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10/05/2013
BRUTTA NOTIZIA: DEVI MORIRE BUONA NOTIZIA : LA MORTE NON HA L ULTIMA PAROLA
NDR:
QUESTO
SCRITTO
ERA
IN
MACCHINA,
ANDREOTTI
CESARE
(IL NOME NON L HO SCELTO IO, ARRIVATO GI GRIFFATO ), SENZA NESSUNA IRRIVERENZA NEI CONFRONTI DEL PRESIDENTE MA SOLO PERCH CESARE MORTO LO STESSO GIORNO DI GIULIO, COS IL 6 MAGGIO SAR PER ME IL RICORDO INDELEBILE DI GIULIO-C ESARE !
Cesare a 6 mesi
sorseggiare il giornale, uno dei piaceri della vita per mio padre
Tra tutte cera, per, una pagina che scorreva con maggior cura, sulla quale si soffermava e dopo aver letto qualche riga, fissando nel vuoto, andava alla ricerca di ricordi che in alcuni casi arrivavano mentre in altri rimanevano nascosti nel passato, ripetendo questoperazione di lettura-
Nicola Peirce
10/05/2013
ricordo pi volte. Era la pagina degli annunci mortuari, si, proprio quella, la pagina dove ci sono i necrologi con il nome del defunto, la frase di circostanza, pi o meno partecipe e il nome degli inserzionisti. Leggeva il nome, poi quello dei famigliari ed infine quello degli altri inserzionisti, alla ricerca di amici o conoscenti e tutte le volte, se incontrava un nome conosciuto, iniziava a rammentare e fare calcoli riguardo let del defunto, le circostanze nelle quali lo aveva conosciuto e cos via. Chiaramente cerano anche commenti del genere: ma guarda, chi lavrebbe detto, era pi giovane di me o altri pi irriverenti, quando let del defunto era decisamente elevata, come: e vulesse ver che tenia accosa a dicere dalle reminiscenze napoletane trasmessegli da sua madre, mia nonna. Mio padre non certo stato lunico e tanto meno lultimo interessato a quella pagina, , infatti, una delle pi lette in assoluto, con quella delloroscopo, perch siamo tutti interessati alla morte ma a quella degli altri e se sono famosi, ancor di pi, seguiamo i loro funerali come se si trattasse di un evento mondano, guardate cosa successo con le recenti esequie a Margaret Tacher. Quella immancabile lettura era, secondo me, anche una sorta di rito scaramantico, la parte di sangue partenopeo lo aveva indubbiamente contagiato sotto questo aspetto, rito che , daltronde, luogo comune di molti quando si parla genericamente della morte; provate ad affrontare largomento con qualcuno e mentre lo fate osservate i suoi gesti: toccare ferro o le dita a corna sono il minimo, per non parlare poi degli uomini che infilano rapidamente le mani in tasca, alla spasmodica ricerca di qualcosa che non trovano. GRANDI ARTISTI
aglio e fravaglio fattura ca nun quaglia corna e bicorna capa alice capa d'aglio
MA
SEMPRE MEGLIO
Lassurdo , invece, che non c nulla di pi naturale della morte che prende vita, scusate il gioco di parole, nel momento stesso in cui nasciamo, infatti, insieme alla vita riceviamo anche linseparabile e ineluttabile condanna a morte, siamo come i detenuti nel braccio della morte, tutti in attesa dellesecuzione della sentenza, sperando in una possibile grazia, ma nel nostro caso non c possibilit di grazia o meglio non c possibilit della grazia che ci eviti lesecuzione, c possibilit di un altro tipo di grazia ma di questo parleremo dopo. La morte verr allimprovviso, il titolo di una canzone, della fine degli anni sessanta (1967), di Fabrizio de Andr che allepoca fece abbastanza scalpore per largomento trattato in maniera cos chiara e senza peli sulla lingua e anche in questo caso molti addossarono a questa canzone poteri iettatori sia per il titolo cos esplicito sia per il contenuto, gettando ombre anche sul suo autore, quale potenziale menagramo. Le prime strofe recitavano: La morte verr all'improvviso () nel sonno, in battaglia verr senza darti avvisaglia la morte va a colpo sicuro non suona il corno n il tamburo.
Nicola Peirce
10/05/2013
e si concludeva con:
davanti ll'estrema nemica non serve coraggio o fatica non serve colpirla nel cuore perch la morte mai non muore.
In realt il cantautore genovese aveva riadattato un brano del canonir e poeta francese George Brassens (Le verger du Roi Louis - 1960), senza nulla togliere all'atmosfera cupa e minacciosa del testo originale. La canzone, come il titolo, risulta scarna ed essenziale; il concetto principale l'imminenza costante della morte, che in qualsiasi momento, silenziosa e implacabile, potrebbe piombarci addosso e rapirci. Tutti dovranno arrendersi di fronte a questa estrema nemica. Un altro grandissimo artista che si ciment con la morte fu Tot; immagino che tutti pi o meno conosciate la sua famosa poesia: A livella, una ironica e signorile presa in giro della presunzione umana e del suo saccente orgoglio, rappresentata in questo caso da un nobile, un marchese, defunto che ha quale vicino di tomba un netturbino. Il marchese inizia una querelle con questi, un tal Esposito Gennaro, nome che lautore usa per sottolineare ancor meglio le origini plebee del netturbino, invitandolo a trasferire la sua tomba altrove perch non decoroso per un marchese, per il rango della sua casta, esser sepolto al fianco di un netturbino. Il poveruomo inizialmente cerca di scusarsi con il Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive: nuje simmo marchese, ma quando questultimo serie...appartenimmo morte comincia ad insultarlo si spazientisce e reagisce con le famosissime strofe finali: 'A morte 'o ssaje ched''e?... una livella. () Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive: nuje simmo serie...appartenimmo morte strofe che sono una splendida metafora della morte che rende tutti di pari livello, livella tutto e tutti, e contemporaneamente ne definisce il dominio: appartenimmo morte.
Nicola Peirce
10/05/2013
giunge la morte, non v' forza che possa resistere: si resiste al fuoco, all'acqua, al ferro: si resiste alla potenza de' principi, ma non pu resistersi alla morte. Per, pur avendo inconsciamente paura della morte, infatti cerchiamo di esorcizzarla con la scaramanzia, ci riteniamo immuni, al di sopra di questa, progettiamo, programmiamo, usiamo la volont per tracciare il futuro, pensando di poterlo controllare, di poterlo gestire. Viviamo come se la morte non fosse un evento che ci riguardasse, senza preoccuparci di quello che sar dopo, di ci che potrebbe essere dopo la morte e cos non ci poniamo neanche domande sul vero significato della vita, perch senza la coscienza del significato di morte non riusciamo neanche a essere coscienti del vero valore della vita che invece unico e irripetibile; sempre SantAlfonso scriveva: tanti vivono talmente scordati della morte, come non avessero mai a morire!. Eppure luomo da quando apparso sulla terra si sempre domandato cosa ci fosse dopo la morte e ha sempre immaginato la pi misteriosa e leggendaria camera funerarie preistorica europea , possibili altre esistenze probabilmente, la Tomba di Newgrange a pochi chilometri da Drogheda, nellaldil e di questo in Irlanda, una necropoli del 4.000 a.C. costituita da un enorme tumulo circolare alto 13 metri, realizzato con grandi pietre. suo filosofeggiare ha lasciato testimonianza: dai graffiti nelle grotte, alle tombe di tutte le civilt che si sono susseguite nei secoli. I nostri predecessori hanno sempre ritenuto la morte un passaggio verso loltre, verso qualcosaltro mai in millenni e millenni di presenza delluomo sulla terra abbiamo pensato cos diffusamente e pervicacemente che dopo la morte ci fosse il nulla, ora invece si, adesso lo pensiamo, anzi lo crediamo, luomo laicista ha questa nuova credenza, quella del nulla, riducendo cos anche il significato della morte solo alla buia e fredda tomba.
Nicola Peirce
10/05/2013
morte ma va anche detto che la percezione cosa ben diversa dal comprendere possiamo dire che equivale ad assaporare un cibo nuovo con gli occhi bendati, non sapete cosa state mangiando per riuscite a percepire il sapore senza comprendere pienamente di cosa si tratta; la percezione come una chiaroveggenza ed in questo caso, nel caso della morte, se riusciamo ad uscire per un momento da questa trappola ben escogitata tutto diventa pi chiaro. E allora facciamo chiarezza: () la morte entrata nel mondo a causa del peccato dell'uomo. Sebbene l'uomo possedesse una natura mortale, Dio lo destinava a non morire. La morte fu dunque contraria ai disegni di Dio Creatore ed essa entr nel mondo come conseguenza del peccato. La morte corporale, dalla quale l'uomo sarebbe stato esentato se non avesse peccato , pertanto l'ultimo nemico (1 Cor 15,26) dell'uomo a dover essere vinto. (CCC n. 1008) Tra laltro mi viene il dubbio che de Andr avesse studiato San Paolo o il Catechismo della Chiesa Cattolica visto che nella sua canzone definisce la morte: lestrema nemica, parafrasando quel ultimo nemico di Paolo nella prima lettera ai Corinzi. Sintetizzando la morte conseguenza del nostro peccato originale, siamo noi stessi con la nostra decisione ad aver abbandonato la nostra condizione di non-mortali che Dio ci aveva donato e pensare che ci aveva anche avvisato: ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, La tavola Ouija usata nelle sedute spiritiche nel tentativo di altrimenti morirete" (Gen. 3,3) ma comunicare con lal di l in realt una trappola del demonio per noi niente, caponi cost, come si entrare nella vita delle persone; molte possessioni demoniache dice da queste parti, abbiamo hanno avuto inizio proprio con questo mezzo di ingresso, chi la preferito la conoscenza, la divisione usa invita alla sua tavola il demonio. allunione, del bene e del male: Ma il serpente disse alla donna: Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male" (Gen. 3, 4-5), il resto della storia ben noto: calci nel sedere e via dal paradiso terrestre, dalla perfetta letizia e dalla non-mortalit per piombare nel sudore, nel partorire con dolore e nella mortalit. Ma c anche dellaltro: S, Dio ha creato luomo per limmortalit; lo fece a immagine della propria natura. Ma la morte entrata nel mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono. (Sapienza 2, 23-24)
Nicola Peirce
10/05/2013
Nicola Peirce
10/05/2013
Nicola Peirce
10/05/2013
Vi un duplice aspetto nel mistero pasquale: con la sua morte Cristo ci libera dal peccato, con la sua risurrezione ci d accesso ad una nuova vita. () Essa consiste (ndr.: la resurrezione) nella vittoria sulla morte del peccato e nella nuova partecipazione alla grazia (CCC n. 654)
Nicola Peirce
10/05/2013
Se invece cerchiamo di umanizzare il divino, come fa chi non pensa alla morte in termini di passaggio ma in termini di fine a se stessa, non trascende ma al contrario raddensa, imprigiona, trasforma l'acqua in ghiaccio, il contrario esatto del processo di vaporizzazione che invece espande, libera. Quellassoluto genio artistico della penna, nonch veggente (si perch, secondo me, lui quel viaggio che ha descritto lo ha fatto veramente) che fu Dante Alighieri, mette satana, nellultimo canto dellinferno, proprio nel ghiaccio, ghiaccio prodotto dalle enormi ali del lo mperador de lo doloroso regno come lo chiama e nel qual ghiaccio imprigionato per met e mentre sbatte le ali con le tre bocche di cui dotato, una per ogni faccia che ha: dirompea co denti un peccatore, a guisa di maciulla, s che tre ne facea cos dolenti mangia, anzi maciulla, i peccatori. e chi sono i peccatori: Ma quell' anime, ch'eran lasse e nude, cangiar colore e dibattero i denti, ratto che 'nteser le parole crude. Bestemmiavano Dio e lor parenti, l'umana spezie e 'l loco e 'l tempo e 'l seme di lor semenza e di lor nascimenti. Poi si ritrasser tutte quante insieme, forte piangendo, a la riva malvagia ch'attende ciascun uom che Dio non teme. (III canto dellInferno)
Nicola Peirce
10/05/2013
Atto di contrizione che una sorta di risveglio, da quellaccecamento che gli specchietti della trappola di satana ci provocano riverberando continuamente su di noi il bagliori del mondo: Ora le passioni fanno apparire i beni di questa terra altro di quel che sono; la morte gli scopre e fa vederli quali in verit sono, fumo, fango, vanit e miseria. Oh Dio! a che servono le ricchezze, i feudi, i regni in morte, quando altro non tocca che una cassa di legno, ed una semplice veste, che basta a coprir le carni? A che servono gli onori, quando altro non tocca che un funebre accompagnamento ed una pomposa esequie, che niente giover all'anima, se l'anima perduta? A che serve la bellezza del corpo, se altro non resta allora che vermi, puzza ed orrore, anche prima di morire, e poi un poco di polvere puzzolente. (Apparecchiando alla morte SantAlfonso M. de Liguori)
Come ho scritto, noi siamo alla continua presenza della morte corporale, in ogni istante della nostra vita presente, possiamo non pensarci, far finta di nulla, ma questa presenza c, inevitabile, possiamo affrontarla, con latteggiamento fatalista, alla romana, come avrebbe detto mio padre: a chi tocca non singrugna (ndr.: non si arrabbia, non mette il muso, il grugno perch prima o poi tocca a tutti) ma possiamo anche scegliere di affrontarla alla San Francesco: Laudato si', mi' Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullo homo vivente p skappare. Guai a quelli ke morranno ne le peccata mortali; beati quelli ke trovar ne le tue sanctissime voluntati,ka la morte secunda nol far male . (Cantico delle creature).
San Francesco e sora nostra morte corporale Assisi Basilica inferiore affresco XIV sec.
Infatti quando scegliamo di non appartenere al demonio la morte corporale diventa sorella, non matrigna, diventa una liberazione dalla schiavit di questo mondo, chiaramente inteso come umanit oltraggiata dal peccato e non come creato che un dono di Dio.
Nicola Peirce
10/05/2013
La vera morte la morte eterna, quella che scelgono coloro che decidono di appartenere al diavolo, quella unesperienza di morte, di morte senza fine, da l non si esce pi, non c ciambella di salvataggio; questo il vero inganno del demonio farci credere che sia la morte corporale lunica morte, mentre solo un passaggio, ma attenti bene, un passaggio a senso unico, senza ritorno e questo lui lo sa molto bene, perch come dice San Giovanni Damasceno: Non c possibilit di pentimento per gli angeli dopo la loro caduta, cos come non c possibilit di pentimento per gli uomini dopo la morte. Questa vita breve, termina rapidamente, dopo c leternit, Dio cinvita alla vita, alla vera vita, cinvita a rifiutare la realt di morte eterna preparata dal demonio, ci chiede di scegliere la vita, la vita eterna, chiede il nostro consenso ed pronto a donarci nuovamente la non-mortalit che linganno del demonio, il cosaccio altro appellativo affibbiatogli da Santa Caterina e il nostro egocentrismo, misto a stoltezza, ci hanno sottratto. Penso che possiamo fare nostro questinvito, oltre che con la fede e la speranza, anche percependo, gustando, la morte corporale come sorella, come compagna di viaggio. Dunque, lettor mio, la casa dove abiti, non casa tua, ospizio, dal quale, tra breve, e quando meno te l'immagini, dovrai sloggiare. () E quale sar la tua vera casa? una fossa sar la casa del tuo corpo sino al giorno del giudizio, e l'anima tua dovr andare alla casa dell'eternit, o al paradiso, o all'inferno!". (Apparecchiando alla morte SantAlfonso M. de Liguori)
Nicola Peirce
10/05/2013
anche un altro vantaggio, per questo solo per chi crede, per chi ha fede, come mi dicono avesse luomo Giulio Andreotti che doveva senzaltro sapere che quando lanima lascia il corpo i giochi sono fatti. Questo secondo vantaggio il pentimento, latto di contrizione, descritto, come al solito mirabilmente, da Dante nel canto V del Purgatorio dove c' lincontro del poeta con Buonconte da Montefeltro. Dante si meraviglia di trovarlo nel purgatorio perch questi era un personaggio, molto conosciuto allepoca quale avido, violento e sanguinario che mor nella battaglia di Campaldino senza che il suo corpo fosse mai ritrovato. Su questo mancato ritrovamento, circostanza notissima che fece discutere molto, Dante costruisce una piccola lezione di dottrina cattolica valida allora come oggi. Buonconte appellato da Dante che gli chiede com possibile che lui si trovi l e non allinferno, gli risponde di essersi salvato perch mentre cadeva trafitto a morte nel fiume, un attimo prima di spirare, si pent della sua vita dissoluta e malvagia e chiese l'intercessione della Beata Vergine Maria e fu accontentato. La parte veramente fenomenale di questo canto quando il Buonconte racconta che la sua anima fu contesa tra un demonio e un angelo perch il demonio non pensava possibile si fosse salvato, mentre l'angelo aveva ricevuto ordine di portarlo in Purgatorio e cos il demonio dovette lasciarlo andare ma Giulio Andreotti per vendicarsi dello smacco subito 14/1/1919 6/5/2013 fece sparire il suo corpo mortale che R.I.P. non venne cos pi ritrovato. Si diano pace i commentatori astiosi e ostili, lanima del Presidente, nonch Senatore a vita, Giulio Andreotti sar dove Dio ha deciso debba essere e non dove quei pennivendoli forcaioli hanno deciso e il giudizio carissimo Presidente Napolitano non sar, come lei continua a sostenere, della storia che come sappiamo lopinione del vincitore e non il resoconto dei fatti, sar di Dio.