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Fondatore Giacomo Lodetti / Direttore Giorgio Lodetti / Direttore Artistico Roberto Plevano / Progetto Grafico Franco Colnaghi
Anno VI, N. 22 • Luglio Settembre 2007 • Galleria Vittorio Emanuele II, 12 20121 Milano • e mail: giorgio.lodetti @ libreriabocca.com
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Eligio Mairano, Steli piumati
Michela Banfi, Bei pensieri Renata Busnelli, Pescare …
Luisa Reina, Foglie nell’aria
Colori e poesia
GIOVANNI GALLO
Il binomio realtà e poesia è presente nella vita e nelle quella temporale e il viaggio può diventare un percorso a ri
opere di Giovanni Gallo. troso nel tempo, sulla via del ricordo, o un’attesa di nuove
L’artista, pervaso da spirito di curiosità e d’avventura, da mete future, una curiosità di nuovi orizzonti esistenziali». In
ansia di conoscenza e da una visione molteplice delle Via assolata, Malvito ha perso i connotati realistici delle
realtà, è un instancabile viaggiatore: ha conosciuto paesi prime opere acquisendo un’atmosfera sospesa e quasi
vicini e lontani trasferendo nelle sue opere colori, ritmi surreale. La via, profonda e deserta, è costruita in fun-
e atmosfere. «Lo spazio si è ben presto dilatato nella vita zione dell’ombra, elemento essenziale della composizio-
di Giovanni Gallo che, ancora bambino, si è allontanato da ne, simbolo perturbante dell’io artistico.
Malvito per trasferirsi a Milano: prima partenza, ricordo che Gallo ha progressivamente maturato in sé un mondo
riaffiora in numerosi quadri che raffigurano binari e stazio poetico che, pur discendendo dalla scuola italiana e lom-
ni. Seguiranno altri viaggi, conoscenze, esperienze: dalla Spa barda in particolare, con richiami al surrealismo, al cubi-
gna di Barcellona, quasi sua seconda patria, alla Parigi dei smo e al chiarismo, si sviluppa in maniera autonoma e
pittori, a una Istanbul quasi sognata in un’atmosfera rare personale.
fatta, luogo privilegiato d’incontro e di fusione di tante cul Il colore come forma pittorica, che in alcune opere evi-
ture diverse» (Anna Maria Castaldi). denzia l’approccio alla teoria della composizione, gra-
I quadri della mostra Colori e Poesia, dualmente delinea una lirica sempre più calda, un evi-
esposti a Villa Truffini di Tradate dal 5 dente sapore di poesia.
al 22 maggio, rappresentano la ne- Nel recente Il pianista della cattedrale, l’artista dà una vi-
cessità di un diario che eviti il fram- sione onirica e del tutto originale di una piazza di Bar-
mento illustrativo per ricercare at- cellona: il cielo limpido si trasforma in una frammentata
mosfere incantate e magicamente so- fantasmagoria di colori, un vascello appare accanto alla
spese. In quest’ottica, in una sorta di cattedrale e un surreale pianista, proiezione dell’autore,
viaggio nel tempo e nello spazio, le suona nella solitaria piazza. Nell’ultimo decennio la sua
numerose opere dedicate al paese pittura è diventata rarefatta e sospesa, resa personale e
natale. Come infatti afferma Anna Ma- unica attraverso il gioco della luce che carica il paesag-
ria Castaldi, «ogni grande viaggiatore gio di una forte significanza interpretativa.
unisce alla dimensione spaziale anche
Cristina Renso
Giovanni Gallo, Via assolata Giovanni Gallo, Il pianista della cattedrale
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L e S eg r e t e d i B o c c a Opinioni · Mostre
Sul filo dell’arte
a cura di Stefano Soddu
Dall’1 al 13 settembre è ricordato a Mantova, con un’esposizione di dipinti degli anni 1960 e 1970, in occasione del Festivaletteratura 2007
Dal 5 al 9 settembre Presso la Galleria Arianna Sartori – Arte & Object Design, 46100 Mantova – via Ippolito Nievo, 10 – tel 0376-324260
Mi sono perso in un cantiere, ma non è il solito, è una ma volutamente non lo danno a vedere, non Cynthia Penna Simonelli
ragnatela tubolare di linee che si intrecciano a taglia-
re lo spazio, una rete di fibre ottiche che si accavalla- sottili di vita, metastasi deformata e coagulata in quel-
no e trasmettono segnali criptati di vita, in un cro- le rarefatte linee di forza che delimitano il circuito del
matismo dinamico coinvolgente e abbagliante, lucente dramma umano, di una tragica incomunicabilità, co-
come il bagliore del mattino. Sono i cantieri di Rinal- scienza della inutilità di ogni entusiasmo costruttivo:
di, progettista ante litteram di una originale “tav”, la dietro le impalcature, dentro le stazioni appaiono i fan-
“tavola ad alta velocità”, dove le impalcature sono tasmi, il senso di una costruzione artificiosa, di un vuo-
scambi di vita, i pilastri binari di una destinazione so- to incolmabile. È una nuova forma di vanitas, quasi il
gnata e attesa come il termine di una galleria. È un sussurrarci Et in cantiere ego, come il quadro Et in Ar
progetto di comunicazione, la ricerca di una certez- cadia ego del Guercino: il dinamismo avvolge il silen-
za che si affronta con l’inquietudine gioiosa di un viag- zio del nulla, sulla porta della vita appare lo sputo de
gio e l’approdo è lì, a prefigurarci il mondo steso a Il fallimento di Balla, la firma di un rigetto, l’incubo che
tratti veloci sulla tela, a un ritmo quasi inconscio, sce- annulla qualsiasi coraggioso tentativo di trovare una
nico agglomerato di un impulso di incontenibile svi- ragione di entusiasmo.A quando vedremo, forse con
luppo: si avverte il desiderio di contrastare il tempo, eccessiva presunzione critica, le metropolitane di Ber-
esorcizzandone la brevità ambigua, l’inganno di un golli, lo schematismo soffocante di una vita sotterra-
percorso durevole. Era quasi inevitabile, una conse- nea, la discesa dal cielo dei cantieri al ventre di un’A-
guenza logica ed emotiva, che Rinaldi elaborasse il te- de che ogni giorno ci inghiotte con disinvolta soffe-
ma delle stazioni, di quelle stupende carrozze ferro- renza? La risposta di Rinaldi non si è fatta attendere,
viarie dai cui finestrini osserviamo una realtà defor- i nuovi soggetti, le dighe e le chiuse, sono icone di un
mata e incuneata, a darci l’idea della fuga, di un pen- riscatto progressivo: si avverte un’incombenza siro-
sare veloce da cui ci ritraiamo guardando l’interno niana, fitte e cupe ragnatele che trattengono i nostri
rassicurante dello scomparto, toccando il presente, sogni, avvolte da una fuliggine irreale che sembra at-
290, 2005
quegli oggetti fermi e vicini che sembrano custodire tendere un improvviso cedimento, una frattura che ci
il nostro timore, ignorare la provvisorietà del viaggio. Non sono le immobili, metafisiche stazio- sommergerà. I gialli sono diventati grigi, le linee di for-
ni del grande Dino Boschi, tanto care a Federico Zeri per la loro quasi morandiana concettua- za fronti di resistenza statica, argini che paiono con-
lità, rimando estatico alla transitorietà silenziosa della vita, a un lento arrestarsi verso un binario tenere a forza l’alluvione di un pianto pronto a eson-
morto. Sono invece le stazioni di Boccioni, gli addii deformati da cui vogliamo fuggire, gli affetti dare, a frantumare quel fragile e sofferto diaframma
spezzati che ci lasciamo alle spalle, frammenti di ricordi soffocanti quanto il fumo del locomo- che ci separa dal vuoto. Ma Rinaldi non è solo ripie-
tore, assordanti come l’esaltato sferragliare futurista. E nel nostro ritroviamo la freschezza inno- gato processo di contenimento emotivo, sa ancora
vativa e tranciante del primo Futurismo, sposata alla riflessione introspettiva del secondo, al ri- attingere allo slancio luminoso dei cantieri, la sua spin-
piegamento dubbioso. Così le pennellate rapide e sottili si stringono in una tonalità di rossi e ta verticale trova sfogo nella rappresentazione di stu- 299, 2005
gialli intensi, a suggerire rinnovate “linee di forza“ boccioniane, a tracciare ponti, a definire sta- pende arcate di chiese gotiche che paiono polittici di luce, strutture tese verso una fonte di lai-
zioni, scali ferroviari, cantieri edili e navali, solchi di vita collettiva che richiamano graffiti della me- ca operosità e mistica estasi: le linee di forza si sono ricomposte a elevare un cantico di salvifi-
moria: sono quasi moderne “pagine gialle” che registrano una frenetica attività umana, un’ansia ca purezza e riconquistata certezza. E in fondo all’abside sembra di intravvedere, stilizzata e ap-
di viaggio che implora la necessità di un significato, anticamera di un delirio esistenziale simile a pena accennata, una nuova forma di altare, una gru che è simbolico traguardo di sacrificio e spe-
quel Realismo esistenziale della Milano anni Cinquanta. Al pari di un grande esponente di quel- ranza.
la corrente, l’insuperabile Gianfranco Ferroni, la città diventa una ragnatela iridescente di trame Aldo Benedetti
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Artisti L e S eg r e t e d i B o c c a
Nel parco
ROBERTO PLEVANO di Buccinasco
assumono un valore rappresentativo, perché
su di loro grava il peso di dover esemplificare
in maniera sintetica i momenti salienti di
trent’anni di attività andando a costruire un ca-
ste opere, di dovervi entrare fisicamente per
non esserne sopraffatto. Montati invece su te-
laio, sul fondo di una grande spianata verde, gli
stessi tabelloni dipinti hanno acquistato una
All’ingresso di Buccinasco si viene accolti da un senza una sbavatura, tutta racchiusa in una in- none di opere emblematiche. L’ingrandimen- consistenza nuova, a loro certamente più con-
grande dipinto di venti metri per quattro: so- sistita precisione geometrica, si presta a esse- to di questi soggetti non è però banalmente geniale. La strada percorsa è sempre quella
no i Suoni e silenzi dipinti da Roberto Plevano, re fruita in un contesto del genere, in quanto meccanico,perché il cambio di dimensioni com- che, come aveva efficacemente intuito la poe-
nel 2005, per la città in cui vive. Si tratta di un non perde di leggibilità con la distanza. Si trat- porta un sostanziale cambio di prospettiva sia tessa Caterina Parisi Mehr in una sua poesia
enorme pannello a quattro colori (nero, gri- ta di opere che ripercorrono retrospettiva- operativa per l’artista, sia percettiva per lo spet- dedicata a Plevano, porta a quella sintesi in cui
gio, rosso e blu) realizzato quasi di getto se- mente le varie fasi del lavoro dell’artista, che è tatore: le linee che prima si tracciavano con il si trova «L’universo tutto / dentro / un meridia
condo la linea di sviluppo del lavoro recente tornato sui temi cardine della sua produzione semplice controllo del polso, obbligano ora il no d’infinito».Allora davvero, come recitano al-
dell’artista, che progressivamente si è svinco- e li ha rivisti su una scala dimensionale gigan- braccio a trasformarsi in un compasso e mo- cuni versi di un altro testo della stessa autrice,
lato dalle gabbie grafico-geometriche per da- tesca: tutti i lavori installati in quest’occasione dificano la dinamica dell’opera. Ricordo che «L’agognata e felice armonia / è d’incanto rag
re spazio a un’astrazione più libera (per una sono già noti a chi segue da tempo il lavoro di quando vidi la prima volta questi lavori, nel giunta. / Utopia».
panoramica sull’opera di questo artista si ve- Plevano, perché fanno parte di grandi serie di grande studio in cui l’artista li ha realizzati, a
Luca Nicoletti
da il sito internet www.plevano.com). Plevano opere accanto ad altre, infinite variazioni sul te- Buccinasco, presso una grossa azienda, l’im-
ha immaginato un grande fregio privo di cen- ma.Tuttavia, in questa chiave, questi sei lavori pressione era quella di essere investito da que- Installazione permanente parco di Buccinasco, 2005
tro, che obbliga a una lettura da sinistra a de-
stra, come se fosse un vero e proprio penta-
gramma con una grammatica interna di pieni
e di vuoti, di segni e di pause. Accanto a que-
sta grande installazione il comune ha installa-
to, quest’anno, altre sei grandi opere dell’arti-
sta, creando così una sorta di museo perma-
nente pubblicamente fruibile da tutti all’inter-
no del tessuto cittadino. L’idea di inserire le
opere d’arte in un contesto naturale quale
quello di un parco ha già avuto un grande svi-
luppo per quanto concerne l’ambientazione
all’aperto della scultura, ma è la prima occa-
sione, questa, in cui viene pensato uno spazio
verde come museo di pittura all’aperto in cui
il quadro da cavalletto, portato a dimensioni
monumentali, si presti a una fruizione am-
bientale. Montati su un leggerissimo telaio dou
ble face, i sei dipinti sembrano galleggiare nel-
l’aria. Non è secondario considerare che la pit-
tura di Plevano, fatta di una grafia nitidissima,
Mariangela
PLEVANO INCONTRA De Maria INTERVISTA A Flavio Caroli stein proprio come Ca-
ravaggio lo fu di Gali-
leo. L’arte può essere
all’avanguardia non so-
La caratteristica che Si, attraverso questa urgenza grafica quasi os- lo nel suo campo, ma
la distingue: una fol sessiva, mutevole, ambigua, metamorfica, ho anche nell’epistemolo-
ta chioma rossa su maturato l’urgenza di sperimentare il colore gia di una civiltà”.
un viso volitivo, de (natura, visione, colore). Quindi tutta l’attività Professore lei parla di di
terminato. Gli occhi degli ultimi anni è imperniata sulla riscoperta vulgazione dell’arte a
fanno trasparire una
della pittura. Lo spazio diventa man mano più molta più gente di quan
dolcezza di fondo
che renderà grade irreale, ambiguo e, sollecitata dalla luce, l’im- to accada ora, ma non
vole la conversazio magine acquista una fluidità visionaria dove in- crede che in Italia l’arte
ne. Dall’intervista, e terviene il ricordo del vissuto (tagli, ferite, la- sia poco e male inse
Lucio Del Pezzo, Massimo Di Carlo e Flavio Caroli da Bocca
dai lavori sparsi nel cerazioni). gnata nelle scuole e cosa si potrebbe fare per ri
lo studio emerge Il tema diviene perciò più esistenziale? In occasione dell’uscita del libro Tutti i volti del mediare a questa mancanza?
una caparbia ten C’è un rapporto più interiore del fare riallac- l’arte sono riuscita a fare un’intervista al pro- Per quanto mi riguarda per i giovani io cerco di
sione nel voler tra ciato a una richiesta di scavo. L’immagine ten- fessor Flavio Caroli. Personaggio noto ancor fare il possibile con l’insegnamento. Purtroppo
smettere il suo pen de sempre più a “disfarsi”, a diventare formal- prima della sua partecipazione al programma quello che lei dice è vero, ma io cerco di divul-
ST, 2007 siero, e di comuni mente inafferrabile e, nella sua inaccessibilità, ad in onda su Raitre Che tempo che fa, proprio gare l’amore per l’arte anche tra loro.
care le tematiche che ha affrontato nel lungo lavoro; assumere una costante tensione verso un “non per i suoi successi ottenuti regalando a Mila- Cosa ne pensa professore della frase di Gombri
come chiarirà provengono da lontano, dalla sua giovi dove”. Una tensione sostenuta anche da una no mostre come L’Anima e il Volto e Il Gran Tea ch «Poiché la creazione artistica, qualunque es
nezza, dai suoi ricordi decantati dalla maturità è una
specie di geografia emozionale quella che di volta in
duplicità cognitiva (pieni-vuoti, ombra-luce) tro del Mondo,nonché stimato docente del Po- sa sia, in ogni caso è un fatto spirituale, intellet
volta appare nella sua pittura. E i simboli geografici, i Il tuo fare attuale è sentito in senso liberatorio? litecnico. tuale,la scienza dell’arte deve essere psicologia»?
“paesaggi”, in un mappamondo univoco, assumono Cerco di non intendere il mio fare come sfo- Professore, ho letto molti suoi libri quali La storia Non posso che essere d’accordo con Gom-
ora le sembianze del mito, l’esperienza del conscio e go personale rispetto alle problematiche del- dell’arte raccontata da Flavio Caroli,Storia della Fi brich che ho sempre stimato. Sappiamo che la
dell’inconscio, e ancora di una visione della società at l’esistenza: anzi, prendendo spunto da elemen- siognomica,a casa ho il catalogo della mostra L’A linea dell’arte occidentale è introspettiva. Ab-
tuale personale e profonda. Non ingannino quindi le ti di tensione e di attrito, cerco di organizzare nima e il Volto e tante altre sue opere. Mi sembra biamo tre primari nell’arte,come ho scritto nel
variazioni cromatiche e le varianti dei “soggetti”. In De un “Progetto-Uomo”: in questo progetto rien- che in questo suo ultimo libro, che poi è un’ami mio libro Le tre vie della pittura: la luce, la pittu-
Maria, il rapporto arte e vita, esperienza e sogno, l’e trano fattori emozionali e di pensiero che ri- chevole conversazione con il giornalista Lodovico ra dell’anima, intesa come interiorità e la pittu-
splorato e l’inesplorato, il reale e l’immaginato, si sin flettono le problematiche della vita contem- Festa, lei voglia in qualche modo riassumere tutto ra come socialità o racconto.
tetizzano nella riscoperta della pittura. poranea: oggi è un momento di disorienta- quello che ha affermato precedentemente e, so Professor Caroli ricordo con piacere le due mostre
Puoi delineare, per sommi capi, il tuo percorso ar mento, di oscurità, di ricerche senza costrutti, prattutto, riaffermare il potere che l’arte ha o po a Palazzo Reale L’Anima e il Volto nel 1998 e il
tistico? dove anche la scienza e la tecnologia danno ri- trebbe avere nella società. Sbaglio forse? Gran Teatro del Mondo nel 2003. Mi sono ap
Ho iniziato la mia attività molto giovane, attor- sposte ambigue e sovvertite. In questo senso, Dopo l’11 settembre 2001 io e Lodovico Fe- passionata nel vederle e mi hanno aiutato a com
no la seconda metà degli anni ’60. Nel ’65 ho scavalcando i tempi, sento attrazione per cer- sta ci siamo posti una domanda:“Il conflitto di prenderle proprio i suoi libri sulla fisiognomica. Ri
tenuto la mia prima personale a Milano, all’Isti- te fonti che hanno nutrito sempre i nostri so- civiltà è inevitabile?” L’arte è alla base della ci- cordavo gli studi di Cesare Lombroso,ma poi lei ha
tuto Solferino, presentata dal critico Giorgio gni: le mitologie. Un mondo sempre attuale e viltà. Bisogna andare alle radici profonde della giustamente affermato che è Leonardo il vero sco
Kaisserlian; allora il mio discorso pittorico si sempre da esplorare. Il tempo e lo spazio og- nostra cultura e poi metterle in rapporto con pritore della fisiognomica, che anticipa la moder
orientava lungo le vie della nuova figurazione. gi sono sovvertiti: non sappiamo dove siamo le altre civiltà. L’arte non è una cosa per pochi, na psicologia.
In quegli anni ero presente con opere in varie quando siamo, è la globalizzazione. Il tempo im- anzi bisogna arrivare a tanta gente. Questo li- Leonardo è stato il primo a fare studi seri di fi-
manifestazioni pubbliche (Premio Saronno,Pre- mutabile del mito può invece darci più certez- bro nasce da due idee: l’arte è alla base delle siognomica,mediante l’osservazione della fisio-
mio Seregno, Premio Cesare da Sesto, Premio ze, più serenità, per una nostra identità e col- culture e a causa del famigerato nodo arte e vi- logia dei lineamenti. Infatti lui stesso descrive
S.Fedele, Premio Ramazzotti al Palazzo Reale di locazione. ta non si può capire l’arte se non partendo dal- l’occhio come “finestra dell’anima”, attribuen-
Milano). Dopo un lungo periodo d’assenza, de- Che rapporto ha la tua pittura con la morte? la vita degli artisti. L’arte deriva dalla vita ed è dogli in questo modo i moti della coscienza,
dicato all’insegnamento delle arti visive, ripren- Io sento il problema della morte in senso “po- l’unica attività umana che si possa dire totaliz- molti secoli prima delle scoperte della Psicolo-
do a lavorare nei primi anni ’90; trovo all’inizio sitivo”, non disperante ma come recupero di zante: può esprimere tutto, può ingoiare tutto, gia e di Freud.
più congeniale esercitarmi nella tecnica del di- energia vitale inesplorata. È come il passaggio può rappresentare tutto. L’arte è come l’amo- So che lei ha molto da fare e pertanto non voglio
segno e della china. Il tema dominante è la na- verso una nuova declinazione, problema già in- re: totale ed esclusivo. abusare del suo prezioso tempo. Può raccontarmi
tura, in particolare il paesaggio: qui i dati de- sito nell’uomo dalla nascita, quindi di passaggio, Quindi secondo lei professore l’arte potrebbe solo un episodio curioso della sua vita con gli arti
scrittivi subiscono una modificazione visionaria; di divenire (transito). Sento la necessità di evo- essere molto importante anche in politica? sti più affermati al mondo?
la natura si “spacca” come a indicare un luogo care l’ombra,il chiaroscuro,il “Doppio”,tutti ele- Lo potrebbe essere, ma i politici non riescono Ricordo la notte in cui Keith Haring dipingeva lo
più introverso e segreto di appartenenze. menti di un altro versante… l’angelo dietro la a usare al meglio la forza dell’arte, purtroppo. spazio Fiorucci: un’enorme radio suonava del
Dopo ti sei addentrata man mano nella pratica collina.Tuttavia le immagini che tendono all’ol- Infatti l’arte è bellezza, ma vive nel mondo, na- rap, ma tutta la notte parlammo di storia del-
del colore, con più attenzione alla luce, mentre la tre soffrono dei limiti che il “qui” loro impone sce e affonda nella vita. Dirò di più: l’arte come l’arte.
rappresentazione dell’immagine è divenuta più e si nutrono umanamente di tensione: ma bi- intuizione anticipa le scoperte: a prova di ciò
astratta? sogna avere il coraggio di guardare nel vuoto. sappiamo che Picasso fu contemporaneo di Ein- Monica Costa
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L e S eg r e t e d i B o c c a News · Interviste
www maurop spo com
GIANNI BERTINI - Stilmec 1967
www.frittelliarte.it
Gianni Bertini
L'Archivio Gianni Bertini, a cura di Frittelli Arte Contemporanea, sta preparando il primo
Frittelli
ARTE CONTEMPORANEA
Ailati, 2007
sore diverso ma, in special modo, le qualità di- dalle dimensioni variabili di ogni singolo ele-
scono pagine di un racconto segreto e spes- verse del colore (trasparente, opaco, vibrante, mento. In altri casi, l’attenzione è rivolta verso
so indecifrabile, sollecitato da un istinto crea- ruvido, saturo o disgregato) coprendo e sve- la parte nascosta delle forme, nei punti in cui
tivo che ha radici apparentemente contrap- lando forme che oscillano tra visibile e invisi- i bordi della carta lasciano intuire il colore del-
poste: la figurazione e l’astrazione, la forma e bile. Il fermento del colore è sostenuto dalla la materia sottostante, determinando un sen-
l’informe, la precisione strutturale e la trasfi- varietà delle tecniche che l’artista austriaco so di ambigua presenza tra ciò che si vede di-
gurazione allusiva, il calibrato ritmo composi- mette a fuoco in modo fortemente soggetti- stintamente e ciò che si può solo immaginare.
tivo e l’impulso improvviso della frammenta- vo, lavorando sui dettagli fotografici, sulle figu- Quella di Haas è una meditazione condotta
zione. Il colore nasce dalle mescolanze e dalle re riconoscibili e sulle citazioni verbali estra- sul filo dell’emozione in quanto ogni idea pre-
sedimentazioni della carta, talvolta è leggero e polate dal vasto repertorio di carte, selezio- liminare si trasforma seguendo i suggerimenti
(…) L’uso di reperti e di materie ricavate dal polveroso, in altri casi è denso e intriso di umo- nate e aggregate in un nuovo processo. (…) imprevisti della materia, le rivelazioni del suo
mondo della comunicazione costituiscono la ri spettrali, definito da macchie e segni veloci Haas sollecita ogni genere di effetto composi- infinito divenire, tra necessità e caso, tra pro-
base su cui l’arte di Rudolf Haas si sviluppa co- che trasformano tutto il carattere della super- tivo, dal ritmo geometrico e ortogonale (co- getto e intuizione di altri orizzonti possibili. (…)
me equilibrio tra scrittura tipografica (cartoli- ficie, fino a coinvolgere anche i margini e gli me nel caso delle cartoline postali incollate e
ne, illustrazioni e ritagli di giornali) e gesti d’in- strappi. (…) Alla dimensione mutevole del col- dipinte) fino all’oscillazione dei riquadri entro Claudio Cerritelli
venzione (segni, tracce, cancellature). Attra- lage Haas aggiunge la tecnica della “sovrapit- un sistema strutturale instabile, caratterizzato dal testo della mostra tenuta presso Arte Tadino 6, Milano
verso la compresenza di diversi elementi na- tura”, un modo per far entrare in collisione il
SpazioBoccainGalleria
dal 7 agosto 2007
In giardino, 2006
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Artisti · Mostre L e S eg r e t e d i B o c c a
Il candelabro
DAVID REIMONDO Bread MARCELLO DIOTALLEVI e la parola
Ailati, 2007
In un solo libro l’alchimista crede di possede-
sciamente) l’Italia d’oro, quella rovesciata, di Lu- re tutti i segreti dell’universo, in una sola paro-
ciano Fabro. È nouvelle vague dell’arte povera, la l’alchimista custodisce i significati di tutte le
ciò che David Reimondo fa nascere dalla ma- parole, in una sola lettera dell’alfabeto l’alchi-
nipolazione dell’acqua e della farina. Arte non mista racchiude il tempo e lo spazio, ma come
deteriorabile, poichè salvata “in extremis” e im- fa l’alchimista a scegliere, tra tutti gli alfabeti del
mobilizzata nella resina. Resa eterna. Immor- mondo, il migliore? A estrarre quell’unica let-
tale e non masticabile. tera dell’alfabeto, che dice la verità, tra tutte le
Protetta, per così dire, dai morsi della fame. E altre? Ricorre come Marcello Diotallevi a un al-
altro pane ancora spezzato, Corpus Christi, di- fabeto mentale, a un’astrazione linguistica, a una
viene pura anatomia. BodyBread: da concen- sequenza di lettere immaginarie che meglio
trare sul corpo e attorno al corpo inteso co- corrispondono al ritmo interiore della sua crea-
me anima, carne, energia. Costanti nella ricer- zione? A un linguaggio segreto, ermetico? Mar-
ca visuale dell’artista ligure. Il pane, questa vol- cello Diotallevi quando imprime le sue lettere
ta, viene marchiato a fuoco da fasci di musco- su un’icona femminile sceglie mentalmente
li per poi ridursi a scheletro che fuoriesce da quella che è giusta, che è corretta, che corri-
una baguette e infine tornare “ab ovo” facen- sponde esattamente a quella parte dell’epi-
dosi imprimere addosso le solide macchie ne- dermide,anche se il processo può naturalmente
re di un feto e di un’inseminazione. Ed è an- essere inconscio e appartiene alla sfera della
che, quella interpretata anima-e-corpo da Rei- conoscenza intuitiva che ricerca in quel mo-
mondo, new wave dell’arte pop. Cioè popola- mento l’illuminazione: trova tra tutte le lettere
re come la musica del download e il click esplo- dell’alfabeto quel segno quasi invisibile che espri-
rativo su Internet. Che sfornano, allineando fet- me il concetto dell’infinito. Dove noi vediamo
Pane. Sfornato, esibito, messo in scena.Alimento te di pane tostato, tastiere di pianoforte e di soltanto il caos (o il caso) o il disordine, Mar-
primario: fisico e mentale. Materia prima del- computer. E poi, imprevedibilmente, angeli. E cello Diotallevi legge invece l’imperscrutabile
l’arte di David Reimondo, genovese, classe demoni. Creature da culto metallaro. Pop, ap- ordine e la vertiginosa armonia di tutte le co-
1972. Ecco, dunque, file ordinate di toast. De- punto. Mondi di pane. Mondo Pane. se, come se esaminasse al microscopio quella «la storia qui narrata è così straordinaria che
filé di pan carré. Dai contorni scrupolosamen- porzione di universo che ricopre con le sue si potrebbe scrivere con la punta di un ago su
te abbrustoliti. Che fanno lievitare mappe geo- Stefano Bianchi lettere: un pube che non è un pube, ma è l’al- un angolo della pupilla». È come se dicesse che
grafiche, planisferi cotti al punto giusto, Italie al bero della sapienza, una curva che segue una tutto l’universo potrebbe essere racchiuso den-
contrario come fossero quelle di Guglielmo Galleria d’arte di riferimento traiettoria lungo l’arco della sensualità, un fian- tro una parte infinitesimale del corpo umano,
Achille Cavellini. Rammentando (forse, incon- Fabbrica Eos, Milano - www.fabbricaeos.it co o un seno o la punta d’un piede che sem- dentro una sola lettera dell’alfabeto. Marcello
brano emergere dal fondo d’una materia in- Diotallevi ha esteso questo procedimento su
definita, in parte cancellata, in parte sottolineata tutto il corpo delle sue icone: dalla realtà le ha
dall’accumulazione delle lettere sparse su quel- fatte trasmigrare in uno spazio indistinto, ha
Sergio Battarola
artista
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L e S eg r e t e d i B o c c a Opinioni
MASSIMO MARCHESOTTI natica, inestricabile, vile, senza frontiere nè divise, ripari, rispetto di nul- vere. Il realismo estremo di Marchesotti possiede un’intensità scanda-
la. Quei frammenti gesticolanti nel vuoto non sono manichini di film. So- losa di turbamento, una sorta di aura sciamanica che ci investe con im-
no uomini vivi con affetti, speranze, una visione di Dio e del mondo che mediatezza crudele, insofferente ai dettagli formali, alla leziosità della bel-
Giovane donna sulla poltrona, 2004 stanno precipitando in seno alla morte. Quei grattacieli simbolo di te- la pittura, sacrificati all’urgenza del dramma. La vivace copiosità dei co-
meraria potenza ridotti a forni crematori in de- lori viene stesa di getto, senza premeditazione d’impasti, sovrapponen-
composizione furiosa con il loro verminaio di do matericamente colore a colore in un fragoroso ritmo d’insieme, ri-
vittime che sprofondano davanti al muro di oc- cavandone suggestioni violente e disparate tonalità carnali — da abba-
chi di un’umanità impotente e impietrita con- glianti pallori di macilenza alla sensuale avvenenza di opime carnagioni
tengono l’urlo inumano del terrore che Mar- olivastre — creando sovente indelicati effetti a tinte forti con segni mar-
chesotti ha fissato con efferatezza di sangue, de- cati di ruvida, aggressiva efficacia. Ma vi sono anche momenti di felice in-
vastazione di crolli, arti spezzati, carni sconvolte dugio sul dettaglio dei volti e dei corpi in cui Marchesotti concentra una
frammiste a macerie nella veemenza delle sue più paziente bravura, sguardi segnati e intensi di formose donne impu-
tele: inane monito contro prevedibili, più apo- dicamente ignude, ancora calde di amplessi (Piccolo interno con figura),
calittiche sciagure. Il tempo del dolore non è dun- accoccolate sulla peccaminosa poltrona rossa o sorprese in attimi di im-
que fatale ciclicità da Qohelet. È più semplice- barazzanti intimità autoerotiche di toccante umanità e malinconica bel-
mente il riaffermarsi dell’eternità del dolore nel lezza. Il 7 luglio 2007 Marchesotti, la cui produzione è riassunta nel sito
tempo dell’uomo, assetato di felicità e braccato www.marchesotti.com, inaugura una mostra a Radincondoli che durerà
da una rovina di sofferenza e di morte. È la per- fino ad agosto. Filippo Abbiati lo ha definito artista “diverso, originale e
cezione amara del nonsenso di esistere, di un solo”. Perché non proporgli la degna cornice della Rotonda della Besa-
inferno di vivi in cui l’orgoglio dell’individualità si na per una retrospettiva che ci faccia ripercorrere il controverso pan-
esaurisce nel nulla di un goethiano Erdenrest, ri- demonio del nostro tempo? Massimo estrae un olio recente: lo scor-
masuglio di terra, soffio di cenere al pari delle cio del cadavere spoglio di un vecchio, le braccia rassegnate sul ventre,
conquiste di Alessandro e di Cesare. Fatto di cro una sparuta barba incolta che potrà somigliargli — la bocca socchiusa
naca è un altro grande olio del 1980 e contie- da cui s’è forse involata un’anima — steso a giacere non sopra l’estre-
ne la curiosità di una folla ensoriana assiepata a mo decoro di un letto o di un catafalco, ma francescanamente adagia-
suggere l’ostensione morbosa di un corpo dila- to al suolo. «Lasciate che mi addormenti nel sonno della terra» ha pre-
cerato, accanto al quale si rannicchia la nudità di- gato A. de Vigny. Perché forse la morte è bella.
sperata di chi è destinato alla beffa di sopravvi- Giovanni Serafini
L’opera
GIOVANNA STRADA e il luogo
traverso strumenti apparentemente imperso-
nali, come impersonale può essere interpreta-
to un singolo suono, ma che diventa persona-
le nella sua interazione con gli altri… È indub-
sembra altrettanto evidente come qualsiasi lin-
guaggio abbia, oggi più di ieri, una storia da cui
prendere le mosse e con cui paragonarsi: il pro-
blema è eventualmente quello di averne co-
Installazione alla Libreria Bocca
bio che il modo di procedere di Strada, dal pro- scienza, la consapevolezza di un passato per-
ampiezza fisica rispetto allo sguardo da un pun- getto alla realizzazione dell’opera, appartenga ché il ”nuovo” possa presentarsi maturo e non
to di stazione fisso, come al movimento che alla storia della ricerca artistica che prende le sfrontatamente o ingenuamente ammantato
l’osservatore deve fisicamente realizzare per mosse dalle Avanguardie storiche del secolo dall’alone dell’eccentrico o del sorprendente,
“prendere possesso” dell’oggetto… Anche nel scorso dalle soglie inaugurali al rinnovamento a mio avviso criteri scarsamente convincenti.
ciclo più recente del lavoro di Giovanna Stra- operato dalla ricerca inoggettiva a cavallo fra Diversamente la consapevolezza di ciò che si
da, infatti, emerge perentoria la vocazione am- gli anni Cinquanta e Sessanta; che parlare, ap- è ricercato permette a Strada un’ulteriore in-
bientale delle opere, capace cioè di impegna- punto, di “moduli”, della loro iterazione, trasla- cursione sul tema: credo sia un dato impor-
re l’ingombro effettivamente occupato e la fi- zione e rotazione fino a comporre una figura tante da registrare.
sionomia che la figura assume rispetto allo spa- complessiva, sia un patrimonio acquisito, nel- Alberto Veca
zio circostante: uno sguardo alla logica co- l’ambito della ricerca artistica come del desi- Tratto dal catalogo della mostra L’opera e il luogo
struttiva dell’opera ma anche al suo essere vo- gn; altrettanto vero che il modo diverso con
lume nello spazio, dove il “vuoto” della parete cui queste ricerche si paragonano oggi con le SpazioBoccainGalleria
diventa assolutamente significativo rispetto al altre, concorrenti, diverse o antitetiche non im- fino al 28 ottobre 2007
“pieno” dell’oggetto… Si tratta in effetti di una porta, ne determinano una “diversa lettura”. E
costante nell’operare, coerentemente attento
a cogliere una figura, se vogliamo un pieno, de-
finibile solo in relazione con un vuoto, sia quel-
lo del bianco del fondo della tela o del muro
non importa che nelle ultime opere raggiunge
RICCARDO BONFANDINI
una efficace essenzialità, frutto non tanto di una Case dei Navigli, 2007
semplificazione — strada possibile ma di ri-
dotto spessore — quanto di un voler con- forme in sospensione, un’ottica tridimen-
centrare l’attenzione, senza disturbi o elemen- sionale del soggetto. Essenza principale del-
L’opera e il luogo, dove sono protagonisti an- ti accessori, sul senso nevralgico del fare. Il lin- le opere è trasmessa dalla luce, conseguen-
damenti orizzontali e verticali della figura — guaggio adottato in un complesso ciclo di la- za logica delle ombre proiettate sulle su-
dinamiche elementari del comporre un’imma- vori vari per esiti ma sostanzialmente legati al- perfici. La presentazione del nuovo periodo
gine — un modulo che, se iterato, determina la medesima logica operativa, è quello dell’i- pittorico è avvenuta nel febbraio 2007, pres-
la frammentazione in segmenti di una linea con- dentificazione di un modulo regolare di par- so la prestigiosa sede del Circolo della Stam-
tinua o di un campo — e questo se vogliamo tenza diversamente replicato che presenta, in pa di Milano, mostra dal titolo Spogliando e
è aspetto più complesso, storicamente acqui- modo esclusivo, dal punto di vista cromatico Sfogliando. Un’immagine metaforica del sen-
sito ma non immediato — l’effetto di ritmo l’opposizione elementare del bianco/nero: se so della vita, questo sfogliare il tempo e spo-
che la composizione suggerisce — il riferimento vogliamo la riduzione del principio costruttivo gliare il mondo nel quale viviamo; spoglian-
musicale è più stringente di quanto non possa alle sue figure di base: potrebbe apparire una Ricordo un’intervista rilasciata dal Maestro Lam- dolo dalle contaminazioni negative, da tutto
essere una semplice analogia — anche la sua “scelta” che mortifica l’espressività dell’artista berto Lamberti, dove, alla domanda, cosa pro- ciò che è superfluo. Rimangono così dipinte
ma la sfida è quella di raggiungerla anche at- vasse ogni qual volta dipingesse un quadro, ri- sulle tele di juta, poche immagini, quiete, ricche
spose: «mi mangerei tutti i colori». Ecco, l’arte di luminosità e morbidi colori, quasi masticati,
aderito all’iniziativa Artisti in cielo e in terra con non può e non deve essere abitudine, ma esi- che costituiscono quella necessaria speranza
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L e S eg r e t e d i B o c c a Mostre