significato e un
insegnamento anzich ordinare che siano i vostri uditori a recarvi le
vive vittime del vostro pasto e credere a certe sciocchezze.
L'apostolo Paolo a proposito di coloro che predicano il Vangelo in
vista dei banchetti li ha giustamente definiti quelli il cui Dio il loro
ventre
12
. Ma con quanta maggiore arroganza e empiet voi vi
vantate, voi che non esitate a considerare il vostro ventre non gi
come Dio, ma, ci che segno di una ancora pi scellerata audacia,
come purificatore di Dio! Inoltre di quale demenza segno il voler
sembrare pii per il fatto di astenersi dall'uccidere degli animali pur
ritenendo che tutti i loro alimenti abbiano un'anima, alimenti ai
quali, visto che li ritengono viventi, infliggono tante ferite con le
mani e coi denti?
Animali puri ed animali impuri.
6. Perch, se non volete cibarvi di carni, non uccidete gli stessi
animali dopo averli offerti al vostro Dio? In questo modo quelle
anime che non solo ritenete umane ma che a tal punto ritenete
divine da considerarle come le membra stesse di Dio, sarebbero
liberate dal carcere della carne e otterrebbero di non rientrarvi
grazie alle vostre preghiere. Forse che voi le aiutate meglio col
ventre che con la mente e si salva preferibilmente quella parte della
natura divina che ha meritato di passare attraverso le vostre
viscere rispetto a quella che ha meritato di essere raccomandata
dalle vostre preghiere? Voi dunque non sacrificate animali al vostro
ventre perch non potete ingoiarli vivi in modo da liberare le loro
anime per intercessione del vostro stomaco. O felici i legumi ai
quali, una volta che siano stati colti con la mano, tagliati col ferro,
tormentati col fuoco e triturati coi denti, concesso di giungere vivi
fino agli altari dei vostri intestini! E infelici gli animali che, una volta
usciti rapidamente dal loro corpo, non possono entrare nel vostro.
Ci considerate perci deliranti in quanto, quali nemici del Vecchio,
non consideriamo impura nessuna carne conservandoci ligi al
pensiero dell'Apostolo che dice: Tutto puro per i puri
13
e a quel
passo in cui il Signore dice: Non vi inquina ci che entra nella
vostra bocca, ma ci che ne esce
14
. Questo il Signore non lo disse
alle sole turbe, come volle invece che si intendesse il vostro
Adimanto, che Fausto loda particolarmente dopo Mani, nel suo
attacco contro il Vecchio Testamento: questo medesimo concetto il
Signore lo ha ribadito, con maggiore chiarezza ed energia, dinanzi
ai suoi discepoli mentre si trovava lontano dalle masse. Adimanto,
avendo opposto questo concetto espresso dal Signore al Vecchio
Testamento nel quale si parla delle carni di alcuni animali dalle quali
quel popolo era tenuto ad astenersi perch considerate impure,
temeva questa obiezione. Perch dunque voi considerate impure
non alcune, ma tutte le carni, e vi astenete da tutte, mentre tu
stesso presenti una testimonianza evangelica secondo la quale
l'uomo non viene corrotto dagli alimenti che penetrano nella sua
bocca e quindi vanno nel suo ventre e vengono espulsi nella latrina?
A questo punto cercando di uscire da tali anguste strettoie
denuncianti in modo evidentissimo la sua falsit disse che il Signore
avrebbe espresso questo concetto alle masse, quasi a dire ch'egli
esprimeva la verit a pochi e in segreto mentre gettava delle falsit
in pasto alle masse. Ma credere questo del Signore sacrilego. E
tutti coloro che leggono sanno ch'egli disse questo alle masse
lontane e in forma pi distesa ai discepoli. Poich dunque
nell'esordio di queste sue lettere Fausto ammira a tal punto
Adimanto da preferirgli soltanto Mani, ti chiedo in breve se codesta
affermazione del Signore secondo la quale l'uomo non inquinato
da ci che entra nella sua bocca sia vera o falsa: se la dicono falsa
perch il loro cos grande maestro Adimanto dicendola pronunciata
da Cristo l'ha usata per attaccare il Vecchio Testamento, o se vera
perch credono, contro di essa, di restare inquinati qualunque sia la
carne mangiata? A meno che vogliano rispondere il vero e dire che
l'Apostolo non ha detto che tutto puro per gli eretici, ma che tutto
puro per i puri. Per dimostrare che tutto impuro per gli eretici
l'Apostolo cos continua: Per gli impuri e gli infedeli nulla puro, ma
sono inquinate la loro mente e la loro coscienza
15
. Ne deriva che in
realt nulla puro per i Manichei, dal momento che secondo loro
non solo la stessa sostanza o natura di Dio avrebbe potuto essere
inquinata, ma anche che sarebbe stata di fatto inquinata in parte e
non solo che sarebbe stata inquinata, ma che non potrebbe essere
recuperata e purificata integralmente. Non c' quindi da
meravigliarsi se dicono di considerare a tal punto impure tutte le
carni che si astengono dal mangiarle come se ritenessero che esiste
qualcosa di puro non solo fra i cibi ma anche fra tutte le creature.
Ritengono infatti contaminati per la commistione con la stirpe delle
tenebre gli stessi legumi, la frutta e tutti i cereali, unitamente al
cielo e alla terra. Volesse il cielo che per tutti gli altri cibi fossero
coerenti col loro errore e astenendosi da tutti quei cibi che
ritengono impuri morissero di fame piuttosto che continuare
ostinatamente a proclamare siffatte bestemmie! Per gente che non
si vuol correggere n emendare chi non comprenderebbe la
maggiore utilit di tale soluzione?
Perch alcuni fra gli animali sono giudicati puri ed altri
impuri?
7. Perch non c' contraddizione fra il Vecchio Testamento, nel
quale sono proibiti alcuni alimenti costituiti da carne, e
l'affermazione dell'Apostolo secondo la quale tutto puro per i puri
e ogni creatura di Dio buona
16
? Se possono, i nostri avversari
comprendano che ci che dice l'Apostolo riguarda le nature per se
stesse e che quelle lettere, volendo fare delle prefigurazioni
congruenti col tempo, definirono impuri certi animali non per la loro
natura ma per il loro significato. Cos, per esempio, se prendiamo in
considerazione il maiale e l'agnello, entrambi per natura risultano
puri in quanto ogni creatura di Dio buona. Se ci rifacciamo per a
un implicito significato l'agnello puro e il maiale impuro. come
se tu considerassi i due termini sapiente e stolto. Entrambe queste
parole per la natura della voce e delle lettere e delle sillabe di cui
constano sono pure; per il significato una di queste due parole, cio
stolto, pu dirsi impura non per la sua natura, ma perch indica
qualcosa di impuro. Ci sembra possibile dire che quello che il
termine maiale nella rappresentazione visiva delle cose lo il
termine stolto nella considerazione del genere di realt cui ci si
riferisce. In tal modo sia quell'animale sia le due sillabe di cui
costituito il termine stolto indicano una e medesima cosa. La legge
indica quell'animale come impuro perch non rumina, una
caratteristica che non un difetto, ma riguarda la sua natura. Ma
sono gli uomini ad essere indicati attraverso questo animale, quegli
uomini che sono impuri per un loro difetto, non per natura, e che,
pur ascoltando volentieri le parole della sapienza, in seguito non ne
fanno alcun conto. Che altro se non un ruminare spiritualmente
nella dolcezza del ricordo l'atto di richiamare da quelle che
potremmo definire le viscere della memoria alla bocca del pensiero
ci che si udito di utile? Coloro che non fanno questo sono
immaginati come appartenenti ad un definito genere di animali. Per
conseguenza la stessa astinenza dalle loro carni ci raccomanda di
guardarci da questo vizio. Posto che la sapienza un ambito tesoro,
a proposito della purezza del ruminare e della impurit del non
ruminare cos si esprime la Scrittura in un altro passo: Un ambito
tesoro riposa nella bocca del saggio, ma l'uomo stolto lo ingoia
17
.
Queste similitudini delle cose contenute nelle locuzioni e nelle
osservazioni figurate stimolano utilmente e piacevolmente le menti
ragionanti esercitandole nell'attivit di ricerca e comparazione. Per
il popolo precedente, per, molte di tali prescrizioni non dovevano
soltanto essere ascoltate, ma anche osservate. Era un tempo nel
quale occorreva non solo con le parole ma anche coi fatti profetare
ci che sarebbe stato rivelato in un tempo successivo. Una volta
rivelate quelle profezie attraverso Cristo e in Cristo non fu pi
imposto alla fede il peso di osservare le prescrizioni, anche se fu
raccomandata l'autorit della profezia. Ecco che noi vi abbiamo
spiegato per quale motivo, pur non considerando impuro nessun
animale alla luce di quanto ci hanno insegnato il Signore e
l'Apostolo, non ci poniamo contro il Vecchio Testamento dove alcuni
animali sono detti impuri. Ora voi spiegateci perch considerate
impure le carni.
L'origine della carne secondo i Manichei.
8. Se, seguendo il vostro errore, stato a causa della commistione
della stirpe delle tenebre, che non le carni, ma lo stesso vostro Dio
impuro in quella parte ch'egli invi e mescol perch fosse
assorbita e inquinata al fine di debellare e di far prigionieri i suoi
nemici, a causa della stessa commistione che qualunque cosa
mangiate impura. Ma voi dite che le carni sono assai pi impure.
Quanto poi al motivo per cui le carni sarebbero assai pi impure
troppo lungo ricordare i deliranti discorsi di costoro su questo
argomento. Toccher brevemente quanto basta per esaminare la
posizione di questi detrattori del Vecchio Testamento in preda alla
pi incancrenita follia e per convincere i denigratori della carne che,
sprovvisti di ogni verit spirituale, sono totalmente immersi nella
sola carnalit. Forse infatti questa risposta un po' pi ampia istruir
i lettori contro di loro in modo da non richiedere da noi nelle altre
risposte un cos gran numero di parole. Dicono infatti questi
millantatori e seduttori dell'anima che in quella famosa battaglia
nella quale il loro primo uomo irret con elementi fallaci la stirpe
delle tenebre, furono presi dal medesimo luogo i primi
rappresentanti di entrambi i sessi. Poich erano occupati nella
costruzione del mondo si trovarono per la maggior parte riuniti
nelle fabbriche celesti e fra loro c'erano anche alcune donne
gravide. Quando il cielo inizi il suo moto di rotazione quelle donne,
non essendo in grado di sopportare la vertigine, versarono fuori con
un aborto i figli da esse concepiti e gli stessi feti abortivi sia maschi
che femmine caddero dal cielo in terra. Questi per sopravvissero,
crebbero, si unirono, generarono. Di qui, dicono, traggono origine
tutte le carni che si muovono sulla terra, nell'acqua, nell'aria. Se
dunque l'origine di tutte le carni il cielo la cosa pi assurda
considerarle pi impure per questo. Il discorso tanto pi valido se
si considera che secondo i Manichei nella struttura del mondo gli
stessi principi delle tenebre erano talmente collegati fra loro
attraverso tutte le possibili connessioni, dalle zone pi basse alle
pi alte, che quanto pi ciascuno possedeva di bene mescolato al
male, tanto pi meritava di essere collocato nelle zone pi alte. Per
questo le carni che hanno la loro origine in cielo dovrebbero essere
pi pure delle messi che derivano dalla terra. Inoltre che si pu dire
di tanto folle quanto sostenere che dei feti concepiti prima di
ottenere la vita sarebbero stati tanto vitali da vivere dopo essere
stati abortiti ed essere scivolati dal cielo sulla terra? In realt gli
uomini anche dopo il contatto con la vita se non nascono, a
maturit raggiunta, nel tempo stabilito non possono vivere e se
cadono da un luogo poco pi alto subito muoiono. In ogni caso se il
regno della vita fosse in guerra col regno della morte la
commistione con la vita avrebbe dovuto rendere i belligeranti pi
vivaci e non pi corrotti. Se poi ogni cosa possiede maggiormente
nella sua natura la capacit di evitare la corruzione non avrebbero
dovuto parlare di due nature di cui una buona e una cattiva, ma di
due buone delle quali una migliore. Come possono dunque
dichiarare pi impure le carni che affermano trarre la loro origine
dal cielo, specialmente quelle a tutti note? Infatti ritengono che gli
stessi primi corpi dei principi delle tenebre trarrebbero origine come
dei vermiciattoli dagli alberi nati nello stesso posto. Gli stessi alberi
sarebbero nati da quei cinque elementi. Perci se i corpi degli
animali traggono la loro prima origine dagli alberi e la seconda dal
cielo, che motivo c' di considerarli pi impuri dei frutti degli alberi?
Se inoltre quando muoiono rendono l'anima in modo che resta
impuro ci che rimane dopo il loro abbandono da parte della vita,
perch allo stesso modo non sarebbero impuri i legumi e le mele
che in ogni caso, come s' gi detto, muoiono quando sono colti o
strappati? Non vogliono essere rei di questi omicidi dal momento
che non strappano nulla dalla terra o dall'albero. Inoltre,
affermando che in un unico corpo di animale vi sono due anime,
una buona derivante dalla stirpe della luce ed una cattiva derivante
dalla stirpe delle tenebre, forse che quando l'animale resta ucciso
fugge l'anima buona e resta la cattiva? Se ci fosse l'animale ucciso
vivrebbe come viveva fra la stirpe delle tenebre quando aveva solo
l'anima della sua stirpe con la quale si ribellava contro i regni divini.
Poich dunque alla morte di qualsiasi animale entrambe le anime,
sia la buona che la cattiva, lasciano la carne perch la carne detta
impura come se fosse abbandonata dalla sola anima buona? Poich
anche se rimangono alcune reliquie di vita provenienti da entrambe
le anime, neppure il letame dicono che rimanga senza alcune
esigue reliquie delle membra di Dio. Non trovano dunque alcun
motivo per affermare che le carni sono pi impure delle messi. Ma
ovviamente, cercando di ostentare la loro falsa castit, considerano
pi impura la carne che deriva da un rapporto sessuale quasi non
fossero tanto pi energicamente costretti a venire in aiuto a quel
membro divino mangiandolo quanto pi strettamente ritengono
ch'egli sia col incatenato. Alla fine, se questa la causa di una
maggiore impurit delle carni mangino i corpi di quegli animali che
non derivano da un rapporto come sono gli innumerevoli tipi di
vermi, alcuni dei quali, nati dagli alberi, costituiscono il normale
alimento degli abitanti del Veneto. Se odiano quella carne che
deriva da un rapporto sessuale costoro avrebbero dovuto mangiare
anche le rane, che la terra produce immediatamente dopo una
pioggia, per liberare le membra divine miste a forme siffatte.
Potrebbero allora accusare di errore il genere umano per il fatto di
cibarsi di galline e colombe, nate dall'unione di maschi e di
femmine, e di respingere animali pi puri come le rane figlie del
cielo e della terra. Infatti secondo una loro favola i primi principi
delle tenebre, i cui genitori furono gli alberi, sarebbero pi puri
dello stesso Mani che un padre e una madre generarono
accoppiandosi. Anche i loro pidocchi che, senza una unione
sessuale, nascono dal calore della carne o da una esalazione del
corpo, sarebbero pi puri di quegli stessi infelici che sono nati
dall'accoppiamento dei genitori. Se poi ritengono impuro tutto ci
che, anche in assenza di un rapporto, deriva dalla carne, per il solo
fatto che la carne deriva da un rapporto, impuri saranno anche i
legumi e i cereali che si sviluppano ampiamente e
abbondantemente dallo sterco. Vedano un po', a questo punto, che
cosa dire e che cosa rispondere a coloro che ritengono i cereali pi
puri delle carni. Infatti quale residuo pi impuro dello sterco viene
emesso dalla carne e quale concime pi efficace viene usato per far
crescere i seminati? Certo essi dicono che per la triturazione e la
digestione dei cibi la vita se ne va e che qualche esiguo residuo
rimane nello sterco. Perch dunque, dove rimane poca vita, di l i
vostri cibi, cio i frutti della terra, grazie allo sterco risultano
migliori, pi grandi e pi abbondanti? La carne non nasce dalle
immondizie della terra, ma dai feti, la terra invece fecondata dalle
immondizie della carne, non dai feti. Scelgano che cosa sia pi puro
oppure, se gi corretti nel loro errore, cessino di essere impuri ed
infedeli, per i quali tutto impuro e assieme a noi accolgano
l'Apostolo che dice: Tutto puro per i puri
18
. Del Signore la terra
e la sua pienezza
19
. Ogni creatura di Dio buona
20
. Tutte le cose
che esistono per natura nel loro ordine sono buone e nessuno in
esse pecca se non colui che, non conservando il suo ordine
nell'obbedienza a Dio, usando male anche il loro ordine lo turba.
Pane azimo, vestiti proibiti e altre prescrizioni.
9. 1. I nostri padri, che piacquero a Dio, mantennero la loro
posizione nell'ordine per il fatto stesso di praticare l'obbedienza in
modo tale che quanto nel momento opportuno veniva ordinato da
Dio era osservato cos come era stato ordinato. In tal modo non si
limitarono in quel tempo ad astenersi dal mangiare le carni
commestibili, che pur essendo tutte pure per natura, ne
annoveravano alcune impure per il loro significato: era stato infatti
ordinato loro di non mangiarle affinch, grazie a tali significati, si
prefigurasse ci che in futuro sarebbe stato rivelato. [Per converso]
sarebbero stati gravemente colpevoli gli uomini di quel tempo e di
quel popolo se non avessero rispettato le prescrizioni relative al
pane azimo e agli altri alimenti consimili nei quali l'Apostolo
scorgeva l'ombra degli eventi futuri
21
: occorreva infatti che quelle
pratiche venissero rispettate e che gli eventi che ci sono stati
rivelati fossero preannunciati in quel modo. Quanto saremmo
insipienti se ora che s' gi manifestato il Nuovo Testamento
pensassimo che possano in qualche modo giovarci quelle
osservanze profetiche. Saremmo per sacrileghi ed empi se
continuassimo a trattenere con fede e fermezza quei libri che sono
stati scritti per noi, ben sapendo che gli eventi che ci sono stati
rivelati e manifestamente annunciati erano stati predetti molti anni
prima dalle solite figure, ma ritenessimo di dover rigettare quegli
stessi libri. Nostro Signore ci impone non gi di osservare
materialmente ci che in essi scritto, ma di comprenderlo e
attuarlo spiritualmente. Sono state scritte per noi - dice l'Apostolo -
che siamo alla fine del tempo
22
. Tutto ci che fu scritto in
precedenza fu scritto perch noi ne fossimo informati
23
. Pertanto
non mangiare pane azimo nei sette giorni stabiliti al tempo del
Vecchio Testamento era peccato, ma non lo pi ai tempi del
Nuovo. Nella speranza per del secolo futuro che ci d il Cristo che
tutti ci rinnover rivestendo la nostra anima di giustizia e il nostro
corpo di immortalit
24
credere che dovremo passivamente o
attivamente essere soggetti a una qualche sofferenza derivante
dalla fatalit e dalla miseria dell'antico stato di corruzione sar
sempre peccato, per tutti i sette giorni che sono alla base della
divisione del tempo. Questa verit, occultata in una figura ai tempi
del Vecchio Testamento, fu compresa da alcuni giusti e
manifestamente rivelata ai tempi del Nuovo viene predicata ai
popoli. Quella che nella Vecchia Scrittura era una prescrizione, ora
una testimonianza. Non celebrare talora la festa delle Capanne
era peccato
25
, ora non lo pi. Non entrare per nel tabernacolo di
Dio che la Chiesa sempre peccato. Ma allora si agiva sotto una
prescrizione figurata, ora si legge in una testimonianza rivelata.
Infatti il tabernacolo che fu fatto allora non sarebbe chiamato
tabernacolo della testimonianza a meno che per una certa
congruenza di significato non attestasse una verit che sarebbe
stata manifestata pi tardi. Inserire la porpora in vesti di lino e
indossare una veste di lino e di lana un tempo fu peccato
26
, ora
non lo ; ma vivere disordinatamente e mescolare insieme diversi
tipi di professione quale sarebbe il caso di una consacrata a Dio che
si adornasse con i gioielli delle donne sposate o di una donna
sposata e incontinente che si atteggiasse a vergine in ogni modo
peccato. Ci vale in tutti i casi in cui in modo sconveniente si
mettono insieme elementi diversi non armonizzati. Allora era
raffigurato nelle vesti ci che ora si manifesta nei costumi. Quello
era tempo di significazione, il nostro di manifestazione. La stessa
Scrittura che era creatrice di opere significanti ora testimone delle
cose significate. E quella Scrittura che era analizzata per profetare
ora citata per confermare. Allora non era lecito aggiogare insieme
per lavorare l'asino e il bue
27
, ora lo . Ci stato dichiarato
attraverso l'Apostolo l dove riprende un passo della Scrittura a
proposito del divieto di mettere la museruola al bue che trebbia il
grano, un passo che dice: Forse che Dio ha cura dei buoi? Perch
dunque ora si legge il testo sacro dal momento che ora lecito ci
ch'esso proibiva? Perch l'Apostolo prosegue dicendo: La Scrittura
parla per noi
28
; e in ogni caso empio non leggere ci che scritto
per noi, scritto per noi ai quali manifestato, pi che per coloro per
i quali era espresso in figure. Chiunque pu, se necessario,
aggiogare assieme l'asino e il bue senza danno per il suo lavoro.
Non senza scandalo invece si potrebbero accoppiare un saggio e
uno stolto, ove non avvenga che il saggio insegni e lo stolto
apprenda, ma entrambi con pari autorit annunzino la parola di Dio.
la stessa Scrittura quella che noi possediamo e che allora
prescriveva autorevolmente ci che doveva essere velato d'ombre
per essere oggi rivelato, e oggi testimonia con autorit oramai
aperto alla luce ci che allora era nascosto.
9. 2. A proposito del calvo e dello stempiato
29
, che la legge
considerava impuri, Fausto aveva fatto poca attenzione o si era
imbattuto in un codice corrotto. Oh se lo stesso Fausto avesse
voluto una fronte calva e non si fosse vergognato di rappresentare
in essa la croce di Cristo! certamente non avrebbe creduto che
Cristo, che va proclamando: Io sono la verit
30
, n fosse morto per
false ferite o fosse risuscitato con false cicatrici. Anzi egli stesso a
dire: " Io non ho imparato ad ingannare, ci che penso lo dico ".
Non quindi discepolo del suo Cristo e nella sua follia pensa che
questi avrebbe mostrato ai suoi discepoli che dubitavano delle false
cicatrici; e non solo vuole che si creda a lui in quanto veritiero circa
le altre verit, ma anche per quanto attiene alla fallacia di Cristo.
Sarebbe dunque migliore di Cristo mentendo il quale egli non
mentirebbe, o, per ci stesso, essendo discepolo non del vero Cristo
ma del falso Mani, anche in questo si ingannerebbe, nel vantarsi di
non aver imparato a ingannare.

1 - Es 20, 17.
2 - Gn 17, 10-12.
3 - 1 Cor 10, 11.
4 - 1 Cor 10, 6.
5 - Col 2, 16, 17.
6 - Tt 1, 15.
7 - Rm 4, 11.
8 - Sap 7, 24, 25.
9 - 1 Cor 10, 11.
10 - Mt 8, 32.
11 - Lc 5, 14.
12 - Fil 3, 19.
13 - Tt 1, 15.
14 - Mt 15, 11.
15 - Tt 1, 15.
16 - 1 Tm 4, 4.
17 - Prv 21, 20.
18 - Sal 23, 1.
19 - 1 Tm 4, 4.
20 - Cf. Eb 10, 1.
21 - 1 Cor 10, 11.
22 - Rm 15, 4.
23 - Cf. Es 12, 15.
24 - Cf. 1 Cor 15, 53-54.
25 - Lv 23, 34.
26 - Cf. Dt 22, 11.
27 - Cf. Dt 22, 10.
28 - 1 Cor 9, 9, 10.
29 - Lv 13, 40.
30 - Gv 14, 6.
LIBRO SETTIMO
Con quali argomentazioni Fausto respinge come del tutto
falsa la genealogia di Cristo.
1. FAUSTO. " Perch non credi nella genealogia di Ges? ". Molte
sono le ragioni, ma la pi importante questa: neppure lui ha mai
confessato con la sua bocca di avere un padre o una generazione su
questa terra; al contrario ha affermato di non essere di questo
mondo, di procedere da Dio Padre, di essere disceso dal cielo, di
non avere n madre n fratelli fatta eccezione di coloro che fanno la
volont di suo padre che nei cieli
1
. Inoltre quegli stessi che gli
attribuiscono queste genealogie non sembrano averlo conosciuto n
prima della nativit e neppure subito dopo la nascita s da far
credere che avessero scritto su fatti attinenti alla sua persona per
esserne stati testimoni oculari. In realt si unirono a lui che era gi
nella prima et virile, aveva cio circa trent'anni, e sempre
ammesso che si possa attribuire un'et a Dio senza cadere nella
bestemmia. Pertanto, visto che in ogni testimonianza si suole
sempre chiedere se il testimone ha udito o visto, costoro n
confessano di aver udito da lui questa serie di generazioni o
semplicemente che sia nato n di averlo visto coi loro occhi
avendolo conosciuto dopo lungo tempo, cio dopo il battesimo. A
me e a chiunque giudichi rettamente sembra tanto stolto credere a
questo come se qualcuno chiamasse in giudizio come testimone un
cieco o un sordo.
Su una assurda argomentazione di Fausto.
2. AGOSTINO. Per quanto attiene a quello che Fausto chiama il
motivo principale per il quale non accetta la genealogia di Ges
Cristo deve dirsi che la sconfitta evidente. Basta leggere quanto
abbiamo gi detto del Figlio dell'uomo che tanto spesso Cristo
ammette di essere
2
e del Figlio di Dio che abbiamo constatato
essere anche figlio dell'uomo
3
. Abbiamo anche visto, come attesta
la dottrina degli apostoli, che secondo la sua divinit non ha una
parentela sulla terra, ma secondo la carne della stirpe di Davide
4
.
Occorre perci che si creda e si comprenda ch'egli uscito dal
Padre
5
, che venuto dal cielo
6
e che in quanto Verbo, divenuto
carne, ha abitato fra gli uomini
7
. I Manichei potrebbero credere
ch'egli non avesse in terra una madre e una parentela per aver
detto: Chi mia madre e chi sono i miei fratelli?
8
A questo punto
per anche i suoi discepoli, ai quali Cristo offr come esempio se
stesso, potrebbero confessare, per esprimere la loro scarsa
considerazione delle parentele terrene in vista del regno dei cieli, di
non avere padre, in ottemperanza a quanto Cristo stesso aveva loro
detto: Non chiamate padre nessuno sulla terra perch solo Dio
vostro Padre
9
. Ci dunque che insegn a costoro a proposito dei
padri lo applic per primo alla madre e ai fratelli. E lo stesso fece in
molte altre occasioni nelle quali si degn di presentare se stesso
perch lo imitassimo e di prevenirci perch lo seguissimo. Bisogna
pertanto considerare come costui, che si lascia vincere in una
considerazione ch'egli ritiene fondamentale, per tutto il resto si
fermi e si confonda. Dice infatti che non si deve credere agli
apostoli che annunziarono non solo la nascita divina di Cristo ma
anche quella umana perch aderirono successivamente al giovane e
n lo videro alla nascita n dissero di aver udito questo da lui.
Perch dunque credono a Giovanni l dove dice: In principio era il
Verbo e il verbo era presso Dio e il verbo era Dio. Questo in
principio era presso Dio; tutte le cose furono fatte per mezzo suo e
nulla fu fatto senza di lui
10
? Da rilevare che queste parole con ci
che segue piacciono a loro anche se non le capiscono. Dicano
dunque dove Giovanni abbia visto questo o dove abbia detto di
averlo udito dallo stesso Signore. Quale che essi abbiano detto
essere la fonte attingendo alla quale Giovanni pot giungere alla
conoscenza di quanto dice, pensiamo che attingendo ad essa tutti
gli annunziatori della nativit di Cristo poterono conoscere il
contenuto del loro annunzio. Chiedo quindi perch credano che il
Signore abbia detto: Chi mia madre e chi sono i miei fratelli? Se
credono perch l'ha narrato l'evangelista, perch non credono
anche all'altra sua affermazione che suona: Perch la sua madre e i
suoi fratelli lo cercavano
11
? Se invece ha mentito nel dire quello
che essi si rifiutano di credere, come possono credere a lui quando
riporta le parole di Cristo ch'essi non vogliono comprendere? Inoltre
se Matteo non pot conoscere la nascita di Cristo perch si un a lui
quando era pi che adolescente, come pot Mani, nato tanti anni
dopo, sapere che Cristo non era nato? Diranno: Questo sapeva lo
Spirito Santo che era in Mani. Certamente se egli fosse stato lo
Spirito Santo avrebbe detto la verit. Ma perch a proposito di
Cristo non crediamo piuttosto ai suoi discepoli che aderirono a lui e
vissero con lui? Essi non solo attraverso lo Spirito Santo, che Cristo
aveva immesso in loro, poterono conoscere le vicende relative agli
uomini ch'essi ignoravano, ma anche ricorrendo alle sole facolt
cognitive dell'uomo riuscirono a ricostruire, anche in considerazione
del fatto che la memoria era cos recente, la parentela e l'origine di
Cristo secondo la carne. E tuttavia gli apostoli sono definiti
testimoni ciechi e sordi. Oh se tu non solo fossi stato cieco e sordo
si da non apprendere dottrine vane e sacrileghe, ma anche muto, il
che ti avrebbe impedito di dire simili scempiaggini!

1 - Cf. Mt 12, 50.
2 - Mt 8, 20.
3 - Mt 9, 6.
4 - Rm 1, 3; 2 Tm 2, 8.
5 - Cf. Gv 16, 28.
6 - Cf. Gv 6, 41
7 - Cf. Gv 1, 14.
8 - Mt 12, 48.
9 - Mt 23, 9.
10 - Gv 1, 1 ss.
11 - Mt 12, 46 ss.
LIBRO OTTAVO
Ancora contro l'Antico Testamento: la stoffa vecchia e il
vestito nuovo sono incompatibili
1. FAUSTO. " Perch non accetti il Vecchio Testamento? ". Perch
sono gi stato prevenuto dal Nuovo. Il Vecchio e il Nuovo non
s'accordano come attesta la Scrittura: Nessuno, dice, pone una
stoffa nuova in un vestito vecchio, altrimenti si ha uno strappo pi
grande
1
. Poich dunque mi guardo bene dal provocare uno strappo
maggiore non mescolo la novit cristiana alla vetust ebraica. Chi
infatti non giudicherebbe disgustoso, una volta che abbia indossato
un abito nuovo, non gettare il vecchio fra i rifiuti? Pertanto, bench
io fossi nato giudeo, come lo furono gli apostoli, era corretto che io,
una volta accolto il Nuovo Testamento, ripudiassi il Vecchio come
fecero loro. Ora dunque, una volta ottenuto per dono della natura
di non nascere sotto il giogo della schiavit e vedendomi venire
subito incontro Cristo col dono di una piena libert, come sarei
misero, stolto e anche ingrato se mi consegnassi ancora ad una
schiavit! Paolo rimproverava i Galati che, ritornando alla
circoncisione, retrocedevano verso consuetudini difettose e
inefficaci in base alle quali farsi di nuovo schiavi
2
. Come potrei
dunque accettare qualcosa per cui vedo che altri rimproverato?
vergognoso tornare in schiavit, ma ancora pi vergognoso il
sottomettervisi per la prima volta.
Ammaestramenti veterotestamentari espressi in forma
figurata.
2. AGOSTINO. Abbiamo in precedenza mostrato a sufficienza
perch e in che modo conserviamo l'autorit del Vecchio
Testamento, non per imitare la schiavit giudaica, ma per
testimoniare la libert cristiana. Non mi riferisco alla mia voce, ma
a quella dell'Apostolo che dice: Tutte queste vicende li riguardavano
come figure, ma sono state scritte per noi che siamo alla fine del
tempo
3
. Noi non eseguiamo in schiavit quanto ci viene ordinato
per presentarci, ma leggiamo in libert quanto stato scritto per
confermarci. Chi non comprenderebbe a questo punto perch
l'Apostolo richiama i Galati? Il motivo evidente: volendo essere
circoncisi non leggevano la Scrittura relativa alla circoncisione con
spirito religioso, ma gi superstizioso
4
. Non ricuciamo dunque in un
vestito vecchio una pezza nuova. Ci istruiamo per sul regno dei
cieli a somiglianza di quel padre di famiglia di cui parla il Signore,
che traeva dal tesoro sia le cose nuove che quelle vecchie
5
. Ricuce
un panno nuovo sul vestito vecchio chi vuol avere la continenza
spirituale senza rinunciare alla speranza carnale. Leggete
attentamente e vedete come ha risposto il Signore interrogato sul
digiuno: Nessuno cuce la stoffa nuova sul panno vecchio
6
. I
discepoli amavano ancora il Signore carnalmente dal momento che
temevano di perderlo se fosse stato ucciso. per questo che
apostrofa col nome di Satana il discepolo Pietro che voleva
allontanarlo dalla passione, rimproverandolo di non saper gustare le
cose di Dio ma solo quelle degli uomini
7
. Considerate dunque quale
speranza carnale voi concepiate in quella vostra fantasiosa
immagine del regno di Dio per cui amate e adorate codesta luce del
sole sensibile per la carne quasi vi fosse presentata come esempio:
scoprirete come i vostri digiuni si cuciono con la prudenza della
carne come con un vecchio vestito. In realt, visto che il panno
nuovo non s'accorda col vestito vecchio, come poterono le membra
del vostro Dio unirsi ai principi delle tenebre non tanto unite e
cucite, ma, ci ch' peggio, mescolate e impastate con essi? Forse
che entrambi sono vecchi perch falsi ed entrambi si riferiscono alla
prudenza della carne? A meno che voi vogliate dimostrare che l'uno
vecchio e l'altro nuovo perch s' creata fra i due una grossa
spaccatura in modo che un miserabile pezzo di stoffa fosse
strappato dal regno della luce ed una pena eterna fosse inflitta alla
sfera delle tenebre. Eppure al grossolano creatore di simili favole o
al poveretto che se ne riveste sembra di punzecchiare argutamente
con l'ago della lingua i solidi fondamenti delle divine Scritture.

1 - Mt 9, 16; Lc 5, 36.
2 - Gal 4. 5.
3 - 1 Cor 10, 11.
4 - Cf. Gal 4. 5.
5 - Cf. Mt 13, 52.
6 - Mt 9, 16.
7 - Mt 16, 23.
LIBRO NONO
Per approfondire il passaggio da Giudei e Gentili a Cristiani
viene introdotta la figura di due alberi, dolce e amaro, in
comunicazione interna fra loro.
1. FAUSTO: " Perch non accetti il Vecchio Testamento? ". Se agli
apostoli, nati sotto di esso, fu lecito allontanarsene, perch a me
non sarebbe lecito non seguire quello sotto il quale non sono nato?
Tutti nasciamo Gentili, non Giudei e quindi non Cristiani. Ma mentre
il Vecchio Testamento ne trascina alcuni a s dal seno dei Gentili e
li fa Giudei, altri ne prende il Nuovo e li inizia al Cristianesimo.
come se due alberi, l'uno dolce e l'altro amaro, trasferissero in s
con le loro radici l'energia della stessa terra per cambiarla in base
alla loro natura. Visto perci che gli apostoli sono passati dall'amaro
al dolce, quanto sarei stolto se dal dolce passassi all'amaro!
2. AGOSTINO. Perch dunque l'Apostolo che, secondo quanto dici,
abbandonato il Giudaismo, sarebbe passato dall'amarezza alla
dolcezza, presenta come rami spezzati coloro che, provenendo dal
popolo ebraico, non hanno voluto credere in Cristo e dice che nella
stessa radice dell'ulivo, cio nella fonte dei santi ebrei, sono stati
innestati, come un olivo selvatico, i Gentili perch divenissero
partecipi del succo dell'ulivo? Infatti ammonendo i Gentili perch
non insuperbissero, considerando lo scivolone dei Giudei, cos si era
espresso: Mi rivolgo a voi, Gentili, proprio perch sono l'apostolo
delle Genti. Mi sforzo di onorare la mia posizione per vedere se mi
riesce in qualche modo di smuovere per invidia la mia carne in
modo da salvare alcuni di loro. Se il loro isolamento porta alla
riconciliazione col mondo, cosa sar il loro nuovo inserimento se
non un ritorno dalla morte alla vita? Se le primizie offerte a Dio
sono sante, anche la messe santa; se la radice santa lo sono
anche i rami; se alcuni fra i rami vengono spezzati, tu che sei l'olivo
selvatico, sei innestato in essi e sei divenuto partecipe della radice
e dell'ulivo non gloriarti rispetto ai rami. Se ti glori infatti non sei tu
a portare la radice, ma la radice che porta te. Dici dunque: Si
sono spezzati i rami in modo che io possa innestarmi. Bene. Si sono
spezzati per incredulit. Tu invece te ne stai sull'albero per fede;
non insuperbirti per, ma fa attenzione: se Dio non ha risparmiato i
rami legittimi, non risparmier neppure te. Considera dunque due
atteggiamenti di Dio, la bont e la severit. Contro coloro che sono
caduti user la severit, verso di te la bont, sempre che tu
rimanga nella bont. Altrimenti anche tu cadrai. Ed anche loro, se
non rimarranno nella incredulit, saranno innestati: Dio infatti ha il
potere di innestarli di nuovo. Se infatti tu sei stato strappato da un
naturale olivo selvatico e contro natura sei stato innestato in un
olivo buono, quanto pi lo saranno quelli che essendo secondo
natura saranno innestati nel loro olivo. Non voglio, o fratelli, che
ignoriate il misterioso progetto di Dio per evitare che diventiate
presuntuosi. La cecit da parte di Israele diventato un dato di
fatto e rimarr tale finch interverr la pienezza dei Gentili e tutto
Israele sar salvato
1
. Guardatevi dunque voi, che non volete
essere innestati in questa radice, dall'essere simili ai rami spezzati,
come il carnale e empio popolo dei Giudei, ma cercate di rimanere
nell'amarezza dell'olivo selvatico. Infatti quale pianta, se non l'olivo
selvatico dei Gentili, fa pensare all'adorazione del sole e della luna?
A meno che voi pensiate di non essere nell'olivo selvatico dei Giudei
perch avete aggiunte spine di nuovo genere, vi siete costruito non
con mani d'artista, ma con spirito perverso, un falso Cristo da
adorare assieme al sole e alla luna. Lasciatevi innestare dunque
nella radice dell'ulivo alla quale l'Apostolo si rallegra di essere stato
restituito, lui che a causa dell'incredulit era stato fra i rami
spezzati. Si dice quindi liberato quando si rallegra di essere passato
dal Giudaismo al Cristianesimo perch Cristo ha sempre predicato
in quella radice e in quell'albero. Coloro che non credettero nella
sua venuta ne furono strappati e quelli che credettero vi furono
innestati. A loro perch non insuperbiscano dice: Non insuperbirti,
ma sta' attento: se infatti Dio non ha risparmiato i rami secondo
natura, non risparmier neppure te. Ma neppure dei rami spezzati
si deve disperare e perci poco dopo dice: Anch'essi se non
permarranno nell'incredulit saranno innestati: Dio ha infatti il
potere di innestarli di nuovo. Infatti se tu sei strappato da un
naturale olivo selvatico e sei innestato contro natura in un buon
olivo, tanto pi coloro che sono secondo natura saranno innestati
nel loro olivo
2
. Ecco perch egli si gloria dopo che stato liberato
dallo strappo e restituito al succo della radice. Coloro che sono fra
voi e che l'empiet ha spezzato ritornino e saranno di nuovo
innestati. Quelli poi che non furono mai sull'albero vengano
strappandosi da una naturale sterilit per divenire partecipi di una
futura fecondit.

1 - Rm 11, 13 ss.
2 - Rm 11, 23-24.
LIBRO DECIMO
Promesse temporali contenute nel Vecchio Testamento.
1. FAUSTO. " Perch non accetti il Testamento Vecchio? ". Perch e
dall'uno e dall'altro abbiamo appreso a non desiderare un contenuto
estraneo. " Che cosa ha di estraneo il Vecchio Testamento? ".
Diremmo anzi che cosa ha di non estraneo. Promette denaro e
saziet del ventre e figli e nipoti e lunga vita e assieme a questi
beni il Regno di Canaan. Ma tutto questo lo promette ai circoncisi e
a coloro che osservano il sabato, a coloro che fanno sacrifici e si
astengono dalla carne suina e agli altri che hanno un
comportamento di questo tipo. Poich io, come ogni cristiano,
trascuro queste pratiche come inette e per nulla efficaci per la
salute dell'anima, riconosco che neppure mi spetta ci che
promette. Memore della raccomandazione che suona: Non
desidererai i beni estranei
1
, ho accettato volentieri e col mio pieno
assenso che gli Ebrei abbiano i loro beni, accontentandomi del
Vangelo e della splendida eredit del Regno dei Cieli. Infatti, come
giustamente arrabbiandomi direi a un Giudeo che rivendicasse per
s il Vangelo: " Impudente, che hai a che fare con colui del quale
non rispetti i comandamenti ", cos temo che un Giudeo potrebbe
rimproverarmi le stesse cose dal momento che conservo il Vecchio
Testamento del quale non rispetto i comandamenti.
Promesse del Vecchio Testamento espresse come figure.
2. AGOSTINO. Costui non si vergogna di ripetere spesso le
medesime cose senza fondamento. Quanto a me non mi rincresce
di ripetere spesso le stesse cose bench vere. Chiunque pertanto
cerca una risposta anche contro questi argomenti, legga. Al Giudeo
che mi chiede perch conservi il Vecchio Testamento del quale non
osservo i comandamenti rispondo che sono osservati dai Cristiani
anche gli ammaestramenti sulla vita pratica ricavati dai libri stessi;
quanto alle prescrizioni simboliche erano giustamente osservate
quando venivano preannunziate le verit che ora ci sono state
rivelate. Perci anche se queste non le osservo con spirito religioso,
le conservo come testimonianza allo stesso modo delle promesse di
beni carnali che derivano dall'ambito che giustamente prende il
nome di Vecchio Testamento. Bench infatti mi siano state rivelate
le realt eterne oggetto della mia speranza, continuo a leggere
tuttavia i testi che le presentavano agli uomini di allora come
testimonianze espresse in modo figurato. Sono stati infatti scritti
per noi che siamo alla fine del tempo
2
. Se dunque avete udito cosa
rispondiamo ai Giudei, udite ora anche quello che obiettiamo ai
Manichei.
I Manichei e il Nuovo Testamento.
3. Certamente Fausto ha detto che noi non dovremmo turbarci se i
Giudei ci dicessero: Perch conservate il Vecchio senza osservarne i
comandamenti?. E a loro noi questo rispondiamo, senza nulla
togliere alla nostra venerazione per quella parte della Scrittura: Che
cosa rispondete quando vi si dice: " Perch conservate i libri
evangelici dei quali voi vi fingete seguaci per ingannare gli inesperti
e non solo non credete alle cose che vi sono scritte, ma vi opponete
ad esse quanto pi energicamente potete? ". Non potete non
constatare che per voi praticamente impossibile rispondere alle
obiezioni relative al Nuovo Testamento pi di quanto non lo sia per
noi rispondere alle obiezioni relative all'Antico. Noi diciamo che tutti
i contenuti dei libri del Vecchio Testamento corrispondono a verit,
sono comunicati da Dio e opportunamente distribuiti a seconda dei
tempi. Voi di fronte alle obiezioni relative ai contenuti del Nuovo
Testamento le respingete non sapendo rispondere e, stretti in gola
dall'evidenza della verit, con debole voce dite che sono falsit. Che
altro potrebbe cavar fuori la bocca soffocata di abituali mentitori? O
che altro odore potrebbero emanare da cadaveri trafitti? Eppure
Fausto ha confessato di aver appreso a non desiderare ci che non
gli appartiene, non solo dal Nuovo ma anche dal Vecchio
Testamento, il che certamente non avrebbe potuto apprendere dal
suo Dio. Ma se egli non ha desiderato ci che non gli appartiene,
perch mai ha costruito nuovi secoli sulla terra delle tenebre ove
non erano mai stati? Forse dir: " La stessa precedente stirpe delle
tenebre desider il mio regno che non era di sua propriet ". Ha
dunque imitato la stirpe delle tenebre per desiderare anch'egli ci
che non gli appartiene? Forse che in precedenza era stato troppo
stretto il regno della luce? Si sarebbe allora dovuta desiderare una
guerra per ottenere come risultato della vittoria un ampio regno. Se
questo un bene, avrebbe dovuto essere desiderato anche prima,
ma si attendeva che la gente nemica entrasse per prima in guerra,
in modo che per certi aspetti la vittoria fosse pi giusta. Se per
non un bene perch mai, vinto il nemico, volle che il suo regno
crescesse su una terra non sua pur essendo in precedenza vissuto
in piena felicit accontentandosi delle sue terre? Oh se costoro
volessero apprendere dalle stesse Scritture questi stessi
comandamenti, fra i quali c' la proibizione di desiderare ci che
non ci appartiene! Certamente si ammansirebbero e divenuti miti
comprenderebbero che anche i precetti simbolici, ch'essi diffamano
con tanta asprezza, erano in piena aderenza coi loro tempi. Quanto
a noi come potremmo non desiderare il Vecchio Testamento dal
momento che leggiamo che quelle prescrizioni figurate che
riguardavano gli uomini di allora sono state scritte per noi che
siamo alla fine del tempo
3
? Penso che chi legge ci che stato
scritto proprio per lui non lo desideri come cosa che non gli
appartiene.

1 - Es 20, 17; Rm 7, 7.
2 - 1 Cor 10, 11.
3 - 1 Cor 10, 11.
LIBRO UNDICESIMO
Fausto di fronte alla risurrezione di Cristo.
1. FAUSTO. " Accetti l'Apostolo? ". S e in sommo grado. " Perch
dunque non credi al Figlio di Dio nato secondo la carne dal seme di
Davide
1
? ". Non sono disposto a credere che l'Apostolo di Dio abbia
potuto scrivere cose contraddittorie e che su nostro Signore abbia
avuto ora questa ora quell'opinione. Ma poich piace cos a voi, che
mai riuscite ad udire senza arrabbiarvi che negli scritti dell'Apostolo
vi sia qualcosa di interpolato, sappiate che anche su questo siamo
d'accordo. Questa sembra essere la vecchia e antica opinione di
Paolo su Ges, quando egli come tutti gli altri lo credeva figlio di
Davide. Quando per apprende che si tratta di un falso, interpola
smentendo quanto si legge nel testo della lettera ai Corinzi e
scrivendo: Noi non conosciamo nessuno secondo la carne e se
abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo
pi in questo modo. Occorre perci che tu consideri che differenza
ci sia fra questi due capitoli, dei quali l'uno ci presenta Cristo figlio
di Davide secondo la carne, l'altro ci dice di non conoscere pi
nessuno secondo la carne. E se entrambi sono di Paolo o lo saranno
nel modo che io ho detto o l'uno dei due non sar di Paolo. Quindi
prosegue cos: Pertanto se in Cristo c' una nuova creatura, tutto
ci ch' vecchio passato e tutto si rinnovato
2
. Vedi dunque che
egli chiama vecchia e transitoria fede quella precedente, cio l'aver
creduto Ges della stirpe di Davide secondo la carne. Chiama
invece nuova questa seconda e definitiva secondo la quale non ha
conosciuto nessuno secondo la carne. Perci anche altrove scrive:
Quando ero un bambino parlavo da bambino, ragionavo da
bambino e pensavo da bambino; quando sono diventato uomo ho
lasciato tutto ci che mi riguardava quando ero un bambino
3
. Se
cos perch consideriamo sconveniente abbracciare la fede di Paolo
nuova e migliorata e respingere quella vecchia e imperfetta? O se a
voi sta bene credere ci che scrive ai Romani perch mai a noi non
sarebbe lecito istruirci secondo quello che dice ai Corinzi? In realt
questo risponderei per contrastare la vostra cocciutaggine. Non
comunque auspicabile che l'Apostolo di Dio distrugga ci che aveva
costruito per presentarsi come un prevaricatore secondo l'accusa
che gli stata fatta
4
. In realt se appartiene a lui quella
precedente posizione, stata corretta. Se non lecito che Paolo
abbia mai detto qualcosa di scorretto, non appartiene a lui.
Fino a che punto ancora lecito chiedersi se non si debbano
per caso ritenere interpolate le pagine dei testi sacri dove si
narra la risurrezione di Cristo.
2. AGOSTINO. quanto ho detto poco fa. Costoro, quando sono
talmente presi alla gola da una verit manifesta che, costretti dal
lucido dettato delle sacre Scritture, non possono trovare una via
d'uscita per le loro menzogne, rispondono che la testimonianza che
stata loro offerta un falso. Oh voce che fugge dalla verit,
ostinata nella sua follia! Sono talmente inconfutabili le verit che
vengono portate avanti contro di voi dalle sacre Scritture che non
avete altro da dire se non che quelle Scritture sono state falsificate.
Quale autorit delle Scritture pu essere messa in causa, quale
libro sacro pu essere sfogliato, quale documento tratto da
qualsivoglia scrittura pu essere addotto per confutare i vostri
errori, se si ammette questa diceria e se ritenuta di qualche peso?
Altro non accettare i libri stessi e non essere legati ad essi da
alcun vincolo, come fanno i pagani con tutti i nostri libri, come
fanno i Giudei con il Nuovo Testamento e come infine facciamo noi
con quelli vostri o degli eretici, se ne hanno di propri, e con quelli
che sono chiamati apocrifi, una denominazione che non significa
che tali libri siano da ritenersi di qualche misteriosa autorit ma
che, pur se in mancanza di una chiara e perspicua testimonianza,
sono stati diffusi da non so quale misteriosa fonte o per la
presunzione di non si sa chi. Altro dunque non essere vincolati da
alcuna autorit di libri o di uomini e altro dire: questo sant'uomo
ha scritto tutte verit e questa lettera sua, ma in essa c' del suo
e del non suo. Quando da parte di un tuo avversario sarai invitato a
provare ci che hai detto non tirare in causa l'autenticit degli
esemplari manoscritti, il loro numero, la loro antichit, il loro
carattere di traduzione da un'altra lingua pi antica. Rispondi
invece: dico che gli appartiene ci che coincide con le mie idee e
che non gli appartiene ci da cui dissento. Tu sei dunque la regola
della verit e tutto ci che contro di te non vero? Che dire se un
altro, preso dalla stessa follia, ma con l'intento di spezzare la tua
ostinazione, si facesse avanti e dicesse: esattamente tutto il
contrario; falso ci che tu approvi e vero ci da cui dissenti. Cosa
farai? Probabilmente presenterai un altro libro nel quale qualunque
cosa leggerai potr essere interpretata come in accordo col tuo
modo di pensare. Se farai questo non per una piccola parte, ma per
la totalit del libro, udrai il tuo contraddittore gridare che il libro
falso. Che farai? Dove ti rivolgerai? Quale origine del libro da te
presentato vanterai? Quale vetust? Quale prova di tradizione
costante? Tentare di far questo sarebbe una fatica sprecata. Puoi
per vedere quanto valga in questi casi l'autorit della Chiesa che,
a partire dalle solidissime basi costituite dagli apostoli fino a
tutt'oggi trova il suo appoggio nella ininterrotta serie dei vescovi e
nel consenso di tanti popoli. Se pertanto si discutesse della fedelt
degli esemplari, come accade quando ci si imbatte in varianti
nell'espressione di un pensiero che sono poche e notissime agli
studiosi delle Scritture o se dubbi e incertezze dovessero derivare
dai codici di altre regioni dalle quale proviene la dottrina in
discussione o se anche in questo caso i codici variassero si
dovranno preferire i molti ai pochi e i pi antichi ai pi recenti. E se
la variet delle lezioni creasse ancora incertezza si consulti la lingua
precedente da cui il testo in esame stato tradotto. In questo
modo indagano coloro che vogliono scoprire che cosa rechi loro
difficolt nelle sacre Scritture fruenti di tanta autorit in modo da
avere una fonte da cui istruirsi, non un motivo di rissa.
Negare l'incarnazione lo stesso che rinnegare Paolo.
3. La notizia che pu essere ricavata dalla lettera dell'apostolo
Paolo contro di voi, il fatto cio che il figlio di Dio appartiene alla
stirpe di Davide secondo la carne
5
, presente in tutti i codici,
nuovi e vecchi, la leggono tutte le chiese e tutte le lingue le danno
il loro assenso. Deponete dunque il pallio della menzogna. Fausto,
dopo averlo indossato, ad un interlocutore fittizio che gli chiedeva
se accettasse la lettera di Paolo rispose: s ed in sommo grado.
Perch non rispose piuttosto " in infimo grado ", se non perch,
essendo un bugiardo, non poteva rispondere che con una
menzogna? Che cosa infatti accetta dell'apostolo Paolo? Non il
primo uomo che Paolo dice terreno perch nato dalla terra; di esso
parimenti dice: Il primo uomo, Adamo, fu creato con un'anima
vivente
6
. Fausto invece annunzia una sorta di primo uomo n
terreno, perch nato dalla terra, n fornito di un'anima vivente, ma
formato di sostanza divina, egli stesso esistente perch Dio esiste.
Le sue membra o i suoi vestiti o le sue armi, cio i cinque elementi,
non essendo altro che sostanza divina, furono da lui immersi nel
popolo delle tenebre perch si inquinassero. Non accetta Fausto il
secondo uomo, che Paolo dice venuto dal cielo
7
, che chiama anche
ultimo Adamo animato di spirito vivificante
8
, discendente dalla
stirpe di Davide secondo la carne, generato da una donna, generato
sotto la legge per redimere coloro che si trovavano sotto la legge
9
,
del quale nella lettera a Timoteo dice: Ricordati che Cristo Ges,
discendente dalla stirpe di Davide secondo il mio Vangelo,
risuscitato dai morti
10
. Partendo dall'esempio di Cristo predice
anche la nostra risurrezione quando dice: Ho trasmesso a voi per
primi anche ci che ho ricevuto; infatti Cristo morto per i nostri
peccati secondo le Scritture
11
; ed stato sepolto ed risuscitato il
terzo giorno secondo le Scritture. E poco dopo rivela perch abbia
detto questo: Si dice che Cristo risuscitato dai morti, ma come
possono alcuni dire che in noi non c' risurrezione dei morti?
12

Costui che interrogato se accetti l'apostolo Paolo risponde " s e in
sommo grado ", nega tutte queste cose. Neppure vuole accettare
un Ges della stirpe di Davide n che sia stato generato da una
donna, donna che Paolo non chiama con questo nome perch sia
stata corrotta dal coito o dal parto, ma perch parla secondo l'uso
delle scritture che erano solite cos definire la natura del sesso. Cos
nella Genesi scritto di Eva, che la cre in forma di donna
13
, pur
non essendosi ancora unita ad un uomo. Neppure accetta la stessa
morte di Cristo e la sepoltura e la risurrezione dal momento che
non dice n che Cristo ebbe un corpo mortale nel quale potesse
sopravvenire la vera morte n che fossero vere quelle cicatrici che
mostrava ai discepoli dopo la risurrezione quando, come ricorda
anche Paolo, apparve loro vivo
14
. E neppure accetta che la nostra
stessa carne sia destinata a risorgere trasformata in un corpo
spirituale come lo stesso apostolo dice in modo molto chiaro: Viene
seminato un corpo animale e ne rinasce uno spirituale.
Distinguendo quindi fra corpo animale e corpo spirituale espone
quanto si gi detto circa il primo e l'ultimo Adamo. Quindi
continua cos: Questo vi dico, fratelli, che la carne e il sangue non
possono possedere il regno di Dio. Intende per evitare che
qualcuno creda che la carne non possa risorgere col suo aspetto e
la sua sostanza e volendo chiarire che cosa intenda per carne e
sangue -che nel suo linguaggio indicano la corruzione, che non si
avr nella risurrezione dei giusti - immediatamente afferma: N la
corruzione posseder l'incorruttibilit
15
. E perch non si pensi che
non risusciter il corpo che stato sepolto, ma sar come deporre
una tunica per prenderne una migliore, volendo apertamente
dichiarare che sar questo nostro corpo a mutare in meglio, come i
vestiti di Cristo non furono deposti sul monte per poi prenderne
altri, ma essi stessi acquistarono una maggiore luminosit
16
, cos
continua: C' un mistero che voglio svelarvi: tutti risorgeremo ma
non tutti ci trasformeremo. E perch non resti incerto quali si
trasformeranno in un istante, dice, in un batter d'occhio, nell'ultimo
squillo di tromba; la tromba infatti suoner e i morti risorgeranno
incorrotti e noi ci trasformeremo
17
. Forse si dir che nella
risurrezione non ci trasformeremo nel nostro corpo mortale e
corruttibile, ma nella nostra anima. Ma l'Apostolo non si propone di
parlare di questo, in quanto dall'inizio della discussione ha parlato
del corpo, come dimostra la sua promessa: Ma qualcuno dir, come
risorgono i morti? Con quale corpo si presentano? A questo punto
con coerenza mostra quasi a dito donde partir il discorso e cos
riprende a parlare: Occorre infatti che questo corpo corruttibile si
vesta di incorruttibilit e che questo corpo mortale si vesta di
immortalit
18
. Poich dunque costui nega tutto questo e proclama
corruttibile lo stesso Dio del quale Paolo dice: All'immortale,
incorruttibile unico Dio onore e gloria, Amen
19
e poich va
sognando, in base alla loro abominevole e detestabile favola, che la
totalit della natura e sostanza divina, in parte corrotta per
provvedere alla rimanente, avrebbe temuto di essere contaminata
dal popolo delle tenebre, che c' di strano se anche in questo tenta
di ingannare gli ignoranti e coloro che non sono molto istruiti nelle
divine Scritture e quando gli chiedono se accetti l'apostolo Paolo
risponde: " In sommo grado ", mentre poi si scopre che non
l'accetta quasi per nulla?
forse Paolo in errore?
4. Ma irreprensibile - egli dice - il ragionamento grazie al quale
mostrer che l'apostolo Paolo o progredendo ha mutato opinione e
scrivendo ai Corinzi ha corretto ci che aveva scritto ai Romani o
che non ha assolutamente scritto ci che viene divulgato come suo:
figlio di Dio, della stirpe di Davide secondo la carne. Ma con quale
ragionamento mostra ci? Perch - dice lui - non possono essere
vere entrambe le cose, non pu cio essere nel contempo vero
quello che si legge nella Lettera ai Romani, cio la frase del Figlio
suo che fu creato del seme di Davide secondo le Scritture
20
, e
quello che dice ai Corinzi che suona: pertanto a partire da oggi non
conosciamo nessuno secondo la carne e se conoscevamo secondo la
carne Cristo, ora non lo conosciamo pi
21
. Ci resta dunque da
dimostrare come siano vere entrambe le affermazioni e come
queste due non siano in contrasto. Che una di esse non sia di Paolo
non possiamo dirlo in nessun modo poich i codici autorevoli non
presentano varianti. vero che in alcuni esemplari latini non si
legge factus, ma natus dal seme di Davide, mentre gli esemplari
greci hanno factus, dal che si ricava che il traduttore latino dicendo
natum ha voluto tradurre non letteralmente, ma a senso. Tuttavia
l'espressione " Cristo essere dal seme di Davide secondo la carne "
fruisce dell'autorevole concordanza di tutti i codici in entrambe le
lingue. Ci guarderemo bene dal dire che Paolo abbia talora errato e
progredendo abbia mutato parere. Lo stesso Fausto si accorse di
quanto ingiusto ed empio fosse il suo discorso. Prefer infatti parlare
di un'Epistola di Paolo corrotta dal falso di altri che imperfetta per
un errore di lui.
Occorre trovare un uomo esperto, capace di armonizzare i
passi paolini solo apparentemente discordanti.
5. Di questi libri si pu dire che contengono qualche cosa che non si
accorda forse con una verit pi occulta e di pi difficile
comprensione, una situazione che o rimasta tale o stata
migliorata nei libri posteriori che sono scritti da noi, non per
l'autorevolezza della dottrina ma per un esercizio progressivo. Noi
siamo fra coloro ai quali l'Apostolo dice: E se in qualcosa la pensate
diversamente Dio riveler anche a voi la verit
22
. Questo genere di
letteratura va letto non per un'esigenza di fede, ma con libert di
giudizio. Per evitare tuttavia che a tale letteratura fosse tolto spazio
e che i posteri fossero privati della saluberrima fatica della lingua e
dello stilo nel trattare e nell'esporre questioni difficili, fu ben
distinta dai libri posteriori l'eccellenza dell'autorit canonica del
Vecchio e del Nuovo Testamento, autorit che, confermata al tempo
degli apostoli, grazie alla ininterrotta successione dei vescovi e la
propagazione delle chiese, fu collocata in una posizione di altissimo
prestigio in modo che a lei si inchinasse ogni intelletto pio e fedele.
Se in quest'ambito ti turba un particolare che parrebbe assurdo non
lecito dire: "L'autore di questo libro non possedeva la verit ". Ci
significa o che il codice difettoso o che il traduttore ha sbagliato o
che tu non riesci a capire. In una qualsiasi delle opere pi recenti,
innumerevoli per quantit, ma non certo comparabili per sacralit
ed eccellenza alla Scritture canoniche, possibile trovare espressa
la medesima verit, ma di gran lunga impari ne risulta l'autorit. Se
per caso in esse delle affermazioni sembrano contrastare col vero,
in quanto non si comprendono cos come sono espresse, il lettore o
l'uditore hanno ampia libert di giudizio per poter accettare ci che
convince o respingere ci che non si accetta. In tali argomenti
perci, a meno che vengano difesi con una corretta argomentazione
o dall'autorit canonica, s da dimostrare o che le cose stanno
veramente cos o che potrebbe essere avvenuto ci che stato
discusso o narrato, in tali argomenti, si ripete, se qualcuno non
d'accordo o si rifiuta di credere non deve essere rimproverato. Per
quanto attiene alla canonica eminenza delle lettere sacre, anche se
vien dichiarato che un solo profeta o apostolo o evangelista ha
introdotto qualcosa nelle sue lettere con la conferma del canone
non lecito dubitare che sia vero. Altrimenti non vi sarebbe pi
alcuna pagina che possa servire di sostegno alla imperizia dell'uomo
ove la saluberrima autorit dei libri canonici fosse disprezzata e
tolta di mezzo o vittima di una interminabile confusione.
San Paolo non mai in contraddizione con se stesso.
6. Stammi dunque a sentire, chiunque tu sia che ti sei turbato
perch ti sembrava contraddittorio che in un passo si leggesse:
Figlio di Dio della stirpe di Davide
23
, e in un altro: E se conoscevo
Cristo secondo la carne, ora non lo conosco pi
24
. Ammettiamo per
un momento che entrambe le affermazioni non fossero tratte dalle
lettere di un solo apostolo, ma una l'avesse fatta Paolo e l'altra
Pietro o Isaia o un altro qualsiasi degli apostoli o dei profeti. Or
bene, visto che nella sfera degli scritti approvati dall'autorit
canonica tutte le parti concordano in modo tale che, come fossero
pronunciate dalla medesima bocca, sono credute le pi giuste e pi
sagge dalla piet, riconosciute come le pi chiare dall'intelletto,
mostrate come le pi solerti dalla diligenza, per tutto ci non
sarebbe lecito dubitare di entrambi i passi paolini in discussione.
Pertanto, visto che entrambi i passi sono riportati dalle lettere
canoniche, cio autentiche, di Paolo e non possiamo dire n che il
codice difettoso (tutti infatti i manoscritti latini corretti hanno quei
testi) n che il traduttore ha sbagliato (anche i manoscritti greci
presentano la stessa situazione) resta solo il fatto che tu non riesci
a comprenderli e che a me si chiede in che senso nessuno dei due
passi discorda dall'altro ma nella regola di una sana fede c' fra loro
perfetta concordia. Se infatti anche tu facessi la tua ricerca con
sentimento di piet potresti scoprire come queste difficolt,
esaminate in profondit, si chiariscono.
Non si conosca il Figlio di Dio attraverso la carne.
7. 1. Infatti che il figlio di Dio si fatto uomo della stirpe di Davide
non lo dice soltanto in un passo l'Apostolo, ma lo proclamano in
modo pi che esplicito anche le altre sacre Scritture. Quanto alla
frase: E se conoscevamo Cristo secondo la carne, ora non lo
conosciamo pi cos
25
la stessa circostanza, legata al passo della
Scrittura, mostra che cosa l'Apostolo intendeva dire. Paolo secondo
il suo costume medita con certa speranza, come se fosse gi
arrivata e considerata presente, sulla nostra vita futura che si gi
realizzata nell'uomo mediatore Cristo Ges, nostro capo risorto.
Questa in ogni caso non sar secondo la carne cos come anche la
vita di Cristo non secondo la carne. Infatti in questo passo per
carne non intende la sostanza della nostra carne, che anche il
Signore dopo la risurrezione chiama sua carne dicendo: Toccate e
vedete, perch un fantasma non ha ossa e carne mentre potete
constatare che io le ho
26
, vuole invece che per carne s'intenda la
corruzione e la mortalit della carne che allora non sar in noi,
come gi non pi in Cristo. Nominava propriamente questa carne
anche quando parlava in modo abbastanza chiaro della stessa
risurrezione e diceva ci che pi sopra ho ricordato: La carne e il
sangue non possono possedere il regno dei cieli n la corruzione
posseder l'incorruttibilit. Quando si compir ci che egli
conseguentemente dice: C' un mistero che voglio svelarvi: tutti
risorgeremo ma non tutti ci trasformeremo. In un istante, cio in un
momento, in un batter d'occhio, nell'ultimo squillo di tromba; la
tromba infatti suoner e i morti risorgeranno incorrotti e noi ci
trasformeremo. Occorre infatti che questo corpo corruttibile si vesta
di incorruttibilit e che questo corpo mortale si vesta di
immortalit
27
. In considerazione del fatto ch'egli ormai chiama
carne non la sostanza del corpo ma la corruzione propria della
mortalit, non ci sar pi in ogni caso la carne poich, essendosi
mutata, non avr pi la corruzione propria della mortalit. Per
quanto invece attiene alla origine della sostanza e del corpo la
carne rester la stessa poich sar essa a risorgere e a
trasformarsi. vero infatti quello che dice il Signore dopo essere
risorto: Toccate e vedete, perch un fantasma non ha ossa e carne
mentre potete constatare che io le ho. Vero anche ci che dice
l'Apostolo: La carne e il sangue non possono possedere il regno dei
cieli. La prima frase detta in riferimento alla sostanza che ci sar
anche allora in quanto sar essa stessa a mutare; la seconda
detta in riferimento alla corruttibilit della carne che allora non ci
sar in quanto la carne, una volta mutata, non subir corruzione.
Avevamo dunque conosciuto Cristo secondo la carne, cio secondo
la mortalit della carne prima ch'essa risorga. Ma ora non lo
conosciamo pi cos, poich, come dice lo stesso apostolo: Cristo,
risorgendo dai morti, non muore pi e la morte perder il suo
dominio
28
.
7. 2. Se infatti ti attieni al normale significato delle parole devi
ammettere che l'Apostolo ha mentito quando dice: Conoscevamo
Cristo secondo la carne visto che Cristo non fu mai secondo la
carne: nessuno infatti sapeva che non lo era. Non ha detto "
pensavamo " che Cristo fosse secondo la carne, ma conoscevamo.
Tuttavia per non sottilizzare sulla parola, per evitare che qualcuno
affermi che l'Apostolo avrebbe parlato metaforicamente s da dire
noveramus in luogo della lezione autentica " putabamus ", di questo
mi meraviglio che gli uomini ciechi non si accorgano, o piuttosto
non mi meraviglio che i ciechi non vedono che, se Cristo non aveva
la carne perch l'Apostolo disse di non conoscere oramai pi Cristo
secondo la carne, neppure ebbero la carne coloro nei quali nello
stesso passo dice: d'ora innanzi noi non conosciamo nessuno
secondo la carne
29
. Neppure infatti, volendo che ci si riferisse solo
a Cristo, avrebbe potuto dire: Non conosciamo nessuno secondo la
carne, ma poich meditava dentro di s, come l'avesse presente,
della vita futura di coloro che risorgendo si sarebbero trasformati:
D'ora in poi - dice - non conosciamo nessuno secondo la carne, vale
a dire, abbiamo una speranza cos certa della nostra futura
incorruttibilit ed eternit che d'ora in poi gi godiamo della stessa
bella notizia. E in un altro passo dice: Se siete risuscitati con Cristo
cercate le cose di lass dove Cristo siede alla destra del Padre,
pensate alle cose di lass, non a quelle che sono sulla terra
30
. Non
siamo ancora risuscitati come Cristo. Tuttavia secondo la speranza
che abbiamo in lui gi come avesse testimoniato che siamo
risuscitati con lui. Perci dice anche questo: Ci ha salvato secondo
la sua misericordia attraverso il lavacro della rigenerazione
31
. Chi
non comprenderebbe che nel lavacro della rigenerazione ci stata
data la speranza della salvezza futura, non la salvezza stessa che
viene soltanto promessa? Tuttavia poich la speranza creata
come se ci fosse stata data la stessa salvezza, dice: Ci ha salvati.
In un altro passo dice con molta chiarezza: Noi gemiamo nel nostro
intimo aspettando l'adozione, la redenzione del nostro corpo. Con la
speranza diventiamo salvi. La speranza che si vede non speranza.
Che speranza infatti si pu avere in ci che gi si vede? Se
speriamo in ci che non vediamo lo attendiamo con pazienza
32
.
L'Apostolo non dice saremo salvati, ma d'ora in poi siamo salvati,
anche se non di fatto, ma nella speranza: dice infatti siamo salvati
nella speranza. Allo stesso modo la frase d'ora in poi non
conosciamo nessuno secondo la carne va intesa non nella realt,
ma nella speranza. Noi infatti abbiamo la nostra speranza in Cristo
poich in lui si gi compiuto ci che noi speriamo in base alla sua
promessa. Egli gi risuscitato e la morte non avr la meglio su di
lui. E se noi lo conoscevamo secondo la carne quando ancora
doveva morire, era perch nel suo corpo c'era quella mortalit che
l'Apostolo chiama propriamente carne, e gi ora non lo conosciamo.
Ci che in lui c'era di mortale si gi rivestito d'immortalit e non
pu pi essere chiamato carne secondo la precedente mortalit.
La prova si ricava dal contesto.
8. Perch risulti chiaro ci che io intendo dire, consideriamo il
contesto nel quale si trova la frase per la quale costoro ci accusano.
La carit di Cristo - dice l'Apostolo - ci sprona mentre consideriamo
che se uno morto per tutti, tutti sono morti. Ora [Cristo] morto
per tutti in modo che tutti quelli che vivono non vivano pi per s,
ma per colui che morto per loro ed risuscitato. Per questo non
conosciamo nessuno secondo la carne e se conoscevamo secondo la
carne Cristo, ora non lo conosciamo pi in quel modo. Certamente
appare oramai chiaro a chiunque che per la risurrezione di Cristo
che l'Apostolo ha detto questo, dal momento che questo evento
precedette queste parole: Coloro che vivono non vivono pi per s
ma per colui che morto per loro ed risuscitato. Che altro
significa la frase non vivono per s, ma per lui, se non che non
vivono secondo la carne nella speranza dei beni terreni e
corruttibili, ma secondo lo spirito nella speranza della risurrezione
che gi si realizzata da loro in Cristo? Certamente l'Apostolo non
conosceva secondo la carne nessuno di coloro per i quali Cristo era
morto e risuscitato e che gi vivevano non per s, ma per lui. Ci
avveniva per la speranza nella futura immortalit nella cui attesa
vivevano, immortalit che in Cristo non era pi una speranza, ma
un fatto. Se l'Apostolo l'aveva conosciuto secondo la carne quando
ancora doveva morire, oramai non lo conosceva in quel modo
poich aveva saputo che era risuscitato e che la morte non avrebbe
ulteriormente esercitato il suo dominio su di lui. E poich tutti,
anche se non ancora in realt, ma almeno nella speranza siamo in
lui, cos continua il suo discorso: E se chi in Cristo una nuova
creatura, tutte le cose vecchie sono passate, ed ecco che tutto si
rinnovato e il rinnovamento deriva da Dio che ci ha riconciliati a s
per tramite di Cristo
33
. Ogni creatura dunque, vale a dire un popolo
rinnovato attraverso la fede, ha in Cristo ci in cui sperare perch
possa possedere nella speranza ci che in seguito si realizzer. Ora
pertanto le cose vecchie sono passate secondo la speranza poich
non gi pi il tempo del Vecchio Testamento nel quale si
aspettava da Dio un regno temporale e carnale; e tutto si
rinnovato attraverso la medesima speranza di poter possedere il
regno dei cieli che ci stato promesso dove non vi sar n morte
n corruzione. Al momento della risurrezione dei morti, e non pi
nella speranza, ma nella realt, anche le cose vecchie passeranno,
quando la morte, l'ultima nemica, sar distrutta e ogni cosa si
rinnover quando questo corpo corruttibile si rivestir di
incorruttibilit e questo corpo mortale si rivestir di immortalit
34
.
Ci gi avvenuto in Cristo che in realt Paolo non conosceva pi
secondo la carne. Non conosceva pi secondo la carne nessuno di
quelli per i quali era morto e risuscitato perch per sua grazia ci
siamo salvati, come si legge nella lettera agli Efesini. Infatti lo
stesso passo cos conferma il pio pensiero: Dio, - dice - che ricco
in misericordia, per il grande amore in cui ci ha amato, essendo noi
morti a causa dei peccati, ci ha ridato la vita assieme a Cristo per
grazia del quale ci siamo salvati
35
. Ci che ha detto qui - ci ha
ridato la vita assieme a Cristo - lo ha detto nella lettera ai Corinzi:
E coloro che vivono non vivono pi per s, ma per colui che morto
e risuscitato per loro. Quanto a ci che dice qui - per la cui grazia ci
siamo salvati - parla come se fosse avvenuto ci in cui spera.
Infatti dice altrove con molta chiarezza ci che ho ricordato poco
pi sopra: Siamo salvati nella speranza. Perci anche qui continua
ed enumera come gi avvenuto ci che avverr: e al tempo stesso
ci ha svegliati e ci ha fatto sedere nei cieli in Cristo Ges.
Certamente Cristo gi siede in cielo, ma non ancora noi. Ma poich
con certa speranza gi conosciamo ci che avverr, ci ha detto che
in cielo non sederemo pi in noi ma in lui. Perch tu infatti non
ritenessi che gi ora sia compiuto ci di cui sperando si parla come
se fosse compiuto e perch tu comprenda che finora ancora da
venire cos continua: Per mostrare nei secoli che verranno le
sovrabbondanti ricchezze della sua grazia nell'esprimerci la sua
benevolenza in Ges Cristo
36
. A conferma scrive anche questo:
Quando eravamo nella carne, le passioni legate al peccato e
suscitate dalla legge operavano nelle nostre membra per portare
frutto alla morte
37
. Ha detto quando eravamo nella carne, quasi a
dire che non lo fossero pi; e cos il passo va interpretato. Essendo
gli uomini nella speranza dei beni carnali e dal momento che la
legge non poteva essere rispettata se non attraverso la carit dello
spirito, con questo risultato la legge stessa incombeva su di loro,
quello di aumentare, violandola, il numero dei delitti. Avvenne per
anche che in seguito, dopo la rivelazione del Nuovo Testamento,
per opera dell'indulgenza divina sovrabbondasse la grazia
38
. Simile
quanto dice altrove: Coloro che sono nella carne non possono
piacere a Dio; per evitare poi che si pensi che il riferimento sia a
uomini non ancora morti subito aggiunge: Voi non siete in carne,
ma in spirito
39
, vale a dire: coloro che sono nella speranza dei beni
carnali non possono piacere a Dio. Voi invece non siete nella
speranza dei beni carnali bens nella speranza dei beni spirituali,
cio del regno dei cieli dove lo stesso corpo, attraverso il
mutamento (di cui s' detto), da animale qual era in un certo suo
genere diventer spirituale. Come dice l'Apostolo stesso scrivendo
ai Corinzi: Vien seminato un corpo animale, risorger un corpo
spirituale
40
. Se dunque l'Apostolo non conosceva secondo la carne
nessuno di coloro che non erano nella speranza dei beni carnali,
bench portassero ancora una carne corruttibile e mortale, con
quanto pi forte ragione direbbe di Cristo che non lo conosceva pi
secondo la carne in quanto nel suo corpo era di fatto compiuto ci
che essi ritenevano compiuto nella speranza? Quanto meglio e con
pi profondo spirito religioso sono trattate le Scritture divine
quando, esaminatele tutte, si scopre che concordano anzich,
venendo meno la possibilit che un uomo sia all'altezza di risolvere
una questione, accettarne delle parti rifiutandone altre. Quando
l'Apostolo era un bambino e ragionava di cose all'altezza di un
bambino
41
(diceva per questo per introdurre un paragone) non
era ancora tuttavia spirituale come sarebbe stato quando avrebbe
scritto su argomenti attinenti all'edificazione delle Chiese, non
perch quegli scritti capitassero nelle mani dei dotti per migliorarne
la cultura, ma perch fossero letti con sicura autorevolezza come
tutto ci che riguarda il canone ecclesiastico.

1 - Cf. Rm 1, 3.
2 - 2 Cor 5, 16, 17.
3 - 1 Cor 13, 11.
4 - Cf. Gal 2, 18.
5 - Cf. Rm 1, 3.
6 - 1 Cor 15, 45; Gn 2, 7.
7 - Cf. 1 Cor 15, 47.
8 - Cf. 1 Cor 15, 47.
9 - Cf. Gal 4, 4-5.
10 - 2 Tm 2, 8.
11 - 1 Cor 15, 3-4.
12 - 1 Cor 15, 12.
13 - Gn 2, 22.
14 - Cf. Lc 24, 39, 40; 1 Cor 15, 5.
15 - 1 Cor 15, 44-51.
16 - Cf. Mt 17, 2.
17 - 1 Cor 15, 51-52.
18 - 1 Cor 15, 53.
19 - 1 Tm 1, 17.
20 - Rm 1, 3.
21 - 2 Cor 5, 16.
22 - Fil 3, 15.
23 - Rm 1, 3.
24 - 2 Cor 5, 16.
25 - 2 Cor 5, 16.
26 - Lc 24, 39.
27 - 1 Cor 15, 50-53.
28 - Rm 6, 9.
29 - 2 Cor 5, 16.
30 - Col 3, 1-2.
31 - Tt 3, 5.
32 - Rm 8, 23 ss.
33 - 2 Cor 5, 14 ss.
34 - 1 Cor 15, 26. 53.
35 - Ef 2, 4-5.
36 - Ef 2, 7.
37 - Rm 7, 5.
38 - Cf. Rm 5, 20.
39 - Rm 8, 8-9.
40 - 1 Cor 15, 44.
41 - Cf. 1 Cor 13, 11.
LIBRO DODICESIMO
Perch Fausto respinge la testimonianza dei Profeti circa il
Cristo?
1. FAUSTO. " Perch non accetti i profeti? ". Dimmi tu piuttosto se
hai qualche motivo per il quale noi dovremmo accettare i profeti. "
Per le testimonianze " - tu rispondi - " che hanno anticipato sulla
figura di Cristo ". Io, a dire il vero, non ne ho trovata alcuna, pur
avendo letto i loro scritti con molta attenzione ed interesse.
Tuttavia, anche questa la confessione di una fede debole, non
credere a Cristo senza l'appoggio di una testimonianza e di
un'argomentazione razionale. Voi stessi siete soliti insegnare che
nulla deve essere indagato con troppa curiosit perch la fede
cristiana semplice e assoluta. Perch dunque ora voi distruggete
la semplicit della fede, appoggiandola su indizi e testimonianze per
giunta giudaiche? Se poi voi non accettate il primo modo di vedere
e passate al secondo quale testimone pu essere per voi pi
veritiero nei riguardi del figlio di Dio stesso, il quale, non attraverso
un indovino o un interprete, ma con una voce sgorgata dal cielo,
nel momento in cui lo inviava sulla terra, disse: Questo il mio
figlio dilettissimo, credete a lui
1
. Ed egli, parlando di s: Mi sono
staccato dal Padre e son venuto in questo mondo
2
. E molti altri
interventi consimili ha fatto reagendo aspramente, ma ai quali i
Giudei: Tu dai testimonianza di te, dicevano, ma la tua
testimonianza non vera. Ed egli a loro: Anche se do testimonianza
di me la mia testimonianza vera, perch non sono solo. Anche
nella vostra legge scritto: la testimonianza di due persone vera.
Io sono quello che da testimonianza di me e d testimonianza di me
il Padre che mi ha inviato
3
. Non ha detto: I profeti. Oltre a ci
chiama a testimonianza anche le sue opere dicendo: Se non
credete a me, credete alle mie opere
4
; non ha detto: Se non
credete a me, credete ai profeti. Pertanto noi non manchiamo di
alcuna testimonianza nei riguardi del nostro Salvatore. Nei profeti
cerchiamo semplicemente gli esempi di una vita onesta, prudenza e
virt. Ma avverto che, come ben sai, nulla di tutto questo ebbero gli
indovini degli Ebrei. Quando ti ho chiesto perch ritenevi che si
dovessero accettare i profeti, hai abilmente ed elegantemente
passato sotto silenzio le loro opere limitandoti esclusivamente alle
loro predizioni, dimenticandoti di quello che scritto, che cio non
si deve mai cogliere l'uva dalle spine e i fichi da un cespuglio
5
. Ho
perci risposto con rigore e precisione alla tua richiesta relativa alla
ragione per la quale non accettiamo i profeti. Del resto dai libri dei
nostri padri stato abbondantemente dimostrato ch'essi non hanno
predetto nulla a proposito di Cristo. Aggiunger una mia
considerazione: se gli indovini ebrei, pur conoscendo e predicando
Cristo, vissero in modo cos scapestrato, giustamente anche contro
di loro si potr dire ci che contesta Paolo a proposito dei sapienti
pagani: Pur conoscendo Dio, non lo glorificarono come Dio n lo
ringraziarono, ma si smarrirono nei loro pensieri e fu ottenebrato il
loro insipiente cuore
6
. Vedi dunque che non gran cosa conoscere
grandi cose se la tua vita non conforme alla loro altezza.
I Profeti hanno annunziato Cristo ponendosi all'altezza della
loro dignit.
2. AGOSTINO. Evidentemente con tutte queste parole Fausto ha
voluto indurci a credere che i profeti ebrei nulla avrebbero previsto
a proposito di Cristo e che anche nel caso che avessero fatto delle
previsioni al riguardo le loro testimonianze non ci gioverebbero ed
essi non sarebbero vissuti all'altezza di quelle testimonianze. Noi
perci dimostreremo sia che i profeti hanno fatto delle predizioni
riguardanti Cristo, sia che tali predizioni hanno molto contribuito a
confermare la nostra fede, sia che i profeti stessi sono vissuti in
modo congruente ed all'altezza della loro dignit profetica. In
questa discussione tripartita sarebbe troppo lungo trattare quello
che io considero il primo punto in modo da trarre da tutti quei libri
testimonianze atte a dimostrare che Cristo fu realmente predetto.
Schiaccer tuttavia col grande peso dell'autorit la leggerezza di
quest'uomo. Egli non accetta i profeti ebrei, ma professa tuttavia di
accettare gli apostoli. Orbene ascoltiamo cosa dice della loro
capacit profetica l'apostolo Paolo a proposito del quale Fausto,
essendosi chiesto, come interrogato da un estraneo, se lo
accettasse, aveva risposto " e in sommo grado "
7
: Paolo servo di
Ges Cristo, chiamato a fare l'apostolo, consacrato al Vangelo di
Dio, che Dio stesso aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle
sacre Scritture, Vangelo riguardante il figlio suo, creato secondo la
carne dalla stirpe di Davide
8
. Che vuole di pi? A meno che non
voglia che questo si intenda riferito ad altri profeti, non ai nostri di
nazionalit ebraica. Comunque, quali che siano questi altri profeti, il
Vangelo risulta promesso in riferimento a quel figlio di Dio creato
secondo la carne dalla stirpe di Davide, Vangelo al quale l'Apostolo
si dice consacrato. Alla perfidia di costoro si opponga il fatto che
secondo questo Vangelo crediamo al figlio di Dio, creato della stirpe
di Davide secondo la carne. Facciamo tuttavia loro conoscere prove
pi manifeste della evidentissima testimonianza fornita dai profeti
ebrei attraverso quell'apostolo la cui autorit in grado di spezzare
il loro orgoglio.
A proposito dei testi di san Paolo: che dice Cristo di Mos e
dei Profeti?
3. Dico la verit in Cristo, non mento e lo testimonia anche la mia
coscienza nello Spirito Santo. Ho una grande tristezza e un continuo
dolore al cuore. Vorrei io stesso essere maledetto da Cristo per i
miei fratelli, miei congiunti secondo la carne, che sono Israeliti ai
quali appartengono l'adozione filiale, la gloria, i Testamenti, la
legge, il culto, le promesse. Loro sono i Padri dai quali discende
secondo la carne anche Cristo che sopra tutto Dio benedetto nei
secoli
9
. Che cosa si pu dire di pi ampio, che cosa dichiarare di
pi esplicito, che cosa raccomandare di pi santo? Qual l'adozione
degli Israeliti se non quella compiuta attraverso il Figlio di Dio? Di
qui ci che l'Apostolo dice ai Galati: Quando venne la pienezza del
tempo Dio invi suo figlio creato da donna sotto la legge per
redimere quelli che erano sotto la legge e perch noi ricevessimo
l'adozione di figli
10
. E qual la loro gloria se non soprattutto quella
di cui parla Paolo nella stessa Lettera ai Romani: Che c' di pi
grande per un Giudeo? E qual l'utilit della circoncisione? Molto in
ogni senso. Prima di tutto perch furono loro affidate le promesse
di Dio
11
. Cerchino costoro quali sono le promesse di Dio affidate ai
Giudei e ce ne mostrino altre diverse da quelle dei profeti ebrei.
Inoltre perch ha detto che i Testamenti riguardano soprattutto gli
Israeliti se non perch fu dato anche a loro sia il Vecchio
Testamento sia il Nuovo figurato nel Vecchio? Quanto alla
costituzione della legge che Dio dette agli Israeliti costoro sogliono
attaccarla con rabbia, mista ad ignoranza, non comprendendo di
esserne dispensati, poich Dio non vuole pi che noi siamo sotto la
legge, ma sotto la grazia. Cedano dunque all'autorit degli apostoli
che lodando e raccomandando l'eccellenza degli Ebrei, enumera fra
i loro pregi anche la costituzione della legge che loro appartiene. Se
fosse un male non sarebbe mai contenuta nelle loro lodi. Se il loro
elogio non contenesse anche Cristo, il Signore direbbe: Se
crederete a Mos crederete anche a me; egli infatti ha scritto di
me
12
. N dopo la risurrezione gli darebbe testimonianza dicendo:
Occorreva che si compisse tutto ci che scritto di me nella legge
di Mos nei Profeti e nei Salmi
13
.
I Manichei si ostinano ad accettare un falso Cristo e a
respingerne uno vero.
4. Ma poich i Manichei predicano un Cristo che non quello che
predicavano gli apostoli, ma uno loro proprio, impostore e frutto di
impostura, i seguaci della sua falsit coerentemente mentono
anch'essi, salvo a pretendere che si creda loro quando si dichiarano
discepoli di un impostore. Capita loro quello che l'Apostolo dice dei
Giudei infedeli: Quando si legge Mos un velo sopra il loro cuore.
N si toglie il velo, a causa del quale non comprendono Mos se
non passando a Cristo non come essi se lo sono immaginato, ma
come lo profetarono i Padri ebrei. Cos infatti dice lo stesso
Apostolo: Quando tu passi al Signore si toglie il velo
14
. N c' da
meravigliarsi che essi non credano a Cristo che, gi risorto, dice:
Occorreva che si compisse tutto ci che scritto di me nella Legge
di Mos, nei Profeti e nei salmi. Lo stesso Cristo narra che cosa
Abramo aveva detto a un ricco privo di misericordia che, essendo
tormentato negli inferi, chiedeva che fosse inviato qualcuno ai suoi
fratelli per istruirli a non venire in quel luogo di tormenti. Questo
infatti gli fu detto: Hanno Mos e i Profeti: li ascoltino. Avendo egli
detto che avrebbero creduto solo nel caso che qualcuno fosse
risuscitato dai morti, fu correttamente risposto: Se non ascoltano
Mos e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti avrebbero
creduto
15
. Costoro perci, che non ascoltano Mos e i Profeti, non
solo non credono a Cristo risorto dai morti, ma neppure credono
alla sua risurrezione. Come possono infatti credere che sia
risuscitato dal momento che credono che non sia mai morto? Come
possono credere che sia morto non credendo che avesse un corpo
mortale?
Vero Dio il nostro che annunciarono i Profeti n
indispensabile una ulteriore fede in Mane e nell'Apostolo
Paolo.
5. Per quel che ci riguarda noi non crediamo tanto ai sostenitori di
un Cristo impostore, quanto di un Cristo che non mai esistito. Noi
abbiamo infatti un Cristo vero e verace preannunciato dai profeti,
predicato dagli apostoli e che traggono dalla Legge e dai Profeti le
testimonianze della sua predicazione, come mostrano in
innumerevoli passi. Questo concetto stato sintetizzato in modo
estremamente sintetico e aderente alla verit con le parole: Ora
senza la legge la giustizia di Dio stata manifestata e confermata
dalla Legge e dai Profeti
16
. E quali profeti, se non gli israeliti, dei
quali dichiar con estrema chiarezza il possesso e dei Testamenti e
della struttura della legge e delle promesse
17
? Promesse riferite a
chi se non a Cristo? ci che egli determina pi brevemente in un
altro passo quando parla di Cristo dicendo: Quante che siano le
promesse di Dio, sono tutte in Cristo
18
. Paolo mi dice anche che la
costituzione della legge appartiene agli Israeliti. Mi dice anche: Fine
della legge infatti Cristo, a giustizia per ogni credente
19
. Parlando
di Cristo dice anche questo: Quale che sia il numero delle promesse
di Dio, sono tutte in lui. E tu mi dici che i profeti israeliti non hanno
predetto nulla su Cristo! Che cosa resta se non che io scelga se
credere a Mani, che va narrando contro Paolo una favola vana e
lunga, o all'ammonizione di Paolo che mi dice: Se qualcuno vi
annuncia un Vangelo diverso da quello che vi annunzio io, sia
anatema
20
.
Considerato che tutti i popoli vengon benedetti in Cristo,
figlio di Abramo, nostro sar il vero Cristo.
6. A questo punto forse potrebbero dire: Facci vedere dov' il Cristo
preannunciato dai profeti israeliti; come se fosse modesta l'autorit
in base alla quale gli apostoli dicono ci che leggiamo nei testi dei
profeti ebrei e che si compiuto in Cristo o che il Signore stesso
attesta essere stato scritto di lui. Per conseguenza chiunque non
in grado di mostrare questo, egli stesso debole di comprendonio:
non mentono n gli apostoli, n Cristo, n i sacri codici. Pertanto
per non esagerare col numero delle prove ne ricorderei almeno una,
quella esposta coerentemente dall'Apostolo nel medesimo passo: La
parola di Dio non pu venir meno. Non infatti tutti quelli che
vengono da Israele sono Israeliti n coloro che sono della stirpe di
Abramo sono tutti suoi figli, ma in Isacco sar la tua discendenza.
Ci significa che non questi che sono figli della carne sono figli di
Dio, ma i figli della promessa sono considerati come discendenti
21
.
Che cosa risponderanno di fronte a queste testimonianze, dal
momento che in un altro passo ad Abramo viene detto apertamente
a proposito di questa stirpe: Nella tua discendenza saranno
benedetti tutti i popoli
22
? Poniamo il caso che fra noi discutessimo
del tempo in cui l'Apostolo trattava questo tema dicendo: Le
promesse furono fatte ad Abramo e alla sua discendenza, ma non
dice e alle discendenze come se si trattasse di molti, ma fa
riferimento a uno solo, alla tua discendenza che Cristo
23
. Forse
qualcuno senza arroganza potrebbe non credere a questo volendo
prima vedere tutti i Gentili credere in Cristo che dichiarato della
stirpe di Abramo. Ora per noi vediamo realizzato ci che da tanto
tempo stato preannunciato. Tutti i Gentili sono benedetti nella
discendenza di Abramo al quale era stato detto mille anni prima:
Nella tua discendenza saranno benedetti tutti i popoli. Chi potrebbe
tanto ostinatamente delirare sino al punto di cercare di introdurre
un altro Cristo che non sia della stirpe di Abramo o di ritenere che
le Profezie degli Ebrei, che hanno come progenitore Abramo, non
abbiano preannunziato nulla di codesto vero Cristo?
Molte e di vario genere sono le profezie su Cristo, ma tutte si
riferiscono alla stessa persona.
7. Chi sarebbe in grado, non dico con una breve risposta, quali
sono quelle cui siamo costretti in quest'opera, ma con un qualsiasi
volume di ampia estensione, di ricordare tutte le predizioni dei
profeti ebrei sul Signore e Salvatore nostro Ges Cristo, ove si
consideri che tutto ci che scritto in quei libri o riguarda Lui o
per Lui? Ma per esercitare chi indaga e per la gioia di chi riesce a
pervenire a delle scoperte, molte pi verit, attraverso il filtro delle
allegorie e degli enigmi, vengono o suggerite nei vocaboli o
espresse attraverso una narrazione. A dire il vero se nelle Scritture
alcuni dati non fossero manifesti, non si comprenderebbe il senso
del testo in grado di illuminare i tratti oscuri. Tuttavia se alcune fra
le parti del testo avvolte dalle figure vengono considerate in un solo
insieme, quasi che facessero parte di un contesto, queste
accordano le loro voci nel chiamare Cristo a testimone in modo tale
da provocare il rossore di chiunque sia affetto da ottusa sordit.
I sette giorni della creazione raffigurano le sette et del
mondo, Adamo ed Eva sono figure del Cristo.
8. In sei giorni, secondo la Genesi, Dio port a termine tutte le sue
opere e nel settimo si ripos
24
. Le opere di Dio identificano su
questa base le sei et che il genere umano dovr percorrere nel
corso dei secoli. La prima va da Adamo a No, la seconda da No
ad Abramo, la terza da Abramo fino a Davide, la quarta da Davide
alla trasmigrazione in Babilonia, la quinta giunge all'umile avvento
del Signore Nostro Ges Cristo, la sesta quella che si vive oggi
nell'attesa che l'Eccelso si presenti per giudicare. La settima
quella in cui i santi riposeranno, non per in questa vita, ma
nell'altra, quella nella quale il ricco, tormentato negli inferi, vide il
povero che riposava
25
, dove non c' tramonto perch tutto
perfetto. Nel sesto giorno secondo la Genesi viene creato l'uomo ad
immagine di Dio
26
. Nella sesta et del mondo si manifesta la nostra
restaurazione nel rinnovamento della mente secondo l'immagine del
nostro Creatore, come dice l'Apostolo
27
: fu formata per il maschio
che dormiva una donna tratta dalla sua costola
28
; fu creata per
Cristo che moriva la Chiesa, tratta, dal sacramento del sangue che
sgorgava dal fianco del morto
29
; si chiama Eva la vita e madre
degli uomini che fu fatta col suo fianco. E il Signore dice nel
Vangelo: Chi non manger la mia carne e non berr il mio sangue
non avr la vita eterna
30
. E tutto ci che ivi si legge, trattato con
ordine e precisione, parla di Cristo e della Chiesa sia nei buoni che
nei cattivi Cristiani. Non senza significato l'Apostolo ha detto:
Adamo, che forma del futuro
31
e l'altra frase: L'uomo lascer il
padre e la madre e si unir al sua moglie e saranno due in una sola
carne. Questo, dice, un grande sacramento, io dico in Cristo e
nella Chiesa
32
. Chi non riconoscerebbe che Cristo ha abbandonato
in questo modo il Padre, lui che, pur essendo nella forma di Dio,
non ritenne una usurpazione essere simile a Dio, ma si umili
prendendo la forma dello schiavo
33
? Lui che non ritenne una
usurpazione lasciare la madre, sinagoga dei Giudei e carnalmente
legata al Vecchio Testamento e legarsi alla moglie, la santa Chiesa,
perch nella pace del Nuovo Testamento fossero due in una carne
sola? Pur essendo Dio presso il Padre, per mezzo del quale fummo
creati, si fece parte di noi attraverso la carne perch fossimo corpo
del suo capo.
L'infedelt di Caino immagine dell'infedelt del popolo
giudaico.
9. Come il sacrificio di Caino, fatto coi frutti della terra, riprovato
e quello di Abele, fatto con gli agnelli e la loro pelle, accettato,
allo stesso modo la fede del Nuovo Testamento che loda Dio per
l'innocenza della grazia anteposto alle opere terrene del Vecchio
Testamento. Bench infatti in precedenza i Giudei agirono
rettamente, in questo tuttavia sono rei di infedelt, nel non aver
saputo distinguere all'avvento di Cristo il tempo del Nuovo
Testamento da quello del Vecchio. Aveva detto, infatti, Dio a Caino:
anche se hai fatto correttamente la tua offerta, hai peccato per non
averla divisa. Se Caino avesse ascoltato Dio che gli diceva: Tu
stattene tranquillo: si volger contro di te e tu lo dominerai,
avrebbe volto verso di s il suo peccato attribuendoselo e
confessandolo a Dio. In tal modo con l'indulgente aiuto della grazia
avrebbe dominato il suo peccato e non avrebbe ucciso suo fratello
essendo divenuto schiavo del peccato dominante su di lui
34
. Lo
stesso varrebbe per i Giudei, dei quali tutto questo racconto era la
figura, se si fossero tenuti in pace e se, riconoscendo il tempo della
salvezza attraverso la remissione dei peccati per mezzo della
grazia, avessero ascoltato ci che Cristo diceva loro: Il medico non
serve ai sani ma agli ammalati; non sono venuto per chiamare i
giusti al pentimento, ma i peccatori, e: Chi fa il peccato schiavo
del peccato
35
; e ancora: Se il Figlio vi liberer, sarete veramente
liberi
36
. Se avessero ascoltato queste parole avrebbero volto contro
di s il peccato confessandolo e dicendo al medico, come si legge
nel salmo: Ho detto, o Signore, abbi piet di me; risana la mia
anima perch ho peccato contro di te
37
; inoltre, liberi attraverso la
speranza della grazia, dominerebbero quel peccato per tutto il
tempo della sua permanenza nel loro corpo mortale. Attualmente
per ignorando la giustizia di Dio e volendone costituire una
propria
38
, inorgogliti dalle opere della legge e per nulla umiliati dai
loro peccati, non se ne stettero tranquilli. Regnando nel loro corpo
mortale il peccato che li costringeva ad obbedire ai suoi desideri
39

incapparono nella pietra d'inciampo
40
e si infiammarono d'odio
contro colui le cui opere vedevano con irritazione essere bene
accette a Dio. Si irritarono per quel cieco nato che oramai vedeva e
diceva loro: Sappiamo che Dio non esaudisce i peccatori, ma se
qualcuno lo onora e fa la sua volont, questo lo esaudisce
41
. Era
come se dicesse loro: Dio non guarda il sacrificio di Caino, ma
guarda quello di Abele. Perci Abele, il fratello minore, ucciso dal
fratello maggiore, Cristo, capo di un popolo pi giovane, viene
ucciso dal popolo pi vecchio dei Giudei, l'uno nel campo, l'altro sul
Calvario.
Altro accostamento fra Caino e il popolo Giudaico.
10. Dio chiede a Caino dove sia suo fratello non come chi,
ignorando un fatto, chiede per sapere, ma come un giudice
interroga un reo per punirlo. Quello risponde dicendo di non saperlo
e di non essere il suo custode. Fin qui che cosa ci rispondono i
Giudei quando con la voce di Dio, vale a dire delle sacre Scritture, li
interroghiamo sulla figura di Cristo? Non sanno dirci altro se non
che non conoscono quello che noi chiamiamo Cristo. Falsa infatti
l'ignoranza di Caino, falsa la negazione dei Giudei. Sarebbero in
certo qual modo custodi di Cristo se volessero accettare e custodire
la fede cristiana. Infatti chi custodisce Cristo nel suo cuore non dice
quello che dice Caino: Forse che io sono il custode di mio fratello?
Dice Dio a Caino: Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello
chiama me dalla terra
42
. Cos nelle sacre Scritture la voce di Dio
rimprovera i Giudei. Ha infatti una gran voce il sangue di Cristo
nella terra dal momento che, quando stato accolto, tutti i gentili
rispondono: Amen. Questa la chiara voce del sangue che il
sangue stesso suscita dalla bocca dei fedeli che lo stesso sangue ha
redento.
Sterile fu la terra per Caino e la passione di Cristo per i
Giudei.
11. Dice Dio a Caino: Sii maledetto tu dalla terra che apr la sua
bocca per ricevere dalle tue mani il sangue di tuo fratello. Infatti
lavorerai la terra e non ti dar i suoi frutti. Gemente e tremante ti
aggirerai per la terra
43
. Non ha detto: " Maledetta la terra ", ma:
Maledetto tu dalla terra che apr la sua bocca per ricevere dalla tua
mano il sangue di tuo fratello. Il popolo giudaico, poich infedele, fu
infatti maledetto dalla terra, cio dalla Chiesa, che apr la sua bocca
per la confessione dei peccati al fine di ricevere da parte del
persecutore che non voleva stare sotto la grazia, ma sotto la legge,
il sangue di Cristo, che fu versato, in remissione dei peccati. Ci
fece perch quel popolo fosse maledetto dalla Chiesa, cio perch
la Chiesa comprendesse e mostrasse che quel popolo era davvero
maledetto come dice l'Apostolo: tutti coloro che si fondano sulle
opere della legge sono sotto la maledizione della legge
44
. Quindi
dopo aver detto: Sii tu maledetto dalla terra che apr la sua bocca
per ricevere dalle tue mani il sangue di tuo fratello non ha detto: "
Perch la lavorerai " bens: Poich lavorerai la terra e non ti dar i
suoi frutti. Non quindi necessario intendere che Caino lavorava la
stessa terra che aveva aperto la sua bocca per accogliere dalle sue
mani il sangue di suo fratello, ma deve intendersi maledetto da
quella terra poich la terra non disposta a dargli i suoi frutti.
Analogamente la Chiesa riconosce e mostra che il popolo dei Giudei
maledetto poich dopo la morte di Cristo ancora opera la terrena
circoncisione, il terreno sabato, il terreno azimo, la terrena Pasqua.
Tutta questa serie di operazioni terrene ha l'occulta virt di far
comprendere la grazia di Cristo, ma non concessa ai Giudei che
perseverano nell'empiet e nella infedelt poich quella virt
stata rivelata dal Nuovo Testamento. E a coloro che non passano al
Signore non viene tolto il velo che rimane nella lettura del Vecchio
Testamento, poich pu essere tolto solo in Cristo. Non
naturalmente in discussione la lettura del Vecchio Testamento, che
ha una occulta virt, ma il velo da cui nascosta
45
. per questo
che dopo la morte di Cristo sulla croce il velo del tempio si spezz
46

in modo che gli aspetti segreti dei sacramenti si rivelassero ai fedeli
che compivano il loro cammino di fede apprestandosi a bere il suo
sangue dopo aver aperto la bocca nella confessione. Perci quel
popolo, come Caino, ancora lavora la terra, ancora esercita
carnalmente l'opera della legge che non gli d la sua virt poich in
essa non comprende la grazia di Cristo. Inoltre nella stessa terra,
che port Cristo, cio nella sua carne, essi hanno operato la nostra
salvezza crocifiggendo Cristo, che morto per i nostri delitti. La
stessa terra non ha dato loro la sua virt poich non sono stati
giustificati per la virt della risurrezione di colui che risuscitato
per la nostra giustificazione
47
: Perch anche se fu crocifisso per la
sua infermit, vive per la potenza di Dio
48
, come dice l'Apostolo.
Questa dunque la virt di quella terra che Cristo non mostra agli
empii e agli increduli. Perci neppure risorgendo apparve a coloro
dai quali era stato crocifisso, cos come a Caino, che lavorava la
terra per seminarvi quel grano, quella medesima terra non mostr
il frutto della sua virt: Poich, dice, lavorerai la terra ed essa non
ti dar i suoi frutti.
N Caino verr ucciso n il popolo dei Giudei verr
sterminato.
12. Ti aggirerai gemente e tremante sulla terra. Chi non vedrebbe,
chi non riconoscerebbe come quel popolo, ovunque sia disperso in
tutta la terra, gema per la perdita del regno e tremi sotto gli
innumerevoli popoli cristiani? Perci Caino rispose e disse: Troppo
grande la mia colpa; se oggi mi scacci dalla faccia della terra mi
nasconder alla tua vista e mi aggirer gemente e tremante per la
terra e chiunque mi trover mi uccider. Geme e trema nel timore
che, perduto anche il regno della terra, sia ucciso da questa morte
visibile. Dice pi grave questa colpa di quella per cui la terra non gli
d i suoi frutti nel timore di morire spiritualmente. Ha infatti una
conoscenza carnale e non ritiene grave nascondersi alla faccia di
Dio, cio avere Dio adirato contro di lui, se non per il timore di
essere trovato e ucciso. Ha una conoscenza carnale in quanto
lavoratore della terra che non gli concede i suoi frutti. Ma conoscere
secondo la carne la morte
49
. Non conoscendo questo, geme per
la perdita del regno e teme per la morte del corpo. Ma che risponde
Dio? Si esprime in questo modo: Non sar cos: chiunque uccider
Caino avr sette punizioni
50
, cio non cos come tu dici: l'empia
stirpe dei carnali Giudei non morir di morte corporale. Chiunque
infatti li far morire li liberer da sette punizioni che hanno meritato
per il reato di aver ucciso Cristo. Tutto questo ha un preciso scopo,
quello di far s che, non estinguendosi la stirpe giudea per tutto
questo periodo svolgentesi secondo cicli settenari di anni, i Cristiani
fedeli comprendano quale stato di soggezione abbiano meritato i
Giudei che per superba arroganza uccisero il Signore.
Continua la serie dei paragoni fra Caino e i Giudei; empiet
dei manichei imitatori di Caino.
13. E pose il Signore Iddio un segno su Caino perch chiunque
l'incontrasse non l'uccidesse
51
. straordinario constatare come
tutti i popoli che furono sottomessi dai Romani passarono alla
religione dei conquistatori e ne osservarono e celebrarono i riti
sacrileghi, mentre il popolo giudaico, sia sotto i re pagani sia sotto i
Cristiani, non perse mai il segno della sua legge per il quale si
distingue da tutte le altre nazioni e popoli e ogni imperatore o re
che trov nel suo regno uomini di quella stirpe li trov con quel
segno e non li uccise, non fece cio in modo che non fossero pi
Giudei, separati com'erano da ogni comunione con le altre nazioni
grazie a un loro segno certo e specifico della loro osservanza
religiosa. Questo sempre valso per tutti i Giudei, a meno che
qualcuno di loro non sia passato a Cristo per non essere pi Caino e
per non doversi sottrarre alla vista di Dio e abitare in terra di Naim
che significa summovimento. Contro questo male il Signore dice nel
Salmo: Non mettere in moto i miei piedi
52
; e: Non mi muovano le
mani dei peccatori
53
; e: Coloro che mi tormentano esulteranno se
io verr scosso
54
; e: Il Signore alla mia destra perch io non
venga scosso
55
, e molte altre frasi consimili che riguardano tutti
coloro che escono dalla vista di Dio, cio dalla misericordia del suo
amore. Perci detto in un salmo: Ho detto nella mia prosperit:
non mi muover in eterno; ma vedi ci che segue: O Signore, nella
tua volont hai dato forza alla mia dignit, ma quando hai volto
altrove il tuo viso mi sono turbato
56
. Di qui si comprende che ogni
anima bella, gradevole e virtuosa non per se stessa, ma perch
partecipe della luce di Dio. E se questo considerassero e
comprendessero i manichei, non si macchierebbero di una grande
bestemmia ritenendo di essere natura e sostanza di Dio. Non sono
per in grado di farlo perch non se ne stanno in pace. Non
comprendono infatti cosa sia il sabato del cuore. Se ne stessero in
pace, come fu detto a Caino, volgerebbero verso di loro il peccato,
cio lo attribuirebbero se stessi, e non a una imprecisata stirpe
delle tenebre, e attraverso la grazia di Dio eserciterebbero sul
peccato stesso il loro potere. Ora invece sia essi sia tutti coloro che
si intestardiscono in errori d'ogni tipo, resistendo alla verit si
sottraggono alla vista di Dio. Come Caino e come i Giudei maledetti
abitano nella terra dello sconvolgimento, cio nel turbamento della
carne, contro la gioia di Dio, cio contro l'Eden
57
, che significa
festino, dove collocato il Paradiso. Ora concentrer il mio discorso
su poche cose fra le molte e procedendo con brevit per non
impedire, con l'eccessiva lunghezza delle mie risposte, che si
realizzi quello che lo scopo di quest'opera
Enoch e No. Significato mistico dell'Arca.
14. Ometter di parlare di quei tratti scritturistici che, pur essendo
tanto pi invitanti alla lettura quanto pi da esaminare in
profondit, esigono una trattazione molto ampia da fondare su un
elevato numero di testimonianze. Fatta questa esclusione chi non si
sentirebbe ugualmente spinto a cercare e a comprendere Cristo in
quelle Scritture? Chi non inviterebbe ad un salutare rafforzamento
della propria fede il fatto che Enoc, settimo discendente dopo
Adamo, piacque a Dio che alla fine lo prese con s
58
e che prende il
nome di settimo giorno, quello nel quale viene trasferito chiunque,
per l'avvento del Cristo, si forma nella sesta et del mondo, quasi
ne fosse il sesto giorno? O il fatto che No con i suoi viene liberato
attraverso l'acqua e il legno
59
cos come la famiglia di Cristo viene
segnata dal battesimo e dalla croce? O il fatto che l'arca di No
fatta di legno squadrato, come la Chiesa costruita dai santi
sempre pronti ad ogni opera buona
60
(il quadrato, infatti,
comunque lo disponi, rimane lo stesso)? O il fatto che l'arca era
lunga sei volte pi della sua larghezza e dieci volte pi della sua
altezza a somiglianza del corpo umano nel quale apparve Cristo? O
il fatto che la sua larghezza era di cinquanta cubiti? Come dice
l'Apostolo: Il nostro cuore si dilatato
61
, ma come, se non
attraverso la carit dello spirito? Perci lo stesso Apostolo dice: La
carit di Dio diffusa nei nostri cuori attraverso lo Spirito Santo che
ci stato dato
62
. Infatti nel cinquantesimo giorno dopo la
Risurrezione Cristo invi lo Spirito Santo per dilatare i cuori dei
credenti
63
. Quanto alla lunghezza dell'arca che era di trecento piedi
si consideri che si tratta del prodotto di sei per cinquanta, il che sta
ad indicare che tutto il tempo di questo ciclo comprende sei et
durante le quali Cristo non ha mai cessato di essere proclamato:
nelle prime cinque perch preannunziato dai profeti e nella sesta
perch diffuso dal Vangelo. Che poi l'altezza dell'arca fosse di trenta
cubiti, numero contenuto dieci volte in quello indicante la
lunghezza, sta a significare che Cristo la nostra altezza in quanto
all'et di trenta anni consacr la dottrina del Vangelo sostenendo di
non essere venuto a sciogliere la legge, ma a completarla
64
. Il
cuore della legge infatti nei dieci comandamenti cos come la
lunghezza dell'arca costituita dal prodotto di tre per dieci e lo
stesso No computato come decimo a partire da Adamo
65
. Il
legno dell'arca fu inoltre incollato dentro e fuori con del bitume
66
in
modo che con la compagine dell'unit fosse indicata la tolleranza
della carit al fine di evitare che, essendo la Chiesa colpita da
scandali sia da parte di quelli che sono dentro di lei sia da parte di
quelli che ne sono fuori, si spezzi l'unione fraterna e si sciolga il
vincolo della pace. Il bitume infatti una colla attivissima e
resistentissima che indica l'ardore della carit pronto a tutto
sopportare per mantenere l'unione spirituale col vigore della sua
forza
67
.
Altro significato simbolico dell'Arca di No.
15. Nell'arca vengono rinchiusi animali di tutte le specie cos come
la Chiesa contiene tutti i Gentili, come rivela il vassoio mostrato in
sogno a Pietro. Fra gli animali ve ne sono di puri e di impuri
68
come
ai sacramenti della Chiesa partecipano buoni e cattivi. Il fatto che
delle coppie di animali accolte nell'arca sette siano pure e due
impure
69
non significa che i buoni siano in numero maggiore dei
cattivi, ma solo che i buoni conservano l'unit dello spirito nel
vincolo della pace. La sacra Scrittura ci presenta lo Spirito Santo
impegnato in sette attivit: la sapienza, l'intelletto, il consiglio, la
fortezza, la scienza, la piet e il timor di Dio
70
. Da qui deriva che
anche quel numero di cinquanta giorni in attesa dell'arrivo dello
Spirito Santo si ottiene moltiplicando sette per sette che fa
quarantanove, e aggiungendo un'unit. Perci stato detto:
Sforzandovi di conservare l'unit dello spirito nel vincolo della
pace
71
Quanto ai cattivi nel numero due sono facili alle scissioni e
in certo modo si mostrano divisibili. Quanto a No ottavo assieme
ai suoi poich la speranza della nostra risurrezione si manifest a
Cristo nel giorno in cui risuscit, giorno che era l'ottavo, cio il
primo dopo il settimo che era di sabato. E questo giorno, terzo dopo
la passione, diviene l'ottavo e il primo del gruppo di giorni che si
alterna nello scorrere del tempo.
L'Arca come immagine della Chiesa.
16. Come l'arca, una volta terminata, fu perfezionata con un tetto
alto un cubito, cos la Chiesa, cio il corpo di Cristo, si eleva e
completa nell'unit. Di qui le parole del Vangelo: chi non raccoglie
con me, disperde
72
. Una porta viene aperta su un fianco dell'arca,
il che significa che nessuno pu entrare nella Chiesa se non
attraverso il sacramento della remissione dei peccati. una
interpretazione emersa anche dal fianco aperto di Cristo. Quanto
alla ripartizione della parte inferiore dell'arca in due e tre parti
73

sta a significare che fra tutti i Gentili la Chiesa raccoglie o una
massa bipartita in circoncisi e non circoncisi o una massa tripartita
in considerazione dei tre figli di No la cui progenie ha riempito il
mondo. Si parla inoltre di queste parti dell'arca come minori per il
fatto che la diversit fra le genti esiste in questa vita terrena, ma
alla fine tutti ci ridurremo in unit. E questa non ha variet poich
Cristo tutto e in tutti e ci riunisce come in un solo cubito nell'unit
celeste.
Il diluvio, come immagine del Battesimo.
17. Il fatto che dopo sette giorni da quando No entr nell'arca
venne il diluvio significa che noi ci battezziamo nella speranza della
futura quiete che simboleggiata dal settimo giorno. Che al di fuori
dell'arca ogni essere fatto di carne e sostenuto dalla terra sia perito
nel diluvio significa che, al di fuori della comunit della Chiesa,
l'acqua del battesimo, bench sia sempre la stessa, non solo non ha
alcuna efficacia ai fini della salvezza, ma vale piuttosto per la
dannazione. Piovve per quaranta giorni e quaranta notti
74
in
quanto il numero quaranta si ottiene moltiplicando dieci per
quattro: dieci sono infatti i comandamenti della legge nei quali
rientra ogni taccia di peccato e quattro sono le zone in cui pu
essere diviso il mondo; il racconto pu anche significare che quella
colpa figurata dai giorni se contratta in un momento di prosperit o
dalle notti se sfavorevole perch contratta nell'avversit pu essere
cancellata dal sacramento del battesimo celeste.
Paragone fra l'et di No e le et del mondo.
18. No aveva cinquecento anni quando il Signore gli parl perch
costruisse l'arca e aveva seicento anni quando vi entr
75
, dal che si
ricava che la costruzione dell'arca dur cento anni. Ma che altro
sembrano significare i cento anni se non le singole et del mondo?
Perci questa sesta et, che significata dal completamento dei
cinquecento anni fino ai seicento, costruisce la Chiesa attraverso la
rivelazione evangelica. Perci chi aspira alla vita deve essere come
un legno squadrato, preparato ad ogni buona azione e ad entrare
nella santa fabbrica visto che anche il secondo mese del
seicentesimo anno in cui No entra nell'arca significa la stessa sesta
et. Due mesi infatti comprendono il numero sessanta e dal numero
sei prendono il nome il sessanta, il seicento, il seimila, il
sessantamila, il seicentomila e il termine seicento volte, e cos via il
numero sale verso l'infinito attraverso il ricorso al medesimo
moltiplicatore per cifre sempre pi alte.
Il giorno in cui l'Arca si arrest, la profondit delle acque del
diluvio e il loro significato simbolico.
19. Quanto al ventisettesimo giorno del mese ricordato in quanto
si riferisce al significato della quadratura che gi stata esposta a
proposito dei legni squadrati. Ma qui con maggiore evidenza poich
la Trinit ci perfeziona dopo che siamo stati preparati ad ogni opera
buona e in certo qual modo squadrati nella memoria per ricordarci
di Dio, nell'intelligenza per conoscerlo e nella volont per amarlo.
Tre per tre infatti e il risultato ancora per tre ci d il numero
ventisette che il quadrato del numero tre. Che poi nel settimo
mese l'arca si sia fermata, cio riposata
76
, un riferimento al solito
settimo giorno di riposo. E poich a riposarsi sono i perfetti, anche
qui viene reiterato il numero di quella squadratura. Infatti questo
mistero stato indicato per il ventisettesimo giorno del secondo
mese quando l'arca si ripos. E di nuovo nel ventisettesimo giorno
del settimo mese confermata la stessa indicazione quando l'arca
si ferm: ci che risulta promesso nella speranza si rivela nella
realt. Inoltre il settimo giorno dedicato al riposo si coniuga con
l'ottavo della risurrezione. N finisce con la resa del corpo il riposo
che accoglie i santi dopo questa vita: esso assorbe piuttosto nel
dono della vita eterna, e non pi nella speranza, ma nella realt,
tutto l'uomo nella sua integrit, rinnovato in tutti i sensi dalla
compiuta salvezza dell'immortalit dello spirito e del corpo. Quanto
al legame che unisce il settimo giorno del riposo con l'ottavo della
risurrezione , nel sacramento della nostra rigenerazione, cio nel
battesimo, un alto e profondo mistero. Che l'acqua, superando la
cima dei monti, si alz di quindici cubiti
77
significa infatti che
questo sacramento supera ogni sapienza fondata sulla superbia.
Sette pi otto danno quindici come risultato e poich settanta
deriva etimologicamente da sette e ottanta da otto, sommando il
settanta con l'ottanta si ottiene che l'acqua continu a salire per
centocinquanta giorni indicandoci e confermandoci l'altezza
raggiunta del battesimo nel consacrare l'uomo nuovo al possesso
della fede nel riposo e nella risurrezione.
Qual il significato simbolico dei corvi e delle colombe
inviate fuori dell'Arca.
20. Dopo quaranta giorni il corvo fu lasciato libero e non torn o
perch impedito dalle acque o perch attratto da qualche cadavere
galleggiante. Ci significa che gli uomini, resi immondi
dall'impudicizia della passione e troppo attenti alle cose che sono in
questo mondo o sono ribattezzati o sono condotti e trattenuti da
coloro per i quali al di fuori dell'arca, cio della Chiesa, il battesimo
causa di perdizione. Il fatto poi che la colomba, dopo essere stata
liberata, ritorn per non aver trovato riposo, dimostra che un riposo
in questo mondo non fu promesso ai santi attraverso il Vecchio
Testamento. Fu infatti liberata dopo quaranta giorni, un numero
che simboleggia la vita che si conduce in questo mondo. Alla fine,
rimessa di nuovo in libert dopo sette giorni, torn riportando un
rametto d'ulivo con frutti quale segno delle gi ricordate sette
operazione dello Spirito. Tale evento starebbe a significare che
alcuni, bench battezzati fuori della Chiesa e sempre che non venga
loro meno la pienezza della carit, in un tempo successivo che
potremmo definire sera della vita possono essere ricondotti all'unit
nel becco della colomba, simbolo del bacio della pace. Che poi la
colomba, liberata dopo altri sette giorni, non era ritornata
78
, il
segno della fine del mondo, quando vi sar riposo per i santi e non
pi nel sacramento della speranza, che il legame che attualmente
tiene unita la Chiesa e la terr finch si berr il sangue sgorgante
dal fianco di Cristo, bens nella perfezione della vita eterna, quando
il Regno verr trasmesso a Dio Padre
79
in modo che nella chiara
contemplazione dell'immutabile verit non avremo pi bisogno di
simboli materiali.
L'argomento non pu essere esaurito.
21. Anche se mi attenessi al criterio di brevit finora seguito nel
trattare questi argomenti, troppo lungo sarebbe toccarli tutti.
Facciamo qualche esempio. Perch nell'anno seicento e uno di No,
cio trascorsi seicento anni, viene aperto il tetto dell'arca e viene
rivelato il sacramento che vi era nascosto? Perch si dice che la
terra si sarebbe seccata il ventisettesimo giorno del secondo
mese
80
quasi che la necessit del battesimo fosse cessata in
cinquantasette giorni? lo stesso ventisettesimo giorno del secondo
mese che ottiene dalla congiunzione dello spirito col corpo il
numero otto volte sette con l'aggiunta di uno per il vincolo
dell'unit. Perch dall'arca uscirono uniti quelli che vi erano entrati
separati? Cos infatti fu detto che entrarono nell'arca No con i suoi
figli e la moglie con le mogli dei suoi figli
81
, ricordando
separatamente gli uomini e separatamente le donne; ed in realt
per tutto il tempo che dura questo sacramento la carne concupisce
contro lo spirito e lo spirito si oppone alla carne
82
. Escono quindi
dall'arca No, sua moglie, i suoi figli e le mogli dei suoi figli
83

ricordati tutti unitamente, maschi e femmine. Ci sta ad indicare
che alla fine del mondo e nella risurrezione dei giusti in una pace
comunque perfetta il corpo si armonizzer con lo spirito senza la
resistenza di alcuna esigenza legata alla mortalit o dei morsi della
concupiscenza
84
.
Segni simbolici citati brevemente qua e l.
22. Quando poi Dio parla a No e gli illustra la figura della Chiesa
come se il mondo ricominciasse di nuovo (in molti modi infatti
occorreva che fossero rappresentate le stesse cose) che significa il
fatto che la progenie di quel patriarca benedetta per ripopolare la
terra e che a lui vengono dati da mangiare tutti gli animali come in
quel vassoio fu detto a Pietro: Uccidi e mangia
85
? Il significato
che bisogna lasciar colare il sangue prima di mangiare per fare in
modo che la vita precedente non venga soffocata e conservata nella
coscienza, ma sparsa in qualche modo attraverso la confessione.
Quanto al patto stabilito fra Dio, gli uomini ed ogni anima vivente di
non distruggerli col diluvio e quanto all'arcobaleno che appare nelle
nubi
86
e non risplende mai se non della luce del sole questo il
significato. Non periscono per il diluvio coloro che, pur se separati
dalla Chiesa, nei profeti e in tutte le sacre Scritture riconoscono,
come nelle nubi di Dio, la gloria di Cristo senza cercare la propria.
In realt perch gli adoratori di questo sole non si inorgogliscano
sappiano che Cristo talora simboleggiato dal sole e altre volte dal
leone o dall'agnello o dalla pietra sulla base di una somiglianza e
non in senso proprio.
No figura di Cristo; Cham, figura del popolo giudaico.
23. Ma veniamo al caso di No che, reso ebbro dal vino della vigna
che aveva piantato, si denud nella sua casa
87
: a chi non sembrer
essere l'immagine di Cristo che ha sofferto in mezzo alla sua gente?
Allora infatti fu denudata la mortalit della sua carne, scandalo per i
Giudei e stoltezza per i Gentili, ma per i Giudei e i Gentili che erano
stati chiamati, come Sem e Iafet, virt e sapienza di Dio. Infatti la
stoltezza di Dio, pi sapiente della sapienza degli uomini e la
debolezza di Dio pi forte della forza degli uomini
88
. Inoltre in
due figli, il pi grande e il pi piccolo, sono raffigurati due popoli.
Essi recano un'unica veste sul dorso camminando all'indietro,
annunciano cio il mistero della passione del Signore gi passata e
superata. Non vedono la nudit del padre perch non consenzienti
all'uccisione di Cristo, ma lo onorano coprendolo con un velo perch
ben sanno donde sono nati. Il figlio di mezzo fra i due, cio il
popolo dei Giudei, che di mezzo poich n ha conservato il
primato degli apostoli n stato l'ultimo a credere fra i pagani,
questo figlio, si ripete, ha visto la nudit del padre perch ha
acconsentito alla uccisione di Cristo e ha portato la notizia ai fratelli.
Per suo tramite si rivelato e in certo qual modo stato reso di
pubblica ragione quello che nella profezia era un segreto. Perci
questo fratello diviene schiavo degli altri due. Che altro infatti
oggi questo popolo se non una bibliotecaria dei Cristiani addetta a
conservare la legge e i profeti a testimonianza della predicazione
della Chiesa affinch noi onoriamo con un sacramento ci che essa
annuncia con le parole.
Sem e Iapheth simboleggiano la Chiesa. Apostrofe ai
Manichei, figli di Cham.
24. Chi non si ecciterebbe, chi non si rafforzerebbe o
confermerebbe nella fede nel vedere benedetti quei due che
avevano rispettato la nudit del padre pur volgendogli la schiena
essendosi dispiaciuti della vicenda legata alla scellerata vigna? Sia
benedetto - disse No - il Signore, il Dio di Sem. Bench infatti sia
Dio di tutte le genti, in certo qual modo tuttavia con un termine che
gli appartiene e gi fra gli stessi Gentili detto Dio di Israele. E
donde deriva questo se non dalla benedizione accordata a Iafet?
Infatti nel popolo dei Gentili occup tutto il mondo la Chiesa.
Questo veniva annunziato con le parole: Il Signore dia gioia a Iafet
e viva nelle case di Sem
89
. Guardate, guardate Manichei: ecco al
vostro cospetto tutto il mondo. Di questo vi stupite, di questo vi
dispiacete fra i nostri popoli perch Dio d spazio a Iafet. Vedete se
non abita nelle case di Sem, cio nelle Chiese che gli apostoli, figli
dei profeti, hanno costruito. Udite ci che dice Paolo ai Gentili
divenuti oramai fedeli: Voi - dice- che in quel tempo eravate senza
Cristo, privi di ogni rapporto con Israele, privi dei Testamenti, senza
la speranza della promessa, e senza Dio in questo mondo. Con
queste parole si mostra che ancora Iafet non abitava nelle case di
Sem. Ma considerate come conclude poco dopo: Oramai non siete
pi n pellegrini n inquilini, ma siete concittadini dei santi, della
casa di Dio, collocati sopra il fondamento degli Apostoli e dei
Profeti, con Cristo che fa da somma pietra d'angolo
90
. Ecco in che
modo si dilata Iafet e abita nelle case di Sem. E pur tuttavia voi
tenete, leggete e predicate le lettere degli apostoli che testimoniano
tutto questo. E dove io potrei collocarvi se non in quel maledetto
muro divisorio che non ha Cristo come pietra angolare? In effetti
non vi riconosciamo n nella parete, che dopo la circoncisione
credette in Cristo e di cui facevano parte anche gli apostoli, n nella
parete costituita dai non circoncisi quali sono tutti i pagani che si
incontrano tutti nella medesima unit della fede come nella pace
dell'angolo. Ma anche tutti coloro che accettano e leggono un libro
qualsiasi del nostro canone dove si mostra come Cristo nato ed
ha sofferto come un uomo mortale e pur tuttavia, per il patto di
unit che li unisce, non velano pudicamente la stessa mortalit
rivelatasi nella passione, ma pur ignorando cosa siano piet e carit
proclamano la nostra comune origine, ebbene costoro, pur
dissentendo fra loro - ebrei da eretici ed eretici fra loro - ma
restando nella stessa condizione di servi, possono essere utili alla
Chiesa o per la loro testimonianza o per l'apporto di prove. Anche
degli eretici infatti stato detto: necessario che vi siano degli
eretici in modo che i veri credenti si manifestino fra voi
91
. Andate
ora e calunniate i vecchi Libri Santi. Fate questo, servi di Cam,
andate, voi che avete disprezzato nella sua nudit la carne da cui
siete nati. Non vi sarebbe infatti alcun modo perch voi possiate
chiamarvi Cristiani se Cristo, come era stato predetto dai profeti,
non fosse venuto nel mondo, se non avesse bevuto dalla sua vigna
quel calice che non pot passare lontano da lui, se non avesse
dormito nella sua passione come nell'ebbrezza di una follia che
pi saggia della sapienza degli uomini e si denudasse cos la
debolezza della carne mortale per un occulto disegno di Dio,
debolezza pi forte della forza degli uomini e senza la cui
assunzione da parte del verbo di Dio il nome di cristiano, del quale
anche voi vi vantate, non sussisterebbe sulla terra. Ma voi fate
questo, come ho detto: tradite senza riguardo ci che noi onoriamo
con riverenza, la Chiesa si serva di voi come di sudditi in modo che
si manifestino in essa i veri credenti. A tal punto i profeti tacquero
ci che essa avrebbe avuto e sofferto che noi ritroviamo voi nelle
loro pagine tutti presi da una vanit fatale per i reprobi che si
lasciano sedurre e utile per far emergere i giusti.
Abramo, Isacco, l'ariete sono figure di Cristo.
25. Voi sostenete che Cristo non fu predetto dai profeti israeliti alla
cui predizione vegliano tutte quelle pagine, sempre che voi
preferiate scrutarle con piet anzich sfogliarle con leggerezza. Chi
altro dunque nella figura di Abramo esce dalla sua terra e lascia i
suoi parenti per arricchirsi presso degli stranieri
92
se non colui che,
abbandonata la terra ed i parenti Giudei dai quali era nato secondo
la carne acquisita, come vediamo, credito e autorit presso i
Gentili? Chi nella figura di Isacco portava il legno per il suo
sacrificio
93
se non colui che portava la croce per la sua passione?
Chi altro era rappresentato dall'ariete del sacrificio che si era
impigliato con le corna in un roveto se non chi, per offrirsi in
sacrificio per noi, veniva inchiodato sul patibolo della croce?
Giacobbe e le scale del mistero sono immagini di Cristo.
26. Chi altro figurato nell'angelo che aveva lottato con Giacobbe
quando questi prevalse su di lui e l'angelo da pi debole verso il pi
forte, da vinto verso il vincitore lo benedisse, ma al tempo stesso lo
rese zoppo toccandogli il femore
94
? Chi raffigurava se non colui che
accett che il Popolo d'Israele prevalesse su di lui e benedisse
alcuni di quel popolo che credettero in lui? Il femore di Giacobbe
claudic comunque in tutta la sua larghezza in mezzo alla massa
carnale di quel popolo. Chi rappresenta la pietra posta sul capo di
Giacobbe che l'aveva unta perch potesse essere chiamata con un
proprio nome se non Cristo, capo dell'uomo? Chi infatti non sa che
il nome di Cristo prende il nome da una unzione? E anche Cristo
ricordando nel Vangelo questa circostanza e testimoniando il suo
rapporto con quella figura, avendo chiamato un certo Natanaele
vero Israelita in cui non c' inganno ed avendolo costui chiamato
Figlio di Dio e Re d'Israele (quasi che portasse sul capo quella
pietra ungendola in un certo qual modo con l'olio ricorrendo a
quella dichiarazione, cio proclamando ch'egli era Cristo), a questo
punto il Signore molto opportunamente ricord quello che allora
aveva visto Giacobbe che grazie alla benedizione fu chiamato
Israele: Pace dico a voi, disse, vedrete il cielo aperto e gli angeli di
Dio salire e discendere sopra il Figlio dell'uomo
95
. Questo infatti
aveva visto Israele quando teneva quella pietra sul capo: delle
scale che portavano dalla terra al Cielo per le quali salivano e
discendevano gli angeli di Dio
96
. Gli angeli sono figura degli
Evangelisti predicatori di Cristo. Sono comunque in ascesa quando,
per comprendere la sua altissima divinit, si portano al di sopra di
ogni creatura ai fini di trovare, nel principio, Dio presso Dio, per il
quale ogni cosa stata creata
97
; sono in discesa per trovare un
uomo nato da donna, nato sotto la legge per redimere quelli che
erano sotto la legge
98
. In lui infatti vi sono scale che salgono dalla
terra verso il cielo, cio dalla carne verso lo spirito. Infatti gli
uomini carnali progredendo in lui come in salita divengono
spirituali. Per essere nutriti col latte anche gli stessi spirituali in
certo qual modo discendono poich non possibile parlar loro come
a spirituali ma solo come a carnali
99
. Cos si sale e si scende sopra
il figlio dell'uomo. Infatti il Figlio dell'uomo in alto, dentro il nostro
capo, poich egli stesso il Salvatore; e il Figlio dell'uomo in
basso, nel suo corpo che la Chiesa. Per lui intendiamo anche le
scale poich lui stesso ha detto: Io sono la via
100
. A lui dunque si
sale perch si comprenda che nell'alto dei cieli e a lui si discende
perch noi stessi, piccoli come siamo, ci nutriamo nelle sue
membra. Attraverso di lui si sale e si scende: seguendo infatti il suo
esempio i suoi predicatori innalzano il loro tono per vederlo
nell'alto, ma lo abbassano per annunziarlo in modo meno elevato.
Vedete l'Apostolo che si eleva dicendo: Se andiamo troppo oltre con
la mente, lo facciamo per Dio; e quando si abbassa dice: Se
moderiamo il tono lo facciamo per voi. Ci dica anche per chi salito
e disceso: Ci spinge la carit di Cristo e questo il nostro giudizio:
se uno morto per tutti, tutti hanno partecipato della sua morte:
ed morto per tutti perch quelli che vivono non vivano pi per se
stessi, ma per colui che morto per loro ed risuscitato
101
.
Infelice colui che non gode nel leggere le sacre Scritture,
felice chi ne gode.
27. Colui che non apprezza queste sante visioni che ci offrono le
sacre Scritture, non riuscendo a sostenere pi la sana dottrina si
volge alle favole
102
. E quelle favole sollazzano piacevolmente ed in
modi diversi le anime che rimangono puerili in qualsiasi et del
corpo. Ma noi che gi siamo corpo di Cristo riconosciamo nel Salmo
la nostra voce e diciamogli: Gli ingiusti mi hanno narrato favole
dilettevoli, ma non come la tua legge, Signore
103
. Mentre
ansimando vado percorrendo tutti quei libri e quelle scritture,
madido di quel sudore cui l'uomo stato condannato o
apertamente o di nascosto, Cristo mi viene incontro e mi ristora.
Egli stesso per la difficolt che incontro nel trovarlo infiamma il mio
desiderio in modo che io beva avidamente quello che riesco a
trovare e per la mia salvezza lo tenga ben nascosto nel mio midollo.
Giuseppe, la verga di Mos, sono simboli di Cristo.
28. Lo stesso Cristo mi si presenta nella figura di Giuseppe che,
dopo essere stato perseguitato e venduto dai fratelli, fu onorato in
Egitto
104
. Siamo venuti a conoscenza delle sofferenze di Cristo nel
mondo dei Gentili, prefigurato dall'Egitto, attraverso le passioni dei
martiri. E ora vediamo che lo stesso Cristo onorato in quello
stesso mondo grazie alla distribuzione del suo frumento capace di
mettere tutto ai suoi piedi. Ancora Cristo mi si presenta nella verga
di Mos che, gettata a terra e divenuta serpente, configura la morte
della terra che viene dal serpente. Il fatto poi che il serpente, preso
per la coda, torna ad essere verga
105
significa che in seguito Cristo,
compiuti tutti gli atti della sua missione, torna risorgendo ad essere
ci che era quando, distrutta la morte attraverso la riparazione
della vita, non resta pi nulla del serpente. Anche noi, che siamo il
suo corpo, rotoliamo nella stessa mortalit attraverso lo scorrere
del tempo; ma alla fine ultima, essendo la coda del secolo afferrata
dalla forza delle mani, cio dal potere del giudizio, per non ricadere
pi, saremo riparati e risorgendo, una volta distrutta la morte,
l'ultima nemica
106
, saremo la verga del regno nella mano destra di
Dio.
Significato mistico dell'uscita dall'Egitto, della pietra, della
manna, della nube.
29. Sull'uscita di Israele dall'Egitto lasciamo che parli non la mia
persona, ma l'Apostolo: Non voglio che voi ignoriate, fratelli, che
tutti i nostri padri furono sotto la nube e passarono tutti attraverso
il mare e che tutti furono battezzati in Mos, nella nube e nel mare
e tutti mangiarono il medesimo cibo spirituale e tutti bevvero la
medesima bevanda spirituale. Bevevano infatti da una roccia
spirituale che li seguiva e quella roccia era Cristo
107
. Chiarendo un
solo punto ha reso chiaro tutto il resto. Se infatti la pietra era Cristo
per la sua fermezza, perch la manna non sarebbe stato il pane
vivo che discende dal cielo
108
mangiando del quale si vive
spiritualmente? Infatti quegli uomini assumendo nella carne l'antica
figura sono morti. Ma quando l'Apostolo dice mangiarono lo stesso
cibo spirituale mostra che si deve intenderlo di Cristo in senso
spirituale. Allo stesso modo chiar perch aveva definito spirituale la
bevanda quando aggiunse che la pietra era Cristo. Chiarito un
punto risult chiaro tutto il resto. Perch dunque non sarebbero
Cristo anche la nube e la colonna, essendo egli ritto in piedi e ben
fermo e capace di rafforzare la nostra debolezza, risplendente nella
notte e non risplendente nel giorno in modo che vedano quelli che
non vedono e diventino ciechi i vedenti
109
? Il Mar Rosso che si
tinge di rosso rappresenta il battesimo consacrato dal sangue di
Cristo. I nemici che seguono alle spalle e muoiono rappresentano la
morte dei peccati del passato.
Il deserto, i palmizi, le dodici fonti, il serpente di bronzo,
l'agnello pasquale, la legge offerta a Mos.
30. Il popolo condotto attraverso il deserto
110
. Tutti i battezzati
che ancora non fruiscono della terra promessa, ma sperando in ci
che non vedono e attendendo con pazienza
111
, si trovano come in
un deserto. E l si devono sostenere penose e pericolose tentazioni
a tornare col cuore in Egitto. Neppure l tuttavia Cristo li
abbandona: infatti anche quella colonna non torna indietro
112
. E le
acque amare si addolciscono col legno volendo significare che i
popoli nemici si ammansiscono per aver onorato il segno della croce
di Cristo. E le sette fonti irriganti settanta palme
113
prefigurano la
grazia degli apostoli che irriga i popoli in numero di sette
moltiplicato per dieci perch il decalogo della legge sia completato
attraverso i sette doni dello Spirito. E il nemico che aveva tentato di
bloccare la strada viene vinto dalle mani di Mos tese nel segno
della croce del Signore
114
. E i morsi dei mortiferi serpenti vengono
sanati dalla vista del serpente di bronzo che era stato innalzato
come dichiarato dalle parole stesse del Signore: Come Mos esalt
il serpente nel deserto, cos occorre che sia esaltato il Figlio
dell'Uomo in modo che chiunque abbia creduto in lui non perisca,
ma abbia la vita eterna
115
. E anche questi fatti non gridano a voi?
cos grande la sordit nei vostri cuori? Pasqua quando viene
ucciso l'agnello e a Pasqua viene ucciso anche Cristo del quale si
dice nel Vangelo: Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati
del mondo!
116
A coloro che fanno la Pasqua proibito di spezzare
le ossa e al Signore non vengono spezzate le ossa sulla croce.
L'evangelista attesta che per questo fu detto: Non gli spezzerete un
solo osso
117
. Le porte vengono spalmate di sangue per evitare la
rovina
118
e i popoli ricevono sulla fronte il segno della passione del
Signore a tutela della loro salvezza. La legge fu data cinquanta
giorni dopo la celebrazione della Pasqua
119
e lo Spirito Santo venne
dopo cinquanta giorni dalla passione del Signore
120
. Si dice che ivi
la legge fu scritta col dito di Dio
121
e il Signore dice dello Spirito
Santo: Nel dito di Dio caccio i demoni
122
. E Fausto grida ad occhi
chiusi di non aver trovato in quegli scritti nulla che riguardi il
preannuncio di Cristo! Che c' da meravigliarsi se ha gli occhi per
leggere e non ha il cuore per capire, lui che posto dinanzi alla porta
chiusa del mistero divino, non batte con la fede della piet, ma
picchia con l'arroganza dell'empiet? Sia cos e vada pure cos
perch giusto. Si chiuda per i superbi la porta della salvezza.
Venga il mansueto cui il Signore insegna le sue vie
123
, veda anche
queste cose in quei libri o tutte o alcune, quelle che crede, in tutti.
Ingresso nella terra promessa.
31. Veda Ges che introduce il popolo nella terra della
promessa
124
. Non per un errore che in quel tempo non venisse
chiamato cos, ma per una decisione della provvidenza che,
mutato il nome, fu chiamato Ges. Veda il grappolo d'uva che
pendeva dal legno nella terra della promessa
125
. Veda in Gerico,
come in questa generazione mortale, le meretrici delle quali dice il
Signore che precederanno i superbi nel regno dei cieli
126
e veda la
meretrice far scendere attraverso la finestra della sua casa, come
attraverso la bocca del suo corpo, un nastro scarlatto
127
che
sempre segno del sangue per la remissione dei peccati che si
devono confessare per la salvezza. Veda le mura della stessa citt
cadere come le difese mortali del tempo dopo che l'arca del
Testamento l'aveva circumnavigata sette volte
128
come sono i
nostri tempi che scorrono attraverso l'alternarsi di periodi di sette
giorni. L'alleanza di Dio gira attorno al mondo affinch alla fine dei
tempi venga distrutta per ultima la morte
129
e in seguito alla
perdizione degli empi sia liberata l'unica casa come unica Chiesa
purificata della turpitudine della fornicazione attraverso la finestra
della confessione nel sangue della remissione.
Et dei Giudici e dei re: Sansone, Iaele, Gedeone.
32. Veda prima i tempi dei Giudici, poi quelli dei re e per
conseguenza vi sar prima il tempo del giudizio, poi quello del
regno; e veda che nei tempi dei giudici e dei re sempre di nuovo e
in vari modi vengono figurati Cristo e la Chiesa. Chi era in Sansone
che uccise un leone che aveva incontrato mentre si recava da gente
straniera per prender moglie
130
se non colui che dovendo chiamare
la Chiesa dal seno delle Nazioni disse: Gioite perch io ho vinto il
mondo
131
? Che cosa significa il favo costruito nella bocca del leone
ucciso
132
se non che noi vediamo che le stesse leggi del regno
terreno, che in precedenza congiuravano contro Cristo, oggi, del
tutto ammansita la loro crudelt, offrono anche un appoggio alla
predicazione della dolcezza evangelica? Chi rappresenta quella
donna piena di fiducia che trafigge col legno le tempie dei nemici
133

se non la fede della Chiesa che distrugge con la croce di Cristo il
regno del demonio? Che significa la pelle che umida quando l'aria
secca e secca quando l'aria umida
134
se non che dapprima il
solo popolo ebraico possedeva il mistero di Dio, che Cristo,
mentre tutti gli altri uomini ne erano privi; ora invece che quel
mistero si manifestato tutto il mondo lo possiede e solo il popolo
ebraico ne privo.
Si prevedono un nuovo sacerdozio ed una nuova regalit,
sar rivista una nuova ripartizione in trib.
33. Tanto per rifarci ancora brevemente al tempo dei re, il
sacerdozio trasferito fin dall'inizio in Samuele in seguito alla
riprovazione di Eli
135
e il regno passato a Davide in seguito alla
riprovazione di Saul
136
non gridano forse che si annuncia un nuovo
sacerdozio e un nuovo regno che appariranno in nostro Signore
Ges Cristo del cui sacerdozio quello precedente, che era stato
riprovato, non rappresentava che l'ombra? Forse che Davide, dopo
aver mangiato il pane della proposizione che solo i sacerdoti
avevano il diritto di mangiare
137
, non figurava la presenza delle
due cariche in un'unica persona, cio la presenza del sacerdozio e
del regno nell'unica persona di Cristo? Il fatto che due trib furono
separate dal Tempio e due abbandonate
138
non indica forse a
sufficienza ci che l'Apostolo dice di tutto il popolo: Il residuo fu
scelto per grazia
139
?
Le vicende di Elia si riferivano a Cristo.
34. Elia viene nutrito nel tempo della fame dai cervi che gli recano
il pane la mattina e la carne la sera
140
. E i Manichei non
comprendono che in quei libri si parla di Cristo. A lui, in certo qual
modo affamato della nostra salvezza, si confessano i peccatori,
possedendo per ora la fede quale primizia dello spirito e alla fine,
che potremmo definire sera del mondo, anche la risurrezione della
carne. Elia fu affidato, per essere nutrito, presso una vedova
straniera che voleva riunire due legni prima di morire. Ora
evidente che non dal solo termine " legno ", ma anche dal numero
di legni utilizzati espresso il segno della croce. La farina e l'olio
della vedova sono benedetti
141
: il frutto e la gioia non mancano
quando la carit viene dispensata poich Dio ama chi d con
gioia
142
.
Eliseo. Ferro dell'ascia, immagine della passione e della
resurrezione di Ges Cristo.
35. Delle belve divorano dei bambini che deridono Eliseo al grido
di: Zucca pelata, Zucca pelata
143
; quelli che con infantile stoltezza
deridono Cristo crocifisso sul Calvario periscono invasi dai demoni.
Eliseo invia un servo a collocare un bastone sul corpo esanime di un
fanciullo, ma quello non ritorna in vita. Eliseo stesso si reca allora
personalmente sul posto e si pone sopra di lui adattando le sue
membra a quelle del bambino e il bambino riprende vita
144
. Il
Verbo di Dio invi la legge per tramite di un suo servo, ma non
giov al genere umano morto per i peccati. Non la mand tuttavia
senza motivo: la mand infatti uno che sapeva di doverla mandare
in anticipo. Venne lui in persona, si adatt a noi, si fece partecipe
della nostra morte e noi avemmo la vita. Mentre si tagliava la legna
con delle scuri un ferro, balzato fuori dal manico ligneo, piomb in
un fiume profondo. Eliseo allora gett un legno nel fiume e il ferro
vi si agganci e fu recuperato
145
. Allo stesso modo quando la
concreta ed operante presenza di Cristo tagliava gli empi Giudei
come alberi infruttuosi (Giovanni aveva detto di lui: Ecco che la
scure viene posta alle radici dell'albero
146
) in seguito alla passione
subita per opera loro abbandon il suo proprio corpo discendendo
nelle profondit degli inferi; risalito di l il suo spirito, reinserendosi
nel suo corpo deposto nel sepolcro, come un ferro che si reinserisce
nel suo manico, risorse a nuova vita. Coloro che leggono non sanno
quante cose io ometto costretto dalla necessit di esser breve.
Valenza profetica della schiavit di Babilonia e della
ricostruzione del Tempio.
36. Consideriamo anche la trasmigrazione degli Israeliti in
Babilonia, dove lo stesso Spirito di Dio, per tramite del profeta
Geremia, aveva loro ordinato di recarsi perch pregassero per
quegli stessi nel cui regno andavano peregrinando (essendo la loro
pace anche pace per quelli) e perch costruissero nuove case e
piantassero nuove vigne e coltivassero nuovi giardini
147
. Chi non
riconoscerebbe di che cosa tale esilio sia la prefigurazione, ove
consideri che i veri Israeliti che sono senza inganno
148
sono
trasmigrati col sacramento evangelico nel regno dei Gentili
attraverso la predicazione degli apostoli? Perci l'Apostolo, quasi
copiasse Geremia, vi dice: Voglio che prima di tutto si facciano
suppliche, preghiere, richieste, azioni di grazia per tutti gli uomini,
per i re, per tutti costoro che hanno un'alta dignit perch noi
possiamo condurre una vita quieta e tranquilla, facendo ogni cosa
nella piet e nella carit. Questa una cosa buona e apertamente
accetta al nostro Dio e Salvatore il quale vuole che tutti gli uomini
si salvino e giungano alla conoscenza del vero
149
. Per questo sono
costruite da quei credenti le dimore della pace, le basiliche per le
congregazioni cristiane, e sono state rinnovate le vigne del popolo
dei fedeli e coltivati gli orti. Ivi fra tutti i legumi regna quel grano di
senape sotto la cui ombra, orientata in lungo e in largo, anche la
presuntuosa superbia dei Gentili si rifugia fuggendo come capita
agli uccelli del cielo
150
. Quanto poi al fatto che anche dopo settanta
anni, come dice la profezia dello stesso Geremia, si ritorna dalla
prigionia e il tempio viene rinnovato
151
, quale fedele di Cristo non
comprenderebbe che dopo la rivoluzione del tempo, che si opera
attraverso il continuo succedersi di un gruppo di sette giorni, anche
noi, cio la Chiesa di Dio, dovremo ritornare, dopo la
peregrinazione in questo mondo, alla Gerusalemme Celeste? E con
l'aiuto di chi faremo questo se non attraverso Ges Cristo,
sacerdote veramente grande, la cui figura fu gestita da quel Ges,
gran sacerdote di questo tempo, che provvide dopo la prigionia alla
ricostruzione del tempio? Chi vide il profeta Zaccaria nell'uomo in
sporche vesti che gli furono tolte dopo la vittoria sul diavolo che lo
accusava e sostituite con un abbigliamento onorevole e glorioso
152
?
Evidentemente ci ch'egli vide era il corpo di Cristo, cio la Chiesa,
che dopo aver superato il suo avversario in un giudizio pronunciato
alla fine dei tempi, pass dal dolore della peregrinazione alla gloria
della salvezza eterna. Questo evento cantato in modo chiarissimo
nel salmo della dedicazione della casa: Hai trasformato il mio pianto
in una grande gioia, hai spezzato il mio sacco e mi hai cinto di gioia
affinch la mia gloria canti il tuo nome senza impedimenti
153
.
Tutto ha un senso nell'Antico Testamento, come attesta
Paolo.
37. Chi mai, con la scusa di scrivere una seconda opera, sarebbe in
grado di segnalare quanto pi brevemente possibile tutto ci che
negli antichi libri della Legge e dei Profeti preannuncia Cristo (e
sempre che non si ritenga che sia dovuto all'industria umana
l'interpretazione rivolta a Cristo di tutti i fatti ordinatamente svoltisi
nel corso del tempo)? Questo possono forse dirlo sia i Giudei che i
Pagani, ma coloro che vogliono passare per Cristiani devono
piegare la testa di fronte a ci che impone l'autorit degli apostoli
che cos si esprime: Tutti questi esempi si presentarono loro come
figure; e: Tutti questi eventi furono figure per noi
154
. Se infatti due
uomini, Ismaele ed Isacco, significano i due Testamenti
155
, che si
deve credere di quei fatti che non avevano alcuna utilit e nessuna
necessit che avvenissero? Non significano nulla? Se qualcuno di
noi, che ignoriamo le lettere ebraiche, cio i caratteri con cui
scrivono, li vedesse scritti in una parete o in altro luogo di rispetto,
chi sarebbe tanto sciocco da pensare che cos stata dipinta la
parete? Non capirebbe piuttosto che si tratti di uno scritto e, pur
non essendo in grado di capirlo, non dubiterebbe che quei segni
esprimano qualcosa? Allo stesso modo chiunque legger con animo
retto tutte le cose che sono contenute nel Vecchio Testamento delle
sacre Scritture non potr dubitare che qualcosa significhino.
Ne sono una prova la creazione della donna, l'arca di No, il
sacrificio di Isacco.
38. Per esempio: forse che, se occorreva che si creasse una donna
quale aiuto per l'uomo, qualche necessit costringeva a questo o
qualche utilit induceva a plasmarlo ricorrendo al fianco dell'uomo
che dormiva
156
? Se per sfuggire al diluvio occorreva che si
fabbricasse un'arca, che bisogno c'era o di osservare proprio quelle
misure o di ricordarle affidandole a degli scritti che li trasmettessero
alla posterit per rafforzarne la fede? Se occorreva chiudere gli
animali nell'arca per trasmetterne la specie, che bisogno c'era che
se ne scegliessero precisamente sette fra i puri e sette fra gli
impuri? Se la necessit richiedeva in ogni caso che si aprisse un
varco per penetrare nell'arca, che cosa imponeva che fosse
collocato nel fianco o anche che fosse tramandato per iscritto
157
?
Ad Abramo fu ordinato di sacrificare il figlio: gli sarebbe stato dato
quest'ordine perch la sua obbedienza, sottoposta anche a questa
prova, fosse nota ai posteri? Sarebbe stato pi conveniente che il
figlio portasse la legna per evitare che la portasse il padre gi
vecchio? Non gli sarebbe poi stato permesso di colpire il figlio
perch non si ferisse con una cos grave perdita? Forse che, anche
se fosse tornato senza versare sangue, Abramo sarebbe stato meno
apprezzato? O se occorreva che oramai si compisse il sacrificio,
contribuiva forse ad aumentare il peso della vittima l'apparizione di
quell'ariete incastrato con le corna in un cespuglio
158
? Cos quando
si considerano tutti i particolari e si scopre che particolari superflui
sono commisti con altri necessari, ne viene l'invito rivolto all'anima
umana, cio all'anima razionale, a indicare che c' una figura e a
cercarne poi il significato.
Gli Ebrei non sono d'accordo su una assurda opinione di
Filone.
39. Gli stessi Giudei che deridono Cristo, del quale abbiamo
conosciuto la passione, non vorrebbero che nelle figure espresse da
tante parole e da tanti fatti siano celate delle profezie, ma sono
costretti ad apprendere da noi che cosa esse significhino. Se infatti
non accettassero che significano qualcosa, non potrebbero
difendere quei libri di autorevolezza divina dalla vergogna di favole
tanto sciocche. Ha compreso questo un certo Filone, uomo di
altissima cultura, uno di quelli il cui eloquio i Greci non esitano a
paragonare a quello di Platone. Ha provato ad interpretare alcuni
passi non perch si intendessero riferiti a Cristo, al quale non
credeva, ma in modo che maggiormente apparisse la differenza fra
il riferire tutto a Cristo, in riferimento al quale realmente certe cose
furono scritte, e l'andare alla ricerca, magari con soluzioni
ingegnose, di congetture qualsiasi diverse dalla sua figura. Dal che
si ricava quanto siano vere le parole dell'Apostolo: Quando ti
recherai dal Signore sar tolto il velo
159
. Per riferire qualcosa
d'altro, sempre a proposito dello stesso Filone, ricorderemo che,
volendo far intendere che l'arca del diluvio era stata fabbricata
tenendo conto delle misure del corpo umano, ne esamin tutti i
particolari pezzo per pezzo. Mentre considerava con grande cura
anche l'aspetto aritmetico, tutti i particolari si presentavano
coerenti e nulla impediva che fossero riferiti a Cristo in quanto
anche Cristo, salvatore del genere umano, era apparso in un corpo
d'uomo. Non erano per cogenti in quanto il corpo umano
comune a tutti gli uomini. Ma quando si giunse alla porta, che era
costruita sul fianco dell'arca, ogni congettura dell'ingegno umano
venne meno e per dire qualcosa Filone os credere, os dire e os
scrivere che con quella porta venivano indicate le parti inferiori del
corpo attraverso le quali vengono evacuate l'urina e lo sterco. N
c' da meravigliarsi se sbagli per non aver trovato la porta. Se
fosse passato a Cristo, tolto il velo avrebbe scoperto i sacramenti
della Chiesa uscenti dal corpo di quell'uomo
160
. Poich infatti
stato predetto che saranno due in una carne sola
161
, anche
nell'arca alcuni particolari si riferiscono a Cristo e altri alla Chiesa,
ma in realt tutto riguarda Cristo. Cos anche nelle interpretazioni
delle figure diffuse in tutta la sacra Scrittura possibile considerare
e paragonare l'opinione di coloro che vi scorgono sempre Cristo con
quella di coloro che anzich riportarla a Cristo la deviano verso altre
interpretazioni.
Opinione dei pagani su questo argomento.
40. Anche i pagani in questo non ci contrastano. Non osano infatti
opporsi alla nostra interpretazione che considera riferite a Cristo le
figure di tanti eventi non solo raccontati, ma anche realmente
avvenuti. E ci avviene poich riusciamo a dimostrare che quelle
che comprendiamo essere delle profezie si sono anche realizzate.
Per farci invece accettare in qualche modo le loro favole, si sforzano
con la loro interpretazione di riferirle a non si sa quali fisiologie o
teologie, in altre parole di darne delle spiegazioni coinvolgenti la
natura o la divinit. Da una parte mettono chiaramente in evidenza
la natura di quei racconti, dall'altra li lasciano nell'ombra: essi
infatti deridono a teatro ci che venerano nei templi essendo troppo
liberi nei loro vizi e troppo schiavi nella superstizione.
Profezie pi chiare; benedizione della stirpe di Abramo.
41. Se poi qualcuno ci dicesse che quelle cose non sono state
scritte o dette perch in esse si riconoscesse Cristo, nonostante la
perfetta coincidenza delle cose preannunciate ed ora compiute, sar
certamente colpito da altri presagi profetici chiari e manifesti come
questo: Nella tua stirpe saranno benedette tutte le genti. Questo
stato detto ad Abramo, questo ad Isacco, questo a Giacobbe
162
.
Dice perci non a torto: Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e
il Dio di Giacobbe
163
. Egli avrebbe completato nella benedizione di
tutte le nazioni ci che aveva promesso della loro stirpe. Non a
torto lo stesso Abramo, in seguito al giuramento di un suo servo, gli
ordin di porre la mano sotto la sua coscia
164
sapendo che di l
sarebbe derivata la carne di Cristo nel quale non diciamo che sono
state ora benedette tutte le genti, ma che ora vediamo ci che
allora fu preannunziato.
Profezia di Giacobbe e sua spiegazione.
42. Vorrei sapere - anzi, ancor meglio, ignorare - per quale
accecamento dello spirito Fausto abbia letto il passo in cui Giacobbe
chiamava i suoi figli dicendo: Riunitevi perch io possa annunciarvi i
fatti che vi accadranno negli ultimi giorni: riunitevi e ascoltate, figli
di Giacobbe, ascoltate, Israele, vostro padre
165
. Qui certamente
nessuno dubiter che viene messa in piena luce la figura di un
profeta. Ascoltiamo dunque cosa dice a suo figlio Giuda dalla cui
trib venne Cristo: Del sangue di Davide secondo la carne, come
attesta l'insegnamento degli apostoli
166
. Giuda, - dice - ti lodino i
tuoi fratelli; le tue mani si appoggeranno sul dorso dei tuoi nemici,
ti adoreranno i figli di tuo padre. Giuda come il cucciolo di un
leone, figlio della mia stirpe. Tu eri sdraiato e tu ti sei rialzato, hai
dormito come un leone e come un cucciolo. Chi lo ridester? Non
mancher un principe del sangue di Giuda e un condottiero della
sua discendenza in attesa che venga ci che stato riservato per
lui; egli sar l'attesa dei Gentili, legher alla vigna il suo cucciolo e
il figlio dell'asina al cilicio. Laver nel vino la sua stola e nel sangue
dell'uva il suo mantello; rifulgeranno i suoi occhi per il vino e
saranno pi bianchi i suoi denti per il latte
167
. Tutto ci sarebbe
falso, tutto ci sarebbe oscuro se non avesse trovato in Cristo
un'illuminante spiegazione. Se non lo lodano gli apostoli, suoi
fratelli, e tutti i suoi coeredi che cercano la gloria non per s ma per
lui; se le sue mani non sono sulla schiena dei suoi nemici; se tutti
coloro che gli sono contrari non si abbassano e non si curvano
verso terra per il moltiplicarsi dei popoli cristiani; se i figli di
Giacobbe non lo hanno adorato nel resto che si conservato per
l'elezione della grazia
168
; se non il cucciolo di un leone poich
nascendo s' fatto piccino, per questo che si aggiunge: Mio figlio
della mia stessa generazione. Si d una spiegazione dell'immagine
del cucciolo di leone laddove scritto in sua lode: cucciolo del
leone, pi forte dei giumenti
169
vale a dire: bench piccolo, pi
forte dei pi grandi. Se non sal in croce per riposare quando,
inclinato il capo, rese lo spirito; se non dorm come un leone,
poich nella stessa morte non fu vinto, ma ne usc vittorioso, e
come un cucciolo di leone ( infatti morto perch era nato) se non
lo ha risuscitato dai morti colui che mai nessuno vide n pu
vedere
170
. Da ci infatti che stato detto -chi lo risusciter? -
sufficientemente espresso il segno di uno sconosciuto se venne a
mancare un principe della casa di Giuda e un condottiero della sua
discendenza, in attesa che si realizzassero nel momento opportuno
gli eventi promessi e in un certo senso messi da parte. Esistono
infatti opere attendibilissime relative alla storia degli stessi Ebrei
dalle quali si apprende che al tempo in cui nacque Cristo fu re dei
Giudei lo straniero Erode
171
. Perci non manc un re della stirpe di
Giuda in attesa che si verificassero gli eventi che erano stati stabiliti
per lui. Ma poich non giov ai soli Giudei rimasti fedeli ci che era
stato promesso, considera ci che segue: Ed egli, attesa dei Gentili,
egli leg alla vigna il suo cucciolo, cio il suo popolo, predicando e
gridando nel cilicio: Fate penitenza perch il Regno dei cieli
vicino
172
. Sappiamo che il popolo dei Gentili a lui sottomesso
paragonato ad un puledro d'asina sul quale egli siede e che lo
conduce a Gerusalemme
173
, cio nella visione della pace,
insegnando ai mansueti le loro vie. Se non ha lavato nel vino la sua
stola: essa significa infatti la Chiesa gloriosa che gli si presenta
senza macchia o ruga
174
. Ad essa vien pure detto per mezzo di
Isaia: Se i vostri peccati saranno di color scarlatto li imbiancher
come neve
175
. Di che si tratta se non della remissione dei peccati?
In quale vino se non in quello del quale si dice che sar versato per
molti in remissione dei peccati
176
? Si trattava infatti di quel
grappolo che pendeva dal bastone. E vedi inoltre che cosa aggiunge
a questo punto: E nel sangue dell'uva il suo mantello
177
. Ora, che i
loro occhi risplendano per il vino lo sanno le membra che si trovano
nel suo corpo alle quali concesso vedere, grazie ad una santa
ebbrezza della mente che la astrae da ci che immerso nella
corporeit del tempo, l'eterna luce della sapienza. Per questo
abbiamo ricordato il passo di Paolo: Se siamo usciti da noi stessi,
per Dio. Questo significano gli occhi splendenti per il vino. Poich
tuttavia seguono le parole se siamo temperanti per voi
178
non
sono tralasciati neanche i bambini che devono ancora essere nutriti
con il latte
179
, poich anche qui seguono le parole: e i suoi denti
pi bianchi per il latte.
Non tutti i tipi di profezia possono essere considerati: Cristo
profetizzato nei Salmi.
43. Cosa potreste rispondere a questo, folli che siete? Eppure si
tratta di testimonianze manifeste che possono annientare non dico
tanto le calunnie e le contraddizioni, quanto le nebbie stesse del
dubbio. Cercate prima di tutto testimonianze di questo tipo tratte
da quei libri e credete innanzi tutto a quelle. Quanto a me n posso
ricordarle tutte, poich sarebbero troppe, n ricordarne molte,
perch richiederebbero molto tempo, n vorrei d'altra parte
prenderne in considerazione poche per evitare che coloro che non le
leggono ritengano che esistono solo quelle. Vorrei anche evitare che
il fedele e diligente lettore, scoprendone di pi numerose e
convincenti, mi rimproveri di prendere in considerazione soprattutto
quelle delle quali mi ricordo al momento. Ne troverete infatti molte
che non hanno assolutamente bisogno di un commento, come
quello di cui mi sono servito per spiegare le parole di Giacobbe. Chi
chiederebbe subito l'intervento di un esegeta leggendo una frase
come questa: Fu condotto al sacrificio come un agnello
180
, e tutto
ci che in quel testo detto pi volte e con molta chiarezza come
nelle frasi seguenti: Poich siamo stati guariti dalle sue piaghe;
poich egli stesso si caricato dei nostri peccati
181
? Chi non
riterrebbe che si stesse in qualche modo cantando un testo
evangelico udendo espressioni come queste: Hanno forato le mie
mani e i miei piedi e contarono tutte le mie ossa; essi stessi mi
guardarono e valutarono, si divisero i miei indumenti e
sorteggiarono la mia tunica. Chi, se non un cieco incurabile, non
vedrebbe come si compiutamente realizzata la profezia che dice:
Saranno ricordati e si convertiranno al Signore tutti i confini della
terra e tutte le nazioni dei Gentili si prostreranno alla sua
presenza
182
? Prendiamo un passo evangelico: La mia anima triste
fino alla morte
183
; o l'altro: Ora la mia anima turbata
184
. Non si
legge gi in un salmo: dormii turbato? E perch gli capit di
dormire? Per le voci di coloro che gridarono: Crocifiggi,
crocifiggi
185
. Continuando nel salmo non si dice forse: figli degli
uomini, i loro denti sono armi e frecce, e la loro lingua una spada
affilata? Che cosa fecero, in che cosa nocquero al colui che sarebbe
risuscitato e salito oltre il cielo e avrebbe posseduto a gloria del suo
nome tutta la terra? Vedi un po' se il salmo aveva taciuto su
questo. No certo, continua infatti cos: Sei esaltato, o Dio, sopra i
cieli e sopra tutta la terra per la tua gloria
186
. E chi mai dubiter
che si parla di Cristo cos: Il Signore ha detto a me: tu sei mio
figlio, oggi ti ho generato; chiedimelo e ti dar i Gentili come tua
eredit e come tuo possesso i confini della terra
187
. Chi ha il diritto
di intendere un altro diverso da Cristo dove questo dice Geremia
della sapienza: La tramand a Giacobbe suo figlio e ad Israele suo
eletto. In seguito fu visto sulla terra e visse assieme agli uomini
188
.
La profezia di Daniele.
44. Chi non riconoscerebbe lo stesso Salvatore in Daniele quando il
figlio dell'uomo si presenta al vegliardo e ne riceve il regno senza
fine in modo che lo servano tutte le genti
189
? Se a questo punto
consideriamo il passo che ricord il Signore rifacendosi alla stessa
profezia di Daniele che dice: quando vedrete l'abominio della
desolazione che fu predetta da Daniele e la colloca in un luogo
santo (chi vuole intendere intenda)
190
e se, calcolato lo spazio delle
settimane, si considera quel numero, non solo si arriva a Cristo, ma
si individua anche il tempo nel quale fu opportuno ch'egli venisse
per subire la passione. Eppure anche senza calcolare i tempi, ma
sulla sola base dei fatti avvenuti, siamo soliti confondere i Giudei,
coi quali non tra noi in discussione se Cristo sia la nostra
salvezza, ma si nega la sua stessa venuta e la passione. Sono
convinti dall'evidenza dei fatti e non solo per la conversione di tutte
le genti che, secondo la stessa Scrittura cui sono costretti a cedere,
si porranno al suo servizio visto che la Scrittura stessa s' fatta cos
chiara in tutto il mondo da ferire gli occhi dei contraddittori. In
realt ancor pi vengono convinti da tutto ci che avvenuto fra lo
stesso loro popolo come la distruzione del sacrario e la cessazione
dei sacrifici, del sacerdozio e dell'unzione primitiva: tutti eventi che
Daniele aveva previsto per quando si sarebbe celebrata l'unzione
del santo dei santi
191
. Essendosi dunque gi compiuti tutti quei fatti
si chiede dove sia il Santo dei Santi e non sanno che rispondere.
Del resto come potrebbero discutere con noi non di Cristo, ma del
suo arrivo, se non sapessero che era stato profetato nei loro libri?
Perch chiedono a Giovanni s'egli sia Cristo
192
? Perch dicono allo
stesso Signore: Fino a quando terrai la nostra anima in sospeso? Se
sei il Cristo diccelo apertamente
193
. Perch Pietro, Andrea e Filippo
dicono a Natanaele: Abbiamo trovato il Messia, cio Cristo
194
, se
non perch questo nome fra quella gente era conosciuto per
tramite delle Scritture ed anche atteso? Nessun altro popolo ebbe
dei re o dei sacerdoti col nome di Cristo la cui simbolica unzione
non era lecito che cessasse se non dopo l'arrivo di colui di cui era
simbolo
195
. I Giudei infatti conoscevano i loro Cristi, ma speravano
in uno solo che li avrebbe liberati. Resi ciechi per per un
misterioso disegno della giustizia divina, presero in considerazione
solo la sua potenza e non compresero il senso della debolezza nella
quale morto per noi. Sappiamo cos che di loro che si profetizza
nelle seguenti parole del libro della Sapienza: Condanniamolo ad
una morte ignominiosa. Sar infatti trattato secondo le sue parole.
Se veramente figlio di Dio, Dio lo accoglier e lo liberer dalle
mani dei suoi nemici. Questo pensarono e sbagliarono: li accec
infatti la loro malizia
196
. Questo si pu con grande sincerit dire di
coloro che nonostante una tale massa di testimonianze, una cos
ampia disponibilit di previsioni e una cos manifesta dimostrazione
che si sono verificate sostengono ancora che nelle sacre Scritture
non profetato Cristo. Se continuano a dire questo noi possiamo
continuare a produrre documenti con l'aiuto di colui che ne offr
tanta abbondanza contro le calunnie e gli errori degli uomini che ci
esenta dal tornare a quanto abbiamo detto.
Confutazione dell'affermazione di Fausto secondo la quale
sarebbe caratteristica di una debole fede non credere a
Cristo senza una testimonianza.
45. Mi rincresce a questo punto di dover confutare un altro
sotterfugio di Fausto ch'egli stesso ha ritenuto di poter trovare,
avvedutissimo per il riflettersi in esso della luce della profezia. Lo
faccio con disgusto nel timore che si possa ritenere che Fausto
abbia detto qualcosa cui valga la pena di rispondere. Chi pu essere
tanto insensato da sostenere che debole la fede di chi non crede a
Cristo senza un testimone? Vorrei che i Manichei mi rispondessero a
chi abbiano creduto a proposito di Cristo. Hanno forse udito una
voce dal cielo che diceva: questo mio figlio
197
? In realt Fausto ci
invita a credere soprattutto a quella voce, lui che non ammette che
vi siano testimonianze umane su Cristo, come se a noi la notizia di
quella stessa voce non fosse giunta attraverso la testimonianza di
un uomo s da indurre l'Apostolo a pronunziarsi cos: Come
invocheranno colui nel quale non hanno creduto? O come
crederanno a colui che non hanno udito? Come udranno senza che
qualcuno parli? O come predicheranno senza essere inviati? Cos
scritto: quanto sono belli i piedi di coloro che annunziano la pace,
che annunziano il bene!
198
Voi vedete certamente come una
testimonianza profetica accompagni la predicazione della dottrina
degli apostoli. Perch quindi non fossero disprezzati n ritenuti
frutto di invenzione gli eventi annunziati dagli apostoli si dimostrava
che questi stessi eventi erano stati predetti dai profeti. Anche di
fronte all'attestazione di veri miracoli (come anche ora alcuni vanno
mormorando) non sarebbe mancato il tentativo di attribuire quegli
eventi al potere della magia se un tale modo di pensare non fosse
stato contestato dalle profezie. Nessuno infatti avrebbe osato dire
che gli apostoli si erano creati dei profeti a mezzo delle arti
magiche, ancora prima che queste nascessero, per fare quelle
predizioni. Ma evidentemente Fausto ci proibisce di credere alle
testimonianze profetiche degli Ebrei a proposito del vero Cristo,
mentre egli crede alle errate informazioni dei Persiani sul falso
Cristo.
Sulla "semplice" fede.
46. Al contrario l'insegnamento cattolico insegna che la mente
cristiana deve essere dapprima educata con la semplice fede che la
renda poi capace di comprendere le realt superiori ed eterne. Cos
dice infatti il profeta: Se non avrete creduto non comprenderete
199
.
Ma questa la semplice fede per la quale, prima di conoscere la
sublime scienza dell'amore di Cristo e di riempirci della pienezza di
Dio
200
, crediamo che non senza ragione la prova di umilt con la
quale egli nacque e soffr da uomo era stata predetta con molto
anticipo dai profeti attraverso una stirpe profetica, un popolo
profetico, un regno profetico. E ci avviene perch in quella
stoltezza che pi saggia della sapienza umana e in quella
debolezza che pi forte della fortezza umana
201
si cela qualcosa
di grande in vista della nostra giustificazione e glorificazione. Ed ivi
si nascondono tutti i tesori di sapienza e di scienza
202
che non si
aprono per chi ha disprezzato il cibo a lui trasmesso attraverso la
carne materna, cio il nutriente latte sgorgato dalle poppe degli
apostoli e dei profeti, e quasi disdegnando per la sua et avanzata
un cibo infantile, si gettato sui veleni degli eretici anzich sul cibo
di sapienza al quale si ritiene poco adatto. Il fatto che diciamo
necessaria una fede semplice non contrasta dunque con quanto
diciamo perch si creda ai profeti. anzi pi importante che si
creda ai profeti prima che con una mente purificata e fortificata si
possa comprendere chi parlava attraverso i profeti.
Viene confutata l'affermazione di Fausto secondo la quale i
Profeti se profetarono Cristo non vissero in coerenza con la
loro profezia.
47. Ma - dite voi - se hanno profetato Cristo non sono vissuti
degnamente e in coerenza con la loro dignit di profeti. Ma come
sapete questo? Siete forse in grado di giudicare cosa sia vivere
bene o vivere male voi la cui giustizia consiste nel venire in aiuto,
non mangiandolo, di un insensibile melone piuttosto che nel dare
qualcosa da mangiare a chi ha fame? Ai bambini cattolici, prima
ancora che sappiano quale sia la perfetta giustizia dell'anima
umana e che differenza ci sia fra la giustizia stessa per la quale si
sospira e quella con la quale si vive su questa terra, sufficiente
pensare di quegli uomini ci che raccomanda la sana dottrina
apostolica: Chi giusto vive di fede
203
. Abramo confid in Dio e ci
gli fu imputato a giustizia. Infatti la provvida Scrittura, poich Dio
giustifica i Gentili sulla base della fede, fece ad Abramo questa
predizione: nel tuo nome saranno benedette tutte le genti
204
: sono
parole dell'Apostolo. Se vi svegliaste dai vostri sogni fallaci
seguireste le orme del nostro padre Abramo ascoltandone la chiara
voce a tutti nota e nel sue seme sareste benedetti con tutte le
genti. Egli infatti - dice l'Apostolo - ricevette il segno della
circoncisione, sigillo della giustizia della fede, che ha sede nel
prepuzio perch egli attraverso il prepuzio sia padre di tutti i
credenti, perch ci sia imputato loro a giustizia, perch sia padre
della circoncisione non soltanto per i circoncisi, ma anche per coloro
che ne seguono le orme che sono nel prepuzio della fede del nostro
padre Abramo
205
. La sua giustizia della fede ci stata proposta ad
esempio perch noi, giustificati per la fede, fossimo in pace con
Dio; e noi dobbiamo comprendere come vissuto, non criticarlo.
Dobbiamo evitare di scivolare come in un aborto dall'utero della
madre nostra Chiesa prima di essere formati e perfezionati in una
concezione pi coerente.
Conclusione.
48. Questo risponderei brevemente a Fausto a favore dei costumi
dei Patriarchi e dei Profeti e per bocca dei nostri bambini, fra i quali
porrei anche me, dal momento che non criticherei il comportamento
dei santi di un tempo pur non comprendendo il mistero della loro
vita. Gli apostoli col loro Vangelo ci hanno parlato della loro vita in
termini elogiativi allo stesso modo in cui quegli antichi maestri
hanno profetizzato che ci sarebbero stati gli apostoli. Di qui il
reciproco richiamo fra i due Testamenti, come fra due serafini:
Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti
206
. Quando Fausto
incomincer ad accusare i Patriarchi e i Profeti, non per con un
attacco globale e vago come fa in questo libro, ma adducendo
concretamente i fatti di cui li accusa, il Signore loro Dio, che
anche il nostro, mi aiuter a rispondere alle singole accuse in modo
congruo e conveniente. Ora per il manicheo Fausto vitupera quegli
uomini, mentre l'apostolo Paolo li loda: scelga ciascuno a chi
credere.

1 - Mt 3, 17; Lc 9, 35.
2 - Gv 16, 28.
3 - Gv 8, 13-18.
4 - Gv 10, 38.
5 - Cf. Mt 7, 16.
6 - Rm 1, 21.
7 - Cf. Rm 1, 3.
8 - Rm 1, 1-3.
9 - Rm 9, 1-5.
10 - Gal 4, 4-5.
11 - Rm 3, 1-2.
12 - Gv 5, 46.
13 - Lc 24, 44.
14 - 2 Cor 3, 15-16.
15 - Lc 16, 27-31.
16 - Rm 3, 21.
17 - Rm 9, 4.
18 - 2 Cor 1, 20.
19 - Rm 10, 4.
20 - Gal 1, 8-9.
21 - Rm 9, 6-8.
22 - Gn 26, 4.
23 - Gal 3, 16.
24 - Cf. Gn 2, 1-2.
25 - Cf. Lc 16, 23.
26 - Cf. Gn 1, 27.
27 - Cf. Col 3, 10.
28 - Cf. Gn 2, 22.
29 - Cf. Gv 19, 34.
30 - Gv 6, 53.
31 - Rm 5, 14.
32 - Ef 5, 31-32.
33 - Fil 2, 6-7.
34 - Cf. Gn 4, 3-8.
35 - Mt 9, 12-13.
36 - Gv 8, 34. 36.
37 - Sal 40, 5.
38 - Cf. Rm 10, 3.
39 - Cf. Rm 6, 12.
40 - Cf. Rm 9, 32.
41 - Gv 9, 31.
42 - Gn 4, 9-10.
43 - Gn 4, 11-12.
44 - Gal 3, 10.
45 - Cf. 2 Cor 3, 14-16.
46 - Cf. Mt 27, 51.
47 - Cf. Rm 4, 25.
48 - 2 Cor 13, 4.
49 - Rm 8, 6.
50 - Gn 4, 12-15.
51 - Gn 4, 13-15.
52 - Sal 65, 9.
53 - Sal 35, 12.
54 - Sal 12, 5.
55 - Sal 15, 8.
56 - Sal 29, 7-8.
57 - Gn 4, 16.
58 - Cf. Gn 5, 24.
59 - Cf. Gn 7, 23.
60 - Cf. 2 Tm 2, 21.
61 - 2 Cor 6, 11.
62 - Rm 5, 5.
63 - Cf. At. 2, 1-4.
64 - Cf. Mt 5, 17.
65 - Cf. Gn 5; Lc 3, 36-38.
66 - Gn 6, 14-15.
67 - Cf. 1 Cor 13, 7.
68 - Cf. At. 10, 11-12.
69 - Cf. Gn 7, 2.
70 - Cf. Is 11, 2-3.
71 - Ef 4, 3.
72 - Mt 12, 30.
73 - Cf. Gn 6, 16.
74 - Cf. Gn 7, 17-23.
75 - Cf. Gn 5, 31; 7, 6.
76 - Cf. Gn 8, 4. 14.
77 - Cf. Gn 7, 20.
78 - Cf. Gn 8, 6-12.
79 - Cf. 1 Cor 15, 24.
80 - Cf. Gn 8, 13-14.
81 - Cf. Gn 7, 7.
82 - Cf. Gal 5, 17.
83 - Cf. Gn 8, 18.
84 - Cf. Gn 8, 20.
85 - At 10, 13.
86 - Cf. Gn 9, 1-17.
87 - Cf. Gn 9, 20-23.
88 - Cf. 1 Cor 1, 23-25.
89 - Gn 9, 26-27.
90 - Ef 2, 12. 19-20.
91 - 1 Cor 11, 19.
92 - Cf. Gn 12, 1-3.
93 - Cf. Gn 22, 6.
94 - Gn 32, 24-31.
95 - Gv 1, 47-51.
96 - Cf. Gn 28, 11-18.
97 - Cf. Gv 11, 1-3.
98 - Cf. Gal 4, 4-5.
99 - Cf. 1 Cor 3, 1-3.
100 - Gv 14, 6.
101 - 2 Cor 5, 13-15.
102 - Cf. 2 Tm 4, 3-4.
103 - Sal 118, 85.
104 - Cf. Gn 37. 47.
105 - Cf. Es 4, 2-4.
106 - Cf. 1 Cor 15, 26.
107 - Cf. 1 Cor 10, 1-4.
108 - Cf. Gv 6, 42.
109 - Gv 9, 39.
110 - Cf. Es 17, 1.
111 - Cf. Rm 8, 25.
112 - Cf. Nm. 14, 14.
113 - Cf. Es 15, 23-27.
114 - Cf. Es 17.
115 - Nm 21, 9; Gv 3, 14.
116 - Gv 1, 29.
117 - Es 12, 46; Gv 19, 39.
118 - Cf. Es 12, 22-23.
119 - Cf. Es 20.
120 - Cf. At 2, 1-4.
121 - Cf. Es 31, 18.
122 - Lc 11, 20.
123 - Cf. Sal 24, 9.
124 - Cf. Gs 3.
125 - Cf. Nm 13, 24.
126 - Cf. Mt 21, 31.
127 - Cf. Gs 2, 18.
128 - Cf. Gs 6, 7-9.
129 - Cf. 1 Cor 15, 26.
130 - Cf. Gd 14.
131 - Gv 16, 33.
132 - Cf. Gd 14, 8.
133 - Cf. Gd 4, 21.
134 - Cf. Gd 6, 37-40.
135 - Cf. 1 Sam 2, 27-36.
136 - Cf. 1 Sam 16, 1-14.
137 - Cf. 1 Sam 21, 6.
138 - Cf. 1 Re 12, 16. 20.
139 - Rm 11, 5.
140 - Cf. 1 Re 17, 6.
141 - Cf. 1 Re 17, 9-16.
142 - 2 Cor 9, 7.
143 - Cf. 2 Re 2, 23-24.
144 - Cf. 2 Re 4, 29-37.
145 - Cf. 2 Re 6, 4-7.
146 - Mt 3, 10.
147 - Cf. Ger 29, 1-7.
148 - Cf. Gv 1, 47.
149 - 1 Tm 2, 1-4.
150 - Cf. Mt 13, 31-32.
151 - Cf. Ger 29, 10; Esd 1.
152 - Zc 3.
153 - Sal 29, 12-13.
154 - 1 Cor 10, 11. 6.
155 - Cf. Gal 4, 22-24.
156 - Cf. Gn 2, 18. 21-22.
157 - Cf. Gn 6, 14; 7, 3.
158 - Cf. Gn 22.
159 - 2 Cor 3, 16.
160 - Cf. Gv 19, 34.
161 - Gn 2, 24.
162 - Gn 22, 18; 26, 4; 28, 14.
163 - Es 3, 6.
164 - Gn 24, 2. 9.
165 - Gn 49, 1-2.
166 - Rm 1, 3.
167 - Gn 49, 8-12.
168 - Cf. Rm 11, 5.
169 - Prv 30, 30.
170 - Cf. 1 Tm 6, 16.
171 - Mt 2, 2-7.
172 - Mt 3, 2.
173 - Mt 21, 2-10.
174 - Cf. Ef 5, 27.
175 - Is 1, 18.
176 - Mt 26, 28.
177 - Cf. Nm 13, 24.
178 - 2 Cor 5, 13.
179 - Cf. Eb 5, 12.
180 - Is 53, 7.
181 - Is 53, 5.
182 - Sal 21, 17-19. 28.
183 - Mt 26, 38.
184 - Gv 12, 27.
185 - Lc 23, 21-22.
186 - Sal 56, 5-6.
187 - Sal 2, 7-8.
188 - Bar 3, 37-38.
189 - Cf. Dn 7, 13-14.
190 - Dn 9, 27; Mt 24, 15.
191 - Cf. Dn 9, 24-27.
192 - Cf. Gv 1, 19.
193 - Gv 10, 24.
194 - Gv 1, 41.
195 - Cf. 1 Sam 10, 1-2; Es 29.
196 - Sap 2, 18-21.
197 - Mt 3, 17; 17, 5.
198 - Rm 10, 14-15.
199 - Is 7, 9.
200 - Cf. Ef 3, 19.
201 - Cf. 1 Cor 1, 25.
202 - Cf. Col 2, 3.
203 - Rm 1, 17.
204 - Gal 3, 6. 8.
205 - Rm 4, 11-12.
206 - Is 6, 3.


LIBRO TREDICESIMO
Fausto respinge le profezie riguardanti Cristo: accettandole
infatti cadrebbe in contraddizione.
1. Fausto. " Come potete venerare Cristo ripudiandone i profeti
dalle cui predizioni si deduce che sarebbe venuto? ". Non so se
qualcuno, incominciando ad esaminare il problema, sia in grado di
dimostrare che il nostro Cristo, figlio di Dio, stato predetto da
profeti ebrei. Anche ammesso per che le cose stiano cos a noi che
cosa ne viene? Ci resta da far loro un rimprovero: coloro che per
caso dal Giudaismo si sono convertiti al Cristianesimo sulla base,
come tu dici, della testimonianza dei profeti, successivamente li
trascurano comportandosi da ingrati per i benefici ricevuti. Inoltre
noi siamo per natura dei Gentili, nati sotto una legge diversa da
quella che Paolo designa col termine prepuzio
1
e con profeti diversi
che i pagani chiamano vati e successivamente convertiti da ci che
eravamo al Cristianesimo. Non siamo stati Giudei passati al
Cristianesimo per seguire giustamente la fede dei profeti ebrei, ma
ci siamo convertiti solo perch spinti dalla fama delle virt cristiane
e dalla sapienza del nostro liberatore Ges Cristo. Se pertanto
mentre ancora rimanevo nella religione dei padri mi si fosse
presentato un predicatore con l'intento di parlarmi di Cristo
partendo dai profeti, costui io l'avrei giudicato un pazzo che si
sforzava di convincere di tesi dubbie partendo da tesi ancor pi
dubbie, un pagano come me, seguace di una religione ben diversa.
Che cosa occorreva se non che prima mi persuadessi che bisogna
credere ai profeti e successivamente a Cristo attraverso i profeti? E
perch ci avvenisse occorrevano parimenti altri profeti che
garantissero per questi. Ragion per cui se tu ritieni che Cristo deve
essere accettato attraverso i profeti, per tramite di chi accetterai i
profeti? Dirai forse " per tramite di Cristo " in modo che l'uno
raccomandi l'altro, Cristo i profeti e i profeti Cristo? Ma un pagano,
libero dai condizionamenti di entrambi, non crederebbe n ai
profeti, che parlano di Cristo, n a Cristo che parla dei profeti.
Pertanto chiunque diventa cristiano dopo essere stato pagano non
deve tutto a nessun altro se non alla sua fede. E per chiarire con un
esempio ci che diciamo esplicitamente, immaginiamo che qualcuno
fosse da noi catechizzato e che noi standogli accanto gli dicessimo:
credi a Cristo che veramente Dio. " E da cosa lo dimostrate? ",
chiederebbe lui, e noi: " Dai profeti ". E chiedendo egli di nuovo: "
Da quali profeti? ". Risponderemmo: " Dai profeti ebrei ". Ed egli
sorridendo direbbe: " Io non credo minimamente a queste cose ".
Noi a nostra volta chiederemmo: " Che dire del fatto che Cristo
conferma le loro predizioni? ". Egli riderebbe ancora di pi e
aggiungerebbe: " Che dire del fatto che io non credo neppure a lui?
". Quale sarebbe il risultato di tutto questo? Noi resteremmo
imbarazzati, ma lui ridendo di noi e della nostra ingenuit
rimarrebbe nelle sue posizioni. Come ho detto, dunque, le
testimonianze degli Ebrei non arrecano nessun contributo alla
Chiesa cristiana che costituita pi di pagani che di Giudei. Senza
dubbio se, come si dice, vi sono delle predizioni relative a Cristo da
parte della Sibilla o di Ermete, che chiamano Trismegisto, o di Orfeo
o di altri indovini pagani, queste potranno notevolmente giovare
alla nostra fede mentre da pagani diventiamo Cristiani. Le
testimonianze degli Ebrei invece, anche ammesso che siano
veritiere, sarebbero per inutili per noi prima dell'acquisto della
fede e superflue successivamente. In precedenza a quelle predizioni
non potevamo credere, in seguito tale credenza diviene superflua.
L'obiezione di Fausto da giudicarsi ridicola.
2. AGOSTINO. La lunghezza della nostra precedente risposta
giustifica a questo punto la brevit di quella nuova. Come penso
colui che la legger rider di costui che va delirando in questo modo
e che ancora va dicendo che i profeti ebrei non hanno
preannunziato la venuta di Cristo, Figlio di Dio. Quanto al nome
Cristo solo presso il popolo ebraico fu onoratissimo se applicato ad
un re o ad un sacerdote
2
e fu eliminato solo dopo la venuta di colui
che era simboleggiato in quelle figure
3
. Ci dicano loro stessi da
dove abbiano appreso il nome di Cristo. Se dicono " da Mani ",
chiedo allo stesso Mani come degli Africani, per tacere degli altri,
abbiano potuto credere a un Persiano dal momento che Fausto
rimprovera ai Romani e ai Greci o ad altri Pagani di aver creduto ai
profeti ebrei che sono estranei a Cristo e ritiene gli oracoli della
Sibilla, di Orfeo e di altri indovini pagani pi adatti ad ispirare la
fede in Cristo. Non si aspetti per che in qualche chiesa si leggano
quegli oracoli. I profeti ebrei invece sono noti in tutti il mondo e
guidano verso la salvezza cristiana grandi masse di fedeli. Dire
quindi che la profezia ebraica non adatta ai Gentili ai fini della
fede in Cristo quando si constata che proprio attraverso la
Profezia Ebraica che tutti i popoli credono in Cristo una ridicola
follia.
Il Cristo annunciato dalle Profezie quello vero.
3. A voi non piace il Cristo preannunciato dagli Ebrei; eppure tutti i
popoli pagani, presso i quali voi ritenete che la profezia ebraica non
goda di alcuna autorit, credono nel Cristo proprio come
preannunciato dalla profezia ebraica. E ci avviene ovviamente
accettando il Vangelo che Dio, secondo l'Apostolo, aveva inviato
attraverso i suoi profeti nelle sacre Scritture l dove si parla del suo
figlio creato per lui della stirpe di Davide secondo la carne
4
. Di qui
le parole del profeta Isaia: Sar la radice di Iesse che sorger per
sanare i Gentili: in lei spereranno le genti
5
. E ancora: Ecco che la
Vergine concepir e partorir un figlio e lo chiameranno col nome di
Emmanuel
6
che significa " Dio con noi "
7
. N ritengano i nostri
avversari che da parte dei profeti ebrei Cristo sia preannunciato
solo come uomo. A questo sembra accennare Fausto quando dice "
il nostro Cristo figlio di Dio", come se gli Ebrei non chiamassero il
loro Cristo figlio di Dio. Ed ecco che noi dimostriamo che Dio Cristo,
secondo la profezia degli Ebrei, figlio della Vergine. In realt, nel
timore che i Giudei carnali a proposito di Cristo ritenessero
solamente ch'egli fosse nato per noi della stirpe di Davide, il
Signore stesso li ammoniva chiedendo loro, in base alla profezia
dello stesso Davide, che cosa pensassero di Cristo e di chi lo
ritenessero figlio. Ed avendo essi risposto di Davide, per evitare,
come ho detto, che si pensasse di lui solo questo e non si
considerasse il nome Emmanuel che significa Dio con noi, cos si
espresse il Signore: Come mai lo stesso Davide, mosso dallo
Spirito, chiam il Signore dicendo: Disse il Signore al mio Signore:
siedi alla mia destra finch ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi
piedi?
8
Ecco, lo dico a voi: come noi dimostriamo che Cristo Dio
sulla base della profezia degli Ebrei; mostratemi voi qualche vostra
profezia dalla quale avete appreso il nome di Cristo.
Manicheo non apostolo di Cristo n si fonda su alcuna
effettiva autorit.
4. Il vostro Mani non fu un profeta della venuta di Cristo, bench
con impudente menzogna se ne dicesse discepolo. Risulta infatti
che questa eresia sia sorta non solo dopo Tertulliano, ma anche
dopo Cipriano. Tutte le sue lettere per iniziano con le parole:
"Mani apostolo di Ges Cristo ". Perch avete creduto a costui sul
conto di Cristo? Quale testimone del suo apostolato vi ha fatto
conoscere? Quanto al nome di Cristo ben sappiamo che solo nel
regno dei Giudei fu dato a re e sacerdoti in modo che non soltanto
questo o quel personaggio, ma tutto il popolo e tutto il regno
divenisse profeta di Cristo e del Regno cristiano. Ma perch allora
quest'uomo si impadronito e ha usurpato questo nome, lui che vi
proibisce di credere ai profeti ebrei e giunge al punto di creare, da
falso apostolo e mentitore qual , dei falsi apostoli di un falso
Cristo? Alla fine, per non sentirsi dire tu menti, vi ha presentato
alcuni profeti che, a suo parere, annunzierebbero Cristo. Come vi
comportereste con colui che Fausto propone di scegliere come
esempio di catechizzando se quello non volesse credere n a quei
profeti n a lui? Chiamer forse Mani quali testimoni a suo favore i
nostri apostoli? Non credo proprio che chiamer degli uomini, aprir
piuttosto dei libri che trover per contrari e non favorevoli alle sue
tesi. Ivi infatti leggiamo e conseguentemente insegniamo che Cristo
nato da Maria Vergine e che il Figlio di Dio stato creato secondo
la carne dalla stirpe di Davide. Se dichiarer quei libri falsificati, egli
stesso metter in dubbio la attendibilit dei suoi testimoni
9
. Se poi
presenter altri codici dicendo che appartengono ai nostri apostoli,
come potr dare loro l'autorit che invece rifiuta per quelli stabiliti
dagli apostoli nelle Chiese di Cristo per poter poi essere trasferiti
alla posterit col sigillo della loro raccomandazione? Come pu
Mani, cui non credo, presentarmi delle Scritture alle quali dovrei
credere perch me lo chiede lui e come pu tentare di dare ad esse
un'autorit dal momento che io non gli credo?
La fama evocata da Fausto lo annienta se messo a confronto
con Cristo.
5. Se per definire la figura di Cristo hai creduto alla fama (anche
Fausto nel suo penoso imbarazzo ha affrontato questo tema
trattandone solo di passaggio, per non essere ovviamente costretto
a presentare quei libri dei quali nulla l'autorit o ad accettarne
altri la cui autorit in contrasto con il suo pensiero) se, lo ripeto,
nel giudicare Cristo hai creduto alla fama occorre vedere se la fama
sia una testimonianza idonea e considerare con molta attenzione
l'abisso nel quale si rischia di precipitare. La fama diffonde su di voi
molte maldicenze quando non vorreste che le si credesse. Che
ragione vi dunque di volere che quella stessa fama sia veridica nei
riguardi di Cristo e menzognera nei vostri riguardi? E che dire del
fatto che siete anche in contraddizione con la fama di Cristo? In
realt di fama ve n' un'altra pi chiara e pi esaltante che tiene
sospese le orecchie le menti e le lingue di tutti i popoli, quella che,
attraverso Cristo nato dalla stirpe di Davide, porta a compimento
ci che secondo le Scritture Ebraiche era stato scritto e promesso
ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe: Nel tuo sangue benedir tutte le
genti
10
. Che cosa risponderete, a chi mai crederete circa la figura
di Cristo, voi cui non piacciono le testimonianze straniere?
L'autorit dei nostri libri confermata dal consenso di tanti popoli
attraverso la successione degli apostoli, dei Vescovi e dei Concili vi
contraria. Quella dei vostri libri inconsistente perch sostenuta
da pochissimi e da persone che venerano un Dio e un Cristo
menzognero. Perci la fama si eleva contro la loro falsa dottrina,
sempre che non vengano ritenuti falsi imitatori del loro Dio e del
loro Cristo. Ma la stessa fama, se consultata, d di voi un pessimo
giudizio e non cessa di proclamare contro di voi Cristo nato della
stirpe di Davide. Voi non avete udito la voce del Padre dal cielo
11
,
non avete visto le opere di Cristo con le quali dava testimonianza di
s. Voi per ingannare con una falsa apparenza di Cristiani fingete di
accettare i libri in cui sono scritte queste cose, ma perch non siano
letti contro di voi li dite falsificati. Partendo da essi presentate
Cristo che dice: Se non mi credete, credete ai fatti
12
, e ancora:
Sono io che do testimonianza di me e il Padre che mi ha mandato
offre testimonianza di me
13
. Non volete per che sia citato contro
di voi quando dice: Esaminate le Scritture nelle quali pensate di
avere la vita eterna: esse stesse danno testimonianza di me, e
ancora: Se crederete a Mos crederete anche a me: infatti egli
scrive di me
14
, e ancora: Hanno col Mos e i Profeti: ascoltino
loro
15
, e ancora Se non ascoltano Mos e i Profeti, neppure se
qualcuno risuscitasse dai morti gli crederebbero
16
. Come siete
pervenuti a questo? Su che cosa vi fondate? Respingete le Scritture
confermate e raccomandate da una cos grande autorit e non fate
miracoli. Se li faceste per dovremmo guardarci anche da quelli
perch il Signore ci mette in guardia e ci dice: Sorgeranno molti
falsi Cristi e falsi profeti e faranno dei segni e molti prodigi per
ingannare, se possibile, anche gli eletti. Ecco che ve l'ho
predetto
17
. Fin qui ha voluto che non si credesse nulla contro la
confermata autorit delle Scritture che dimostra la sua attendibilit
con i fatti, che dimostra che quei fatti, preannunciati con
grandissimo anticipo, si compiono e realizzano col passare del
tempo.
Assurdit delle favole manichee e invito a entrare nella
Chiesa.
6. Vi resta ora da addurre una ragione, talmente certa e irrefutabile
che, rivelandosi di per se stessa la verit, non richieda n l'autorit
di un testimone n l'attuarsi di un vero miracolo. Che avete dunque
da dire? Che insegnate? Qual questa ragione? Qual questa
verit? Trattasi di una favola lunga e inconsistente, di un gioco da
bambini, di uno scherzo per donne, di un delirio di vecchiette;
contiene un inizio tronco, una parte centrale putrida e un finale
rovinoso. All'inizio potrebbe esservi chiesto cosa avrebbe fatto la
stirpe delle tenebre al Dio immortale, invisibile e incorruttibile se
non avesse voluto combattere con lui. Nella parte centrale vi si
chiede come possa essere incorruttibile e incontaminabile un Dio le
cui membra voi triturate nei frutti e nei legumi mangiandole e
digerendole per purificarle. Alla fine vi si chiede che ha fatto
un'anima infelice per essere punita con una eterna cattivit in un
luogo tenebroso, un'anima macchiata da una colpa non sua, ma
altrui, che non ha potuto purificarsi essendo venuto a mancare il
suo Dio che l'ha anzi gettata nel vizio. Di fronte alla vostra
esitazione nel trovare una risposta cade il disprezzo sui vostri codici
cos numerosi, grandi e preziosi e vengono compiante le fatiche
degli antiquari, le miserevoli scartoffie e il pane degli imbroglioni.
Se dunque n la veneranda antichit e autorit delle Scritture, n la
forza dei miracoli n la sanit dei costumi, n la verit trovata dalla
ragione vi sostengono, andate confusi e tornate sostenendo che
Cristo il Salvatore di tutti coloro che credono in lui. I tempi
presenti esaltano il suo nome e la sua Chiesa come gli antichi li
hanno annunziati. E ci avvenuto non attraverso un impostore
uscito da una caverna tenebrosa, ma grazie a un ben definito
popolo e a un ben definito regno diffuso e organizzato per questo,
perch in esso tutto ci che riguarda quella persona (Cristo) fosse
preannunciato in modo figurato per essere manifestato oggi nella
sua realt e sempre in quel regno fossero messi per iscritto dai
profeti quegli eventi che oggi gli apostoli ci presentano come fatti
compiuti.
Un pagano pi facile a convertirsi ove consideri quanto gli
eventi pi recenti riproducano le profezie di un tempo.
7. Immaginate dunque di avere un pagano da catechizzare del tipo
di quello che noi non saremmo riusciti a convertire suscitando il riso
di Fausto, ma sul cui identico insuccesso ci sarebbe stato se mai da
piangere. Se infatti avessimo detto al pagano credi in Cristo poich
Dio e avesse risposto da dove lo ricavo?; se avendogli poi messa
davanti l'autorit dei profeti avesse detto di non credere ad essi
essendo quelli Ebrei e lui pagano, a quel punto gli avremmo
sottoposto la veridicit dei profeti sulla base degli eventi ch'essi
predissero e che si realizzarono. Credo infatti che non gli
sfuggirebbe quante persecuzioni in precedenza avesse subito la
religione cristiana da parte dei re di questo secolo (o, se gli fosse
sfuggito, si potrebbe dargliene la prova attraverso la storia stessa
dei Gentili e le leggi degli imperatori messe per iscritto o affidate
alla memoria). Vedrebbe certamente che tutto ci era stato da
lungo tempo predetto dal profeta che cos si esprime: Perch le
nazioni si sono agitate e i popoli hanno vanamente tramato fra
loro? Si sono alzati i re della terra e i principi si sono coalizzati
contro il Signore e il suo Cristo. E che tutto questo non sia detto di
Davide risulta chiaro dal salmo stesso. Ivi infatti si dice qualcosa
che riesce a confondere anche uomini molto ostinati con una
rivelazione di fatto: Il Signore disse a me: tu sei mio figlio e oggi ti
ho generato; chiedimi ed io ti dar le nazioni come eredit e tutta
la terra come possesso
18
. Tale situazione non pu riferirsi al popolo
dei Giudei sui quali regn Davide ed essendo il nome di Cristo
penetrato in lungo e in largo fra tutti i popoli, nessuno pu dubitare
che la predizione si sia compiuta. Credo che il nostro catechizzando
resterebbe vivamente impressionato udendo, a partire da questa,
molte altre profezie che sarebbe troppo lungo riportare. Vedrebbe
anche gli stessi re della terra felicemente sottomessi al suo
comando e tutte le genti disposte a servirlo e gli verrebbe letto ci
che da tanto tempo era stato predetto dal salmo: Lo adoreranno
tutti i re della terra, tutti i popoli lo serviranno
19
. Se poi volesse
leggere tutto il salmo sotto il nome di Salomone al quale
figuratamente applicato scoprirebbe che Cristo veramente un re
di pace, secondo il vero significato di Salomone. In quel salmo
riconoscerebbe che tutte le cose che vi si dicono si sono realizzate
ad un livello molto superiore all'uomo Salomone, re d'Israele.
Considerando parimenti quel salmo in cui detto che Dio unto da
Dio e comunque chiamato Cristo in conseguenza dell'unzione
vedrebbe che lo stesso Cristo apertamente presentato come Dio
visto che Dio
20
ad essere unto. Se volesse poi prendere in
considerazione ci che vi si dice di Cristo e della Chiesa sotto forma
di predizioni che constaterebbe essersi compiutamente realizzate
nel mondo, vedrebbe anche sparire dalla terra in nome di Cristo gli
idoli dei Gentili e apprenderebbe che ci era stato gi predetto dai
profeti. Udrebbe Geremia l dove dice: Dite loro cos: gli dei che
non hanno creato il cielo e la terra spariscano dalla terra e da sotto
il cielo
21
. In un altro passo udrebbe dire dallo stesso profeta:
Signore mia fortezza, mio sostegno e mio rifugio nel giorno della
sofferenza. Le genti verranno a te dalle estremit della terra e
diranno: quanti falsi idoli hanno posseduto i nostri padri senza
alcuna utilit! Se l'uomo far degli dei, anche quelli non saranno
dei. Ecco perci che io mi mostrer loro in quel tempo, mostrer
loro la mia mano e la mia forza e sapranno che sono il Signore
22
.
Considerando queste profezie della Scrittura e volgendo lo sguardo
su tutto il mondo, c' proprio bisogno che dica in che modo il
catechizzando si volgerebbe alla fede, dal momento che
dimostriamo questo con la forza delle cose allorquando ci
accorgiamo che i cuori dei fedeli acquistano rigore attraverso la
constatazione che una profezia messa per iscritto in passato risulta
ai nostri tempi compiutamente realizzata?
Il Dio-Uomo rientra nelle profezie.
8. Inoltre, ad evitare che il catechizando ritenesse Cristo simile a
certi grandi uomini, lo stesso profeta gli avrebbe tolto questa idea
dalla testa dicendo: Maledetto sia l'uomo che spera nell'uomo e
rafforza la carne del suo braccio mentre il suo cuore si allontana dal
Signore; sar come la tamarice che nel deserto, non vedr
quando verr il bel tempo ed abiter con gli iniqui in terra deserta,
in terra salmastra nella quale non possibile vivere; e ancora:
Benedetto sia l'uomo che confida nel Signore e che ha nel Signore
la sua speranza; sar come un albero fruttifico piantato presso
l'acqua che metter nell'acqua le sue radici, non temer la venuta
del caldo e avr in s numerose propaggini, non avr timore
nell'anno della siccit e non mancher di produrre frutti
23
. A questo
punto quando il catechizzando sentir dire che maledetto l'uomo
che spera nell'uomo unitamente alla spiegazione di questa
maledizione attraverso similitudini profetiche e quando sentir dire
che benedetto l'uomo che spera nel Signore unitamente ad
analoghe similitudini profetiche, a questo punto, si diceva, il nostro
uomo si sentir forse meravigliato nel constatare che noi, per
evitare ch'egli ponga la sua speranza nell'uomo, gli annunciamo
Cristo come Dio e di nuovo ne parliamo come di un uomo, pur non
considerandolo tale per natura, ma per aver assunto su di s la
nostra mortalit. Cos alcuni credendo che Cristo sia Dio, ma non
uomo, hanno sbagliato, e a loro volta altri, considerandolo un
uomo, ma negandone la divinit, o l'hanno disprezzato o, ponendo
nell'uomo la loro speranza, sono caduti in quella maledizione. A
questo punto il pagano, se turbato, accuserebbe il profeta di aver
parlato contro la nostra fede in quanto, secondo la fede apostolica,
non consideriamo Cristo soltanto come Dio, in cui porre con la
massima sicurezza la nostra speranza, ma consideriamo anche
l'uomo Ges come mediatore fra Dio e gli uomini
24
, mentre il
profeta parla solo di Dio senza fare nessun accenno alla natura
umana. Allo stesso tempo per udrebbe la voce dello stesso profeta
che cos lo ammonirebbe e lo correggerebbe: Il cuore complesso
pi di ogni cosa ed egli uomo. Chi lo riconoscerebbe?
25
Per
questo Cristo uomo, perch quelli col cuore pesante fossero
risanati dalla fede per la sua apparenza di servo e lo riconoscessero
come Dio, che si fece uomo per loro perch la loro speranza non
fosse nell'uomo, ma nell'uomo Dio. Eppure il cuore complesso pi
di ogni altra cosa ed egli uomo che accetta l'apparenza di servo. E
chi lo riconosce, lui che pur essendo di natura divina non ritenne
una diminuzione essere uguale a Dio?
26
. Ed egli uomo perch il
Verbo si fatto carne e ha abitato fra noi
27
. E chi lo
riconoscerebbe, dato che in principio era il Verbo ed il Verbo era
presso Dio e Dio era il Verbo
28
? E davvero il cuore complesso pi
di ogni cosa. Infatti anche fra i suoi discepoli il cuore era complesso
quando diceva loro: Sono con voi da molto tempo e non mi avete
conosciuto. Qual infatti il significato della frase sono con voi da
molto tempo, se non quello espresso dalle parole ed egli un
uomo? E qual il significato della frase non mi avete conosciuto, se
non quello espresso anche dall'interrogazione e chi lo
riconoscerebbe? E chi lui se non quello che dice: Chi ha visto me,
ha visto anche il padre
29
? Perch la nostra speranza non sia
nell'uomo, a causa di quella maledizione minacciata dal profeta, sia
per nell'uomo Dio, cio nel figlio di Dio, il nostro Salvatore Ges
Cristo e Mediatore fra Dio e gli uomini del quale il Padre maggiore
per l'apparenza di servo e che uguale al Padre per la sostanza
divina.
La caduta degli idoli profetizzata.
9. Dice Isaia: L'arroganza fra gli uomini sar umiliata e cadr e solo
il Signore sar esaltato in quei giorni e nasconderanno nelle
spelonche e nelle fessure delle rocce e nelle caverne della terra tutti
gli idoli fabbricati dalle mani dell'uomo alla presenza del Signore in
preda alla collera e della maest della sua virt quando risorger
per distruggere la terra. In quel giorno infatti l'uomo getter gli
abominevoli oggetti d'oro e d'argento che determinarono
l'adorazione di idoli superflui e nocivi
30
. Forse quel pagano che
catechizziamo e che Fausto ridendo disse che avrebbe detto: " Non
credo nei profeti ebrei " nasconde nelle spelonche o nelle fessure
delle rocce o nelle caverne della terra alcuni idoli fabbricati dalle
sue mani, o sa che qualche suo amico ha fatto questo, o sa che
stato fatto in un suo fondo alla presenza del Signore in preda alla
collera il quale, secondo la stessa profezia, a mezzo dei re della
terra gi adoranti e al suo servizio, stringe la terra, cio spezza
l'audacia del cuore terreno, con leggi severissime. Come potrebbe
dire: " Non credo ai profeti ebrei " dal momento che sa che si va
compiendo in lui stesso quello che a suo tempo era stato predetto
dai profeti ebrei?
falsa l'ipotesi che i Cristiani avrebbero scritto le profezie in
epoca anteriore, in modo tale che apparissero come scritte
prima.
10. Ci sarebbe stato maggiormente da temere ch'egli, assediato
dall'evidenza dei fatti, dicesse che solo dopo che questi eventi
s'erano manifestati nel mondo i Cristiani avevano posto mano alla
stesura di quegli scritti in modo da far credere che gli eventi ivi
figurati fossero stati anticipatamente predetti per intervento divino
e non fossero disprezzati in quanto scritti per caso dall'uomo.
Questo ci sarebbe stato da temere se il popolo dei Giudei non fosse
stato sparso e noto un po' dappertutto: il famoso Caino col segno
che impediva che fosse ucciso
31
e il ben noto Cam, servo dei suoi
fratelli
32
, recando i libri per istruire loro e subendone egli stesso il
peso. Attraverso i loro libri dimostriamo che quelle profezie non
sono state scritte da noi sotto l'incalzare dagli avvenimenti, ma che
erano state predette e conservate in quel regno e ora manifestate e
portate a compimento. Fra esse quelle meno perspicue, perch
arrivavano a loro in modo figurato, sono state scritte per noi che
siamo alla fine dei tempi
33
e oramai sono state illustrate e risolte,
sia quelle che erano oscurate dalle ombre degli eventi futuri sono
ora manifestate dalla luce nel loro compimento.
Spiegazione della cecit dei giudei.
11. Forse a questo punto il catechizzando potrebbe meravigliarsi
del fatto che coloro nei cui libri si trovano preannunziati quegli
eventi che vediamo compiuti non vivono con noi nella comunione
del Vangelo. Quando per gli si spiegasse che anche questa
circostanza stata prevista da quei profeti, quanto sarebbe mosso
alla fede! Chi tanto sciocco da non vederlo? Chi tanto impudente
da fingere di non vederlo? Chi dubiterebbe che questo sia stato
predetto per i Giudei quando Isaia dice: Riconobbe il bue il suo
padrone e l'asino il recinto del suo Signore. Israele invece non mi
ha conosciuto e il mio popolo non mi ha compreso
34
; o ci che
ricorda l'Apostolo: Tutto il giorno ho aperto le mie mani al popolo
che non credeva e mi contraddiceva
35
; o queste altre parole: Dio
dette loro lo spirito di compunzione, gli occhi perch non vedano e
le orecchie perch non ascoltino e non comprendano
36
e molte
altre frasi del genere? Se poi dicesse: " In che cosa peccarono i
Giudei se Dio li accec perch non riconoscessero Cristo? ", noi
mostreremmo per quanto possibile a quest'uomo ancora da
dirozzare che la giusta pena della cecit deriva dai peccati occulti,
ma noti a Dio. Gli dimostreremmo infatti che non solo l'Apostolo
disse di alcuni queste parole: Perci Dio li abbandon alla
concupiscenza del loro cuore o alla loro sensibilit malvagia perch
facessero ci che non conviene
37
- e ci fece volendo dimostrare
che alcuni peccati manifesti derivano dalla punizione di altri che
rimangono occulti - ma che gli stessi profeti non hanno taciuto di
questo. Per non farla lunga, lo stesso Geremia nel passo in cui dice:
Ed un uomo, e chi lo riconoscerebbe?
38
, per evitare che i Giudei
fossero in qualche modo scusati perch non lo conoscevano (Se
infatti l'avessero conosciuto, come dice l'Apostolo, mai avrebbero
crocifisso il Signore della gloria
39
) continua il suo discorso e mostra
che il non conoscerlo derivava da una loro colpa occulta. Dice
infatti: Io sono il Signore che interroga i cuori e analizza i reni per
dare a ciascuno secondo le sue vie e secondo il frutto delle loro
opere
40
.
Gli eretici paragonati alla pernice.
12. Di questo, inoltre, il pagano potrebbe essere meravigliato, del
fatto che quelli che prendono il nome di Cristiani si dividono in
molte e diverse eresie, ma potremmo sempre avvertirli che questo
fatto non trascurato dai profeti ebrei. Come se fosse logico che,
una volta dimostrata la follia degli Ebrei, gli venisse in mente che
anche molti sotto il nome di Cristo deviavano dalla comunit
cristiana, lo stesso Geremia, quasi a volerci indicare un ordine nel
catechizzare, improvvisamente esclam: La pernice ha gridato, ha
riunito dei piccoli che non ha partorito ammassando ricchezze, ma
senza giudizio
41
. La pernice infatti un animale troppo litigioso ed
noto che a causa della violenza con cui si batte finisce con
l'incappare in un laccio. Non amano infatti discutere gli eretici, ma
vincere a qualsiasi costo con impudente ostinazione per riunire,
come costui ha detto, quelli che non hanno generato. Trovano
infatti i Cristiani, che seducono soprattutto col nome di Cristo, gi
nati attraverso il Vangelo di Cristo e ne fanno un proprio possesso
non con giudizio, ma con sconsiderata temerit. Non comprendono
infatti che la vera e salubre e in certo qual modo genuina e radicale
comunit cristiana quella dalla quale essi hanno separato coloro
che hanno unito alle loro ricchezze. Di costoro dice l'Apostolo:
Come in fatti Iannes e Mambres resistettero a Mos, cos costoro si
oppongono alla verit. Trattasi di uomini dalla mente corrotta e
reprobi nei riguardi della fede; ma non riescono ad andar oltre:
infatti la loro demenza sar manifesta a tutti come fu anche di
questi uomini
42
. Anche qui il profeta continua e parla della pernice
che ha riunito uova non sue: A met dei suoi giorni lo
abbandoneranno e alla fine di essi sar insipiente
43
; vale a dire: chi
dapprima seduceva con le promesse e con l'ostentazione di una
grande sapienza, sar insipiente, cio si riveler insipiente. Per
coloro per i quali dapprima era sapiente, allora sar insipiente
poich la sua demenza sar nota a tutti.
La vera Chiesa facile a riconoscersi.
13. Ammettiamo che colui che stiamo catechizzando ci facesse
questa domanda: Da quale segno manifesto io, ancor giovinetto e
non ancora capace di discernere la pura verit da tanti errori, con
quale evidenza di giudizio potr essere in grado di abbracciare la
Chiesa di Cristo a credere nel quale sono gi spinto da una
imponente manifestazione di eventi gi predetti? Il profeta continua
e, come se comprendesse perfettamente le inquietudini di
quell'anima, le insegna che anche la Chiesa di Cristo era stata
predetta e che si manifesta e risplende al di sopra di tutte le altre.
Essa infatti la sede della gloria della quale l'Apostolo dice: Santo
il tempio di Dio che siete voi
44
. Quindi dice: stata esaltata la sede
della gloria, nostra santificazione
45
. In vista delle inquietudini dei
giovinetti che possono essere sedotti dagli uomini anche il Signore,
prevedendo la grandiosa manifestazione della Chiesa, dice: Non
pu rimanere nascosta una citt collocata sopra un monte
46
;
poich in ogni caso la sede gloriosa, luogo della nostra
santificazione, s' elevata perch non vengano ascoltati coloro che
inducono agli scismi in fatto di religione dicendo: Ecco qui Cristo,
eccolo l
47
. Mostrano infatti delle divisioni dicendo: Eccolo qui,
eccolo l. Essendo quella citt costruita su un monte, ma quale
monte se non quello che, secondo la profezia di Daniele, crebbe da
una piccola pietra e divenne un grande monte si da riempire tutta
la terra
48
? N si ascoltino coloro che, sotto il nome di una sorta di
segreta ed apocrifa verit e con l'adesione di pochissimi uomini
dicono: Ecco che nelle stanze interne, ecco che nel deserto
49
.
In realt non pu restar nascosta una citt costruita sopra un
monte, poich la sede della gloria, luogo della nostra santificazione,
stata innalzata.
Il pagano si lascia convincere dal compimento delle Profezie.
14. Quando il nostro pagano, considerate queste e altre consimili
testimonianze dei profeti sulle persecuzioni dei re e dei popoli, sulla
abolizione degli idoli, sulla cecit dei Giudei, sulla approvazione dei
codici da essi custoditi, sulla demenza degli eretici, sull'eccellenza
della santa Chiesa dei veri e genuini Cristiani constater che quelle
profezie si sono compiute cosa trover di pi degno di fede di quei
profeti ai quali ha scelto di credere per quanto riguarda la divinit di
Cristo? Infatti se prima che i fatti si verificassero avessi istruito il
pagano sui profeti ebrei perch credesse alle loro profezie che non
aveva ancora viste realizzate, giustamente forse avrebbe detto:
Che ho a che fare con questi profeti se non mi si mostra perch
considerarli veraci? Poich invece i fatti tanto grandi e numerosi da
essi predetti si sono compiuti in modo manifesto, il nostro uomo,
per non voler apparire perverso, n in alcun modo disprezzerebbe i
fatti che avevano meritato di essere predetti molto tempo prima e
con grande rilievo n coloro dai quali poterono essere predetti e
preannunziati. Infatti n sulle vicende che si sono gi verificate in
passato n su quelle future che non hanno ancora avuto
compimento crediamo ad alcuno con assoluta sicurezza quanto a
coloro che hanno dimostrato la loro veridicit con le molte e
importanti previsioni successivamente giunte a compimento.
Oracoli pagani a confronto con le previsioni dei Profeti.
15. Se si dice che la Sibilla, o le Sibille, Orfeo e un certo Ermete
che non conosco, nonch i vati o i teologi o i sapienti o i filosofi dei
Gentili abbiano predetto o affermato delle verit sul Figlio di Dio o
sul Padre Dio, ci pu servire per confondere la vanit dei pagani,
non certo per abbracciarne l'autorit. Noi infatti mostriamo di
venerare quel Dio del quale non poterono tacere neppure coloro che
in parte si permisero di insegnare agli altri pagani, loro fratelli, a
venerare gli idoli e i demoni, in parte non osarono proibirne il culto.
Ma quei nostri santi autori, sotto il comando e con l'aiuto di Dio,
propagarono e ressero quel popolo, quella repubblica, quel regno
dove quella che era stata per quegli uomini una religione divenisse
un sacrilegio. Cos se in quei luoghi v'erano abitanti che scivolavano
nel culto degli idoli e dei demoni o venivano piegati da una pena in
base alle stesse leggi dello stato o venivano trattenuti da colpi di
tuono liberamente provocati dai profeti. Quegli stessi abitanti
adoravano un unico Dio, creatore del cielo e della terra, con rito
profetico, cio rivelatore delle cose future, rito che sarebbe stato
abolito nel momento in cui si sarebbero realizzate le predizioni in
esso contenute. Il regno stesso fu infatti un grande profeta in cui il
re e il sacerdote venivano unti dando al rito un significato
mistico
50
. Questo rituale -senza che i Giudei lo sapessero e perci
contro la loro volont - non fu abolito prima che venisse il Dio unto
per una grazia spirituale al di sopra di tutti i partecipanti al rito
stesso, il santo dei santi
51
, vero re perch impegnato nel
provvedere a noi e vero sacerdote nell'offrire se stesso per noi.
Perci circa la venuta di Cristo fra predicazione degli angeli e
confessione dei demoni c' la stessa distanza che intercorre fra
l'autorit dei profeti e la curiosit dei sacrilegi.
Esiguo il numero dei fedeli; la zizzania tollerata in mezzo
ai floridi frumenti.
16. In virt di queste e di analoghe considerazioni che abbiamo
brevemente solo sfiorate ma che dovrebbero essere discusse pi a
lungo e asserite con una argomentazione pi cogente, ove dovesse
intervenire la necessit di confutare un vecchio errore, quel pagano
che Fausto ci ha affidato perch lo istruissimo, se volesse davvero
preferire la sua salvezza ai suoi peccati, certamente si accosterebbe
alla fede e istruito in essa e collocato nel grembo della Chiesa
cattolica per esserne riscaldato sarebbe conseguentemente istruito
sul comportamento pratico da tenere. Non sarebbe turbato dalla
moltitudine di coloro che non osservano le regole che a lui vengono
imposte, pur unendosi materialmente a loro nella Chiesa e
accostandosi ai medesimi sacramenti. Saprebbe che l'eredit di Dio
divisa fra pochi, pur essendo i segni di essa comuni a molti;
saprebbe di avere in comune con pochi la santit della vita e il dono
della carit diffuso nei nostri cuori dallo Spirito Santo che ci stato
dato
52
e alla cui fonte interiore nessun estraneo pu avvicinarsi;
saprebbe invece di condividere con molti la santit del sacramento
per cui chi mangia e beve indegnamente come se mangiasse e
bevesse il suo giudizio
53
mentre chi rifiuta di mangiare non avr in
s la vita
54
e perci non giunger alla vita eterna; saprebbe che i
pochi sono detti pochi solo in paragone con la massa, ma che
considerati per se stessi risultano in gran numero, diffusi in tutto il
mondo, in crescita fra la zizzania e con la paglia fino al giorno della
mietitura e della trebbiatura
55
. Questo detto nel Vangelo, questo
stato predetto dai profeti. In precedenza infatti fu fatta questa
previsione: Come il giglio in mezzo alle spine, cos la mia amata
in mezzo alle figlie
56
. Prima era detto: Abitai nelle tende di Cedar,
ero pacifico con coloro che odiavano la pace
57
. Prima ancora
detto: Segna sulla fronte coloro che gemono e si lamentano per le
iniquit del mio popolo che vengono in mezzo a loro
58
. Perci quel
pagano, confermato dalle nostre parole, divenuto oramai cittadino
dei Santi e domestico di Dio e non estraneo a Israele
59
, ma vero
Israelita in cui non c' inganno
60
imparerebbe anche a dire queste
parole dal suo semplice cuore che lo stesso Geremia
successivamente mise insieme: Pazienza d'Israele, Signore, che
tutti coloro che ti abbandonano siano atterriti. Avendo infatti
parlato della pernice, che chiama e riunisce i piccoli che non ha
generato, raccomand l'eccellenza della citt costruita sul monte
che non pu rimanere nascosta affinch gli eretici non separino
l'uomo dalla Chiesa Cattolica dicendo: La sede della gloria, nostra
santificazione, si innalzata
61
. A questo punto sembra che il
profeta si sia fatta una domanda: che fare dei tanti malvagi che
tanto pi ampiamente si mescolano coi fedeli quanto pi eccelsa
la gloria di Cristo nell'unit di tutte le genti? E subito aggiunge:
Signore, pazienza d'Israele, bisogna infatti pazientemente accettare
quello che dice: Lasciate entrambe le coltivazioni fino alla
mietitura
62
per evitare che per l'incapacit di sopportare i malvagi
siano abbandonati i buoni che propriamente sono il corpo di Cristo;
e quando essi lo sono lo anche Cristo. Quindi prosegue e
aggiunge: Siano atterriti tutti coloro che ti abbandonano; siano
confusi coloro che tornano alla terra. La terra infatti l'uomo che
presume di s e induce gli altri a presumere di lui. Quindi continua:
Saranno stroncati perch hanno abbandonato il Signore, fonte di
vita
63
. Che altro infatti grida la pernice se non che presso di lei e
da lei viene fornita la fonte della vita affinch quelli che s'uniscono
a lei si allontanino da Cristo non essendo riusciti a trovarlo pur
conoscendone gi il nome? Non riunisce infatti coloro che ha
generato, ma per riunire coloro che non ha generato dice: " La
salvezza promessa da Cristo presso di me: io ve la dar ". Ma
considera quello che dice costui: Sanami Signore, e sar risanato;
fammi salvo, e sar salvo. Donde l'Apostolo dice: Nessuno si glori
nell'uomo
64
e costui aggiunge: Poich la mia gloria sei tu
65
. In
questo modo noi istruiamo un uomo nella dottrina degli apostoli e
dei profeti perch venga edificato sui fondamenti posti dagli
Apostoli e dai Profeti
66
.
Chi non crede a Cristo non creder neppure a Manicheo.
17. Come Fausto convincerebbe della divinit di Cristo un pagano al
quale fa dire: non credo n ai profeti su Cristo n a Cristo sui
profeti? Potrebbe forse credere a Cristo quando parla di se stesso e
non quando testimonia di altri? Pensare questo sarebbe davvero
ridicolo. Una volta che si ritenuto qualcuno non degno di fede o
non gli si crede affatto o gli si crede piuttosto quando testimonia
per altri che quando lo fa per se stesso. A questo punto Fausto,
forse deriso, avrebbe potuto leggergli gli scritti attribuiti alle Sibille,
a Orfeo o ad altri personaggi consimili di ambiente pagano nei quali
riteneva di trovare qualche predizione sulla venuta di Cristo. Ma
non lo farebbe; confessa infatti di non conoscere quegli scritti
quando dice: "Se su Cristo vi sono, come fama, delle predizioni
della Sibilla o di Ermete, che chiamano tre volte grande, o di Orfeo
e di altri poeti di ambiente pagano ". Ignorando gli scritti di costoro,
e pur pensando che esistono per averne sentito parlare, comunque
non li leggerebbe ad uno, come il suo catechizzando, che dice di
non credere n a Cristo n ai profeti. Che farebbe allora? Potrebbe
forse presentargli Mani per poi, partendo da lui, raccomandargli
Cristo? I Manichei non l'hanno fatto mai: al contrario hanno sempre
tentato di raccomandare Mani partendo da Cristo il cui nome
dolcissimo noto ovunque in modo che ungessero con questo miele
gli orli della loro tazza avvelenata. Avendo Cristo promesso ai suoi
che avrebbe inviato il Paraclito, cio il consolatore e avvocato, lo
Spirito di verit
67
e dicendo con l'occasione di questa promessa che
questo Paraclito era Mani (o in Mani) insinuano nelle menti degli
uomini che lo ignorano la notizia di quando quello spirito promesso
da Cristo sia stato inviato. Coloro che hanno letto il libro canonico
intitolato Atti degli Apostoli, vi trovano quella promessa di nuovo
ricordata e molto esplicitamente data per realizzata
68
. Ci chiediamo
solo su quale base ispirasse in quel pagano la fede in Cristo. Credo
infatti che nessuno sia tanto cieco da dire: a Mani credo, quando
parla, a Cristo no. Quindi se non ridendo, almeno con irritazione
direbbe: mi ordini dunque di credere ai libri persiani proprio tu che
mi hai detto di non credere a quelli degli Ebrei? Come dunque, o
eretico, riuscirai a conquistare quest'uomo se non lo hai trovato gi
in qualche modo sottoposto al nome di Cristo in modo tale che, non
dubitando pi che si deve credere a Cristo, si lasci sedurre da Mani
che gli sembra raccomandare meglio Cristo? Ed ecco la pernice che
riunisce i piccoli che non ha generato. Cos ancora non abbandonate
lei che vi riunisce e non vi appare ancora insipiente, lei che dice che
le testimonianze degli Ebrei, anche se son vere, sono per noi inutili
prima di avere la fede e superflue quando la fede interviene.
Assurdit del sistema manicheo.
18. Gettino dunque coloro che hanno creduto tutti i libri attraverso
i quali accaduto che credessero. Se questo infatti vero, non
vedo perch lo stesso Vangelo di Cristo sia letto dai fedeli. Prima
della fede inutile perch quel pagano che Fausto, degno di riso (o
piuttosto di pianto), presenta ridente non crede in Cristo. Dopo la
fede superfluo se, una volta che si sia creduto a lui, superfluo
credere ai veraci annunci relativi a Cristo. A questo punto forse
direte: Ma il fedele deve leggere il Vangelo per non dimenticare ci
che ha creduto. Certamente. Allo stesso modo, pazzi che siete,
occorre leggere le veritiere testimonianze dei profeti per non
dimenticare i motivi per i quali si creduto: se li si dimenticano
infatti non rimane saldo ci che s'era creduto. Oppure gettate via i
libri di Mani per testimonianza dei quali credete che la luce avrebbe
lottato con le tenebre e che la luce era Dio; e che perch la luce
potesse legare le tenebre occorreva che prima la luce fosse divorata
dalle tenebre legata, inquinata e dilaniata. E voi mangiandola la
ricreate, e sciogliete, e la purificate, e la sanate perch vi sia dato
come compenso di non essere dannati eternamente in un globo
unitamente alla parte di luce che non potr essere liberata. Questa
favoletta ogni giorno la cantate col comportamento e con la voce:
ma perch finora cercate in essa le testimonianze dei libri in modo
che nelle cose superflue e nel comporre i vostri codici la sostanza
estranea venga consumata e quella del vostro Dio sia tenuta
legata? Incendiate tutti quei fogli e quelle eleganti copertine fatte di
pelli raffinate e ricercate perch non vi appesantisca una fatica
superflua e sia sciolto il vostro Dio che, come per una pena da
schiavi, tenuto legato anche nel vostro libro. Infatti se poteste
mangiare i vostri libri, magari lessati, quale beneficio procurereste
alle membra del vostro Dio! O, se si potesse fare, forse che
l'impurit della carne non terrebbe lontano i fogli dei codici dai
vostri banchetti? La purezza dell'encausto che stato impresso
nella pelle dell'agnello imputi a s il fatto. Ma questo lo faceste
anche voi che, come nella prima vostra battaglia, avete incatenato,
scrivendo, alla immondizia della pergamena ci che era puro nella
penna (a meno che i colori non vi accusino in senso contrario). Voi
infatti siete venuti alla luce delle pagine bianche con le tenebre
dell'inchiostro. Siete voi che dovete adirarvi contro di noi che
diciamo certe cose o contro voi stessi che credete a certe cose che,
lo vogliate o no, comportano certe conseguenze? Noi a ricordo della
nostra fede, a consolazione della nostra speranza, a esortazione
della nostra carit leggiamo i libri dei profeti e degli apostoli
armonizzando fra loro le nostre voci e ci serviamo di questo accordo
come di una tromba celeste per svegliarci dal torpore di un vita
mortale e per spingerci verso la palma della vocazione pi alta.
Ricordando l'Apostolo qualcosa dei libri profetici cos si esprime: Le
accuse di chi ti insulta ricaddero sopra di me
69
e subito aggiunge
un richiamo all'utilit della lettura divina: Tutte le cose scritte prima
furono scritte perch fossimo istruiti affinch attraverso la pazienza
e la consolazione che ci viene dalle Scritture aumentassimo la
nostra fede in Dio
70
. Ma Fausto contrario. A lui capita ci che dice
Paolo: Se qualcuno ci evangelizzasse in modo diverso di quanto gi
appreso sia scomunicato
71
.

1 - Cf. Ef 2, 11.
2 - Cf. Es 29; 1 Sam 10, 1; Es 19.
3 - Cf. Dn. 9, 24.
4 - Rm 1, 2-3.
5 - Is 11, 10.
6 - Is 7, 14.
7 - Mt 1, 23.
8 - Mt 22, 42-44; Sal 109, 1.
9 - Cf. Mt 1, 22-25; Lc 2, 7; Rm 1, 3.
10 - Gn 22, 18; 26, 4; 28, 14.
11 - Cf. Mt 3, 17; 17, 5.
12 - Gv 10, 38.
13 - Gv 8, 18.
14 - Gv 5, 39. 46.
15 - Lc 16, 29.
16 - Lc 16, 31.
17 - Mt 24, 24-25.
18 - Sal 2, 1-2. 7-8.
19 - Sal 71, 11.
20 - Cf. Sal 44, 8.
21 - Ger 10, 11.
22 - Ger 16, 19-21.
23 - Ger 17, 5-8.
24 - Cf. 1 Tm 2, 5.
25 - Ger 17, 9.
26 - Fil 2, 7. 6.
27 - Gv 1, 14.
28 - Gv 1, 1.
29 - Gv 14, 9.
30 - Is 2, 17-20.
31 - Cf. Gn 4, 15.
32 - Cf. Gn 9, 25.
33 - 1 Cor 10, 11.
34 - Is 1, 3.
35 - Rm 10, 21; Is 65, 2.
36 - Rm 11, 8; Is 6, 10.
37 - Rm 1, 24. 28.
38 - Ger 17, 9.
39 - 1 Cor 2, 8.
40 - Ger 17, 10.
41 - Ger 17, 11.
42 - 2 Tm 3, 8-9.
43 - Ger 17, 11.
44 - 1 Cor 3, 17.
45 - Ger 17, 12.
46 - Mt 5, 14.
47 - Mt 24, 23.
48 - Cf. Dn 2, 34-35.
49 - Mt 24, 23. 26.
50 - Cf. Dt 18, 15; Sal 2, 6; 109, 4; 1 Sam 10, 1; Es 29.
51 - Cf. Dn 9, 24; Sal 44, 8.
52 - Cf. Rm 5, 5.
53 - Cf. 1 Cor 11, 29.
54 - Cf. Gv 6, 54.
55 - Cf. Mt 13, 25-26; 3, 12.
56 - Ct 2, 2.
57 - Sal 119, 5. 7.
58 - Ez 9, 1.
59 - Cf. Ef 2, 19. 12.
60 - Cf. Gv 1, 47.
61 - Ger 17, 12.
62 - Mt 13, 30.
63 - Ger 17, 13.
64 - 1 Cor 3, 21.
65 - Ger 17, 13-14.
66 - Cf. Ef 2, 20.
67 - Cf. Gv 14, 16.
68 - Cf. At 1, 8; 2, 1-4.
69 - Sal 68, 10; Rm 15, 3.
70 - Rm 15, 4.
71 - Gal 1, 9.
LIBRO QUATTORDICESIMO
Fausto rimprovera a Mos l'uso di maledire a sproposito.
1. FAUSTO. " Perch non accettate Mos? ". Per l'amore e la piet
con cui adoriamo Cristo. Chi tanto irreligioso da accogliere
volentieri chi ha maledetto suo padre? Perci anche noi, bench
non abbia mai risparmiato bestemmiando nessuno o umano o
divino che fosse, odiamo Mos soprattutto per aver perseguitato
con un crudele oltraggio di devozione Cristo, figlio di Dio appeso
alla croce per la nostra salvezza (se volontariamente o meno
pensaci tu). Da nessuno di queste due cose sar infatti scusato o
raccomandato s da essere accolto. Ha infatti detto che maledetto
chiunque pende dal legno
1
. Dunque tu vuoi che accetti costui e che
gli creda. Infatti se fu divino risulta che scientemente e
volontariamente maledisse Cristo. Se invece maledisse Cristo senza
volerlo e senza capirlo risulta non essere stato divino. Tu dunque
scegli una delle due alternative, o che Mos non fu profeta e pecc
per imprudenza, s che, mentre, secondo la sua abitudine,
malediceva altri, bestemmi anche Dio senza accorgersene; o che
fosse divino e non ignorasse questi eventi futuri, ma invidiando la
nostra salvezza, che sarebbe derivata dal legno, rivers sul suo
autore i veleni della sua bocca maledica. E chi crederebbe che abbia
visto o conosciuto il Padre colui che ne ha straziato il figlio? E che
abbia potuto predire la venuta del figlio quest'uomo che ignorava
l'esito dell'ascensione? A ci si aggiunge che anche questo
considero, quanto si sia diffusa questa ingiuria e quante cose
comprenda e violi, come colpisca tutti i giusti e i martiri e tutti
coloro che sono morti subendo tale passione, Pietro e Andrea e tutti
gli altri che hanno avuto la stessa sorte. Se Mos o non li avesse
conosciuti non essendo un profeta o li avesse odiati con cattiveria,
perch profeta, non li avrebbe colpiti con l'oltraggio di una cos
crudele maledizione. Infatti non li chiama maledetti nel senso
comune del termine, cio davanti agli uomini, ma maledetti da Dio.
Se le cose stanno cos donde pu derivare una speranza di
benedizione a Cristo, agli apostoli o a noi stessi se a causa di quel
nome ci dovesse toccare di essere crocifissi? Quanto infine era
imprudente e privo di ispirazione divina da non riuscire a pensare
che per diverse cause gli uomini vengono sospesi a un legno: alcuni
per una cattiva azione, altri per la giustizia o per Dio. Per questo
colloc tutti confusamente e senza alcuna distinzione sotto la
medesima maledizione. Avrebbe invece dovuto dire, se avesse
avuto un minimo di prudenza, per non dire di preveggenza, che la
croce lo offendeva a tal punto che solo eliminandola e togliendola
come eccezione da ogni altro genere di punizioni, sarebbe stato
maledetto ogni scellerato ed empio che pendesse da un legno, si
che vi fosse una certa distinzione fra giusti e ingiusti. Ma neppure
cos avrebbe detto il vero in quanto Cristo partendo dalla croce
introdusse il ladrone nel paradiso di suo Padre
2
. Dov' dunque
l'anatema: Maledetto chiunque pende dal legno? Forse che
quell'insigne ladrone di nome Barabba che non solo non fu sospeso
a un legno, ma fu anche liberato dal carcere per richiesta dei
Giudei
3
, fu pi benedetto di quello che con Cristo sal dalla croce al
cielo? Che dire poi del fatto che Mos chiama maledetto anche
l'adoratore del sole e della luna
4
? Se posto sotto un re pagano io
fossi costretto ad adorare il sole e, avendo resistito per timore di
quella maledizione, fossi condannato alla crocifissione, incapperei
forse nell'altra maledizione che Mos scaglia contro chi pende da un
legno? forse una consuetudine per Mos maledire tutti i buoni?
Noi dobbiamo stimare le sue maledizioni quanto quello delle vecchie
inacidite. In questo modo perseguita tutti i fanciulli e le vergini di
Dio con tali maledizioni dicendo che maledetto chiunque non ha
fatto risorgere la sua generazione in Israele
5
. Un'accusa questa che
colpisce soprattutto Ges che, nato anche lui, come dite, di sangue
ebreo, non fece sorgere fra i suoi una stirpe per assicurarne la
posterit. Lo stesso si dica per i suoi discepoli: separ dalle mogli
quelli che aveva trovato sposati e proib di sposarsi a quelli che
aveva trovato celibi. Tu ben sai che noi giustamente odiamo questa
impunita lingua di Mos intenta a colpire con le frecce della
maledizione Cristo, che la luce, la santit e tutto ci che v' di
divino. E perch tu non ritenga che v' molta differenza fra sospeso
e crocifisso (infatti voi siete soliti anche prendere questa distinzione
a vostro sostegno) ascolta la risposta di Paolo alle vostre
invenzioni: Cristo ci ha redenti dal maleficio della legge facendosi
egli stesso maleficio per noi, poich scritto: maledetto sia
chiunque pende dal legno
6
.
Se Cristo fu appeso ad un legno, ci significa che aveva un
corpo mortale.
2. AGOSTINO. Fausto, uomo pio, si duole che Cristo sia maledetto
da Mos e per questo odia Mos, perch ama Cristo. Frattanto
prima di rivelare con quale profondo mistero e con quale piet si sia
detto: Maledetto sia colui che pende da un legno
7
, chiedo a questi
pii uomini perch mai si adirino con Mos, dal momento che la sua
maledizione non giunta al loro Cristo. Se infatti Cristo fu appeso
al legno furono piantati in ogni caso dei chiodi e dopo la
risurrezione al suo discepolo che meno gli credeva pot mostrarne
le cicatrici
8
. Stando cos le cose Cristo ebbe comunque un corpo
vulnerabile e mortale, ci che costoro non vogliono ammettere. Se
dunque quelle ferite e quelle cicatrici erano false anche falso dire
che pendette dal legno. Non pot quindi giungere a lui la
maledizione n ci fu motivo di adirarsi con colui dalla cui bocca era
uscita. Perci se costoro fingono di adirarsi con colui che avrebbe
maledetto la falsa morte di Cristo, io, secondo loro, potrei dire che
sono da fuggire coloro che non maledicono Cristo, ma, cosa pi
esecrabile, lo accusano. Se infatti non accettabile colui che lancia
una maledizione contro la mortalit, da detestare chi oppone il
falso alla verit? Ma vediamo ora, prendendo l'occasione dagli
eretici calunniatori, come quel sacramento sia esposto ai fedeli.
In che senso la maledizione di Mos si ripercuote in Cristo.
3. La morte dell'uomo deriva da una punizione del peccato, s che
essa stessa detta peccato, non perch l'uomo pecca quando
muore, ma perch dal peccato deriva la sua morte. Cos come
secondo una accezione detta propriamente lingua la carne che si
muove fra i denti sotto il palato e secondo un'altra detto lingua
ci che avviene per mezzo di essa (come si dice che altra la
lingua greca e altra la latina): e secondo un'accezione detta mano
lo stesso membro del corpo che muoviamo per operare e secondo
un'altra detta mano la scrittura che si realizza per mezzo della
mano e per cui diciamo: prodotta la sua mano, fu letta la sua
mano contro di lui, ho la tua mano, ricevi la tua mano. Mano
propriamente il membro dell'uomo e non penso che quella scrittura
sia un membro dell'uomo anche se detta mano perch dalla mano
tracciata. Cos peccato non tanto la stessa azione malvagia
degna di punizione, ma la stessa morte che determinata dal
peccato e prende il nome di peccato. Quel peccato per cui si rei di
morte Cristo non lo ha commesso. Ha invece accettato per noi
l'altro, cio la morte, che a causa del peccato fu inflitta alla natura
umana. Questo peccato fu sospeso al legno, questo fu maledetto da
Mos; ivi la morte fu condannata perch non regnasse e maledetta
perch perisse. per mezzo di questo particolare peccato di Cristo
che anche il nostro stato condannato perch noi fossimo liberati e
non rimanessimo condannati regnando ancora il peccato.
Cristo ha subito la pena del peccato senza averlo commesso.
4. Perch dunque Fausto si meraviglia che sia maledetto il peccato,
che sia maledetta la morte, che sia maledetta la mortalit della
carne senza il peccato di Cristo, penetrata per anche in Cristo per
il peccato dell'uomo? Il corpo la riprese da Adamo perch la Vergine
Maria non partor Cristo da Adamo. Dio aveva detto nel paradiso:
Nel giorno in cui la toccherai di morte morrai
9
, cio maledetto ci
che pendette dal legno. Neghi la maledizione di Cristo lui che ne
nega anche la morte. Chi poi ammette anche che sia morto non pu
negare che la morte dipenda dal peccato e che per questo essa sia
chiamata peccato. Ascolti l'Apostolo che dice: poich il nostro
vecchio uomo stato crocifisso assieme a lui
10
e comprenda chi
Mos abbia chiamato maledetto. Perci con sicurezza l'Apostolo dice
di Cristo: si fatto maledetto per noi
11
come non esit a dire:
morto per tutti
12
. Dire morto lo stesso che dire maledetto,
poich la morte stessa deriva dalla maledizione e maledetto ogni
peccato, sia quello che viene commesso s che ne segua un castigo,
sia il castigo stesso che con diversa accezione detto peccato
poich determinato dal peccato. Cristo dunque sub un castigo
che spettava a noi senza aver commesso reato in modo d'assolverci
dal nostro reato e di porre fine anche al nostro castigo.
La carne di Cristo appare simile a quella del peccato.
5. Vi avrei detto a titolo personale queste cose se l'Apostolo non vi
inculcasse tante volte questa realt per svegliare i dormienti e
togliere la parola a coloro che dicono il falso: Dio, dice, ha inviato
suo Figlio in una carne simile a quella del peccato per vincere il
peccato nella carne
13
. Quella non era dunque la carne del peccato
poich non era pervenuta dalla radice della morte in Maria per
tramite di un uomo. Tuttavia poich la morte deriva dal peccato
quella carne, bench di vergine, era mortale e per lo stesso motivo
per il quale era mortale era simile alla carne del peccato. E anche
questo chiama peccato dicendo conseguentemente: Affinch in
vista del peccato condannasse il peccato nella carne; e in un altro
passo: Colui che non conosceva il peccato ha fatto il peccato per noi
perch noi fossimo in lui giustizia di Dio
14
. Perch dunque Mos
dovrebbe temere nel dire maledetto quello che Paolo non ha temuto
di chiamare peccato? Certo il profeta avrebbe dovuto prevedere e
predire questo, pronto alle accuse da parte degli eretici e
dell'Apostolo. Chiunque infatti rimprovera al profeta di aver detto
maledetto costretto a rimproverare all'Apostolo di aver detto
peccato: infatti la maledizione si accompagna al peccato.
In che senso Cristo fu maledetto da Dio.
6. Non sarebbe perci segno di maggiore odiosit l'aggiunta
dell'espressione da Dio per cui la maledizione suonerebbe: sia
maledetto da Dio chi sar appeso nel legno
15
. Se infatti Dio non
odiasse il peccato e la nostra morte, non invierebbe suo Figlio
perch l'accolga e ne soffra. Che c' di strano se chi odia Dio
maledetto da Dio? Tanto pi volentieri infatti ci dona l'immortalit,
che verr con la venuta di Cristo, quanto pi misericordiosamente
odia la nostra morte che fu appesa nel legno alla morte di Cristo.
Quanto all'aggiunta di omnis per cui la formula di maledizione
diventa sia maledetto chiunque pender nel legno certamente Mos
non solo previde che anche i giusti sarebbero finiti in croce, ma
previde assai bene che gli eretici avrebbero negato la vera morte
del Signore e che vollero perci sottrarre Cristo a questa
maledizione per sottrarlo anche alla verit della morte. Se infatti
quella morte non era vera nessun maledetto fu appeso nel legno
con la crocifissione di Cristo poich non sarebbe stato veramente
crocifisso. Ma contro coloro che sarebbero stati eretici quanto prima
interviene Mos dicendo: senza motivo tergiversate voi cui dispiace
la verit della morte di Cristo; maledetto sia colui che pende nel
legno, non questo o quello, ma tutti in assoluto. Anche il figlio di
Dio? Si, certamente. Infatti questo quello che voi non volete: per
questo vi agitate e cercate proseliti. Vi dispiace infatti che si dica "
Cristo maledetto per noi " perch non vi piace sentir dire Cristo
morto per noi. Egli sarebbe infatti esente dalla maledizione di
Adamo, se lo fosse dalla sua morte. Poich per ha accettato la
morte dall'uomo e per l'uomo, non ha rifiutato di accettare da lui e
per lui anche la maledizione che accompagna la morte, lui figlio di
Dio sempre vivo nella sua giustizia, morto per i nostri delitti
16
, in
una carne accettata come punizione del nostro peccato. cos
ch'egli sempre benedetto nella sua giustizia, maledetto per i
nostri delitti in una morte subita come espiazione dei nostri peccati.
E per questo stato aggiunto un omnis, perch non si dicesse che
Cristo non aveva avuto a che fare con una vera morte nel caso che
per una insipiente onorificenza fosse esentato dalla maledizione che
accompagna la morte.
Cristo fu veramente maledetto perch veramente mor.
7. Chi fedele secondo la verit evangelica comprende che dalla
bocca di Mos non usc un'ingiuria contro Cristo quando lo disse
maledetto (non nella sua maest divina, ma per la condizione della
nostra punizione per la quale fu sospeso nel legno). Non per
nemmeno una lode di Cristo quella che esce dalla bocca dei
Manichei quando negano che Cristo avesse carne mortale nella
quale soffrire per una vera morte. Da quella profetica maledizione si
ricava un elogio dell'umilt, da questa sorta di eretico errore si
oppone l'accusa di falsit. Se per neghi che sia maledetto, neghi
che sia morto. Ma se neghi che sia morto non sei pi in contrasto
con Mos, ma con gli apostoli. Se poi confessi che morto,
confessa che ha accettato il castigo del nostro peccato senza il
nostro peccato. Quindi quando senti " castigo del peccato " credi
che deriva o da una benedizione o da una maledizione. Se il castigo
del peccato viene da una benedizione desidera di essere sempre nel
castigo. Se desideri esserne liberato credi che per la giustizia del
divino giudizio il castigo derivato da una maledizione. Ammetti
dunque che abbia accettato la maledizione per noi colui che
ammetti sia morto per noi e che null'altro volle significare Mos
quando disse sia maledetto chiunque sar appeso nel legno
17
se
non che mortale e muore chiunque appeso nel legno. Avrebbe
infatti potuto dire " maledetto ogni mortale " o " maledetto ogni
morente ". Ma questo ci che asserisce il profeta poich sapeva
che Cristo sarebbe morto appeso in una croce e che vi sarebbero
stati degli eretici secondo i quali Cristo sarebbe effettivamente stato
appeso ad un legno, ma solo in apparenza, non perch morisse
veramente. Gridando dunque maledetto non proclam null'altro se
non che Cristo morto veramente, con piena conoscenza della
morte dell'uomo peccatore da lui accolta, pur essendo senza
peccato, e proveniente da quella maledizione che suona: Se la
toccherete morirete di morte
18
. C' qui anche un rapporto con quel
serpente sospeso su un legno per significare non gi che Cristo
avrebbe finto una falsa morte, ma che quella vera fu appesa al
legno della sua passione nella quale quel serpente con cattivi
consigli gett l'uomo. Questa vera morte costoro non vogliono
vederla e perci non sono guariti dal veleno del serpente cos come
nel deserto guarivano al solo guardarlo
19
.
Vana distinzione imputabile ai Manichei.
8. Confessiamo che da parte di inesperti si dice che altro essere
inchiodati a un legno, altro pendere da un legno. Cos alcuni
ritengono di risolvere la presente questione sostenendo che ad
essere dichiarato maledetto da Mos fu Giuda, che per questo si
sospese ad un cappio, quasi che sapessero anticipatamente se si
sarebbe appeso a un legno o a una roccia. Ma vero ci che Fausto
stesso ricorda, che cio l'Apostolo non permette di riferire la
predizione a nessun altro se non a Cristo. Tale imperizia, propria di
alcuni cattolici, ne fa una preda dei Manichei. Costoro insistono con
alcuni e ne irretiscono altri con le loro menzogne. Tali fummo anche
noi che cademmo ed aderimmo a quelle false dottrine; alla fine,
per, non con le nostre forze, ma per intervento della misericordia
divina, ne fummo tratti fuori.
Per Fausto Mos non risparmi a nessuno le sue maledizioni.
9. Quali verit divine attacc Mos, secondo l'accusa fattagli da
Fausto, con le parole " non risparmi nessuna n delle cose umane
n di quelle divine "? Disse infatti e se ne and. Nulla si preoccup
di dimostrare, nulla di spiegare. Noi sappiamo che Mos lod
sempre con sentimento di piet tutte le verit veramente divine e
che, compatibilmente con la mentalit del suo tempo e grazie alle
sue capacit organizzative, resse con giustizia le vicende umane.
Esigano costoro che io insegni questo, cos come essi hanno tentato
di insegnare ci che Fausto rimprovera, certamente con cautela, da
acuto qual era, ma per questo incauto, perch col suo acume si
distruggeva. Felice infatti un cuore acuto verso la verit, infelice
se contro la verit. Non disse infatti " non risparmi nessuno degli
uomini e degli dei ", ma nessuna delle cose umane e divine. Se
dicesse che Mos non risparmi Dio, sarebbe facilmente accusato di
una falsa incriminazione, dal momento che il profeta risulta aver
onorato e predicato in ogni occasione il vero Dio che cre il cielo e
la terra. Se dicesse che non risparmi nessuno degli di
comunicherebbe ai Cristiani ch'egli adora quegli stessi di il cui
culto proibito da Mos. In tal modo fuggendo i piccoli sotto le ali
della madre cattolica non riunirebbe quelli che non ha generato. Per
tender dunque delle insidie ai piccoli disse che Mos non aveva
risparmiato nessuna delle cose divine, in modo che n i Cristiani
potessero, per l'aperto culto degli di, fuggire l'empiet di costoro
troppo aborrente dalla fede cristiana e i pagani favorirli contro di
noi, loro che sapevano che Mos aveva detto molte cose vere e
degne contro gli idoli e gli dei Gentili che sono i demoni.
I Manichei non amano la verit allo stesso modo in cui non
l'amano i demoni.
10. Se a costoro questo dispiace confessino apertamente di essere
cultori degli idoli e dei demoni poich sarebbe da ignoranti essere
eretici per quell'unico aspetto. Ha detto al riguardo l'Apostolo:
Poich negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede dando
retta a spiriti seduttori e a dottrine demoniache e lasciandosi
sedurre dall'ipocrisia di predicatori di menzogne
20
. Chi infatti se
non i demoni, amici della menzogna, potrebbe dare ad intendere a
costoro che Cristo, dopo aver subito una falsa passione, non
sarebbe veramente morto, avrebbe mostrato delle cicatrici false,
data l'inesistenza della passione, n sarebbe veramente morto n
quelle sarebbero state vere cicatrici causate da vere ferite? Quali
sono le pi evidenti dottrine dei demoni, predicatori di menzogna,
se non queste secondo le quali si cerca di convincere che il Figlio di
Dio, cio la verit stessa, menzognera? Ma costoro nella loro
dottrina mostrano di avere rispetto non dei demoni, ma della
creatura, rispetto che l'Apostolo condanna quando dice: E
venerarono e servirono la creatura piuttosto che il Creatore
21
.
I Manichei adorano il sole e la luna.
11. In questi loro fantasiosi racconti dunque costoro venerano gli
idoli e i demoni senza saperlo; nel sole e nella luna sanno di essere
al servizio di una creatura e quanto al servizio che pensano di
offrire anche al Salvatore cadono in un grosso sbaglio: sono infatti
al servizio di una loro immagine, ma in nessun modo del Salvatore,
dal momento che negano che Dio avrebbe creato quelle cose che
l'Apostolo riferisce apertamente alla creazione di Dio dicendo, nella
sua trattazione dei cibi e delle carni: Ogni creatura di Dio buona e
non bisogna toglierle nulla quando presa come rendimento di
grazia
22
. Vedete quale sia la sana dottrina non sopportando la
quale voi vi volgete alle favole. Come l'Apostolo loda la creatura di
Dio e vieta tuttavia di rivolgere a lui il culto religioso, cos fece lo
stesso Mos, anche se a voi sembra non rispettasse nulla di divino,
per nessun altro motivo, io penso, se non perch proib di adorare il
sole e la luna
23
seguendo il percorso dei quali vi volgete a tutti gli
angoli per adorarli. Mos, infatti, lod con una autentica lode il sole
e la luna quando parl della loro creazione da parte di Dio e del loro
collocamento nell'ordine celeste per compierne le opere e come
troviamo scritto dallo stesso profeta: Il sole per regolare il giorno e
la luna per regolare la notte
24
. Il sole e la luna non godono delle
vostre false lodi. Il diavolo, la creatura che ha prevaricato, ha
saputo godere di una falsa lode. Le potest celesti, che non sono
cadute per il peccato, vogliono che il loro creatore sia lodato in se
stesso, essendo l'unica loro vera lode quella con la quale non si
arreca ingiuria al loro creatore. Si ha invece ingiuria quando si dice
che le potest sono parti o membra o qualcosa della sua sostanza.
Egli infatti perfetto, non manca di nulla, non ha una origine, non
diviso, non ha estensione, tutto raccolto in se stesso, immutabile,
autosufficiente, felice in se stesso; a causa della sua grandissima
bont " disse " attraverso il suo Verbo e tutto fu fatto, ordin e
tutto fu creato
25
. Pertanto se sono buoni i corpi terrestri, dei quali
l'Apostolo parlava dicendo che nessun cibo impuro, in quanto ogni
creatura di Dio buona, quanto pi saranno buoni i corpi celesti fra
i quali eccellono il sole e la luna! Dice infatti l'Apostolo: Corpi celesti
e corpi terrestri; ma altra la gloria dei corpi celesti, altra quella
dei terrestri
26
.
Nuova confutazione di Fausto circa le maledizioni di Mos.
12. 1. Non reca offesa dunque Mos al sole e alla luna quando vieta
di adorarli, ma li loda come creazione celeste. Loda per Dio in
quanto creatore degli oggetti celesti e di quelli terrestri. Non vuole
che si offenda Dio quando in luogo di lui sono adorati quelli che
sono lodati per lui o da lui.
12. 2. Ma con quanta arguzia sembra a Fausto di criticare la
maledizione lanciata proprio da quel Mos che adorava il sole e la
luna. " Se dunque ", dice Fausto, " quale suddito di un re pagano
fossi costretto ad adorare il sole e se essendomi rifiutato di farlo per
non subire una maledizione fossi condannato alla crocifissione,
finirei con l'incorrere nell'altra maledizione di Mos da lui lanciata
contro colui che pende nel legno ". Ma nessun re pagano vi
costringe ad adorare il sole e neppure il sole stesso vi
costringerebbe a farlo, se regnasse sulla terra, in quanto neppure
ora vuole che lo facciate. Come lo stesso Creatore sosterr gli empi
che lo bestemmiano fino al giudizio, cos i corpi celesti tollereranno i
loro vani adoratori fino al giudizio del loro creatore. Ricordatevi
comunque che un re cristiano non pu costringere ad adorare il
sole. Fausto propone l'esempio del re pagano ben sapendo che
riguarda i pagani ci che fate quando adorate il sole. Questo non
certamente cristiano: ma la pernice ha gi posto dovunque il nome
di Cristo per poter riunire quelli che non ha generato
27
. Vedete
tuttavia quanto facilmente risponde la verit e quanto facilmente la
sana dottrina spezzi l'inevitabile e bicipite laccio della vostra
questione. Immaginiamo dunque che un uomo munito di potere
regale ordini che sia sospeso ad un legno un cristiano che si rifiuta
di adorare il sole. Se eviter, tu mi dici, la maledizione che
commina la legge contro l'adoratore del sole, incapper in quella
che la medesima legge commina contro colui che appeso ad un
legno. Cos resterai turbato: ma lo sarai tu, anzi neppure tu che
senza che nessuno te lo ordini adori il sole. Ma in realt il cristiano,
edificato sul fondamento degli Apostoli e dei Profeti
28
, considera le
particolari ragioni e le singole maledizioni: vede che l'una riguarda il
corpo mortale che pende da un legno e che l'altra si riferisce
all'anima con la quale viene adorato il sole. Anche se il corpo si
inchina nell'adorazione, l'animo tuttavia o venera quello che adora o
finge di farlo, due atteggiamenti entrambi rischiosi. Poich in
entrambi i casi la morte che merita la maledizione, come morte
del corpo pendere da un legno, cos morte dell'anima adorare il
sole. Occorre dunque scegliere la maledizione connessa alla morte
del corpo, una maledizione dalla quale il corpo sar liberato al
momento della risurrezione. Occorre invece evitare la maledizione
connessa con la morte dell'anima perch non sia condannata col
suo corpo al fuoco eterno. Infatti il Signore risolve per noi questa
questione dicendo: Non temete coloro che uccidono il corpo, ma
non possono uccidere l'anima; temete invece colui che ha il potere
di uccidere sia l'anima che il corpo nella geenna di fuoco
29
. come
se dicesse: " Non temete la maledizione della morte del corpo che
si dissolve nel tempo; temete invece la maledizione della morte
spirituale per la quale l'anima tormentata per tutta l'eternit
assieme al suo corpo ". Ecco che non si tratta di una maledizione da
vecchierelle, ma di una predizione profetica: Sia maledetto
chiunque pender da un legno
30
. Cristo toglie la maledizione dal
maledetto come la morte dalla morte e il peccato dal peccato. Cos
dunque Mos non bestemmi dicendo sia maledetto colui che pende
da un legno, cos come non bestemmiarono gli apostoli dicendo:
morto
31
; e: il nostro uomo vecchio stato crocifisso con lui
32
; e:
condann il peccato di peccato
33
; e: colui che non conosceva il
peccato commise il peccato per noi
34
e molte altre frasi consimili.
Voi quando inorridite per la maledizione di Cristo, confessate di
inorridire per la morte di Cristo. Qui compare non la vostra anile
maledizione, ma la vostra diabolica simulazione: con la morte della
vostra anima non credete alla morte del corpo di Cristo. Quanto alla
morte di Cristo tentate di farla credere non vera, ma simulata,
quasi che voi non osiate ingannare gli uomini col nome di Cristo e a
meno che non vogliate fare di Cristo un maestro di menzogne.
Non Mos, come sostenuto da Fausto, un dispregiatore
della castit e della verginit.
13. Quanto al fatto che Mos sarebbe parso a Fausto nemico della
continenza e della verginit per aver detto. Sia maledetto colui che
non ha suscitato la stirpe in Israele
35
si legga quanto grida Isaia:
Questo dice il Signore a tutti gli eunuchi: coloro che avranno
osservato i miei precetti e avranno fatto le scelte che io desidero e
avranno rispettato il mio comandamento avranno da me in dono
nella mia casa e fra le mie mura un luogo e un nome migliore dei
figli e delle figlie, dar loro un dono eterno che non verr mai
meno
36
. Se ritengono Isaia contrario a Mos piaccia a loro questo e
dispiaccia l'altro: andare contro di essi non poco. A noi basta
sapere che un unico Dio ha parlato sia attraverso Mos sia
attraverso Isaia e che stato maledetto chiunque non abbia
collaborato all'incremento numerico degli Israeliti sia allora, in un
periodo in cui era un dovere civico, pur nei limiti della castit
matrimoniale, provvedere alla generazione carnale dei figli, sia ora
per evitare che qualcuno spiritualmente rinato pensi di dover
bastare a se stesso e non si dedichi esclusivamente a progredire
nell'acquisto dei doni del Signore fruendo dei quali ciascuno, entro i
suoi limiti, deve provvedere, predicando Cristo, ad aumentare il
numero dei Cristiani. In questo modo quel divino detto: Sia
maledetto chi non collabora all'incremento degli Israeliti, abbraccia
con straordinaria brevit i tempi di entrambi i testamenti.

1 - Cf. Dt 21, 23.
2 - Cf. Luc 23, 43.
3 - Cf. Mt 27, 26.
4 - Cf. Dt 17, 3
5 - Cf. Dt 25, 5-10.
6 - Gal 3, 13.
7 - Dt 21, 23.
8 - Cf. Gv 20, 27.
9 - Gn 2, 17.
10 - Rm 6, 6.
11 - Gal 3, 13.
12 - 2 Cor 5, 15.
13 - Rm 8, 3.
14 - 2 Cor 5, 21.
15 - Dt 21, 23.
16 - Cf. Rm 4, 25.
17 - Dt 21, 23.
18 - Gn 2, 17.
19 - Nm 21, 9.
20 - 1 Tm 4, 1-2.
21 - Rm 1, 25.
22 - 1 Tm 4, 4.
23 - Cf. Dt 17, 3.
24 - Gn 1, 16; Sal 135, 8-9.
25 - Sal 148, 5.
26 - 1 Cor 15, 40.
27 - Ger 17, 11.
28 - Cf. Ef 2, 20.
29 - Mt 10, 28.
30 - Dt 21, 23.
31 - 2 Cor 5, 14-15.
32 - Rm 6, 6.
33 - Rm 8, 3.
34 - 2 Cor 5, 21.
35 - Dt 25, 7.
36 - Is 56, 4-5.
LIBRO QUINDICESIMO
Il Vecchio Testamento e la Chiesa, vera sposa di Cristo, nel
giudizio di Fausto.
1. FAUSTO. " Perch non accettate il Vecchio Testamento? ". Perch
ogni vaso pieno non riceve ulteriore contenuto, ma deborda e lo
stomaco pieno rigetta ci che ha ingerito. Perci anche i Giudei,
saziati dal Vecchio Testamento per l'occlusione causata da Mos,
respinsero il Nuovo. Quanto a noi, riempiti dal Nuovo per la venuta
di Cristo, abbiamo rifiutato il Vecchio. Voi li accettate entrambi
poich in nessuno siete pieni, ma solo a met. L'uno non riempito
dall'altro, ma ne viene piuttosto corrotto. Infatti i vasi pieni a met
non si riempiono mai di una materia dissimile, ma sempre della
stessa o di una ad essa simile: cos i vasi semipieni di vino si
riempiono di vino, quelli semipieni di miele di miele e quelli
semipieni di aceto di aceto. Se in essi invece tu versi una materia
differente e di genere diverso come il fiele nel miele, l'acqua nel
vino e il garum nell'aceto non si potr parlare di riempimento, ma
piuttosto di adulterazione. Questa la causa per la quale noi
accettiamo a fatica il Vecchio Testamento. La nostra Chiesa infatti,
sposa di Cristo, pi povera di lui che pi ricco, si accontenta dei
beni di suo marito, rifiuta le ricchezze degli umili amatori, prova
disprezzo per i doni del Vecchio Testamento e del suo autore,
custode diligentissima della fama di lui, non accetta scritti che non
siano del suo sposo. Si serva pure del Vecchio Testamento la vostra
Chiesa che, come una vergine lasciva immemore del pudore, gode
dei doni e degli scritti di un amante altrui. Quel vostro amante,
infine, e corruttore del pudore, il Dio degli Ebrei, con le sue tavole
di pietra vi promette oro e argento, saziet del ventre
1
e la terra
dei Cananei
2
. Questi sporchi guadagni vi sono talmente piaciuti che
ci prendete gusto a peccare dopo Cristo, al punto di essere ingrati
per le sue immense virt. Queste cose vi attraggono a tal punto che
dopo le nozze di Cristo vi innamorate del Dio degli Ebrei. Imparate
dunque oramai anche voi a sbagliare e ad essere ingannati dalle
sue false promesse. povero, bisognoso e non in grado di
mantenere ci che promette. Se infatti non procura alla sua sposa,
vale a dire alla Sinagoga, nulla di ci che promette, nonostante
quella lo accontenti in tutto e lo serva pi docilmente di una
schiava, cosa potr offrire a voi che gli siete estranei e che rifiutate
superbamente di portare sul collo il giogo dei suoi comandamenti?
Ma voi continuate ad agire come all'inizio, cucite un panno grezzo
su un vecchio vestito, riempite di vini nuovi vecchi otri
3
, servite
due mariti senza piacere a nessuno, fate in conclusione della fede
cristiana un ippocentauro, n cavallo perfetto n uomo. Permettete
a noi di servire il solo Cristo, contenti della sola sua virt immortale
e di imitare l'Apostolo che dice: Ci che basta ci viene da Dio che ci
ha riconosciuti idonei ministri del Nuovo Testamento
4
. La
condizione del Dio degli Ebrei diversa dalla nostra: n egli in
grado di dare compimento a ci che promette, n noi lo accettiamo.
La liberalit di Cristo ci ha resi superbi di fronte alle sue blandizie.
Perch il mio paragone non ti sembri incongruo citer le parole di
Paolo che per primo ci ha proposto questa similitudine con la
disciplina del matrimonio: La donna che trovasi alle dipendenze del
marito, finch questo vive legata alla sua legge; ma se il marito
muore, libera dalla legge che la lega al marito. Pertanto se,
vivendo il marito, si unisce ad un altro uomo, detta adultera. Nel
caso per che il marito fosse morto pur unendosi ad altri non sar
adultera
5
. Con questo voleva dire che commettono adulterio con la
mente coloro che, senza un precedente ripudio e ponendo in un
certo qual modo fra i morti l'autore della legge, alla fine si sono
uniti a Cristo. Quanto detto riguarda soprattutto coloro che
credettero fra i Giudei s da dimenticarsi, ovviamente, della
precedente superstizione. Ma in tale questione che bisogno c' del
comandamento per noi ai quali, convertiti dal paganesimo a Cristo,
il Dio degli Ebrei non deve apparire morto, ma neppure nato?
Certamente ad un Giudeo, se crede, Adonai deve sembrare
defunto, a un pagano un idolo, a tutti ci che aveva adorato prima
di conoscere Cristo. Infatti se dopo la separazione dall'idolatria degli
Ebrei adorer ugualmente sia Dio sia Cristo, non si differenzier in
nulla dalla donna che ha infranto il pudore la quale, dopo la morte
di un marito, ne avr sposati due.
Secondo Agostino il Vecchio Testamento profezia del
Nuovo.
2. AGOSTINO. Ascoltate queste cose, voi di cui Cristo possiede il
cuore, e vedete se avete pazienza, a meno che sia lui la vostra
pazienza. Fausto, pieno del nuovo miele, rigetta il vecchio aceto;
Paolo, pieno del vecchio aceto, ne rimette la met per ottenere
l'immissione del nuovo miele, non per per conservarlo ma per
corromperlo. Considera infatti quello che dice l'apostolo Paolo:
Servo di Ges Cristo, chiamato Apostolo, consacrato al Vangelo di
Dio, formato di miele nuovo, e ci che segue: che in precedenza
aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture
relative al suo Figlio che era stato da lui creato della stirpe di
Davide secondo la carne
6
, cio dal vecchio aceto. Chi
sopporterebbe di udire questo se non ci desse la stessa
consolazione dicendo: Conviene che vi siano delle divisioni perch si
riconoscano quelli fra voi che sono di provata virt
7
. Ma che
bisogno c' di ripetere quello che gi stato sufficientemente detto
in precedenza? Infatti panno nuovo e vestito vecchio e vino nuovo e
otri vecchi
8
non indicano due Testamenti, ma due vite e due
speranze. Per indicare i due Testamenti stata data dal Signore la
nota similitudine: Inoltre ogni scriba istruito nel regno di Dio
simile a un padre di famiglia che trae dal suo tesoro nuove e
vecchie cose
9
. Di quelle cose che abbiamo detto si ricordi se in
grado di farlo e comunque se vorr le consideri. Se infatti qualcuno
ritenesse che si devono avere due speranze e servisse Dio per la
felicit terrena e per il regno dei cieli consideri che quest'ultima non
comprende l'altra e che quando questa turbata da qualche
tribolazione l'uomo debole perde anche l'altra. Ne deriva il noto
detto nessuno pu seguire due padroni, che spiegato dicendo che
non si pu servire Dio e mammona
10
. Il Vecchio Testamento, per
coloro che lo comprendono, profezia del Nuovo. Anche in quel
primo popolo i santi Patriarchi e i profeti, che comprendevano ci
che facevano o che cosa veniva compiuto per loro mezzo, avevano
nel Nuovo Testamento la stessa salvezza della vita eterna. A ci
infatti si riferiva quello che comprendevano e amavano poich
anche se non veniva rivelato, era espresso con figure. Al Vecchio
facevano riferimento anche coloro che in esso non desideravano
che le promesse pensate come temporali, mentre non
comprendevano quelle figurate e profetate come eterne. Ma tutto
ci stato esposto pi che a sufficienza nelle nostre precedenti
risposte.
Allocuzione di Agostino rivolta alla Chiesa Cattolica, vera
sposa del vero Cristo.
3. Si verifica una strana forma di impudenza quando la sacrilega e
immonda comunit dei Manichei non esita a vantarsi di essere la
casta sposa di Cristo. Ma in questo che giova contro le accuse alle
membra veramente caste della Chiesa il richiamare alla memoria
contro costoro l'ammonizione dell'Apostolo che dice: Vi ho unito a
un solo sposo volendo presentare a Cristo una vergine casta. Temo
per che come il serpente ingann Eva con la sua astuzia, cos
anche le vostre menti siano corrotte dalla semplicit che in
Cristo
11
. Che cosa ci fanno questi evangelizzatori, oltre ci che
abbiamo gi ricevuto, se non corrompere la castit che
conserviamo per Cristo quando incolpano la legge di Dio col
pretesto della sua vetust e lodano il loro errore col pretesto della
novit, come se ogni vetust dovesse essere evitata e ogni novit
accettata? Sono in tutt'altra posizione l'apostolo Giovanni che fa le
lodi dell'antico comandamento
12
e l'apostolo Paolo che vieta di
usare un linguaggio profano rinnovato
13
. Mi rivolger a te, vera
sposa del vero Cristo, Chiesa Cattolica, io a te che secondo la mia
misura sono stato posto in te come un qualsiasi figlio e servo per
distribuire il cibo ai miei compagni di servit. Guardati sempre,
come di fatto ti guardi, dall'empia vanit dei Manichei che hai gi
sperimentato con pericolo dei tuoi e dalla quale ti sei liberato. Una
volta quell'errore mi aveva strappato dal tuo grembo, ma fuggii
dopo aver sperimentato quello che non avrei dovuto sperimentare.
Ma a te avranno giovato anche i pericoli corsi da me al cui servizio
si pone la mia liberazione. Quanto a me se il vero e verace tuo
sposo, dal cui fianco sei nata, non avesse posto nel vero suo
sangue la remissione dei peccati, la voragine dell'errore mi avrebbe
risucchiato e il serpente avrebbe inesorabilmente divorato me fatto
terra. Non lasciarti ingannare dal nome della verit: solo tu la
possiedi ed nel tuo latte e nel tuo pane mentre in quest'altra c'
solo il nome, ma essa non c'. Anche fra i tuoi seguaci di lunga data
sei sicura: io per chiamo a te i tuoi piccoli, i fratelli, i figli, i miei
padroni, che tu riscaldi con il sollecito aiuto delle tue ali come
fossero uova o nutri col latte come bambini senza corromperli, o
Vergine madre. Chiamo a te i tuoi teneri figli perch non si lascino
distaccare da te per una frivola curiosit. Piuttosto lancino la loro
maledizione se qualcuno li inizier ad un vangelo diverso da quello
che avranno ricevuto stando in te
14
. Non abbandonino il vero e
verace Cristo, in cui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e
della scienza
15
, n l'infinita dolcezza del suo amore che tiene
nascosta per coloro che lo temono e aumenta per coloro che
sperano in lui
16
. Fra i Manichei come possono esservi parole di
verit nel predicatore di un Cristo non vero? Disprezza gli attacchi
di costoro: sei infatti pienamente consapevole di aver amato fra i
doni del tuo sposo la promessa della vita eterna, cio lo stesso tuo
sposo, poich lui la vita eterna.
Esortazione alla Chiesa Cattolica perch accetti col suo cuore
di carne le vecchie tavole della legge.
4. Non sei stata sedotta, come costoro vanno delirando, da un dio
esterno che promette saziet del ventre e la terra dei Cananei.
Comprendi che nelle stesse promesse si annunzia e predice
figuratamente che tu hai generato la prescienza dei santi. Non ti
lascerai turbare dal miserabile disprezzo con cui vengono
considerate le due tavole della legge poich non hai un cuore di
pietra di cui quelle pietre, nel mondo di prima, erano simbolo. Sei
infatti la lettera degli apostoli scritta non con l'inchiostro, ma con lo
spirito del Dio vivo, non sulle tavole di pietra, ma sulle tavole
carnali del cuore
17
. A queste parole quegli uomini, nella loro
vuotezza mentale, si rallegrano pensando che l'Apostolo critichi la
dispensazione del Vecchio Testamento adatta a quel tempo, senza
capire che egli disse questo traendolo da un profeta. Queste parole
infatti, che essi accettano per ignoranza, erano state dette molto
tempo prima come gi avveratesi dagli apostoli e preannunziate dai
profeti che essi respingono. Il profeta infatti aveva detto: Toglier
loro un cuore di pietra e dar un cuore di carne
18
- vedano se non
si interpreta cos! -, non in tavole di pietra, ma in tavole di carne
del cuore. N l'espressione cuore di carne n l'altra tavole di carne
vogliono essere un invito a intendere carnalmente; vogliono solo
significare che, poich in confronto con la pietra, che non ha
sensibilit, la carne sente; attraverso l'insensibilit della pietra
viene significato un cuore che non comprende e attraverso la
sensibilit della carne un cuore che comprende. Tu piuttosto deridi
coloro che dicono che sia la terra, sia il legno, sia le pietre hanno
una loro sensibilit e vivono una vita pi intelligente, mentre quella
delle carni sarebbe pi stolida ed ottusa. Pertanto sono costretti,
non dalla verit ma dalla loro vanit, a riconoscere che pi
conforme a purezza una legge scritta su tavole di pietra che il loro
tesoro coperto da pelli di animali morti. O forse, visto che nel loro
racconto dicono che anche le pietre sono ossa di principi, non
esitano a preferire alle pietre la pelle degli agnelli? Evidentemente
quell'arca dell'alleanza ricopriva pi degnamente le tavole di pietra
di quanto la pelle di capra ricoprisse il loro codice. Ridi pure
pietosamente di queste cose per invitare gli altri a riderne e a
rifiutarle. Quanto a te non interpreti pi quelle due tavolette di
pietra come riferite al cuore di pietra proprio di quel popolo ed in
esso tuttavia riconosci la pietra, lo stesso tuo sposo che Pietro
chiama pietra viva, rifiutata dagli uomini, ma scelta e onorata da
Dio. Per essi era dunque pietra d'inciampo e pietra di scandalo, per
te la pietra viva rifiutata dai costruttori che divenne testata
d'angolo
19
. Lo stesso Apostolo Pietro spiega tutto questo e ricorda
che era stato predetto integralmente dai profeti dai quali questi
dannati si separano. Leggi tranquillamente anche quelle due tavole:
non aver paura, appartengono tutte al tuo sposo. Per altri quella
pietra signific dura stupidit, per te significa ferma stabilit. Quelle
tavole furono scritte col dito di Dio
20
: col dito di Dio il tuo sposo
respinse i demoni
21
. Col dito di Dio sia tu a respingere le dottrine
dei demoni menzogneri che cauterizzano la coscienza
22
. Con
queste tavole tu puoi respingere l'adultero che si dice Paraclito per
sedurti con quel santo nome. Quelle tavole furono infatti date
cinquanta giorni dopo la Pasqua
23
. E cinquanta giorni dopo la
Passione del tuo sposo, che quella Pasqua prefigurava, fu dato il
dito di Dio, lo Spirito Santo, il promesso Paraclito
24
. Non temere
dunque le due tavole con le quali ti venivano inviate per iscritto le
cose che ora dovresti riconoscere. Non stare solo sotto la legge,
perch essa ti riempirebbe di timore, ma sotto la grazia, perch vi
sia in te la carit, pienezza della legge. Non elencava altro l'amico
del tuo sposo quando diceva: Non commettere adulterio, non
commettere omicidio, non desiderare e, se c' qualche altro
comandamento, ripreso in questa frase: ama il prossimo tuo
come te stesso poich l'amore del prossimo non opera il male.
Pienezza della legge la carit
25
. Ivi infatti vi sono quei due
comandamenti dell'amore di Dio e dell'amore del prossimo spiegati
uno per tavola. Aveva dunque mandato in anticipo le tavolette colui
che, venendo, raccomand i due comandamenti dai quali dipende
tutta la Legge e i Profeti
26
. Nel primo comandamento c' la castit
delle tue nozze, nel secondo l'unit dei tuoi membri, con quello
abbracci la divinit, con questo aggreghi la societ. Questi due
comandamenti sono anche dieci: tre riguardano Dio e sette il
prossimo. O pudiche tavolette sulle quali, secondo la vecchia
immagine, quel tuo amico e amato ti preannunciava che avrebbe
intonato un canto nuovo sul salterio a dieci corde
27
come se per te
fosse pronto ad aumentare il numero delle sue corde per
condannare il peccato del peccatore nella carne e perch in te si
compisse la giustizia della legge
28
. Oh tavole del matrimonio che
non senza motivo odia l'adultera!
Allocuzione alla societ manichea, non sposa, ma prostituta
dei demoni.
5. Ora mi rivolgo a te, congregazione manichea, menzognera e
avvolta nella menzogna. Siamo dunque al punto che tu, pi volte
sposata con molteplici elementi o piuttosto meretrice prostituita ai
demoni, impregnata di sacrileghe vanit, osi attaccare con l'accusa
di impudicizia il matrimonio cattolico del tuo Signore? Mostraci i tuoi
amanti, il pesatore raggiante di luce e Atlante ridotto a facchino.
Dici infatti che quello possiede i principi degli elementi e tiene
sospeso il mondo mentre quest'altro, facendo forza sulle ginocchia,
sostiene sulle valide spalle tutta la mole perch l'altro non venga
meno. Dove sono costoro? E se esistessero veramente quando
potrebbero venire da te essendo occupati in un cos impegnativo
incarico? Quando potrebbero recarsi a casa tua perch tu con la tua
mano morbida, liscia e delicata all'uno, dopo tanta fatica, massaggi
le dita e all'altro le spalle? Evidentemente ti ingannano demoni
malvagi che con te vanno a caccia di prostitute, perch tu
concepisca menzogne e inventi visioni fantasiose. Perch dunque
non dovresti rifiutare le tavole del vero Dio contrarie alle tue forti
membra, con le quali hai amato tanti falsi di vagabondando con la
tua mente attraverso le finzioni del tuo pensiero? Grazie ad esse
tutte le finzioni poetiche si rivelerebbero pi serie e decorose, non
fosse altro che per il fatto che nei poeti l'ammissione del falso non
inganna nessuno. Nei tuoi libri invece la massa di falsit corrompe
con miserandi errori le anime che, restando puerili anche nei
vecchi, si lasciano sedurre dal nome della verit allorquando,
desiderando discorsi, come dice l'Apostolo, graditi alle loro orecchie,
e allontanandole dalla verit, si volgono alle favole
29
. Come dunque
potresti sopportare il sano insegnamento di quelle tavole dove il
primo comandamento suona: Ascolta Israele. Il Signore il tuo Dio,
uno solo Dio
30
, mentre tu, compiacendoti di tanti nomi di di, ti
lasci trasportare dalla fornicazione di un cuore cos perverso? Non
ricordi il tuo canto d'amore dove descrivi il pi grande dei re che
regnano, reggente perennemente uno scettro cinto da corone di
fiori e dall'aspetto rosseggiante? Se amassi solo un dio del genere
saresti tu a dover arrossire dal momento che un dio solo, cinto da
corone di fiori, non piacerebbe ad una sposa pudica. Neppure
potresti dire che questo modo di esprimersi ha un significato
mistico o che si dimostra essere tale, visto che Mani non suole
essere da te esaltato se non perch, tolti di mezzo i veli delle
figure, esprimerebbe la sua verit nuda e cruda. Tu dunque in
sostanza canti un Dio che re con tanto di scettro e cinto da corone
di fiori. Deponga almeno lo scettro, visto che cinto da corone di
fiori: non si addice alla severit di una verga regale quella
lussuriosa mollezza. A questo si aggiunge che non amato solo da
te: tu continui a cantarlo e aggiungi dodici secoli rivestiti di fiori e
pieni di canti e che esaltano i fiori dinanzi al volto del padre. A
questo punto moltiplicando quattro per tre ammetti l'esistenza di
certi altri dodici grandi di dai quali quell'unico dio sarebbe
circondato. Come poi voi possiate considerare immenso il dio che
considerate circondato in quel modo non siete ancora riusciti a
scoprirlo. Aggiungi anche innumerevoli re e schiere di di e coorti di
angeli. Tutte queste entit, non le dici create da Dio, ma generate
dalla sua sostanza.
Continua l'allocuzione contro la Chiesa manichea cui viene
rimproverata la lettura delle favole oscene in cui crede.
6. Sei cos accusato di onorare innumerevoli di non volendo
accettare la sana dottrina secondo la quale da un unico Dio nato
un unico figlio e da entrambi lo Spirito Santo. Questi per non solo
non lecito definirli innumerevoli, ma neppure considerarli tre di:
non solo una e identica la loro sostanza, ma unica e identica
anche la loro operazione che si realizza attraverso l'unica e identica
sostanza. La creatura materiale manifesta la diversit delle tre
persone. Queste cose tu non le comprendi, non le capisci. Lo so: sei
piena, inebriata, riempita di favole sacrileghe. Cerca di digerire
qualche volta le tue esalazioni e smettila di ricoprirti di tali
immondizie. Canta di quando in quando ci che canti e considera se
puoi la vergogna della tua fornicazione. La menzognera dottrina dei
demoni ti ha indirizzato verso le finte case degli angeli, dove soffia
una brezza salutare, e verso i campi dai quali scaturiscono gli aromi
i cui alberi e monti e mari e fiumi fanno scorrere dolce nettare per
tutti i secoli. E hai creduto e immaginato queste cose nel tuo cuore
dove ti vanti nella lussuria e nella dissoluzione di questi falsi ricordi.
Quando infatti si parla in questo modo della ineffabile abbondanza
delle gioie spirituali se ne parla sempre per enigmi in modo che
l'animo che se ne occupa sappia che altro ci che ivi va cercato e
compreso. Ci vale nel caso che coi sensi corporei si dimostri
qualcosa di attinente alla verit di ci che corporeo come il fuoco
nel roveto
31
e la trasformazione della verga in serpente e del
serpente in verga
32
e la tunica del Signore lasciata indivisa dai
persecutori
33
e l'unzione dei piedi e del capo di lui fatta in segno di
ossequio da parte della donna
34
e i rami frondosi della moltitudine
che precedeva e seguiva il suo asinello
35
. Vale anche quando
indichiamo lo spirito attraverso immagini di realt materiali o nel
sogno o nell'estasi espressa in modo figurato come la scala di
Giacobbe
36
e la pietra di Daniele strappata dalla roccia senza l'uso
delle mani e assumente le dimensioni di un monte
37
, e il vaso
offerto a Pietro
38
e le molte altre cose offerte a Giovanni
39
. Vale
infine anche quando la descrizione figurata fatta solo a parole
come il Cantico dei Cantici
40
e ci che nel Vangelo fece il Padre di
Famiglia per le nozze di suo figlio
41
e la parabola che inizia con le
parole " Un uomo ebbe due figli: l'uno dabbene e l'altro lussurioso
"
42
e quella che si apre con le parole: " Un uomo rinnov la vigna e
la affitt a degli agricoltori
43
. Tu accetti Mani soprattutto perch
non venuto per ultimo a dire queste cose, ma piuttosto per
risolverle in modo tale che, disvelate le figure degli antichi ed
esposte con luminosa evidenza le sue narrazioni e discussioni, non
si nascondesse dietro alcun enigma. Aggiungi come causa di tale
presunzione il fatto che gli antichi per vedere, realizzare ed esporre
siffatte figure sapevano che sarebbe in seguito venuto colui grazie
al quale tutta la verit si sarebbe rivelata e che questo, sapendo
che dopo di lui non sarebbe venuto nessuno, non avrebbe nascosto
le sue affermazioni sotto il velo dell'allegoria. Che cosa rende la tua
affettivit resa sordida dai desideri carnali nei campi e nei monti
boscosi, nelle corone di fiori e nello sgorgare degli aromi? Se non
sono allegorie della ragione sono fantasmi del pensiero o demenza
del furore. Se invece si dice che sono allegorie perch non fuggi
l'adultero che promette, per sedurti, l'aperta verit e si prende
gioco con favole ingannatrici di coloro che seduce? Non sono forse
suoi ministri quelli avvelenati da tali vanit che sogliono porre
nell'amo l'esca di cui ci parla l'apostolo Paolo dicendo: In parte
sappiamo e in parte profetiamo. Quando verr ci che perfetto
sar tolto ci che solo in parte, e ancora: ora vediamo come in
uno specchio, in modo confuso; allora vedremo faccia a faccia
44
.
Visto dunque che l'apostolo Paolo in parte sapeva e in parte
profetava, vedendo come in uno specchio e in modo confuso, tutta
questa parte da togliere di mezzo all'arrivo di Mani recante ci
che perfetto e dove la verit si vede faccia a faccia. O anima
lasciva, immonda e sfrontata, ancora vai parlando di queste cose,
ancora pasci i venti, ancora abbracci gli idoli cari al tuo cuore. Hai
dunque visto davvero faccia a faccia il re che regna con lo scettro,
cinto di corone di fiori, e le schiere degli di, l'essere di massimo
splendore, che presenta sei volti e sei bocche, scintillante di luce, e
l'altro re dell'onore, circondato dagli eserciti degli angeli? Hai visto
davvero l'altro bellicoso eroe cinto di bronzo che reggeva l'asta con
la destra e lo scudo con la sinistra e l'altro glorioso re che spingeva
le tre ruote del fuoco, dell'acqua e del vento e il grandissimo
Atlante recante il mondo sulle spalle e sorreggendolo con braccia,
stando in ginocchio, da entrambe le parti? Hai visto davvero faccia
a faccia questi e mille altri prodigi o queste cose te le canta la
dottrina dei demoni bugiardi attraverso la bocca degli ingannatori
senza che tu lo sappia? Guai a te infelice! Ecco da quali visioni sei
disonorato, ecco quali vanit lambisci credendole verit e resa
ubriaca dalle coppe di veleno osi condannare, fondandoti su due
tavole di pietra, la matronale verecondia della sposa dell'unico
Figlio di Dio poich essa non si trova sotto gli obblighi della legge,
ma sotto il magistero della grazia. Senza insuperbirsi per le opere
compiute e senza lasciarsi vincere dalle paure, vive di fede, di
speranza e di carit, divenuta Israele, nel quale non v' inganno
45
,
ed udendo ci che vi scritto: Il Signore Dio tuo l'unico Dio
46

(una testimonianza non udendo la quale tu hai disperso la tua
fornicazione in molti falsi di).
L'allocuzione mette in luce che le tavole della legge
sarebbero contrarie alla Chiesa manichea.
7. Come non possono essere contro di te quelle Tavolette dove il
secondo comandamento suona: Non pronuncerai invano il nome del
tuo Dio
47
? Hai posto infatti nella vanit e nella fallacia persino
Cristo che, per emendare gli uomini carnali dalla vanit della carne,
nato anche per gli occhi di carne nella verit della carne. Come
non pu essere contro di te il terzo comandamento relativo al
riposo del sabato, oggetto di tante illusorie raffigurazioni da cui
turbata la tua anima? Come possono questi tre comandamenti
riguardare l'amore di Dio quando comprenderai, quando saprai,
quando amerai? Sei smoderata, crudele, litigiosa; hai avuto paura,
sei svanita, hai perso valore, hai superato la tua misura, hai
deturpato il tuo decoro, hai sconvolto il tuo ordine. Tale sono stato
presso di te e ti ho conosciuto. Come potrei insegnarti che questi
tre comandamenti riguardano l'amore di Dio, dal quale, per il quale
e nel quale sono tutte le cose
48
? Come puoi capire questo, dal
momento che la detestabile perversit del tuo errore non ti
permette neppure di conoscere ed osservare gli altri sette
comandamenti che riguardano l'amore del prossimo e la civile
condotta di vita? Di essi il primo prescrive: Onora tuo padre e tua
madre
49
. Lo prescrive come primo anche Paolo inserendolo in una
promessa
50
. Tu invece hai appreso dalla tua dottrina demoniaca a
considerare nemici i tuoi genitori poich ti hanno fatto incarnare
attraverso un rapporto sessuale, imponendo in questo modo al tuo
Dio un vincolo immondo. Di qui il conseguente comandamento: Non
fornicare
51
. Lo violate a tal punto da detestarlo, soprattutto nel
matrimonio, perch ne nascono dei figli. Cos sforzandosi i vostri
Uditori di evitare che le donne con le quali si uniscono
concepiscano, create anche degli adulteri nei riguardi delle mogli.
Le sposano infatti perch, secondo la legge del matrimonio e i
comandamenti delle due tavole, mettano al mondo dei figli. E
temendo, in base alla vostra legge, di contaminare una particella
del loro dio con le impurit della carne, si uniscono alle donne in
impudichi amplessi al solo scopo di soddisfare la loro libidine.
Malvolentieri accettano dei figli, il che pu avvenire solo attraverso
il rapporto coniugale. Come dunque non proibisci il matrimonio -
come di te tanto tempo fa ha predetto l'Apostolo
52
- se tenti di
togliere dalle nozze ci per cui sono nozze? Tolto questo i mariti si
ridurranno ad impudichi amanti, le mogli a prostitute, i talami a
postriboli, i suoceri a lenoni. Per questo, a causa della perversit
del medesimo errore, non osservi l'altro comandamento che dice:
Non uccidere
53
. Poich temi che un membro del tuo dio venga
legato nella carne, non dai del pane a un affamato. Da una parte
temi di compiere un falso omicidio, dall'altro ne compi uno vero. Se
dovessi infatti imbatterti in un uomo affamato che potrebbe morire
qualora non gli dessi da mangiare, saresti accusato di omicidio
secondo la legge di Dio se ti rifiutassi di nutrirlo, ma anche omicida
secondo la legge di Mani se lo nutrissi. E come osserveresti i
restanti comandamenti del decalogo? Potresti forse astenerti dal
rubare? Poniamo il caso che qualcuno divorasse del pane o qualsiasi
altro cibo per farlo a pezzi nelle sue viscere al posto tuo. Potendolo
fare glie lo strapperesti e correresti all'officina del ventre dei tuoi
Eletti in modo tale che, grazie al tuo furto, il tuo dio non cada in
una prigione pi dura e sia tratto fuori da dove era caduto. Inoltre
se fossi preso sul fatto non giureresti forse per il tuo stesso dio di
non averlo tratto fuori? Cosa potrebbe farti un tale dio cui diresti:
ho giurato il falso per causa tua, ma a tuo favore (a meno che tu
non voglia che io ti porti la rovina nell'atto stesso in cui ti rendo
onore). Quanto all'altro comandamento che suona non dire falsa
testimonianza, tu lo disprezzi a tal punto, per proteggere le
membra del tuo dio, che non solo con una falsa testimonianza, ma
con un falso giuramento lo liberi dai ceppi. Il comandamento che
segue: Non desiderare la donna del tuo prossimo
54
, deve essere da
te compiutamente osservato. E vedo che per una sola ragione ci
avviene: non sei costretto a violarlo per nessuna imposizione del
tuo errore. Ma se non lecito desiderare la donna di un altro,
considera perch si deve desiderare di proporsi agli altri. E ricordati
che belli sono i tuoi di e belle le tue dee e che tali si presentano
per essere ardentemente desiderati, quelli dalle donne principesse
delle tenebre e quelle dai maschi. Essendo quelli eccitati dal
godimento della libidine ed abbandonandosi continuamente a
voluttuosi amplessi si libereranno di quel tuo dio impedito da ogni
parte e che ha bisogno, per potersi liberare, della grande
turpitudine dei suoi. Infatti come puoi, o infelice, non desiderare i
beni del prossimo, come prescrive l'ultimo comandamento del
decalogo? Quel tuo dio non ti ha forse mentito dicendoti di costruire
nuove generazioni in una terra straniera dove, dopo una falsa
vittoria, tu possa inorgoglirti di un falso trionfo? E poich tu lo
desideri con insana vanit e credi che la stessa terra della stirpe
delle tenebre sia congiunta per grande affinit alla tua sostanza,
desideri in ogni caso i beni del prossimo. Giustamente ti sono
avverse le due tavolette contenente tanti buoni comandamenti
fortemente contrari al tuo errore. Infatti quei tre comandamenti che
riguardano l'amore di Dio li ignori del tutto e non li osservi per
nulla. Quanto a questi sette grazie ai quali la convivenza umana
pu non subire danni, se qualche volta li osservi, per lo pi ti lasci
prendere dal pudore per non essere confuso fra gli uomini, o sei
distrutto dal timore di essere punito dalle leggi dello stato, o hai
orrore di una cattiva azione per una qualche buona consuetudine, o
avverti sulla base della legge naturale quanto ingiustamente fai ad
altri ci che non vorresti fosse fatto a te. Avverti tuttavia quanto il
tuo errore ti spinga in direzione contraria, ti accorgi di quando lo
segui e di quando non lo segui, senti quando fai ci che non vuoi
soffrire e quando non lo fai per non soffrirlo.
L'allocuzione attacca la chiesa manichea per la mancanza in
essa di un vivo interesse per i concetti di legge, peccato e
grazia.
8. Ma codesta vera sposa di Cristo che tu insulti con faccia
spudorata in base alle due tavolette, comprende che differenza ci
sia fra la lettera e lo spirito
55
, che vengono anche dette legge e
grazia, e servendo Dio non nella vetust della lettera, ma nella
novit dello spirito
56
non pi sotto la legge ma sotto la grazia.
Neppure accecata dai contrasti, ma con mitezza ascolta le parole
dell'Apostolo per comprendere che cosa intenda per legge, sotto la
quale non vuole che noi restiamo: poich era stata stabilita per la
trasgressione in attesa che venisse il seme cui era stata fatta la
promessa
57
; e perci era subentrata affinch abbondasse il delitto.
Ma dove abbond il delitto sovrabbond la grazia
58
. N perci
tuttavia chiama la stessa legge peccato, poich senza grazia non d
la vita. Aumenta anzi piuttosto il reato aggiungendo la
prevaricazione: Dove infatti non c' legge non c' neppure
prevaricazione
59
. E perci per se stessa, quando sola lettera
senza spirito, cio legge senza grazia, crea solo dei colpevoli. Si
pone per una domanda che anche i meno intelligenti possono
comprendere e spiega il senso del suo discorso: Che diremo
dunque, che la legge peccato? Certamente no: non ho per
conosciuto il peccato se non per tramite della legge. Non avrei
infatti conosciuto la concupiscenza se la legge non mi avesse detto:
non desiderare. Presa pertanto l'occasione il peccato, per tramite
del comandamento, mi ha sedotto e per quel tramite mi ha ucciso.
La legge pertanto santa e il comandamento santo, giusto e
buono. Quello che dunque buono diventato morte per me?
Assolutamente no, ma il peccato per apparire peccato ha operato la
morte per me per tramite del bene
60
. Questa stessa Chiesa, che tu
insulti, lo comprende poich chiede gemendo, cerca nell'umilt,
bussa con serenit. Cos vede che non criticata la legge quando si
dice: La lettera uccide, lo spirito vivifica
61
, come non criticata la
scienza quando si dice: la scienza gonfia, la carit edifica. Aveva
infatti detto: sappiamo tutti di avere ogni scienza, ed a questo
punto che aggiunge: la scienza gonfia, la carit invece vivifica
62
.
Che cosa aveva dunque l'Apostolo di cui gonfiarsi se non che, unita
alla carit, la scienza non gonfia, ma conferma? Cos la lettera unita
allo spirito e la legge unita alla grazia non si chiamano pi in quel
modo lettera e legge, come quando stando da sole uccidono per
l'eccesso di delitto. Cos la legge detta anche forza del peccato
63
,
quando aumenta il suo nocivo piacere attraverso una severa
proibizione. N tuttavia anche cos cattiva: il peccato che, per
apparire peccato, opera la morte attraverso il bene. Allo stesso
modo molte cose per alcuni sono nocive pur non essendo cattive.
Anche voi infatti, quando avete dolore agli occhi, pur mettendovi
contro il sole, vostro dio, chiudete le finestre. Questa sposa di
Cristo dunque, gi morta alla legge, cio al peccato (che per la
proibizione della legge si fa pi grande, mentre la legge senza la
grazia ordina, ma non giova); questa sposa di Cristo dunque, morta
alla legge per appartenere ad un altro che risorto dai morti,
discerne questi aspetti senza offendere la legge per non
commettere un sacrilegio contro il suo autore. Questo sacrilegio tu
lo compi contro colui che non riconosci come autore del bene anche
quando ascolti l'Apostolo che dice: santa dunque la legge e santo
e giusto e buono il comandamento. Ecco chi l'autore del bene,
che ha te sembra essere uno dei principi delle tenebre. Guarda la
verit: ti ferisce gli occhi. Ecco che l'apostolo Paolo dice: santa la
legge e santo, giusto e buono il comandamento. Ecco di che cosa
autore colui che ha inviato in anticipo per l'economia di un grande
sacramento le due tavolette che tu da stolta deridi. La stessa legge
che era stata data per tramite di Mos divenuta attraverso Ges
Cristo grazia e verit
64
, quando alla lettera si aggiunto lo spirito,
perch incominciasse a compiersi la pienezza della legge che non
realizzata rendeva rei anche per prevaricazione. Non sono una
legge diversa quella santa, giusta e buona e quella attraverso la
quale il peccato opera la morte, alla quale occorre che noi moriamo
perch noi apparteniamo ad un altro che risuscitato dai morti. In
realt la legge la stessa. Ors, continua a leggere: Ma il peccato,
dice, per apparire peccato, ha operato la morte contro di me
attraverso il bene perch il peccatore lo sia oltre misura e il peccato
sia tale attraverso un comandamento. Sorda e cieca, ascolta e
guarda: attraverso il bene, dice, ha operato contro di me la morte.
La legge dunque sempre buona: sia che nuoccia a coloro che son
privi di grazia, sia che giovi ai pieni di grazia sempre buona
65
.
come il sole che, come tutte le creature di Dio, sempre buono, sia
che nuoccia agli occhi ammalati, sia che accarezzi quelli sani. Perci
come la salute serve agli occhi per vedere il sole, cos la grazia
serve alle menti per realizzare la legge. E come gli occhi sani non
muoiono per il piacere del sole, ma per la violenza di quei raggi
colpiti dai quali vengono ricacciati in pi dense tenebre, cos
l'anima, fatta sana per amore dello spirito, non detta morta alla
giustizia delle legge, ma al reato e alla trasgressione che la legge,
in mancanza della grazia, provocava per mezzo della lettera. Perci
di essa si dicono entrambe le cose, sia che la legge buona se se
ne fa uso legalmente, sia che la legge non si pone per il giusto
66

poich non ha bisogno del timore di una legge scritta chi si
compiace della stessa giustizia.
La vera sposa di Cristo desidera che la chiesa manichea si
salvi e la esorta ad evitare gli errori.
9. Questa sposa di Cristo, godendo della piena speranza della sua
salvezza, desidera per te una buona conversione dalle favole alla
verit per evitare che tu, temendo Adonai come un adultero, finisca
col restare in compagnia di quell'antichissimo adultero che il
serpente. Adonai infatti una parola ebraica e significa Signore,
nello stesso modo in cui solo Dio detto Signore. Cos latria, che
una parola greca, significa servit, ma non qualsiasi servit, ma
solo quella per cui si serve il Signore; analogamente amen significa
" vero ", ma non dovunque e in qualunque circostanza, ma nella
mistica religiosa. Se poi ti si chiede da dove ricavi questi vocaboli,
non trovi altro al di fuori degli scritti ebraici o che derivano
dall'ebraico. La Chiesa di Cristo non teme che gli siano imputati
questi termini: li comprende e li ama. Non si cura di un critico
inesperto e le parole che ancora non comprende pensa che siano
come quelle che aveva sperimentato non essere da interpretare in
quel modo. Tutti potrebbero obiettarle di aver amato
appassionatamente Emmanuel: deride l'ignoranza di quell'uomo e
approfondisce la verit di quel nome. Gli viene rimproverato di aver
amato il Messia: respinge l'avversario defunto e conserva il Maestro
consacrato con l'unzione. Desidera che anche tu sia risanata dai
vani errori e che sia formata sulla base degli Apostoli e dei
Profeti
67
. Quanto a quello che dici ippocentauro, senza sapere di
che parli, non comprendi che cosa la tua favola ti abbia costruito
quando con una parte del tuo dio e una parte della terra delle
tenebre hai fabbricato nel tuo cuore un falso mondo. A tal punto
quello non un ippocentauro mezzo bestia e mezzo dio? Si, perch
non lo si pu chiamare neppure ippocentauro. Considera tu chi sia,
arrossisci e calmati in modo che tu possa aver orrore della
corruzione che ti viene dal serpente adultero. Se non credesti alla
sua astuzia secondo il racconto di Mos, avresti dovuto guardartene
in Paolo che, volendo presentare a Cristo la vera Chiesa come
vergine casta, dice: temo che come il serpente con la sua astuzia
ingann Eva, cos si corrompano le vostre menti per la semplicit e
la castit che sono in Cristo
68
. Udendo questo tu a tal punto hai
perso il senno e sei divenuta ebete per i velenosi incantesimi subiti
che lo stesso serpente, oltre alle altre eresie sparse qua e l, ti ha
convinto di essere Cristo. Inoltre se molte sbagliano irretite dalle
sue varie e multiformi menzogne, che tuttavia hanno messo in luce
la verit di questa ammonizione dell'Apostolo, quanto sei adultera,
quanto lontano ti sei prostituita, tu che poni al posto di Cristo colui
dal quale, secondo quanto proclama l'Apostolo di Cristo, Eva fu
sedotta e corrotta per tener lontana da lei con questa ammonizione
la vergine sposa di Cristo? Ha ottenebrato il tuo cuore colui che si
aggira con te fra i fantasmi di boschi luminosi. Cosa sono, dove
sono e da dove vengono le sue fedeli promesse? O ubriaca, non per
il vino
69
!
La chiesa manichea fu predetta dai profeti e dall'apostolo
Paolo e quindi ripudiata.
10. Con la tua sacrilega impudenza hai aggredito il Dio dei profeti
poich agli stessi Giudei, disposti al suo servizio, non concesse
quello che aveva promesso. N hai detto cosa abbia promesso e
non mantenuto, perch non ti convincessi o che ti stato gi dato
ci che non comprendi o che deve ancora avvenire ci che non
credi. A te cosa stato promesso e presentato perch tu credessi
che avresti ricevuto i trionfi delle nuove generazioni sulla terra delle
tenebre? Se addurrai dei profeti nei quali leggiamo che verranno
con gloria i predetti manichei, donde tu puoi ritenere di averne
avuto un annuncio, per il fatto stesso che noi vi vediamo? prima
dimostrerai che non ti ha inventato i profeti lo stesso Mani che ha
voluto che tu gli credessi. Non la ritiene infatti una turpe menzogna
o pu esitare a mostrare falsi profeti in pelli di pecora che lodando
Cristo affermano che avrebbe mostrato sulle sue membra false
cicatrici. Io per vi dico che voi siete stati predetti non solo dai
profeti, anche se in modo un po' oscuro, ma in modo esplicito
dall'apostolo. Osservate in che modo lo Spirito dice apertamente
che negli ultimi tempi si allontaneranno dalla fede dando retta a
spiriti seduttori e a dottrine di demoni ipocriti e menzogneri. Bollati
a fuoco nella loro coscienza proibiranno il matrimonio astenendosi
da cibi che Dio ha creati perch siano gustati dai fedeli con
rendimento di grazie e da coloro che conobbero la verit: infatti
ogni creatura di Dio buona e nulla va scartato se recepito con
rendimento di grazia
70
. Come queste cose si siano realizzate con
voi colpisce in modo pi chiaro della luce gli occhi di coloro che vi
conoscono e in precedenza lo abbiamo mostrato al momento
opportuno.
La vera sposa di Cristo prega ed esorta la chiesa manichea a
convertirsi dopo attenta considerazione.
11. Costei, che la dottrina degli apostoli, nell'atto di presentarla
come vergine casta a Cristo, suo unico uomo, ammonisce perch si
guardi dall'inganno del serpente dal quale sei stata corrotta,
riconosce il Dio dei profeti, il Dio vero, il Dio suo, crede sicura
all'ultima sua promessa di cui tanta parte ritiene gi compiuta; n
alcuno osa dire che le profezie presenti nei libri dei Giudei sono
state finora inventate per lei. Che cosa infatti fu promesso di pi
incredibile di ci che fu detto ad Abramo: Nel tuo seme saranno
benedette tutte le genti
71
? E che cosa oramai riteniamo di pi
certo? Trattasi certamente dell'ultima sua promessa che il profeta
cos in breve ricorda: Beati coloro che abitano nella tua casa: nei
secoli dei secoli ti loderanno
72
. Finita ogni indigenza e distrutta la
morte, ultima nemica
73
, occupazione dei pacifici sar la perenne
lode di Dio al quale nessuno potr avvicinarsi e nessuno
allontanarsi. quanto altrove ricorda il profeta: Loda,
Gerusalemme il Signore, loda il tuo Dio, Sion, poich ha rafforzato
le sbarre delle tue porte, ha benedetto i tuoi figli in te
74
. Chiuse le
porte nessuno entrer, nessuno uscir. Questo lo dice lo sposo
stesso nel Vangelo alle vergini stolte che ancora bussano, ma alle
quali non si aprir
75
. Questa Gerusalemme, la santa Chiesa sposa
di Cristo, pi ampiamente e pi distesamente descritta
nell'Apocalisse di Giovanni. La casta vergine non crederebbe a
questa profetica promessa se gi non avesse ci che attraverso la
stessa profezia stato promesso che sarebbe avvenuto in questo
tempo: Ascolta figlia e vedi e porgi l'orecchio e dimentica il tuo
popolo e la casa di tuo padre poich il re ha desiderato la tua
bellezza perch egli il tuo Dio e l'adoreranno le figlie di Tiro
portando doni, cercheranno il tuo volto i ricchi del popolo. La figlia
del re tutta splendore all'interno e adorna di svariate frange
d'oro; dopo di lei saranno presentate al re le vergini, vicino a lei ti
saranno presentate, in letizia ed esultanza saranno condotte nel
tempio del re. Ai tuoi padri si sono sostituiti i tuoi figli, li disporrai
quali principi su tutta la terra. Ricorderanno il tuo nome in ogni
generazione e progenie e perci i popoli confideranno per sempre in
te per i secoli dei secoli
76
. Ma tu infelice, corrotta dal serpente,
quando tenterai di pensare quale sia internamente la bellezza della
figlia del re? Essa di per s la castit della mente, dove tu sei
viziata al punto che i tuoi occhi si sono aperti ad amare e ad
adorare il sole e la luna. E cos per il giusto giudizio di Dio ti sei
allontanata dal legno della vita che l'interna ed eterna sapienza e
null'altro crederesti e giudicheresti verit e sapienza se non codesta
luce che, trascinata attraverso i male aperti occhi e immensamente
ampliata e pi volte variata attraverso immagini favolose,
raccoglieresti con mente impudica. Queste sono le tue fornicazioni
oltre modo abominevoli. E tuttavia pazientemente pensa a quelle e
ritorna a me, dice la Verit. Ritorna a me e sarai emendata e
riparata se ti confonderai e rifonderai con me. Questo ascolta,
questo dice la vera verit che non ha combattuto sotto fallaci
spoglie con la stirpe delle tenebre n ti ha redenta con un sangue
fallace.

1 - Cf. Dt 8, 7-9.
2 - Cf. Es 23, 23.
3 - Cf. Mt 9, 16-7.
4 - 2 Cor 3, 5-6.
5 - Rm 7, 2-3.
6 - Rm 1, 1-3.
7 - 1 Cor 11, 19.
8 - Cf. Mt 9, 16.
9 - Mt 13, 52.
10 - Mt 6, 24.
11 - 2 Cor 11, 2-3.
12 - Cf. 1 Gv 2, 7.
13 - Cf. 1 Tm 6, 20.
14 - Cf. Gal 1, 9.
15 - Cf. Col 2, 3.
16 - Cf. Sal 30, 20.
17 - 2 Cor 3, 2-3.
18 - Ez 11, 19.
19 - 1 Pt 2, 4-8.
20 - Cf. Es 31, 18.
21 - Cf. Lc 11, 20.
22 - 1 Tm 4, 2.
23 - Es 20.
24 - At 2, 1-4.
25 - Rm 13, 9-10.
26 - Mt 22, 37-40.
27 - Sal 91, 4.
28 - Cf. Rm 8, 3-4.
29 - Cf. 2 Tm 4, 4.
30 - Dt 6, 4.
31 - Cf. Es 3, 2.
32 - Cf. Es 4, 2-4.
33 - Cf. Gv 19, 24.
34 - Cf. Mt 26, 7; Gv 12, 3.
35 - Cf. Mt 21, 7-9.
36 - Cf. Gn 28, 12.
37 - Cf. Dn 2, 34-35.
38 - Cf. At 10, 11.
39 - Cf. Ap 1.
40 - Cf. Ct 1.
41 - Cf. Mt 22, 2-14.
42 - Cf. Lc 15, 11-32.
43 - Cf. Mt 21, 33.
44 - 1 Cor 13, 9. 10. 12.
45 - Cf. Gv 1, 45.
46 - Dt 6, 4.
47 - Es 20, 7.
48 - Cf. Rm 11, 30.
49 - Es 20, 12.
50 - Cf. Ef 6, 2.
51 - Es 20, 14.
52 - 1 Tm 4, 3.
53 - Es 20, 13.
54 - Es 20, 16-17.
55 - Cf. 2 Cor 3, 6.
56 - Cf. Rm 7, 6.
57 - Gal 3, 19.
58 - Rm 5, 20.
59 - Rm 4, 15.
60 - Rm 7, 7. 11-13.
61 - 2 Cor 3, 6.
62 - 1 Cor 8, 1.
63 - Cf. 1 Cor 15, 56.
64 - Cf. Gv 1, 17.
65 - Cf. 1 Tm 4, 4.
66 - Cf. 1 Tm 1, 8-9.
67 - Cf. Ef 2, 20.
68 - 2 Cor 11, 2-3.
69 - Cf. Is 51, 21.
70 - 1 Tm 4, 1-4.
71 - Gn 22, 18.
72 - Sal 83, 5.
73 - Cf. 1 Cor 15, 26.
74 - Sal 147, 1-2.
75 - Cf. Mt 25, 12.
76 - Sal 44, 11-18.
LIBRO SEDICESIMO
Fausto aperto ad ogni profezia su Cristo.
1. FAUSTO. Perch non accogliete Mos, dal momento che Cristo
dice: Mos ha scritto di me; e: Se credeste a Mos, credereste
anche a me
1
? Ma io vorrei che non solo Mos avesse scritto di
Cristo, ma anche tutti i profeti dei Giudei e dei Gentili. Quale danno
si sarebbe arrecato alla nostra fede, infatti (o non sarebbe stato
utile piuttosto), se avessimo colto testimonianze di Dio nostro che
si accordano e si corrispondono in ogni punto? Giacch anche allora
avremmo avuto la libert, fermo restando l'odio e la condanna di
superstizione contro quelli, di trarre da loro soltanto le profezie su
Cristo. Pertanto non pu essermi nocivo se anche Mos, sebbene
non conosca Cristo, sembri aver scritto qualcosa su di lui. Ciascun
uomo non avrebbe forse desiderato raccogliere un fiore da ogni
pianta spinosa, un frutto da ogni erba, miele da ogni mosca, anche
se non usiamo n mosche, n erba come nutrimento, n spine
nell'ornamento di una corona? Non avrebbe voluto ciascuno che
una perla nascesse in ogni abisso, gemme in ogni terra, frutti in
ogni foresta? In altri termini: se non reca danno mangiare il pesce
del mare, ma berne l'acqua s, e se gli uomini sanno rigettare ci
che nocivo una volta preso ci che utile; non saremmo stati
liberi, dopo aver respinto i riti di ciascuna religione, se fossero stati
inutili per noi, di accogliere da essa solo le profezie su Cristo? E
questo non sarebbe servito ad ingannarci e ridurci all'obbedienza:
poich neppure agli spiriti immondi giov per non essere detestati
da noi, anche se ammettevano loro stessi che Ges era figlio di Dio
con convinzione e apertamente
2
. Perci se pure Mos, secondo
questa testimonianza, scrisse qualcosa su Cristo, lo accoglier: ma
cos che non gli giovi a farmi prigioniero della sua legge, che non
trovo affatto distante dal paganesimo. Perci non c' ragione, da
parte tua, di pensare che non sarei per niente contento se fosse
provato che ogni spirito ha profetizzato su Cristo.
Cosa scrisse Mos su Cristo? E perch Cristo non lo spieg ai
Giudei?
2. Ti sar davvero grato se, come mostri che Cristo attesta che
Mos ha scritto di lui, cos spieghi anche quali siano mai le cose che
scrisse. Infatti avendo esaminato con cura le sue Scritture, come
stato ordinato, non vi ho trovato nessuna profezia su Cristo, o
perch non ve n' alcuna, o perch io stesso non ho saputo
intendere. Di conseguenza, divenuto preda di una grande
inquietudine, la ragione mi costringeva ad un'alternativa: o questo
capitolo affermava il falso, o Ges mentiva. Ma credere che Dio
mentisse era senza dubbio contrario alla piet. Mi sembr pi
giusto, dunque, attribuire falsit agli scrittori, piuttosto che una
menzogna all'autore della verit. Dal momento che udivo proprio lui
dire che ladri e briganti erano stati tutti coloro che erano venuti
prima di lui
3
; da questo giudizio mi accorgo che colpito primo fra
tutti Mos. E quando i Giudei, sdegnandosi, gridavano a lui che
affermava la sua maest, laddove chiama se stesso luce del
mondo: Poich tu dai testimonianza di te stesso la tua
testimonianza non vera, vedo che egli non ha proseguito in
questa direzione, quando soprattutto il momento esigeva che
dicesse che Mos aveva profetato su di lui. Ma come se non fosse a
conoscenza del fatto e come se non avesse nessuna testimonianza
dei loro padri, rispose: Sicuramente nella vostra legge sta scritto
che la testimonianza di due persone vera. Sono io che do
testimonianza di me stesso; ma anche il Padre, che mi ha mandato,
mi d testimonianza
4
. Richiamando alla loro memoria ci che tutti
avevano udito dal cielo: Questi il Figlio mio prediletto,
credetegli
5
. E cos pure non mi sembra verosimile che i Giudei
avessero potuto tacere quando Cristo disse che Mos aveva scritto
di lui, tanto da non chiedere subito, com' naturale per i maligni e
gli astuti, che cosa fosse mai quello che riteneva fosse stato scritto
da Mos su di lui. Ma anche questo loro tacere da ogni parte non
significa, tuttavia, che Ges non abbia detto niente di simile.
Agostino dia indicazioni a Fausto, come a un giudeo, a un
pagano.
3. Sebbene, dunque, anche questi argomenti non sembrino
insignificanti nel confermare il sospetto della falsit di questo
capitolo, tuttavia resto pi di quell'idea poich, come dissi, pur
avendo esaminato tutta la scrittura di Mos, non vi ho trovato
nessuna profezia su Cristo. Ora, tuttavia, avendo trovato te come
lettore con un'intuizione migliore, credo che conseguir qualche
risultato e ammetto che ti ringrazier se non deluderai per
malevolenza la speranza di un progresso nel sapere, che l'arditezza
del tuo rimprovero mi preannuncia. Indicami, invece, se c'
qualcosa che, mentre leggevo per caso, mi sfuggito, riguardo a
Dio e al Signore nostro, accennato nella scrittura di Mos. E non
dire, ti prego, come sono soliti gli ignoranti, che questo solo deve
bastare per credere: Cristo ha detto che Mos ha scritto di lui. Non
voglio che ti rivolga a me, infatti, ora: la mia professione mi ha
obbligato a credere, cosicch non posso non credere a colui di cui
sono seguace; ma supponi di aver a che fare con un Giudeo, con i
Gentili: quando avremo detto loro che Mos ha scritto di Cristo
avranno intenzione di chiedere delle prove. Che cosa
presenteremo? Forse potremo dire: " l'ha detto Cristo! ", cui ancora
non credono affatto? Sicuramente sar necessario che mostriamo
loro cosa abbia scritto.
Prima confutazione del V. Testamento: Cristo non poteva
essere annunciato come profeta.
4. Dunque che cosa mostreremo? Forse ci che siete soliti mostrare
voi, il punto in cui Dio suo parla a Mos dicendo: Susciter loro un
profeta in mezzo ai loro fratelli, pari a te
6
? Ma che senza dubbio
questo non si riferisca affatto a Cristo non ignoto ad un Giudeo,
n a noi utile crederlo: poich Cristo non un profeta, n un
profeta simile a Mos, dal momento che quello stato un uomo,
questi Dio; quello un peccatore, questi santo; quello nato da
un'unione, questi secondo te da una vergine, secondo me certo non
da una vergine; quello, sdegnatosi il suo Dio, viene ucciso sul
monte
7
, questi, piacendo sommamente al Padre, patisce
volontariamente
8
. Come sar, dunque, un profeta simile a Mos?
Sicuramente subito un Giudeo o si prender gioco della nostra
ignoranza o ci accuser di menzogna.
Seconda confutazione del V. Testamento: una maledizione
sul popolo non va confusa con un riferimento alla Croce di
Cristo.
5. O forse gli porgeremo quel che di solito, parimenti, esibite:
Vedranno la sua vita come sospesa e non crederanno alla sua
vita
9
? A cui voi aggiungete " sul legno ", poich non c'. Ma niente
cos evidente come provare che anche questo non si riferisce
affatto a Cristo. Infatti tra le orribili maledizioni che scagli sul suo
popolo, se si fosse ribellato alla sua legge, aggiunse anche questo:
disse che sarebbe divenuto prigioniero dei suoi nemici e che
avrebbe meditato sulla sua fine giorno e notte, cos da non aver
fiducia nella sua stessa vita, di cui avrebbe ottenuto grazia dai
vincitori. Tale vita, per l'incertezza, sarebbe stata sospesa,
trepidante e sempre agitata sotto la minaccia della spada. Neanche
questo versetto, pertanto, si riferisce a Cristo: se ne debbono
cercare altri. Infatti a malapena, davvero, potrei credere che
riteniate riferito a Cristo che ogni uomo sospeso sul legno
maledetto
10
; o quell'altra affermazione: che deve essere messo a
morte quel profeta o quel capo del popolo che volesse allontanarli
dal loro Dio o invalidare qualcuno dei comandi
11
. Io certo non
posso negare del tutto che Cristo lo abbia fatto. Ma tu, al contrario,
non potrai ammettere che queste cose sono state chiaramente
scritte su di lui. Se cos fosse, dovremmo incominciare di nuovo ad
esaminare anche in quale spirito Mos abbia profetizzato, al punto
da maledire Cristo o ordinare che venisse ucciso. Se infatti ebbe lo
spirito di Dio non disse queste cose riguardo a Cristo; se disse
queste cose riguardo a Cristo non ebbe lo spirito di Dio. Poich uno
spirito divino non avrebbe maledetto Cristo o non avrebbe ordinato
che venisse ucciso. Dunque per sottrarre Mos da questo crimine,
ammettete - necessario - che non abbia scritto affatto queste
cose su Cristo. Che se non ha scritto queste cose su Cristo, o ne
presenterete delle altre o non ce ne sar alcuna. Se non ce ne sar
alcuna, Cristo non pot sostenere ci che non c' in nessun luogo.
Di conseguenza se Cristo non avesse sostenuto questo, quel
capitolo risulterebbe evidentemente falso.
Gli insegnamenti di Mos e di Cristo sono differenti in merito
al sabato, alla circoncisione, alle carni da mangiare.
6. Ma neppure quanto segue, naturalmente, verosimile: Se
credeste a Mos credereste anche a me
12
. Poich molto dissimili e
differenti sono l'insegnamento di Mos e di Cristo, cosicch se i
Giudei credessero ad uno di loro inevitabilmente dovrebbero
rifiutare l'altro. Infatti Mos, insegna anzitutto che di sabato ci si
deve astenere da ogni lavoro ed adduce come motivo di tale
obbligo che Dio, quando ha creato il mondo e tutte le cose che vi
sono, vi ha atteso per sei giorni, ma poi nel settimo, cio sabato, ha
cessato. E perci lo ha benedetto, cio lo ha santificato, come porto
della sua quiete, ed ha dato una legge in aggiunta: che chi lo
profanasse venisse messo a morte
13
. Questo, dunque, i Giudei
credevano fortemente per insegnamento di Mos; e perci
ritenevano che a Cristo non dovessero essere rivolti neppure gli
orecchi quando affermava che Dio sempre opera n ha stabilito per
s alcun giorno di riposo, perch la virt perpetua e instancabile;
ed appunto per questo egli mai deve smettere, neppure di sabato.
Dice infatti: Il Padre mio opera sempre ed anch'io opero
14
.
Parimenti Mos considera tra le cose sacre e gradite a Dio la
circoncisione della carne ed ordina che ogni membro maschile sia
circonciso della carne del suo prepuzio; e spiega che questo un
segno necessario di quella alleanza che il suo Dio ha stabilito nei
confronti di Abramo, e afferma che ogni maschio che non lo abbia
avuto sar eliminato dalla sua trib e non parteciper dell'eredit
che stata promessa ad Abramo e alla sua discendenza
15
. E
questo, dunque, i Giudei credevano fortemente su attestazione di
Mos; e pertanto non potevano aver fede in Cristo che annullava la
validit di quelle parole e che inoltre affermava con certezza che
diventava doppiamente figlio della Geenna colui che fosse stato
circonciso
16
. Parimenti Mos fa una rapida distinzione delle carni da
mangiare e tra pesci, uccelli e quadrupedi si pone come arbitro
della misura di chi gozzoviglia; e ordina che alcuni animali siano
mangiati come mondi, ma altri non siano neppure toccati, come
immondi. Di essi vieta il porco e la lepre e quei pesci privi di
squame o quei quadrupedi che non hanno l'unghia divisa da una
fessura n ruminano
17
. E queste cose, dunque, i Giudei credettero
fermamente, sulla base di quanto scriveva Mos: e perci non
potevano credere a Cristo che insegnava che non c' distinzione nei
cibi e che faceva allontanare i suoi discepoli da ogni cosa
nell'intimo, tuttavia concedeva pubblicamente ai profani tutti i cibi
possibili e affermava che non li contaminava niente di ci che
entrava nella bocca, poich solo ci che esce impudentemente dalla
bocca contamina l'uomo
18
. Non c' nessuno che non sappia che
Ges stabiliva come dogma queste e molte altre cose contrarie a
quelle dette da Mos.
Chi credette a Mos non poteva credere a Cristo, e viceversa.
7. Poich sarebbe lungo scorrerle una per una ne illustrer una per
tutte, cio che grandissimo il numero di eresie cristiane e, cosa
evidente, i Cattolici non si curano di osservare niente di ci che
scrive Mos. Se questo non deriva da qualche errore ma
dall'insegnamento vero di Cristo e dei suoi discepoli, necessario
ammettere senz'altro da parte vostra che Ges e Mos hanno
insegnato cose reciprocamente contrarie: e perci Cristo non fu
creduto dai Giudei, perch volevano prestar fede a Mos. Dove,
dunque, non sarebbe falso che Ges ha detto loro Se credeste a
Mos credereste anche a me
19
quando molto evidente che essi
non credettero maggiormente a Ges per la ragione che credevano
a Mos; invece avrebbero potuto prestar fede a Cristo se avessero
cessato di credere a Mos? Tuttavia - come dissi - ti prego:
spiegami dove Mos ha scritto qualcosa riguardo a Cristo.
Richiesta di una prova ragionevole che Mos scrisse di
Cristo.
8. " Se sei cristiano, credi a Cristo quando dice che Mos ha scritto
riguardo a lui. Se non credi, non sei cristiano ". Non val nulla ed
sempre debole questa risposta di coloro che non hanno nessuna
spiegazione. Quanto avresti fatto meglio, perci, se l'avessi
ammesso semplicemente? E tuttavia avresti potuto certamente dire
questo a me che, sai, ritengo necessario credere a motivo
dell'obbligo religioso per il quale servo Cristo. lecito ancora
chiedersi se questa sia una testimonianza di Cristo - tale da
credersi assolutamente - oppure di colui che scrive, cos da dover
essere esaminata con sollecitudine. Se non crediamo alle
menzogne, da questo lato non offendiamo Cristo, ma i falsari.
Tuttavia in qualunque modo questo potr essere messo davanti ai
Cristiani; che cosa faremo, invece, riguardo a quelli di cui ti ho
parlato, cio il giudeo e il pagano, ai quali non possiamo dire: " Se
sei cristiano, credi, se non credi non sei cristiano "? Per quanto, dire
questo ad un cristiano non sarebbe neanche del tutto opportuno,
dal momento che Cristo non ha respinto l'apostolo Tommaso che
dubitava di lui; ma per curare le ferite del suo animo gli mostra le
cicatrici del suo corpo. Non gli ha detto: " Se sei mio discepolo
credi, se non credi non sei mio discepolo ". Di' questo a me che
dubito non di Cristo ma se l'affermazione sia sua o se sia stata
introdotta furtivamente. D'altra parte, dici, chiama beati quelli che
non videro e credettero
20
. Se ritieni che questo sia stato detto
affinch crediamo ogni cosa senza riflessione e giudizio, sii tu pi
beato senza consapevolezza, io, per me, sar contento di aver
ascoltato beato con la facolt di riflettere.
Ovunque Mos parl di Cristo, ma i Manichei si rifiutano di
crederlo.
9. AGOSTINO. Astutamente, senza dubbio, se trovassi qualche
profezia di Mos su Cristo, ti dichiari pronto ad accoglierla come
faresti con un pesce dal mare, rigettando l'acqua stessa da dove il
pesce preso. Ma poich tutto ci che Mos ha scritto su Cristo,
cio riguarda interamente Cristo, sia che lo preannunci con cose,
fatti e parole figurati, sia che raccomandi la sua grazia e la sua
gloria, tu che hai creduto al Cristo inventato e falso derivato dagli
scritti di Manicheo non vuoi credere a Mos come non vuoi
mangiare il pesce. Ma, in verit, questo importante: che attacchi
ostilmente Mos, mentre lodi in modo ingannevole un pesce. Se
infatti non nocivo mangiare un pesce del mare, come hai detto tu
stesso, perch predicate che egli vi nocivo, cosicch se non si
presenta un'altra esca vi consumate per la fame prima di nutrirvi
del pesce? Se ogni carne immonda, come dite, e in ogni acqua e
in ogni erba contenuta quella misera vita del dio vostro, che deve
essere purificata attraverso il vostro nutrimento, perch la tua
detestabile superstizione ti costringe a gettare il pesce che hai
lodato e a bere l'acqua del mare e a mangiare le spine che hai
criticato? Quanto al fatto, poi, che hai anche paragonato il servo di
Dio ai demoni
21
, - affinch, se si potesse trovare qualcosa nei suoi
libri che preannunci Cristo, anche costui sia trattato come si
comportarono quelli, pur riconoscendolo -, egli non rigetta certo
con sdegno l'insulto rivolto al suo Signore. Se infatti stato
chiamato Beelzebul il padrone di casa, quanto pi i membri della
sua famiglia?
22
Ma voi guardate da chi avete imparato queste cose,
che sono certo pi empi di quelli che insultarono il Signore a quel
modo. Quelli infatti non credevano che egli fosse Cristo e perci lo
ritenevano menzognero: voi, invece, non ritenete vera se non la
dottrina che osa predicare che Cristo menzognero.
Non Mos, ma i Manichei sono pi vicini ai pagani.
10. Da dove nasce, poi, la tua impressione che la legge di Mos
non sia lontana dal paganesimo? Forse perch raccomanda il
tempio, il sacrificio, l'altare, il sacerdote? Ma tutti questi nomi si
trovano anche nel Nuovo Testamento. Dice: Distruggete questo
tempio e in tre giorni lo far risorgere
23
; e Se presenti la tua
offerta sull'altare
24
; e Va' a mostrarti al sacerdote e presenta
l'offerta prescritta da Mos, e ci serva come testimonianza per
loro
25
. Di cosa, poi, queste siano state le figure, in parte lo spiega il
Signore stesso, quando paragona il tempio del suo corpo a quel
tempio; in parte lo conosciamo attraverso la dottrina apostolica:
Perch santo il tempio di Dio, dice l'Apostolo, che siete voi
26
; e Vi
esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri
corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio
27
, ed altro di
questo genere. Perci tutto questo avvenne come esempio per
noi
28
, come egli stesso dice, e deve sempre essere richiamato alla
memoria: perch non era offerto ai demoni ma all'unico vero Dio,
che fece il cielo e la terra; non come ad uno bisognoso di tali
offerte, ma a colui che distingueva i tempi e ordinava le cose
presenti, attraverso le quali alludeva a quelle future. Voi, invece,
che per traviare ed ingannare i cristiani ignoranti e imperfetti
fingete di detestare il paganesimo, indicateci libri cristiani autorevoli
nei quali sia comandato di venerare ed adorare il sole e la luna. Il
vostro errore, piuttosto, simile al paganesimo: dal momento che
non venerate Cristo (ma non so cosa col nome di Cristo, che vi
siete plasmati inventandolo) e adorate di visibili in questo cielo
visibile ed innumerevoli altri falsi. Per quei fantasmi, sorta di vani e
infondati simulacri, non avete fabbricato dei tempietti, ma avete
fatto dei vostri cuori dei templi.
La diffusione e l'autorit del Vangelo garantiscono che si
riferiscono a Cristo le parole di Mos.
11. Pretendi da me che io mostri quali cose abbia scritto Mos su
Cristo. Gi molte sono state indicate pi sopra, ma chi potrebbe
indicarle tutte? Soprattutto perch, se ne cito alcune, questo
perverso sembra pronto o a tentare di capovolgerle in un altro
significato, oppure a dire, se fosse schiacciato dall'evidenza di una
verit troppo lampante, che egli le prende come un pesce delizioso
dal mare salato; che perci non necessario che egli sia costretto a
bere tutta la Scrittura di Mos come l'acqua marina. Perci ritengo
sia sufficiente dimostrare, per questa opera, che proprio quelle cose
che ha tratto dalla scrittura della legge ebraica per criticarle, si
riferiscono all'annunzio di Cristo, se si comprendono nella maniera
corretta. Da ci apparirebbe sufficientemente che molto di pi le
altre, o proclamate subito o esaminate a fondo con diligenza ed
esattezza, si riferiscono alla fede cristiana. Se l'avversario mette
davanti quelle da deridere e da condannare, proprio con quelle sia
vinto colui che deve essere condannato dalla verit cristiana.
Perci, o pieno di ogni falsit, quando il Signore dice nel Vangelo Se
credeste a Mos, credereste anche a me; perch di me egli ha
scritto
29
, non c' ragione che ti finga grandemente perplesso e
sembri costretto da una delle due parti, o a dichiarare falso questo
capitolo, o Ges un bugiardo. Come infatti questo capitolo vero,
cos anche Ges veritiero. Dice: " Mi sembrato pi giusto
attribuire falsit agli scrittori piuttosto che una menzogna all'autore
della verit ". Davvero credi Cristo autore della verit, tu che lo
dichiari simulatore della carne, della morte, delle ferite, delle
cicatrici? Mostrami da dove hai appreso che Cristo l'autore della
verit, se osi attribuire falsit a coloro che scrissero su di lui,
l'autorit dei quali si divulgata grazie ad un fresco ricordo
raccomandato e reso durevole presso i posteri! Poich non hai visto
Cristo, n ha parlato con te come con gli apostoli, n ti ha chiamato
dal cielo, come Saulo
30
. Che cosa possiamo pensare di lui, che cosa
possiamo credere se non ci che attesta la Scrittura? D'altra parte
se bugiardo il Vangelo divulgato e noto a tutte le genti e collocato
al colmo della sacralit dall'inizio della predicazione del nome di
Cristo in tutte le Chiese, quale scritto si pu tirar fuori, al quale si
dovrebbe prestar fede a proposito di Cristo? Se la notizia tanto
importante del Vangelo messa in dubbio, quale scritto potrai tirar
fuori che non potrebbe dichiarare inventato chi non vuol credere?
Mos e i Profeti vennero con Cristo; ladri e briganti sono,
invece, i falsi profeti manichei.
12. Poi soggiungi che tu stesso lo hai sentito dire che sono stati
ladri e briganti tutti coloro che vennero prima di lui
31
. Dove hai
sentito che lo diceva, se non nel Vangelo? Ma se un altro sostiene
che questo che credi dal Vangelo cos da dire che come se l'avessi
udito dalla bocca del Signore falso, e nega che Cristo lo abbia
detto, dove andrai? cosa farai? non annuncerai l'autorit del
Vangelo con tutte le forze? Misero! L dove hai appreso ci che credi
cos da dire di averlo udito da Cristo stesso, c' scritto ci che non
vuoi credere! Ecco, noi crediamo all'uno e all'altro, perch crediamo
nel santo Evangelo dove sono state scritti entrambi: che Mos ha
scritto su Cristo e che tutti coloro che vennero prima di Cristo
furono ladri e briganti. Che vennero prima di lui vuole che si
intenda che non sono stati mandati. Infatti i mandati, come Mos e
i santi profeti, vennero con lui, non prima di lui, poich non vollero
precederlo con superbia, ma lo portarono umilmente, dato che
parlava attraverso di loro. Voi invece, che interpretate cos queste
parole del Signore, secondo il vostro significato date a conoscere
sufficientemente che non avete nessun profeta che abbia predetto
la venuta di Cristo: perci ve lo siete plasmato come avete voluto.
Infatti se alcuni dei vostri - ai quali non si deve certo credere poich
li avete tirati fuori proprio voi -; tuttavia se alcuni - osate dire -
hanno predetto che Cristo sarebbe venuto con falsa carne, avrebbe
patito con una falsa morte, avrebbe mostrato false cicatrici ai
discepoli dubbiosi: quanto sono da detestare e da evitare proprio
per queste affermazioni e quanto non possono essere veritieri!
Costoro ammettono Cristo sulla base di una menzogna. Per non
dire - come avevo cominciato - che secondo quella vostra
interpretazione furono ladri e briganti poich vennero prima di
Cristo quanti predicarono che sarebbe venuto in qualunque
maniera. Inoltre, se quella interpretazione vera, come si dice che
prima di Cristo sono venuti quelli che non vollero venire con lui,
cio col Verbo di Dio, ma non avendoli mandati Dio raccontarono
agli uomini le loro falsit, anche voi, sebbene nati in questo mondo
dopo la passione e resurrezione di Cristo, siete ladri e briganti;
poich prima che egli vi illuminasse per predicare la sua verit,
siete voluti venire prima di lui, per spargere la vostra falsit.
Il Signore consacr molti testimoni che lo profetizzassero,
tra cui Mos. Occorre credere a tutte Scritture.
13. In quel luogo, poi, dove gli fu detto dai Giudei: Tu di
testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non vera
32
, non
strano il tuo non aver notato che continuasse, parlando della
profezia di Mos su di s: infatti non hai l'occhio della fede, con cui
poter vedere. Ecco quello che rispose loro: In realt nella vostra
legge sta scritto che la testimonianza di due persone vera:
orbene, sono io che do testimonianza di me stesso, ma anche il
Padre, che mi ha mandato, mi d testimonianza
33
: cos'altro rivela
a chi intende giustamente, se non il numero di testimoni consacrato
e raccomandato nella legge con spirito profetico, affinch anche
cos fosse preannunziata la futura rivelazione del Padre e del Figlio,
lo Spirito dei quali in quella inseparabile Trinit lo Spirito Santo?
Perci stato scritto: Il fatto dovr essere stabilito sulla parole di
due o tre testimoni
34
. In genere un solo testimone dice di solito il
vero e pi testimoni di solito mentono; all'inizio della fede delle
genti si credette preferibilmente ad un solo apostolo che
evangelizzava piuttosto che a popoli in errore dai quali egli stesso
aveva subito la persecuzione. Pertanto non senza una ragione fu
consacrato in qualche modo quel numero di testimoni; e con questo
il Signore rispose; con quello stesso volle anche che si intendesse
che Mos aveva profetizzato di lui. O per caso cavillate perch non
disse " nella legge di Dio ", ma nella vostra legge sta scritto? Dove
chi non riconoscerebbe la consueta espressione delle Scritture?
Disse, infatti, nella vostra legge
35
, data a voi, come l'Apostolo dice
" suo Vangelo ", perch attesta che egli l'ha ricevuto non da un
uomo ma per mezzo della rivelazione di Ges Cristo. O dite anche
che Cristo ha negato di avere Dio come Padre ovunque non dice
"Padre nostro " ma Padre vostro
36
? Ora, poi, quella voce che hai
ricordato, scesa gi dal cielo: Questi il mio Figlio prediletto,
ascoltatelo
37
, poich non l'avete udita non credetele! Se per le
credete perch la trovate nelle sacre Scritture, l c' anche questa
cui non volete credere riguardo a Mos che ha scritto di Cristo. Ve
ne sono molte altre alle quali ugualmente non prestate fede: e non
temete, o miseri, che un profano dica che questa voce non
risuonata affatto dal cielo! Come voi, contro il bene del genere
umano, che offerto a tutte le genti dall'autorit evangelica,
argomentate anche a vostra rovina quando dite che non si deve
credere alle parole di Cristo sul fatto che Mos abbia scritto di lui "
perch se avesse detto questo i Giudei non avrebbero potuto tacere
senza che subito, giacch maligni e astuti, chiedessero cosa
ritenesse scritto da Mos su di s ", cos anche l'uomo mendace e
perverso potrebbe dire: " Se dal cielo quella voce fosse risuonata,
tutti i Giudei che l'avevano ascoltata avrebbero creduto "! Perch
dunque non considerate, o pazzi, che come pot accadere che
anche dopo quella voce celeste rest salda l'incredulit dei Giudei,
cos potuto accadere che di fronte alle parole di Cristo non
chiesero affatto che cosa Mos avesse scritto di lui, temendo
piuttosto, con maligna astuzia, di udire di che essere confutati?
Chi si professa cristiano deve credere che Mos scrisse di
Cristo.
14. Anche Fausto si accorge che questa argomentazione non solo
sacrilega rispetto alla santit evangelica, ma anche fiacca e debole;
e concentra piuttosto tutta la sua attenzione - e dice di farsi valere
di pi - sul fatto che, pur avendo esaminato tutta la scrittura di
Mos, non vi ha trovato nessuna profezia su Cristo. Gli rispondo
prontamente che non capisce; e se qualcuno chiedesse perch non
capisce risponder: perch legge con animo ostile, avverso; poich
non esamina per sapere, ma crede di sapere ci che non sa. Questa
presunzione di tronfia arroganza o chiude l'occhio del cuore, cos da
non vedere affatto; o lo distorce, cosicch vede in maniera
perversa, e approva o disapprova una cosa per un'altra. Dice: "
IInsegnami che cos' che mi sfuggito per caso, leggendo,
accennato nella Scrittura di Mos su Dio e Signore nostro ". E qui
prontamente potrei rispondere: tutto ti sfuggito, poich tutto egli
ha scritto su Cristo. Ma poich non possiamo discutere ed
approfondire ogni punto, in quest'opera, se potr con l'aiuto di Dio,
per te manterr quanto affermai precedentemente, per mostrarti
che sono state scritte riguardo a Cristo quelle cose che scegli per
criticarle. E chiedi persino che io non dica " come solitamente fanno
gli ignoranti, che proprio questo debba essere sufficiente per
credere: che Cristo ha detto che Mos ha scritto di lui ". Se dico
questo, non lo faccio da ignorante, ma da credente; ma che non
valga a convincere un Gentile o un Giudeo anch'io lo ammetto. Per
adatto e validissimo contro di voi, che in qualche modo vi vantate
del nome di cristiani; anche tu, pur avendo a lungo tergiversato, sei
costretto ad ammetterlo, dicendo: "Non voglio infatti, ora, che ti dia
pensiero per me. La mia professione mi ha obbligato a credere, cos
che non potrei non credere a colui che seguo; ma pensa di aver a
che fare con un Giudeo, con un Gentile ". Con queste parole hai
dichiarato che tu, intanto, con cui ho a che fare, poich la tua
professione ti ha obbligato a credere, sei sufficientemente convinto
che Mos scrisse di Cristo; poich che Cristo abbia detto questo
scritto nel Vangelo, del quale non osi scuotere l'autorit tanto
illustre e sacra. Giacch quando osi farlo indirettamente, stretto
dalle angustie della tua difficolt, vedendo poi quanta rovina ti
sommerge quando ti viene detto che non c' scrittura alla quale
puoi pretendere si debba credere in merito ai fatti e ai detti di
Cristo, se non il Vangelo, cos santamente ed ampiamente noto; e
temendo che, perduto il manto del nome cristiano, rimanga la
vostra nuda vanit da coprire di sputi e da detestare, ferito, di
nuovo tenti di riaverti e dici che ormai la tua professione ti ha
obbligato a credere a queste parole del Vangelo. Cos, intanto,
prendo, ferisco, uccido te, con cui ora ho a che fare, cio il tuo
fallace errore, e ti costringo ad ammettere che Mos scrisse su
Cristo; poich che Cristo l'abbia detto si legge nel Vangelo, cui la
tua professione ti ha obbligato a credere. Se poi mi fosse
necessario disputare con un Giudeo o con un Gentile, gi sopra ho
mostrato in quali modi, in base alle mie piccole forze, ritengo che
sarebbe opportuno comportarsi.
Come possono essere simili anche cose di natura differente,
cos non strano considerare simili Mos e Cristo.
15. N nego che siano state predette riguardo a Cristo le parole che
hai scelto come se fossero facili da confutare, quando Dio dice a
Mos: Io susciter loro un profeta in mezzo ai loro fratelli pari a
te
38
; n le tue onorevoli ed amabili antitesi, con le quali hai voluto
quasi colorire e dipingere un discorso spregevole, in alcun modo mi
distolgono da questa verit di fede. Confrontando infatti Cristo e
Mos, e desiderando dimostrarli non simili, affinch per questo
sembri che non si deve intendere riferito a Cristo ci che stato
scritto: Susciter loro un profeta simile a te, hai posto di fronte a te
molti contrari: il fatto che quello sia un uomo, questi Dio; quello un
peccatore, questi santo; quello nato da un'unione, questi secondo
noi da una vergine, secondo voi, invece, no; quello, offeso Dio,
viene ucciso sul monte, questi, piacendo molto al Padre, soffre
volontariamente. Come se, poi, quando qualcosa si dice simile si
dovesse intendere simile in ogni parte ed in ogni modo; poich non
soltanto quelle cose che sono di un'unica e medesima natura si
dicono simili fra loro -come due uomini gemelli o i figli rispetto ai
genitori o tutti gli uomini rispetto a tutti gli uomini, in quanto sono
uomini, sono assolutamente simili, cosa che anche negli altri
animali facilissimo considerare, o nelle piante, come un'oliva si
dice simile ad un'oliva, un alloro ad un alloro -; ma anche di cose di
natura differente si dicono che sono molto simili, come un olivo
selvatico ed un olivo, la spelta e il grano. Parlo di cose ancora molto
vicine e in relazione: infatti cosa tanto distante dal Figlio di Dio,
per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose
39
quanto una
bestia ed una pietra? E tuttavia nel Vangelo si legge: Ecco l'Agnello
di Dio
40
; e nell'Apostolo: E quella roccia era il Cristo
41
; nessuno
potrebbe dirlo giustamente se non ammettesse in qualche modo
una similitudine fra loro. Che c' dunque di strano se Cristo non ha
disdegnato di diventare simile allo stesso Mos, lui che si fatto
simile ad un agnello, e nella sua prefigurazione, per mezzo dello
stesso Mos, Dio prescrisse che fosse mangiato dal suo popolo, e il
suo sangue fosse usato per la difesa della salvezza, e fosse
chiamato Pasqua
42
, cosa che nessuno si permette di negare come
adempiuta ora in Cristo? Perci dalle Scritture lo riconosco
dissimile, dalle Scritture riconoscilo con me anche tu come simile;
dissimile non in ci per cui simile, ma l'uno per una causa, questo
per un'altra, purch tuttavia dimostri l'uno e l'altro. Cristo non
simile all'uomo perch Dio; stato scritto infatti di lui che sopra
ogni cosa, Dio benedetto nei secoli
43
. E Cristo simile all'uomo
perch uomo; perch di lui parimenti stato scritto: Mediatore fra
Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Ges
44
. Cristo non simile al
peccatore perch sempre santo; e Cristo simile al peccatore
perch Dio mand suo Figlio in una carne simile a quella del
peccato affinch in merito al peccato condannasse il peccato nella
carne
45
. Cristo non simile ad un uomo nato da un'unione, in
quanto nacque da una vergine; ma simile ad un uomo nato in
quanto anch'egli nacque da una donna, alla quale fu detto: Colui
che nascer da te, sar dunque santo e chiamato Figlio di Dio
46
.
All'uomo morto per il suo peccato Cristo non simile, in quanto
mor senza peccato e per suo proprio potere; ed ancora Cristo
simile ad un uomo morto in quanto anch'egli mor di una vera
morte del corpo.
Anche la morte di Mos fu una profezia di Cristo.
16. Non dovresti perci screditare Mos, servo di Dio, giacch hai
detto che fu peccatore e che, offeso il suo Dio, fu ucciso sul
monte
47
. Aveva saputo, infatti, anch'egli gloriarsi nel Signore, per
essere salvato da lui; come pure colui che dice Cristo Ges
venuto in questo mondo per salvare i peccatori e di questi il primo
sono io
48
. Mos, infatti, accusato dalla voce divina poich la sua
fede ha vacillato
49
alquanto nel far scaturire acqua da una pietra;
questo pu essere comune col peccato di Pietro, il quale in mezzo
alle onde dubit per una mancanza di fede simile
50
. Ma lungi dal
credere, da qui, che egli sia stato allontanato dall'eterna comunit
dei santi, egli che con sant'Elia, come dice il Vangelo, merit di
assistere sul monte alla glorificazione del Signore
51
. Infatti, come
leggiamo negli antichi Libri, anche dopo il peccato stesso evidente
quanto grande sia il suo valore presso Dio. Ma che motivo ci
sarebbe stato perch Dio parlasse della punizione del suo peccato
mediante una tale morte? Poich ho promesso di dimostrare che
proprio quelle cose che hai scelto da criticare si riferiscono al
preannuncio di Cristo, far in modo di spiegare come posso, con
l'aiuto di Dio, a chi intende rettamente, che anche ci che hai
criticato nella morte di Mos fu una profezia su Cristo.
La morte di Mos sul monte prefigura la grandezza e la
fortezza di Cristo sulla croce.
17. Come infatti consuetudine dei divini misteri nelle sacre
Scritture che la medesima persona interpreti ora un ruolo ora un
altro per significare qualcosa, allora Mos rappresentava il popolo
dei Giudei posto sotto la legge e nella predizione profetica lo
adombrava. Come, dunque, Mos, percotendo la roccia con la verga
dubit della potenza di Dio, cos quel popolo, che era tenuto sotto la
legge data per mezzo di Mos, affiggendo Cristo al legno della croce
non credette che egli era Potenza di Dio. Ma come la roccia
percossa grond di acqua per gli assetati, cos dalla piaga della
passione del Signore fu generata la vita per i credenti. Riguardo a
questa cosa, abbiamo, infatti, la chiarissima e fedelissima voce
dell'Apostolo che dice, avendone parlato successivamente: E quella
roccia era il Cristo
52
. Dunque Dio ordina che questa disperazione
della carne sulla divinit di Cristo svanisca davanti all'altezza dello
stesso Cristo, quando ordina che la morte della carne di Mos
avvenga sul monte. Come infatti la roccia Cristo, cos anche il
monte Cristo: la roccia umile fortezza, il monte elevata
grandezza. Poich come l'Apostolo dice: la roccia era Cristo, cos il
Signore stesso: Non pu restare nascosta una citt collocata sopra
un monte
53
(affermando senza dubbio che egli il monte, mentre i
suoi fedeli saldi nella gloria del suo nome la citt). La prudenza
della carne vive quando, come la roccia colpita, l'umilt di Cristo
disprezzata sulla croce: perch Cristo crocifisso scandalo per i
Giudei e stoltezza per i Gentili. E la prudenza della carne muore
quando Cristo riconosciuto eccelso come un monte prominente:
infatti per quelli che sono stati chiamati, Giudei e Greci, Cristo
Potenza di Dio e Sapienza di Dio
54
. Perci Mos sal sul monte, per
essere ricevuto dallo spirito vivente una volta morta la carne.
Fausto non vi era salito, cosicch proferiva calunnie carnali, morta
la sua mente. Non ebbe paura forse Pietro, per la prudenza della
carne, che la stessa pietra venisse colpita, quando al Signore che
preannunciava la sua passione disse: Dio te ne scampi, Signore;
questo non ti accadr mai? E il Signore non gli risparmi questo
peccato, avendogli replicato: Lungi da me, satana! Tu mi sei di
scandalo, perch non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!
55
.
E dove mor questa diffidenza carnale se non nella glorificazione di
Cristo, come su un monte elevato? Senz'altro viveva quando Pietro
lo rinneg timidamente; e senz'altro era morta quando lo predicava
senza paura. Questa viveva in Saulo, quando, detestando lo
scandalo della croce, distruggeva la fede cristiana
56
; e dove se non
su quel monte era morta quando ormai Paolo diceva: Non sono pi
io che vivo, ma Cristo vive in me
57
?
profeta chi preannuncia eventi futuri. Cristo lo fu quanto
Mos; Fausto lo creda!
18. Con cosa credi dunque, o eretica vanit, di poter convincere
che non stato predetto riguardo a Cristo: Susciter loro un
profeta in mezzo ai loro fratelli pari a te
58
, dal momento che non
puoi farlo partendo dalla dimostrazione che non simile? Con altri
motivi, infatti, noi lo mostriamo simile. Forse perch stato detto
profeta, lui che si degnato sia di essere uomo che di predire cos
tanti eventi futuri? Per caso non profeta un uomo che
preannuncia eventi futuri oltre le congetture umane? Per cui anch'
egli di se stesso dice: Un profeta non disprezzato se non nella sua
patria
59
. Ma quanto a te, che hai ammesso poco fa di essere
convinto, quando hai affermato che la tua professione ti ha
obbligato a credere al Vangelo, me la vedr; venga avanti di fronte
al pubblico il Giudeo, che alza la cervice libera a suo danno dal
giogo di Cristo e perci pensa che ancora gli sia lecito dire: " Il
vostro Cristo ha mentito; Mos non scrisse niente su di lui ".
Il profeta promesso da Dio a Mos come successore e guida
nella terra promessa.
19. Mi dica quale profeta Dio ha promesso quando dice a Mos:
Susciter loro un profeta in mezzo ai loro fratelli, pari a te o simile
a te
60
. Molti, infatti, furono in seguito i profeti, ma volle che se ne
intendesse soprattutto uno. Molto facilmente, credo, gli si
presenter come il successore di Mos questi che condusse il
popolo liberato dall'Egitto nella terra promessa. Pensando a lui forse
rider ancora di me che vado cercando di chi sia stato detto:
Susciter loro un profeta simile a te, dal momento che trovo scritto
chi, morto Mos, sia succeduto nel medesimo incarico di guidare e
condurre il suo popolo. Dopo che avr riso di me come di un
ignorante (cos, infatti, descritto anche da Fausto), non cesser di
rivolgermi ancora a quest'uomo e di richiamarlo dalla tranquilla
risata all'impegno di rispondere, chiedendo con insistenza perch
allo stesso suo futuro successore (rispetto al quale non fu accettato
per introdurre il popolo nella terra promessa, naturalmente perch
non si credesse che la legge data per mezzo di Mos - non per
salvare ma per convincere il peccatore - introducesse nel regno dei
cieli, bens la grazia e la verit nata per mezzo di Ges Cristo
61
),
chieder dunque al Giudeo perch Mos abbia cambiato il nome allo
stesso suo futuro successore. Infatti era chiamato Osea e lo chiam
Ges
62
. Perch allora gli avr dato questo nome, quando dalla
convalle di Paran lo mand innanzi verso la stessa terra nella quale
il popolo stava per venire sotto la sua guida? Disse, infatti, il vero
Ges: quando sar andato e vi avr preparato un posto, ritorner e
vi prender con me
63
. Chieder anche se il profeta non attesti
questa allusione dicendo: Dio viene da Teman, il Santo dal monte
Paran
64
, come se dicesse: " Dio santo verr con il nome di colui
che venne dall'Africa, da Paran ", cio Ges. Inoltre si intende che
sia la stessa Parola di Dio a parlare quando promette questo
successore di Mos - per mezzo del quale il popolo venisse mandato
nella terra promessa - chiamandolo con il nome di angelo. Cos,
infatti, si suole nominare nella Scrittura divina gli uomini che
annunciano qualcosa; e dice: Ecco, io mando un angelo davanti a te
per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho
preparato. Abbi rispetto della sua presenza, ascolta la sua voce e
non ribellarti a lui; egli infatti non perdonerebbe la vostra
trasgressione, perch il mio nome in lui
65
. Che significa? Indaghi
quelle Scritture non pi il Manicheo ma proprio il Giudeo e veda se
di qualche angelo Dio abbia detto: Il mio nome in lui, se non di
questi che promette come guida nella terra promessa. Poi chieda
tra gli uomini quale successore di Mos abbia fatto entrare il
popolo: e scoprir che fu Ges, chiamato non con questo nome
dall'inizio della sua vita, ma con un nome cambiato. Colui che disse
dunque: Il mio nome in lui si riferiva a Ges, proprio il vero Ges,
capo e guida del popolo nell'eredit della vita eterna, secondo il
Nuovo Testamento, del quale il Vecchio Testamento era la figura.
Cos, per quanto riguarda l'apparato profetico, non si poteva
presentare n dire qualcosa di pi riconoscibile, dal momento che si
arrivati fino all'espressione del nome.
Giosu adombrava Ges-Dio. I Gentili non possono non
riconoscere come compiuta la profezia dei Libri sacri.
20. Resta che quel Giudeo, se vuole anche interiormente essere un
Giudeo, non nella lettera ma nello spirito
66
; se vuole essere
considerato un vero israelita, nel quale non c' falsit
67
, si ricordi,
nella figura, di quel Ges morto che introdusse nella terra dei
mortali, e riconosca nella verit il Ges vivente, sotto la cui guida
potrebbe entrare nella terra dei viventi. In questo modo, infatti,
non si opporr pi ostilmente ad una cos chiara profezia, ma reso
mite dal ricordo di Ges che introdusse nella terra promessa,
ascolter ormai proprio colui del quale quello portava il nome,
mentre introduce in maniera pi vera nella terra promessa e dice:
Beati i miti perch erediteranno la terra
68
. A questo proposito
anche il Gentile, se non avesse un cuore troppo duro, o se fosse
una di quelle pietre dalle quali Dio fa sorgere figli di Abramo
69
, non
dovrebbe forse meravigliarsi che nei Libri antichi della stessa gente
dalla quale si ritiene sia nato Ges sia stata scritta una profezia cos
evidente su di lui da esprimere anche il suo nome? E allo stesso
tempo non dovrebbe forse notare che profetizzato era stato non un
uomo qualsiasi come Ges, ma senza dubbio Dio, perch Dio disse
che il suo nome era in quell'uomo che, costituito per guidare e
introdurre il popolo nel regno, con un cambiamento di nome, fu
chiamato Ges? E lo ha chiam angelo per il fatto che veniva
mandato con questo nuovo nome ad annunciare un messaggio
grande e divino? Quale conoscitore anche superficiale di quella
lingua potrebbe ignorare che in greco " nunzio" si dice angelo?
Perci qualsiasi Gentile, se non volesse essere perverso ed ostinato,
non disprezzerebbe quei Libri perch sono ebrei, alla cui legge non
soggetto, ma stimerebbe assai i libri di qualsiasi gente, poich vi
rinverrebbe profezie scritte tanto tempo prima, che ai suoi tempi
ormai riconoscerebbe compiute; e non disprezzerebbe lo stesso
Ges Cristo perch lo vedrebbe preannunziato nelle Scritture
ebraiche, ma piuttosto riterrebbe che debba essere seguito e
venerato con profonda ammirazione e devota fede chi merit a tal
punto di essere preannunciato e affidato a qualsiasi scrittura, prima
di nascere tra gli uomini, attraverso lo svolgersi di tanti secoli, in
parte con testimonianze piuttosto aperte, in parte con misteri e
sottoforma di azioni simboliche e discorsi. In questo modo, a lui,
partendo dai risultati gi offerti dalla storia cristiana, la profezia dei
Libri sar dimostrata come vera; sulla base della profezia dei Libri,
poi, Cristo sar riconosciuto oggetto di culto. Che io sia ritenuto uno
che racconta fantasie se non accaduto cos, se non accade cos,
se non si arriva da tutte le parti a quella fede in tutto il mondo con
la lettura di questi stessi Libri!
Dio ha voluto che i Giudei, non credenti in Cristo, fossero
depositari dei Libri che lo predicano.
21. Di conseguenza bisogna ridere e meravigliarsi della follia di
costoro che (come se fosse impossibile) ci chiedono in che modo
attraverso i Libri dei Giudei un Gentile voglia apprendere la fede
cristiana: gli basta considerare che per una devozione ed una fama
tanto grandi tutte le genti diventano discepole di questi Libri. Senza
dubbio lo diventano pi fortemente e pi fermamente proprio per il
fatto che dalle mani dei nemici sono tratte fuori testimonianze tanto
importanti su Cristo; nelle quali le genti che credono non possono
ritenere inventato nulla su di lui al momento, perch trovano Cristo
in quei Libri ai quali da tanti secoli si conformano quelli che lo
crocifissero e che coloro che ogni giorno lo bestemmiano
considerano all'apice dell'autorit. Se infatti le profezie su Cristo
fossero presentate da quelli che lo predicano, sarebbero ritenute
inventate da loro: ora, per, chi predica presenta ci che legge in
pubblico chi bestemmia. Infatti, per una qualche utilit dei santi, il
sommo Dio dispone la cecit degli empi e secondo l'equit del suo
governo si serve opportunamente anche dei malvagi, al punto che
quelli che vivono iniquamente per loro scelta, secondo il suo
giudizio hanno avuto in assegnazione un ruolo giusto. Pertanto,
affinch non si credesse che quelli che annunziavano Cristo ai
popoli avessero inventato le testimonianze della profezia che Cristo
sarebbe nato, che avrebbe fatto miracoli, avrebbe sofferto
indegnamente, sarebbe morto, risorto, asceso al cielo, avrebbe
propagato il Vangelo della vita eterna fra tutte le genti, stato
tratto qualcosa di grande dall'infedelt dei Giudei a nostro
vantaggio, cosicch gli stessi che non accolgono nei cuori queste
cose per s, le hanno nei libri per noi. N l'autorit di quei libri
diminuisce per il fatto che non sono compresi dai Giudei; piuttosto
accresciuta, perch la loro stessa cecit vi stata predetta. Ne
deriva che attestano la verit maggiormente giacch non la
comprendono, poich quando non comprendono quei libri i quali
hanno predetto che essi non avrebbero compreso, anche con
questo mostrano che quelli sono veri.
Una maledizione profetica annuncio di un sentire presago,
non un'imprecazione.
22. C' poi quel passo dalla cui ambiguit Fausto ingannato: La
tua vita ti sar dinanzi come sospesa a un filo e non sarai sicuro
della tua vita
70
. Qualcuno potrebbe dire che queste parole possono
essere interpretate altrimenti; ma che non possano essere riferite a
Cristo n Fausto ha osato dirlo n certo qualcuno oser, se non
colui che avr negato o che Cristo sia vita o che fu visto dai Giudei
pendere sulla croce o che essi non gli credettero. Ma poich egli
stesso dice Io sono la vita
71
e poich non c' dubbio che fu visto
pendere dai Giudei che non gli credettero, non vedo perch
dovremmo dubitare che anche questo abbia scritto su Cristo colui
del quale Cristo dice: Poich di me egli ha scritto
72
. Egualmente, se
ci che stato scritto: Susciter loro un profeta in mezzo ai loro
fratelli pari a te, Fausto ha tentato di mostrare che non pu essere
applicato a Cristo, poich Cristo non come Mos, e tuttavia
stato confutato in ogni argomento, che bisogno c' di darsi pensiero
per questa testimonianza? O almeno, come disse che Cristo non
simile a Mos, confutando quella profezia, cos pure per confutare
questa dica che Cristo non la vita, o che non pendette in croce
alla vista dei Giudei che non gli credevano. Per, poich non ha
detto questo, n oggi nessuno di quelli oserebbe dirlo, non c' alcun
motivo per indugiare ad abbracciare questa profezia del suo servo
sul Signore e Salvatore nostro Ges Cristo. Ma certo questa stata
posta tra le altre maledizioni. Forse non profezia, dal momento
che anche le altre lo sono? O non profezia su Cristo poich quelle
precedenti o seguenti che in quel passo formano il contesto non
sembrano riferirsi a Cristo? Come se in realt ci sia qualcosa di
peggiore fra le maledizioni che colpirono i Giudei, per colpa della
loro superba empiet, del vedere la loro Vita, cio il Figlio di Dio,
pendere dalla croce e non credere alla loro Vita. Perch le
maledizioni, quando sono annunziate da una profezia non sono
imprecazioni che riguardano un cattivo desiderio, ma annunci di un
sentire presago. Infatti i cattivi desideri sono proibiti, perch si dice
Benedite e non maledite
73
. Invece gli annunci presaghi si trovano
spesso nel discorso dei santi, come dice l'apostolo Paolo:
Alessandro, il ramaio, mi ha procurato molti mali. Il Signore gli
render secondo le sue opere
74
. Sembra che l'Apostolo, come se
fosse adirato ed indignato, abbia maleaugurato questo: Dovrebbero
farsi mutilare coloro che vi turbano!
75
Certamente se considerassi
la persona che scrive capiresti maggiormente che egli ha benedetto
con una elegantissima ambiguit. Perch ci sono degli eunuchi che
si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli
76
. Anche in queste parole
Fausto avrebbe sentito questo sapore se avesse mostrato un palato
pio per i cibi del Signore. Cos, anche, risuon forse per i Giudei
quanto stato detto: La tua vita ti sar dinanzi come sospesa a un
filo e non sarai sicuro della tua vita; di conseguenza non credettero
che avrebbero vinto, vedendo la loro vita sospesa nell'incertezza tra
le minacce e i complotti dei nemici. Ma il figlio del Vangelo, quando
sente: Egli ha scritto di me, in questa stessa frase ambigua
distingue che cosa i profeti gettino ai porci, che cosa indichino agli
uomini: e immediatamente a lui viene in mente Cristo pendente
sulla croce come Vita degli uomini ed i Giudei che non gli credono
per il fatto che lo vedono pendere dalla croce. E certo prontamente
qualcun altro avrebbe potuto dire che tra le altre maledizioni che in
quel passo non servono a capire qualcosa di Cristo, si riferisce a
Cristo soltanto questo che stato scritto: La tua vita ti sar dinanzi
come sospesa a un filo e non sarai sicuro della tua vita. Perch
sarebbe potuto accadere che tra i diversi tipi di maledizioni che
erano predette profeticamente al popolo empio, fosse posta anche
questa. Ma io e quanti con me considerano pi attentamente quella
frase evangelica del Signore, con la quale non disse: " Egli ha
scritto anche di me " - perch si credesse che avesse scritto anche
altre cose che non si riferiscono a Cristo -; ma disse: Egli ha scritto
di me
77
- perch indagando a fondo tutto il proposito di quella
scrittura avessimo cura solo di comprendere la grazia di Cristo -,
riconosciamo che anche le altre maledizioni contenute in quel passo
sono state profetizzate a motivo di Cristo. Ma se ora volessi
dimostrarlo sarebbe troppo lungo.
Mos nel profetizzare non era Caifa.
23. Lungi dal non riferirsi a Cristo questa citazione che Fausto ha
ricordato, per il fatto che stata collocata tra altre maledizioni!
Cosicch neppure quelle altre hanno il giusto significato se non si
riferiscono alla gloria di Cristo, con la quale si provvede al genere
umano. Quanto pi questa? Che se Mos fosse stato tale da
pronunciare questo con la bocca, pensando un'altra cosa nel cuore,
direi pi facilmente: ha profetizzato senza saperlo, anzich negare
che sia stato profetizzato su Cristo quanto sento che fu detto al
popolo giudeo: La tua vita ti sar dinanzi come sospesa a un filo e
non sarai sicuro della tua vita. Ed infatti Caifa non rifletteva su
quanto fu interpretato dalle sue parole quando, perseguitando
Cristo come nemico, disse che era meglio morisse un solo uomo
anzich perisse l'intera nazione. Dove l'Evangelista aggiunse che
questo non lo disse da se stesso, ma profetizz essendo sommo
sacerdote
78
. Ma Mos non era Caifa: perci quanto disse al popolo
ebreo: La tua vita ti sar dinanzi come sospesa a un filo e non sarai
sicuro della tua vita, non solo lo disse riferendosi a Cristo - e anche
se avesse parlato inconsapevolmente, ci che disse non si doveva
riferire a nessun altro - ma lo fece consapevolmente. Era infatti un
fedelissimo dispensatore del mistero profetico, cio di quella
unzione sacerdotale da cui riconosciamo il nome di Cristo; in virt
di questo mistero, sebbene uomo malvagio, Caifa pot profetizzare
anche senza saperlo. Certamente in lui l'unzione profetica lo fece
profetizzare: mentre la sua vita empia lo fece profetizzare
inconsapevolmente. Pertanto con che faccia tosta si dice che Mos
non ha profetizzato su Cristo, se da lui ebbe inizio quella unzione
onde il nome di Cristo si fece conoscere e anche il suo persecutore
profetizz su di lui pur non sapendolo?
Come un tempo i Sadducei, cos i Maniche negano la
resurrezione.
24. Sopra abbiamo parlato in modo sufficiente della maledizione di
colui che pende sul legno. abbastanza chiaro da molte delle cose
dette, che Mos non ha comandato contro Cristo di uccidere il
profeta o il capo che volesse allontanare Israele dal suo Dio o
infrangere qualcuno dei comandamenti; e a chi considera sempre
pi le parole e le azioni del Signore nostro Ges Cristo, sempre pi
sar chiaro che Cristo non volle allontanare nessuno di loro dal loro
Dio. Il Dio che Mos insegn ad essi ad amare e servire,
certamente il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, che il Signore
Ges Cristo menziona con la stessa raccomandazione, e con la sua
autorit confuta l'errore dei Sadducei che negavano la resurrezione,
quando dice: quanto poi alla resurrezione dei morti, non avete letto
quello che Dio disse a proposito del roveto a Mos: Io sono il Dio di
Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Ora non Dio dei
morti, ma dei vivi: perch tutti vivono per Lui
79
. Pertanto, con la
medesima risposta con cui allora furono convinti i Sadducei,
opportunamente, ora, vengono convinti i Manichei: seppure in un
altro modo, tuttavia anch'essi negano la resurrezione. Parimenti,
quando disse, lodando la fede del centurione: In verit vi dico,
presso nessuno in Israele ho trovato una fede cos grande,
aggiunse: Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e
dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e
Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno
cacciati fuori nelle tenebre
80
. Se allora, e Fausto non pu negarlo,
Mos raccomand al popolo di Israele il Dio di Abramo, di Isacco e
di Giacobbe, e Cristo, secondo queste ed altre testimonianze, senza
dubbio raccomanda quello stesso Dio, questi non tent di
allontanare quel popolo dal suo Dio; per lo minacci che sarebbe
stato cacciato fuori nelle tenebre poich vedeva che si era
allontanato dal suo Dio, nel cui regno dice che siederanno con
Abramo, Isacco e Giacobbe le genti chiamate da tutto il mondo, non
per altro se non in quanto rimaste fedeli al Dio di Abramo, di
Isacco, di Giacobbe. E di conseguenza l'Apostolo dice: E la
Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la
fede, preannunzi ad Abramo questo lieto annunzio: In te saranno
benedette tutte le genti
81
, affinch naturalmente fossero benedetti
nel seme di Abramo quelli che imitavano la fede di Abramo. Perci
Cristo non voleva allontanare gli Israeliti dal loro Dio, ma piuttosto
li accusava di essersi allontanati da lui. Poi, chi pensa che il Signore
abbia infranto qualcuno di quei comandamenti che furono dati per
mezzo di Mos non strano che lo faccia, come pure i Giudei: ma
sbaglia, e in ci sbagliarono anche i Giudei. Quando Fausto
menziona quel comandamento che vuole si creda che il Signore
abbia infranto, l necessario che mostriamo in che modo sbagli,
come gi sopra abbiamo mostrato, quando occorreva. Ora dico: se
il Signore avesse infranto qualcuno di quei comandamenti non
avrebbe accusato i Giudei di questo stesso comportamento: poich
a coloro che criticavano il fatto che i suoi discepoli mangiassero con
le mani sporche e per questo trasgredivano non un comandamento
di Dio ma le tradizioni degli antichi, disse: Perch voi trasgredite il
comandamento di Dio in nome della vostra tradizione? Egli poi cita
proprio un comandamento di Dio, che noi sappiamo essere stato
dato per mezzo di Mos. Di seguito disse: Dio ha detto: Onora il
padre e la madre e inoltre: Chi maledice il padre e la madre sia
messo a morte. Invece voi asserite: Chiunque dice al padre o alla
madre: " Ci con cui ti dovrei aiutare offerto a Dio ", non pi
tenuto ad onorare suo padre o sua madre. Cos avete annullato la
Parola di Dio in nome della vostra tradizione
82
. Da tutto questo
vedete quante cose possiamo imparare: che egli non allontan i
Giudei dal loro Dio; e che non solo non infranse i suoi
comandamenti, ma che rimprover coloro dai quali fossero infranti;
e codesti comandamenti non li invi se non Dio stesso per mezzo di
Mos.
Il vero Cristo quello annunciato da Mos e dai santi del suo
popolo.
25. Poich crediamo che tutti gli scritti di Mos si riferiscano alla
presentazione di Cristo, non potendolo illustrare in quest'opera,
abbiamo promesso di illustrarlo in quei passi che Fausto ha scelto
da quegli scritti per confutali e criticarli; giustamente, quindi,
dobbiamo mostrare che anche il comandamento di Mos, secondo
cui dovrebbe essere ucciso ogni profeta o capo che volesse
allontanare gli Israeliti dal loro Dio, o che infrangesse qualcuno dei
comandamenti, si riferisce alla preservazione della fede, che si
apprende nella Chiesa di Cristo. Egli senza dubbio sapeva, a causa
dello spirito di profezia e di Dio che gli parlava, che sarebbero sorti
molti eretici, maestri di errori di tutti i tipi contro la dottrina di
Cristo, i quali non predicavano quel Cristo che il vero Cristo.
vero colui che fu preannunciato per mezzo delle profezie
pronunziate per mezzo dello stesso Mos e degli altri santi di quel
popolo. Perci Mos comandava di mettere a morte chiunque
volesse insegnare un altro Cristo. Che cos'altro, poi, fa la lingua
cattolica, se non mettere a morte con la spada spirituale di
entrambi i Testamenti, dalla lama due volte tagliente, tutti coloro
che vogliono allontanarci dal nostro Dio o infrangere qualcuno dei
comandamenti? Tra questi cade principalmente lo stesso Manicheo,
quando annientato dalla verit asserita dalle Legge e dai Profeti il
suo errore di volerci allontanare dal nostro Dio, il Dio di Abramo, di
Isacco, di Giacobbe, che Cristo raccomanda; e di voler infrangere i
comandamenti della legge, nelle figure dei quali riconosciamo che
Cristo fu profetizzato.
vero che Mos ha scritto su Cristo o a motivo di Cristo.
26. Ora, poi, non so se definire quella espressione molto stupida o
assai ingannatrice, dal momento che Fausto era intelligente; per cui
ritengo maggiormente che abbia voluto gettare una nebbia addosso
al lettore meno attento, piuttosto che pensare che non abbia
compreso ci che dico. Egli infatti dice che " se queste cose non
sono state scritte su Cristo, o ne mostrerete delle altre, o non ce ne
sar nessuna ". Questa proposizione vera, ma ne conseguiva che
mostrasse sia che queste cose non sono state scritte su Cristo sia
che non possono esserne mostrate delle altre. Per non ha fatto
nulla di questo, poich noi abbiamo mostrato sia come queste cose
possano essere accolte in riferimento a Cristo, sia sopra ne
abbiamo mostrate molte altre le quali non potrebbero avere
significato se non riferite a Cristo. Non c' dunque motivo perch
tu, Fausto, concluda che niente fu scritto da Mos riguardo a Cristo.
Attento a cosa dici: " Se queste cose non sono state scritte su
Cristo, o ne mostrerete delle altre, o non ce ne sar nessuna ". Dici
la verit. Perci, dal momento che abbiamo sia mostrato che queste
cose sono state scritte su Cristo o a motivo di Cristo, sia presentato
molte altre, la tua argomentazione piuttosto priva di valore. E,
senza dubbio, almeno hai tentato di mostrare che questi passi da te
ricordati - anche senza aver ottenuto niente - non sono stati scritti
su Cristo. Quanto a ci che hai concluso: " O ne mostrerete delle
altre, o non ce ne sar nessuna ", avresti dovuto dimostrare che
non potevamo avanzarne altre, prima di dedurre sicuro che non ce
n'era nessuna. Ora poi, come se il tuo libretto avrebbe avuto
ascoltatori sordi o lettori ciechi cosicch nessuno si accorgesse di
cosa tralasciassi, ti sei affrettato a dire: " Se non ce ne fu nessuna,
Cristo non pot sostenere ci che non in nessun luogo; cos, se
Cristo non ha asserito questo, evidente che questo capitolo
falso ". Oh, l'uomo che pensa di parlare senza che un altro possa
contraddirlo! Dov' il tuo acume? O in una cattiva causa non potevi
parlare altrimenti? Ma la cattiva causa ti ha costretto a dire cose
senza fondamento! Nessuno ti costringe, in realt, a sostenerla. E
se infatti mostreremo altre cose? Giacch ce ne saranno alcune,
non sar assolutamente vero che non ce ne sar nessuna. E se ce
ne saranno alcune, Cristo pot asserire ci che c'. Cos, se Cristo
pot asserire questo, certo che quel capitolo del Vangelo non
falso. Ritorna dunque alla tua affermazione, con la quale dicesti: " o
ne mostrerete delle altre, o non ce ne sar nessuna ", e riconosci
che non hai spiegato che non ne avremmo mostrate altre! Vedi
anche quante altre gi sopra abbiamo mostrate ed osserva cosa se
ne concluda: che naturalmente non falso ci che leggiamo nel
Vangelo detto da Cristo: Se credeste a Mos, credereste anche a
me; perch di me egli ha scritto
83
. E senza dubbio cos
straordinaria l'autorit e cos solida la verit del Vangelo che
anche se per l'ottusit della nostra intelligenza non vi trovassimo
nulla scritto da Mos su Cristo, dovremmo credere che non solo
alcune, ma che tutte le cose che scrisse si riferiscono a Cristo,
poich non disse: " Egli scrisse anche di me ", ma Egli scrisse di
me. Ora, poi, se anche si dovesse dubitare di questo capitolo del
Vangelo - lungi da ci! -, scoperte cos tante testimonianze su
Cristo nella scrittura di Mos ogni dubbio sarebbe rimosso; e poich
non si deve dubitare di un capitolo del Vangelo, anche se quelle non
fossero state scoperte, tuttavia si dovrebbe credere che ci siano.
Di contro all'opposizione dei Giudei, tutto il mondo crede sia
a Mos che a Cristo.
27. Ci che aggiungi, " che fu diversa la dottrina di Cristo e di
Mos; e che perci non sarebbe stato verosimile che se avessero
creduto a Mos avrebbero creduto anche a Cristo; anzi piuttosto la
conseguenza era che se alcuni Giudei gli avessero creduto, altri
necessariamente si sarebbero opposti ", senza dubbio non l'avresti
detto se avessi alzato un po' l'occhio con cui osservi e avessi
guardato il mondo senza un cieco spirito di contesa verso gli uomini
dotti e indotti, Greci e barbari, sapienti e ignoranti, verso i quali
l'Apostolo diceva
84
di essere in debito, credendo
contemporaneamente in Cristo e in Mos. Se dunque non era
verosimile che i Giudei credessero ugualmente a Mos e a Cristo,
molto meno verosimile che tutto il mondo creda ugualmente a Mos
e a Cristo. Ma poich vediamo che tutte le genti credono ad
entrambi e conservano con una fede robustissima e
abbondantissima la profezia di quello in accordo col Vangelo di
questi, non era chiamata ad una cosa impossibile questa unica
gente quando le fu detto: Se credeste a Mos, credereste anche a
me; e piuttosto ci si deve stupire e si deve alquanto fortemente
biasimare l'ostinazione dei Giudei, i quali non fecero quanto, come
vediamo, ha fatto tutto il mondo.
Il tempo di Cristo fu diverso da quello di Mos, non la
dottrina.
28. Ci che dici riguardo al sabato, alla circoncisione della carne e
alla differenza dei cibi, che uno fu l'insegnamento di Mos e che
un'altra cosa per mezzo di Cristo hanno imparato i Cristiani, gi
sopra abbiamo mostrato che, come dice l'Apostolo, ci avvenne
come esempio per noi
85
. La differenza, dunque, non nella
dottrina ma nel tempo. Uno era infatti quello in cui era necessario
preannunziare queste cose attraverso profezie dal senso figurato;
ed un altro quello in cui necessario che queste siano compiute
grazie ad un'aperta e dichiarata verit. Ma cosa c' di strano se i
Giudei, interpretando il sabato in un senso carnale, si opposero a
Cristo che ormai lo introduceva in senso spirituale? Rispondi
all'Apostolo, se puoi, che attesta che il riposo di quel giorno
ombra delle cose future
86
. Ma se quelli si opposero a Cristo, non
comprendendo il vero sabato, a lui non opponetevi voi, e imparate
la vera innocenza. Infatti proprio in quel passo, dove soprattutto si
crede che Ges abolisse il sabato, quando i suoi discepoli passando
per un campo ed essendo affamati volevano le spighe e le
mangiarono, li dichiar innocenti, rispondendo ai Giudei: Se aveste
compreso che cosa significa "Misericordia io voglio e non sacrificio
", non avreste condannato individui senza colpa!
87
Infatti
avrebbero dovuto aver piuttosto compassione dei discepoli
affamati, poich agirono spinti dalla fame. Da voi, invece, chiunque
abbia strappato le spighe, ritenuto un omicida non secondo
l'insegnamento di Cristo, che chiama questa innocenza, ma secondo
l'insegnamento dei Manichei. O per caso gli apostoli dimostrarono
misericordia nei confronti di quelle stesse spighe, cosicch, quindi,
mangiando le membra di dio, le purificarono, come andate
raccontando? Voi allora, che non fate questo, siete crudeli. Ma
evidentemente Fausto ammette l'abolizione del sabato poich sa
che la potenza di Dio opera sempre e instancabilmente. Dicano
questo quanti riconoscono che Dio fa tutti i tempi senza una volont
temporanea. Questo difficile da far quadrare per voi, che
affermate che il riposo del vostro dio fu interrotto dalla ribellione
della stirpe delle tenebre e disturbato da un improvviso attacco dei
nemici. O forse, prevedendo fin dall'eternit che sarebbe accaduto
questo, non ebbe mai requie perch non fu mai sicuro, lui che
pensava che avrebbe condotto una guerra tanto atroce con
grandissima rovina e danno dei suoi membri?
Significato della circoncisione, della mortalit della carne,
della morte e resurrezione di Cristo.
29. Quanto all'altro sabato, che da ignoranti e da empi deridete, se
non avesse senso tra le profezie che sono state scritte su Cristo,
Cristo non gli avrebbe dato questa testimonianza: quando soffr
volontariamente, come tu stesso hai affermato in sua lode, e perci
pot decidere i tempi della sua passione e resurrezione, ag con lo
scopo che il suo corpo riposasse da tutti i suoi lavori nella sepoltura
di sabato; risorgendo il terzo giorno, che chiamiamo giorno del
Signore, che l'ottavo dopo il sabato, dimostr che anche la
circoncisione dell'ottavo giorno serviva a profetizzarlo. Che cosa
significa, infatti, la circoncisione della carne? Che cosa, se non
l'eliminazione della mortalit, che deriva dalla generazione carnale?
Per questo l'Apostolo disse: Spogliandosi della carne ha fatto
pubblico spettacolo dei Principati e Potest, trionfando con fiducia
su di essi in se stesso
88
. Infatti quando dice che si spogliato della
carne, in quel punto interpretiamo la carne come la mortalit della
carne, in considerazione della quale propriamente questo corpo
chiamato carne. La mortalit propriamente stata chiamata carne
perch non vi sar pi nell'immortalit della resurrezione; perci
stato scritto: La carne e il sangue non erediteranno il regno di Dio.
Riguardo a queste parole siete soliti calunniare la nostra fede, con
la quale crediamo nella futura resurrezione di questo corpo, che gi
ha avuto un precedente nel Signore stesso, mentre nascondete le
parole seguenti, con le quali apertamente l'Apostolo spiega che
cosa dice. Volendo infatti mostrare che cosa significasse 'carne' in
quel punto, subito dopo aggiunge: e n la corruzione erediter
l'incorruttibilit
89
. Infatti questo corpo, che a causa della mortalit
propriamente chiamato carne, viene mutato nella resurrezione,
cos da non essere pi corruttibile e mortale. Perch non si pensi
che ci viene detto per nostra supposizione, esaminate le sue
parole seguenti: Ecco, dice, io vi annunzio un mistero: tutti, certo,
risorgeremo, ma non tutti saremo trasformati, in un istante, in un
batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suoner infatti la
tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati.
necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di
incorruttibilit e questo corpo mortale si vesta di immortalit
90
.
Dunque per rivestirsi dell'immortalit si spoglia della mortalit:
questo il mistero della circoncisione, che si ordin avvenisse
nell'ottavo giorno
91
, e in esso, il giorno del Signore dopo il sabato,
gi stata adempiuta realmente dal Signore. Perci si dice:
Spogliandosi della carne ha fatto pubblico spettacolo dei Principati e
Potest
92
. Infatti attraverso questa mortalit invidiose diaboliche
potest ci dominavano: si dice che Cristo abbia dato loro un
esempio poich in lui stesso, nostro Capo, offr un esempio. Esso, in
tutto il suo corpo, cio la Chiesa che deve essere liberata dal potere
del diavolo, si realizzer completamente nell'ultima resurrezione:
questa la nostra fede. E poich, come Paolo ricorda la
testimonianza profetica: Il giusto vivr mediante la fede
93
, questa
la nostra giustificazione. Anche i pagani credono che Cristo
certamente mor: ma che Cristo sia risorto fede propria dei
Cristiani. Poich se confesserai con la tua bocca, dice l'Apostolo,
che Ges il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha
resuscitato dai morti, sarai salvo
94
. Poich dunque siamo
giustificati da questa fede nella resurrezione, si riferisce a Cristo
anche quel versetto dell'Apostolo: stato messo a morte per i
nostri peccati ed stato risuscitato per la nostra giustificazione
95
. E
poich questa resurrezione, che ci giustifica se le crediamo, era
prefigurata da quella circoncisione dell'ottavo giorno, di Abramo
stesso, al quale per la prima volta fu trasmessa, dice l'Apostolo: E
ricevette il segno della circoncisione, quale sigillo della giustizia
derivante dalla fede
96
. Quindi anche questa circoncisione fu scritta
da Mos tra le altre figure profetiche riguardanti Cristo; su di lui
Cristo stesso dice: Di me, infatti, egli scrisse
97
. Ci che poi il
Signore dice: Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il
mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete
figlio della Geenna il doppio di voi
98
, lo disse non perch
circonciso, ma perch imita la loro condotta, che vieta ai suoi
discepoli di imitare dicendo: Sulla cattedra di Mos si sono seduti gli
scribi ed i farisei. Quanto vi dicono, fatelo, ma non fate secondo le
loro opere, perch dicono e non fanno
99
. Nelle quali parole del
Signore dovete badare ad entrambe le cose: a quanto onore venga
conferito alla dottrina di Mos, sulla cattedra del quale anche
uomini cattivi, sedendovi, erano costretti ad insegnare buone cose;
e alla ragione per cui il proselito diventasse figlio della Geenna. Non
certo perch ascoltava le parole della legge dai farisei, ma perch
seguiva le loro azioni. Allora potrebbe essere detto ad un proselito
circonciso quanto dice Paolo: La circoncisione utile, s, se osservi
la legge
100
. Poich egli, invece, imitava i farisei nel non osservare
la legge diventava figlio della Geenna; ed il doppio di loro, per
quanto penso, perch trascurava di compiere ci che
volontariamente aveva intrapreso, sebbene non fosse nato da
giudei ma volontariamente diventato giudeo.
Le carni monde e immonde prefiguravano gli appartenenti o
meno alla Chiesa.
30. Che cosa hai voluto dire, in maniera ingiuriosa e senza rispetto,
quando hai parlato di Mos che siede e discute alla maniera di un
mangione ed ordina che alcune cose siano mangiate come monde,
ma che altre, come immonde, non siano neppure toccate? dal
momento che pi tipico di un mangione non fare nessuna
distinzione; oppure, se la fa, di scegliere i cibi pi gradevoli. O dici
questo perch agli ingenui sembri che si debba quasi ammirare la
tua continenza a partire dagli inizi dell'adolescenza, come di uno
che non sa o ha ormai dimenticato quanto pi gradevole sia il
sapore della carne di maiale rispetto a quella di castrato? Ma poich
anche quelle cose Mos scrisse di Cristo nelle sue figure profetiche,
attribuendo alle carni degli animali il significato di uomini, o da
incorporare al corpo di Cristo, che la Chiesa, o da rigettare, ha
raffigurato anche voi tra gli immondi, che non vi incontrate con la
fede cattolica perch non ruminate la parola della sapienza e non
considerate due i Testamenti, il Vecchio e il Nuovo, non
distinguendoli concordemente come un'unghia doppia. Chi poi
potrebbe sopportare che non ti vergogni di andar dietro all'erronea
opinione del vostro Adimanto?
Contro l'erronea opinione di Fausto che le carni contaminino
l'uomo.
31. E dici anche: " Cristo ha insegnato che fra i cibi non c'
differenza, cos da tenere del tutto lontana la carne dai suoi
discepoli, e concedere pubblicamente, invece, ai pagani tutto ci
che potesse essere mangiato "; e ancora " che ha dichiarato che
non li contamina nulla di ci che entra nella bocca, perch quelle
cose che escono impudentemente dalla bocca sono le sole che
contaminano l'uomo ". Queste tue parole sono comunicate ed
espresse con una falsit tanto pi impudente quanto pi evidente.
Primo, perch secondo l'insegnamento di Cristo se contaminano
l'uomo solo quelle cose che, perverse, escono dalla bocca, perch
non quelle sole contaminarono anche i discepoli di Cristo, cos da
non rendere necessario che ad essi fossero proibite le carni come se
immonde? Forse che i profani non sono contaminati da queste cose
che entrano nella bocca, ma da queste che ne escono? In questo
caso sono pi protetti dei santi contro l'impurit, se possono
contaminare i santi sia quelle cose che entrano sia quelle che
escono. Ma vorrei che costoro mi dicessero che cosa mangiava e
beveva Cristo, che in confronto a Giovanni che non mangiava e non
beveva disse che egli mangiava e beveva. Accusando infatti la
perversit degli uomini che andavano alla ricerca di calunnie su
entrambi dice: venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e
hanno detto: ha un demonio. venuto il Figlio dell'uomo, che
mangia e beve, e dicono: ecco un mangione e un beone, amico dei
pubblicani e dei peccatori
101
. E di Giovanni conosciamo senza
dubbio cosa mangiava e beveva: infatti non stato detto che non
bevesse affatto, ma che non beveva vino n bevande inebrianti
102
:
dunque beveva acqua. Poi non vero che non si cibasse di nulla,
bens di locuste e miele selvatico
103
. Pertanto per quale motivo si
detto che non mangiava n beveva, se non perch non faceva uso
di quel cibo del quale fanno uso i Giudei? Pertanto se il Signore non
si fosse servito di questo cibo non si sarebbe detto di lui,
confrontandolo con Giovanni, che mangiava e beveva. Lo si dice
forse perch si nutriva di pane e di ortaggi, dei quali Giovanni non
si nutriva? Sarebbe strano se si dicesse che non mangiava chi si
nutr di miele e locuste; e si dicesse che mangiava chi si limit a
pane ed ortaggi. Ma riguardo ai cibi supponiamo qualsiasi cosa
volete; certamente, per, uno non potrebbe essere chiamato beone
a meno che non bevesse vino. Perch dunque ritenete immondo
anche questo? E non proibite di toccare queste cose per la
continenza e la disciplina del corpo che deve essere sottomesso, ma
perch sono immonde? Infatti affermate che quelle sono velenosa
sozzura della stirpe delle tenebre, al contrario di quanto dice
l'Apostolo: Tutto puro per i puri
104
. Ecco chi osa dire che Cristo,
maestro dell'indifferenza dei cibi, ha tuttavia proibito ai suoi
discepoli quanto loro stessi ritengono immondo! Mostrate, falsi e
maligni, dove ha allontanato questi cibi dai suoi discepoli! Ma
tuttavia per la provvidenza di Dio giusto siete cos ciechi che ci fate
ricordare anche i mezzi con cui poter essere confutati. Infatti subir
una violenza da parte del mio animo se non inserir, per
esaminarlo, proprio tutto il capitolo del Vangelo che costui ha voluto
usare contro Mos; cos da vedere l quanto sia falso ci che
Adimanto prima, ora Fausto, hanno detto: cio che il Signore Ges
ha allontanato dai suoi discepoli le carni da mangiare, che ha
concesso al popolo pagano. Precisamente dopo che Cristo ebbe
risposto a coloro che trovavano da ridire sul fatto che mangiassero
con mani non lavate, cos seguita il Vangelo: Poi riunita la folla
disse: " Ascoltate e intendete! Non quello che entra nella bocca
rende impuro l'uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro
l'uomo! ".Allora i discepoli gli si accostarono per dirgli: " Sai che i
farisei si sono scandalizzati nel sentire queste parole
105
? ". Qui
sicuramente, spinto dai discepoli, avrebbe dovuto dare loro
espressamente indicazione di astenersi da tutte le carni, come
vogliono questi, affinch quanto disse sopra: Non quello che entra
nella bocca rende impuro l'uomo, ma quello che esce dalla bocca,
sembrasse averlo detto alla moltitudine. Prosegua dunque
l'evangelista, e dica cosa poi certamente il Signore abbia risposto
non alla moltitudine, ma ai suoi discepoli. Ed egli rispose: " Ogni
pianta che non stata piantata dal mio Padre celeste sar
sradicata. Lasciateli! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un
cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso
106
! ". La
ragione senz'altro era che volendo accampare le loro tradizioni non
capivano i comandamenti di Dio. Ma i discepoli non avevano chiesto
ancora al Maestro in che modo dovessero intendere ci che aveva
detto alla moltitudine. Ecco, accade anche questo; poich
l'evangelista continua e dice: Pietro allora gli disse: " Spiegaci
questa parabola "
107
. Da qui capiamo che Pietro pens che quando
il Signore disse Non quello che entra nella bocca rende impuro
l'uomo, ma quello che esce dalla bocca, non parlasse in senso
proprio n chiaramente, ma che, come al solito, avesse voluto
segnalare qualcosa per mezzo di un'oscura parabola. Vediamo,
allora, se poi quando i discepoli lo interrogarono pi in disparte,
abbia detto questo che vogliono i Manichei, che sono immonde tutte
le carni e che essi non devono toccarne alcuna. Invece li rimprovera
poich non hanno ancora capito il suo linguaggio chiaro e ritengono
una parabola ci che stato detto in senso proprio. Cos infatti
seguita: Ed egli rispose: " Anche voi siete ancora senza intelletto?
Non capite che tutto ci che entra nella bocca, passa nel ventre e
va a finire nella fogna? invece ci che esce dalla bocca proviene dal
cuore. Questo rende immondo l'uomo. Dal cuore, infatti,
provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultri, le
prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. Queste
sono le cose che rendono immondo l'uomo, ma il mangiare senza
lavarsi le mani non rende immondo l'uomo "
108
.
Conclusioni.
32. Ora, senza dubbio, la falsit, resa evidente, svanisce confutata;
certo ora chiaro che il Signore non ha insegnato una cosa alla
folla riguardo a questo argomento e un'altra in disparte ai discepoli.
Senza dubbio si scopre che sono piuttosto i Manichei mendaci e
fallaci, non Mos, non Cristo, non la dottrina dell'uno e dell'altro
Testamento, in uno presentata con figure, nell'altro rivelata; in uno
profetizzata, nell'altro adempiuta. Come, dunque, possono ritenere
che i Cattolici non osservano nessuna di quelle cose che Mos
scrisse, quando le osservano proprio tutte, non pi nelle figure, ma
in ci che quelle figure preannunziarono con il loro significato?
Infatti non sarebbe giusto dire che un lettore non osserva la
Scrittura, se il tempo della composizione e quello della lettura
fossero diversi, perch egli non ha formato quelle lettere: essendo
state per lui figure di suoni, poi li ha emessi senza essersi occupato
tuttavia della formazione di quelle figure, ma stato avvertito dal
loro esame. Perci, allora, i Giudei non credevano a Cristo: poich
non osservavano neppure quei precetti di Mos non esposti con
figure, ma chiari. Cos Cristo dice loro:Pagate la decima della menta
e del cumino, e trasgredite le prescrizioni pi gravi della legge: la
misericordia e la giustizia. Filtrate il moscerino e ingoiate il
cammello. Queste cose bisognava praticare, senza omettere
quelle
109
. Cos disse anche che con le loro tradizioni insegnavano il
modo di indebolire il comandamento di Dio di onorare i genitori: per
questa superbia e iniquit meritarono di essere resi ciechi, cosicch
non poterono capire le altre cose. Poich ci che capivano non lo
consideravano, comportandosi empiamente.
Esortazione finale: Fausto creda alla carne di Cristo come
Tommaso davanti alle sue cicatrici!
33. Non vedi che non potrei dirti " se sei cristiano credi a Cristo
quando dice che Mos ha scritto di lui, perch se non credi non sei
cristiano "? Certamente appare l'opinione che hai di te stesso, se
chiedi di essere informato su Cristo come uno dei Gentili o un
Giudeo; ed io, tuttavia, non mi sono sottratto a questo e, per
quanto ho potuto, ti ho chiuso ogni adito ad errori. N ho lasciato
aperto quell'abisso dove, ciechi, fate entrare, dicendo che ci sono
falsit nel Vangelo, se la vostra eresia non ha trovato qualche
uscita; affinch non vi rimanga che poter tornare a credere a
Cristo, dove non vi si possa parare davanti questa voce
pestilenziale. Anzi desideri ricevere ammaestramento come il
cristiano Tommaso, che Cristo " non disprezz perch dubitava di
lui, ma per curare le ferite della sua anima mostr le cicatrici del
suo corpo ". Queste sono parole tue. bene che tu richieda di
essere ammaestrato in questo modo. Quanto temevo, infatti, che
sostenessi con tutte le tue forze che anche questo passo del
Vangelo fosse falso! Credi dunque alle cicatrici di Cristo! Perch se
quelle erano vere, vere erano state anche le ferite. Non sarebbero
state vere se non avesse potuto averle carne vera: questa verit
scardina tutto il vostro errore. D'altra parte se Cristo mostr false
cicatrici al discepolo dubbioso, da un lato chiami ingannatore un
maestro tale, dall'altro desideri essere ingannato da un maestro
tale. Ma poich non c' nessuno che voglia essere ingannato,
mentre molti desiderano ingannare, mi accorgo che tu preferisci,
per cos dire, insegnare ingannevolmente con l'esempio di Cristo
che imparare ingannevolmente con l'esempio di Tommaso. Se,
allora, credi che Cristo ingannasse colui che dubitava con cicatrici
false, chi vorrebbe crederti un maestro e non piuttosto guardarsi
bene da un impostore? Ma se quel discepolo tocc le vere cicatrici
di Cristo, sei costretto ad ammettere che vera era anche la carne di
Cristo. Non resterai manicheo se credi cos come Tommaso;
rimarrai invece incredulo se non credi come Tommaso
110
.

1 - Gv 5, 46.
2 - Cf. Mt 8, 29.
3 - Cf. Gv 10, 8.
4 - Cf. Gv 8, 13. 17-18.
5 - Mt 3, 17; Lc 9, 35.
6 - Dt 18, 15. 18.
7 - Cf. Dt 34, 5.
8 - Cf. Gv 10, 18.
9 - Dt 28, 66.
10 - Dt 21, 23.
11 - Cf. Dt 13, 5.
12 - Gv 5, 46.
13 - Cf. Es 20, 8-11; 31, 13-17.
14 - Gv 5, 17; 9, 4.
15 - Gn 17, 9-14.
16 - Cf. Mt 23, 15.
17 - Cf. Dt 14 14, 3-20.
18 - Cf. Mt 15, 11-20.
19 - Gv 5, 46.
20 - Cf. Gv 20, 27. 29.
21 - Cf. Mt 8, 29.
22 - Cf. Mt 10, 25.
23 - Gv 2, 19.
24 - Mt 5, 24.
25 - Mt 8, 4.
26 - 1 Cor 3, 17.
27 - Rm 12, 1.
28 - 1 Cor 10, 6.
29 - Gv 5, 46.
30 - Cf. At 9, 3-7.
31 - Cf. Gv 10, 8.
32 - Gv 8, 13.
33 - Gv 8, 17-18.
34 - Dt 19, 15.
35 - 2 Tm 2, 8; Gal 1, 11-12.
36 - Mt 6, 26. 32.
37 - Mt 3, 17; 17, 5.
38 - Dt 18, 15. 18.
39 - Cf. Gv 1, 3.
40 - Cf. Gv 1, 29.
41 - 1 Cor 10, 4.
42 - Cf. Es 12.
43 - Rm 9, 5.
44 - 1 Tm 2, 5.
45 - Cf. Rm 8, 3.
46 - Lc 1, 35.
47 - Cf. Dt 34, 5.
48 - 1 Tm 1, 15.
49 - Nm 20, 10-12.
50 - Cf. Mt 14, 30-31.
51 - Cf. Mt 17, 1-5.
52 - 1 Cor 10, 4.
53 - Mt 5, 14.
54 - Cf. 1 Cor 1, 23-24.
55 - Mt 16, 22-23.
56 - Cf. At 8, 3.
57 - Gal 2, 20.
58 - Dt 18, 18.
59 - Mt 13, 57.
60 - Dt 18, 18.
61 - Cf. Gv 1, 17.
62 - Cf. Nm 13, 9; 14, 6.
63 - Gv 14, 3.
64 - 3, 3.
65 - Es 23, 20-21.
66 - Cf. Rm 2, 29.
67 - Cf. Gv 1, 47.
68 - Mt 5, 4.
69 - Cf. Mt 3, 9.
70 - Dt 28, 66.
71 - Gv 14, 6.
72 - Gv 5, 47.
73 - Rm 12, 14.
74 - 2 Tm 4, 14.
75 - Gal 5, 12.
76 - Mt 19, 12.
77 - Gv 5, 46.
78 - Cf. Gv 11, 49-51.
79 - Mt 22, 31-32; Lc 20, 37-38.
80 - Mt 8, 10-12.
81 - Gal 3, 8.
82 - Mt 15, 3-6.
83 - Gv 5, 46.
84 - Cf. Rm 1, 14.
85 - 1 Cor 10, 6.
86 - Cf. Col 2, 16-17.
87 - Mt 12, 7.
88 - Col 2, 15.
89 - 1 Cor 15, 50.
90 - 1 Cor 15, 51-53.
91 - Cf. Gn 17, 12.
92 - Col 2, 15.
93 - Rm 1, 17; 2, 4.
94 - Rm 10, 9.
95 - Rm 4, 25.
96 - Rm 4, 11.
97 - Gv 5, 46.
98 - Mt 23, 15.
99 - Mt 23, 2-3.
100 - Rm 2, 25.
101 - Mt 11, 18-19.
102 - Cf. Lc 1, 15.
103 - Cf. Mt 3, 4.
104 - Tt 1, 15.
105 - Mt 15, 10-20.
106 - Mt 15, 13-14.
107 - Mt 15, 15.
108 - Mt 15, 16-20.
109 - Mt 23, 23-24.
110 - Cf. Gv 20, 27-28.
LIBRO DICIASSETTESIMO
Dubbio sull'autenticit di Matteo. Scrivendo di s perch non
si espresse in prima persona?
1. FAUSTO. Perch non accogliete la Legge e i Profeti, dal momento
che Cristo ha detto di non essere venuto ad abolirli, ma a dar loro
compimento
1
? Chi attesta che Ges abbia detto questo? Matteo.
Dove l'ha detto? Sul monte. Alla presenza di chi? Di Pietro, Andrea,
Giacomo e Giovanni - soltanto questi quattro: gli altri, infatti, non
erano ancora stati scelti, n lo stesso Matteo -. Uno di questi
quattro, dunque, cio Giovanni, scrisse il Vangelo? S. In qualche
luogo egli menziona questa dichiarazione? No. In che modo,
dunque, ci che Giovanni - che fu sul monte - non attesta, pot
essere scritto da Matteo, che divenne seguace di Cristo molto
tempo dopo che Ges scese dal monte? In primo luogo, perci, il
dubbio riguarda questo: se Ges abbia detto qualcosa di tal fatta,
dal momento che il testimone opportuno tace, mentre parla il meno
adatto. Cos nel frattempo abbiamo concesso che Matteo ci
ingannasse, finch non proviamo che non ha scritto lui queste cose,
ma un altro (non so chi), sotto il suo nome: ce lo insegna la stessa
narrazione indiretta del testo dello stesso Matteo. Che dice infatti?
Andando via di l, Ges vide un uomo seduto al banco delle
imposte, chiamato Matteo, e gli disse: Seguimi. Ed egli si alz e lo
segu
2
. E chi dunque, scrivendo di s, scriverebbe: " Vide un uomo,
e gli disse: Seguimi, e lo segu ", e non direbbe piuttosto: " Mi vide,
e mi disse: Seguimi, e lo seguii ", se non perch evidente che non
Matteo ha scritto ci ma un altro sotto suo nome? Se Matteo
l'avesse scritto non sarebbe neanche vero poich non era presente
quando Ges diceva queste cose sul monte; quanto pi non si
dovr credere, poich non l'ha scritto Matteo, ma un altro
prendendo a prestito i nomi di Ges e Matteo!
Se la Legge e i Profeti sono perfetti, secondo Dio, perch
Ges doveva dichiarare di portarli a compimento?
2. Che cosa si potrebbe offrire maggiormente per intendere che
abbia abolito la legge, di quanto si evince dal discorso stesso con il
quale insegna a non credere che fosse venuto ad abolirla? Se non
avesse fatto niente del genere, infatti, i Giudei non avrebbero
potuto sospettarlo. Ma dice: Non pensate che io sia venuto ad
abolire la legge. Suvvia, dunque! Se i Giudei gli avessero detto: "
Quali fra le tue azioni, d'altra parte, potrebbero indurci a sospettare
questo? Forse perch deridi la circoncisione, violi il sabato, rifiuti i
sacrifici, non fai distinzione tra i cibi? ", questa sarebbe dunque la
risposta: " Non pensate... "? E cosa pi di questo, quale distruzione
pi evidente della Legge e dei Profeti? Altrimenti, se questo
significa dare compimento alla legge, in cosa consister la sua
abolizione? In che cosa, dal momento che, infatti, la Legge ed i
Profeti non godono neppure del compimento, a tal punto si
considerano compiuti e perfetti e il loro autore e Padre si indigna
sia se ad essi si aggiunge che se si sottrae, cos da dire nel
Deuteronomio: Badate dunque di fare come il Signore vostro vi ha
comandato; non ve ne discostate n a destra n a sinistra; non vi
aggiungerai nulla e nulla ne toglierai, ma nei medesimi
persevererai, affinch ti benedica Dio tuo
3
? Perci sia che Ges
abbia aggiunto qualcosa alla Legge ed ai Profeti per portarli a
compimento - in tal caso sembra aver deviato verso destra -; sia
che abbia sottratto per abolire - in tal caso sembra aver deviato
verso sinistra -: comunque ha offeso l'autore della legge. Di
conseguenza questo versetto o ha un altro significato o falso.
Matteo non fu presente quando Cristo parl, ma neppure
Manicheo n quanti oggi credono in Cristo.
3. AGOSTINO. O sorprendente follia, il non voler prestar fede a
Matteo che narra qualcosa che riguarda Cristo, e voler credere ad
un Manicheo! Se Matteo non fu presente quando Cristo disse: Non
pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti, ma per
dare compimento
4
, e per questo non gli si dovrebbe credere; fu
forse presente Manicheo o era gi nato quando Cristo apparve tra
gli uomini? Secondo questa regola della vostra fede non avreste
dovuto credere a nulla di ci che egli attesta di Cristo. Noi, invece,
non diciamo che non si deve credere a Manicheo perch non fu
presente come testimone delle parole e delle azioni di Cristo e
nacque molto tempo dopo, ma perch riguardo a Cristo contraddice
i discepoli di Cristo ed il Vangelo, che stato reso solido dalla loro
autorit. Abbiamo infatti la parola dell'Apostolo, che nello Spirito
Santo vedeva che sarebbero venuti tali maestri. Per cui diceva a
quanti credevano: Se qualcuno vi predica un vangelo diverso da
quello che avete ricevuto, sia antema!
5
Infatti, se nessuno pu
dire la verit su Cristo, a meno che non lo abbia visto e ascoltato,
oggi nessuno pu dire verit su di lui. Inoltre se oggi a coloro che
credono in lui sono dette verit su di lui perch quelli che videro ed
ascoltarono le diffusero con la predicazione e gli scritti, perch
Matteo non avrebbe potuto ascoltare la verit su Cristo dalla bocca
del suo condiscepolo Giovanni, quando quello fu presente ed egli
no, se dal libro di Giovanni possiamo apprendere verit su Cristo
non solo noi che siamo nati tanto tempo dopo, ma anche altri che
nasceranno dopo di noi? In seguito, infatti, non solo il Vangelo di
Matteo, ma anche di Luca e di Marco, che furono compagni dei
medesimi discepoli, furono accolti con pari autorit. A ci si
aggiunge che il Signore stesso avrebbe potuto raccontare a Matteo
che prima di averlo chiamato era stato con quelli che aveva
chiamato in principio. Ma Giovanni avrebbe dovuto riferire anche
questo nel suo Vangelo, se l'aveva sentito dal Signore, siccome era
presente quando veniva detto? Come se non fosse potuto accadere
che non potesse scrivere tutto ci che aveva sentito dal Signore, e
che avesse tralasciato questo, tra le altre cose che tralasci, intento
a scriverne altre ancora. Non conclude forse il suo Vangelo dicendo:
Vi sono ancora molte altre cose compiute da Ges che, se fossero
scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a
contenere i libri che si dovrebbero scrivere
6
? Qui senz'altro mostra
di aver omesso intenzionalmente molte cose. Ma se l'autorit di
Giovanni vi piace riguardo alla Legge ed i Profeti, credete alla sua
testimonianza sulla Legge e sui Profeti! Egli scrisse che Isaia aveva
visto la gloria di Cristo
7
. Nel suo Vangelo trovate il testo poco fa
considerato: Se credeste infatti a Mos, credereste anche a me,
perch di me egli ha scritto
8
. Il vostro tergiversare viene distrutto
in ogni aspetto. Dite apertamente di non credere al Vangelo di
Cristo! Poich voi che nel Vangelo credete a quel che volete, in
realt non credete a quel che volete, ma a voi stessi piuttosto che
al Vangelo.
Chi narra di se stesso solito usare la terza persona, come
Matteo, Mos, Giovanni e Ges.
4. Ma quanto si ritenuto acuto Fausto nel dire che non ha voluto
credere che Matteo abbia scritto queste cose perch quando parla
della sua scelta non dice: " Mi vide e mi disse: Seguimi ", ma: Vide
Matteo e gli disse: Seguimi!
9
Non so se l'ha detto per errore
d'ignoranza o per abitudine all'inganno. Ma non potrei ritenerlo
ignorante a tal punto da non aver letto n udito che gli storici sono
soliti nascondersi, quando arrivano a parlare di se stessi, come se
raccontassero di un altro. Di conseguenza credo piuttosto che
Fausto non sia ignorante, ma che abbia voluto distendere davanti
agli ignoranti una nebbia, sperando di catturarne molti che non
conoscessero queste cose. Anche nella storia profana si trovano
esempi di una narrazione cos costruita; ma non necessario che
informi i nostri o confuti Fausto a partire da un altro genere
letterario. Di certo proprio egli, poco fa, citava alcune testimonianze
tratte dai libri di Mos e non negava che le avesse scritte Mos,
anzi lo affermava ma insisteva che non riguardavano Cristo. Allora
legga in quegli stessi libri ci che Mos ha scritto di s, se ha
scritto: " Dissi " o: "Feci questo o quello ", e non, piuttosto: Mos
disse
10
e: Mos fece
11
; oppure: " Il Signore mi chiam " e: " Il
Signore mi disse ", e non, piuttosto: Il Signore chiam Mos
12
e: Il
Signore disse a Mos
13
, ed il resto nello stesso modo. Cos anche
Matteo scrisse di s come di un altro; e Giovanni fece lo stesso.
Infatti, verso la fine del suo libro dice cos: Pietro allora, voltatosi,
vide che li seguiva quel discepolo che Ges amava, quello che nella
cena si era trovato al suo fianco e gli aveva domandato: " Signore,
chi che ti tradisce? ". Disse forse: " Pietro, voltatosi, mi vide "?
Forse per questo motivo credono che neppure lui abbia scritto il
Vangelo? Ma poco dopo dice: Questo il discepolo che rende
testimonianza su Ges e che ha scritto queste cose; e noi sappiamo
che la sua testimonianza vera
14
. Dice forse: " Io sono il discepolo
che rende testimonianza su questi fatti e che li ha scritti; e
sappiamo che la mia testimonianza vera "? Evidentemente questa
consuetudine era tipica degli scrittori, quando narravano i fatti. Chi
sarebbe capace di enumerare i molti esempi in cui il Signore stesso
usa questo modo di esprimersi riferito a s? Dice: Ma il Figlio
dell'uomo, quando verr, pensi che trover la fede sulla terra?
15
e
non dice: " Quando verr credi che la trover? "; ed ancora:
venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve
16
e non disse " Sono
venuto ". E poi: venuto il momento, ed questo, in cui i morti
udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata,
vivranno
17
; e non disse: "la mia voce "; e cos in molti altri passi.
Ormai credo che quanto detto basti sia ad ammonire i dotti che a
convincere i calunniatori.
Cristo disse di essere venuto a portare a compimento quella
legge che i farisei insegnavano ma non osservavano.
5. Ormai chi non vede quanto sia debole l'affermazione per cui
Cristo non avrebbe potuto dire: non pensate che io sia venuto ad
abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma per
dare compimento
18
, a meno che non avesse fatto gi qualcosa, tale
da far sorgere questo sospetto? Come se negassimo che Cristo sia
potuto sembrare il distruttore della Legge e dei Profeti per i Giudei
ignoranti! Ma il motivo di questo sospetto che egli, il veritiero, la
Verit, non avrebbe potuto riferirsi ad altra legge e ad altri profeti
(dicendo che non li avrebbe aboliti) se non a quelli che loro
sospettavano che abolisse. Cosa che in seguito sufficientemente
provata, poich nel brano Cristo prosegue dicendo: In verit, in
verit vi dico: finch non siano passati il cielo e la terra, non
passer neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia
compiuto. Chi dunque trasgredir uno solo di questi precetti, anche
minimi, e insegner agli uomini a fare altrettanto, sar considerato
minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserver e li insegner agli
uomini, sar considerato grande nel regno dei cieli
19
. Pensava
infatti ai farisei, mentre diceva questo, che infrangevano la legge
nei fatti e la insegnavano con le parole. Di loro dice in un altro
luogo: Quanto vi dicono, fatelo, ma non fate secondo le loro opere,
perch dicono e non fanno
20
. Perci qui prosegue in questo modo:
Poich vi dico: se la vostra giustizia non superer quella degli scribi
e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli
21
. Cio: se non farete
ed insegnerete ci che essi non fanno ed insegnano non entrerete
nel regno dei cieli. Dunque quella legge che i farisei insegnavano e
non osservavano, Cristo dice di non essere venuto ad abolire, ma a
compiere. Per questo la legge connessa con la cattedra di Mos
sulla quale i farisei sedevano, ma poich parlavano e non facevano
devono essere ascoltati ma non imitati.
Cosa significa "dare compimento"? Osservare i precetti della
legge e manifestare le profezie che contiene.
6. Fausto non comprende, o forse finge di non comprendere, che
cosa significhi dare compimento. Con questa espressione egli crede
che si debba intendere un'aggiunta di parole, giacch scritto che
non si deve aggiungere o togliere nulla alla Scrittura di Dio
22
. Da
questo Fausto argomenta che non si sarebbe dovuto dare
compimento a ci che consegnato cos perfettamente che non si
deve aggiungere o sottrarre nulla. Costoro non sanno, quindi, come
porti a compimento la legge chi vive come la legge prescrive: Pieno
compimento della legge l'amore, come dice l'Apostolo
23
. Il
Signore si degnato di manifestare e donare codesta carit,
mandando ai suoi fedeli lo Spirito Santo. Cos viene detto dallo
stesso Apostolo: L'amore di Dio stato riversato nei nostri cuori per
mezzo dello Spirito Santo che ci stato dato
24
. E il Signore stesso
dice: Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete
amore gli uni per gli altri
25
. La legge, allora, ha compimento sia
quando vengono osservati i precetti che contiene sia quando
vengono manifestate le profezie che contiene. Infatti la legge fu
data per mezzo di Mos, la grazia e la verit vennero per mezzo di
Ges Cristo
26
. La legge stessa, quando stata portata a
compimento, divenuta grazia e verit. La Grazia ha a che fare con
la pienezza dell'amore, la verit con il compimento delle profezie. E
poich entrambe sono per mezzo di Cristo, Egli perci non venne ad
abolire la Legge ed i Profeti, ma a dare compimento; non affinch si
aggiungessero alla legge quelle parti che mancavano, ma affinch
avvenisse ci che vi era scritto. Proprio le sue parole lo attestano.
Perch egli non dice: Non passer neppure un iota o un segno dalla
legge finch non siano aggiunte quelle parti che mancano, ma
senza che tutto sia compiuto.

1 - Cf. Mt 5, 17.
2 - Cf. Mt 9, 9.
3 - Dt 5, 32; 12, 32.
4 - Mt 5, 17.
5 - Gal 1, 9.
6 - Gv 21, 25.
7 - Cf. Gv 12, 41.
8 - Cf. Gv 5, 46.
9 - Mt 9, 9.
10 - Es 3, 3.
11 - Es 7, 6.
12 - Lv 1, 1.
13 - Es 4, 19.
14 - Gv 21, 20. 24.
15 - Lc 18, 8.
16 - Mt 11, 19.
17 - Gv 5, 25.
18 - Mt 5, 17.
19 - Mt 5, 18-19.
20 - Mt 23, 3.
21 - Mt 5, 17-20.
22 - Cf. Dt 12, 32.
23 - Rm 13, 10.
24 - Rm 5, 5.
25 - Gv 13, 35.
26 - Cf. Gv 1, 17.
LIBRO DICIOTTESIMO
Agostino non osserva, di fatto, i precetti della Legge e dei
Profeti: come pu dirsi cristiano?
1. FAUSTO. Non son venuto per abolire la legge, ma per dare
compimento
1
. Ma credere a questa frase di Cristo, a meno che non
abbia un altro significato, sappi che va contro di te non meno che
contro di me. Ciascuno di noi, infatti, cristiano sulla base di
questa opinione: che Cristo sia venuto a distruggere la Legge e i
Profeti. E se tu, talvolta, non vuoi ammetterlo a parole, tuttavia lo
indichi con le azioni. Ne risulta, infatti, la tua noncuranza dei
precetti della Legge e dei Profeti. Da qui l'ammissione di entrambi
che Ges abbia dato origine al Nuovo Testamento, con il quale
ammettiamo nient'altro che la distruzione del Vecchio Testamento.
Stando cos le cose, come possiamo credere che Cristo abbia detto
ci, senza prima aver accusato noi stessi di una stolta opinione in
passato e senza correre al pentimento e all'integrale obbedienza
alla Legge e ai Profeti ed alla cura di osservare i loro precetti, di
qualsiasi natura essi siano? Quando avremo fatto questo allora
finalmente potremmo credere veramente che Ges abbia detto che
non venne ad abolire la legge, ma a dare compimento. Ora, invece,
falso, poich neppure tu credi a ci di cui accusi me soltanto.
Per continuare ad essere cristiani occorre, dunque, iniziare
certe pratiche della legge? Ma Cristo stesso non le osserv!
2. Ammettiamo pure di aver sbagliato in passato. Che fare ora,
dunque? Ci piace camminare sotto la legge, se Cristo non l'ha
abolita ma portata a compimento? Ci piace essere circoncisi, cio
contrassegnare la vergogna con la vergogna e credere che Dio si
compiaccia di tali sacramenti? Ci piace prendere il riposo del sabato
e mettere le mani nelle catene di Saturno? Ci piace abbattere con i
coltelli ora tori, ora arieti, ora anche capri, (per non dire anche
uomini) per l'ingordo demone dei Giudei (poich non Dio)? E per il
fatto che odiamo vivamente gli idoli ci piace praticarlo con pi
crudelt, in obbedienza alla Legge ed ai Profeti? Ci piace, infine,
ritenere monde alcune carni animali, considerare altre tra i cibi
immondi e contaminati, tra cui la Legge ed i Profeti dichiararono pi
contaminata quella di maiale? Negherai senz'altro che qualcuna di
queste cose vada fatta, se vogliamo continuare ad essere ci che
siamo. Poich ricordi certamente che Cristo dice che chi stato
circonciso diventa due volte figlio della Geenna
2
. Ti accorgi anche
che neppure lui osserv il sabato, n ha mai comandato di
osservarlo. Riguardo ai cibi parimenti lo senti affermare che l'uomo
non contaminato da nessuna di quelle cose che entrano nella
bocca, ma che lo rende impuro piuttosto ci che esce dalla bocca
3
.
Circa i sacrifici, ugualmente, il suo discorso frequente che Dio
vuole la misericordia, non il sacrificio
4
. Se le cose stanno cos,
allora, dove si vede che egli non venuto ad abolire la Legge ed i
Profeti, ma a dare compimento? Se lo disse, o lo disse intendendo
un altro significato o (lungi dal pensarlo!) ment o non lo disse
affatto. Ma nessuno, in quanto cristiano, potrebbe dire che ment: e
perci o lo disse con altro significato o non lo disse affatto.
Fausto difende la sua fede, che lo ha reso accorto nel
discernere il seme buono dalla zizzania nella Scritture.
3. E tuttavia la fede manichea mi ha reso protetto di fronte al
vincolo di questo versetto: essa, fin dal principio, mi ha indotto a
non credere a tutte quelle cose che si leggono dappertutto come
scritte a nome del Salvatore, ma a verificare se sono vere, valide,
non corrotte. C' infatti molta zizzania che un seminatore che vaga
di notte ha sparso in quasi tutte le Scritture contagiando il seme
buono
5
. Perci non mi allarmano queste parole, nonostante
presentino il titolo di un nome venerando, perch ancora posso
intenzionalmente verificare se queste non siano di un seminatore
diurno e buono o di uno notturno e malvagio. Tu, invece, che credi
ogni cosa senza esaminarla, che condanni fra gli uomini la ragione,
beneficio della natura, che si fa scrupolo di distinguere il vero e il
falso, e ha non meno paura di separare il bene dal suo contrario di
quanta ne abbiano i bambini dei fantasmi, che cosa farai quando la
necessit ti costringer nell'angustia di questo versetto? Cosa farai,
poi, quando un Giudeo o qualcun altro che conosce questo discorso
ti interpeller sul motivo per cui non osservi i precetti della Legge e
dei Profeti, dal momento che Cristo dice di non essere venuto ad
abolirli ma a dare ad essi compimento? Sicuramente sarai costretto
o a cedere ad una vana superstizione o a riconoscere la falsit di
questo versetto o a negare di essere discepolo di Cristo.
Il contenuto simbolico della Legge e dei Profeti, una volta
rivelato, non deve pi essere osservato alla lettera.
4. AGOSTINO. Poich ripeti discorsi gi tante volte respinti e
confutati, anche a noi non dispiacer ripetere la confutazione. Le
cose che i Cristiani non fanno secondo la Legge ed i Profeti sono
simbolo di queste che fanno. Quelle erano figura di quelle future ed
era inevitabile che venissero superate proprio dalle cose rivelate e
mostrate per mezzo di Cristo, cosicch, anche per il fatto stesso
che esse sono state superate, la Legge ed i Profeti hanno
compimento. Infatti l scritto questo: che Dio avrebbe concluso un
nuovo Testamento, non come quello che ho concluso con i loro
padri
6
, dice. Infatti quel popolo, in ragione del suo cuore di pietra,
aveva ricevuto molti precetti a lui pi conformi che buoni, con i
quali, tuttavia, erano prefigurate e profetizzate le cose future: ma
allora venivano messi in pratica da persone che non li
comprendevano. Una volta avvenute e manifestatesi le cose che da
quelli erano simboleggiate, non c' pi l'obbligo di farle ma si
leggono per capirne il significato. Cos, ancora, l si dice, riguardo a
una cosa futura: Toglier dal loro petto il cuore di pietra e dar loro
un cuore di carne
7
, cio non un cuore insensibile, ma sensibile. Di
qui le parole dell'Apostolo: non su tavole di pietra, ma sulle tavole
di carne dei vostri cuori
8
. Cos'altro disse se non cuore di carne?
Poich dunque anche questo era stato predetto, piuttosto non
avrebbero avuto compimento la Legge ed i Profeti se queste cose
non fossero state allontanate dalla nostra considerazione; perch
non sarebbe accaduto ci che avevano predetto; quando per
questo avviene, si comprende che la Legge e i Profeti hanno
compimento l dove vi sembra che non ne abbiano.
Sul riposo del sabato: polemica con i Manichei sui nomi dei
giorni e dei mesi.
5. E non ci spaventa il tuo insulto sul riposo del sabato, che chiami
" catene di Saturno ". senza senso e inopportuno, e non ti
sarebbe venuto in mente di esprimerlo se non perch voi venerate
il sole nel giorno chiamato " del Sole ". Invece, come noi chiamiamo
quel giorno " del Signore ", e in esso rendiamo culto non a questo
sole ma alla resurrezione del Signore, cos i padri osservarono il
riposo del sabato non perch venerassero Saturno, ma perch era
necessario osservarlo in questo modo, essendo ombra delle cose
future, come attesta l'Apostolo
9
. A quei giorni, il cui numero sette
ritorna ciclicamente, i Gentili imposero i nomi dei loro di. Di loro
dice l'Apostolo: hanno venerato e adorato la creatura al posto del
Creatore
10
. In questo aspetto li imitate anche voi, tranne nel fatto
che voi adorate i due astri pi luminosi, ma non le altre stelle, come
invece fanno loro. Ma anche ai mesi imposero i nomi dei loro di. In
onore di Romolo, che credettero figlio di Marte, dedicarono il primo
mese a Marte e lo chiamarono Marzo. E poi Aprile, che non deriva
da qualche nome di divinit ma dal fatto stesso dell'" apertura ",
poich in questo mese moltissimi germogli si schiudono e diventano
fiore. Il terzo mese chiamato Maggio, in onore della dea Maia,
madre di Mercurio. Il quarto chiamato Giugno da Giunone. Gli
altri mesi fino a Dicembre sono nominati a partire dai numeri. Ma il
quinto ed il sesto furono chiamati con i nomi degli uomini ai quali
avevano decretato onori divini, Giulio e Augusto; infatti il settimo,
Settembre, e gli altri, come dissi, fino a Dicembre sono chiamati
con il nome del loro numero. A sua volta Gennaio riceve il nome da
Giano, Febbraio dai sacri Februa dei Luperci. Volete dunque che si
dica che anche voi nel mese di Marzo venerate Marte? In quel
mese, infatti, festeggiate con gran pompa il vostro Bema. Se per
pensate che vi lecito nel mese di Marzo considerare un'altra
divinit, non Marte, perch a partire dal settimo giorno, che
chiamato sabato perch significa " riposo ", cercate di introdurre
Saturno nelle divine Scritture, per il fatto che i Gentili lo
chiamarono giorno di Saturno? Cos dunque vedete con quanta
empiet delirate!
Il senso figurato degli animali sacrificati secondo la legge.
6. Riguardo ai sacrifici degli animali, chi di noi non sa che furono
imposti conformemente alla perversit del popolo piuttosto che
offerti ad un Dio che li desiderasse? Ma tuttavia anche in essi ci
sono allusioni a noi: perch non possono esserci la nostra
purificazione e la propiziazione di Dio per noi senza sangue. La
verit di quelle figure Cristo, dal cui sangue siamo stati redenti e
purificati. Infatti nelle figure delle divine Scritture il toro
rappresenta Cristo per il potere della croce, poich con le sue corna
disperse gli empi; l'ariete per il grado supremo di innocenza; e il
capro per la sua somiglianza con la carne del peccato, affinch dal
peccato condannasse il peccato
11
. E se richiamerai alla memoria
pi precisamente qualche altro genere di sacrificio, ti mostrer che
anche in esso fu profetizzato Cristo. Di conseguenza sia la
circoncisione, sia il sabato, sia la distinzione fra i cibi, sia i sacrifici
immolati furono figure e profezie per noi; Cristo non venne ad
abolirle ma a dare compimento, quando comp ci che esse
preannunciavano. Bada a chi contraddici: l'Apostolo, dal quale
traggo queste parole: Ora ci avvenne come esempio per noi
12
.
Conclusioni: differenze sostanziali tra Cristiani e Manichei.
7. Infatti come Manicheo ti ha insegnato l'empia perversit di
accogliere del Vangelo ci che non di impedimento alla tua eresia,
e di non accogliere, invece, ci che lo , cos l'Apostolo ci ha
insegnato la pia cautela di chiamare antema chiunque ci abbia
annunziato altro da quello che abbiamo ricevuto
13
. Di conseguenza
i Cristiani cattolici vi annoverano tra la zizzania, perch il Signore
ha spiegato che cosa sia la zizzania: non alcune falsit introdotte
nelle vere Scritture, come tu hai interpretato, ma gli uomini figli del
maligno, cio imitatori della falsit del diavolo
14
. E non vero che
tali cristiani credono a tutto indistintamente: non credono
assolutamente, peraltro, a Manicheo ed agli altri eretici. E non
condannano l'uso della ragione da parte degli uomini, ma ci che
chiamate ragionamento essi dimostrano che errore. E non
ritengono empio distinguere il vero dal falso: perci distinguono la
falsit della vostra setta e la verit della fede cattolica. E non
temono di separare il bene dal male, ma riconoscono che il male
non naturale, perch contro natura. Non una certa stirpe delle
tenebre, che nasce da un suo stesso principio, ribelle e in
opposizione al regno di Dio, la quale ha veramente destato nel
vostro dio una paura pi grande dei fantasmi per i bambini. Dite
che egli si coperto con un velo per non vedere le sue membra
prese e devastate dall'assalto del nemico. Perci i Cristiani cattolici
non soffrono di angustia per questo versetto, quasi che non
osservino i precetti della Legge e dei Profeti: poich in virt della
grazia di Cristo hanno una carit perfetta verso Dio e il prossimo; e
da questi due precetti dipendono tutta la Legge ed i Profeti
15
. E
qualunque profezia vi sia allusivamente contenuta o sotto forma di
azioni, o di celebrazioni di sacramenti, o modi di esprimersi, ne
riconoscono il compimento in Cristo e nella Chiesa. Cos non
cediamo alla vana superstizione, n diciamo che quel versetto
evangelico falso, n neghiamo di essere discepoli di Cristo: poich
con quel rispetto della verit, che conformemente alle mie forze ho
tante volte esposto, Cristo venne non ad abolire, ma a dare
compimento, non ad un'altra legge n ad altri profeti che a quelli
cui l'autorit cattolica si mantiene fedele.

1 - Mt 5, 17.
2 - Mt 23, 15.
3 - Cf. Mt 15, 11.
4 - Cf. Mt 9, 13; 12, 7.
5 - Cf. Mt 13, 25.
6 - Cf. Ger 31, 32.
7 - Ez 11, 19.
8 - 2 Cor 3, 3.
9 - Cf. Col 2, 17.
10 - Rm 1, 25.
11 - Cf. Rm 8, 3.
12 - 1 Cor 10, 6.
13 - Cf. Gal 1, 8-9.
14 - Cf. Mt 13, 39.
15 - Cf. Mt 22, 40.
LIBRO DICIANNOVESIMO
Ges parl per placare il furore dei Giudei, preoccupati che
egli abolisse la legge.
1. FAUSTO. Non sono venuto per abolire la Legge e i Profeti, ma
per dare compimento
1
. Ecco, ammetto ormai questa affermazione.
Tuttavia occorre chiedersi perch Ges l'abbia detta: per placare il
furore dei Giudei, indignati nel vedere le loro norme sacre
calpestate da lui, e lui cos empio e irragionevole che non
ritenevano certo di doverlo ascoltare, tanto meno di doverlo
seguire? O per istruire e preparare noi, che da pagani eravamo
diventati credenti in lui, a sopportare pazientemente e con mitezza
il giogo dei comandi che la Legge e i Profeti dei Giudei ci ponevano
sul collo? Ma penso che neppure tu creda che Ges abbia proferito
queste parole per assoggettarci alla Legge ed ai Profeti degli Ebrei.
Perci, se non fu questa la causa di quell'affermazione, deve essere
la prima che ho detto. Non c' nessuno, infatti, che non sappia che i
Giudei sempre con parole ed opere insidiarono Cristo con
veemenza. E quelli, concludendo che la Legge ed i Profeti loro
venivano aboliti da Cristo, naturale che si indignassero. Perci egli
parl per reprimere il loro furore, perch non credessero che fosse
venuto ad abolire la legge, ma a darle compimento. E non ci fu n
falsit n inganno in questo: poich egli us la parola legge senza
far distinzioni e in senso assoluto.
Esistono tre generi di leggi e tre generi di profeti.
2. Ci sono per tre generi di leggi: una quella degli Ebrei, che
Paolo chiama legge del peccato e della morte
2
. La seconda quella
dei Gentili, che chiama legge di natura: I pagani, dice, per natura
agiscono secondo la legge; essi pur non avendo legge, sono legge a
se stessi; essi dimostrano che quanto la legge esige scritto nei
loro cuori
3
. Il terzo genere di legge la verit; sul suo significato
parimenti l'Apostolo dice: Poich la legge dello spirito che d vita in
Cristo Ges mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte
4
.
Poich, dunque, esistono tre leggi e Ges ci assicura che non venne
ad abolire la legge ma a portarla a compimento, necessario
riconoscere con grande cura ed attenzione di quale parl. Allo
stesso modo ci sono i profeti dei Giudei, quelli dei Gentili, quelli
della verit. Ma di certo nessuno farebbe domande sui profeti dei
Giudei, poich sono noti. Invece se qualcuno ha dei dubbi su quelli
dei Gentili ascolti Paolo, che scrivendo a Tito riguardo ai Cretesi
dice: Proprio un loro profeta disse: I Cretesi sono sempre bugiardi,
male bestie, ventri pigri
5
. E per questo non si deve dubitare che
anche i Gentili hanno i loro profeti. Che certamente anche la verit
ha i suoi profeti lo indicano tanto Paolo stesso quanto Ges. Ges
quando dice: Perci ecco, io vi mando sapienti e profeti; di questi
alcuni ne ucciderete di citt in citt
6
; Paolo, invece, quando dice:Il
Signore stesso li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli,
in secondo luogo come profeti
7
.
Ges parl della Legge e dei Profeti della Verit, non dei
Giudei.
3. Poich la Legge ed i Profeti sono di tre generi non abbastanza
evidente di quale di essi Ges abbia parlato; da quanto segue,
tuttavia, si possono fare congetture. Se infatti avesse nominato
subito la circoncisione e i sabati e i sacrifici e le osservanze
ebraiche e vi avesse aggiunto qualcosa per completare, non ci
sarebbero stati dubbi che avesse detto di essere venuto non ad
abolire ma a portare a compimento la Legge e i Profeti dei Giudei.
Invece non accenna a niente di tutto ci ed enumera solo i
comandamenti pi antichi: Non uccidere, non commettere
adulterio, non dire falsa testimonianza. Questi, per, come facile
provare, erano stati una volta promulgati alle nazioni nei tempi
antichi, da Enoch e Seth e da altri giusti simili a loro, ai quali
luminosi angeli avevano consegnato gli stessi comandamenti per
moderare la natura selvaggia dell'uomo. A chi non sembra che
Ges abbia parlato della Legge e dei Profeti della verit? E quindi
provato anche il suo adempimento di quelle stesse cose che
promise. Che dice, infatti? Avete inteso che fu detto agli antichi:
Non uccidere. Ma io vi dico: Non adiratevi affatto. l'adempimento.
Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio. Ma io vi dico:
Non siate affatto concupiscenti. l'adempimento. Fu detto: Non
spergiurare. Ma io vi dico: Non giurate affatto. Anche questo
l'adempimento. In questi comandamenti, infatti, conferma ci che
era antico e aggiunge ci che mancava. Dove poi parve aver
nominato alcuni precetti dei Giudei, quelli non li port a
compimento, ma anzi li estirp completamente con insegnamenti di
opposta tendenza. Cosa segue infatti? Avete inteso che fu detto:
Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico: Se uno ti
percuote la guancia, tu porgigli anche l'altra. Questo significa
abolizione. Fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico;
ma io vi dico: Amate i vostri nemici e pregate per i vostri
persecutori. Anche questo significa abolizione. Fu pure detto: Chi
ripudia la propria moglie, le dia l'atto di ripudio; ma io vi dico:
Chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la
espone all'adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette
adulterio
8
. Questi sono evidentemente i precetti di Mos e perci
sono stati aboliti; quelli dei giusti dell'antichit anche per questo
motivo sono stati invece portati a compimento. E se tu sei
d'accordo con tale interpretazione, non sar uno sproposito che
Ges abbia detto di non essere venuto ad abolire la legge ma a
portarla a compimento. Se invece non sei d'accordo con questa
nostra esposizione, procuratene un'altra: mi auguro soltanto che tu
non sia costretto a dire che Ges fu un bugiardo. Altrimenti dovresti
diventare giudeo: per non continuare ora ad abolire la legge che
Cristo stesso non abol.
Sarebbe pi arduo affrontare le obiezioni dei nazareni che la
sfrontatezza e la debolezza di Agostino!
4. E tuttavia se qualcuno dei Nazareni - che alcuni chiamano
Simmachiani -, obiettasse il fatto che Ges ha detto di non essere
venuto ad abolire la legge, per un po' rimarrei sospeso
nell'incertezza della risposta. E non a torto: perch alla sua venuta
era sia nel corpo che nell'animo sottomesso alla Legge ed ai Profeti.
Infatti questi di cui parlo praticano la circoncisione e osservano il
sabato e si astengono dalla carne di maiale e dalle altre
conformemente ai precetti della legge, tratti in errore anch'essi
come te, come dato di capire, da questo versetto nel quale Cristo
dice di non essere venuto ad abolire la legge ma a darle
compimento. Perci non sarebbe da nulla il conflitto contro tali
oppositori, finch non mi liberassi dall'imbarazzo di questo versetto;
ma non avr affatto paura di affrontare te, poich non hai forze su
cui contare e con sfrontatezza provochi affinch pi facilmente io
creda di essere indotto da te, piuttosto che costretto a credere che
Cristo abbia detto ci cui neppure tu, vedo, hai creduto. Pur non
mostrando, infatti, nessun indizio grazie al quale la Legge ed i
Profeti sembrino non aboliti ma portati a compimento, mi
rimproveri di inerzia e di prevaricazione, sulla base della mia
obiezione a questo versetto. Forse anche tu ti vanti di quell'osceno
segno distintivo della circoncisione, come un giudeo o un nazareno?
Alzi le sopracciglia, orgoglioso di osservare il sabato? Ti senti
contento di astenerti dalla carne di maiale? Ed infine esulti per aver
saziato Dio con il sangue delle vittime ed i fumi degli olocausti
giudei? Se non fai niente di tutto ci, perch sostieni con tutte le
tue forze che Cristo non venuto ad abolire la legge ma a portarla
a compimento?
Il primo approccio di Fausto con Cristo e il rischio di
scivolare nell'errore dell'osservanza dei precetti.
5. Perci rinnovo incessantemente il ringraziamento al mio maestro
che mi ha similmente trattenuto dallo scivolare in questo errore,
affinch io oggi fossi cristiano. Perch anch'io, dopo aver letto
questo versetto da sprovveduto, come te, avevo quasi deciso di
diventare giudeo. E non a torto: infatti se Cristo non venne ad
abolire la legge ma a portarla a compimento (e non si dice che si
rende pieno un vaso vuoto ma uno gi mezzo riempito) a me
sembrava che solo un israelita potesse diventare cristiano perch,
gi ampiamente pieno della Legge e dei Profeti, sarebbe venuto a
Cristo dovendo riempirsi con ci che ancora sembrava capace di
contenere. Se per non avesse disatteso i precetti gi posseduti;
altrimenti il suo sarebbe stato non un compimento ma uno
svuotamento. Ma io, venendo dai Gentili, credevo di essermi
avvicinato inutilmente a Cristo, poich non avevo preso niente, da
ci che aggiungeva, che potesse riempirmi. Cercando dunque quale
fosse mai la quantit dei precetti antichi trovo i sabati, la
circoncisione, i sacrifici, i novilunii, i battesimi, i pasti con pane
azzimo, le distinzioni di cibi, di bevande, di vestiti, ed altre cose che
sarebbe lungo enumerare. Credetti, perci, che fosse questo e non
qualcos'altro ci che Cristo aveva detto non essere venuto ad
abolire ma a portare a compimento. E non a torto: cos' infatti una
legge senza precetti? Che cosa i profeti senza profezie? Oltre a ci
trovo anche quell'amara e ineffabile maledizione contro quelli che
non si siano mantenuti fedeli a tutte quelle cose scritte nel libro
della legge perch vengano fatte
9
. E da un lato temendo, per cos
dire, la maledizione di Dio, dall'altro ascoltando Cristo che, come
Figlio di Dio, diceva di non essere venuto ad abolire quelle cose ma
a portarle a compimento, guarda se qualcosa potesse ormai
impedirmi di diventare giudeo. Ma mi strapp da questo pericolo la
veneranda fede di Manicheo.
Conclusioni: o il versetto falso o il suo significato un
altro.
6. Tuttavia con che coraggio, mi chiedo, mi rinfacci queste cose, o
perch credi che sia contro di me soltanto quello che non sembra
meno contro di te? Se Cristo non ha abolito la Legge ed i Profeti,
neppure i Cristiani debbono farlo. Perch dunque li abolite? Forse a
poco a poco riconoscete di non essere Cristiani? Perch profanate
con ogni genere di lavoro il giorno di sabato, sacrosanto per la
Legge e per tutti i Profeti, nel quale attestano che lo stesso creatore
del mondo, Dio, si riposato
10
, e non temete molto n la pena di
morte che stabil contro i suoi violatori n l'infamia della
maledizione? Perch proteggete il vostro corpo da quel disonorevole
segno distintivo della circoncisione, onorevole per la Legge e per
tutti i Profeti, soprattutto per Abramo, dopo che si credette alla sua
fede, dal momento che il Dio dei Giudei, particolarmente, proclama
che sar eliminato dal suo popolo chiunque non sar stato segnato
prima da questa ignominia
11
? E perch trascurate i sacrifici
prescritti, che n Mos ed i profeti sotto la legge, n Abramo nella
sua fede considerarono secondari? E perch, allora, contaminate le
vostre anime non facendo distinzioni tra i cibi, se credete che Cristo
non venne ad abolire queste cose ma a portarle a compimento? E
perch profanate la consuetudine annuale degli azzimi e il sacrificio
dell'agnello, che la Legge ed i Profeti prescrivono di osservare per
sempre? Perch, insomma, non evitate di infrangere i noviluni, i
battesimi, la festa dei tabernacoli e altre cerimonie carnali di questo
genere della Legge dei Profeti, se Cristo non le ha abolite? Perci
non avrei torto a dire che se volete che si mantenga salda la
ragione di questo vostro disprezzo, necessario o che neghiate di
essere discepoli di Cristo o che ammettiate una buona volta che
Cristo ha abolito per primo tutti questi precetti. Una volta ammesso
ci da parte vostra, allora consegue che o falsamente fu scritto che
egli disse di non essere venuto ad abolire la legge ma a portarla a
compimento; o che questo versetto significa non so cosa di
interamente differente da quanto voi supponete.
La legge data per mezzo di Mos divenne grazia e verit per
mezzo di Cristo.
7. AGOSTINO. Se ormai consenti che Cristo abbia detto: Non sono
venuto ad abolire la Legge o i Profeti, ma per dare compimento
12
,
e poich ti sembra difficile venire contro l'autorit del Vangelo,
allora ti sembrer difficile anche venire contro l'Apostolo, quando
dice: Ora ci avvenne come esempio per noi
13
; e ancora quando
dice di Cristo: Il Figlio di Dio non fu " s " e " no ", ma in lui c'
stato il " s ". E in realt tutte le promesse di Dio in lui sono
divenute " s "
14
; cio in lui sono state rivelate, in lui portate a
compimento. E allora vedrai senza essere offuscato quale legge
venne a portare a compimento ed in qual modo l'abbia fatto. E non
continuerai a diffonderti passando per i tre generi di leggi ed i tre
generi di profeti, cercando dove uscire e non trovando la via.
Perch chiaro (e che sia pi luminoso della luce lo attesta spesso
anche la scrittura del Nuovo Testamento) quale legge e quali profeti
Cristo non venne ad abolire, ma a portare a compimento. Si tratta
proprio di quella legge, infatti, che, data per mezzo di Mos,
divenne grazia e verit per mezzo di Ges Cristo
15
. Proprio quella
legge, dico, data per mezzo di Mos, del quale Cristo disse: Perch
di me egli ha scritto
16
. indubbiamente proprio quella legge che
sopraggiunse perch abbondasse il peccato
17
: parole che di solito
avete sulla bocca, senza capire nulla, per biasimarla. Allora leggi e
renditi conto che si tratta proprio di quella della quale si dice: Cos
la legge santa e santo e giusto e buono il comandamento. Ci
che bene allora diventato morte per me? No davvero. Ma il
peccato, per rivelarsi peccato, servendosi di ci che bene mi ha
dato la morte
18
. La legge, infatti, non ordinava il peccato, affinch,
con il suo sopraggiungere, esso abbondasse; ma l'aggiunta del
santo, buono e giusto comandamento aveva reso i superbi molto
sicuri di s, rei anche di prevaricazione; umiliati in quel modo
impararono che spetta alla grazia attraverso la fede non essere pi
sottoposti alla legge per via della trasgressione, ma uniti alla legge
per via della giustizia. Lo stesso Apostolo dice: Prima per che
venisse la fede, noi eravamo rinchiusi sotto la custodia della legge,
in attesa della fede che doveva essere rivelata. Cos la legge per
noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo. Ma appena
giunta la fede noi non siamo pi sotto un pedagogo
19
. Poich
l'accusa della legge non ci lega, ormai liberati dalla grazia. Infatti,
prima che ricevessimo, in umilt, la Grazia spirituale, la lettera ci
mortificava soltanto, ordinandoci ci cui non potevamo adempiere.
Perci Paolo dice: La lettera uccide, lo Spirito d vita
20
. Ed ancora
egli dice: Se infatti fosse stata data una legge capace di conferire la
vita, la giustificazione scaturirebbe davvero dalla legge; la Scrittura
invece ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perch ai credenti la
promessa venisse data in virt della fede in Ges Cristo
21
. E
parimenti dice: Infatti ci che era impossibile alla legge, perch la
carne la rendeva impotente, Dio lo ha reso possibile mandando il
proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato, perch
condannasse il peccato nella carne, perch la giustizia della legge si
adempisse in noi, che non camminiamo secondo la carne ma
secondo lo spirito
22
. Ecco cosa significa: Non venni ad abolire la
legge ma a portarla a compimento. Perch appunto la legge
incaten i superbi anche con la colpa della prevaricazione,
accrescendo il peccato con l'ordinare ci cui essi non possono
adempiere; la giustizia della stessa legge portata a compimento
dalla grazia dello Spirito in coloro che imparano ad essere miti ed
umili di cuore da Cristo, che venne non ad abolirla, ma a portarla a
compimento. Inoltre, poich anche se siamo posti sotto la grazia, in
questa vita mortale difficile portare perfettamente a compimento
ci che scritto nella legge: Non desiderare
23
, egli, fatto sacerdote
per il sacrificio della sua carne, ottiene per noi il perdono, portando
a compimento la legge anche in questo; cosicch ci in cui meno
riusciamo con la nostra debolezza recuperato con la perfezione di
colui del cui capo noi siamo stati fatti membra. Perci Giovanni
dice: Figlioli, vi scrivo queste cose perch non pecchiate; ma se
qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Ges
Cristo giusto. Egli vittima di espiazione per i nostri peccati
24
.
La profezia che prometteva l'avvento del Salvatore
divenuta verit in Ges Cristo.
8. Le profezie, poi, le ha portate a compimento quando in lui la
promessa di Dio diventata verit. Ho ricordato poc'anzi quanto
detto dall'Apostolo: E in realt tutte le promesse di Dio in lui sono
divenute S. Ed ancora: Dico infatti che Cristo si fatto servitore dei
circoncisi in favore della veracit di Dio, per compiere le promesse
dei padri
25
. Ci che dunque era promesso nei profeti, sia
apertamente sia attraverso figure sotto forma di parole o di azioni,
stato portato a compimento in lui, che non venne ad abolire la
Legge ed i Profeti, ma a portarli a compimento. Invece voi non
capite che se certe azioni e riti, che prefiguravano cose future,
ancora venivano compiute dai Cristiani, l'unico significato era che
non erano ancora venute quelle cose allora prefigurate. Ci che,
infatti, preannunciato come ancora da venire, o non viene ancora
o, se gi venuto, il suo preannuncio superfluo ed ingannevole.
Perci dove a voi sembra che Cristo non abbia portato a
compimento i profeti, perch non sono fatte dai Cristiani certe cose
che sono state istituite grazie ai profeti, affinch fossero fatte dagli
Ebrei, quella piuttosto la prova dell'avvenuto compimento. Fino a
tal punto, infatti, stata portata a compimento ogni cosa
profetizzata con tali figure, da non venir pi profetizzata per mezzo
di esse. Riguarda questo, infatti, ci che il Signore stesso dice: La
Legge e i Profeti fino a Giovanni
26
. La legge, infatti, che
rinchiudeva i trasgressori in una colpa ulteriore in virt di quella
fede che in seguito stata rivelata, divenuta grazia attraverso
Ges Cristo, per mezzo del quale la grazia ha sovrabbondato:
perci quella che non era compiuta con l'imperativo della lettera fu
portata a compimento con la libert della grazia. Allo stesso modo
ogni forma di profezia che nella legge prometteva l'avvento del
Salvatore, non solo a parole ma anche con la figura di certe azioni,
divenuta verit in Ges Cristo. Perch la legge fu data per mezzo
di Mos, la grazia e la verit vennero per mezzo di Ges Cristo
27
.
Dal suo avvento cominci ad essere annunziato il regno di Dio: La
Legge e i Profeti fino a Giovanni; la legge per far sentire colpevoli
quelli che desiderano la salvezza; i profeti per promettere l'avvento
del Salvatore. Chi non sa che ci sono stati altri profeti nella Chiesa
dopo l'ascensione di Cristo? Di essi Paolo dice: Alcuni perci Dio li
ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo
luogo come profeti, in terzo luogo come maestri
28
e cos via.
Pertanto non si rifer a loro: La Legge e i Profeti fino a Giovanni, ma
a quelli che profetizzarono il primo avvento di Cristo. Tale avvento,
poich si compiuto, non potrebbe assolutamente essere ancora
profetizzato.
Il cristiano e la circoncisione, il battesimo,.il sabato.
9. Di conseguenza, quando chiedi perch un cristiano non sia
circonciso nella carne se Cristo non venne ad abolire la legge ma a
portarla a compimento, rispondo che il cristiano non circonciso
proprio perch ci che era profetizzato da quella circoncisione ormai
Cristo lo ha portato a compimento. Infatti la resurrezione di Cristo
ha portato a compimento ci che era simboleggiato in quel rito:
l'essere spogliati della natura carnale. Ci che avverr nella nostra
resurrezione garantito dal sacramento del Battesimo. Il
sacramento della vita nuova non doveva del tutto essere messo da
parte, poich in noi la resurrezione dei morti deve ancora avvenire;
e tuttavia cambi in meglio, con il Battesimo seguente, perch gi
avvenuto quello che mai era avvenuto: che a noi venisse offerto
l'esempio della futura vita eterna nella resurrezione di Cristo.
Quando chiedi perch un cristiano non osservi il riposo del sabato,
se Cristo non venne ad abolire la legge, ma a portarla a
compimento, rispondo: anzi, proprio per questo il cristiano non
l'osserva, poich ci che era profetizzato in quella figura Cristo l'ha
ormai portato a compimento. Abbiamo il nostro sabato in lui, che
disse: Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi
ristorer. prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che
sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre
anime
29
.
I Cristiani non osservano ci che le figure del V. Testamento
promettevano in modo profetico, perch Cristo le ha portate
a compimento.
10. Quando chiedi perch un cristiano non osservi la distinzione nei
cibi, che comandata nella legge, se Cristo non venne ad abolire la
legge, ma a portarla a compimento, rispondo: anzi, proprio per
questo il cristiano non l'osserva, poich ci che era profetizzato in
quella figura Cristo l'ha ormai portato a compimento, non
ammettendo nel suo corpo, che nei suoi santi predestin alla vita
eterna, niente che attraverso quegli animali era simboleggiato nella
condotta degli uomini. Quando chiedi perch un cristiano non offra
a Dio sacrifici di carne e di sangue di animali immolati, se Cristo
non venne ad abolire la legge, ma a portarla a compimento,
rispondo che, anzi, a maggior ragione il cristiano non deve pi fare
di queste offerte, perch ci che con esse era profetizzato Cristo lo
ha portato a compimento immolando la sua carne e il suo sangue.
Quando chiedi perch un cristiano non osservi gli azzimi come
fanno i Giudei, se Cristo non venne ad abolire la legge, ma a
portarla a compimento, rispondo che, anzi, a maggior ragione il
cristiano non li osserva, perch ci che era profetizzato da quella
figura, tolto il lievito della vecchia vita, Cristo lo ha portato a
compimento, indicando la nuova vita
30
. Quando chiedi perch il
cristiano non celebri la Pasqua dell'agnello, se Cristo non venne ad
abolire la legge, ma a portarla a compimento, rispondo che per
questo motivo il cristiano non celebra pi la Pasqua cos, perch ci
che era preannunziato da quella figura, Cristo, agnello senza
macchia, lo ha portato a compimento con la sua passione. Quando
chiedi per quale motivo un cristiano non celebri i noviluni prescritti
nella legge, se Cristo non venne ad abolire la legge, ma a portarla a
compimento, rispondo che, anzi, per questo il cristiano non li
celebra, perch ci che doveva essere preannunziato, motivo per
cui erano celebrati, Cristo l'ha portato a compimento. Infatti la
celebrazione del novilunio preannunciava una nuova creatura, della
quale l'Apostolo dice: Quindi se uno in Cristo, una creatura
nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove
31
.
Quando chiedi perch il cristiano non osservi le abluzioni per
ciascuna forma di impurit, se Cristo non venne ad abolire la legge,
ma a portarla a compimento, rispondo che il cristiano non le
osserva proprio perch erano figura di quelle future, che Cristo ha
portato a compimento. Venne infatti a seppellirci insieme con s
nella morte per mezzo del Battesimo, cosicch come Cristo
risuscitato dai morti cos anche noi possiamo camminare in una vita
nuova
32
. Quando chiedi perch la festa dei tabernacoli non sia una
solennit per i Cristiani, se la legge stata portata a compimento
da Cristo, non abolita, rispondo che tabernacolo di Dio sono i suoi
fedeli, nei quali si degna di abitare se sono uniti e in un certo senso
legati strettamente nella carit. E proprio per questo i Cristiani non
osservano ci che quella figura prometteva in modo profetico:
perch Cristo l'ha portato a compimento nella sua Chiesa.
Conclusione: l'osservanza dei precetti della Scrittura
preannunci Cristo, venuto il quale essa venne meno.
11. Ed ora, conformemente all'impegno assunto, ho toccato con
quanta brevit potessi questi argomenti perch non fossero lasciati
passare nel silenzio. I restanti discorsi, fatti minutamente ed
analiticamente, riempirono molti ed ampi libri, i quali non
mostrarono altro se non che Cristo era stato profetizzato. Cos tutti
quei precetti tratti dalla Scrittura che credete non vengano
osservati dai Cristiani perch Cristo li avrebbe aboliti, si scopre
piuttosto che non sono osservati dai Cristiani perch Cristo li ha
portati a compimento. In effetti, proprio l'osservanza di tali figure
preannunci Cristo. Allora che c' di strano, di assurdo, anzi di non
congruente e irragionevole se dopo il suo arrivo cess tutto ci che
veniva fatto cos da preannunciarlo? Le figure di quelle cose che
venivano osservate perch proprio dalla loro osservanza fosse
profetizzata la venuta prossima di Cristo, non si deve credere che
con l'avvento di Cristo non siano state portate a compimento
perch con la sua venuta non sono osservate; al punto che
sarebbero ancora osservate se non fossero state portate a
compimento con l'avvento di Cristo. Gli uomini, poi, non possono
unirsi sotto nessuna religione, sia vera sia falsa, se non saranno
legati da una forma di condivisione di segni distintivi o sacramenti
visibili; la forza di quei sacramenti ha un valore inenarrabile e
perci chi li disprezza diventa sacrilego. In modo empio essa viene
disprezzata, ma senza di essa la piet non si esprime appieno.
La forza dei sacramenti la carit.
12. vero, per, che visibili sacramenti di piet possono trovarsi
anche negli empi, come leggiamo del santo Battesimo ricevuto
anche da Simon Mago
33
. Gli empi diventano tali e quali li definisce
l'Apostolo: Con la parvenza della piet, mentre ne hanno rinnegata
la forza interiore
34
. La forza interiore della piet, invece, il fine
del comandamento, cio carit che sgorga da un cuore puro, da
una buona coscienza e da una fede sincera
35
. Per cui l'apostolo
Pietro, parlando del sacramento dell'arca nella quale la famiglia di
No fu salvata dal diluvio, dice: Cos, con una figura simile, il
battesimo ora salva voi. E perch non credessero che fosse loro
sufficiente un sacramento visibile, per mezzo del quale avevano la
forma della piet, e negassero la sua forza vivendo in modo
dissoluto e immorale, subito aggiunse: Esso non rimozione di
sporcizia del corpo, ma invocazione di salvezza di una buona
coscienza
36
.
I nuovi sacramenti istituiti da Cristo.
13. Perci i primi sacramenti, che erano osservati e celebrati
secondo la legge, erano segni che annunziavano Cristo venturo;
poich Cristo li ha portati a compimento con il suo avvento, sono
stati aboliti. E sono stati aboliti poich sono stati portati a
compimento. Non venuto, infatti, ad abolire la legge, ma a
portarla a compimento. Ed altri sono stati istituiti, pi forti quanto
al valore, pi benefici quanto al loro uso, pi facili da mettere in
atto, di numero minore, cos come stata rivelata la rettitudine
della fede e i figli di Dio sono stati chiamati alla libert ed stato
tolto il giogo della schiavit
37
, che si addiceva ad un popolo duro e
carnale.
Gli antichi giusti soffrirono in nome della fede verso ci che
ora al cristiano stato rivelato.
14. Se gli antichi uomini giusti, che capivano che in quei
sacramenti era preannunziata la futura rivelazione della fede, della
quale anche allora essi vivevano, sebbene ancora velata e nascosta,
e tuttavia compresa con il dono della piet - perch in questa vita
nessuno pu essere giusto se non chi vive di fede
38
-; se dunque
gli antichi uomini giusti furono pronti a soffrire con fermezza ogni
tribolazione e tortura per amore di quei sacramenti e di quelle
figure che preannunciavano cose non ancora compiutesi - e la
maggior parte li soffr -; se noi celebriamo i tre fanciulli e Daniele,
poich non vollero essere contaminati dalla mensa del re
39
, poich
era contrario al sacramento del loro tempo; se noi presentiamo con
grande ammirazione i Maccabei, che non vollero toccare il cibo di
cui ora i Cristiani fanno uso legittimamente, dal momento che allora
non era lecito in ragione del tempo profetico
40
, quanto pi ora un
cristiano dovrebbe essere pronto a soffrire ogni cosa in nome del
Battesimo di Cristo, dell'Eucaristia di Cristo, del segno di Cristo,
poich quelle sono state le promesse di ci che doveva compiersi, e
questi sono prove di ci che ha avuto compimento? Infatti ci che
ancora promesso alla Chiesa, cio al corpo di Cristo, ed
proclamato nella rivelazione e nel salvatore stesso, capo del corpo,
mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Ges
41
, gi stato
portato a compimento. Cosa promesso, infatti, se non la vita
eterna, con la resurrezione dai morti? Questo gi stato portato a
compimento in quella carne, poich il Verbo si fece carne ed abit
in mezzo a noi
42
. Allora, dunque, la fede era nascosta, poich tutti i
giusti ed i santi di quei tempi credevano e speravano le stesse
cose; e tutti quei sacramenti e riti sacri esprimevano promesse
future; ora, invece, stata rivelata la fede nella quale era rinchiuso
il popolo sotto la custodia della legge
43
; e ci che promesso a
quanti credono nel giudizio, gi stato portato a compimento
nell'esempio di colui che non venne ad abolire la Legge ed i Profeti,
ma a portarli a compimento.
Domanda sul valore della fede prima e dopo la resurrezione
di Cristo.
15. Tra gli studiosi delle sacre Scritture ci si chiede se la fede in
Cristo prima della sua passione e risurrezione (fede che acquisivano
mediante rivelazioni o attingevano nei profeti) ebbe presso gli
antichi giusti tanta efficacia quanta ne ha ora la fede in Cristo che
pat ed risorto; se proprio l'effusione del sangue dell'Agnello di
Dio, che avvenne, come egli stesso dice, per molti, in remissione
dei peccati
44
abbia conferito o aggiunto qualche beneficio ed abbia
purificato anche quelli che, pur credendo a questo evento, partirono
da questa vita prima che avvenisse; e se la sua morte sia giunta a
visitare anche i morti, in vista della liberazione. Ma ora sarebbe
troppo lungo - e non necessario a quest'opera - discutere tale
questione approfondendola, o anche delinearla convalidando quanto
stato trovato in essa.
Prima del compimento della legge era lecito esprimersi con
verbi al futuro; con la venuta di Cristo si deve usare il tempo
passato.
16. Intanto sar sufficiente dimostrare, contro la calunniosa
ignoranza di Fausto, quanto vaneggino, sbagliando, coloro che
credono che, una volta cambiati i segni ed i sacramenti, siano
diverse anche le cose che il rito profetico preannunci come
promesse e di cui il rito evangelico annunci il compimento; e
quanto vaneggino coloro che ritengono che, essendo le cose
sempre identiche, non si sarebbe dovuto annunziarne il
compimento con sacramenti diversi, rispetto a quelli che lo
preannunciavano futuro. Se infatti i suoni delle parole del nostro
linguaggio cambiano secondo il tempo ed una medesima cosa in un
modo si dice che " deve esser fatta ", in un altro che " stata fatta
", cos come queste due parole appena dette (" deve esser fatta ", "
stata fatta ") non hanno prodotto un suono secondo identici
intervalli di tempo, n mediante le stesse lettere e sillabe; che cosa
c' di strano se con alcuni misteriosi segni distintivi sono state
promesse la futura passione e la futura resurrezione di Cristo, con
altri si annuncia che gi avvenuta? Dal momento che le stesse
parole " avverr " e " avvenuta ", " patir " e " ha patito ",
"risorger " ed " risorto " non hanno potuto presentarsi con
lettere uguali n produrre un suono simile? Cos'altro sono, infatti i
singoli sacramenti del corpo, se non - per cos dire - certe parole
visibili, sacre, certo, eppure mutevoli e temporanee? Perch Dio
eterno, ma non l'acqua ed ogni azione materiale che si compie,
avviene e passa quando battezziamo; di nuovo anche le stesse
sillabe, che risuonano rapidamente e passano in un momento,
quando si dice "Dio ", se non si pronunciano non avviene la
consacrazione. Tutte queste azioni passano, i suoni passano, ma la
forza che attraverso essi opera rimane perennemente, ed il dono
spirituale che si introduce attraverso essi eterno. Allora dire: se
Cristo non avesse abolito la Legge ed i Profeti, i sacramenti della
Legge e dei Profeti, sarebbero ancora conservati nelle comunit e
nelle celebrazioni dei cristiani, equivale ad affermare che se Cristo
non avesse abolito la Legge ed i Profeti dovrebbero essere ancora
promesse la sua nascita futura, la sua morte, la sua resurrezione;
mentre non li ha aboliti, ma li ha portati a compimento, perch non
pi promesso che nascer, soffrir, risorger (come quei
sacramenti un tempo proclamavano), ma si annuncia che nato,
ha sofferto, risorto (come ora proclamano questi sacramenti
amministrati dai cristiani). Chi dunque venne non ad abolire la
Legge ed i Profeti, ma a portarli a compimento, proprio con il
compimento ha tolto quelle cose attraverso le quali ancora era
promesso che doveva compiersi ci che risulta ormai compiuto.
Proprio come se avesse eliminato queste parole: " nascer, soffrir,
risorger ", che erano appropriate quando queste cose dovevano
avvenire, e avesse stabilito di dire " nacque, soffr, risorto ", che
sono appropriate ora che quelle cose sono state portate a
compimento e perci eliminate.
Il cammino verso la fede in Cristo dei primi Giudei e dei
Gentili.
17. Come dunque codeste parole, cos quei sacramenti del popolo
antico dovettero essere tolti e sostituiti perch ormai sono stati
portati a compimento per mezzo di Colui che non venne ad abolire
la Legge ed i Profeti. Ai primi cristiani, che da Giudei erano venuti
alla fede, finch non venissero persuasi per gradi ad abbandonare
una consuetudine tanto antica e venissero condotti ad una perfetta
comprensione, e poich erano nati ed erano stati educati in tal
modo, gli apostoli permisero di conservare i riti e la tradizione dei
padri; ed esortarono quelli che avevano questo compito ad
accettare la loro lentezza e le loro consuetudini. Ne risulta che
l'Apostolo circoncise Timoteo, di madre giudea e padre greco
45
, per
riguardo a quelli presso cui era venuto con lui; ed egli stesso
conserv tale consuetudine tra loro, non con una finzione
ingannevole, ma con un saggio proposito. Poich codesti
sacramenti non erano nocivi n ai nati n a quanti erano stati
educati in tal modo, sebbene non fossero pi necessari a
simboleggiare cose future. Sarebbe stato pi nocivo proibirli perch
dannosi, fra quegli uomini fino ai quali dovettero conservarsi.
Poich Cristo, che era venuto a portare a compimento tutte quelle
profezie, li aveva trovati iniziati alla loro religione; cosicch gli altri
ormai, che non erano vincolati da nessun obbligo di tal genere, ma
come da un muro opposto, cio dal prepuzio, si incontravano con
Cristo, pietra angolare, non erano costretti a nulla di simile
46
. Se
invece, come Timoteo, avessero voluto spontaneamente avvicinarsi
ed incontrarsi con quelli che erano venuti dalla circoncisione ed
erano ancora dediti a tali sacramenti, non sarebbe stato loro
proibito. Ma se avessero creduto che dalle opere della legge
dipendesse la loro speranza e la loro salvezza gli sarebbe stato
proibito come se si trattasse di una peste fatale. Da qui deriva
quanto l'Apostolo dice: Ecco, io Paolo vi dico: Se vi fate circoncidere
Cristo non vi giover nulla
47
; cio se lo avessero fatto come
volevano e come erano stati persuasi a credere da alcuni depravati:
convinti che senza queste opere della Legge non avrebbero potuto
essere salvi
48
. Infatti, poich i Gentili si avvicinarono alla fede in
Cristo soprattutto grazie alla predicazione dell'apostolo Paolo (come
era giusto che facessero), cos da non essere oppressi da nessuna
osservanza giudaica - poich quelli in et avanzata trovavano un
impedimento alla fede nella paura verso quelle insolite cerimonie,
soprattutto la circoncisione; e poich non erano stati imbevuti in
tali sacramenti fin dalla loro nascita, se fossero divenuti proseliti
nella maniera d'una volta era come se con quei misteri si
promettesse che Cristo doveva ancora venire - dunque
avvicinandosi alla fede in questo modo, come ormai era necessario
che i Gentili facessero, quelli che vi si erano accostati a partire dalla
circoncisione, non comprendendo perch a loro fossero permessi
quei sacramenti e perch ai Gentili non dovessero essere imposti,
avevano cominciato a perturbare la Chiesa con alcuni disordini
carnali, perch i Gentili ammessi a far parte del popolo di Dio non
diventavano proseliti nel modo consueto con la circoncisione della
carne ed altre simili osservanze della Legge. E fra questi Gentili
c'erano di quelli che insistevano molto perch ci avvenisse, per
paura dei Giudei fra i quali vivevano. Contro questi l'apostolo Paolo
scrisse spesso; e riprese con un fraterno rimprovero anche Pietro,
che si era lasciato attirare nella loro ipocrisia
49
. Ma dopo che gli
apostoli si furono riuniti, anche con la loro decisione stabilirono che
i Gentili non dovessero essere obbligati a queste opere della
Legge
50
. Dispiacque ad alcuni Cristiani circoncisi, che non
riuscivano a comprendere che tali osservanze non erano state
proibite a quelli soli che la fede rivelata aveva gi trovato imbevuti
di esse, affinch giungesse a pieno compimento in loro la stessa
opera profetica in cui, prima del compimento della profezia, si
erano gi impegnati; ed affinch, se da quelle osservanze fossero
stati allontanati, non sembrasse che quella opera profetica fosse
stata disapprovata piuttosto che portata a termine. Se, invece, tali
osservanze fossero state imposte anche ai Gentili, si sarebbe
creduto o che non erano state istituite per preannunciare Cristo o
che ancora lo preannunciavano. Perci all'antico popolo di Dio,
prima che Cristo venisse a portare a compimento la Legge ed i
Profeti, fu richiesto di osservare tutte quelle cose che
preannunciavano Cristo. Liberi furono quelli che capivano a cosa
servivano, servi quelli che non lo capivano. Ma quanto al popolo
successivo, che si accost alla fede con cui si predicava che Cristo
era gi venuto, aveva sofferto ed era risorto, certo se si trattava di
uomini che la fede aveva trovato gi preparati a tali sacramenti,
non erano costretti ad osservarli n era loro proibito farlo; invece, a
quanti avevano creduto trattandosi di uomini liberi, non costretti da
alcuna necessit di stirpe, di consuetudine, di convenienza,
addirittura era proibito; cos attraverso di loro avrebbe cominciato
ad essere manifesto che tutte quelle cose erano state istituite
perch dovevano preannunciare Cristo; dopo la sua venuta e
l'adempimento di queste promesse, era necessario che cessassero.
Alcuni credenti nella circoncisione, che non lo capivano, non
contenti perci di questa regolata distribuzione dello Spirito Santo
operante per mezzo degli apostoli, si ostinarono in quella
perversione, per costringere anche i Gentili a vivere secondo la
legge giudaica. Sono quelli che Fausto ha ricordato con il nome di
Simmachiani o Nazareni, i quali fino ai nostri giorni, pur essendo
pochi ormai, tuttavia ancora continuano a sussistere come setta.
I Cristiani osservano i precetti riguardanti la condotta, ma
non quelli legati alla promessa della venuta di Cristo.
18. Da cosa, dunque, costoro muovono accusa alla Legge ed ai
Profeti, dicendo che Cristo venne ad abolire la legge piuttosto che a
portarla a compimento? Perch i Cristiani non osservano ci che vi
prescritto? I Cristiani non osservano solo quelle cose che
preannunciavano Cristo! E non le osservano perch Cristo ha
portato a compimento quelle promesse, e quelle che sono state
ormai portate a compimento non sono pi preannunciate. E i segni
che le preannunciavano avrebbero dovuto avere un termine presso
uomini che erano stati trovati gi imbevuti di tali promesse dalla
fede in un Cristo che veniva a portarle a compimento? I Cristiani
non osservano, infatti, ci che scritto: Ascolta, Israele: Il Signore
Dio tuo, l'unico Dio: Non ti farai idolo
51
e cos via? I Cristiani non
osservano ci che detto l: Non pronuncerai invano il nome del
Signore tuo Dio? I Cristiani non osservano persino il sabato, che
serve per comprendere il senso del vero riposo? I Cristiani non
onorano i loro genitori, secondo quanto l comandato? I Cristiani
non si astengono dall'adulterio, dall'omicidio, dal furto, dalla falsa
testimonianza o dal desiderare la donna d'altri o dal desiderare la
roba d'altri: tutte cose che sono scritte nella legge
52
? Questi
precetti riguardano la condotta, quei sacramenti riguardano le
promesse: i primi sono portati a compimento con l'aiuto della
grazia, i secondi con il dono della verit. Entrambi per mezzo di
Cristo, che ha sempre donato quella grazia ed anche ora la rivela; e
che allora prometteva questa verit che ora manifesta; perch la
legge fu data per mezzo di Mos, la grazia e la verit vennero per
mezzo di Ges Cristo
53
. Pertanto queste cose che sono custodite in
una coscienza che vive rettamente sono portate a compimento da
una fede che opera per mezzo della carit
54
, mentre quelle il cui
oggetto aveva il significato di una promessa, una volta espressa la
loro sostanza, sono passate. Cos avvenuto anche per quelle cose
che non sono state abolite ma portate a compimento; perch Cristo
non le mostr vane n fallaci quando rivel ci che era promesso
dal loro significato.
Cristo non fece distinzione di precetti da portare a
compimento.
19. Pertanto non vero che il Signore Ges non port a
compimento certi precetti (come crede Fausto), che erano stati gi
annunziati da uomini giusti prima della legge di Mos, come: Non
uccidere, che invece non confut ma piuttosto conferm quando
richiam dall'ira e dall'ingiuria
55
, e che invece abol alcuni che
sembravano peculiari della legge degli Ebrei, come Occhio per
occhio, dente per dente, che sembra piuttosto aver eliminato che
confermato, quando dice: ma io vi dico di non opporvi al malvagio;
anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra
56
,
ecc. Noi infatti diciamo che anche queste cose che costoro credono
abolite da Cristo, riconoscendole come contrarie, e che siano state
istituite opportunamente allora, in considerazione di quei tempi, ora
non sono state abolite da Cristo, bens portate a compimento.
Vari casi in cui Cristo ha portato a compimento la giustizia e
l'insegnamento della legge: l'ingiuria contro il fratello;
20. Perci, in primo luogo, chiedo a costoro se quegli antichi giusti,
Enoch e Seth - questi, infatti, sono menzionati soprattutto da
Fausto -, e se alcuni altri che vissero non solo prima di Mos ma
anche prima di Abramo, si adirarono contro il fratello senza un
motivo o dissero al fratello: Stupido. Se non lo dissero, perch non
insegnarono anche tale condotta? E se la insegnarono pure, chiedo
in che modo Cristo abbia portato a compimento la loro giustizia e il
loro insegnamento, aggiungendo: Ma io vi dico: chiunque si adira
con il proprio fratello, o se gli dice: stupido, o se gli dice: pazzo,
sar sottoposto a giudizio, o al sinedrio o al fuoco della Geenna
57
,
dato che quegli uomini vivevano in quel modo ed esortavano a
viverci? Quei giusti ignoravano che si deve frenare l'ira e che non si
deve provocare il fratello con un insulto insolente o lo sapevano
senz'altro ma non potevano astenersi da queste cose? In questo
caso meritavano la Geenna: come, dunque, considerarli giusti? Di
certo non oserai dire che la loro giustizia fu inesperta del suo
dovere, n intemperante cos da renderli meritevoli della Geenna.
Perch, dunque, Cristo avrebbe portato a compimento quella legge
secondo la quale vivevano gli antichi giusti, aggiungendo queste
cose, non potendo la loro giustizia sussistere senza di esse? O stai
per dire che una impetuosa iracondia, una lingua maligna
cominciarono ad avere a che fare col peccato da quando venne
Cristo, mentre prima non era iniquo commettere queste colpe col
cuore o con la bocca? Come in alcune cose istituite secondo la
convenienza dei tempi troviamo ora qualcosa di non lecito, mentre
prima lo era; o ci che prima non lo era, ora vediamo che lo
diventa. Non sarai cos folle da dire questo; ma anche se lo farai ti
si risponder che Cristo non venuto a portare a compimento ci
che manc alla legge antica secondo questa idea, ma ad istituire
una legge che non c'era; se vero che dire al fratello: Sciocco, non
essendo iniquo presso gli antichi giusti, ora Cristo volle che fosse
cos iniquo che chiunque lo dica meriti la Geenna. Pertanto non hai
ancora trovato a quale legge mancarono un tempo queste parti,
aggiunte le quali ora Cristo l'ha portata a compimento.
l'adulterio;
21. Per caso la legge di non commettere adulterio era incompleta
presso quegli antichi giusti, finch non fu adempiuta dal Signore
che aggiunse che nessuno deve guardare una donna per
desiderarla? Cos hai ricordato la frase stessa: " Avete inteso che fu
detto: non commettere adulterio; ma io vi dico: non desiderate
affatto. l'adempimento ", dici. Esponi esattamente le parole del
Vangelo! Non sminuire con le tue ci che stato detto e vedi che
cosa hai pensato di quegli antichissimi giusti! Si dice: Avete inteso
che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque
guarda una donna per desiderarla, ha gi commesso adulterio con
lei nel suo cuore
58
. Davvero quei giusti, Seth ed Enoch, o altri simili
a loro, commettevano adulterio nei loro cuori? E il loro cuore non
era tempio di Dio, o commettevano adulterio nel tempio di Dio? Se
non osi dirlo, come puoi dire anche che Cristo, quando venne, port
a compimento la loro legge, che gi ai loro tempi era completa?
il giuramento;
22. Riguardo al non giurare
59
, poi, poich anche qui hai detto che
la loro legge stata portata a compimento da Cristo, non posso
affermare che gli antichi giusti non giurassero, poich troviamo che
anche l'apostolo Paolo giur
60
. Non si allontanano dalla vostra
bocca, invece, i frequenti giuramenti, dal momento che giurate per
la luce, che amate come le mosche; poich la luce della mente, del
tutto estranea a codesti occhi, che illumina ogni uomo che viene in
questo mondo
61
, non sapete pensarla da qualche parte; e giurate
anche per il vostro signore Manicheo, che era chiamato Mani nella
lingua originaria. Ma voi, per evitare il sostantivo greco " follia ",
come se il nome venisse declinato e allungato, avete aggiunto una
specie di suffisso, con cui scivolate in un errore maggiore. Infatti
uno di voi mi ha spiegato perch sia stato chiamato Manicheo:
cosicch sembri in greco quasi un " infondere la manna ", perch in
greco "infondere " si dice . Con ci non so che cosa abbiate fatto
se non che avete sognato una follia dai contorni pi definiti. Infatti
non avete aggiunto una lettera nella prima parte della parola,
affinch si riconoscesse la parola " manna "; ma avete aggiunto
nella seconda parte due sillabe, non pronunciando Mannicheo ma
Manicheo, cosicch non significa altro se non " infondere follia " nei
suoi discorsi tanto prolissi ed inutili. Spessissimo giurate anche per
il Paraclito, non certo quello che Cristo promise e mand ai
discepoli
62
, ma per quell'" infusore di follia ", come potrei tradurre
in latino. Dal momento che, dunque, non cessate di giurare, vorrei
sapere come interpretate anche questa parte della legge (che
volete sia riconosciuta come antichissima), che per voi il Signore ha
portato a compimento e maggiormente a causa dei giuramenti degli
apostoli. Infatti che razza di autorit la vostra, anche solo per voi
stessi, tanto pi per me o per qualunque persona? perci
evidente, ormai, quanto diversamente si debbano intendere le
parole di Cristo: Non sono venuto ad abolire la legge, ma a portarla
a compimento: vale a dire senza queste aggiunte che riguardano o
la spiegazione degli antichi precetti citati o la loro trasformazione,
non il loro compimento.
l'omicidio; lo spergiuro;
23. Poich, infatti, non intendevano l'omicidio se non come
distruzione del corpo, attraverso cui un uomo viene privato della
vita, il Signore spieg che ogni iniquo comportamento teso a
nuocere al fratello valutato come omicidio. Di conseguenza
Giovanni dice: Chiunque odia il proprio fratello omicida
63
. E
poich credevano che soltanto l'unione illecita con una donna nel
corpo si chiamasse adulterio, il Maestro dimostr che anche il
desiderare questo non altro che adulterio. Parimenti, poich
spergiurare un grave peccato, mentre non giurare o giurare il
vero non lo sono (ma molto pi lontano dal giurare il falso chi non
ha l'abitudine di giurare rispetto a chi incline a giurare il vero), il
Signore prefer che non ci allontanassimo dal vero non giurando,
piuttosto che rischiare di spergiurare giurando il vero. Cos anche
l'Apostolo, nei discorsi che tenne, non giur mai, per paura che, per
l'abitudine di giurare, talvolta anche inconsapevolmente scivolasse
nello spergiuro. Nei suoi scritti, per, dove c' una considerazione
pi ampia e pi favorevole, si trovano in pi luoghi dei giuramenti,
perch nessuno credesse che il peccato fosse nel giurare il vero, ma
piuttosto capisse che i fragili cuori umani, non giurando, si
mantengono pi al sicuro dallo spergiuro. Esaminato questo,
scopriamo che non sono state abolite quelle cose - come crede
Fausto - che egli vuole riguardino propriamente Mos.
l'amore verso i nemici;
24. A questo punto chiedo a loro perch vogliano che riguardi
esclusivamente la legge di Mos ci che stato detto agli antichi:
Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico
64
. Non parl anche
l'apostolo Paolo di alcuni uomini odiosi a Dio
65
? E senz'altro in
questa raccomandazione il Signore stesso ci spinge ad imitare Dio.
Perch siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole
sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra
gli ingiusti. C' da chiedersi, perci, come intendere che si devono
odiare i nemici secondo l'esempio di Dio dinanzi al quale alcuni sono
odiosi, disse Paolo; e d'altra parte che si devono amare i nemici
secondo l'esempio di Dio, che fa sorgere il suo sole sopra i buoni e i
malvagi, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Cos apparir
che il Signore ha voluto mettere davanti a coloro che non hanno
correttamente inteso ci che fu detto: Odierai il tuo nemico, un'idea
che non conoscevano affatto: amare i loro nemici. Ma sarebbe
troppo lungo esaminare come debbano essere rispettate entrambe.
Intanto, per costoro ai quali in generale non piace che si odi il
proprio nemico, abbiamo un discorso che pesa sulla loro fronte
quando chiediamo se il loro dio ami la stirpe delle tenebre: o, se si
devono amare i nemici ora perch hanno una parte di bene, perch
non dobbiamo anche odiarli per il fatto che hanno una parte di
male. Con quella regola si risolve anche questo e si spiega che non
c' opposizione tra ci che detto nell'antica Scrittura: Odierai il
tuo nemico, e nel Vangelo: Amate i vostri nemici
66
: perch ciascun
uomo iniquo, in quanto iniquo, deve essere odiato; per, in quanto
uomo, deve essere amato; affinch condanniamo ci che in lui
giustamente odiamo, cio il vizio, e, una volta corretto, possa
essere liberato ci che in lui giustamente amiamo, cio la natura
umana stessa. Questa, dico, la norma per la quale odiamo il
nemico per ci che in lui malvagio, cio l'iniquit, e amiamo il
nemico per ci che in lui buono, cio la creatura socievole e
razionale. Con la riserva che noi proviamo che egli malvagio non
per colpa della natura sua o di altri, ma per la propria volont.
Quelli, invece, ritengono l'uomo malvagio per colpa della natura
della stirpe delle tenebre che, secondo loro, dio tutto intero
temette, prima che fosse vinto in parte; e in parte fu vinto da essa,
cos da non essere interamente liberato. Pertanto, ascoltato e non
compreso ci che era stato detto agli antichi (Odierai il tuo nemico),
gli uomini erano portati ad odiare l'uomo, mentre dovevano odiare
solo il vizio: questi Dio corregge, dicendo Amate i vostri nemici,
cosicch colui che gi aveva detto Non sono venuto ad abolire la
legge ma a portarla a compimento non abol, riguardo all'odio verso
il nemico, ci che stato scritto nella legge; ma dando
particolarmente il precetto di amare i nemici ci spinge a
comprendere come possiamo, nel caso di un'unica e medesima
persona, sia odiarla per la sua colpa che amarla per la sua natura.
Ma troppo, per le menti perverse di costoro, intendere questo.
Devono essere messi alle strette tanto da difendere secondo la
logica perversa della loro calunnia, o meglio secondo la loro follia, il
loro dio, del quale non possono dire che ami la stirpe delle tenebre;
perci, davanti al suo esempio, non hanno il modo con cui esortare
ciascuno ad amare il proprio nemico. Sono riusciti ad attribuire,
infatti, pi amore verso il nemico alla stessa stirpe delle tenebre
che al loro dio. Quella, come vanno delirando, bram per s la luce
vicina e contigua e volle goderne e pens di invaderla per goderne.
E non una colpa quella per cui si vuole il bene vero e che rende
felici. Per cui anche il Signore dice: Il regno dei cieli soffre violenze
e i violenti se ne impadroniscono
67
. Questa stirpe delle tenebre,
conforme alla sua vanit, volle far violenza e rubare il bene che
aveva amato, attratta dalla sua luminosit e dal suo aspetto; dio
non l'am a sua volta, ma odiandola perch voleva godere di lui, si
accinse ad estirparla completamente. Se, dunque, i malvagi amano
il bene per goderne, i buoni, al contrario, odiano il male per non
esserne contaminati, rispondete, Manichei: chi di loro obbedisce a
ci che Dio dice: Amate i vostri nemici? Ecco, se volete che
ciascuno di questi precetti sia opposto dell'altro, il vostro dio fece
ci che scritto nella legge di Mos (Odierai il tuo nemico) e la
stirpe delle tenebre ci che scritto nel Vangelo (Amate i vostri
nemici). Del resto neppure inventandolo siete riusciti a trovare il
modo con cui dirimere la questione tra le mosche che cercano la
luce e le blatte che la fuggono: sostenete che entrambe sono figlie
della stirpe delle tenebre. Come mai le une amano la luce, a loro
estranea, mentre le altre, respingendola, si compiacciono piuttosto
della loro origine? Forse che nascono pi pulite le mosche nelle
fetide cloache che le blatte in oscure stanzette?
la vendetta e il perdono;
25. Inoltre, ci che fu detto agli antichi: Occhio per occhio, dente
per dente, in che modo si contrappone a ci che dice il Signore: Ma
io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti percuote la
guancia destra, tu porgigli anche l'altra
68
, ecc.? Dal momento che
anche il precetto antico ha lo scopo di spegnere le fiamme dell'odio
e di frenare gli animi intemperanti dei crudeli? Chi, infatti, si
accontenta facilmente di restituire una vendetta di eguale misura
dell'offesa ricevuta? Non vediamo, forse, uomini leggermente feriti
preparare una strage, essere assetati di sangue, e a malapena
trovare nelle sofferenze del nemico di cui saziarsi? Chi, colpito da
un pugno, non scatena un'azione giudiziaria per la condanna di
colui che l'ha percosso; o, se volesse percuoterlo a sua volta, non lo
pesta completamente con pugni e calci. se non anche dopo aver
afferrato un'arma? La legge, stabilendo una giusta misura a questa
eccessiva (e perci ingiusta) vendetta, istitu la pena del taglione,
cio che ciascuno subisca una pena tale e quale l'offesa inflitta.
Pertanto, Occhio per occhio, dente per dente non esca ma limite
della furia, messo non per accendere ci che era sopito, n per far
propagare ci che ardeva. Perch c' una forma di giusta vendetta:
giustamente si debitori verso colui che abbia subto l'offesa; di
conseguenza quando perdoniamo, in qualche modo siamo generosi
del nostro diritto. Perci sono detti debiti quelli che nella preghiera
del Signore siamo esortati a rimettere come uomini, perch a noi
anche i nostri siano rimessi da Dio
69
. Per non ingiusto chiedere
risarcimento di ci che dovuto, sebbene sia rimesso
generosamente; ma come nel giurare anche chi giura il vero
vicino allo spergiuro, da cui lontano chi non giura affatto; e
sebbene non pecchi chi giura il vero, tuttavia pi lontano dal
peccato chi non giura - cosicch la raccomandazione di non giurare
una protezione dal peccato di spergiuro -; cos, mentre pecca chi
con eccesso ingiustamente vuole vendicarsi e non pecca, invece, chi
vuole vendicarsi avvalendosi giustamente di un limite, pi lontano
dal peccato di una vendetta ingiusta chi non vuole affatto
vendicarsi. Pecca, infatti, chi esige pi del dovuto; non pecca,
invece, chi esige il dovuto, ma di gran lunga pi sicuro dal
peccato di essere un ingiusto esattore chi non esige affatto il
dovuto, specialmente per non essere costretto a rendere il dovuto a
Colui che non ha nessun debito. Avrei potuto, dunque, anch'io
rendere questo passo cos: " stato detto agli antichi: Non ti
vendicherai in modo ingiusto; io per dico: non vendicatevi affatto:
c' il compimento ". Come dice Fausto, riguardo al giurare: "
stato detto: Non giurare il falso, ma io dico: Non giurate affatto: c'
ugualmente il compimento ". Avrei, dunque, potuto anch'io usare la
stessa espressione se mi fosse sembrato che con l'aggiunta di
queste parole Cristo compensasse ci che mancava alla legge, e
non, piuttosto, che ci che la legge voleva ottenere (che nessuno
peccasse vendicandosi ingiustamente) si conservasse pi
sicuramente se nessuno si vendicasse affatto; cos come ci che la
legge voleva ottenere (che nessuno peccasse giurando il falso) si
conservasse pi sicuramente se nessuno giurasse. Infatti, se:
Occhio per occhio il contrario di: Se uno ti percuote la guancia
destra, tu porgigli anche l'altra, perch: Adempi con il Signore i tuoi
giuramenti non sarebbe il contrario di: Non giurare affatto
70
?
Fausto, per, non ritiene che questo precetto rappresenti
l'abolizione, bens il compimento: cosa che anche in questo caso
avrebbe dovuto ritenere. Infatti se " Giura il vero " portato a
compimento da " Non giurare ", perch " Vendicati in maniera
giusta " non anche portato a compimento da " Non vendicarti "?
Cos ritengo che in entrambi ci sia una conservazione dal peccato
sia di falso giuramento che di una ingiusta vendetta; quantunque,
riguardo alla vendetta da condonarsi del tutto, ci valga perch
rimettendo siffatti debiti, meritiamo che siano rimessi anche a noi.
Ma al popolo ostinato dovette anticamente essere posta una misura
perch imparasse a non superare i limiti del dovuto; affinch,
domata completamente l'ira, che trascina verso una vendetta
eccessiva, chi volesse ormai, tranquillo prestasse attenzione a cosa
egli stesso dovesse restituire - che desiderava gli fosse rimesso dal
Signore -; cos, con questa considerazione, rimettesse il debito al
suo compagno di servit.
l'atto di ripudio della propria moglie.
26. Ed anche il precetto di Dio di non ripudiare la moglie, se lo
analizziamo accuratamente, vedremo che non contrario a quanto
stato detto agli antichi: Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto
di ripudio
71
. Il Signore, infatti, spieg cosa volesse dire la legge che
aveva imposto senza distinzione a chi ripudia la moglie di darle
l'atto di ripudio. Infatti la legge non dice: " Chi vuole, ripudi sua
moglie "; a cui sarebbe contrario il non ripudiarla; ma senza dubbio
non voleva che una moglie venisse ripudiata dal marito e vi
frappose questo indugio cosicch l'animo precipitoso nel separarsi
desistesse, trattenuto dalla redazione dell'atto di ripudio, e
pensasse al male che c' nel ripudiare una moglie. Soprattutto dato
che, come riferiscono, presso gli Ebrei non era lecito a nessuno
scrivere l'ebraico, se non agli scribi soltanto, che rivendicavano il
possesso di una sapienza superiore e, se qualcuno di loro era
dotato di equit e piet, non soltanto rivendicavano la sapienza, ma
la seguivano. A questi, perci, che dovevano essere prudenti
interpreti della legge e dissuadere con senso di giustizia dal ripudio,
la legge volle affidare colui al quale ordin di dare l'atto di ripudio
se avesse ripudiato la moglie. Infatti egli non poteva scrivere l'atto
di ripudio, ma solo quelli che, con questa occasione che capitava
necessariamente, in un certo senso, nelle loro mani, potevano
guidare con retto consiglio, ed operando pacificamente tra lui e la
moglie potevano persuadere alla concordia ed all'amore. Se fosse
sopraggiunto tanto odio da non potersi n estinguere n contenere,
allora naturalmente si sarebbe scritto l'atto di ripudio; poich il
marito non avrebbe ripudiato senza motivo una moglie odiata a tal
punto che nessuna persuasione da parte di uomini saggi l'avrebbe
ricondotto all'amore dovuto ad un coniuge. Se infatti una moglie
non amata, la si deve ripudiare. Poich, dunque, non la si deve
ripudiare, la si deve amare. L'amore, per, pu essere costruito con
il consiglio e la persuasione, non pu essere imposto costringendo
uno contro la propria volont. Questo doveva fare uno scriba giusto
e saggio, come richiedeva la sua professione: quando un marito in
contrasto con la moglie veniva da lui, gli ordinava di redigere l'atto
di ripudio; ma lo scriba buono e prudente non l'avrebbe scritto se
non fosse servito il consiglio alla riconciliazione in un animo troppo
ostile e deviato. Ma tuttavia chiedo a voi: secondo la vostra
sacrilega vanit, perch dovrebbe dispiacervi il ripudio di una
moglie, che credete si debba avere non per la fedelt del
matrimonio ma per una criminale concupiscenza? chiamato
matrimonio per questo motivo: perch una donna non dovrebbe
sposarsi se non per divenire madre. Cosa per voi odiosa. In quel
modo, infatti, ritenete che una parte del dio vostro, vinta in
battaglia e sottomessa dalla stirpe delle tenebre, sia immobilizzata
anche dalle catene della carne.
Conclusione: con la sua venuta Cristo don la carit
necessaria a portare a compimento la giustizia della legge.
27. Ma dico quanto segue per spiegare meglio ci che si tratta ora:
se Cristo, quando aggiunse ad alcune antiche affermazioni
richiamate all'attenzione, Ma io vi dico, n port a compimento la
legge dei primi uomini, con l'aggiunta di queste parole, n distrusse
quella che fu data per mezzo di Mos, come per opposizione di
contrari; ma piuttosto valorizz a tal punto tutte le citazioni della
legge degli Ebrei che qualsiasi cosa disse in aggiunta ebbe il valore
o di una spiegazione necessaria, nel caso in cui essa avesse
affermato qualcosa in maniera oscura, o di una conservazione pi
sicura di ci che essa volesse dire. Vedi, allora, come si deve
interpretare altrimenti ci che disse, di non essere venuto ad
abolire la legge ma a portarla a compimento! Appunto non perch
essa, in quanto incompiuta per met, fosse integrata con quelle
parole, ma perch ci che non poteva compiere con l'ordine della
lettera, a causa della presunzione dei superbi, con la persuasione
della grazia fosse compiuto per la testimonianza degli umili, grazie
alle azioni, non all'aggiunta di parole. La fede, infatti, dice
l'Apostolo, opera per mezzo della carit
72
. E poi dice: perch chi
ama il suo simile ha adempiuto la legge
73
. Cristo, con la sua
venuta, don codesta carit rivelandola per mezzo dello Spirito
Santo che mand secondo la sua promessa e con quella sola carit
si sarebbe potuta portare a compimento la giustizia della legge.
Perci disse: Non sono venuto ad abolire la legge, ma a portarla a
compimento. Questo il Nuovo Testamento, nel quale l'eredit del
regno dei cieli promessa a questo amore, ci che era celato nelle
figure del Vecchio Testamento, secondo la scansione del tempo. Di
conseguenza ancora egli dice: Vi do un comandamento nuovo: che
vi amiate gli uni gli altri
74
.
Ulteriori confronti V.Testamento/N.Testamento a conferma
delle argomentazioni precedenti.
28. Perci tutti o quasi tutti gli avvertimenti ed i precetti che
aggiunse con le parole: Ma io vi dico, si trovano anche in quei Libri
antichi. L contro l'ira stato detto: I miei occhi si consumano nel
dolore
75
; e Chi domina se stesso val pi di chi conquista una
citt
76
. Contro le dure parole: Un colpo di frusta produce lividure,
ma un colpo di lingua rompe le ossa
77
. Contro l'adulterio del cuore:
Non desiderare la moglie del tuo prossimo
78
. Non dice, infatti, "
Non commettere adulterio ", ma: Non desiderare. L'Apostolo cita
questo precetto della legge, quando dice: Non avrei conosciuto la
concupiscenza, se la legge non avesse detto: Non desiderare
79
. L,
riguardo alla pazienza nel non opporre resistenza, viene lodato
l'uomo che offre a chi lo percuote la sua guancia e si sazia di
umiliazioni
80
. Sull'amore verso il nemico si dice: Se il tuo nemico
ha fame, dgli pane da mangiare, se ha sete, dgli acqua da
bere
81
. Da qui la citazione dell'Apostolo
82
. E nel Salmo: Troppo io
ho dimorato con chi detesta la pace
83
, e molte altre cose. Quanto,
poi, all'imitare Dio nell'astenerci dalla vendetta e nell'amare anche i
malvagi, hai l un ampio passo su Dio stesso che agisce cos. Infatti
vi scritto: Prevalere con la forza ti sempre possibile; chi potr
opporsi al potere del tuo braccio? Tutto il mondo davanti a te, come
polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta
sulla terra. Hai compassione di tutti, perch tutto tu puoi, non
guardi ai peccati degli uomini, in vista del pentimento. Perch tu
ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se
avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata. Come
potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi? O conservarsi, se tu
non l'avessi chiamata all'esistenza? Tu risparmi tutte le cose,
perch tutte son tue, Signore, amante della vita, perch il tuo
spirito incorruttibile in tutte le cose. Per questo tu castighi poco
alla volta i colpevoli e li ammonisci ricordando loro i propri peccati,
perch, rinnegata la malvagit, credano in te, Signore
84
. Cristo ci
esorta ad imitare questa benigna pazienza di Dio, che fa sorgere il
suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti
e sopra gli ingiusti; cos da trascurare di vendicare le nostre offese
e fare del bene a coloro che ci odiano, per essere perfetti come il
Padre nostro celeste perfetto
85
. scritto poi in quei Libri antichi
che vale per noi e per la remissione dei debiti dei nostri peccati il
fatto che rimettiamo codesti debiti di vendette, e che si deve
badare che se non lo facessimo non sarebbe rimesso il debito del
peccato quando noi imploriamo: Chi si vendica avr la vendetta del
Signore ed egli terr sempre presenti i suoi peccati. Perdona
l'offesa al tuo prossimo e allora per la tua preghiera ti saranno
rimessi i peccati. Se qualcuno conserva la collera verso un altro
uomo, come oser chiedere la guarigione al Signore? Egli non ha
misericordia per l'uomo suo simile, ed osa pregare per i suoi
peccati? Egli, che soltanto carne, conserva rancore e cerca di
propiziarsi di nuovo il Signore? e chi perdoner i suoi peccati?
86

Cristo ha negato il ripudio, attestando la divina legittimit
dell'unione del maschio e della femmina.
29. Inoltre, per quanto riguarda il non ripudiare una moglie,
cos'altro o pi opportuno potrei citare da quei Libri se non ci che
proprio il Signore rispose ai Giudei che lo interrogavano su questo
argomento? Chiedendogli, infatti, se fosse lecito ripudiare una
moglie per qualunque motivo disse loro: Non avete letto che il
Creatore da principio li cre maschio e femmina e disse: Per questo
l'uomo lascer suo padre e sua madre e si unir a sua moglie e i
due saranno una carne sola? Cos che non sono pi due, ma una
carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo
separi. Ecco che a partire dai libri di Mos ai Giudei si dimostra che
non si deve ripudiare la moglie, mentre loro credevano,
ripudiandola, di farlo secondo la volont della legge di Mos. Nello
stesso tempo apprendiamo in questo punto, per attestazione di
Cristo stesso, anche che Dio ha creato ed ha unito maschio e
femmina; cosa che i Manichei, negando, condannano, opponendosi
non pi al libro di Mos ma al Vangelo di Cristo. D'altra parte, per,
se ci che essi suppongono e predicano vero, cio che il diavolo
abbia creato ed unito maschio e femmina, con quale diabolica
astuzia Fausto critica Mos perch scioglie i matrimoni mediante
l'atto di ripudio e loda Cristo perch rafforza quel vincolo con il
precetto del Vangelo, mentre senza dubbio, secondo la sua stolta e
sacrilega dottrina, avrebbe dovuto lodare Mos perch separa
quello che aveva creato ed unito il diavolo ed avrebbe dovuto
biasimare Cristo perch consolida una creazione ed un legame del
diavolo? Inoltre, in che modo il Maestro buono spiega perch Mos
stesso, dal cui libro fu presentata una castit coniugale tanto santa
ed inviolabile riguardo alla prima unione del maschio e della
femmina, poi abbia permesso di ripudiare la moglie? Infatti quando
i Giudei risposero: Perch allora Mos ha ordinato di darle l'atto di
ripudio e di mandarla via? rispose loro Ges: Per la durezza del
vostro cuore Mos vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli
87
.
Questo ci che abbiamo spiegato poco prima
88
. Quanta durezza
c'era, infatti, tale che non si potesse sciogliere e piegare neppure
con l'intervento dell'atto di ripudio, dove si attribuiva la possibilit
di dissuadere a uomini giusti e saggi, al fine di recuperare o
rinnovare la carit del matrimonio? Cos il Signore mostr, con la
testimonianza della medesima legge, che cosa la legge prescrivesse
ai buoni e permettesse ai duri: sulla base della sacra Scrittura,
menzionata l'unione del maschio e della femmina, ordin di non
ripudiare la moglie, ed evidenzi la divina legittimit dell'unione
medesima, e mostr che si deve dare l'atto di ripudio a causa della
durezza di un cuore indomito o da domare.
I precetti del Signore non furono contrari a quelli degli Ebrei
ed ebbero come fine la salvezza.
30. Perci, dal momento che tutti quegli eccellenti precetti del
Signore, che Fausto voleva mostrare contrari agli antichi Libri degli
Ebrei, si trovano anche in quei Libri medesimi, per quale motivo il
Signore venne non ad abolire la legge ma a portarla a compimento,
se non per il fatto che, a parte le figure delle promesse (che sono
state portate a compimento e superate una volta apparsa la verit),
anche gli stessi precetti per cui la legge santa e giusta e buona
89

sono portati a compimento in noi non dall'antico precetto letterale,
che accresce le colpe dei superbi con il reato della trasgressione,
ma dal nuovo intervento dello Spirito e la testimonianza degli umili,
in vista della salvezza che rende liberi? Perch, in realt, come tutti
questi sublimi precetti non mancano in quei Libri antichi, cos il fine
al quale si rivolgono occulto, sebbene i santi vivessero secondo
esso, loro che vedevano la sua rivelazione futura e secondo
l'opportunit dei tempi lo velavano profeticamente o interpretavano
sapientemente ci che era velato nella profezia.
I riferimenti alla vita eterna contenuti nel V. Testamento e
fatti propri nel Nuovo.
31. Tutt'al pi (non lo direi a caso) non so se qualcuno trovi in quei
Libri l'espressione " regno dei cieli ", che tanto spesso usa il
Signore. Vi si dice senza dubbio: Onorate la sapienza, perch
possiate regnare sempre
90
. E se proprio la vita eterna non fosse
stata preannunciata chiaramente l, il Signore non avrebbe detto,
infatti, ai cattivi Giudei: Voi scrutate le Scritture credendo di avere
in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono
testimonianza
91
. A cosa si riferisce se non a questo, ci che l
scritto: Non morir, rester in vita e annunzier le opere del
Signore
92
; e: Conserva la luce ai miei occhi, perch non mi
sorprenda il sonno della morte
93
; e: Le anime dei giusti, invece,
sono nelle mani di Dio; nessun tormento le toccher; e poco dopo:
Ma essi sono nella pace. Anche se agli occhi degli uomini subiscono
castighi, la loro speranza piena di immortalit
94
. Per una breve
pena, riceveranno grandi benefici; e in un altro luogo: I giusti, al
contrario, vivono per sempre, la loro ricompensa presso il Signore
e l'Altissimo ha cura di loro. Per questo riceveranno una magnifica
corona regale, un bel diadema dalla mano del Signore
95
? Queste e
molte altre testimonianze della vita eterna, molto esplicite o un po'
oscure, si trovano in quegli scritti. E sulla stessa resurrezione dei
corpi non tacquero i profeti. Onde i farisei combattevano assai
aspramente contro i sadducei, che non vi credevano. Questo non
appare con evidenza soltanto nei canonici Atti degli Apostoli, che
costoro non accettano per non essere smentiti circa l'avvento del
vero Paraclito promesso dal Signore
96
, ma anche nel Vangelo, in
cui i sadducei gli propongono la questione della donna che aveva
sposato uno per volta sette fratelli: poich nel suo matrimonio l'uno
subentrava all'altro che moriva, gli chiedono di quale di essi
sarebbe stata moglie nella resurrezione
97
. Pertanto quella Scrittura
abbonda di testimonianze della vita eterna e della resurrezione dei
morti; ma questa espressione, cio " regno dei cieli ", non mi viene
da nessun luogo di essa. Questa, infatti, riguarda propriamente la
rivelazione del Nuovo Testamento, poich i corpi che erano stati
terreni, per quel mutamento che Paolo menziona chiaramente, con
la resurrezione diventeranno spirituali e perci celesti
98
, nei quali
possiamo possedere il regno dei cieli. E l'uso di quell'espressione
era riservato a colui che sarebbe venuto come Re per governare e
come Sacerdote per santificare i suoi fedeli; di questo era gravido
tutto quell'apparato del Vecchio Testamento, nelle genealogie, nelle
azioni, nelle parole, nei sacrifici, nelle osservanze, nelle feste, e in
tutte le parole di annuncio, negli eventi e nelle figure. Egli, pieno di
grazia e di verit
99
- aiutandoci ad obbedire ai precetti con la
grazia, e avendo cura di compiere le promesse con la verit - venne
non ad abolire la legge, ma a portarla a compimento.

1 - Mt 5, 17.
2 - Cf. Rm 8, 2.
3 - Rm 2, 14-15.
4 - Rm 8, 2.
5 - Tt 1, 12.
6 - Mt 23, 34.
7 - 1 Cor 12, 28; Ef 4, 11.
8 - Mt 5, 21-44.
9 - Cf. Dt 27, 26.
10 - Cf. Gn 2, 2.
11 - Cf. Gn 17, 9-14.
12 - Mt 5, 17.
13 - 1 Cor 10, 6.
14 - 2 Cor 1, 19-20.
15 - Gv 1, 17.
16 - Gv 5, 46.
17 - Rm 5, 20.
18 - Rm 7, 12-13.
19 - Gal 3, 23-25.
20 - 2 Cor 3, 6.
21 - Gal 3, 21-22.
22 - Rm 8, 3-4.
23 - Es 20, 17.
24 - 1 Gv 2, 1-2.
25 - Rm 15, 8.
26 - Lc 16, 16.
27 - Gv 1, 17.
28 - 1 Cor 12, 28.
29 - Mt 11, 28-29.
30 - Cf. 1 Cor 5, 7.
31 - Cf. 2 Cor 5, 17.
32 - Cf. Rm 6, 4.
33 - Cf. At 8, 13.
34 - 2 Tm 3, 5.
35 - Cf. 1 Tm 1, 5.
36 - 1 Pt 3, 21.
37 - Cf. Gal 5, 1. 13.
38 - Cf. Rm 1, 17.
39 - Cf. Dn 1, 8.
40 - Cf. 2 Mac 7.
41 - Cf. 1 Tm 2, 5.
42 - Cf. Gv 1, 14.
43 - Cf. Gal 3, 23.
44 - Mt 26, 28.
45 - Cf. At 16, 1-3.
46 - Cf. Ef 2, 14. 20.
47 - Gal 5, 2.
48 - At 15, 1.
49 - Cf. Gal 2, 14.
50 - Cf. At 15, 6-11.
51 - Dt 6, 4.
52 - Es 20, 4-17.
53 - Gv 1, 17.
54 - Gal 5, 6.
55 - Cf. Es 20, 13; Mt 5, 21-22.
56 - Es 21, 24; Mt 5, 38-39.
57 - Mt 5, 22.
58 - Es 20, 14; Mt 5, 27-28.
59 - Cf. Es 20, 7; Mt 5, 33-37.
60 - Cf. Rm 1, 9; Fil 1, 8; 2 Cor 1, 23.
61 - Cf. Gv 1, 9.
62 - Cf. Gv 14, 16. 26; 16, 7; At 2, 2-4.
63 - 1 Gv 3, 15.
64 - Lv 19, 18.
65 - Cf. Rm 1, 30.
66 - Mt 5, 43-45.
67 - Mt 11, 12.
68 - Es 21, 24; Mt 5, 39.
69 - Cf. Mt 6, 12.
70 - Es 20, 7; Mt 5, 33-37.
71 - Dt 24, 1; Mt 5, 31-32.
72 - Gal 5, 6.
73 - Rm 13, 8.
74 - Gv 13, 34.
75 - Sal 6, 8.
76 - Prv 16, 32.
77 - Sir. 28, 21.
78 - Es 20, 17.
79 - Rm 7, 7.
80 - Cf. Lam 3, 30.
81 - Prv 25, 21.
82 - Cf. Rm 12, 20.
83 - Sal 119, 7.
84 - Sap 11, 22; 12, 2.
85 - Cf. Mt 5, 44-48.
86 - Sir. 28, 1-5.
87 - Mt 19, 4-8.
88 - Cf. Dt 24, 1-4.
89 - Cf. Rm 7, 12.
90 - Sap 6, 22.
91 - Gv 5, 39.
92 - Sal 117, 17.
93 - Sal 12, 4.
94 - Sap 3, 1-5.
95 - Sap 5, 16-18.
96 - Cf. At 23, 6-9.
97 - Cf. Mt 22, 23-28.
98 - Cf. 1 Cor 15, 42-44.
99 - Cf. Gv 1, 14.
LIBRO VENTESIMO
Introduzione del tema: il culto degli astri.
1. FAUSTO. Perch adorate il sole, se non perch siete pagani e
scisma dei Gentili, pi che una setta? Perci non sarebbe fuori
luogo indagare anche questo argomento, affinch possiamo pi
chiaramente vedere chi di noi debba essere chiamato con questo
nome. E certo se ora ti racconter la mia fede, semplicemente,
come fra amici, forse ti sembrer che io inventi ci per giustificarmi
o che - lungi da me - abbia pudore del culto delle luci divine. Ma tu
prendila come vuoi: tuttavia, non mi pentir di aver parlato, anche
solo nell'interesse di alcuni, i quali avranno conoscenza fino a
questo punto che la nostra religione non ha nulla in comune con
quella dei Gentili.
Le " dimore " della trinit manichea.
2. Dunque noi adoriamo un'unica e medesima divinit sotto il
triplice nome di Dio Padre onnipotente, Cristo suo Figlio e Spirito
Santo; ma crediamo anche che il Padre dimori nella luce somma e
principale, che Paolo in altro modo chiama " inaccessibile "
1
. Il
Figlio, invece, crediamo che risieda in questa seconda e visibile
luce. Poich egli di per s duplice, come lo riconosce l'Apostolo,
dicendo che Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio
2
; crediamo
che la sua potenza abiti nel sole e la sua sapienza nella luna; ed
ammettiamo anche che la sede e l'alloggio dello Spirito Santo, che
la terza maest, sia tutto questo perimetro dell'atmosfera; che
dal suo potere e dalla sua effusione spirituale la terra, che pure lo
concepisce, generi il Ges che patisce, vita e salvezza degli uomini,
che pende da ogni pianta. Perci uguale la sacralit che noi
attribuiamo a tutte le cose e voi, similmente, al pane ed al vino,
sebbene odiate cos violentemente gli autori di quelle dottrine.
Questa la nostra fede, che sentirai esporre se riterrai di dover
indagare altre volte; sebbene, per il momento, non sia meno
convincente l'argomento che se tu o un altro qualsiasi fosse
interrogato su dove creda che abiti il proprio Dio, non dubiter di
rispondere: " nella luce ". Da tale risposta questo mio culto
confermato con una testimonianza pressoch universale.
Perch i Manichei non sono scisma dei Gentili.
3. Ma ora veniamo al motivo per cui ci hai definito non setta, ma
scisma dei Gentili. Scisma, se non sbaglio, vuol dire che chi ha le
stesse opinioni e pratica lo stesso rito degli altri, si compiace di una
separazione solitaria dall'assemblea. Setta, invece, si ha quando chi
ha opinioni molto diverse dagli altri ha istituito anche per s un
culto divino con un altro rito, molto differente. Se cos, anzitutto
la mia opinione ed il mio culto sono molto diverse da quelli dei
pagani. In seguito vedremo i tuoi. I pagani pongono come dogma
che tutte le cose buone e cattive, squallide e splendide, perpetue e
caduche, mutevoli e stabili, corporee e divine abbiano un unico
principio. Io mi oppongo con forza a questo, poich ammetto che
Dio sia il principio di tutte le cose buone, mentre Hyle di quelle
contrarie (cos, infatti, il nostro teologo chiama il principio o natura
del male). Parimenti i pagani ritengono che si debba venerare Dio
con altari, templi, simulacri, vittime ed incenso. Anche in questo
vado in una direzione molto diversa dalla loro, perch ritengo me
stesso, se solo ne sia degno, ragionevole tempio di Dio; considero
Cristo suo Figlio vivo simulacro della viva maest; pongo come
altare una mente imbevuta di buona formazione culturale; gli onori
divini e i sacrifici solo nelle preghiere e in quelle pure e semplici.
Come posso essere, pertanto, scisma dei pagani?
I Cristiani ed i Giudei, al contrario, sono scisma dei Gentili.
4. Solo in questo potresti chiamarmi scisma dei Giudei, poich
venero Dio onnipotente, cosa che ogni Giudeo si attribuisce
audacemente, senza considerare la diversit dei riti con la quale io
ed i Giudei veneriamo l'Onnipotente (se per i Giudei venerano
l'Onnipotente). Ma nel frattempo consideriamo l'opinione che ha
indotto in errore i pagani circa il culto del sole ed i Giudei circa
l'Onnipotente. Non potresti chiamarmi, per, neppure scisma
vostro, vero, sebbene io veneri ed onori Cristo, poich lo faccio
con un altro rito ed un'altra fede rispetto a voi. In uno scisma, poi,
o non deve mutare niente rispetto a ci da cui si origina o non
molto; come, per esempio, voi che separandovi dai Gentili
dapprima avete divelto con voi l'opinione dell'unico principio, cio
credete che tutto sia da Dio. Avete mutato, poi, i loro sacrifici in
agapi, gli idoli in martiri, che venerate con preghiere simili. Placate
le ombre dei defunti con vino e con cibi, celebrate le stesse
solennit dei Gentili, come le calende ed i solstizi. Del modo di
vivere certo non avete mutato nulla. Di certo siete uno scisma,
poich non avete niente di diverso dalla matrice originaria se non
quanto concerne il riunirsi. Ed anche i vostri predecessori Giudei,
separatisi pure loro dai Gentili, rinunciarono solo alle raffigurazioni
scolpite; invece i templi, i sacrifici, gli altari, i sacerdozi e tutti gli
uffici sacri li usarono allo stesso modo e con molta pi superstizione
dei Gentili. Riguardo all'opinione dell'unico principio, poi, neppure
loro si differenziano dai pagani: perci risulta che voi ed i Giudei
siete scisma dei Gentili. Pur mantenendo la loro fede ed i loro riti,
sebbene quasi immutati, ritenete di essere setta solo perch vi
riunite separatamente. Invece se cerchi le sette non saranno che
due, cio quella dei Gentili e la nostra, che ci accorgiamo essere
molto diversa dalla loro. A loro volta sono cos opposti a noi come lo
sono verit e menzogna, giorno e notte, povert ed abbondanza,
salute e malattia. Voi, invece, non siete n la setta dell'errore n
della verit, ma soltanto scisma; e neppure della verit ma
dell'errore.
I Manichei sono peggiori dei pagani che, almeno, venerano
realt esistenti.
5. AGOSTINO. O flagello ignorante ed astuta vanit! Come ti difendi
dal fatto che se qualcuno ti fa un'obiezione non sa con chi ha a che
fare? Infatti non diciamo che voi siete pagani o scisma dei pagani,
ma che avete con loro uno certa somiglianza, per il fatto che
venerate molti di. In verit voi siete molto peggio di loro, perch
quelli venerano realt esistenti, anche se non devono essere
venerate come di perch sono idoli, ma non servono per la
salvezza. E chi venera una pianta, non certo col coltivarla ma con
l'adorarla, non venera qualcosa che non esiste, ma qualcosa che
non deve essere venerato cos. Anche gli stessi demoni, per cui
l'Apostolo dice: I sacrifici dei pagani sono fatti a demoni, non a
Dio
3
, certamente esistono; dice che immolano a quelli con cui non
vuole che abbiamo a che fare. Inoltre senza dubbio il cielo e la
terra, il mare e l'aria, il sole e la luna e gli altri corpi celesti, tutti
questi si manifestano davanti agli occhi e sono a disposizione dei
sensi. Quando i pagani li venerano come di o come parti di un
unico grande dio (infatti alcuni di loro identificano l'universo con la
suprema divinit) venerano realt che esistono. Quando discutiamo
con loro perch non le venerino non gli diciamo che non esistono,
ma che non dovrebbero essere venerate; e li invitiamo a venerare il
Creatore di tutte queste cose, il Dio invisibile: solo partecipando di
lui l'uomo pu diventare felice (nessuno mette in dubbio che tutti lo
vogliano). Ma poich alcuni di loro venerano una creatura invisibile
ed incorporea, cio l'anima e la mente umana; e poich la
partecipazione di una siffatta creatura non rende l'uomo beato, si
deve venerare quel Dio non solo invisibile ma anche immutabile,
cio Dio vero: perch egli solo deve essere venerato, godendo del
quale soltanto diventa beato il suo adoratore e senza il quale ogni
mente misera, di qualunque altra cosa goda. Voi, invece, poich
venerate cose che non esistono affatto, ma sono plasmate dalla
vanit delle vostre favole fallaci, sareste stati pi vicini alla vera
piet e religione se almeno foste stati pagani o del tipo di quelli che
venerano dei corpi, anche se non dovrebbero, ma tuttavia veri. Di
conseguenza direi pi esattamente che non venerate codesto sole,
attorno alla cui rotazione gira la vostra preghiera.
L'immagine manichea del sole come nave.
6. Infatti cos false e cos assurde sono le affermazioni che tirate in
ballo intorno al sole che se potesse vendicarsi delle ingiurie, gi
ardereste vivi per le sue fiamme. Anzitutto dite che in un certo
senso una nave: cos non solo, come si dice, errate
completamente; ma rimanete anche malamente a galla. In secondo
luogo, anche se agli occhi di tutti splende rotondo e quella sua
forma perfetta in rapporto alla posizione all'interno dello
schieramento dei corpi celesti, voi lo considerate un triangolo, cio
attraverso una finestra del cielo triangolare irradierebbe sul mondo
e la terra questa luce. Cos accade che vi piegate e chinate il capo
verso questo sole, ma non adorate quello visibile nella tanto
luminosa rotondit, ma una non so qual nave sfavillante e
splendente attraverso un'apertura triangolare, e che voi
immaginate conficcata in cielo. Il costruttore non l'avrebbe
certamente fatta, se come si compra il legname con cui si
connettono le tavole delle navi, cos si comprassero anche le parole
con le quali si inventano le favole degli eretici. Ma pure, con una
certa tolleranza si ride o si piange di queste cose nei vostri
confronti. intollerabilmente empio, invece, il vostro affermare che
proprio da quella nave si mettono in vista belle giovinette e
giovinetti, per i cui bellissimi corpi ardano di passione i prncipi e le
principesse delle tenebre, rispettivamente per le femmine e per i
maschi. Cos le membra del vostro dio, nell'ardente libidine e nella
bramosa concupiscenza, si sciolgono dalle membra di quelli come
da ceppi orribili e spregevoli. Ed a questi vostri panni oltremodo
osceni tentate di cucire l'ineffabile Trinit, perch dite che il Padre
abita in una certa luce segreta; la potenza del Figlio, invece, nel
sole; la Sapienza nella luna; lo Spirito Santo, invece,
nell'atmosfera!
Critica alla " luce segreta ", presunta " dimora " del Padre.
Attributi dell'unico, vero Creatore.
7. In questa vostra invenzione costituita da tre, o meglio da quattro
parti, che cosa dovrei dirvi sulla segreta luce del Padre se non che
non siete capaci di pensare la luce diversa da come siete abituati a
vederla? Infatti guardando questa luce visibile e notissima ad ogni
essere fatto di carne (uomini, bestie, vermi), siete soliti ingrandire
enormemente l'immagine mentale concepita partendo da quella e
dite che sia la luce in cui il Padre dimora con gli abitanti del suo
regno. In che modo, infatti, avete distinto la luce con la quale
vediamo da quella con cui comprendiamo, dal momento che
credete che comprendere la verit equivale soltanto a pensare
forme corporee, sia finite che infinite in alcune parti, senza sapere
che quelli sono vuoti fantasmi? Pertanto, pur essendoci molta
differenza tra l'atto di pensiero con il quale concepisco la vostra
regione di luce che non esiste affatto e l'atto di pensiero con cui
immagino Alessandria che non ho mai visto ma che esiste; ed
ancora: pur essendoci molta differenza tra questo atto di pensiero
con cui immagino Alessandria a me sconosciuta e quello con cui
immagino Cartagine, che conosco, c' una distanza incomparabile
tra questo atto di pensiero con cui mi rappresento cose materiali
reali e note e l'atto di pensiero con cui immagino la giustizia, la
castit, la fede, la verit, la carit, la bont e qualsiasi altra cosa di
tal natura. Dite, se siete in grado, che luce sia questo atto di
pensiero con cui tutte le cose che non vi si identificano si
distinguono tra di loro e si concepisce con indubbia chiarezza
quanta distanza le separi da esso. E tuttavia anche questa luce non
quella che si identifica con Dio: questa, infatti, creata, egli il
Creatore; questa fatta, egli colui che la fece; questa
mutevole, perch vuole ci che non voleva e sa ci che non sapeva,
e ricorda ci che era dimenticato; Dio, invece, persiste
nell'immutabile volont, verit, eternit. Da lui deriva l'inizio della
nostra esistenza, il principio della conoscenza, la legge dell'amore.
Da lui, per tutti gli esseri animati, razionali ed irrazionali, deriva la
natura con cui vivono, la vitalit per cui percepiscono, l'impulso che
li muove alla ricerca; da lui deriva anche a tutti i corpi l'estensione
che li fa sussistere, l'ordine che li rende belli, il peso che conferisce
ordine. Pertanto quella luce, l'inseparabile Trinit, l'unico Dio, la
sostanza del quale, di per s incorporea, spirituale, immutabile, voi,
senza attribuire alcuna corporeit, dividete e ponete in luoghi
separati. Neppure assegnate tre luoghi alla Trinit, ma quattro: uno
al Padre, la luce inaccessibile, che non comprendete affatto; due al
Figlio, cio il sole e la luna; ancora uno allo Spirito Santo, cio tutto
questo cerchio dell'atmosfera. Dell'inaccessibile luce del Padre,
dunque, poich per chi ha la vera fede non sono separati da lui il
Figlio e lo Spirito Santo, posso parlare, entro questi limiti, solo al
momento.
Critica al sole, "dimora " della potenza del Figlio, alla luna, "
dimora " della Sapienza.
8. Perch, poi, piacque alla vostra vanit di porre nel sole la
potenza del Figlio e nella luna la sapienza? Dal momento che,
infatti, il Figlio rimane immutabilmente nel Padre, come pu la sua
sapienza essere separata dalla sua potenza, tanto da essere questa
nel sole, quella nella luna? Non possono se non le cose materiali
essere divise e distribuite in luoghi di tal genere. Se lo sapessi non
tesseresti tante favole con una fantasia stolta e malata. Ma in
quella stessa falsit e fallacia quanto a sproposito ed erroneamente
dite che la sede della sapienza splende meno della sede della
potenza! Alla potenza appartiene l'operare e il produrre, alla
sapienza, invece, insegnare e mostrare; perci se il calore fosse
superiore nel sole e la luce, invece, nella luna, in un modo o
nell'altro queste invenzioni avrebbero potuto trovare una nebulosa
verosimiglianza, dovendosi ingannare gli uomini e gli animali, i
quali credono che non esista nulla che non abbiano concepito come
materiale. La violenta attivit del calore, infatti, serve a muovere,
per cui si potrebbe attribuire alla potenza; il chiaro fulgore della
luce, invece, serve per mostrare, quindi si potrebbe attribuirlo alla
sapienza. Ma se la luce, nel sole, di gran lunga maggiore, in che
modo in esso sarebbe la potenza, mentre nella luna, che risplende
tanto di meno, sarebbe la sapienza? O sacrilega assurdit! Perch
unico Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio
4
, mentre lo Spirito
Santo non Cristo. Come separare Cristo da se stesso, non
essendo separato da lui lo Spirito Santo? L'atmosfera, che la vostra
invenzione ha assegnato allo Spirito Santo come sede, dite che
pervade tutta la creazione. Quindi il sole e la luna, percorrendo i
loro giri, sono sempre con essa. Ma la luna si allontana dal sole ed
al sole di nuovo si avvicina; cos, secondo la vostra testimonianza,
o piuttosto i vostri inganni, per met dell'orbita la sapienza si
allontana dalla potenza, e per l'altra met di nuovo ritorna ad essa;
e quando piena, allora la sapienza lontana dalla potenza. Allora
queste due luci sono staccate l'una dall'altra per uno spazio cos
ampio che quando il sole cala ad occidente la luna sorge
dall'oriente. Per cui, dato che sono deboli tutte quelle cose che sono
abbandonate dalla potenza, la sapienza tanto pi debole quanto
pi piena la luna. Se poi, come vero, la sapienza di Dio ha
sempre la stessa potenza e la potenza di Dio ha sempre la stessa
sapienza, perch le distinguete cos da farle risiedere in luoghi
separati e a distanza, dichiarandole proprio sedi di una medesima
sostanza, dato che gli uomini, dalla mente assurda e cieca, non si
staccano da una fantasia materiale e sono talmente privi di potenza
e di sapienza che non potete n essere molto sapienti n
sapientemente potenti? Cos, per, o stoltezza detestabile ed
esecrabile, Cristo diviso tra il sole e la luna; abita qui con la
potenza, l con la sapienza; in entrambi imperfetto e incompleto;
non sapiente nel sole n molto potente nella luna, non prepara in
entrambi i luoghi bei giovinetti che devono essere desiderati dalle
principesse delle tenebre e le giovinette dai prncipi? Queste cose
leggete, credete, insegnate! Vivete di questa fede e di questa
dottrina! E vi meravigliate se siete guardati con orrore?
Le creature inventate e venerate dai Manichei. Le invenzioni
favolose dei pagani.
9. Ma se nei confronti di questi corpi luminosi tanto evidenti e
notissimi sbagliate a tal punto da adorare non quel che sono ma
quel che v'immaginate in modo del tutto irragionevole, che dire
delle altre vostre invenzioni? Infatti chi quell'essere risplendente
che sorregge il mondo e chi Atlante che lo aiuta a sostenerlo?
Queste ed innumerevoli altre creature che sono frutto del vostro
delirare non esistono affatto, eppure le venerate. Per questo
diciamo che siete peggiori dei pagani, simili a loro soltanto per il
fatto che venerate molti di; in realt diversi in un aspetto
peggiore, perch loro venerano come di realt esistenti (ma di
non sono); voi, invece, venerate quelli che non sono n di n
qualcos'altro, perch non sono nulla. Hanno certamente anche i
pagani alcune invenzioni favolose, ma sanno che sono invenzioni;
ed asseriscono che sono state inventate dai poeti per dilettare o
cercano di spiegarle come rappresentazioni della natura delle cose
o degli usi degli uomini. Come Vulcano zoppo, perch il movimento
del fuoco terreno cos; e la Fortuna cieca perch non si sa da
dove sopraggiungano gli avvenimenti che sono detti fortuiti; e i tre
Fati che filano la lana sulla conocchia, sul fuso e con le dita, perch
ci sono tre tempi: il passato, che gi stato filato ed avvolto sul
fuso; il presente, che sta passando tra le dita del filatore; il futuro,
nella lana che ancora avvolta sulla conocchia, che ancora deve
passare attraverso le dita del filatore sul fuso, come attraverso il
presente verso il passato; e Venere moglie di Vulcano - perch il
calore naturalmente associa a s il piacere - e adultera di Marte,
perch il piacere non proprio dei guerrieri; e Cupido, un giovinetto
alato e che scaglia frecce, perch l'amore irrazionale ed instabile
ferisce i cuori degli infelici; e molte altre invenzioni di questo tipo.
Questo di loro deridiamo: il fatto che adorino queste invenzioni
anche dopo averle spiegate cos, mentre pi scusabile sarebbe
(sebbene condannabile) che adorassero ci di cui non si comprende
il significato. Proprio mediante quelle spiegazioni si dimostra che
non venerano quel Dio partecipando del quale soltanto la mente
diventa felice, ma una creatura costituita da lui. N venerano le
sole virt della creatura - come Minerva, il cui mito che sia nata
dalla testa di Giove viene interpretato ai fini della saggezza, che
propria della ragione, cui anche Platone assegn come sede la testa
-, ma anche i vizi, come abbiamo detto di Cupido. Perci uno dei
loro poeti tragici dice: A fare di amore un dio, assecondando il vizio,
fu la turpe passione
5
. Infatti i Romani consacrarono dei simulacri ai
vizi corporali, come al Pallore e alla Febbre. Per tralasciare il fatto
che gli adoratori di questi simulacri hanno una devozione tale, nei
confronti delle immagini corporee, che temono come divinit quelle
stesse forme erette in luoghi onorevoli, alle quali vedono essere
espresso tanto ossequio. Le spiegazioni con cui vengono difesi
questi oggetti muti, sordi, ciechi e privi di vita si criticano pi
degnamente; tuttavia anche questi, in qualche modo, esistono,
sebbene, come gi dissi, non servano per la salvezza n per
qualche altro scopo, e ci che essi rappresentano si trova nella
realt. Voi, invece, non mostrate con pitture o sculture o
spiegazioni il vostro primo uomo che lotta coi cinque elementi; e lo
spirito potente che costruisce il mondo dai corpi prigionieri della
stirpe delle tenebre o piuttosto dalle membra vinte e sottomesse
del vostro dio; e quello risplendente, che tiene in mano i resti delle
stesse membra del vostro dio e che piange la cattura, la schiavit e
la contaminazione di tutte le altre; ed Atlante il gigante, che con lui
porta il carico sulle sue spalle, affinch quello, stanco, non lo lanci
lontano tutto, e cos la vostra invenzione non possa giungere alla
copertura del globo finale come in un sipario teatrale. Non
rappresentate altre innumerevoli e simili sciocchezze e assurdit,
n in pittura, n in scultura, n con spiegazioni; eppure vi credete e
le venerate sebbene non esistano affatto ed in pi insultate i
cristiani, che purificano le menti pie con una fede non finta, come
se fossero degli avventati creduloni. Per non prendere in
considerazione molte prove con le quali si pu mostrare che non
esistono affatto - perch trattare della creazione del mondo pi
precisamente e in maniera pi elevata non mi sarebbe difficile, ma
di certo sarebbe troppo lungo - dico questo: se queste cose sono
reali la sostanza di Dio dovrebbe essere soggetta al cambiamento,
alla corruzione, alla contaminazione. Credere questo, per, del
tutto sacrilego e folle. Perci tutte quelle cose sono vane, false,
irreali. Pertanto voi siete proprio peggiori dei pagani conosciuti dalla
gente ora e nei tempi antichi e che ancora si vergognano di quanto
rimane: loro venerano cose che non sono di, voi, invece, cose che
non esistono.
Somiglianze e differenze che avvicinano e allontanano le
diverse fedi.
10. Pertanto, se ritenete di essere in possesso della verit perch vi
differenziate molto dall'errore dei pagani, e noi, invece, secondo voi
siamo in errore perch forse pi distanti da voi che dai pagani, si
dica allora che un morto sano per il fatto che non pi malato; e
si biasimi chi sano perch pi vicino ad un malato che ad un
morto. Oppure, se in gran parte i pagani devono essere considerati
non come dei malati ma come dei morti, si apprezzi nel sepolcro la
cenere informe, perch non possiede pi la forma di un cadavere; e
si biasimino le membra vive, perch sono pi simili ad un cadavere
che alla cenere. Cos costoro ritengono che anche noi siamo da
biasimare, perch dicono che siamo pi simili al cadavere dei
pagani che alla cenere dei Manichei. Tuttavia si soliti classificare
ogni cosa, per distinguerla, ora in un modo ora in un altro in base a
molteplici differenze, di modo che ci che era da questa parte, a
causa di altre differenze si trova da un'altra dove non era prima.
Come accade, per esempio, se qualcuno distingue ogni animale in
volatile e non: in virt di questa diversit i quadrupedi sono pi
simili agli uomini che agli uccelli; entrambi, infatti, non sono capaci
di volare. Ed ancora: se qualcuno li classifica secondo un'altra
differenza - l'essere alcuni razionali o irrazionali - allora i
quadrupedi sono pi simili agli uccelli che agli uomini; entrambi,
infatti, sono privi di ragione. Fausto non pens a questo quando
disse: " Allora se cerchi le sette ne troverai non pi di due, cio
quella dei Gentili e la nostra, che, ci rendiamo conto, molto
diversa dalla loro ". Naturalmente perch aveva detto che i Gentili
erano distanti al massimo dai Manichei per il fatto che affermano
che tutto deriva da un unico principio - cosa che i Manichei negano
introducendo il principio della stirpe delle tenebre -. Considerando
questa differenza, certo, in gran parte i pagani sono d'accordo con
noi. Ma Fausto non considera che, parimenti, se qualcuno distingue
tra quanti, legati ad una religione, preferiscono venerare un unico
Dio o molti di, sulla base di questa differenza anche i pagani sono
molto lontani da noi; costoro sono classificati con i pagani e noi,
invece, con i Giudei. Quindi, secondo questa differenza, anche in
questo modo si possono ritenere due sole le stte. A questo punto
potreste dire, per esempio, che presentate molti vostri di fatti di
una sola sostanza, come se i pagani non lo affermassero per molti
loro di, anche se attribuiscono loro differenti funzioni ed
occupazioni e poteri; cos anche presso di voi uno espugna la stirpe
delle tenebre, un altro costruisce il mondo con quella prigioniera,
un altro dall'alto lo tiene sospeso, un altro lo tiene da sotto, un altro
fa girare le ruote dei fuochi, dei venti e delle acque nella parte pi
bassa, un altro nel suo giro in cielo coi suoi raggi raccoglie le
membra dei vostro dio anche dalle cloache. E chi potrebbe contare
tutte le occupazioni incredibili dei vostri di, non rese evidenti da
alcuna realt n rappresentate con qualche enigma? Inoltre se uno
classificasse tutti gli uomini, dicendo che alcuni credono che Dio si
occupi delle faccende umane ed altri non lo credono affatto, nel
primo gruppo i pagani ed i Giudei sono d'accordo con noi, e anche
voi e tutti gli eretici che in qualche modo vengono chiamati
cristiani; nell'altro gruppo, invece, si trovano gli epicurei e gli altri
che eventualmente hanno avuto la stessa opinione. Questa forse
una piccola differenza? Perch, dunque, non si proclama che due
sole sono le stte anche secondo questa differenza, e che siete in
una di esse insieme a noi? O in questa distinzione oserete dissentire
da noi, che predichiamo che Dio si occupa delle faccende umane, e
stare dalla parte degli Epicurei che negano ci? Qui, senza dubbio,
ripudiandoli, correte dalla nostra parte. Cos, in base ad una o ad
un'altra differenza, ci si trova ora qui ora l, da una parte uniti, in
un'altra separati, alternativamente tutti con noi e noi con tutti, ed
ancora nessuno di loro con noi n noi con alcuni di loro. Se Fausto
lo concepisse non direbbe cos chiaramente delle assurdit.
Follia manichea sulla concezione e la nascita di Ges,
contrariamente alla verit.
11. Che dire, poi, di queste parole di Fausto: " Dalla potenza dello
Spirito e dalla effusione spirituale la terra, che pure concepiva,
gener il mortale Ges, che la vita e la salvezza degli uomini,
pendente da ogni albero "? Pazzo! Per non discutere per il momento
di questo vostro parlare a vanvera: pu forse la terra concepire il
mortale Ges dallo Spirito Santo e non averlo potuto fare la vergine
Maria? Confronta, se hai il coraggio, il grembo verginale santificato
da una castit tanto grande con ogni luogo della terra, dove
crescono alberi ed erbe. Davvero inorridisci davanti a quella donna,
o fingi di rabbrividire davanti ad un utero dedicato alla castit e non
inorridisci davanti al fatto che Ges sia generato da acque di fogna
nei giardini attorno ad ogni citt? Infatti quale umore, a volont,
non produce e nutre innumerevoli germogli? Predicate che cos
nato il Ges mortale e proclamate che indegno crederlo nato da
una vergine! Se ritenete la carne immonda, perch non vi sembra
pi immondo ci che la stessa natura della carne elimina dalla
mistura di sostanze della sua buona condizione fisica? Forse la
carne immonda e lo sterco che espulso dalla carne mondo?
Non badate dunque, non vedete che i campi diventano rigogliosi
grazie allo sterco, usato per renderli pi fertili e produttivi?
Evidentemente la vostra follia arriva fino a questo punto: dallo
Spirito Santo, che secondo voi rifiut la carne di Maria, la terra
concepirebbe con maggiore abbondanza e rigoglio quanto pi
accuratamente sarebbe ingrassata con le lordure e le sporcizie della
carne! Forse per difendere questo dite che lo Spirito Santo ha
potere ovunque con la sua presenza incontaminabile? Vi si
risponda: perch, allora, non anche nel grembo di una vergine? Ma
per non parlare pi del concepimento rivolgete ora l'attenzione
proprio alla nascita. Affermate che la terra, concependo dallo
Spirito Santo, genera Ges che patisce, che tuttavia cos
contaminato pende da ogni albero nei frutti, cosicch
ulteriormente contaminato dalle carni degli innumerevoli animali
che se ne nutrono, tranne quella sola parte cui la vostra fame abbia
provveduto. Pertanto noi crediamo col cuore e professiamo con le
labbra Cristo Figlio di Dio, Verbo di Dio, vestito di carne senza
possibilit di contaminazione; perch quella sostanza che non pu
essere contaminata da nessuna cosa non pu esserlo dalla carne.
Voi, invece, secondo la vostra invenzione, dite che mentre ancora
pende sull'albero Ges gi contaminato, prima di entrare nella
carne di ciascun animale che se ne nutre. Se non contaminato,
perch lo purificate mangiandolo? Inoltre, affermando che tutti gli
alberi sono la sua croce (per cui Fausto proclama " pendente da
ogni albero "), perch non cogliete anche voi i frutti - come quel
Giuseppe d'Arimatea, compiendo un'opera buona, depose dalla
croce il vero Ges, per seppellirlo
6
- per seppellire nel vostro
ventre Ges, deposto e non pi appeso ad una pianta? In altri
termini, da cosa deriva la piet di deporre Cristo nel sepolcro e
viceversa l'empiet di deporlo dall'albero? Forse, perch risuoni
anche riferito a voi ci che l'Apostolo cita dal profeta: La loro gola
un sepolcro aperto
7
, aspettate con la bocca aperta chi seppellisca
Cristo nelle vostre fauci come ottima sepoltura? Infine, diteci quanti
cristi proclamate che ci siano. Uno non forse quello che la terra
concepisce dallo Spirito Santo e genera mentre patisce, non solo
sospeso da ogni albero, ma che giace anche sull'erba; e un altro
quello che i Giudei crocifissero sotto Ponzio Pilato; ed il terzo diviso
tra il sole e la luna? O unico e sempre lo stesso quello legato in
una parte di s negli alberi, in un'altra libero e che aiuta se
medesimo legato e prigioniero? Che se cos, quello che
ammettete pat sotto Ponzio Pilato, raccontando che fu senza carne,
non dico come, in tale condizione, abbia potuto subire la morte, ma
chiedo a chi abbia lasciato quelle navi per patire, scendendo da l,
sofferenze tali che non potrebbero verificarsi senza un corpo. Una
presenza spirituale senza dubbio non potrebbe in nessun modo
sopportare quelle sofferenze; una presenza corporea, poi, non
potrebbe essere contemporaneamente nel sole, nella luna e in
croce. Analogamente, se non ebbe un corpo, non fu crocifisso; se
invece lo ebbe, chiedo da dove lo ebbe, dal momento che affermate
che tutti i corpi provengono dalla stirpe delle tenebre, sebbene non
abbiate potuto mai pensare una sostanza divina se non materiale.
Di conseguenza siete costretti o a dire che fu crocifisso senza il
corpo (non si potrebbe dire nulla di pi assurdo); o che sembr
crocifisso in apparenza piuttosto che nella realt (ed ancora, che
cosa sarebbe peggiore di questa empiet?); o che non tutti i corpi
vengono dalla stirpe delle tenebre, ma che la sostanza divina ha
anche un corpo, che per non immortale, ma pu essere
crocifisso ed ucciso (cosa che non meno insensata); o che Cristo
ebbe un corpo mortale dalla stirpe delle tenebre, e cos voi che
temete di credere la vergine Maria madre del suo corpo non temete
che lo sia la stirpe delle tenebre. Infine, stando all'affermazione di
Fausto (staccata da quella vostra lunghissima invenzione e
sintetizzata con la massima brevit possibile: " La terra,
concependo dallo Spirito Santo, genera Ges che patisce, che la
vita e la salvezza degli uomini, pendente da ogni albero "), perch
quel Salvatore, pendendo, corrisponde a ci che pende e nascendo
non corrisponde a ci che nasce? Se poi affermate che Ges sugli
alberi, e che Ges fu crocifisso sotto Ponzio Pilato, e che Ges
diviso tra il sole e la luna, giacch tutto questo deriva da un'unica e
medesima sostanza, perch non includete sotto questo nome le
altre migliaia vostre divinit? Perch, infatti, non potrebbe essere
Ges anche quel " Risplendente ", e quell'Atlante e quel Re d'onore
e quello spirito potente e quel primo uomo e qualunque altro
proclamate con nomi diversi e diverse funzioni?
Confusione dei Manichei sul numero e sui nomi delle divinit.
12. Infine, perch lo Spirito Santo considerato la terza persona,
trovandosi tra innumerevoli? O in altri termini perch non potrebbe
essere anche Ges stesso? E a che cosa mira la fallace tessitura
delle parole negli scritti di Fausto, dove tentando, per cos dire, di
essere in accordo coi veri cristiani, rispetto ai quali si trova ad una
distanza troppo ampia, dice: " Noi adoriamo la medesima ed unica
divinit sotto il triplice nome di Dio Padre onnipotente e di Cristo
suo Figlio e dello Spirito Santo "? Perch, infatti, sotto un triplice e
non, piuttosto, sotto molteplici non soltanto nomi ma anche realt,
se quanti sono i nomi tante sono le persone? Perch non come
nelle armi che una sola cosa ha tre nomi (ensis, mucro, gladius);
come chiamate un'unica cosa luna, nave minore, illuminatrice
notturna e con qualunque altro vocabolo. Non potete chiamare il
primo uomo egualmente spirito potente, il " Risplendente " e
grandissimo Atlante; ma uno lui; un altro e un altro ancora sono
questo e quello e nessuno di costoro siete soliti chiamare Cristo. In
altri termini, come pu esistere un'unica divinit se diverse sono le
opere? O perch non potrebbe essere tutta un solo Cristo, se a
causa di un'unica sostanza Cristo sugli alberi, Cristo nella
persecuzione dei Giudei, Cristo nel sole e nella luna? Senza
dubbio le vostre fantasie hanno perduto ogni via; senza dubbio
nient'altro sono se non visioni di pazzi.
Il valore cristiano e manicheo del pane e del vino.
13. Perch poi Fausto ritenga che le nostre religioni siano uguali
per quanto riguarda il pane ed il calice non lo so, dal momento che
per i Manichei gustare il vino non religione, ma sacrilegio.
Nell'uva, infatti, riconoscono il loro dio, non vogliono riconoscerne la
presenza nella botte, come se l'essere pigiato e rinchiuso li
offendesse in qualcosa. Il nostro pane e il nostro vino, poi, non
sono qualsiasi (perch Cristo legato nelle spighe e nei tralci, come
vaneggiano quelli), ma con una specifica consacrazione diventano -
non nascono - mistici per noi. Quindi, ci che non diviene cos,
bench sia pane e vino, alimento per ristorarsi, non sacramento
di religione: eccetto il fatto che benediciamo e rendiamo grazie al
Signore in ogni suo dono, non solo spirituale, ma anche corporeo.
Secondo la vostra invenzione, invece, Cristo vi viene imbandito
legato in tutti i cibi; inoltre dev'essere legato alle vostre viscere e
sciolto dai rutti. Infatti quando mangiate vi ristorate per
l'indebolimento del vostro dio e quando digerite vi indebolite per il
suo ristabilimento. Quando infatti vi rende sazi, il vostro
rinvigorimento lo soffoca. Ci potrebbe senza dubbio essere
attribuito alla misericordia, dal momento che soffre per voi in voi,
se non vi lasciasse di nuovo vuoti per fuggire una volta liberato da
voi. Come paragonare, dunque, il nostro pane ed il nostro vino e
chiamare uguale religione un errore tanto lontano dalla verit,
dimostrandoti pi stolto di alcuni che credono che noi veneriamo
Cerere e Libero a causa del pane e del vino? Perci ho ritenuto di
dover ricordare questo: perch vi accorgiate da quale falsit venga
anche quella vostra idea secondo cui a causa del sabato ritenete
che i nostri padri si siano consacrati a Saturno. Come infatti siamo
molto lontani dagli di pagani Cerere e Libero, sebbene nel nostro
rito comprendiamo il sacramento del pane e del vino - che avete
lodato cos da volere essere uguali a noi in esso - cos i nostri padri
furono lontani dalle catene di Saturno, sebbene abbiano osservato il
riposo del sabato secondo il tempo della profezia.
Natura dell'hyle secondo i Greci e secondo l'erronea dottrina
manichea.
14. Ma perch non avete detto anche riguardo all'Hyle, che ricorre
in parecchi libri dei pagani, di avere una religione uguale a quella
dei Pagani? Avete voluto persino che la vostra religione venisse
riconosciuta ineguale e molto differente proprio per il fatto che con
questo nome il vostro teologo chiami il principio e la natura del
male. Ma in ci si scopre la vostra grande ignoranza: poich non
sapete cosa sia l'Hyle, e con questo vocabolo che si riferisce ad una
realt che ignorate completamente, aspirate anche ad essere
esaltati come dottori. Infatti i Greci, quando discutono della natura,
definiscono Hyle una certa materia della realt che non ha forma
proprio in alcun modo, ma capace di assumere tutte le forme
corporee; essa, comunque, si riconosce nella mutevolezza dei corpi,
poich non pu per se stessa essere percepita n coi sensi n con
l'intelletto. Ma alcuni Gentili sbagliano in questo: la congiungono a
Dio come coeterna, come se questa non derivi da lui, sebbene da
lui sia formata. Che questa cosa sia estranea alla verit, lo insegna
la verit stessa. Ecco, tuttavia, a quali pagani si trova che siete
consimili riguardo a questa stessa Hyle: dite anche voi che essa ha
un suo principio, e che non viene da Dio. E in questo dicevate di
essere dissimili, senza sapere che dite. Nel fatto, poi, che questa
Hyle non abbia alcuna forma propria e che non possa essere
formata se non da Dio, convengono con quella nostra verit;
dissentono, invece, dalla vostra falsit: voi, non sapendo cosa sia
l'Hyle, cio cosa sia la materia delle cose, dite che essa la stirpe
delle tenebre, in cui collocate non solo innumerevoli forme corporee
distinte in 5 specie, ma anche una mente formatrice di questi corpi.
E - cosa che sa pi di ignoranza o piuttosto di insensatezza -
chiamate Hyle piuttosto la stessa mente, la quale dite che non
formata, ma forma. E certo, se l ci fosse una certa mente che
forma ed elementi corporei che fossero formati, quegli elementi
dovrebbero essere chiamati Hyle, cio materia formata dalla
medesima mente; la quale mente volete che sia principio del male.
Se diceste questo non sbagliereste molto in ci che Hyle, se non
che anche gli stessi elementi, pur dovendo assumere altre forme,
poich gi sono elementi e si distinguono in proprie specie, non
sarebbero tuttavia Hyle, perch essa del tutto informe. Tuttavia
sarebbe tollerabile la vostra ignoranza poich direste Hyle quella
che sarebbe formata, non quella che formerebbe; tuttavia anche
cos sareste ritenuti falsi e sacrileghi, poich, non sapendo che ogni
genere di elementi, il numero delle forme e l'ordine dei pesi non
possono venire se non dal Padre e dal Figlio e dallo Spirito Santo,
attribuite un cos grande bene al principio del male. Ora, ignorando
cosa sia l'Hyle e cosa sia il male, davvero potessi persuadervi
affinch vi tratteniate dal sedurre quelli che sono pi ignoranti!
Non pu chiamarsi " tempio di Dio " un corpo fabbricato da
una mente maligna.
15. Inoltre chi non riderebbe del fatto che volete essere migliori dei
pagani perch loro credono di dover venerare dio con gli altari, coi
templi, con le statue, con le vittime e con l'incenso, mentre voi non
fate niente di tutto ci? Come se, in verit, non sarebbe meglio
costruire un altare ed offrire una vittima ad una pietra, che in
qualche modo esiste, piuttosto che adorare ci che non esiste
affatto, con delle fantasie durante un delirio! Ma tu, che hai detto di
essere tempio razionale di Dio, come lo spiegherai? Ti piacerebbe
che Dio avesse un tempio di cui una parte fosse fabbricata dal
diavolo? Forse non siete voi che dite che tutte le vostre membra e
tutto il corpo sono state fabbricate da una mente maligna, che
chiamate Hyle, e che una parte di quella mente fabbricatrice abita l
insieme ad una parte del dio vostro? Se essa tenuta l, come dite,
incatenata e chiusa, avresti dovuto chiamarti tempio di dio o
carcere di dio? Salvo che, per caso, tu non chiami tempio di dio la
tua anima, che ti proviene dalla terra della luce. Ma quella siete
soliti chiamarla parte di dio, o membro di dio, non tempio di dio.
Resta dunque che non ti saresti chiamato tempio di dio se non per
via del corpo, che secondo te ha fabbricato il diavolo. Ecco come
bestemmiate il tempio di Dio: non solo dite che non santo, ma
dite anche che un congegno del diavolo e l'ergastolo di Dio. Ma
d'altra parte l'Apostolo dice: santo il tempio di Dio che siete voi
8
.
E perch tu non creda che si riferisca soltanto all'anima ci che
stato detto, ascolta pi distintamente: o non sapete, dice, che il
vostro corpo tempio dello Spirito Santo che in voi e avete da
Dio?
9
. Voi invece chiamate la fabbrica dei demoni tempio di dio e l
collocate, come dice Fausto, " Cristo Figlio di Dio, immagine vivente
della vivente maest ". Il vostro Cristo fantastico potrebbe
perfettamente abitare in tale tempio di sacrilega falsit. Senza
dubbio quello pu essere chiamato " immagine " non perch ha una
somiglianza, ma perch frutto della vostra immaginazione.
La mente dei Manichei come altare di demoni bugiardi.
16. E cos hai fatto della tua mente un altare, ma guarda di chi! Si
vede, infatti, dalle tue stesse arti e discipline delle quali hai detto
che imbevuta. Quelle arti e discipline vietano di porgere il pane al
mendicante, cosicch ardete sul vostro altare con il sacrificio della
crudelt; distruggendo il Signore un altare simile, cita dalla Legge
di quale profumo si compiaccia Dio, dicendo: voglio l'amore e non il
sacrificio
10
. Osservate, poi, quando il Signore abbia usato queste
parole: quando, cio, passava attraverso un campo ed i suoi
discepoli, avendo fame, colsero le spighe. Dite che questo
omicidio, secondo la dottrina della quale imbevuta la vostra
mente, altare, certo, non di Dio, ma di demoni bugiardi. La vostra
maligna coscienza
11
, bollata a fuoco dalle loro dottrine,
cauterizzata, poich chiama omicidio quanto la verit chiama
innocenza. Cos, infatti, disse ai Giudei, quando colp e distrusse
anche voi, nati successivamente: Se aveste compreso cosa
significa: Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste
condannato individui senza colpa
12
.
Nessun senso hanno le preghiere, la piet, l'invocazione del
perdono dei Manichei al loro dio.
17. Che preghiere semplici e pure potreste fare come onori divini e
sacrifici, se avete nozioni tanto indegne e turpi riguardo alla stessa
natura e sostanza divina, che non solo non vi propiziate Dio vero
coi vostri sacrifici, ma immolate il dio vostro nei sacrifici dei pagani?
Infatti ritenete che sia legato con vincoli non solo negli alberi e nelle
erbe o nelle membra umane, ma anche nelle carni degli animali,
che lo contaminano e lo profanano. Inoltre la vostra stessa anima
quale dio dovrebbe lodare, gridando che essa stessa, particella sua,
tenuta prigioniera nella stirpe delle tenebre? Cos'altro fa se non
biasimare dio, attestando che non ha potuto prendersi cura di se
stesso contro i suoi nemici in altro modo se non con una tale
corruzione delle sue parti e con una prigionia tanto turpe? Di
conseguenza anche le vostre preghiere rivolte al vostro dio non
avrebbero potuto essere piene di devozione, ma piene di odio. Per
quale peccato fate appello alla sua piet, cos da gemere in questa
pena ora per lui, che non avete abbandonato peccando per vostra
volont, ma siete stati dati da lui ai suoi nemici affinch si
procurasse pace per il suo regno? Non come si soliti consegnare
gli ostaggi che devono essere custoditi con riguardo; n come un
pastore tende una trappola per catturare una bestia e suole
mettere un suo animale in quella trappola per la cattura, non un
suo membro; e per lo pi in modo che la bestia sia catturata prima
che l'animale venga ferito. Voi, invece, membra di dio, siete stati
dati ai nemici, capaci non di tener lontana dal vostro dio la loro
ferocia ma solo di essere contaminati dalla loro impurit, senza
avere un peccato vostro, ma corrotti dal veleno dei nemici. Per cui
non potete dire nelle vostre preghiere: per la gloria del tuo nome,
salvaci, Signore; e perdona i nostri peccati per amore del tuo
nome
13
; ma dite: " Liberaci con la tua arte, poich come ora tu
piangi tranquillo nel tuo regno, noi qui siamo oppressi, dilaniati,
contaminati ". Questa voce suona accusa, non preghiera. N potete
dire quel che ha insegnato il maestro di verit: Rimetti i nostri
debiti, come li rimettiamo ai nostri debitori
14
. Perch chi sono i
debitori vostri, che hanno peccato contro di voi? Se si tratta della
stirpe delle tenebre, rimettete forse i debiti a quella che,
completamente estirpata, rinchiudete nel carcere eterno? E quali
debiti, poi, pu egli rimettervi, dal momento che ha peccato contro
di voi quando vi ha mandato in questa condizione, piuttosto che voi
contro di lui, avendo obbedito a chi vi mandava? Altrimenti, se egli
non pecc (poich fece ci per necessit), la vostra necessit, dal
momento che giacete a terra, stesi in battaglia, maggiore rispetto
alla sua, prima che combatteste. Infatti voi, ormai, soffrite un misto
di male; egli non soffriva niente di simile, sopportando tuttavia la
necessit di mandare voi. Perci o egli deve piuttosto a voi che gli
rimettiate il debito, o se non lui a voi, a maggior ragione nemmeno
voi a lui. Dunque dove sono i vostri sacrifici, le semplici e pure
preghiere vostre, essendo fallaci ed impure bestemmie?
I falsi sacrifici dei Manichei; il vero sacrificio di Cristo e la
celebrazione della sua memoria.
18. E tuttavia voglio che mi diciate com' che chiamate tutte
queste cose, lodate presso di voi, con i nomi di tempio, altare,
sacrificio. Se, infatti, queste cose vere non sono destinate al vero
Dio, perch sono dichiarate lodevoli nell'ambito della vera religione?
Se invece al vero Dio si deve a buon diritto un vero sacrificio, per
cui si parla giustamente anche di divini onori, gli altri che sono detti
sacrifici si compiono a somiglianza di un certo vero sacrificio.
Questi, per, in parte sono imitazioni di di falsi e ingannatori, cio
dei demni, che esigono con superbia onori divini per s da coloro
che hanno ingannato, come sono o erano tutti quelli nei templi e
negli idoli dei Gentili; in parte sono predizioni dell'unico verissimo
sacrificio venturo, che era necessario si offrisse per i peccati di tutti
i credenti, come era stato prescritto dal volere di Dio agli antichi
padri nostri; vi era anche quella mistica unzione in cui si
prefigurava Cristo, per cui anche lo stesso nome deriva da crisma.
Pertanto il vero sacrificio, che si deve all'unico vero Dio e con il
quale solo Cristo ha soddisfatto il suo altare, i demoni lo chiedono
con arroganza per se stessi, imitando quelli delle vittime di animali.
Per cui dice l'Apostolo: i sacrifici dei pagani sono fatti a demoni, non
a Dio
15
, accusando non ci che si offriva, ma il fatto che era offerto
a quelli. Gli Ebrei, poi, nelle vittime di animali che offrivano a Dio in
molti e vari modi, come era degno di una celebrazione tanto
importante, profetizzavano la vittima futura, che Cristo offr. Per
cui, ormai, i cristiani celebrano la memoria del medesimo sacrificio
consumato con la sacrosanta oblazione e partecipazione del corpo e
del sangue di Cristo. I Manichei, invece, non sapendo cosa sia da
condannare nei sacrifici dei Gentili e da riconoscere nei sacrifici
degli Ebrei e da mantenere ed osservare nel sacrificio dei Cristiani,
offrono la loro sacra falsit al diavolo, che li ha ingannati,
allontanandosi dalla fede, dirigendosi verso gli spiriti seduttori e le
dottrine dei demoni bugiardi ed ipocriti.
In confronto con i Gentili, i Manichei sono menzogneri e
peggiori.
19. Impari, dunque, Fausto, o piuttosto quelli che si dilettano con i
suoi scritti, che la dottrina di un unico principio non ci viene dai
Gentili, ma che i Gentili sono scivolati fino ai falsi di non al punto
da abbandonare la dottrina dell'unico vero dio, da cui deriva
qualunque natura! Infatti i loro sapienti - poich, come dice
l'Apostolo, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni
invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da
lui compiute, come la sua eterna potenza e divinit - sono dunque
inescusabili, perch, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria
n gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro
ragionamenti e si ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si
dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la
gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo
corruttibile, di uccelli, di quadrupedi, di rettili
16
. Queste sono,
infatti, le immagini dei Gentili, nell'interpretare le quali non hanno
via d'uscita se non in direzione di una creatura che Dio ha
costituito; cosicch anche nella stessa interpretazione delle
immagini, riguardo a cui erano soliti vantarsi ed inorgoglirsi come i
pi esperti di esse, accade in loro questo che poco dopo dice
l'Apostolo: hanno venerato ed adorato la creatura al posto del
Creatore, che benedetto nei secoli
17
. Voi, invece, anche in quello
che vi differenzia da loro siete menzogneri, e in ci che vi rende
simili siete peggiori. Non credete, infatti, insieme a loro, nell'unico
principio, che loro credono vero; cosicch credete che la sostanza
dell'unico Dio sia espugnabile e corruttibile: un'empia menzogna!
Nell'adorare moltissimi di, poi, la dottrina dei demoni bugiardi ha
persuaso loro a venerare molti idoli, voi a venerare molti fantasmi.
L'erronea astensione da alcuni cibi.
20. Noi non cambiamo i loro sacrifici in banchetti, ma abbiamo
compreso il sacrificio che poco prima ho ricordato, quando il
Signore dice: Misericordia io voglio, non sacrificio. Infatti i nostri
banchetti nutrono i poveri con i frutti e con la carne. La creatura di
Dio, infatti, si nutre della creatura di Dio che appropriata per il
nutrimento dell'uomo. Voi, invece, siete stati convinti dai demoni
bugiardi (non per governare la carne, ma per esercitare la
bestemmia) ad astenervi da alcuni cibi che Dio ha creato per essere
mangiati con rendimento di grazie dai fedeli e da quanti conoscono
la verit. Infatti tutto ci che stato creato da Dio buono e nulla
da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie
18
.
Ingrati verso il Creatore e ricambiando i suoi larghi benefici con
sacrileghe offese, poich per lo pi nei banchetti anche la carne
data ai poveri, paragonate la misericordia dei Cristiani ai sacrifici
dei pagani. Anche su questo punto siete simili a parecchi di loro.
Voi, infatti, considerate un sacrilegio uccidere gli animali perch
pensate che l'anima degli uomini rifluisca in loro. Questa idea si
trova nei libri di alcuni filosofi Gentili, sebbene si affermi che quelli
successivi abbiano pensato altrimenti. Ma in questo sbagliate ancor
pi gravemente: perch quelli ebbero paura di uccidere un loro
prossimo in un animale; voi, invece, il dio vostro, le cui membra
ritenete essere anche le anime degli animali.
Il culto e il sacrificio a Dio sulle reliquie dei martiri.
Differenza tra Ebrei e Pagani riguardo ai sacrifici e alla
verginit.
21. Il fatto che anche in seguito Fausto ci offenda - poich
onoriamo la memoria dei martiri - dicendo che cos noi abbiamo
mutato idoli, non mi spinge tanto a rispondere a questa calunnia
quanto a mostrare come lo stesso Fausto, con la preoccupazione di
calunniarci, abbia voluto allontanarsi dalle invenzioni dello stesso
Manicheo, e sia caduto non so come incautamente nella popolare e
poetica opinione dei pagani, dalla quale desiderava apparire del
tutto estraneo. Infatti, avendo detto che noi abbiamo mutato gli
idoli in martiri, dice: " Li venerate con simili voti; placate le ombre
dei defunti con vino e banchetti ". Sono dunque " ombre " dei
defunti? Non abbiamo mai ascoltato questo nei vostri sermoni, n
mai letto nei libri; anzi, siete soliti contraddire tali opinioni,
asserendo che le anime dei morti, malvagie o non perfettamente
purificate, passano attraverso dei cambiamenti o soffrono alcune
pene piuttosto gravi; quelle buone, invece, sono fatte salire su delle
navi e, navigando in cielo, passano da qui a quella regione della
luce per la quale, combattendo, erano morte. Cos nessuna anima
sarebbe trattenuta vicino al sepolcro del suo corpo. Allora da che
derivano le " ombre " dei defunti? Quale sarebbe la loro sostanza?
Dove sarebbero? Ma Fausto, per la smania di parlar male ha
dimenticato cosa dovrebbe professare; o forse, sonnecchiando, ha
dettato sognando le ombre e non si svegliato neppure quando ha
letto le sue parole. Il popolo cristiano, invece, onora con religiosa
solennit le reliquie dei martiri, sia per stimolarne l'imitazione, sia
per essere associato ai loro meriti ed ottenere aiuto dalle loro
preghiere. Di conseguenza, per, costruiamo altari non a ciascun
martire, ma al Dio dei martiri, sebbene sulle reliquie dei martiri.
Infatti quale sacerdote, accostandosi all'altare nei luoghi dei corpi
dei santi ha mai detto: " offriamo a te, Pietro! " o: " a te, Paolo! "
o: " a te, Cipriano! ". Ci che si offre si offre a Dio, che ha coronato
i martiri, presso le reliquie di coloro che ha coronato. Cos dal
richiamo di quegli stessi luoghi pu scaturire un amore maggiore,
per accrescere la carit sia nei confronti di quelli che possiamo
imitare, sia nei confronti di colui con il cui aiuto possiamo farlo.
Veneriamo dunque i martiri coltivando quell'amore e quel senso di
unione con il quale anche in questa vita sono venerati i santi uomini
di Dio, il cui cuore avvertiamo che pronto a patire ugualmente in
difesa della verit evangelica. Ma la devozione tanto maggiore per
quelli quanto pi siamo sicuri, dopo la vittoria delle loro battaglie;
con una lode pi fiduciosa li celebriamo, oramai vittoriosi in una vita
pi felice di quando combattevano ancora in questa. Ma non
veneriamo n insegniamo a venerare se non l'unico Dio con quel
culto che in greco si dice e in latino non si pu dire con una
sola parola, perch si tratta di una certa sottomissione dovuta
propriamente alla divinit. Riguardando poi questo culto l'offerta del
sacrificio (per cui si definisce " idolatria " quella di chi offre questo
anche agli idoli), non offriamo affatto qualcosa di simile, n
comandiamo di offrirla ad alcun martire o ad alcuna anima santa o
ad alcun angelo; e chiunque scivola in questo errore ripreso con
la sana dottrina, perch o sia corretto o se ne guardi. Anche gli
stessi santi o uomini o angeli non vogliono che sia offerto loro ci
che sanno essere dovuto al solo Dio. Questo si vide in Paolo e
Barnaba, quando i Licaoni, scossi dai miracoli che erano stati
compiuti per mezzo di loro, vollero sacrificare a loro come a di:
stracciati i loro vestiti, rivelando e persuadendo che non erano di,
vietarono che si compissero per loro quei sacrifici
19
. Si vide anche
negli angeli, come leggiamo nell'Apocalisse: un angelo proib che
venisse adorato e disse al suo adoratore: Io sono servo come te e i
tuoi fratelli
20
. Sicuramente gli spiriti superbi esigono queste cose, il
diavolo e i suoi angeli, come vediamo in tutti i templi e i riti dei
Gentili. La somiglianza con loro si manifestata anche in alcuni
uomini superbi, come stato tramandato riguardo ad alcuni re di
Babilonia. Per cui il santo Daniele sopport gli accusatori e i
persecutori poich, promulgato l'editto del re secondo cui niente si
doveva chiedere ad alcun dio, se non al re soltanto, fu sorpreso a
pregare e ad adorare il suo Dio, cio l'unico e vero Dio
21
. Quelli che
poi si ubriacano nelle memorie dei martiri, come potremmo
approvarli quando, anche se lo facessero nelle loro case, li
condanna la sana dottrina? Ma una cosa ci che insegniamo, altro
quel che sopportiamo, altro ci che ci si ordina di insegnare, altro
ci che ci si raccomanda di correggere e finch non emendiamo
siamo costretti a tollerare. Una cosa la disciplina dei cristiani,
un'altra la lussuria degli ubriaconi o l'errore dei deboli.
Nondimeno anche in questo caso c' una grandissima differenza tra
la colpa degli ubriaconi e quella dei sacrileghi. Senza dubbio un
peccato di gran lunga minore ritornare ebbro dai banchetti in onore
dei martiri che sacrificare, anche digiuno, ai martiri. Ho detto
sacrificare ai martiri, non sacrificare a Dio sulle reliquie dei martiri,
cosa che facciamo spessissimo, soltanto con quel rito con il quale,
nella rivelazione del Nuovo Testamento, egli ha prescritto che a lui
si sacrificasse; questo appartiene a quel culto che viene detto latra
e si deve all'unico Dio. Ma cosa dovrei fare, e quando dimostrer
alla cecit tanto grande di questi eretici quanta forza abbia ci che
si canta nei Salmi: Chi offre il sacrificio di lode, questi mi onora, a
chi cammina per la via retta, mostrer la salvezza di Dio
22
? La
carne e il sangue di questo sacrificio, prima della venuta di Cristo,
erano preannunziati per mezzo della somiglianza delle vittime; nella
passione di Cristo erano dati per mezzo della verit stessa; dopo
l'ascensione di Cristo erano celebrati per mezzo del sacramento
della memoria; e per questo tra i sacrifici dei Pagani e degli Ebrei
c' tanta differenza quanta ce n' tra un'imitazione falsa e la
prefigurazione che preannuncia. Come poi non si deve disprezzare
o denunciare la verginit delle donne consacrate a Dio perch
anche le Vestali furono vergini; cos non si devono criticare i
sacrifici dei Padri, perch ci sono anche i sacrifici dei Gentili. Come
c' molta differenza tra quelle verginit, sebbene non consista in
nient'altro se non a chi si offre il voto ed reso, cos tra i sacrifici
dei pagani e degli Ebrei c' molta differenza per il fatto stesso che
riguarda soltanto colui al quale sono immolati ed offerti: quelli alla
superba empiet dei demoni, che rivendicano proprio ci per s,
per essere considerati di, perch il sacrificio un onore divino; gli
altri, invece, all'unico vero Dio, perch a lui si offrisse qualcosa di
simile che prometteva la verit del sacrificio, a lui cui doveva essere
offerta la verit stessa, resa nella passione del corpo e del sangue
di Cristo.
I Giudei e le loro offerte unicamente al vero Dio.
22. E non vero, come disse Fausto, che i nostri antenati Giudei,
separati dai Gentili, mantenendo il tempio e i sacrifici e gli altari e i
sacerdozi, rinunciarono soltanto alle sculture, cio agli idoli: infatti
anche senza le sculture degli idoli avrebbero potuto sacrificare,
come alcuni fecero, agli alberi e ai monti, infine anche al sole e alla
luna e alle altre stelle. Se l'avessero fatto con quella devozione
chiamata latra, servendo la creatura piuttosto che il Creatore, e per
questo peccando non poco di empia superstizione, nondimeno si
sarebbero presentati i demoni per approfittarne e ricevere da loro i
sacrifici che avessero offerto cos. Perch quei superbi ed empi
spiriti non si nutrono di odore n di fumo, come alcuni falsamente
suppongono, ma degli errori degli uomini; si dilettano non
ristorando il corpo ma godendo malevolmente quando ingannano in
ogni modo o quando, con arrogante presunzione che deriva da una
falsa maest, si vantano di ricevere onori divini. Pertanto i nostri
padri non rinunciarono solo alle statue dei Gentili; ma non
sacrificando alla terra, n ad alcuna cosa terrena, n al mare, n al
cielo, n alla schiera del cielo, offrirono le vittime all'unico Dio,
creatore di tutto, che volle queste offerte promettendo, per mezzo
della loro somiglianza, la vittima vera, con la quale ci ha riconciliati
a s in Cristo Ges Signore nostro con la remissione dei peccati.
Paolo si rivolge ai fedeli, resi corpo di quel capo, dicendo: Vi esorto
dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi
come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio
23
. Ma i Manichei
dicono che i corpi umani sono opera della stirpe delle tenebre, e
carceri nelle quali rinchiuso dio, prigioniero; allora Fausto predica
una dottrina molto diversa da quella di Paolo. Ma poich se
qualcuno vi predica un Vangelo diverso da quello che avete ricevuto
sia antema
24
, Cristo dice la verit in Paolo; Manicheo sia antema
in Fausto.
Condizioni necessarie per essere cristiani: fede, speranza,
carit.
23. Fausto, senza sapere cosa dice, afferma anche che non
abbiamo mutato nessuna delle usanze dei Gentili. Poich, infatti, il
giusto vivr mediante la fede
25
e il fine di questo richiamo la
carit che sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da
una fede sincera
26
; e poich rimangono per formare la vita dei
fedeli queste tre cose: fede, speranza e carit
27
, come pu essere
che abbia usanze uguali ad un altro chi non ha uguali con lui queste
tre cose? Infatti chi crede diversamente, spera diversamente, ama
diversamente, deve per forza vivere diversamente. E se l'uso di
alcune cose sembra simile fra noi e i pagani, come quello del cibo,
delle bevande, delle case, dei vestiti, dei bagni; e, per chi dei nostri
conduce una vita da sposato, se sembra simile l'esperienza di
prendere moglie e di tenerla, mettere al mondo i figli, nutrirli,
nominarli eredi, molto diversamente, per, usa di queste cose chi
ne rapporta l'impiego ad un altro fine; e diversamente chi per
queste rende grazie a Dio, verso il quale non ha una fede distorta e
falsa. Perch come nel vostro errore, pur mangiando lo stesso pane
degli altri uomini e vivendo degli stessi frutti e dell'acqua delle
stesse fonti, e vestendovi di uguali tessuti di lana e di lino, tuttavia
non conducete per questo una vita uguale, non perch mangiate o
bevete o vi vestite diversamente, ma perch pensate e credete
diversamente e rapportate tutte queste cose ad un altro fine, cio
al fine del vostro errore e della vostra menzogna; allo stesso modo
noi, sia in queste che in altre cose, che ugualmente adottiamo,
viviamo in maniera diversa dai Gentili, perch non le rapportiamo al
medesimo fine, ma al fine del valido precetto divino, alla carit che
sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede
sincera. Deviando da questo, alcuni sono stati dirottati verso vane
chiacchiere. Su queste senza dubbio avete il primato, non badando,
non considerando che, nel possedere e nel compiere le medesime
cose, ci vale a tal punto una vita diversa (se diversa la fede),
che i vostri uditori, pur avendo mogli e generando figli (seppur
malvolentieri), e ammassando e custodendo patrimoni per loro,
nutrendosi di carne, bevendo vino, lavandosi, mietendo,
vendemmiando, negoziando, ricoprendo cariche pubbliche, li
includete fra voi, non fra i Gentili, sebbene le loro azioni sembrino
pi vicine ai Gentili che a voi. Infatti, sebbene le azioni di alcuni
Gentili si avvicinino pi a voi che ad alcuni vostri uditori - alcuni, in
effetti, nei loro sacri sacrilegi si astengono dalle carni, dal vino e dal
rapporto sessuale - computate i vostri uditori, che usano di tutte
queste cose (in ci diversi da voi) nel gregge di Manicheo, piuttosto
che costoro, che fanno quel che fate voi. E dite che vostra la
donna che ha creduto in Manicheo, anche se partorisce, piuttosto
che una Sibilla, che neppure si sposa. Ma anche molti cristiani sono
chiamati cattolici, eppure sono adulteri, ladri, avari, ubriaconi e
quant'altro contrario alla sana dottrina! Per tra voi, nel vostro
numero cos esiguo e quasi nullo, molti non sono forse cos? Ed
alcuni tra i pagani non sono cos? Per questa ragione dite che i
pagani che non sono cos sono migliori di voi? Nonostante ci, per
la sacrilega falsit della vostra setta, anche quelli tra voi che non
sono cos sono peggiori di questi pagani. Di conseguenza evidente
che non si sminuisce una sana dottrina, che la sola cattolica, per
il fatto che molti vogliono essere registrati col suo nome e non
vogliono essere sanati per mezzo suo. Si deve infatti riconoscere
quel piccolo numero, che il Signore soprattutto raccomanda in
mezzo all'enorme e innumerevole moltitudine diffusa in tutto il
mondo
28
: quel piccolo numero, per, dei santi e dei credenti, che
spesso deve essere valorizzato, detto piccolo numero come il
grano nel paragone con il mucchio della pula. Da s, per, forma
proprio una cos grande massa di frumento che supera per
l'incomparabile quantit tutti i buoni ed i cattivi vostri, che la verit
respinge in egual modo. Ecco, non siamo scisma dei Gentili, dai
quali moltissimo differiamo, in meglio; ma neppure voi lo siete,
perch differite moltissimo da loro, in peggio.

1 - Cf. 1 Tm 6, 16.
2 - Cf. 1 Cor 1, 24.
3 - 1 Cor 10, 20.
4 - 1 Cor 1, 24.
5 - SENECA, in Hippol. At. 1, scen. 2, vers. 194 s.
6 - Cf. Gv 19, 38.
7 - Sal 5, 11; Rm 3, 13.
8 - 1 Cor 3, 17.
9 - 1 Cor 6, 19.
10 - Os 6, 6.
11 - _Cf. 1 Tm 4, 2.
12 - Mt 12, 7.
13 - Sal 78, 9.
14 - Mt 6, 12.
15 - 1 Cor 10, 20.
16 - Rm 1, 20-23.
17 - Rm 1, 25.
18 - Rm 1, 20-23.
19 - Cf. At 14, 7-17.
20 - Ap 19, 10; 22, 8-9.
21 - Cf. Dn 6.
22 - Sal 49, 23.
23 - Cf. Rm 1, 17.
24 - Cf. 1 Tm 1, 5.
25 - Cf. 1 Cor 13, 13.
26 - Cf. Mt 20, 16.
27 - Cf. 1 Cor 13, 13.
28 - Cf. Mt 20, 16.
LIBRO VENTUNESIMO
Dio e hyle sono due princpi contrari, non due di.
1. FAUSTO. Dio uno solo o due? Uno solo, naturalmente. Come
mai, dunque, asserite che sono due? Mai nelle nostre affermazioni
si udito il nome di due di. Ma desidero sapere da dove ti deriva
questo sospetto. Perch voi riferite che ci sono due princpi: del
bene e del male. vero che ammettiamo due princpi, ma uno lo
chiamiamo dio, l'altro Hyle o, per dirla secondo l'uso comune,
demone. Se pensi che questo significhi due di, potrai anche
pensare che la salute e la malattia, di cui un medico discute, siano
due forme di salute; e quando qualcuno nomina il bene ed il male
potrai pensarli due forme di bene; e sentendo parlare di
abbondanza e povert le crederai due forme di abbondanza. Se
mentre io discutessi del bianco e del nero, del freddo e del caldo,
del dolce e dell'amaro, tu dicessi che ho mostrato due cose bianche,
due calde, due dolci, non sembrerai pazzo e malato nel cervello?
Cos, quando indico due princpi, dio e Hyle, non deve sembrare che
mostro due di. Forse, perch attribuiamo tutto il potere malefico
all'Hyle e quello benefico a dio, come appropriato, credi che non
ci sia per questo alcuna differenza? Dovremmo chiamarli entrambi
dio? Che se cos, potrai anche credere, sentendo veleno ed
antidoto, che non ci sia nessuna differenza o che l'uno e l'altro si
chiamino antidoto perch l'uno e l'altro hanno il loro potere, fanno
qualcosa ed operano. Ed anche sentendo medico e veterinario,
chiamerai entrambi medici; e sentendo giusto ed ingiusto potrai
chiamare entrambi giusti, perch l'uno e l'altro fanno qualcosa. Ma
se questo assurdo, quanto pi assurdo perci credere dio e Hyle
due di, perch ciascuno di loro opera qualcosa? Perci
inopportuna ed abbastanza inefficace questa argomentazione per
suscitare una disputa riguardo ai soli nomi,dal momento che non
sai rispondermi sulla questione. Non nego che talvolta anche noi
chiamiamo dio la natura contraria, ma non conformemente alla
nostra fede, bens secondo il nome ormai accettato per lei dai suoi
adoratori, che suppongono per ignoranza che sia dio: come anche
l'Apostolo disse: Il dio di questo mondo ha accecato la mente
incredula
1
, senza dubbio chiamandolo dio perch cos ormai era
chiamato dai suoi, ma aggiungendo che acceca le menti affinch da
ci si comprenda che non il vero Dio.
Il Dio vero e giusto pu manifestare ira e misericordia.
2. AGOSTINO. Nei vostri discorsi sentiamo parlare abitualmente di
due di, cosa che, sebbene hai negato all'inizio, tuttavia poco dopo
anche tu hai ammesso, rendendo ragione del perch diciate questo
con le parole dell'Apostolo: Il dio di questo mondo ha accecato la
mente incredula. Moltissimi tra noi dividono questa affermazione,
cos da dire che il vero Dio ha accecato la mente incredula. Infatti,
dopo aver letto: Ai quali Dio, sospendono la pronuncia, ma poi
soggiungono: ha accecato la mente incredula di questo mondo.
Anche se non separi in questo modo, ma, per spiegare, muti
l'ordine delle parole cos: Ai quali Dio ha accecato la mente
incredula di questo mondo, risulta evidente lo stesso significato.
Infatti anche una tale azione, con cui si accecano le menti degli
increduli, pu, in un certo qual modo, riferirsi al vero Dio, come
effetto non di malizia, ma di giustizia, come lo stesso Paolo altrove
dice: Forse ingiusto Dio, quando riversa su di noi la sua ira?
2

Parimenti, in un altro passo, afferma: Che diremo dunque? C'
forse ingiustizia da parte di Dio? No, certamente!
3
Egli, infatti, dice
a Mos: User misericordia con chi vorr, e avr piet di chi vorr
averla
4
. Dopo la premessa, dunque -che si deve mantenere
incrollabilmente - che non c' ingiustizia presso Dio, fa' attenzione a
cosa dice poco dopo: Se pertanto Dio, volendo manifestare la sua
ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con grande
pazienza i vasi di collera, gi pronti per la perdizione, e questo per
far conoscere la ricchezza della sua gloria verso i vasi di
misericordia, da lui predisposti alla gloria
5
, etc. Qui certamente non
si pu dire in alcun modo che uno il Dio che manifesta l'ira e fa
conoscere la sua potenza verso vasi gi pronti per la perdizione ed
un altro quello che manifesta la ricchezza verso vasi di misericordia.
Perch la dottrina apostolica attesta che l'unico e medesimo Dio
compie entrambe le cose. Da qui proviene anche: Perci Dio li ha
abbandonati all'impurit secondo i desideri del loro cuore, s da
disonorare fra di loro i propri corpi; e poco dopo: Per questo Dio li
ha abbandonati a passioni infami; parimenti, poco dopo: E poich
hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in
bala di un'intelligenza depravata
6
. Ecco in qual modo il Dio vero e
giusto acceca le menti degli increduli. Mai, infatti, nelle parole
dell'Apostolo che ho citato si deve intendere un altro Dio se non
quello che ha mandato suo Figlio a dire: Io sono venuto in questo
mondo per giudicare, perch coloro che non vedono vedano e quelli
che vedono diventino ciechi
7
. Anche qui sufficientemente appare
alle menti dei credenti come Dio accechi le menti degli increduli.
Infatti qualcosa di segreto avviene prima nella parte pi nascosta,
dove Dio compie il giustissimo esame del suo giudizio, cosicch le
menti di alcuni sono accecate, di altri illuminate; riguardo a questo
stato detto con estrema esattezza: La tua giustizia come i monti
pi alti
8
. L'Apostolo, ammirando l'altezza impenetrabile di questa
profondit, esclama: O profondit della ricchezza, della sapienza e
della scienza di Dio! quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi
9
, etc.
Bont e severit appartengono ad un solo Dio.
3. Voi, invece, non sapendo distinguere cosa compia Dio in
beneficio e cosa per giustizia, perch lontano dal vostro cuore e
dalla vostra bocca il nostro salterio, quando dice: Misericordia e
giustizia voglio cantare a te, o Signore
10
, qualsiasi cosa vi abbia
offeso secondo la debolezza della umana mortalit, lo allontanate
del tutto dall'arbitrio e dal giudizio di Dio; ovviamente avete
preparato un altro dio cattivo, che non vi mostra la verit ma
plasma la menzogna, cui poter imputare non solo qualsiasi vostra
azione ingiusta, ma anche qualsiasi vostro patimento ingiusto.
Attribuite cos a Dio il beneficio dei doni e gli togliete il giudizio delle
pene, come se Cristo avesse detto di un altro che ha preparato il
fuoco eterno per i malvagi
11
, invece di colui che fa sorgere il suo
sole sopra i buoni ed i malvagi e piovere sopra i giusti e gli
ingiusti
12
. Perch non capite che qui tanta bont e l tanta severit
appartengono a un solo Dio, se non perch non sapete cantare la
misericordia e la giustizia? Quello che fa nascere il suo sole sopra i
buoni ed i cattivi e fa piovere sopra i giusti e gli ingiusti, non il
medesimo che taglia tuttavia i rami naturali e innesta contro natura
l'oleastro? Non parla di questo unico Dio, l, l'Apostolo: Considera
dunque la bont e la severit di Dio; severit verso quelli che sono
caduti; bont di Dio invece verso di te, a condizione per che tu sia
fedele
13
? Certo udite, certo vi accorgete di come non tolga n a Dio
la severit dei giudizi n all'uomo la libera volont. un mistero
profondo, con un segreto inaccessibile tenuto fuori dal pensiero
umano il modo in cui Dio da un lato condanni l'empio, dall'altro lo
giustifichi: la verit delle sacre Scritture, infatti, dice di lui
entrambe le cose. Vi piace, dunque, cianciare contro i giudizi divini
perch sono imperscrutabili? Quanto pi appropriato, quanto pi
adatto alla nostra misura provare lo stesso timore l dove Paolo
ha avuto timore ed esclamare: O profondit della ricchezza, della
sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi
giudizi e inaccessibili le sue vie!
14
Quanto preferibile provare
stupore per ci che non sei capace di investigare, piuttosto che
voler inventare un altro dio cattivo perch non hai potuto
comprendere l'unico buono? Perch non si parla del nome, ma
dell'operato.
Dio vero, non hyle, artefice anche di ci che appare cattivo.
4. Fausto sembra essersi difeso prontamente, quando dice: "Non
parliamo di due di, ma di Dio e Hyle ". Ma quando gli avrai chiesto
cosa chiami Hyle, sentirai che viene descritto esattamente come un
altro dio. Se infatti la materia informe capace di forme corporee
fosse chiamata da quelli Hyle, come hanno fatto gli antichi, nessuno
di noi confuterebbe che essa sia chiamata dio. Ma ora quanto
grande l'errore, quanto grande l'insensatezza nel dire che la
materia dei corpi artefice dei corpi e negare che il loro artefice sia
Dio! Perch, quindi, ci che Dio vero fa, cio le qualit e le forme
dei corpi, degli elementi, degli animali - perch siano corpi,
elementi, animali - voi dite che le fa non so chi altro; con
qualunque nome lo chiamiate, a ragione si dice che con il vostro
errore introducete un altro dio. In questa unica questione errate
due volte in modo sacrilego: in primo luogo perch ci che fa Dio
dite che lo fa colui che vi vergognate ad ammettere come Dio; ma
non dimostrerete che non Dio, a meno che non negherete che
faccia cose tali quali non fa se non Dio; in secondo luogo, poi,
perch le cose buone che Dio buono fa voi credete che siano fatte
da uno cattivo e siano cattive, e con un sentimento puerile provate
orrore per quelle cose che non si accordano con la fragilit della
colpevole mortalit ed amate quelle che si accordano con essa.
Quindi dite che cattivo chi ha fatto il serpente; invece questo sole
lo ritenete un bene tanto grande da crederlo non fatto da Dio, ma
uscito fuori o mandato. Invece Dio vero (soffro moltissimo perch
ancora non credete in lui) ha fatto sia il serpente fra gli esseri
inferiori, sia il sole tra gli altri superiori; ed ancora, tra le creature
pi sublimi, non corporee e celesti ma a questo punto spirituali, ne
ha fatte di gran lunga migliori di questa luce, che un uomo carnale
qualsiasi non percepisce. A maggior ragione ci vale per voi che,
quando detestate la carne, nient'altro detestate che la vostra
norma con la quale misurate il bene ed il male, perch non pu
esserci in voi n il pensiero della cose cattive, se non di quelle che
offendono il senso carnale; n delle buone, se non di quelle con cui
si diletta la vista carnale.
L'arte divina conduce perfettamente a termine le opere
celesti e quelle terrene.
5. Siccome, perci, considero le realt inferiori opera di Dio
(terrene, umilissime, mortali, ma tuttavia opera di Dio, come
possiamo vedere), sono spinto ineffabilmente alla lode del loro
Creatore, che veramente cos grande nelle opere grandi, che non
da meno in quelle piccole. Infatti l'arte divina, con cui sono fatte
le opere celesti e terrene, anche quando sono dissimili tra loro, in
tutte simile a se stessa, perch nel condurle a termine in ciascun
genere ovunque perfetta. Infatti non costituisce il tutto nelle
singole parti, ma costituendo le singole parti per abbracciare il
tutto, si presenta tutta sia nel costituire le singole parti, facendo e
disponendo ogni cosa convenientemente a posto suo e in ordine,
sia assegnando ci che conforme a tutte nel particolare e nel
complesso. Ecco, qui, in questa sorta di bassofondo della creazione
universale, guardate gli animali, che volano, e nuotano, e
camminano, e strisciano. Certo, sono mortali; certo, la loro vita,
come stato scritto, un vapore che appare per un istante
15
. Ad
ogni modo questa misura, ricevuta dal buonissimo Creatore, per
cos dire la conferiscono tutti insieme al mondo intero, riempiendolo
in proporzione alla loro specie, affinch con queste creature umili ci
siano tutte quelle buone, tra le quali ci sono creature superiori
migliori di quelle. Pertanto ascoltate: trovatemi un qualsiasi essere
vivente, il pi abietto, la cui anima abbia in odio la sua carne o
piuttosto non la nutra e la curi, n con il movimento vitale la
rinvigorisca e la governi e in qualche modo non amministri un certo
universo suo, secondo la limitatezza della sua specie, favorevole a
preservare la sua incolumit. L'anima razionale corregge, vero, il
suo corpo e lo sottopone all'obbedienza, affinch una smodata
passione per le cose terrene non gli impedisca di cogliere la
sapienza: anche cos, per, essa ama senza dubbio la sua carne,
che legittimamente sottomette a s ed ordina perch obbedisca.
Infine voi stessi, sebbene detestiate la carne per un errore carnale,
non potete non amare la vostra carne e provvedere alla sua salute
ed incolumit, non evitarle tutti i colpi e le cadute e le intemperie
dalle quali offesa, non cercare, persino, di difenderla e
conservarla in buona salute. Cos dimostrate che la legge della
natura prevale sulla supposizione del vostro errore.
La perfezione della creatura fatta di carne.
6. Nella carne stessa le viscere vitali, convenienti a tutta la forma,
le membra deputate all'azione, i vasi alla sensazione, tutti distinti
nelle loro posizioni e funzioni e connessi in una concorde unit, in
una moderazione di misure, in una uguaglianza di numeri, in un
ordine di pesi, non indicano forse come loro artefice Dio vero, a cui
veramente stato detto: tu hai tutto disposto con misura, calcolo e
peso
16
? Se dunque non aveste il cuore perverso e corrotto da
frottole inconsistenti, contemplereste con l'intelletto le sue
perfezioni invisibili anche attraverso queste cose fatte in questa
infima e carnale creatura
17
. Chi , infatti, l'autore di queste cose
che ho ricordato, se non colui la cui unit fa sussistere ogni misura,
la cui sapienza forma ogni bellezza, la cui legge stabilisce ogni
ordine? Se non avete occhi per contemplare queste cose, vi guidi
l'autorit dell'Apostolo.
Ogni essere animato ama la propria carne come Cristo ama
la Chiesa.
7. L'Apostolo, infatti, indicando quale debba essere la natura
dell'amore dei mariti verso le mogli, trae esempio dall'anima
dell'amante: chi ama la propria moglie, dice, ama se stesso.
Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la
nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa
18
. Ecco, sotto i vostri
occhi c' l'intera realt carnale; vedete come in ogni animale,
incline alla sua buona salute, continui questa unione naturale,
affinch ami la sua carne. Perch questo non avviene soltanto negli
uomini i quali, quando vivono rettamente, non solo provvedono alla
salute della loro carne ma domano e frenano gli impulsi carnali
secondo l'uso della ragione; ma anche le bestie fuggono il dolore,
paventano la morte; evitano con tutta prontezza qualunque cosa
possa fare a pezzi e disgregare, da una concorde connessione, la
coesione delle membra e l'unione del corpo e dello spirito, nutrendo
e curando anche loro la carne. Nessuno mai infatti ha preso in odio
la propria carne; al contrario la nutre e la cura, dice, come fa Cristo
con la Chiesa. Vedete da dove partito e a quale altezza sia giunto.
Contemplate, se siete capaci, quanta potenza la creatura tragga dal
Creatore, determinata dalla pienezza della totalit a partire dalle
schiere celesti fino alla carne e al sangue, ornata dalla variet delle
forme, ordinata secondo gradi di realt.
S. Paolo attesta la grandezza di ci che piccolo, la bont di
ci che ultimo fra le realt corporee.
8. Ancora lo stesso Apostolo, insegnandoci una realt senza dubbio
grande e divina e misteriosa riguardo ai diversi doni spirituali e
tuttavia conformi all'unit, fece un paragone proprio con questa
nostra carne e, mentre parlava, non pass affatto sotto silenzio il
suo artefice, Dio. Sebbene sia lungo, poich, per, quanto mai
indispensabile, non mi rincrescer di inserire tutto intero in questa
opera quel passo tratto dalla sua Lettera ai Corinzi: Riguardo ai
doni dello Spirito, fratelli, non voglio che restiate nell'ignoranza. Voi
sapete infatti che, quando eravate pagani, vi lasciavate trascinare
verso gli idoli muti secondo l'impulso del momento. Ebbene, io vi
dichiaro: come nessuno che parli sotto l'azione dello Spirito di Dio
pu dire: " Ges antema ", cos nessuno pu dire: " Ges il
Signore " se non sotto l'azione dello Spirito Santo. Vi sono poi
diversit di carismi, ma uno solo lo Spirito; vi sono diversit di
ministeri, ma uno solo il Signore; vi sono diversit di operazioni,
ma uno solo Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno data una
manifestazione particolare dello Spirito per l'utilit comune: a uno
viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro,
invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; a
uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far
guarigioni per mezzo dell'unico Spirito; a uno il potere dei miracoli;
a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli
spiriti; a un altro la variet delle lingue; a un altro infine
l'interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose l'unico e
medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come
vuole. Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e
tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, cos anche
Cristo. E in realt noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito
per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci
siamo abbeverati a un solo Spirito. Ora il corpo non risulta di un
membro solo, ma di molte membra. Se il piede dicesse: " Poich io
non sono mano, non appartengo al corpo ", non per questo non
farebbe pi parte del corpo. E se l'orecchio dicesse: " poich io non
sono occhio, non appartengo al corpo ", non per questo non
farebbe pi parte del corpo. Se il corpo fosse tutto occhio, dove
sarebbe l'udito? Se fosse tutto udito, dove l'odorato? Ora, invece,
Dio ha disposto le membra in un modo distinto nel corpo, come egli
ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il
corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo il corpo. Non
pu l'occhio dire alla mano: " Non ho bisogno di te "; n la testa ai
piedi: " Non ho bisogno di voi ". Anzi quelle membra del corpo che
sembrano pi deboli sono pi necessarie; e quelle parti del corpo
che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e
quelle indecorose sono trattate con maggior decenza, mentre quelle
decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo,
conferendo maggior onore a ci che ne mancava, perch non vi
fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura
le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra
soffrono insieme; e se un membro onorato, tutte le membra
gioiscono con lui
19
. Se in voi c' non dico una qualche fede
cristiana, per credere all'Apostolo, ma un po' di sensibilit umana,
per scorgere ci che evidente, ciascuno in se stesso veda queste
cose e consideri quanto siano vere, quanto siano certe, quanta
grandezza sia in ci che piccolo e quanta bont in ci che
ultimo. Dal momento che l'Apostolo le esalta affinch attraverso
queste infime cose corporee che si vedono si possano pi
facilmente riconoscere quelle sublimi e spirituali che non si vedono.
Il vero Dio ha creato il corpo nella sua unitariet e
funzionalit.
9. Chiunque nega che Dio sia l'artefice di queste membra e del
nostro corpo che l'Apostolo tanto valorizza e loda, vedete chi
contraddice, annunciandovi cose che sono estranee a quanto
abbiamo ricevuto
20
. Perci che cosa necessario smentire da parte
mia, piuttosto che maledire da parte di tutti i Cristiani? L'Apostolo
dice: Dio ha composto il corpo
21
; mentre costui dice Hyle, non Dio.
Che c' di pi evidente di questi contrasti, da maledire prima che da
smentire? Forse anche qui l'Apostolo, dicendo Dio, ha aggiunto di
questo mondo
22
? Quand'anche qualcuno interpretasse che il
diavolo acceca le menti dei non credenti, non neghiamo che lo fa
con cattivi consigli; chi ad essi acconsente, perde la luce della
giustizia quando Dio retribuir ci che giusto. Tutto questo
leggiamo nelle sacre Scritture; anche quanto riguarda la seduzione
che viene dall'esterno: Temo per che, come il serpente nella sua
malizia sedusse Eva, cos i vostri pensieri vengano in qualche modo
traviati dalla loro semplicit e purezza nei riguardi di Cristo
23
. A cui
simile: Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi
24
; e il
versetto secondo cui ciascuno sarebbe seduttore di se stesso: Se
infatti uno pensa di essere qualcosa mentre non nulla, inganna se
stesso
25
; e quello sulla vendetta di Dio, che ho menzionato sopra:
Dio li ha abbandonanti in bala d'una intelligenza depravata, sicch
commettono ci che indegno
26
. Cos anche nell'Antico
Testamento, dopo la premessa: Perch Dio non ha creato la morte
e non gode per la rovina dei viventi
27
, si dice: Ma la morte
entrata nel mondo per invidia del diavolo
28
. Ed ancora, sulla stessa
morte, perch gli uomini non si considerassero senza colpa, si dice:
Gli empi invocano su di s la morte con gesti e con parole,
ritenendola amica e si consumano per essa
29
. Altrove, per: Bene
e male, vita e morte, povert e ricchezza, tutto proviene dal
Signore
30
. A questo punto gli uomini confusi non capiscono che in
un'unica e medesima cattiva azione, anche se non ne segue
un'altra evidente, ma accompagnata immediatamente da una
punizione, qualcosa proviene dall'astuzia del consigliere, qualcosa
dall'indolenza di colui che vuole, qualcosa dalla giustizia di colui che
punisce; perch il diavolo suggerisce, l'uomo acconsente, Dio
abbandona. Perci nella cattiva azione, cio nell'accecamento dei
non credenti, se si riconosce anche il diavolo per la sua malignit
nel consigliare, cos da distinguere Dio di questo mondo, non mi
sembra un'assurdit. Ed infatti non viene detto Dio senza aggiunta,
ma viene aggiunto di questo mondo, cio degli uomini empi, che
vogliono prosperare solo in questo mondo; secondo ci che viene
detto anche un mondo perverso, come scritto: Per strapparci da
questo mondo perverso
31
. Simile , infatti, quell'espressione: Il cui
Dio il loro ventre
32
: se l non ci fosse il cui Dio non verrebbe
affatto chiamato ventre. N nel salmo i demoni potrebbero essere
chiamati di se non si aggiungesse "delle nazioni ". Cos infatti
stato scritto: Gli di delle nazioni sono demoni
33
. Nel passo che
stiamo considerando, per, non stato messo n Dio di questo
mondo, n il cui Dio il ventre, n gli di delle nazioni sono
demoni, ma semplicemente Dio ha composto il corpo, il vero Dio,
creatore di tutte le cose. Quelle sono espressioni di biasimo,
questa, invece, di lode. A meno che Fausto non intenda che Dio ha
composto il corpo non disponendo le membra, cio creandole e
costruendole, ma mescolandole alla sua luce, di modo che,
ovviamente, queste membra cos distinte e collocate nelle loro sedi
le avrebbe disposte un altro, che ha creato questo corpo; Dio,
invece, mescolandovi la sua bont avrebbe mitigato la malizia di
questa creazione. Con tali invenzioni inebetiscono le anime fragili.
Ma Dio, venendo in aiuto dei piccoli per bocca dei santi, non ha
permesso che costoro dicessero questo. Hai, infatti, poco sopra:
Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo,
come egli ha voluto
34
. Chi, ormai, non capirebbe, che Dio detto
regolatore del corpo il corpo in base al fatto che ha creato il corpo
con molte membra, che conservano le funzioni di varie attivit in
una struttura unitaria?
Che beni grandi ha perduto la stirpe delle tenebre con la
mescolanza del bene!
10. Dicano, allora, i Manichei se gli animali, che secondo i loro deliri
l'Hyle aveva creato nella stirpe delle tenebre, prima che Dio avesse
mescolato la sua luce con quelli, non avevano questa armonia delle
membra, che l'Apostolo loda come ho detto; se in quel caso la testa
avrebbe detto ai piedi, o l'occhio alla mano: Non ho bisogno di te!
35

Non l'hanno mai detto, n avrebbero potuto dirlo; perch gli
attribuiscono le seguenti azioni e funzioni: strisciavano,
camminavano, nuotavano, volavano, ciascuno secondo la propria
specie; vedevano pure, e sentivano, e percepivano con gli altri
sensi, si nutrivano e curavano i loro corpi con alimenti appropriati
ed equilibrati. Di conseguenza, anche la fecondit della prole era
sufficiente: infatti attribuiscono loro anche l'accoppiamento. Certo,
tutte queste cose, che Manicheo biasima come opere dell' Hyle, non
si possono compiere senza l'armonia delle membra, che l'Apostolo
loda ed attribuisce a Dio. Dubitate ancora chi sia da seguire e chi da
maledire? Che dire del fatto che vi erano alcuni che parlavano
anche, cosicch, mentre essi pronunciavano un discorso, tutti i
serpenti, i quadrupedi, i volatili, i natanti ascoltavano, capivano,
approvavano? Da ammirare questa eloquenza soprannaturale! E
non l'avevano appresa da nessun grammatico o retore, n avevano
imparato quelle cose tra le lacrime delle bacchette e delle verghe!
Evidentemente anche Fausto si accostato tardi alla disciplina
dell'eloquenza, per cianciare eloquentemente di queste falsit, e
bench fosse di ingegno acuto, tuttavia leggendo ad alta voce fece
perdere la pazienza, cosicch tanto pochi approvarono la sua
eloquenza. Misero, egli che nacque in codesta luce e non in quelle
tenebre! L, infatti, mentre teneva discorsi contro la luce, volentieri
l'avrebbero ascoltato e prontamente obbedito ogni bipede, ogni
animale a pi zampe, persino ogni serpente, dal dragone fino alla
lumaca; qui, invece, disputando contro le tenebre, i pi lo
chiamavano eloquente piuttosto che dotto, molti, per,
perversissimo seduttore. Tra i pochi Manichei che lo applaudivano
come un grande maestro, d'altra parte, nessun animale gli faceva
cenno di assenso, neppure il suo cavallo sapeva qualcosa di quella
dottrina, come se la parte divina si fosse mescolata a quegli animali
solo per questo: per farli diventare pi stupidi! Che questo, vi
prego? Svegliatevi, una buona volta, miseri, e confrontate nella
vostra invenzione il tempo antecedente ed il presente di tutti gli
animali, allora nella loro terra, ora in questo mondo; allora forti
erano i corpi, ora sono deboli; allora la vista era acuta, con la
tentazione di invadere la zona di Dio; ora cos debole da essere
distolta dai raggi del sole; allora le menti degli animali sviluppate
per comprendere uno che pronunciasse un discorso; ora ebeti e del
tutto estranee da una tale capacit; allora era naturale
un'eloquenza cos grande e potente, ora con tanto studio e fatica a
malapena piccola e modesta. Che beni grandi ha perduto la stirpe
delle tenebre con la mescolanza del bene!
Bene e male, opposti tra loro, non sono evidenti nei contrari
esemplificati da Fausto.
11. Proprio a questo Fausto, in questo stesso discorso, cui ora
rispondo, sembrato bene opporre elegantemente numerosi
contrari: salute e malattia, abbondanza e miseria, bianco e nero,
caldo e freddo, dolce e amaro. Tralascio di dire qualcosa del bianco
e del nero, o in altri termini se c' qualche elemento di bene e di
male nei colori, al punto da dire che il bianco appartiene a dio, il
nero, invece, all'Hyle. Dal momento che ritengono che Hyle ha
creato tutte le specie di volatili, se dio asperse il colore bianco sulle
loro piume, dove si nascondevano i corvi, quando i cigni furono
cosparsi di bianco? Parimenti non necessario discutere del caldo e
del freddo: entrambi, infatti, se somministrati con moderazione,
sono salutari, se in eccesso, invece, sono dannosi. Vediamo il resto.
Il bene e il male, che avrebbe eventualmente dovuto mettere per
primi, sembra che li abbia posti tra i contrari medesimi volendo che
si intendessero come generali, cio che al bene appartiene la
salute, l'abbondanza, il bianco, il caldo, il dolce; al male, invece, la
malattia, la povert, il nero, il freddo, l'amaro: chi pu, veda
quanto ci sia da ignorante e da sconsiderato! Io, invece, perch
non si creda che tratti ingiustamente quest'uomo, non oppongo il
bianco al nero, il caldo al freddo, il dolce all'amaro, la salute alla
malattia. Infatti se il bianco e il dolce sono due cose buone, mentre
il nero e l'amaro due cose cattive, come mai la maggior parte
dell'uva e tutte le olive, diventando nere divengono dolci, cio
possedendo pi male migliorano? Parimenti, se il calore e la salute
sono due cose buone, invece il freddo e la malattia due cose
cattive, perch i corpi, riscaldandosi, si ammalano? Per caso i sani
hanno la febbre? Quindi non contrappongo queste cose, che
probabilmente ha ricordato da incauto o per indicare qualsiasi
forma di contrari piuttosto che il bene ed il male; in particolare
perch non hanno mai detto che il fuoco della stirpe delle tenebre
fosse freddo, ma il suo calore indubbiamente un male.
Salute e abbondanza presso la stirpe delle tenebre.
12. Ma per lasciando da parte queste cose, consideriamo quelle che
ha menzionato come buone fra questi contrari, cos da non volere
dubbi: la salute, l'abbondanza, la dolcezza. Davvero non c'era la
salute dei corpi in quella stirpe, in cui sono potuti nascere e
crescere e generare quegli animali e resistere a tal punto che
quando alcuni di loro, gravidi, furono catturati - come vanno
vaneggiando - e furono legati insieme in cielo, i feti, nati neppure
nella pienezza del tempo, ma prematuri, cadendo in terra da una
tale altezza, poterono vivere e crescere e propagare queste specie
carnali che ora sono innumerevoli? Oppure non c'era abbondanza l
dove gli alberi poterono nascere non soltanto nell'acqua e nel
vento, ma anche nel fuoco e nel fumo ed essere cos fecondi che
dai loro frutti erano generati animali di ciascuna loro specie, e si
conservavano in quanto nutriti ed allevati dalla fertilit di quegli
alberi, l'abbondanza del cui nutrimento era testimoniata anche dalla
fecondit della prole, soprattutto dove non c'erano n il lavoro dei
campi n le intemperie dell'estate e dell'inverno (perch l non
girava il sole, affinch con l'alternarsi delle stagioni trascorressero
gli anni)? Quindi perenne era la fertilit degli alberi, per i quali
l'elemento e l'alimento della loro specie, come era stato di aiuto a
quelli che dovevano essere generati, cos bastava perennemente a
coloro che dovevano essere fecondati, e non faceva mai mancare i
frutti, come vediamo gli alberi dei cedri generare fiori e frutti per
tutto l'anno, se sono continuamente irrigati. Grande, dunque, l
l'abbondanza, e grande la sicurezza di averla: perch non si temeva
la grandine, dove non c'erano coloro che scacciavano la luce, i quali
- come inventate - scatenano i tuoni.
Gradevolezza e disgusto di un cibo secondo la convenienza
del corpo.
13. Se poi non avessero considerato i loro cibi dolci e deliziosi non
li avrebbero ricercati, i loro corpi non si sarebbero rinvigoriti. Infatti
cos stanno le cose: in base alla convenienza di ciascun corpo un
cibo o piace o disgusta. Se piace, si dice che dolce o delizioso; se
invece disgusta si dice che amaro, o acerbo o che va rifiutato
perch in qualche modo sgradevole. Noi uomini non siamo forse
cos, cio per lo pi uno ricerca un cibo di cui l'altro ha disgusto, o
per costituzione naturale, o per abitudine o per stato di salute?
Quanto pi i corpi di animali di diverso genere possono ritenere
piacevole quel cibo che per noi amaro? O altrimenti si dovrebbero
trattenere le capre dal rodere l'oleastro? Perch come per qualcuno
degli uomini il miele amaro a causa di una malattia, cos per
quella natura animale delizioso l'oleastro. Cos si infonde nei
prudenti esaminatori della realt il valore dell'ordine, quando, cio,
a ciascuno offerto e restituito il suo; e si rende noto quanto
grande sia questo bene che si estende dalle cose infime fino a
quelle pi alte, dalle corporali fino alle spirituali. Pertanto, per la
stirpe delle tenebre, quando un animale appartenente a qualche
elemento si nutriva con quel cibo che era nato nel suo elemento,
senza dubbio questa stessa congruenza glielo rendeva piacevole; se
invece si fosse imbattuto nel cibo fatto di un altro elemento
l'incongruenza stessa avrebbe offeso il senso di colui che lo
gustava. E questa offesa chiamata amarezza o asprezza o
sgradevolezza o quant' altro o, se fosse cos eccessiva da
distruggere l'armonia della costituzione del corpo con una forza
estranea, e uccida o tolga le forze, chiamata anche veleno,
semplicemente per l'incongruenza, poich cibo appropriato per
un'altra specie; come uno sparviero, se mangia il pane, che il
nostro cibo quotidiano, muore, anche noi se mangiamo l'elleboro, di
cui si nutrono la maggior parte degli animali. Un certo modo di
usare quell'erba, per, anche una forma di medicamento. Se
Fausto sapesse e considerasse tal cosa, certamente non porrebbe
veleno ed antidoto come esempio delle due nature del bene e del
male, come se dio fosse l'antidoto ed Hyle il veleno, dal momento
che una medesima cosa e una medesima natura, presa o usata ora
appropriatamente ora non appropriatamente, giova o nuoce. Perci,
secondo la loro invenzione, si pu dire che il loro dio stato il
veleno per la stirpe delle tenebre, di cui logor i corpi tanto robusti
cos da renderli debolissimi; ma poich anche la luce stessa fu
catturata, sottomessa e sciupata, furono entrambi reciprocamente
velenosi.
Il regno di dio e il regno di Hyle.
14. Perch dunque non chiamate questi regni o entrambi buoni o
entrambi cattivi, o piuttosto entrambi buoni e cattivi (entrambi
buoni in se stessi, entrambi cattivi l'uno verso l'altro)?
Successivamente, se sar necessario, cercheremo quale di questi
sia migliore o peggiore; nel frattempo, giacch erano due regni
buoni in se stessi, si faccia questa considerazione: dio regnava nella
sua terra, anche Hyle regnava nella sua. La buona salute dei
regnanti c'era sia l che qui; frutti abbondanti sia l che qui;
fecondit della prole in entrambi i regni; la dolcezza dei piaceri
propri nell'uno e nell'altro regno. Ma quella stirpe, dicono, a parte il
fatto che era cattiva per la luce vicina, anche in se stessa era
cattiva. Per il momento ho gi parlato delle sue molte cose buone;
se anche voi potrete mostrarne delle cattive saranno due i regni
buoni, ma migliore quello in cui non c'era alcun male: quali dite che
fossero, dunque, suoi mali? Si devastavano, dice Fausto, si
danneggiavano a vicenda, si uccidevano, si logoravano. Se l ci si
dedicava soltanto a questo, in che modo si generarono, si
allevarono, si svilupparono cos tante schiere? L dunque c'erano
quiete e pace. Ma ammettiamo che fosse migliore il regno in cui
non c'era alcuna discordia: molto pi opportunamente li chiamerei,
tuttavia, due regni buoni, piuttosto che uno buono e l'altro cattivo,
pur essendo migliore quello in cui ciascuno non nuoceva a se
stesso, n l'uno all'altro; meno buono, invece, questo in cui,
sebbene si contrapponessero a vicenda, tuttavia ciascun animale
difendeva la sua salute, l'incolumit, la natura. Nondimeno al dio
vostro non si pu paragonare neppure per una cos grande
differenza il principe delle tenebre, cui nessuno resisteva, del cui
regno tutti erano servitori, seguito da tutti quando pronunciava un
discorso: questo non sarebbe potuto avvenire senza una grande
pace e concordia. Ci sono, infatti, regni felici laddove si obbedisce al
re col pieno consenso di tutti. A ci si aggiunge che erano sudditi di
quel principe non solo quelli della sua specie, cio i bipedi, che voi
dite genitori degli uomini, ma tutte le specie degli altri animali, ed
al suo cenno gli si rivolgevano, facendo ci che aveva comandato,
credendo a ci che aveva dichiarato. Dicendo queste cose, ritenete
fino a tal punto sordi i cuori degli uomini da aspettarsi che voi
nominiate un altro dio, che vedono compiutamente ed apertamente
descritto? Se infatti questo principe era capace di questo con le sue
forze, doveva derivarne grande potenza; se con l'onore, grande
gloria; se con l'amore, grande concordia; se con il timore, grande
disciplina. Se in tutte queste buone cose ce n'erano alcune cattive,
allora forse si deve parlare di natura cattiva? O lo fanno solo coloro
che non sanno che dicono? Inoltre, se ritenete che fosse una natura
cattiva, per il fatto che non solo era cattiva nei confronti dell'altra
natura, ma aveva il male anche in se stessa, credete che non sia
alcun male la dura necessit che sopportava il vostro dio prima
della mescolanza con la natura contraria, cos da essere costretto a
combattere con essa ed a mandare nelle fauci le sue membra, per
essere cos schiacciate che non si potesse recuperarle tutte intere?
Ecco, c'era anche in essa un grande male, prima che si mescolasse
con lei quello che solo chiamate male. Infatti o non poteva essere
offeso e danneggiato dalla stirpe delle tenebre e per propria
stoltezza soffriva quella necessit; o, se poteva essere danneggiato
nella sua sostanza, non adorate un dio incorruttibile, come lo
dichiara l'Apostolo
36
. E allora? La corruttibilit stessa, dalla quale
non era ancora corrotta quella natura ma dalla quale poteva essere
corrotta, non vi sembra un male nel dio vostro?
Nel dio dei Manichei n prescienza n sicurezza.
15. Chi non vedrebbe, inoltre, che o in lui non c'era prescienza -
nel qual caso vostro dovere pensare se non sia un difetto di Dio
mancare di prescienza e non sapere minimamente cosa stia per
accadere -; o, se in lui c'era prescienza, non poteva esserci
sicurezza, ma eterno timore, e riconoscete certamente quanto ci
sia male! Non temeva che da un momento all'altro venisse il tempo
in cui le sue membra sarebbero state talmente devastate e
contaminate in quella battaglia, che a stento sarebbero state
liberate e purificate con infinita fatica e neppure per intero? Ma se
questo non lo riguardava (e vedete senz'altro quanto si possa dirlo
con difficolt), le sue membra, che stavano per soffrire mali tanto
grandi, avevano certamente paura. O non sapevano che sarebbe
avvenuto questo? Quindi ad una qualunque parte della sostanza del
vostro dio manc assolutamente la prescienza. Contate i mali nel
vostro sommo bene! O forse non temevano perch prevedevano la
loro successiva liberazione e, parimenti, il trionfo? Certamente
temevano per i compagni, sapendo che dovevano essere cacciati
dal loro regno e imprigionati per l'eternit in quel globo.
Cosa vanno delirando coloro che, non accettando la sana
dottrina, si volgono alle favole!
16. Forse l non c'era carit affinch non ci fosse fraterna
compassione per le anime minacciate da eterni supplizi senza alcun
precedente peccato? Come? Quelle stesse anime che dovevano
essere legate nel globo, non erano anche loro membra del vostro
dio? Non forse unica l'origine, unica la sostanza? Esse, almeno,
sicuramente temevano, sicuramente erano afflitte perch avevano
prescienza del loro futuro ed eterno carcere. O altrimenti, se quelle
anime non sapevano che sarebbe avvenuto questo, una parte del
vostro dio era preveggente, una parte no; come, dunque, una sola
ed identica poteva essere la sostanza? Dal momento che, dunque,
anche l ci furono mali tanto grandi, prima che ci fosse la
mescolanza con un male estraneo, perch vi vantate di quel bene,
come se fosse puro, semplice, sommo? Perci siete costretti a
confessare che queste due stesse nature erano o entrambe buone o
entrambe cattive. Vi concediamo, se direte che erano entrambe
cattive, di dichiarare peggiore quella che vorrete; se invece direte
che erano entrambe buone, dite quale di queste fosse la migliore.
Dopo sar pi accurato l'esame; purch, tuttavia, sia rimosso quel
vostro errore per il quale dite che esistevano due princpi di natura
diversa, buona e cattiva, e evidentemente due di, uno buono e
l'altro cattivo. Ora, per, se cattivo qualcosa per il fatto che nuoce
ad un altro, questi due princpi si sono nuociuti a vicenda:
supponiamo che una parte sia stata pi cattiva perch per prima ha
desiderato i beni altrui. Perci una volle introdurre il male, l'altra
restitu male per male; e non secondo la legge del taglione, cio
occhio per occhio
37
, che abitualmente criticate per ignoranza e per
impudenza, ma con molta pi gravit. Scegliete dunque quale parte
chiamare peggiore, quella che per prima volle nuocere o quella che
volle e pot nuocere di pi. Questa infatti desider godere della luce
secondo la sua misura; l'altra estirp quella alla radice. Se l'una
avesse portato a compimento quel che desiderava, sicuramente
non avrebbe danneggiato se stessa; l'altra, invece, per abbattere
completamente l'avversaria ostile, nocque gravemente anche ad
una parte di s. Come dice quella notissima e veemente
esclamazione affidata alla memoria di certe opere: Periscano gli
amici purch contemporaneamente muoiano i nemici
38
. Infatti una
parte di dio stata mandata all'irrimediabile contaminazione
affinch fosse possibile proteggere il globo, nel quale il nemico deve
essere sepolto vivo in eterno; tanto, infatti, sar temuto anche da
vinto, tanto spaventer bench rinchiuso, che l'eterna sventura di
una parte di dio procura una qualunque sicurezza alle altre parti. O
innocentissima bont! Ecco, anche il dio vostro far ci che
potrebbe nuocere ai suoi ed ai nemici, di cui accusate terribilmente
la stirpe delle tenebre. Proprio questo denunciato, nel caso del
vostro dio, dalla zona pi profonda del globo, nella quale
rinchiuso il nemico ed inchiodato il suddito; addirittura quella parte
che dite dio prevale nel nuocere di pi ai nemici ed ai suoi. Hyle, in
effetti, non volle distruggere il regno nemico, ma occuparlo; alcuni
dei suoi, poi, sebbene li uccidesse distruggendoli mediante altri dei
suoi, tuttavia li trasformava di nuovo in altre forme, cosicch
morendo e rinascendo, almeno durante gli intervalli di tempo
godevano della loro vita. Dio, invece, onnipotente ed ottimo come
lo descrivete, distrugge i nemici e condanna i suoi per sempre; e -
cosa cui si crede per una follia pi sorprendente - Hyle danneggia i
suoi animali nella lotta, dio punisce le sue membra nella vittoria.
Non state forse vaneggiando? Certamente ricordate il paragone di
Fausto tra dio e l'antidoto e tra Hyle ed il veleno: ecco, nuoce di pi
il vostro antidoto che il veleno. Se Hyle ha rinchiuso dio e
inchiodato le sue viscere nel globo cos orrendo, per sempre; e -
crimine maggiore - egli calunnia le restanti anime perch non
sembri di esser venuto meno, non avendo potuto purificarle. Mani,
infatti, nella sua Epistola del Fondamento, dice che quelle anime
diventano degne di tale supplizio perch " hanno concesso a se
stesse di allontanarsi dalla loro precedente brillantezza naturale e
sono divenute nemiche della santa luce ", sebbene dio stesso le
abbia condotte in quel traviamento. Di conseguenza furono cos
ottenebrate da diventare luce nemica della luce. Se non lo
volevano, egli fu ingiusto nel costringerle; se lo volevano, egli fu
ingrato nel punirle. Se esse avessero potuto sapere in anticipo che
sarebbero state nemiche della loro origine, sarebbero state
tormentate dal timore prima del conflitto, contaminate
irrimediabilmente durante esso, e dopo esso condannate per
sempre, mai beate. D'altro canto, se non avessero potuto sapere in
anticipo, sarebbero state incaute prima del conflitto, deboli durante
esso e misere dopo, mai divine. E necessariamente ci che vero
di esse vero di dio, conformemente all'unit della sostanza. Non
possiamo credere che vedete quanto grande sia la vostra
bestemmia? E tuttavia, talvolta, volendo - per cos dire - difendere
la bont di dio, dite di riservare qualcosa di buono anche alla stessa
Hyle, perch rinchiusa non si accanisca su se stessa. Avr dunque
qualcosa di buono pur non avendo nulla di buono mescolato con
essa? Forse, come dio prima del conflitto, pur senza mescolanza col
male, aveva il male di necessit, cos Hyle, dopo il conflitto, senza
mescolanza col bene, avr il bene della pace? Parlate dunque di due
mali, ma uno peggiore dell'altro; o, pi esattamente, di due non
sommi beni, ma uno migliore dell'altro. Di conseguenza il migliore
lo proclamate pi misero: infatti, se l'esito di quel grande conflitto
sar che - sopraffatta Hyle dalla propria devastazione e inchiodate
le membra di dio nel globo - qualcosa di buono sia riservato ai
nemici ed un grande male sia inflitto ai sudditi, pensate chi abbia
vinto! Ma (si capisce!) il veleno Hyle, che stata capace di
formare, fortificare, nutrire, vivificare i suoi animali; e l'antidoto
dio, che ha potuto condannare, ma non guarire, le sue membra!
Pazzi! Quella non Hyle, quello non dio! Cos vanno delirando
coloro che, non accettando la sana dottrina, si volgono alle
favole
39
.

1 - 2 Cor 4, 4.
2 - Rm 3, 5.
3 - Rm 9, 14-15.
4 - Es 33, 19.
5 - Rm 9, 22-23.
6 - Rm 1, 24. 26. 28.
7 - Gv 9, 39.
8 - Sal 35, 7.
9 - Rm 11, 33.
10 - Sal 100, 1.
11 - Cf. Mt 25, 41.
12 - Cf. Mt 5, 45.
13 - Rm 11, 17-24.
14 - Rm 11, 33.
15 - Gc 4, 15.
16 - Sap 11, 21.
17 - Cf. Rm 1, 20.
18 - Ef 5, 28-29.
19 - 1 Cor 12, 1-26.
20 - Cf. Gal 1, 9.
21 - 1 Cor 12, 24.
22 - 2 Cor 4, 4.
23 - 2 Cor 11, 3.
24 - 1 Cor 15, 33.
25 - Gal 6, 3.
26 - Rm 1, 28.
27 - Sap 1, 13.
28 - Sap 2, 24.
29 - Sap 1, 16.
30 - Sir 11, 14.
31 - Gal 1, 4.
32 - Fil 3, 19.
33 - Sal 95, 5.
34 - 1 Cor 12, 18.
35 - 1 Cor 12, 21.
36 - Cf. 1 Tm 1, 17.
37 - Cf. Es 21, 24.
38 - CICERONE, Pro Deiotaro 9, 25.
39 - Cf. 2 Tm 4, 3.
LIBRO VENTIDUESIMO
In che senso i Manichei contestano la Legge e i Profeti.
1. FAUSTO. " Perch denigrate la Legge e i Profeti? ". Noi non
siamo affatto nemici o avversari della Legge e dei Profeti, n di
nessuno: al punto che, se solo ce lo permettete, siamo pronti ad
affermare che falso tutto ci che su di essi stato scritto e per cui
ci risultano odiosi. Ma voi opponete resistenza, e dando retta ai
vostri scrittori, rendete colpevoli i profeti forse innocenti, diffamate
i patriarchi, disonorate persino la legge e, cosa ancora pi sciocca,
pretendete allo stesso tempo che i vostri scrittori non dicano
menzogne e che fossero religiosi e santi quelli di cui scrissero
turpitudini e vite ignobili. Ma poich le due cose non possono stare
insieme, necessario o che questi furono cattivi, o che quelli furono
menzogneri e falsi.
Gli scrittori deformarono la Legge e i Profeti introducendo i
precetti giudaici.
2. Ors: se ti piace, dopo aver condannato per comune accordo gli
scrittori, assumiamo la difesa della Legge e dei Profeti. Per legge,
per, io non intendo la circoncisione, il sabato, i sacrifici e le altre
cose simili dei Giudei, bens quella che la vera legge, cio: Non
uccidere, Non commettere adulterio, Non pronunciare falsa
testimonianza
1
, ecc. Ad essa, che era diffusa tra le genti gi in
antico, ovvero sin da quando esiste la creatura di questo mondo, gli
scrittori degli Ebrei mescolarono con violenza, come lebbra e rogna,
quei loro abominevoli e turpissimi precetti che riguardano la
circoncisione e i sacrifici. Suvvia! Se anche tu sei davvero un amico
della legge, condannali insieme a me, giacch hanno osato violarla
con una simile commistione di precetti che non le si addicono: i
quali precetti, se non sapeste anche voi che non sono legge n
parte della legge, o vi sforzereste di osservarli, avendo fatto
professione di giustizia, oppure confessereste apertamente di non
essere giusti. Ora, invece, da una parte, volendo voi vivere
rettamente, avete la massima cura di quei comandamenti che
proibiscono i delitti, dall'altra non fate alcuna menzione di quelli che
riguardano i Giudei: in che modo potreste avere delle scusanti per
questo, se non fosse evidente che non si tratta della medesima
legge? Infine, se come ti infiammi ritenendo un insulto intollerabile
che uno ti dica negligente circa il precetto Non uccidere o: Non
commettere adulterio, ti scaldassi altrettanto se uno ti dicesse che
sei incirconciso e che trascuri il sabato, se ne dedurrebbe senza
dubbio che ambedue sono legge e comandamento di Dio. Ora,
invece, riguardo ai primi ottieni lode e onore, se li osservi; mentre
riguardo agli altri, non temi affatto la perdita di questo stesso bene,
perch li disprezzi. Perci ne risulta che questi, come ho detto, non
sono legge, ma piuttosto macchie e scabbia della legge: se noi li
condanniamo, li condanniamo in quanto falsi, non in quanto
legittimi. E tale esecrazione non tocca n la legge n Dio autore
della legge, bens coloro che hanno ascritto il nome di questo e di
quella alle loro nefaste religioni. Se poi talvolta, quando
stigmatizziamo i precetti dei Giudei, noi attacchiamo il venerando
nome della legge, ci accade per colpa vostra, che non volete alcun
discrimine tra le istituzioni ebraiche e la legge: piuttosto, rendete
alla legge la dignit che le propria, recidete da essa come
verruche le turpitudini degli Israeliti, gettate sugli scrittori la colpa
di tale deformazione, e subito vi accorgerete che noi siamo stati
nemici del Giudaismo, non della legge. il termine " legge " a trarvi
in inganno: giacch non sapete a cosa si debba giustamente
attribuirlo.
O sono menzogneri gli scrittori, o sono veri i crimini dei
Patriarchi e dei Profeti narrati nella Scrittura.
3. Al riguardo, non vedo perch riteniate che noi denigriamo i vostri
profeti e patriarchi. Infatti, se le cose che si dice abbiano compiute
fossero state scritte o dettate da noi, la vostra accusa nei nostri
confronti non sarebbe priva di ragione: ma se sono state scritte da
loro stessi contro il costume dell'onest al fine di trarre gloria dai
vizi, oppure da loro soci e consimili, che colpa ne abbiamo noi? Noi
infatti detestiamo e condanniamo gli atti iniqui che di propria
iniziativa, senza neppure essere interrogati, quei rei hanno
confessato: se invece fu la malignit degli scrittori a inventare
contro di loro queste cose per invidia, si puniscano allora gli
scrittori, se ne condannino i libri, si purifichi il nome dei profeti da
una fama non meritata, si restituisca autorevolezza alla seriet e
alla rettitudine dei patriarchi.
Menzogne degli scrittori sia su Dio sia sugli uomini di Dio.
4. Certamente pu essere accaduto che quegli stessi scrittori, cos
come inventarono impudentemente tante cose a proposito di Dio -
dicendo, di volta in volta, che si trovava nelle tenebre dall'eternit e
si meravigli dopo che ebbe visto la luce; che era ignaro del futuro,
tanto da impartire ad Adamo un ordine che egli non avrebbe
osservato; che non era preveggente, giacch non pot vedere
Adamo che, conosciuta la propria nudit, si era nascosto in un
angolo del giardino; che era invidioso e temeva che il suo uomo, se
avesse assaggiato dell'albero della vita, sarebbe vissuto in eterno;
che talora era avido del sangue e del grasso di ogni genere di
sacrifici e geloso se, come a lui, li si offrivano ad altri; che era iroso
ora con gli estranei, ora con i suoi; che uccideva migliaia di uomini
per colpe lievi o affatto commesse; che minacciava che sarebbe
venuto con la spada e non avrebbe risparmiato nessuno, n giusto
n peccatore -, allo stesso modo, ripeto, pu essere accaduto che
mentirono anche a proposito degli uomini di Dio, dato che con tanta
insolenza mentirono su Dio stesso. Convenite dunque con noi che la
colpa va addossata agli scrittori, se volete che ne siano liberati i
profeti.
I crimini dei Patriarchi e dei Profeti.
5. Fino a prova contraria, non siamo stati noi a scrivere di Abramo
che, bruciando dall'insano desiderio di avere un figlio, e non
confidando affatto in Dio che gi glielo aveva promesso dalla moglie
Sara, si rotol con una concubina, essendone la moglie (cosa
ancora pi turpe) a conoscenza
2
. E neppure che, mercanteggiando
in modo vergognosissimo il proprio matrimonio, a causa
dell'avarizia e del ventre egli offr in vendita come concubina,
poich era bellissima, la suddetta moglie Sara, spacciandola per la
propria sorella
3
, a due re, Abimelech e Faraone, in momenti
diversi. N che Lot, suo fratello, dopo essere stato liberato da
Sodoma, giacque sul monte con le sue due figlie
4
, egli che a
Sodoma, colpito da un fulmine, sarebbe arso pi onestamente di
come bruci sul monte per la fiamma di una libidine proibita. E
neanche che Isacco si comport tale e quale al padre nei riguardi di
sua moglie Rebecca, anch'egli fingendo che fosse sua sorella
5
per
vivere vergognosamente per mezzo di lei. N che Giacobbe suo
figlio si aggir come un capro tra Rachele e Lia, sorelle germane, e
le loro rispettive schiave, facendo il marito di quattro mogli, al
punto che ogni giorno quelle quattro prostitute facevano a gara su
chi per prima se lo portasse nel giaciglio al suo ritorno dai campi, e
talora di notte se lo cedevano pure l'una all'altra dietro compenso
6
.
E nemmeno che Giuda suo figlio giacque con la nuora Tamar, dopo
le nozze dell'uno e dell'altro figlio, ingannato - dicono - dall'aspetto
di prostituta
7
che essa, bene al corrente del fatto che il suocero
trafficava da sempre con quel genere di donne, aveva assunto. N
che Davide, dopo un gran numero di mogli, commise adulterio
anche con quella sgualdrina della moglie di Uria e fece morire lui in
guerra
8
. N che Salomone suo figlio ebbe trecento mogli e
settecento concubine e figlie di re senza numero
9
. N che Osea, il
primo dei profeti, ebbe figli da una prostituta
10
: turpitudine che,
cosa ancor pi esecrabile, viene presentata come un consiglio
impartito da Dio. N tantomeno che Mos commise omicidio
11
, che
depred l'Egitto
12
, che fece guerre, che ordin e comp molteplici
crudelt
13
, e che neppure lui si accontent di un solo matrimonio.
Nessuna di queste cose - ripeto - n altre simili che si trovano nei
diversi libri di quegli autori, sono state scritte o dettate da noi: a
questo punto, o sono falsi i racconti dei vostri scrittori, o sono veri i
crimini dei padri. Voi, scegliete pure delle due alternative quella che
volete: quanto a noi, giocoforza che deprechiamo o gli uni o gli
altri, dal momento che abbiamo in odio sia i malvagi e i turpi sia i
bugiardi.
I Manichei non comprendono il valore simbolico dei precetti
e delle azioni contenuti nel Vecchio Testamento.
6. AGOSTINO. Non comprendete n i misteri della Legge n le
azioni dei Profeti, poich non sapete pensare n la santit n la
giustizia. Ma circa i precetti e i misteri del Vecchio Testamento
abbiamo gi detto spesso e molto, affinch si comprendesse che l
un conto ci che viene impartito perch sia condotto a
compimento, realizzandolo per mezzo della grazia del Nuovo
Testamento, un conto ci che si dimostra essersi compiuto,
perch la verit ormai manifestata lo abolisce: ovvero, che il
precetto della legge veniva ricevuto perch doveva essere
perfezionato con l'amore di Dio e del prossimo, mentre la promessa
della legge dimostrava di essersi compiuta con l'abolizione della
circoncisione e degli altri segni di quel tempo. Il precetto creava dei
colpevoli affinch si desiderasse la salvezza, la promessa invece
celebrava le figure nell'attesa del Salvatore: cosicch per l'avvento
del Nuovo Testamento gli uni fossero liberati dal dono della grazia,
le altre venissero spazzate via dalla verit sopraggiunta. Infatti la
stessa legge che stata data per mezzo di Mos divenuta grazia
e verit per mezzo di Ges Cristo
14
: grazia, cosicch, concesso il
perdono dei peccati, si adempia per dono di Dio a ci che stato
comandato; verit, cosicch, abolita l'osservanza delle ombre, per
la fedelt di Dio si renda presente ci che stato promesso.
I Manichei giudicano con mente carnale le figure che
contengono le promesse.
7. Pertanto costoro che, biasimando ci che non comprendono,
considerano come lebbra, scabbia o verruche della legge le figure
simboliche che contengono le promesse sono simili ad uomini che
disdegnano ci di cui non afferrano l'utilit: come un sordo che,
vedendo muoversi le labbra di uno che parla, criticasse i movimenti
della bocca come superflui e indecorosi; o un cieco che, al sentirsi
magnificare una certa casa, volesse col tatto la riprova di quanto gli
viene detto e mettendosi a saggiare con la mano la levigatezza
delle pareti incappasse all'improvviso nelle finestre e le criticasse
come disdicevoli a quella superficie omogenea, ritenendole buchi
dovuti a crolli.
Ottusit dei Manichei circa Gen 1,2: differenza tra luce
creatrice e luce creata.
8. Ma le azioni dei profeti furono esse stesse profetiche e
simboliche: come potr mai farlo capire a gente la cui mente
piena di vacuit a tal punto che, secondo loro, noi crediamo che
anche Dio stesso un tempo si trovava nelle tenebre, giacch sta
scritto Le tenebre ricoprivano l'abisso
15
? Come se noi chiamassimo
Dio l'abisso dove c'erano le tenebre in quanto l, prima che Dio con
la sua parola creasse la luce, non c'era luce! Ma poich essi non
distinguono tra la luce che Dio stesso e la luce che Dio ha creato,
ritengono che ne consegua che egli stesso fosse nelle tenebre
prima di creare la luce, essendo le tenebre sopra l'abisso prima che
egli dicesse: Sia fatta la luce. E la luce fu
16
. Come nel Nuovo
Testamento si dicono di lui ambedue le cose - vi leggiamo infatti sia
che Dio luce e in lui non ci sono tenebre
17
, sia che Dio che disse:
" Rifulga la luce dalle tenebre ", rifulse nei nostri cuori
18
-, allo
stesso modo anche nel Vecchio Testamento si dice sia: un riflesso
della luce perenne
19
a proposito della Sapienza di Dio, che
certamente non stata fatta
20
, poich tutte le cose furono fatte
per mezzo di lei, sia: Tu, Signore, sei luce alla mia lampada: il mio
Dio rischiara le mie tenebre
21
a proposito di una luce che non pu
essere stata fatta se non per mezzo di lei. Allo stesso modo anche
all'inizio, quando le tenebre erano sopra l'abisso, Dio disse: Sia
fatta la luce. E la luce fu: una luce che nessun altro avrebbe potuto
creare se non la luce creatrice della luce, cio Dio.
All'occhio carnale dei Manichei inaccessibile la luce
creatrice.
9. Come infatti Dio basta a se stesso riguardo alla beatitudine
eterna, e ne trabocca per renderci beati, cos basta a se stesso
riguardo alla luce eterna e ne trabocca per illuminarci: egli non
brama il bene di nessuno, giacch egli stesso il godimento di ogni
volont buona, n teme il male di nessuno, giacch da lui stesso
che ogni volont cattiva viene abbandonata. Infatti, n lo accresce
chi beato per dono suo, n lo intimorisce chi infelice per sua
sentenza. Non questo, o Manichei, il Dio che voi adorate: di molto
vi siete allontanati da lui, inseguendo i vostri fantasmi, che il vostro
cuore vuoto e instabile, abbeverandosi con gli occhi della carne a
questa luce dei corpi celesti, ha dilatato e diversificato in un
moltiplicarsi di invenzioni. Questa luce, sebbene anch'essa fatta da
Dio, non neppure lontanamente paragonabile con la luce che Dio
ha creato nelle menti dei pii, che le illumina dalle tenebre e le
giustifica dall'empiet: quanto meno lo sar con quella luce
inaccessibile che di tutte queste cose creatrice! Eppure, non a
tutti inaccessibile: Beati i puri di cuore, perch vedranno Dio
22
, e
Dio luce e in lui non ci sono tenebre; gli empi invece non
vedranno la luce, come dice Isaia
23
. A costoro dunque
inaccessibile la luce, creatrice di luce, che cre non solo quella luce
spirituale nelle menti dei santi, ma anche questa luce corporea, alla
quale non proibisce che i malvagi si avvicinino, bens la fa sorgere
sopra i buoni e sopra i malvagi
24
.
Ipotesi sulla natura della luce creata.
10. Quando dunque le tenebre erano sopra l'abisso egli, che era la
luce, disse: Sia fatta la luce. chiaro quale luce fece la luce: infatti
troviamo chiaramente scritto Dio disse; non altrettanto chiaro,
invece, quale luce fu fatta. Per gli studiosi delle Divine Scritture,
infatti, oggetto di comune discussione se si tratti della luce che
sta nelle menti degli angeli, se cio Dio abbia creato in quel
momento gli stessi spiriti razionali, oppure di una qualche luce
corporea, situata anch'essa lontano dai nostri sguardi nei luoghi pi
alti di questo mondo. Infatti i luminari visibili nel cielo li cre il
quarto giorno: e a sua volta similmente ci si domanda se essi
furono creati simultaneamente alla loro luce, o in che modo furono
accesi a partire da quella luce che era gi stata creata. In ogni
caso, qualunque sia la luce che fu fatta allorch, essendo le tenebre
sopra l'abisso, Dio disse: sia fatta la luce, nessuno che, leggendo
con piet le sacre Scritture diventi degno di comprenderle, dubita
del fatto che la luce creata fu fatta dalla luce creatrice.
In che senso lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque (Gen
1,2).
11. N si deve ritenere che Dio, prima di fare la luce, abitasse nelle
tenebre, per il fatto che: Lo spirito di Dio aleggiava sulle acque
25

ed essendo stato detto in precedenza che le tenebre ricoprivano
l'abisso. L'abisso infatti l'immensa profondit delle acque. Da qui
pu venire in mente, a chi pensa secondo la carne, che lo Spirito di
Dio abitasse in quelle tenebre che erano sopra l'abisso, dato che di
lui si dice: aleggiava sulle acque: costui non capisce come la luce
risplenda nelle tenebre e come le tenebre non la comprendano
26
se
non quando divengano luce mediante la parola di Dio e si dica loro:
Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore
27
. Se
dunque le menti razionali, ottenebrate dalla volont empia, non
possono comprendere la luce - mai assente - della sapienza di Dio,
poich ne sono lontane per l'affetto, non per il luogo, che c' di
strano se lo spirito di Dio, che aleggiava sopra le acque, aleggiasse
anche sopra le tenebre delle acque, certamente ad una distanza
senza paragoni, ma di sostanza e non di luogo?
In che senso Dio si meravigli della luce (Gen 1,4).
12. So bene di cantare queste cose a dei veri e propri sordi:
tuttavia, non dispero che la verit del mio canto incontri un
orecchio che sia stato aperto dal Signore, dal quale provengono le
verit che diciamo. Ma dobbiamo proprio sopportare come giudici
delle Divine Scritture persone simili, alle quali non aggrada neanche
che a Dio piacquero le proprie opere, e lo accusano di essersi
meravigliato della luce come di una cosa estranea, poich sta
scritto: Dio vide che la luce era cosa buona
28
? Egli infatti approva
le sue opere perch gli piace ci che ha fatto, ed questo che
significa il vedere che sono buone. Infatti non costretto a fare
qualcosa contro la propria volont, cos da fare ci che non gli
piace; n si mette a fare qualcosa inavvertitamente, cos da
dispiacersi di averla fatta. Ma come potrebbe non infastidire costoro
il fatto che il nostro Dio vide che la sua opera era buona, dal
momento che il loro dio, quando ebbe sommerso le sue membra
nelle tenebre, si mise davanti un velo? Non vide infatti che ci che
aveva fatto era buono, bens non volle vedere che era cattivo.
In che senso Cristo si meravigli della fede del centurione
(Mt 8,10).
13. Fausto dice chiaramente che il nostro Dio si meravigli, il che
non scritto: n se uno vede che una cosa buona, ne consegue
che si dica che ne resti anche meravigliato. Infatti, di fronte a molte
cose che vediamo buone, non rimaniamo meravigliati perch sono
tali contro la nostra aspettativa, ma le approviamo semplicemente
perch tali dovevano essere. Nondimeno, mostriamo a costoro, non
nel Vecchio Testamento che calunniano in mala fede, ma nel Nuovo
che accettano per ingannare gli inesperti, che Dio si meravigliato.
Essi infatti confessano che Cristo Dio, e pongono nel loro laccio
questa esca dolcissima, con cui catturare chi devoto a Cristo. Dio
dunque si meravigliato quando Cristo si meravigliato: infatti sta
scritto nel Vangelo che, udita la fede di un centurione: Ne fu
ammirato e disse a quelli che lo seguivano: In verit vi dico, presso
nessuno in Israele ho trovato una fede cos grande
29
. Ecco,
abbiamo spiegato come abbiamo potuto le parole Dio vide che era
cosa buona, e forse interpreti migliori le spiegano meglio. Spieghino
anche costoro in che senso Ges si meravigli di una cosa che
sapeva gi prima che accadesse, e conosceva gi prima di udirla.
Sebbene infatti ci sia una grande differenza tra il vedere che una
cosa buona e il meravigliarsene anche, tuttavia in questo caso c'
una qualche similitudine, poich anche Ges si meravigli per la
luce di fede che egli stesso, che la luce vera che illumina ogni
uomo che viene in questo mondo, aveva fatto nel cuore di quel
centurione
30
.
Le critiche di Fausto al Vecchio Testamento somigliano a
quelle che i pagani potrebbero muovere al Nuovo.
14. Certo, un pagano empio potrebbe insultare e accusare Cristo
nel Vangelo, cos come Fausto fa con Dio nel Vecchio Testamento.
Potrebbe infatti dire anch'egli che Cristo mancava di prescienza,
non solo perch rimase stupito della fede del centurione, ma anche
perch fra i suoi discepoli scelse Giuda, che non avrebbe osservato i
suoi comandamenti
31
: cos come Fausto biasima il fatto che nel
paradiso fu dato all'uomo un ordine che non avrebbe eseguito
32
.
Gli imputerebbe anche che non fu in grado di sapere chi lo aveva
toccato, quando quella che soffriva per il flusso di sangue gli tocc
la frangia dell'abito: cos come costui incolp Dio di ignorare dove si
nascondesse Adamo, credo a motivo delle parole: Adamo, dove
sei
33
?, cos come per quelle di Cristo: Chi mi ha toccato
34
?
Potrebbe dire anche che era invidioso e che aveva paura che se
altre cinque vergini fossero entrate nel suo regno, sarebbero
vissute in eterno: e chiuse loro la porta in modo da non aprire
neppure di fronte al loro pietoso bussare
35
, come dimenticando ci
che egli stesso aveva promesso col dire: Bussate e vi sar
aperto
36
; cos come costui accusa Dio di invidia e di paura perch
non aveva ammesso il peccatore alla vita eterna. Potrebbe ritenerlo
desideroso del sangue non degli animali ma degli uomini, poich
disse: Chi avr perduto la sua anima per causa mia, la trover per
la vita eterna
37
: cos come costui ha voluto criticare i sacrifici degli
animali, figure con cui veniva promesso il sacrificio del sangue dal
quale siamo stati redenti. Potrebbe rimproverarlo anche di essere
geloso, per il fatto che, quando scacci dal tempio con il flagello i
compratori e i venditori, l'evangelista ha ricordato che di lui fu
scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora
38
, cos come costui ha
accusato Dio di gelosia perch viet che si sacrificasse ad altri.
Potrebbe considerarlo iroso verso i suoi e verso gli estranei: verso i
suoi, poich disse: Il servo che, conoscendo la volont del suo
padrone, avr fatto cose degne di percosse, ne ricever molte
39
;
verso gli estranei, poich disse: Se qualcuno non vi accoglier,
scuotete su di lui la polvere dei vostri piedi. In verit vi dico, nel
giorno del giudizio Sodoma avr una sorte pi sopportabile di quella
citt
40
: cos come costui incrimina Dio di ira ora verso i suoi ora
verso gli estranei, giacch l'Apostolo menziona ambedue quando
dice: Tutti quelli che hanno peccato senza la legge, periranno anche
senza la legge; quanti invece hanno peccato sotto la legge, saranno
giudicati sotto la legge
41
. Potrebbe dire che trucid e sparse il
sangue di molti per colpe lievi o per nulla commesse. Agli occhi di
un pagano apparirebbe certo colpa lieve o affatto commessa il non
avere la veste nuziale in un banchetto di nozze, motivo per cui il
nostro re nel Vangelo ordin che quell'uomo fosse gettato nelle
tenebre esteriori
42
legato mani e piedi; o il non volere Cristo come
proprio re, peccato per il quale dice: Quelli che non volevano che
diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me
43
: cos
come costui ha accusato Dio nel Vecchio Testamento poich gli
sembr che trucidasse migliaia di uomini per colpe lievi o per nulla
commesse. Quanto poi all'accusa di Fausto a Dio che minaccia di
venire con la spada con cui non risparmier n il giusto n il
peccatore, quale accuse mai non lancerebbe quel pagano udendo
l'apostolo Paolo dire del nostro Dio: Egli che non ha risparmiato il
proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi
44
; udendo anche Pietro,
che nel parlare delle grandi tribolazioni dei santi e della loro
uccisione, li esorta a sopportare e dice: giunto il momento in cui
inizia il giudizio dalla casa di Dio; e se inizia da noi, quale sar la
fine di coloro che rifiutano di credere al Vangelo del Signore? E se il
giusto a stento si salver, che ne sar del peccatore e dell'empio?
45

Cosa c' infatti di pi giusto di quell'unico, che tuttavia il Padre non
risparmi? E cosa di pi evidente del fatto che non risparmi
neppure i giusti, purificandoli con diverse tribolazioni, dal momento
che di ci si dice apertamente: E se il giusto a stento si salver?
Non solo infatti nel Vecchio Testamento sta scritto: Dio corregge chi
ama; percuote ogni figlio che predilige
46
e: Se dalla mano del
Signore accettiamo il bene, perch non dovremmo accettare il
male?
47
; ma anche nel Nuovo troviamo: Colui che amo, lo
rimprovero e lo castigo
48
, e: se infatti ci esaminassimo da noi
stessi, il Signore non ci giudicherebbe; ma se ci giudica, il Signore
ci corregge, affinch non siamo condannati insieme con il mondo
49
.
Tuttavia, se un pagano criticasse nel Nuovo Testamento le
medesime cose che costoro criticano nel Vecchio, non si
metterebbero forse essi stessi a difenderle? E se mai riuscissero a
farlo, per quale follia accusano qui ci che l difendono? Se invece
non ci riuscissero, perch concedono che si debba credere, in un
Testamento soltanto e non piuttosto in ambedue, una cosa che,
senza essere compresa, appare ignobile agli empi e invece giusta,
sebbene misteriosa, ai pii?
Anche nel Nuovo Testamento i Manichei attribuiscono a
falsari ci che non si accorda con la loro eresia.
15. O forse osano dire che sono false e perverse anche le
affermazioni simili che abbiamo addotto dal Nuovo Testamento, in
base a quel loro diabolico privilegio per cui tutto ci che, nel
Vangelo o nelle Epistole canoniche, pensano che possa sostenere la
loro eresia lo accettano e lo propagandano come detto da Cristo e
dagli apostoli, mentre tutto ci che nei medesimi codici suona come
detto contro di loro, non esitano ad affermare con bocca impudente
e sacrilega che vi fu immesso ad opera di falsari? A questa loro
follia, che tenta di annullare e abbattere l'autorit di tutti i libri, ho
gi risposto in precedenza non poche cose, per quello che mi
sembrava permetterlo la fisionomia della presente opera.
Esposizione e confutazione delle eventuali accuse dei
pagani: Dio privo di prescienza e invidioso dell'uomo.
16. Ora li ammonisco affinch, mentre cercano di velare le loro
favole insane e sacrileghe sotto il pallio del nome cristiano, vedano
tuttavia che, quando discutono queste cose contro le Scritture
cristiane, la verit dei codici divini di ambedue i Testamenti difesa
da noi non soltanto contro i pagani, ma anche contro i Manichei. E
queste cose che Fausto, attingendole dalle nostre antiche scritture,
ha appena inserito nel suo discorso come indegne di Dio, io forse
potrei difenderle contro un pagano che le biasimasse nel testo
evangelico o apostolico menzionandone alcune simili prese dai loro
autori, come fece il nostro Paolo presso gli Ateniesi
50
. Infatti, potrei
forse trovare anche nella loro letteratura un Dio che cre e fabbric
il mondo e dette inizio a questa luce e che tuttavia, prima di
crearla, non giaceva nelle tenebre; che al compimento dell'opera
sua fu preso dalla gioia - il che certo di pi del Vide che era cosa
buona -; che dette una legge seguendo la quale l'uomo avrebbe
fatto il proprio bene, o il proprio male disprezzandola, e che non
direbbero certo che ignorava il futuro, per il fatto che dette la legge
anche a chi l'avrebbe poi disprezzata. Invero, non chiamerebbero
privo di prescienza neppure un uomo per il fatto che pone delle
domande, coloro nei cui libri molte domande sono formulate per
null'altro motivo che ciascuno si convinca con le proprie risposte,
giacch colui che interroga non solo sa ci che vuole che l'altro gli
risponda, ma anche ci che quello gli risponder. Se invece volesse
dire che Dio invidioso di qualcuno perch non permette che i
malvagi siano felici, troverebbe pieni a questo riguardo i libri dei
suoi inerenti alla provvidenza divina.
Il valore degli antichi sacrifici.
17. Sui sacrifici, poi, questo solo il pagano mi potrebbe obiettare:
perch li critichiamo presso di loro, dal momento che nei nostri
antichi libri si legge che il nostro Dio comand che gli si offrissero?
A questo proposito, mettendomi a discutere pi ampiamente del
vero sacrificio, gli potrei dimostrare che esso non dovuto se non
all'unico vero Dio, e che a lui stato offerto dall'unico vero
sacerdote, mediatore tra Dio e gli uomini
51
: sacrificio le cui
prefigurazioni era opportuno fossero celebrate con vittime animali,
a indicare la carne e il sangue futuri, quelli dell'unica vittima per la
quale vengono rimessi i peccati contratti con la carne e il sangue,
che non possiederanno il regno di Dio, poich la sostanza stessa del
corpo si trasformer in qualit celeste: cosa che nel sacrificio era
significata dal fuoco, quasi un assorbimento della morte nella
vittoria
52
. Queste cose furono celebrate a buon diritto presso quel
popolo il cui regno e sacerdozio erano profezia del Re e del
Sacerdote che sarebbe venuto a governare e a consacrare fedeli di
tutte le genti e a introdurli nel regno dei cieli, nel santuario degli
angeli e nella vita eterna. Di questo vero sacrificio, gli Ebrei
celebrarono santamente la prefigurazione e i pagani un'imitazione
sacrilega: poich, dice: l'Apostolo: I sacrifici dei Gentili sono fatti ai
demoni e non a Dio
53
. L'immolazione del sangue quale preannunzio
infatti una realt antica, che dall'inizio del genere umano d
testimonianza della futura passione del Mediatore: nella sacra
Scrittura si trova infatti che il primo ad offrirla fu Abele
54
. Non fa
pertanto meraviglia se gli angeli prevaricatori che volteggiano per
questa atmosfera, i cui due vizi maggiori sono la superbia e la
falsit, ci che sapevano doversi all'unico vero Dio lo pretesero per
s dai propri adoratori, dai quali vollero essere ritenuti di; ne offr
l'occasione la vacuit del cuore umano, soprattutto quando per
nostalgia dei morti furono costruite delle immagini, donde
derivata l'usanza dei simulacri
55
, e con adulazione ancora pi
grande furono ad essi tributati onori divini, come fossero stati
assunti in cielo, mentre sulla terra i demoni ne prendevano il posto
per farsi adorare, reclamando i sacrifici degli ingannati e degli illusi.
Pertanto, risulta chiaro a sufficienza a chi si debba un sacrificio: non
solo quando giustamente lo ordina il vero Dio, ma anche quando
con presunzione lo esige un Dio falso. Se ci per quel pagano fosse
troppo difficile da credersi, lo convincerei con la stessa profezia,
nella quale furono scritte tanto tempo prima le cose che ora gli
mostrerei realizzate. Se poi disprezzasse anche questa, ammetterei
il fatto piuttosto che stupirmene, giacch mi tornerebbe alla
memoria che, secondo la verit della medesima profezia, non tutti
avrebbero creduto.
Gelosia di Dio: ambivalenza della terminologia.
18. Se poi, sulla base di ambedue i Testamenti, mi obiettasse che
Cristo o Dio sono gelosi, e criticasse il termine stesso, non
mostrerebbe altro che la propria totale ignoranza o negligenza in
fatto di letteratura. Infatti, sebbene i loro dotti facciano distinzione
tra volont e brama, gioia e ilarit, circospezione e paura, clemenza
e misericordia, prudenza e astuzia, confidenza e audacia, e in
queste e molte altre simili coppie di termini ascrivano il primo alle
virt e il secondo ai vizi, tuttavia i loro libri sono pieni dell'uso
improprio dei termini che propriamente indicano i vizi, giacch con
essi vengono designate anche le virt: si usa brama per volont,
ilarit per gioia, paura per circospezione, misericordia per
clemenza, astuzia per prudenza, audacia per confidenza. E chi
riuscirebbe a citare tutti i termini che il linguaggio d'uso usurpa per
tale licenza? Bisogna inoltre aggiungere anche le caratteristiche
proprie di ciascuna singola lingua. Infatti negli scrittori ecclesiastici
non trovo mai utilizzato il termine " misericordia " in senso
negativo, e in ci concorde anche la consuetudine del linguaggio
quotidiano. I Greci chiamano con un unico nome due cose certo
simili, ma tuttavia distinte, quali la fatica e il dolore; noi le
indichiamo con due nomi diversi. Noi chiamiamo con un unico nome
la vita sia quando diciamo che uno " vive " perch non morto, sia
quando diciamo che " un uomo dalla vita onesta ": i Greci invece
designano queste due cose con due vocaboli. Da ci potrebbe darsi
che, a prescindere dell'uso improprio delle parole, ampiamente
presente in tutte le lingue, in virt di qualche caratteristica propria
della lingua ebraica " gelosia " sia utilizzato in ambedue i sensi: sia
quando l'animo, turbato per l'adulterio del coniuge, si strugge, cosa
che non pu verificarsi per Dio, sia quando si pratica una vigilante
custodia per conservare la castit coniugale; e che Dio faccia
questo allorch parla col suo popolo come con una sposa che non
vuole si dia alla fornicazione con molti di falsi, per noi utile
crederlo non solo senza dubitare, ma anche rendendone grazie. Lo
stesso potrei affermare dell'ira di Dio: Dio infatti, quando si adira,
non soggetto a turbamento, ma si dice ira al posto di vendetta o
per catacresi, o per qualche caratteristica propria della lingua
originale.
Durezza e giudizio di Dio.
19. Costui non si meraviglierebbe poi della morte di migliaia di
uomini, se non negasse il giudizio di Dio: giudizio che neanche i
pagani negano, giacch ammettono che questo universo dalle
realt pi alte sino alle infime retto e amministrato dalla
provvidenza di Dio. Se negasse anche questo, potrei convincerlo
ben facilmente con l'autorit dei suoi, o disputando poco pi a
lungo con solidi ragionamenti. Se poi fosse troppo duro e stolto, lo
abbandonerei a quello stesso giudizio divino alla cui esistenza egli
non crede. Se menzionasse esplicitamente le colpe lievi o nulle per
le quali Dio fece morire quegli uomini, gli mostreremmo che non
sono n nulle n lievi: circa ad esempio il caso gi posto della veste
nuziale
56
, gli dimostreremmo quanto illecito recarsi alle sacre
nozze cercando l non la gloria dello sposo, ma la propria, oppure
un altro significato che per quella veste, in virt di una migliore
comprensione, si potesse trovare. Circa il fatto che vengono uccisi
davanti agli occhi del re quelli che non volevano che egli regnasse
su di loro
57
, basterebbe un nostro discorso forse non lungo a
chiarire che, se per un uomo non una colpa il non volere che un
altro uomo regni su di lui, non altrettanto si tratta di colpa nulla o
lieve se egli non vuole che a regnare su di lui sia l'unico nel cui
regno si vive santamente, felicemente e per sempre.
Perch Dio punisce sia il giusto sia il peccatore.
20. Quanto all'ultimo esempio che Fausto ha posto, accusando i
libri antichi quasi di insultare Dio perch minaccia la spada e di non
risparmiarla a nessuno, n giusto n peccatore, se spiegassimo al
pagano in che modo si debba intenderlo, forse egli non farebbe
resistenza n al Nuovo n al Vecchio Testamento e gli piacerebbe la
similitudine evangelica che invece a costoro, che vogliono essere
considerati cristiani, o non visibile perch sono ciechi o dispiace
perch sono malvagi. Certamente il supremo coltivatore della vite
usa la falce in un modo per i tralci che portano frutto
58
e in un altro
per quelli che non ne portano: tuttavia non risparmia n i buoni n i
cattivi, gli uni per ripulirli, gli altri per tagliarli. Nessun uomo infatti
dotato di tanto grande giustizia che non gli sia necessaria la prova
della tribolazione, al fine di perfezionare, di confermare o di
saggiare la virt: a meno che costoro non vogliano escludere dal
novero dei giusti lo stesso apostolo Paolo, il quale sebbene confessi
con umilt e sincerit i suoi peccati trascorsi, tuttavia rende grazie
per essere stato giustificato dalla fede in Ges Cristo
59
. O forse lo
risparmiava colui che questi sciocchi non comprendono quando dice
"Non risparmier n il giusto n il peccatore "? Ascoltino allora lui
stesso: Perch non montassi in superbia per la grandezza delle
rivelazioni, mi stata messa una spina nella carne, un angelo di
Satana incaricato di schiaffeggiarmi; a causa di questo per ben tre
volte ho pregato il Signore che l'allontanasse da me ed egli mi ha
detto: " Ti basta la mia grazia, poich la virt si perfeziona nella
debolezza
60
". Dunque non risparmiava neppure il giusto, per
perfezionarne la virt nella debolezza, colui che gli aveva dato un
angelo di Satana che lo schiaffeggiasse: a meno che non diciate che
gli fu dato dal diavolo. Dunque il diavolo agiva perch Paolo non
insuperbisse per la grandezza delle rivelazioni e la sua virt
giungesse a perfezione: ma chi potrebbe mai dire una cosa simile?
Pertanto, a consegnare quel giusto all'angelo di Satana perch
venisse schiaffeggiato fu colui che, per mezzo di quel giusto,
consegnava allo stesso Satana anche gli ingiusti, dei quali Paolo
dice: Li ho consegnati a Satana perch imparino a non pi
bestemmiare
61
. Comprendete ora in che modo dall'alto egli non
risparmi n il giusto n il peccatore? O vi indignate ancora di pi
perch l stata menzionata la spada? Una cosa infatti essere
colpiti, un'altra essere uccisi. Come se le migliaia di martiri non
fossero stati abbattuti con diversi tipi di morte, o i persecutori
avessero avuto tale potere se non perch fu loro concesso dall'alto,
da colui che disse: " Non risparmier n il giusto n il peccatore ";
essendo lo stesso Signore dei martiri di cui si dice: Non ha
risparmiato il proprio Figlio
62
a dire con tutta chiarezza a Pilato: Tu
non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato
dall'alto
63
. Paolo stesso dice che queste violenze e persecuzioni nei
confronti dei giusti sono un esempio del giudizio di Dio
64
.
Affermazione che viene pi ampiamente chiarita dall'apostolo
Pietro, come ho ricordato sopra, quando dice: giunto il momento
in cui inizia il giudizio dalla casa di Dio; e se inizia da noi, quale
sar la fine di coloro che rifiutano di credere al Vangelo del
Signore? E se il giusto a stento si salver, che ne sar del peccatore
e dell'empio?
65
Da qui si capisce in che modo non vengano
risparmiati gli empi, che sono come sarmenti tagliati per essere
bruciati; i giusti invece non vengono risparmiati affinch sia
perfezionata la loro purificazione. Il medesimo Pietro attesta che
queste cose avvengono per volont di colui che negli antichi libri
dice: " Non risparmier n il giusto n il peccatore ". Dice infatti:
meglio, se cos vuole lo Spirito di Dio, soffrire operando il bene che
facendo il male
66
. Quando dunque per volont dello Spirito di Dio
soffrono quelli che fanno il bene, sono i giusti a non essere
risparmiati; quando invece soffrono quelli che fanno il male, sono i
peccatori; tuttavia ambedue le cose avvengono per volont di colui
che dice: " Non risparmier n il giusto n il peccatore ", l'uno
castigandolo come un figlio, l'altro punendolo come un empio.
I Manichei calunniano il Dio dei Cattolici nel Vecchio
Testamento e rifiutano la correzione che viene dal Nuovo.
21. Ho dunque mostrato, per quanto ho potuto, che noi non
adoriamo un Dio che dimora dall'eternit nelle tenebre, ma colui
che luce
67
e nel quale non vi alcuna tenebra, e anzi in lui stesso
abita la luce inaccessibile
68
, giacch lo splendore di tale luce eterna
la sua coeterna Sapienza
69
. Neppure un Dio che si meraviglia di
una luce ignota, bens colui che cre la luce affinch esistesse e la
approv affinch permanesse. N uno ignaro del futuro, bens colui
che comanda il precetto e condanna il delitto, per vincolare contro
la disobbedienza i presenti e intimorire con l'anticipo di una giusta
vendetta coloro che verranno. N un Dio sprovveduto, che fa
domande perch ignorante: bens uno che interrogando giudica.
Non uno invidioso e pauroso: bens uno che giustamente esclude il
prevaricatore da quella vita eterna che giustamente concede a chi
obbedisce. Non uno bramoso di sangue e di grasso: bens uno che,
imponendo a un popolo carnale dei sacrifici adeguati, per mezzo di
alcune figure promette il sacrificio vero. Uno geloso non per livida
passione, ma per serena bont, affinch l'anima che deve
conservare la castit per l'unico Dio non si insozzi, corrotta e
prostituita a molti di falsi. Non uno che si infuria torbidamente di
un'ira umana, bens uno che retribuisce severamente ci che
giusto con un diverso e divino atteggiamento, che secondo un certo
uso della lingua viene chiamato ira non a motivo della brama di
vendetta, ma per il vigore che c' nel giudizio. Non uno che fa
morire migliaia di uomini per colpe lievi o per nulla commesse:
bens uno che, con esame sommamente equo, mediante le morti
temporali dei mortali impone ai popoli un utile timore di s. Non
uno che senza alcun discernimento punisce con cieca confusione i
giusti e i peccatori: bens uno che distribuisce ai giusti una salutare
correzione in vista della perfezione, e ai peccatori la dovuta severit
a cagione della giustizia. Da ci appare, o Manichei, che siete stati
ingannati dai vostri sospetti, allorch mal comprendendo le nostre
Scritture, o frequentandone cattivi conoscitori, credete sui cattolici
cose false; e abbandonata cos la sana dottrina, rivolti a favole
sacrileghe, totalmente sviati ed estraniati dalla societ dei santi,
non volete neppure essere corretti sulla base del Nuovo
Testamento, dal quale noi estraiamo cose analoghe a quelle che voi
biasimate nel Vecchio. Ne deriva che, come contro i pagani, siamo
costretti a difendere entrambi i Testamenti anche contro di voi.
Il dio manicheo un'invenzione.
22. Ma supponete che uno, del tutto carnale, sia cos stolto da
adorare come Dio non quello che adoriamo noi, cio l'unico e il
vero, ma quello che voi dite che noi adoriamo, quello cio inventato
dalle vostre calunnie o dai vostri sospetti: non ne adorerebbe
comunque uno migliore del vostro? Vi prego, prestate attenzione e
aprite gli occhi, comunque essi siano - giacch non occorre una
grande acutezza di ingegno per poter capire ci che dico -; mi
rivolgo a tutti, saggi e non saggi: udite, ascoltate, giudicate.
Quanto sarebbe stato meglio che il vostro dio avesse dimorato
dall'eternit nelle tenebre, piuttosto che sommergere nelle tenebre
la luce a s coeterna ed affine! Che avesse lodato,
meravigliandosene, una nuova luce sorta a mettere in fuga le
tenebre, anzich non aver potuto evitare l'irrompere delle antiche
tenebre se non ottenebrando la sua propria luce! Infelice, se fece
questo perch si turb; crudele, se lo fece senza che ci fosse
pericolo. Infatti sarebbe certo stato meglio per lui vedere la luce da
s creata e meravigliarsi che fosse buona, piuttosto che renderla
malvagia dopo averla generata, dato che quella luce respinse da lui
le tenebre nemiche al punto da divenirgli nemica essa stessa.
Questa infatti la colpa che sar imputata a quei resti da
condannare nel globo: che " che concessero a se stessi di
allontanarsi dalla loro precedente brillantezza naturale e divennero
nemici della santa luce ". Prima che ci avvenisse, se dall'eternit
ignoravano che ci sarebbe loro accaduto, pativano un'eterna
tenebra di ignoranza; se invece ne erano a conoscenza, un'eterna
tenebra di paura. Dunque una parte e sostanza del vostro dio
dimor dall'eternit nelle proprie tenebre, e in seguito non si
meravigli di una nuova luce, ma si imbatt in altre tenebre
estranee, che da sempre aveva temuto. Quindi se dio stesso, del
quale quella era una parte, temeva che a quella sua parte sarebbe
avvenuto un male cos grande, ci significa che le tenebre della
paura avevano invaso anche lui; se invece ignorava che ci sarebbe
accaduto, era accecato dalle tenebre dell'ignoranza. Ma se sapeva
che ci sarebbe accaduto a una parte di s, e non aveva timore, le
tenebre di tanta crudelt sono peggiori di quelle dell'ignoranza o del
timore; il vostro dio infatti non possedeva neanche ci che
l'Apostolo loda nella carne stessa, che voi - del tutto folli - credete
essere stata creata non da Dio ma da Hyle: Se un membro soffre,
tutte le membra soffrono insieme
70
. Ma non lo accusiamo: egli lo
sapeva, lo temeva, se ne doleva, ma non poteva fare nulla. Dimor
dunque da sempre nelle tenebre della sua disgrazia; n in seguito
si meravigli di una nuova luce che da lui allontanasse le tenebre,
ma speriment altre tenebre, che da sempre aveva temuto, con
grande danno della propria luce. Quanto sarebbe stato meglio, non
dico impartire un precetto come un dio, ma ricevere un precetto
come un uomo! Sia custodendolo a suo vantaggio, sia
disprezzandolo a suo danno, tuttavia in ambedue i moti dell'animo
egli avrebbe fatto uso della libera volont, anzich essere costretto
da un'ineludibile necessit, e contro la sua volont, ad ottenebrare
la propria luce. Molto meglio infatti sarebbe stato impartire un
precetto alla natura umana ignorando che essa avrebbe peccato,
piuttosto che, schiacciato dalla necessit, costringere a peccare la
propria natura divina. Svegliatevi, e diteci in che modo vince le
tenebre uno che viene vinto dalla necessit. Essa stava gi presso
di lui come il nemico maggiore, e da essa vinto e comandato egli
combatt contro il nemico minore. Quanto meglio sarebbe stato
ignorare dove Adamo fosse fuggito dalla sua presenza, piuttosto
che non sapere egli stesso dove fuggire, prima dalla presenza della
dura e terribile necessit, poi dalla presenza di una razza diversa e
avversa! Quanto meglio invidiare alla natura umana la felicit,
anzich gettare nell'infelicit la natura divina; desiderare il sangue
e il grasso dei sacrifici, anzich essere immolato egli stesso agli
idoli tante volte, mescolato al sangue e al grasso di ogni vittima;
sconvolgersi di gelosia se quei sacrifici venivano offerti anche ad
altri di, piuttosto che venire offerto egli stesso su tutti gli altari, a
tutti i demoni, imprigionato non solo in ogni frutto, ma anche in
ogni carne! Quanto meglio sarebbe stato se, spinto dall'umana
indignazione e furioso, si fosse adirato con i peccatori, sia suoi che
estranei, piuttosto che essere egli stesso turbato non solo in tutti
quelli che si adirano ma anche in tutti quelli che temono, insozzato
in tutti quelli che peccano, punito in tutti quelli che vengono
condannati, a tutti legato per quella sua parte che, innocente, egli
stesso condann a tale obbrobrio, per poter sconfiggere per mezzo
di essa ci che temeva! Egli stesso condannato al giogo di una
necessit a tal punto funesta che quella sua parte, da lui
condannata, potrebbe perdonarlo se, gi essendo un miserabile,
fosse almeno umile! Ora, chi pu tollerare che voi biasimiate dio
che si adira con i peccatori suoi ed estranei, quando il Dio che voi
inventate condanner alla fine nel globo le sue proprie membra,
dopo averle costrette, costretto egli stesso, a cadere nelle fauci del
peccato? Certo, quando far questo, come dite voi, lo far senza
ira. Ma mi meraviglio che abbia la sfrontatezza di eseguire questa
sorta di vendetta su coloro a cui piuttosto dovrebbe chiedere
perdono e dire: "Vi scongiuro, perdonatemi, siete membra mie;
come potrei farvi questo, se non fossi costretto dalla necessit?
Sapete anche voi che, quando vi inviai l, un nemico tremendo mi
aveva attaccato: se ora vi incateno qui, perch temo che attacchi
di nuovo ". Ormai certamente ammetterete anche che molto
meglio far perire di morte temporale migliaia di uomini per una
colpa nulla o lieve, piuttosto che gettare nella voragine del peccato
e condannare alla pena di un incatenamento perpetuo le proprie
membra, cio le membra di Dio, la sostanza di Dio, e dunque Dio.
Se quelle membra avessero il libero arbitrio per peccare o non
peccare (sebbene non si vede come ci possa dirsi della sostanza di
Dio, se davvero sostanza di Dio e pertanto assolutamente
immutabile: Dio infatti non pu in alcun modo peccare, n negare
se stesso
71
; l'uomo invece pu peccare e negare Dio, ma se non
vuole, non lo fa), se dunque in queste membra del vostro dio, come
nell'anima umana e razionale, ci fosse - come ho detto - il libero
arbitrio della volont per peccare o non peccare, forse sarebbero
punite giustamente, a motivo di gravi crimini, con quel supplizio del
globo. Ora, per, non potete affermare che quelle particelle
avevano una libera volont, che dio stesso nella sua totalit non
aveva: egli infatti, se non avesse inviato quelle a peccare, sarebbe
stato costretto a peccare nella sua totalit, invaso dalla razza delle
tenebre. Se invece non potevano essere costrette, egli pecc,
quando le invi l dove potevano essere costrette; e pertanto
sarebbe pi degno del cuoio del parricida lui, che fece ci per libera
decisione, che non quelle, che per obbedienza andarono l dove
persero il libero arbitrio con cui vivere rettamente. Se invece, egli
stesso invaso e posseduto, poteva essere costretto a peccare, a
meno di provvedere alla propria salvezza mediante l'ignominia
prima e il supplizio poi di una parte di s, e non ci fu nel vostro dio
n nelle sue parti una volont libera, egli non si atteggi a giudice,
ma si riconosca colpevole: non perch ha subto ci che non voleva,
ma perch finge di rendere giustizia, condannando quelli che
sapeva avevano subto, piuttosto che commesso, il male; cosa che
egli simula all'unico scopo di non apparire sconfitto: come se fosse
di qualche profitto per uno sventurato essere chiamato felice o
fortunato. Sicuramente sarebbe stato meglio se il vostro dio, senza
dar prova alcuna di equit, non avesse risparmiato n i giusti n i
peccatori (ci che da ultimo Fausto, senza capire nulla, rimprovera
al nostro Dio), piuttosto che infierire cos sulle proprie membra:
quasi fosse poco averle consegnate ai nemici perch venissero
avvelenate, prive della possibilit di espiazione, senza anche
accusarle del falso crimine di iniquit. Esse, dice, a ragione
scontano un supplizio cos terribile e senza fine, poich tollerarono
di " allontanarsi " dalla loro primitiva natura luminosa e divennero
nemiche della luce santa. E perch mai, se non perch, come dice
egli stesso, erano a tal punto radicate nella iniziale avidit dei
prncipi delle tenebre da essere incapaci di ricordare la propria
origine e di separarsi dalla natura nemica? Dunque anime simili non
compirono nulla di male, bens soffrirono da innocenti un male cos
grande. Per opera di chi, se non in primo luogo di colui che ordin
loro di allontanarsi da lui verso un male cos grande? Ebbero
dunque di lui un'esperienza peggiore come padre che come nemico.
Il padre, infatti, le invi verso un male cos grande; il nemico,
invece, desider un bene, bramando di godere di esse e non di
danneggiarle: l'uno ha nuociuto loro sapendolo, l'altro senza
saperlo. Ma un dio come questo, debole e senza risorse, non era in
grado di difendersi diversamente, prima contro un nemico
temerario, poi contro uno rinchiuso. Quindi, che almeno non le
accusi, esse per la cui obbedienza salvo e per la cui morte al
sicuro! Se fu costretto a combattere, lo fu forse anche a calunniare?
Infatti, quando " hanno concesso a se stessi di allontanarsi dalla
loro precedente brillantezza naturale e sono divenuti nemici della
santa luce ", furono costrette a ci dal nemico: se non erano in
grado di resistergli, subiscono la condanna da innocenti; se invece
erano in grado ma non vollero, perch adducete la favola di una
natura del male, quando l'origine del peccato nella volont
propria? Senza dubbio fecero questo per propria responsabilit, non
per l'altrui violenza, giacch pur potendo resistere al male non
vollero. Se l'avessero fatto, avrebbero fatto bene: se non l'avessero
fatto, avrebbero peccato in maniera grave e smisurata; se poterono
e non lo fecero, significa che non vollero. Se dunque non vollero, il
delitto pertiene alla volont, non alla necessit. Quindi l'inizio del
peccato nella volont: ma donde ha inizio il peccato, da l ha inizio
il male, cio l'agire contro un comandamento giusto oppure il
soffrire a motivo di un giusto giudizio. Pertanto non vi motivo
alcuno, quando vi domandate da dove viene il male, di precipitare
nel male cos grande di un simile errore: chiamare natura del male
una natura abbondante di tanti beni e inserire l'orribile male della
necessit nella natura del sommo bene prima della sua
commistione con la natura del male. E la causa di questo vostro
errore la superbia, che non avreste se non voleste: invece voi,
volendo in qualunque modo difendere ci in cui siete precipitati,
sottraete l'origine del peccato all'arbitrio della volont e collocate la
natura del male in una favola vana e falsa. Per ci stesso, resta
solo che diciate che anche quelle anime che devono essere
condannate all'incatenamento eterno in quel globo orribile sono
divenute nemiche della luce santa non per loro volont, ma per
necessit; e che stabiliate il vostro dio come giudice, tale che
presso di lui non potete giovare in nulla a coloro di cui difendete la
causa dimostrando che agirono per necessit, e come re, tale che
da lui non riuscite neppure a implorare indulgenza per i vostri
fratelli, figli e membra suoi, la cui inimicizia verso di voi e verso lui
stesso sostenete derivare non dalla volont ma dalla necessit. O
crudelt smisurata! A meno che non vi convertiate in suoi difensori,
al fine di scusare anche lui in quanto agisce per necessit. Se
poteste trovare un altro giudice, che libero dal vincolo della
necessit si comportasse secondo giustizia, egli certo non
inchioderebbe costui all'esterno del globo, ma ve lo chiuderebbe
dentro assieme al suo stesso terribile nemico. Perch infatti non
dovrebbe giustamente essere il primo a subire la pena della
condanna colui che il primo a commettere un delitto per
necessit? Fareste dunque molto meglio a scegliervi un dio in base
al paragone con uno peggiore! Un dio non quale noi lo adoriamo,
ma quale voi immaginate o pensate che noi lo adoriamo: un dio che
senza alcun criterio di giustizia, senza alcuna distinzione tra
condanna e correzione non risparmiasse fra i suoi servi n il giusto
n il peccatore, piuttosto che non risparmiare le proprie membra,
innocenti se la necessit non un delitto, oppure divenute colpevoli
per avergli obbedito se anche la necessit un delitto, cos da
essere condannate in eterno da colui insieme al quale dovrebbero o
essere congiuntamente assolte, se dopo la vittoria spirasse un po'
di libert, o congiuntamente condannate, se dopo la vittoria il
potere della necessit fosse tale che anche la giustizia valesse
qualcosa. Invece voi vi inventate un dio, non quello vero e sommo
che noi adoriamo, ma non so quale altro falso, che convinti o
mentendo dite sia quello adorato da noi; un tale dio tuttavia certo
molto migliore del vostro: tutti e due naturalmente non esistono e
sono vostre invenzioni, eppure quello che accusate come fosse il
nostro lo immaginate migliore rispetto a quello che adorate come
vostro.
Difesa dei Patriarchi e dei Profeti dall'accusa di immoralit.
23. Cos anche i patriarchi e i profeti che denigrate non sono quelli
che noi onoriamo, ma quelli che - non avendo compreso i nostri
libri - avete inventato con malevola vanit: e tuttavia costoro,
anche come vi immaginate che fossero, ci vorrebbe poco a dire che
sono migliori dei vostri eletti che osservano tutti i comandamenti di
Mani, se non anche a dimostrare che sono migliori del vostro stesso
dio. Non comincer a dimostrarlo se non prima di aver difeso dalle
vostre accuse i nostri santi padri, patriarchi e profeti, con l'aiuto del
Signore contro cuori carnali e con chiara argomentazione.
Comunque, Manichei, basterebbe rispondervi cos da insegnarvi che
anche quelli che reputate vizi dei nostri sono da anteporsi alle lodi
dei vostri, aggiungendo per colmare la vostra confusione che anche
il vostro dio risulterebbe di gran lunga peggiore del tipo di uomini
che, secondo le vostre azzardate affermazioni, sarebbero stati i
nostri padri. Come ho detto, basterebbe rispondervi cos. Ma poich
alcuni, anche al di l delle vostre chiacchiere, restano
spontaneamente turbati paragonando la vita dei profeti nell'Antico
Testamento con la vita degli apostoli nel Nuovo e non sono in grado
di distinguere gli usi di quel tempo, in cui la promessa era velata,
da quelli di questo tempo, in cui la promessa si rivela, mi sento
spinto a rispondere in primo luogo a quanti osano mettersi al di
sopra dei profeti in nome della propria temperanza o cercano nei
profeti una giustificazione alla propria malizia.
Nel Vecchio Testamento non solo le parole, ma anche le
azioni sono profezia di Cristo e della Chiesa.
24. Su tale argomento, dico in primo luogo che di quegli uomini fu
profetica non solo la lingua, ma anche la vita, e che l'intero regno
del popolo ebraico fu in qualche modo un grande profeta, in quanto
profetizz qualcuno di grande. Riguardo dunque a coloro che l
avevano il cuore istruito nella sapienza di Dio, bisogna cercare la
profezia di Cristo che stava per venire e della Chiesa non solo in ci
che dicevano, ma anche in ci che facevano; riguardo invece agli
altri e ai componenti di quel popolo presi nell'insieme, essa va
cercata nei fatti che per volere di Dio accadevano fra loro o rispetto
a loro. Tutte quelle cose, infatti, come dice l'Apostolo, avvennero
come figure per noi
72
.
Superficialit di giudizio dei Manichei, simile a quella dei
pagani su alcune azioni di Ges.
25. Costoro invece in alcune azioni, dalla cui profondit sono ben
lontani, biasimano quasi una certa libidine dei profeti: allo stesso
modo di alcuni pagani sacrileghi, che in Cristo deplorano come
stoltezza o addirittura come follia il fatto che richiese frutti da un
albero in una stagione dell'anno non appropriata, o come
sentimento di una fatuit quasi puerile
73
il fatto che, piegato il
capo, scriveva nella terra e che dopo aver risposto a chi lo
interrogava cominci a farlo di nuovo
74
. Non sanno infatti n
comprendono che alcune virt degli animi adulti sono per qualche
aspetto assai simili ai vizi degli animi dei bambini, senza tuttavia
che si possa stabilire alcun legittimo paragone. Coloro che criticano
codeste cose negli adulti somigliano ai bambini ignoranti i quali, a
scuola, avendo imparato come importante che un nome al singolare
si deve concordare con un verbo al singolare, criticano l'autore pi
dotto della lingua latina per aver detto: Pars in frustra secant
75
.
Avrebbe dovuto dire, sostengono, " secat ". E poich sanno che si
dice: " religio ", lo rimproverano perch ha detto: Relligione
patrum
76
, con la lettera elle raddoppiata. In base a questo, forse
non sarebbe assurdo dire, nei rispettivi ordini, che la distanza che
separa le figure retoriche e i metaplasmi dei dotti dai solecismi e
dai barbarismi degli ignoranti grande quanto quella che separa le
azioni figurate dei profeti dai peccati di libidine dei malvagi. Per
tanto, come un bambino sarebbe percosso con la sferza, se ripreso
per un barbarismo volesse difendersi adducendo il metaplasmo di
Virgilio, allo stesso modo uno che dopo essersi rotolato con la
schiava di sua moglie adducesse come esempio a propria difesa il
fatto di Abramo che gener un figlio da Agar, volesse il cielo che si
emendasse, corretto non appena con la sferza, ma con i bastoni,
per non finire punito col supplizio eterno assieme agli altri adulteri!
Naturalmente quelle sono cose minime, mentre queste sono
importanti, e la similitudine non aveva certo lo scopo di porre sullo
stesso livello una figura retorica e un mistero o il solecismo e
l'adulterio. Tuttavia, in proporzione ai diversi generi di cose, ci che
la perizia o l'imperizia valgono per le virt o i vizi del linguaggio, la
saggezza o l'insensatezza lo valgono per le virt o i vizi del
costume, sebbene a un livello di gran lunga diverso.
Perch la Scrittura propone alla nostra attenzione non solo
la giustizia, ma anche il peccato dei Padri?
26. Per non lanciarci temerariamente a lodare o biasimare,
accusare o difendere, reprimere o tollerare, condannare o
assolvere, cercare o evitare qualunque cosa (tutti modi, questi, per
trattare dei peccati o delle rette azioni), dobbiamo dapprima
considerare cos' il peccato, e poi esaminare le azioni dei santi
scritte nei libri divini al fine di vedere, per quanto ci possibile con
retta ragione, qualora trovassimo peccati anche di costoro, per
quale utilit anch'essi siano stati racchiusi nella Scrittura e affidati
alla memoria. Se poi troveremo cose che agli stolti o ai malevoli
sembrano peccati e invece non lo sono, e tuttavia non vi brilla un
qualche esempio di virt, dobbiamo esaminare per quale motivo
anch'esse furono inserite in scritti che salutarmente crediamo
furono composti per servirci nella condotta della vita presente e nel
raggiungimento della vita futura. D'altra parte, tutte le attestazioni
di giustizia che risplendono nelle azioni dei santi, nessuno, neppure
tra gli ignoranti, dubita che dovessero essere messe per iscritto. La
discussione pu nascere dunque su cose che pu sembrare siano
state scritte inutilmente, dato che n appaiono ben fatte n sono
peccati, oppure addirittura scritte in modo pericoloso, se si
dimostra che sono peccati: nel timore che suscitino emulazione, sia
nel caso che nei libri stessi non siano deplorate e si possa pensare
quindi che non si tratti di peccati, sia nel caso che siano deplorate
anche l ma vengano commesse nella speranza di un facile perdono,
dal momento che le si trovate anche presso i santi.
Definizione preliminare del peccato: violazione dell'ordine
naturale ed eterno.
27. Il peccato un'azione, una parola o un desiderio contrario alla
legge eterna. La legge eterna la ragione divina o volont di Dio
che ordina di mantenere l'ordine naturale e proibisce di turbarlo.
Bisogna dunque cercare quale sia nell'uomo l'ordine naturale.
L'uomo composto di anima e di corpo, come pure l'animale.
Nessuno dubita che nell'ordine naturale l'anima debba essere
anteposta al corpo. Per nell'anima dell'uomo presente la ragione,
che nelle bestie non c'. Pertanto, come l'anima anteposta al
corpo, cos nell'anima la ragione per legge naturale anteposta alle
altre sue parti, che anche le bestie possiedono; e nella stessa
ragione, che in parte contemplativa e in parte attiva, senza
dubbio la contemplazione sta al primo posto. In essa infatti c'
anche l'immagine di Dio, attraverso la quale, mediante la fede, noi
veniamo trasformati per la visione. Dunque la ragione attiva deve
obbedire alla ragione contemplativa, sia quando questa opera
mediante la fede, come avviene per tutto il tempo in cui siamo
pellegrini lontano dal Signore
77
, sia quando opera mediante la
visione, come avverr quando saremo simili a lui
78
, poich lo
vedremo quale egli , essendo divenuti per sua grazia uguali ai suoi
angeli
79
anche nel nostro corpo spirituale e avendo riacquistato
l'originaria veste dell'immortalit e dell'incorruttibilit, con cui sar
rivestito questo nostro corpo mortale e corruttibile, affinch la
morte sia ingoiata dalla vittoria
80
, una volta che la giustizia sar
stata condotta a perfezione dalla grazia. Poich anche gli angeli,
santi e sublimi, hanno una loro propria contemplazione e azione:
essi si impongono di compiere ci che ordina colui che
contemplano, al cui eterno comando servono liberamente, perch
ci li rende lieti. Noi invece, essendo il nostro corpo morto a causa
del peccato, prima che Dio vivifichi anche i nostri corpi mortali per
mezzo del suo Spirito che abita in noi
81
, viviamo nella giustizia,
nella misura della nostra debolezza, secondo la legge eterna che
custodisce l'ordine naturale, se viviamo di una fede non falsa che
opera mediante la carit
82
, tenendo riposta nei cieli, in una
coscienza buona, la speranza dell'immortalit, dell'incorruttibilit e
del compiersi della giustizia stessa sino a quella ineffabile
dolcissima pienezza di cui, durante questo pellegrinaggio, bisogna
avere fame e sete, fintanto che camminiamo nella fede e non nella
visione
83
.
Peccare infrangere l'ordine, cedendo al piacere illecito.
28. L'azione dell'uomo che serve la fede, la quale a sua volta
sottomessa a Dio, tiene a freno tutti i piaceri mortali e li riconduce
nella regola della natura, anteponendo i migliori a quelli pi bassi
mediante un amore ordinato. Se infatti l'illecito non avesse
attrattiva, nessuno peccherebbe. Pecca dunque colui che d spazio,
piuttosto che porre un freno, al piacere dell'illecito. L'illecito ci
che proibito da quella legge mediante cui si conserva l'ordine
naturale. una questione complessa se esista una qualche creatura
razionale che non sia attratta dall'illecito: se essa esiste, a quel
genere non appartiene n l'uomo n la creatura angelica che non
rimase nella verit; questi esseri razionali, infatti, furono creati di
tal genere che esistesse in loro la possibilit di frenare il piacere
dell'illecito, non frenando il quale peccarono. Grande dunque
anche la creatura umana, dal momento che essa dotata per
costituzione di quella facolt per la quale, se avesse voluto, non
sarebbe caduta. Grande dunque, e sommamente degno di lode
Dio che la cre
84
. Cre anche esseri inferiori, che non possono
peccare; ne cre anche di migliori, che non vogliono peccare. Infatti
la natura della bestia non pecca, poich non compie nulla contro la
legge eterna, alla quale cos sottomessa che non pu
parteciparne. Al contrario, la sublime natura angelica non pecca,
perch cos partecipe della legge eterna che soltanto Dio la
attrae, alla cui volont essa obbedisce senza sperimentare alcuna
tentazione. L'uomo invece, per il cui peccato la vita sulla terra
tutta una tentazione
85
, sottometta a se stesso ci che ha in
comune con le bestie, sottometta a Dio ci che ha in comune con
gli angeli, finch, perfezionata la giustizia e raggiunta l'immortalit,
non sia innalzato al di sopra degli uni e uguagliato agli altri.
L'uomo, creatura razionale, deve dominare l'attrattiva del
piacere e rimanere nell'ordine.
29. I piaceri mortali devono essere eccitati o acquietati fintanto che
si debba ricostituire o mantenere la salute mortale, sia essa di
ciascun singolo uomo o dello stesso genere umano; se escono dal
limite e, contro la misura della temperanza, le passioni si
impossessano dell'uomo che non domina se stesso, essi diverranno
illeciti e vergognosi e degni di essere corretti tramite le sofferenze.
Se poi, dopo aver turbato colui che dovrebbe governarli, lo
inabissano nella voragine di una depravazione abituale, al punto
che costui, credendo che rimarranno impuniti, rifiuta la medicina
della confessione e della penitenza, per mezzo della quale, una
volta corretto, potrebbe riemergere; o se, con una morte del cuore
ancora peggiore, bestemmiando contro la legge eterna della
provvidenza, costui cerca per essi una giustificazione e arriva in tali
condizioni all'ultimo giorno, quella legge irreprensibile lo giudicher
degno non di correzione, ma di dannazione.
Difesa delle azioni di Abramo. Si un alla concubina non per
libidine, ma nel desiderio lecito di un figlio.
30. Dopo aver consultato la legge eterna che comanda di
conservare l'ordine naturale e vieta di perturbarlo, vediamo in che
cosa il padre Abramo pecc, cio che cosa fece contro questa legge
nelle azioni che Fausto gli obietta come grandi crimini. " Bruciando
di un desiderio insano di avere discendenza e non credendo affatto
a Dio che gi gliela aveva promessa da Sara sua moglie, si rotol
con una concubina ". Ma codesto Fausto, accecato dall'insano
desiderio di recriminare, ha palesato l'empiet della sua eresia e,
senza esserne consapevole e sbagliando, ha lodato l'unione di
Abramo. Infatti la legge eterna, ovvero la volont di Dio creatore di
tutte le creature che comanda di rispettare l'ordine naturale,
permette che nell'atto coniugale regolato dalla ragione venga
soddisfatto il piacere della carne al solo fine della propagazione
della prole, in modo che non ci si asservisca a saziare la passione
ma si provveda alla conservazione della specie; al contrario, la
legge perversa dei Manichei ordina a chi si unisce di evitare
innanzitutto la procreazione, affinch il loro dio, che essi piangono
come incatenato in tutti i semi, non sia ancor pi strettamente
imprigionato in una donna che concepisce: cosicch il loro dio si
sparge in vergognosa effusione, piuttosto che restare avvinto in un
laccio crudele. Il fatto non dunque che Abramo bruciava dal
desiderio insano di avere figli, ma che Mani delirava per l'insana
follia di evitarli. Cos quello, rispettando l'ordine della natura, con la
sua unione carnale nulla faceva se non far nascere un uomo;
questo invece, andando dietro alla perversit della sua favola, nulla
temeva in qualunque unione carnale se non che dio diventasse
prigioniero.
Sara non fu complice di Abramo nel male, ma ag con il
marito secondo il diritto.
31. Quando poi Fausto, nell'azione di Abramo, rimprovera la
complicit da parte della moglie, anche in tal caso si pone con
animo malvagio e con l'intenzione di vituperarlo: tuttavia, senza
saperlo n volerlo, li loda ambedue. Infatti essa non si rese
complice di un atto vergognoso del marito, affinch questi saziasse
le sue brame con un piacere turpe e illecito, ma piuttosto,
desiderando anch'essa dei figli in conformit all'ordine della natura
e sapendosi sterile, in virt del suo diritto rivendic con legittima
potest la fecondit del grembo della sua schiava
86
, non cedendo
alle brame di suo marito bens comandandogli di obbedirle. N ci
fu una superbia contraria all'ordine. Chi infatti non sa che la moglie
deve obbedire al marito come al suo signore? Ma per quanto attiene
alle membra del corpo per le quali il sesso si differenzia, l'Apostolo
dice: Allo stesso modo neanche il marito non arbitro del proprio
corpo, ma lo la moglie
87
; cosicch mentre in tutte le altre azioni
miranti alla pace tra gli esseri umani la donna deve obbedire al
marito, in questo solo ambito, che riguarda la differenza dei sessi
nella carne e il loro congiungersi nell'unione carnale, il marito e la
moglie hanno analoga e reciproca potest. Dunque il figlio che Sara
non aveva potuto avere da s, volle averlo dalla schiava: tuttavia
da quel seme da cui, se avesse potuto, avrebbe dovuto averlo lei
stessa. Una moglie non avrebbe mai agito cos, se fosse stata
posseduta da concupiscenza carnale per il corpo del marito: si
sarebbe piuttosto ingelosita della concubina, anzich farne una
madre. Pertanto il desiderio di avere una prole fu pio, dal momento
che il desiderio dell'unione carnale non fu libidinoso.
Abramo non manc di fiducia verso Dio: infatti non sapeva
ancora che la promessa di un figlio riguardava Sara.
32. Il fatto non avrebbe difesa se Abramo, come obietta Fausto,
non fidandosi per nulla di Dio che gi gli aveva promesso un figlio
da Sara, avesse voluto averlo da Agar. Ma ci apertamente falso:
Dio non gli aveva ancora fatto questa promessa. Chi vuole, riprenda
in esame ci che la Scrittura dice in precedenza: trover che alla
stirpe di Abramo era gi stata promessa una terra e una
discendenza innumerevole
88
, ma che ancora non era stato chiarito
in che modo sarebbe avvenuta la propagazione di quella stirpe: se
dalla carne di Abramo, qualora egli avesse generato da s, o dalla
sua volont, qualora avesse adottato qualcuno; se dalla sua carne,
non era ancora stato manifestato se da Sara o da un'altra donna.
Chi vuole, dicevo, legga, e trover che Fausto o si inganna per
imprudenza o inganna per impudenza. Abramo, vedendo che non
gli nascevano figli e tuttavia fidando nella promessa fatta alla sua
stirpe, in un primo tempo pensava all'adozione. Lo indica il fatto
che, parlando con Dio, dice di un suo domestico: Costui sar il mio
erede, come se dicesse: " Poich non mi hai dato discendenza da
me stesso, compi in costui ci che hai promesso alla mia
discendenza ". Se infatti non si potesse chiamare discendenza di
qualcuno null'altro che quel che nasce dalla sua carne, neppure
l'Apostolo chiamerebbe noi discendenza di Abramo
89
: noi che certo
non deriviamo da lui secondo la carne, ma siamo divenuti sua
discendenza imitando la sua fede e credendo in Cristo, la cui carne
discesa dalla sua. Allora Abramo ud che il Signore gli diceva: Non
costui sar il tuo erede, ma uno che uscir dalle tue viscere: egli
sar il tuo erede
90
. Da quel momento, eliminato il pensiero
dell'adozione, Abramo sperava ormai in una discendenza da se
stesso, ma rimaneva incerto se l'avrebbe ottenuta da Sara o da
un'altra: Dio volle che ci gli rimanesse nascosto, finch quella
schiava fosse divenuta figura del Vecchio Testamento. Cosa c'
allora di strano se Abramo, vedendo che sua moglie sterile
desiderava che i figli, che lei stessa non poteva partorire, le
venissero dalla sua serva e da suo marito, non cedette al proprio
desiderio carnale ma obbed alla potest della moglie, credendo che
Sara volesse questo per indicazione di Dio, il quale gli aveva gi
promesso una discendenza sua propria, ma non gli aveva rivelato
da quale donna? Invano dunque Fausto si lanciato come un pazzo
a rinfacciare questa colpa, accusando Abramo di non avere fede,
mentre lui a non averne. Le altre cose infatti non riuscito a
comprenderle per il suo accecamento nel non credere: ma questa,
per la brama di calunniare, ha tralasciato perfino di leggerla.
Abramo non mercanteggi Sara, bens la mise al sicuro.
33. Fausto inoltre chiama quest'uomo giusto e fedele " turpissimo
trafficante del suo matrimonio ": a motivo dell'avarizia e del ventre,
in momenti diversi Abramo avrebbe venduto come concubina a due
re, Abimelech e Faraone, la moglie Sara, poich era bellissima,
fingendo che fosse sua sorella. Non certo questa una bocca
veritiera che distingue l'onest dall'infamia, ma piuttosto una bocca
maldicente che tutto converte in delitto! Il comportamento di
Abramo, infatti, appare simile a quello di un mezzano, ma soltanto
a quelli che non sono in grado, alla luce della legge eterna, di
distinguere il bene dal peccato: agli occhi di costoro, la costanza
pu sembrare ostinazione, la virt della fiducia scambiata per il
vizio della sfrontatezza, e analogamente qualsiasi azione, da parte
di chi non vede rettamente, pu essere rinfacciata come non retta a
chi la compie. Abramo infatti non fu n complice di un crimine di
sua moglie, n fece mercato dell'adulterio di lei. Essa non consegn
la sua schiava alla libidine del marito, ma gliela condusse per il solo
scopo della generazione, senza turbare in nulla l'ordine naturale,
come era in sua potest, dando piuttosto un ordine a lui che le
obbediva anzich accondiscendere alla di lui concupiscenza. In
modo analogo egli tacque che si trattava di sua moglie, coniuge
casta e a lui unita con casto cuore, del cui animo, dimora della virt
della pudicizia, in nessun modo dubitava, e disse che era sua
sorella, per non venire ucciso ed essa non cadesse quindi
prigioniera in mani straniere e empie: sicuro che il suo Dio non
avrebbe permesso che essa patisse alcunch di vergognoso e
disonorevole. La sua fede e la sua speranza non lo tradirono:
Faraone infatti, atterrito da prodigi e afflitto da molti mali a causa di
lei, quando venne a sapere da Dio che era sua moglie gliela restitu
intatta nell'onore; lo stesso fece Abimelech ammonito e istruito da
un sogno
91
.
Non rinneg Sara come moglie.
34. Tuttavia ad alcuni - che non sono calunniatori e maldicenti
come Fausto ma tributano il dovuto onore ai medesimi libri che
costui invece o biasima senza comprenderli oppure non comprende
nel biasimarli - nel considerare questa azione di Abramo sembr
che egli fosse venuto meno alla fermezza della fede, che avesse
titubato e che avesse rinnegato sua moglie per paura della morte,
come Pietro fece con il Signore
92
. Se si dovesse necessariamente
dare tale interpretazione, riconoscerei il peccato di quell'uomo; n
per questo riterrei cancellati e annullati tutti i suoi meriti, come
neppure quelli dell'apostolo, sebbene rinnegare una moglie non sia
una colpa pari a rinnegare il Salvatore. Ma possedendo io
un'interpretazione che non mi obbliga ad interpretare cos, non
sono costretto per nessun motivo a cadere nella temerariet di
accusare uno che nessuno mi dimostra essere caduto nella
menzogna per paura. Infatti non gli fu chiesto se fosse sua moglie,
e dunque neppure rispose che non lo era; quando gli fu domandato
chi fosse quella donna, afferm che era sua sorella, ma non neg
che fosse sua moglie: tacque una parte della verit, ma non disse
nulla di falso.
Non ment chiamando Sara "sorella": il termine significa
infatti "consanguinea".
35. Siamo forse pazzi a tal punto da seguire qui Fausto, che
afferma che Abramo ment chiamandola sorella, quasi avesse
appreso altrove la genealogia di Sara, giacch la sacra Scrittura non
esplicita in proposito? Ritengo giusto che su tale questione, che
Abramo conosceva mentre noi la ignoriamo, si dia credito al
patriarca che dice ci che sa piuttosto che a un Manicheo che
recrimina ci che non sa. Abramo viveva in un'epoca in cui,
secondo le usanze umane, non era lecito unirsi in matrimonio tra
fratelli nati dagli stessi genitori o dallo stesso padre o dalla stessa
madre, mentre era consuetudine, senza che alcuna legge o alcun
potere lo vietasse, sposarsi tra figli di fratelli o tra consanguinei di
grado pi lontano: che c' dunque di strano se egli aveva per
moglie sua sorella, cio una nata dal sangue di suo padre? Infatti al
re che gliela restituiva disse egli stesso che era sua sorella da parte
di padre e non da parte di madre: quando cio ormai nessuna
paura lo costringeva a fingere che fosse sua sorella, dato che il re
aveva saputo che era sua moglie e, atterrito da Dio, gliela restituiva
onorata. Ebbene, la Scrittura attesta che presso gli antichi, col
nome di fratelli o sorelle, si soleva definire in generale i
consanguinei o le consanguinee. Infatti Tobia, pregando prima di
unirsi a sua moglie dice a Dio: Ed ora, Signore, tu sai che non per
lussuria prendo questa mia sorella
93
, sebbene essa non fosse nata
n dallo stesso padre n dalla stessa madre di lui, bens dalla
stessa parentela
94
; e Lot definito fratello di Abramo
95
, sebbene
Abramo
96
fosse suo zio paterno; per la medesima consuetudine,
nel Vangelo sono chiamati fratelli del Signore non certo quelli
partoriti dalla vergine Maria, ma tutti i parenti per
consanguineit
97
.
Abramo non manc di fiducia, bens non volle tentare il
Signore.
36. Qualcuno dir: " Perch Abramo non ha confidato nel suo Dio al
punto da non temere di confessare che era sua moglie? Dio infatti
era in grado di allontanare da lui la morte che egli temeva e anche
di custodirlo da ogni pericolo assieme a sua moglie durante quel
viaggio, in modo che n sua moglie, sebbene bellissima, fosse
insidiata da alcuno, n egli venisse ucciso a causa di lei ".
Certamente Dio avrebbe potuto fare questo: chi sarebbe tanto
insensato da negarlo? Ma se Abramo, interrogato, avesse risposto
che quella donna era sua moglie, avrebbe affidato alla tutela di Dio
due cose: la propria vita e il pudore della consorte. Ma la sana
dottrina insegna che l'uomo, quando pu agire, non deve tentare il
Signore suo Dio
98
. Non c' dubbio che anche lo stesso Salvatore
poteva difendere i suoi discepoli, eppure disse loro: Se sarete
perseguitati in una citt, fuggite in un'altra
99
. E di ci dette per
primo l'esempio. Infatti, pur avendo il potere di dare la sua vita e di
darla soltanto qualora lo volesse
100
, tuttavia da bambino fugg in
Egitto in braccio ai genitori
101
. Per il giorno della festa non sal
apertamente, ma segretamente, nonostante altre volte avesse
parlato in pubblico ai Giudei che, adirati, lo ascoltavano con animo
del tutto ostile e tuttavia non riuscivano a mettere le mani su di lui
poich non era ancora giunta la sua ora
102
: non nel senso che fosse
costretto a morire essendo quell'ora ineluttabile, ma nel senso che
reputava quell'ora opportuna per essere ucciso. Quindi, insegnando
e rimproverando apertamente e senza tuttavia permettere che la
rabbia dei nemici potesse qualcosa contro di lui, mostrava la
potenza di Dio; parimenti, fuggendo e nascondendosi educava la
debolezza dell'uomo, perch non osi tentare Dio quando egli stesso
in grado di agire per evitare ci da cui deve guardarsi. Certo
neppure l'apostolo Paolo disperava dell'aiuto e della divina
protezione e aveva perduto la fede, quando fu calato lungo il muro
in una cesta per sfuggire alle mani dei nemici
103
. Fugg cos non
perch non confidava in Dio, ma perch sarebbe stato tentare Dio
non voler fuggire cos avendone la possibilit. Pertanto, dal
momento che, in mezzo a sconosciuti, a causa della estrema
bellezza di Sara era in pericolo sia la purezza di lei sia la vita del
marito, e Abramo non era in grado di difendere ambedue le cose,
ma soltanto una, cio la propria vita, per non tentare il suo Dio egli
fece ci che pot, e ci che non pot lo affid a Dio. Non riuscendo
a nascondere di essere uomo, nascose di essere marito, per non
venire ucciso; sua moglie la affid a Dio, perch non fosse
disonorata.
La purezza di Sara non fu violata.
37. Si potrebbe certo discutere con pi rigore se la purezza di
quella donna sarebbe stata violata anche nel caso che uno avesse
avuto con lei rapporti carnali. Essa infatti avrebbe potuto
permetterlo per salvare la vita del marito, che non avrebbe ignorato
la cosa ma anzi gliel'avrebbe potuta comandare, senza per questo
tradire affatto la fedelt coniugale n ricusare la potest maritale:
cos come egli non fu adultero quando, obbedendo alla potest della
moglie, acconsent a generare un figlio da una schiava. Tuttavia, in
forza dei princpi, poich il caso di una donna che si sottomette a
due uomini vivi per giacere con essi non come quello di due
donne che fanno ci con un solo uomo, accettiamo come molto pi
veritiero e onesto che il padre Abramo non tent Dio quando, da
uomo, decise ci che pot circa la propria vita e sper in Dio, al
quale affid la purezza della moglie.
Sara figura della Chiesa, sposa di Cristo.
38. Ma in questo fatto reale, consegnato ai libri divini e fedelmente
narrato, chi non amer considerare attentamente anche l'evento
profetico e bussare con desiderio e fede pietosa alla porta del
mistero, affinch il Signore gli apra e gli mostri di chi era figura
quell'uomo e di chi moglie colei che in questo viaggio e in mezzo
a stranieri non si permette che venga contaminata e macchiata,
perch appartenga senza macchia n ruga a suo marito?
Certamente per la gloria di Cristo che la Chiesa vive rettamente,
affinch la sua bellezza vada ad onore del marito, come Abramo
veniva onorato tra gli stranieri a causa della bellezza di Sara; e ad
essa, alla quale nel Cantico dei cantici si dice: O bella tra le
donne!
104
, per merito della sua bellezza i re offrono doni, come il re
Abimelech ne offr a Sara, ammirando in lei soprattutto il decoro
della sua bellezza, che pot amare ma non pot violare. Anche la
santa Chiesa, infatti, sposa del Signore Ges Cristo in modo
nascosto. Allo stesso modo, nascostamente e nel profondo di uno
spirituale segreto che l'anima umana aderisce al Verbo di Dio,
perch siano due in una sola carne: il mistero grande del
matrimonio che l'Apostolo esalta in Cristo e nella Chiesa
105
.
Pertanto, il regno terreno di questo mondo, del quale erano figura i
re cui non fu permesso di contaminare Sara, non speriment n
scopr la Chiesa quale sposa di Cristo, ovvero quanto essa fosse
unita e sottomessa a lui come al suo unico marito, se non quando
tent di violarla e si arrese, per la fede dei Martiri, alla divina
testimonianza, e una volta emendatosi onor nei re successivi colei
che presso i precedenti non era riuscito a sottomettere alla propria
violenza. Infatti, ci che allora fu figurato prima e dopo nello stesso
re, si comp in questo regno con i re precedenti e successivi.
La Chiesa sorella di Cristo per parentela celeste e non
terrena.
39. Ma quando si dice che la Chiesa sorella di Cristo per parte di
padre e non di madre, si fa riferimento non alla parentela derivante
dalla nascita terrena, che passer, ma a quella che deriva dalla
grazia celeste, che rimarr in eterno. Secondo tale grazia, noi non
saremo pi una razza mortale, avendo ricevuto il potere di essere
chiamati figli di Dio e di esserlo realmente
106
. Questa grazia infatti
non l'abbiamo ricevuta dalla Sinagoga, madre di Cristo secondo la
carne, ma da Dio Padre. Quanto poi alla parentela terrena, che
genera temporalmente per la morte, Cristo ci ha insegnato a
rinnegarla e a disconoscerla, chiamandoci ad un'altra vita in cui
nessuno muore, quando dice ai discepoli: Non chiamate nessuno "
padre " sulla terra, perch uno solo il Padre vostro, quello che sta
nei cieli
107
. Di ci offr un esempio quando disse egli stesso: Chi
mia madre e chi sono miei fratelli? E stendendo la mano verso i
suoi discepoli disse: Ecco i miei fratelli. E affinch nessuno lo
ritenesse alludere con questo termine alla parentela terrena,
aggiunse: E chiunque fa la volont del Padre mio, questi per me
fratello, sorella e madre
108
, come se dicesse: " Mi riferisco alla
parentela paterna che viene da Dio, non a quella materna che viene
dalla Sinagoga. Dunque ora vi chiamo alla vita eterna, nella quale
sono nato per l'immortalit, e non alla vita temporale, nella quale
mi sono fatto mortale per chiamarvi ".
La Chiesa: sposa nascosta e sorella manifesta.
40. Il motivo per cui agli stranieri resta nascosto di chi la Chiesa
la sposa, mentre non si tace di chi la sorella, facilmente
comprensibile: perch nascosto e difficile da capire in che modo
l'anima umana si unisca, o si mescoli, o cosa di meglio e di pi
adeguato si possa dire, al Verbo di Dio, essendo egli Dio ed essa
una creatura. in questo senso infatti che Cristo e la Chiesa sono
definiti sposo e sposa, marito e moglie. invece pi semplice a dirsi
e pi comprensibile a udirsi per quale parentela Cristo e tutti i santi
siano fratelli in virt della grazia divina e non della consanguineit
terrena: cio per parte di padre e non per parte di madre. Infatti
per la medesima grazia anche tutti i santi sono tra loro fratelli; ma
nessuno sposo dell'insieme di tutti gli altri. Per questo, bench
Cristo fosse eccezionale per giustizia e saggezza, tuttavia gli
stranieri credettero con pi propensione e facilit che egli fosse un
uomo. Non certo a torto, poich era un uomo: per non
riconobbero che era anche Dio. Dal che anche Geremia dice: un
uomo, e chi lo riconosce?
109
un uomo, perch viene rivelato che
un fratello; E chi lo riconosce?, perch resta nascosto che lo
sposo. Con ci abbiamo detto abbastanza sul padre Abramo, contro
le affermazioni sommamente impudenti, maldestre e calunniose di
Fausto.
Cosa prefiguravano Loth, sua moglie e le sue figlie.
41. Suo fratello Lot, giusto e ospitale a Sodoma, puro e intatto da
ogni contaminazione dei Sodomiti, merit di sfuggire incolume a
quell'incendio che era figura del giudizio futuro, rappresentando in
figura il corpo di Cristo, che in tutti i santi geme anche ora in mezzo
agli iniqui e agli empi, le cui azioni non approva e dalla cui
commistione sar liberato alla fine dei tempi, quando essi saranno
condannati al supplizio del fuoco eterno. Parimenti, nella moglie di
lui raffigurato un altro tipo di uomini, quelli cio che, chiamati
dalla grazia di Dio, si voltano a guardare indietro, a differenza di
Paolo che dimentica ci che ha alle spalle e si protende verso ci
che gli sta davanti
110
. E il Signore stesso dice: Nessuno che ha
messo mano all'aratro e poi si volge indietro adatto per il regno
dei cieli
111
. E non tacque quell'esempio, quasi a volerci condire col
suo sale, affinch non cadiamo in questo male per leggerezza, ma
lo evitiamo con prudenza. per nostro ammonimento, infatti, che
ella fu mutata in una statua di sale. Infatti, nel comandare che
ciascuno, fissando con sguardo irremovibile ci che ha davanti, si
strappi da ci che gli sta alle spalle, disse: Ricordatevi della moglie
di Lot
112
. Nello stesso Lot, quando le figlie giacquero con lui, fu
prefigurato qualcosa di diverso rispetto a quando fu liberato da
Sodoma. Infatti ora egli sembra aver rappresentato la figura della
legge futura: infatti alcuni, nati da essa e ad essa sottomessi, mal
comprendendola in qualche modo la ubriacano e usando di essa
non legittimamente partoriscono opere di infedelt. Infatti La legge
buona, dice l'Apostolo, se uno ne usa legalmente
113
.
Il comportamento di Loth e delle figlie riprovevole, tuttavia
profetico.
42. Tuttavia non giustifichiamo certo n l'azione di Lot n quella
delle sue figlie, per il fatto che ebbero un significato che
preannunziava la futura perversit di alcuni. Una era infatti
l'intenzione di quelle nel compiere l'azione, un'altra l'intenzione di
Dio, che la permise per dimostrare qualcosa anche da l:
mantenendo il suo retto giudizio sul peccato degli uomini di allora,
e vigilando con la sua provvidenza per prefigurare quelli che
sarebbero venuti. Dunque quell'azione, in quanto narrata nella
sacra Scrittura, una profezia; quando invece la si considera nella
vita di chi la commise, una vergogna.
Le figlie peccarono non per passione incestuosa, ma per
desiderio di una discendenza.
43. N del resto questa azione degna di un biasimo e di
un'accusa tali quali li vomita Fausto, nemico e cieco. Infatti, se si
consulta quella legge eterna che ordina di mantenere l'ordine
naturale e proibisce di turbarlo, in merito a quest'azione essa non
giudica come se Lot avesse bruciato di libidine proibita verso le
figlie al punto da godere incestuosamente del loro corpo o da
prenderle come mogli, n circa quelle donne come se avessero arso
di passione abominevole per la carne del proprio padre. Il criterio
della giustizia non guarda soltanto al fatto che stato compiuto, ma
anche al motivo per cui esso stato compiuto, per esaminare con
la bilancia dell'equit il peso dei fatti a partire dalle loro cause. Ora
quelle, poich aspiravano a una discendenza per conservare la
stirpe (desiderio in esse del tutto umano e naturale), e credevano
di non poter trovare nessun altro uomo, come se in quell'incendio
fosse andato bruciato il mondo intero (infatti non avevano potuto
rendersi conto sino a che punto il fuoco avesse infierito), vollero
giacere con il padre. Certamente, non avrebbero mai dovuto essere
madri, piuttosto che usare cos di loro padre. Tuttavia, c' una
grande differenza tra l'averne usato per quel motivo e il volerne
usare per la brama di un tanto funesto piacere.
Loth non pu essere incolpato di incesto: forse di
ubriachezza.
44. Tuttavia esse sentivano che il padre aborriva cos tanto
quell'azione che ritennero di non poterla condurre a termine se non
rendendolo inconsapevole. Infatti, come sta scritto, lo ubriacarono
e si unirono a lui mentre era incosciente
114
. Quindi Lot dev'essere
certo ritenuto colpevole, ma non tanto di incesto, quanto piuttosto
di ubriachezza. Anche l'ubriachezza, infatti, condannata della
legge eterna, che secondo l'ordine naturale ammette cibo e
bevanda soltanto allo scopo del mantenimento della salute.
Sebbene ci sia grande differenza tra un ubriacone e un ubriaco
(infatti l'ubriacone non sempre ubriaco, e chi qualche volta
ubriaco non di conseguenza un ubriacone), tuttavia nel caso di un
uomo giusto bisogna indagare la causa, se non dell'ubriachezza,
certo per dell'ubriacatura. Cosa dunque lo costringeva ad
acconsentire o a fidarsi delle figlie, che ripetutamente gli versavano
vino mescolato o forse glielo offrivano ripetutamente senza neppure
mescolarlo? In tal modo voleva forse consolare le figlie, la cui
grande tristezza era invece una finzione, cos da scacciare dalla loro
mente ebbra il dolore per quell'abbandono e per la morte della
madre, pensando che bevessero altrettanto anch'esse, che invece
ricorrevano a qualche inganno per non bere? Per non vediamo
come potesse essere decoroso per un uomo giusto offrire alle
proprie figlie afflitte una simile consolazione. O forse per mezzo di
qualche pessimo espediente dei Sodomiti esse riuscirono a
ubriacare il padre anche con pochi bicchieri, cos da poter
commettere quel peccato con lui, anzi piuttosto su di lui, che non
ne era consapevole? Ma strano che la Divina Scrittura abbia
taciuto su una cosa simile, o che Dio abbia permesso che il suo
servo, senza mancanza alcuna della volont, avesse a subirlo.
Nelle Scritture i peccati sono narrati, non elogiati.
45. Certo noi difendiamo le sacre Scritture, non i peccati degli
uomini; per non pretendiamo di giustificare questo fatto, quasi che
il Signore nostro Dio avesse ordinato che accadesse, o una volta
accaduto l'avesse approvato, oppure che in quei libri gli uomini
siano chiamati giusti nel senso che, se anche volevano peccare, non
potevano. Poich dunque, nelle Scritture che costoro criticano, Dio
non ha reso alcuna testimonianza alla rettitudine di questa azione,
con quale folle temerariet essi tentano, partendo di qui, di
accusare le Scritture, quando in altri passi codeste azioni si trovano
proibite con assoluta chiarezza dai precetti divini? Pertanto, negli
avvenimenti relativi al comportamento delle figlie di Lot, queste
azioni sono narrate, e non elogiate. Era opportuno che alcune cose
venissero narrate esprimendo il giudizio di Dio, altre invece
tacendolo: in modo che, quando si manifesta ci che Dio giudica al
riguardo, venga istruita la nostra ignoranza, e quando invece lo si
tace, si eserciti la nostra capacit, affinch ricordiamo quel che
abbiamo appreso in un altro punto, o sia scossa la nostra pigrizia,
affinch cerchiamo quel che ancora non conosciamo. Dunque Dio,
che sa trarre il bene anche dalle azioni malvagie degli uomini,
propag da quel seme le genti che volle e non condann certo le
sue Scritture a motivo dei peccati degli uomini. Egli ci ha
manifestato tali azioni, non le ha compiute; ci ha ammonito a
guardarci da esse, non ce le ha proposte perch le imitiamo.
Scherzando con Rebecca Isacco non pecc, poich era sua
moglie.
46. Con impudenza sorprendente Fausto incrimina anche Isacco,
figlio di Abramo, per aver finto che Rebecca, che era sua moglie,
fosse sua sorella
115
. L'origine di Rebecca non stata taciuta, ed
chiaro che era sua sorella per una parentela assai ben nota
116
.
Quanto al tacere che fosse sua moglie, che c' di strano o di
inconveniente se egli imit il padre, avendo per difesa la stessa
giustizia nella quale fu trovato suo padre, accusato dello stesso
fatto? Le cose che a questo proposito abbiamo detto a favore di
Abramo contro le accuse di Fausto, valgono anche per suo figlio
Isacco
117
. Non difficile riproporle; a meno che qualche studioso
non domandi quale mistero di prefigurazione si debba cogliere nel
fatto che il re straniero si accorse che Rebecca era la moglie di suo
marito quando vide questi scherzare con lei: non se ne sarebbe
accorto, se egli non avesse scherzato con lei in un modo che
sarebbe stato indecoroso se essa non fosse stata sua moglie.
Quando i mariti santi fanno questo, non lo fanno invano, ma per
prudenza. Si adattano in qualche modo alla debolezza del sesso
femminile, cos da dire o fare qualcosa con ilare dolcezza, non
snervando bens temperando il vigore virile: cose che sarebbe
vergognoso dire o fare a una donna che non la propria moglie. Ho
voluto notare questo, che rientra nell'usuale comportamento degli
uomini, perch nessuno, duro e senza sensibilit, rinfacci come
crimine a quell'uomo santo di aver scherzato con la moglie. Questi
uomini disumani, infatti, se vedono un uomo serio cinguettare
qualcosa di giocoso a dei bambini per giunta piccoli, allo scopo di
blandire la loro sensibilit di lattanti con un nutrimento semplice e
gradevole, lo rimproverano come se delirasse, dimentichi di come
sono cresciuti o ingrati di esserlo. Ora, che cosa significhi, in
riferimento al mistero di Cristo e della Chiesa, il fatto che un cos
grande patriarca abbia scherzato con sua moglie e che di l si
riconobbe che erano sposati, lo vede bene colui che, per non
peccare per errore contro la Chiesa, scruta con attenzione nelle
sacre Scritture il mistero del suo sposo e trova che questi ha
nascosto per un po' la propria maest, per la quale nella forma di
Dio uguale al Padre, sotto la forma di servo
118
, affinch l'umana
debolezza potesse sostenerla ed egli in tal modo adattarsi
convenientemente alla sposa. Che c' dunque di assurdo, o di
incongruente con l'annunzio dei fatti futuri, se un profeta di Dio ha
compiuto qualche gioco amoroso per ottenere l'affetto di sua
moglie, quando il Verbo stesso di Dio si fatto carne per abitare in
mezzo a noi
119
?
Nell'avere quattro mogli, Giacobbe non viol n natura, n
costumi, n leggi.
47. Il fatto che a Giacobbe, figlio di Isacco, vengano imputate come
crimine enorme le sue quattro mogli
120
, si confuta con un
argomento di ordine generale. Infatti, quando questa usanza
esisteva, non era un crimine; ora invece un crimine, poich non
pi un'usanza. Orbene, fra i peccati ci sono quelli contro la natura,
quelli contro i costumi, quelli contro i comandamenti. Se le cose
stanno cos, che tipo di crimine mai quello di avere avuto
contemporaneamente quattro mogli, imputato a Giacobbe, uomo
santo? Se consulti la natura, egli non usava di quelle mogli per
lascivia, ma per procreare; se consulti il costume, era quella la
prassi a quel tempo e in quei paesi; se consulti i comandamenti,
non c'era legge alcuna che vietasse ci. E oggi, perch mai agire
cos costituisce un crimine, se non perch non lecito secondo le
leggi e i costumi? Chiunque violi questi due, sebbene possa usare di
molte donne solamente per generare, pecca comunque e offende la
stessa societ umana alla quale necessaria la procreazione di figli.
Ma poich ormai gli uomini, sotto altre leggi e altri costumi,
prendono piacere da donne in quantit soltanto per la smisuratezza
della loro libidine, costoro si confondono e pensano che mai si siano
potute possedere molte donne se non per la fiamma della
concupiscenza carnale e di un piacere vergognoso. Infatti,
paragonandosi non con altri, la cui forza d'animo non sono affatto
in grado di capire, bens, come dice l'Apostolo, tra di loro stessi,
non comprendono
121
. Pur avendo un'unica moglie, non le si
accostano soltanto guidati virilmente dal dovere di procreare, ma si
lasciano spesso trascinare mollemente, vinti dallo stimolo della
copula: cos, credono di essere nel vero quando immaginano che
altri, nell'usare di molte mogli, siano dominati da un morbo analogo
e ben pi grande, poich vedono di non essere essi stessi capaci di
osservare la continenza con una sola.
Temperanza dei Patriarchi, falsa pudicizia dei Manichei.
48. Noi per non dobbiamo affidare il giudizio in merito ai costumi
degli uomini santi a coloro che non possiedono tale virt, cos come
non lasciamo giudicare ai febbricitanti della bont e della salubrit
dei cibi, ma prepariamo loro gli alimenti in base al gusto dei sani e
alla prescrizione medica, piuttosto che in base alla tendenza della
malattia. Pertanto, se costoro vogliono acquistare la sanit della
purezza (non la purezza falsa e simulata ma quella autentica e
solida), diano credito alla divina Scrittura come a un trattato di
medicina: un cos grande onore di santit non stato tributato
invano ad uomini che pure avevano pi mogli, se non perch pu
accadere che l'animo, dominatore della carne, si imponga con una
temperanza cos forte da non permettere che il movimento del
piacere sessuale, insito nella natura dei mortali, ecceda le leggi ad
esso assegnate in vista della generazione. Altrimenti costoro,
calunniatori maldicenti piuttosto che giudici veritieri, possono
accusare anche i santi apostoli di aver predicato il Vangelo a tanti
popoli non per desiderio amoroso di generare figli alla vita eterna,
ma per brama della lode umana; a quei padri evangelici, infatti,
non mancava la fama della notoriet presso tutte le chiese di
Cristo, procurata dalla lode di tante lingue; anzi, essa era cos
grande che degli uomini non potrebbero ricevere da altri uomini un
onore e una gloria maggiori. questa gloria nella Chiesa che lo
scellerato Simone bramava con volont perversa quando, accecato,
volle comprare da loro ci che essi avevano meritato dalla grazia
divina, essa stessa gratuita
122
. Di questa gloria si capisce che, nel
Vangelo, era avido quel tale che volendo seguire il Signore fu da lui
respinto cos: Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro
nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il suo capo
123
.
Vedeva infatti che in lui, ottenebrato dalla frode della simulazione e
gonfio di boriosa vanit, non c'era lo spazio della fede ove poter
ospitare e far posare il capo al dottore dell'umilt, poich offrendosi
come discepolo di Cristo non cercava la grazia sua, ma la gloria
propria. Da questo desiderio di gloria erano stati corrotti quelli che
l'apostolo Paolo rimprovera perch annunziavano Cristo senza
rettitudine, per invidia e spirito di contesa. Anche di tali predicatori,
tuttavia, l'Apostolo gioisce
124
, sapendo che poteva accadere che,
mentre quelli andavano dietro al piacere della gloria umana,
dall'ascoltarli nascessero ugualmente dei fedeli: generati non dalla
loro gelosa ambizione, con la quale volevano equipararsi o
anteporsi alla gloria degli apostoli, ma dal Vangelo, che essi
comunque annunziavano sebbene privi di rettitudine, cosicch Dio
operava un bene a partire dal loro male. Allo stesso modo pu
accadere che un uomo non si appresti all'atto sessuale per
desiderio di generare, ma vi sia trascinato da passione lussuriosa, e
tuttavia nasca un uomo, opera buona di Dio, tratta dalla fecondit
del seme e non dalla vergogna del vizio. Come dunque i santi
apostoli si rallegravano dell'ammirazione degli ascoltatori verso la
loro dottrina non per la brama di ottenere la lode ma per l'amoroso
desiderio di seminare la verit, allo stesso modo i santi patriarchi
giacevano con le loro mogli, che ne accoglievano il seme non per
l'avidit di godere del piacere ma in previsione di procurarsi una
discendenza. Per conseguenza, n la moltitudine dei popoli rendeva
quelli ambiziosi, n la moltitudine di mogli rendeva questi
lussuriosi. Ma che potrei dire io di uomini ai quali la voce divina
rende la pi splendida testimonianza, se chiaro a sufficienza che
le loro mogli null'altro desideravano nell'unione carnale se non i
figli? Infatti, quando videro che non potevano assolutamente
partorire, dettero al marito le proprie schiave, per rendere quelle
madri nella carne e divenirlo esse stesse nella volont.
L'accordo tra le mogli di Giacobbe nasceva dal diritto
coniugale e non dalla concupiscenza.
49. Quanto poi a quel che Fausto obietta con accusa sommamente
menzognera, che cio quattro prostitute disputavano tra loro una
sorta di gara su chi dovesse portare Giacobbe a giacere con s, non
so proprio dove lo abbia letto: forse nel suo cuore simile a un libro
di indicibili falsit, dove lui stesso a prostituirsi, ma con quel
serpente a causa del quale l'Apostolo era in pena per la Chiesa, che
desiderava presentare come vergine casta a Cristo, suo unico
sposo: temendo che, come aveva ingannato Eva con la sua astuzia,
allo stesso modo corrompesse le menti distogliendole dalla
castt
125
. I Manichei infatti sono amici del serpente a tal punto da
sostenere che fu pi utile che nocivo. Evidentemente lui che,
infondendogli nell'animo gi guasto i semi della menzogna, ha
convinto Fausto a partorire con bocca immondissima queste
calunnie mal concepite e anche ad affidarle alla memoria con una
penna sommamente spudorata. Nessuna infatti delle schiave
strapp all'altra il marito Giacobbe, nessuna litig con l'altra sul
giacere con lui. Al contrario, c'era piuttosto ordine, poich non c'era
libidine: e tanto pi con fermezza si salvaguardavano i giusti diritti
della potest coniugale, quanto pi con castit si evitava
l'ingiustizia della concupiscenza carnale. Quanto al fatto che egli
venga acquistato da una moglie, proprio qui che si rivela la
giustezza della nostra affermazione, proprio qui che la verit
grida a suo favore contro le menzogne dei Manichei! Che bisogno
c'era, infatti, che se lo acquistasse l'altra, se non perch toccasse a
quest'altra che come marito egli entrasse da lei? Giammai egli si
sarebbe avvicinato all'altra, se quella non lo avesse acquistato; ma
certamente si accostava, tutte le volte che veniva il suo turno, a
quella da cui aveva procreato tanti figli e alla quale aveva obbedito
sino al punto da procreare anche da una schiava di lei, e dalla quale
in seguito procre senza che essa lo acquistasse. Ma quella volta
toccava a Rachele di giacere la notte con il marito: era in lei quella
potest della quale, per mezzo dell'Apostolo, la voce del Nuovo
Testamento non tacque quando disse: Allo stesso modo anche il
marito non arbitro del proprio corpo, ma lo la moglie. Dunque
Rachele aveva gi pattuito con la sorella di passarla, per assolvere
al debito con lei contratto, al proprio debitore. Cos infatti chiama la
cosa l'Apostolo: Il marito paghi il debito a sua moglie
126
. Quella
verso cui il marito era debitore, aveva gi ricevuto dalla sorella, per
cederle ci che aveva in sua potest, il prezzo che di sua volont si
era scelta.
Giacobbe, uomo di somma continenza.
50. Ma se costui, che Fausto ad occhi chiusi o meglio spenti denigra
come impudico, fosse stato schiavo della concupiscenza anzich
della giustizia, forse che non avrebbe bruciato tutto il giorno per il
desiderio della notte in cui avrebbe giaciuto con la pi bella? Era
certo lei che amava di pi, lei per la quale aveva pagato due volte
sette anni di lavoro gratuito. Quando dunque al cader del giorno si
dirigeva verso i suoi abbracci, come avrebbe potuto distogliersene
se fosse stato tale quale lo reputano i Manichei, che non capiscono
nulla? Forse che, disprezzato l'accordo tra le mogli, non sarebbe
piuttosto entrato dalla sua bella, che gli doveva quella notte non
solo per il costume coniugale ma anche per il diritto del turno?
Avrebbe piuttosto usato della sua potest di marito, giacch La
moglie non arbitra del proprio corpo, ma lo il marito, e aveva in
quel momento a proprio vantaggio l'avvicendamento delle mogli nel
servirlo. Avrebbe dunque usato della sua potest di marito molto
pi vittoriosamente se fosse stato vinto dal desiderio della bellezza.
Ma allora risulterebbero migliori di lui le donne, che avrebbero
gareggiato per concepire dei figli, mentre lui lo avrebbe fatto per il
piacere dell'unione carnale. In tal modo, quest'uomo dalla
continenza estrema, un vero uomo, usando delle mogli cos
virilmente da non sottomettersi al piacere carnale bens da
dominarlo, si preoccup maggiormente di ci che lui stesso doveva
che non di quello che gli era dovuto, n volle abusare della propria
potest per il proprio piacere, ma prefer pagare quel debito
piuttosto che riscuoterlo. Conseguenza fu che, a pagare il debito,
fosse colei che quella, a cui esso era dovuto, aveva scelto perch lo
riscuotesse al suo posto: quando scopr l'accordo e il patto stipulato
tra loro e all'improvviso e inopinatamente fu allontanato dalla
moglie pi bella e chiamato dalla meno bella, Giacobbe non
s'infiamm d'ira, non fu oscurato dalla tristezza n, con snervate
blandizie, si affann con ambedue perch fosse piuttosto Rachele a
concedergli la notte. Invece, come marito giusto e padre
previdente, vedendo che quelle avevano a cuore la discendenza, e
lui stesso null'altro chiedendo all'unione carnale, ritenne di dover
obbedire alla loro volont, dal momento che esse desideravano
ciascuna dei figli, e di non essere sminuito nella propria, visto che
ambedue glieli partorivano. Come a dire: " Fatevi pure a vicenda le
cessioni e le concessioni che volete, per vedere chi di voi diventer
madre; io che ho da contendere, dal momento che il nascituro
dall'una o dall'altra non avr altro padre che me? ". Ora Fausto, che
era intelligente, in tali narrazioni avrebbe certo compreso ed
elogiato questa modestia, questa padronanza della concupiscenza e
la ricerca unica, nell'amplesso corporale dei coniugi, dell'umana
discendenza, se il suo ingegno non fosse stato pervertito da quella
setta esecrabile, se non fosse sempre alla ricerca di qualcosa da
condannare, se non considerasse un crimine enorme l'unica cosa
che rende onesta l'unione coniugale, con la quale maschi e femmine
si congiungono per procreare dei figli.
Cosa prefiguravano le quattro mogli di Giacobbe.
51. Ora, dopo aver difeso i costumi del patriarca e confutata
l'accusa intentata da un errore scellerato, con piena libert e per
quanto ci possibile scrutiamo i misteri segreti e bussiamo con la
piet della fede affinch il Signore ci riveli che cosa prefiguravano
queste quattro mogli di Giacobbe, delle quali due erano libere e due
schiave. Vediamo infatti che l'Apostolo, nella libera e nella schiava
possedute da Abramo, riconosce i due Testamenti
127
. L per la
cosa appare pi chiara, perch si parla di una e una; qui invece
sono due e due. Inoltre l il figlio della schiava a ricevere l'eredit,
mentre qui i figli delle schiave ricevono la terra della promessa
insieme ai figli delle libere: pertanto, non v' dubbio che qui si
intenda qualcosa di diverso.
Lia la fatica della vita temporale, Rachele la speranza
della vita eterna: chi serve Dio accetta la prima per arrivare
alla seconda.
52. Sebbene io ritenga che le due mogli libere di Giacobbe si
riferiscano al Nuovo Testamento, nel quale siamo stati chiamati alla
libert, tuttavia non invano esse sono due; forse perch - cosa che
si pu capire e trovare nelle Scritture - due vite ci vengono
annunciate nel corpo del Signore: una temporale, nella quale
fatichiamo, l'altra eterna, nella quale contempleremo la gioia di Dio.
Il Signore manifest quella con la sua passione, questa con la sua
resurrezione. Ci invitano a intendere cos anche i nomi di quelle
donne. Dicono infatti che Lia significhi " Che si affatica ", e Rachele
" Principio visto", oppure " Parola dalla quale si vede il principio ".
L'agire della vita umana e mortale, nella quale viviamo compiendo
per la fede molte opere faticose, incerti su quale esito di utilit esse
ottengano per coloro cui vogliamo giovare, Lia, prima moglie di
Giacobbe; per questo si ricorda anche che aveva gli occhi malati.
Infatti i ragionamenti dei mortali sono timidi, e incerte le nostre
riflessioni
128
. Invece, la speranza dell'eterna contemplazione di Dio,
che possiede una sicura e gioiosa intelligenza della verit,
Rachele. Perci viene detta anche gradevole di viso e bella di
aspetto. lei infatti che ogni uomo zelante di ardore ama, per
ottenere lei che si fa servo della grazia di Dio, in virt della quale i
nostri peccati, anche se fossero come scarlatto, diverrebbero
bianchi come la neve
129
. Ebbene Labano significa " Sbiancare ", e a
lui serv Giacobbe per avere Rachele
130
. Nessuno infatti si converte
a servire la giustizia sotto la grazia della remissione dei peccati, se
non per trovare quiete nella parola dalla quale si vede il principio,
che Dio. Dunque per avere Rachele, non Lia. Infatti, chi mai
amer, nelle opere della giustizia, la fatica delle azioni e delle
sofferenze? Chi desiderer questa vita per se stessa? Allo stesso
modo Giacobbe non am Lia, tuttavia quando di notte gliela
condussero sostituendola con l'inganno speriment i suoi amplessi e
la sua fecondit allo scopo di generare. Poich non poteva essere
amata per se stessa, dapprima il Signore fece s che egli la
sopportasse per arrivare a Rachele, poi gliela rese gradita per i figli.
Ma parimenti ogni utile servo di Dio, costituito sotto la grazia della
purificazione dei peccati, a che cos'altro mai volse l'animo, che
cos'altro port nel cuore, che cos'altro am appassionatamente se
non gli insegnamenti della sapienza? Questa sapienza, i pi
ritengono di acquistarla e di raggiungerla tosto che si siano
esercitati nei sette comandamenti della legge che riguardano
l'amore per il prossimo e vietano che si nuoccia ad alcuno, e cio:
Onora tuo padre e tua madre, non commettere adulterio, non
uccidere, non rubare, non pronunciare falsa testimonianza, non
desiderare la moglie del tuo prossimo, non desiderare alcuna cosa
che appartenga al tuo prossimo
131
. Una volta osservati al meglio
delle possibilit questi comandamenti, dopo che attraverso diverse
prove lungo la notte di questo secolo si sar a lui unita, anzich la
bramata, sperata e bellissima gioia della dottrina, la sopportazione
della fatica (come al posto di Rachele inaspettatamente si un Lia),
l'uomo sopporta anche questa per giungere all'altra, se ama con
perseveranza, accettando altri sette comandamenti (come se gli si
dicesse: Servi altri sette anni per Rachele): essere povero di spirito,
mite, nel pianto, affamato e assetato di giustizia, misericordioso,
puro di cuore, pacifico
132
. L'uomo vorrebbe, se fosse possibile,
giungere subito alle delizie della bella e perfetta sapienza, senza
dover tollerare alcuna delle fatiche che si devono abbracciare
quando si agisce e si soffre: ma ci non possibile nella terra dei
mortali. Questo infatti sembra il significato di ci che viene detto a
Giacobbe: Non si usa nel nostro paese che la minore sia data in
sposa prima della maggiore
133
, giacch non inopportuno
chiamare maggiore quella che viene prima in ordine di tempo.
Orbene, nella retta educazione dell'uomo, la fatica di compiere ci
che giusto viene prima del piacere di comprendere ci che vero.
Prima a sposarsi Lia, poi Rachele: si giunge alla sapienza
attraverso la giustizia che viene dalla fede.
53. A ci si applica quel che scritto: Se desideri la sapienza,
osserva i comandamenti e il Signore te la conceder
134
. I
comandamenti sono quelli pertinenti alla giustizia. La giustizia, poi,
quella che viene dalla fede e che si muove in mezzo alle
incertezze delle prove, al fine di conseguire, credendo piamente in
ci che ancora non comprende, anche il merito della comprensione.
Il senso del passo della Scrittura che ho appena ricordato: Se
desideri la sapienza, osserva i comandamenti e il Signore te la
conceder, penso sia il medesimo di quest'altro: Se non crederete,
non comprenderete
135
, perch ci sia mostrato che la giustizia
appartiene alla fede, mentre l'intelligenza alla sapienza. Pertanto, a
coloro che bruciano di amore ardente per la limpida verit non si
deve rimproverare questo desiderio: esso per va richiamato
all'ordine, affinch cominci dalla fede e si sforzi di pervenire ai
buoni costumi a cui tende. La virt, in ragione dell'ambito in cui si
muove, travagliata: la sapienza, in ragione di ci a cui tende,
luminosa. " Che bisogno c' di credere - dice - a ci che non mi si
mostra chiaro? Proferisci una qualche parola, per la quale io possa
vedere il principio di tutte le cose! questo infatti ci per cui
l'animo razionale, se desideroso del vero, massimamente e
soprattutto si infiamma ". Si dovrebbe rispondere: ci che desideri
bello, e degno in sommo grado di essere amato, ma la prima a
sposarsi Lia, poi Rachele. Questo ardore ti valga non a rifiutare
l'ordine, ma piuttosto ad accettarlo, ch senza di esso non si pu
giungere a ci che con tanto ardore si ama. Quando si sar giunti l,
allo stesso tempo si possieder in questo mondo non solo la bella
intelligenza, ma anche la faticosa giustizia. Per quanto infatti i
mortali ricerchino con acume e sincerit il bene immutabile, ancora
il corpo che si corrompe appesantisce l'anima e l'abitazione terrena
opprime lo spirito che pieno di pensieri "
136
. Si deve dunque
tendere ad un'unica cosa, ma sono molte quelle che per essa si
devono sopportare.
Rachele e la schiava Bila.
54. Due sono dunque le mogli libere di Giacobbe; ambedue sono
figlie della remissione dei peccati, cio dello " Sbiancare ", ovvero di
Labano. Tuttavia una amata e l'altra sopportata. Ma quella che
sopportata, la prima e la pi ricca in fecondit cosicch, se non
per se stessa, certamente amata per i figli. Infatti la fatica dei
giusti ottiene il massimo frutto in quelli che, nel regno di Dio,
generano in mezzo a molte prove e tribolazioni predicando il
Vangelo, e costoro chiamano loro gioia e corona quelli per i quali si
trovano maggiormente nelle sofferenze, in calamit oltre misura,
spesso vicini alla morte
137
, e per i quali sostengono lotte esterne e
timori interiori
138
. Nascono loro con pi facilit e abbondanza da
quel discorso di fede
139
con cui predicano Cristo crocifisso
140
e
tutto ci che della sua umanit viene pi rapidamente compreso dal
pensiero umano e che non turba neppure gli occhi infermi di Lia.
Rachele invece, con il suo sguardo chiaro, esce di mente verso
Dio
141
e vede in principio il Verbo che Dio presso Dio
142
e vuole
partorire e non pu, poich chi narrer la sua generazione?
143

Pertanto la vita che si dedica al desiderio della contemplazione, con
lo scopo di vedere con gli occhi non malati della mente, attraverso
le realt create, le cose invisibili alla carne e di scorgere in maniera
ineffabile il potere sempiterno
144
e la divinit di Dio, vuole rimanere
libera da ogni occupazione ed dunque sterile. Effettivamente
essa, aspirando all'ozio, nel quale si accendono gli ardori della
contemplazione, non si adatta alla debolezza degli uomini che
desiderano essere sostenuti nelle loro tante preoccupazioni; ma
poich anch'essa arde del desiderio di generare - vuole infatti
insegnare ci che conosce e non accompagnarsi con l'invidia che
consuma
145
- vede che sua sorella, nella fatica dell'azione e della
sofferenza, ricca di figli, e si duole che gli uomini corrano a quella
potenza che soccorre alle loro infermit e necessit piuttosto che a
quella da cui si apprende qualcosa di divino e immutabile. Questo
dolore sembra rappresentato quando scritto: E Rachele divenne
gelosa di sua sorella
146
. Pertanto, poich l'intelligenza chiara e pura
di quella sostanza che non corpo e che perci non pertiene al
senso carnale non pu essere espressa con parole che escono dalla
carne, la dottrina della sapienza sceglie di suggerire le cose divine
in qualche modo pensabili mediante alcune immagini e similitudini
corporee, piuttosto che ritrarsi dal compito di insegnarle: cos come
Rachele scelse di procurarsi figli da suo marito e da una schiava
piuttosto che rimanerne priva del tutto. Si dice che Bila significa "
Vecchia ", ed essa fu la schiava di Rachele: infatti dalla vecchia
vita, dedita ai sensi della carne, che sono pensate le immagini
corporee, anche quando si ascolta qualcosa in merito alla sostanza
spirituale e immutabile della divinit.
Lia e la schiava Zilpa.
55. Anche Lia, ardente dal desiderio di avere una prole pi
numerosa, ebbe figli dalla sua schiava. Troviamo che Zilpa, la sua
schiava, significa " Bocca che va ". Pertanto, quando troveremo
nella Scrittura che la bocca di alcuni va a predicare la fede
evangelica, ma non il loro cuore, dobbiamo pensare alla schiava di
Lia. scritto infatti di alcuni: Questo popolo mi onora con le labbra,
mentre il suo cuore lontano da me
147
. E a uomini simili l'Apostolo
dice: Tu che predichi di non rubare, rubi?; tu che proibisci adulterio,
sei adultero
148
?. Tuttavia, affinch anche per mezzo di questa
serva la moglie libera ma affranta di Giacobbe ottenga dei figli eredi
del regno, ecco che il Signore dice: Quanto vi dicono, fatelo: ma
non fate ci che fanno
149
. Per questo la Vita apostolica, in mezzo
alla fatica delle catene, dice: Purch in ogni maniera, per ipocrisia o
per sincerit, Cristo venga annunziato, io me ne rallegro e
continuer a rallegrarmene
150
, come rallegrandosi per la prole pi
numerosa, giacch anche la schiava ha partorito.
La mandragora rappresenta la buona reputazione della vita
contemplativa.
56. Lia ebbe dunque un figlio, nato in seguito alla concessione di
Rachele: questa, avendo ricevuto delle mandragore dal figlio di Lia,
permise che suo marito, il quale doveva giacere con lei nella notte
che le spettava di diritto, giacesse invece con la sorella. Di questo
frutto so che alcuni ritengono che, preso come cibo da donne sterili,
procuri la fecondit; e pensano quindi che Rachele insistette tanto a
ottenerne dal figlio di Lia perch desiderava ardentemente dei figli.
Ma io non potrei essere d'accordo, neppure se essa avesse
concepito in quell'istante. Poich invece il Signore le don dei figli
da quella notte dopo altri due parti di Lia, non c' alcun motivo di
attribuire alla mandragora un potere che non abbiamo mai
constatato per nessuna donna. Dir dunque quello che penso: altri,
pi sapienti, diranno forse di meglio. Quando ho visto io stesso
questi frutti - e mi sono rallegrato che mi sia accaduto proprio per
questo passo della sacra Scrittura: infatti cosa rara - ne ho
indagato la natura con tutta l'attenzione possibile, sulla base non di
una qualche scienza lontana dal senso comune che insegni le virt
delle radici e i poteri delle erbe, ma di ci che a me e a un
qualunque altro uomo indicavano la vista, l'olfatto e il gusto. Ho
dunque scoperto un frutto bello e profumato, ma dal gusto insipido;
e quindi confesso di ignorare perch una donna potrebbe
desiderarlo cos tanto, se non forse a causa della sua rarit e del
gradevole odore. Ma allora per quale motivo la sacra Scrittura non
ha voluto tacere questo fatto, essa che certo non si preoccuperebbe
di indicarci come importanti simili desideri da donnicciole, se non
per esortarci a cercare in essi qualcosa di grande? Non saprei
addurre un'ipotesi migliore di quella che mi suggerita appunto dal
senso comune: cio che il frutto della mandragora rappresenta la
buona reputazione, non quella che si ottiene quando un uomo viene
lodato da pochi giusti e saggi, bens quella popolare, che procura
una notoriet pi vasta e rinomata, la quale, se non se non
devessere ricercata per se stessa, tuttavia oltremodo necessaria
alla sollecitudine con cui i buoni provvedono al genere umano. Per
questo l'Apostolo dice: necessario che egli goda buona
reputazione presso quelli di fuori
151
: i quali, sebbene poco saggi,
tuttavia di solito procurano all'impegno di coloro che li custodiscono
il lustro della lode e il profumo della buona fama. Fra quanti sono
dentro la Chiesa, giungono per primi a questa reputazione popolare
solo quelli che vivono nei pericoli e nella fatica dell'azione. Per
questo il figlio di Lia trov delle mandragore uscendo in campagna,
cio recandosi con onest presso quelli che sono fuori; invece
quella dottrina di sapienza che, lontanissima dal clamore della folla,
sta fissa nel dolce godimento della contemplazione della verit, non
otterrebbe neppure un poco di questa gloria popolare se non
attraverso coloro che, agendo in mezzo alle masse e persuadendo i
popoli, governano non per capeggiare ma per servire. Infatti,
quando questi uomini attivi e laboriosi, che cercano l'utilit delle
moltitudini e la cui autorit amata dai popoli, rendono
testimonianza anche a questa vita col desiderio che hanno di
conquistare e contemplare la verit nell'ozio, in qualche modo le
mandragore attraverso Lia giungono a Rachele; a Lia attraverso il
figlio primogenito, cio attraverso l'onore della sua fecondit, nella
quale risiede tutto il frutto di un'attivit che fatica e rischia in
mezzo alle incertezze delle prove: attivit che, a causa delle sue
occupazioni turbolenti, gli uomini dotati di buona intelligenza e
infiammati per lo studio per lo pi evitano, sebbene potrebbero
essere adatti a governare i popoli, volgendosi con tutto il cuore
all'ozio della dottrina come all'abbraccio della bella Rachele.
Il rimprovero di Lia alla sorella.
57. bene che anche questa vita, facendosi pi ampiamente
conoscere, meriti la gloria popolare, ma ingiusto che la consegua,
se trattiene il suo amante nell'ozio quando egli adatto e idoneo ad
amministrare gli affari della Chiesa e non lo spinge ad occuparsi
dell'utilit comune. Per questo Lia dice a sua sorella: forse poco
che tu mi abbia portato via il marito, perch voglia portar via anche
le mandragore di mio figlio? L'unico marito sta a significare tutti
quelli che, pur essendo in grado di agire e degni che si affidi loro il
governo della Chiesa perch dispensino il sacramento della fede,
vogliono invece, infiammati dal desiderio della dottrina e della
ricerca e contemplazione della sapienza, allontanarsi da tutte le
molestie dell'azione e nascondersi nell'ozio dell'apprendimento e
dell'insegnamento. Pertanto si dice: forse poco che tu mi abbia
portato via il marito, perch voglia portar via anche le mandragore
di mio figlio? come se si dicesse: " Ti pare poco che la vita degli
studi tenga nell'ozio uomini necessari all'onerosa gestione delle
attivit pubbliche, e cerchi anche la gloria popolare? ".
Giacobbe non rifiut Lia: il peso della vita attiva procura lode
alla vita contemplativa.
58. Pertanto, per procurarsi tale gloria giustamente, Rachele cede il
marito alla sorella per quella notte: affinch coloro che per
laboriosa virt sono adatti al governo dei popoli, sebbene abbiano
scelto di dedicarsi alla scienza, accettino di sperimentare il peso
delle prove e delle preoccupazioni per l'utilit comune, perch la
stessa dottrina della saggezza a cui hanno scelto di dedicarsi non
venga oltraggiata e rischi di non ottenere da parte dei popoli
ignoranti la buona fama, che quei frutti simboleggiano, e quanto
necessario a esortare chi la apprende. tuttavia chiaro che, per
accettare tale peso, essi vengono forzati. Ci indicato a
sufficienza dal fatto che, mentre Giacobbe sta tornando dal campo,
Lia gli corre incontro e lo trattiene dicendo: Da me devi venire,
perch io ho pagato il diritto di averti con le mandragore di mio
figlio
152
, come a dire: " Vuoi che la dottrina che ami ottenga una
buona reputazione? Allora non sfuggire alla doverosa fatica ".
Chiunque faccia attenzione, si accorge che ci quanto accade
nella Chiesa. Sperimentiamo negli esempi ci che comprendiamo
nei libri. Chi non vede che ovunque nel mondo tutti si allontanano
dalle opere del secolo e si volgono all'ozio della conoscenza e della
contemplazione della verit come all'abbraccio di Rachele, e che
all'improvviso sono afferrati dalle necessit della Chiesa e messi al
lavoro come se Lia dicesse loro: Da me devi venire? Quando essi
dispensano castamente i misteri di Dio, per generare figli alla fede
nella notte di questo secolo, vengono lodati dai popoli anche per
quella vita il cui amore, una volta convertiti, li indusse ad
abbandonare la speranza di questo secolo, e alla cui professione
sono stati sottratti per l'opera misericordiosa di governare il popolo.
Con tutte le loro fatiche, infatti, ottengono che quella professione
cui si erano volti riceva una gloria pi diffusa e pi ampia, per il
fatto di aver fornito ai popoli simili capi, come Giacobbe che non
rifiut la notte a Lia perch Rachele entrasse in possesso di quei
frutti tanto profumati e splendidi; anche questa professione,
qualche volta, grazie alla misericordia di Dio, partorisce da sola, e
tuttavia con fatica, giacch rarissimo che: In principio era il
Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio
153
, e tutto ci che
di questo si dice con piet e sapienza, venga compreso senza i
fantasmi del pensiero carnale e, almeno in parte, in maniera
giovevole alla salvezza.
Conclusione della difesa di Abramo, Isacco e Giacobbe.
59. Sui tre patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe, dei quali Dio ha
voluto chiamarsi il Dio e che la Chiesa cattolica onora, contro le
calunnie di Fausto baster quanto detto. Dei meriti di questi tre
uomini, della loro piet e della profondit profetica remotissima dal
giudizio degli uomini carnali, non ora il momento di discutere: in
questa nostra opera bisognava difenderli soltanto dalle accuse loro
rivolte da una lingua maldicente e nemica della verit, affinch non
credano di affermare qualcosa contro le Scritture sante e salvifiche
quelli che le hanno lette con mente perversa e avversa, quando
aggrediscono con insulti sfacciati coloro che in esse sono presentati
con tanto grande onore.
Il peccato di Lot non offusca la veridicit delle Scritture.
60. Del resto Lot, fratello cio consanguineo di Abramo, non deve
essere in alcun modo paragonato con questi, di cui Dio dice: Io
sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe
154
, n
annoverato nel numero di quelli cui la Scrittura d sino alla fine
testimonianza di giustizia, sebbene sia vissuto con piet e castit in
mezzo ai Sodomiti e, lodato anche per i meriti della sua ospitalit,
sia stato liberato dall'incendio di quella terra e ai suoi discendenti,
per il fatto che Abramo era suo zio, sia stata data per dono di Dio la
terra della promessa
155
. Sono questi i meriti che in quei libri sono
offerti alla nostra lode: non l'ubriachezza o l'incesto
156
; ma dal
momento che dello stesso uomo troviamo scritta un'azione retta e
una peccaminosa, l'una ci viene proposta affinch la imitiamo e
l'altra affinch ce ne guardiamo. Ora, se il peccato di Lot, al quale
stata resa, prima che peccasse, testimonianza di giustizia
157
, non
solo non oscura la divinit di Dio o la verit della Scrittura, ma anzi
la raccomanda alla nostra lode e al nostro amore per il fatto che,
come uno specchio nitido e fedele, essa riflette delle persone che le
si avvicinano non solo ci che bello e integro, ma anche ci che
brutto e vizioso: quanto meno il fatto che Giuda giacque con sua
nuora apporter motivi per incolpare l'autorit santa
158
! La quale,
solidamente fondata in quei libri, disdegna con diritto divino non
solo le calunniose arguzie di pochissimi Manichei, ma anche
l'orribile ostilit di tanti e tanto grandi popoli gentili, che ha gi
sottomesso quasi tutti al culto dell'unico vero Dio, strappandoli alla
nefasta superstizione degli idoli per mezzo dell'impero cristiano,
conquistando il mondo intero non con la violenza della guerra ma
con la potenza invincibile della verit. In quale punto delle
Scritture, infatti, viene lodato Giuda? Che cosa di buono la Scrittura
testimonia di lui, se non il fatto che nella profezia di Cristo, il quale
si preannunziava si sarebbe incarnato dalla sua stirpe, egli ebbe la
preminenza sugli altri, raccomandato dalla benedizione di suo
padre
159
?
I peccati di Giuda e di Tamar sua nuora.
61. D'altronde, all'incesto che Fausto gli rimprovera noi
aggiungiamo anche il fatto di aver venduto suo fratello Giuseppe in
Egitto
160
. Forse che le membra storte di qualcuno sfigurano la luce
che tutto mette in evidenza? Ugualmente, le cattive azioni di
qualcuno non rendono cattiva la Scrittura, ma per il fatto che essa
le mostra vengono rese note ai lettori. Se dunque si consulta la
legge eterna che ordina di conservare l'ordine naturale e proibisce
di alterarlo, essa ha stabilito che l'unione carnale debba avvenire
soltanto allo scopo della riproduzione, e ci solamente in nozze
regolate dalla societ che non perturbino il vincolo della pace, e
pertanto la prostituzione delle donne, che si offrono non allo scopo
di creare nuovi eredi ma di saziare la libidine, condannata dalla
legge divina e eterna. La turpitudine che si acquista col denaro
disonora completamente colui che la compra. Per questo Giuda,
sebbene avrebbe peccato pi gravemente se avesse voluto giacere
con lei sapendo che era sua nuora - se infatti un uomo e una
donna, come dice il Signore: Non sono pi due, ma una carne
sola
161
, la nuora va considerata non diversamente da una figlia -,
tuttavia non c' dubbio che, nelle sue intenzioni, giacque
vergognosamente con una meretrice. Essa, che ingann il suocero,
non pecc per desiderio carnale di lui n per brama della mercede
da prostituta ma, volendo un figlio da quello stesso sangue da cui
non aveva potuto averne, giacch era gi stata sposata a due
fratelli e un terzo le era stato rifiutato, si fece fecondare con la
frode dal padre di quelli e suocero suo, dopo aver ricevuto un
pegno della sua mercede, che conserv non come ornamento ma
come prova. Certo, sarebbe stato meglio rimanere senza figli
piuttosto che diventare madre fuori della legge matrimoniale:
tuttavia essa, per il fatto di essersi procurata il suocero come padre
dei suoi figli, pecc con un'intenzione di gran lunga diversa che se
lo avesse desiderato come adultero. Infine, quando condotta alla
morte per ordine di lui essa present il bastone, il cordone e l'anello
con il sigillo, dicendo di essere incinta di colui al quale quei pegni
appartenevano, egli, non appena riconobbe ci che le aveva dato,
rispose che era pi giustificata di lui: poich non aveva voluto darle
suo figlio come marito essa, spinta da quel rifiuto, si era
conquistata una discendenza in quel modo piuttosto che in
nessuno, non da altrove che da quella medesima stirpe. Con tali
affermazioni, dicendo non che era giusta ma che era pi giusta di
lui, egli non la lod, bens la antepose a s nel paragone, ritenendo
meno colpevole il desiderio di avere figli, spinta dal quale essa si
era unita al suocero, che la libidinosa passione della carne, vinto
dalla quale egli stesso era entrato presso di lei come da una
meretrice: parimenti si dice ad alcuni: Avete giustificato
Sodoma
162
, cio avete peccato a tal punto che Sodoma,
paragonata a voi, appare giusta. Del resto, se anche si intendesse
che il suocero non riteneva questa donna meno colpevole nel
paragone con un'azione peggiore, ma la lodava invece senza riserve
(sebbene, consultando la legge eterna che proibisce di alterare
l'ordine naturale non solo dei corpi, ma soprattutto e in primo luogo
delle anime, scopriamo che essa meritatamente colpevole, non
avendo rispettato l'ordine sociale nella procreazione dei figli), che
c' di strano se una peccatrice viene lodata da un peccatore?
Venerare le Scritture non significa approvare i vizi che esse
menzionano.
62. Fausto, o la stessa perversit dei Manichei, ritiene che ci sia
contro di noi, quasi che noi, accordando venerazione e degno elogio
a quella Scrittura, dovessimo necessariamente approvare i vizi degli
uomini che essa menziona. La necessit piuttosto un'altra: quanto
pi religiosamente accettiamo la Scrittura, tanto pi risolutamente
accusiamo le cose che, per mezzo della sua verit, abbiamo
imparato con pi certezza doversi accusare. L infatti la fornicazione
e ogni illecito rapporto carnale sono condannati per diritto divino
163

e per questo, quando la Scrittura ricorda di qualcuno simili azioni
tacendo in quel punto il proprio giudizio, ci mette in grado di
giudicarle, non ci prescrive certo di lodarle. Infatti, chi di noi nel
Vangelo stesso non aborrisce la crudelt di Erode, quando
preoccupato per la nascita di Cristo ordin di uccidere tutti quei
bambini
164
? Eppure questo fatto l non viene biasimato, ma
soltanto narrato. Ma i Manichei, affinch nella loro folle impudenza
non sostengano che ci falso - visto che negano la stessa nascita
di Cristo per la quale Erode era turbato -, vadano a leggere in che
modo l sia solo narrata e non biasimata la crudelt e la cecit dei
Giudei, che tuttavia universalmente detestata.
Giacobbe benedisse Giuda in riferimento a Cristo, che
sarebbe nato dalla trib di lui.
63. " Per, sostengono, questo Giuda che giacque con sua nuora
viene annoverato tra i dodici patriarchi
165
". E allora? Forse non si
conta tra i dodici apostoli quel Giuda che trad il Signore, e non fu
inviato con loro e come uno di loro a predicare il Vangelo, egli che
era un diavolo
166
? Ma ancora ribattono e dicono: " Dopo un delitto
cos grande, quello si impicc e fu escluso dal numero degli
apostoli
167
; costui invece, dopo una tale sconcezza, fu benedetto in
modo speciale rispetto ai suoi fratelli e lodato al di sopra di tutti
loro da quel padre cui Dio rende tanto grande testimonianza
168
".
Certamente: poich da questo passo appare ancora pi chiaro che
quella profezia non si riferisce a lui ma a Cristo, che si annunziava
sarebbe venuto nella carne dalla trib di lui; a maggior ragione
dunque la divina Scrittura non avrebbe dovuto tacere il suo crimine,
come infatti non lo ha taciuto, affinch nelle parole del padre con
cui egli viene lodato dopo quella vergogna si vada a ricercare
un'altra cosa, giacch non lui che in esse si riconosce.
Fausto vuole colpire non la stirpe di Giacobbe, bens la
genealogia di Cristo.
64. Tuttavia si capisce che Fausto, col suo dente maldicente, ha
voluto mordere il fatto che noi predichiamo che Cristo venne da
quella trib, soprattutto perch nelle generazioni dei suoi antenati
menzionate da Matteo figura anche Zara, che la stessa Tamar
gener concependolo da Giuda
169
. Infatti, se avesse voluto colpire
la stirpe di Giacobbe e non la genealogia di Cristo, avrebbe
piuttosto addotto in primo luogo Ruben, che viol con indicibile
dissolutezza il letto paterno
170
: fornicazione che l'Apostolo dice mai
sentita neppure tra i Gentili
171
. Anche il padre stesso Giacobbe,
quando li benedisse, non tacque di questo fatto, accusandolo e
deprecandolo sopra il capo di lui
172
. Senza dubbio Fausto avrebbe
piuttosto obiettato questo crimine, che evidenzia non un errore
dovuto all'abito di una prostituta bens una profanazione del tutto
volontaria del giaciglio paterno: invece proprio Tamar stessa che
egli odiava, assai pi per il fatto che in quell'amplesso essa
desider null'altro che partorire che non se avesse bruciato di pura
passione carnale, e incolpando i progenitori di Cristo voleva
infirmare la sua incarnazione, ignorando, il misero, che il verissimo
e veracissimo Salvatore si dimostrato maestro non solo con la
parola, ma anche con la nascita. Infatti i suoi fedeli, che sarebbero
provenuti da tutte le genti, dovevano apprendere anche
dall'esempio della sua carne che non potevano essere danneggiati
dalle iniquit dei loro padri. Pertanto quello sposo, che adattandosi
ai suoi invitati avrebbe chiamato alle nozze buoni e cattivi, volle
anche nascere da buoni e cattivi
173
, per confermare che la profezia
della Pasqua, nella quale fu prescritto di mangiare un agnello preso
da pecore e da capri
174
come da buoni e da cattivi, lo aveva
preceduto per prefigurare lui stesso. Per conservarci ovunque prove
del fatto che era Dio e uomo, non disdegn antenati sia buoni che
cattivi per conformarsi alla condizione umana, mentre scelse di
nascere da una vergine come prova miracolosa della sua divinit.
Le Scritture narrano spesso, di un medesimo uomo, azioni
sia lodevoli sia riprovevoli.
65. Invano dunque Fausto, che col suo dente sacrilego infierisce
piuttosto contro se stesso, accusa la sacra Scrittura, a ragione
venerata ormai in tutto il mondo: essa, come ho detto sopra, quale
specchio nitido e fedele non accetta di adulare nessuno, ma o
giudica essa stessa le azioni degli uomini con la lode o la
riprovazione oppure le fa giudicare ai lettori, e non solo indica
uomini riprovevoli o lodevoli, ma anche non tace azioni lodevoli in
uomini riprovevoli e azioni riprovevoli in uomini lodevoli. Infatti,
non perch Saul era un uomo riprovevole non da lodarsi il fatto
che egli, dopo aver tanto diligentemente indagato chi avesse
mangiato nonostante la maledizione, tanto severamente cerc di
castigarlo per obbedire a Dio che aveva ingiunto il divieto
175
,
oppure il fatto che radi dal suo regno negromanti e indovini
176
; n
perch Davide era degno di lode, allora i suoi peccati, che Dio
stesso gli rimprovera per mezzo del profeta
177
, sono da approvare
o imitare. Ugualmente, anche in Ponzio Pilato non si deve biasimare
che contro le accuse dei Giudei giudic innocente il Signore
178
, e in
Pietro non si deve lodare che rinneg tre volte il Signore
179
, o che
fu da lui chiamato Satana perch, non pensando secondo Dio, lo
voleva allontanare dalla sua passione, cio dalla nostra salvezza:
dunque egli, poco prima chiamato beato
180
, poco dopo chiamato
Satana
181
. Ma ci che in lui prevalse, ce lo testimoniano il suo
apostolato e la corona del martirio.
Numerose azioni di re Davide degne di lode e di imitazione.
66. Cos pure del re Davide leggiamo i peccati, ma leggiamo anche
le azioni rette. In cosa egli fosse superiore o donde derivasse la sua
vittoria risulta sufficientemente chiaro non alla cecit malevola con
cui Fausto si scaglia contro i libri e gli uomini santi, ma alla
prudenza religiosa con cui si possono scorgere e discernere
l'autorit divina e i meriti umani. Che costoro leggano, e vedano
come Dio rimprover a Davide pi cose che Fausto stesso
182
; ma l
si trova anche il sacrificio della penitenza, l si trova anche quella
incomparabile mansuetudine persino verso il nemico pi terribile e
crudele il quale, tutte le volte che cadde nelle sue mani
potentissime, fu da lui con mani pietosissime rilasciato incolume
183
.
L c' una memorabile umilt sotto la sferza di Dio e una cervice
regale cos sottomessa al giogo del Signore che egli, nonostante
fosse armato e scortato da armati, sopport con infinita pazienza
amari insulti dalla bocca del nemico e trattenne con estrema
modestia il compagno che, infiammato d'ira perch il suo re doveva
sentire tali cose, era gi sul punto di abbattersi con destra
vendicatrice sulla testa dell'oltraggiatore, aggiungendo al suo
ordine regale il peso del timore di Dio e dicendo che quella era la
ricompensa per i propri meriti da parte del giudizio celeste, dal
quale chi lo insultava era stato mandato per bersagliarlo con simili
ingiurie
184
. L c' un amore cos grande del pastore per le greggi a
lui affidate che egli avrebbe voluto morire per loro, allorch, dopo il
censimento del popolo, Dio volle punire il suo peccato di orgoglio
proprio diminuendo con la morte di molti quel numero, la cui
ampiezza aveva tentato di superbia il cuore del re: con questo
occulto giudizio Dio
185
, presso il quale non c' ingiustizia, sottrasse
a questa vita quelli che trov indegni di essa e allo stesso tempo, in
colui che si era esaltato per l'abbondanza di uomini, guar la
gonfiezza dell'animo umano con la diminuzione di
quell'abbondanza. L il religioso timore di Dio custodiva il mistero di
Cristo nella santa unzione a tal punto che il suo cuore trepid di pia
preoccupazione quando, di nascosto, tagli un pezzetto della veste
dello stesso Saul per avere di che dimostrargli che, pur potendo,
non aveva voluto ucciderlo. L lo si trova cos saggio verso i figli e di
tale clemenza che, sebbene non pianse la morte del bimbo
innocente, per la cui malattia aveva supplicato il Signore
prostrandosi con molte lacrime e con gli abiti dimessi dell'umiliato,
egli stesso voleva mantenere in vita - e pianse quando fu ucciso -
un giovane figlio rovinato dal furore parricida, che aveva macchiato
il letto paterno con stupri nefandi e conduceva contro il padre una
guerra criminosa: prevedendo le pene eterne della sua anima
avviluppata in cos grandi delitti, desiderava che, onde evitarle, egli
vivesse, per correggersi e umiliarsi mediante la penitenza
186
.
Queste e molte altre cose degne di lode e di imitazione si
troveranno in quell'uomo santo, se si scruta la Scrittura che parla di
lui con un animo non perverso, e soprattutto se seguiamo con
mente sottomessa, pietosa e pienamente fedele il giudizio di Dio,
che conosceva il segreto del suo cuore: l egli fu cos gradito al
cospetto di Colui che non pu ingannarsi, che egli lo propose ai suoi
figli come esempio da imitare.
Solo lo Spirito di Dio vede nell'intimit dei cuori: meriti di
Davide.
67. Che altro infatti vedeva lo Spirito di Dio se non le profondit del
suo cuore quando, rimproverato dal profeta, Davide disse: Ho
peccato e immediatamente, a seguito di queste uniche parole,
merit di udire che aveva ricevuto il perdono? E a che scopo, se
non per la salvezza eterna? Dio infatti non tralasci di colpirlo con
sferza di padre secondo quanto gli aveva minacciato, affinch
confessando venisse liberato per l'eternit e soffrendo fosse provato
temporalmente. E non fu certo prova mediocre della forza della sua
fede, o piccolo indizio di un'anima mite e obbediente il fatto che
egli, avendo udito dal profeta che Dio lo aveva perdonato, e
vedendo tuttavia accadere di seguito ci che gli era stato
minacciato, non disse di essere stato ingannato dalla menzogna del
profeta n mormor contro Dio come se avesse proclamato un falso
perdono per i suoi peccati. Quell'uomo profondamente santo,
elevando l'anima sua non contro, ma verso Dio, comprendeva di
quali pene eterne, se il Signore non fosse propizio a chi confessa e
si pente, sarebbero stati degni i suoi peccati; quando per essi era
tormentato da correzioni temporali, vedeva dunque sia che gli
veniva conservato il perdono sia che non gli era negata la medicina.
Perch invece Saul, rimproverato da Samuele, pur dicendo
anch'egli: Ho peccato
187
, non merit di udire ci che ud Davide,
che cio il Signore lo aveva perdonato? Forse presso Dio c'
preferenza di persone? Non ce n'
188
. Ma sotto quella voce, simile a
udirsi per il senso umano, c'era un cuore diverso, che l'occhio
divino discerneva. Cosa ci viene insegnato con tali esempi, se non
che il regno dei cieli dentro di noi
189
e che dobbiamo adorare Dio
nella nostra intimit, affinch la bocca parli dell'abbondanza del
cuore
190
, e il popolo non lo onori con le labbra mentre il cuore
lontano da lui
191
? Che non dobbiamo permetterci di giudicare gli
uomini, dei quali non possiamo vedere l'intimit, in modo diverso
da Dio, che invece pu fare questo e non pu essere ingannato o
sedotto? E che, essendo la sua chiarissima sentenza su Davide
all'interno della cos alta autorit della Divina Scrittura, l'umana
temerariet, che pensa diversamente, da deridere o meglio da
compiangere? Dunque, in merito agli uomini antichi si deve credere
a quei libri divini, che con tanto anticipo hanno predetto ci che ora
vediamo nel presente.
Meriti di Pietro.
68. Cos'altro apprendiamo nel Vangelo, quando si sente Pietro
confessare Cristo come Figlio di Dio
192
con parole che sono
parimenti pronunziate anche dai demoni, ma con cuore di gran
lunga diverso
193
? Dunque in parole identiche si loda la fede di
Pietro e si raffrena l'impurit dei demoni. Da parte di chi, se non di
colui che, non con orecchio umano ma con intelligenza divina, sa
vedere le intime radici di quelle parole e distinguerle senza inganno
alcuno? Quanti altri uomini, infatti, affermano che Cristo il Figlio
del Dio vivo e tuttavia non sono paragonabili ai meriti di Pietro! Non
solo quelli che diranno in quel giorno: Signore, Signore e sentiranno
rispondersi: Allontanatevi da me
194
; ma anche quelli che saranno
raccolti sulla destra
195
, moltissimi dei quali mai rinnegarono Cristo,
oppure una sola volta, n disapprovarono che egli pat per la nostra
salvezza, n costrinsero i gentili a giudaizzarsi
196
: e tuttavia non
appariranno uguali a Pietro, che fece queste cose e siede su uno dei
dodici troni e giudica non solo le dodici trib, ma anche gli angeli.
Allo stesso modo, molti che non desiderarono la moglie di nessuno
n perseguitarono sino alla morte il marito di colei che
desideravano, non possono avere presso Dio il merito di Davide,
che comp tutto questo. Tanto grande la differenza tra ci che uno
detesta di se stesso, cos tanto da volerlo estirpare dalla radice, e
ci che al posto di quello nasce, fruttifero e abbondante per grande
fertilit: poich anche all'agricoltore piacciono di pi i campi che,
una volta sradicate le spine per grandi che siano, producono il
cento per uno, rispetto a quelli che non hanno mai avuto spine e a
fatica raggiungono il trenta.
Meriti di Mos.
69. Ci vale anche per Mos: servo fedelissimo di Dio in tutta la
sua casa, ministro della legge santa e del comandamento santo,
giusto e buono, al quale l'Apostolo d testimonianza
197
- sono
infatti sue le parole che ho ricordato -, ministro anche dei misteri,
non di quelli che gi donano la salvezza ma di quelli che ancora
promettevano il Salvatore, come il Salvatore stesso conferma
dicendo: Se credeste a Mos, credereste anche a me, perch di me
egli ha scritto
198
(di questo abbiamo trattato a suo luogo per
quanto ci parso opportuno, contro le sfacciate calunnie dei
Manichei); Mos, che fu servitore del Dio vivo, del Dio vero, del Dio
sommo, di colui che cre il cielo e la terra non da materia estranea
ma dal nulla, non perch lo premeva la necessit ma perch
traboccava di bont, non mediante il supplizio di un suo membro
ma mediante la potenza della sua parola; Mos, umile nel rifiutare
tanto grande ministero
199
, sottomesso nell'assumerlo, fedele nel
mantenerlo, strenuo nell'esercitarlo; prudente nel governare il
popolo, impetuoso nel correggerlo, ardente nell'amarlo, paziente
nel sostenerlo; che in favore di coloro di cui era alla guida fece da
mediatore con Dio quando era propizio e gli si pose davanti quando
era adirato: su un uomo tale e cos grande, lungi da noi il giudicare
secondo la bocca maldicente di Fausto! Giudichiamo invece secondo
la bocca totalmente veritiera di Dio, il quale conosce veramente
l'uomo, che opera sua, e riconosce come giudice in coloro che non
li confessano e perdona come padre a coloro che li confessano i
peccati, che non sono opera sua. Per le parole della sua bocca
dunque amiamo, ammiriamo e imitiamo per quanto ci possibile il
suo servo Mos, poich gli siamo assai inferiori nei meriti, anche se
non abbiamo ucciso o spogliato alcun Egiziano n fatto alcuna
guerra: egli comp la prima azione in qualit di futuro difensore, la
seconda per comando di Dio.
Mos e l'Egiziano: in un cuore grande il vizio rivela la futura
virt.
70. Ometter per ora il fatto che quando Mos colp l'Egiziano
200
,
sebbene non fosse stato Dio a ordinarglielo, la divina volont
permise tuttavia che ci gli accadesse in quanto personaggio
profetico, per significare qualcosa di futuro. Non mi occupo al
momento di questo livello dei fatti e ne tratto invece come se non
avessero senso profetico. Consultata la legge eterna trovo che egli,
privo di legittimo potere, non doveva uccidere quell'uomo, sebbene
oltraggioso e malvagio. Tuttavia spesso le anime capaci e feconde
rispetto alla virt presentano vizi che rivelano quale sia la virt ad
esse pi congeniale qualora le si coltivi con i precetti. Come accade
agli agricoltori: quando vedono che un terreno produce erbe
abbondanti sebbene inutili, lo giudicano adatto ai cereali; se vedono
la felce, pur sapendo che va sradicata, capiscono che il luogo
adeguato a vigneti vigorosi; quando notano un colle rigoglioso di
oleastri, non dubitano che, coltivato, diverr buono per gli olivi.
Cos quel moto dell'animo con cui Mos, pur senza averne l'autorit,
non toller che un suo fratello straniero ingiuriato da un cittadino
malvagio rimanesse senza vendetta, non era inutile dal punto di
vista dei frutti della virt: egli, ancora incolto, generava certo frutti
viziosi, segni per di una grande fertilit. Infine, colui che per
mezzo del suo angelo con parole divine chiam Mos sul monte
Sinai per liberare attraverso di lui il popolo di Israele dall'Egitto, e lo
prepar al frutto dell'obbedienza con il prodigio della visione del
roveto che ardeva senza consumarsi e con la parola del Signore
201
,
lo stesso che ha chiamato dal cielo Saulo che perseguitava la
Chiesa e che lo ha abbattuto, sollevato, colmato, quasi che lo abbia
colpito, potato, innestato, fecondato
202
. Infatti la ferocia con cui
Paolo, ad emulazione delle tradizioni dei suoi padri, perseguitava la
Chiesa
203
, credendo di servire Dio, era come un vizio selvatico,
indizio per di grande fecondit. Stessa cosa per Pietro, quando
volendo difendere il Signore sguain la spada e tagli un orecchio al
persecutore: azione che il Signore gli rimprover con tono piuttosto
minaccioso dicendo: Rimetti la spada nel fodero, perch chi mette
mano alla spada perir di spada
204
. Si serve della spada chi, senza
che un'autorit superiore glielo ordini o glielo permetta, si arma per
spargere il sangue di qualcuno. Il Signore infatti aveva certo
ordinato ai discepoli di portare la spada, ma non aveva loro
ordinato di ferire con essa. Cosa c' dunque di strano se Pietro
dopo questo peccato fu costituito pastore della Chiesa, cos come
Mos dopo aver colpito l'Egiziano fu costituito capo della Sinagoga?
Ciascuno dei due, infatti, oltrepass i limiti della giustizia non per
una crudelt esecrabile, ma per un'animosit emendabile, e
ciascuno pecc per odio verso la malvagit altrui e per amore,
sebbene ancora carnale, l'uno verso il fratello, l'altro verso il
Signore. Questo vizio va reciso e sradicato: tuttavia un cuore
grande va coltivato perch produca le virt, come la terra i frutti.
La spoliazione degli Egiziani: Mos obbed al comando di Dio.
71. Cosa dunque obietta Fausto in merito alla spoliazione degli
Egiziani, senza sapere quel che dice? Compiendola, Mos a tal
punto non pecc, che avrebbe peccato non compiendola
205
.
L'aveva infatti ordinata Dio, che sa ci che ciascun uomo debba
patire e per mezzo di chi, in base non solo alle sue azioni, ma
anche al suo cuore. Certo quel popolo era ancora carnale e
posseduto dalla cupidigia delle cose terrene, ma gli Egiziani erano
sacrileghi e iniqui; infatti usando male di quell'oro, cio di una
creatura di Dio, per ingiuriare il Creatore, servivano i propri idoli e
vessavano ingiustamente e duramente uomini stranieri facendoli
lavorare senza mercede. Dunque gli uni erano degni di ricevere
quell'ordine, gli altri di subirlo. E forse gli Ebrei, pi che ricevere un
ordine, furono lasciati liberi di agire secondo la loro volont e i loro
desideri; Dio volle per far conoscere loro il suo permesso
attraverso il suo servo Mos, quando gli comand di annunziarlo.
Pu anche darsi che esistano altre cause occultissime per cui Dio lo
abbia detto a quel popolo: ma ai comandi di Dio si deve cedere
obbedendo, e non resistere discutendo. L'Apostolo disse: Chi mai
ha potuto conoscere il pensiero del Signore? O chi mai stato suo
consigliere
206
? Quindi, quanto al fatto che Dio disse al popolo per
mezzo di Mos che chiedessero agli Egiziani ci di cui avevano
bisogno per portarlo con s, che la causa sia quella che ho detto,
oppure qualunque altra nascosta nei piani segreti e reconditi di Dio,
tuttavia confermo che ci non fu detto n invano n iniquamente, e
che non sarebbe stato lecito a Mos fare altrimenti da come Dio
aveva detto: cos che al Signore spett la decisione di comandare e
al servo l'obbligo di eseguire.
Il Dio vero e buono ordina o permette qualcosa sempre con
somma giustizia.
72. " Ma in nessun modo si deve credere - dice - che il Dio vero e
buono abbia ordinato tali cose ". Al contrario: cose simili non le
ordina con diritto se non il Dio vero e buono, l'unico a conoscere ci
che si deve ordinare a ciascuno, e l'unico a non permettere che
alcuno patisca qualcosa di non congruo. Del resto, questa ignorante
e falsa bont del cuore umano contesterebbe anche Cristo, affinch
gli empi non soffrano nulla per ordine del Dio buono, quando egli
dir agli angeli: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per
bruciarla. Egli tuttavia viet questa stessa cosa ai servi che
volevano compierla al momento non opportuno: Perch non
succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il
grano
207
. Dunque solo il Dio vero e buono sa cosa, quando, a chi e
per mezzo di chi comanda o permette che qualcosa accada. Questa
invece, che non bont umana, ma chiaramente falsit, avrebbe
potuto anche contestare lo stesso Signore, quando accondiscese al
malvagio desiderio dei demoni che desideravano e chiedevano di
entrare nei porci
208
, soprattutto perch i Manichei credono che non
solo i porci, ma anche gli animali pi piccoli e abbietti possiedano
un'anima umana. Respinta e lasciata cadere questa assurdit,
tuttavia evidente che il Signore nostro Ges Cristo, unico Figlio di
Dio e pertanto egli stesso Dio vero e buono, accondiscese al
desiderio dei demoni provocando la morte di una mandria altrui, la
rovina di non importa quali esseri viventi e un grave danno per gli
uomini. Ma chi sarebbe cos folle da dire che non li avrebbe potuti
cacciare dagli uomini anche senza garantire alla loro malvagia
volont la morte dei porci? Dunque, se il desiderio di spiriti dannati
e gi destinati al fuoco eterno, per quanto crudele e iniquo, fu dal
creatore e ordinatore di tutti gli esseri, con una ragione certo
occulta ma completamente giusta, condotto l dove inclinava, che
c' di assurdo se gli Egiziani, dominatori iniqui, meritarono di essere
privati dei beni terreni, usati nel culto sacrilego a ingiuria del
creatore, per mano degli Ebrei, uomini liberi ai quali erano debitori
anche della mercede di un lavoro tanto duro e ingiusto? Tuttavia,
se Mos avesse ordinato ci di sua iniziativa, o di loro iniziativa gli
Ebrei lo avessero compiuto, avrebbero senz'altro peccato: sebbene
forse peccarono, non perch fecero ci che Dio aveva ordinato o
permesso, ma perch concupirono quei beni. Comunque, fu loro
permesso di farlo per divino disegno, per il giudizio e la bont di
colui che sa reprimere con le pene i malvagi e istruire i sottomessi,
dare precetti superiori ai pi sani e disporre appropriati gradi
medicinali per i pi deboli. Mos per non pu essere accusato n di
cupidigia, come se avesse desiderato quei beni, n di riottosit,
come se avesse disprezzato qualcuno degli ordini divini.
Mos, come gi Abramo, non fu temerario, ma obbediente.
73. La legge eterna che ordina di preservare l'ordine naturale e
vieta di alterarlo ha collocato per gli uomini alcune azioni quasi in
un punto medio, affinch la sfrontatezza nell'usurparle venga
meritatamente redarguita e l'obbedienza nell'eseguirle giustamente
lodata. A tal punto, nell'ordine naturale, importante quale azione
si compia, e sotto quale autorit. Se Abramo avesse immolato il
figlio di sua volont, cosa sarebbe stato, se non un uomo orribile e
folle? Se invece fu Dio a ordinarglielo, cosa fu se non un uomo
fedele e devoto
209
? La verit stessa proclama ci a tal punto che
Fausto, terrorizzato dalla sua voce, pur giungendo sino alla
menzogna calunniosa nel cercare con le unghie e coi denti cosa dire
contro Abramo, non ha tuttavia osato rimproverarglielo: a meno
che non si sia dimenticato di questa azione, cos famosa che
dovrebbe venirgli in mente anche senza leggerla o ricercarla, e che
essendo cantata in tante lingue e dipinta in tanti luoghi ferirebbe gli
orecchi e gli occhi che volessero nasconderla. Pertanto, se
l'uccidere un figlio esecrabile come moto spontaneo, quando
invece compiuto da un servo in obbedienza a un ordine di Dio non
solo non colpevole, ma anche lodevole: perch, Fausto,
rimproveri a Mos di aver spogliato gli Egiziani dei loro beni? Se ti
irrita la presunta umana malvagit di chi fece questo, ti atterrisca
l'autorit divina di chi lo ordin! Oppure sei pronto a insultare Dio
stesso che voleva tali cose? Lungi da me, Satana, perch non pensi
secondo Dio, ma secondo gli uomini
210
. Magari tu fossi degno come
Pietro di udire queste parole, e predicassi poi quello che con mente
malata rimproveri a Dio, allo stesso modo in cui egli in seguito
proclam alle genti con annunzio glorioso ci che prima, quando il
Signore voleva che accadesse, gli dispiaceva!
Le guerre intraprese da Mos: un'obbedienza al Dio giusto.
74. Se dunque, alla fine, l'umana durezza e la volont malvagia e
pervertita nella rettitudine comprende che c' una grande
differenza tra l'ammettere qualcosa per umana cupidigia o
temerariet e l'obbedire a un comando di Dio, il quale sa cosa,
quando, a chi permettere o ordinare, e cosa sia conveniente per
ciascuno fare o subire, non si meravigli o si scandalizzi delle guerre
intraprese da Mos, poich seguendo in esse i comandi divini egli
non fu crudele ma obbediente, n Dio nell'ordinarle era crudele,
bens ripagava chi meritava secondo i suoi meriti e intimoriva i
degni. Cosa infatti si biasima nella guerra? Forse il fatto che
muoiano quelli che sono destinati a morire, perch i destinati a
vivere siano sottomessi nella pace? Obiettare questo proprio dei
paurosi, non dei religiosi. Il desiderio di nuocere, la crudelt della
vendetta, l'animo non placato e implacabile, la ferocia della
ribellione, la brama di dominare e simili: questo che a ragione si
biasima nelle guerre. soprattutto per punire a buon diritto simili
cose che le guerre vengono intraprese dai buoni, per ordine di Dio o
di qualche altro potere legittimo, contro la violenza di chi si oppone,
quando essi vengono a trovarsi in una congiuntura delle umane
vicende tale che la situazione stessa li costringe giustamente o a
ordinare qualcosa di simile o ad eseguirlo. Altrimenti Giovanni,
quando i soldati andavano da lui per farsi battezzare chiedendo: E
noi che dobbiamo fare? avrebbe risposto: " Abbandonate le armi,
disertate dal servizio militare, non colpite n ferite n abbattete
nessuno "; ma sapendo che essi, quando compivano tali cose nella
milizia, non erano omicidi ma servitori della legge, non vendicatori
delle loro offese personali ma difensori della salvezza pubblica,
rispose: Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno,
contentatevi delle vostre paghe
211
. Ma poich i Manichei sono soliti
oltraggiare apertamente Giovanni, ascoltino almeno lo stesso
Signore Ges Cristo, che ordina di dare a Cesare la paga che
Giovanni dice deve bastare al soldato: Rendete, disse, a Cesare
quello che di Cesare e a Dio quello che di Dio
212
. Infatti i tributi
si versano per fornire lo stipendio ai soldati, necessari a causa delle
guerre. A ragione poi lod la fede di quel centurione che diceva:
Anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a
uno: Va', ed egli va; e a un altro: Vieni, ed egli viene; e al mio
servo: Fa' questo, ed egli lo fa
213
, e non gli ordin di disertare dalla
milizia. Ma sarebbe lungo adesso discutere sulle guerre giuste e
ingiuste, e non necessario.
Guerre legittime.
75. Quello che ci interessa per quali motivi e sotto quali autorit
gli uomini intraprendano le guerre. Tuttavia, l'ordine naturale
conformato affinch i mortali stiano nella pace esige che l'autorit e
la decisione di intraprendere una guerra spettino al principe, e che i
soldati debbano eseguire gli ordini di guerra a favore della pace e
della salvezza comune. Invece, la guerra che si intraprende sotto
l'autorit di Dio, non lecito dubitare che sia intrapresa
giustamente allo scopo di intimorire, distruggere o soggiogare la
superbia dei mortali, dal momento che neppure quella che si fa per
l'umana cupidigia pu nuocere non solo al Dio incorruttibile, ma
neppure ai suoi santi, ai quali piuttosto risulta utile per esercitare la
pazienza, umiliare l'anima e sopportare la disciplina paterna.
Nessuno infatti ha su di essi il potere, se non colui al quale fu dato
dall'alto. Non esiste potere che non venga da Dio
214
, sia che egli
comandi sia che permetta. Dunque se un giusto, che si trovi a
militare sotto un re umano magari sacrilego, pu a buon diritto
combattere ai suoi ordini per mantenere la pace e l'ordine civile
(infatti, o sicuro che l'ordine impartito non va contro il precetto di
Dio o, al contrario, se ci non sicuro, cos che talora l'iniquit
dell'ordine rende colpevole il re, il dovere dell'obbedienza indica
comunque che il soldato innocente), a maggior ragione
totalmente innocente nell'occuparsi della guerra chi combatte per
ordine di Dio il quale, come nessuno che lo serve ignora, non pu
ordinare nulla di cattivo.
Guerra legittima e martirio testimoniano entrambe il primato
dell'unico vero Dio.
76. Se i Manichei pensano che Dio non abbia potuto ordinare di
intraprendere una guerra perch in seguito il Signore Ges Cristo
disse: Io vi dico di non opporvi al male; anzi, se uno ti percuote la
guancia destra, tu porgigli anche la sinistra
215
, dovrebbero capire
che questa disposizione non nel corpo, ma nel cuore; l infatti si
trova la santa dimora della virt, che abitava anche in quegli antichi
giusti, nostri padri, ma l'ordine dei tempi richiedeva un andamento
e uno svolgimento delle cose tale che in primo luogo apparisse che
anche gli stessi beni terreni, che includono regni umani e vittorie
sui nemici, per i quali soprattutto la citt degli empi sparsa per il
mondo suole supplicare gli idoli e i demoni, non ricadono se non
sotto il potere e l'arbitrio dell'unico vero Dio. Per questo il Vecchio
Testamento, mediante le sue promesse terrene, copr e in qualche
modo nascose con fitte ombre il segreto del regno dei cieli, che
doveva essere rivelato al tempo opportuno. Ma quando venne la
pienezza dei tempi, in cui si sarebbe rivelato il Testamento Nuovo,
che era velato dalle figure del Vecchio, doveva ormai essere
dimostrato con testimonianza evidente che c' un'altra vita, per la
quale si deve disprezzare questa vita, e un altro regno, per il quale
conviene sopportare con ogni pazienza l'opposizione di tutti i regni
terreni. Ecco perch coloro mediante le cui confessioni, passioni e
morti piacque a Dio di testimoniare questo vengono chiamati
Martiri, che in latino significa testimoni: fiorirono in cos gran
numero che, se Cristo che chiam dal cielo Paolo e trasformatolo da
lupo in pecora lo mand in mezzo ai lupi
216
, avesse voluto
radunarli, armarli e sostenerli nel combattimento, cos come aiut i
padri ebrei, quali Gentili avrebbero potuto resistere? Quali regni
non avrebbero ceduto? Ma perch fosse data una testimonianza
evidentissima alla verit, in nome della quale gi si doveva
insegnare che Dio va servito non per la felicit temporale in questa
vita, ma per la felicit eterna dopo questa vita, si doveva subire e
sopportare per quella felicit ci che comunemente si chiama
infelicit. E cos nella pienezza dei tempi il Figlio di Dio, nato da
donna, nato sotto la legge per redimere quelli che stavano sotto la
legge
217
, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne
218
, invia i
suoi discepoli come pecore in mezzo ai lupi e li esorta a non avere
paura di coloro che uccidono il corpo ma non possono uccidere
l'anima, e promette anche la rinnovata integrit del corpo, fino al
recupero anche di un solo capello
219
; ordina a Pietro di riporre la
spada nel fodero, ricostituisce nella forma precedente l'orecchio
troncato del nemico, afferma che avrebbe potuto comandare a
legioni di angeli di distruggere i nemici, se non fosse che doveva
bere il calice che la volont del Padre gli aveva preparato
220
; lo
beve egli per primo, lo d a bere a quelli che lo seguono, col suo
insegnamento rivela la virt della pazienza, col suo esempio la
conferma. Per questo Dio lo ha resuscitato dai morti e gli ha dato il
nome che al di sopra di ogni altro nome; perch nel nome di Ges
ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni
lingua proclami che Ges il Signore, a gloria di Dio Padre
221
.
Pertanto i patriarchi e i profeti hanno regnato qui, per mostrare che
Dio a dare e a togliere questi regni, mentre gli apostoli e i martiri
non hanno regnato qui, per svelare che si deve desiderare di pi il
regno dei cieli. Quelli, essendo re, fecero guerre, perch apparisse
che anche tali vittorie erano ottenute per volere di Dio; questi, non
offrendo resistenza, furono uccisi, per insegnare che essere uccisi
per la fede nella verit una vittoria ancora pi grande. Tuttavia
anche l i profeti sapevano morire per la verit, come dice il
Signore stesso: Dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria
222
, e
dopo che cominci a compiersi ci che nella figura di Salomone (che
in latino significa " Pacifico ") profetizzato di Cristo Signore (
infatti lui la nostra pace
223
) nel Salmo, cio: A lui tutti i re della
terra si prostreranno, lo serviranno tutte le nazioni
224
, anche gli
imperatori cristiani, riponendo in Cristo la piena fiducia che viene
dalla piet, ottennero una vittoria gloriosissima sui nemici sacrileghi
che avevano riposto la loro speranza nel culto degli idoli e dei
demoni. Questi furono ingannati dai vaticini dei demoni, quelli
furono rafforzati dalle predizioni dei santi: secondo quanto
affermano prove chiarissime e conosciutissime, che alcuni hanno
gi hanno affidato per iscritto alla memoria.
Non c' contraddizione tra Vecchio e Nuovo Testamento
circa guerra e virt della pazienza.
77. Se poi a codesti sciocchi sembra strano che Dio comand una
cosa ai dispensatori dell'Antico Testamento, in cui veniva velata la
grazia del Nuovo, e un'altra ai predicatori del Nuovo Testamento, in
cui veniva svelata l'oscurit dell'Antico, osservino lo stesso Cristo
Signore che cambia ci che aveva detto e dice altro: Quando vi ho
inviato senza borsa, n bisaccia, n sandali, vi forse mancato
qualcosa? Risposero: Nulla. Ed egli soggiunse: Ma ora, chi ha una
borsa la prenda, e cos una bisaccia; chi non ha spada, venda il
mantello e ne compri una. Senza dubbio costoro, se leggessero
queste due affermazioni diverse in ciascuno dei due Testamenti,
l'Antico e il Nuovo, griderebbero che i due Testamenti si
contraddicono. Che risponderanno dunque ora, quando il Signore
stesso dice: Prima vi ho inviato senza borsa, n bisaccia, n
sandali, e non vi mancato nulla; ma ora, chi ha una borsa la
prenda, e cos una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e
ne compri una? Forse comprendono gi come i precetti, i consigli o
le promesse mutino non per l'incostanza di chi li impartisce, ma per
la sapienza di chi li dispensa a seconda della diversit dei tempi? Se
dicono che parl di prendere borsa e bisaccia e di comprare una
spada in ragione di un certo mistero, perch non ammettono che in
ragione di un certo mistero il medesimo unico Dio ha ordinato allora
ai profeti di fare guerre e lo ha proibito adesso agli apostoli? Infatti,
nel passo del Vangelo che abbiamo ricordato non c'erano soltanto le
parole del Signore, ma anche gli atti dei discepoli ad esse
obbedienti che ne seguirono. Allora andarono senza borsa n
bisaccia e nulla manc loro, come ci hanno fatto intendere la sua
domanda e la loro risposta. E ora, quando comand di comprare
una spada, gli dissero: Ecco qui due spade ed egli rispose: Basta.
Per questo Pietro si trovava armato, quando tagli l'orecchio del
persecutore: in quel momento viene frenata la sua audacia
spontanea
225
, poich non gli era stato ordinato di ferire con la
spada, come invece gli era stato ordinato di prenderla. Rimaneva
certamente nascosta la volont del Signore, perch mai avesse loro
ordinato di portare un'arma che non voleva che usassero. In ogni
caso, a lui spettava di comandare con criterio, ad essi di eseguire i
comandi senza reticenza.
Dio non crudele, ma giusto e buono e dispone ogni cosa
nell'ordine.
78. Dunque con calunniosa ignoranza si rimprovera a Mos di aver
fatto la guerra: egli che sarebbe meno colpevole se l'avesse fatta di
sua iniziativa che se non l'avesse fatta essendo Dio ad ordinargliela.
Inoltre, osare rimproverare Dio stesso che comand tali cose o non
credere che il Dio giusto e buono abbia potuto ordinarle si addice a
un uomo che - per dirlo con gentilezza - non capace di pensare
che per la divina provvidenza, la quale si estende per tutte le cose,
dalle pi alte alle pi basse, non n nuovo ci che nasce n
perisce ci che muore, ma ogni singola cosa nel suo proprio ordine,
natura o merito che sia, cambia o succede o permane; e che la
retta volont degli uomini si uniforma alla legge divina, mentre il
desiderio disordinato viene represso con l'ordine della legge, in
modo che n il buono vuole altro rispetto a ci che gli comandato
n il malvagio pu pi di quanto gli permesso, cos che non pu
compiere impunemente quel che vuole di contrario alla giustizia.
Pertanto, fra tutte le cose che l'umana debolezza detesta o teme,
solo l'iniquit condannata con diritto: le altre sono o tributi da
pagare alla natura o pene meritate per la colpa. L'uomo diventa
iniquo quando ama per se stesse cose che devono essere accettate
per un altro fine, e quando ama per un altro fine cose che devono
essere accettate per se stesse. In tal modo, per quanto dipende da
lui, perturba in s l'ordine naturale che la legge eterna ordina di
conservare. L'uomo invece diventa giusto quando non desidera
usare le cose per altro scopo se non quello per cui esse sono state
istituite, e desidera gioire di Dio stesso per Lui stesso, e di s e
dell'amico in Dio stesso e a motivo di Dio stesso. Infatti, chi ama
nell'amico l'amore di Dio, ama l'amico a motivo di Dio. N l'iniquit
n l'ingiustizia sarebbero in nostro potere, se non fossero nella
nostra volont. Se non fossero in nostro potere, non ci sarebbe
nessun premio n alcun giusto castigo: cosa sensata solo per chi
sensato non . Invece l'ignoranza e la debolezza, per le quali
l'uomo o ignora ci che deve volere o non pu tutto ci che
vorrebbe, provengono da una occulta disposizione delle pene e
dagli imperscrutabili giudizi di Dio, nel quale non c' ingiustizia
226
.
La fedele parola di Dio, infatti, ci ha rivelato il peccato di Adamo, ed
verit quanto sta scritto, che tutti muoiono in lui e che per mezzo
di lui il peccato entrato in questo mondo e attraverso il peccato la
morte
227
. E che in conseguenza di questo castigo il corpo si
corrompa e appesantisca l'anima, e l'abitazione terrena opprima la
mente occupata in molti pensieri
228
, per noi qualcosa di
estremamente vero e conosciuto, come certo che da questa
giusta pena non ci libera se non la grazia misericordiosa. Per questo
l'Apostolo gemendo esclama: Me infelice! Chi mi liberer da questo
corpo votato alla morte? La grazia di Dio per mezzo di Ges Cristo
Signore nostro
229
. Ma il criterio con cui Dio distribuisca giustizia e
misericordia, perch a uno dia cos e a un altro cos, dipende da
cause misteriose, per giuste. Non ignoriamo tuttavia che tutto ci
accade per il giudizio o per la misericordia di Dio, sia pure secondo
misure, numeri e pesi custoditi nel segreto: in base ad essi Dio,
creatore di tutto, dispone tutte le realt naturali e d ordini
230
,
senza per esserne l'autore, anche ai peccati, in modo tale che le
azioni che non sarebbero peccati se non fossero contro la natura
sono giudicate e ordinate cos da non permettere che turbino o
deturpino la natura di tutto l'esistente, venendo assegnate a luoghi
e condizioni corrispondenti ai loro meriti. Stando cos le cose, e dal
momento che, per la segretezza dei giudizi di Dio e i moti della
umana volont, la medesima prosperit corrompe alcuni ed usata
con temperanza da altri, e che nelle medesime avversit alcuni
vengono meno e altri prosperano, e che la stessa vita umana e
mortale sulla terra una tentazione
231
: quale uomo conosce a chi,
in pace, sia vantaggioso o nocivo regnare o servire, stare ozioso o
morire, e in guerra comandare o combattere, vincere o essere
ucciso? Tuttavia comunque evidente che chi avvantaggiato non
lo se non per beneficio divino, e chi danneggiato non lo se non
per giudizio divino.
Mos colp di spada i fabbricatori dell'idolo non per crudelt,
ma per amore.
79. A che pro dunque confutare accuse temerarie? Magari fossero
rivolte agli uomini e non invece a Dio! Sia che i dispensatori del
Vecchio Testamento e annunziatori del Nuovo abbiano servito
uccidendo i peccatori, sia che i dispensatori del Nuovo Testamento
e espositori del Vecchio abbiano servito morendo per mano dei
peccatori, tuttavia gli uni e gli altri hanno servito Dio, il quale in
tempi diversi e opportuni insegna che i beni temporali vanno a lui
domandati e a causa sua disprezzati, e che le molestie temporali
possono essere da lui comandate e per lui devono essere
sopportate. Cosa dunque Mos comp o ordin di tanto crudele,
quando, pieno di santo zelo per il popolo a lui affidato e desideroso
che fosse sottomesso all'unico vero Dio, avendo saputo che si era
abbandonato a fabbricare e adorare un idolo e aveva prostituito la
sua mente impudica ai demoni, si vendic con la spada su pochi di
loro che Dio stesso, che avevano offeso, nel suo profondo e segreto
giudizio aveva voluto che venissero assaliti e abbattuti, e cos
produsse un salutare terrore al presente e sanzion la regola per il
futuro? Chi infatti non riconoscer che egli fece quel che fece non
per crudelt, ma per grande amore, sentendo le parole che
pronunzi pregando per il loro peccato: Se tu perdonassi il loro
peccato! E se no, cancellami dal tuo libro
232
? Chiunque paragoni
con prudenza e piet quella strage e questa preghiera, vede
immediatamente con chiarezza che grande male sia per l'anima
fornicare attraverso i simulacri dei demoni, quando tanto si adira
chi tanto ama. Ugualmente anche l'Apostolo non per crudelt, ma
per amore, consegn un uomo a Satana per la morte della sua
carne, affinch lo spirito fosse salvo nel giorno del Signore Ges
233
.
Consegn anche altri, perch imparassero a non bestemmiare
234
. I
Manichei leggono degli scritti apocrifi, composti sotto il nome degli
apostoli da non so quali cucitori di favole: opere che al tempo di
quelli che le scrissero avrebbero meritato di essere accolte in seno
all'autorit della santa Chiesa, se gli uomini santi e dotti che erano
ancora in vita e potevano esaminarle avessero riconosciuto che essi
dicevano la verit. Comunque, l leggono che l'apostolo Tommaso,
trovandosi come forestiero e senza essere riconosciuto ad un
convito di nozze, fu percosso con la mano da un servo e invoc su
quell'uomo una vendetta duratura e crudele. Infatti, quando quegli
usc e si rec alla fontana per servire acqua agli invitati, un leone lo
assal e lo uccise e la mano con cui aveva colpito leggermente il
capo dell'apostolo, staccata dal corpo, fu portata nella sala da
pranzo da un cane, secondo il desiderio e l'imprecazione
dell'apostolo stesso. Pu vedersi crudelt pi grande? Ma poich, se
non mi inganno, c' anche scritto che l'apostolo chiese per
quell'uomo il perdono nel secolo futuro, ecco che ci fu il compenso
di un beneficio maggiore: cosicch attraverso quell'atto terribile si
indic agli sconosciuti quanto l'apostolo fosse caro a Dio e si
provvide a quell'uomo per l'eternit, dopo questa vita che ad un
certo punto deve finire. Se questo racconto sia vero o falso, ora non
mi interessa. Certamente i Manichei, che accettano come
autentiche e veritiere quelle scritture che il canone ecclesiastico ha
respinto, almeno qui sono costretti a riconoscere che la virt della
pazienza, che il Signore insegna dicendo: Se uno ti percuote la
guancia destra, tu porgigli anche la sinistra
235
, pu trovarsi nella
disposizione del cuore, sebbene non si manifesti in un gesto del
corpo e in un'espressione di parole, giacch l'Apostolo, quando fu
percosso con la mano, prefer pregare Dio affinch nel secolo futuro
perdonasse quell'uomo oltraggioso ma nel presente non lasciasse
invendicata l'ingiuria, piuttosto che porgere l'altra guancia a chi lo
colpiva o incitarlo a colpire una seconda volta. Egli senza dubbio
possedeva all'interno un sentimento di amore, e all'esterno
domandava l'esempio della correzione. Che ci sia vero o inventato,
perch mai non vogliono credere che il servo di Dio Mos abbia
abbattuto con la spada i fabbricanti e gli adoratori dell'idolo animato
da un'analoga disposizione interiore, dal momento che nelle sue
parole ben evidente che implor il perdono di quel peccato al
punto da chiedere di essere cancellato dal libro di Dio se non lo
avesse ottenuto? E che somiglianza c' tra il colpire con la mano un
uomo sconosciuto e l'abbandonare e disprezzare, preferendogli un
idolo, il Dio che li aveva liberati dalla schiavit dell'Egitto facendoli
attraversare il mare diviso, e aveva sommerso con le onde i nemici
inseguitori? Se poi paragoniamo i castighi, in cosa si assomigliano il
perire di spada e l'essere trucidati e dilaniati dalle fiere, dal
momento che i giudici che sono al servizio delle pubbliche leggi
ordinano che i rei di maggior crimine vengano esposti alle bestie
piuttosto che uccisi con la spada?
Il profeta Osea e la prostituta.
80. Fra i rimproveri calunniosi e sacrileghi di Fausto, ai quali sto
ora rispondendo, resta il fatto che Dio parlando al profeta Osea gli
disse: Prendi in moglie una prostituta e genera figli da lei
236
.
Davanti a questo testo il loro cuore immondo cos accecato che
non comprendono neppure le parole chiarissime che il Signore disse
ai Giudei: Le prostitute e i pubblicani vi passeranno avanti nel
regno dei cieli
237
. Infatti, cosa c' di contrario alla clemenza della
verit, di avverso alla fede cristiana, se una meretrice,
abbandonata la fornicazione, si trasforma in una moglie casta? E
cosa di pi incongruente o estraneo rispetto alla fede del profeta,
che il non credere che tutti i peccati di quella impudica, cambiata in
meglio, sarebbero stati perdonati? Quando dunque il profeta prese
in moglie una prostituta, si provvide che la donna potesse
correggere la sua vita, e insieme si espresse la figura di un mistero
di cui poi parleremo. Ma chi non vede l'elemento che, in questo
fatto, va piuttosto a colpire l'errore dei Manichei? Le meretrici,
infatti, sogliono darsi da fare per non rimanere incinte. Quindi per
essi era preferibile che la prostituta rimanesse nella sua condotta
per non incatenare il loro dio, piuttosto che divenisse moglie di un
solo uomo per generare dei figli.
I peccati di Salomone
81. E che dire di Salomone, se non che egli riceve rimproveri pi
gravi dalla testimonianza della stessa Scrittura santa e fedele che
dalle ingiurie petulanti e impertinenti di Fausto? Quella infatti ha
detto di lui, con verit e fedelt, sia il bene che aveva posseduto
prima sia il male compiendo il quale aveva abbandonato il bene
precedente
238
; costui invece, con occhi chiusi o meglio spenti, non
andava dove lo conduceva la luce che gli si manifestava, ma
precipitava dove lo spingeva la malvagit che lo trascinava. I libri
santi, infatti, suggerirono ai lettori religiosi e che li amavano quale
fosse la castit con cui quegli uomini santi presero pi mogli proprio
attraverso il fatto che Salomone, il quale non le prese in quel modo,
bens pi per goderne che per procreare, fu rimproverato e
redarguito al punto che la verit che non fa preferenze di persone lo
chiam donnaiolo e svel come a partire da l egli cadde e fu
sommerso nell'abisso dell'idolatria.
Significato profetico delle azioni dei Patriarchi.
82. Dopo aver passato in rassegna tutti i personaggi per i quali
Fausto ritenne che le Scritture del Vecchio Testamento debbano
essere colpevolizzate, e aver dedicato a ciascuno un discorso
opportuno, col quale abbiamo difeso gli uomini di Dio dalle calunnie
di eretici e carnali oppure, rimproverando gli uomini, abbiamo
tuttavia dimostrato che la Scrittura lodevole e venerabile,
vediamo adesso, in base all'ordine con cui Fausto ha ricordato tali
uomini nell'accusarli, che cosa significhino le loro azioni, cosa
profetizzino, cosa preannunzino del futuro. Lo abbiamo gi fatto per
Abramo, Isacco e Giacobbe, dei quali Dio volle chiamarsi il Dio
239
,
come se fosse il Dio solo di essi, egli che Dio di tutta la creazione:
onore che a ragione tribut soltanto a quei tre, perch aveva
riconosciuto in essi una carit sincera e autentica, cosa che egli solo
poteva conoscere in modo perfetto e sommo, e perch in quei tre
padri in qualche modo si compiva il grande e mirabile mistero del
suo popolo futuro. Essi infatti attraverso donne libere generarono
non solo per la libert, come nel caso di Sara
240
, Rebecca
241
, Lia e
Rachele
242
, ma anche per la schiavit, come nel caso in cui dalla
stessa Rebecca nacque Esa al quale fu detto: Servirai tuo
fratello
243
; e attraverso delle schiave non solo per la schiavit,
come nel caso di Agar
244
, ma anche per la libert, come nel caso di
Bila e Zilpa
245
. Allo stesso modo, infatti, anche nel popolo di Dio
attraverso uomini spirituali nascono figli non solo per una libert
degna di lode, quelli ad esempio a cui viene detto: Fatevi miei
imitatori come io lo sono di Cristo
246
, ma anche per una servit
degna di condanna, come Simone attraverso Filippo
247
; e
attraverso servi carnali nascono figli non solo per una servit degna
di condanna, quelli cio che li imitano, ma anche per una libert
degna di lode, quelli ai quali viene detto: Quanto vi dicono, fatelo,
ma non fate secondo le loro opere
248
. Chi nel popolo di Dio ha
l'accortezza di riconoscere questo grande mistero, custodisce l'unit
dello spirito nel vincolo della pace sino alla fine, unendosi agli uni e
sopportando gli altri. La stessa cosa abbiamo fatto anche per Lot,
evidenziando ci che la Scrittura ha narrato di lodevole e di
denigrabile in lui e ci che ha indicato debba comprendersi come
significato
249
di tutta quella sua vicenda.
Azioni cattive profezia di eventi buoni: Giuda e Tamar.
83. Dobbiamo ora riflettere sul significato futuro del fatto che Giuda
giacque con sua nuora
250
. Prima per bisogna premettere, per non
offendere chi debole nel comprendere, che nelle sacre Scritture
alcune azioni cattive sono segno di un avvenimento futuro non
cattivo, bens buono. La divina provvidenza, infatti, conserva
ovunque la forza della sua bont: cosicch, come dall'unione di due
adulteri si forma e nasce un uomo, ovvero da un'opera cattiva degli
uomini ne viene una buona di Dio (a partire dalla fecondit del
seme e non dalla turpitudine del vizio, come abbiamo gi detto in
un anteriore discorso
251
), allo stesso modo nelle scritture
profetiche, che narrano degli uomini non solo le azioni buone ma
anche le cattive, poich la narrazione stessa ad essere profetica,
un bene futuro prefigurato da un'azione cattiva per opera non del
peccatore, ma di chi scrive. Infatti Giuda, quando si rec da Tamar
vinto dalla brama di possederla, non aveva nella sua dissolutezza
l'intenzione di compiere quell'atto per significare qualcosa di
attinente alla salvezza degli uomini, cos come quel Giuda che trad
il Signore non intendeva affatto che da l doveva venire qualcosa di
attinente a quella medesima salvezza. Dunque, se dall'azione tanto
malvagia di quel Giuda il Signore trasse un'azione tanto buona, fino
al punto da redimerci col sangue della sua stessa passione, che c'
di strano se il suo profeta, del quale egli stesso dice: Di me egli ha
scritto
252
, con l'azione malvagia di questo Giuda volle significare
qualcosa di buono, per ammaestrare noi col suo servizio? Il profeta
narratore, per disposizione e ispirazione dello Spirito Santo,
raccolse dunque quelle azioni umane il cui inserimento non era
estraneo alla prefigurazione delle cose che intendeva profetizzare.
Ora, perch possano essere significati dei beni, non ha importanza
se i fatti che ne sono segno siano buoni o cattivi. Infatti, che mi
importa, quando voglio apprendere qualcosa leggendo, se trovo
scritto " i neri Etiopi " col minio e "i candidi Galli " col nero?
Tuttavia, se vedessi una cosa simile non in uno scritto ma in una
pittura, senza dubbio la criticherei. Cos, riguardo alle azioni che
vengono proposte allo scopo di imitarle o di evitarle, ha molta
importanza se siano buone o cattive. Quelle invece che vengono
scritte o dette perch siano un segno, non ha alcuna importanza se
nei costumi di chi le compie meritino lode o biasimo, qualora
possiedano la congruenza necessaria per prefigurare la cosa di cui
si sta trattando. Cos per lo stesso Caifa nel Vangelo: per ci che
si riferiva al suo animo dannoso e pernicioso e soprattutto alle
parole con cui, se consideri l'intenzione che ebbe nel pronunziarle,
insisteva perch un giusto fosse ucciso ingiustamente, si trattava
senza dubbio di mali; tuttavia, senza che lui lo sapesse,
preannunziavano un grande bene, allorch disse: meglio che
muoia un solo uomo e non la nazione intera e di lui fu detto:
Questo per non lo disse da se stesso, ma essendo sommo
sacerdote profetizz che bisognava che Ges doveva morire per la
nazione
253
. Cos l'azione di Giuda, dal punto di vista della sua
lussuria, fu un male, ma senza che lui lo sapesse prefigur un
grande bene: da se stesso egli comp un male, e tuttavia, sia pur
non da se stesso, fu segno di un bene. Questo, che ho ritenuto
necessario dover premettere, non vale soltanto per l'azione di
Giuda, ma anche per le altre eventuali azioni umane malvagie con
cui il narratore abbia profetizzato un bene.
I mariti di Tamar prefigurano i re dalla trib di Giuda.
84. Con Tamar dunque, nuora di Giuda, si intende il popolo del
regno dei Giudei, al quale si erano uniti come mariti re provenienti
dalla trib di Giuda. A ragione il suo nome si traduce " Amarezza ",
poich fu quello stesso popolo a offrire al Signore la bevanda di
fiele
254
. Nei due figli di Giuda, dei quali uno era malvagio e crudele
davanti al Signore e l'altro spargeva a terra il suo seme per non
fecondare Tamar, sono significati due tipi di prncipi che non
agivano rettamente nei confronti del popolo: quelli che lo
danneggiavano e quelli che non gli erano di utilit. Non esistono
infatti pi di due tipi di uomini inutili al genere umano: uno quello
di coloro che lo danneggiano, l'altro quello di coloro che non
vogliono donare il bene che possiedono in questa vita terrena e lo
perdono, come riversandolo a terra. E poich nel male peggiore
chi nuoce rispetto a chi non d aiuto, per questo il figlio maggiore
detto " malvagio " e l'altro che spargeva il seme a terra " seguente
". Il nome del maggiore, chiamato Er, significa " di pelle ", come le
tuniche che indossarono i primi uomini dopo essere stati cacciati dal
paradiso in punizione per la loro condanna
255
. Il nome di colui che
lo seguiva, chiamato Onan, significa " loro tristezza ". Tristezza di
chi, se non di coloro che, pur avendo qualcosa di cui giovarsi, non
se ne giovano affatto e lo disperdono in terra? Ora, l'essere privati
della vita, significato dalla " pelle ", certo un male pi grave che
l'essere privati di aiuto, significato dalla " loro tristezza ". Tuttavia
si dice che Dio li uccise entrambi: il che significa che tolse il regno a
uomini simili. Invece il terzo figlio di Giuda, che non si un a quella
donna, sta a significare il tempo a partire dal quale i re del popolo
dei Giudei cessarono di essere tratti dalla trib di Giuda. Egli era
senz'altro figlio di Giuda, ma Tamar non lo prendeva come marito,
in quanto la trib di Giuda esisteva ancora, ma ormai nessuno
proveniente da essa regnava sul popolo. Per questo motivo il suo
nome, Sela, si traduce " suo rinvio ". Non rientrano certo in questo
significato gli uomini santi e giusti che, pur vivendo in quel tempo,
appartengono tuttavia al nuovo Testamento, al quale furono
coscientemente utili con la loro profezia, come Davide. Nell'epoca in
cui la Giudea cominciava a non avere pi re dalla trib di Giuda,
non va contato fra i suoi re, come marito di Tamar, Erode il grande.
Egli era uno straniero e non era unito alla Giudea con il sacro segno
della mistica unzione, sorta di patto coniugale, ma la dominava da
estraneo: aveva ricevuto tale potere dai Romani e da Cesare. Cos
anche i suoi figli, i tetrarchi, uno dei quali, che aveva lo stesso
nome del padre, Erode, si accord con Pilato sulla passione del
Signore
256
. A tal punto questi stranieri non erano inclusi in quel
mistico regno dei Giudei che i Giudei stessi, digrignando i denti
contro Cristo, gridavano pubblicamente: Non abbiamo altro re
all'infuori di Cesare
257
. Ci era vero solo in virt dell'universale
dominazione dei Romani, giacch neanche Cesare era propriamente
re dei Giudei. Ma per negare Cristo e adulare lui, con tali parole
condannarono se stessi.
Giuda e il pastore di Adullam: Cristo e Giovanni il Battista.
85. In quel tempo dunque, in cui il regno era ormai venuto meno
alla trib di Giuda, esso doveva venire a Cristo, vero Salvatore e
Signore nostro, il quale non avrebbe nuociuto ma molto giovato.
Cos infatti era stato profetizzato: Non mancher un principe da
Giuda n un condottiero dai suoi lombi, finch venga colui al quale
stato promesso. lui l'atteso dalle genti
258
. In quest'epoca,
secondo la profezia di Daniele, erano gi scomparsi presso i Giudei
ogni magistero e l'unzione mistica per cui venivano chiamati " Cristi
". Allora venne colui al quale ci era stato destinato, l'atteso dalle
genti, e fu unto come santo dei santi
259
con l'olio di letizia a
preferenza di tutti i suoi pari
260
. Nacque infatti al tempo di Erode il
Grande
261
, ma pat durante la tetrarchia di Erode il Minore
262
. Lo
stesso Giuda, quando and a tosare le sue pecore a Timna, che si
traduce " che viene meno ", fu figura di lui, che veniva per le
pecore perdute della casa di Israele
263
. Infatti era ormai venuto
meno il principe da Giuda ed ogni magistero e unzione dei Giudei,
affinch venisse colui al quale ci era stato destinato. Giuda venne
insieme al suo pastore di Adullam, di nome Chira: Adullamita si
traduce " Testimonianza nell'acqua ". Il Signore certamente venne
con questa testimonianza, e avendo senz'altro una testimonianza
maggiore di quella di Giovanni
264
: tuttavia, per riguardo alle pecore
malate, si serv di questa testimonianza nell'acqua. Chira, il nome
di quel pastore, si traduce " Visione di mio fratello ". Davvero
Giovanni vide suo fratello, fratello secondo il seme di Abramo,
secondo la parentela di Maria madre di lui e di Elisabetta madre
sua, e suo stesso Signore e Dio, poich come egli stesso dice,
ricevette dalla pienezza di lui
265
. Lo vide davvero, e per questo tra i
nati di donna non ne sorse uno pi grande di lui
266
, poich di tutti
coloro che annunziarono Cristo egli solo vide ci che molti giusti e
profeti avevano desiderato vedere e non lo videro
267
; lo salut dal
grembo materno
268
, lo riconobbe pi perfettamente dalla colomba
e pertanto, quale Adullamita, gli rese testimonianza nell'acqua
269
.
Il Signore venne a tosare le pecore, cio ad alleggerirle dai carichi
gravosi: perch i denti della Chiesa lodata nel Cantico dei cantici
fossero come un gregge di pecore tosate
270
.
L'abito di Tamar: la confessione dei peccati.
86. Che Tamar cambi ormai il suo abito: infatti Tamar vuol dire
anche " che cambia ". Ma le rimanga senz'altro il nome di "
amarezza ": non quell'amarezza per cui offr fiele al Signore, ma
quella per cui Pietro pianse amaramente
271
. Infatti Giuda in latino
significa "Confessione ". L'amarezza si mescoli dunque alla
confessione, a segnalare il vero pentimento. Da questo pentimento
fecondata la Chiesa, stabilita in tutti i popoli. Era opportuno che
Cristo patisse e risuscitasse il terzo giorno e che nel suo nome
fossero predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei
peccati, cominciando da Gerusalemme
272
. L'abito della prostituta
infatti la confessione dei peccati. Tamar, che siede con questo abito
presso la porta di Enan o Enaim, che si traduce " fonti ", il tipo
della Chiesa composta dai gentili. Essa corre come un cervo alle
fonti d'acqua per raggiungere il seme di Abramo: l fecondata da
uno che non la riconosce, poich di lei che fu predetto: Un popolo
che non conoscevo mi ha servito
273
. Ricevette in segreto un anello
con il sigillo, un cordone e un bastone: segnata con la vocazione,
adornata con la giustificazione, esaltata con la glorificazione. Quelli
poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati
li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche
glorificati
274
. Ma ci, come ho detto, ancora nel segreto, laddove
anche avviene il concepimento di una santa fecondit. Le viene poi
inviato, come a una meretrice, il capretto promesso, il capretto
rimprovero del peccato, attraverso lo stesso Adullamita che quasi
grida e dice: Razza di vipere
275
! Ma il rimprovero del peccato non
trov colei che l'amarezza della confessione aveva trasformato. In
seguito, con le prove pubbliche dell'anello, del cordone e del
bastone essa sconfisse i Giudei che temerariamente la giudicavano,
impersonati dallo stesso Giuda, i quali anche oggi dicono che non
questo il popolo di Cristo e che noi non abbiamo il seme di Abramo;
ma una volta che siano state addotte le certissime prove della
nostra vocazione, giustificazione e glorificazione, resteranno senza
dubbio confusi e ammetteranno che noi siamo pi giustificati di
loro. Potrei indagare e discutere questi argomenti pi nel dettaglio,
analiticamente e in qualche modo punto per punto, quanto a lungo
il Signore volesse sostenere la mia intenzione: ma una simile
trattazione pi approfondita mi viene impedita dalla preoccupazione
di terminare quest'opera, che si gi prolungata pi di quel che
volessi.
Significato profetico del peccato di Davide.
87. Ora sintetizzer con la maggior concisione possibile il significato
profetico del peccato di Davide
276
. La stessa traduzione dei nomi ci
indica a sufficienza di cosa questo fatto sia prefigurazione. Davide si
traduce " forte di mano ", oppure " desiderabile ": e cosa c' di pi
forte di quel leone della trib di Giuda, che ha vinto il mondo
277
? E
di pi desiderabile di colui del quale il profeta dice: Verr il
desiderato da tutte le genti
278
? Bersabea si traduce " pozzo della
saziet " o " settimo pozzo ": qualunque di queste interpretazioni
assumiamo, ben si adatta a ci che intendiamo dire. Infatti anche
nel Cantico dei Cantici la sposa la Chiesa, che viene chiamata
"Pozzo d'acqua viva
279
". A questo pozzo viene aggiunto il numero
sette a significare lo Spirito Santo, a motivo della Pentecoste,
giorno in cui venne lo Spirito Santo mandato dal cielo
280
. Quella
festa infatti si compone di settimane, come attesta anche il libro di
Tobia
281
. A quarantanove, cio sette volte sette, si aggiunge uno,
che rappresenta l'unit. Su tale logica si fonda quella affermazione
dell'Apostolo: Sopportandovi a vicenda, cercando con amore di
conservare l'unit dello Spirito per mezzo del vincolo della pace
282
.
Con un dono spirituale, cio settenario, la Chiesa stata
trasformata in un pozzo di saziet, poich stata creata in lei Una
sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna
283
, chi berr della
quale Non avr mai pi sete
284
. Quanto poi al marito di lei,
cos'altro significa, a tradurne il nome, se non il diavolo? A lui erano
stati avvinti con pessime nozze tutti coloro che la grazia di Dio
libera perch la Chiesa, senza macchia n ruga, si unisca al suo
Salvatore
285
. Uria infatti si traduce " la mia luce di Dio ". Hittita
invece vuol dire " reciso ": o perch non rimasto nella verit
286
,
ma si separato per superbia dalla luce superiore che riceveva di
Dio, o perch nella caduta, perdute le sue vere forze, si
trasformato in un angelo di luce
287
, osando ancora dire " la mia
luce di Dio ". Davide dunque commise un peccato grave e
criminoso: un crimine che Dio gli rimprover a gran voce anche per
mezzo del profeta, e che egli lav con il pentimento. Nondimeno, il
desiderato da tutte le genti am la Chiesa che si lavava sopra il
tetto, che cio si mondava dalle sozzure del secolo e mediante la
contemplazione spirituale trascendeva e calpestava la casa di
fango, e avendo iniziato a conoscerla in un primo incontro, dopo
aver separato completamente da lei il diavolo, lo uccise e si un a lei
con nozze eterne. Odiamo dunque il peccato, ma non estinguiamo
la profezia: amiamo quanto si deve amare quel Davide che per
misericordia ci ha liberato dal diavolo; amiamo anche questo
Davide, che san in se stesso una cos grave ferita dell'iniquit con
l'umilt del pentimento.
Eccellenza e rovina di Salomone: buoni e cattivi nell'unica
Chiesa?
88. Che dire di Salomone? La sacra Scrittura lo rimprovera e lo
condanna vigorosamente
288
e non fa alcuna menzione n di un suo
pentimento n di un perdono concessogli da Dio. Io non riesco
proprio a vedere che cosa di buono significhi, almeno nell'allegoria,
questa sua deplorevole rovina. A meno che qualcuno non dica che
le donne straniere del cui amore egli aveva bruciato stanno a
significare le chiese scelte fra i Gentili. Non sarebbe forse assurdo
intendere una cosa simile, se quelle a motivo di Salomone avessero
abbandonato i loro di e adorato il Dio di lui: ma poich fu lui ad
offendere il proprio Dio a causa di quelle e ad adorare i loro di,
non possiamo congetturare da l nulla di buono. Non credo tuttavia
che non vi sia significato alcuno, ma piuttosto che il significato sia
negativo, come abbiamo detto a proposito della moglie e delle figlie
di Lot. Nella persona di Salomone infatti si evidenziano una
straordinaria eccellenza e una straordinaria rovina. Ci che in lui
avviene in diversi momenti, il primo positivo e il secondo negativo,
si mostra simultaneamente in un unico momento nella Chiesa che
ancora in questo secolo. Infatti ritengo che con il positivo di lui
siano significati i buoni della Chiesa e con il negativo i cattivi della
Chiesa: allo stesso modo che in un'unica aia, come unico
quell'uomo, i buoni sono rappresentati dal grano e i cattivi dalla
pula, e in un unico raccolto i buoni lo sono dal frumento e i cattivi
dalla zizzania
289
. Forse, una volta esaminate con pi attenzione le
cose che di lui sono state scritte, potrebbe rivelarsi a me o a coloro
che in questo sono pi dotti e migliori di me qualcos'altro di pi
probabile: per ora tuttavia congediamo cos la questione, in modo
che una serie di interruzioni del discorso non ci ostacoli
nell'intenzione di passare velocemente ad altro.
La vita di Osea, profezia dell'elezione dei Gentili.
89. Riguardo al profeta Osea, non necessario che io dica cosa
significa l'ordine o l'azione che il Signore gli comand: Va', prenditi
in moglie una prostituta e abbi figli di prostituzione, in quanto la
Scrittura stessa spiega a sufficienza perch e a che scopo ci sia
stato detto. Segue infatti: " Perch il paese non fa che prostituirsi
allontanandosi dal Signore ". Egli and a prendere Gomer, figlia di
Diblaim: essa concep e gli partor un figlio. E il Signore gli disse: "
Chiamalo Izreel, perch tra poco vendicher il sangue di Izreel sulla
casa di Giuda e far cessare e distrugger il regno della casa di
Israele. In quel giorno io spezzer l'arco di Israele nella valle di
Izreel ". Ed ella concep di nuovo e partor una figlia e il Signore
disse a Osea: Chiamala "Non-amata ", poich non avr pi
misericordia della casa di Israele, mi dimenticher di loro. Avr
invece misericordia della casa di Giuda e saranno salvati dal
Signore loro Dio; non li salver con l'arco, con la spada, con la
guerra, n con cavalli e cavalieri. E svezz " Non-amata " e concep
e partor un figlio. E il Signore disse a Osea: Chiamalo "Non-mio-
popolo ", perch voi non siete il mio popolo e io non sar il vostro
Dio. Il numero dei figli di Israele sar come la sabbia del mare, che
non si pu misurare n contare. E invece di sentirsi dire: " Non
siete mio popolo ", saranno chiamati " figli del Dio vivente ". I figli
di Giuda e i figli di Israele si riuniranno insieme, si daranno un unico
capo e saliranno dal proprio territorio, perch grande sar il giorno
di Izreel! Dite ai vostri fratelli " Popolo mio " e a vostra sorella "
Colei che stata amata "
290
. Se dunque il Signore stesso ci spiega
con chiarezza mediante la Scrittura di cosa siano figura l'ordine e
l'azione di costui, e gli scritti apostolici ci testimoniano che questa
profezia si compiuta con la predicazione del Nuovo Testamento,
chi oser dire che quell'azione fu ordinata e compiuta per motivi
diversi da quelli per cui, nella sacra Scrittura, colui stesso che la
ordin afferma di averla ordinata e che il profeta la comp? Dice
infatti l'apostolo Paolo: Per far conoscere la ricchezza della sua
gloria verso vasi di misericordia, da lui predisposti alla gloria; cio
verso di noi, che egli ha chiamati non solo tra i Giudei ma anche tra
i Gentili. Esattamente come dice Osea: Chiamer " popolo mio "
quello che non era mio popolo, e "mia diletta " quella che non era
diletta, e avverr che nel luogo stesso dove fu detto loro: " voi non
siete mio popolo ", l saranno chiamati "figli del Dio vivente "
291
.
Paolo dunque mostra che ci fu profetizzato a proposito dei Gentili.
Per questo anche Pietro, quando scrive ai Gentili, pur non
menzionando il profeta ne inserisce la profezia nelle proprie parole
dicendo: Ma voi siete la stirpe scelta, il sacerdozio regale, la
nazione santa, il popolo acquistato perch proclami le opere
meravigliose di colui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua
ammirabile luce; voi, che un tempo eravate " non popolo ", ora
invece siete il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla
misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia
292
. Da qui
appare evidente che ci che fu detto tramite il profeta: Il numero
dei figli di Israele sar come la sabbia del mare, che non si pu
misurare n contare e quanto di seguito fu aggiunto: E invece di
sentirsi dire: " Non siete mio popolo ", saranno chiamati " figli del
Dio vivente " non fu affatto detto dell'Israele che secondo la
carne, ma di quello di cui l'Apostolo dice ai Gentili: Siete
discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa
293
. Ma poich
molti credettero e avrebbero creduto anche da quella Giudea (da l
infatti provenivano gli apostoli stessi, da l le migliaia che in
Gerusalemme si unirono agli apostoli
294
, da l le chiese di cui dice ai
Galati: Ero sconosciuto personalmente alle chiese della Giudea che
sono in Cristo
295
: dal che si intende che nei Salmi il Signore viene
chiamato pietra angolare
296
per il fatto che congiunse in se stesso
due pareti, cio quella della circoncisione e quella del prepuzio: Per
creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace,
e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, distruggendo
in se stesso l'inimicizia per mezzo della croce e venendo ad
annunziare pace ai lontani e ai vicini, cio ai Gentili lontani e ai
Giudei vicini; Egli infatti la nostra pace, colui che ha fatto dei due
un popolo solo
297
), giustamente questo profeta, designando i
Giudei con i figli di Giuda e i gentili con i figli di Israele, disse: I figli
di Giuda e i figli di Israele si riuniranno insieme, si daranno un unico
capo e saliranno dal proprio territorio. Chi dunque contraddice
questa profezia, dimostrata cos evidentemente dallo stesso
svolgersi dei fatti, contraddice con somma impudenza gli scritti non
solo profetici, ma anche apostolici, e non solo degli scritti,
qualunque essi siano, ma anche delle cose venute a compimento e
pervase di luce chiarissima. Forse l'azione di Giuda avrebbe
richiesto una maggiore attenzione, per poter riconoscere nelle vesti
della donna chiamata Tamar la prostituta che raffigura la Chiesa
raccolta dalla prostituzione delle superstizioni dei Gentili: ma dato
che qui la Scrittura si esplica da s e viene chiarita dai testi
concordanti degli apostoli, perch indugiare ancora su questo
punto, e non esaminare ormai ci che resta a proposito del servo di
Dio Mos e cosa significhino le azioni che Fausto gli rimprovera?
Mos che uccise l'Egiziano: Cristo che sconfisse il diavolo.
90. Nel fatto che Mos per difendere un fratello uccise un Egiziano,
ci viene alla mente con estrema facilit che Cristo Signore,
prendendo le nostre difese, uccise il diavolo che ci ingiuria in questa
peregrinazione. Nel fatto poi che copr il morto di sabbia
298
, si
chiarisce che la presenza gi morta del diavolo si nasconde in
coloro che non hanno un fondamento stabile. Per questo il Signore
edifica la Chiesa sulla roccia e paragona quelli che ascoltano le sue
parole e le mettono in pratica a un uomo saggio, che costruisce la
sua casa sulla roccia perch non ceda alle prove e crolli; quelli
invece che ascoltano e non mettono in pratica, li paragona a uno
stolto che edifica sulla sabbia, la cui casa, sottoposta alle prove, va
incontro a una grande rovina
299
.
I beni sottratti agli Egiziani: i Gentili che si uniscono al
popolo di Dio, o le loro utili dottrine.
91. Cosa abbia prefigurato il fatto che spogli gli Egiziani per ordine
del Signore suo Dio
300
, il quale nulla ordina che non sia
sommamente giusto, mi ricordo di averlo gi esposto per quanto
allora mi occorse in alcuni libri intitolati De doctrina christiana
nell'oro, nell'argento e nelle vesti degli Egiziani sono simboleggiate
alcune dottrine che, nella frequentazione stessa dei Gentili, si
apprendono con non inutile profitto. Che il significato sia questo,
oppure si intenda che anime preziose provenienti dai Gentili stessi,
come vasi d'oro e d'argento, con i loro corpi - indicati dalle vesti - si
uniscono al popolo di Dio, per essere contemporaneamente liberate
da questo mondo come dall'Egitto: sia che qui sia stato prefigurato
questo o quello o un'altra cosa ancora, tuttavia certo, per coloro
che leggono con piet questi testi, che tali azioni furono ordinate,
compiute e scritte non invano, n senza valore di preannunzio del
futuro.
L'uccisione dei fabbricatori del vitello d'oro ordinata da Mos
significa la condanna dell'idolatria.
92. Quanto alle guerre intraprese da Mos, sarebbe troppo lungo
considerarle tutte. Basti dunque ci che in questa stessa opera con
cui rispondo a Fausto ho gi precedentemente esposto, per quel
che mi sembrava sufficiente all'argomento, a proposito della guerra
con Amalek
301
: quale fosse il suo significato profetico e il mistero in
essa contenuto. Vediamo ora l'azione per cui costoro, nemici di
queste Scritture o ignoranti di qualunque opera letteraria, sono
soliti imputare a Mos il peccato di crudelt: azione che Fausto non
ha citato espressamente, quando sosteneva che Mos comand e
comp molte crudelt. Ma poich so che si tratta dell'accusa
principale che, nella loro invidia, hanno l'abitudine di scagliare, io
stesso l'ho menzionata e difesa pi sopra, affinch i Manichei stessi
che vogliano correggersi, o qualunque ignorante o empio, non
pensino che in quell'azione contenuto un crimine. Ora per
bisogna anche indagare quale significato profetico ebbe il fatto che
Mos ordin di uccidere, senza alcuna distinzione riguardo ai
rapporti di parentela, molti di quelli che in sua assenza avevano
fabbricato l'idolo
302
. facile comprendere che l'eliminazione degli
uomini sta a significare quella di vizi analoghi a quelli per cui essi si
abbandonarono all'idolatria. Contro tali vizi il Salmo ci ordina
senz'altro di infierire, quando dice: Adiratevi e non peccate
303
.
Contro tali vizi ci ordina di infierire l'Apostolo, quando dice:
Mortificate quella parte di voi che appartiene alla terra:
fornicazione, impurit, lussuria, desideri cattivi e quell'avarizia che
idolatria
304
.
Mos distrugge il vitello d'oro: Cristo libera i Gentili
dall'idolatria.
93. Indagare il significato dell'azione che comp prima, quando
bruci il vitello nel fuoco, lo ridusse in cenere, lo sparse nell'acqua e
lo diede da bere al popolo, richiede per una maggiore attenzione.
Infatti, se pure spezz le tavole che aveva ricevuto, scritte dal dito
di Dio, cio per opera dello Spirito Santo, poich giudic indegni
coloro ai quali le aveva lette; se pure, per farlo scomparire del tutto
dalla loro presenza, bruci quel vitello, lo frantum, lo sparse e lo
sommerse nell'acqua, a quale scopo lo dette anche da bere al
popolo? Chi non sarebbe incitato da questo fatto a ricercarne e a
comprenderne il significato profetico? Nel vitello gi si affaccia alle
menti attente il corpo del diavolo, cio gli uomini di tutti i popoli
gentili che, in tali atti sacrileghi, hanno per capo, cio per
ispiratore, il diavolo; esso d'oro, perch i riti dell'idolatria
appaiono come istituiti da saggi, dei quali l'Apostolo dice: Perch,
pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria n gli hanno reso
grazie come Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si
ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti,
sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio
con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di
quadrupedi e di rettili
305
. Da tale apparenza di saggezza deriva
questo vitello d'oro, simile alle figure che solevano adorare gli stessi
uomini illustri degli Egiziani e, per cos dire, i loro saggi. Questo
vitello sta a significare tutto il corpo, cio l'intera societ dei Gentili
dediti all'idolatria. Cristo Signore brucia questa societ sacrilega con
quel fuoco di cui dice nel Vangelo: Sono venuto a portare il fuoco
sulla terra
306
: affinch, dato che non c' nessuno che possa
nascondersi al suo calore
307
, quando i gentili credono in lui la
forma diabolica sia dissolta in essi dal fuoco della sua potenza. Poi
l'intero corpo viene sminuzzato, cio viene umiliato dalla parola di
verit dopo essere stato smembrato tramite la dissoluzione della
sua unit malvagia, e sminuzzato viene messo nell'acqua, affinch
gli Israeliti, cio i predicatori del Vangelo, mediante il battesimo
trasformino i Gentili in proprie membra, cio nel corpo del Signore.
A proposito di questi Gentili, fu detto a Pietro, uno di questi
Israeliti: Uccidi e mangia
308
. Se fu detto: Uccidi e mangia, perch
non anche "Tritura e bevi "? Cos quel vitello, per mezzo del fuoco
dello zelo, del filo tagliente della parola e dell'acqua del battesimo
fu assorbito da quelli stessi che tentava di assorbire.
Tutto il complesso dei libri profetici preannunzia Cristo.
94. Se dunque anche questi passi delle Scritture, a partire dai quali
gli eretici calunniano le Scritture stesse, esaminati e in certo modo
sottoposti a interrogatorio rispondono di nascondere in s tesori di
misteri tanto pi mirabili quanto pi ci appaiono oscuri, con che
maggior ragione le bocche blasfeme degli empi dovrebbero tacere
del tutto, quando vengono serrate dalla evidentissima verit, contro
la quale, soffocato lo spirito, essi non sanno pi che mormorare,
preferendo, i disgraziati, avere le fauci occluse dalla sua
manifestazione anzich i cuori riempiti dalla sua dolcezza! Tutte
queste cose gridano Cristo: tutto l'impegno di coloro che scrissero i
testi autenticamente sacri stato rivolto a partorire quel capo, che
gi asceso al cielo, e questo suo corpo, che sino alla fine si
affatica in terra, n si deve credere che nel tessuto dei libri profetici
sia narrato qualcosa che non rimandi a un evento futuro, fatta
eccezione per gli elementi il cui scopo legare insieme ci che quel
re e il popolo suo preannunciano con espressioni sia proprie sia
figurate oppure con cose. Come infatti nella cetra e in analoghi
strumenti musicali non tutto ci che viene toccato produce un che
di sonoro, ma soltanto le corde, mentre gli altri elementi dell'intero
corpo della cetra sono costruiti in modo che vi sia un luogo in cui
siano legate e dal quale e verso il quale siano tese le corde stesse,
che l'artista andr a modulare e a pizzicare per trarne una dolce
musica, cos in quei racconti profetici le azioni umane, scelte dallo
spirito profetico, o gi suonano del significato di eventi futuri
oppure, se tale significato non hanno, sono introdotte affinch vi sia
ci che connette quelle che tale significato possiedono, come
fossero corde che risuonano.
I Manichei accettino che le vicende dei Patriarchi possiedono
anche un senso figurato.
95. Se per gli eretici non vogliono accettare il senso allegorico di
questi fatti, cos come noi lo esponiamo, e anzi pretendono che essi
non abbiano alcun significato se non quello letterale, non si deve
lottare con uomini che dicono: " Per il mio palato non ha sapore ci
che, a tuo dire, ne ha per il tuo ". Purch tuttavia si creda o si
intenda, o ambedue le cose piuttosto che nessuna, che quanto
prescritto da Dio o forma i costumi e la piet o possiede un senso
figurato; e purch anche le cose stesse che si intendono dette o
fatte in senso figurato si riferiscano ai medesimi buoni costumi e
alla piet. Perci, se anche ai Manichei o a chiunque altro non
aggrada il nostro modo di intendere, la logica o l'opinione nostra su
quanto figurato in questi fatti, ci basti il fatto che i nostri padri, ai
quali Dio rende la testimonianza di una vita buona e dell'obbedienza
ai suoi comandamenti, sono difesi con quella regola della verit che
non pu dispiacere se non a cuori malvagi e distorti, e che questa
Scrittura, della quale nemica la perversit di quell'errore, resta
esente da colpa e degna di venerazione in tutte le azioni umane che
essa ha lodato o biasimato o solamente narrato proponendole al
nostro giudizio.
Le vicende dei Patriarchi: insegnamento morale, ma anche
valore profetico.
96. Del resto, cosa si potrebbe considerare e trovare di pi utile e
di pi salutare, per coloro che leggono o ascoltano con piet le
sacre Scritture, del fatto che in esse vengano proposti non solo
uomini lodevoli perch siano imitati e uomini reprensibili perch
siano evitati, ma anche alcune inclinazioni e cadute dei buoni verso
il male, sia che di l essi riprendano il cammino una volta corretti,
sia che vi permangano senza tornare indietro, oppure alcuni
cambiamenti e progressi dei malvagi verso il bene, sia che vi
abbiano a perseverare sia che siano destinati a ricadere di nuovo
nella situazione precedente, in modo che i giusti non si gonfino di
orgoglio nella sicurezza e gli iniqui non si ostinino contro il rimedio
nella disperazione? Le azioni invece in cui non c' nulla da imitare o
da evitare e che tuttavia si trovano nella sacra Scrittura, o vi sono
state poste per creare quella connessione di occasioni con cui si
giunge alle cose necessarie, oppure per il fatto stesso che
sembrano superflue indicano chiaramente che bisogna cercare in
esse l'annunzio di un qualche significato mistico. Non stiamo infatti
parlando di libri in cui siano del tutto assenti cose chiarissimamente
ispirate dallo Spirito profetico, oppure siano poche e non molte, il
compimento delle quali dia testimonianza all'autorit divina con la
luce fedelissima e splendida della verit. dunque del tutto folle
chiunque pensa che abbiano detto qualcosa di superfluo o quasi di
fatuo libri ai quali vede che si sottomesso ogni genere di uomini e
di ingegni, e in cui legge che una simile cosa fu da essi predetta e
riconosce che si realizzata.
Non colpa delle Scritture se qualcuno imita i peccati in
essa narrati.
97. E che? Si deve forse incolpare la Scrittura se uno, leggendo
l'azione di Davide, della quale egli si pent per il rimprovero e la
minaccia del Signore, prende da l lo stimolo per peccare? Non sar
invece da condannare pi duramente, per aver voluto utilizzare per
ferirsi e uccidersi una cosa che stata scritta per guarire e liberare?
Poich infatti gli uomini caduti nel peccato o trascurano per
superbia la medicina della penitenza, o periscono del tutto perch
disperano di riacquistare la salute e di meritare il perdono, stato
proposto l'esempio di un cos grande uomo, affinch chi malato
guarisca, e non perch i sani si facciano del male. Non un difetto
della medicina se i folli danno la morte a se stessi o i malvagi la
danno ad altri con i ferri della chirurgia.
I Patriarchi e i Profeti furono comunque migliori non solo
degli eletti dei Manichei, ma anche del loro stesso dio.
98. Tuttavia i patriarchi e i profeti, nostri padri, ai quali la Scrittura
rende tanto illustre testimonianza di santit e di piet - Scrittura
che nessuno, se non chi la ignora o ha perduto ogni senso di
razionale osservazione, nega che sia stata elargita da Dio per la
salvezza del genere umano - se pure fossero stati libidinosi e
crudeli come li accusa l'errore o piuttosto la follia dei Manichei, non
si potrebbe forse dimostrare anche in tal caso che erano migliori
non dico appena dei loro eletti, ma persino del loro stesso dio? Non
forse meglio che un uomo che ha moglie si rotoli con una
prostituta, piuttosto che la luce, che purissima, si inquini
mescolandosi alle tenebre? Ecco un uomo che, a causa dell'avarizia
e del ventre, fingendo che la moglie fosse sua sorella la vendette
perch giacesse con altri: ma quanto peggiore ed esecrabile colui
che, simulando che la propria natura fosse adeguata alla libidine di
quelli che la desideravano, la sottopose loro gratuitamente perch
la insozzassero e la corrompessero! E colui che giacque, per di pi
coscientemente, con le proprie figlie, non compie forse un male
minore di chi mescola le proprie membra a lascivie pari a queste e
di turpitudine anche peggiore? Cosa infatti viene commesso da
uomini immondi e dissoluti di cui non si macchi il vostro dio, o
Manichei, con tutte le sue turpitudini? Infine, se anche fosse vero
che Giacobbe, come dice Fausto, si aggirava come un capro tra le
quattro mogli, preoccupandosi non della discendenza, ma solo del
piacere della lussuria, quanto meno misero egli sarebbe del vostro
dio, che patirebbe tutta l'onta di quella lussuria non solo in
Giacobbe stesso e nelle sue quattro mogli, essendo incastrato in
tutti i loro corpi e movimenti, ma subirebbe tutto quel movimento e
calore genitale anche nel capro stesso che quell'osceno ha
comparato all'uomo e, mescolato ovunque in questa turpe
condizione, verrebbe infiammato nel capro, inseminato nella capra,
generato nel capretto! Per questo, anche se Giuda, oltre ad aver
fornicato, si fosse pure coscientemente macchiato di turpe incesto
verso la nuora, il vostro dio si sarebbe implicato, insozzato e
infiammato anche nella libidine di quell'incesto. Davide si pent
dell'iniquit di aver amato la moglie di un altro e di aver ordinato di
ucciderne il marito: il vostro dio, invece, quando mai si pentir del
fatto che, amato dalla stirpe tartarea - maschile e femminile - dei
prncipi delle tenebre, concesse le proprie membra alla loro libidine,
e uccise non un marito del quale aveva amato la moglie, bens i
propri figli, nelle membra dei demoni, demoni dai quali egli stesso
era stato amato? Ma se anche Davide non si fosse pentito e non
avesse riottenuto con tale medicina la salute della giustizia, anche
cos sarebbe stato migliore di codesto dio dei Manichei. Supponiamo
che Davide, assieme a questa stessa azione, ammettesse anche
tutte quelle che un solo uomo potrebbe compiere: il loro dio,
invece, per quella mescolanza dei suoi membri, convinto di essere
insozzato e disonorato in tutte le azioni di questo tipo compiute da
tutti gli uomini. Fausto accusa anche il profeta Osea: se egli,
soggiogato da una turpe concupiscenza, avesse amato la prostituta
e l'avesse sposata, dal momento che voi predicate che le anime di
entrambe, quella dell'amante lascivo come quella della turpe
prostituta, sono parti, membra e natura del vostro dio, allora quella
prostituta, - perch fare giri di parole e non parlare con chiarezza?-,
quella prostituta sarebbe il vostro dio. Infatti non potete dire che
egli, conservando incorrotta la santit della sua natura, cadde in
quel corpo di prostituta non perch vi fu incatenato, ma perch vi si
fece presente: affermate piuttosto che codeste membra del vostro
dio sono inquinate in sommo grado e per questo hanno bisogno di
una grande purificazione. Dunque quella prostituta, per la quale
osate rimproverare l'uomo di Dio, sarebbe vostro dio anche qualora
non fosse cambiata in meglio mediante un casto matrimonio: o, se
non volete affermare proprio questo, per lo meno non negate che
l'anima di quella prostituta sia una porzione, seppure minima, del
vostro dio. Quindi la prostituta sarebbe migliore del vostro dio,
perch sarebbe una sola, mentre egli, per la sua condizione di
mescolanza all'intera stirpe delle tenebre, si prostituisce in tutte le
prostitute, si rotola, slegato e legato in tutti i maschi e le
femmine che ovunque e in diversi modi fornicano e si corrompono,
e di nuovo deve rotolarsi, essere slegato e legato nella loro
progenie, finch la porzione pi immonda del vostro dio, come una
prostituta senza possibilit di redenzione, non sia relegata alle
estremit del globo. Il vostro dio non riuscito ad allontanare dalle
sue membra questi mali, queste oscenit, queste vergogne, ed
giunto ad essi costretto dalla violenza di un nemico brutale:
sebbene fosse ingiurioso e violento, non nemmeno riuscito a
ucciderlo e a salvare cos i suoi cittadini o parti di s. Quanto
migliore colui che, uccidendo l'Egiziano, difese e custod incolume il
fratello! E Fausto nella sua stupefacente vanit lo rimprovera, lui
che con cecit ancora pi stupefacente non vede il proprio dio!
Sarebbe stato meglio per questo dio sottrarre i vasi d'oro e
d'argento agli Egiziani, piuttosto che i suoi membri diventassero
preda della stirpe delle tenebre! E tuttavia, pur avendo egli fatto
una guerra cos sfortunata, i suoi adoratori obiettano al servo del
nostro Dio di aver intrapreso guerre, in cui egli insieme ai suoi
trionf sempre vincitore sui nemici, che poterono essere condotti
come prigionieri o prigioniere perch Mos combatteva dalla parte
del popolo di Israele: cosa che anche il vostro dio avrebbe
certamente fatto, se ne fosse stato in grado. Questo non dunque
denunziare i malvagi, bens avere invidia dei pi fortunati! E quale
crudelt ci fu in Mos, per il fatto che castig con la spada il popolo
che aveva peccato gravemente contro Dio? Egli stesso implor il
perdono di questo peccato, offrendosi alla vendetta divina al loro
posto. Ma se anche avesse compiuto quell'azione non con
misericordia, ma con crudelt, anche cos sarebbe migliore del
vostro dio. Infatti, se avesse inviato uno dei suoi, che erano
incolpevoli e obbedienti, a rompere il cuneo dei nemici, e costui
fosse caduto prigioniero, in alcun modo egli, ottenuta la vittoria, lo
avrebbe condannato: come invece si appresta a fare codesto vostro
dio con una parte di s, che inchioder al globo perch ha obbedito
al suo ordine e perch, rischiando la morte, avanzata contro i
cunei nemici per la salvezza del suo regno. Per, dice, in questa
successione dei secoli essa, gi permista e coagulata con i malvagi,
non ha obbedito ai suoi precetti. Domandiamoci il motivo. Se fu per
volont propria, la colpa vera e la pena giusta; se per
colpevole la volont, non esiste alcuna natura contraria che spinga
al peccato, e dunque risulta confutata e distrutta l'intera menzogna
dei Manichei. Se invece fu soggiogata dal nemico contro il quale fu
inviata, e sopraffatta da un male estraneo a s al quale non pot
resistere, allora la pena ingiusta e grande la crudelt. Ma si
adduce a scusante il fatto che dio era soggetto alla necessit. Un
tale dio adorano coloro che non vogliono adorare Dio! Eppure,
bisogna ammetterlo, persino codesti suoi adoratori, sebbene
adorando un tale dio siano pessimi, sono tuttavia migliori di lui,
perch almeno esistono: egli invece non nient'altro che
un'invenzione falsa e un vano pensiero. Ma passiamo ora alle altre
spiritose stravaganze di Fausto.

1 - Es 20, 13. 14. 16.
2 - Cf. Gn 16, 2-4.
3 - Cf. Gn 20, 2; 12, 13.
4 - Cf. Gn 19, 33. 35.
5 - Cf. Gn 26, 7.
6 - Cf. Gn 29-30.
7 - Cf. Gn 38.
8 - Cf. 2 Sam 11, 4. 15.
9 - Cf. 1 Re 11, 1-3.
10 - Cf. Os 1, 2-3.
11 - Cf. Es 2, 12.
12 - Cf. Es 12, 35-36.
13 - Cf. Es 17, 9 ss.
14 - Cf. Gv 1, 17.
15 - Gn 1, 2.
16 - Gn 3.
17 - 1 Gv 1, 5.
18 - 2 Cor 4, 6.
19 - Sap 7, 26.
20 - Gv 1, 3.
21 - Sal 17, 29.
22 - Mt 5, 8.
23 - Is 59, 9-10.
24 - Cf. Mt 5, 45.
25 - Gn 1, 2.
26 - Cf. Gv 1, 5.
27 - Ef 5, 8.
28 - Gn 1, 4.
29 - Mt 8, 10.
30 - Cf. Gv 1, 9.
31 - Cf. Gv 6, 71.
32 - Cf. Gn 2, 16-17; 3, 6.
33 - Gn 3, 9.
34 - Lc 8, 44-45.
35 - Mt 25, 11-12.
36 - Mt 7, 7.
37 - Mt 10, 39.
38 - Gv 2, 15-17.
39 - Lc 12, 47.
40 - Mt 10, 14-15.
41 - Rm 2, 12.
42 - Cf. Mt 22, 11-13.
43 - Lc 19, 27.
44 - Rm 8, 32.
45 - 1 Pt 4, 17-18.
46 - Prv 3, 12.
47 - Gb 2, 10.
48 - Ap 3, 19.
49 - 1 Cor 11, 31-32.
50 - Cf. At 17, 28.
51 - 1 Tm 2, 5.
52 - Cf. 1 Cor 15, 50-54.
53 - 1 Cor 10, 20.
54 - Cf. Gn 4, 4.
55 - Cf. Sap 14, 15.
56 - Cf. Mt 22, 11-13.
57 - Cf. Lc 19, 27.
58 - Cf. Gv 15, 1.
59 - Cf. 1 Tm 1, 13.
60 - 2 Cor 12, 7-9.
61 - 1 Tm 1, 20.
62 - Rm 8, 32.
63 - Gv 19, 11.
64 - Cf. 2 Ts 1, 5.
65 - 1 Pt 4, 17-18.
66 - 1 Pt 3, 17.
67 - Cf. 1 Gv 1, 5.
68 - Cf. 1 Tm 6, 16.
69 - Sap 7, 26.
70 - 1 Cor 12, 26.
71 - Cf. 2 Tm 2, 13.
72 - 1 Cor 10, 6.
73 - Cf. Mt 21, 18-21.
74 - Cf. Gv 8.
75 - Cf. VIRGILIO, Aen., 1, 212.
76 - Cf. VIRGILIO, Aen., 2, 715.
77 - Cf. 2 Cor 5, 6.
78 - Cf. 1 Gv 3, 2.
79 - Cf. Mt 22, 30.
80 - 1 Cor 15, 53-54.
81 - Cf. Rm 8, 10-11.
82 - Cf. Gal 5, 6.
83 - Cf. 2 Cor 5, 7.
84 - Cf. Sal 47, 2.
85 - Cf. Gb 7, 1.
86 - Cf. Gn 16, 2-4.
87 - 1 Cor 7, 4.
88 - Cf. Gn 12, 3.
89 - Cf. Gal 3, 29.
90 - Gn 15, 3-4.
91 - Gn 12; 20.
92 - Cf. Mt 26, 70-74.
93 - Tb 8, 9.
94 - Tb 6, 11; 7, 2.
95 - Cf. Gn 13, 8.
96 - Cf. Gn 11, 31.
97 - Cf. Mt 12, 46.
98 - Cf. Dt 6, 16.
99 - Mt 10, 23.
100 - Cf. Gv 10, 18.
101 - Cf. Mt 2, 14.
102 - Cf. Gv 7, 10. 30.
103 - Cf. At 9, 25.
104 - Ct 1, 7.
105 - Cf. Ef 5, 31-32.
106 - Cf. 1 Gv 3, 1
107 - Mt 23, 9.
108 - Mt 12, 48-50.
109 - Ger 17, 9.
110 - Cf. Fil 3, 13.
111 - Lc 9, 62.
112 - Lc 17, 32.
113 - 1 Tm 1, 8.
114 - Cf. Gn 19.
115 - Cf. Gn 26, 7.
116 - Cf. Gn 24.
117 - Cf. Gn 12; 20.
118 - Cf. Fil 2, 6-7.
119 - Cf. Gv 1, 14.
120 - Cf. Gn 29. 30.
121 - Cf. 2 Cor 10, 12.
122 - Cf. At 8, 18-20.
123 - Mt 8, 20.
124 - Cf. Fil 1, 15-18.
125 - Cf. 2 Cor 11, 2-3.
126 - 1 Cor 7, 3-4.
127 - Cf. Gal 4, 22-24.
128 - Cf. Sap 9, 14.
129 - Cf. Is 1, 18.
130 - Cf. Gn 29, 17. 30.
131 - Es 20, 12-17.
132 - Cf. Mt 5, 3-9.
133 - Gn 29, 26. 27.
134 - Sir 1, 33.
135 - Is 7, 9.
136 - Sap 9, 15.
137 - Cf. 2 Cor 11, 23.
138 - Cf. 2 Cor 7, 5.
139 - Cf. Fil 4, 1.
140 - Cf. 1 Cor 1, 23.
141 - Cf. 2 Cor 5, 13.
142 - Cf. Gv 1, 1.
143 - Is 53, 8.
144 - Cf. Rm 1, 20.
145 - Sap 6, 25.
146 - Gn 30, 1.
147 - Is 29, 13.
148 - Rm 2, 21-22.
149 - Mt 23, 3.
150 - Fil 1, 18.
151 - 1 Tm 3, 7.
152 - Gn 30, 14-16.
153 - Gv 1, 1.
154 - Es 3, 6.
155 - Cf. Gn 19.
156 - Cf. Dt 2, 9.
157 - Cf. Sap 10, 6.
158 - Cf. Gn 38, 13-18.
159 - Cf. Gn 49, 8-12.
160 - Cf. Gn 37, 26-28.
161 - Mt 19, 6.
162 - Ez 16, 52.
163 - Cf. Es 20, 14. 17.
164 - Cf. Mt 2, 16.
165 - Cf. Gn 35, 22-26.
166 - Cf. Mt 10, 2-5; Gv 6, 71-72.
167 - Cf. Mt 27, 5.
168 - Cf. Gn 49, 8-12.
169 - Cf. Mt 13; Gn 38, 30.
170 - Cf. Gn 35, 22.
171 - Cf. 1 Cor 5, 1.
172 - Cf. Gn 49, 3-4.
173 - Cf. Mt 22, 10.
174 - Cf. Es 12, 3-5.
175 - Cf. 1 Sam 14, 24-45.
176 - Cf. 1 Sam 28, 3.
177 - Cf. 2 Sam 12, 1-14.
178 - Gv 19, 4. 6.
179 - Cf. Mt 26, 70-74.
180 - Cf. Mt 16, 17.
181 - Cf. Mt 16, 22-23.
182 - Cf. 2 Sam 12. 24.
183 - Cf. 1 Sam 24. 26.
184 - Cf. 2 Sam 16.
185 - Cf. Rm 9, 14.
186 - Cf. 2 Sam 18.
187 - 1 Sam 15, 24.
188 - Cf. Gal 2, 6.
189 - Cf. Lc 17, 28.
190 - Cf. Mt 12, 34.
191 - Cf. Mt 15, 8.
192 - Cf. Mt 16, 16.
193 - Cf. Lc 8, 28.
194 - Cf. Mt 7, 22-23.
195 - Cf. Mt 25, 33.
196 - Cf. Gal 2, 14.
197 - Cf. Eb 3, 5; Rm 7, 12.
198 - Gv 5, 46.
199 - Cf. Es 4, 10.
200 - Cf. Es 2, 12.
201 - Cf. Es 3, 4.
202 - Cf. At 9, 4.
203 - Cf. Gal 1, 14.
204 - Mt 26, 51-52.
205 - Cf. Es 3, 21-22; 11, 2; 12, 35-36.
206 - Rm 11, 34.
207 - Mt 13, 29-30.
208 - Cf. Mt 8, 31-32.
209 - Cf. Gn 22, 10.
210 - Mt 16, 23.
211 - Lc 3, 14.
212 - Mt 22, 21.
213 - Mt 8, 9-10.
214 - Cf. Rm 13, 1.
215 - Mt 5, 39.
216 - Cf. At 9.
217 - Cf. Gal 4, 4-5.
218 - Cf. Rm 1, 3.
219 - Cf. Mt 10, 16. 28. 30.
220 - Cf. Mt 26, 52-53; Lc 22, 42; Gv 18, 11.
221 - Fil 2, 9-11.
222 - Mt 23, 35.
223 - Cf. Ef 2, 14.
224 - Sal 71, 11.
225 - Lc 22, 35-36. 38. 50-51.
226 - Cf. Rm 9, 14.
227 - Cf. Rm 5, 12-19.
228 - Cf. Sap 9, 15.
229 - Rm 7, 24-25.
230 - Cf. Sap 11, 21.
231 - Cf. Gb 7, 1.
232 - Es 32.
233 - Cf. 1 Cor 5, 5.
234 - Cf. 1 Tm 1, 20.
235 - Mt 5, 39.
236 - Os 1, 2.
237 - Mt 21, 31.
238 - Cf. 1 Re 3, 11; Sir 47.
239 - Cf. Es 3, 15.
240 - Cf. Gn 21, 1-2.
241 - Cf. Gn 25, 21.
242 - Cf. Gn 29; 30.
243 - Gn 27, 40.
244 - Cf. Gn 16, 15.
245 - Cf. Gn 30.
246 - 1 Cor 4, 16.
247 - Cf. At 8, 13.
248 - Mt 23, 3.
249 - Cf. Gn 19.
250 - Cf. Gn 38.
251 - Cf. supra 48.
252 - Gv 5, 46.
253 - Gv 11, 50-51.
254 - Cf. Mt 27, 34.
255 - Cf. Gn 3, 21.
256 - Cf. Lc 23, 12.
257 - Gv 19, 15.
258 - Gn 49, 10.
259 - Cf. Dn 9, 24-27.
260 - Cf. Sal 44, 8.
261 - Cf. Mt 2, 1.
262 - Cf. Lc 23, 7. 46.
263 - Cf. Mt 15, 24.
264 - Cf. Gv 5, 36.
265 - Cf. Gv 1, 16.
266 - Cf. Mt 11, 11.
267 - Cf. Mt 13, 17.
268 - Cf. Lc 1, 44.
269 - Cf. Lc 3, 21-22.
270 - Cf. Ct 4, 2.
271 - Cf. Mt 26, 75.
272 - Lc 24, 46-47.
273 - Cf. Sal 17, 45.
274 - Rm 8, 30.
275 - Mt 3, 7.
276 - Cf. 2 Sam 11
277 - Cf. Ap 5, 5.
278 - Ag 2, 8.
279 - Ct 4, 15.
280 - Cf. At 2, 1-4.
281 - Cf. Tb 2, sec. LXX.
282 - Ef 4, 2-5.
283 - Gv 4, 13.
284 - Gv 4, 14.
285 - Cf. Ef 5, 27.
286 - Cf. Gv 8, 44.
287 - Cf. 2 Cor 11, 14.
288 - Cf. 1 Re 11
289 - Cf. Mt 3, 12; 13, 30.
290 - Os 1, 2; 2, 1.
291 - Rm 9, 23 26.
292 - 1 Pt 2, 9-10.
293 - Gal 3, 29.
294 - Cf. At 3, 41; 4, 4.
295 - Gal 1, 22.
296 - Cf Sal 117, 22.
297 - Ef 2, 11-22.
298 - Cf. Es 2, 12.
299 - Cf. Mt 7, 24-27.
300 - Cf. Es 3, 22; 11, 2; 12, 35-36.
301 - Cf. Es 17, 8-16.
302 - Cf. Es 32.
303 - Sal 4, 5.
304 - Col 3, 5.
305 - Rm 1, 21-23.
306 - Lc 12, 49.
307 - Cf. Sal 18, 7.
308 - At 10, 13.
LIBRO VENTITREESIMO
Interpretazione manichea della genealogia di Ges secondo
Matteo.
1. FAUSTO. Una volta, mentre discutevo in una numerosa
assemblea, un tale prese la parola e mi disse: " Accetti che Ges
sia nato da Maria? ". E io gli risposi: " Di quale Ges parli? Infatti
nell'Ebraismo ci furono vari Ges: uno figlio di Nave e discepolo di
Mos
1
, uno figlio del grande sacerdote Iosedak
2
, uno che fu detto
figlio di Davide
3
e uno infine che fu detto Figlio di Dio
4
. Di quale
fra questi vuoi sapere se accetto che sia nato da Maria? ". Mi
rispose: "Naturalmente del Figlio di Dio ". Ed io: " E per l'autorit e
l'insegnamento di chi dovrei accettarlo? ". Mi disse: " Di Matteo ".
Ed io: " Cosa ha scritto Matteo? ". Rispose: " Il Libro della
genealogia di Ges Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo, etc
5
".
Allora gli dissi: "Pensavo che avresti detto: "Libro della genealogia
di Ges Cristo Figlio di Dio", e mi preparavo a eccepire; ma poich
hai citato fedelmente il testo, devo solo esortarti a riflettere su ci
che hai affermato. Qui infatti Matteo ammette di aver cominciato a
scrivere non la genealogia del Figlio di Dio, ma quella del figlio di
Davide ".
O Ges figlio di Davide non era Figlio di Dio, o il testo non
di Matteo.
2. Per dar credito al momento alle sue parole, ammetter che il
figlio di Davide sia nato da Maria; ma del Figlio di Dio non si fa
alcuna menzione in tutto il testo della genealogia, fino al battesimo,
e voi calunniate invano lo scrittore, come se avesse rinchiuso il
Figlio di Dio nel grembo di una donna. Ma egli strepita, come si
vede, e con il suo stesso titolo si discolpa da questo sacrilegio,
mostrando di aver scritto che da quella stirpe nacque il figlio di
Davide, e non il Figlio di Dio. Infatti, se consideri l'intenzione e il
proposito di questo scrittore, egli vuole farci accettare come Ges
Figlio di Dio non tanto quello procreato dalla vergine Maria, quanto
quello costituito a un certo punto come tale mediante il battesimo
presso il fiume Giordano. L ci dice che fu battezzato da Giovanni
quello che all'inizio aveva designato come figlio di Davide, e che a
un certo momento fu fatto Figlio di Dio
6
- dopo circa trent'anni, se
prestiamo fede a Luca -, quando si ud anche una voce che gli
diceva: Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato
7
. Vedi dunque che
quello che nacque da Maria trent'anni prima, come ritiene Luca, non
era il Figlio stesso di Dio, ma colui che fu reso tale in seguito presso
il Giordano, cio l'uomo nuovo, come quello che crediamo formarsi
in noi quando dall'errore dei Gentili ci convertiamo a Dio. Non so
per se questo soddisfi la fede che voi chiamate cattolica:
nondimeno, questa l'opinione di Matteo, se il passo suo. Infatti
non si legge mai che sia stato detto, al momento del parto di Maria:
Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato, oppure: Questi il Figlio
mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto, bens al momento
della purificazione di lui al Giordano. Se tu credi a questo cos come
scritto, sarai certo " matteano " - cos infatti devo esprimermi -,
ma niente affatto cattolico. Conosciamo infatti la fede cattolica:
essa tanto lontana da questa affermazione di Matteo quanto lo
dalla verit, se in base al vostro simbolo credete in Ges Cristo
Figlio di Dio che nacque dalla vergine Maria. vostro l'accettare che
il Figlio di Dio nacque da Maria; di Matteo, che inizi ad essere tale
a partire dal Giordano; nostro, che nacque da Dio. Dunque Matteo,
se questo suo testo autentico, con la sua affermazione contrario
sia a voi che a noi, salvo che lo si riscontrato un po' pi abile di
voi nell'attribuire la nascita dal sesso femminile al figlio di Davide
piuttosto che al Figlio di Dio. Pertanto, dovete necessariamente
confessare una delle due cose: o che non Matteo colui che
sembra affermare questo, o che voi non possedete la fede
apostolica.
Ges non pu essere chiamato neppure figlio di Davide.
3. Sebbene nessuno possa strapparci dalla convinzione che il Figlio
di Dio sia nato da Dio, se per dovessimo concedere molto
all'imprudenza, al punto di arrivare a credere alle falsit, allora
secondo noi Ges sarebbe diventato Figlio di Dio a partire dal
Giordano, piuttosto che essere nato dal grembo di una donna. Per
quanto, neppure quello stesso che Maria partor, se mai esistette,
potrebbe a buon diritto essere chiamato figlio di Davide, a meno
che non si dimostri che ebbe Giuseppe come padre. Poich voi
questo lo negate, dovete necessariamente ammettere l'altro, cio
che egli non fu neppure figlio di Davide, dal momento che senza
dubbio la genealogia discende da Abramo a Davide e da Davide a
Giuseppe, ovvero attraverso tutti i patriarchi ebrei. Quindi, poich
Ges, come si legge, non fu generato, non sar neppure figlio di
Davide, ed estremamente folle chi, apprestandosi a dire che egli
nacque da Maria senza il concorso carnale di Giuseppe, afferma
all'inizio che era figlio di Davide. Dunque, se il generato da Maria
non potrebbe neppure essere chiamato a buon diritto figlio di
Davide, poich non sarebbe nato da Giuseppe, figuriamoci Figlio di
Dio!
Matteo non dice che Maria proveniva dalla stessa trib di
Davide.
4. In pi, non si indica affatto che, quanto all'origine, la vergine
proveniva dalla trib alla quale, com' noto, apparteneva Davide,
cio la trib di Giuda, da cui provenivano i re Giudei, bens che era
della trib di Levi, da cui provenivano i sacerdoti: cosa evidente,
poich ella aveva avuto come padre un certo sacerdote di nome
Gioacchino, di cui per non si fa alcuna menzione in questa
genealogia. In che modo dunque si affermer che Maria
apparteneva alla linea di parentela davidica, nella quale, come vedi,
non aveva n il padre n il marito? Pertanto, non sar figlio di
Davide neanche colui che nascesse da lei, a meno che tu non metta
la madre in relazione stretta con Giuseppe, dimostrando che era
sua figlia o sua moglie.
Agostino: uno e il medesimo il Ges figlio di Davide, nato
da Maria, e il Ges Figlio di Dio.
5. AGOSTINO. Fede cattolica e allo stesso tempo apostolica che il
Signore nostro e Salvatore Ges Cristo Figlio di Dio secondo la
divinit e figlio di Davide secondo la carne: lo dimostriamo con i
testi del Vangelo e degli apostoli, cos che nessuno pu contraddire
le nostre prove, se non chi contraddice questi stessi testi; non
come Fausto che ha introdotto uno sconosciuto, il quale ha detto
poche parole senza poi presentare alcun testimonio contro le
insidiose astuzie di Fausto stesso. Quando io invece l'avr fatto,
non gli rester nulla da rispondermi se non l'argomento con cui
tenta di raggirare e di evitare l'evidentissima forza di verit
presente nelle sacre Scritture, replicandomi cio che quei testi sono
falsi e che sono interpolazioni dei codici divini. Ho gi confutato pi
sopra in questa stessa opera, per quanto mi parso sufficiente,
una simile demenza, una simile folle presunzione e sfrontatezza:
non opportuno che io ripeta le stesse cose, anche in ragione della
mole del discorso. Dunque che bisogno c' di cercare e di
raccogliere tutte le testimonianze disperse nella Scrittura, con cui
provare contro costui che in libri di autorit somma e divina viene
chiamato Figlio di Dio Unigenito, da sempre Dio presso Dio, lo
stesso che anche chiamato figlio di Davide, poich assunse la
forma di servo dalla vergine Maria sposa di Giuseppe? Per il
momento, dato che egli ha voluto discutere su Matteo e io non
posso inserire in questo discorso l'intero libro di Matteo, chi vuole lo
legga e veda come Matteo, narrando, segua sino alla passione e
alla resurrezione colui che, mentre sta per enumerarne gli antenati,
chiama figlio di Davide, e come di nessun altro, se non di lui stesso,
dica che fu concepito e nacque dalla vergine Maria per opera dello
Spirito Santo. A questo aggiunge anche la testimonianza del
profeta: Ecco, la vergine concepir e partorir un figlio che sar
chiamato Emmanuele, che significa " Dio con noi "
8
. Afferma che
colui che, battezzato da Giovanni, ud dal cielo: Questi il Figlio
mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto
9
, lo stesso che, gi
dal parto della vergine, era stato chiamato " Dio con noi ". A meno
che a Fausto non sia sembrato che averlo chiamato Dio sia da
meno che averlo chiamato Figlio di Dio. Infatti ha cominciato a
congetturare che, secondo Matteo, egli divenne Figlio di Dio solo a
partire dal battesimo per il fatto che, in quel momento, venne dal
cielo la voce: Questi il Figlio mio: quando invece in precedenza
l'evangelista stesso aveva addotto la testimonianza divina del
profeta, in cui il figlio stesso della vergine veniva chiamato: Dio con
noi.
Ignoranza di Fausto circa le Scritture.
6. Dobbiamo osservare e tenere d'occhio questo miserabile e
delirante ciarlatano, che non cessa, quando pu, di riversare le
nebbie della falsit su chi legge le sue fandonie in merito alle
testimonianze della Scrittura. Cos, a proposito di Abramo disse
che, quando giacque con la schiava, non aveva creduto a Dio che
gli prometteva un figlio da Sara, mentre la Scrittura attesta che il
parto di Sara non gli era ancora stato promesso
10
; o che ment nel
dire che la moglie era sua sorella, pur non avendo letto nulla circa
la stirpe di Sara in quei testi, ai quali si deve prestar fede a
riguardo
11
; a proposito di suo figlio Isacco, disse che anch'egli
aveva asserito falsamente che Rebecca era sua sorella, quando
invece la stirpe di lei l chiaramente menzionata
12
; a proposito di
Giacobbe, che ogni giorno le sue quattro mogli facevano a gara su
chi per prima lo requisisse per giacere con lui al suo ritorno dalla
campagna, quando invece si dimostra che l questa cosa non l'ha
mai letta. Ecco che razza di uomo colui che si vanta di odiare
come menzogneri gli scrittori dei libri divini, che osa mentire
persino sul Vangelo, culmine di tanta autorit, conosciuto da tutti,
al punto che, per non restare schiacciato dal peso del nome
dell'apostolo, vorrebbe farci credere che non Matteo, bens non so
chi altri sotto il nome di Matteo, abbia scritto di Cristo ci che egli
non vuole credere e che con calunniosa astuzia tenta di confutare.
Il Vangelo afferma chiaramente che Ges era Figlio di Dio
sin dal grembo di Maria.
7. Cos, ci che fu detto dal cielo sopra l'acqua del Giordano: Questi
il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto, fu detto
ugualmente anche sul monte
13
. Infatti, se quella voce dal cielo
risuon l, non significa che egli non fosse Figlio di Dio anche in
precedenza, poich sin dal grembo della vergine egli prese la
condizione di servo, pur essendo nella condizione di Dio, e non
consider un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio
14
. Lo stesso
apostolo Paolo, inoltre, dice con estrema chiarezza in un altro
passo: Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mand il suo
Figlio, nato da donna, nato sotto la legge
15
, utilizzando il termine "
mulier " (anzich " femina ") al modo della lingua ebraica. Pertanto
Figlio di Dio il medesimo che anche Signore di Davide secondo
la divinit, e il medesimo figlio di Davide, della stirpe di Davide
secondo la carne. Se non ci fosse di utilit credere questo,
l'Apostolo stesso non lo raccomanderebbe con tanta attenzione a
Timoteo, dicendo: Ricordati che Cristo Ges, della stirpe di Davide,
risuscitato dai morti, secondo il mio Vangelo
16
. E ha esortato con
grande cura i fedeli a maledire chiunque, contrariamente a questo
Vangelo, annunci una cosa diversa
17
.
Maria vergine e Giuseppe.
8. Perch dunque dovrebbe sconcertare un seguace del Vangelo il
fatto che Cristo, nato dalla vergine Maria senza unione carnale con
Giuseppe, venga tuttavia chiamato figlio di Davide, sebbene
l'evangelista Matteo conduca la sua genealogia non fino a Maria, ma
fino a Giuseppe? In primo luogo, doveva essere onorata di pi la
persona del marito, a motivo del sesso virile; infatti, se non si era
unito carnalmente a lei, non per questo non era suo marito, dal
momento che Matteo, lo stesso che narra che Maria aveva
concepito non in virt dell'unione carnale con Giuseppe ma per
opera dello Spirito Santo, narra anche che ella fu chiamata
dall'angelo moglie di Giuseppe. E se non fu l'apostolo Matteo a
scrivere queste verit ma, come pensano i Manichei, fu qualcun
altro a scrivere falsit sotto suo nome, mai possibile che costui si
contraddica in questioni chiarissime e cos ravvicinate nel contesto,
al punto da chiamarlo figlio di Davide, nato da Maria vergine senza
unione carnale con alcun uomo, e giungere senza ragione,
enumerandone progressivamente gli antenati, sino a colui del quale
prima egli stesso aveva detto che non si era unito a Maria? Se
infatti uno enumerasse gli antenati di Cristo da Davide fino a
Giuseppe affermando che fu figlio di Davide, e un altro dicesse che
nacque dalla vergine Maria senza unione carnale con alcun uomo e
non lo chiamasse figlio di Davide, non saremmo subito costretti a
pensare che i due si contraddicano in modo tale che risulti provata
la falsit di entrambe o di uno di essi. Dovremmo pensare, invece,
che ambedue potrebbero aver detto la verit, cio che Giuseppe
venga detto marito di Maria in quanto l'aveva come sposa
castamente, non per unione carnale ma per affetto, non per la
fusione dei corpi ma per il congiungimento, che pi prezioso, degli
animi, e che pertanto lo sposo della vergine madre di Cristo non
doveva essere separato dalla serie dei progenitori di Cristo; e che
Maria stessa traesse qualche vena di sangue dalla stirpe di Davide,
in modo che la carne di Cristo, pur procreata da una vergine, non
potesse essere priva del seme di Davide. Dato per che un solo e
identico narratore a dire e a raccomandare entrambe le cose, che
cio Giuseppe sposo di Maria e che la madre di Cristo vergine,
che Cristo appartiene alla stirpe di Davide e che Giuseppe si trova
nella serie dei progenitori di Cristo che discendono da Davide, cosa
resta da credere, a chi preferisce credere al Vangelo divino
piuttosto che alle favole degli eretici, se non che Maria non fosse
estranea alla parentela di Davide e che sia chiamata moglie di
Giuseppe non invano, a motivo della gerarchia tra i sessi e della
congiunzione degli animi, sebbene egli non le si un carnalmente? E
che Giuseppe a motivo della dignit virile non dovesse essere
separato dalla sequenza di quelle generazioni, affinch con ci non
sembrasse essere separato dalla donna a cui lo univa l'affetto
dell'animo, e gli uomini fedeli di Cristo non pensassero che, nel
matrimonio, l'unione carnale con le mogli sia tanto importante da
credere che non si sposi senza di essa, ma affermassero piuttosto
che i coniugi fedeli aderiscono molto pi intimamente alle membra
di Cristo se hanno potuto imitare i genitori di Cristo?
Le Scritture canoniche attestano l'ascendenza davidica di
Maria.
9. Noi dunque crediamo cha anche Maria fu della parentela di
Davide, perch crediamo alle Scritture che affermano ambedue le
cose, cio che Cristo nacque dalla stirpe di Davide secondo la
carne
18
e che Maria fu sua madre non per aver giaciuto con un
uomo, ma come vergine
19
. Chiunque dice che Maria non
appartenne ai consanguinei di Davide, chiaro che combatte contro
l'autorit tanto eccellente di queste Scritture. Dimostri dunque egli
stesso che Maria non apparteneva alla stirpe di Davide, e lo provi
non mediante testi qualsiasi, ma con quelli ecclesiastici, canonici,
cattolici. Gli altri testi non hanno per noi alcun peso di autorit in
materia: sono i primi, infatti, ad essere ricevuti e custoditi dalla
Chiesa diffusa in tutto il mondo, la quale fu in essi profetizzata e si
inverata nel modo in cui fu promessa. Pertanto, ci che Fausto ha
addotto sulla nascita di Maria, ovvero che ebbe come padre un
certo sacerdote della trib di Levi di nome Gioacchino, non
canonico, e non mi vincola. Ma qualora anche lo credessi, direi
piuttosto che Gioacchino stesso era in qualche modo imparentato
col sangue di Davide e che in qualche modo lui stesso o qualche
suo antenato pass per adozione dalla trib di Giuda a quella di
Levi, oppure che sicuramente egli nacque nella trib di Levi in modo
da possedere qualche consanguineit con la trib di Davide. Cos
Fausto stesso ammette che avrebbe potuto darsi che Maria fosse
della trib di Levi, per quanto sia noto che ella and in sposa a un
uomo che era della stirpe di Davide, cio della trib di Giuda; e dice
che si potrebbe accettare che Cristo fosse figlio di Davide, se Maria
fosse figlia di Giuseppe. Pertanto, se la figlia di Giuseppe si fosse
sposata nella trib di Levi, non sarebbe assurdo chiamare figlio di
Davide chi fosse nato da lei, anche se nella trib di Levi. Cos, se la
madre di quel Gioacchino che Fausto cita come padre di Maria,
appartenendo alla trib di Giuda e della stirpe di Davide, si spos
nella trib di Levi, con ragione anche in questo modo Gioacchino,
Maria e il figlio di Maria si configurano come veri discendenti di
Davide. Crederei questa o una cosa simile, se fossi vincolato
dall'autorit di quello scritto apocrifo in cui si legge che Gioacchino
era il padre di Maria, piuttosto che pensare che sia menzognero il
Vangelo, in cui sta scritto che Ges Cristo, Figlio di Dio Salvatore
nostro, nacque dalla stirpe di Davide secondo la carne e fu
procreato mediante la vergine Maria. A noi quindi sufficiente il
fatto che le Scritture che affermano questo, e alle quali crediamo,
non possono essere dimostrate colpevoli di falsit alcuna dai loro
avversari.
I Manichei non comprendono il disegno di Dio
sull'incarnazione.
10. Che dunque non mi venga a replicare: " Sebbene io non riesca
a dimostrare che Maria non apparteneva alla stirpe di Davide, a te
sta di dimostrare che discendeva da l ". Io infatti dimostro questo
con una prova evidentemente chiarissima e solidissima, col fatto
cio che l'autorit oltremodo certa della Scrittura dice che Cristo
della stirpe di Davide e che sua madre fu Maria, vergine, senza il
concorso di alcun uomo. E pensare che a Fausto sembr quasi di
esecrare una sconcezza nel nome del pi grande pudore, quando
disse: " E voi calunniate invano lo scrittore, come se avesse
rinchiuso il Figlio di Dio nel grembo di una donna! ". In nessun
modo la fede cattolica, che crede che Cristo, Figlio di Dio, nacque
secondo la carne da una vergine, rinchiude il Figlio di Dio nel
grembo di una donna cos che egli quasi non sia pi fuori, che abbia
abbandonato il governo del cielo e della terra, che si sia allontanato
dal Padre. Ma voi, Manichei, con quel vostro cuore con cui non
potete pensare altro che immaginazioni corporee, non comprendete
affatto questo: in che modo il Verbo di Dio, Forza e Sapienza di Dio,
che rimane in S e presso il Padre e governa l'intera creazione, si
estenda vigorosamente da un confine all'altro e disponga ogni cosa
con dolcezza
20
. In questa meravigliosa e ineffabile facilit di
disporre tutto, si prepar anche una madre sulla terra, e per
liberare i suoi servi dalla schiavit della corruzione assunse in lei la
forma di servo, cio questo corpo mortale, dopo averlo assunto lo
mostr, e dopo averlo mostrato e prostrato con la morte lo risollev
con la resurrezione e lo ricostru di nuovo come si fa con un tempio
abbattuto. Voi invece, che temete di credere questo come se fosse
un sacrilegio, non racchiudete le membra del vostro dio nel grembo
di una vergine, bens nei grembi di tutte le femmine di carne, dagli
elefanti sino alle mosche. Forse il vero Cristo vi sembra pi
disprezzabile, perch diciamo che si fatto carne in un grembo
verginale, in modo da adattarsi un uomo come tempio permanendo
inviolabilmente nella sua propria natura, senza alcun mutamento
del suo essere, e il vostro dio invece vi caro perch, incatenato
dai vincoli di tante carni e insudiciato anche in quella parte con cui
deve essere inchiodato al globo, invoca aiuto senza motivo, o
perch, essendo completamente soggiogato, non gli nemmeno
concesso di invocarlo?

1 - Cf. Es 33, 11; Sir 46, 1.
2 - Ag 1, 1.
3 - Cf. Rm 1, 1-3.
4 - Cf. Mc 1, 1.
5 - Cf. Mt 1, 1.
6 - Cf. Mt 3, 16-17.
7 - Lc 3, 22-23.
8 - Is 7, 14; Mt 1, 23.
9 - Mt 3, 17.
10 - Gn 16, 4; 17, 17.
11 - Gn 12, 13; 20, 2. 12.
12 - Cf. Cen 26, 7; 24.
13 - Cf. Mt 17, 5.
14 - Fil 2, 6-7.
15 - Cf. Gal 4, 4.
16 - 2 Tm 2, 8.
17 - Cf. Gal 1, 8-9.
18 - Cf. Rm 1, 3; 2 Tm 2, 8.
19 - Cf. Mt 1, 18; Lc 1, 27.
20 - Cf. Sap 8, 1.
LIBRO VENTIQUATTRESIMO
Solo l'uomo interiore e spirituale, secondo Fausto, opera di
Dio.
1. FAUSTO. " Perch negate che l'uomo sia creato da Dio? ". Noi
non neghiamo affatto che l'uomo complessivamente sia creato da
Dio, ma chiediamo di quale uomo si tratti, quando ci avvenga e in
che modo, dato che secondo l'Apostolo ci sono due uomini: uno,
che talora egli chiama esteriore, nella maggior parte dei casi
terreno, a volte vecchio, e un altro, che chiama interiore, celeste e
nuovo
1
. Noi chiediamo quale dei due sia opera di Dio, poich anche
i momenti della nostra nascita sono due: uno quello in cui la
natura ci ha generato a questa luce, irretiti nei lacci della carne;
l'altro, quando la verit ci ha rigenerato, dopo averci convertiti a s
dall'errore e iniziati alla fede. Indicando questo momento della
seconda nascita, Ges nel Vangelo dice: Se uno non nasce di
nuovo, non pu vedere il regno di Dio. Poich Nicodemo,
comprendendo poco, dubitava e domandava come ci fosse
possibile - infatti un uomo anziano non pu entrare nel grembo
della madre e nascere una seconda volta - Ges gli rispose
dicendo: Se uno non nasce da acqua e da Spirito Santo, non pu
vedere il regno di Dio e continua: Quel che nasce dalla carne
carne e quel che nasce dallo Spirito Spirito
2
. Pertanto, se la
nascita non solo quella per la quale veniamo generati nel corpo,
ma anche l'altra per la quale rinasciamo nello spirito, non
parimenti di minore interesse chiedersi in quale delle due Dio sia il
nostro creatore. Anche il modo di nascere duplice: uno quello
proprio della passione e dell'intemperanza, col quale siamo generati
dai nostri genitori in modo vergognoso e nella lussuria; l'altro
invece quello proprio dell'onest e della purezza, nel quale siamo
stati costituiti discepoli della fede in Cristo Ges per opera dello
Spirito Santo, sotto l'insegnamento dei buoni; per questo ogni
religione, e soprattutto quella cristiana, chiama al sacramento i
bambini non istruiti. Intendendo questa stessa cosa l'Apostolo dice:
Figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore, finch Cristo sia
non formato in voi
3
. Pertanto la domanda non pi se Dio faccia
l'uomo, bens quando e quale e in che modo lo faccia. Infatti, se Dio
ci forma a sua immagine quando siamo plasmati nel grembo, come
piace quasi a tutti i Gentili, ai Giudei e anche a voi, allora egli ci fa
vecchi e ci crea attraverso la passione e la lussuria - cosa che non
so se si addica alla sua divinit -; se invece veniamo formati da Dio
quando crediamo e ci convertiamo ad una vita migliore, come piace
a Cristo, ai suoi apostoli e a noi, certamente Dio ci fa nuovi e ci fa
in modo onesto e puro: cosa c' di pi consono e di pi adeguato
alla sua maest santa e venerabile di questo? E se non disprezzate
l'autorit di Paolo, vi mostreremo tramite lui stesso quale sia l'uomo
che Dio fa, e quando e in che modo. Dice agli Efesini: Per deporre
l'uomo vecchio con la sua condotta passata, che si corrompe dietro
le passioni ingannatrici, e rinnovarvi nello spirito della vostra mente
e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella
santit vera
4
. Vedi dunque quando viene creato l'uomo a immagine
di Dio, vedi che qui ci viene mostrato un altro uomo, un'altra
nascita, un altro modo di nascere! Infatti, quando dice: "
spogliatevi e rivestitevi ", allude certamente al tempo della fede;
quando invece attesta che l'uomo nuovo stato creato da Dio,
indica che l'uomo vecchio non stato fatto n da lui n
conformemente a lui. E quando continua dicendo che quello fu fatto
nella santit, nella giustizia e nella verit, designa e indica l'altro
modo di nascere, il quale, - ho detto - assai dissimile da questo
che ha seminato i nostri corpi con gli abbracci libidinosi dei nostri
genitori, e insegna anche che esso non viene da Dio, col dimostrare
che solo l'altro viene da Dio. Anche ai Colossesi dice di nuovo la
stessa cosa: Spogliatevi dell'uomo vecchio con le sue azioni e
rivestitevi del nuovo, che si rinnova nella conoscenza di Dio
secondo l'immagine di colui che lo ha creato in voi. E qui non
mostr soltanto che l'uomo nuovo quello che fatto da Dio, ma
insegn anche quando e in che modo esso venga formato, cio
nella conoscenza di Dio, col che si intende il tempo della fede. In
pi, dice: Secondo l'immagine di colui che lo ha creato in voi,
perch da ci sia chiaro che l'uomo vecchio non n a immagine di
Dio n da lui formato. Infatti le parole che seguono, quando dice:
Qui non c' pi maschio o femmina, Giudeo o Greco, barbaro o
Scita
5
, ci mostrano ancora di pi che la nascita in cui Dio opera
quando forma l'uomo non quella che ci fece maschi e femmine,
Greci e Giudei, Sciti e barbari, bens quella che, spogliati di ogni
differenza di nazionalit, sesso e condizione, ci rende una sola cosa
ad esempio di colui che uno, cio Cristo, come l'Apostolo stesso
dice di nuovo: Quanti sono stati battezzati in Cristo, si sono rivestiti
di Cristo; non c' pi n Giudeo n Greco, n maschio n femmina,
n schiavo n libero, ma tutti sono una cosa sola in Cristo
6
.
Pertanto l'uomo fatto da Dio quando da molti diventa uno, e non
quando da uno diviso in molte cose. La prima nascita, cio quella
corporale, ci ha diviso; la seconda, intelligibile e divina, ci rende
uniti: con ogni ragione, quindi, abbiamo ritenuto che quella vada
ascritta alla natura del corpo, e questa alla maest suprema. Per
tale motivo l'Apostolo stesso dice ancora ai Corinti: Sono io che vi
ho generato in Cristo Ges, mediante il Vangelo
7
, e ai Galati
parlando di se stesso: Quando piacque, a colui che mi scelse sin dal
seno materno, di rivelare a me suo Figlio perch lo annunziassi in
mezzo alle genti, subito, non consultai n la carne n il sangue
8
.
Vedi dunque che egli afferma dappertutto che noi siamo formati da
Dio in quest'altra nascita, quella spirituale, e non nella precedente,
oscena e impudica, che ci ha concepito, formato e generato nel
grembo materno in un modo n pi elevato n pi puro rispetto agli
altri animali. Se vorrete porre attenzione a questo, troverete che a
tale riguardo siamo lontani da voi non tanto in ci che professiamo,
quanto nell'interpretazione che ne diamo: se a voi piace riferire la
formazione da parte di Dio all'uomo vecchio, esteriore e terreno,
noi al contrario l'abbiamo assegnata all'uomo celeste, interiore e
nuovo, n lo facciamo con temerariet o presunzione, ma
apprendendolo da Cristo e dai suoi apostoli che, come si sa, furono
i primi ad insegnare questa dottrina nel mondo.
L'uomo interiore e l'uomo esteriore non sono due uomini, ma
uno solo, interamente opera di Dio.
2. AGOSTINO. L'apostolo Paolo vuole che si intenda, come uomo
interiore, la mente spirituale e come uomo esteriore il corpo e
questa vita mortale; tuttavia non si legge mai nelle sue lettere che
abbia detto che ambedue siano simultaneamente due uomini, bens
uno solo, che Dio fece nella sua totalit, tanto cio l'interiore
quanto l'esteriore; ma lo fece a sua immagine solo per ci che
interiore, facendolo non soltanto incorporeo, ma anche razionale,
caratteristica che invece gli animali non possiedono. Non fece
dunque un uomo a sua immagine e un altro non a sua immagine
bens, poich ambedue le cose, l'interiore e l'esteriore, sono un
unico uomo, questo unico uomo che egli fece a sua immagine:
non nel fatto che ha un corpo e una vita corporea, ma nel fatto che
possiede una mente razionale, con cui conosce Dio e si antepone, in
virt della superiorit stessa della ragione, a tutti gli esseri
irrazionali. Fausto concede che l'uomo interiore sia fatto da Dio
quando dice: Si rinnova nella conoscenza di Dio secondo l'immagine
di colui che lo ha creato. Io riconosco certamente questa
affermazione dell'Apostolo
9
; ma perch egli non riconosce l'altra:
Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha
voluto
10
? Dunque l'Apostolo predica Dio anche come creatore del
corpo esteriore: perch Fausto di l sceglie ci che ritiene a proprio
vantaggio, e tace o rifiuta ci che d un taglio alle favole di Mani?
Inoltre Paolo stesso, nel discutere dell'uomo terreno e dell'uomo
celeste, distinguendo tra il mortale e l'immortale, tra ci che siamo
in Adamo e ci che saremo in Cristo, ha riferito al corpo terreno,
cio al corpo animale, una testimonianza presa dalla medesima
legge, dal medesimo libro e dal medesimo passo in cui sta scritto
che Dio fece anche l'uomo terreno. Infatti, nel trattare in che modo
i morti risorgeranno e in quale corpo torneranno, facendo delle
similitudini con i semi del frumento, che vengono seminati come
semplici chicchi e Dio d loro un corpo conforme al suo volere, a
ciascun seme il proprio - e cos non di meno distruggendo l'errore di
Mani, che dice che il grano, le erbe e ogni radice e frutto sono creati
dalla stirpe delle tenebre e non da Dio, e crede che Dio, anzich
operare qualcosa in esse, sia invece incatenato in quelle forme e
generi di cose -, dopo aver dunque detto questo contro la vanit
sacrilega di Mani, venne alle differenze tra le carni. Non ogni carne
la medesima carne, disse, e di l pass a quella dei corpi celesti e
dei corpi terrestri e poi alla trasformazione del nostro corpo, per la
quale esso pu diventare spirituale e celeste. Si semina - dice -
ignobile, risorger glorioso; si semina debole, risusciter pieno di
forza; si semina un corpo animale, risorger un corpo spirituale. E
volendo mostrare di l l'origine del corpo animale, dice: Se c' un
corpo animale, vi anche un corpo spirituale; cos infatti sta
scritto: Il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente
11
. Ci
scritto anche nella Genesi
12
, dove si narra come Dio fece l'uomo e
anim il corpo che aveva formato dalla terra. L'Apostolo chiama
uomo vecchio nient'altro che la vita vecchia, quella nel peccato,
nella quale si vive secondo Adamo, e di cui dice: A causa di un solo
uomo il peccato entrato nel mondo e con il peccato la morte; e
cos ha raggiunto tutti gli uomini, perch tutti hanno peccato in
lui
13
. Dunque tutto quell'uomo, nella sua parte cio sia interiore
che esteriore, invecchiato a causa del peccato ed stato
condannato alla pena della morte; ma ora si rinnova secondo
l'uomo interiore, nel quale viene riformato secondo l'immagine del
suo creatore, svestendosi dell'ingiustizia, cio dell'uomo vecchio, e
rivestendosi della giustizia, cio dell'uomo nuovo. Allora, quando
risorger il corpo spirituale, che viene seminato animale, anche
l'esteriore ricever la dignit della condizione celeste, affinch sia
ricreato tutto ci che fu creato e sia rifatto tutto ci che fu fatto,
ricreandolo colui che lo ha creato e rifacendolo colui che lo ha fatto.
Lo spiega brevemente quando dice: Il corpo morto a causa del
peccato, ma lo spirito vita a causa della giustificazione. Se lo
Spirito di colui che ha resuscitato Cristo dai morti abita in voi, colui
che ha resuscitato Cristo dai morti dar la vita anche ai vostri corpi
mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi
14
. Chi infatti,
istruito nella verit cattolica, ignora che fra gli esseri umani alcuni
sono maschi e altri femmine secondo il corpo, ma non secondo la
mente spirituale, nella quale veniamo rinnovati secondo l'immagine
di Dio? Tuttavia l'Apostolo stesso un'altra volta testimone del
fatto che Dio li fece ambedue, quando dice: Nel Signore, n la
donna senza l'uomo, n l'uomo senza la donna; come infatti la
donna deriva dall'uomo, cos l'uomo ha vita dalla donna; tutto poi
proviene da Dio
15
. Ma che dice di fronte a questo la fallacia inetta
di uomini divenuti estranei alla vita di Dio per l'ignoranza che in
loro, a causa della cecit del loro cuore
16
, se non che " nelle lettere
apostoliche vero ci che vogliamo, falso ci che non vogliamo "?
Delirino cos, se sono Manichei, o tornino alla ragione, e non siano
pi Manichei! Poich ammettono che l'uomo interiore si rinnova ad
immagine di Dio e adducono anche questa ulteriore testimonianza:
" Fausto dice che Dio fa l'uomo quando l'uomo interiore si rinnova
nella conoscenza di Dio ", se domandi loro se a farlo fu lo stesso
che lo rifa, se a crearlo fu lo stesso che lo rinnova, ti risponderanno
di s. Se a partire da questa risposta chiediamo loro quando form
quello che ora riforma, cercano dove nascondersi, per non essere
costretti a svelare l'infamia della loro favola. Dicono infatti che
l'uomo non fu formato o creato o costituito da Dio, ma che una
parte della sostanza di lui inviata contro i suoi nemici; che non
invecchiato per il peccato, ma stato reso prigioniero dalla
necessit e deformato dai nemici, e altre cose che mi ripugna dire.
L menzionano anche un Primo Uomo, non quello che l'Apostolo
chiama terreno perch tratto dalla terra
17
, ma non so quale altro
loro proprio, uscito dal serbatoio delle loro menzogne: su questo
Fausto tace del tutto, pur avendo posto in discussione il problema
dell'uomo, temendo in qualche modo di rivelarsi a coloro contro i
quali disputa.

1 - Cf. Rm 6, 7; 1 Cor 15; 2 Cor 4; Ef 3, 4; Col 3.
2 - Gv 3, 3-6.
3 - Gal 4, 19.
4 - Ef 4, 22-24.
5 - Col 3, 9-11.
6 - Gal 3, 27-28.
7 - 1 Cor 4, 15.
8 - Gal 1, 15-16.
9 - Col 3, 10.
10 - 1 Cor 12, 18.
11 - 1 Cor 15, 35-45.
12 - Cf. Gn 2, 7.
13 - Rm 5, 12.
14 - Rm 8, 10-11.
15 - 1 Cor 11, 11-12.
16 - Cf. Ef 4, 18.
17 - Cf. 1 Cor 15, 47.
LIBRO VENTICINQUESIMO
Secondo Fausto, Dio limitato, poich Dio soltanto dei
circoncisi.
1. FAUSTO. " Dio ha un limite o illimitato? ". Se non erra la vostra
preghiera, che recita " Dio di Abramo e Dio di Isacco e Dio di
Giacobbe
1
", Dio ha un limite, a meno che non sia uno il Dio sul
quale mi interroghi e un altro quello a cui rivolgete le vostre
preghiere; del resto, il confine della circoncisione, che separa
Abramo, Isacco e Giacobbe dalla societ degli altri popoli
2
, delimita
anche il potere di Dio stesso nei loro confronti: ma se uno ha un
potere limitato, non manca egli stesso di limite. Inoltre, in questa
preghiera non fate alcuna menzione degli antichi che vissero prima
di Abramo, cio Enoch, No e Sem
3
e altri simili a loro, i quali non
negate che furono giusti pur avendo il prepuzio, ma poich
mancavano del segno della circoncisione non volete che egli sia
anche il loro Dio, ma soltanto di Abramo e della sua stirpe. Pertanto
se c' un Dio unico e illimitato, cosa significa la cautela della vostra
invocazione, tanto diligente e sollecita che, non contenti di aver
nominato Dio, aggiungete anche di chi , cio di Abramo e di Isacco
e di Giacobbe, come se la vostra orazione dovesse errare in una
folla di di, o fare naufragio a meno che non navighi sotto la
bandiera di Abramo? Non assurdo che, con validi motivi, i Giudei
preghino in tal modo, in quanto circoncisi: cos infatti mostrano di
invocare il Dio della circoncisione, a motivo degli di del prepuzio.
Ma perch mai voi facciate lo stesso, lo comprendo poco, dal
momento che non portate affatto il segno che aveva Abramo, del
quale invocate il Dio. In verit - cosa che si pu capire - i Giudei e il
Dio dei Giudei sembrano essersi imposti a vicenda dei segni per
mutuo riconoscimento, al fine di non allontanarsi tra loro. Dio
stesso li segn con l'osceno marchio della circoncisione affinch, in
qualunque terra e in qualunque popolo si trovino, siano riconosciuti
come suoi tramite la circoncisione; essi a loro volta segnarono il
loro Dio con il soprannome dei loro antenati affinch, ovunque egli
si trovi, anche in mezzo a una folla grande di di, all'udire " Dio di
Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe ", riconosca subito che
lui ad essere invocato. Cosa che spesso suole accadere tra persone
che hanno lo stesso nome: nessuno di loro, chiamato, risponde, se
non ode il soprannome. Allo stesso modo, anche il pastore del
gregge e quello del bestiame grosso marchiano a fuoco i loro
animali, affinch nessuno usurpi come suoi quelli di un altro. Dal
momento che anche voi vi comportate in modo simile a costoro,
dicendo " Dio di Abramo e Dio di Isacco e Dio di Giacobbe ",
dimostrate non solo che Dio ha un limite, ma anche che voi gli siete
estranei, dato che non possedete il suo marchio e il suo segnale,
cio la mutilazione delle parti virili attraverso la quale egli riconosce
i suoi. Pertanto, se questo che voi adorate Dio, risulta da ci del
tutto evidente che egli possiede un limite. Se volete invece che Dio
sia illimitato, bisogna che prima rinunciate a questo qui e che,
mutata preghiera, vi pentiate del vostro errore passato. Di tale
punto si trattato in modo che, a proposito del vostro Dio, ci
sembra di avervi sconfitti; per il resto, se ci si chiede se il sommo e
vero Dio sia illimitato oppure no, potremo esserne edotti con
brevit dall'opposizione del bene e del male. Ch se non esiste il
male, Dio senz'altro privo di limite; se invece il male esiste, egli
ha un limite; ma consta che il male esista: dunque Dio non
illimitato. Infatti i mali cominciano a esistere l dove finiscono i beni.
I Manichei non sono neppure in grado di concepire le realt
spirituali.
2. AGOSTINO. Non sia mai che qualcuno che vi conosce vi chieda
questo, o discuta di tale argomento con gente come voi! Prima
infatti dovete essere purificati dall'immaginazione dei pensieri
carnali e corporali attraverso una fede pia e una ragione veritiera,
per piccola che sia, affinch possiate, in qualche modo e sia pur
parzialmente, pensare a cose spirituali. Finch non ne sarete in
grado - la vostra eresia non sa fare altro che estendere il corpo,
l'anima e Dio per spazi locali, finiti o infiniti, sebbene soltanto il
corpo occupi lo spazio o sia occupato da esso - agirete con pi
saggezza se non vi immischierete in questa questione, rispetto alla
quale n potete insegnare nulla di vero, come neanche rispetto alle
altre, n siete capaci di imparare, cosa che forse potreste fare nelle
altre se non foste superbi e litigiosi. Quando infatti si comincia a
domandare come Dio sia limitato, lui che non contenuto da
nessun luogo, in che modo sia illimitato, lui che totalmente
conosciuto dal Figlio, come sia limitato colui che immenso e
illimitato colui che perfetto, come sia limitato se non ha misura e
infinito se la misura di tutte le cose, ogni pensiero carnale
svanisce, e se vuole diventare ci che ancora non , prima
arrossisce per ci che . Pertanto la questione che voi ci ponete, se
Dio sia finito o infinito, la finirete meglio tacendo, fintantoch non
smetterete di errare cos lontano dal fine della legge, che Cristo.
Sul perch il Dio di Abramo e di Isacco e di Giacobbe, che il Dio
vero di tutta la creazione, abbia voluto presentarsi al suo popolo
con quel nome, abbiamo gi detto abbastanza, e anche in merito
alla circoncisione abbiamo spesso ribattuto a calunnie inette, nelle
parti precedenti di questa nostra opera. Costoro poi non
deriderebbero in alcun modo il segno posto da Dio in un'adeguata
parte del corpo, nel quale fu prefigurata la spoliazione della carne,
se riflettessero con mente di Cristiani e non di eretici sul senso di
queste parole: Tutto puro per i puri. Ma poich vero anche ci
che segue: Ma per i contaminati e gli infedeli nulla puro; sono
contaminate la loro mente e la loro coscienza
4
, a costoro che ci
sbeffeggiano e mordacemente ci insultano facciamo dolcemente
presente che, se a loro avviso la circoncisione vergognosa, a
questo proposito non hanno nulla di cui ridere, ma piuttosto hanno
di che piangere, dal momento che il loro dio stato mescolato,
incatenato e insozzato sia in quella particola che viene tagliata sia
nel sangue che ne cola.

1 - Cf. Es 3, 15.
2 - Cf. Gn 17, 9-14.
3 - Cf. Gn 5.
4 - Tt 1, 15.
LIBRO VENTISEIESIMO
Secondo fausto, Ges n nacque ne mor realmente.
Paragone con Elia.
1. FAUSTO. " Se Ges non nacque, come mor? ". Evidentemente si
tratta di una congettura: e nessuno si serve di una congettura, se
non chi manca di prove. Risponderemo tuttavia anche a questo
adducendo soltanto esempi tratti dalle cose in cui voi siete soliti
credere: se sono veri, ci daranno ragione; se sono falsi, vi
distruggeranno. Tu dunque dici: " In che modo Ges mor, se non
fu un uomo? ". E io ti ribatto: in che modo Elia, pur essendo un
uomo, non mor? Forse che a un mortale fu lecito, al di l della sua
condizione, appropriarsi del diritto all'immortalit, e a Cristo
immortale non fu lecito, se necessario, usurpare qualcosa spettante
alla morte? E se Elia vive in eterno contrariamente alla natura,
perch non concedi che Ges, ancor pi contrariamente la natura,
sia potuto morire per soli tre giorni, soprattutto quando credete che
non solo Elia, ma anche Mos e Enoch, siano immortali e siano stati
rapiti in cielo con il loro corpo? Pertanto, se con tale
argomentazione si deduce a ragione che Ges fu un uomo perch
mor, col medesimo argomento si potr dedurre anche che Elia non
fu un uomo perch non mor. Ma falso che Elia non fu un uomo,
sebbene sia creduto immortale: e ugualmente falso sar che Ges
fu un uomo, sebbene si ritenga che sia morto. E se vuoi credere a
me che dico la verit, entrambi lasciarono presso gli Ebrei una falsa
credenza, Ges riguardo alla morte e Elia riguardo all'immortalit:
infatti n l'uno mor, n l'altro non mor. Ma voi credete quello che
volete: e quello che non volete credere, lo riconducete alla natura.
Ordunque, se ricerchiamo cosa sia proprio della natura, essa non
richiede n che l'immortale muoia, n che il mortale non muoia. Se
per ricerchiamo in Dio e nell'uomo il potere che hanno di compiere
ci che vogliono, penso piuttosto che Ges pot morire, anzich Elia
non morire: infatti il potere era maggiore in Ges che in Elia. E se
tu, contro la legge della natura, elevi al cielo uno meno potente e,
dimenticata la sua condizione e la sua natura, lo consacri
all'immortalit, perch io non dovr ammettere che Ges pot
morire se lo volle, dovessi anche accettare che quella fu una morte
vera e non un'apparenza di morte? Come infatti sin dall'inizio, prese
le sembianze dell'uomo, egli simul tutti gli affetti della condizione
umana, cos non era fuori luogo che anche alla fine, per confermare
il suo piano, desse l'impressione di morire.
Secondo Fausto come i miracoli contro natura, anche la
morte di Ges fu il frutto del suo potere divino.
2. Inoltre occorre ricordare che, se ci si chiede cosa sia lecito a uno
secondo la natura, la domanda va posta circa tutto quello che Ges
fece, non solamente circa la sua morte. La natura, infatti, non
permette a un cieco dalla nascita di vedere la luce: eppure Ges
sembra aver agito con potenza verso ciechi di tal genere, al punto
che i Giudei stessi esclamarono che dall'inizio del mondo mai si era
visto che uno aprisse gli occhi di un cieco nato
1
. Il fatto che risan
una mano inaridita, che restitu la voce e la parola a chi ne era
privo per natura, che ristabil lo spirito vitale in corpi morti e gi
decomposti dopo averne ricostruito la struttura, in chi mai non
produce stupore, costringendolo in qualche modo a non crederci,
quando pensa a ci che lecito e a ci che non lecito per natura?
Tuttavia noi Cristiani crediamo comunemente che tutte queste cose
furono da lui compiute: perch consideriamo non la natura, ma
soltanto il potere e la forza di Dio. Si legge anche che una volta,
gettato gi dal ciglio di un monte dai Giudei, se ne and illeso. Uno
che, precipitato gi da un monte, non mor perch non volle,
perch dunque non pot anche morire quando lo volle? E questa sia
per ora la nostra risposta, dato che vi piace argomentare e vi
peritate con un'arma a voi estranea, volendo disputare secondo
dialettica. Per il resto, secondo noi, n Ges mor, n Elia
immortale.
Dio onnipotente non agisce mai n contro natura n contro
verit.
3. AGOSTINO. Tutto ci che di Enoch, di Elia e di Mos ci
attestato dalla sacra Scrittura, collocata al vertice sommo
dell'autorit grazie a prove sicure e grandi della sua affidabilit,
questo noi crediamo, e non ci che Fausto sospetta che crediamo.
Uomini che sbagliano come voi non possono sapere cos' secondo
natura e cosa invece contro. Non neghiamo che nell'uso umano si
dice che contro natura una cosa contraria alla consuetudine
naturale nota ai mortali. Come il caso di cui parla l'Apostolo: Se tu
sei stato reciso dall'oleastro che eri secondo la tua natura e contro
natura sei stato innestato su un olivo buono
2
; egli ha definito
contro natura ci che contrario alla consuetudine della natura cos
come gli uomini la conoscono, cio che un oleastro innestato su un
olivo buono produca non bacche di oleastro, ma olive buone. Dio,
creatore e autore di tutte le nature, non fa nulla contro natura: per
ciascuna cosa sar naturale quel che ad essa avr fatto colui dal
quale proviene ogni misura, numero e ordine della natura. Neppure
l'uomo fa qualcosa contro natura, se non quando pecca, e
nondimeno ricondotto alla natura mediante il castigo. pertinente
al naturale ordine della giustizia che i peccati o non avvengano, o
non possano restare impuniti. In ambedue i casi, l'ordine naturale
viene rispettato, se non dall'anima, senz'altro da Dio. I peccati
infatti vessano la coscienza e nuocciono all'animo, quando
peccando viene privato della luce della giustizia, sebbene ad essi
non seguano le sofferenze, le quali o sono applicate a chi deve
correggersi o sono riservate per la fine a chi non si corretto. Ma
non incongruente affermare che Dio fa qualcosa contro natura,
quando lo fa contro ci che noi conosciamo della natura. Noi infatti
chiamiamo natura il corso a noi noto e abituale della natura, e ci
che Dio compie di contrario ad esso prende il nome di prodigio e
miracolo. Ma contro la somma legge di natura sconosciuta sia agli
empi che ai deboli, Dio non fa nulla, cos come non fa nulla contro
se stesso. La creatura spirituale e razionale, genere in cui
compresa anche l'anima umana, quanto pi si fa partecipe di quella
legge e luce immutabile, tanto pi distingue ci che si pu fare e ci
che non si pu; quanto pi invece se ne allontana, si meraviglia
tanto pi degli eventi insoliti quanto meno vede quelli che dovranno
accadere.
Il caso di Elia.
4. Per questo non sappiamo cosa sia avvenuto ad Elia: tuttavia
crediamo di lui ci che attesta la veritiera Scrittura. Sappiamo
senza dubbio che accadde di lui ci che nella volont di Dio: ci
che invece non nella volont di Dio, non pu in alcun modo
accadere di nessuno. Pertanto, se mi si dice che pu avvenire, ad
esempio, che la carne di questo o quell'uomo si trasformi in corpo
celeste, ammetto che possa avvenire, per ignoro se avverr e lo
ignoro perch la volont di Dio in proposito mi nascosta; tuttavia
non mi nascosto che quella cosa certamente avverr, se nella
volont di Dio. Quindi, se sentir che qualcosa doveva succedere,
ma che Dio fece in modo che non succedesse, con totale sicurezza
risponder: la cosa che doveva avvenire quella che Dio ha fatto, e
non quella che egli avrebbe fatto, se fosse dovuta avvenire. Infatti
Dio sapeva certamente ci che avrebbe fatto e dunque sapeva
simultaneamente che non sarebbe accaduto ci che avrebbe fatto
in modo che non accadesse; e senza dubbio pi vero ci che Dio
sa di ci che l'uomo pensa. Ne deriva che ci che deve avvenire non
pu non avvenire, cos come ci che passato non pu non essere
avvenuto, poich non nella volont di Dio che una cosa sia falsa
in virt di ci che la rende vera. Pertanto, tutte le cose che
veramente devono avvenire, senza dubbio avverranno; se invece
non avverranno, non dovevano avvenire; ugualmente, tutto ci che
veramente passato, senza dubbio passato.
Dio pu compiere anche ci che all'uomo appare insolito.
5. Chiunque dice: " Se Dio onnipotente, faccia che le cose che
sono state fatte non siano state fatte ", non si accorge che sta
dicendo questo: " Se onnipotente, faccia che le cose che sono
vere siano false, in virt di ci stesso per cui sono vere ". In effetti,
Dio pu fare che una cosa che era non sia pi: fa che non sia pi
quando ha trovato che esiste una cosa per cui questo possa
accadere, ad esempio quando con la morte fa in modo che non
esista pi uno che con la nascita ha cominciato ad esistere. In tal
caso, infatti, ha trovato una cosa per la quale ci pu accadere. Ma
chi potrebbe dire che egli fa in modo che non esista una cosa che
gi non esiste pi? Tutto ci che passato, infatti, non c' pi:
giacch, se per esso pu accadere qualcosa, vuol dire che c'
ancora qualcosa per cui ci pu avvenire, e se cos, in che modo
si tratta di passato? Dunque, non esiste pi ci che veramente
diciamo essere esistito, ma vero che esso esistette, poich vero
nella nostra affermazione, non in quella cosa che non esiste pi.
Dunque l'affermazione con cui diciamo che qualche cosa esistita,
vera, perch la cosa di cui diciamo questo non esiste pi. Dio non
pu rendere falsa questa affermazione, perch egli non contrario
alla verit. E se domandi dove questa affermazione sia vera,
innanzitutto si scopre che lo nell'animo nostro, quando sappiamo
e affermiamo che ci vero. Ma se anche si canceller dall'animo
nostro, quando avremo dimenticato ci che sappiamo, rimarr per
la verit stessa. Sempre infatti sar vero che esistito ci che
esisteva e non esiste pi; e l sar vero che ci che era stato,
dove era vero che, prima di avvenire, ci che non era sarebbe
avvenuto. Dio non si pu opporre a questa verit, egli nel quale
dimora la verit stessa somma e immutabile, e dal quale
illuminato, affinch esista, tutto ci che vero nell'anima e nella
mente di chiunque. Quando affermiamo che Dio onnipotente, non
lo affermiamo nel senso che crediamo che egli possa anche morire
e che, poich non pu morire, non lo si debba allora dire
onnipotente. Egli l'unico che veramente pu essere detto
onnipotente, perch esiste veramente e perch da lui solo proviene
tutto ci che in qualche modo esiste, sia di spirituale sia di
corporale, e perch si serve di tutta la sua creazione come a lui
piace; e a lui piace, secondo la giustizia vera e immutabile che egli
stesso , tutto il mutabile: e pur essendo egli immutabile, lo muta
in conformit ai meriti delle nature o delle azioni. Dovremo forse
dunque dire che Elia, che era una creatura, non poteva mutare sia
in peggio che in meglio, o che non poteva mutare in un modo
insolito per il genere umano, secondo la volont di Dio onnipotente?
Chi sar cos stolto da dire una cosa simile? Perch allora non
crediamo a ci che di lui si narra nella Scrittura veracissima? A
meno che pensiamo che Dio possa compiere soltanto ci che siamo
abituati a vedere.
Cristo, come uomo, mor veramente.
6. " Ma se Elia fu uomo e pot non morire " - dice - " perch Cristo,
pur non essendo uomo, non avrebbe potuto morire? come se uno
dicesse: Se la natura dell'uomo ha potuto essere cambiata in
meglio, perch la natura di Dio non avrebbe potuto cambiare in
peggio? ". Stolto! Perch la natura dell'uomo mutabile, mentre
quella di Dio immutabile. Infatti qualcuno parimenti del tutto folle
potrebbe dire: Se Dio pu concedere a un uomo di regnare in
eterno, perch non pu anche far s di dannare se stesso in eterno?
" Io non dico questo " - continua - " ma tu almeno paragona i tre
giorni della morte di Dio alla vita eterna dell'uomo ". Certo, se tu
intendessi la morte di Dio per tre giorni come morte in lui della
carne che assunse dalla stirpe dei mortali, saresti nel vero: infatti la
verit evangelica predica che questa morte di Cristo per tre giorni si
comp in favore della vita eterna degli uomini. Se invece vuoi che
non sia assurdo credere a una morte di tre giorni nella stessa
natura divina, senza che sia stata assunta alcuna creatura mortale,
per il fatto che alla natura umana pu essere donata l'immortalit,
vaneggi completamente, come uno che non conosce n Dio n i
doni di Dio. E come mai non dici quello che ho affermato sopra, e
ritieni che dio non si procur una condanna in eterno, quando
quella porzione del vostro dio rimarr conficcata per sempre nel
globo? Forse dirai che una parte di luce luce, mentre una parte di
dio non dio? Che udiate infine da noi, senza alcun ragionamento e
nella piana verit della fede, per quale motivo crediamo che Elia,
nato uomo, fu rapito dalla terra per intervento di Dio e che Cristo
veramente nacque da una vergine e veramente mor in croce:
crediamo queste cose perch sia ci che si riferisce a Elia sia ci
che si riferisce a Cristo attestato dalla sacra Scrittura
3
: nessuno
pio, se non chi crede ad essa, e solo chi empio non le crede. Voi
negate che ci si riferisca a Elia, perch falsificate tutto. Di Cristo,
invece, neppure affermate che non pot nascere e che pot morire,
bens sostenete che la sua nascita da una vergine non avvenne, e
che la sua morte in croce fu falsa, cio anch'essa inesistente, e
simulata per ingannare gli occhi umani: con l'unico scopo checoloro
che crederanno a cose simili perdonino a voi che mentite in tutto.
Sulla vera nascita e morte di Cristo si deve credere al
Vangelo.
7. Chi mai vi domander quel che Fausto, come fosse un cattolico,
domanda a se stesso, e cio: " Se Ges non nacque, come mor? ".
Soltanto chi poco considera che Adamo stesso non nacque e
tuttavia mor. Se dunque il Figlio di Dio avesse voluto formare per
s una carne umana e vera da dove la form anche per quel primo
uomo, poich tutte le cose sono state fatte attraverso di lui
4
, chi
oserebbe affermare che non avrebbe potuto? Se poi avesse voluto
trasformare il corpo, assunto da una creatura del cielo o dell'aria o
dell'acqua, nella verissima realt della carne umana, nella quale
poter vivere e morire da uomo mortale, chi negherebbe che
avrebbe potuto farlo, egli che Figlio onnipotente dell'Onnipotente?
Non si oserebbe. E infine, se non avesse voluto assumere il corpo
da nessuno degli elementi corporei che furono creati per mezzo di
lui, ma piuttosto creare per s dal nulla una vera carne, cos come
per mezzo di lui furono create tutte le cose che non esistevano, chi
di noi sosterrebbe di no, che ci non sarebbe potuto avvenire? Noi
dunque non crediamo che nacque dalla vergine Maria perch non
poteva esistere in una vera carne e mostrarsi agli uomini in altro
modo, ma perch cos sta scritto nella Scrittura, se non crederemo
alla quale non potremo n essere Cristiani n salvarci. Crediamo
dunque che Cristo nacque dalla vergine Maria, perch cos scritto
nel Vangelo; crediamo che fu crocifisso e che mor, perch cos
scritto nel Vangelo; e che veramente nacque e veramente mor,
perch il Vangelo verit. Perch mai abbia voluto patire tutte
quelle cose nella carne assunta dal grembo di una donna, egli solo
ne conosce il motivo: se perch ritenne che si dovessero lodare e
onorare ambedue i sessi che aveva creato anche in tal modo,
assumendo cio la forma di un uomo e nascendo da una donna, o
per qualche altra causa, qualunque essa sia, non potrei affermarlo
temerariamente. Dir tuttavia con sicurezza che non accadde
diversamente da come ce lo ha mostrato la verit evangelica, n
conveniva che accadesse diversamente da come giudic la Sapienza
di Dio. Noi anteponiamo l'affidabilit del Vangelo a tutte le dispute
degli eretici, e lodiamo la decisione della Sapienza di Dio al di sopra
di qualunque decisione di qualsiasi creatura.
In Cristo fu autentico, e non simulato, ogni moto della
natura umana.
8. Fausto tuttavia ci esorta a credergli, dicendo: " E se vuoi credere
a me che dico la verit, entrambi lasciarono presso gli Ebrei una
falsa credenza, Ges riguardo alla morte e Elia riguardo
all'immortalit ", nonostante dica poco dopo: " Come infatti sin
dall'inizio, prese le sembianze dell'uomo, egli simul tutti i moti
della condizione umana, cos non era fuori luogo che anche alla
fine, per confermare il suo piano, desse l'impressione anche di
morire ". Uomo pessimo e sommamente fallace, come potrei
credere che dici la verit, se affermi che Cristo pot simulare la
morte? Dunque egli mentiva quando diceva: Bisogna che il Figlio
dell'uomo venga ucciso e risorga il terzo giorno
5
, e tu invece non
mentisci e dici che dobbiamo crederti perch affermi il vero? Pi
veritiero fu Pietro, quando gli disse: Dio ne scampi, Signore, questo
non ti accadr mai, onde merit di udire: Lungi da me, Satana!
6
E
certamente non lo ud senza frutto, egli che in seguito, emendatosi
e divenuto perfetto, predic la verit della morte di Cristo fino alla
morte propria. Se egli, che pens soltanto che Cristo non sarebbe
morto, merit di udire Satana, cosa meriterai di udire tu, che non
solo neghi che Cristo mor, ma dici anche che simul la morte? " Ma
si deve credere " -dice - " che simul anche la morte, poich simul
tutti i moti della condizione umana ". Chi ti conceder, contro il
Vangelo, che egli abbia simulato tutti i moti della condizione
umana? Se l'evangelista disse che Ges dorm
7
, se disse che ebbe
fame
8
, ebbe sete
9
, si rattrist
10
, si rallegr e altro del genere,
tutte queste cose sono vere, e sono state narrate in modo da
scrivere non che egli le simul, ma che le fece o le manifest
davvero, non per la necessit della sua condizione, ma per la
volont di insegnare e anche per divino potere. L'uomo, infatti,
nella maggior parte dei casi si adira sebbene non voglia; sebbene
non voglia, si rattrista; sebbene non voglia, si addormenta;
sebbene non voglia, ha fame e sete: egli invece fece tutte queste
cose perch volle. Gli uomini nascono e soffrono, sia che lo vogliano
o no: a lui invece anche queste cose accaddero perch le volle.
Nondimeno esse sono vere e sono state scritte di lui con fedelt e
veridicit, affinch chiunque creda al suo Vangelo sia istruito con la
verit e non beffato con le menzogne.

1 - Cf. Gv 9.
2 - Rm 11, 24.
3 - 2 Re 2, 11; Mt 1, 25; 17, 50.
4 - Cf. Gv 1, 3.
5 - Lc 24, 7.
6 - Mt 16, 22-23.
7 - Cf. Mt 8, 24.
8 - Cf. Mt 4, 2.
9 - Cf. Gv 19.
10 - Mt 26, 37.
LIBRO VENTISETTESIMO
Secondo Fausto, Ges pot patire senza per essere
veramente nato.
1. FAUSTO. " Se Ges non nacque, neppure pat; se invece pat,
allora anche nacque ". Non vi conviene, credetemi, cercare in
queste cose la consequenzialit propria della natura: altrimenti
tutta la vostra fede si indebolir. Infatti, voi credete anche che
Ges nacque da una vergine senza l'unione con un uomo, e se gli
antecedenti vanno provati con i conseguenti, ci sar falso. Vi si
potrebbe rispondere in questo modo: Se Ges nato da una donna,
fu anche generato per il seme di un uomo; se invece non fu
generato per il seme di un uomo, non neppure nato da una
donna. Invece pot nascere, come voi credete, senza che un uomo
abbia fornito il suo seme: perch dunque non avrebbe potuto anche
patire senza essere stato partorito?
Ges, invece, volle sia nascere sia patire.
2. AGOSTINO. Nessuno ti propone ci che tu proponi a te stesso, a
meno che non sia un ignorante che tu inganni, e meno che mai un
istruito, dal quale saresti convinto. Infatti Ges poteva sia nascere
senza che un uomo fornisse il seme, sia patire senza essere stato
partorito: ma una delle due cose la volle, l'altra non la volle. Volle
infatti nascere senza che un uomo fornisse il seme, ma non volle
patire senza essere stato partorito, poich pat essendo stato
partorito. Mi chiedi: " Come lo sai? ". Perch lo leggo nel Vangelo
della verit. Ma se io chiedo a te: " Come sai quel che dici? ", tu mi
poni dinnanzi l'autorit di Mani e dici che nel Vangelo ci sono falsit.
Ma io non crederei a Mani che afferma tali cose neppure se non
vantasse che Cristo ment. Egli adduce non ci che trova in Cristo,
ma ci che piace a lui.
LIBRO VENTOTTESIMO
La genealogia di Matteo - dice Fausto - dimostra che Cristo
non nacque.
1. FAUSTO " Per non avrebbe potuto morire tranne nel caso che
fosse nato ". E io rispondo: neppure avrebbe potuto nascere,
tranne nel caso che non fosse Dio. O se pot essere Dio e nascere,
perch non poteva anche non nascere e morire? Vedi dunque che
su questo tema non molto utile cercare la consequenzialit, o
appoggiarsi alle argomentazioni quando si tratta di cose che
riguardano Ges; si deve piuttosto cercare ci che egli stesso
proclam di s, e gli apostoli di lui. Bisogna studiare con attenzione
la sua genealogia e vedere se coerente con se stessa, e non
cercare la verit sulla sua nascita partendo dalla congettura della
sua passione, visto che avrebbe potuto patire senza essere nato e,
essendo nato, non patire, soprattutto perch voi stessi riconoscete
che a Dio nulla impossibile: cosa che sarebbe anch'essa falsa, se
si constatasse che, non essendo nato, non pot morire.
Su Cristo, risponde Agostino, solo i Vangeli custoditi dalla
tradizione della Chiesa sono autorevoli.
2. AGOSTINO. Ancora una volta, come fai spesso, enunci una cosa
che non senti dire da quelli che ti confutano. Nessuno ti dice: " Non
poteva morire se non era nato ", visto che Adamo mor, sebbene
non fosse nato, ma ti si dice: " Nacque, perch cos afferma il santo
Vangelo e non un eretico qualsiasi; mor, perch cos si legge nel
santo Vangelo e non nel libro di qualche eretico ". Ma tu, che
proibisci di argomentare quando si tratta di cose che riguardano
Ges, e ritieni che si debba cercare ci che egli stesso proclam di
s, e gli apostoli di lui, quando comincer a leggere il Vangelo di
Matteo suo apostolo, in cui si tesse tutto il racconto della sua
nascita, dirai subito che quella narrazione non di Matteo, mentre
la Chiesa intera afferma che di Matteo, essa che con successione
sicura discende dalle sedi apostoliche sino ai vescovi attuali. E tu,
cosa mi leggerai contro? Magari un libro di Mani, dove si nega che
Ges nacque da una vergine. Come dunque io credo che quel libro
di Mani, poich a partire dall'epoca in cui Mani viveva nella carne
esso stato custodito e trasmesso sino ai vostri tempi per opera
dei suoi discepoli, mediante la successione sicura dei vostri capi,
credete dunque anche voi che di Matteo questo libro, che la
Chiesa ha trasmesso senza alcuna interruzione dall'epoca in cui
Matteo visse nella carne sino a oggi, mediante una sicura
successione di passaggi. Dimmi a quale libro dovremmo piuttosto
credere: a quello dell'apostolo, che aveva aderito a Cristo quando
egli ancora era sulla terra, o a quello di un non so quale Persiano,
che nacque tanto tempo dopo? Ma forse tirerai fuori un altro libro
che porta il nome di qualche apostolo che si sa che fu scelto da
Cristo, e in esso leggerai che Cristo non nacque da Maria. Poich
necessariamente uno di questi due libri menzognero, a quale
pensi che dobbiamo accordare la nostra fiducia? A quello che la
Chiesa, fondata da Cristo, portata avanti per opera degli apostoli
mediante una serie sicura di successioni sino ai nostri giorni e
diffusa in tutto il mondo, riconosce e approva come trasmesso e
custodito sin dall'inizio, oppure a quello che la stessa Chiesa
disapprova come sconosciuto, e che per di pi presentato da
uomini cos veritieri che vantano il fatto che Cristo ment?
Le contraddizioni tra gli Evangelisti sulla genealogia di Cristo
sono solo apparenti.
3. A questo punto dirai: " Si esamini la genealogia contenuta in due
libri del Vangelo, per vedere se coerente ". Su questo abbiamo
gi detto quel che c'era da dire in un altro punto dell'opera. L'unica
cosa che vi preoccupa come Giuseppe potesse avere due padri.
Se pure riflettendo non vi fosse venuto in mente che uno quello
che lo gener e l'altro quello che lo adott, nemmeno in tal caso
avreste dovuto emettere con tanta facilit una sentenza cos
precipitosa contro un'autorit tanto grande. Se almeno adesso,
ammoniti, pensate che ci sia potuto accadere, credete con tutta
semplicit al Vangelo e cessate di argomentare in una maniera cos
scorretta e perversa!
I racconti dei discepoli unica fonte attendibile per conoscere
ci che Cristo proclam di se stesso.
4. Quanto poi al fatto che Fausto ritiene che si debba investigare su
cosa Ges proclam di se stesso, a chi non sembrer giusto? Ma
questo pu forse essere appreso diversamente che dal racconto dei
suoi discepoli? E se non si crede loro quando annunziano che
nacque da una vergine, come si dar loro credito quando
annunziano ci che proclam di se stesso? Se fossero venuti alla
luce scritti che si dicesse essere di Cristo stesso e di nessun altro
autore, come poteva avvenire che, se erano veramente suoi, non
venissero letti, non venissero accettati, non trovassero posto al
culmine sommo dell'autorit nella sua Chiesa, che a partire da lui
stesso, attraverso gli apostoli e i vescovi loro successori, si propaga
e si dilata fino al tempo presente, essa nella quale si sono gi
compiute molte cose predette anteriormente, e le rimanenti senza
dubbio accadranno e arriveranno sino alla fine? Se quegli scritti
venissero addotti, bisognerebbe considerare chi li presenta: se
fosse Cristo stesso, senza dubbio avrebbero potuto essere offerti
sin dall'inizio a quelli che allora aderivano a lui, e tramite costoro
pervenire ad altri. Se cos fosse avvenuto, essi risplenderebbero di
autorit incontrovertibile, mediante quelle successioni di capi e di
popoli che ho ricordato. Chi dunque tanto folle da credere oggi
che esista una lettera di Cristo, portata alla luce da Mani, e da non
credere che siano di Cristo i fatti e i detti che Matteo scrisse? O che,
se anche dubita che a scriverli fu Matteo stesso, non creda piuttosto
che Matteo trov nella Chiesa ci che dai tempi suoi sino ad oggi
viene proclamato con una serie sicura di successioni, e creda invece
a non so quale tizio venuto attraverso la Persia dopo duecento o pi
anni, che esorta ad aver fiducia in lui in merito a ci che Cristo
disse o fece, quando la Chiesa non avrebbe creduto affatto allo
stesso apostolo Paolo, chiamato dal cielo dopo l'ascensione del
Signore
1
, se egli non avesse trovato apostoli ancora in vita, con i
quali, comunicando e confrontando il Vangelo, apparisse che
apparteneva alla loro medesima societ? Ma quando la Chiesa ebbe
accertato che egli annunziava ci che anche quelli annunziavano,
che viveva in comunione e in unit con loro e che anche per opera
sua avvenivano segni pari a quelli che essi operavano, in virt di
tale predilezione del Signore lo rivest di autorit a tal punto che le
sue parole vengono oggi udite nella Chiesa come se in lui si udisse
parlare Cristo, come egli stesso afferm veracissimamente
2
. E Mani
pensa che la Chiesa di Cristo debba credere a lui, che parla contro
Scritture confermate da un'autorit tanto grande e ordinata!
Scritture che gli rammentano con chiarezza che, chiunque annunzi
qualcosa di diverso da ci che ha ricevuto, deve essere
scomunicato
3
.
I Manichei ritengono attendibili le Scritture solo in quanto
concordano con la loro favola.
5. " Ma adduco " - dice - " la ragione per cui dimostro che non si
deve credere a quelle Scritture ". Davvero non stai ricorrendo ad
argomentazioni? Comunque, anche nella tua stessa argomentazione
vieni sconfitto. Alla fin fine, infatti, tutta la tua argomentazione
tende a questo: che l'anima creda che la sua infelicit in questo
mondo derivi dal fatto che, nella sua miseria, and in aiuto del suo
dio affinch non venisse privato del regno; che creda che la natura
e la sostanza di Dio sia mutevole, corruttibile, violabile e insozzabile
al punto che una parte di lui non riesce a purificarsi ed egli - che la
mescol a tanta contaminazione pur sapendola innocente in quanto
procedeva dalle sue viscere, e priva di peccato nei suoi confronti -
la punisce con il supplizio eterno del globo. Questa la finale di
tutte le vostre argomentazioni e favole: magari ne fosse la fine,
per nel vostro cuore e nella vostra bocca, cos che una volta per
tutte smettiate di credere e pronunciare bestemmie cos esecrabili!
" Ma sulla base di quegli stessi scritti " - dice - " io provo che non
sempre si deve credere ad essi, poich si contraddicono ". Perch
non dici piuttosto che non bisogna mai credere ad essi, perch sono
testimoni incostanti e contraddittori? " Ma io " - dice - " scelgo ci
che vedo conforme alla verit ". A quale verit? Alla tua favola,
s'intende, che all'inizio pone la guerra di dio, a met la
contaminazione di dio e alla fine la condanna di dio. " Mai " -
continua - " si presta fede a scritti tra loro contraddittori e contrari
". Ma ci che sembrano a te, perch non li comprendi: infatti, ci
che hai addotto perch ti sembrava tale, stato dimostrato sino a
che punto tu non lo comprenda, e sar dimostrato anche di tutto
ci che ancora addurrai. Non c' dunque alcun motivo per non
credere a Scritture provviste di tanta autorit; e questo
chiaramente il motivo pi grande per scomunicare quelli che ci
annunziano altro.

1 - Cf. At 9.
2 - Cf. 2 Cor 13, 3.
3 - Cf. Gal. 1, 8-9.
LIBRO VENTINOVESIMO
Per Fausto, Cristo non mai nato, e pat e mor soltanto in
apparenza.
1. FAUSTO. " Se egli non nacque, il fatto che fu visto e che pat fu
una magia ". Questa argomentazione ti si ritorce contro, perch
allora fu una magia anche il fatto che fu portato in grembo e dato
alla luce, se non fu generato col seme di un uomo. Si sa che fuori
della legge della natura che una vergine abbia partorito e ancor pi
che sia stata trovata vergine anche dopo il parto. Perch allora non
ammetti che, altrettanto al di l della natura, egli abbia potuto
patire di sua volont, senza essere nato? Credimi: a tale proposito,
ambedue riconosciamo cose contrarie alla natura, ma con una
differenza: noi con onore, voi vergognosamente; noi diamo una
ragione probabile della sua passione, voi non ne adducete alcuna,
oppure una falsa, della sua nascita; infine, noi confessiamo che pat
solo in apparenza e che non mor veramente; voi tenete per certo
che il parto avvenne e che egli fu portato nel grembo di una donna.
Se invece non cos, confessate allora anche voi che pure questo
avvenne in modo apparente, cos da dare l'illusione che fosse nato,
e per noi avr termine ogni disputa. Infatti, ci che spesso siete
soliti affermare, ovvero che necessariamente egli nacque, perch
altrimenti non avrebbe potuto essere visto dagli uomini o parlare
con loro, ridicolo, dal momento che molte volte, come gi stato
provato dai nostri, risulta che gli angeli siano stati visti dagli uomini
e abbiano parlato con loro.
Agostino: la nascita di Cristo, come la sua resurrezione,
furono autentici miracoli di Dio e non opere di magia.
2. AGOSTINO. Non vi si dice che magia il fatto che muoia uno che
non nato: abbiamo gi ricordato sopra che ci accadde in Adamo.
Ma se anche non fosse mai accaduto, e Cristo Signore avesse
voluto venire cos, apparendo in una carne non assunta da una
vergine e tuttavia vera, in modo da redimerci con una morte vera,
chi oserebbe affermare che non avrebbe potuto? Ma era meglio fare
ci che fece: nacque da una vergine e nascendo si degn anche di
onorare ambedue i sessi, per liberare i quali sarebbe morto,
prendendo il corpo di un uomo partorito per da una donna; cos
facendo, si pronunciato in sommo grado contro di voi e vi ha
rovesciato a terra, voi che predicate che l'uomo e la donna sono
opera non di Dio, ma del diavolo. Ma di voi che si deve dire che
affermate qualcosa di simile alla magia, quando dite che la sua
passione e morte avvenne solo in apparenza e fu simulata per
inganno, perch sembrasse morire chi invece non moriva! Ne
deriva che affermate che fu immaginaria, fittizia e simulata anche
la sua resurrezione: non pu essere infatti vera la resurrezione di
uno che non veramente morto. Ne consegue che egli mostr ai
discepoli dubbiosi delle cicatrici false e che Tommaso, il quale
esclam: Signore mio e Dio mio
1
, non fu confermato dalla verit,
ma raggirato dall'inganno. E nondimeno provate a convincerci con
le parole che affermate il vero, quando dite che Cristo ment con
tutto il suo corpo. Ecco ci che vi si obietta: che vi siete inventati
un Cristo tale che non sareste suoi veri discepoli se non foste anche
voi dei mentitori. Non pu dunque apparire magia che la carne di
un uomo sia nata da una vergine, per il fatto che solo la carne di
Cristo sia nata cos, come neppure magia che solo la carne di
Cristo sia resuscitata il terzo giorno e che non morir mai pi.
Altrimenti, tutti i miracoli di Dio saranno opera di magia, dal
momento che furono unici. Invece accaddero veramente e
manifestarono il vero: non si fecero beffe degli occhi degli uomini
con raggiri fallaci. Se di essi si afferma spesso che sono contro
natura, non perch si oppongano alla natura, ma perch superano
il limite della natura a cui noi siamo abituati. Che dunque il Signore
scacci dalle menti dei suoi piccoli ci di cui Fausto, quasi
esortandoci, ha cercato di convincerci, cio di confessare anche noi
che la nascita di Cristo fu illusoria e non vera e di porre fine cos ad
ogni nostra disputa. Che invece rimanga in noi, contro di loro, la
lotta per la verit, piuttosto che accordarci con loro nella falsit!
Contraddittoriet dei Manichei: perch affermano che la
morte di Cristo non fu vera ma simulata, mentre negano
completamente la sua nascita?
3. E nondimeno domando loro: se la nostra disputa ha termine una
volta che avremo affermato questo, perch essi stessi non lo
affermano? Perch affermano che la morte di Cristo non fu vera
bens illusoria, mentre per la sua nascita hanno scelto di sostenere
che non fu neppure tale, bens totalmente inesistente? Se
arrossirono davanti al peso dell'autorit evangelica e pertanto non
osarono dire che Cristo non pat neppure in modo apparente, la
medesima autorit evangelica attesta anche la sua nascita.
Sebbene infatti due evangelisti narrarono il parto di Maria
2
,
nessuno tuttavia degli evangelisti tacque che Ges ebbe una
madre
3
. O forse si sono vergognati di predicare che anche questo
fu simulato, perch Matteo sviluppa alcune generazioni e Luca altre,
per cui sembra che non concordino? Ma portami un uomo che non
capisca: penser che gli evangelisti sono in disaccordo anche in
molte cose che riguardano la passione di Cristo; portamene uno che
capisca, ed essi sono ovunque in accordo. O forse perch simulare
la morte onesto, mentre simulare anche la nascita vergognoso?
Come mai allora ci si esorta a confessarlo, perch possa aver
termine la nostra disputa? Il motivo per cui a me sembra abbiano
voluto predicare che la nascita di Cristo non fu appena, come la
morte, simulata, ma totalmente inesistente, sar svelato in un
prossimo punto del nostro discorso, nel quale risponderemo ad
un'altra questione.
I Manichei negano la nascita di Cristo perch disprezzano la
procreazione. Meravigliosa integrit di Maria.
4. Lungi da noi pensare che nelle membra dei santi, anche in quelle
preposte alla generazione, ci sia qualcosa di vergognoso! In verit,
esse sono chiamate indecenti perch non possiedono lo stesso
decoroso aspetto delle altre collocate in evidenza. Vedete per quel
che l'Apostolo dice quando insegna alla Chiesa la carit a partire
dall'unit e dalla struttura delle membra del nostro corpo: Anzi
quelle membra del corpo che sembrano pi deboli sono pi
necessarie, e quelle che sembrano pi vili le circondiamo di maggior
rispetto; quelle indecorose sono trattate con maggior decenza,
mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il
corpo conferendo maggiore onore a ci che ne mancava, perch
non vi fosse disunione nel corpo
4
. Pertanto ad essere vergognoso
l'uso illecito e non sottomesso alle leggi della temperanza di quelle
membra, e non le membra stesse, che non solo i celibi e le vergini
custodiscono in meravigliosa integrit, ma anche i santi padri e
madri sposati utilizzavano pensando solamente alla procreazione,
cos che quell'impulso naturale non era in alcun modo vergognoso,
perch obbediva alla ragione e non alla lussuria. Dunque quanto pi
nella santa vergine Maria, che concep per la fede la carne di Cristo,
non ebbero nulla di vergognoso quelle membra, che non servirono
neppure a una concezione umana e lecita, ma soltanto ad un parto
divino! Ella fu a ragione cos colmata di decoro che travas per noi
Cristo conservandosi anche corporalmente integra, affinch con la
fede noi potessimo concepirlo in cuori integri e con la professione in
qualche modo partorirlo. In nessun modo infatti Cristo, nascendo,
avrebbe reso peggiore sua madre, cos da togliere l'onore della
verginit a colei cui aveva elargito il dono della fecondit. Queste
cose sono accadute davvero, e non per finta: ma sono nuove,
insolite, contrarie al corso notissimo della natura, perch sono
grandi, mirabili, divine e pertanto ancor pi vere, certe e sicure.
" Anche gli angeli " - dice - " furono visti e parlarono, sebbene non
nacquero ". Come se noi dicessimo che Cristo, se non fosse nato da
una donna, non avrebbe potuto n essere visto n parlare. Avrebbe
potuto, ma non volle: e per questo migliore ci che volle. Ed
certo che abbia voluto questo, poich lo fece, egli che non faceva
nulla per necessit, come invece il vostro dio, ma tutto per volont.
E non dubitiamo affatto che lo fece, proprio perch crediamo non a
un eretico qualunque, ma al suo Vangelo.

1 - Cf. Gv 20, 28.
2 - Cf. Mt 1, 25; Lc 2, 7.
3 - Cf. Mt 2, 11; Mc 3, 32; Lc 2, 33; Gv 2, 1.
4 - 1 Cor 12, 22-25.
LIBRO TRENTESIMO
Discussione su 1 Tim 4, 1-3. Perch l'astinenza alimentare
dei Manichei sarebbe dottrina diabolica, mentre quella di
Mos e dei Profeti insegnamento divino?
1. FAUSTO. " a vostro proposito che Paolo gi da tempo ha
scritto: Alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti
seduttori e a dottrine diaboliche, dicendo menzogne nella loro
ipocrisia, marchiati a fuoco nella loro coscienza. Costoro vieteranno
il matrimonio, imporranno di astenersi da alcuni cibi che Dio invece
ha creato per essere mangiati con rendimento di grazie dai fedeli
1

". Non sar d'accordo con te sul fatto che l'Apostolo abbia detto
questo, se prima non confesserai che Mos stesso e i profeti
introdussero le dottrine dei demoni e furono interpreti dello spirito
seduttore e maligno, quando insegnano con sollecitudine che
bisogna astenersi dalla carne di maiale e da altre carni che
chiamano impure. Riguardo a queste cose, in primo luogo dovete
pensare e a lungo e profondamente riflettere su come debbano
essere accolte, e se costoro figurino averle affermate nel nome di
Dio oppure del demonio. Fin qui, infatti, o Mos e i profeti saranno
condannati con noi, oppure anche noi saremo assolti insieme con
loro. Non infatti giusta la vostra attuale opinione per cui noi, che
nel popolo pensiamo si debba astenere dalle carni soltanto la classe
sacerdotale, vi sembriamo seguaci degli insegnamenti dei demoni,
mentre ritenete che i vostri profeti e persino lo stesso Mos, il quale
per primo viet non solo ai sacerdoti ma indistintamente a tutte le
categorie la carne di maiale, di lepre, di riccio, le seppie, i calamari
e gli altri tipi di pesce privi di squame
2
, non parlarono n in nome
dello spirito di seduzione n secondo gli insegnamenti dei demoni,
ma piuttosto in nome di Dio e dello Spirito Santo. Dunque, pur
concedendoti per ora che Paolo abbia detto questo, tuttavia non mi
riterr vinto da te prima che tu abbia condannato Mos e i profeti:
cosicch ti si veda compiere adesso a motivo del ventre ci che mai
avresti fatto convinto dalla ragione e dalla verit, ovvero diffamare
Mos.
L'astinenza dei tre fanciulli nel libro di Daniele.
2. Avete poi anche l'altro fatto relativo ai tre fanciulli nel libro di
Daniele, dal quale sareste con forza e fino in fondo confusi, se fosse
vero che l'astenersi dai cibi caratteristico della religione dei
demoni. Si legge infatti che si astennero non solo dai cibi interdetti
dalla legge, ma anche da quelli concessi
3
: per questo siete soliti
circondarli di grande ammirazione e annoverarli tra i Martiri,
sebbene anch'essi abbiano seguito l'insegnamento dei demoni, se
sicuro che quel testo di Paolo. A ci va aggiunto che lo stesso
Daniele afferma di aver digiunato per tre settimane e di non aver
mangiato carne n bevuto vino mentre pregava per il suo popolo
4
.
Che dunque? Anche lui si vanta dell'insegnamento dei demoni e
cerca di procurarsi gloria da questa trovata dello spirito seduttore?
3. E che potrei dire di voi? Cio dei pi cristiani tra voi, dei quali
alcuni si astengono dalla carne di maiale, la maggior parte da ogni
quadrupede e altri da ogni animale in assoluto, e per questo tutta la
Chiesa li ha sempre negli occhi, li tratta con venerazione somma e
manca solo che li ritenga divini? N vi accorgete, incapaci come
siete di apprendere, che se questo testo autentico ed
dell'Apostolo, anch'essi sono stati ingannati dagli insegnamenti dei
demoni. E che diremo di quell'evento che nessuno oserebbe certo
eludere o negare, che consta venga celebrato ogni anno con grande
cura da tutti e allo stesso modo, nelle assemblee cattoliche del
mondo intero? Sto parlando della Quaresima: chi fra voi pensi che
vada osservata secondo le regole, necessario che si astenga da
tutti i cibi che questo passo dice essere stati creati da Dio perch
noi li assumessimo; passo che, in pi, qualifica come insegnamento
dei demoni l'astenersi dai cibi suddetti. E voi stessi, carissimi, cosa
fate? Vivete forse nel culto dei demoni, quando celebrate questi
misteri della passione di Cristo? Siete preda dell'inganno dello
spirito seduttore, dite menzogne nell'ipocrisia, avete la coscienza
marchiata a fuoco? Se nulla di tutto ci valido per voi, non lo
neppure per noi. Che significa dunque questo passo, e da chi lo
riterremo scritto e contro chi, dal momento che non conferma n le
tradizioni del Vecchio Testamento n le prescrizioni del Nuovo?
Poich, se l'uno insegna che l'astinenza debba essere praticata da
tutti - come risulta evidente da voi stessi -, e l'altro che essa debba
esserlo, ma soltanto da alcuni, la vostra opinione pretende invece
che ogni astinenza dai cibi di carne sia insegnamento dei demoni.
Se voi credete questo, ve lo ripeter ancora, condannate allora
Mos, rinnegate i profeti, abbiate la medesima opinione anche su
voi stessi: giacch, come quelli si astenevano sempre da alcuni cibi,
allo stesso modo voi talora vi astenete da tutti i cibi.
Perch si condannano i Manichei per la proibizione del
matrimonio, se la Chiesa piena di vergini?
4. Se Mos e i profeti, quando classificano gli alimenti, vi sembrano
sanzionare la legge di Dio e non quella dei demoni; se Daniele
osserv le tre settimane per ispirazione dello Spirito Santo; se i
fanciulli Anania, Azaria e Misaele preferirono cibarsi di erbe e
legumi per impulso della mente divina; se infine quanti fra voi
praticano l'astinenza non lo fanno per istigazione dei demoni; se la
Quaresima senza vino n carni viene da voi rispettata non per
superstizione ma in obbedienza alla legge divina: vedete, vi prego,
vedete se non sia somma demenza pensare che Paolo abbia
qualificato come insegnamento dei demoni ogni astinenza dai cibi e
la proibizione del matrimonio, come anche che qualifichi come
insegnamento dei demoni dedicare vergini a Cristo. Voi, leggendo
questa cosa, come le altre, senza riflessione, guardate subito a noi:
ma non vi accorgete che a partire da l anche le vostre vergini sono
connotate come prigioniere degli insegnamenti dei demoni, e che
voi stessi siete sacerdoti dei demoni, voi che gareggiate
nell'incitarle sempre a questa professione con i vostri suggerimenti,
cos che nelle vostre chiese il numero delle vergini gi quasi
maggiore di quello delle donne sposate? Perch non desistete anche
voi da tali intenti? Perch traete in inganno le povere figlie degli
uomini, se a compiersi in esse non la volont di Cristo ma quella
dei demoni? Tuttavia vorrei che prima rispondeste a questa
domanda: l'insegnamento dei demoni consiste nell'abbracciare la
verginit in s per s o nell'abbracciarla solo in ragione della
proibizione del matrimonio? Se per la proibizione, non ci riguarda:
infatti noi stessi giudichiamo sciocco proibirlo a chi lo voglia, e
malvagio e empio costringervi chi non lo voglia; se invece pensate
che sia insegnamento dei demoni anche il favorire questo proposito
e anche il non ostacolare chi lo voglia, taccio sul pericolo in cui
versate, e gi temo che l'Apostolo stesso appaia avere introdotto a
Iconio l'insegnamento dei demoni quando, con la sua parola,
infiamm di amore per la verginit perpetua Tecla, che gi era
promessa in matrimonio. E che diremo del maestro stesso e autore
di ogni professione di verginit, Ges, celibe sposo delle fanciulle
che vivono in questo stesso modo? Egli, valutando nel Vangelo tre
generi di eunuchi, quelli che sono nati cos, quelli che sono stati resi
tali e quelli che lo sono diventati di propria volont, assegna
tuttavia la palma della vittoria a coloro che si fecero eunuchi per il
Regno dei cieli
5
, intendendo le vergini e i fanciulli che, castrando
nel loro cuore il desiderio di sposarsi, vivono sempre come eunuchi
nella sua Chiesa come in una reggia. Che dunque? Anche questo vi
sembra un insegnamento dei demoni, un'affermazione ispirata dallo
spirito seduttore? Ma chi altri parler in nome di Dio, se si prova
che Paolo e Cristo furono sacerdoti dei demoni? Tralascio infatti gli
altri apostoli di nostro Signore, Pietro, Andrea, Tommaso e quel
Giovanni, beato tra tutti gli altri, che non conobbe Venere, i quali in
modi diversi hanno cantato con lodi divine il possesso di questo
bene tra le vergini e i fanciulli, lasciando a noi e anche a voi un
modello per la formazione dei vergini. Ma costoro, come ho detto, li
lascio da parte, perch voi li avete esclusi dal canone e con la
vostra mente sacrilega potete facilmente attribuire loro dottrine
demoniache. Ma potrete forse dire altrettanto di Cristo oppure
dell'apostolo Paolo, il quale consta che similmente e ovunque nella
predicazione abbia sempre anteposto le non sposate alle sposate e
abbia mostrato ci con il suo comportamento nei riguardi della
santissima Tecla? Se dunque non fu insegnamento dei demoni ci
che Paolo annunzi a Tecla e gli altri apostoli annunziarono ad altri,
a chi si potr ormai dare credito sul fatto che Paolo stesso abbia
detto una cosa simile, che cio sia volont e insegnamento dei
demoni perfino l'esortare alla verginit? Al momento, poi, non
avete motivo di pensare che si abbracci la verginit solo per le
esortazioni e non per la proibizione del matrimonio. Ci ben
radicato anche fra noi ed da ritenersi folle, non solamente stolto,
chi reputi che si possa proibire con legge privata ci che concesso
dalla legge pubblica, cio lo sposarsi. Pertanto anche noi esortiamo
a rimanere vergini coloro che lo vogliono e tuttavia non
costringiamo a diventarlo quelli che sono contrari. Sappiamo infatti
quanto la volont e la forza stessa della natura siano potenti anche
contro la legge pubblica, e a maggior ragione conto la legge
privata, alla quale si liberi di rispondere " non voglio ". Se dunque
vivere da vergini in questo modo non un crimine, anche noi siamo
senza colpa; se invece vivere da vergini un crimine in qualunque
modo, anche voi siete colpevoli. Non vedo quindi con quale
intenzione o proposito possiate addurre contro di noi questo passo.
Agostino: per i Manichei, gli alimenti sono impuri non per ci
che significano, ma per natura.
5. AGOSTINO. Ascolta allora, poich confessi di non vederlo, per
quale intenzione o proposito adduciamo contro di voi questo passo.
Non perch vi astenete dalle carni: infatti fecero cos anche i
nostri padri, che si astennero da alcune - come tu stesso ricordi -
non tuttavia per condannarle, ma per significare qualcosa che voi
non comprendete e di cui ho parlato per quanto mi sembrato
sufficiente nelle parti precedenti di questa opera; e i Cristiani, non
quelli eretici ma i Cattolici, per domare il corpo e meglio umiliare
l'anima nelle orazioni, e non perch credano che essa sia impura, si
astengono non solo dalle carni ma anche da alcuni frutti della terra:
sempre, come fanno pochi, oppure in giorni e tempi stabiliti, come
fanno quasi tutti in Quaresima, di pi o di meno a seconda di
quanto ciascuno vuole o pu. Voi invece negate che la creazione
stessa sia buona e dite che impura, perch il diavolo a formare
le carni con la pi torbida feccia della materia del male, e per
questo le rigettate con orrore come le catene pi impure e
spaventose del vostro Dio. Ma ai vostri uditori, che hai menzionato
come distinti dalla classe dei sacerdoti, concedete il permesso di
mangiarle; cos come l'Apostolo concede non qualunque unione
coniugale, che pure avvenga per il solo scopo di procreare, ma solo
quella che avviene per incontinenza, per con il proprio coniuge
6
.
Infatti non si permette nulla per accondiscendenza, se non il
peccato. Ecco ci che pensate su ogni alimento di carne, ci che voi
stessi avete appreso dalla vostra eresia e insegnate ai vostri
uditori; ma ad essi, come ho detto, concedete una cosa che si pu
perdonare, per il fatto che vi procurano il necessario: non affermate
che non peccato, bens elargite il perdono a dei peccatori; voi
per vi astenete da tutto ci che sia simile come da un contagio
maligno e impuro. Per questo, ci che segue le parole dell'Apostolo
con cui hai terminato la citazione del passo proprio ci che ci
permette di opporvi questa testimonianza: cosa che, penso, sapevi
anche tu, dal momento che non hai posto in primo luogo quelle
parole e ci hai detto in conclusione " non vedo con quale intenzione
o proposito possiate addurre contro di noi questo passo ",
preferendo tacere il nostro proposito piuttosto che menzionarlo.
Infatti l'Apostolo, dopo aver detto: Imporranno di astenersi da
alcuni cibi che Dio invece ha creato per essere mangiati con
rendimento di grazie dai fedeli, seguita dicendo: e da quanti
conoscono la verit. Infatti tutto ci che stato creato da Dio
buono e nulla da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di
grazie, perch esso viene santificato dalla parola di Dio e dalla
preghiera
7
. Ecco ci che voi negate; ed ecco il motivo, ecco la
ragione, ecco la credenza per cui vi astenete da simili alimenti:
perch sono malvagi e impuri non per ci che significano, ma per
natura. In questo bestemmiate senza dubbio il loro creatore: ed
ecco ci che appartiene all'insegnamento dei demoni. Non vi
meravigliate dunque che lo Spirito Santo abbia profetizzato questo
di voi cos tanto tempo prima.
I Manichei proibiscono il matrimonio perch odiano la
procreazione.
6. D'altra parte, se voi esortaste alla verginit come ad essa esorta
la dottrina apostolica - chi si sposa fa bene e chi non si sposa fa
meglio
8
-, dicendo che le nozze sono un bene ma la verginit
migliore, come fa la Chiesa che la vera Chiesa di Cristo, lo Spirito
Santo non parlerebbe in anticipo di voi dicendo: Vieteranno il
matrimonio
9
. Infatti proibisce di sposarsi chi afferma che ci un
male, non chi antepone a questo bene un altro ben migliore. Infine,
voi odiate soprattutto quell'unione che sola onesta e coniugale,
che anche le tavole matrimoniali mostrano apertamente, motivata
dalla procreazione dei figli: per cui in realt proibite non tanto il
giacere insieme, quanto lo sposarsi. Infatti si giace insieme anche
per lussuria, mentre non ci si sposa che per i figli. Non diteci
dunque che non lo proibite per tolleranza nei confronti di molti
vostri uditori, che su questo non vogliono o non possono obbedirvi,
facendo salva cos l'amicizia. L'una cosa infatti appartiene al vostro
erroneo insegnamento, l'altra invece riguarda gli obblighi della vita
sociale. Da qui deriva il motivo - che poco fa avevo differito di dire -
per cui vi parso di dover predicare la morte di Cristo, sia pure
falsa e simulata, e non anche la sua nascita. Infatti voi predicate e
lodate la morte quale separazione dell'anima, cio della natura del
vostro dio, dal corpo dei suoi nemici, cio da un'invenzione del
diavolo, e per questo avete creduto degno che Cristo la
avvalorasse, sebbene non morendo, tuttavia fingendo di morire. Al
contrario, poich credete che, nella nascita, il vostro dio non si
liberi ma piuttosto si incateni, non avete voluto che credesse ad
essa, neppure per finta, il vostro Cristo immaginario: cos che, se
Maria avesse giaciuto con qualcuno e non avesse concepito, la cosa
non vi dispiacerebbe tanto come vi dispiace che non giacque con
nessuno e tuttavia partor. Vedete dunque che c' una grande
differenza tra l'esortare alla verginit, anteponendo un bene pi
grande a uno minore, e il proibire di sposarsi, accusando con
maggior violenza l'unione indirizzata alla procreazione, che sola
propriamente nuziale. C' grande differenza tra l'astenersi dai cibi
per il significato del mistero religioso o per castigare il corpo e
l'astenersi dai cibi, creati da Dio, affermando che non fu Dio a
crearli. Pertanto, l'uno insegnamento degli apostoli e dei profeti,
l'altro dei demoni bugiardi.

1 - 1 Tm 4, 1-3.
2 - Cf. Lv 11.
3 - Cf. Dn 1, 12.
4 - Cf. Dn 10, 2-3.
5 - Mt 19, 12.
6 - Cf. 1 Cor 7, 5-6.
7 - 1 Tm 4, 3-5.
8 - 1 Cor 7, 38.
9 - 1 Tm 4, 3.
LIBRO TRENTUNESIMO
Fausto discute su Tit 1,15. Contraddizione tra Mos e Paolo
su impurit dei cibi e contaminazione.
1. FAUSTO. Tutto puro per i puri, ma per i contaminati e gli
infedeli nulla puro; sono contaminate la loro mente e la loro
coscienza
1
. Si deve considerare se vi convenga credere che anche
questo fu detto da Paolo. Sinora infatti risultato chiaro che Mos e
i profeti non solo erano invasati dai demoni quando stabilirono leggi
cos importanti sulla distinzione degli alimenti, ma che essi stessi
erano impuri e contaminati nella mente e nella coscienza, in modo
che si pu a buon diritto applicare loro ci che segue: Dichiarano di
conoscere Dio, ma lo negano con i fatti
2
. A chi questo si addice pi
che ai profeti e a Mos, che provato vissero in modo di gran lunga
diverso da quello che conveniva a uomini che conoscevano Dio?
Tuttavia sino ad ora non pensavo che, oltre agli adulterii, alle frodi
e agli omicidi, ci fosse altro da cui apparisse che Mos e i profeti
possedevano una coscienza contaminata; adesso invece, per la
dimostrazione che ne offre questo passo, mi dato di sapere che le
loro menti erano contaminate anche perch ritenevano che
esistesse qualcosa di contaminato. Fino a che punto dunque anche
ora credete che a uomini tali sia potuta toccare la visione della
maest divina, quando sta scritto che solo i puri di cuore possono
vedere Dio
3
? E poi, se anche costoro si fossero mantenuti casti
rispetto ad azioni illecite, questa sola superstizione dell'astenersi da
alcuni cibi, contaminando la mente, avrebbe potuto negare ad essi
la vicinanza alla divinit. Ecco dunque che svanito e scomparso
anche il motivo di vanto per Daniele e i tre fanciulli: anch'essi, fino
all'avvento di questa predicazione che non registra nulla di impuro,
furono ritenuti nel Giudaismo giovani castissimi e di mente retta
perch, memori delle tradizioni dei padri, con ogni cura si erano
conservati illibati dagli alimenti dei Gentili
4
, soprattutto da quelli
immolati. Alla fine, infatti, apparso che anch'essi contaminarono
la loro mente e la loro coscienza, massimamente quando si
astenevano con la bocca dal sangue e dai cibi funebri.
Per Fausto la pratica cristiana dell'astinenza contraddice
Paolo.
2. Ma forse li scuser l'ignoranza: non essendo ancora apparsa la
fede cristiana, che insegna che tutto puro per i puri, avranno
pensato che alcune cose non erano pure; ma voi, adesso, a quale
scusa potete ricorrere se, nonostante che Paolo affermi che non
esiste nulla che non sia puro, che chiami insegnamento dei demoni
l'astinenza dai cibi
5
e che definisca contaminati nella mente coloro
che considerano impuro qualcosa, non solo praticate l'astinenza,
come abbiamo detto, ma pure ve ne gloriate e ritenete che sarete
tanto pi accetti a Cristo quanto pi vi asterrete dai cibi: ovvero,
secondo le suddette affermazioni, quanto pi contaminerete la
mente e insozzerete la coscienza? Cosa dite? E perch, se nel
mondo ci sono tre religioni che parimenti affidano la purificazione
della mente alla continenza e all'astinenza, sebbene con rituali
diversissimi - sto parlando dei Giudei, dei Cristiani e dei Gentili -,
non si riesce a trovare da quale di esse provenga l'affermazione che
non esiste nulla che non sia santo? Certo non dal Giudaismo, e
neppure dal paganesimo, perch anch'esso fa distinzioni nei cibi e
l'unica differenza che l'Ebreo dissente dal pagano a proposito di
alcuni animali. Resta la fede cristiana: se tu pensi che le
appartenga il ritenere che nulla impuro, fai prima a confessare
che fra voi non c' nessuno che sia cristiano. Infatti, e tacer il
resto, tutti fra voi ritengono non piccola lordura la carne di animali
morti e sacrificati
6
; o se fate questo appellandovi alle prerogative
del Cristianesimo, non esiste in questa religione alcuna
affermazione che elimini totalmente ogni astinenza dai cibi
immondi. Come dunque Paolo ha potuto dire una cosa che non si
adatta a nessuna religione? In effetti l'Apostolo, quando da Giudeo
divenne Cristiano, non si spogli tanto di una religione, ma mut
piuttosto di rituale. Invece colui che scrisse questo passo, mi
sembra che non si sia appoggiato su alcuna religione.
Fausto afferma che la pratica cristiana dell'astinenza
contraddice la visione di Pietro (Act. 10, 11-15).
3. Pertanto, se indagando le Scritture troverete qualcos'altro che
leda la nostra fede, ricordatevi di obiettarcelo solo quando avrete
avuto le prove che non sia contro voi stessi, come avviene per ci
che siete soliti addurre di Pietro. Una volta avrebbe visto scendere
dal cielo un recipiente, nel quale erano contenuti animali di ogni
specie e rettili, e attonito e stupito avrebbe udito una voce che gli
diceva: Pietro, uccidi e mangia tutto ci che vedi nel recipiente. Ad
essa rispose: No Signore, non toccher nulla di profano e di
impuro. E di nuovo la voce gli replic: Ci che io ho santificato, tu
non chiamarlo pi impuro
7
. Sebbene sembri che il passo voglia
significare qualcos'altro mediante un'allegoria, e non che non esista
distinzione tra i cibi, tuttavia, poich a voi piace intenderlo cos, ne
consegue di necessit che dobbiate cibarvi indistintamente di tutte
le bestie, anche delle vipere, delle serpi e di ogni altro tipo di
rettile, seguendo la visione di Pietro. Solo in questo modo proverete
che ascoltate davvero la voce che, a quanto si dice, egli ud.
Tuttavia ricordatevi sempre che, su questa base, risultano essere
condannati Mos e i profeti, i quali considerarono impure molte
delle cose che Dio, secondo l'affermazione di quella voce, ha
santificato.
La purit si riferisce alle nature create, l'impurit al valore
simbolico dei cibi o alla consuetudine.
4. AGOSTINO. Quando l'Apostolo disse: Tutto puro per i puri
8
,
volle che lo si intendesse riferito alle nature che Dio cre, secondo
quanto Mos scrisse nella Genesi: Dio fece tutte le cose, ed ecco
erano molto buone
9
, e non ai significati simbolici secondo i quali
Dio, mediante lo stesso Mos, distinse le cose pure dalle impure
10
;
poich di questo abbiamo gi parlato a lungo e in molti luoghi,
baster ora averlo richiamato brevemente. Quelli dunque che, nel
tempo ormai della rivelazione del Nuovo Testamento, pensano
ancora che si debbano conservare quelle ombre delle realt future,
al punto da sostenere che senza di esse i Gentili non possono
ottenere la salvezza che in Cristo, l'Apostolo li chiama impuri,
perch pensano carnalmente, e infedeli, perch non distinguono il
tempo della grazia dal tempo della legge. Dice che per essi nulla
puro, poich non si servivano n santamente n giustamente n di
ci che rigettavano n di ci che mangiavano, come tutti gli infedeli
ma soprattutto come voi, o Manichei, per i quali nulla puro. Infatti
neppure il cibo stesso che prendete, sebbene lo separiate con
grande diligenza dal contatto con la carne, puro per voi, giacch
dite che a crearlo non fu altri che il diavolo. Affermate inoltre che,
mangiandolo, purificate il vostro dio in esso incatenato e insozzato.
Dovreste almeno considerare puri voi stessi, visto che egli ha
l'onore di essere purificato nei vostri ventri! E invece sostenete che
i vostri corpi sono natura e opera della stirpe delle tenebre, e che le
vostre anime sono inquinate dai vostri stessi corpi. Cosa dunque
puro per voi? Non ci che mangiate, non il posto dove mandate ci
che mangiate, non voi stessi che purificate ci che mangiate.
Vedete dunque per chi l'Apostolo disse quella frase; la disse
tuttavia tale che cogliesse in fallo tutti gli infedeli e gli impuri, ma
che soprattutto e massimamente vincolasse voi. Pertanto, tutto
puro per i puri dal punto di vista della natura in cui ogni cosa
stata creata, ma non tutte le cose furono pure dal punto di vista del
loro significato per il primitivo popolo dei Giudei, n tutte sono
adatte a noi rispetto alla salute del corpo o alla consuetudine
dell'umana societ: ma quando a ogni cosa attribuito ci che
suo e si mantiene l'ordine naturale, tutto puro per i puri, mentre
per i contaminati e gli infedeli, quali siete soprattutto voialtri, nulla
puro. Quanto poi alle altre parole dell'Apostolo, che seguono, le
direste salutarmente a voi stessi, se voleste sanare la vostra
coscienza cauterizzata. Continua infatti cos: sono contaminate la
loro mente e la loro coscienza.

1 - Tt 1, 15.
2 - Tt 1, 16.
3 - Cf. Mt 5, 8.
4 - Cf. Dn 1, 12.
5 - Cf. 1 Tm 4, 1. 3.
6 - Cf. At 15, 29.
7 - At 10, 11-15.
8 - Tt 1, 15.
9 - Gn 1, 31.
10 - Cf. Lv 11.
LIBRO TRENTADUESIMO
Se i Cattolici estrapolano dal Vecchio Testamento le sole
profezie, i Manichei accettano del Nuovo solo ci che
ritengono opportuno.
1. FAUSTO. " Se accetti il Vangelo, devi credere a tutto ci che in
esso sta scritto ". Forse tu, per il fatto che accetti il Vecchio
Testamento, credi per questo a tutto ci che in esso sta scritto? In
realt, estrapolando da l le sole profezie che preannunziavano ai
Giudei la venuta di un re, poich pensate che sia Ges, e pochi altri
precetti comuni alla legge civile, come: Non uccidere, non
commettere adulterio
1
, tralasciate il resto e lo considerate non
meno di quel che Paolo ha reputato sterco
2
. Che c' dunque di
insolito o di strano se anch'io, scegliendo dal Nuovo Testamento le
cose pi pure e convenienti alla mia salvezza, tralascio quelle che,
introdotte ingannevolmente dai vostri antenati, ne corrompono la
maest e la bellezza?
Il Nuovo Testamento pieno di errori e di contraddizioni,
perch non fu scritto n da Cristo n dai suoi discepoli.
2. Se il Testamento del Padre contiene cose alle quali si deve
prestare poco ascolto (voi infatti pretendete che la legge giudaica
sia del Padre: e sappiamo quante cose in essa vi suscitino orrore e
quanta vergogna, al punto che gi da tempo la ritenete alterata
quanto all'animo, bench crediate che in parte fu scritta per voi dal
dito stesso di Dio e in parte da un Mos fedele e integro), pensate
che il Testamento del Figlio sia il solo che non abbia potuto essere
corrotto, il solo che non abbia in s qualcosa da rigettarsi?
Soprattutto quando sicuro che non fu scritto n da lui n dai suoi
apostoli, bens dopo un lungo tempo da uomini dal nome incerto i
quali, per evitare che non si avesse fede in loro poich scrivevano
cose che non conoscevano, posero sul frontespizio dei loro scritti in
parte i nomi degli apostoli, in parte i nomi di coloro che si pensava
avessero seguito gli apostoli, affermando di aver scritto ci che
avevano scritto secondo l'insegnamento di questi. Con ci, mi
sembra che abbiano fatto un grande affronto ai discepoli di Cristo,
poich ricondussero a loro le dissonanze e le contraddizioni che essi
stessi scrissero, e professarono di scrivere secondo i loro
insegnamenti Vangeli come questi, pieni di errori cos grandi e di
narrazioni e affermazioni cos contrastanti che non concordano n
in se stessi n tra loro. Che altro ci, se non calunniare i buoni e
incitare al crimine della discordia la concorde assemblea dei
discepoli di Cristo? Poich dunque, leggendoli, abbiamo avvertito
questo con l'occhio purissimo del nostro cuore, abbiamo ritenuto
sommamente giusto prendere da essi le cose utili, quelle cio che
edificano la nostra fede e propagano la gloria di Cristo Signore e di
suo Padre, Dio onnipotente, e di rigettare le altre, che non si
addicono n alla loro maest n alla nostra fede.
I Cattolici rigettano molte cose del Vecchio Testamento; ne
osservano alcune, ma solo in parte.
3. Dunque neppure voi, come avevo iniziato a dire, credete che dal
Vecchio Testamento si debba accettare la circoncisione della carne,
sebbene cos stia scritto
3
, n che si debba rispettare il sabato
nell'ozio e nell'inattivit, sebbene cos si legga
4
, e neanche che Dio
vada placato con sacrifici e immolazioni, come pare a Mos
5
: anzi,
avete disprezzato tutte queste cose come assolutamente estranee e
lontane dalla pratica religiosa cristiana e del tutto inaccettabili.
Alcune di esse invece le avete divise in due, abbracciando una parte
e rigettando l'altra, come nel caso della Pasqua, che pure la festa
sacra annuale del Vecchio Testamento: sebbene stia scritto per voi
che, nella sua celebrazione, si deve non solo uccidere un agnello
per mangiarlo sul far della notte, ma anche astenersi per sette
giorni dal lievito e accontentarsi di pane azimo con lattughe
amare
6
, voi accettate la Pasqua ma tralasciate del tutto quel rituale
e quel costume, secondo il quale stato ordinato che si debba
custodirla. Allo stesso modo, le sette settimane di giorni, cio la
Pentecoste, che Mos stabilisce debba essere inaugurata da un
preciso genere e numero di sacrifici
7
, la osservate anche voi, per
rifiutandone proprio quella parte, ovvero le offerte e i sacrifici, in
quanto non si accordano con la fede cristiana. Riguardo poi al
comandamento di astenersi dai cibi comuni, vi parso e avete
creduto fermamente che la carne di animali morti e immolati sia
senz'altro impura
8
: ma non avete voluto credere altrettanto della
carne di maiale, o di lepre, o di riccio, n delle seppie, dei calamari
e degli altri generi di pesci che vi piacciono, sebbene Mos attesti
che tutti sono impuri
9
.
Critiche all'atteggiamento dei Cattolici circa il Vecchio
Testamento.
4. Ecco per cose del Vecchio Testamento che, credo, non volete
neppure udire n ammettere: e cio che i suoceri dormano con le
nuore, come Giuda; i padri con le figlie, come Lot; i profeti con le
prostitute, come Osea; che i mariti vendano le notti delle loro mogli
agli amanti, come Abramo; che un solo marito si unisca a due
sorelle germane, come Giacobbe; che i reggitori del popolo e
soprattutto quelli che ritieni ispirati da Dio si rotolino con cento e
mille meretrici, come Davide e Salomone; o il fatto che nella
legislazione matrimoniale del Deuteronomio sia stabilito che la
moglie di un fratello morto senza figli debba sposare il fratello
superstite e che costui debba avere da lei una progenie al posto del
defunto: e se l'uomo non vorr farlo, quella donnetta dovr deporre
una lamentela per l'empiet del suo congiunto davanti agli anziani,
perch lo facciano venire e lo rimproverino con una gravit da
censori; e se tuttavia egli si rifiuter ancora, non dovr rimanere
impunemente in mezzo a loro, ma verr scalzato della calzatura del
piede destro e la suddetta donna lo colpir in faccia, e se ne andr
coperto di sputi e di maledizioni, destinato a portare per sempre
quest'onta nella sua discendenza
10
. Questi, ed altri simili, sono
esempi e leggi tratti dal Vecchio Testamento: se sono buoni, perch
non li imitate? Se sono cattivi, perch non ne condannate l'autore,
cio l'Antico Testamento stesso? Se invece credete anche voi, come
noi per il Nuovo Testamento, che si tratti di falsit che vi sono state
introdotte, allora siamo pari. Smettete dunque di esigere da noi,
riguardo al Nuovo Testamento, ci che voi non rispettate riguardo
al Vecchio.
I Cattolici dicono che il Vecchio Testamento viene da Dio, ma
non lo osservano: ammettano allora che stato corrotto.
5. Per quanto capisco, dato che volete convincerci che anche il
Vecchio Testamento viene da Dio, sarebbe per voi pi conveniente
e vi scuserebbe di pi del fatto che non ne osservate i
comandamenti, l'ammettere che esso viziato da aggiunte
incoerenti, piuttosto che il pensare che sia inalterato e incorrotto e
tuttavia disprezzarlo. Quindi ho sempre avuto e ho di voi questa
opinione, ogni volta che ci si domanda per quale motivo
trasgrediate i precetti del Vecchio Testamento: lo fate o perch,
saggi, rigettate il falso o perch, renitenti e disobbedienti,
disprezzate il vero. Per il momento, visto che pretendi che io debba
credere tutto ci che compreso nei documenti del Nuovo
Testamento, se lo accetto, sappi che anche tu, nel tuo animo, non
credi a molte cose che si trovano nel Vecchio, sebbene confessi di
accettarlo. Infatti tra le cose che confessi e ritieni credibili, non
compreso che sia maledetto chiunque pende da un legno
11
, poich
ci riguarderebbe anche Ges, n che sia maledetto chi non lascia
una discendenza in Israele, poich ci riguarderebbe anche tutte le
vergini e i fanciulli dedicati a Dio; o che venga radicalmente
estirpato dalla sua razza chi non circonciso nella carne del
prepuzio
12
, poich anche questo riguarderebbe ogni cristiano; o
che si debba uccidere con la lapidazione chi viola il sabato
13
; o che
non si debba perdonare chi infrange un qualunque comandamento
del Vecchio Testamento. Se tu credessi e ritenessi fermamente che
tutte queste cose siano state ordinate da Dio, credi a me: saresti
stato il primo a mettere le mani su Cristo e adesso non ti adireresti
con i Giudei i quali, nel perseguitarlo con tutta l'anima e con tutte le
forze, compirono i comandamenti del loro Dio.
Se i Cattolici vagliano il Vecchio Testamento in nome di
Ges, sia lecito ai Manichei vagliare il Nuovo in nome del
Paraclito.
6. Non ignoro certo che voi non osiate affermare che queste cose
sono false, e diciate invece che furono ordinate ai Giudei con
riguardo al loro tempo, cio sino all'avvento di Ges, il quale,
poich gi venuto, annunziato come sostenete dal Vecchio
Testamento, insegna ora egli stesso ci che dobbiamo prenderne e
ci che dobbiamo rigettarne. Se per i profeti abbiano
preannunziato Cristo, lo vedremo in seguito; intanto opportuno
che io risponda a questo, poich se ora Ges, annunziato dal
Vecchio Testamento, distingue e carda e insegna che di esso poche
cose vanno accettate, mentre la maggior parte vanno ripudiate,
anche a noi il Paraclito promesso dal Nuovo Testamento insegna
cosa di esso dobbiamo accettare e cosa dobbiamo ripudiare. Di lui
Ges, quando lo promette, dice spontaneamente nel Vangelo: Egli
vi guider alla verit tutta intera e vi annunzier e vi ricorder ogni
cosa
14
. Per ci, sia lecito anche a noi riguardo al Nuovo
Testamento, in nome del Paraclito, quel tanto che ci mostrate
essere lecito a voi riguardo al Vecchio, in nome di Ges: a meno
che il Testamento del Figlio non vi sembri di maggior valore di
quello del Padre, posto che sia del Padre, in modo che, se a
quest'ultimo si rimproverano tante cose, nell'altro nulla vi sia che
non meriti approvazione; soprattutto quando consta che non
stato scritto da Cristo, come abbiamo detto, n dagli apostoli di lui.
Cosa i Manichei accettano e rifiutano circa Cristo nel Nuovo
Testamento.
7. Ordunque, dal momento che voi del Vecchio Testamento
ammettete solo le profezie e i precetti civili e attinenti alla
regolamentazione della vita comune che abbiamo sopra ricordato, e
soprassedete invece alla circoncisione, ai sacrifici, al sabato e alla
sua osservanza e agli azimi, che c' di strano se anche noi
accettiamo del Nuovo Testamento solo ci che troviamo detto in
onore e lode del Figlio della Maest da parte di lui stesso o dai suoi
apostoli, e invece, ormai divenuti perfetti e fedeli, abbiamo passato
sotto silenzio le altre cose, che furono o dette a quel tempo da
ignoranti per sprovvedutezza e inesperienza, o obiettate da nemici
con disonest e cattiveria, o affermate e trasmesse ai posteri con
imprudenza da chi le scrisse? Mi riferisco al fatto che egli stesso
sarebbe nato vergognosamente da una donna, che circonciso come
i Giudei avrebbe sacrificato alla maniera dei Gentili, che avrebbe
subito l'umiliazione del battesimo, che sarebbe stato condotto dal
diavolo nel deserto e da lui tentato nel modo pi miserabile. Fatta
eccezione per queste cose e per ci che gli autori, sotto falsa
testimonianza, inserirono prendendolo dal Vecchio Testamento,
crediamo invece tutto il resto: in primo luogo la sua crocifissione
mistica, con la quale si mostrano alla nostra anima le ferite della
passione, e poi i suoi precetti salutari, le parabole e tutti i discorsi
divinamente ispirati, i quali, soprattutto quando presentano la
distinzione delle due nature, non sorge alcun dubbio che siano suoi.
Non hai quindi alcun motivo per ritenere che io debba credere a
tutto ci che il Vangelo contiene, dal momento che tu, come stato
mostrato sopra, tocchi appena con la punta delle labbra, come si
suol dire, la suprema bevanda del Vecchio Testamento.
Agostino: differenza tra osservanza e fede.
8. AGOSTINO. Noi lodiamo come vere e divine tutte le Scritture del
Vecchio Testamento, com' degno che sia, voi invece maltrattate le
Scritture del Nuovo come fossero falsificate e corrotte. Noi non solo
diciamo, ma anche mostriamo e insegniamo attraverso gli scritti
apostolici, che le cose che oggi non osserviamo dei libri del Vecchio
Testamento furono tuttavia prescritte in modo adeguato a quel
tempo e a quel popolo, e che esse, che non osserviamo, sono per
noi segno di realt che dobbiamo capire e ritenere in senso
spirituale; voi, invece, tutto ci che non accettate nei libri del
Nuovo Testamento lo biasimate completamente e sostenete che
non fu n detto n scritto n da Cristo n dai suoi apostoli. Vedete
dunque la grande distanza che c' tra noi e voi, per quanto attiene
a questo punto. Cos, quando vi si domanda perch non accettate
tutto quello che si trova nei libri del Nuovo Testamento, e perch
anche nei libri in cui approvate alcune cose, molte invece le
rifiutate, le criticate, le accusate, sostenendo che vi sono state
introdotte da corruttori, vedete di non addurre ad esempio la nostra
distinzione tra fede e osservanza, ma rendete piuttosto ragione
della vostra presunzione.
Le realt del Vecchio Testamento erano ombra di quelle
future.
9. Se ci viene chiesto perch non adoriamo Dio con il rituale con cui
lo adorarono i nostri padri ebrei al tempo del Vecchio Testamento,
rispondiamo che Dio, attraverso i padri del Nuovo Testamento, ci
ha ordinato una cosa diversa, che per non contraria al Vecchio
Testamento, essendo gi stata predetta in esso. Cos infatti ci fu
preannunziato per bocca del profeta: Ecco verranno giorni, dice il
Signore, nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda
concluder un Testamento Nuovo, non come il Testamento che ho
concluso con i loro padri nel giorno in cui li presi per mano per farli
uscire dal paese d'Egitto
15
. Ecco dunque profetizzato che quel
Testamento non doveva durare, ma doveva venirne uno Nuovo. Se
ci si obietta che noi non abbiamo nulla a che fare con la casa di
Israele e con la casa di Giuda, ci difendiamo con la dottrina
apostolica, giacch l'Apostolo insegna che Cristo della stirpe di
Abramo, e a noi che apparteniamo al suo corpo dice: Allora siete
discendenza di Abramo
16
. Se poi ci viene domandato perch
continuiamo a ritenere autorevole quel Testamento, se non ne
osserviamo il rituale, anche a questo rispondiamo con gli scritti
apostolici. Dice infatti l'Apostolo: Nessuno dunque vi condanni pi
in fatto di cibo e di bevanda, o riguardo a feste, a noviluni o sabati:
tutte cose, queste, che sono ombre delle future
17
. In tal modo ci
mostra anche perch opportuno che leggiamo e accettiamo tali
cose: affinch non estinguiamo la profezia, dal momento che esse
furono compiute come ombra di realt future; e ci mostra anche
che non dobbiamo curarci di quelli che vorrebbero giudicarci perch
non le osserviamo corporalmente, come altrove disse in modo
simile: Queste cose accadevano loro in figura; ma sono state scritte
per ammonimento nostro, di noi per i quali arrivata la fine dei
tempi
18
. Pertanto, quando si legge nei documenti del Vecchio
Testamento qualcosa che nel Nuovo non ci viene ordinato di
osservare o ci addirittura proibito, invece di biasimarlo se ne deve
cercare il significato, poich il fatto stesso che non venga pi
osservato dimostra non che stato condannato, ma che si
compiuto. Di questo abbiamo gi parlato molto e spesso.
Cosa prefigurato nella legislazione matrimoniale di Deut
25, 5-10.
10. Ad esempio, questo stesso che Fausto, senza comprenderlo, ha
imputato come crimine ai comandamenti del Vecchio Testamento,
che cio si ordini al fratello di sposare la moglie del proprio fratello,
allo scopo di generare una discendenza non a s ma a lui e di
chiamare quel che nasca col nome di lui
19
, cos'altro significa in
figura se non che ogni predicatore del Vangelo deve lavorare nella
Chiesa cos da procurare una discendenza al proprio fratello
defunto, cio a Cristo che morto per noi, e che ci che nasca
riceva il nome di lui? Infine l'Apostolo, osservando ci non
carnalmente nel suo significato di prefigurazione, ma spiritualmente
nella verit compiuta, si adira con coloro che ricorda di aver
generato in Cristo Ges per mezzo del Vangelo
20
, e
rimproverandoli li corregge perch volevano essere di Paolo: forse
Paolo che stato crocefisso per voi? O nel nome di Paolo che
siete stati battezzati
21
? Come se dicesse: " Vi ho generati per mio
fratello defunto: vi chiamate Cristiani, non Paolini". Invece colui
che, essendo stato eletto dalla Chiesa, rifiuti il ministero di
evangelizzare, dalla Chiesa giustamente e degnamente
disprezzato. Questo significa l'ordine di sputargli in faccia, non
senza, come segno di questa onta, che gli si scalzi un piede,
affinch non sia annoverato tra coloro ai quali lo stesso Apostolo
dice: E avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il
Vangelo della pace
22
e di cui il profeta ricorda: Come sono belli i
piedi di coloro che annunziano la pace, che annunziano il bene
23
!
Chi infatti possiede la fede evangelica in modo da giovare a se
stesso e da non rinunciare a giovare alla Chiesa, si intende bene
che ha calzati ambedue i piedi. Chi invece pensa che gli sia
sufficiente aver creduto e rifiuta la preoccupazione di guadagnare
altri, non star a significare l'onta di quello scalzato, ma la porter
realizzata su di s.
Pasqua giudea e Pasqua cristiana.
11. E che ancora? Ci obietta che celebriamo la Pasqua e ci insulta
perch non la celebriamo come i Giudei. Ma noi possediamo
l'agnello non nell'ombra del futuro, ma nella realt presente del
Vangelo, e ogni giorno e massimamente in quella solennit annuale
non prefiguriamo la sua uccisione come qualcosa che deve
accadere, bens la commemoriamo come gi avvenuta: dunque il
giorno della nostra solennit di Pasqua non coincide con quello della
celebrazione dei Giudei, che un'ombra, perch vogliamo che
coincida con il giorno del Signore, nel quale Cristo resuscit. Gli
azimi poi, i Cristiani di retta fede li custodiscono non nel lievito della
vecchia vita, cio della malizia, ma nella verit e nella sincerit
della fede stessa
24
, non per sette giorni, ma ogni giorno: ci
significato dal numero di sette giorni, secondo cui trascorre il tempo
quotidiano. E sebbene non sia poca la fatica che si fa in questo
mondo, poich la via che conduce alla vita stretta e oscura
25
,
tuttavia assicurata una ricompensa certa: questa stessa fatica
simboleggiata da quelle erbe, che sono un poco amare.
Differenza tra prefigurazione e commemorazione.
12. Celebriamo anche la Pentecoste, cio il cinquantesimo giorno
dalla passione e resurrezione del Signore, nel quale egli ci invi lo
Spirito Santo Paraclito che aveva promesso
26
. Questo avvenimento
fu prefigurato dalla stessa Pasqua dei Giudei, allorch Mos
ricevette sul monte la legge scritta dal dito di Dio
27
, nel
cinquantesimo giorno dopo la celebrazione dell'uccisione
dell'agnello. Leggete il Vangelo e accorgetevi che l lo Spirito Santo
chiamato dito di Dio
28
. Nella Chiesa si celebrano ogni anno i fatti
pi importanti avvenuti in determinati giorni, perch la celebrazione
di una festivit ne custodisca la memoria, necessaria e salutare.
Vuoi dunque sapere perch celebriamo la Pasqua? " Perch allora
Cristo si immol per noi ". Vuoi sapere perch non la celebriamo
secondo il rituale giudaico? " Perch quella era prefigurazione del
vero che doveva venire, questa la commemorazione del vero che
si gi compiuto ". Neppure nel nostro parlare il futuro e il passato
si enunziano allo stesso modo: ne abbiamo gi parlato a sufficienza
in quest'opera.
Perch i Cattolici non mangiano alcuni tipi di carne.
13. Se poi ci chiedete anche perch, tra tutti i cibi che furono
vietati a quel popolo come ombra degli eventi futuri, noi ci
asteniamo solo dal mangiare la carne degli animali morti e
immolati, state dunque a sentire e anteponete una buona volta il
vero alle menzogne della vanit. Perch non convenga a un
cristiano mangiare carne immolata, lo dice l'Apostolo: Non voglio,
dice, che entriate in comunione con i demoni. Non redarguisce
infatti l'immolazione che compivano i padri, prefigurando il sangue
del sacrificio con cui Cristo ci ha redento, ma dice: I sacrifici dei
Gentili sono fatti ai demoni e non a Dio. E poi aggiunge ci che ho
gi citato: Non voglio che entriate in comunione con i demoni
29
.
Infatti, se ad essere impura fosse la natura stessa della carne
immolata, essa contaminerebbe anche un ignaro. N tanto meno
impura quanto meno consapevole chi la mangia, bens a motivo
della coscienza, per non sembrare di essere in comunione con i
demoni. Per quanto riguarda invece la carne di animali morti, penso
che l'uso umano non l'abbia ammessa come alimento per il fatto
che essa, a differenza di quella degli animali uccisi, morbida e non
adatta alla salute del corpo, per la quale assumiamo il cibo. Ci che
fu comandato in figura agli antichi, cio allo stesso No dopo il
diluvio
30
, a riguardo dello spargimento del sangue, - il significato
del quale abbiamo gi mostrato -, la maggior parte lo
comprende
31
. Anche negli Atti degli Apostoli si legge che gli
apostoli ordinarono ai Gentili di astenersi soltanto dalla
fornicazione, dalle carni immolate e dal sangue, cio di non
mangiare carne il cui sangue non fosse stato fatto fuoriuscire. Cosa
che alcuni non intendono cos, ma come se si ordinasse di astenersi
dal sangue affinch nessuno si contamini con un omicidio. Sarebbe
lungo adesso, e non necessario, discutere di questo; se a quel
tempo gli apostoli comandarono ai Cristiani di astenersi dal sangue
degli animali, di non cibarsi di animali soffocati, mi sembra che
abbiano scelto una cosa facile per quel momento, affatto onerosa
per chi doveva osservarla, e che anche i Gentili potessero osservare
in comune con gli Israeliti, in virt di quella pietra angolare che
unisce due in uno
32
; e insegnarono contemporaneamente che nella
stessa arca di No, quando Dio comand questo, fu prefigurata la
Chiesa di tutte le Genti, avvenimento la cui profezia gi cominciava
a compiersi nelle Genti che pervenivano alla fede. Ma ormai
trascorso il tempo in cui quelle due pareti, l'una proveniente dalla
circoncisione e l'altra dal prepuzio, pur essendo unite dalla pietra
angolare, si distinguevano tuttavia ciascuna per caratteristiche
proprie. Ora che la Chiesa delle Genti divenuta tale che in essa
non si trova pi alcun Israelita secondo la carne, quale Cristiano
osserva pi di non toccare tordi o uccelli pi piccoli se il loro sangue
non completamente fuoriuscito, o di non mangiare una lepre se
stata uccisa con un colpo della mano alla cervice, senza ferita
cruenta? E quei pochi che per caso ancora temono di toccare cose
simili, sono derisi da tutti gli altri. A tal punto gli animi di tutti sono
posseduti da quella sentenza di verit: Non ci che entra nella
vostra bocca vi inquina, ma ci che ne esce
33
, la quale non
condanna la natura di nessun cibo ammesso dall'umana societ, ma
i peccati commessi dall'iniquit.
Tutto il Vecchio Testamento vero e utile per la vita eterna.
14. Riguardo alle azioni degli antichi, sia quelle che agli stolti e agli
ignoranti sembrano peccati, mentre non lo sono, sia quelle che
veramente sono peccati, abbiamo gi dimostrato con sufficiente
trattazione, mantenendo e ancor pi accrescendo la venerazione
della Scrittura stessa, per quale motivo furono scritte; non di meno,
riguardo alla maledizione su colui che pende dal legno
34
e su colui
che non lascer discendenza in Israele, abbiamo risposto prima a
suo luogo, quando abbiamo dissipato le obiezioni in proposito: e
abbiamo difeso tutto, sia ci di cui abbiamo gi discusso in dettaglio
nelle parti precedenti dell'opera, sia ci che di simile Fausto ha
citato nel testo al quale rispondiamo adesso, con l'unica solidissima
ragione della verit che abbiamo attinto dall'autorit delle sacre
Scritture. Tutto ci che scritto in quei libri del Vecchio
Testamento, lo lodiamo, lo accettiamo, lo approviamo come scritto
con totale verit e utilit per la vita eterna; quanto invece ai
precetti che, in quei libri, non osserviamo corporalmente, abbiamo
compreso che furono comandati in modo totalmente retto, abbiamo
imparato che sono ombre di eventi futuri e riconosciamo che gi
ora si stanno compiendo. Pertanto, chi allora non osservava anche
le opere che si comandava di compiere per significare altro,
scontava con giustissimo giudizio le pene stabilite da Dio, come ora
chi osasse violare con temerariet sacrilega i misteri del Nuovo
Testamento, distinti in ragione del tempo. Come infatti sono lodati
a buon diritto gli uomini giusti di allora, che non rifiutarono neppure
la morte per i misteri del Vecchio Testamento, allo stesso modo lo
sono adesso i santi Martiri, che non la rifiutano per quelli del Nuovo.
E come il malato non deve rimproverare la scienza medica se oggi
gli ha ordinato una cosa e domani gli proibisce ci che prima gli
aveva ordinato - cos infatti richiedeva il metodo di cura del suo
corpo -, ugualmente il genere umano, malato e ferito da Adamo
sino alla fine del mondo, finch il corpo che si corrompe
appesantisce l'anima
35
non deve rimproverare la medicina di Dio,
se in alcuni casi ha ordinato di osservare una cosa, in altri invece
prima una cosa e poi un'altra: soprattutto perch essa stessa ha
preannunziato che avrebbe ordinato qualcosa di diverso.
I Manichei errano circa il Paraclito.
15. dunque privo di valore il paragone che Fausto adduce a
pretesto: cio che, come il Paraclito scelse per voi dal Nuovo
Testamento ci che dovete credere e vi mostr ci che dovete
rigettare, essendo egli stesso profetizzato nel Nuovo Testamento,
cos Cristo fece per noi dal Vecchio, nel quale similmente fu
profetizzato. Questo infatti si potrebbe affermare con qualche
verosimiglianza se nei libri del Vecchio Testamento ci fosse
qualcosa che sostenessimo non essere stata rettamente detta,
divinamente ordinata, veridicamente scritta. Noi non affermiamo
nulla di ci: ma accettiamo ogni cosa, sia ci che osserviamo, al
fine di vivere rettamente, sia ci che non osserviamo, in modo
tuttavia da vedere che quelle cose allora ordinate e osservate in
profezia ora giungono a compimento. Inoltre, se in quei libri di cui
non volete accettare tutto leggiamo che il Paraclito fu promesso,
allo stesso modo in quel libro che avete paura persino a nominare
leggiamo che gi stato inviato. Negli Atti degli Apostoli, come
spesso e anche poco fa ho ricordato, si legge in modo chiarissimo
che nel giorno di Pentecoste fu inviato lo Spirito Santo, il quale
manifest chi fosse anche attraverso l'azione. Infatti coloro che per
primi lo ricevettero parlarono in tutte le lingue
36
, per promettere
anche con questo segno che in tutte le lingue, cio in tutti i popoli,
sarebbe esistita la Chiesa, la quale avrebbe predicato lo Spirito,
come il Padre e il Figlio, con assoluta verit.
I Manichei errano affermando che il Nuovo Testamento non
per intero autentica opera degli Apostoli.
16. Diteci ormai perch non accettate tutto il contenuto dei libri del
Nuovo Testamento: se perch non sono degli apostoli di Cristo, o
perch gli apostoli di Cristo insegnarono qualcosa di sbagliato.
Rispondete: " Perch non sono degli apostoli di Cristo. Infatti,
l'opinione di chi afferma che gli apostoli di Cristo insegnarono cose
non corrette propria dei pagani ". Che dite dunque? Su che basi
dimostrate che quelle Scritture non furono fornite dagli apostoli?
Rispondete: " Perch vi si trovano molte cose contraddittorie in se
stesse e tra loro ". Ci del tutto falso: siete voi che non
comprendete. Infatti, tutto ci che Fausto ha presentato come
contraddittorio perch cos apparisse a voi, abbiamo dimostrato che
non tale: e vi insegneremo altrettanto, qualunque cosa ci
presenterete. Chi potr sopportare un lettore o un ascoltatore che
osi incolpare pi facilmente una Scrittura di cos grande autorit
che non il vizio della propria ottusit? Dite che il Paraclito vi insegn
che queste Scritture non sono degli apostoli, ma che furono scritte
da altri sotto il loro nome? Insegnate almeno che furono opera di
questo stesso Paraclito, dal quale avete appreso che non sono degli
apostoli! Dite: " il Paraclito che Cristo promise e invi "? Vi si
risponde: non affatto quello che Cristo promise e invi; e allo
stesso tempo vi si mostra il momento in cui egli invi quello che
promise. Provateci dunque che Cristo lo invi. Con che cosa
sostenete l'identit del vostro autore, o piuttosto del vostro
ingannatore? Rispondete che la provate con il Vangelo. Con quale
Vangelo? Con quello che non accettate integralmente, che
affermate essere stato falsificato. Chi mai esordisce dicendo che il
proprio testimone stato corrotto dalla falsit e poi lo chiama a
testimoniare? Se infatti gli crediamo in ci che voi volete e non gli
crediamo in ci che voi non volete, non a lui che crediamo, ma a
voi. Ma se volessimo credere a voi, non esigeremmo da voi un
testimone. Inoltre, lo Spirito Santo paraclito fu promesso dicendo
cos: Egli vi condurr alla verit tutta intera
37
. Ma in che modo vi
condurr alla verit uno che vi insegna che Cristo un mentitore? A
ci si aggiunge che, se anche dimostraste che tutte le cose che si
leggono nel Vangelo circa la promessa del Paraclito sono tali che
non si pu comprenderle se non riferite al vostro Mani, cos come
chiaro che nei profeti furono dette a proposito di Cristo cose che in
nessun modo potrebbero adattarsi a un altro, qualora tuttavia le
attingeste da quei codici che dite falsificati, noi diremmo che falso
e introdotto da corruttori del testo vostri antenati quello stesso che
l leggete scritto di Mani, tale che non potremmo comprenderlo
riferito a un altro. Che fareste, ditemi, se non gridare che in alcun
modo avreste potuto falsificare codici che gi erano nelle mani di
tutti i Cristiani? Poich, non appena aveste cominciato a farlo,
sareste stati convinti dalla verit degli esemplari pi antichi.
Dunque il motivo per cui voi non avete potuto falsificarli lo stesso
per cui non pot farlo nessuno. Il primo infatti che avesse osato
farlo, sarebbe stato confutato mediante la comparazione con molti
codici pi antichi, soprattutto perch la medesima Scrittura
racchiusa non in una sola lingua, ma in molte. Infatti anche oggi
alcuni errori dei codici vengono corretti sulla base di codici pi
antichi o scritti nella lingua precedente nel tempo. Quindi, o siete
costretti a confessare che quei codici sono veraci, ed essi
immediatamente abbatteranno la vostra eresia, oppure, se direte
che sono fallaci, non potrete affermare il Paraclito mediante la loro
autorit, ed ecco che avete abbattuto voi stessi la vostra eresia.
In nessun modo il Paraclito, che introduce alla verit, pu
essere identificato con Mani.
17. A ci si aggiunge che le cose dette a promessa del Paraclito
escludono del tutto l'ipotesi che si tratti di Mani, che viene cos tanti
anni dopo. Infatti, che lo Spirito Santo sarebbe venuto subito dopo
la resurrezione e l'ascensione del Signore detto con estrema
chiarezza da Giovanni: Lo Spirito infatti non era ancora stato dato,
perch Ges non era ancora stato glorificato
38
. Se dunque il motivo
per cui non era stato dato era che Ges non era ancora stato
glorificato, fuori di dubbio che, una volta glorificato Ges, c'era
motivo che venisse dato immediatamente. Infatti anche i Catafrigi
affermarono di aver ricevuto il Paraclito promesso e per questo
deviarono dalla fede cattolica, tentando di proibire ci che Paolo ha
concesso e di condannare le seconde nozze che egli ha permesso,
insinuando, facendosi schermo di quelle parole, - sta scritto infatti
del Paraclito: Egli stesso vi condurr alla verit tutta intera -, che
evidentemente Paolo e gli altri apostoli non insegnarono tutta la
verit e lasciarono uno spazio per il Paraclito dei Catafrigi. A
sostegno di questo addussero anche quel che Paolo disse: La nostra
conoscenza imperfetta e imperfetta la nostra profezia: ma quando
verr ci che perfetto, quello che imperfetto scomparir
39
,
come se l'Apostolo avesse affermato: Faccia ci che vuole: se si
sposa, non pecca
40
con una conoscenza e una profezia imperfette,
e il perfezionamento del Paraclito di Frigia avesse fatto scomparire
questo. Di fronte a queste cose, quando si dice loro che sono
condannati dall'autorit della Chiesa, promessa con tanto anticipo e
diffusa nel mondo intero, rispondono che per ci stesso si
compiuto in loro quello che fu detto del Paraclito, cio che il mondo
non lo pu ricevere. E anche queste parole che voi solete dire: Egli
stesso vi condurr alla verit tutta intera; quando verr ci che
perfetto, ci che imperfetto scomparir; il mondo non lo pu
ricevere
41
, non sono forse una predizione sul vostro Mani? E infine,
quale eresia potrebbe sorgere sotto il nome del Paraclito, che non
osi appropriarsi con verosimiglianza di tutto ci? Esiste forse
un'eresia che non designi se stessa come verit, una verit inoltre
tanto pi perfetta quanto pi superba, cos da promettere di
condurre alla verit intera e da tentare di eliminare la dottrina degli
apostoli che si contrappone al suo errore, quasi che mediante essa
sia giunto ci che perfetto? E poich la Chiesa tiene stretto ci
che l'Apostolo ha vivamente raccomandato: Se qualcuno vi
predicasse un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato,
sia antema
42
, quando quell'eresia, predicando qualcosa di diverso,
comincer ad essere antema per il mondo intero, non dir forse
subito: " Ecco, accade ci che sta scritto: Il mondo non lo pu
ricevere "?
I Manichei selezionano il Nuovo Testamento sull'unica base
del loro criterio carnale.
18. Come dunque potrete provare ci che da voi si esige, che sia
cio il Paraclito quello da cui avete appreso che gli scritti evangelici
non sono degli apostoli? Giacch anche noi proviamo che lo Spirito
Santo Paraclito non se non colui che venne immediatamente dopo
che Ges fu glorificato. Infatti non era ancora stato dato, perch
Ges non era ancora stato glorificato. Proviamo anche che egli
stesso introduce alla verit intera, poich non si entra nella verit
se non attraverso l'amore: L'amore di Dio, dice l'Apostolo, stato
riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci
stato dato
43
. Insegniamo infatti che Paolo, nel dire: Quando verr
ci che perfetto, si riferiva esclusivamente a quella perfezione che
caratterizzer la percezione della vita eterna. Parlando di questo,
disse: Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma
allora vedremo faccia a faccia
44
. A questo punto, se non volete
apertamente comportarvi da folli, confesserete senza dubbio che
non vedete Dio faccia a faccia: quindi, ci che perfetto non vi
ancora giunto. In questo modo infatti l'Apostolo ha spiegato a
sufficienza ci che pensava a riguardo. N questo accadr ai santi
se non quando sar avvenuto ci che anche Giovanni dice: Siamo
figli di Dio, ma ci che saremo non stato ancora rivelato.
Sappiamo per che quando egli si sar manifestato, noi saremo
simili a lui, perch lo vedremo cos come egli
45
, e sar allora che
lo Spirito Santo ci introdurr alla verit intera, della quale ora
abbiamo ricevuto un pegno. Le parole: il mondo non lo pu ricevere
sono invece dette di coloro che nelle Scritture vengono solitamente
chiamati con il termine " mondo ", cio gli amanti del mondo, gli
empi o i carnali, dei quali l'Apostolo dice: L'uomo naturale per non
comprende le cose dello Spirito di Dio
46
. Si dice infatti che sono di
questo mondo fino a quando non possono conoscere null'altro che
le cose corporee, apprese in questo mondo con i sensi; come
null'altro conoscete voi che, guardando questa luce del sole e della
luna, vi siete immaginati che ogni cosa del genere sia divina,
avendo come ispiratore quel ciarlatano che, ingannati e ingannatori,
chiamate Paraclito. Pertanto, non riuscendo in alcun modo a
mostrare chi sia quel Paraclito, non avete su che basarvi per
insegnare che avete scoperto, grazie a una solidissima autorit, che
gli scritti evangelici che non volete accettare integralmente non
sono degli apostoli di Cristo. Vi resta dunque questo da dire: che
avete scoperto con la vostra ragione che l ci sono cose che
sfigurano la gloria di Cristo, cio che vi si narra che nacque da una
vergine, che fu circonciso, che per lui fu offerto il sacrificio che
allora si usava offrire, che fu battezzato, che fu tentato dal diavolo.
I Manichei disprezzano l'autorit evangelica, per credono
ciecamente a miti indimostrabili.
19. Eccezion fatta per queste cose e per le testimonianze prese dal
Vecchio Testamento che furono interpolate in quegli scritti, voi
ammettete di accettare, secondo quanto dice Fausto, " il resto: in
primo luogo la sua mistica crocifissione, con la quale si mostrano
alla nostra anima le ferite della passione, e poi i suoi precetti
salutari, le parabole e tutti i discorsi divinamente ispirati, i quali,
soprattutto quando presentano la distinzione delle due nature, non
sorge alcun dubbio che siano suoi ". Vedete dunque come agite: si
sottrae ogni autorit alla Scrittura e ognuno decide con la propria
testa cosa approvare e cosa rigettare di ogni scritto; non in modo
che ciascuno si sottometta all'autorit delle Scritture secondo la
fede, ma che egli stesso sottometta a s le Scritture, e non che a
lui piaccia qualcosa perch lo si legge scritto in un'autorit sublime,
bens che gli sembri scritto bene perch piaciuto a lui. A chi ti
affidi, anima misera, senza nerbo, avvolta nelle nebbie carnali? A
chi ti affidi? Elimina l'autorit: vediamo. Elimina l'autorit e
ripristina la ragione. La tua ragione non ti induce forse al punto che,
se non si crede che la natura di Dio violabile e corruttibile, la
vostra lunga commedia non pu trovare un finale da teatro? E da
ultimo, come fai a sapere che le terre sono otto e i cieli dieci, che
Atlante regge il mondo e che il Portatore dello Splendore lo tiene
sospeso, e innumerevoli cose simili? Come fai a saperle? " Me le ha
insegnate Mani ", dici. Ma allora, o infelice, le hai credute: non le
hai viste tu stessa. Se dunque, nelle mille invenzioni fantastiche di
cui sei stata vergognosamente ingravidata, tu ti sei sottomessa a
un'autorit del tutto ignota e completamente folle, cos da credere a
tutte queste cose solo perch stanno scritte in quei libri, ai quali per
tuo deplorevole errore hai ritenuto di dover credere sebbene nulla ti
venisse dimostrato, perch non ti sottometti piuttosto all'autorit
evangelica, tanto solida, tanto stabilita, accreditata da tanta gloria
e trasmessa dai tempi degli apostoli sino ai nostri tempi mediante
successioni certissime? Cos potresti credere, vedere! E
apprenderesti che persino tutte quelle cose che ti offendono, ti
offendono a motivo della tua vana e perversa opinione; e che
davvero la natura immutabile di Dio ha assunto qualcosa della
creatura mortale e, permanendo mutabilmente in essa in modo non
fittizio ma reale, ha fatto e patito tutto ci che conveniva che tale
creatura facesse e patisse per la salvezza del genere umano da cui
era stata assunta: invece di credere che la natura di Dio violabile
e corruttibile e che, insozzata e oppressa, non pu essere
totalmente liberata e purificata, ma condannata alla pena eterna
del globo da un dio supremamente necessitato.
Errore dei Manichei sulla natura del bene e del male.
20. " Ma io ", dici: " ho creduto ci che egli non mi ha dimostrato
perch, in maniera evidente, mi ha dimostrato che in questo mondo
esistono due nature, quella del bene e quella del male ". Ma
proprio questa, o anima infelice, la fonte del tuo inganno, poich
anche in questo mondo, ugualmente che negli scritti evangelici, non
hai potuto considerare altro male se non quello che offende il tuo
senso carnale, come il serpente, il fuoco, il veleno e simili, n altro
bene se non quello che lo blandisce con qualche piacevolezza, come
la bont dei sapori, la fragranza degli odori, lo splendore di questa
luce e tutto ci che di altro pu similmente accarezzarti gli orecchi,
gli occhi, le narici o il palato o il tatto. Ma se tu prima avessi
guardato tutta la creazione cos da assegnarle Dio come autore,
quasi leggendo nel grande libro della natura, cos da credere, se
qualcosa in essa ti offende, che la causa rimanga nascosta a te in
quanto uomo, piuttosto che azzardarti a criticare qualcosa nelle
opere di Dio, non saresti mai caduta in sciocchezze sacrileghe e in
invenzioni blasfeme con le quali, poich non comprendi donde abbia
origine il male, ti sforzi di riempire Dio di ogni male.
Motivo dell'autenticit apostolica degli scritti del Nuovo
Testamento.
21. Ora, se ci chiedete come sappiamo che questi scritti sono degli
apostoli, vi rispondiamo in breve che lo sappiamo allo stesso modo
in cui anche voi sapete che sono di Mani quegli scritti che
miserabilmente anteponete a questa autorit. Se infatti qualcuno vi
sollever la stessa questione e vi metter in cuore il tormento della
contraddizione, dicendo che i libri che presentate come di Mani non
sono suoi, che cosa farete? Non riderete forse del delirio di costui,
che alza la sua voce impudente contro una realt confermata da
cos grande serie di collegamenti e di successioni? Come certo che
quei libri sono di Mani e che si deve deridere chi inopinatamente,
essendo nato tanto tempo dopo, vi intentasse una lite per
contraddirvi, parimenti certo che sono da deridersi o anche da
compatirsi Mani o i Manichei, i quali osano affermare qualcosa di
simile nei confronti di un'autorit tanto fondata, custodita e
tramandata con successioni sicure dai tempi degli apostoli sino a
questi tempi.
Il Cristo annunziato degli Apostoli non quello di Mani.
22. ora dunque di comparare l'autorit di Mani con l'autorit degli
apostoli: infatti, sicuro che questi scritti sono loro, come sicuro
che quelli sono suoi. Per, chi mai paragona Mani agli apostoli, se
non chi si separa da Cristo, che invi gli apostoli? O chi mai intese
nelle parole di Cristo due nature tra loro contrarie e provenienti da
propri princpi, se non chi non intende le parole di Cristo? Gli
apostoli, come discepoli della verit, predicano di Cristo una vera
nascita e una vera passione, mentre Mani si vanta di introdurre alla
verit intera e vuole presentare un Cristo di cui predica la falsit
della passione; gli uni, un Cristo circonciso nella carne, assunta
dalla stirpe di Adamo; l'altro, un dio mutilato nella sua stessa
natura dalla stirpe delle tenebre; gli uni, un sacrificio offerto per la
carne di Cristo bambino, come piamente si faceva a quel tempo;
l'altro, un membro non di carne, ma della stessa sostanza divina,
gettato in balia della natura della stirpe nemica per essere
immolato a tutti i demoni; gli uni, un Cristo battezzato nel Giordano
per offrirci un esempio; l'altro, dio stesso ad opera di se stesso
sommerso nella contaminazione delle tenebre, destinato non ad
emergerne totalmente, bens ad essere punito con condanna eterna
in quella sua porzione che non potr purificarsi; gli uni la carne di
Cristo tentata dal capo dei demoni, l'altro una porzione di dio
tenuta in possesso dalla razza dei demoni; gli uni quella carne
tentata, per insegnare a noi a resistere al tentatore; l'altro, quella
porzione posseduta in modo da non poter essere restituita al padre,
neppure vittorioso. In conclusione Mani, quasi fosse superiore,
annunzia altro, prendendolo dalla dottrina dei demoni, mentre gli
apostoli, attingendo dagli insegnamenti di Cristo, raccomandano
che chi annunzia altro sia scomunicato
47
.

1 - Es 20, 13-14.
2 - Cf. Fil 3, 8.
3 - Cf. Gn 17, 9-14.
4 - Cf. Es 31, 13.
5 - Cf. Lv 1.
6 - Cf. Es 12.
7 - Cf. Lv 23.
8 - Cf. At 15, 29.
9 - Cf. Lv 11.
10 - Cf. Dt 25, 5-10.
11 - Cf. Dt 21, 23.
12 - Cf. Gn 22, 14.
13 - Cf. Nm 15, 35.
14 - Gv 16, 13.
15 - Ger 31, 31-32.
16 - Gal 3, 29.
17 - Col 2, 16-17.
18 - 1 Cor 10, 11.
19 - Cf. Dt 25, 5-10.
20 - Cf. 1 Cor 4, 15.
21 - 1 Cor 2, 13.
22 - Ef 6, 15.
23 - Is 52, 7.
24 - Cf. 1 Cor 5, 8.
25 - Cf. Mt 7, 13.
26 - Cf. At 2, 1-4.
27 - Cf. Es 19-31.
28 - Cf. Lc 11, 20.
29 - 1 Cor 10, 20.
30 - Cf. Gn 9, 6.
31 - Cf. At 15, 29.
32 - Cf. Ef 2, 11-22.
33 - Mt 15, 11.
34 - Cf. Gal 3, 13; Dt 21, 23.
35 - Cf. Sap 9, 15.
36 - Cf. At 2.
37 - Gv 16, 13.
38 - Gv 7, 39.
39 - 1 Cor 13, 9-10.
40 - 1 Cor 7, 36.
41 - Gv 14, 17.
42 - Gal 1, 9.
43 - Rm 5, 5.
44 - 1 Cor 13, 10. 12.
45 - 1 Gv 3, 2.
46 - 1 Cor 2, 14.
47 - Gal 1, 8-9.
LIBRO TRENTATREESIMO
I Manichei e la salvezza dei Patriarchi: discussione su Mt
8,11.
1. FAUSTO. " Sta scritto nel Vangelo: Molti verranno dall'oriente e
dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e
Giacobbe nel regno dei cieli
1
. Perch dunque voi non accettate i
patriarchi? ". Lungi da noi invidiare un qualsiasi mortale che Dio,
guardandolo con misericordia, abbia ricondotto dalla perdizione alla
salvezza: per attribuiamo ci alla clemenza di colui che ha avuto
compassione, non al merito di colui la cui vita, non potresti negarlo,
fu riprovevole. Per questo, ammettiamo pure che i padri dei Giudei,
cio Abramo, Isacco e Giacobbe (se la testimonianza di Cristo su di
loro da voi addotta autentica), sebbene furono viziosi in sommo
grado (come indica forse Mos loro pronipote, oppure un autore
diverso che nella storia chiamata Genesi ne scrisse le vite, degne,
secondo noi, di ogni disprezzo e ripugnanza) si trovino gi nel
regno dei cieli, in un luogo che mai avevano creduto n sperato,
come appare assai chiaramente dai loro libri: purch tuttavia sia
chiaro, anche per vostra ammissione, che poterono giungere a ci
che sta scritto di loro, se mai vi giunsero, dopo un lungo intervallo
di tempo, essendo stati liberati dalla tetra punizione del carcere
degli inferi, ove scontavano i meriti della loro vita, da Cristo nostro
Signore per mezzo della sua mistica passione. Infatti, non perch il
medesimo nostro Signore liber dalla croce un certo ladrone e gli
disse che in quello stesso giorno sarebbe stato con lui nel paradiso
di suo Padre
2
, qualcuno ne ha invidia o pu essere cos disumano
da dispiacersi per la dimostrazione di tanta benevolenza. Tuttavia,
non diremo certo che la vita e i costumi dei ladroni sono degni della
nostra approvazione, per il fatto che Ges concesse il perdono al
ladrone, o perch perdon ai pubblicani e alle prostitute i loro errori
e disse che costoro precederanno nel regno dei cieli quelli che si
comportano con superbia
3
. Egli infatti, assolvendo dalle accuse dei
Giudei una donna sorpresa nell'illegalit e in adulterio, le ordin di
smettere di peccare
4
. Pertanto, se fece qualcosa di simile anche
con Abramo, Isacco e Giacobbe, rendiamogli grazie: ci insegna che
cos agisce con le anime colui che fa sorgere il suo sole sopra i
buoni e sopra i malvagi e fa piovere sopra i giusti e sopra gli
ingiusti
5
. Tuttavia, nella vostra opinione in materia una sola cosa
mi infastidisce: perch mai ritenete che soltanto i padri dei Giudei,
e non anche i patriarchi degli altri popoli, abbiano sperimentato
qualche volta la grazia del nostro liberatore, soprattutto
considerando che la Chiesa cristiana composta pi di figli loro che
della discendenza di Abramo, Isacco e Giacobbe? Ma dici che quelli
adorarono gli idoli, mentre questi Dio onnipotente, e che per tale
motivo Ges ebbe cura soltanto di loro. Il culto del Dio onnipotente
fa dunque precipitare nel tartaro, e chi ha tributato culto al Padre
ha bisogno dell'aiuto del Figlio? Ma vedrai tu. Per il momento,
dicevo, ammettiamo pure che quelli furono condotti in cielo non
perch lo meritassero, ma perch la divina clemenza vince la forza
dei peccati.
Le frase di Ges un falso, perch Matteo e Luca si
contraddicono.
2. Tuttavia la divergenza tra gli scrittori ci rende dubbiosi e incerti
sul fatto che Cristo abbia detto quelle parole. Infatti, nonostante
due evangelisti, Matteo e Luca, narrino parimenti di un centurione
che aveva un servo ammalato, a proposito del quale Ges sembra
aver affermato che in Israele non si era mai trovata una fede cos
grande come in quell'uomo, sebbene fosse un gentile e un pagano,
perch aveva detto che non era degno che Ges entrasse sotto il
suo tetto, ma lo pregava solo di ordinare con una parola e il suo
servo sarebbe guarito, tuttavia soltanto Matteo aggiunge che Ges
continu dicendo: In verit vi dico, molti verranno dall'oriente e
dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e
Giacobbe nel regno dei cieli e manderanno fuori nelle tenebre i figli
del regno. Con i molti che dovevano venire intendeva i pagani, in
riferimento al centurione, che era un Gentile e tuttavia si era
trovata in lui una fede cos grande; e chiamava " figli del regno " i
Giudei, nei quali non si era trovata alcuna fede. Invece Luca,
sebbene ritenne di dover inserire nel suo Vangelo, fra le opere
mirabili di Cristo, anche questa, come imprescindibile e degna di
essere ricordata, non fa l alcuna menzione di Abramo, Isacco e
Giacobbe. E se qualcuno afferma che lo tralasci perch era gi
stato detto a sufficienza da Matteo, perch allora racconta il
comportamento nei confronti del centurione e il suo servo, che
ugualmente ci era gi stato ben presentato con sollecitudine da
Matteo? Siamo in presenza di un falso. Infatti, a proposito della
stessa supplica per la venuta di Ges, Matteo dice che il centurione
si rec da lui di persona per chiedergli la guarigione, mentre Luca
no, bens che invi da Ges gli anziani dei Giudei i quali, affinch
egli non fosse da lui rifiutato in quanto Gentile - costoro infatti
vogliono che Ges sia pienamente Giudeo - gli si presentarono per
convincerlo, affermando che era degno di essere esaudito perch
amava il suo popolo e gli aveva edificato una sinagoga. Come se al
Figlio di Dio importasse qualcosa, se i Giudei avevano meritato
l'edificazione della loro sinagoga
6
da parte di un centurione
pagano! Tuttavia anche Luca non ha taciuto completamente queste
parole, domandandosi, credo, se per caso non fossero autentiche:
per cambia loro di posto, applicandole a una situazione assai
diversa, ovvero quando Ges dice ai suoi discepoli: Sforzatevi di
entrare per la porta stretta: molti infatti cercheranno di entrarvi,
ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa sar entrato e
avr chiuso la porta, comincerete a bussare da fuori, dicendo: "
Signore, aprici ". Ma rispondendo dir: " Non vi conosco ". Allora
comincerete a dire: " Abbiamo mangiato e bevuto alla tua presenza
e hai insegnato nelle nostre piazze e sinagoghe ". E dir: Non so di
dove siete. Allontanatevi da me voi tutti, operatori d'iniquit. L ci
sar pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e
Giacobbe e tutti i profeti entrare nel regno dei cieli mentre voi ne
siete cacciati fuori. E verranno da oriente e da occidente, da
mezzogiorno e da settentrione e siederanno a mensa nel regno di
Dio
7
. Questo fatto, che cio saranno esclusi dal regno di Dio molti
che avranno portato solo il nome di Cristo ma non ne avranno
compiuto le opere, anche Matteo non omise di scriverlo
8
, per in
quel punto non fa alcuna menzione di Abramo, Isacco e Giacobbe.
A sua volta, anche Luca scrisse del centurione e del suo servo, ma
parimenti l non attesta nulla su Abramo, Isacco e Giacobbe:
cosicch, visto che non si pu sapere con certezza dove questa
frase fu detta, nulla impedisce di credere che non fu detta affatto.
In ogni caso, le vite dei Patriarchi furono deprecabili e prive
di merito.
3. A ragione, dunque, noi non prestiamo mai ascolto senza giudizio
e criterio a simili scritture, cos discordi e diverse, ma esaminando
tutto e comparando una cosa con l'altra ponderiamo se Cristo possa
aver detto qualcosa oppure no. Infatti i vostri antenati hanno
inserito nei discorsi di nostro Signore molte affermazioni che,
segnate col suo nome, non si accordano con la sua fede,
soprattutto perch, come gi spesso abbiamo dimostrato, non
furono scritte n da lui n dai suoi apostoli, ma furono raccolte
molto tempo dopo la loro morte non so da quali semi-Giudei, essi
stessi in disaccordo tra loro, sulla base di dicerie e opinioni: costoro
tuttavia, attribuendo tutte queste cose al nome degli apostoli del
Signore o di quelli che degli apostoli sembravano essere stati i
seguaci, mentirono, affermando di aver scritto i loro errori e le loro
falsit in accordo con essi. Ma vedrai tu. Per ora, come ho detto,
non vorrei discutere troppo con te su questo testo, poich mi basta
come difesa ci che ho posto in precedenza e che neppure a voi
lecito negare, ovvero che prima della venuta di nostro Signore tutti
i patriarchi e i profeti di Israele giacquero nelle tenebre del tartaro
secondo i loro meriti: se anche un giorno, liberati da Cristo, furono
da l ricondotti alla luce, cosa c'entra questo con l'avversione per la
loro vita? Noi infatti detestiamo e rifiutiamo non ci che furono, cio
uomini, ma come furono, cio malvagi, e non ci che sono adesso,
ovvero purificati, bens ci che furono talvolta, ovvero impuri.
Quindi per il momento questo passo, comunque voi vogliate
considerarlo, non ci di impedimento, perch se autentico vi si
mostra la misericordia di Cristo e la sua bont, se invece falso,
l'accusa ricade su quelli che l'hanno scritto: in ambedue i casi noi
siamo al sicuro, come sempre.
Agostino: i meriti dei Patriarchi.
4. AGOSTINO. Come fai ad essere al sicuro, o misero? Come sei al
sicuro, tu che affermi di detestare i patriarchi perch impuri e
ancora vai piangendo il lamento su un dio impuro? Hai concesso
senza dubbio che, dopo la venuta del Signore, a quei patriarchi sia
stata offerta la purificazione e donato il riposo della beatitudine: il
vostro dio, invece, anche dopo la venuta del Salvatore giace ancora
nelle tenebre, ancora immerso in turpitudine di ogni genere,
ancora si rotola in ogni sorta di impurit. Cos, non solo la vita di
quegli uomini fu migliore del vostro dio, ma anche la loro stessa
morte fu pi felice. In quali sedi poi si trovassero i giusti che
uscirono da questa vita prima che Cristo venisse nella carne, e se la
passione di Cristo abbia trasferito in una condizione migliore
anch'essi, che non solo avevano creduto che egli sarebbe venuto,
avrebbe patito e sarebbe risorto, ma avevano anche preannunziato
ci come conveniva con spirito profetico, si deve ricercarlo nelle
sacre Scritture, se in qualche modo si pu ricercarlo con chiarezza:
non vanno certo seguite in materia le opinioni temerarie di uomini
qualsiasi, e meno che mai le perversioni dell'eresia tanto esecrabile
di gente cos aberrante dalla verit. Invano Fausto in questo modo
tortuoso si ripromette che, dopo questa vita, possa essere concesso
qualcosa a chi non abbia meritato di ottenerlo in questa vita.
bene per voi, finch vivete qui, abbandonare codesto errore e
conoscere e custodire la verit della fede cattolica. Altrimenti, ci
che l'ingiusto si ripromette sar ben lungi, quando comincer ad
avvenire ci che Dio gli ha minacciato.
La fede di Abramo.
5. Sulla vita dei patriarchi, ho gi risposto non poco, quanto ho
ritenuto sufficiente, a quest'uomo maledico: non certo a loro in
quanto corretti con la morte o giustificati dopo la sua passione che
il Signore dava testimonianza, quando avvertiva i Giudei che, se
fossero stati figli di Abramo, avrebbero compiuto le opere di
Abramo, e che lo stesso Abramo aveva desiderato vedere il suo
giorno e, vedutolo, se ne era rallegrato, e che era nel seno di lui,
cio in non so quale luogo misterioso, grande e nascosto
9
, di
serena felicit, che gli angeli avevano condotto quel povero
tribolato e disprezzato dal ricco superbo
10
. E che dir dell'apostolo
Paolo? forse ad Abramo giustificato dopo la morte che anch'egli si
riferisce, quando loda il fatto che credette a Dio prima di essere
circonciso e che ci gli venne attribuito come giustizia
11
? E assegna
a questo un tale valore, da dire che noi, che non siamo discendenza
carnale di Abramo, siamo divenuti suoi figli unicamente perch
seguiamo le orme di quella sua fede.
L'ininterrotta tradizione nella Chiesa attesta l'autenticit
degli scritti apostolici.
6. Ma che potr fare con voi, che l'iniquit ha reso cos sordi contro
le testimonianze delle Scritture al punto che, qualunque cosa si
adduca da l contro di voi, osate affermare che non fu detta
dall'Apostolo, ma fu scritta a suo nome da un non so quale falsario?
A tal punto la dottrina dei demoni che predicate chiaramente
estranea alla dottrina cristiana, che in nessun modo potete
difenderla sotto il nome di dottrina cristiana, se non dicendo che gli
scritti degli apostoli sono falsi! O nemici disgraziati dell'anima
vostra! Quali scritti avranno mai un qualche peso di autorit, se non
ne avranno quelli evangelici e quelli apostolici? Sull'autore di quale
libro ci sar mai certezza, se incerto se siano degli apostoli gli
scritti che la Chiesa dice e conserva come degli apostoli, essa che fu
dagli stessi apostoli diffusa e annunziata in mezzo a tutti i popoli
con tanta perfezione? E sar invece certo che gli apostoli abbiano
scritto ci che proclamato dagli eretici contrari a questa Chiesa,
da essi attribuito ai nomi dei loro fondatori, vissuti tanto tempo
dopo gli apostoli? Come se anche nella letteratura secolare non
siano esistiti autori certissimi, al cui nome in seguito vennero
attribuite molte opere che furono ripudiate, o perch non si
adattavano affatto a quelle autentiche, o perch al tempo in cui essi
scrissero non furono conosciute e non meritarono di essere
trasmesse e raccomandate ai posteri dagli autori stessi o dai loro
intimi! Alcuni libri trasmessi sotto il nome del nobilissimo medico
Ippocrate, per non parlare di altri, non sono forse stati rigettati dai
medici come non autorevoli? N ad essi giov qualche somiglianza
di argomenti e di parole poich, paragonati con le opere di
Ippocrate notoriamente autentiche, furono ritenuti inferiori: anche
per il fatto che non li si riconobbe come autenticamente suoi a
partire dalla stessa epoca degli altri. Ma i libri in base ai quali si
paragonano e si rigettano quelli che ci giungono inopinatamente,
come consta che siano di Ippocrate? Come - se qualcuno lo nega
non va nemmeno confutato, bens deriso - se non per il fatto che ce
li ha tramandati una catena di successioni dal tempo di Ippocrate
stesso sino ad oggi e via di seguito, cos che da folli dubitarne?
Come sanno gli uomini che certi libri sono di Platone, Aristotele,
Varrone, Cicerone e di altri simili autori, se non per l'attestazione
continua delle epoche successive? Molti hanno molto composto a
proposito delle scritture ecclesiastiche, non per con autorit
canonica, ma con l'intento di essere utili o di apprendere. Come
consta che un'opera di qualcuno, se non perch nell'epoca in cui
uno la scrisse la rese nota a quanti pot e la pubblic, e di l la sua
conoscenza arrivata ininterrottamente ad altri ed altri ancora e
sempre con pi vasta conferma ai posteri, sino ai nostri giorni,
cosicch, se ci chiedono di chi un certo libro, non esitiamo su ci
che dobbiamo rispondere? Ma perch volgersi a un passato cos
lontano? Ecco, abbiamo degli scritti nelle mani: se un po' di tempo
dopo il termine della nostra vita qualcuno negher che alcuni siano
di Fausto e altri miei, come si convincer, se non per il fatto che
coloro che adesso li conoscono ne trasmettono notizia anche ai pi
lontani nel tempo mediante successioni ininterrotte di posteri?
Stando cos le cose, chi mai, se non colui che si pervertito
acconsentendo alla malizia e all'inganno dei demoni menzogneri,
a tal punto accecato dal furore da affermare che la Chiesa degli
apostoli, una concordia di fratelli cos fidata e numerosa, non pot
meritare che i loro scritti passassero con fedelt ai posteri, quando
con certissima successione sono state conservate le loro cattedre
sino ai vescovi di oggi, e questa stessa cosa accade con tanta
facilit agli scritti di uomini qualsivoglia, sia fuori della Chiesa sia
nella Chiesa stessa?
Le divergenze tra Matteo e Luca si spiegano con i diversi
metodi della narrazione storica.
7. " Ma i loro scritti ", dice, " si trovano l'un l'altro in contraddizione
". Maligni quali siete, voi leggete con cattiva intenzione; stolti, non
comprendete; ciechi, non vedete. Come avrebbe potuto essere
tanto difficile leggere con attenzione questi scritti e trovare una
grande e salutare corrispondenza tra gli scrittori, se la contesa non
vi avesse pervertito e vi avesse assistito la piet? Chi mai infatti,
leggendo due storici che scrivono di uno stesso argomento, ha
pensato che ambedue, o uno dei due, abbia ingannato o sia stato
ingannato, perch uno ha detto ci che l'altro ha omesso, o perch
uno ha compendiato in breve una cosa, mantenendo integro e
intatto solamente il contenuto, mentre l'altro ha trattato tutto punto
per punto, in modo da rendere noto non solo ci che accaduto,
ma anche come accaduto? quel che ha fatto Fausto, che ha
voluto criticare la veridicit del Vangelo perch Matteo ha detto
qualcosa che Luca, narrando il medesimo evento, ha omesso di
dire: quasi che Luca negasse che Cristo abbia detto ci che Matteo
ha scritto che disse. Al riguardo non c' stata mai alcuna disputa e
un'obiezione simile pu venire solo da gente del tutto dissennata,
che non vuole o non pu prendere in esame alcuna di queste cose.
Certamente, ricorre come domanda tra i fedeli, e come obiezione
tra gli infedeli - quelli per poco eruditi e assai litigiosi, a meno che
una volta ammoniti non ritornino in s - per quale motivo Matteo
disse: Gli si avvicin un centurione che lo pregava dicendo, mentre
Luca disse che il centurione invi a lui gli anziani dei Giudei per
chiedergli di guarire il suo servo ammalato, e che quando Ges si
avvicin alla sua casa mand avanti altri, dicendo tramite loro che
non era degno che Ges entrasse in casa sua e che non era degno
di andare di persona da Ges. In che modo, dunque, secondo
Matteo gli si avvicin e lo pregava dicendo: Il mio servo giace in
casa paralizzato e soffre terribilmente
12
? Qui si capisce che Matteo
ha riassunto in breve il medesimo autentico e integro racconto,
dicendo che il centurione si avvicin a Ges, senza per dire se si
avvicin di persona o tramite altri, e senza esplicitare se quanto gli
disse a proposito del suo servo, lo disse da se stesso o attraverso
altri. E allora? La consuetudine umana non forse piena di
espressioni di tal fatta, come quando affermiamo " si avvicinato
molto a qualcosa " anche di uno che non diciamo ancora essere
arrivato? Non affermiamo forse assai spesso che lo stesso arrivare,
al quale sembra quasi che non si possa aggiungere pi nulla,
avviene anche per mezzo di altri, usando frequentemente
espressioni del tipo " ha intentato una causa, arrivato davanti al
giudice ", oppure " arrivato da questo o da quel potente ", quando
i pi fanno ci tramite amicizie, senza aver visto affatto colui presso
il quale si dice che sono arrivati? Per questo nel linguaggio comune
si chiamano " arrivati " quegli uomini che, con l'arte dell'intrigo, da
soli o tramite altri, giungono a toccare gli animi in qualche modo
inaccessibili dei potenti. E che dunque? Quando leggiamo,
dimentichiamo il modo in cui siamo soliti parlare? O forse la
Scrittura di Dio avrebbe dovuto parlare con noi in modo diverso dal
nostro costume? Ecco ci che risponderei sull'uso comune del
linguaggio a gente ostinata e turbolenta.
Matteo ha insistito sul significato del fatto, Luca sul modo in
cui si svolto.
8. Coloro che indagano queste cose con animo non litigioso, ma
pacato e fedele, si avvicinino a Ges non con la carne ma con il
cuore, non con la presenza del corpo ma con la potenza della fede,
come quel centurione, e allora comprenderanno meglio ci che
Matteo ha detto. A costoro infatti si dice nel Salmo: Avvicinatevi a
lui e sarete illuminati e il vostro volto non arrossir
13
. Per questo il
centurione, la cui fede Cristo tanto lod, si era avvicinato a lui pi
degli stessi tramite i quali invi le sue parole. Un caso simile
quando il Signore disse: Qualcuno mi ha toccato, allorch una
donna che soffriva di perdite di sangue fu sanata toccando l'orlo
della sua veste. Ai suoi discepoli sembrava strano che dicesse: Chi
mi ha toccato? e: Qualcuno mi ha toccato, mentre la folla lo
premeva. E quindi gli risposero: La folla ti stringe, e dici " Chi mi ha
toccato? "
14
. Quelli lo premevano, ma essa lo tocc: ugualmente,
quelli erano stati inviati a Cristo, ma il centurione gli si avvicin di
pi. Dunque Matteo ha mantenuto un modo di esprimersi tuttora
non inusitato e ha comunicato qualcosa di misterioso; Luca invece
ha mostrato come questo stesso fatto si svolto, per costringerci
ad accorgerci del modo in cui Matteo lo ha espresso. Vorrei proprio
che qualcuno di questi millantatori, che in mala fede obiettano al
Vangelo questioncelle simili come fossero di grande portata,
raccontasse egli stesso una cosa per due volte, non per dire il falso
o per ingannare, ma con l'intenzione di comunicarla ed esporla con
esattezza, e che le sue parole fossero raccolte con lo stilo e gli
venissero lette ad alta voce: si vedr se non abbia detto qualcosa in
pi o in meno, o con un ordine invertito non solo nelle parole ma
anche nei fatti, o se non abbia aggiunto qualcosa di sua iniziativa,
come se un altro avesse detto qualcosa che egli non gli aveva
sentito dire ma sapeva chiaramente che avrebbe voluto e pensato
di dirla; o se non abbia compendiato in breve la verit del racconto
di qualcuno, il cui contenuto aveva prima esplicato per esteso,
quasi punto per punto; e se c' dell'altro che possa essere
ricondotto a regole certe, si noter come, nei distinti racconti di uno
stesso fatto forniti da due persone, o in due racconti di uno stesso
fatto forniti da una sola persona, avvenga che si ritrovino molte
cose diverse e tuttavia non opposte, e molte cose variate, ma non
contraddittorie. Cos si sciolgono tutte le difficolt con cui questi
infelici si legano il collo, per conservare nell'intimo lo spirito del loro
errore e non accettare dall'esterno quello della salvezza.
Esortazione finale: i Manichei seguano l'autorit delle
Scritture o almeno la retta ragione.
9. Dopo aver confutato tutte le calunnie di Fausto, almeno quelle
contenute nei suoi Capitoli, alle quali, credo, ho risposto in
quest'opera a sufficienza e con ampiezza, nella misura in cui il
Signore si degnato di aiutarmi, voglio brevemente ammonire voi
che siete prigionieri di quell'errore tanto nefando e esecrabile: se
volete seguire l'autorit delle Scritture, fra tutte la preferibile,
seguite quella che custodita, raccomandata e glorificata in tutto il
mondo, giunta dai tempi della presenza dello stesso Cristo sino a
questi tempi, attraverso l'amministrazione degli apostoli e le
successioni sicure dei vescovi dalle loro sedi. L infatti vedrete
anche rivelarsi le oscurit e compiersi le predizioni del Vecchio
Testamento. Se invece la ragione che vi muove, pensate in primo
luogo a chi siete, a quanto poco siete capaci di comprendere la
natura non dico di Dio, ma dell'anima vostra, la quale va compresa,
come voi dite di volere o di aver voluto, per mezzo di una ragione
certissima e non di una vanissima credulit: poich questo non lo
potete affatto, - senza dubbio, infatti, finch sarete cos come siete,
non lo potrete in alcun modo -, pensate o credete almeno a ci che
per natura insito in ogni mente umana, se non guastato dalla
depravazione di un'opinione perversa: che cio la natura e la
sostanza di Dio totalmente immutabile e totalmente incorruttibile.
E d'un tratto cesserete di essere Manichei, per poter essere un
giorno cattolici. Amen.

1 - Mt 8, 11.
2 - Cf. Lc 23, 43.
3 - Cf. Mt 21, 31.
4 - Cf. Gv 8, 3-11.
5 - Cf. Mt 5, 45.
6 - Cf. Mt 8, 5-13; Lc 7, 2-10.
7 - Lc 13, 24-29.
8 - Cf. Mt 7, 21.
9 - Cf. Gv 8, 39. 56.
10 - Lc 16, 23.
11 - Cf. Rm 4, 3.
12 - Mt 8, 5-13; Lc 7, 2-10.
13 - Sal 33, 6.
14 - Lc 8, 43-46.

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