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IL METODO

Cartesio non voleva insegnare ma descrivere se stesso, dunque si esprimeva sempre in prima persona. Era alla ricerca di un metodo che fosse sia teoretico che pratico e gli permettesse di riconoscere il vero dal falso cosi da ricavarne vantaggi nella vita umana, e permettesse all uomo di godere senza fatica dei frutti della terra e lo rendesse padrone della natura. Il metodo quindi UN CRITERIO UNICO CHE SERVA COME ORIENTAMENTO IN OGNI CAMPO TEORETICO E PRATICO E CHE ABBIA COME FINE IL VANTAGGIO DELL UOMO NEL MONDO. Saggezza umana una sola, perch l uomo nelle sue attivit. Secondo lui la matematica era gia giunta in possesso del metodo ma doveva giustificare il metodo stesso e la sua universale applicazione. Doveva: 1- formulare le regole del metodo tenendo presente quelle matematiche 2- Fondare il valore universale del metodo con una ricerca metafisica 3- Dimostrare la validit del metodo nelle varie branche del sapere Formula dunque 4 regole del metodo: 1- EVIDENZA(Intuizione chiara e distinta)-Non accogliere mai per vero ci che pu esser sottoposto a dubbi, ma solo ci che appare palesemente vero perch non pu assolutamente esser falso 2- ANALISI- Risolvere un problema in varie parti pi semplici da considerarsi separatamente 3- SINTESI-Passare per gradi dalle conoscenze pi semplici a quelle pi complicate 4- ENUMERAZIONE E REVISIONE-Enumerazione controlla l analisi, la revisione la sintesi. Tuttavia il metodo non ha in senso stesso una giustificazione, perch potrebbe valere solo per la matematica, dunque ha bisogno di giustificarlo filosoficamente risalendo alla radice, l uomo come soggettivit o ragione.

IL DUBBIO E IL COGITO ERGO SUM


Il dubbio metodico-Per trovare il metodo che serva come guida certa in tutte le scienze, c bisogno di una totale critica radicale. Mettere in dubbio qualsiasi conoscenza fino ad arrivare a un punto in cui il dubbio non possibile, trovando cosi la base di tutte le conoscenze che giustificher il metodo(Dubbio metodico). Il dubbio iperbolico- Nessun grado di conoscenza si sottrae al dubbio. Dobbiamo dubitare delle conoscenze sensibili in quanto i sensi possono ingannarci, sia perch nei sogni possiamo trovare conoscenze simili senza trovare un criterio sicuro di distinzione tra le une e le altre. Alcune conoscenze sono valide sia nel sogno che nella veglia, tipo quelle matematiche(2+2=4 in entrambi i mondi )ma neanche loro sono certe perch potrebbero essere illusorie. Finche non si sappia nulla di certo si pu supporre(visto che non sappiamo nulla)l esistenza di un genio maligno che ha creato l uomo e lo inganna rendendogli evidentemente vero ci che invece falso. Cosi facendo si estende il dubbio ad ogni cosa facendolo diventare universale(Dubbio iperbolico). Cogito ergo sum- Mettendo in dubbio tutto si arriva ad una conclusione. Io esisto, perch anche ammettendo di essere ingannato, posso dubitare soltanto se esisto(Penso quindi sono), ma non come corpo bens come una cosa che pensa. La certezza del cogito concerne solo l individuo in quanto soggetto pensante che ha delle idee.(Il dubitare, il capire, il concepire, l affermare, il negare, il volere, il

non volere, l immaginare, il sentire. Le cose pensa te o immaginate possono non esser vere ma reale il mio pensare). Il principio Cartesiano risiede nel trovare nell esistenza del soggetto pensante il principio che garantisce la validit della conoscenza umana l efficacia dell azione umana sul mondo.

LE DISCUSSIONI INTORNO AL COGITO


Obiezione: Circolo vizioso. Se il principio del cogito accettato perch evidente, la regola dell evidenza anteriore al cogito, come fondamento della sua evidenza, per cui la pretesa di giustificarla in virt del cogito diventa illusoria. Risposta: Non vero che risulta evidente perch conforme alla regola dell evidenza perch il cogito la stessa autoevidenza esistenziale che il soggetto ha di se stesso. Obiezione: Sillogismo abbreviato. Il cogito sarebbe una sorta di sillogismo abbreviato tipo Tutto ci che pensa esiste ma dovrebbe cadere come tutto il resto sotto il dubbio del genio maligno. Risposta: Il cogito non un ragionamento ma un intuizione immediata della mente. Obiezione di Hobbes: La passeggiata. Ha ragione Cartesio nel dire che l io, in quanto pensa esiste, ma non che possa definirsi uno spirito o un anima perch come se dicesse Io sto passeggiando, quindi sono una passeggiata . Infatti la sostanza dell atto che il pensiero pu esser benissimo il corpo o il cervello, ossia qualcosa di materiale. Risposta: 1- L uomo non passeggia costantemente ma pensa sempre. 2- Il pensiero indica a volte l atto del pensiero, a volte la facolt, a volte la cosa o la sostanza con cui si identifica questa facolt. Per cui si pu parlare di sostanza pensante la cui essenza proprio il pensiero.

DIO COME GIUSTIFICAZIONE METAFISICA DELLE CERTEZZE UMANE


Le idee che fanno parte di me, come essere pensante, sono vere(sono atti del mio pensiero) ma non detto che ad esser corrisponda una realt effettiva. Per capire quando le idee esistono fuori dal puro spirito, Cartesio le divide in tre categorie: 1- Innate-Quelle che sono innate in me(A questa classe appartengono la capacit di pensare e avere idee) 2- Avventizie-Quelle che sembrano estranee o provenute dall esterno(A questa classe appartengono le idee delle cose naturali) 3- Fattizie-Quelle formate o trovate da me(A questa classe appartengono le idee sulle cose inventate) Per scoprire se a qualcuna di queste corrisponda una realt esterna, bisogna scoprire la possibile causa di esse. Le idee che rappresentano altri uomini o cose naturali possono esser state benissimo prodotte da me. L idea di Dio, tuttavia, contiene delle perfezioni di cui io sono privo e di cui difficilmente posso

essere il creatore . La causa di un idea deve sempre avere almeno tanta perfezione tanto quella che lei stessa rappresenta. 1- Prima prova dell esistenza di Dio-Dunque la causa di un idea di sostanza infinita non posso essere io che sono una sostanza finita, ma Dio che una sostanza infinita. 2- Seconda prova dell esistenza di Dio-Io sono finito e imperfetto(come dimostra il fatto che dubito)dunque non posso essere la causa di me se stesso, perch altrimenti mi sarei dato le perfezioni che concepisco e sono contenute nell idea di Dio. Quindi non essendomi creato da solo mi ha creato Dio che mi ha dato l idea dell infinito. 3- Terza prova dell esistenza di Dio-Questa la tradizionale prova ontologica. Non possibile ammettere Dio come essere perfetto senza ammetterne l esistenza, in quanto essa una delle caratteristiche della perfezione. Cosi come non si pu concepire un triangolo con 4 lati non si pu concepire un dio perfetto non esista. Inoltre l esistenza di Dio data dalla mia esistenza perch tutto ci che non ha causa in se stesso cesserebbe di esistere se la causa non continuasse a crearlo. La creazione continua. Dio inoltre, essendo perfetto, non pu ingannarmi tramite la facolt di giudizio che lui stesso mi ha dato. Ci che appare evidente vero perch lui lo garantisce come tale. Quindi Dio il terzo termine che permette di passare dalla certezza del nostro io a quella delle altre evidenze. -Dio esiste e non mi inganna -La ragione vera -Le verit sul mondo sono attendibili Come possibile l errore, dunque? possibile grazie all intelletto e alla volont. Se mi pronunciassi solo su ci che il mio intelletto vede con chiarezza non farei errori. Tuttavia la volont porta a pronunciarmi anche su ci che non risulta evidente e per tanto porta a sbagliare o a indovinare per puro caso. In sostanza la causa dell errore il libero arbitrio e ci si pu sottrarre solo attendendosi alle regole del metodo e principalmente a quella dell evidenza. L evidenza, dunque, avendo ottenuto la garanzia che essa non ingannevole perch fondata sulla veridicit di Dio, consente di eliminare il dubbio sull esistenza delle cose corporee. Devono dunque esistere cose corporee che corrispondono alle nostre idee.

LE CRITICHE ALLA CONCEZIONE CARTESIANA DI DIO


Un altro circolo vizioso. Cartesio pretendeva di dimostrare l esistenza per mezzo di Dio e Dio per mezzo dell evidenza. Per questo stato accusato di aver usato Dio solo come un pretesto per dare validit alle idee che gi riteneva evidenti. Ma cosi facendo, la funzione di Dio all interno della conoscenza, risulta inutile. Cartesio risponde che Dio, pi che garante della verit in se stessa, il garante della permanenza della verit. Questa affermazione risulta pericolosa perch tende a dogmatizzare ed eternizzare le verit umane andando contro la metodologia della rivoluzione scientifica(una cosa vera finch non viene smentita)e non perch garantita metafisicamente.

Inoltre le prove di Dio risultano piuttosto fragili. Le prime due danno per scontata la non-derivabilit empirica del concetto di perfezione assoluta. La terza solo una ripresa del classico concetto ontologico che non sembra una verit incontrovertibile come Cartesio intende.

IL DUALISMO CARTESIANO
Accanto alla sostanza pensante si deve ammettere una sostanza corporea divisibile in parti, quindi estesa. Essa non possiede per tutte le qualit che percepiamo in essa. Le determinazioni quantitative fanno parte del mondo corporeo ma le altre(come colore, sapore, odore ecc..) no. Divide quindi la realit in due zone distinte: 1- Res Cogitans(Sostanza pensante)-Inestesa, consapevole e libera. 2- Res Extensa(Sostanza estesa)-Spaziale, inconsapevole e meccanicamente determinata dall altro

Per rendere intelligibile la relazione fra anima e corpo, Cartesio usa la teoria della ghiandola pineale(Epifisi)che la sola parte del cervello a non esser doppia e che dunque pu unificare le sensazioni degli organi di senso, che sono tutti doppi.

IL MONDO FISICO E LA GEOMETRIA


Il meccanicismo cartesiano incise profondamente nella mentalit scientifica della sua et, e tendeva depurare la fisica dalle impurit del tempo(antropomorfizzazione, magia ecc..) oltre ad esser generalista e a non concentrarsi su specifici fenomeni. La fisica assume una struttura matematica, ovvero, una volta posta un ipotesi essa pu esser verificata matematicamente. Il successo del procedimento deduttivo generava l illusione che l evidenza soggettiva fosse la garanzia della corrispondenza alla realt dei fenomeni trattati. Indotto in errore da questo, Cartesio, procede guidato dalla convinzione di poter cavare dalla propria testa le leggi che governano il mondo. Per lui le uniche propriet oggettive sono quelle suscettibili alla trattazione geometrica, mentre le altre sono di natura soggettiva. La geometria dunque l unica scienza fisica.

LA GEOMETRIA ANALITICA
L unit delle scienze matematiche evidente(Purch i loro oggetti siano differenti, esse sono tutte d accordo poich considerano solo rapporti e proporzioni).Cartesio vuole dunque unire la geometria degli antichi e l algebra dei moderni che per andavano entrambe revisionate. La geometria, infatti, troppo specifica e non adatta a cogliere i rapporti nella loro universalit, mentre l algebra conteneva simboli inadeguati ed era succube alla geometria, oltre ad esser confusa e oscura. Cartesio riordina dunque la simbologia algebrica e abbandona l immediata interpretazione geometrica dei procedimenti algebrici. L algebra diventa cosi un linguaggio autonomo e riproduce in se la geometria, in termini puramente formali, che a sua volta uno strumento di chiarimento intuitivo dei procedimenti algebrici.

Numero e forma diventano cosi traducibili l uno nell altra. Crea cosi quelli che oggi chiamiamo gli assi cartesiani e che permette di individuare rette, punti e curve sul piano con procedimenti algebrici.

LA MORALE E LO STUDIO DELLE PASSIONI


Per restare risoluto nelle sue azioni, Cartesio stabil una morale provvisoria. 1- Prima regola: Obbedire a leggi e costumi del paese in cui si trovava(rispettoso della religione e della politica e molto conformista). Egli distingueva due domini: quello dell uso della vita, in cui c l obbligo di decidere senza evidenza, e il secondo, la contemplazione della verit, secondo cui non decidere finch non viene raggiunta l evidenza. 2- Seconda regola: Essere fermo e risoluto nell azione e seguire anche l opinione pi dubbiosa una volta che fosse stata accettata. Esse perde il proprio carattere provvisorio una volta ottenuto il metodo. 3- Terza regola: vincere se stessi pi che la fortuna. Cambiare i propri desideri piuttosto che l ordine del mondo poich siamo padroni solo del nostro pensiero, dipendente dal libero arbitrio. L ideale della morale cartesiana quello della saggezza(Uomo condotto unicamente dalla propria ragione). A questa morale provvisoria non seguir mai una definitiva, tuttavia Cartesio scriver altri spunti di etica(studio delle passioni). L anima divisa in azioni e affezioni: le prime derivano dalla volont, le seconde sono involontarie(percezioni , sentimenti, emozioni)e causate dagli spiriti vitali, ovvero le forze meccaniche che agiscono nel corpo. La forza dell anima consiste nel vincere le emozioni e arrestare i movimenti del corpo che l accompagnano, mentre la sua debolezza consiste nel lasciarsi dominare dalle emozioni, che sono contrastanti e portano l anima a combattere con se stessa. Tuttavia le emozioni non sono essenzialmente nocive perch costituiscono un incitamento a migliorare se stessi e a ricercare o rifiutare determinate cose(le piu importanti emozioni sono gioia e tristezza). Queste danno un idea soggettiva di bene e male da cui l uomo deve liberarsi, agendo solo tramite la ragione e imparando a distinguere con questa cosa davvero il bene e cosa il male, senza eccessi. La saggezza, per Cartesio, proprio il dominio sulle emozioni, che rende il pieno potere del libero arbitrio e lo rende padrone della propria volont.

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