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20DANGELO06

Fondatore Giacomo Lodetti / Direttore Giorgio Lodetti / Direttore Artistico Roberto Plevano / Progetto Grafico Franco Colnaghi
Anno VI, N. 22 • Luglio Settembre 2007 • Galleria Vittorio Emanuele II, 12 20121 Milano • e mail: giorgio.lodetti @ libreriabocca.com

MASSIMO MARCHESOTTI L’inferno. Qui, adesso.


chesotti vive di arte e di musi-
ca, dipinge da sempre, compo-
ne al pianoforte — diploma di
conservatorio — e dirige con
entusiasmo un celebre coro.
Equamente diviso tra l’espressi-
vità di una pittura volutamente
inelegante e drammatica (lo
hanno definito “l’ultimo espres-
sionista”, ma in arte non si è mai
ultimi a nulla) e l’evanescente
soavità della musica, Marchesotti
ha trovato un equilibrio di vita i
cui modi gentili tengono a fre-
no la fiera che nasconde. Come
tutti gli uomini di buona volontà Il tempo del dolore, 2003
egli cerca di dominare la dispe-
razione ma non può contenere la rivolta ai so- ribondo ciclo di opere con identico titolo sul-
prusi del vivere e dell’accoppare. «Io sono se- la blasfema ecatombe dell’11 settembre, sugli
reno. Ma non mi riesce di fare un quadro che assurdi massacri di bambini di Beslan e di al-
esprima felicità. Non so tacere la brutalità de- trove (L’infamia negata), sulle implacabili car-
gli uomini, le loro contraddizioni, i pregiudizi, i neficine terroristiche e militari, sull’insignifican-
tabù ipocriti, la sconfinata stupidità umana» am- za degli altri. Esso si rivela incandescente verità
Nudo sul letto con figura, 1998
mette con convinzione. I suoi disegni dal trat- del dolore, tema conduttore che concatena e
to essenziale e suadente, di predilezione ero- informa l’intera sua produzione, infinita litania
il mondo non è che un mattatoio mediocre danese, nella sua “capanna d’erba” ad ascolta- tica, raccontano di momenti sospesi, di nudità di empietà per i nostri giorni insensati, crucia-
E. M. Cioran re il vento che assilla cespugli di mare? Eppu- disinibite, di sofferti abbandoni. Il dissenso più le riflessione esistenziale dedicata a un con-
re ritorna, Massimo Marchesotti — col suo violento e amaro emerge tuttavia dai suoi oli, sesso umano stolto e distratto. Il ripugnante
Quante volte siamo già morti pensando alla bottino di dune e luci nordiche catturate ne- spesso imponenti, che presentano scene di di- caos infuocato, la folla urlante, il divorante erut-
morte? Tenendo fra le mani il nostro divagan- gli acquerelli — alla sua congestionata Milano, sordine universale e riaccendono sofferenza di tare dei grattacieli gemelli contro cui un de-
te cranio — alle tempie il pulsare sordo im- alla fatidica poltrona rossa del suo studio-abi- lacerazioni e strazio di memorie. Ci rivelano mone turpe ha scaraventato aerei gravidi di
pressionante del sangue — immaginandolo già tazione-serra-veranda aperto al sole, sul qua- nascoste truculenze da mattatoio, squallori ur- carburante e dannati, palpitano realisticamen-
teschio scarnificato, scultura di cavità oscure, le si alternano abbracci di stelle e rovesci di bani, frastornanti ritratti di femminielli e di emar- te atroci nelle severe opere di Marchesotti, ri-
teca vuota di svaniti pensieri? E quanto più spes- temporali, imperturbabile scrigno di cristallo ginati, umiliazioni di “ultimi”, istantanee di don- svegliando nausea nelle nostre viscere con-
so non cerchiamo di opporre vitalismo alle in- gremito di quadri, libri e ricordi. Aspetto da ne perdute (In attesa di…), pietà di solitudini, tratte allo spalancarsi di quel varco d’inferno,
sidie della riflessione annientandoci nell’affan- gentiluomo, eloquio colto di chi ha vissuto in- lussurie segrete. E azzeccatissimi ironici e più da cui esalano veleni di una nuova guerra fa-
no dei giorni, allontanandoci dai luoghi usati tensamente, capelli ricciuti e candidi raccolti in spesso tormentati autoritratti (Sopraffazione).
come il saggio Marchesotti verso il suo riparo un minuscolo codino, barba da navigatore, Mar- Il tempo del dolore non è solo un intero suo fu- continua a pagina 18

ALEJANDRO QUINCOCES Poesia dell’asfalto


Dalla Parigi di Degas al- la sua traccia, e contribuire a consu-
la Berlino di Kirchner le mare e corrodere questo gigante di
metropoli “dell’era mo- cemento. Anche il cielo è denso, livi-
derna” sono state spes- do, con una luce fredda da meriggio
so le muse ispiratrici di invernale. Una leggera nebbia ricopre
grandi pittori e ancor poi ogni cosa, sfumando i contorni del-
oggi continuano ad affa- le cose e appiattendone i colori. Solo
scinare gli autori con- i bagliori provenienti dai semafori e
temporanei.Tra i più si- dai fari delle macchine in corsa illumi-
gnificativi vi è sicura- nano a tratti la carreggiata, creando
mente Alejandro Quin- dei punti di luce che contrastano con
coces, pittore basco, la il grigio di fondo. Il risultato è una città
cui opera è conosciuta quasi irreale, trasformata da questa
ST, 2006 e apprezzata in tutto il densa bruma in una visione “roman-
mondo. Nei suoi dipinti lo scenario urbano diviene l’assoluto protagonista, quasi un alter ego del- tica” che rimanda ai paesaggi di Tur-
l’autore, incarnandone le emozioni e i pensieri più profondi. Le città rappresentate sono per lo ner e Friedrich. Attraverso la sua pit-
più la nativa Bilbao e la metropoli per eccellenza: New York. Di quest’ultima viene però messo tura Quincoces riesce a nobilitare la
in luce un lato più intimo e profondo, distante dall’immagine consueta fornitaci da film e foto- prosaicità di una veduta urbana do- Paso de tunel, 2006
grafie. A Quincoces non interessa realizzare una rappresentazione fedele della realtà circostan- nandole un’intensità e una bellezza propria forse solo della natura, assieme crudele e sublime.
te, descrivendo palazzi e monumenti, quanto permettere a chi guarda di entrare nelle sue vi- In alcuni dipinti poi l’autore abbandona la nebbia invernale per lasciarsi trasportare dalla magia
scere, percorrendo le vie del centro, poi i sottopassaggi e le tangenziali periferiche fino ad arri- di “quell’ora violetta” che tinge il cielo di rosso e trasfigura ogni cosa, infondendo lirismo e ma-
vare là dove la città finisce, tra vecchie fabbriche e nuovi cantieri. La matericità della sua pittura gia anche allo squallore di un ambiente industriale. In quell’ “ora della sera che contende il ri-
ci trasmette la sensazione di poter toccare quell’asfalto nero, di cui sono ricoperte le strade, torno” la realtà appare difatti sotto una veste insolita, nuova che sembra riconciliare l’uomo con
opaco, a volte pastoso, pervaso di crepe e spaccature e solcato da automobili e camion che il mondo, facendoglielo scoprire come se lo vedesse per la prima volta.
consumano al loro passaggio la materia sottostante. Ogni movimento dell’uomo sembra lasciare Barbara Frigerio

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Eligio Mairano, Steli piumati
Michela Banfi, Bei pensieri Renata Busnelli, Pescare …
Luisa Reina, Foglie nell’aria

RIFLESSI Giuseppe Dominioni,


Tramonto sulla costiera amalfitana
Anche quest’anno, per la
Bruno Rocca, Messere Quisada

quadri “giovani” poteva essere attribuito solo dai lun-


CONTEMPORANEI seconda edizione, il Co-
mune di Saronno, in colla-
gimiranti e “giovanissimi” cromosomi di una giuria com-
posta da: Cristina Renso, Presidente dell’Associazione

A SARONNO borazione con l’Associa-


zione Giuseppe e Gina
Flangini, ha organizzato il
Flangini, l’artista Giovanni Cerri, il gallerista Francesco
Maspes, Silvia Perindani dell’ufficio cultura del comu-
ne, Laura Milani dell’Associazione Gemellaggio e, infi-
concorso di pittura Artisti per Challan. Già lo scorso anno erano accorse ne, dal sottoscritto sempre grato agli organizzatori per-
numerose abili ‘mani’ creative che risiedevano a Saronno e comuni limitrofi ché mi consentono di giungere a Saronno e tornare
e quest’anno, seppur in lievissimo numero inferiore (per la gioia dei giura- indietro incolume e arricchito da un’esperienza che per Luisa Reina, In rosso
ti), la qualità, per talune brillanti proposte, ha mantenuto un buon livello, il secondo anno (chissà se mi concederanno la terza
per l’euforia dei giurati. Gli stessi che per questa edizione hanno espresso, opportunità?) offre un panorama innocente e sempre nuovo dell’arte con- Giovanni Preatoni,
Svezia, biciclette sotto la neve
stuzzicando le loro critiche papille gustative, il giudizio su due dipinti che temporanea che si crea fra queste colline. È affascinante e sorprendente
presentano una spiccata ‘genialità’ intuitiva nella composizione e un’origi- notare come molte di queste opere, presentate al concorso, sono frutto
nalità interpretativa, anche nella tecnica. Due nomi a cui bisognerà porre del lavoro attento e straordinariamente meticoloso delle tante scuole bot
attenzione attraverso la proposta milanese di una mostra.Tratti duttili, i lo- teghe d’arte del territorio. Ciò fa pensare a maestri nascosti e talenti che
ro, e freschi che con abilità conducono lo spettatore dentro spazi spettra- danno lustro alla cultura saronnese. Come da tenere in considerazione, per
li con un gioco di specchi traslucidi ed evanescenti, tangenti la realtà pae- i posteri, sarà la pubblicazione del catalogo per il concorso della terza edi-
saggistica per il Notturno di Paola Valsecchi e quella quotidiana per i Rifles zione! … caro Sindaco, ci pensi!
si su pianoforte di Tullio Ficcarelli. Certamente un premio della critica a due Antonio D’Amico
Marilena Marafin, Sottovento

Bruno Rocca, Uboldo, via Ceriani


Isabella Fumagalli, Perdersi
Aurelio Principe, Paesaggio d'Abruzzo
Tullo Ficcarelli, Riflessi su pianoforte
Paola Valsecchi, Notturno

Ambra Castelli, Serena

Colori e poesia
GIOVANNI GALLO

Il binomio realtà e poesia è presente nella vita e nelle quella temporale e il viaggio può diventare un percorso a ri
opere di Giovanni Gallo. troso nel tempo, sulla via del ricordo, o un’attesa di nuove
L’artista, pervaso da spirito di curiosità e d’avventura, da mete future, una curiosità di nuovi orizzonti esistenziali». In
ansia di conoscenza e da una visione molteplice delle Via assolata, Malvito ha perso i connotati realistici delle
realtà, è un instancabile viaggiatore: ha conosciuto paesi prime opere acquisendo un’atmosfera sospesa e quasi
vicini e lontani trasferendo nelle sue opere colori, ritmi surreale. La via, profonda e deserta, è costruita in fun-
e atmosfere. «Lo spazio si è ben presto dilatato nella vita zione dell’ombra, elemento essenziale della composizio-
di Giovanni Gallo che, ancora bambino, si è allontanato da ne, simbolo perturbante dell’io artistico.
Malvito per trasferirsi a Milano: prima partenza, ricordo che Gallo ha progressivamente maturato in sé un mondo
riaffiora in numerosi quadri che raffigurano binari e stazio poetico che, pur discendendo dalla scuola italiana e lom-
ni. Seguiranno altri viaggi, conoscenze, esperienze: dalla Spa barda in particolare, con richiami al surrealismo, al cubi-
gna di Barcellona, quasi sua seconda patria, alla Parigi dei smo e al chiarismo, si sviluppa in maniera autonoma e
pittori, a una Istanbul quasi sognata in un’atmosfera rare personale.
fatta, luogo privilegiato d’incontro e di fusione di tante cul Il colore come forma pittorica, che in alcune opere evi-
ture diverse» (Anna Maria Castaldi). denzia l’approccio alla teoria della composizione, gra-
I quadri della mostra Colori e Poesia, dualmente delinea una lirica sempre più calda, un evi-
esposti a Villa Truffini di Tradate dal 5 dente sapore di poesia.
al 22 maggio, rappresentano la ne- Nel recente Il pianista della cattedrale, l’artista dà una vi-
cessità di un diario che eviti il fram- sione onirica e del tutto originale di una piazza di Bar-
mento illustrativo per ricercare at- cellona: il cielo limpido si trasforma in una frammentata
mosfere incantate e magicamente so- fantasmagoria di colori, un vascello appare accanto alla
spese. In quest’ottica, in una sorta di cattedrale e un surreale pianista, proiezione dell’autore,
viaggio nel tempo e nello spazio, le suona nella solitaria piazza. Nell’ultimo decennio la sua
numerose opere dedicate al paese pittura è diventata rarefatta e sospesa, resa personale e
natale. Come infatti afferma Anna Ma- unica attraverso il gioco della luce che carica il paesag-
ria Castaldi, «ogni grande viaggiatore gio di una forte significanza interpretativa.
unisce alla dimensione spaziale anche
Cristina Renso
Giovanni Gallo, Via assolata Giovanni Gallo, Il pianista della cattedrale

Il 6 novembre, alle 18.30, la Libreria Bocca presenta il volu-


me, edito da Skira, dedicato a Goliardo Padova, a cura di Ar-
turo Carlo Quintavalle e Gloria Bianchino, quest’ultima pre-
sente alla serata. In attesa dell’evento, dove saranno esposte
dodici carte e due quadri del
pittore fino al 12 novembre,
potremo immergerci nell’af-
fascinante e intrigante mon-
do figurale di Goliardo Pa-
dova nella mostra a lui dedi-
cata a Langhirano.

Le montagne di un uomo del fiume


L’Appennino di Goliardo Padova
Langhirano, Sala espositiva comunale
dall’8 al 30 settembre

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L e S eg r e t e d i B o c c a Opinioni · Mostre
Sul filo dell’arte
a cura di Stefano Soddu

canto alle finestre dello studio, le carte as-


ENRICO CATTANEO sumevano colorazioni violette e rossastre,
striature che ricordavano le Montagne Roc- BRUTO POMODORO - ROBERTO VECCHIONE
ciose, venature simili a tramonti immagina-
Off Camera ti, prospettive a perdita d’occhio che avreb-
bero potuto essere quelle delle pianure de-
Dell’iterazione
…per il fotografo milanese la ricerca non è sertiche di Marte. Bruto Pomodoro, 2007, Disgiunto-Ghost shapes II
mai figlia della casualità. La sua stessa for- C’erano perfino alcune immagini che sem-
mazione culturale scientifica l’ha tenuto lon- bravano frammenti di affreschi riemersi qua ca della stele, tende a determinare
tano dall’induttivismo ingenuo di chi avan- e là su una superficie smangiata dal tempo. nettamente vuoti e pieni, ingombri
za a tentoni per tentativi ed errori, come Oggi la sensazione complessiva è quella di e pesi: la successione della figura
dal romanticismo idealista di chi è si ac- essere di fronte a qualcosa che conservava identica, nella percezione diversa
contenta della sola bizzarria dei risultati. Se- una sua insospettata vitalità: ne è riprova il che ne deriva, mette in crisi, volon-
rissimo professionista capace di usare con fatto che, benché le fotografie siano state tariamente, l’esattezza del calcolo.
grande perizia ogni genere di macchina fo- create tenendo la carta verticale così da far E sono in entrambi i casi appunti
tografica dal piccolo formato al banco ot- sgocciolare i chimici lungo tutta la superfi- interrogativi: questo un ulteriore
tico alternando lo scatto nervoso del re- cie, viene poi spontaneo raddrizzare l’im- legame fra i due artisti da sottoli-
porter alla sapiente composizione in studio, magine fino a riconoscere quello che al no- neare. In Bruto l’incognita è ciò
Enrico Cattaneo si è dedicato a una ricer- stro occhio appare come un indiscusso oriz- che avviene all’interno della figura,
ca che non ha alcuna connotazione ingenua zonte. immaginando una realtà senza in-
e ha anzi molti ascendenti. Ancora più complessa e affascinante è la se- tervalli: ciò che appare all’esterno
Da un lato si sente che è figlio di un’epoca rie che viene chiamata a seconda dei casi è identico a ciò che è interno as-
che ha già conosciuto e metabolizzato le ri- Pagina o Scrittura e che comprende opere secondando la fisionomia della cel-
cerche più radicali di Man Ray e, soprattut- realizzate nel periodo 1970-1973. Sebbene lula, stabile solo se è in aggregazio-
to, di Duchamp, dall’altra si intuisce che ha lo spunto sia inizialmente casuale — le stam- ne, in un intreccio, un incontro dal-
conservato quella dimensione lieta dell’in- pe mal riuscite venivano gettate in un ce- le soluzioni formali variabili. Si può
dagine estetica che risale all’epoca delle stino dove, incollandosi le une alle altre, for- pensare a una immagine risultante,
Avanguardie Storiche ma che poi si è ri- mavano una sorta di scultura con le sem- frammento di una espansione al-
trovata nelle indagini più recenti del Noveau bianze di un libro scompaginato — l’esito l’infinito: e, per inciso, si tratta di un
Réalisme o dell’Arte Povera. Cattaneo è fi- di questa ricerca è particolarmente affasci- altro elemento di affinità con l’arti-
glio di tutto ciò e di altro ancora: questa la nante anche per l’evidente vicinanza con la sta compagno di questa avventura,
ragione per cui sarebbe sbagliato contrap- poetica dell’Arte Povera. un ulteriore tassello che rende
porre le sue indagini di stampo reportagi- Ancora una volta è la carta l’elemento cen- credibile l’ipotesi di partenza.
stico sul territorio lombardo, le sue still life, trale e non il soggetto che in un primo mo- Non a caso le tappe del fare di
le sue ricerche condotte negli studi degli mento era destinata a ricevere. Ma questa … Vi è una sottile linea che collega i lavori di Pomodoro si possono distinguere nel modo
amici artisti, le sue testimonianze sui gran- non è una carta qualsiasi: la grande quan- Bruto Pomodoro e Roberto Vecchione, a con cui viene affrontata la dialettica fra geo-
di avvenimenti che hanno caratterizzato tan- tità d’argento di cui è intrisa e la fibra che prima vista separati da soluzioni linguistiche metrico e organico, due ordini figurali non
la compone (si trat- di diversa origine: che la scelta figurale sia di- conciliabili se non sul piano impaginativo di
ta di preziosi fogli vergente è evidente perché in un caso il re- fondo/figura: il risultato è stato quello di un
di baritata in finitu- ferente organico risulta vincolare l’immagine progressivo isolamento della figura, citando
ra lucida Agfa Brovi- protagonista in relazione con un fondo dalla le qualità percettive del volume, rispetto a
ra) sono elementi fisionomia variabile; nell’altro, invece, la strut- un fondo alternativamente giocato fra linee
che conferiscono al- tura architettonica sembra riferirsi più all’ar- geometriche allusive alla profondità e strisce
l’insieme una fortis- tificiale che al naturale, anche se la linea cur- di figure di radice organico, possibili succes-
sima vitalità. La su- va e quella retta appartengono a un mondo sivi protagoniste di altre storie.
perficie, infatti si in- senza confini, dove eventualmente il primo Differentemente Roberto Vecchione gioca
durisce con il tem- imita, più o meno inconsapevolmente, sul levare, inquisendo la riconoscibilità delle
po mentre la luce il secondo. forme elementari della scultura: l’atten-
continua a lavorare … Così mi sembra importante, a di- zione è rivolta alle diverse viste che il
sugli alogenuri d’ar- spetto della differenza generazionale volume offre una volta che si inizi l’e-
gento fino a ottene- dei due artisti, anche caratterizzati da splorazione delle diverse facce: è vero
re un nero brillante diverse biografie, provare la strada che si tratta della preoccupazione dei
che funziona perfi- delle affinità più che una breve indagi- grandi scultori del passato, ma in
no, per chi sa osser- ne distinta del lavoro dei protagonisti, questo caso è ribaltata perché os-
varlo, da specchio la cui bibliografia è sufficientemente serviamo attraverso il corpo stesso
leggermente defor- ricca per essere un buon supporto dell’opera, accettando il vicino co-
Enrico Cattaneo, 2000, Paesaggio mante. conoscitivo. In effetti, il tema centrale, me il lontano, contemporaneamen-
Molte sono poi le in dialogo, è quello dell’iterazione, una te cogliendo il recto e alcuni cenni
ti anni di manifestazioni artistiche milanesi variabili in gioco: basta che due fogli par- figura antica della retorica come della del verso. Il movimento è alluso nel-
e non, alle opere pur stilisticamente tanto zialmente incollati si dividano perché ap- realtà — letta a occhi nudi o al micro- la pittura dai campi geometrici che
diverse che qui vengono presentate. paiano frammenti di strati inferiori della car- scopio non importa — che percorre, inquadrano e delimitano la figura
Queste ultime, tutte realizzate senza l’ausi- ta caratterizzati da un bianco delicato, ba- con ruolo a volte marginale ma anche protagonista, in una alternanza di
lio della macchina fotografica, conservano sta che uno o più fogli troppo grandi siano centrale, in modo durevole l’immagi- pesi che ha sempre più privilegiato
un fascino particolare ma anche una speci- stati piegati per meglio gettarli nel cestino nario espressivo. La ripetizione è per la figura organica; diversamente è
fica originalità perché rappresentano il ca- perché, riaperti, rivelino le forme di libri mi- sua natura uno strumento aperto al reale, direi quasi necessario, nel gira-
so assolutamente unico nella storia di un steriosi dove le parole stampate sono an- dialogo in quanto, già di per sé, costi- re intorno al tutto tondo: questo
autore che ha concentrato la sua attenzio- negate in un mare d’inchiostro. tuisce una frase, non l’unica parola det- sembra essere un ulteriore legante,
ne sulle potenzialità espressive della carta Enrico Cattaneo su quelle forme lavora con ta, irripetibile o imparagonabile; è una punto di contatto fra le due avven-
fotografica stessa. grande ironia: le imprigiona in cornici es- misura, perché prima di tutto dialoga ture perché il movimento, che lega
Questo vale per i Paesaggi che rappresen- senziali come gabbie, le fa emergere fra gli con se stessa, secondariamente con lo tempo e spazio, esperienza e im-
tano il caso di un’indagine condotta utiliz- elementi di strutture che sembrano porti- spazio che determina con il suo in- maginazione è mutamento, deter-
zando con molta sapienza le reazioni chi- cati neoclassici e sono invece contenitori di gombro o in cui è ospitata. mina la fisionomia provvisoria delle
miche di diversi elementi (non solo quelli bottiglie che qui perdono il loro connota- Dove si parla di misurabilità e di de- forme, temporaneamente congela-
usati tradizionalmente in camera oscura) to kitsch, le propone come fossero antichi terminazione dello spazio, in un caso, te in un punto di vista, appunto non
sulla superficie della carta politenata Ilford. volumi ma contemporaneamente ne sot- quello di Bruto, un’invasione di una fi- definitivo. Ciò che è determinante
Tenendo questa come punto fermo, Enri- tolinea la povertà materiale. gura centripeta allusiva tanto alla tridi- risulta essere, allora, la logica sintat-
co Cattaneo ha cominciato a sperimenta- Le carte di Cattaneo, nella loro originalità, mensione quanto al movimento rota- tica che regola il modulo diversa-
re la possibilità di ottenere cromatismi dal- racchiudono uno strano destino: più sem- torio in un campo variamente discre- mente individuato da Pomodoro e
le molte sfumature che, stratificandosi fino brano statiche, più rivelano una loro intrin- zionato, capace di incidere anche sul- Vecchione, una sor ta di chiave
a dare effetti di profondità tridimensionale, seca vitalità, più alludono all’astrazione più l’evidenza plastica del sogget- con cui interpretare quanto ci
hanno creato veri e propri paesaggi di una catturano frammenti di realtà. to; nell’altro, quello di Ro- circonda.
diafana delicatezza. In questo sta il loro straordinario fascino. berto, il modulo prescelto, Alberto Veca
Siamo stati, nel 2000, fra i primi testimoni iterato in queste opere in
di questi risultati: appese ad asciugare ac- Roberto Mutti modo lineare secondo la logi- Roberto Vecchione, 2000, Dialogo
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Scoglio di Quarto L e S eg r e t e d i B o c c a
PUBLIC ART Manifesti d’Artisti ITO FUKUSHI Ricomporre
Myriam Del Bianco
Fukushi Ito ricom-
ni insolite, quello divertentissimo di pone frammenti di
Massimo Premuda che s’interroga sul- frammenti. Tutto il
la polivalenza della Public Art mediante suo lavoro a partire
un Rebus con i suoi inconfondibili pu- dalle opere di una
pazzetti dell’infanzia. E poi man mano decina di anni fa,
tutti gli altri che verranno esposti fino quando forme asim-
a metà novembre. Ciascun artista ha metriche geometri-
ideato un lavoro ad hoc, spesso di che, frammenti lumi-
grande pregnanza comunicativa, sim- nosi con scritte com-
bolica, con importanti risvolti concet- puterizzate, erano
tuali, come la ruota della locomotiva sottolineate da neon,
di Myriam Del Bianco,che si altera nel- è improntato a una
la sua struttura sotto la spinta di un’e- “ricomposizione”.
L’arte cerca visibilità lungo le strade per cattu- nergia prorompente visualizzando lo sconfina- “Ricomporre” è una pratica difficile che com- stituircene solo in parte la forma. Ecco perché
rare lo sguardo di tutti, passanti e automobili- mento verso dimensioni “altre”. Altri manifesti porta, alla base, sia la consapevolezza che qual- i lavori di Ito hanno sempre quella apparenza
sti; occupa perciò gli spazi di normale affissione sono vagamente provocatori con l’insinuazio- cosa si è frantumato,sia la convinzione che que- di puzzle, di frammento alla ricerca di altri fram-
commerciale. Accade in questi giorni a Trieste ne di potenziali oscuri pericoli, non certo avul- sto qualcosa debba in qualche modo essere ri- menti: è il ricordo di un’unità perduta, di cui si
con Manifesti d’Artisti nell’ambito di un più gran- si dall’attuale contesto socio-esistenziale, come costruito e restituito alla considerazione di chi cerca di riconquistare almeno un frammento
de contenitore: Public Art a Trieste e d’intorni, di quello dell’artista argentino Guillermo Giam- guarda o, meglio, di chi pensa. Ma la ricompo- compiuto, e da quello passare a due, tra altri
cui si è già parlato da queste pagine. L’idea di pietro che pone un cartello di all’erta, dal lin- sizione che è anche un’azione “pietosa” perché frammenti che allarghino il nostro orizzonte fi-
affiggere negli spazi pubblicitari cittadini opere guaggio surreale, sullo sfondo di Trieste, secon- restituisce alla vista una forma così come la co- no a collegare pensieri e immagini disperse,
d’arte anziché comunicazioni commerciali, ha do le sue consuetudini espressive. Né manca- noscevamo, o almeno con le fattezze non trop- consapevoli che tutto ciò avviene nel vuoto,
una sua radice storica, risale alla città di Belfast no le citazioni storiche “l’esodo istriano del ’47”, po irriconoscibili, non riesce mai a ricostruire nella mancanza assoluta di un quadro di insie-
dove, anche con il contributo dell’artista trie- in autonoma lettura autoreferenziale nel car- esattamente l’unità iniziale: al massimo ce ne me. Negli ultimi lavori, Ito sembra aver accen-
stina Elisa Vladilo,per la prima volta si attuò que- tellone di Barbara Stefani o di grande attualità fornisce il ricordo, ci racconta di un momento tuato il lato vagamente “politico” di queste ri-
sta proposta. Poi il progetto rimbalzò a Milano sociale.Le Nature morte/spazzatura di Paola Vat- in cui tutto era “composto” e non aveva ne- composizione attraverso due processi esecu-
che ormai da qualche anno, con la mediazione tovani,la precarietà lavorativa dei giovani di Pier- cessità di essere “ricomposto”. È, dunque, una tivi strettamente collegati tra di loro. Ha scel-
di C/O Careof, persiste a promuovere nuovi paolo Ciana, la necessità dell’automobile elet- pratica della memoria. Certo, fino a pochi an- to infatti di servirsi di immagini estrapolate da
artisti nei grandiosi poster 3 x 6 m, lungo la via trica di Luigi Merola. Infine va senz’altro citato ni fa, quando il soggetto preminente di Ito sem- notiziari televisivi, e ha scelto immagini forti, im-
Luigi Nono.Trieste raccoglie ora l’idea, tramite il lavoro dell’olandese Bastiaan Arler, che ha ad- brava essere la luce - i neon, lightbox erano si mediatamente riconoscibili e riconducibili a fat-
il Gruppo 78 promotore di tutta la complessa dirittura affrontato, con un disegno ingegnosis- supporto all’immagine, ma anche essenza di ti, mescolandole con immagini neutre di pae-
operazione internazionale. E vi si susseguono simo, il tema del Big Bang, l’esplosione all’origi- quella immagine, costituita spesso da parole saggio. Con questa duplice e unica azione – la
immagini d’ogni tipo – nei tabelloni pubblicita- ne del cosmo.Afferma l’artista: «È una visualiz- che richiamavano ancora alla sostanza lumino- televisione è nel bene e nel male collegata al
ri - dai contenuti e dalle modalità linguistiche zazione del cosmo in tutte le sue parti. Parla sa…l’aspetto della ricostruzione non appariva concetto di informazione di massa, Ito ha en-
più disparate, tutte omologate tuttavia nella ri- dei singoli e del loro insieme, dall’osservazione così evidente, perché la luce non ha bisogno di fatizzato il concetto di frammento moltiplican-
produzione fotografica in scala gigante. C’è sta- degli individui che formano una società a quel- essere ricostruita, e tuttavia già quelle erano do, tra l’altro la stessa figura, lo stesso fram-
to il cartellone dei ragazzi del locale Istituto la dei pianeti che formano le galassie». forme inquiete, instabili, risultato quasi geolo- mento di storia: che si tratti del volto sfacciato
d’Arte, giustamente coinvolti in una ricerca che gico di scaglie e di faglie in continuo scivola- e un po’ retorico, ma efficace, di Oriana Fallac-
li pone a confronto con contenuti e dimensio- Maria Campitelli mento le une sulle altre (in questo caso la pa- ci, o del tipico paesaggio di strada meridiona-
rola inglese “shift” comprende in se sia il con- le, sicuro teatro di qualche attentato, la molti-
cetto di scivolamento, che di sfasamento, e an- plicazione dell’immagine porta al risultato del-

ANDREA GIOVANNINI che di prima azione elettronica – il tasto “shift”


è ormai una indicazione famigliare…, ed è quin-
di molto più evocativo per il lavoro di Ito di
la saturazione visiva, della paralisi dell’interpre-
tazione. Milioni di immagini tutte uguali che co-
stituiscono il nostro immaginario quotidiano
Momenti di viaggio, 2007 tutte le varie parole italiane che ne indicano impediscono di ricostruire una storia coeren-
solo una parte). Il quadro non esiste più. Quel- te, eppure in cuor nostro sappiamo che que-
no delle persone, ma vanno tutte un po’ di fret- la forma così precisa, tranquillizzante e som- sta storia esiste, deve esistere: la difficoltà del
ta, sono tutte un po’ smarrite, tutte senza nien- mamente stabile è definitivamente scomparsa: frammento nel frammento ci rende almeno
te da dirsi. Fortuna che si vedono anche gli ani- tutt’al più, come si diceva prima, la nostra azio- consapevoli che un tempo credevamo che la
mali, il cane per esempio, che è un essere an- ne può cercare di ricomporre quello stato di storia avesse un senso.
cora incontaminato, sinonimo di purezza. Ecco, felice unità, ma al contempo non può che re- Marco Meneguzzo
c’è tutta l’espressione della contemporaneità,
della quotidianità. Ma non solo. Sullo sfondo del

La partenza, l’arrivo e ciò che sta


paesaggio urbano s’impone sempre il paesag-
gio naturale: le fronde degli alberi, le montagne,
le nuvole che imprigionano i colori di un tra-
monto.Tutti questi elementi sembrerebbero
MELANIE PULLEN La morte ti fa bella
Phones, 2006
nel mezzo. La sintesi di un viaggio.
convivere artificiosamente nello stesso quadro, La fotografia noir di una giovane rivelazione
C’è un movimento latente nella pittura di An- quasi come ritagli di un collage, e invece si fon- made in U.S.A, High Fashion Crime Scenes,
drea Giovannini. Anche se spesso si ha la sen- dono in un tutt’uno grazie a una luce partico- progetto dell’artista americana Melanie Pul-
sazione contraria. Si ha la sensazione di guar- lare. Nelle opere meno recenti era una legge- len, nata a New York nel 1975, rappresenta
dare una fotografia, un istante rubato al flusso ra foschia, forse la nebbia della Pianura Padana una minuziosa ricostruzione di scene vinta
del tempo, una sorta di fermo-immagine. Ma (in cui Giovannini è cresciuto), ad amalgamare ge di delitti realmente avvenuti, nelle quali
l’inquadratura, probabilmente, non è quella che e mitigare l’insieme. Ora quell’alone nostalgico però le vittime sono state sostituite da don-
sceglierebbe un fotografo. Siamo di fronte a un si è un po’ dissolto. C’è una maggior nitidezza, ne bellissime, modelle o attrici perfettamente
altro linguaggio.In effetti,a volte,Giovannini scat- una maggiore incisività del segno, come a sot- vestite in abiti e accessori di alta moda. Que-
ta delle fotografie che gli servono come riferi- tolineare un diverso stato d’animo del pittore, sti dettagli costringono l’osservatore a di-
menti per ricostruire un determinato percor- forse un rinnovato ottimismo e uno sguardo stogliere lo sguardo dall’efferatezza del de-
so, elementi di tappe diverse che confluiscono più lucido sulla vita, che possiamo leggere co- litto per soffermarsi sui particolari dell’im-
in uno stesso bozzetto. Molti dei suoi quadri, me un’evoluzione personale prima che pro-
dicevamo infatti, raccontano un viaggio. Non magine. Non si tratta dunque di pubblicità
fessionale. Ma è sempre la luce ad avvolgere
necessariamente un lungo viaggio. Un percor- a case di moda (gli stilisti che hanno dona-
tutto e a realizzare la fusione tra i segni del-
so anche breve, magari il tratto di strada che l’uomo e l’ambiente naturale, perchè in fondo to i propri capi alla Pullen per la realizza-
conduce al lavoro o la via per tornare a casa. si tratta di un legame possibile, consolidato e, zione di questo progetto sono diversi e ven-
Volendo, possiamo anche sentire la musica che perchè no, con una sua peculiare bellezza. For- gono raramente citati) ma dell’inserimento di un forte elemento artistico di distrazione nella sce-
è “nascosta” in questi dipinti: musica rock, so- se sono proprio questi scenari di “natura me- na del crimine. Per la realizzazione di ogni scatto la Pullen si è prima documentata presso gli ar-
prattutto, o punk, musica dei nostri giorni in- tropolitana” i nuovi rifugi dell’anima.Volendo chivi della polizia di Los Angeles, ha parlato con il coroner, studiato ogni singolo caso e in segui-
somma, quella stessa musica che Giovannini cercare nelle tavole di Giovannini la traccia dei to allestito veri e propri set cinematografici, dando vita a immagini a cavallo tra moda, cronaca
ascolta nel suo studio, mentre realizza le pro- grandi a cui si è potuto ispirare, si intravvedo- e arte, lontane sia dalla crudezza delle fotografie dei delitti che dalle stilizzazioni della pubblicità
prie opere. Bisogna provare a immaginarsela: a no curiose convergenze. Si ritrova per esem- o del cinema. Un’ambiguità in cui l’artista si sente particolarmente a proprio agio che si espri-
volte si sente appena, una frequenza disturba- pio l’influsso del realista americano Edward me per esempio nella contraddizione tra i luoghi deserti e abbandonati che fanno da sfondo
ta, che arriva dalla radio dell’autobus coperta Hopper, poeta della solitudine e della moder- alle bellissime protagoniste dei suoi scatti. Ma ogni scatto è soprattutto una storia che l’osser-
dalle voci dei passaggeri, oppure una canzone nità, ma anche la frequentazione dell’opera di vatore deve poter immaginare e nell’esplorazione di ogni storia Melanie aggiunge o tralascia in-
sparata a tutto volume, come l’ascolteremmo certi paesaggisti romantici, come William Tur- dizi, dando al racconto una diversa sfumatura. In questo processo, opera esattamente come una
nell’abitacolo della nostra macchina. Il paesag- ner o John Constable. Giovannini dunque è il narratrice che comincia a raccontare dalla fine e poi obbliga gli spettatori a osservare i dettagli
gio scorre attorno a noi come un film, incorni- cantore di un’epoca e la sua pittura è uno spec- per ricostruire la storia. High Fashion Crimes disturba l’osservatore più sensibile (non più di
ciato dal finestrino della corriera o dal para- chio del mondo e della società in cui viviamo, quanto lo possano le immagini di un film noir), fa sorridere se si è ancora dotati di un filo di iro-
brezza della nostra auto. C’è la strada, con i suoi in cui i simboli del nostro tempo vengono ce- nia ma soprattutto suggestiona chi ha ancora voglia di farsi sorprendere, magari diventando il
segnali e gli edifici che la costeggiano, ci sono i lebrati sempre e solo sullo sfondo naturale che prossimo protagonista di un efferato crimine d’autore.
lampioni e i fari dei mezzi pubblici nella corsia prescinde e sovrasta la presenza umana.
opposta. Ci sono incroci, svincoli, treni in lon- Melanie Pullen MiCamera, Milano dal 19 settembre 2007.
tananza e aerei che attraversano il cielo. Ci so- Katuscia Da Corte Flavio Franzoni
30
L e S eg r e t e d i B o c c a Art Now
ELENA MUTINELLI ADRIANO POMPA Paesaggi volanti
Le mani sul corpo Il lavoro di Adriano Pompa è imperniato su
una dicotomia interessante. Si tratta di un gio-
La scultrice Elena Mutinelli avverte con particolare urgenza un bisogno co di contrasti o, per meglio dire, di una sorta
di ritrovare mani adeguate a risentire e a restituire le ragioni del corpo, di frizione interna. come se l’artista avvertisse
a ritrovare il corpo come centro dell’esperienza esistenziale come via una forte pulsione, alla quale però stenta a ce-
della conoscenza e del manifestarsi delle qualità della persona.Va con- dere. Da una parte la “tradizione”, ricca di ri-
trocorrente, o forse è meglio dire che vive con anticipo una condizio- chiami ed evocazioni, conduce Pompa verso
ne di nostalgia del corpo che molti giovani artisti cominciano a denun- un ormai noto registro, ambito nel quale si sen-
ciare in pittura e in scultura, reagendo alla cultura telematica, all’arte po- te totalmente a suo agio e all’interno del qua-
vera e concettuale, alla cerebralità della conoscenza, alla virtualità delle le si muove con piglio disinvolto. Occhieggia,
esperienze. Le mani assumono dimensioni plastiche di forte evidenza, così, alle piene volumetrie di un Paolo Uccel- Vasi e tavolo nello studio
sollecitando non soltanto il rassodarsi della sensazione diretta, del con- lo e ai fondi oro di scuola senese, imbevendoli mano esperta e sicura. Un deposito di prove
tatto con la forma, il disegno, la temperatura, la reattività del corpo, ma di citazioni sospese fra l’onirico e il metafisico. insistite e di incaponimenti.A lungo Adriano è
il riemerge della memoria e della conoscenza sensitiva, di attraversa- Dall’altra Pompa percepisce i limiti di un lin- stato in qualche modo oppresso da una du-
menti del corpo, di relazioni, di confidenza con la struttura e con lo spa- guaggio figurativo ormai ampiamente indaga- plice eredità: quella della storia dell’arte e quel-
zio fisico e psichico. Sono, io credo, proprio questa riscoperta e questa to e sviscerato ma, a me pare, solo ultimamente la lasciatagli dal padre Gaetano, anch’egli pit-
riaffermazione della centralità corporea e sensitiva nell’esperienza esi- metabolizzato. L’arte di Adriano Pompa ha se- tore e scultore. Il lavoro dei due Pompa è mol-
stenziale che interessano Elena Mutinelli, sia come necessaria restitiu- guito i ritmi di una novella bottega medievale. to vicino. Adriano ha seguito con entusiasmo
zione della capacità estetica (propria nel significato più elementare di Un lungo apprendistato che lo ha visto con- ma anche, io credo, in maniera conflittuale le
sensibilità) della persona, sia come ricomporsi della professione dell’ar- frontarsi con “titanico” coraggio con i più alti orme paterne. E qui arriviamo alla dicotomia
te. La giovane scultrice torna coraggiosamente ad abitare il corpo e a re- esiti della storia della pittura. Uno studio vero di cui dicevo all’inizio: così come l’opera di Gae-
stituirgli mani grandi per sentire e fare, riconoscersi e rimodellarsi. tano Pompa ha avuto, come
in pochi sanno, una specie di
Non mollare la presa, 2006 Giorgio Segato deviazione o fascinazione per
la pittura Informale negli anni
Sessanta, così il figlio sta da

MADDALENA ROSSETTI tempo (e ora in maniera sem-


pre più convincente) speri-
mentando un progressivo al-
lontanarsi dalle strettoie del-
«Mi piace pensarmi come una calamita umana,posta quotidianamente la figurazione.
al centro di un inarrestabile carosello d’immagini», con queste parole Di fatto gli elementi che com-
Maddalena Rossetti definisce il suo essere artista, al centro di un mon- pongono il vocabolario pitto-
do sempre più condizionato dal rapporto claustrofobico immagine- Alba, 2007 rico di Adriano Pompa sono ancora percepi-
desiderio-oggetto che smaterializza forme e significanti, degradando- e profondo, che ne ha forse intimidito la crea- bili. Ma la loro articolazione è diversa e si de-
li a mero significato. Ma in questo vorticoso turbinio l’artista riesce tività, nel momento in cui l’artista ha cercato clinano secondo nuove cadenze. Penso in par-
ugualmente a catturare singoli frammenti, ricordi senza più ricordo, di affrancarsi dalla tradizione. Pochi, fra gli arti- ticolar modo a Grande sinfonia spaziale, 2004,
che aspettano solo di appartenere a una nuova storia, di essere scru- sti delle ultime generazioni, hanno raggiunto forse il quadro più bello realizzato dall’artista.
tati e, perché no, ammirati sulla superficie pittorica che ridona loro di- una pari perizia tecnica. Forse nessuno anco- Con quest’opera Adriano Pompa sembra aver
gnità di oggetto, di significante, di cellula comunicativa. Dopo il consu- ra oggi conosce i “segreti” della lamina d’oro, finalmente combattuto e vinto i propri demoni.
mo frenetico e il caotico usa e getta, semplici ritagli di carta trovano del bulino o della punta secca. In questo Pom- Siamo certi che avrà il coraggio di lottare a tut-
valori assoluti su colori cangianti stesi con pennellate sicure, macchie pa può senza dubbio considerarsi un artista to campo.
di colore che in armonia, si contrappuntano, ricoprono, sottolineano “d’altri tempi”.
Lorenzo Fusi
e colano su lettere, simboli, segni. Filosofia dell’aria è il nome che Mad- L’ambiente nel quale egli lavora ricorda lo stu-
dalena Rossetti dà a questo progetto poetico, il quale, da qualche an- dio di un miniatore o una classe di cesello. L’a-
no, è diventato anche un sito internet www.filosofiadellaria.it. L’appa- telier di Pompa è come un microcosmo di tu- SpazioBoccainGalleria
Chiunque, 2007
rente leggerezza del gesto di recupero viene controbilanciato da una betti di colore a olio ben spremuti e di picco- Mercoledì 10 ottobre 2007, ore 18,30
forte e febbrile ricerca di verità e valori assoluti. Così come l’aria, elemento effimero e vitale al li bronzetti. Un alveo di fogli tratteggiati con
tempo stesso, anche queste opere si nutrono di frivolo e trascendentale riflettendo quella che
da sempre è stata la ricerca dell’uomo di valori assoluti e di grandi verità nei confronti dell’estre-
ma volatilità e caducità del vissuto umano.
Cristina Guerra
MUSEO DEI TAROCCHI
DANTE 100 x 100 Il 22 giugno 2007 è nato il Museo dei Tarocchi, ubicato
a Riola di Vergato (Bologna) in un suggestivo palazzo
storico del ’600, immerso nel verde. L’origine dei Taroc-
Grazie all’impe- Artisti della prima Cantica: chi fa pensare a un intreccio non casuale di innumere-
gno profuso dal- Ernesto Treccani, Gudrun Sleiter, Luciano Ra- voli culture, con differenti contenuti, che poi si sono tra-
la Cooperativa gozzino, Paolo Baratella, Luigi Granetto, Ugo mandati, trasformati, influenzando in maniera sottile la
Raccolto nell’ar- Sanguineti, Emilio Tadini, Daniela Benedetti, storia e l’arte. Quando si è avviato questo progetto, da
co di 5 anni, alla Stefano Pizzi, Daniele Oppi, Domizio Mori, ogni parte del mondo si sono presentati artisti, più o
Società Umani- Marco Viggi, Giorgio Roggino, Gastone Ma- meno noti, che hanno lavorato sui simboli, attraverso la
taria, a luglio, si riani, Vincenzo Ognibene, Franco Cenci, Re- loro cultura. Abbiamo raccolto opere dall’India, dall’A-
apre - in antepri- nato Galbusera, Maria Jannelli, Giancarlo Col- frica, dall’Europa, dagli Stati Uniti, in pratica, in ogni an-
ma nazionale - la li,Antonella Parolo,Vincenzo Vinotti, Gerardo golo del mondo si è svolto un lavoro incessante e spes-
prima parte del- Lo Russo, Rino Crivelli,Antonio Lodola, Mas- so sotterraneo che sta dimostrando come ancora og-
la mostra Dante simo Marchesotti, Gianfranco Draghi, Giu- gi si conservi un’antica ispirazione e si prosegua nel rap-
100 x 100, ovve- seppe Abbati, Silvio Bellini, Giorgio Venturino, presentarla artisticamente. Il Museo dei Tarocchi vuole
ro cento artisti Alessandro Negri, Sabino Ventura, Armida dare un’opportunità a tutti gli artisti e a chi, ancora og-
contemporanei Lombardi, Marisa Camillo. gi, dà voce a un patrimonio che nel passato fu immen-
chiamati a inter- so e oggi rischia di essere fruito solo da studiosi e ri-
pretare singolar- cercatori specializzati. L’obiettivo è quello di colleziona-
mente la divina re e raccogliere l’arte contemporanea che si ispira a
opera del Divin questo tema particolare e sconosciuto. Intendiamo of-
Chiostro dei Glicini - Società Umanitaria
Poeta: una Can- frire al visitatore collezioni uniche di mazzi di tarocchi
via Daverio, 7 20121 Milano
Daniele Oppi tica, l’Inferno, 34 originali, realizzati da artisti italiani e stranieri, che operano attraverso varie tecniche: dal collage
opere d’arte. L’idea nata da Giacomo Lodetti Inaugurazione alla scultura, dalla pittura alla grafica, dal video alle performance fino a giungere alla musica. Molti
e resa possibile da Daniele Oppi (prematura- Martedì 10 luglio 2007 i nomi di spicco: Renato Guttuso, Franco Gentilini, Enrico Baj, Renato Meneghetti, Andrea Picini,
mente scomparso l’anno scorso) per la Coo- ore 19.00 Catya Plate,Will Parfitt, Gian Maria Potenza, Domenico Balbi, etc. Le opere sono suddivise in quat-
perativa Raccolto insieme con la Libreria Boc- presentazione di Andrea B. Del Guercio tro sale, che mutuano il loro nome dal mondo degli elementi: Sala del Fuoco, della Terra, dell’Ac-
ca, nel duplice intento di celebrare l’opera del qua e dell’Aria. Il Museo, attravesro la casa editrice Hermatena, pubblica edizioni di Tarocchi d’ar-
sommo Poeta e di pungolare gli artisti, soci e dal 10 al 29 luglio 2007 te, molto preziose in quanto sono in tirature numerate da 500 a 1000 esemplari, firmati in origi-
aderenti del Raccolto, affinché si cimentassero orari: dal lunedì al venerdì: 10.00 19.00 nale dall’artista. Le novità sono: InContro Tarocchi (46 artisti internazionali), Tarocchi Alchemici (22
con una personale interpretazione del Canto sabato e domenica: 10.00 13.00 / 16.00 20.00 artisti coordinati da Maurizio Vitiello) e Tarocchi di Connessione (Jessica Angiulli). Lo scopo del Mu-
loro assegnato. Ne è scaturita, dopo un pe- seo è quello di diventare un punto di riferimento per tutti coloro che studiano e amano questo
riodo di intenso lavoro, una singolare panora- l’iniziativa gode del Patrocinio della Società Dante Alighieri mondo magico e divinatorio e per un collezionismo, al momento più straniero che italiano. In Ita-
mica dell’arte contemporanea, palesata da pic- e dell'Associazione Librerie Storiche ed Antiquarie d'Ita lia si avvale della collaborazione prestigiosa di Alberto Cesari Ambesi, del critico d’arte Maurizio
cole e significative opere originali. lia, del contributo del Comune di Inveruno, della Società Vitiello, di Osvaldo Menegazzi (Edizioni Il Meneghello) e ha corrispondenti negli Stati Uniti, in In-
Edificatrice Abitazioni Operaie SEAO 1879 Milano e del dia e in Nuova Zelanda, oltre a una sezione di mail art.
Francesco Oppi la Società Umanitaria. Morena Poltronieri
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Artisti · News L e S eg r e t e d i B o c c a
GIUSEPPE DE LUIGI (1908–1982)
«Uno dei più interessanti pittori mantovani della sua generazione» scrisse il critico Mario Pancera in occasione della mo-
stra itinerante presso il M.A.M., Gazoldo Degli Ippoliti e il Museo Bagatti Valsecchi.
Visse gli anni della sua formazione artistica a Mantova e a Firenze. Il soggiorno fiorentino di quattro anni di studio del-
la pittura, della scultura, dell’affresco e della ceramica esercitò un’importante influenza sulla sua maturazione artistica
in quanto gli permise anche la frequentazione dei luoghi che lo misero in contatto con i maggiori artisti e intellettuali
italiani di quegli anni. Si trasferì definitivamente a Milano nel 1952 dove si conquistò un buon inserimento nell’am-
biente artistico. Il suo fu un lungo, paziente e determinato lavoro per inglobare in uno stile personalissimo le varie
correnti artistiche che si susseguirono nel secolo.
Così il critico Mario Monteverdi condensò la sua critica in occasione della mostra personale alla Casa del Mantegna
nel 1964: «… De Luigi ha scoperto un mondo fatto di ritmi e di suoni che si concentrano in colore, in luce; tale la sfuma-
tura che segna il passaggio fra due diverse zone cromatiche, tale la trasparenza d’un cielo nitidissimo sotto cui si fan diafa-
ne e vaporose case e fabbriche, sotto cui par si disciolgano in laghi incantati, in quieti ruscelli campi e strade…» e il critico
Renzo Margonari, sempre per quella mostra, conclude: «… L’improvvisazione è bandita da queste opere come è ban-
dita l’emozione istantanea che non favorisce la contemplazione. È alla contemplazione silenziosa che invitano i quadri di
De Luigi, proprio perché da questa contemplazione sono nati …»
Le sue opere continuano a essere esposte e apprezzate in eventi importanti, i più recenti dei quali sono la mostra
collettiva Il Chiarismo tra Lombardia ed Europa a Milano nel 2005 e l’Antologica al M.A.M. (Museo d’Arte Moderna) di
Gazoldo degli Ippoliti (Mantova) nel 2006.
Scrissero di lui, fra altri: Francesco Bartoli, Sandro Bini,Werther Gorni, Mario Lepore, Renzo Margonari, Mario Mon-
teverdi, Mario Pancera, Mario Portalupi, Alessandro Righetti.

Dall’1 al 13 settembre è ricordato a Mantova, con un’esposizione di dipinti degli anni 1960 e 1970, in occasione del Festivaletteratura 2007
Dal 5 al 9 settembre Presso la Galleria Arianna Sartori – Arte & Object Design, 46100 Mantova – via Ippolito Nievo, 10 – tel 0376-324260

PASQUALE DE LUCA Il visibile oltre l’invisibile


Frammenti di un pensiero, 2007
suoi elementi. L’artista secerne dinanzi ai nostri gettiva è parte di quell’universo intriseco che
occhi oggetti che ci appartengono e che quo- ancora deve affiorare? … ma De Luca, si dilet-
tidianamente tangono il sentire comune, ri- terà mai al completamento che appaga il visi-
portandoci all’interno della materia e ingigan- bilìo? … se ciò avvenisse il sentimento antico e
tendo le forme, quasi per armonizzarci con es- sempre nuovo del dilettare avrebbe cessato d’e-
se. È certamente un gioco che indaga, come sistere. I suoi sono grovigli che all’origine han-
solo l’arte riesce a fare, i sentimenti e la perce- no una consistenza precisa e adesso convivo-
zione di ciò che ci circonda. Assistiamo a im- no e si confondono o cercano di farlo, con la
magini che si dissolvono su uno spazio calibra- realtà del sacco, sul quale esiste già una di-
to e spettrale, dove le micro fessurazioni se- mensione segnica che vive di vita propria. Su
tacciano le cromie pastose, facendo affiorare queste identità, in realtà non sempre presenti,
Profumo di terra, 2007
da un cosmo invisibile l’essenziale … visibile al si innestano e trovano sedimento frutti succu-
cuore! I dipinti di De Luca contengono in nuce lenti in fieri con la curiosità in chi guarda di dar ed entrare nel quadro per raccogliere a piene
l’intrinseco percorso mentale del transeunte,del godimento alle papille gustative. Si lasciano in- mani le sensazioni primordiali che esistono so-
tempo che passa e lentamente trasforma il tan- travedere cervelli pastosi che bene si amalga- lo negli antri reconditi dell’artista. Ancora una
gibile, riducendo gli oggetti a soli pensieri che mano con le origini della vita e con la ricerca volta, attraverso le sue umbratili, incomplete e
si completano con lo sguardo dell’anima. È sì della propria genesi. Affiorano profumi e sen- affascinanti figurazioni, De Luca ci colloca di-
una pittura che varca le soglie del figurativo, at- sazioni informi che tentano un’oggettivazione fronte al passaggio del tempo che investe l’og-
traverso la percezione oggettiva, ma lo fa inve- ravvisabile a fantasmagoriche soluzioni: qui nes- gi e ci proietta al domani!
stendo gli annidati sentieri speculativi. È un’ar- suna clessidra batterà l’ultimo granello per por- Antonio D’Amico
te che invita a riflettere e a cercare la corpo- re fine al tempo della riflessione, ma chi avrà
Nella recente produzione pittorica di Pasqua- sità oltre la fibra. Sono pensieri incompleti che indovinato la giusta soluzione alla forma na-
le De Luca vi è un ritorno all’uso di materiali attendono di essere dibattuti dall’osservatore. scosta nel tempo? … in definitiva, sono solo SpazioBoccainGalleria
primordiali, dove il sacco di juta diviene sup- Sono forbiti inganni di logica, dove l’interroga- Frammenti di tempo. Quei frammenti che fan- Mercoledì 26 settembre 2007, ore 18,30
porto macroscopico di lettura del mondo e i tivo che permane è costante: la mia realtà og- no sorgere la curiosità di cercare oltre la tela

MARCO SUDATI La pittura naturale III PREMIO DI PITTURA


MOVIMENTO NELLE SEGRETE DI BOCCA 2008
«Noi giochiamo e sappiamo giocare, dunque siamo qualcosa di più che esseri pu- Miniaci Art Gallery e Libreria Bocca indicono il 3° Premio Movimento nelle
ramente razionali»
J. Huizinga Segrete di Bocca dedicato alla pittura. L’iniziativa è aperta a tutti gli artisti.
«Gli alberi amici». «Gli alberi degli amici».
E perdo la concentrazione. Non riesco più a scrivere. La mia mente GIURIA DI QUALITÀ
ora è subito affollata di ricordi. Ricordi di giornate d’infanzia trascor-
se in una grande città. Giocando con gli amici tra strade, piazze ed Valerio Adami (artista) - Philippe Daverio (critico d’arte)
enormi palazzi. Cercando per gioco, una dimensione diversa, un pae- Sara Fontana (critico d’arte) - Antonio Miniaci (gallerista)
se, un’isola, un rifugio: troviamo un albero, un grande albero di fico e Giovanni Serafini (collezionista)
quello diventa il nostro gioco preferito. Radunarsi sotto l’albero. Il no-
stro gioco esclusivo e segreto. Quell’albero era il nostro mondo. Tommaso Trini (critico d’arte) - Carlo Vanoni (consulente d’arte)
«Quattro alberi da scalare».
L’albero immenso, alto tanto da non poterlo vedere per intero, bi- Il vincitore riceverà un premio di 1.500,00 euro
sogna immaginare la sua cima, lontana, irraggiungibile, misteriosa.. Sca-
lare gli alberi arrivare in alto, scoprire i segreti e vincere le sfide: non Termine di partecipazione 30 maggio 2008
so più se sto ricordando un sogno fatto di recente o un gioco pra-
ticato da bambino…
Marco Sudati è un pittore attento e tecnicamente maturo e sapien- COMITATO PROMOTORE
te, ma sa ancora andare dritto al cuore delle cose. Sa giocare con al Aldo Benedetti (consulente d’arte) - Rossana Bossaglia (storico dell’arte)
pittura e con la memoria. Dipinge il racconto della propria vita per Giorgio Lodetti (libraio) - Ilaria Miniaci (gallerista)
offrirci uno spunto, un rifugio, un albero. Cristina Muccioli (critico d’arte) - Alessandro Papetti (artista)
Nella sua pittura, pittura naturale, si incontrano amici, si ricordano giochi e si perpetuano amo- Alessandro Quasimodo (attore) - Cristina Vicamini (gallerista)
ri. Io guardo questi quadri con giogia e stupore e vi invito a fare altrettanto, come bimbi ad oc-
chi spalancati.
Willy Montini Richiedi il bando per partecipare a:
Tratto dal catalogo della mostra
Marco Sudati. L’albero, il gioco… la memoria giorgio.lodetti@libreriabocca.com
Le opere di Marco Sudati sono in permanenza:
Galleria Canci
scarica dal sito internet
via Pisacane, 1 - Lerici Spezia www.miniaciar t.com
Show-Room ArteTivù
Marcon (VE)
Galleria Roggia Grande Giorgio Lodetti - 02 86462321 - 02 860806 - 338 2966557
largo Carducci - Trento
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L e S eg r e t e d i B o c c a Opinioni · Mostre
Il silenzio
MASSIMO PETRINI Digital Art WALTER PUPPO dell’assoluto
Tendenza, 2007
La poetica della produzione artistica di Wal-
interrompe la sua attività di prestigioso art di- ter Puppo si incentra tutta sulla tematica
rector costellata di risultati eclatanti, anche a li- del silenzio. Il silenzio come messaggio, co-
vello internazionale, che testimoniano, oltre al- me linguaggio, come parola. Un non dire
la sua elevata professionalità, la sua geniale crea- che equivale a migliaia di discorsi perché è
tività: medaglia d’Argento al Salone Invenzioni un silenzio carico di significati e significanti.
e nuove Tecniche di Ginevra; esposizione per- Un silenzio che non è solo acustico, ma vi-
manente al Museo di Arti Decorative di Pari- sivo, come richiamo all’essenzialità, alla for-
gi ecc… «Una scelta di libertà la mia, – dice ma pura ridotta al suo essenziale. Un ri-
Petrini – libertà artistica svicolata da scadenze torno al simbolismo arcaico di figure in-
rigorose e da progetti prettamente commer- fantili o ai graffiti preistorici o a quello che
ciali. Insomma un’attività libera di lacci e lac- di essi rimane sui muri delle caverne cui so-
ciuoli della comunicazione attuale!» La visione no stati affidati. Un silenzio che è quello del-
artistica di Petrini si avvale dell’osservazione di lo spazio, del cosmo, luoghi dove le sue en-
un soggetto reale (un sasso, una chiesa, un fio- tità vagano solitarie, accorpandosi talvolta,
re), per poi scomporlo e ricomporlo dividen- ma soltanto raramente, in una unione me-
do il reale al non percepibile, rivisitando in chia- tafisica, a testimoniare che la solitudine del-
ve soggettiva, scoprendo nuove realtà in una l’essere può essere talvolta interrotta o so-
Alle tendenze artistiche che hanno contraddi- visione di sintesi.Andare nell’altro lato, scono- spesa, ma mai totalmente superata. Un si-
stinto il secolo scorso, non è facile prevedere sciuto, delle cose varcando la linea di separa- lenzio che si esprime graficamente nel se-
gli ulteriori sviluppi dell’Arte nel prossimo fu- zione che divide idealmente ma, anche unisce gno puro e netto della grafite che incide e
turo. È già difficile sintetizzare quanto si stà svol- ogni polo al suo opposto. Una linea “curva”, quasi scava solchi sulla tela: ma i solchi non Cellule, 2007
gendo davanti a noi in questo movimentato, che è il segno che contraddistingue tutte le vogliono e non servono a scalfire o a ferire la lo mostrano perché non ne hanno bisogno.
sia pur statico periodo. Le principali, ultime ten- opere dell’Artista. Sono dei tableau anche di tela perchè contengono in sé levità interiore Una colorazione delicata e quasi evanescente
denze emerse, l’Iperrealismo d’oltreoceano e notevoli dimensioni di grande fascino e sug- e delicatezza di approccio. Questo “segno”, come evanescente è il mistero che reca in sé
la transavanguardia Italiana, stanno pian piano gestioni. La tecnica raffinata conduce anche a nella sua ostinata e ripetuta circolarità, evoca la figura: il suo segno dapprima quasi imper-
esaurendosi. Si può rimarcare, peraltro, la con- visioni surreali, che il colore abilmente e gra- e rimanda alla tematica del “tutto” come luo- cettibile, entra in punta di piedi e viene perce-
tinuità delle correnti concettuali nate con Du- dulmente rastremato, esalta ancor più; visioni, go di inizio e fine di ogni essere e di ogni ele- pito dagli occhi e dalla mente con una sorta di
champ, che hanno dato consistenza a un vero che a guardar bene, pongono anche inquie- mento vitale. Da qui la creazione di queste cel delicatezza, per poi penetrare nell’immagina-
e proprio “Concettualismo”. Oltre ai capisaldi tanti interrogativi. lule, segni primordiali, monadi leibniziane, em- rio e nell’animo di chi guarda con la forza di
riconosciuti di questa corrente, Kosuth, Dar- Walter De Bernardi brioni vitali, isole di creazione e di creatività. Il un macigno. Le sue cellule hanno una poten-
boven, per molti, soprattutto giovani, il Con- ripiegarsi e il chiudersi in se stesse di queste za interiore che nessun contrasto violento di
cettualismo entra in gioco come giustificazio- forme nella loro circolarità, conferisce qui e su- segno e colore può in alcun modo accentua-
ne per opere grafiche oggettuali. Un panora- bito l’immagine di un tutto impenetrabile e re. Le sue velature nei colori pastello lasciano
ma vasto e pluriforme che presenta non po- inafferrabile; sempre e comunque di un orga- intravedere più che vedere e se si viene col-
che ambiguità e soluzioni di comodo.Vi sono nismo “uno”, illimitatamente autoriproduttivo piti da qualcosa nella visione delle sue opere,
tuttavia casi di artisti ancor giovani che avva- e autarchico. Queste forme embrioniche so- è proprio da questo senso di forza e di po-
lendosi dei mezzi tecnici attuali, fotografia, vi- no particelle o entità di quello che è stato, di tenza che si sprigiona irrimediabilmente da un
deo-cine, danno origine a una produzione ar- quello che è e di quello che sarà; oggetti flut- qualcosa di lieve e di evanescente. È la vera
tistica di varia estrazione, altamente qualifica- tuanti nello spazio cosmico in cerca del tutto forza quella che ci mostra Walter Puppo nel-
ta. È il caso di Massimo Petrini, milanese, che si o del niente assoluto; microcosmi essi stessi le sue opere; la forza del pensiero interiore: un
dice “fortemente legato a Siena per via ma- contenenti in sè storia passata e storia futura, pensiero libero di vagare all’infinito senza tre-
terna”, che dopo una vita legata alle arti visive quasi a simboleggiare l’infinito flusso della vita, gua e senza costrizioni: il potere della ragione,
in tutti i campi della comunicazione, sposta la l’origine del mondo e il suo divenire. È tutta il potere del sentimento, il potere della cono-
sua attenzione alla vera e grande passione: l’Ar una celebrazione dell’identità biologica umana scenza e della sensibilità che fa andare al di là
te digitale. Poco più che cinquantenne Petrini, La pera del coccodrillo, 2007 e un’allegoria del ciclo della vita. Ma la poetica delle apparenze e fa veder l’invisibile e fa capi-
di Walter Puppo è da ricercarsi soprattutto nel re l’incomprensibile. Un potere che si esprime
sapiente e delicatissimo senso del colore; un senza violenza e senza inganno: un potere che
Le ragna…
ALESSANDRO RINALDI tele
colore mai aggressivo, mai ostentato, mai vio-
lento; le sue cellule non hanno bisogno di mo-
strarsi e mostrare la loro potenza: contengo-
no in sé la vita e la morte, il tutto e il niente,
è alla base della vita ed è l’essenza stessa del-
l’umanità. Le opere di Walter Puppo sono state
esposte nel Palazzo del Comune di Teglio (SO).

Mi sono perso in un cantiere, ma non è il solito, è una ma volutamente non lo danno a vedere, non Cynthia Penna Simonelli
ragnatela tubolare di linee che si intrecciano a taglia-
re lo spazio, una rete di fibre ottiche che si accavalla- sottili di vita, metastasi deformata e coagulata in quel-
no e trasmettono segnali criptati di vita, in un cro- le rarefatte linee di forza che delimitano il circuito del
matismo dinamico coinvolgente e abbagliante, lucente dramma umano, di una tragica incomunicabilità, co-
come il bagliore del mattino. Sono i cantieri di Rinal- scienza della inutilità di ogni entusiasmo costruttivo:
di, progettista ante litteram di una originale “tav”, la dietro le impalcature, dentro le stazioni appaiono i fan-
“tavola ad alta velocità”, dove le impalcature sono tasmi, il senso di una costruzione artificiosa, di un vuo-
scambi di vita, i pilastri binari di una destinazione so- to incolmabile. È una nuova forma di vanitas, quasi il
gnata e attesa come il termine di una galleria. È un sussurrarci Et in cantiere ego, come il quadro Et in Ar
progetto di comunicazione, la ricerca di una certez- cadia ego del Guercino: il dinamismo avvolge il silen-
za che si affronta con l’inquietudine gioiosa di un viag- zio del nulla, sulla porta della vita appare lo sputo de
gio e l’approdo è lì, a prefigurarci il mondo steso a Il fallimento di Balla, la firma di un rigetto, l’incubo che
tratti veloci sulla tela, a un ritmo quasi inconscio, sce- annulla qualsiasi coraggioso tentativo di trovare una
nico agglomerato di un impulso di incontenibile svi- ragione di entusiasmo.A quando vedremo, forse con
luppo: si avverte il desiderio di contrastare il tempo, eccessiva presunzione critica, le metropolitane di Ber-
esorcizzandone la brevità ambigua, l’inganno di un golli, lo schematismo soffocante di una vita sotterra-
percorso durevole. Era quasi inevitabile, una conse- nea, la discesa dal cielo dei cantieri al ventre di un’A-
guenza logica ed emotiva, che Rinaldi elaborasse il te- de che ogni giorno ci inghiotte con disinvolta soffe-
ma delle stazioni, di quelle stupende carrozze ferro- renza? La risposta di Rinaldi non si è fatta attendere,
viarie dai cui finestrini osserviamo una realtà defor- i nuovi soggetti, le dighe e le chiuse, sono icone di un
mata e incuneata, a darci l’idea della fuga, di un pen- riscatto progressivo: si avverte un’incombenza siro-
sare veloce da cui ci ritraiamo guardando l’interno niana, fitte e cupe ragnatele che trattengono i nostri
rassicurante dello scomparto, toccando il presente, sogni, avvolte da una fuliggine irreale che sembra at-
290, 2005
quegli oggetti fermi e vicini che sembrano custodire tendere un improvviso cedimento, una frattura che ci
il nostro timore, ignorare la provvisorietà del viaggio. Non sono le immobili, metafisiche stazio- sommergerà. I gialli sono diventati grigi, le linee di for-
ni del grande Dino Boschi, tanto care a Federico Zeri per la loro quasi morandiana concettua- za fronti di resistenza statica, argini che paiono con-
lità, rimando estatico alla transitorietà silenziosa della vita, a un lento arrestarsi verso un binario tenere a forza l’alluvione di un pianto pronto a eson-
morto. Sono invece le stazioni di Boccioni, gli addii deformati da cui vogliamo fuggire, gli affetti dare, a frantumare quel fragile e sofferto diaframma
spezzati che ci lasciamo alle spalle, frammenti di ricordi soffocanti quanto il fumo del locomo- che ci separa dal vuoto. Ma Rinaldi non è solo ripie-
tore, assordanti come l’esaltato sferragliare futurista. E nel nostro ritroviamo la freschezza inno- gato processo di contenimento emotivo, sa ancora
vativa e tranciante del primo Futurismo, sposata alla riflessione introspettiva del secondo, al ri- attingere allo slancio luminoso dei cantieri, la sua spin-
piegamento dubbioso. Così le pennellate rapide e sottili si stringono in una tonalità di rossi e ta verticale trova sfogo nella rappresentazione di stu- 299, 2005
gialli intensi, a suggerire rinnovate “linee di forza“ boccioniane, a tracciare ponti, a definire sta- pende arcate di chiese gotiche che paiono polittici di luce, strutture tese verso una fonte di lai-
zioni, scali ferroviari, cantieri edili e navali, solchi di vita collettiva che richiamano graffiti della me- ca operosità e mistica estasi: le linee di forza si sono ricomposte a elevare un cantico di salvifi-
moria: sono quasi moderne “pagine gialle” che registrano una frenetica attività umana, un’ansia ca purezza e riconquistata certezza. E in fondo all’abside sembra di intravvedere, stilizzata e ap-
di viaggio che implora la necessità di un significato, anticamera di un delirio esistenziale simile a pena accennata, una nuova forma di altare, una gru che è simbolico traguardo di sacrificio e spe-
quel Realismo esistenziale della Milano anni Cinquanta. Al pari di un grande esponente di quel- ranza.
la corrente, l’insuperabile Gianfranco Ferroni, la città diventa una ragnatela iridescente di trame Aldo Benedetti
27
Artisti L e S eg r e t e d i B o c c a
Nel parco
ROBERTO PLEVANO di Buccinasco
assumono un valore rappresentativo, perché
su di loro grava il peso di dover esemplificare
in maniera sintetica i momenti salienti di
trent’anni di attività andando a costruire un ca-
ste opere, di dovervi entrare fisicamente per
non esserne sopraffatto. Montati invece su te-
laio, sul fondo di una grande spianata verde, gli
stessi tabelloni dipinti hanno acquistato una
All’ingresso di Buccinasco si viene accolti da un senza una sbavatura, tutta racchiusa in una in- none di opere emblematiche. L’ingrandimen- consistenza nuova, a loro certamente più con-
grande dipinto di venti metri per quattro: so- sistita precisione geometrica, si presta a esse- to di questi soggetti non è però banalmente geniale. La strada percorsa è sempre quella
no i Suoni e silenzi dipinti da Roberto Plevano, re fruita in un contesto del genere, in quanto meccanico,perché il cambio di dimensioni com- che, come aveva efficacemente intuito la poe-
nel 2005, per la città in cui vive. Si tratta di un non perde di leggibilità con la distanza. Si trat- porta un sostanziale cambio di prospettiva sia tessa Caterina Parisi Mehr in una sua poesia
enorme pannello a quattro colori (nero, gri- ta di opere che ripercorrono retrospettiva- operativa per l’artista, sia percettiva per lo spet- dedicata a Plevano, porta a quella sintesi in cui
gio, rosso e blu) realizzato quasi di getto se- mente le varie fasi del lavoro dell’artista, che è tatore: le linee che prima si tracciavano con il si trova «L’universo tutto / dentro / un meridia
condo la linea di sviluppo del lavoro recente tornato sui temi cardine della sua produzione semplice controllo del polso, obbligano ora il no d’infinito».Allora davvero, come recitano al-
dell’artista, che progressivamente si è svinco- e li ha rivisti su una scala dimensionale gigan- braccio a trasformarsi in un compasso e mo- cuni versi di un altro testo della stessa autrice,
lato dalle gabbie grafico-geometriche per da- tesca: tutti i lavori installati in quest’occasione dificano la dinamica dell’opera. Ricordo che «L’agognata e felice armonia / è d’incanto rag
re spazio a un’astrazione più libera (per una sono già noti a chi segue da tempo il lavoro di quando vidi la prima volta questi lavori, nel giunta. / Utopia».
panoramica sull’opera di questo artista si ve- Plevano, perché fanno parte di grandi serie di grande studio in cui l’artista li ha realizzati, a
Luca Nicoletti
da il sito internet www.plevano.com). Plevano opere accanto ad altre, infinite variazioni sul te- Buccinasco, presso una grossa azienda, l’im-
ha immaginato un grande fregio privo di cen- ma.Tuttavia, in questa chiave, questi sei lavori pressione era quella di essere investito da que- Installazione permanente parco di Buccinasco, 2005
tro, che obbliga a una lettura da sinistra a de-
stra, come se fosse un vero e proprio penta-
gramma con una grammatica interna di pieni
e di vuoti, di segni e di pause. Accanto a que-
sta grande installazione il comune ha installa-
to, quest’anno, altre sei grandi opere dell’arti-
sta, creando così una sorta di museo perma-
nente pubblicamente fruibile da tutti all’inter-
no del tessuto cittadino. L’idea di inserire le
opere d’arte in un contesto naturale quale
quello di un parco ha già avuto un grande svi-
luppo per quanto concerne l’ambientazione
all’aperto della scultura, ma è la prima occa-
sione, questa, in cui viene pensato uno spazio
verde come museo di pittura all’aperto in cui
il quadro da cavalletto, portato a dimensioni
monumentali, si presti a una fruizione am-
bientale. Montati su un leggerissimo telaio dou
ble face, i sei dipinti sembrano galleggiare nel-
l’aria. Non è secondario considerare che la pit-
tura di Plevano, fatta di una grafia nitidissima,

Mariangela
PLEVANO INCONTRA De Maria INTERVISTA A Flavio Caroli stein proprio come Ca-
ravaggio lo fu di Gali-
leo. L’arte può essere
all’avanguardia non so-
La caratteristica che Si, attraverso questa urgenza grafica quasi os- lo nel suo campo, ma
la distingue: una fol sessiva, mutevole, ambigua, metamorfica, ho anche nell’epistemolo-
ta chioma rossa su maturato l’urgenza di sperimentare il colore gia di una civiltà”.
un viso volitivo, de (natura, visione, colore). Quindi tutta l’attività Professore lei parla di di
terminato. Gli occhi degli ultimi anni è imperniata sulla riscoperta vulgazione dell’arte a
fanno trasparire una
della pittura. Lo spazio diventa man mano più molta più gente di quan
dolcezza di fondo
che renderà grade irreale, ambiguo e, sollecitata dalla luce, l’im- to accada ora, ma non
vole la conversazio magine acquista una fluidità visionaria dove in- crede che in Italia l’arte
ne. Dall’intervista, e terviene il ricordo del vissuto (tagli, ferite, la- sia poco e male inse
Lucio Del Pezzo, Massimo Di Carlo e Flavio Caroli da Bocca
dai lavori sparsi nel cerazioni). gnata nelle scuole e cosa si potrebbe fare per ri
lo studio emerge Il tema diviene perciò più esistenziale? In occasione dell’uscita del libro Tutti i volti del mediare a questa mancanza?
una caparbia ten C’è un rapporto più interiore del fare riallac- l’arte sono riuscita a fare un’intervista al pro- Per quanto mi riguarda per i giovani io cerco di
sione nel voler tra ciato a una richiesta di scavo. L’immagine ten- fessor Flavio Caroli. Personaggio noto ancor fare il possibile con l’insegnamento. Purtroppo
smettere il suo pen de sempre più a “disfarsi”, a diventare formal- prima della sua partecipazione al programma quello che lei dice è vero, ma io cerco di divul-
ST, 2007 siero, e di comuni mente inafferrabile e, nella sua inaccessibilità, ad in onda su Raitre Che tempo che fa, proprio gare l’amore per l’arte anche tra loro.
care le tematiche che ha affrontato nel lungo lavoro; assumere una costante tensione verso un “non per i suoi successi ottenuti regalando a Mila- Cosa ne pensa professore della frase di Gombri
come chiarirà provengono da lontano, dalla sua giovi dove”. Una tensione sostenuta anche da una no mostre come L’Anima e il Volto e Il Gran Tea ch «Poiché la creazione artistica, qualunque es
nezza, dai suoi ricordi decantati dalla maturità è una
specie di geografia emozionale quella che di volta in
duplicità cognitiva (pieni-vuoti, ombra-luce) tro del Mondo,nonché stimato docente del Po- sa sia, in ogni caso è un fatto spirituale, intellet
volta appare nella sua pittura. E i simboli geografici, i Il tuo fare attuale è sentito in senso liberatorio? litecnico. tuale,la scienza dell’arte deve essere psicologia»?
“paesaggi”, in un mappamondo univoco, assumono Cerco di non intendere il mio fare come sfo- Professore, ho letto molti suoi libri quali La storia Non posso che essere d’accordo con Gom-
ora le sembianze del mito, l’esperienza del conscio e go personale rispetto alle problematiche del- dell’arte raccontata da Flavio Caroli,Storia della Fi brich che ho sempre stimato. Sappiamo che la
dell’inconscio, e ancora di una visione della società at l’esistenza: anzi, prendendo spunto da elemen- siognomica,a casa ho il catalogo della mostra L’A linea dell’arte occidentale è introspettiva. Ab-
tuale personale e profonda. Non ingannino quindi le ti di tensione e di attrito, cerco di organizzare nima e il Volto e tante altre sue opere. Mi sembra biamo tre primari nell’arte,come ho scritto nel
variazioni cromatiche e le varianti dei “soggetti”. In De un “Progetto-Uomo”: in questo progetto rien- che in questo suo ultimo libro, che poi è un’ami mio libro Le tre vie della pittura: la luce, la pittu-
Maria, il rapporto arte e vita, esperienza e sogno, l’e trano fattori emozionali e di pensiero che ri- chevole conversazione con il giornalista Lodovico ra dell’anima, intesa come interiorità e la pittu-
splorato e l’inesplorato, il reale e l’immaginato, si sin flettono le problematiche della vita contem- Festa, lei voglia in qualche modo riassumere tutto ra come socialità o racconto.
tetizzano nella riscoperta della pittura. poranea: oggi è un momento di disorienta- quello che ha affermato precedentemente e, so Professor Caroli ricordo con piacere le due mostre
Puoi delineare, per sommi capi, il tuo percorso ar mento, di oscurità, di ricerche senza costrutti, prattutto, riaffermare il potere che l’arte ha o po a Palazzo Reale L’Anima e il Volto nel 1998 e il
tistico? dove anche la scienza e la tecnologia danno ri- trebbe avere nella società. Sbaglio forse? Gran Teatro del Mondo nel 2003. Mi sono ap
Ho iniziato la mia attività molto giovane, attor- sposte ambigue e sovvertite. In questo senso, Dopo l’11 settembre 2001 io e Lodovico Fe- passionata nel vederle e mi hanno aiutato a com
no la seconda metà degli anni ’60. Nel ’65 ho scavalcando i tempi, sento attrazione per cer- sta ci siamo posti una domanda:“Il conflitto di prenderle proprio i suoi libri sulla fisiognomica. Ri
tenuto la mia prima personale a Milano, all’Isti- te fonti che hanno nutrito sempre i nostri so- civiltà è inevitabile?” L’arte è alla base della ci- cordavo gli studi di Cesare Lombroso,ma poi lei ha
tuto Solferino, presentata dal critico Giorgio gni: le mitologie. Un mondo sempre attuale e viltà. Bisogna andare alle radici profonde della giustamente affermato che è Leonardo il vero sco
Kaisserlian; allora il mio discorso pittorico si sempre da esplorare. Il tempo e lo spazio og- nostra cultura e poi metterle in rapporto con pritore della fisiognomica, che anticipa la moder
orientava lungo le vie della nuova figurazione. gi sono sovvertiti: non sappiamo dove siamo le altre civiltà. L’arte non è una cosa per pochi, na psicologia.
In quegli anni ero presente con opere in varie quando siamo, è la globalizzazione. Il tempo im- anzi bisogna arrivare a tanta gente. Questo li- Leonardo è stato il primo a fare studi seri di fi-
manifestazioni pubbliche (Premio Saronno,Pre- mutabile del mito può invece darci più certez- bro nasce da due idee: l’arte è alla base delle siognomica,mediante l’osservazione della fisio-
mio Seregno, Premio Cesare da Sesto, Premio ze, più serenità, per una nostra identità e col- culture e a causa del famigerato nodo arte e vi- logia dei lineamenti. Infatti lui stesso descrive
S.Fedele, Premio Ramazzotti al Palazzo Reale di locazione. ta non si può capire l’arte se non partendo dal- l’occhio come “finestra dell’anima”, attribuen-
Milano). Dopo un lungo periodo d’assenza, de- Che rapporto ha la tua pittura con la morte? la vita degli artisti. L’arte deriva dalla vita ed è dogli in questo modo i moti della coscienza,
dicato all’insegnamento delle arti visive, ripren- Io sento il problema della morte in senso “po- l’unica attività umana che si possa dire totaliz- molti secoli prima delle scoperte della Psicolo-
do a lavorare nei primi anni ’90; trovo all’inizio sitivo”, non disperante ma come recupero di zante: può esprimere tutto, può ingoiare tutto, gia e di Freud.
più congeniale esercitarmi nella tecnica del di- energia vitale inesplorata. È come il passaggio può rappresentare tutto. L’arte è come l’amo- So che lei ha molto da fare e pertanto non voglio
segno e della china. Il tema dominante è la na- verso una nuova declinazione, problema già in- re: totale ed esclusivo. abusare del suo prezioso tempo. Può raccontarmi
tura, in particolare il paesaggio: qui i dati de- sito nell’uomo dalla nascita, quindi di passaggio, Quindi secondo lei professore l’arte potrebbe solo un episodio curioso della sua vita con gli arti
scrittivi subiscono una modificazione visionaria; di divenire (transito). Sento la necessità di evo- essere molto importante anche in politica? sti più affermati al mondo?
la natura si “spacca” come a indicare un luogo care l’ombra,il chiaroscuro,il “Doppio”,tutti ele- Lo potrebbe essere, ma i politici non riescono Ricordo la notte in cui Keith Haring dipingeva lo
più introverso e segreto di appartenenze. menti di un altro versante… l’angelo dietro la a usare al meglio la forza dell’arte, purtroppo. spazio Fiorucci: un’enorme radio suonava del
Dopo ti sei addentrata man mano nella pratica collina.Tuttavia le immagini che tendono all’ol- Infatti l’arte è bellezza, ma vive nel mondo, na- rap, ma tutta la notte parlammo di storia del-
del colore, con più attenzione alla luce, mentre la tre soffrono dei limiti che il “qui” loro impone sce e affonda nella vita. Dirò di più: l’arte come l’arte.
rappresentazione dell’immagine è divenuta più e si nutrono umanamente di tensione: ma bi- intuizione anticipa le scoperte: a prova di ciò
astratta? sogna avere il coraggio di guardare nel vuoto. sappiamo che Picasso fu contemporaneo di Ein- Monica Costa
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L e S eg r e t e d i B o c c a News · Interviste
www maurop spo com
GIANNI BERTINI - Stilmec 1967

www.frittelliarte.it

Gianni Bertini
L'Archivio Gianni Bertini, a cura di Frittelli Arte Contemporanea, sta preparando il primo
Frittelli
ARTE CONTEMPORANEA

via Val di Marina,15 - 50127 Firenze


volume del Catalogo Ragionato. I proprietari delle opere sono invitati a contattarci. tel 055410153 - fax 0554377359
archiviobertini@frittelliarte.it
Arte e scultura
FIORDARTE al centro commerciale
la si vede oggi in uno dei luoghi del
massimo interscambio tra le
persone, un luogo in fondo
non dissimile da quel-
lo fondativo che si
chiamava una vol-
ta la piazza del mer-
cato. In quegli anni
straordinari dove le opere
non erano ancora andate ad
addormentarsi nella quiete
museale e a celarsi nella segre-
tezza umida dei caveau bancari
l’arte viveva senza pudori in mezzo
alle merci. Oggi ci torna e ne è felice.»
In fine voglio ringraziare il direttore Mau- Partendo da sinistra
rizio Martella, che ha creduto nel proget- tre immagini significative
to espositivo, l’assistente Sabrina Albano, che dell’inaugurazione di FiordArte:
ha collaborato assiduamente nel coordina- • Maurizio Martella - Philippe Daverio
• Nada Pivetta - Philippe Daverio -
mento, Michela Afeltra che è stata il trait d’u- Giorgio e Annalaura
nion, e tutti coloro che con il loro aiuto e sup- • Maurizio Martella - Giacomo - Giorgio -
Fiordarte: nasce tra i libri il primo evento d’Ar- stampa, utilizzati nella stampa a caratteri mo- porto hanno contribuito alla realizzazione di Philippe Daverio - Giovanni Serafini -
Cristina Muccioli - Sara Fontana
te contemporanea organizzato all’interno del- bili inventata da Johann Gutenberg nel 1448 questo evento.
la galleria del centro commerciale Fiordaliso circa, sono di Giorgio Milani classe 1946. Car- Giorgio Lodetti copyrigh photo by Lorenzo Guerra
di Rozzano, storico centro per gli acquisti del- lo Previtali classe 1947, espone al pubblico due
l’interland milanese, che segna una tappa fon- opere realizzate in ceramica Raku, antica tec-
damentale per la diffusione della cultura con- nica giapponese del XVI secolo d.c., ispirate al
temporanea italiana. Grazie all’incontro con mondo mitologico greco delle ninfee. La più
Michela Afeltra, collega libraia, ho potuto pre- giovane, Nada Pivetta classe 1970, utilizza ma-
sentare un progetto espositivo al direttore del teriali naturali quali il legno e la terra cotta,
centro commerciale. Hanno accettato l’invito plasmati e lavorati sapientemente, con richia-
quattro scultori: Carlo Previtali di Bergamo, mi mitologici. L’iniziativa proposta dallo scri-
Giorgio Milani di Piacenza, Nada Pivetta e Gia- vente e da Michela, Punto Giunti del Fiordali-
como Benevelli di Milano, che espongono due so, al direttore Maurizio Martella, è stata ac-
opere ciascuno di medie/grandi dimensioni di colta con entusiasmo; inaugurata il 25 maggio
forte impatto visivo. Gli artisti sono stati scel- con la partecipazione di Philippe Daverio, co-
ti appositamente per consentire al pubblico, me Presidente del comitato scientifico com-
non avvezzo a queste manifestazioni, un spac- posto da: Sara Fontana, Cristina Muccioli e
cato il più ampio possibile sulle nuove ricer- Giovanni Serafini, è stata patrocinata dal Co-
che nel campo della scultura contemporanea. mune di Rozzano e l’Associazione Culturale
Infatti sono presenti opere che per tecnica ed Librerie Storiche ed Antiquarie d’Italia. Una
espressione visiva differiscono tra loro. I quat- prima tappa di un percorso espositivo che si
tro autori coprono un arco temporale di cir- ripeterà, con scadenze ancora da definire, è
ca cinquantanni nella produzione artistica, a porterà l’arte nei luoghi d’incontro della gen-
cavallo del nostro secolo. Dagli anni cinquan- te definiti: nuove Agorà. Scrive Daverio: «Se
ta derivano le forme morbide e sinuose di l’arte come si dice è comunicazione poetica che
Giacomo Benevelli, classe 1925, mentre le ope- sensibilizza l’anima e la mente partendo dai se-
re più concettuali, realizzate con i blocchi da gni visivi nulla dovrebbe irritare i perbenismi se

Collage di carte SpazioBoccainGalleria


RUDOLF HAAS senza tempo
colore dipinto e i cromatismi tipografici, il ge-
sto fluido e i ritagli di immagini stampate. Si
tratta di un esercizio introspettivo che consi-
ste non solo nell’accostare frammenti di spes-
Giovedì 19 luglio 2007, ore 18,30

Ailati, 2007
sore diverso ma, in special modo, le qualità di- dalle dimensioni variabili di ogni singolo ele-
scono pagine di un racconto segreto e spes- verse del colore (trasparente, opaco, vibrante, mento. In altri casi, l’attenzione è rivolta verso
so indecifrabile, sollecitato da un istinto crea- ruvido, saturo o disgregato) coprendo e sve- la parte nascosta delle forme, nei punti in cui
tivo che ha radici apparentemente contrap- lando forme che oscillano tra visibile e invisi- i bordi della carta lasciano intuire il colore del-
poste: la figurazione e l’astrazione, la forma e bile. Il fermento del colore è sostenuto dalla la materia sottostante, determinando un sen-
l’informe, la precisione strutturale e la trasfi- varietà delle tecniche che l’artista austriaco so di ambigua presenza tra ciò che si vede di-
gurazione allusiva, il calibrato ritmo composi- mette a fuoco in modo fortemente soggetti- stintamente e ciò che si può solo immaginare.
tivo e l’impulso improvviso della frammenta- vo, lavorando sui dettagli fotografici, sulle figu- Quella di Haas è una meditazione condotta
zione. Il colore nasce dalle mescolanze e dalle re riconoscibili e sulle citazioni verbali estra- sul filo dell’emozione in quanto ogni idea pre-
sedimentazioni della carta, talvolta è leggero e polate dal vasto repertorio di carte, selezio- liminare si trasforma seguendo i suggerimenti
(…) L’uso di reperti e di materie ricavate dal polveroso, in altri casi è denso e intriso di umo- nate e aggregate in un nuovo processo. (…) imprevisti della materia, le rivelazioni del suo
mondo della comunicazione costituiscono la ri spettrali, definito da macchie e segni veloci Haas sollecita ogni genere di effetto composi- infinito divenire, tra necessità e caso, tra pro-
base su cui l’arte di Rudolf Haas si sviluppa co- che trasformano tutto il carattere della super- tivo, dal ritmo geometrico e ortogonale (co- getto e intuizione di altri orizzonti possibili. (…)
me equilibrio tra scrittura tipografica (cartoli- ficie, fino a coinvolgere anche i margini e gli me nel caso delle cartoline postali incollate e
ne, illustrazioni e ritagli di giornali) e gesti d’in- strappi. (…) Alla dimensione mutevole del col- dipinte) fino all’oscillazione dei riquadri entro Claudio Cerritelli
venzione (segni, tracce, cancellature). Attra- lage Haas aggiunge la tecnica della “sovrapit- un sistema strutturale instabile, caratterizzato dal testo della mostra tenuta presso Arte Tadino 6, Milano
verso la compresenza di diversi elementi na- tura”, un modo per far entrare in collisione il

CADEL Dal 12 al 25 settembre 2007, si inau-


gurerà nella straordinaria atmosfera della Libreria
Bocca a Milano l’originale mostra di ritratti “vi-
ROBERTO CASADIO
venti”dei più famosi e geniali personaggi di Egon Dal 25 ottobre al 6 novembre 2007 sperazione che
Schiele,magicamente reinventati dal vero da Ca- il pittore forlivese Roberto Casadio esporrà aiuta a riflettere
del (Adelmo Chiapponi) che, dopo averne fat- alla Libreria Bocca gli incisivi personaggi di un’u- sul mistero del
to dipingere i corpi, ricomponendoli nelle fa- manità dolente, degradata dall’ossessione del vivere, lascian-
mose e stravaganti posture del grande pittore tempo e ferita dal male di vivere, “perdenti” doci perversa-
austriaco, li ha stupendamente fotografati, rea- anonimi e spaesati nel turbinoso insensato scor- mente intuire il
lizzando nell’imitazione formale un’inedita rein- rere dei giorni.Teatro di piccole e grandi cru- fascino pernicio-
terpretazione, creando a sua volta opere d’ar- deltà, di tormenti segreti, di slanci spericolati di so della solitudi-
te che scopriamo vivere di un’intrinseca appa- passione e di ripiegamenti di sconforto, i suoi ne e della ma-
gante bellezza.Una galleria di eleganti nudi fem- oli ritraggono gli spettatori di una vita che si linconia, amari
minili di raffinato erotismo e di sorprendenti au- snoda in un inspiegabile muto roteare di stel- surrogati dell’a-
toritratti (di un sosia) di Schiele che ripercor- le e che ci porge ogni giorno la stilla di un ve- micizia e dell’a-
rono la sua produzione celebrando alcuni dei leno che non uccide all’istante ma che accre- more.
suoi inconfondibili capolavori. sce l’angoscia di un presentimento di morte. Giovanni
Giovanni Serafini Quella di Casadio è una pittura di quieta di- Serafini
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L e S eg r e t e d i B o c c a Eventi · Mostre
Un riferimento
ANGELO MARCHETTI OGATA simbolico alla vita
China, 1992 Mindscape, 2002

la mia posizione di uomo. L’incontro quo ritualistica tipica della scultura di


tidiano con la vita, mi ha fatto riflettere Ogata. […]
sulla scelta della mia realtà più vera, in Giacché proprio attraverso tale pre-
tendo dire la scelta ben distinta da quel ziosità assoluta, l’oggetto plastico di
la realtà apparente, costruita da tutte le Ogata sfugge in realtà alle coordina-
distrazioni mosse, dalla mia struttura a te dimensionali consuete, suggeren-
personalistica, e cerebrale, ma di quella doci l’esistenza in una propria diver-
realtà interiore che ho potuto cogliere so sa spazialità, e direi essenza, non men-
lamente nel silenzio e nell’astrazione di tale ma appunto spirituale. Sot-
me stesso. Quella realtà non palpabile, traendo dunque l’oggetto plastico ai
ma che ha la possibilità di essere senti parametri di un confronto empirico,
ta è confermata in quella leva di sguar e facendolo pura evidenza simboli-
di che viene fatta in se stessi. La certez ca, attingibile soltanto entro la pro-
za di quello che affermo non posso di pria assolutezza, totale, o, come più
mostrarla che con le mie opere, benché recentemente, almeno relativa. As-
esse non siano che molecole di questo solutezza che tuttavia non è statica
mio sentire. Posso perciò dire in piena co ma dinamica, proprio per l’implica-
scienza, di cercare, di cercare in conti zione di un percorso (vitale) che la
nuità. Perché solo verso questo sono pro goccia impendente, quanto la scia e
teso. So solamente una cosa come tutti l’impronta fluente (non escavatoria),
gli uomini sono chiamato, ma al tempo vi formalizzano configurato. […]
stesso non mi preoccupo di essere elet L’intenzione di enunciare una valen-
to.Testimone del mio operato è solo Co za simbolica, propria al processo im-
lui che mi fa sentire di Essere un atto maginativo plastico di Ogata, ne
d’amore e solo verso Lui io devo corri spiazza l’esito da quel livello di ten-
Angelo Marchetti è stato un artista che, per li- spondere come una docile fibra dell’universo.» tazioni di costruzioni plastiche me-
bera scelta, si è allontanato dal circuito “del- Angelo Marchetti, l’artista che credeva oltre ramente formali alle quali molto
l’arte” verso la fine degli anni ’70, scomparen- che alla forza delle immagini, molto nel mes- spesso s’abbandonano i virtuosi del
do di fatto dal mercato, sia per tormentate vi- saggio esoterico dei suoi quadri; per questo marmo e della pietra. Per Ogata in-
cissitudini esistenziali ché per la volontaria scel- che è difficile spiegare quanto sia nascosto den- fatti, che pure a suo modo un vir-
ta di estraniarsi totalmente (come forma di ri- tro un’opera, se non si conosce prima l’intimo Paradossalmente la scultura di Ogata nasce in tuoso lo è, l’evento formale risulta infatti con-
bellione culturale alle regole imposte dal mer- religioso di Angelo artista; il suo rifiuto delle re- modo insistente dall’analogia immaginativa con seguente la configurazione simbolica, immagi-
cato), a costo di abbandonare nell’oblio il pro- gole convenzionali, anche a costo di oscurare un elemento nella manipolazione plastica me- nato interamente come è in funzione di que-
prio successo d’artista. Ma nel contempo, non l’invisibile messaggio contenuto nelle sue tele, no coinvolgibile in quanto inafferrabile, quale sta. Ed esattamente in funzione della massima
ha mai interrotto la produzione artistica, ri- a favore della sua capacità rappresentativa d’im- l’acqua: la corrente, o la goccia. Non che il li- netta evidenza della sua assolutezza, preziosa-
servandola solo in parte a una cerchia ristret- magine. Se è probabile quindi che l’invisibile sia quido elemento non sia stato utilizzato dagli mente collocata quasi in una dimensione d’in-
ta di collezionisti e il resto per ricerca perso- importante quanto l’apparenza della rappre- scultori.Tuttavia sempre come tale, facendo- tangibilità, che ne garantisce la pertinenza spi-
nale, ora riemersa alla luce. Opere fino a ora sentazione, per entrare nella stanza di questa sene un alleato compositivo, e insomma inse- ritualistica.
mai esposte, alcune provenienti da privati, stan- bellezza nascosta serve la curiosità di una men- rendolo in modo mirato entro l’evento pla-
stico. Come accade ovviamente negli insiemi Enrico Crispolti
no completando la composizione di un cata- te che realizza il messaggio, che è percepibile estratto dal testo integrale
logo generale delle opere di Angelo Marchet- solo dallo sguardo di un attento osservatore plastici in funzione di fontana (e già Bernini in-
segna). […] Impronta d’acqua, 1999
ti. Prima di organizzare una mostra personale, dotato di “grazia”. Angelo Marchetti condivi-
dopo un’assenza dal circuito espositivo di ben deva in modo viscerale quanto affermato da La corrente e la goccia. La corrente che l’uo-
venticinque anni, si vuole ripresentare l’artista Sant’Agostino – L’uomo senza la grazia sareb mo attraversa, e dunque ostacolante: come in
per il suo valore espressivo e ricollocarlo più be una bestia – e dunque curiosare nelle tele, sue sculture di metà degli anni Settanta; la goc-
compiutamente nel quadro globale dell’arte tra le righe non scritte delle sue opere, è co- cia, e la sua scia e impronta fluente, figurate co-
contemporanea e, per questo intento, si è pen- me entrare in un ciclo vizioso di chi vuol capi- me assoluto, in preziose steli cilindriche o pi-
sato di far parlare direttamente il pittore, in re; ecco il capire esoterico. Gli estranei sono ramidali, durante gli anni Ottanta, ma che ri-
una sorta di auto-presentazione, rivelando un esclusi e possono comprenderla solo quelli corre, più monumentale, anche in sue scultu-
suo scritto che fu utilizzato da Angelo come che, già iniziati, iniziati alla ricerca interiore la re lungo i Novanta. […]
appunto personale, in occasione di una prima conoscono. In correlazione Angelo usava so- La goccia, nella sua assolutezza, formalizza un’o-
serata per l’inaugurazione di una mostra pres- vente l’esempio della risonanza per far entra- rigine che riassume il senso sia della vita, sia
so la galleria d’arte La Cripta, attiva a Milano fi- re nell’intimo dell’opera e per meglio leggerla della ciclicità naturale, cielo-terra-cielo-terra.
no agli inizi degli anni ’80. nel suo contenuto; tutti conosciamo dalla fisi- La scia, l’impronta, formalizza il divenire della
«Angelo Marchetti, nato a Milano 1930, ho sem ca il concetto di risonanza, un diapason vibra vita, quanto il continuo rinnovarsi su se me-
pre dipinto e scolpito. Ho frequentato per un bre a un suono solo se questo suono corrispon- desima della natura. E l’impostazione vertica-
ve periodo l’ambiente artistico senza frequenta de alla sua propria frequenza, se questo non le, prevalente, suggerisce una sorta di funzio-
re la scuola intesa sul piano didattico. Ho consi avviene, il suono, per il diapason non esiste in nalità sacrale dell’oggetto scultura, quasi cippo
derato i maestri del passato affidandomi alla mia quanto non puó percepirlo… allo stesso mo- rituale monitorio che raccolga l’immagine di
intuizione, ho cercato di ascoltare e d’imparare do l’uomo per ogni percezione ha bisogno in un vitale ritornante evento fondativo. […]
da chi, al momento in cui vivevo, ho ritenuto vali se stesso di una corrispondenza in grado di – È proprio l’estrema preziosità della manipo-
do di chiarimenti. Mi sono estraniato dalla cosid vibrare all’unisono – e di trasmettergli quindi lazione materica, quella politezza assoluta tan-
detta cultura, intesa come “fabbrica della cultu la percezione attraverso la risonanza. In alcu- to della forma quanto delle superfici, o più re-
ra”, ma ho sempre cercato di ascoltare le paro ne opere di Angelo Marchetti questo effetto centemente le striature incise nella materia,
le dei maestri di vita e di sviluppare poi nel mio è evidente a ognuno e ha solo lo scopo di ren- allora più naturale, a dichiarare l’opzione spi-
intimo, i loro insegnamenti, per tradurre in azione dere piú chiaro il principio che l’artista ostina-
il mio sentire fino all’estremo. Ho preso coscien tamente voleva divulgare… ma questa è un’al-
za dei miei limiti, sia pure cadendo spesso in pre
sunzioni, cercando subito dopo di ridimensionare
tra storia.
Giuseppe Marchetti ANGELO SEMINARIO
Ho già avuto modo, diversi anni fa, di raccon-
tare brevemente come Angelo Seminario s’ac-
costava con la tavolozza alle cose che vedeva,
e metteva in evidenza, ricordo, il suo efficace
candore, distante anni luce da intenzioni di ag-
giornamenti estetici. A proposito di questo suo
fare, ora molto più incline a un valido riassun-
to nella riproposta del dato reale, mi sento di
confermare queste considerazioni: la presun-
ta colpa di una distanza dall’attualità diviene,
comunque si presenti, un effettivo pregio a
fronte di tanto nulla che l’attualità medesima
pretende di innalzare a valore.
Luca Vernizzi

SpazioBoccainGalleria
dal 7 agosto 2007
In giardino, 2006

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Artisti · Mostre L e S eg r e t e d i B o c c a
Il candelabro
DAVID REIMONDO Bread MARCELLO DIOTALLEVI e la parola
Ailati, 2007
In un solo libro l’alchimista crede di possede-
sciamente) l’Italia d’oro, quella rovesciata, di Lu- re tutti i segreti dell’universo, in una sola paro-
ciano Fabro. È nouvelle vague dell’arte povera, la l’alchimista custodisce i significati di tutte le
ciò che David Reimondo fa nascere dalla ma- parole, in una sola lettera dell’alfabeto l’alchi-
nipolazione dell’acqua e della farina. Arte non mista racchiude il tempo e lo spazio, ma come
deteriorabile, poichè salvata “in extremis” e im- fa l’alchimista a scegliere, tra tutti gli alfabeti del
mobilizzata nella resina. Resa eterna. Immor- mondo, il migliore? A estrarre quell’unica let-
tale e non masticabile. tera dell’alfabeto, che dice la verità, tra tutte le
Protetta, per così dire, dai morsi della fame. E altre? Ricorre come Marcello Diotallevi a un al-
altro pane ancora spezzato, Corpus Christi, di- fabeto mentale, a un’astrazione linguistica, a una
viene pura anatomia. BodyBread: da concen- sequenza di lettere immaginarie che meglio
trare sul corpo e attorno al corpo inteso co- corrispondono al ritmo interiore della sua crea-
me anima, carne, energia. Costanti nella ricer- zione? A un linguaggio segreto, ermetico? Mar-
ca visuale dell’artista ligure. Il pane, questa vol- cello Diotallevi quando imprime le sue lettere
ta, viene marchiato a fuoco da fasci di musco- su un’icona femminile sceglie mentalmente
li per poi ridursi a scheletro che fuoriesce da quella che è giusta, che è corretta, che corri-
una baguette e infine tornare “ab ovo” facen- sponde esattamente a quella parte dell’epi-
dosi imprimere addosso le solide macchie ne- dermide,anche se il processo può naturalmente
re di un feto e di un’inseminazione. Ed è an- essere inconscio e appartiene alla sfera della
che, quella interpretata anima-e-corpo da Rei- conoscenza intuitiva che ricerca in quel mo-
mondo, new wave dell’arte pop. Cioè popola- mento l’illuminazione: trova tra tutte le lettere
re come la musica del download e il click esplo- dell’alfabeto quel segno quasi invisibile che espri-
rativo su Internet. Che sfornano, allineando fet- me il concetto dell’infinito. Dove noi vediamo
Pane. Sfornato, esibito, messo in scena.Alimento te di pane tostato, tastiere di pianoforte e di soltanto il caos (o il caso) o il disordine, Mar-
primario: fisico e mentale. Materia prima del- computer. E poi, imprevedibilmente, angeli. E cello Diotallevi legge invece l’imperscrutabile
l’arte di David Reimondo, genovese, classe demoni. Creature da culto metallaro. Pop, ap- ordine e la vertiginosa armonia di tutte le co-
1972. Ecco, dunque, file ordinate di toast. De- punto. Mondi di pane. Mondo Pane. se, come se esaminasse al microscopio quella «la storia qui narrata è così straordinaria che
filé di pan carré. Dai contorni scrupolosamen- porzione di universo che ricopre con le sue si potrebbe scrivere con la punta di un ago su
te abbrustoliti. Che fanno lievitare mappe geo- Stefano Bianchi lettere: un pube che non è un pube, ma è l’al- un angolo della pupilla». È come se dicesse che
grafiche, planisferi cotti al punto giusto, Italie al bero della sapienza, una curva che segue una tutto l’universo potrebbe essere racchiuso den-
contrario come fossero quelle di Guglielmo Galleria d’arte di riferimento traiettoria lungo l’arco della sensualità, un fian- tro una parte infinitesimale del corpo umano,
Achille Cavellini. Rammentando (forse, incon- Fabbrica Eos, Milano - www.fabbricaeos.it co o un seno o la punta d’un piede che sem- dentro una sola lettera dell’alfabeto. Marcello
brano emergere dal fondo d’una materia in- Diotallevi ha esteso questo procedimento su
definita, in parte cancellata, in parte sottolineata tutto il corpo delle sue icone: dalla realtà le ha
dall’accumulazione delle lettere sparse su quel- fatte trasmigrare in uno spazio indistinto, ha

NICOLA BIONDANI la superficie. È vero che si tratta anche d’una


operazione di carattere estetico, d’una proie-
zione poetica, dove l’emozione gioca la sua par-
riempito i loro corpi di mormorii, di sussurri,
di gemiti, di intime conversazioni, d’un discor-
so amoroso intorno alle seduzioni dei sensi. L’i-
La passione di Nicola Biondani vive con le sue talità, e spaziando con tante sfumature inter- te, è vero che la com- cona di quel corpo na-
creazioni, nelle quali è palese la contrapposi- medie da tragico al comico, e che passano tal- posizione delle sue im- scosto, trascritto, inci-
zione fra la necessità figurativa e la febbrile ri- volta attraverso una fine ironia, diano testimo- magini ha un rigore so, tatuato, riesumato
cerca di sempre nuovi criteri ese- nianza sulla mutevolezza del carattere umano geometrico, è vero che dalla punta di un ago
cutivi. Eterno contrasto fra il pla- e delle sue reazioni ai tanti fatti contingenti. tutto alla fine diventa (anche la levetta della
sticismo mimetico, il culto ro- Notevoli pure le produzioni dei suoi lottatori anche una specie di macchina per scrivere
mantico dell’immagine e una di sumo ai quali oltre alle peculiari caratteristi- mosaico, assomiglia a che incide la sua lette-
radicale essenzialità che pre- che fisiche, conferisce una virtualità di movi- una straordinaria par- ra è una specie di ago)
lude un divenire artistico. mento e quel pizzico di mistero che l’idea del- tita di scacchi, è vero aspira a una continua
Le sue opere sono frutto di un l’oriente estremo riesce ancora a suscitare. che ogni lettera è una concitazione verbale.
modellato veloce e ispirato, che Pure indovinate e addirittura commoventi quel- pedina sul corpo uma- Anche il metalinguag-
gli consente con intuizione istan- le, che in modo un po’ irriverente, potremmo no imprigionato dietro gio ha il potere di spa-
tanea di focalizzare i valori definire macchiette: personaggi della vita co- una griglia, intravisto lancare nuove dimen-
della indispensabile ricer- mune dei quali Biondani ha studiato profili, at- dietro un’inferriata, co- sioni. Quell’icona fem-
ca psicologica sul per- teggiamenti e posture, facendone con perfet- me se quel corpo ap- minile, vista attraverso
sonaggio. Ogni esecu- ta esecuzione calzanti espressioni di carattere partenesse a una mo- la pioggia o la grandi-
zione racchiude in sé un e di umanità. naca di clausura o a un ne di tutte quelle let-
forte significato simbo- Ottavio Borghi fantasma che si fa stra- tere fittissime, è il can-
lico che porta più lon- da tra le nebbie dell’al- delabro del mondo.
tano delle fattezze fisi- Donna Antica, 2006 ba, è vero che quel Forse è una donna an-
che, suggerendo anche mondo si nega e si of- gelo, forse è il dèmo-
nella più completa ve- fre nello stesso tempo, ne della donna, è una
rosimiglianza, la distin- ma alla fine la costruzione di quel mondo esce donna del nostro tempo intravista in un sogno
zione fra forma esterio- fuori da un alambicco, dove l’aspetto raziona- o lungo la spiaggia, è un’attrice su un palco-
re e la forma pura; fra l’o- le e l’aspetto irrazionale della sua opera ven- scenico, è come se avesse indossato una veste
pera compiuta e la sua gono a incrociarsi tra di loro, a creare cioè una invisibile, quella di Salomè, probabilmente, o di
genesi creativa. È l’eterna nuova armonia tra la scrittura e l’icona, tra lo Cleopatra, fosse tutta ricoperta da una patina
ricerca di un positivo giu- svelamento della parola misteriosa e l’occulta- di metallo, da una cascata d’acque, da un ara-
dizioso formale, lasciando mento della forma. Parola e immagine hanno besco esoterico. Scrivere sul corpo d’una don-
però spazio nel contesto stretto tra di loro un patto di complicità, ma na è sempre un’operazione magica.
anche a una distinzione fra anche di affinità intellettuale. Questo lavoro, a Significa attribuirle il potere d’una lingua sco-
il visibile e l’invisibile in un cui Diotallevi ha dato il nome di Lettere da Ci nosciuta. Quell’icona è una specie di torre, di
rapporto ideale fra forma tera, proviene da uno dei rami più rigogliosi del- obelisco, forse è la Torre di Babele che parla
e contenuti. Com’è natura- la Poesia visiva, ma diventa poi una elabora- tutte le lingue del mondo. In questo senso è
le, nella sua produzione so- zione mentale che si potrebbe definire l’archi- energia, l’immagine è metastoria, ricomporla
no presenti molti riferimen- tettura d’una antropologia visiva, rappresenta attraverso il velame di un alfabeto, che credia-
ti ai modelli classici che co- la coincidenza tra una preghiera e una rifles- mo soltanto di conoscere, significa interpreta-
stituiscono i capisaldi della sione sul corpo umano, è cinema ed è la mac- re un testo antichissimo intorno alle illusioni
cultura artistica, indispensa- china cinese delle ombre, è una specie di litur- del nostro tempo. In quale lingua, d’altronde,
bili pietre di paragone per da- gia rituale. Citera, d’altronde, è un nome mito- Diotallevi scrive? In tutte le lingue, in tutti i lin-
re testimonianza degli ob- logico. Il mondo di Marcello Diotallevi è un po’ guaggi, con una certa preferenza per quelli er-
biettivi tecnici raggiunti. Ope- una sfida al soprannaturale, all’evidenza e alla metici. La sua esperienza passa probabilmente
re che danno la misura dell’e- cancellazione dell’evidenza.Avvengono in quei dai geroglifici ai calligrammi di Apollinaire, dal-
quilibrio fra la forma e una sua corpi, che preferisco chiamare icone, avveni- le crittografie a Klee, dagli alfabeti immaginari
interpretazione mi- menti misteriosi che la parola, spezzettata e in- alle parole in libertà futuriste. Marcello Diotal-
tologico-glorifican- franta, cerca di decifrare, come accade in quel- levi in queste opere non dimentica mai la mo-
te.Oppure in mo- le iscrizioni che appaiono sulla superficie dei dernità dell’immagine.
do più dinamico, l’a- sarcofagi dei faraoni e delle loro spose: lettere Janus
dattamento della e immagini che debbono condurre il corpo
stessa forma a sug- verso l’eternità. Il narratore sconosciuto delle
gerire atteggiamen- Mille e Una Notte, che ha vivissimo il senso del SpazioBoccainGalleria
ti che spogliandola paradosso e potrebbe perfino assomigliare a Lunedì 1 ottobre 2007, ore 18,30
di ogni monumen- tratti a uno scrittore surrealista, dice sovente:
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Artisti · Mostre L e S eg r e t e d i B o c c a
UNA BIENNALE DI VANITÀ-S SCOMMETTIAMO? di Gian Pietro Menzani
Damien Hirst In the love of god, 2007
Proseguo, in questo numero, la scommessa sul- no apparire talvolta valigette o orsacchiotti,
cento Olandese, si ispira al tema biblico della le proposte di quei giovani artisti che saranno, giochi infantili o giradischi. Oggetti che paiono
caducità o vanità delle cose terrene, memen probabilmente e a mio parere, i maestri di do- ingiustificati ma che, in parte, spiegano le mo-
to mori o Vanitas. Tanti se non proprio tutti: mani. In questo secondo articolo vi segnalo tivazioni profonde della sua pittura intima e
dall’America all’Asia, dall’India fin scendendo Francesco Di Lernia, quarantenne, torinese. meditativa. Ora accanto al mistero leggi la poe-
nel Sud Africa o “saltando” come un ciclope Nacque, come artista, insieme a quel nume- sia. Ciò che colpisce nelle opere attuali è la tec-
sulla lontana Oceania, utilizzano il teschio e ri- roso gruppo di giovani pittori che, una decina nica, diventata impeccabile, perché Di Lernia
leggono in chiave contemporanea la Vanitas. di anni fa, gravitarono intorno alle gallerie di anche negli anni in cui erano trendy altre mo-
C’è: chi lo dipinge solamente, chi lo utilizza in Carbone e di Bertaccini e che furono deter- de, dalle digitali o cibernetiche, fotografiche o
un video, come un pallone da calcio per pal- minanti per spostare l’arte verso il figurativo, telematiche, è sempre rimasto fedele alla pit-
leggiare “allegramente” in una città appena dopo la prematura scomparsa di Luciano Bar- tura, al suo studio e alla sua tecnica. Significa
“bombardata”, chi lo inscatola, e chi come nel tolini, l’ultimo grande astrattista. Francesco Di che quando affronta un nuovo tema lo ap-
padiglione della Repubblica di Corea, tra i più Lernia assunse, fin dalle sue prime opere, al- profondisce con disegni preparatori, schizzi, ta-
interessanti, lo viviseziona come cavia da la- cune caratteristiche che lo resero personalis- volette di piccole dimensioni, poi tele sempre
boratorio, e nel campo del fumetto e del car- simo, come l’inserimento nel quadro di un omi- più grandi, variando gli oggetti e la loro posi-
toons come nell’opera Mus Animatus di Lee no verde, presenza simbolica, misteriosa mai zione alla ricerca dell’equilibrio fino a ottene-
Hyungkoo, si immagina un “Tom & Jerry” ver- inquietante, e il fatto che non creasse un solo re il meglio, la soluzione più efficace. Questo è
sione Day After, dove gli scheletri prendono centro del quadro, ma ne creasse due o più, un lavoro lento e faticoso. E di questo studio
vita e continuano nell’eterno inseguimento. In- costringendo l’occhio a un passaggio, a uno slit- fa parte anche il colore. Usa, con minime va-
teressante è quindi vedere come differenti ar- tamento dall’uno all’altro. Nel corso degli an- riazioni tonali, il blu, il giallo, il verde, colori at-
tisti, che lavorano lontani migliaia di chilome- ni la sua pittura, pur subendo variazioni e mo- tuali, contemporanei; colori atermici, usati per
È la prima volta che mi reco all’inaugurazione tri, quando vengono eliminate le distanze, co- difiche, secondo varie tematiche, si è sempre la comunicazione, per evitare del quadro una
della Biennale di Venezia e passeggiando tra i me in questo illustre caso, con oltre duemila mantenuta fedele ad alcuni soggetti. Nelle sue lettura troppo classicheggiante. Ecco come que-
Giardini e l’Arsenale della Serenissima c’è po- e più opere esposte, oltre un terzo, fanno la opere, se ora non appaiono più quei verdi alie- sto suo linguaggio pittorico-coloristico lo ren-
co da star sereni. Il duemilasette non ci sta re- stessa ricerca. Quindi: poche novità? O poco ni, vi sono però sempre i cieli stellati, i gatti, i de assai riconoscibile: primo parametro per es-
galando una biennale di forti contraddizioni e spazio ai giovani? Sicuramente, un’arte con- mappamondi, i cactus e le palme… È rimasto sere singolare. Così è Di Lernia che parla del
cose poco comprensibili, forse durante tutti temporanea che è ormai un classico alla Walt anche e sempre fedele a quell’aria di mistero suo lavoro con grande fatica e solo un mae-
questi anni ci siamo veramente abituati a tut- Disney, con un messaggio forte e preciso che e di enigma, spesso con riferimenti metaforici stro di socratica maieutica riesce a strappargli
to, o forse quel quid mancante è dovuto dal- arriva da ricerche artistiche differenti. Mi chie- che gli deriva dalla ricerca dei valori primitivi e qualcosa. Attualmente i prezzi sono ancora
la presenza o dall’assenza vera di novità. Mol- do allora sei Lui il più irriverente e sarcastico, dal mito del viaggio e del viaggiatore. Non è modesti. Con il sistema attuale in uso, si ottie-
ti degli artisti pur essendo contemporanei e ma forse anche per questo il più geniale e tra l’unico né il solo artista a trarre emozione e ne sommando la base all’altezza del quadro e
forse oltre la contemporaneità non sono pro- i più autorevoli rappresentanti dell’arte con- stupore da luoghi lontani, ma in lui si avverte moltiplicando per venti. Come sempre con-
prio giovani mascotte, e come tanti critici de- temporanea, pochi giorni prima dell’apertura come questa ricerca sia elaborata dall’età in- cludo: scommettiamo su questa nuova pro-
nunciano anche i nomi più blasonati diventa- ufficiale della Biennale, ha voluto realizzare, fantile quando, coi genitori, viaggiava in Africa posta?
no grandi classici. Quindi a persone “addette non la Regina delle Vanitas, bensì la Eva, pro- o in Medioriente. Da loro, in- Thai Pii, 2007
ai lavori” tra Gonzalez-Torress o Polke, Kuitca genitrice e unica, che come in un famoso spot fatti, ha imparato a non segui-
o Richter, Kelly o Ryman,Anatsui o Buren, Ba- pubblicitario: è per sempre. La Sua Vanitas è re la pappa premasticata delle
squiat o Barcelò fino a un Tracey Emin, per sicuramente non solo per sempre ma per tut- crociere o delle Maldive, del
non citarli tutti, sono già dei classici. Ma cosa ta la nostra “attuale Eternità”. Damien Hirst Mar Rosso o delle Canarie, dei
accomuna gli artisti di tutta la biennale, oltre come al solito è riuscito ad anticipare i “giuo- villaggi turistici o di Cancun. È
a essere a pochi passi uno dall’altro nella pun- chi” dei “colleghi”? Sicuramente in questo Si rimasto uno dei pochi che non
ta Est di Venezia? Non un filo conduttore, ma stema Biennale l’opera di Hirst rappresenta, fa il turista ma il viaggiatore. Pre-
bensì un osso, o semplicemente le ossa, so- nonostante non sia esposta né ai Giardini né para i viaggi in maniera auto-
prattutto quelle del corpo umano e non so- all’Arsenale, il Sole, e ovviamente non solo me- noma, viaggia coi mezzi locali,
lo. Principe sovrano è il teschio che, forse co- taforico. sosta nel silenzio di Petra o di
me è avvenuto nella storia dell’arte del Sei- Giorgio Lodetti un’oasi, dorme accampato in
un’isola dell’Egeo. Il mito del-
l’infanzia e il mistero dell’esplo-
L’editore invita il lettore attento alle diverse problematiche razione si avvertono anche dal-
dell’arte contemporanea, denunciate dagli stessi Artisti, a un confronto. l’osservazione dei quadri re-
centi, ricordo delle oasi ma-
SCRIVI A: rocchine e tunisine dove ac-
giorgio.lodetti@libreriabocca.com canto ai soliti elementi posso-

“…niente è vero, tutto è permesso…” da Crollo Nervoso dei Magazzini Criminali


IL NAUFRAGIO

“L’arte oggi si limita a stupire ma non aiuta a capire”


L’arte necessita di libertà, a patto che vi sia responsabilità. Espropriato l’artista dal suo ruolo effettivo, cioè quello di dare “valore aggiunto”, trasformare la materia bruta in arte, aggiungere estetica all’inesteti
co, espressività all’inespressivo, l’arte irrimediabilmente si ferma a metà del guado, non prende il colpo d’ala, in poche parole, perpetua all’infinito il gigantesco equivoco di scambiare il mezzo per il fine spac
ciando per arte una quantità inimmaginabile di prodotti e situazioni che non sono altro che oggettistica! Espressione muta e inarticolata di una paralizzante afasia creativa. Oggetti dicevo, depositati in quan
tità industriale in gallerie, musei, o istituzioni varie, come prodotti inanimati variamente esposti in vetrine da supermercato. Questo è avvenuto a seguito del totale azzeramento di quello che per secoli è
stata la gloria e la dannazione dell’artista, vale a dire il mestiere, l’esperienza, la disciplina, il metodo e le invenzioni che sono stati il lasciapassare per secoli alla via maestra dell’arte.
“Allegria da naufraghi”
Da questo riconoscimento peritale si poteva partire per esprimere successivamente (con idee adeguate) una propria visione del mondo e del futuro. Ma ora che in nome del nulla in questa “allegria da
naufraghi” tutto questo è stato vanificato e disprezzato come antico retaggio di un mondo oramai desueto, obliato e perso nelle nebbie della storia. Quale può essere il futuro dell’arte? E quale può essere
il destino di quei quattro disperati artisti (sistematicamente ignorati dalla critica ufficiale) che si ostinano a fare argine contro il dilagare ossessivo e irrefrenabile di una visione irresponsabilmente nichilista del
futuro? Quale futuro, se tutta una visione del mondo e della storia con il suo carico di destino è stata spezzata o sostituita da un’altra visione senza progettualità e schiacciata sull’utile che non riconosce
nulla oltre l’attimo presente, nulla oltre la moda o la provocazione a oltranza, nulla oltre il mercato in quanto vero golem totalizzante e metro di giudizio per ogni cosa? Come in architettura esistono i “non
luoghi” così anche in pittura esistono i “non quadri”. Si tratta di opere che non avendo identità, viaggiano orizzontalmente a tutte le latitudini, proprio perché accettati o subiti da una massa informe prece
dentemente preparata che non avendo più radici, identità, memoria (senza memoria è puro esistere…) né qualcosa da opporre se non la loro pura fisicità sono pronti dicevo, per accettare tutto quello che
gli viene imposto senza requie, come contemporaneo, ultima tendenza o nuovi nuovi, in una continua epifania di trovate, sorprese, avanguardie che non sono altro che l’altra faccia tirannica e totalitaria del
l’ideologia del consumo veloce, disincantato, deresponsabilizzato, cioè senza più critica alcuna. E questo accade perché senza memoria, senza radici, senza identità ne progettualità, l’unica realtà accettabile e
possibile può essere solamente l’offerta dell’ultima settimana.Tanto più accettata, meno è avvertibile lo sforzo di chi l’ha creata; meno problematica e meno satura di contenuti e avvenimenti è l’opera stes
sa. Il vissuto è stato sostituito dal discusso, l’arte dalla chiacchiera.Trionfa il poster: moderno, patinato, superficiale, riproducibile, tanto da poter asserire con convinzione che il problema dell’arte oggi, non è
quello di far capire, ma di stupire, di esserci, di produrre; proprio perché questo sistema non ha bisogno di persone intelligenti ma efficienti!
“Arte come contenitore”
L’artista non dovendo più dimostrare nulla con il duro mestiere può vivere di sole idee, e se l’arte è diventata puro pensiero come conseguenza inevitabile vi è lo spalancamento inaspettato di porte e ter
ritori di caccia per personaggi che con la vera arte non avrebbero mai avuto a che fare, ma che però, vista la nuova condizione favorevole, pur essendo delle mezze figure, ma ben ammanicate, si sentono
autorizzate a fare, a ritenersi artisti, a ragione del fatto che ora l’arte avendo superato i suoi confini specifici non vive più di luce propria, ma viene ritenuta tale grazie al luogo al contenitore che come per
magia riesce a trasformare (grazie anche alla compiacenza dei critici d’assalto e operatori vari… ) il puro e semplice oggetto, una pura e semplice situazione in un avvenimento artistico; come dire che un
barattolo di latta, fuori dal luogo rimane un puro e semplice barattolo di latta ma, se inserito nel contesto istituzionalmente ritenuto idoneo, alla presenza dell’onnipotente video, con aggiunta di qualche foto
pornografica, ecco che immediatamente per gli operatori culturali la magia avviene, scatta la palingenesi, il mezzo è già il fine e la vile e inespressiva materia, con annesso video passa dal nostro futile e triste
quotidiano a celestiale futuro. Futuro tanto più luminoso quanto più l’oggetto a forza di reiterazioni si trasformerà in icona in marchio di fabbrica, quindi riconoscibile, tranquillizzante, spendibile in tutto il
mercato globale. Un mercato, serializzato e monotematico che strangola tutti i particolarismi, le piccole patrie, le diversità di culture che da secoli hanno sempre inventato e permesso multiformi espressioni
nella loro alterità, tanto da riconoscere immediatamente l’orizzonte geografico, la loro specificità nella forza persistente e mitica della memoria. Ora dicevo, la massificazione rischia di azzerare tutto e, quel
che è più triste è costatare come anche le nazioni che fino a poco tempo fa avevano una loro identità estetica oggi, nel delirio di omologazione e del sentirsi a tutti i costi moderni, non fanno altro che
scimmiottare l’Occidente inseguendo i raggi estetici subiti che saranno inevitabilmente la loro morte artistica. Proprio perché quando una nazione non riconosce più la sua storia, le sue radici, il passato e
quindi la sua identità, gli individui muoiono come esseri, per esistere solo come numero, massa e la cultura si spegne come forza propulsiva per sopravvivere come puro folklore e finirà inevitabilmente, come
tutti gli altri prodotti su uno scaffale da supermercato, pronti a essere messi in liquidazione appena il mercato avrà imposto l’ultima moda.

Sergio Battarola
artista

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L e S eg r e t e d i B o c c a Opinioni
MASSIMO MARCHESOTTI natica, inestricabile, vile, senza frontiere nè divise, ripari, rispetto di nul- vere. Il realismo estremo di Marchesotti possiede un’intensità scanda-
la. Quei frammenti gesticolanti nel vuoto non sono manichini di film. So- losa di turbamento, una sorta di aura sciamanica che ci investe con im-
no uomini vivi con affetti, speranze, una visione di Dio e del mondo che mediatezza crudele, insofferente ai dettagli formali, alla leziosità della bel-
Giovane donna sulla poltrona, 2004 stanno precipitando in seno alla morte. Quei grattacieli simbolo di te- la pittura, sacrificati all’urgenza del dramma. La vivace copiosità dei co-
meraria potenza ridotti a forni crematori in de- lori viene stesa di getto, senza premeditazione d’impasti, sovrapponen-
composizione furiosa con il loro verminaio di do matericamente colore a colore in un fragoroso ritmo d’insieme, ri-
vittime che sprofondano davanti al muro di oc- cavandone suggestioni violente e disparate tonalità carnali — da abba-
chi di un’umanità impotente e impietrita con- glianti pallori di macilenza alla sensuale avvenenza di opime carnagioni
tengono l’urlo inumano del terrore che Mar- olivastre — creando sovente indelicati effetti a tinte forti con segni mar-
chesotti ha fissato con efferatezza di sangue, de- cati di ruvida, aggressiva efficacia. Ma vi sono anche momenti di felice in-
vastazione di crolli, arti spezzati, carni sconvolte dugio sul dettaglio dei volti e dei corpi in cui Marchesotti concentra una
frammiste a macerie nella veemenza delle sue più paziente bravura, sguardi segnati e intensi di formose donne impu-
tele: inane monito contro prevedibili, più apo- dicamente ignude, ancora calde di amplessi (Piccolo interno con figura),
calittiche sciagure. Il tempo del dolore non è dun- accoccolate sulla peccaminosa poltrona rossa o sorprese in attimi di im-
que fatale ciclicità da Qohelet. È più semplice- barazzanti intimità autoerotiche di toccante umanità e malinconica bel-
mente il riaffermarsi dell’eternità del dolore nel lezza. Il 7 luglio 2007 Marchesotti, la cui produzione è riassunta nel sito
tempo dell’uomo, assetato di felicità e braccato www.marchesotti.com, inaugura una mostra a Radincondoli che durerà
da una rovina di sofferenza e di morte. È la per- fino ad agosto. Filippo Abbiati lo ha definito artista “diverso, originale e
cezione amara del nonsenso di esistere, di un solo”. Perché non proporgli la degna cornice della Rotonda della Besa-
inferno di vivi in cui l’orgoglio dell’individualità si na per una retrospettiva che ci faccia ripercorrere il controverso pan-
esaurisce nel nulla di un goethiano Erdenrest, ri- demonio del nostro tempo? Massimo estrae un olio recente: lo scor-
masuglio di terra, soffio di cenere al pari delle cio del cadavere spoglio di un vecchio, le braccia rassegnate sul ventre,
conquiste di Alessandro e di Cesare. Fatto di cro una sparuta barba incolta che potrà somigliargli — la bocca socchiusa
naca è un altro grande olio del 1980 e contie- da cui s’è forse involata un’anima — steso a giacere non sopra l’estre-
ne la curiosità di una folla ensoriana assiepata a mo decoro di un letto o di un catafalco, ma francescanamente adagia-
suggere l’ostensione morbosa di un corpo dila- to al suolo. «Lasciate che mi addormenti nel sonno della terra» ha pre-
cerato, accanto al quale si rannicchia la nudità di- gato A. de Vigny. Perché forse la morte è bella.
sperata di chi è destinato alla beffa di sopravvi- Giovanni Serafini

L’opera
GIOVANNA STRADA e il luogo
traverso strumenti apparentemente imperso-
nali, come impersonale può essere interpreta-
to un singolo suono, ma che diventa persona-
le nella sua interazione con gli altri… È indub-
sembra altrettanto evidente come qualsiasi lin-
guaggio abbia, oggi più di ieri, una storia da cui
prendere le mosse e con cui paragonarsi: il pro-
blema è eventualmente quello di averne co-
Installazione alla Libreria Bocca
bio che il modo di procedere di Strada, dal pro- scienza, la consapevolezza di un passato per-
ampiezza fisica rispetto allo sguardo da un pun- getto alla realizzazione dell’opera, appartenga ché il ”nuovo” possa presentarsi maturo e non
to di stazione fisso, come al movimento che alla storia della ricerca artistica che prende le sfrontatamente o ingenuamente ammantato
l’osservatore deve fisicamente realizzare per mosse dalle Avanguardie storiche del secolo dall’alone dell’eccentrico o del sorprendente,
“prendere possesso” dell’oggetto… Anche nel scorso dalle soglie inaugurali al rinnovamento a mio avviso criteri scarsamente convincenti.
ciclo più recente del lavoro di Giovanna Stra- operato dalla ricerca inoggettiva a cavallo fra Diversamente la consapevolezza di ciò che si
da, infatti, emerge perentoria la vocazione am- gli anni Cinquanta e Sessanta; che parlare, ap- è ricercato permette a Strada un’ulteriore in-
bientale delle opere, capace cioè di impegna- punto, di “moduli”, della loro iterazione, trasla- cursione sul tema: credo sia un dato impor-
re l’ingombro effettivamente occupato e la fi- zione e rotazione fino a comporre una figura tante da registrare.
sionomia che la figura assume rispetto allo spa- complessiva, sia un patrimonio acquisito, nel- Alberto Veca
zio circostante: uno sguardo alla logica co- l’ambito della ricerca artistica come del desi- Tratto dal catalogo della mostra L’opera e il luogo

struttiva dell’opera ma anche al suo essere vo- gn; altrettanto vero che il modo diverso con
lume nello spazio, dove il “vuoto” della parete cui queste ricerche si paragonano oggi con le SpazioBoccainGalleria
diventa assolutamente significativo rispetto al altre, concorrenti, diverse o antitetiche non im- fino al 28 ottobre 2007
“pieno” dell’oggetto… Si tratta in effetti di una porta, ne determinano una “diversa lettura”. E
costante nell’operare, coerentemente attento
a cogliere una figura, se vogliamo un pieno, de-
finibile solo in relazione con un vuoto, sia quel-
lo del bianco del fondo della tela o del muro
non importa che nelle ultime opere raggiunge
RICCARDO BONFANDINI
una efficace essenzialità, frutto non tanto di una Case dei Navigli, 2007
semplificazione — strada possibile ma di ri-
dotto spessore — quanto di un voler con- forme in sospensione, un’ottica tridimen-
centrare l’attenzione, senza disturbi o elemen- sionale del soggetto. Essenza principale del-
L’opera e il luogo, dove sono protagonisti an- ti accessori, sul senso nevralgico del fare. Il lin- le opere è trasmessa dalla luce, conseguen-
damenti orizzontali e verticali della figura — guaggio adottato in un complesso ciclo di la- za logica delle ombre proiettate sulle su-
dinamiche elementari del comporre un’imma- vori vari per esiti ma sostanzialmente legati al- perfici. La presentazione del nuovo periodo
gine — un modulo che, se iterato, determina la medesima logica operativa, è quello dell’i- pittorico è avvenuta nel febbraio 2007, pres-
la frammentazione in segmenti di una linea con- dentificazione di un modulo regolare di par- so la prestigiosa sede del Circolo della Stam-
tinua o di un campo — e questo se vogliamo tenza diversamente replicato che presenta, in pa di Milano, mostra dal titolo Spogliando e
è aspetto più complesso, storicamente acqui- modo esclusivo, dal punto di vista cromatico Sfogliando. Un’immagine metaforica del sen-
sito ma non immediato — l’effetto di ritmo l’opposizione elementare del bianco/nero: se so della vita, questo sfogliare il tempo e spo-
che la composizione suggerisce — il riferimento vogliamo la riduzione del principio costruttivo gliare il mondo nel quale viviamo; spoglian-
musicale è più stringente di quanto non possa alle sue figure di base: potrebbe apparire una Ricordo un’intervista rilasciata dal Maestro Lam- dolo dalle contaminazioni negative, da tutto
essere una semplice analogia — anche la sua “scelta” che mortifica l’espressività dell’artista berto Lamberti, dove, alla domanda, cosa pro- ciò che è superfluo. Rimangono così dipinte
ma la sfida è quella di raggiungerla anche at- vasse ogni qual volta dipingesse un quadro, ri- sulle tele di juta, poche immagini, quiete, ricche
spose: «mi mangerei tutti i colori». Ecco, l’arte di luminosità e morbidi colori, quasi masticati,
aderito all’iniziativa Artisti in cielo e in terra con non può e non deve essere abitudine, ma esi- che costituiscono quella necessaria speranza

PAOLA SCIALPI un’opera attualmente inserita nel pavimento


della Libreria Bocca. Di ultima pubblicazione un
suo saggio La linea e il colore simboli universali del
genza. C’è esigenza nell’arte di Riccardo Bon-
fadini, nato a Cremona nel 1971. Figlio d’arte,
il padre Pino Bonfadini è stato il suo principa-
di ricostruzione.Altro evento di prestigio è sta-
ta la mostra dal titolo Il Senso della Luce pres-
so l’Antico Palazzo della Pretura di Castell’Ar-
Si è conclusa lo scor- linguaggio visuale nell’opera di Luigi Perrone Né le maestro, dal quale eredita la passione per la quato. Una sorta di antologica, un viaggio at-
so mese di maggio la qui né altrove. Il tema della personale milanese professione pittorica. Inizia giovanissimo a “rac- traverso il percorso artistico del giovane pit-
prima personale mi- è stato La donna e D, il titolo ermetico di una d contare” le sue campagne padane, le nature tore cremonese, dalle sue prime opere figu-
lanese di Paola Scial- maiuscola a significare la dimensione del fem- morte, i suoi interni; interpreta un mondo pit- rative, all’ultimo periodo geometrico/surreale.
pi alle Segrete di minile,scelto dall’artista.In tutti i suoi dipinti Pao- torico figurativo classico, con una tavolozza di Le ultime sue creazioni saranno esposte a lu-
Bocca in via Molino la inserisce una minuscola e nera figura maschile, colori sapientemente amalgamati e paziente- glio nella prestigiosa location della Libreria Boc-
delle Armi 5. Per una volta nel taschino della camicia, un’altra in mente ricercati, che evocano atmosfere di for- ca, Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, mo-
quindici giorni i nostri bocca, un’altra ancora affacciata su di un seno te impatto emotivo. Ma tutto questo non è stra dal titolo L’Anima tra le righe. Nel cuore di
clienti e le persone di scoperto, e la scelta la dice lunga sul concetto sufficiente; la necessità di trovare una propria Milano si potranno così apprezzare i lavori del
passaggio, hanno po- che ha dell’altro sesso. La sua è una vera e pro- identità, la ricerca di un proprio mondo, spin- giovane pittore cremonese, il quale, con mol-
tuto ammirare i di- pria narrazione iconografica che racconta la don- ge il giovane artista lombardo a una continua ta cura e dedizione, ha saputo creare una pro-
ciannove dipinti di na. La donna che incarna un mistero che vuo- sperimentazione. Da qui la svolta; da questo pria identità pittorica, indispensabile per ambi-
questa originale arti- le essere indagato, in un mondo non solo “tut- bisogno di rinnovamento, nel 2005, crea un pe- re a importanti traguardi.
sta leccese, diploma- to rosa e fiori”, dove non basta cambiare abito riodo nuovo, una sorta di astrattismo “geo-
ta all’Accademia di e rompere un’abitudine per creare prospettive metrico/surreale”. La tela di juta è il supporto Giulio Santabarbara
Belle Arti di Lecce, diverse.Tra quei dipinti uno in particolare mi ha sul quale vengono costruite delle semplici for-
attualmente docente di educazione artistica.Pri- colpito più degli altri entrando a far parte del- me geometriche senza volume, che si sovrap-
ma di approdare alle Segrete di Bocca, grazie le collezioni Bocca, Padrona del gioco (vedi foto). pongono o meglio si appoggiano fra di loro, SpazioBoccainGalleria
alla mediazione di Grazia Chiesa, Paola ha espo- paolascialpi@gmail.com quasi per gioco o forse in cerca di protezione. Giovedì 5 luglio ore 18,30
sto in numerose gallerie in Italia e all’estero. Ha Giacomo Lodetti Vive il senso della leggerezza, rappresentata da

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L e S eg r e t e d i B o c c a Mostre

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