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A cura di: Milia Vincenzo

Liceo Scientifico G. Brotzu

Classe VF 2012/2013

Il Copyright
Un filtro sulla cultura

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Obiettivo dell'autore: L'obiettivo dell'autore dimostrare, tramite opportune riflessioni e cenni storici, la variopinta pericolosit delle moderne normative sul Copyright e la loro arretratezza culturale, sociale e politica. Non verranno analizzate le differenze tra le varie normative, per due motivi: 1-Il discorso richiederebbe un'eccessiva prolissit 2-Le fondamenta di tutte le normative sono essenzialmente le stesse Di conseguenza quando parler di normative sul Copyright mi riferir a tutte quelle norme, di uguale matrice, con cui viene identificato il Copyright: la proibizione della diffusione, modifica e fruizione digitale gratuita delle opere protette. Cenni storici sulla nascita del Copyright Ogni tipo di normativa sul Copyright appare nella societ moderna come un diritto dovuto agli intellettuali e alle loro opere, come un mezzo per propugnare la loro difesa e la loro retribuzione. Una normativa atta dunque a proteggere gli autori e la cultura. Molti hanno tuttavia scordato come nacque il Copyright e quali obiettivi si prefissassero i loro creatori. Le prime norme sul Copyright nacquero nella monarchia inglese del XVI secolo come risposta alla diffusione delle macchine automatiche per la stampa che permisero, alla societ civile, la condivisione di opere e volumi d'ogni genere. All'epoca la censura appariva come una normale funzione amministrativa e venne implementata dalla London Company Of Stationers, che riceveva dei compensi proporzionali all'efficacia della loro opera di censura. Gli Stationers (gli editori) possedevano il diritto di copia su ogni opera (il Copyright, per l'appunto), che poteva venire stampata previa registrazione su opportuni registri. Ogni editore possedeva il diritto di copia esclusivo su determinate opere che, in piena coerenza con la logica di mercato, non potevano essere richiesti da altri editori. Successivamente il sistema sub una rapida evoluzione che sbocci nel 1710 con lo Statuto di Anna, in cui veniva riconosciuto agli autori stessi il diritto di propriet dell'opera e del bloccaggio della sua diffusione, ma con una piccola clausola: la stampa e la diffusione delle opere intellettuali all'epoca risultava troppo onerosa, economicamente parlando, e gli autori, per diffonderle, dovevano cedere agli editori il diritto di propriet e, di conseguenza, anche buona parte dei profitti. Questo sistema and gradualmente sostituendo le vecchie forme di sostentamento per gli autori (patronato, sovvenzione ecc) ed ebbe un fortunato seguito anche nel resto del mondo con le ovvie differenze del caso. Il Copyright nasce dunque sotto il segno dello sfruttamento e della censura degli autori da parte dei privati e continuer indisturbato il suo lavoro fino all'avvento, nel XX secolo, della sua nemesi: Internet.

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Scontro generazionale culturale Internet nato sotto una stella posta agli antipodi del Copyright: negli anni 60, durante la guerra fredda, gli USA misero a punto questo nuovo mezzo di comunicazione con l'obiettivo di perpetrare azioni di difesa e controspionaggio. Si tratta quindi d'una stella volta alla difesa nazionale dal regime totalitario sovietico e che non censura, ma espone, in perfetta antitesi con il concetto di Copyright. Tuttavia il suo utilizzo risult limitato alle sfere statali e scientifiche fino al 1991, quando venne finalmente concesso il suo utilizzo al popolo: negli anni successivi venne registrato un enorme aumento dei pc connessi in rete, fino al boom del 2000. Internet venne gradualmente riconosciuta come priva d'una reale regolamentazione governativa, soggetta solo all' anarchia dei suoi utenti. Lo scontro tra due generazioni e culture differenti risult quindi evidente: da un lato il Copyright, antica espressione d'una societ monarchica e volta alla censura, dall'altro Internet, moderna espressione d'una societ reale volta alla condivisione ed alla libera comunicazione senza filtri di natura governativa. Lo scontro appariva inevitabile e sbocci apertamente, per la prima volta, nel caso Napster (2002) dove gestori e amministratori del famoso sistema di condivisione peer-to-peer subirono ritorsioni di natura legale. Il perch di questo scontro appare evidente: gli editori non possiedono pi l'esclusiva possibilit di diffondere opere d'ingegno e, caduto questo, hanno perso il loro vantaggio sugli autori e le loro opere; con conseguente perdita dei privilegi economici derivanti dal loro sfruttamento e che vengono malcelate dal diffuso slogan Download non autorizzato=furto. Questo scontro tuttavia presenta altre sfumature ideologiche, come quella trattata nel paragrafo successivo. Scontro di natura Marxista Il buon Marx teorizzava che la propriet dei mezzi di produzione, se data agli operai, avrebbe dato vita ad una societ migliore all'insegna del comunismo, all'infuori del controllo dei pochi elementi forti e ricchi della societ capitalista. Con le dovute differenze del caso possiamo profilare un ragionamento simile in merito alla questione Copyright. La gente comune ha ottenuto forzatamente la propriet relativa dei mezzi di diffusione della cultura, liberandosi cosi dal controllo degli imprenditori (Oramai meri sfruttatori economici degli autori) e dei governi annessi. Questo ha causato una situazione paragonabile al famoso gioco guardie e ladri, dove le migliaia di guardie inseguono, arrancando, miliardi di presunti ladri punendo i pochi acchiappati per educare gli altri liberi. Inutile dire che i ladri godono di tecnologici strumenti materiali che avanzano velocemente, contrapposti ad un'arretrata visione del mondo perpetrata dai difensori del Copyright che hanno perso, in un colpo solo, la possibilit di imporre una censura totale e il monopolio sullo sfruttamento economico della cultura. Lo scontro si consuma, dunque, tra due fazioni opposte: una di esse morbosamente attaccata al mantenimento dello status quo e di un sistema destinato al collasso, l'altra spontaneamente rivolta verso l'evoluzione culturale. Una sorta di lotta di classe del tutto simile, con tutte le differenze del caso, a quella teorizzata da Marx .

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Questione ideologica principale I difensori del Copyright propugnano essenzialmente tre giustificazioni ideologiche per il loro operato. 1-La condivisione gratuita di materiale protetto da copyright spesso equiparata al furto di beni materiali e rubare non bello: questa la tesi di fondo che costituisce la base della difesa dell'attuale concetto di copyright, coadiuvata da altre due visioni. 2-Gli autori non produrranno pi nulla se non vengono pagate le loro opere. 3-Molti esercizi pubblici (come videoteche case editrici, librerie, case discografiche ecc) chiuderanno, e cosi vari mestieri andranno rivisti o accantonati. Queste visioni richiedono un'analisi adeguata e vanno esaminate singolarmente, cosi da smontare razionalmente, punto per punto, ogni pretenziosa difesa ideologica. La condivisione gratuita e l'equazione giuridica L'equazione di base propugnata dai difensori del Copyright Download gratuito=furto: nella maggior parte dei casi il download illegale viene effettuato da due tipi di individui; il primo tipo l'internauta squattrinato, che utilizza certi programmi per poche azioni marginali e non possiede il denaro per comprarlo (Ci vanifica l'ipotesi del mancato introito), mentre il secondo tipo colui che, pur possedendo il denaro, non giudica congruo il rapporto tra l'oggetto e il prezzo finale. Molto diffusa tra gli internauti la convinzione che i prezzi di musica, film, e licenze software in particolare sia esageratamente alto e, nel caso delle licenze, non si comprende in che modo possa risultare accettabile pagare 200 euro per un semplice permesso d'utilizzo. Questa equazione , in genere, giuridicamente accettata e le varie azioni legali perpetrate con successo nei confronti dei condivisori di materiale protetto rappresentano un'eccezione giuridica senza precedenti. Esse sanciscono la morte del principio giuridico innocente fino a prova contraria perch basati su congetture e non sulla ricerca d'una prova di colpevolezza palesemente valida. L'accusa di fondo basata sul principio Nessuno compra un'opera se essa reperibile gratuitamente in formato digitale ed , per sua intrinseca natura, una pura ed arbitraria congettura poich non possibile dimostrare, caso per caso, se i mancati introiti esistano davvero e, in tal caso, come possano essere quantificati. Grazie a questa congettura i grandi editori hanno potuto contare su introiti derivanti dal nulla (come la tassa sulla Possibile pirateria perpetrata sull'acquisto di supporti come CD e DVD vigente in Italia che, tuttavia, non protegge eventuali fuorilegge dall'azione giuridica) ottenendo cosi, dallo Stato, un rimborso per un danno non dimostrabile e non quantificabile: ci rappresenta quindi un'altra eccezione, stavolta di tipo socio-politico, che palesa quanto le nazioni e il diritto siano schiavi delle grandi aziende (In Italia la quarta pena pi dura quella sulla violazione del copyright).Tuttavia la domanda di fondo : Il file sharing danneggia gli introiti di queste aziende oppure ne riempie le cospicue casse? Inoltre giusto entrare in possesso di qualcosa non pagandolo? Secondo vari studi commissionati da svariati enti (ad esempio lo studio TNO del 2009 commissionato dal Ministero per gli Affari Economici olandese) il file sharing ha permesso a molte persone di conoscere determinate opere che, normalmente, non sarebbero state acquistate rendendo cosi gli introiti superiori alle perdite. In questi casi il file sharing si
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configura dunque come una pubblicit gratuita attuata dalle stesse persone inquisite dalle major, che hanno avuto un lauto guadagno senza il minimo investimento. Si profila cosi all'orizzonte un'altra equazione: Alla fruizione gratuita d'un opera sinceramente apprezzata segue, spesso, l'acquisto legale della stessa. A perderci sembrano, in definitiva, gli editori che propongono opere di qualit scadente e gli autori delle stesse. Allora perch le major vogliono mantenere il loro monopolio, pur traendo vantaggio da questa situazione? Le risposte possono essere varie: 1- Perdita del monopolio significa perdita del loro ruolo causata forse dal timore di perdere la propria condizione privilegiata e il diritto di gestire i prezzi in maniera totalmente arbitraria. 2- Perdita del controllo sulla cultura. Ogni cosa, dalla musica ai libri passando per film e videogiochi, viene appoggiata dalle major solo se essi la approvano. Ci significa che spesso vengono portati alla ribalta (tramite marketing martellante) autori scadenti che mai avrebbero riscosso successo e questa situazione rappresenta le major stesse come Supreme detentrici del pensiero comune, che decidono, forse indirettamente, cosa la gente deve pensare. Se si dovesse affermare questo nuovo modello (Direttamente dal produttore al consumatore, senza mediatori) le major scomparirebbero e, ovviamente, tali organismi tendono verso un'aggressiva autoconservazione. Per quanto riguarda invece l'acquisizione illegale di materiale protetto: l'argomento trova le sue basi nella soggettivit, per alcuni giusto perpetrare una sana condivisione gratuita, per altri semplicemente un furto. Personalmente credo sia utile giudicare caso per caso e, per quanto difficile da accettare, giusto fornire certi strumenti a chi, di norma, non potrebbe permetterseli o a chi utilizza dati programmi per scopi non commerciali. Sarebbe probabilmente utile, per risolvere il problema, ridurre drasticamente i prezzi per consentire una pi ampia fruizione nei ceti bassi e, cosa che non guasta, dare una leggere spinta al mercato in crisi. Un'altra soluzione costituita dalla riduzione dei tempi di protezione: in passato il diritto d'autore tendeva a scadere alla morte dello stesso ma, col passare dei secoli, esso ha allungato la propria vita arrivando, in taluni casi, anche a settant'anni di durata. La riduzione del periodi di valenza a pochi anni costituirebbe un'ottima via di mezzo volta a non bloccare la condivisione culturale. Appare comunque dannoso e pericoloso un blocco duraturo, totale e blindato della cultura, come vedremo successivamente. Il pensiero degli autori in merito al file sharing Gli autori sostengono l'attuale connubio tra Copyright e sfruttamento delle major? Dipende. Molti autori, che godono d'una certa notoriet, hanno reso libere le loro opere in formato digitale (Ad esempio i RadioHead) perch gli editori arrivano, in molti casi, a sottrarre loro pi del 50% degli introiti e a danneggiare la loro immagine con azioni giuridiche che, spesso, gli autori stessi avrebbero evitato. In linea generale moltissimi piccoli autori che cercano di sbarcare il lunario hanno deciso di attuare la stessa politica cosi da ricavarsi la loro fetta di guadagno e di ammiratori (prima quasi impossibile senza l'azione di marketing delle major) . Questa scelta, effettuata dagli autori stessi, dimostra l'infondatezza del pensiero delle major.

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Settori in crisi La terza giustificazione ideologica pone le basi su un fondo di verit evidente. A causa della condivisione e della libera fruizione di opere dell'ingegno molti settori lavorativi hanno conosciuto un periodo di crisi ancora in corso. Verranno prese in esame le videoteche che, fino all'anno 2000, hanno conosciuto un'enorme aumento del proprio fatturato, affittando film (o videogiochi) a prezzi relativamente modici. In seguito al boom delle connessioni adsl e del fenomeno dello streaming il loro lavoro diventato essenzialmente inutile, provocando un collasso di settore senza ritorno di cui Blockbuster l'esempio pi palese. Non a caso i videonoleggini (Cosi rinominati dal popolo della rete) sono forse i pi radicali ed estremi oppositori dello streaming all'interno del paese reale e, di conseguenza, ferventi sostenitori della dura politica contro i violatori del copyright. Tuttavia ci appare come una palese espressione del progresso e dei tempi che avanzano: quando venne commercializzata l'automobile nessuno si cur fatto che gli stallieri avrebbero perso il proprio lavoro. Si tratta semplicemente del progresso tecnologico e storico, alcuni lavori spariscono, altri mutano, e i lavori inutili per la societ vengono rapidamente eliminati costringendo i lavoratori a convertire la propria figura lavorativa. Internet come Database culturale Molte opere, soprattutto le meno conosciute, tendono a sparire nel corso del tempo o a diventare irreperibili. Internet permette ai pochi possessori di determinate opere di condividerle e porle al sicuro all'interno della rete rendendole, di fatto, potenzialmente immortali e facilmente reperibili impedendo la perdita di varie opere culturali. Il Decadentismo VS il capitalismo A proposito di Conversione della propria figura lavorativa:Il Decadentismo un movimento artistico e letterario sviluppatosi in Europa a partire dall'800. Gli intellettuali rientranti in questo movimento possedevano generalmente una certa attrazione per il male e il grottesco, in cui ritrovavano la bellezza e l' assoluto tanto caro al Romanticismo . Essi vissero un periodo storico travagliato, segnato da una crisi economica dilagante e dalla conversione di vari mestieri. L'intellettuale in particolare visse con dolore e smarrimento il nuovo sistema economico di matrice capitalista e, spesso, gli autori si rifiutarono di vendere le loro opere come se la cultura potesse essere trattata alla stregua di semplice merce. Un'eccezione rappresentata da Gabriele D'Annunzio, che riusc ad integrarsi pienamente nel sistema ma, eccezion fatta per questo artista, la maggior parte degli autori condivideva le proprie opere in cerchie ristrette di amici e parenti, probabilmente in maniera gratuita. Da qui possiamo intuire, con una certa sicurezza, che il moderno copyright sarebbe stato aberrante pure per loro, votati alla nobilt dell'arte e alla sua condivisione. Utile aggiungere alcuni cenni storici per comprendere meglio la situazione di questi intellettuali: in questo periodo l'Europa conobbe l'avanzata dell'Imperialismo, ossia la tendenza e la volont delle grandi potenze europee di espandersi dal punto di vista industriale ed economico. Avviene in questo periodo anche il tradimento della borghesia che, ottenuta la supremazia sociale, volt le spalle al popolo curandosi solo dei propri bisogni. Da questo evento scatur dagli intellettuali decadenti un profondo odio generale verso la borghesia.

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Cenni storici che precedono una storia alternativa Come accennato in precedenza il Copyright viene mostrato come un sacro diritto degli intellettuali, qualcosa di fondamentalmente intrinseco alla societ, che protegge la cultura e la conoscenza. In virt di ci utile attuare una riflessione: il progresso dell'essere umano da sempre basato sulla condivisione culturale, sull'apprendimento, sulla modifica e il miglioramento di ci che stato creato dagli altri. Nella societ moderna par quasi che un'idea sia unica, proveniente da una sola persona, non soggetta a modifiche (nel migliore dei casi risulta necessario pagare dei brevetti, via non sempre percorribile) . In realt non cosi e, per dimostrarlo, utile supporre quali effetti avrebbe avuto il Copyright nel XVII secolo e, in particolare, nei confronti di uno degli avvenimenti storici pi importanti: la rivoluzione scientifica. La rivoluzione scientifica appare come un processo graduale operato da pi personaggi ma, probabilmente, il contributo pi importante spetta a Galileo Galilei. Egli dimostr, in maniera chiara e palese, l'erroneit della visione antropocentrica cristiana tramite la creazione e l'uso del telescopio. La chiesa (e non solo) cerc di bloccare in ogni modo le scoperte di Galileo (Tramite la persecuzione, l'abiura, l'esilio ecc..) ma non riusc comunque a bloccare il flusso di conoscenza che ormai aveva cominciato a scorrere. Parliamo dell'epoca della controriforma, dove la Chiesa attuava un quotidiano lavoro di censura e modifica delle opere culturali che, fondamentalmente, dovevano rispondere a dei requisiti di filo-cristianit. La chiesa fall nei suoi propositi (le scoperte di Galileo potevano essere viste chiaramente in cielo, in contrapposizione alla sempre pi corposa crisi del cristianesimo che propugnava la fede cieca) e, da quel momento, la rivoluzione scientifica prese piede con sempre maggior lena, rendendo possibile un'epoca di progresso che porter infine alla creazione della societ contemporanea.

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Supposizioni su una storia alternativa

Con un rapido esercizio mentale possiamo collocare fantasiosamente il Copyright nella societ umana dell' XVII secolo. Galileo ebbe notizia della creazione di una canna-occhiale ad opera d'un olandese, Hans Lippershey , e rimase affascinato dal suo principio di funzionamento arrivando cosi a creare, nel 1609, il telescopio. Sostanzialmente prese l'idea d'un artigiano e la miglior, arrivando cosi a scoprire che la teoria eliocentrica di Copernico non era falsa, come propugnato dal cattolicesimo (Per cui risulta essenziale la cieca credenza nella teoria antropocentrica) , che la Terra non era il centro dell'universo, ch'ella si muoveva, e altre scoperte minori. La chiesa, ovviamente, si impose con energia a queste posizioni che minavano ferocemente la propria egemonia culturale, e lo fece nella maniera pi violenta possibile. Ripresero il modus operandi adottato su Giordano Bruno pochi anni prima: persecuzione, accusa d'eresia e la possibilit, concessa a Galileo, di abiurare sconfessando le sue scoperte. Diversamente da Giordano Bruno, che scelse il rogo, Galileo abiur ma il peso delle sue scoperte fu tale da rendere vano qualsiasi tentativo di censura. Ma cosa sarebbe successo se fosse stata attiva una qualsivoglia normativa sul copyright? Galileo non avrebbe potuto riprendere l'idea dell'artigiano olandese, non avrebbe potuto modificarla in nessun modo e, di conseguenza, non avrebbe potuto costruire il telescopio o pubblicare le sue scoperte. Questo perch subito un'accusa per violazione del copyright e sarebbe potuto finire auspicabilmente in galera. In un simile panorama la chiesa avrebbe avuto probabilmente, in virt dei suoi poteri di matrice controriformista, il ruolo di mediatore tra Galileo e Hans Lippershey: avrebbe avuto, quindi, il potere di concedere o meno a Galileo l'utilizzo del teorico brevetto sulla canna-occhiale e, ovviamente, non l'avrebbe mai concesso. Ci avrebbe potuto, auspicabilmente, bloccare la rivoluzione scientifica riuscendo laddove fall l'organizzazione pi potente dell'epoca (la chiesa) permettendo il mantenimento dello status quo o, nel migliore dei casi, un grande rallentamento nel progresso della cultura, della tecnologia e della societ. Un accusa di
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plagio fu effettivamente mossa a Galileo in merito alla creazione del compasso (nato dalla modifica di un'idea di Baldassarre Capra) ma si concluse in un nulla di fatto che, nella societ fantasiosa in esame, avrebbe invece potuto concludersi nel seguente modo.

Scoperte potenzialmente perse per la Geografia Astronomica Se i fatti avessero seguito la via ipotizzata, molte scoperte ad opera di Galileo sarebbero andate potenzialmente perse per sempre: 1- La luna non ha una superficie liscia ma disseminata di crateri e rilievi. Da qui si dirameranno i futuri studi astronomici che ci permetteranno di comprendere le quattro fasi lunari, il moto di rivoluzione attorno alla terra e quello attorno al sole. 2-La conferma della validit della teoria eliocentrica di Copernico 3-La scoperta di nuove stelle e la loro differente distanza dalla terra Conclusioni Alla fine di questo excursus mentale risulta quindi palesemente chiara la pericolosa natura del Copyright che impedisce la libera circolazione delle idee o le rallenta e, di conseguenza, rallenta il progresso della razza umana in ogni suo aspetto. Riconoscere la paternit di un opera appare, invece, come un atto universalmente riconosciuto come giusto e dovuto. Alternative al Copyright Esistono attualmente delle alternative al Copyright? La risposta si, molte. In genere basate sul Copyleft teorizzato da Richard Stallman da cui derivano vari tipi di licenze come la Creative Commons. Ogni licenza basata sul copyleft definita non come diritto d'autore ma come permesso d'autore, poich permette la libera circolazione dell'opera a cui si riferisce pur riconoscendone la giusta paternit al suo autore. Attualmente riscuote molto successo sia nel campo della musica che in quello della letteratura, e ad esso si appoggiano soprattutto i piccoli artisti ma anche nomi di un certo spessore come i gi citati Radiohead.

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Precisazioni dell'autore La propriet intellettuale di questo documento, protetto da licenza Creative Commons, di Vincenzo Milia. Potete condividerlo quanto volete e con chi volete e, se vi piaciuto, potete versargli un congruo contributo economico. Se non ne avete la possibilit potete sempre bere un bicchiere alla sua salute. Sitografia
http://www.ossblog.it/ http://www.webnews.it/ http://www.corriere.it/ https://it.wikipedia.org http://associazioni.monet.modena.it/aifmo/terzo incontro.pdf http://www.youtube.com/watch?v=1o9RaSdGlOI Revolution OS, documentario su Linux e il copyleft

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