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ARTISTI IN RIVISTA

di occa B Anno III, N. 11 • Luglio-Settembre 2004

Direttore Responsabile: Giorgio Lodetti / Direttore Artistico: Roberto Plevano / Progetto Grafico: Franco Colnaghi

Via Molino delle Armi, 5 - 20123 Milano • Tel. 02 58302239 02 58302093 - Fax 0258435413

Strabilianti Orizzonti Splendenti te dei grandi maestri italiani, da Corpora a Ve-


dova, da Turcato a Scialoja, dall’acquisizione
della cultura dell’improvvisazione e della con-
Marcello Lo Giudice taminazione, tipica di una fase immortale del-
l’avanguardia novecentesca in pittura come in
Francesco Gallo musica, in una sorta di metafisica dadaista che
Marcello Lo Giudice dipinge con il cuore, con un senso smo forte, il suo, fatto di esaltazione titanica, di sfida ad ha assorbito lo spirito gezzistico, come nuovo
arcano del ritmo, con una ricerca passionale dell’armo- ogni pacificazione formale, ad ogni moto di quiete. Sia- metodo per sfruttare gli automatismi della
nia, lavorando con il colore in maniera libera, ma con- mo in quella the possiamo definire, una sperimentazione mente e del corpo, la grande risorsa dell’intui-
trollata, sentendo il piacere del fare apparire una visione, a forte tensione romantica, dove volutamente si fanno zione.Tutto questo per dire che siamo in un
giocata con le tecniche dell’informale nel vortice dei se- prevalere le motivazioni che vengono da impulsi vitali, pieno di complessità, che splende in ogni suo
gni che vengono ora imprigionati, ora liberati dagli destati dalla voglia di fare, di fare apparire sulla tela i fan- momento, come in una favola barocca dove
smottamenti della materia pittorica, in una impressione tasmi della mente, generati dalla vita ma desiderosi di tutto è circolazione arteriosa, essenziale estrin-
di continuo movimento, come di grandi masse nuvolose avere una propria esistenza particolare, sia pure colta in secazione di una volontà di potenza di indole
attraversate dai raggi di luce, sempre in bilico tra qualità un attimo preciso, che corrisponde ad uno scatto di creativa e nessun elemento vuole sottomettersi
riflettente, trasparenza suggestiva e fascinosa. umore, ad una prevalenza di colorazioni ottimistiche, op- all’altro, ma primeggiare nella tensione tra l’e-
Il legame con la sintassi travolgente, della liberazione del pure ad una di rabbia o di delusione. L’informale ha que- stensione e la verticalità. Così, in uno squili-
sé, guida la mano e la volontà, in una condizione media- sto di bello, di essere astrazione libera da costrizioni geo- brato equilibrio si viene a cogliere una radicale
nica che mette in contatto gli automatismi dell’inco- metriche e quindi dalla freddezza olimpica della riflessio- idea della pittura, come sfogo di tensione, co-
scienza, con i propositi coscienti dell’esplorazione di ne, del dubbio, del ripensamento. Qui gioca un eros della me luogo di accadimento del frammento che
frontiere, ardite del linguaggio delle forme, colte nel loro pittura, che si sente liberato da ogni costume, da ogni pe- mi richiama il Borges di sempre, quello che si
momento critico, nella scomposizione in cui tutto diven- so della convenzione e torna a fare scorribande, per i bo- chiede perché non gli spuntano le ali per po-
ta potenza, volontà, gioco. Marcello Lo Giudice dipinge schi del desiderio, per le labirintiche scene del caos, che si ter volare e il perché non possa trasformarsi in
con la mente, con un forte avvolgimento delle trame del aprono e si chiudono, offrendo prospettive diverse, modi- fiume impetuoso, che porti il suo nome a
pensiero nelle volute gestuali che non sono solo automa- ficando l’ottica stessa del paesaggio pittorico, caricandolo scorrere come una minaccia apocalittica e che
tismo, ma invenzione di una cartografia fantastica, dove i di effetti orizzontali e verticali, uniti a tratti da mosse tra- gli fa affermare, in questo nostro tempo di tra-
luoghi sono l’esito di una verginità aurorale, fatta di ap- sversali, che lo fanno divenire un tessuto. monto:“Sono la contraddizione assoluta, il pa- Senza titolo, 2004,
parizione, di ribellione ad ogni ordine estroso e apertura Un tessuto vitalizzato dagli effetti di luce che Lo Giudice rossismo delle antinomie e il limite delle tensioni; in me tecnica mista su legno,
speculare ad una necessità interiore che trova sfogo nel evoca dalla stessa materia impastata in maniera trasfigu- vi sono vapori e scintille, inondazioni di fuoco e incendi misure variabili
tracciare una propria unità che non si piega ad un ordine rante, illusiva, testimoniando così della lettura attualizzan- d’acqua”. Culmine e abisso, insieme!
naturalistico esistente, ma si protende nella follia di per-
correre un cammino di creazione, che è fatto di ruvidez-
ze, di grumi, di escrescenze, tutti ridotti con la forza del
gesto a sostenere la prova dell’opera, la fuoruscita del se-
greto del laboratorio, tutto intimo, interiore, per apparire
Armando Santelli
come fenomenica di una attualità sconcertante, che si
Antonello Negri
concentra sull’essere sublime che abolisce le frontiere del I lavori di Santelli degli ultimi dieci anni sono riconducibili
linguaggio, agganciandosi alle storiche radici della tradi- a un’area di figurazione che si direbbe nuovamente vitale
zione. Perché l’informale è, già da tempo, una tradizione dopo esser stata messa tra parentesi a lungo, a vantaggio di
del linguaggio alto della pittura, in pendolarità con la fi- operazioni esclusivamente o più marcatamente mentali, so-
gurazione e questo è un suo momento recessivo in cui prattutto in Italia. Il pensiero, nel suo caso, passa attraverso
molti lo disertano, che attrae spiriti forti e combattivi, una forma di comunicazione artistica tradizionale, quella
come Marcello Lo giudice, che vi trova il luogo ideale della grafica, virtuosisticamente applicata al più elementare
per esprimere sentimenti ed emozioni che non si placa- supporto al quale ricorre il disegnatore-pittore (ancorchè
no, nelle pieghe della società dello spettacolo, ma recla- qui stropicciato, con un’allusione visivamente molto effica-
mano uno strabiliante varco per il sublime, che è un mo- ce all’idea di consumo, o consunzione). I grandi disegni
mentaneo abbandono della parola e della definizione, per tradiscono ascendenze di certo più nordiche che mediter-
accedere all’indicibile, che è la provocazione del nuovo, il ranee. Uno dei temi che attraversano il lavoro di Santelli,
suo accadimento ai confini dell’invisibile. Un anacroni- quello della “carne e ferro”, nasce negli anni della Nuova
oggettività tedesca, quando uomini e macchine comincia-
Summer, 2004, olio e pigmenti su tela, cm 140 x 140 vano a mostrare sinistri incroci; lo stesso tema, sempre in quell’ambito, gran parte dei suoi personaggi sono circon- Cod. N° 62
Germania, è stato ripreso e sviluppato negli anni Sessanta, dati da macchine, in ambienti di produzione sia arcaici Hai Il bacio di Erika e Omar
in modo particolare a Berlino. Credo si debba guardare in sistemato i bicchieri?, sia tecnologicamente avanzati Spari tu o 2002, grafite e inchiostro
su carta, cm 71 x 101
tale direzione per dare al lavoro di Santelli delle coordinate sparo io?. Ma appare evidente che anche interni domestici
storiche e di tendenza. Come in tante opere di artisti di Aspirante parricida, ambientazioni rurali Raptus e non luoghi
Graziato, Senza Pietà sono soltanto avanzi di meccanico-
virtuali comunicatività (o, ovviamente, non comunicati-
vità). Nei disegni grandi la “macchina” è un basso continuo
che si sente anche quando non si vede; è dà il rit-
mo. Ma il filo conduttore dell’opera di Santelli è la
mancanza di ritmo. I personaggi che ritrae non
Maurizio stanno al ritmo; seguono invece la natura, la loro
natura, come M, il mostro di Dùsseldorf del leg-
Mazzoleni gendario film di Fritz Lang (siamo ancora in Ger-
mania, non a caso). Che cosa ci può fare - si chie-
per le Segrete di Bocca de nel film Peter Lorre - se la sua natura è in con-
flitto con le buone maniere di tutti gli altri, con le
in 3° pagina maniere dettate da ritmi che vanno bene a tutti
ma non a lui?
Non può farci nulla; e meritare il codice a barre
che gli compete.
Crono-Topi in evoluzione
2004,Tecnica mista su carta, cm 29 x 42
Cod. N° 031, Urlo negato, 1995
grafite e inchiostro su carta, cm 71 x 101

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GIOVANNI IUDICE

Galleria Forni

A Bologna dal 13 novembre al 9 dicembre 2004

La luce bonnardiana della Iudice non muove da model- to, in cui lo scrutinio di ogni tuendoli in sorta di appari- generazione, una sorta di
Stanza, 2000, ripensata sulla li rassicuranti scegliendose- passaggio comporta l’ad- zioni di dubitante fisicità, di metabolizzazione definitiva
tradizione nuova dei Freud e ne epigono. Una tradizione densarsi lento e meticoloso sfuggente plasticità, di inaf- dello iato tra modernità e
dei Pearlstein. Così, in sinte- riconosce, ma con amore dei toni, dei veli, come per ferrabile sensualità, ma di tradizione, tra vero ottocen-
si, e a voler essere generici, feroce e lucido, senza rispet- coagulo luminoso. intensa presenza; della pre- tesco e artificio mentalmen-
si potrebbe racchiudere in to. Questo dicono, primaria- Circoscritto, padroneggiabi- senza, quella reticenza nar- te analizzato novecentesco,
slogan l’approccio pittorico mente, le misure fiammin- le è l’ambito della definizio- rativa, quella istantaneità in nome di una normalità
di Giovanni Iudice. Ma si ghe delle tele e delle tavole, ne pittorica, ossessione sot- atmosferica, come momento dello sguardo che sia consa-
sarebbe, appunto, generici, e sulle quali egli interviene tile della finestra e, più, spa- non esemplare di una fluen- pevole, colta, orgogliosa dei
ingenerosi. con lavorio cautelato, assor- zio rappreso in cui l’arro- za luminosa che vale il propri retaggi storici, ma a
ganza della visività può tempo. un tempo capace di eserci-
ribaltarsi, per accelerazione Ecco, dunque, l’operare sui tarsi per visioni fragranti,
deviazioni infinitesime, in toni in diminuendo, come dirette, non allusive ad altro
passo visionario. scavando nell’ombra, negli che alla propria qualità d’e-
Alla visione, al regard, egli interni, che rimontano alle sperienza.
si rivolge elidendo ogni bianchezze di luce diurna Non è un caso, in tal senso,
affettazione di stile e di senza algori mentali, come che egli operi attentamente,
modo, con sguardo diretto e per transito naturale d’affet- parimenti che alla identifica-
arguto, con l’umiltà, in ti. Ecco, per converso, i pae- zione del tono luminoso, sul Giovanni Iudice, Nudo con sedia e
prima istanza, di un what saggi marini e, più, la scom- taglio d’immagine, bordeg- sottana, 2004, olio su tela appl. su tavola,
cm. 58 x 119
you see complice della storia messa tematica di Nudo nel- giando i protocolli di genere
dei rapporti tra pittura e l’orto, tentare condizioni ma sempre immettendovi
fotografia, senza l’abbiglia- luminose alte, piene, quasi deviazioni significative: non (…) E’ un lavoro con un
mento di una preventiva un nitore che la luce solare è, il suo, un comporre ordina- destino, quello di Iudice: del
clausola di sottrazione di rende esemplare, fra doratu- to, ma un continuo decostrui- quale, è certo, sarà assai
trascrizione. Altro gli sta a re meridiane e toni argentini. re e ricostruire, sino al punto fruttuoso esser curiosi.
cuore. Il farsi forma e, più, il Iudice va saggiando, in que- in cui la visione si innesca di
farsi clima emotivo della sto suo ancor breve corso una sorta di teso equilibrio
scena attraverso la luce; d’opera – ma che ne fa, già, interno, appena riverberante Flaminio Gualdoni
della luce, quell’incidere sui una delle figure problemati- ma fondamentale per far lie- dal catalogo Giovanni Iudice -
corpi, quel bagnarli delle camente più autentiche e vitare la più esplicita azione dipinti e disegni
Giovanni Iudice, Nudo e poltrona, 2004, olio su tela, cm. 100 x 100 proprie temperature resti- interessanti della nuova sui valori di tono. edito da Mazzotta nel 2002

GALLERIA FORNI - Bologna, Via Farini 26, tel. 051 231589, forni@galleriaforni.it, www.galleriaforni.it

TRANSITI & MIGRANTI FRANCESCO


Riccarda Montenero
Donato Di Poce
DOSSENA
Giorgio Salmoiraghi
L’artista Torinese, ma di origini puglie- del pensiero globale che deprime l’approccio profondo,
si Riccarda Montenero, completa il totale e libero alle cose del mondo, che spinge il diverso SpazioBoccainGalleria
suo periplo espositivo Milanese con nel sospetto, lo combatte e lo costringe al peso del limite.” dal 28 Ottobre al 14 Novembre 2004
queste due bellissime personali di libri In questi lavori, l’identificazione tra l’artista, l’opera e il
d’artista dal titolo “Transiti”presso la lettore-viaggiatore è totale, poiché le opere attraggono,
Libreria Bocca, e “Migranti”, installa- vogliono essere toccate, sfogliate e lette, viste in un connu-
zione di un gruppo scenico scultoreo bio ottico-aptico-emozionale che lascia senza respiro per-
presso Bazart, dopo aver dato un sag- ché coincide e colma un vuoto esistenziale che è di tutti e
gio delle sue qualità scultoree nella da cui non ci si può e forse non si vuole nemmeno sot-
mostra collettiva alla Ca’ Bianca Arte “ trarsi, perché il messaggio ultimo poetico estetico e civile
La scultura lingua viva”. che ci arriva è che o ci si salva e si vive insieme o si muore
Transiti, si compone di una serie di li- nella polvere delle parole.
bri, papiri, pergamene, rotoli, pagine, E allora accogliamole e viviamole insieme, materie e segni
realizzate in metallo e carta che testi- parole e sogni, come stazioni di bellezza e di speranza da
moniano anche la sua passione per il cui non solo si transita ma vi si arriva e vi si abita come in
disegno. Infatti all’interno e sulle su- un nido di carta e ferro da cui si può volare leggeri sulle
perfici visibili delle opere appaiono nuvole dell’essere in un cielo interiore che ci lascia sempre
ombre, segni e sagome con la presenza più soli e agghiacciati.
forte, essenziale e nuda del corpo, qua-
si a voler riscattare in questo viaggio di
memorie dentro la solitudine globale
dei media la centralità dei rapporti, del
corpo umano cancellato dalla storia, in
una catarsi di solidarietà e presenza
In-differenza, 2003 quasi ossessiva. Migranti, testimonia più realisticamente l’i-
alluminio, grafite dea del viaggio e ricerca di un nuovo habitat interiore e
fisico, con poetiche valigie, orologi e corpi di metallo e
catrame, assemblaggi di carte di viaggio e di memoria,
Natura morta con dragone, 2004, olio su tela, cm. 50 x 50
frammenti di lettere interiori e snodi esistenziali e lirici,
che vogliono fermare il tempo per varcare e allargare i Francesco Dossena è un giovane pittore, ricco di talen-
confini fisici del mondo alla ricerca dell’infinito e di un to, che felicemente rinnova i valori classici dell’Arte
nuovo respiro oltre il catrame dei sensi e le clonazioni me- occidentale. Possiede notevoli capacità disegnative,
diali, tecnologiche e umane. compositive e tecniche, come ben si può vedere nei di-
Il migrante nel suo anelito di vita e di libertà, con la sua pinti di figura.
valigia di sogni e di speranze si oppone inconsapevolmente L’ultima opera che ha dipinto è una deliziosa madon-
anche contro la massificazione e l’omologazione di civiltà, nina, eseguita con virtuosismo, tanto da apparentare il
diventa anche una scheggia impazzita che scardina certez- giovane maestro ad Antonello da Messina.
ze, dogmi e fondamentalismi civili etici e religiosi. Squisite poi le Nature Morte, di impronta fiamminga,
Queste opere hanno la sacralità delle preghiere di libertà, nelle quali è palpabile la resa degli oggetti, siano essi
sono rotoli di desiderio che si dipanano tra le pagine fer- frutta o elaborati tessuti.
rose e leggere insieme, tra pergamene che portano il peso Invito l’amatore d’Arte a godere di come il pittore ri-
del silenzio vissuto con ostinazione e l’assenza sopportata cerchi la perfezione di particolari importanti, ad osser-
con forza eroica, sono valigie e pagine segnate dal passag- SpazioBoccainGalleria vare come dipinge gli occhi delle figure: sono occhi
Il viaggio, 2001 gio dell’uomo migrante e clandestino che come dice l’ar- dall’11 al 21 Novembre 2004 che vedono e ci comunicano le sensazioni la vita e l’a-
rete, catrame tista stessa sono “uno sguardo poetico nelle contraddizioni nima del soggetto.
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aurizio
Mazzoleni
L’espressionismo di Isa Stella
Umberto Marinello
L’Opera di Isa Stella copre un periodo di trent’anni di nisti la densità insistita delle emozioni, il riferimento
attività, trent’anni in cui l’artista ha compiuto un per- continuo alla realtà contemporanea, il modo forte di
corso evolutivo di grande interesse sondando le possi- affrontare i propri problemi esistenziali e di reagire ad
bilità espressive di vari movimenti che hanno caratte- essi. Ma l’Espressionismo di Isa Stella non ripete pedis-
rizzato l’arte del nostro secolo alla ricerca del proprio sequamente i canoni della corrente, non copia, non
io artistico. imita, non è asservito a quello dei grandi maestri. Per-
Si avvicina dapprincipio all’Impressionismo, ma questo ché in lei c’è una variante.Vi inserisce infatti quello
approccio dura poco. Molto presto è attratta dall’espe- che è un lato peculiare della sua personalità: Isa Stella è
rienza postimpressionista e poi approda alla pittura dei infatti una donna mediterranea che ha nei propri geni
Fauves con il tipico ispessimento della materia/colore e la solarità della nostra atmosfera.
con l’introduzione di pennellate forti che sono il pre- E quindi ecco i colori vivi, squillanti, aggressivi, forti.
ludio a quella libertà gestuale che caratterizzerà la sua Colori che parlano di vita, una vita caotica se voglia-
pittura successiva. Poi, all’Accademia Internazionale di mo, ma pur sempre prorompente, esplosiva. Ed è pro-
Salisburgo, c’è stato l’incontro con l’Espressionismo, alla prio in questa esplosione che sta la forza della sua pit-
scuola del maestro Jacobo Borges. Si tratta di una vera tura. E quando si inoltra nell’informale e nell’astratto,
e propria folgorazione, perché l’Espressionismo le per- conservando l’impronta espressionista, lo fa perché ha
mette o, meglio, le fornisce la chiave per esprimersi in sempre più bisogno di sentirsi libera, di riscattarsi dalle
tutta la sua forza, per dare consistenza espressiva al suo limitazioni della forma. C’è la vita nelle opere di Isa
forte carattere. Stella, ma ci accorgiamo che purtroppo questa vita a
Un Espressionismo che non abbandonerà più, nemme- volte non è più godibile, che la persona scompare per
no quando, nell’ambito della sua evoluzione, approderà lasciar posto alla massa, che l’uomo sembra perdere la
prima alla pittura informale e poi all’Astrattismo. propria identità. E’ il contrasto tra la solarità dell’at-
Sono espressioniste quelle pennellate così marcate, mosfera e la fatica di esistere.
spesso addirittura violente; sono espressionisti quei co-
lori così decisi, così netti, così vigorosi. Sono espressio- L’abbandono, 2000, acrilico su carta, cm 80 x 100

Giorgio Scaini per quella evidentissima padronanza dello spazio e per


la consumata capacità di dominio delle sue infinite,
possibili articolazioni: elementi questi che ci rimanda-
argentee, ecc.) alimenta, anch’essa, quella sensazione di
ricchezza intrinseca, quasi crisoelefantina, e di grande
libertà espressiva. Quello di Giorgio Scaini è un
Franco Migliaccio no - ma solo per assonanze ideali - a quel periodo del- atteggiamento essenzialmente figurativo che si avvale
la storia dell’arte durante il quale lo spazio fu reso og- però di una imagerie non condizionata dalla mimesis; le
getto di “forzature” e “dilatazioni” portate concettual- sue immagini sono liberamente interpretate e guidate
mente e visivamente sino alle più estreme conoscenze. da una profonda sensibilità (plastica e cromatica) e da
Ed è in questo tipo di spazio che si “muovono” le figu- una feconda carica inventiva. La sua figurazione è retta
re di Scaini; leggere e fluttuanti ma anche densamente da una scelta folta di valori essenziali ed umori psichici
plastiche e volumetricamente compiute; leggiadre ed estratti direttamente dal profondo.
eleganti, incorniciate da un divertito lirismo ma al con- Le opere di Giorgio Scaini rifuggono perciò l’atteggia-
tempo descritte in forze solide e in vibranti brani di mento “contemplativo” e ci invitano ad uno scambio
poesia e di accurate introspezioni psicologiche. emozionale, improntato a un sistema di rapporti e di
Ma il “referente” ideale dell’Artista non è reperibile in- intime relazioni con la complicità di una tecnica pre-
ternamente a un solo periodo della storia dell’arte: si ziosa, di un linguaggio sofisticato e colto, e con le armi
possono ignorare i linearismi sinuosi che ci rimandano accattivanti di un “mestiere” che, può avvalersi di mille
ai preziosismi del Liberty o alla monumentalità ele- diverse e sorprendenti soluzioni plastiche-formali.
gante di certe espressioni della Art-Deco?
L’iconografia di Scaini attinge ad un repertorio vario e
ampio che muove dal suo patrimonio culturale (frutto Primo ballo, 1988, terracotta policroma, cm 70 x 57 x 25
di sudori e conoscenze, di faticosi processi di assimila-
zione, impagabile bagaglio per un artista professio-
nalmente serio) e si congiunge a una “quotidianità”
reinventata dalla fantasia e da un “che”, sempre presen-
te, improntato ad una sottile ironia e ad un disincantato
stupore. È una realtà “rivisitata” con gli antichi stru-
menti della simbolizzazione e dell’allegoria, e filtrata da
interdimenti espressivi direttamente collegati alla sfera
delle risonanze interiori. Scaini si esprime con forme
dinamiche, espressionisticamente dilatate e, a volte, fu-
turisticamente compenetrate fra loro; forme perfetta-
mente levigate alternate alla freschezza di modellati in-
cisi o “graffiati” per imbrigliare la luce in inusuali effet-
ti chiaroscurali, di indubbia suggestione.
Ma la suggestione non è solo affidata all’eleganza delle
L’albero della vita, 1987 Osservando le opere di Giorgio Scaini ci viene da pen- forme o, semplicemente, al fascino tematico di molte
terracotta patinata sare alla irripetibile stagione del Barocco. Non certo opere e alle loro sofisticatissime stilizzazioni; vi concor-
cm 95 x 100 x 35 per l’indulgenza a quel senso ornamentale, aggraziato e re anche il colore, elemento di una secondaria impor-
gentile - mai ridondante e fine a se stesso - intenso co- tanza nella complessiva economia di tantissimi lavori.
me serissimo gioco sperimentale; nemmeno per un di- Sculture policrome, dunque, che rinnovano suggestioni
retto richiamo culturale ed iconografico, più o meno timbrico-pittoriche ove la commistione fra materiali
latente, con la grande arte del Seicento, ma, piuttosto, eterogenei (terracotte, metalli, patine bronzee auree e

Rabindranath il cui mattino “cominciò con canzoni e poesie”.


Spesso cerchiamo nelle sue parole il filosofo, il teolo-
go o quel mistico che non incontrò mai Dio, per
diano: l’artista Arup Kanti Das ha curato la produ-
zione delle canzoni musicate da Tagore e la registra-
zione avvenuta negli studi JMD Sounds di Kolkata
Tagore usare le belle parole di Padre Marino Rigon - primo
traduttore dal bengali di Tagore in Italia - ma che lo
nel 2003; un coro di grandi artisti, tra cui spiccano il
giapponese Azuma, l’italiano con un cuore indiano
Anna Schoenstein chiamò, che lo sognò da grande poeta qual era. Pietro Coletta, il cinese Ho-Kan e il giovane albane-
Proviamo allora ad ascoltare solo il poeta Tagore, che se Aghim Muka, con i loro disegni originali hanno
“Un saluto a chi mi conosce imperfetto si lasciò indietro le vecchie ampollose forme del celebrato “la voce universale” del grande poeta e im-
e mi ama”. Così scriveva Tagore, con bengali-sanscrito per scrivere nella lingua di tutti i preziosito questo piccolo volume.
disarmante modestia, in una cartolina giorni, inventando una nuova “poesia in prosa”, co- Un omaggio alla ricerca di Tagore, al suo sogno, al
indirizzata ad Albert Einstein, incon- me la chiamava egli stesso: rubava alla metrica tradi- suo Bengala dorato, alla sua meditazione che si tra-
trato negli anni Trenta a Berlino. zionale della doha, poesia a strofa popolare, reinven- sforma in canto, a quei canti che il poeta stesso dice-
Un momento che fu, raccontano i te- tando al tempo stesso nuovi schemi metrici. Una va, con dolcezza,“non condurre in alcun luogo”. Un
stimoni, come se due pianeti fossero prosa musicale e poetica. Una poesia che si serve di brindisi alla vita e a ciò che è proprio delle anime
impegnati a conversare: al pianeta Ein- una lingua così semplice da lasciarci stupefatti. più nobili: la leggerezza.
stein, pensatore con la testa di un poeta, Ed era una poesia scritta per essere cantata. Per la
rispondeva il pianeta Tagore, un poeta prima volta la musica non è la grande assente nelle
con la testa da pensatore. Poeta, pensatore, opere di Tagore pubblicate in Italia. Prese da diverse SpazioBoccainGalleria
amico dei bambini, mistico religioso, pa- raccolte, 24 canzoni - Pioggia, Amore, Puja sono un presentazione 21 Ottobre 2004, ore 18,30
triota: un figlio dei saggi dell’antica India, omaggio alla poesia e alla musica del pensatore in-
Ake Ueda 20
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Premio Movimento Segrete di Bocca
Premiazione

Giovedì 14 Ottobre 2004 - Ore 21,00


Libreria Bocca - Galleria Vittorio Emanuele II, 12 - 20121 Milano - Tel. 0286462321

Artisti finalisti

Marco Arduini Carla Benvenuto Ines Daniela Bertolino Manuele Blardone Paolo Bosisio

Gabriele Buratti Andrea Buzzi Simona Ceccarelli Andrea Cereda Christian Evallini

Aghim Muka Alfredo Omaña Rosa Quaglieri Jeannette Rütsche Giacomo Sampieri

Sergio Sansevrino Snebur Matteo Soltanto Eugenio Giuseppe Tursi Eltjon Valle

La giuria è composta da:

Raphaelle Blanga, Rossana Bossaglia,


Sergio Dangelo, Philippe Daverio, Alessandra Delfino,
Barbara Ferriani, Alessandro Papetti
Presidente onorario

Giacomo Lodetti
Alberto Ghinzani, scultore-pittore
Giancarlo Cerri

Ghinzani, scultura di ri. Il ‘più pittore” di tutti? Umberto Milani che, negli anni notturna, Pagine (1999) e Casa dell’inverno (2002), dove si
novembre, 2000 Cinquanta-Sessanta fu pittore informale d’avanguardia pur noterà l’infallibile “occhio pittorico” del maestro pavese.
lamiera e resina dipinta vincendo, nel 1963, la Biennale di Venezia come scultore. Ho sempre pensato Ghinzani come artista tra i più completi
cm 58 x 28 x 20 Dopo un avvio improntato alla attenta osservazione della incontrati durante l’arco della mia esistenza,sicuramente il più
natura nella sua continua perenne metamorfosi, nei suoi colto tra quelli della mia generazione da me conosciuti.
momenti più intensamente drammatici di cui l’artista si Completo perché è finissimo nel disegno e, come già detto,
rende interprete tramite l’osservazione del “particolare” reso con i colori ci fa ciò che vuole egregiamente approdando poi
protagonista (anni Sessanta-Settanta) con opere quali Traccia alla scultura pienamente consapevole di ciò che vuole ottene-
e Sull’acqua, Ghinzani procede nel suo percorso con altre re. Infine è profondo conoscitore della storia dell’arte in tutta
opere “costruite”tendenti ad una figurazione maggiormen- la sua complessità! Alberto Ghinzani ha percorso il suo itine-
te “bloccata”che perviene ad una aggiornata idea di monu- rario artistico tenendo varie “personali” in rinomate Gallerie
mentalità.Si vedano,in proposito,le sculture facenti parte del tra cui ricordo:Galleria delle Ore,Milano (1966-’70-’71-’95),
ciclo “Pianura”dove,al di là dei precedenti “paesaggi”,viene Galleria Documenta, Torino (1974), Galleria Bergamini
sapientemente inserita la figura. (1975-’81), Galleria Palladio, Lugano (1987) ed ha esposto in
La vera importante “svolta” avviene intorno alla metà degli luoghi pubblici tra i quali:Museo Butti,Viggiù (1995),Museo
anni Ottanta, grazie anche all’uso di nuovi materiali adope- di Sarnano (1997),Castello Sforzesco diVigevano (2002).Per
rati dall’artista per ottenere effetti materici e cromatici di ciò che concerne rassegne collettive di prestigio ha partecipa-
sicuro effetto plastico e forte impatto visivo. Ghinzani, da to alle Biennali di Milano, alla Quadriennale di Roma del
questo periodo in poi,si affida sempre meno al bronzo usan- 1999 e ad altre importanti manifestazioni internazionali. Ora
do prevalentemente lamiere, resine e vernici industriali per la Città di Torino gli dedica due grandi esposizioni contem-
l’esecuzione dei suoi lavori che — sul piano estetico — per- poraneamente, una a Palazzo Bricherasio, l’altra al Circolo
vengono ad un sostanziale mutamento. degli Artisti, mentre a Salò si terrà una sua importante mostra
Opere quali Ritratto perduto e Antiche mura (1987),via via sino concernente la parte grafica,al Museo del Disegno.
Alberto Ghinzani (1938),ha studiato e si è diplomato a Brera alle pittoricissime “Sculture di novembre”, realizzate tra la Ecco, dunque, l’opportunità di conoscere meglio uno tra i
avendo avuto come maestro Marino Marini. Ghinzani l’ho fine degli anni Novanta ed i primi recenti anni del più significativi artisti della generazione anni Trenta.
sempre visto come scultore pittore.La qual cosa,a parer mio, nuovo millennio, stanno a testimoniare la sua innata pre-
non guasta affatto. Alcuni esempi nella storia dell’arte disposizione e sensibilità pittorica. Non soltanto quando Le mostre di Ghinzani si terranno:
moderna: Medardo Rosso, Marino Marini, Lucio Fontana, usa i colori primari ma, soprattutto, quando propone la a Torino, Pal. Bricherasio/Circolo degli Artisti dal
Alberto Giacometti, Umberto Milani. Come si può notare, vastissima gamma dei suoi amati “grigi” e le coloratissi- 16 settembre al 20 ottobre
Alberto Ghinzani è in assai buona compagnia;gli artisti sopra me “terre”. a Salò, al Museo del Disegno
menzionati, tutti, chi più chi meno, sono stati scultori-pitto- In proposito si tengano presenti queste opere: Grande piega dal 6 settembre al 6 ottobre

Roberto Plevano
incontra Gaetano Orazio
re arrivato a Milano da Angri in provincia di Salerno. se la poesia abbia bisogno delle nostre parole, se la luce a
Avevo ancora addosso il profumo della mia terra, per cui i vegetali si elevano abbia bisogno dei nostri colori e
capirci quella dei pomodori San Marzano, terra ancora dei nostri gesti. La vita è una lunga convalescenza, faccio
riscaldata dal Vesuvio che vedevo lontano dall’alto di casa il possibile per non affrettare i tempi per arrivare al ter-
mia, mi portavo dentro ancora l’azzurro del mare e la mine del vagito che ho urlato alla nascita.
visione dei monti Lattari che con le improvvise pioggie Mi porto alle cose che mi circondano con la medicina
trasformava le strade del paese in ramificazioni fluviali. È dei giorni, con lentezza e discrezione riesco a volte a sin-
strano come nel tempo abbia rimosso tutti i ricordi che tonizzare il mio con i due respiri della Salamandra, a
mi legavano a quei luoghi; è solo da pochi anni e con la seguire una processione di lumache, a star dietro ad una
pittura che ho rimesso in gioco tutto. La terra lombarda libellula fin quando nei campi non si spengono le luc-
mi ha affascinato fin dal primo giorno che l’ho incon- ciole o l’ultima lampadina delle case.
trata e col tempo ho sentito il bisogno di renderle omag- Riesco a sostare sulla curva di un fiume come ad un
Gaetano Orazio gio. Mano a mano che maturano gli anni la pittura è il angolo di marciapiede, mi emoziono a guardare il lilla
“Sacrificio II” L’incontro con Gaetano Orazio è avvenuto casualmente alla viatico per comprendere l’amore e l’attenzione che ho dei fiori della cicoria comune; quando posso mi dono e
presentazione di un libro di poesie dell’amico Alberto per le cose, il caso ha voluto che lo faccia in questi luo- chiedo conforto al buio e al silenzio. Se è vero, come
Figliolia alla Mon dadori di Milano. ghi. Le famose otto ore che quotidianamente trascorre- spesso si dice, che in arte e in poesia tutto è già stato
I nostri sguardi si sono incontrati e ci siamo chiesti dove ci fos- vo in fabbrica non hanno intaccato quello che era ed è detto, è anche vero che io non c’ero.Vorrei, ora che ci
simo già visti. Sì, ci eravamo già visti alla mostra sul Nuovo il bisogno di conoscere e partecipare al mondo. sono, vivere fino in fondo ciò che mi è dato, anche la
Costruttivismo alla Libreria Bocca a cui partecipavamo en- Solitamente ho condotto una vita appartata ma sempre possibilità di intuire che c’è un filo sottile che lega la
trambi e mi ricordai anche di un interessante servizio televisi- con attenzione agli accadimenti artistici. La mia è una caduta di una foglia e la traiettoria di un aereo superso-
vo di Philiphe Daverio (Passe-partout di R.A.I.TRE) su di ricerca sul “luogo”, ho rivoltato sottosopra per anni la nico: è sicuro che atterreranno. Solo quando dipingo mi
lui. Ho visitato il suo Studio, una cascina immersa nel verde periferia milanese cercando coordinate tra il fumo di una permetto il lusso di velocizzare l’istinto e quasi mai
della Brianza, sono rimasto colpito dal personaggio e dalla sua ciminiera e un campo di frumento, mi sono perso nel- riprendo i lavori già eseguiti. Non voglio che passi trop-
opera. Da qui la necessità di conoscerlo meglio e di questa sua l’individuare le relazioni tra le architetture industriali e po tempo nella breve distanza che intercorre tra i pen-
testimonianza. quelle vegetali che vivono ai margini degli insediamenti sieri, le braccia e le mani. La parvenza di «non finito» nei
Parlare con lui è come respirare aria pulita di montagna, intui- urbani, sempre da solo con un’unica pretesa: la natura miei quadri sarà la completezza che gli daranno altri
sci di avere di fronte un uomo particolare, intensamente poeti- come maestra. Sono riuscito, lo spero, a conciliare il lavo- occhi se li guarderanno”.
Roberto Plevano
co e spirituale. ro in fabbrica con l’amore per la pittura, a non accettare
Ti seduce accompagnandoti mentalmente nel suo fiume da cui compromessi, a non far diventare la pittura un lavoro; Gaetano Orazio, “Orizzonte”
trae ispirazione, dove tutto vive e scorre, in una comunicazio- essa è per me l’unica possibilità di riscatto da un quoti-
ne intima, profonda, vera, primordiale. Lo sguardo è da ani- diano che livella in basso. Ognuno di noi è possessore di
male ferito ma non domato, limpido, lucido, buono, con lampi quelle che Thoreau chiamava «dispense celesti». Le mie
d’immensa dignità, e ti invade un senso immediato di simpa- penso siano nelle mani, depositarie di un fare che pren-
tia e amicizia. Mi ha impressionato particolarmente un’opera de corpo solo nella natura. Quello che faccio è un lavo-
che occupava tutta la parete di una grande stanza al piano di ro di sostanza, se sfioro una foglia di granoturco e poi
sopra. Era la stiva di una nave con centinaia di schiavi neri dipingo voglio che le mani rendano la sostanza della
legati a ceppi di ferro in piccole bare nel viaggio supplizio foglia del granoturco altrimenti non dipingo. Ritorno ai
dall’Africa alle Americhe ai primi dell’Ottocento, il tutto reso primordi, all’uomo delle caverne: apro gli occhi e saggio
in una inquietante serialità astratta. Immensa e potente la luce, i profumi, gli umori del giorno, li faccio miei e
Gaetano Orazio metafora della brutalità e insensatezza del male. In questi cerco di dare concretezza all’avvenire. Nessuna bravura
tempi mostruosi di finta e martellante comunicazione politi- esecutiva, anzi, mi interessano gli inciampi perché pre-
chese, pubblicitaria, tecnocratica, nella tragica farsa finale di un tendono più attenzione e quindi l’uso delle mani è indi-
potere cinico, violento e mistificante, ascolto la tua voce e mi spensabile.Tutte le cose viventi non sono forse plasmate
viene di credere ancora nell’uomo, entità poetica del cosmo. da grandi mani invisibili? Negli ultimi anni,oramai dieci,
mi sono «trovato» lungo il torrente che scorre accanto
“Dire quando ho iniziato a dipingere è difficile, forse all’Abbazia di San Pietro al Monte in Civate (Lecco); è
verso i venti anni, anche se fin da ragazzo ho sempre lì, in quel microcosmo che con la pittura mi adatto alla
sentito il bisogno di disegnare; il mio è un percorso durata della cose. Quando ritorno dal torrente sono soli-
anomalo.All’età di quindici anni ho fatto il mio ingres- to guardare indietro, mi piace pensare che il mio passag-
so nel mondo del lavoro in un’officina metalmeccani- gio in quel luogo non abbia mutato nulla e che in mia
ca, ci sono rimasto trent’anni, pochi giorni dopo esse- assenza tutto scorrerà come sempre. Mi domando spesso
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Verso l’incontro
L’abbraccio di Roland Van den Berghe
Annie Reniers

Da sinistra a destra

1
New York, 1917
Acquired for Marcel
Duchamp
by Walter Arensberg
and Frank Stella
at Mott Iron Works

2
New York, 1917
Marcel Duchamp
Signed and dated
Nel marzo del 2004 Roland Ven den Berghe fece girare la mac- mo l’attenzione sull’importanza del quadrato bianco sostituiti da due ben più conosciuti in Italia. Quando on the bearer:
R.Mutt 1917
china da stampa senza imprimere le pagine del giornale Arte In- come centro di contemplazione (Ker mit Swiler un nome viene sostituito emblematicamente costitui-
contro in Libreria Aprile-Giugno n. 45; producendo 248 riviste Champa), ricordando che negli schizzi, l’artista, cerca sce una profondità: vi sono due strati, dove uno na- 3
in bianco, che in data 30 marzo 2004 furono presentate al pub- una proporzione dei piani per attrarre lo sguardo dello sconde l'altro, come se fosse lo pseudonimo o l'etero- Paris, 1950
blico, in occasione della mostra personale, alle Segrete di Bocca. spettatore attraverso il quadrato bianco. In Mondrian nomo. L’opera di Roland è cosparsa di simboli, ma i Acquired for Marcel
l'opera è un momento in evoluzione che cresce nella simboli non sono niente se non si parte dalla nostra vi- Duchamp
Il primo incontro che ho avuto con l’opera di Roland mente dell’osservatore; medesima sensazione si avverte ta, dal nostro sviluppo psicofisico. Alzando l'oggetto a by Sidney Janis
risale a molto tempo fa, quando espose nella galleria nell’opera di Roland Van den Berghe. 90° abbiamo una costruzione che rimanda alla vita Signed and dated
on the bearer:
dell’università di Bruxelles alcuni volumi puri come la Una seconda mostra, sempre all’università, raffigurava tre dello spirito e non alle cose materiali. L’intreccio è si- R.Mutt 1917
piramide, il cubo, la sfera.Volumi geometrici che sem- pareti con una serie di fotografie. Ho pensato, "cosa c'è stematico: Roland, che vive in Olanda, incontra Mon-
da vedere?", questo perché lo spettatore in un primo drian e quest’ultimo incontra Duchamp nella mente di 4
momento non sa cosa deve guardare!. Poi ho visto un Roland. Pessoa incontra Duchamp perché ha scritto New York, 1951
motivo ricorrente: la bicicletta con contadini e ragazze. una poesia famosa sul tema della tabaccheria, molto ni- Marcel Duchamp
Più attentamente lo sguardo ha focalizzato una gruccia, chilista, dove saluta qualcuno a distanza, e quel saluto è Signed and dated
on the bearer:
posta vicino a un albero e una casa, di sbieco, e ho pen- un riscatto che salva il mondo. La sua è una disperazio-
R.Mutt 1917
sato: "questo elemento rappresenta il dolore e la bici la ne che parte dalla presa di coscienza che il mondo non
gioia". Solo in seguito ho capito che il soggetto raffigu- ha senso, basta un gesto d'incontro, quasi d’amicizia, un 5
rato era il Vietnam; un ragguaglio storico certamente legame e il mondo ritrova l'unità; anche se con un sa- Stockholm, 1963
molto discreto. Roland lavora con accenni, con un se- luto. La poesia finisce col saluto e il mondo diventa di Acquired for Marcel
gno che poi cresce nella mente e diviene immagine nuovo splendido. Se guardiamo i due giornali esposti Duchamp
quando gli elementi si incontrano. La bici è la gioia, tutti qui nell’Abbraccio, l'Expresso incontra Le Monde, il by Ulf Linde
Signed and dated
in Vietnam vanno in bici, nei villaggi, poi… è la gruccia! Portogallo incontra la Francia. Se compriamo i giornali on the bearer:
Dunque, positivo e negativo, gli opposti si incontrano e li pieghiamo l'uno dentro l'altro per portarli via sot- R.Mutt 1917
quasi sempre per caso. La bici può anche ricordare la tobraccio succede qualcosa. Il sigillo bianco di Le
Roue de Bicyclette di Duchamp; e la gruccia In Advan- Monde, con dieci buchi, lascia un’impronta sull’Ex- 6
ce of the Broken Arm come oggetti enigmatici, isolati in presso, quando pieghiamo un giornale nell’altro, esso Milano,1964
bravano dipinti con la stessa tonalità dei colori adope- un regno intermedio tra realtà naturale e simbolo aperto lascia un’impronta blu come il cielo del Portogallo.Tale Reproduced by
rati da Mondrian. Sorse in me l’idea di un filo rosso fra a risonanze diverse nella mente degli spettatori, i quali impronta, che avviene sopra l'orizzonte, cambia sostan- Arthuro Schwartz
and Marcel Duchamp
la ricerca creativa di Roland Van den Berghe e l’opera possono trovare con l’immaginazione questa libertà di za (pensiamo al Grande Vetro di Duchamp con i due Signed and dated
di Mondrian. Quest’ultimo, spiega che davanti a un interpretazione grazie alla frazione d’interstizio, che esi- regni diversi) e contiene sei buchi, è più immateriale, è on the bearer:
paesaggio di campagna al plenilunio, basterebbe trac- ste anche per l'artista. Quindi una libertà, un momento già celeste. Dunque: sotto l’orizzontale, il sigillo - sim- R.Mutt 1917
ciare una linea dalla luna verso la terra per ottenere una che si può definire coefficiente d’arte. Quando ho visto bolo di autenticità - è pesante, è un’oggetto, e qui sul-
perfetta realizzazione compositiva. In una tela s’adem- l’opera L'abbraccio, ho pensato: "ho capito l'incontro, l’altro giornale c'è solo l'impronta a forma di mongol-
pie un incontro multiforme: maschile e femminile, l'incontro tra Pessoa-Duchamp, Roland-Duchamp". fiera.Tocca allo spettatore fare emergere il legame. L’in-
realtà naturale e realtà spirituale, contrapposizioni fra L’abbraccio rimanda a un’altra opera di Roland e di se- vito è a noi rivolto, di adempiere a un gesto di unione:
l'orizzontale e il verticale che formano l'incontro dina- guito tutte si richimano fra loro in un barlume di ele- unire i due giornali come i due triangoli di perspex e
mico in un equilibrio fra posizione e contrapposizione mento che si sussegue sempre lo stesso nei suoi diversi farli incontrare, uno rivolto in su, sul quale è posato Le
(cfr. Mondrian, Realtà naturale e astratta.Trialogo du- lavori. Se guardiamo, per esempio, MUTU M', ritrovia- Monde, l’altro triangolo come una tenda che protegge
mo Duchamp nel titolo stesso, incontro tra R. Mutt, l'incontro tra terra e cielo. Roland Van den Berghe tra-
pseudonimo di Duchamp con cui ha firmato la Foun- smette messaggi da diversi paesi, sostituisce un piccolo
tain del 1917 et Tu m', il suo quadro del 1918. testo di giornale con un altro, mettendo un messaggio
La Fountain è un’orinatoio rovesciato a 90°. Dunque un personale su quelle pagine. Questa però è un’operazio-
oggetto che viene mostrato allo spettatore.Tra l’altro ne che non si vede, ma si sa!
nella fotografia di Alfred Stieglitz di quell’opera vediamo È l'oggetto-concetto, non è arte concettuale, è il con-
i sei buchi dell’oggetto ormai enigmatico, posti quasi al cetto-oggetto: l'astratto nel concreto. Il bianco in sé
centro dell’immagine, come una figura emblematica, non è niente, se non attraversa un oggetto o se non svi-
simbolo di una totalità. Innalzare l’oggetto a 90° significa luppa una vibrazione. Il collegamento con l’artista ita-
trasfigurare il naturale in dato spirituale. Nell’opera MU- liano, Manzoni, è facilmente collegabile. Nei suoi qua-
TU M' di Van den Berghe si vedono dieci buchi: è già dri con le cuciture, il fatto di tagliare e poi riunire di With the framed
un’interpretazione che va oltre i sei buchi di Duchamp; nuovo è un gesto di rimando emblematico. Anche newspapers:
da sei a dieci, in cui la somma degli elementi Rückriem, lo scultore, l’ha fatto, tagliando la pietra per 1/12 “recto”and 1/12
1+2+3+4= 10, la Tetractys pittagorica. Con il Quattro poi riunire le due parti (avviene una vibrazionie nel ta- “verso” both part of the
collection Koen Deprez,
che sta alla base innova una visione del tetragramma.Van glio e la scultura si sviluppa dall’interno). O il taglio di Brussels
den Berghe ha alzato a 90° un oggetto che ha visto (e Duchamp nel Grande Vetro: succede qualcosa quando i
rante una passeggiata dalla campagna verso la città, in comprato per un fiorino simbolico) in una tabaccheria due elementi si incontrano e per Duchamp l'opera non
De Stijl 1919). Una sintesi di tale assunto filologico e prestigiosa del '900 ad Amsterdam, trasferendo dall’oriz- finisce, lascia il Grande Vetro incompiuto. Gli dava noia,
critico lo si può scorgere nella croce del giornale bian- zontale al verticale dieci sigari. L'artista da parte sua pre- e la lascia definitivamente incompiuta. L’invito a noi ri-
co di Van den Berghe. L’apertura del giornale, infatti, senta allo spettatore una sorta di offertorio di contem- volto, ancora una volta, è di continuare e ultimare la
consente allo spettatore di percepirne le pieghe e sosta- plazione.Van den Berghe riprende l'atto unico di Du- sua opera…ancora incompiuta!
re dinanzi alla croce, leggendone i segni, identificabili champ, continuandola come fosse uno "spettatore inte- .... al prossimo Arte Incontro
nelle lettere V e A: una filosofia dei contrari, in un uni- grato" (Cesare Brandi). La funzione critica di
cum, il cui rovesciamento delle parti nell’indicazione – quest’opera risulta poi nel confronto dell’im-
segno è presente. Avviene così dell’Ave Maria come magine emblematica con il denaro buttato in
esperienza di croce e per il sigillo di Salomone, impli- basso, chiara allusione al commercio. Qui il
citamente suggerito; esperienze, queste, seppur insolite confronto è fra la trasparenza luminosa della
di “rovesciamento” care a Marcel Duchamp. Inoltre, vi tetractys e del tetragramma e il denaro.
è un chiaro senso di identificazione da parte dell’artista A questo punto, immaginando di partire per
nell’opera, attraverso le tre lettere presenti atte a sugge- un viaggio fantastico, ci apprestiamo a leggere
rire uno pseudonimo “V.V.V.” (chiaro riferimento alla l’avvoltoio raffigurato su MUTU M' e sul-
rivista di Breton) con cui Roland Van den Berghe fir- l’Abbraccio come simbolo della dea madre
ma i suoi testi, come, tra l’altro, si vede sulla pagina da Mut, la dea egiziana. Con quell’idea si va in
lui chiamata Immixture del giornale Le Monde (espo- Egitto, dove Eduardo e Peppino de Filippo
With the envelops:
sta alla mostra delle Segrete di Bocca) col titolo Eduar- sono arrivati in mongolfiera dopo il giro del 9/248 “recto” 9/248
do e Peppino sont entrés dans la légende. mondo nel 1999. Certo, non loro, ma Ber- “verso” collection
Tornando, solo per un istante, a Mondrian focalizzia- trand Picard e Brian Jones. I nomi sono stati G. Lodetti
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Sotto vuoto spinto Attraverso gli sguardi
Valeria Modica Mariola Vicentini
Eliana Colombino Antonio D’Amico
Sotto vuoto spinto è una zione. Dal 1992 al 1993 arricchisce la propria profes- L’arte di Mariola Vicentini concettualmente si edifica
metafora del sesso sionalità nella collaborazione con alcuni laboratori di sull’espediente singolare, e quanto mai originale, che
“pronto da consumare” ceramica a Palermo, sperimentando nuove forme consente allo spettatore di scrutare la percezione intima
prodotto in serie e pro- espressive. Nel 1995 si trasferisce alla "Fiumara d'Arte" che l’artista possiede di se stessa e del mondo che la
tetto da confezioni sot- di Castel di Tusa e lavora alla creazione e ideazione di circonda più da vicino. Fer-
tovuoto che garantisco- oggetti ceramici e di nuovi motivi decorativi per la marsi a guardare i suoi qua-
no l’asetticità del “pro- Fiumara. Mettendo a punto le tecniche sperimentate dri significa entrare nella
dotto”. L’erotismo, la collabora con artisti di rilievo quali Elisabeth Fralet, sfera percettiva di una gio-
sensualità, il sesso, carat- Graziano Marini, Paolo Grassino, Luigi Mainolfi. Nel vane artista che sembra di-
ter izzati dall’idea del 1998 allestisce e realizza collaborando con l’artista Ri- latare lo sguardo, come da-
movimento, del divenire chard Long, per il Comune di Palermo, la mostra due vanti allo specchio, immer-
che intrinsecamente li installazioni legate alla land art presso i Cantieri Cultu- gendosi nell'intimo d’ogni
avvolge diventano qui rali alla Zisa di Palermo. Nello stesso anno e nel mede- singola parte recondita. La
fermi, bloccati standar- simo sito collabora con Rosemarie Trockel e Carsten sua opera, quindi, è l’esatta
dizzati e prodotti in serie Holler alla realizzazione dell’installazione Addina. Nel corrispondenza della per-
secondo procedimenti 2000 la mostra personale dell’artista per la Provincia cezione che Mariola pos-
rigorosamente industriali Regionale di Palermo Lineaspirale presso l’oratorio di siede del corpo, degli even-
che l’artista ha voluto se- Santo Stefano Protomartire a Palermo. “Sotto vuoto ti che la colpiscono e degli
guire r icorrendo alle spinto” nasce come mostra virtuale di opere estrema- affetti a lei più cari. In que-
macchine delle industrie mente materiche negli anni successivi. sta direzione, la pittura di-
alimentari per il confe- viene una lente d’ingrandi-
Arancia Meccanica zionamento sottovuoto. Erotismo massificato, uniforme mento della sua psicologia
polimaterico nelle sue manifestazioni, imprigionato nelle maglie del- interiore, concentrandosi
Abissi, 2004, acrilico su tela
la rete planetaria dei consumi, e visto dall’artista in visivamente nel punto di
chiave ironica. I materiali utilizzati provengono dall’uso massima espressione dell’universo cromatico, vale a dire
quotidiano: appaiono gli imbuti e le spugne che scelti negli sguardi dei protagonisti.Verosimilmente, infatti, i
dall’artista vivono un momento d’esaltazione balzando personaggi, siano esse donne o uomini, con fogge
dagli anonimi scaffali di un supermercato alle tele co- orientali o non, raffigurano per traslitterazione gli
lorate e materiche, simboli traslati di un erotismo non sguardi con cui Mariola guarda il mondo.Tra l’altro, è
represso e giocoso, casalingo ed ironico. L’uso di mate- quel gioco intrigante degli sguardi che cattura l’atten-
riale del quotidiano non artistico e legato alla civiltà zione dello spettatore con subitanea ammirazione per
del sintetico e abbraccia l’essenza del messaggio che un’arte che affascina e lancia nuove dimensioni di let-
l’artista vuole tramandare: la civiltà dei consumi ricca tura. Riconoscersi attraverso quegli sguardi è possibile,
di oggetti e di simboli facilmente fruibili dove la ses- così come estrapolare i sentimenti – l’orgoglio, la soffe-
sualità s’impadronisce del design degli oggetti di uso renza, la rabbia – dagli assetti luministici diviene la sen-
comune e dell’arte stessa che diventa nell’intento del- sazione, da parte di chi guarda, di sentirsi quasi spiato e
l’artista merce riproducibile quasi industrialmente in scrutato da quei visi.
serie, assemblata e confezionata con un packaging tec- Mariola Vicentini nasce ad Arezzo nel 1974, frequenta
nologico quale il sottovuoto. L’artista crea le sue opere e si diploma all’Ent Art Polimoda nel 1998. In seguito,
con procedure rigorosamente artigianali dalla predispo- si dedica alla moda vincendo alcuni premi e collabora
sizione dei telai alla stesura e preparazione delle tele ad una linea di collane creative. Attualmente si è trasfe-
spesso materiche trattate con polvere di marmo: per rita a Roma dove vive e lavora. La sua pittura potrebbe
quest’ultima produzione sceglie il messaggio forte e riassumersi, sebbene cosa non facile da fare per la po-
antiartigianale del sottovuoto per dare enfasi all’idea di liedricità d’intenti, come un cannocchiale diretto su
fondo che la crisi della diversità è nel sesso come nel- due direzioni contemporaneamente; da una parte i
l’arte.Valeria Modica è nata a Caltanissetta nel 1967, sentimenti, quindi l’anima in cui sono contenuti allo
opera e lavora a Palermo. Nel 1991 si diploma all'Acca- stato primordiale, dall’altra la società, globo entro il
Try to fly, polimaterico demia di Belle Arti di Palermo nella scuola di Decora- quale i sentimenti trovano il loro pieno esplicitarsi.

MOVIMENTO
arte contemporanea
Il 9 giugno si sono inaugurati i nuovi
locali della Galleria Movimento Arte
Contemporanea. Uno spazio unico
dove ammirare opere di ar tisti
emergenti e non. Un contenitore
per l’arte curato in ogni particolare,
studiato per incuriosire i visitatori e
valorizzare al suo interno le opere.
Una cornice pulita, bianca e nera,
con prospettive simmetriche, so-
spese e giochi di luci. Il tutto per
rendere l’ambiente minimalista,
informale e accogliente.

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Sul filo dell’arte a cura di Stefano Soddu
arte contemporanea
V. le Col di Lana, 8 - MI
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domanda surreale denti studi. Amo gli studi che sembrano depositi. Un Sono Debora Ferrari, Presidente e socio fondatore di
mio maestro, Dova, aveva la stessa idea. In tutti i miei Fabbrica Arte, una piccola società cooperativa sociale di
“il sesso può luoghi di lavoro ho aggiunto solo alcuni mobili spesso
recuperati in un secondo tempo”. Lo studio è compo-
beni culturali onlus, che per prima in provincia di Vare-
se ha voluto iniziare cinque anni fa un cammino - en-

essere arte?” sto da due locali. Il primo, a pian terreno, è adibito a


biblioteca; il secondo, più vasto, a cui si accede da una
scala posta sul fondo del primo locale, è seminterrato
tusiasmante quanto rischio-
so - di modello no-profit
nella gestione di beni mo-
ed è il vero e proprio atelier. In ambedue i locali la lu- numentali e nell’organizza-
risponde ce è artificiale. La biblioteca. Sulla parete destra, appena zione di eventi, partendo da
Oreste Ferrando oltre la porta alcuni disegni, incorniciati, di Carla, sua
moglie, “Il Nido”, dei figli Amanda, “I Pulcini” e Simo-
basi scientifiche e favoren-
do un lavoro qualificato
ne, “Il Vortice”, fatti questi ultimi quando erano bambi- professionalmente (modello
Si, anche. Il sesso può tranquillamente essere arte visto
ni. In fondo alla stessa parete un manifesto di una mo- che dal 2000 stiamo appli-
e considerato che nell'arte contemporanea si vede così
stra organizzata a Vergiate negli anni cinquanta dove, si cando principalmente alla
tanta prostituzione.
annuncia, suonerà la banda di Sesto Calende. Redatto gestione del Chiostro di
da Bay in chiave ironica e con la retorica di quegli an- Voltorre in Gavirate, grazie
ni, riporta tra gli artisti, oltre Dangelo, nomi divenuti a una convenzione con la
importanti, tra cui e per tutti Fontana. Di fronte una Provincia di Varese, ente
piccola scrivania piena di carte e libri; sul davanti una proprietario). Fabbrica Arte
sedia “da posa” in legno scuro che costringe il modello ha tra i suoi scopi la valorizzazione e la promozione del Sergio Dangelo
ad un portamento innaturalmente eretto. Al fianco un patrimonio storico artistico e monumentale, l’organiz- El mar, 1955
mobile, disegnato da Ducros, a vetrine opache che na- zazione di eventi culturali, l’interrelazione e l’integra-
sconde la scala. Sparsi ovunque vari oggetti, quadri e zione territoriale di sistemi, dando anche lavoro a per-
sculture di amici artisti tra cui Sangregorio, Festa e Sca- sonale svantaggiato e creando nuove opportunità pro-
navino. All’imbocco della scala per il seminterrato un fessionali per giovani che escono dai nuovi corsi uni-
bel monocromo su cartone a nido d’ape rinforzato di versitari.Tornando dunque a noi, e a Malraux, la nostra
La terra è più luce di ogni altro giorno da qui a dove teca n.1, 2002, cm 150 X 60

Aubertin. L’atelier. La prima impressione, poi confer- mission si identifica con i nostri statuti: dare un destino
mata, è di ordine e metodo. Sulla sinistra il banco at- contemporaneo a ogni storia, raddrizzare le visioni, at-
trezzi: martelli, pinze, tenaglie, cacciaviti di ogni misura tualizzare le letture, creare nuove possibilità di scambio
appesi sulla parete per tipologia. Sul banco, in fila, una culturale, dare spazio e godibilità alle arti, perché l’uo-
sterminata collezione di bicchieri di recupero di plasti- mo di oggi possa comprendere e godere il patrimonio
ca color nocciola; all’interno chiodi e viti. Ovviamente di cui è fortunato erede.
in ogni bicchiere la stessa misura di minuteria. Più
costruzione vetri float, fotolito, ferro, alluminio, fango, aerosol

avanti una semplice libreria carica di cataloghi. Al cen- CONTEMPORANEITA’ DEI PROGETTI E
tro della stanza i tavoli da lavoro macchiati di colore. Il DELLE PROPOSTE
più vasto è ricavato da un tavolo da ping-pong per le Proprio questa è una caratteristica saliente del nostro
tele di grande formato. Dangelo non ha mai dipinto in operare: dare una lettura contemporanea a qualunque
verticale; il cavalletto serve solo per mostrare agli ospiti strato e stato della cultura per attualizzare i temi, vivifi-
i lavori. Sulla parete destra il lavandino e un mobile carli, renderli appetibili alla gente, metabolizzarli in for-
con una insolita rastrelliera adibito ad accogliere colori me diverse per trasformarli in energia per i contesti so-
e pennelli presenti in quantità industriale. Però ne usa ciali in cui siamo inseriti. Profondamente legate alle
pochi, mi confessa, e quasi sempre gli stessi. Non man- esigenze del territorio cerchiamo sempre e comunque
ca neppure un banchetto da falegname con le morse di di precederlo, dando indicazioni di come evolverci, di
legno: usato per le sue sculture e per comporre oggetti come andare avanti, con un occhio all’oltre e al doma-
un poco dada.Teatrini surreali, sculture delicate, tra cui ni. Ripeterei i nomi di tutte le associazioni se volessi
una con inserto di fiori e oggetti sparsi, completano il ancora rimarcare come vengono attualizzati i discorsi
resto dell’arredo, unitamente ai quadri disposti alla base culturali, letterari, artistici, poetici, teatrali, ecologici e
delle pareti con l’immagine rigorosamente rivolta verso geografici, ambientali, divulgativi che voi, rappresen-
il muro. C’è ovviamente l’armatura Kendo su una se- tanti istituzionali che ci ascoltate, potete nuovamente
dia. Surreale anch’essa nella sua orientalità collocata evincere leggendo le nostre intestazioni.
com’è tra le opere di “Dangelo San”, maestro con di- La nostra missione, sia che abbiamo un contenitore -
ploma giapponese della Zen Nippon Kendo Renmey. una sede - in cui attuarla, sia che ideiamo eventi itine-
Orientale è anche il thè tibetano, che mi offre, e ama ranti o temporanei, è dare un “oggi” alla voce dell’arte
offrire agli amici, caldo e sapido in una piccola tazza che supera ‘di mille secoli il silenzio’.
Visita allo studio azzurra di porcellana. Dangelo, poeta, pittore, praticante
di scherma, da anni ha abbracciato la civiltà del thè. PUNTI SALIENTI PER UN FUTURO PRESENTE
di Sergio Dangelo Il 3 luglio scorso grazie alla Regione Lombardia, Assessorato alle Culture
Con disponibilità e soddisfazione ci siamo confrontati
al Forum di maggio e oggi a questo Forum rendiamo
Stefano Soddu identità e autonomie, e alll’Assessore Ettore Albertoni, si è iniziato a parlare
pubblico ciò che nei nostri animi cresceva già da tem-
in modo ampio, nuovo e diverso delle capacità di chi opera nella cultura oggi. po, grazie alla Regione Lombardia-Assessorato alle
Conosco Sergio Dangelo, surrealista di “grande razza” Oltre duecento le associazioni presenti per un forum di grande richiamo e uti- Culture, Identità e Autonomie, che ha ideato questo
(Breton dixit), da moltissimi anni. Ho visitato un suo lità nel confronto e nel dialogo la cui finalità è e sarà dare sostegni legislativi e incontro, preziosa opportunità di crescita e confronto.
attuativi migliori proprio per chi opera in questo campo. Mi sembra significati-
bellissimo studio negli anni sessanta, con le vetrate su vo riproporre uno di questi interventi, quello di Debora Ferrari che ha rappre- Almeno tre sono i punti che possono creare una cor-
un rigoglioso giardino. Era già un mito per il suo Mo- sentato il gruppo dei promotori dell’arte, quelli cioè che vitalizzano il contem- rente alternata permanente con chi ci governa, ma an-
vimento Nucleare. E poi, biennali di Venezia, Qua- poraneo. Una riflessione per un dibattito che può continuare… che fra di noi.
driennali di Roma e la vasta antologica nel 1972 al Pa- Stefano Soddu 1) sinergia operativa sulle problematiche per dare voce
lazzo Reale di Milano (87 opere esposte). Si tratti oggi alle nostre esigenze e dare modo alla Regione di attua-
re politiche di sostegno alle nostre attività creando un
di amicizia e di reciproco rispetto. Da parte mia anche
di gratitudine per avermi tra l’altro aiutato, felicemen-
te,, all’allestimento di una mia particolare mostra all’O-
La nostra missione? canale di avvicinamento e informazione costante;
2) sfruttare i sistemi regionali (biblioteche e musei) in ac-
ratorio della Passione di Milano, con preziosi suggeri-
menti di cui feci tesoro. Sergio Dangeto è una persona
Dare un destino cordo con l’Assessorato, per migliorare la promozione e la
divulgazione sul territorio regionale ma anche per acqui-
dolce. Ma non vuole evidentemente che questo lato
del carattere appaia apertamente. Di solida corporatura
contemporaneo sire, da parte nostra, continui aggiornamenti e migliorie;
3) agevolare noi stessi l’integrazione fra le azioni delle
frutto di anni di disciplina Kendo, ha occhi attenti e vi-
vaci. Una parlata veloce e colta e una vasta e raffinata
a ogni storia associazioni lombarde, ciascuno sul proprio territorio
per beneficiare dei risultati ottenuti.
cultura da letterato e da pittore, rendono la sua con- Debora Ferrari Occorrerà confrontarci sempre più spesso e trovare la
versazione una fonte inesauribile di informazioni di forza comune di sviluppare sinergie - anche solo e
prima mano sulle vicende dell’arte e sugli artisti euro- Fabbrica Arte - Direzione Chiostro di Voltorre semplicemente comunicative - in grado di stare al pas-
pei degli ultimi dieci lustri. Occupa da diciotto anni il so con una Europa che accresce i servizi, amplia i baci-
suo attuale studio, dopo aver conosciuto gli atelier di “Ogni capolavoro è una purificazione del mondo. ni di utenza e modifica le distanze. Sarebbe anacronisti-
Parigi, Londra, Bruxelles e lavorato, abitandovi, nella E l’emancipazione di ogni artista dai propri limiti rin- co oggi continuare a vedere singole istituzioni impe-
Villa Colleoni, del veronese. La porta d’ingresso si af- nova la vittoria dell’arte sul destino dell’umanità. gnate in una lotta di proposte per soddisfare un’utenza
faccia discreta e senza targhe su un cortile di un edifi- L’arte è un antidestino”. sempre più esigente. C’è un tesoro nascosto dietro
cio della antica Milano che si estende a ovest di via To- con queste parole scritte da André Malraux nel 1935 questo non utopistico progetto, fortunatamente soste-
rino.”Prima era un cravattificio - mi informa - e non voglio salutare il pubblico presente per avviarlo fin d’o- nuto dall’Assessorato alle Culture, Identità e Autono-
ho cambiato niente. Ho mantenuto le stesse lampade, ra dentro la mission che caratterizza le Associazioni di mie della Regione Lombardia: la crescita del territorio
alcuni tavoli e gli arredi, così come ho fatto nei prece- volontariato che si occupano di promozione culturale. e la soddisfazione dei suoi abitanti.
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Il ritorno, 2001, olio su tela, cm 80 x 40
Il National Museum una sua immaginazione del creato, ancora in nuce, rac-
of Women in the chiusa in consistenze materiche compresse, non del
tutto risolte, visibili e libere da limiti. Una incomple-
tezza evidente ma non sofferta. È l’intimità che trionfa,
Arts arriva in Italia quasi una conteplazione attualmente in corso che tro-
verà, in un prossimo futuro ancora non esplicitato, il
Simona Bartolena netto concretarsi nella vita attiva. Un movimento
espressivo che dall’interno, in formazione, sfocerà all’e-
Se è vero che non esiste un’“arte femminile”, così co- sterno di se stessa. Mostrarsi ma non del tutto con un
me non ne esiste una “maschile”, è altrettanto vero che ego che risiede nelle viscere dell’oscurità, nella recon-
sono esistite, e continuano ad esistere, moltissime don- dita e nuda terra. L’esibizione di se stessa, da parte del-
ne che hanno fatto arte. Presenze importanti, spesso in- l’artista, non è ostentazione di una fisicità già definita,
giustamente dimenticate. Il National Museum of Wo- ma solo un silente inizio di disvelamento per evitare la
men in the Arts di Washington lavora da anni su questo totalità di consuetudini già composte in sentimenti as-
argomento, proponendo, oltre che a una ricca collezio- sodati. Un progresso dinamico, oserei dire un barlume
ne permanente interamente dedicata all’universo fem- futurista, che si lascia mutare e ampliare dopo nuovi
minile, mostre, conferenze, iniziative editoriali sul tema. impulsi e sensazioni. I quadri di Elena rivelano una
A settembre lo staff di questo prestigioso museo – il giovane donna-artista in cammino che per maturare il
decimo americano in termini di importanza – sbar- suo fare pittorico e il diluirsi della quotidianità necessi-
cherà in Italia, per presenziare alla nascita dell’Associa- ta una protezione. Grandi e forti mani s’intendono
zione degli Amici del National Museum of Women in espresse con adeguatezza, che divengono, in tale dire-
the Arts, che si impegna, oltre che a diffondere l’imma- zione, simbolo di guida e protezione. E se per questi
gine del museo in Italia e agevolarne i contatti con la intenti s’incrociano spirituale e materiale avviene un
nostra realtà culturale, anche a organizzare iniziative di gioco simbiotico di identità. È il gioco delle parti, di
approfondimento sul tema e a promuovere nuovi ta- pirandelliana memoria, che campeggia nelle figure e
lenti. Un programma ambizioso e di grande interesse, nelle radure in penobra di Elena Ferrari. Spazi, figure
al quale ci auguriamo che l’Associazione, che verrà animate che aprono uno squarcio della sua identità.
presentata il 22 settembre, presso la “Società del Giardi- L’artista invita l’osservatore a passare dinanzi alla sua
Anna Laura Cantone
copertina Andersen
no” di Milano, riuscirà a tenere fede. L’armonia opera, scrutarne i sentimenti, per cercare un quid che
permetta a ciascuno di identificare il proprio ruolo da
aprile 2004
degli opposti protagonista per giocare se stessi nell’affascinante gioco
della vita.
Elena Ferrari
Antonio D’Amico

Nel variegato cosmo dell’espressione artistica contem-


poranea, sembra perpetuarsi, in alcuni proficui casi
sempre più sovente, il forte legame, generatore di un
sodalizio d’intenti, fra personalità e carattere dell’indivi-
duo con ciò che si concreta nella sua opera pittorica.
Indiscutibilmente il quadro è il biglietto da visita, che
non si presenta come un oggetto inanimato estraneo
alla fisicità del suo protagonista ma è tracciato, con se-
gni essenziali, attraverso la delicata fibra fluente di un
cromatismo ancora in divenire. Elena Ferrari consegue
il diploma presso il liceo artistico di Lodi e in seguito
frequenta lo studio del pittore Vittorio Emanuele a
Cusago e affina le sue capacità disegnative collaboran-
do con diversi studi grafici. Già, perché incontrare Ele-
na Ferrari, nata a Milano nel 1973, e captare, in separa-
ta sede, i suoi dipinti, significa riconoscere l’ideologia
della filosofia dei contrasti, che trionfa nelle forme ar-
moniche e avanza con audacia nella calma piacente de-
gli equilibri espressi, forse anche troppo calibrati. In tal
senso, è un perpetuo stimolare l’immaginazione di chi

Tra cielo e terra tende ad accostarsi al mondo pittorico di Elena, ancora


tutto in divenire. Ogni forma raffigurata è pervasa da
una trasparenza sperimentale che proietta lo sguardo
Monica Isler verso orizzonti ancora da scoprire e intangibili. Luci,
Antonio D’Amico colori, spazi informi, tendono ad armonizzarsi come
una danza suadente, lenta e avvolgente. Elena possiede Paesaggio, 2004, olio su cartone, cm 50 x 36
La donna, l’artista, si rivela attraverso un dinamismo
materico di forme contrapposte fra verticale e oriz-
zontale …fra cielo e terra, dove il punto d’incontro, le
radici e le fronde, rimangono oscure al nostro sguar-
do. L’intento della pittura di Monica Isler è di aprire
una finestra sul mondo, il suo cosmo conosciuto, lo
Elena Mutinelli
stesso che si addentra nelle radure umbratili dei suoi
paesaggi boschivi. La realtà raffigurata trova, però, un
Sculture & disegni
Paesaggio di bosco, punto di vista deforme, non una veridicità di narra-
2004, tecnica mista zione ma un’alterazione ‘geometrica’ di espressioni
filtrate dalla mente e vis-
sute nell’oggi. Il percorso
cromatico spazia dal na-
turale, con l’emozionale
presente, non osando
l’incerto, alla rivelazione
di un io figurato, ravvisa-
bile nel tronco, che certi-
fica l’unica forza dell’e-
go: l’attuale stato di ma-
turazione. I quadr i di
Monica aprono mille cu-
riosità, così come l’uni-
verso femminile, una
gentile fragilità nascosta
nella plasticità del colore
e l’attaccamento al visibi-
Dal 7 Ottobre al 12 Novembre 2004
le. Ma nessuna certezza Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni di Lugano
per ciò che sarà l’evolu-
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Articolazioni spaziali di Valdi Spagnulo
Giorgio Zanchetti

Nelle costruzioni sottili, apparentemente ai limiti prelevato e ostentato come portatore d’una memo-
della legittimità e della sostenibilità statica, proposte ria industriale al tempo stesso umana e meccanica,
in questa mostra da Valdi Spagnulo si risente — esistenziale e sociale, storica e metaforica: sono
quasi in controtendenza rispetto alla linea di ricerca questi i legni smangiati, i plexiglas sgraffiati e mac-
linguistica o massmediale privilegiata da molti tra i chiati, i metalli stessi bruscamente torti e saldati sul
colleghi della sua stessa generazione (quella dei filo d’una parvenza di precarietà. Sul versante op-
quarantenni, per intenderci) — la volontà di un ap- posto è altresì riconoscibile l’indirizzo d’un raffinato
profondimento rigoroso e diretto della dialettica di esercizio grafico d’impronta neo-concettuale, in cui
struttura e materiale. la consapevolezza del mezzo, la pertinenza del mate-
La piegatura a freddo, a sola forza di braccia e senza riale e la puntualità descrittiva del segno lineare si
esitazioni né ritorni, delle fini cornici metalliche di integrano complemetarmente costituendo i tre dif-
ferro o d’acciaio, dimostra una sensibilità tattile per ferenti livelli di discorso (e i tre registri stilistici) di
l’armonia dell’angolo e della curva che non sarebbe un’unità espressiva complessiva.
stato possibile delegare a nessuna tecnica di forgia- Al contrario di quanto accade ed è accaduto spesso
tura più elaborata e a nessuno strumento meccani- in altre esperienze artistiche recenti, questa duplice
co. La partita della resistenza della barra, del peso e polarizzazione del lavoro di Valdi Spagnulo non co-
della trazione della leva si gioca tutta tra la stretta stituisce per lui un limite né una dispersione di for-
del palmo e quella di una semplice morsa da banco. ze. Al contrario, gli permette di esercitare, spingen-
Sulla parete la loro linea spezzata circoscrive, senza dolo fino in fondo, un approfondimento analitico tezza di quelli che lo scultore chiama disegni o pro- Shangai café, 2003
racchiuderla in sé, un’area, proiettandosi con discre- che è di per sé autonomo tanto dal materismo getti, ma che sono, assai più propriamente, da defi- ferro, acciaio, plexiglas
zione e leggerezza nell’ambiente e indicando così informale quanto dal concettualismo (o dal poveri- nirsi opere autonome, di piccole medie dimensioni, Collezione dell’artista
l’illusione di una soglia attraverso la quale la porzio- smo) rigorosamente intesi, poiché mantiene le pro- in cui la medesima tensione spaziale e ambientale
ne di spazio, virtuale, interna all’opera e lo spazio, prie radici strettamente appigliate alla dimensione delle sculture maggiori è declinata, quasi in riduzio-
reale, in cui lo spettatore si muove possano coinci- più immediata del fare e alla comprensione piena ne scalare, nella facilità di impiego e di sperimenta-
dere e, contrapponendosi, identificarsi. dei valori espressivi e formali della materia. zione del cartone, delle colle, della grafite e dell’a-
Tale complessità d’articolazioni spaziali che queste Non è un caso che in questa mostra le sculture me- crilico. Si tratta di un fare in senso proprio com-
strutture suggeriscono e impongono si colloca a talliche lineari che hanno caratterizzato la produzio- pendiario, teso cioè a ridurre e sintetizzare tutti i
mezza strada tra due tradizioni a primo vedere di- ne di Spagnulo negli ultimi anni tornino ad essere passaggi retorici, compositivi e plastici in pochi o
stanti e inconciliate, senza però assimilarsi piatta- affiancate da una nuova esperienza bidimensionale, pochissimi tratti essenziali, che rendono, forse, più
mente all’una o all’altra. Da una parte possiamo in- ma non più derivante dalle campiture materico- visibile la struttura che sottostà all’articolazione del-
dividuare la linea d’una rinnovata scultura d’assem- informali sagomate che occludevano parzialmente i le forme, senza divagazioni, senza fronzoli, con una
blaggio di matrice post-dadaista, nella quale l’ogget- telai chiusi e rigorosi dei secondi anni Novanta, intenzionale povertà di mezzi e d’intenti, ma non di
to (o una pluralità d’oggetti) di scarto, vissuto, è bensì in direzione della spontaneità e dell’immedia- maestria né di pensiero.

SALA GARZANTI, via della Spiga, Milano

FULVIO RINALDI
novembre, 2004

Sospeso, 2003
ferro, acciaio, plexiglas
Collezione privata

Mostra di Valdi Spagnulo


“PARVENZE DI PRECARIETÀ”
a cura di Giorgio Zanchetti
Galleria Arte + arte contemporanea
c.so Matteotti, 3 (ing. Via Romagnosi, 4) Varese

Inaugurazione: sabato 2 ottobre 2004 ore 18.00

dal 2 ottobre al 5 novembre 2004

Orari di apertura: da lunedì a venerdì 15,30 - 19,00


sabato 10,00 - 12,00
domenica 10,00 - 12,30

Per informazioni: Galleria Arte + arte contemporanea


tel. 0332 237782 (orari di galleria)

Catalogo in galleria

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Vittorio Emanuele secolo di distanza dall’esordio delle avanguardie storiche,
la forma delle opere ha spesso dismesso il riscontro natu-
rale, la riconoscibilità dei soggetti delle opere d’arte,
seconda versione del medesimo soggetto, quando l’o-
pacità del muro che in aurea sezione divide la com-
posizione, fa da quinta teatrale allo spettacolo lumine-
Carlo Adelio Galimberti abbandonando i sapienti sentieri della mimesi sui quali scente degli acini dei grappoli d’uva, che sporgendosi
s’era da millenni incamminata la storia dell’espressione sul bordo del vaso che li sostiene intercettano quei
Nelle ultime sue opere Vittorio Emanuele pare assecon- artistica. Ecco perché ho parlato di coraggio nella poeti- raggi che in trasparenza hanno attraversato le foglie dei
dare alla lettera e con ostinato coraggio la qualità neces- ca diVittorio Emanuele,come quello di chi sfida le mode piccoli tralci di vite.
saria che il letterato Luigi Dolce imponeva come condi- e le facili scorciatoie poetiche,rappresentate da coloro che Ed è la stessa luce che ne I cedri di ribera accarezza deli-
zione dell’arte del suo tempo: «L’ufficio adunque del pittore si affidano a segni improvvisati magari per giustificare cata l’intonaco del muro di fondo per accendersi infi-
è di rappresentar con l’arte sua qualunque cosa, talmente simile pretese concettose attorno a prodotti definiti artistici e ne nell’arancio prorompente del colore dei frutti che
alle diverse opere della natura, ch’ella paia vera», (L. DOLCE, che spesso compiono vere e proprie invasioni di campo, punteggia la base dell’opera, quasi una sorta di foco-
quando quattro parole cancellate da un testo o un sasso laio delicato e naturale, metafora della bellezza che si
isolato in una stanza vuota s’ammantano di pretesi e pon- produce quando l’offerta della natura incrocia la sen-
derosi concetti filosofici che di pesante hanno spesso solo sibilità dell’artista.
il fardello del “catalogone” che le accompagna, rivelando Un lavoro lento e disciplinato quello di Vittorio
come si possa bistrattare la filosofia chiamandola “arte”, Emanuele, come di chi sente la responsabilità della
facendo quindi due danni in un colpo solo. storia che lo ha preceduto e che l’artista ripercorre
Ma non si tratta solo di coraggio: esiste nell’opera di con frequentazioni colte e impegnative, facendo inte-
Vittorio Emanuele anche una sorta di “moralità” delle ragire antico e contemporaneo, ma mai in modo gra-
immagini come quelle che sgorgano da una “religio- tuito o capriccioso, ma sempre restituendoci d’ogni
sa”, lunga, lenta, preziosa conduzione il proprio lavo- nota dei suoi registri pittorico-musicali il timbro cro-
ro. Che è quella di chi ha lo sguardo che è degli arti- matico dal tono più seduttivo. Ecco allora che le cita-
sti: uno sguardo che non soffoca l’esistente nella zioni di opere antiche, riprodotte nell’ironica veste di
costrizione delle definizioni funzionali cui la nostra fotocopie accartocciate, paiono assumere una sorta di
cultura l’ha ridotto, ma l’osserva e lo sollecita da inna- fedeltà ad un’antica fonte feconda, unita alla consape-
morato per stimolarne la rivelazione dei sensi più volezza del tempo trascorso che lo spiegazzarsi della
nascosti. È questa una maniera che ci viene rivelata carta sembra affermare, mentre l’utilizzo del supporto
dal protagonismo della luce delle ultime sue opere. della fotocopia che Emanuele riproduce dipingendo-
Quella luce sono gli occhi di Vittorio Emanuele che la, intesse un fecondo discorso tra l’antico insegna-
come in Le luci del meriggio sale delicata dal lontano mento dell’arte e le urgenze pressanti del nostro
orizzonte, per incresparsi nelle fratture d’un antico tempo.
Le ombre lunghe Dialogo della pittura, intitolato l’Aretino..., Venezia 1557). tronco spezzato, quasi che ogni ombra ed ogni baglio-
del meriggio, 2004, Certo oggi è difficile ascoltare quest’imperativo ed è per re siano frammenti d’una lunghissima storia che quel Vittorio Emanuele - Cascina Robaione - Cusago
olio su tela questo che abbiamo parlato di coraggio. Infatti, ad un legno trattiene e ugualmente rivela. Od anche nella (Mi) - 02.48843062 - 335.57.82.122
cm 75 x 118

sto spirito, proponiamo. Un pittore Giuseppe Mallai, CARLA DI PANCRAZIO: una piemontese ormai
uno scultore Marco Cornini, un incisore Carla Di naturalizzata veneziana, studi classici e laurea in storia
Pancrazio.Tre validi artisti. della Critica d’Arte con una formazione artistica sotto
la guida dei maestri Soffiantino e Ramella. Pittura ad
GIUSEPPE MALLAI: Un sardo, nato nel 45 a olio ed acquaforte sono le sue espressioni artistiche pre-
SpazioErgy Bonarcado (Oristano) ma che sin da giovane ha vis-
suto all’estero, in particolare a Londra ove è rimasto
Giulio Residori dal 66 al 72 seguendo i corsi d’arte; numerosi i viag-
gi in Europa soprattutto in Spagna ove ha vissuto per
Due righe di presentazione per chi non ci conosce. lungo tempo con i gitani studiando i loro costumi ed
SpazioErgy è nato negli anni ’90 come iniziativa ama- imparando a suonare la chitarra ed il flamenco.
toriale nell’ambito culturale e da allora ha costituito Tornato a Milano ha frequentato l’Accademia di
supporto e dato incoraggiamento ad artisti giovani e Brera ove si è diplomato nel ’76 ed iniziando subito
meno giovani, accomunati dal desiderio di impegnarsi, dopo la sua attività pittorica.
di creare, di fare arte, ai quali non sempre era concesso Un simpatico compagno di serate il nostro Pino ma
di presentare le loro opere o di soprattutto un professionista nell’ambito del pro-
avere i riconoscimenti adeguati. prio lavoro pittorico che si esprime nel figurativo.
In questi anni sono state organiz- Come ben disse Mario De Micheli la sua natura è
zate oltre cinquanta mostre per- di essere un artista che ama immaginare e rappre- Carla Di Pancrazio
sonali e collettive dotate di pic- sentare, cioè dare una forma alla sua fantasia, un
cole monografie illustrative non- volto alle sue figure facendo di ogni segno una sug- dilette privilegiando tra i soggetti il ritratto e la figura
ché una dozzina di importanti gestiva allegoria. Il tutto espresso attraverso una umana ma anche le composizioni. L’attività calcografi-
mostre, con supporto di grandi grande padronanza dello strumento colorico. Una ca comprende collaborazioni con enti e collezionisti per
monografie, in spazi pubblici. pittura colta che fa di lui un artista magico ed un i quali cura personalmente la tiratura delle sue lastre e
SpazioErgy è diventato, quindi, po’ irreale. Ha il pregio di avere una cerchia di col- partecipazione con grafica ed illustrazioni alla edizione
un punto di aggregazione nella lezionisti che ha sempre apprezzato il suo lavoro di libri d’arte a tema. Notevole ed apprezzata l’attività
formazione di un gruppo che si tanto che il suo nome è relativamente noto al di la nell’ambito ex libris sviluppando un linguaggio intenso
riconosce in determinati ideali dei suoi estimatori. sintesi di una meditata ricerca compositiva e di una
ed è un centro di valorizzazione Ma di lavori importanti egli ne ha fatti parecchi; attenta traduzione delle esigenze del committente. Nel
delle capacità artistiche dei sin- dalle decorazioni del salone dell’Hotel Gallia a panorama calcografico contemporaneo Carla Di
goli; in tal senso SpazioErgy Milano a quelle di private abitazioni di pregio, quasi Pancrazio rappresenta uno dei punti di maggior espres-
amplia ed ingloba gli interessi museali, dal grande ritratto di De Andrè a quello di sività di quest’arte;un segno essenziale,deciso,con effet-
dell’Associazione Amici El Camborio con Zeffirelli, Raphael Alberti ecc. ti quasi luminosi. Fantasia e proprietà del mezzo inciso-
dell’Acquaforte, una associazio- oltre ad una produzione pittorica orientata in par- rio vanno di pari passo. Ne proponiamo uno dei pezzi
ne nata nel ’93 con gli stessi ticolare sui grandi quadri. più rappresentativi “Gli Orci di Brancaccio”.
scopi ma in difesa dell’incisione Dal 18 settembre al 14 novembre una grande mostra
originale. corredata da monografia antologica è aperta a Serra
Da allora sono state esposte le dé Conti bellissimo paesino nelle Marche, con i suoi
opere di un centinaio di inciso- lavori più recenti.
ri di talento anche se talora Una quarantina di quadri, nel complesso, realizzati
poco noti al grande pubblico e negli ultimi cinque anni. Una occasione per vedere
numerose aziende sono state ed apprezzare il lavoro di un artista impegnato e non
orientate alla pubblicazione di allineato.
pregiate e personalizzate tiratu-
re di grafica originale d’autore MARCO CORNINI: scultore della nuova genera-
Giuseppe Mallai per usi istituzionali e di relazione. zione (è nato nel 66) è considerato a ragione uno dei
I supporti provengono dell’entusiasmo e dal coin- più promettenti artisti di lavori in terracotta. E con la
volgimento di artisti e di alcune aziende che contri- terracotta egli racconta la contemporaneità di un
buiscono all’attività. mondo ove i personaggi sembrano assenti, drammatica-
La finalità,in conclusione,è di dare supporto a talenti arti- mente soli ed incomunicabili, moderni nella foggia ma
stici per i quali vale sempre l’invito ad un contatto con noi. vuoti. Peraltro di una grande bellezza ed attrazione.
Con questo numero inizia il nostro impegno con l’e- Cornini è ormai un talento sbocciato e con riconosci-
ditore per presentare ogni volta tre artisti esponenti menti anche sul piano internazionale. Ne proponiamo
della pittura, scultura e grafica che, a nostro avviso, un opera realizzata una decina di anni fa in occasione di
posseggono queste caratteristiche. La premessa era una mostra a SpazioErgy (La meraviglia). Un cammino Marco Cornini
necessaria per meglio intendere le scelte che, in que- da allora sempre più ricco di soddisfazioni.

Maggiori informazioni possono essere fornite a SpazioErgy, Corso Sempione 63 tel. 023311009 o nel sito www.spazioergy.it.
Le foto sono state eseguite con Fotocamera Digitale Caplio RX della Ricoh.
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Claudio Rotta Loria
Dialogo tra un artista un critico e un’antropologa
In occasione dei due eventi espositivi di Claudio Rotta Loria Scelte paradigmatiche di molte esperienze successive. che esprimono lo spirito dei luoghi. Ricerca che, oggi,
— il primo a Biella presso la Galleria Zaion dal 25 settem- Franca. Nella Torino degli anni ’70 pochi resistevano mi regala la libertà di un viaggio nel quale provo a dise-
bre al 6 novembre p.v., il secondo a Thonon Les Bains, presso alle seduzioni ideologiche o di mercato del momento. gnare nuove geografie, nuovi orizzonti e nuove terre e
la Chapelle de la Visitation, dal 12 novembre al 12 dicembre Erano artisti non allineati che difendevano la loro iden- nuovi cieli.
p.v. — riportiamo alcuni brani dell’intervista-colloquio tra tità, oggi sorta di Indiani d’America dell’arte contem- Francesco. Dagli anni ’90 in poi, il tuo lavoro si caratte-
l’artista, il critico Francesco Poli e l’antropologa Franca Pre- poranea, il cui patrimonio di conoscenze ne fa — co- rizza, in effetti, per nuove e inaspettate geometrie, per
gnolato. me i classici visti da Pontiggia — schegge del nostro uno sforzo di valorizzazione del simbolismo e al tempo
Franca. Ciò che ha sempre caratterizzato Claudio e il prossimo futuro. Aveva ben capito le potenzialità di stesso di mantenimento della continuità con l’astrazio-
suo lavoro, è stato il non rinunciare mai all’idea che quel tipo di ricerca artistica il primo governo socialista ne. C’è anche il ritorno della fotografia come mezzo e-
del Portogallo, la cui azione di rifondazione culturale e- spressivo. Penso alle foto aeree di Insula, sospesa al cen-
ra promossa in modo efficace in un manifesto su cui tro di un fascio di luce; a “L’equatore”, quindici metri
campeggiavano alcuni simboli elementari: un triango- di geometrie destrutturate che lievitano intorno al loro
lo, una matita e un righello. E che nel luglio del ’75, in- asse.Agli archi di terre o al grande metro per le “misu-
vitava Claudio a una mostra itinerante tra Viana do Ca- re giuste”. Una ricerca nella quale permangono conti-
stelo, Porto e Lisbona. Un’esperienza tra le più vive e nuità e innovazione.
interessanti di quegli anni. Franca. A questo va aggiunto il dialogo ininterrotto sui
Claudio. La fase successiva, è stata invece caratterizzata contenuti del mio lavoro di ricerca: l’uso culturale del-
dalla riscoperta delle mie radici spirituali. Ciò ha lo spazio, le modalità della visione, la prossemica come
rinforzato un aspetto del mio lavoro che non solo per- disciplina scientifica e dimensione del fare e del vivere
mane, ma è diventato il filo conduttore irrinunciabile. quotidiano. Per un’arte non intellettualistica, come
Fare cultura non basta, compito primo dell’arte è “fare qualche critico decerebrato di nuova generazione ma-
anima”, sapendo evitare le ristrettezze e i conformismi gari pensa, bensì densa di cultura e alla ricerca di nuovi
del momento, per esprimere dimensioni più profonde. fondamenti, oltre che di più solide fondamenta.
Francesco. Dagli anni ’80 in poi questo aspetto si espri- Francesco. Negli ultimi tempi lavori su un segno/gesto
me con forza nelle opere tridimensionali di grandi di- che pare una piroetta, un archetipo assopito nel profon-
mensioni, nei frammenti azzurri di mandala — simbo- do. E’ un segno/gesto efficace, inatteso e attivo. Il dina-
lo dell’incontro tra uomo e Dio, di ricerca interiore — mismo, l’essenza di molti tuoi ultimi lavori, richiamano
che collocavi sulle pareti, tra muri e porte, disposti a la rotondità della vita, il suo movimento originario, che
terra, appesi come vele ai soffitti di gallerie e di cappel- è poi quello di un viaggio che ricongiunge a sé. L’e-
le, intorno ai pilastri dei centri culturali, agli alberi del- quatore, in particolare, diventa moto cosmico, segno in
le stazioni, dentro fienili o chiese sconsacrate, sotto i evoluzione, firma e graffito insieme.
tetti delle case, nelle gabbie di zoo smantellati: ovunque Franca. Quando si affronta la rotondità, ciò che si evo-
lo spazio contenesse le relazioni strutturali, i pieni e i ca è la carezza, la cura, l’attenzione. In natura viene det-
vuoti che consentivano di dare un senso a quelle che in ta neotenia: forma capace di suscitare protezione. Il la-
Equatore l’arte sia impegno di costruzione di senso e di cultura, quegli anni cominciavano a chiamarsi “installazioni”. voro di Claudio esprime anche la dimensione persona-
(installazione) via della conoscenza. Che la ricerca di senso e di bellez- Claudio. Proprio così. E dentro i quadri — il pane le di chi ha cercato di vivere con interezza vita privata e
Museu de Belles Arts za attraverso la visione sia etica in se stessa e spinta vo- quotidiano — riproponevo gli stessi aggetti, i fili in ten- vita professionale. E con delicata poetica e passione arte
de Castellò, Spagna
cazionale estranea a influenze di altra natura e ai sione dai colori fluorescenti in luogo dei neon o delle e vita affettiva.
conformismi del momento. fibre ottiche, le stesse simulazioni di spazi inesistenti, ma Claudio. In fondo credo che l’affettività sia l’essenza di
Claudio. Quando ci siamo conosciuti — era il ’69 — percepibili. Senza dimenticare le forme bianche, la mo- ogni ricerca e dell’arte stessa. E credo anche che l’arte
c’era chi abbandonava l’arte per dedicarsi alla politica, dulazione seriale, in uno sforzo continuo d’integrazio- impegni a custodire il sentimento più dell’emozione,
poiché il clima ideologico dei tempi irrideva ad ogni ne di codici espressivi. l’incanto più che stupore o meraviglia. L’arte regala sus-
tipo di poetica. Personalmente, affascinato dalle qualità Franca. Sono stati anni intensi di ricerca di sintesi con sulti di giovinezza costantemente. Protagonista del mio
sintetiche dell’astrazione, abbandonavo la figurazione e altre culture estetiche, ad esempio l’arte d’Oriente, che lavoro di questi tempi è un segno/gesto semplice e spe-
sceglievo la sfida didattica e gli spazi della ragione, pie- “sa trasformare il gesto del braccio che dipinge l’albero ciale: è l’abbraccio e il calore della sua energia.
namente convinto - lo sono ancora - che l’arte possa e nel movimento dell’albero”. Di
debba educare alla visione, a quelle soglie percettive riflessione sull’uso del segno e
minime che definiscono l’esperienza estetica. del colore, di pittura scrittura del
Francesco. Sono per te gli anni delle griglie ambigue, mantra: quanti i metri quadrati
delle superfici incise, delle spazializzazioni di forme di tela su cui la disciplina della
geometriche elementari, dei colori primari, dei ma- sua mano ripeteva all’infinito,
teriali leggeri e comuni come la carta, delle variazio- con colori dominati dall’azulete, con il patrocinio del Comune di Vaprio d’Adda
ni cromatiche minime. Cominci allora a costruire la frase sacra che trasforma il fare
grandi forme nello spazio, valorizzando la terza di- arte in contemplazione!
mensione - peraltro già presente nel periodo della
tua formazione artistica -, l’uso della luce riflessa dei
Claudio. Sì, e anche anni di cre-
scita consapevole, nei quali mi
16-24 OTTOBRE 2004
colori fluorescenti sul quadro e della luce al Wood, sono confrontato con il valore
insieme ai primi interventi ambientali nelle strade e
nelle piazze (allora non si usava il termine installazio-
del limite, in cui ho cercato le
condizioni che danno senso e si-
ANTIQUARIATO
ne) e all’uso della fotografia nella ricerca sui gesti. gnificato all’installazione, quelle
XVIII MOSTRA MERCATO
NAZIONALE

Villa Castelbarco
Vaprio d’Adda (MI)
ORARI:
Lunedì, Martedì, Mercoledì, Giovedì 15.00 - 20.00
Venerdì 15.00 - 23.00
Sabato e Domenica 10.30 - 20.30

INFORMAZIONI: Tel. 02/90965254 - Fax 02/90965212


www.villacastelbarco.com
Autostrada A4 (MI-VE) uscita Trezzo sull’Adda
Ingresso aperto al pubblico a pagamento

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ad altri uomini e insieme affron-
Valentino Vago tavano una vita che è sempre
stata ostile. Classe 1956, Corbetta
La pittura murale civile e religiosa è il parroco dei primati. Giovane,
colto, appassionato, cordiale e
Giacomo Lodetti collezionista. Non per dire, ma la
sua raccolta di musica classica, dal
È consuetudine alla libreria Bocca fare la conoscenza Galleria Vittorio Emanuele II. Fino al giorno in cui Canto Gregoriano agli autori
di un artista quando viene pubblicato un libro sulla mi disse: “Giacomo devi venire a vedere cos’ho fatto contemporanei come Arvo Pärt,
sua attività, dal momento che la vetrina affacciata sulla a Rovello” “A una condizione Valentino che guidi tu accumula ben 29000 CD.
Galleria Vittorio Emanuele II è rituale meta di osser- perché io odio il traffico”. Per chi volesse contattarlo, so
vazione a Milano degli appassionati dell’arte. Lo è Raggiunto l’accordo sul giorno e sull’ora mi reco in che gli farebbe piacere, per vede-
stato per Walter Valentini che ha illustrato le poesie di via Aldrovandi, saliamo sul suo mercedes che ha qual- re la chiesa, per conoscerlo o solo
Leopardi in una raffınata edizione dell’editrice Una cosa del suo padrone, come gli animali del film di Walt per sentire una sua messa, questo
Luna, per Mario Ceroli che ha realizzato una serie di Disney La carica dei 101, e in meno di mezz’ora arri- è il suo email mcorbe@tin.it.
disegni per il volume di poesie Anima perduta di viamo a destinazione. In macchina ci siamo racconta- Entrato nella chiesa in compa-
Adriana Iftimie e per Luca Pignatelli che ha realizza- ti quasi tutto quello che c'è da raccontare della pro- gnia di Valentino, vengo avvolto
to sei belle tavole per le poesie di Alda Merini pria vita e così ho appreso che Valentino è nato a dagli Atti degli Apostoli, un affre-
L’occasione quindi dell’uscita del volume di Laura Barlassina nel ’31, che come molti altri suoi coetanei sco, a spruzzo con aerografo,
Salandin, Valentino Vago. La pittura murale civile e religio- aveva frequentato e terminato gli studi all’Accademia tamponi di garza e pennello, di
sa, edito dalle Edizioni SINAI, € 19, ha portato il di Brera. Aveva 29 anni alla sua prima personale, tenu- colori acrilici misti a tempere, di
grande artista ad oltrepassare l’ormai mitica Porta del ta in una Galleria di Milano, famosa negli anni ’50 ma ben 7000 mq. Pittura di pura
Sole. L’aggettivo solo apparentemente esagerato si che oggi non esiste più, l’Annunciata. Fu Guido Ballo, luce, che interessa l’intera vasta
addice particolarmente all’ingresso della Bocca, dopo autore del libro Occhio critico, a presentarlo. Fuori dai chiesa, dalle pareti ai soffıtti e alle
l’erudita citazione che le ha dedicato Luisa Cogliati molteplici movimenti artistici e indipendente di pen- volte. Immerso in quell’ambiente
Arano alla presentazione di un’edizione delle Favole di siero, Vago si caratterizza come artista autonomo e ho provato un sentimento non descrivibile ma che
Esopo illustrata da Nico De Sanctis, il suo creatore. Si originale. Adesso che lo conosco meglio direi anche potrebbe ricordare lo stato d'animo degli Apostoli,
contano ormai a decine le segnalazioni nel mondo, su ispirato, come un profeta di una pittura che deve quando sul monte degli ulivi, coi volti e gli occhi rivol-
riviste specializzate in Moda e Arte, della Porta del Sole ancora venire ma che lui ha visto e vede, avendo la sua ti al cielo, assistevano più sorpresi che felici, all’ascen-
che un industriale cinese, titolare di una catena di anima oltrepassato tutti gli umani orizzonti. Già per- sione di Cristo. Avevo l’impressione di lievitare guar-
ristoranti a San Francisco, ha persino clonato come ché Vago “cerca la luce dell’Universo”, non gli si può dando le pareti colorate, non sentivo più il pavimento
accesso ai suoi locali. Per la prima volta ho così fatto dire, quindi, cos’è o cosa faccia perché lo sa benissimo sotto i piedi e mi domandavo come un uomo, non più
la conoscenza di Valentino. Un uomo alto, possente, da solo e regge le proprie teorie con una rete di soli- giovane, avesse potuto concepire e realizzare un lavoro
distinto e dai tratti signorili che incedeva lentamente de conoscenze, tanto in filosofia quanto in storia delle simile che sembrava uscire direttamente dal pensiero,
appoggiato al bastone. Fronte ampia e rari capelli religioni. Arrivato a Rovello Porro ho avuto la più senza passare attraverso un disegno, una traccia, una
canuti che fanno da orizzonte ad un volto dal dolce suggestiva esperienza della mia attività di libraio d’ar- sinopia, una qualsiasi guida e fissarsi con una potenza
sorriso rassicurante. Alle prime battute di una rapida te. Due realtà distinte ma tra di loro complementari e strutturale incredibile ai muri. In poco più di un anno,
conversazione di rito percepivi immediatamente la conseguenti mi hanno sorpreso in un luogo fuori dal tra il 2001 e il 2002,Vago ha realizzato, salendo sui tra-
sua profonda cultura, più che profonda, vissuta. mio pensiero, abituato come sono a vivere nel centro batelli alle 5 del mattino, scendendone al calar della
Pensieri che raramente riesce a confrontare con un di Milano e nel cuore di problemi caratterizzati dal- luce, questo capolavoro che invito il lettore ad andare a
qualsiasi interlocutore, assai raro da trovare nella l’ansia, dall’incertezza e dalla frenesia. La Chiesa dei visitare. Il libro, per il tema trattato e correttamente
società odierna, scarsa di luoghi d’incontro per il pia- Santi Pietro e Paolo e don Maurizio Corbetta, il suo enunciato nel sottotitolo, parla di questa Chiesa, della
cere del solo conversare, capace di condividere o parroco da 15 anni. Se non ci fosse don Maurizio non Cassa Rurale di Barlassina, della parrocchiale di San Giulio,
meno un’opinione sulla pittura. Potrebbe sembrare un ci sarebbe stato il lavoro di Vago, né quello di Bodini, dei tanti negozi, soffıtti e pareti affrescati dappertutto.
orso ma non è così e io ne apprezzo idee e realizza- autore in quella chiesa di un altare da favola, opere Avrebbe meritato una dimensione maggiore per trasmette-
zioni. Da allora ho avuto molte occasioni d’incontrar- d’arte entrambe che entrano in dialogo col credente re in parte la comunicabilità delle opere diVago e le imma-
lo. L’ultima l’ha visto coinvolto con gli amici Borioli, come desidera lui, don Maurizio. Né la Chiesa vivreb- gini a colori avrebbero meritato maggiore luminosità per
Della Torre, Olivieri, Raciti e altri, in una mostra di be di quello spirito capace di “dire” Dio a tutti colo- l’identico motivo.Giudizio in ogni caso positivo per il meti-
cui si parlerà più in futuro che oggi, per essere stata la ro che vi entrano, spirito che riconduce ai primi coloso lavoro dell’autrice, per la selezione dei testi, definiti-
prima, finanziata dai commercianti per il rilancio della tempi del Cristianesimo. Quando uomini parlavano vo quello di Luciano Caramel e per le schede delle opere.

Ettore tra i libri


Franco Signoracci

Ma il suo insegnamento non è che la punta di un vivendo una nuova, feconda stagione si scorgono
iceberg del grande, aperto lavoro di ricerca che però delle costanti: e sono le figure. Soprattutto le
Moschetti porta avanti. Perché Ettore dipinge, ma forme umane, che attraversano l’opera di Moschetti
non solo: lavora con materiali diversi, che sotto le sue come immagini epiche e originali (nel senso etimo-
dita prendono una densa e calda consistenza (si trat- logico, che stanno all’origine), dentro cui vi è certo
ti pure della luce, come diremo), per costruire forme il gioco delle sue personali radici partenopee, ricche
plastiche dentro cui lotta la sua ricerca espressiva. Di di frammenti di classicità, e — chissà — forse anche
fronte ai suoi lavori si ha sempre l’impressione di il suo destino.
scorgere un mistero che ammicca, sorride, ma chie- Quello racchiuso in un nome antico: perché tutti noi
de di essere svelato nella sua profondità. Così è l’ar- abbiamo ammirato il divino Achille, ma abbiamo
te, così è l’uomo. Sorride, ma quanta vita e quanta amato l’umano, umanissimo Ettore! Ora, a partire dal
esperienza dietro quegli occhi, che colgono nel 25 settembre, potremo vedere alcune opere di
colore e nei materiali vie da indagare a fondo, come Moschetti esposte nel prezioso
testimoniano anche le sue mani da artista-artigiano. spazio della libreria Bocca, in
I miei non sono solo ricordi: ho avuto la fortuna di Galleria: saranno grafiche e
visitare di recente lo studio di Ettore Moschetti e ho alcuni quadri.
percepito lungo quali direttive prosegua la sua ricer- Quella sera stessa verranno pre-
ca, tra riprese del passato, della sua storia artistica per- sentati per la collana “I
sonale, e straordinarie aperture a temi nuovi. Girasoli”, diretta da Franco
Ho conosciuto Ettore Moschetti tra i ragazzi. Così da grandi quadri (di una originalissima tecnica Colnaghi, edita dalla libreria
Insegnava loro a incidere, tagliare, modellare, colora- puntillistica) guardano grandi volti dagli occhi enig- Bocca due volumetti: nel primo
re; insegnava a prendere materiali e non guardarli più matici (è l’occhio scuro di Modigliani?); così finestre Moschetti accompagna una
per quel che sono, dentro gli oggetti di uso comune, reali, ma aperte sul passato, trattengono frammenti di poesia di Biagio Cepollaro, nel
bensì a considerarli strumenti per costruire mondi immagini, còlti dalla vita che scorse dentro quelle secondo Margareta Niel accosta
esteriori e interiori, e ricercare figure (perché la figu- mura; così figure umane primigenie, quasi epiche, piccole, preziose, coloratissime
ra umana, nascosta, ammiccante, velata o “sindone” nascono dall’informale, che libera il gesto e accresce onde d’argento a un mio breve
che sia, sta sempre al centro della sua personale ricer- l’intensità espressiva. Così, infine, grandi lampade racconto… e per me è un pia-
ca artistica, anche quando strizza l’occhio all’infor- (una nuova via aperta dall’artista) fondono assieme cere e un onore “uscire” assie-
male!). Così ho visto nascere un frontone di metallo, disegno e luce, e sembrano piegare in onda me a questi due artisti e amici!
Partenone in grandezza quasi naturale, dove Fidia morbida la luce stessa… Che ci sia in questi lavori Da ultimo, Ettore Moschetti e
vibra per la scossa elettrica dell’oggi; e prima ancora anche l’influenza di Margareta Niel moglie di Ettore Margareta Niel saranno presen-
ho visto un pannello, due pannelli in formica che e della sua preziosa ricerca sul gioiello d’arte e sul- ti con le loro realizzazioni (assieme ad altri artisti)
riassumono le convulse e geniali rivoluzioni l’argento? Credo proprio di sì: dopo tutto, assieme a anche nello spazio espositivo di via Solferino 31, a
dell’Otto-Novecento artistico. Ho visto questi lavo- Margareta, Ettore ha già realizzato opere, allestimen- partire dal 10 ottobre.
ri dare vita e colori ad uno strano edificio in mattoni, ti, mostre: felici incontri di luce, colori, gioielli e Quest’autunno Ettore tra i libri, dunque. Ma anche
che i ragazzi abitano… ferro. Dentro questa varia attività creativa l’artista sta Ettore a Milano.

31
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JOHANNES HANNOT
Leiden 1633-1685

PER L’ARTE

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