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Il concetto
"Felicit" deriva dal latino "felix" che vuol dire soprattutto "ricco", in particolare di beni esteriori. Si distingue da "beatus", relativo allo stato d'animo interiore e che corrisponde maggiormente al significato che il termine ha assunto in generale nella storia della filosofia. In greco questo concetto era reso con "eudemonia", che deriva da eu, "buono" e dimon, "demone", indicando quindi la buona sorte concessa da una divinit benevola e, in senso traslato, il benessere interiore, lo stare bene con se stessi.
Il problema
Esistono varie accezioni di felicit: come realizzazione di s, come piacere, come bene, come serenit d'animo. Possiamo distinguere in primo luogo tra una concezione "attiva" e una "passiva" di felicit. - Nel primo caso essa associata con il piacere, con qualcosa che deve essere perseguita per poter raggiungere la felicit. - Nel secondo caso essa coincide con la tranquillit d'animo, con la mancanza di dolore e/o con la mancanza di passioni, di turbamento (apatia, atarassia). - Un terzo significato fa coincidere la felicit con la realizzazione di s, della propria natura. Un altro aspetto importante la relazione tra la felicit e la virt. Anche in questo caso possibile individuare alcune posizioni principali. - La felicit dipende dalla virt, in quanto coincide sostanzialmente con il bene (Platone). - La felicit il fine dell'agire morale e dunque essa stessa propriamente virt (sofisti, utilitarismo). - La virt deve essere completamente disinteressata e dunque non deve avere come fine la felicit, anche se avvertiamo come un atto di giustizia che alla virt (la volont buona) corrisponda la felicit (Kant). Un ulteriore problema, che assume particolare rilievo nel corso dellOttocento, il rapporto tra felicit individuale e felicit collettiva, tra dimensione individuale e dimensione sociale della felicit. Esiste un rapporto tra questi due aspetti? La felicit del singolo dipende anche dalla societ in cui vive, o unicamente un fatto privato?
Le tesi principali
1. La felicit come piacere
Secondo molti filosofi, la felicit consiste essenzialmente nel piacere legato ai sensi. Questa posizione in genere legata a una concezione materialistica dell'uomo, per cui egli si risolve interamente nel suo essere fisico, nel corpo. L'anima strettamente legata al corpo e dunque mortale. In questa prospettiva, il piacere del corpo equivale alla felicit perch non esiste una dimensione spirituale, n, a maggior ragione, ultraterrena.
Una volta raggiunto questo stato ogni bufera interna cessa, perch il nostro organismo vitale non pi bisognoso di alcuna cosa, altro non deve cercare per il bene dell'animo e del corpo. Infatti proviamo bisogno del piacere quando soffriamo per la mancanza di esso. Quando invece non soffriamo non ne abbiamo bisogno. (Lettera a Meneceo)
devo postulare l'esistenza di un essere onnipotente e giusto che la garantisca. In ultima analisi, quindi, la virt d la felicit, anche se non deve essere seguita in vista di questo fine. La morale kantiana comunque una morale del dovere: dobbiamo conformare la volont (l'intenzione) alla razionalit della norma. La felicit fa seguito alla morale, non la determina e non ne rappresenta l'aspetto principale. [Per approfondire, v. il brano di Kant: Lantinomia della ragion pratica e la sua soluzione]
La visione psicologica e sociologica (Freud) Nelle sue ultime opere, Freud individua due diversi impulsi come costitutivi della natura umana, Eros e Thanatos, il principio dell'amore e il principio distruttivo, di morte. Gli istinti naturali dell'uomo, secondo questa concezione, possono essere aggressivi e distruttivi, per s e per gli altri, e devono essere repressi per poter garantire la sicurezza e la sopravvivenza. La civilt lo strumento che l'uomo ha storicamente elaborato per raggiungere il controllo di tali istinti e per assicurarsi la sopravvivenza, sostituendo all'aggressivit la cooperazione e alla manifestazione degli istinti la loro sublimazione in attivit socialmente positive e accettabili. Il prezzo pagato per limpossibilit di realizzare se stesso, di realizzare la propria natura. La condizione di infelicit diviene pertanto inevitabile. Luomo civile conclude Freud - ha barattato una parte della sua possibilit di felicit per un po di sicurezza. [Per approfondire, v. il brano di Freud, L'aggressivit parte della natura umana]