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BRUNO CAPPONI Condanna senza giudizio, esecuzione senza condanna (una riflessione sul non-processo di Franz Kafka)
SOMMARIO: 1. Il pericoloso momento del risveglio e limprovvisa malattia del processo. 2. Il non-arresto. 3. Il non-interrogatorio. 4. Sar limputato a cercare il processo, dopo che il tribunale sar stato attirato dalle colpe. 5. Lavvocato Huld e il pittore giudiziario Titorelli: teoria e pratica del non-processo. 6. Le inaccessibili porte della Legge ed i suoi guardiani ingannatori ed invincibili. 7. Attualit di Kafka.

1. Lo studioso del processo che si accosti (o riaccosti, magari dopo unacerba e quasi inconsapevole lettura giovanile) al capolavoro di Franz Kafka potr forse avere limpressione di essersi incamminato lungo un sentiero per lui congeniale (1). Calunnia, arresto, processo, istanza, memoria, giudice istruttore rappresentano termini tecnici che sembreranno condurlo per mano verso unistruttoria e, poi, la celebrazione dun pubblico dibattimento: del resto, non altro che Il Processo il titolo del romanzo pubblicato nel 1925 postumo ed incompleto (cfr. particolarmente il capitolo ottavo) soltanto per volont del curatore testamentario Max Brod che, contravvenendo alle ultime disposizioni dellamico destinato a divenire illustre (ma pressoch sconosciuto allepoca della sua prematura morte), scelse di sottrarre il manoscritto alla programmata distruzione. Molti altri manoscritti di Kafka vennero invece distrutti riuscendo cos scrupolosamente assecondate le sue ultime vo(1) Linteresse dei processualisti per lopera di Kafka e, in particolare, per il Processo non certo nuovo: cfr. CAVALLONE, Il processo come contagio, in Riv. dir. proc., 2002, p. 581 ss., part. pp. 586-588 (ove lopera analizzata nellmbito di un discorso pi generale su letteratura e processo); La lezione di Titorelli, pittore e giurista (Kafka e la teoria del giudicato), in Riv. dir. proc., 2011, p. 633 ss.

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2 lont oltre che da lui stesso (2), dai nazisti della Gestapo che li rinvennero nellappartamento dellultima delle fuggevoli amiche dello scrittore, unebrea berlinese di appena ventidue anni che rispondeva al nome un po fantastico di Dora Diamant (o Dymant). La celebre frase con cui il romanzo ha inizio avverte che qualcuno doveva aver calunniato Josef K., poich un mattino, senza che avesse fatto nulla di male, egli fu arrestato . La calunnia rimanda allincolpazione di chi si conosce innocente, ovvero alla simulazione a suo carico delle tracce dun reato; si ha dunque a che fare, non c dubbio, con un processo penale. Non sorprende quindi che K., sospetto colpevole di un reato che potrebbe essere grave, venga immediatamente arrestato. Dopo di che, per accertare se vi sia stata calunnia o meno, colpevolezza o meno si dovr celebrare un processo, si dovr conoscere in modo non sommario. Cose del genere accadono anche ai nostri giorni. Senonch, nel caso, strana la calunnia ed ancor pi strano larresto. N K., n altro personaggio del romanzo, n il lettore del Processo sapranno mai quale sia il reato contestato, e cos quale fosse stato loggetto di quella calunnia; larresto, dal canto suo, non coincider con una limitazione della libert personale perch, come a K. spiegher nel primo capitolo lispettore di polizia alla stregua di cosa del tutto ovvia, lei stato arrestato, tutto qui [...] certo che lei stato arrestato, ma questo non le deve impedire di fare il suo lavoro: nessuna delle sue abitudini dovr trovare intralci . Un arresto che non un arresto (oggi potremmo utilizzare labusato aggettivo virtuale ), coordinato a unipotesi di reato che non viene e non verr mai neppure ufficiosamente formulata, e men che mai formalmente contestata. Un reato, come vedremo, di cui molto si parler intorno a K., al punto da rendere il suo nome a tutti noto ( quanto sarebbe bello presentarsi prima, ed essere conosciuti solo dopo! , considerer amaramente K. nella surreale e drammatica scena ambientata nel Duomo: capitolo nove); di certo se ne parla molto pi che in quelle sedi istituzionali se cos potremo definirle che appunto dovrebbero essere deputate allaccertamento del reato.
(2) Ce lo testimonia lamico-curatore testamentario Max Brod: purtroppo Kafka stato lui stesso il giustiziere di una parte della sua eredit. In casa sua trovai dieci grandi quaderni [...] ma soltanto le copertine, il contenuto era stato distrutto (Antologia critica, in Il Processo, ed. Baldini Castoldi Dalai, Milano, 2012, p. 18).

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3 Bastano queste poche battute iniziali per comprendere quale sia la chiave (o una delle possibili chiavi (3)) di lettura del romanzo. Quello che Kafka chiama Processo tuttaltro che un procedimento retto da un codice di procedura e diretto da un magistrato dellordine giudiziario. Il Processo titolo bugiardo, o a tutto concedere allusivo (4). La vicenda di cui K. vittima si snoda da un capitolo iniziale dal tono grottesco e surreale, nel quale lunico pregiudizio concreto che lindagato subisce la perdita irreversibile della prima colazione alla quale saranno lieti di far onore i due intrusi o guardiani che dovrebbero contestargli le sue colpe (ma neanche loro sanno precisamente di cosa si tratti, e forse per questo non hanno neppure un atteggiamento troppo aggressivo); sino al capitolo finale, il decimo ma tra lottavo e il nono c un chiaro iato , nel quale s ormai perso qualsiasi possibile connotato farsesco e lieve, qualsiasi possibile deviazione da Vaudeville. Tutto lo spazio narrativo viene occu(3) La pluralit dei piani di lettura delle opere di Kafka e, in particolare, del Processo dato pacificamente acquisito dalla letteratura: v. almeno, anche per riferi- menti, CALASSO, K., Milano, 2005; CITATI, Kafka, Milano, 2007 (prima ed. 1987); DAVID, Franz Kafka, Paris, 1989, trad. it. di Morteo, Torino, 1992. (4) Secondo CAVALLONE, La lezione di Titorelli, cit., p. 637, il testo di Kafka andrebbe interpretato presupponendo una differenza tra processo e condanna (dal punto di vista dellaccusato) [...] nel senso che gli effetti della seconda consistono nel rendere irreversibili quelli del primo . Quindi al momento del non-arresto, che quanto dire allinizio della vicenda, la condanna ci sarebbe gi stata (o, se si preferisce, K. lavrebbe gi introiettata), e di ci si mostra consapevole lo zio di campagna laddove, con intuitiva saggezza, afferma: avere un processo come questo vuol dire averlo gi perduto , forse col significato per cui il procedimento gi in s la condanna (CALASSO, K., cit., p. 17). Non saprei, per, dire come questa lettura una delle tante possibili possa giustificarsi alla luce della frase rivelatrice del predicatore nel Duomo, che lo stesso Cavallone ricorda, secondo cui la sentenza non viene ad un tratto, il processo che si trasforma a poco a poco in sentenza , n con la tensione di K. verso lassoluzione piena (tensione che infatti gli fa escludere le soluzioni alternative dellassoluzione provvisoria e del rinvio); provvedimento per il quale, secondo Cavallone, vi sarebbe un difetto assoluto di giurisdizione (lespressione nostra) perch in un sistema dove il processo esiste solo se laccusato a volerlo, il suo proscioglimento completo e definitivo presuppone il venir meno del suo senso di colpa, e quindi la eliminazione del processo con effetti ex tunc [...] la sentenza di vera assoluzione [...] semplicemente la constatazione che il processo non c, e non mai esistito (op. cit., p. 634). Lassoluzione vera, insomma, soltanto quella che limputato elabora dentro se stesso (cos come dentro se stesso sono condanna e processo), e uneventuale decisione sia essa di merito o di rito ovvero, come sembra ragionevole ritenere, n dellun tipo n dellaltro sarebbe cos un atto superfluo (op. cit., p. 634).

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4 pato da una realt che lentamente quanto inesorabilmente sopravviene, livida e angosciante: che culmina col barbaro omicidio compiuto a notte appena iniziata nel teatro di una cava una tipica ambientazione da criminalit organizzata, potremmo dire con lesperienza triste della nostra cronaca ove il cuore di K. verr trafitto e rigirato due volte , a sangue freddo, con un coltellaccio lungo, sottile, a due tagli , un volgare strumento da salumaio. Non una motivazione, nessun riferimento ad una sentenza. Lultima battuta di K. sar soltanto di vergogna: come un cane! , ben sapendo che si tratta di vergogna destinata a sopravvivergli. Tra il primo e il decimo capitolo (i primi e forse i soli ad aver attinto una stesura definitiva), che rappresentano rispettivamente il polo della commedia e quello della tragedia, si dipana dolorosamente Il Processo: vera via crucis che K. affronter dapprima con baldanza, poi con smarrito sospetto fino alla pi completa e debellata rassegnazione. Se non venisse assassinato, infatti, si darebbe lui stesso la morte; ed anzi lultima sua vergogna proprio nel non aver avuto il coraggio, o loccasione, di trafiggersi da solo con quella sottile lama da assassini. Pi che ad un procedimento rituale che si svolge per successive udienze, assistiamo ad un drammatico percorso interiore segnato da stati danimo sempre pi opachi e rarefatti: un processo che non ha un capo, perch non si conoscer mai laccusa che lo muove, e di cui limputato temer costantemente il sopravvenire della coda lavvocato Huld ad affermare, parlando col cliente-cane Bloch: devi aver letto da qualche parte che in molti casi la sentenza finale arriva allimprovviso, per bocca di uno qualsiasi, in un momento qualunque fin quando non sar un improbabile predicatore che declama dal pulpito dun buio Duomo deserto a svelargli: tu fraintendi la situazione, la sentenza non viene ad un tratto, il processo che a poco a poco si trasforma in sentenza (5). K. capir nello stesso modo poco a poco che lui stesso divenuto parte del processo, che il processo ad essersi impadronito
(5) Questa affermazione ci richiama alla mente il fenomeno del giudicato interno col suo progressivo esaurimento della lite attraverso il passaggio dei gradi del giudizio, che sempre richiamato dalla Cassazione quale manifestazione del principio di econo- mia processuale: v., da ultimo, Cass., sez.un., 19 giugno 2012, n. 10027.

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5 di lui, a contagiarlo (6) privandolo di qualsiasi dignit (7). Il processo la perdita di fiducia, labbandono di qualsiasi speranza, il consegnarsi senza pi combattere a chi, in silenzio, ti far la pelle. Uno dei pi autorevoli traduttori di Kafka, Primo Levi (8), ha scritto che la lettura del romanzo lascia mutati: pi tristi e pi consapevoli di prima [...] tradurre pi che leggere: da questa traduzione sono uscito come da una malattia . E la malattia (9), che Levi dichiara di aver contratto da Kafka, viene appunto dalla cognizione del Processo, che ora dobbiamo esaminare pi da vicino. 2. Sar appunto stata una calunnia; sta di fatto che, nella prima mattina del suo trentesimo compleanno, Josef K. viene arrestato nella stanza che occupa allinterno del dignitoso pensionato gestito dalla signora Grubach (capitolo primo). Il luogo non viene precisato, ma sappiamo che Kafka lasci la citt di Praga, in cui era nato il 3 luglio 1883, soltanto in rarissime occasioni, spesso soltanto per ricoverarsi in sanatori (mor infatti il 3 giugno 1924 in quello di Kierling, in Austria). Allinizio sembra trattarsi di un vero e proprio arresto: Lei non se ne pu andare: lei in arresto , gli intima la guardia di nome Franz, che si accompagna vanno infatti sempre
(6) V. ancora CAVALLONE, Il processo come contagio, cit., p. 589, ove la considerazione (riferita non soltanto allopera di Kafka): forse il virus del processo un ceppo unitario, dal quale per traggono origine specie diverse a seconda dei climi sociali e culturali . (7) Di qui le lezioni psicologiche , anche da Cavallone abbracciate (Il processo come contagio, cit., p. 586: il Tribunale K. lo ha interiorizzato, metabolizzato, se lo porta dentro ovunque vada ), e che portano ad affermare: il processo esiste solo per chi lo vuole, ovverosia indotto a volerlo da un senso di colpa (La lezione di Titorelli, cit., p. 634). Il peccato di K. latroce senso di colpa che per tutta la vita tortur Franz Kafka (CITATI, Kafka, cit., p. 162). (8) Einaudi, 1983. Ci sono state ovviamente altre traduzioni (rammentiamo quella di Raja per Feltrinelli, Milano, 1995, e quella di Busco per la gi citata edizione Baldini Castoldi Dalai del 2012; precedenti traduzioni sono ricordate da CAVALLONE, La lezione di Titorelli, cit., pp. 635-636), ed bene precisare che le citazioni riportate nel nostro testo sono state tratte dalla traduzione di Levi. Sullapparente semplicit della traduzione di Kafka v. CAPRIOLO, Traducendo Il castello, in Il castello, Torino, 2002: Kafka si serve di un lessico quotidiano e non costruisce mai quei periodi complessi, irti di subordinate, di cui spesso si compiacciono gli scrittori di lingua tedesca [...] ma proprio per la sua estrema semplicit, la sintassi di Kafka pu risultare faticosa [...] la traduzione letterale di una pagina di Kafka rischia di produrre un testo sciatto e legnoso, del tutto privo di fascino (Introduzione, IV). (9) Cfr. ancora CAVALLONE, Il processo come contagio, cit.

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6 in coppia con quello che sapremo chiamarsi Willem (anche se i due tra di loro non si chiamano mai, se non una sola volta: hai visto, Willem? Ammette di non conoscere la legge, e insieme dice che innocente ). Il motivo preciso non siamo autorizzati a dirglielo [...] il procedimento solo agli inizi, lei sapr tutto a tempo debito (10). Franz e Willem, come fosse la cosa pi naturale di questo mondo, consumano la colazione di K. dinanzi ai suoi attoniti occhi (11) e poi gli spiegano che presto sar privato dei vestiti e della biancheria, che andranno consegnati ad un pubblico deposito o, preferibilmente, a loro stessi. Il loro compito farle la guardia dieci ore al giorno (cosa mai potr succedere in quelle restanti?), questo e non altro essendo il regime dellarresto: che deve sempre presumersi legittimo, perch le autorit inquirenti vengono attratte dalle colpe: cos che dice la legge . larresto a giustificare lesistenza di una colpa, mai il contrario. Improvvisamente, le guardie annunciano che lispettore, titolare dellindagine e il cui nome non sar mai reso noto, sta gi aspettando lindagato nella stanza di unaltra pensionante, la signorina Brstner, avendola gi camuffata in sala dudienza: il tavolino da notte in mezzo ( tavolo di udienza , appunto); fiammiferi, puntaspilli e un libro, che gi stavano sul tavolino, quali oggetti essenziali ai fini del dibattito . Lispettore, che manipola quegli oggetti con maniacale cura come fossero i pi preziosi strumenti del suo delicatissimo mestiere, ha in realt tutti i poteri di un giudice, perch revoca la misura dellarresto in camera trasformandola in qualcosa di molto pi lieve: una sorta di arresto a piede libero , o non apparente . Non senza aver premesso, riferendosi alle guardie, che questi signori ed io abbiamo pochissimo a che vedere con la sua faccenda, anzi non ne sappiamo quasi niente [...] non le posso neppure dire che lei sotto accusa; [...] Lei in arresto, su questo non c dubbio [...] le posso dare un consiglio: non pensi tanto a noi e a quello che
(10) Questa rassicurazione non altro che una consapevole bugia, perch tutte le emanazioni del tribunale hanno una fortissima predilezione per tutto ci che menzogna, falsit, inganno, teatro , fino ai due boia del capitolo finale, che sembrano usciti, coi loro cilindri, da un volgare avanspettacolo (cos CITATI, Kafka, cit., p. 155). (11) La visione delle due guardie che divorano la sua prima colazione sottintende che la sua condanna a morte sia stata notificata. E che notificazione ed esecuzione tendano a coincidere. La prima colazione che le guardie stanno mangiando gi la prima colazione di un morto : CALASSO, K., cit., p. 231.

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7 le capiter, pensi piuttosto a se stesso . Alle ferme rimostranze di K., che in questa fase iniziale ancora nel pieno vigore di tutte le sue forze, chiarisce quale sia stato il suo ruolo e, in conseguenza, quale dovr essere quello dellimputato: Lei stato arrestato, tutto qui. Glielo dovevo comunicare, lho fatto, e ho anche visto come lei ha reagito. Per oggi basta questo e ci possiamo separare, almeno per un certo tempo . Ne deduciamo che devessere stato il buon comportamento dellindagato K., persona del resto ottimamente educata, a consentire la trasformazione in melius dellarresto iniziale ( Lei non se ne pu andare ): per permettere allindagato di fare il suo lavoro e mantenere tutte le sue abitudini, esattamente come se nulla fosse. Senza creargli troppi disturbi. Un arresto, insomma, che arresto non ; ed infatti K. si reca, sia pure con ritardo, al suo posto di lavoro di primo procuratore di unimportante banca. Quando a sera rientrer al pensionato, la signora Grubach gli dir, per tenerlo tranquillo e forse anche per tranquillizzare se stessa: Cosa mai ci tocca di vedere a questo mondo! [...] Lei in arresto, s, ma non in arresto come un ladro. Quando uno viene arrestato alla maniera dei ladri, allora s che brutto, ma nel suo caso [...] ecco, il suo caso mi sembra una di quelle cose da gente istruita . Diremmo oggi: non un volgare criminale da strada, ma un colletto bianco che delinque in modo culturalmente qualificato, sine strepitu per la gente comune. Si tratta, per, pur sempre dun delinquente. E anche la Gru- bach inizia a pensarlo. 3. Sino a questo punto del romanzo il grottesco, il surreale, la meraviglia combinatoria danno al discorso un tono quasi lieve, che potrebbe facilmente evolvere in commedia; si dice che Kafka amasse leggere il primo capitolo del Processo a conoscenti e amici, divertendosi un mondo e provocando in loro le risate pi fragorose (12). Linizio del capitolo secondo ci informa che K. viene avvertito per telefono il nostro ordinamento si sarebbe adeguato a questa forma di notificazione, com noto, solo a distanza di molto tempo
(12) BARILLI, Comicit freudiano, Milano, 1999. di Kafka. Uninterpretazione sulle tracce del pensiero

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8 che la domenica successiva avrebbe avuto luogo un piccolo interrogatorio in un edificio della Juliusstrasse. Ne sarebbero poi seguiti altri, sempre di tipo piuttosto veloce. Il tribunale, anzi la casa , si trova in una strada sperduta di periferia, un luogo in cui K. non era mai stato , e non gli viene fornito n il numero civico, n lorario delludienza. K. decide comunque di presentarsi alle nove del mattino, ben sapendo essere quello lorario in cui i tribunali aprono i loro battenti nei giorni feriali. Dopo una ricerca piuttosto affannosa, che gli prende molto pi tempo del previsto nonostante il tribunale sia attratto dalle colpe , K. viene alfine introdotto, dalla moglie del portinaio, nellaula in cui lo attende il giudice istruttore: si tratta di una stanza modesta ( camera a due finestre, di media grandezza, cinta da una galleria schiacciata sul soffitto ), stracolma di gente malvestita e vociante, ove si respira unaria mefitica in un clima da stadio, o da circo: una sorta di Colosseo mitteleuropeo. K. ha limpressione di entrare in unassemblea (potrebbe quindi tranquillamente trattarsi di unaula parlamentare), perch due gruppi sembrano fronteggiarsi nella platea, come fossero fazioni contrapposte, mentre nella galleria le persone risultano pigiate contro il soffitto, al punto che parecchi si erano portati dietro dei cuscini e li tenevano fra il capo e il soffitto per non farsi male . Sembra di intravedere sullo sfondo le tavole di Daumier, Grosz e Bosch. K., inizialmente respinto dal tanfo , si decide ad entrare piucchealtro per osservare. La novit e la stranezza della situazione lo incuriosiscono. Si sente ancora sostanzialmente estraneo a quella buffa rappresentazione di ci che dovrebbe essere un processo, il cui reale significato continua ancora a sfuggirgli. Il giudice istruttore, seduto al centro della sala su una malferma pedana, dapprima gli contesta lora e passa di ritardo (sullorario che non gli era mai stato comunicato), poi gli dice di non essere pi in obbligo di raccogliere linterrogatorio (come fosse stato richiesto da K.), ma che lo avrebbe comunque fatto in via del tutto eccezionale e sempre che il ritardo non si fosse mai pi ripetuto. Presupposto infatti che quella fosse la prima di una serie continua di udienze, com appunto proprio di un processo. Consultando un lurido blocchetto per appunti, unico oggetto presente sul suo tavolo (e che tiene quindi il luogo del fascicolo processuale), per introdurre lesame gli chiede: Dunque lei imbianchino? .

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9 La reazione di K. veemente: protesta, si indigna, strappa il quadernetto dalle mani del giudice e lo ributta sul tavolo dopo averlo fatto penzolare come se ne avesse ribrezzo , mostra al pubblico tutto il ridicolo della situazione perorando la sua assoluta innocenza, si attira qualche applauso da vero protagonista della scena, si rincuora al punto che, addirittura, d un pugno sul tavolo spaventando il giudice che sera prontamente estraniato dalla situazione. Per, dinanzi al quel sedicente tribunale , si lascia sfuggire una frase che diverr la spiegazione del suo ruolo nel processo: che non un processo, perch lo diventer soltanto quando io lo riconoscer come tale (13). E nel momento in cui si avvede che quelli del pubblico hanno tutti, appuntato sul risvolto della giacca, lo stesso distintivo che esibisce il giudice istruttore, ne deduce trattarsi di una banda corrotta , coi cui traffici ignobili egli assolutamente non vuole essere immischiato. Nel silenzio generale, prende cappello e si avvia verso luscita; ma viene fermato dal giudice istruttore il quale, con molta tranquillit, si limita a comunicargli: volevo solo farle presente che oggi lei, forse non se n ancora reso conto, si privato del vantaggio che linterrogatorio rappresenta per larrestato . Farabutti, teneteli per voi i vostri interrogatori , la replica sdegnata con cui K. abbandona la sala dudienza. Sino a questo passaggio della vicenda, K. sarebbe forse ancora libero di giudicarsene perfettamente estraneo: nessun atto gli stato notificato; nessuna vera restrizione stata comminata; nessuna accusa stata formulata; quando, dinanzi allispettore (dinanzi al giudice istruttore il problema non verr neanche sollevato), ha parlato della possibilit di telefonare al suo avvocato, il procuratore Hasterer, quello non gli ha detto certo di no, anzi, ma ha ribattuto
(13) Con un qualche fondamento CAVALLONE, Il processo come contagio, cit., pp. 586-587, osserva che K. d limpressione di potersi liberare dal processo semplicemente rigettandolo con un gesto di volizione psicologica; ciononostante, linfezione procede inesorabile come fosse una sindrome ossessiva della quale si muore prescindendo da quella che sar la conclusione del processo stesso. Il pensiero del processo non labbandona pi , si dice allinizio del settimo capitolo, ed questa la vera malattia epidemica (op. cit., p. 588). Secondo CITATI, Kafka, cit., p. 168, K. come lultimo carcerato, vive soltanto nella dimensione del processo, incapace di cancellare dalla mente il pensiero di quella mattina gli sconosciuti nella sua stanza, laggressione nella sua casa : mentre, se sapesse dimenticare, le guardie, i giudici e le gerarchie del Tribunale tornerebbero forse nel vuoto dal quale sono usciti .

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10 quasi ingenuamente: non so proprio che senso possa avere: a meno che lei non gli debba parlare di qualche sua questione privata (quella dellarresto non lo abbastanza); il giudice istruttore, che, come se dovesse gi dibattersi la causa, lo ha ricevuto in pubblica udienza in una maleodorante casa di periferia, lo ha addirittura confuso con un altro. Il secondo capitolo del libro, grottescamente intitolato Primo interrogatorio, tutto descrive salvo che un interrogatorio condotto da un giudice istruttore; non c un vero fascicolo processuale, ma un brogliaccio che ha tutta laria di un vecchio quaderno di scuola, sgualcito per il lungo uso ; il giudice istruttore, si scoprir nel terzo capitolo, non consulta codici, avendo a sua disposizione un primo libro introdotto da unillustrazione sconveniente: un uomo e una donna nudi seduti su un divano , e un secondo libro dalleloquente titolo Le pene che Grete ebbe a patire da suo marito Hans (del resto, non dobbiamo dimenticare che lispettore aveva gi utilizzato fiammiferi, puntaspilli e un livre de chevet di argomento ignoto); al termine delludienza, K. se ne va indignato e nessuno lo trattiene; n gli viene chiesto di presentarsi ad una successiva udienza. La macchina sembra non essersi ancora messa in moto. 4. Ma, come K. mostra di aver gi capito, il processo non inizia con larresto, n con una formale contestazione che del resto non c n ci sar, e neppure inizia col primo atto istruttorio che in effetti non c stato (n ce ne saranno altri); inizia soltanto quando limputato riconosca il processo come tale, comportandosi lui per primo di conseguenza. limputato a fare il processo. Soltanto questo spiega perch, la domenica successiva, K. si presenta spontaneamente nella stessa sala delle udienze (il termine tribunale viene attentamente evitato) per poter continuare il suo interrogatorio. Ma la sala vuota e K. trova nellanticamera solo la moglie del custode (14), davanti alla quale egli mantiene il suo
(14) Si tratta di una donna, come le tante altre che K. incrocia nel suo percorso, che si iscrive nel lunghissimo corteo di custodi-prostitute e serve-prostitute, che offrono a ognuno le loro grazie infantili e indecenti, confortano e insidiano, insieme spie e complici degli accusati (CITATI, Kafka, cit., p. 160). Lo stambugio di Titorelli assediato da torme di ragazzine corrotte, mentre il bordo del letto la soglia di un altro mondo (CALASSO, K., cit., p. 262).

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11 atteggiamento di superiorit e distacco: dellesito del processo non mi importa niente, e una condanna mi farebbe solo ridere [...] ho limpressione che il procedimento sia gi stato interrotto, o lo sar tra breve . Ma la donna, evidentemente prendendo la situazione molto pi sul serio, si offre di aiutarlo sia pure con ambigui discorsi; senonch viene letteralmente rapita da uno studente di giurisprudenza, che verosimilmente fa la sua pratica legale in quella oscena sala, il quale se la trascina su per una scala verso la soffitta dove con ogni probabilit lattende il giudice istruttore che, come del resto lo studente, le fa da tempo una corte serrata: lei, del resto, la pi bella della casa, e ne perfettamente consapevole (fa infatti la smorfiosa anche con K.). Interviene quindi il marito, che offre a K. la possibilit di visitare gli uffici delle segreterie. Visto lo stato dellaula di udienza, possiamo ben immaginarci quello delle segreterie, sistemate nei bassi solai. In lunghi corridoi privi di luce, su due file di lunghe panche, gli imputati, anche di domenica, stazionano pazientemente in attesa. Sembrano tutti inebetiti, non riescono a scuotersi, forse non sanno loro stessi con precisione perch restano l anche nel giorno di festa (15). Non sperano nulla. Ad uno di essi K. domanda cosa stia facendo e quello, dopo essersi a lungo concentrato, riesce a rispondere: un mese fa avevo fatto alcune richieste di testimonianze per la mia causa, e sto aspettando che siano accolte . K. sembra preoccuparsi, lui non ha chiesto infatti nessuna testimonianza, e del resto non saprebbe neppure su quali circostanze chiederla. Ma laltro non gli conferma neppure lutilit della sua istanza; lha fatta, e tanto gli basta; lha fatta tanto per farla; l che attende, senza neanche agitarsi troppo; la sua voce esprime solo paura, non convinzione . K. inizia a star male, gli manca laria, lambiente delle segreterie lo sta poco a poco soffocando. Un impiegato lo rassicura: non si preoccupi, non c niente di strano, un incidente che qui capita
(15) CAVALLONE, Il processo come contagio, cit., p. 389, riferendo di questa sorta di zombies malvestiti e trascurati che stazionano o vagano senza costrutto nelle segreterie, ne parla come di ammalati angosciati , tra i quali circolano diagnosi e prognosi superstiziose circa il possibile esito dei rispettivi processi. CITATI, Kafka, cit., p. 163, come di mendicanti o cani che leccano le mani dei loro aguzzini . CALASSO, K., cit., p. 248, ne d una lettura sociologica: nella borghesia, in questa classe metamorfica che vuole e sa sostituirsi a tutto, imitare laristocrazia e intridere il proletariato, che la colpa cresce rigogliosa .

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12 quasi a tutti, la prima volta che ci vengono . Un altro conferma: il signore si sente male, ma solo qui dentro, non cos in generale . quindi una specie di malattia professionale, precisamente localizzata, roba da non preoccuparsi. Gli viene presentato uno strano tipo, che chiamano linformatore: lui che d alle parti in causa, che aspettano qui, tutte le informazioni che gli servono; e gliene servono tante, perch sul nostro tribunale la gente ha idee molto vaghe. Lui sa rispondere a tutte le domande . La trovata fa certamente sorridere: una specie di addetto dal tribunale ai rapporti con la clientela, un curioso Ombudsman della soffitta. forse nelle segreterie che K. mostra di aver contratto definitivamente il morbo del Processo. nelle segreterie che apprende ci che nessuno gli ha ancora detto chiaramente: quello che lo sta indagando, se davvero lo sta facendo, s un tribunale (il termine viene allinizio pudicamente eluso), ma di tipo particolare, e di cui la gente sa davvero troppo poco. Serve quindi un informatore che sia anche un campione di eleganza, in modo che la prima impressione sia decorosa ; non deve sorprendere se i suoi bei vestiti vengano acquistati dagli impiegati delle segreterie con una colletta cui anche le parti private contribuiscono, dal canto loro. Linformatore la faccia presentabile del tribunale, l per aiutare; ma ci non toglie che le parti lo temono, e lo evitano per quanto cerchino di imbellettarlo. K. sta sempre peggio, quasi perde i sensi; riprende vigore solo dinanzi alla porta duscita, e si dice che in futuro avrebbe passato le mattine della domenica in modo migliore . Egli per ormai parte dellingranaggio; e sta a dimostrarlo proprio il fatto che, dopo il primo interrogatorio, che interrogatorio non stato, non il processo a cercare lui, bens il contrario. Anzi, possiamo affermare (e ce lo dir chiaramente il predicatore del Duomo deserto) che il processo non lo cercher mai pi, perch quella che avrebbe dovuto essere la prima di tante udienze forse non tutte le settimane, ma comunque a brevi intervalli rimarr il suo unico contatto col sedicente tribunale . Limpressione che quel primo contatto abbia avuto la funzione di iniettargli il morbo (16); poi, la malattia avrebbe fatto da sola tutto il suo infelicissimo decorso.
(16) CAVALLONE, Il processo come contagio, cit., p. 588, individua come seconda possibile occasione infestante il contatto (che anche sessuale) con linfermiera-

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13 5. La fantasia visionaria di Kakfa ci porta, nei capitoli successivi, a fare la conoscenza di due individui diversissimi, uno pi curioso dellaltro, che entrambi dovrebbero venire in soccorso dellimputato: lavvocato Huld e il pittore giudiziario Titorelli. Nellabitazione del primo, K. viene condotto da un preoccupatissimo zio di campagna che era stato suo tutore e che, come tutti ormai, ben sapeva del serio processo intentato contro il giovane nipote. K. non convintissimo della bont della scelta di difendersi, e mette in guardia il suo sollecito parente: guarda che questo processo non si svolge davanti al tribunale ordinario [...] non con lagitazione che si vincono i processi . E quando lo zio gli parla con entusiasmo del suo vecchio amico avvocato Huld (eroicamente definito avvocato dei poveri , sebbene K. povero non sia affatto), lo stesso K. ribatte: non sapevo che per una causa come questa si potesse anche ricorrere a un avvocato . La verit che K. ha compreso, intimamente, che il suo non un processo comune, che non valgono le regole comuni; sebbene ancora non abbia capito se sia possibile, o comunque utile difendersi. Ma lo zio incontenibile, e lo trascina quasi a viva forza a casa dellavvocato; il quale si fa trovare a letto, per un grave disturbo cardiaco che lo perseguita da tempo, ma che stavolta pi brutto che mai . Ci non gli impedisce, tuttavia, di accettare la difesa di K. che, dal canto suo, non aveva trovato del tutto sgradito quellimpedimento imprevisto essendo scarsamente persuaso dellutilit di un difensore, per quanto esperto e qualificato. Ovviamente Huld, frequentando lambiente giudiziario ma K. non a torto penser: costui lavora al tribunale del Palazzo di Giustizia, e non a quello del solaio gi perfettamente al corrente del processo, che anzi definisce, di quelli recenti, tra i pi clamorosi . Quello contro K. un processo molto serio. Il suo consiglio sar di affidarsi alle relazioni personali, intrecciate pazientemente dallo stesso avvocato negli anni, ed anzi, combinazione, verr assai comodo il fatto che sia presente del tutto casualmente, al suo capezzale, il signor segretario
segretaria dellavvocato Huld (in italiano: Grazia), lintraprendente signorina Leni, che nel mostrare a K. la mano palmata, chiaro stigma diabolico ( prostituta sacra [...] sirena, grande allettatrice : cos CITATI, Kafka, cit., pp. 171-172), rivendica: ora sei mio , e lo trascina gi sul tappeto.

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14 capo (17), uomo molto influente nel tribunale e che si sarebbe preoccupato personalmente della faccenda. peraltro la camerierainfermiera dellavvocato, lintraprendente signorina Leni, ad essere pi esplicita, prendendo in disparte K.: lei non abbastanza arrendevole, a quanto mi hanno detto [...] corregga il suo errore, non sia pi cos rigido, contro questo tribunale difendersi non si pu, bisogna confessare. Faccia la sua confessione, appena pu. Solo dopo se la potr cavare, solo dopo . A K. non possono non venire in mente le parole del giudice istruttore le uniche che quel tanghero gli avesse indirizzato circa la perdita di unoccasione favorevole, e del fatto che linterrogatorio che non era stato condotto a causa della reazione sdegnata dellimputato. Se K. avesse confessato in quel frangente, ora sarebbe stato allevidenza un gran bel pezzo avanti. Le spiegazioni dellavvocato Huld sullandamento dei processi, e di quello in particolare, sono terribilmente confuse. Premette che la prima istanza era gi quasi pronta ed era importantissima, perch spesso la prima impressione lasciata dalla difesa quella che determina landamento di tutto il processo ; ma sbito dopo si lascia sfuggire che molte volte le prime istanze al tribunale non venivano neanche lette [...] losservazione e linterrogatorio dellimputato erano pi importanti di qualsiasi scartoffia . Va inoltre considerato che il procedimento non pubblico; le carte non sono accessibili, n allimputato e tantomeno al difensore; in genere non si conosce ed il caso di K. ne chiara riprova contro quali accuse debba essere indirizzata la prima istanza, pur cos determinante; ma, per converso, le difese pi efficaci sono in realt quelle successive alla prima, allorch il procedere degli interrogatori dellimputato abbia potuto far emergere pi chiaramente i singoli capi di accusa e la loro motivazione, o abbia permesso di indovinarli ; la difesa tecnica non permessa, ma soltanto tollerata; addirittura non esistono avvocati riconosciuti dal tribunale: tutti quelli che si presentano come avvocati davanti a questo tribunale non sono in sostanza che mestieranti ; in questo contesto cos ostile, in un processo non soltanto segreto per il pubblico, ma
(17) E cio, secondo la ricordata traduzione di Busco, il signor direttore delle cancellerie , persona quindi oltremodo importante per chiunque abbia a che fare col processo (Il processo, Baldini Castoldi Dalai, cit., p. 128).

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15 anche per laccusato stesso , lunica possibile soluzione data dalle relazioni personali dellavvocato, che sono essenziali: la validit della difesa sta tutta qui , e forse solo uno o due altri avvocati sulla piazza potevano vantare le stesse relazioni personali di Huld. Gli avvocati spiegher nellottavo capitolo un malmesso cliente dellavvocato Huld, il commerciante Bloch, ridotto ad una specie di larva o animale domestico, totalmente sottomesso anche a Leni, che sopravvive nellabitazione dello stesso Huld non sono tutti uguali: ci sono i mestieranti, i piccoli e i grandi avvocati; di questi ultimi si sente solo parlare, perch appartengono a una categoria che sovrasta i piccoli avvocati in misura incomparabilmente maggiore di quanto questi sovrastino i tanto disprezzati mestieranti . I grandi avvocati? Non c imputato che, avendone appreso lesistenza, non sogni di loro per giorni [...] ma si interessano solo alle cause che hanno gi superato il livello di prima istanza [...] purtroppo non si riesce a dimenticarli del tutto, un pensiero che ritorna, specialmente di notte . Segue, da parte di Huld, una descrizione estremamente dettagliata, e al tempo stesso opaca, dei numerosissimi problemi che possono insorgere allinterno di un processo nel rapporto tra i funzionari, tra questi e le parti, tra le corti gerarchicamente ordinate, tra tutti costoro e lavvocato, tra lavvocato e il cliente e cos via: al punto da poter far entrare il procedimento in una fase in cui nessun aiuto pi consentito, in cui esso passa nelle mani di corti non pi accessibili, in cui perfino limputato non pu pi essere raggiunto dallavvocato ; K. si ritrova stanco di parole fino alla nausea . E per sovrapprezzo, gli viene anche rimproverato di essersi rivolto allavvocato troppo tardi, quando ormai, in sede di primo interrogatorio, la frittata era gi stata fatta. Ma intanto della prima istanza, importante o meno che potesse essere, non si vede neanche lombra. Lavvocato somministra, dal suo letto apparentemente dolente, soltanto chiacchiere, avvertimenti, fole, panzane, inutili raccomandazioni frammiste a perle di saggezza forense: del tutto logico che gli avvocati siano recisamente contrari a introdurre o imporre qualsiasi miglioria nella procedura, mentre quasi tutti gli imputati, anche gente assai sprovveduta, non appena ha inizio il loro processo cominciano sbito a pensare a proposte di perfezionamento, sprecando tempo ed energie che ben potrebbero essere meglio impiegate [...] La sola via giusta

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16 era quella di adattarsi alla situazione esistente . Nel corso dun altro incontro, alla presenza di un sempre pi afflitto e scoraggiato Bloch, Huld spiega a K. che tutto controvertibile, su tutto si pu discutere allinfinito, ladulazione di un piccolo funzionario pu a volte valere pi della migliore prima istanza, lavvocato deve avere il coraggio e la pazienza di caricarsi sulle spalle il cliente, e senza pi deporlo portarlo fino alla sentenza ed oltre , e al tempo stesso tentare di dialogare col giudice, o con pi giudici, in un contesto in cui nulla certo, nulla prevedibile, non sai mai se il processo che ti segue o sei tu ad andare dietro a lui, non ci sono termini di riferimento: addirittura sul punto fondamentale che il processo ci sia o no, ci sia ancora o no. Sai, dice ad un tratto Huld, intorno al dibattito le diverse opinioni si accavallano fino allimpenetrabilit . Ci sono varie dottrine sullinizio stesso del processo: antica consuetudine che a un determinato punto del processo si dia uno squillo di campana ; secondo certi commentatori ci d inizio al processo, invece secondo certi altri no, e non posso dirti adesso tutto quanto parla contro questo punto di vista, e del resto tu non capiresti, ti basti sapere che ci sarebbe molto da dire . Fortunatamente, lottavo capitolo si interrompe, perch in caso contrario lavvocato Huld avrebbe avuto certamente modo di spararne altre, forse anche di pi grosse. Ma ci che conta che il suo atteggiamento sempre lo stesso, e K. lha compreso bene: il suo avvocato cerca sempre di distrarlo con notizie non pertinenti alla causa, di allontanarlo dal punto essenziale: ossia quale lavoro aveva effettivamente svolto per la causa . In K. inizia cos a farsi strada lidea di provvedere da solo alla sua difesa e di dispensare lavvocato Huld, il quale, del resto, gli fa anche capire che sarebbe stato bene se listanza se la fosse scritta da solo. Ma, come il malato incurabile passa dal medico al guaritore e infine allo stregone, K. trover sulla sua strada una figura ancor pi imprevedibile e stravagante: quella del pittore giudiziario Titorelli (18).
(18) Il quale, secondo CAVALLONE, La lezione di Titorelli, cit., in realt un giurista finissimo (paragonato addirittura al coevo J. Goldschmit, p. 636) il quale impartisce una lezione di alto livello dottrinale , parlando a K. di un qualcosa cui lavvocato Huld non aveva ancora mai fatto cenno: lassoluzione. Secondo CITATI, Kafka, cit., Titorelli, sebbene appaia come la pi sicura delle guide (p. 157), non ha nulla

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17 A questi viene indirizzato da un cliente della banca, un industriale addentro agli affari pi segreti del tribunale (ma il procedimento contro K. non certo un segreto per nessuno). Del processo gli ha parlato infatti lo stesso Titorelli, pittore che lavora per il tribunale facendo spaventosi ritratti ai giudici, colti sempre nellatto di adirarsi e di scagliarsi contro chi gli sta di fronte. Gli consegna una lettera di raccomandazione, ben contento di potergli tornare utile. K., combattuto tra il disagio di una notizia cos diffusamente propalata e il desiderio di trovare una qualsiasi via duscita, si presenta immediatamente a casa del ritrattista, che abita in una periferia ancor pi sordida e scalcagnata di quella in cui ha sede il tribunale del solaio. Il pittore gli rivela il suo ruolo di confidente del tribunale , e di essere portatore di una specie di tradizione di famiglia: gi mio padre era pittore giudiziario. una carica esclusivamente ereditaria, la gente nuova qui non serve [...] l in quel cassetto ho gli appunti di mio padre, che non mostro a nessuno. Ma solo chi li conosce in grado di ritrarre i giudici [...] ogni giudice vuole essere dipinto come sono stati dipinti i grandi giudici duna volta, e solo io ne sono capace . Titorelli chiede a K. se per caso sia innocente. Alla risposta affermativa, replica con una meravigliosa contraddizione: se lei innocente, la causa molto semplice , ma al tempo stesso resa molto complicata dal fatto che il tribunale non cambia convinzione mai. Se dipingessi qui su una tela tutti i giudici uno accanto allaltro, e lei davanti alla tela si difendesse, avrebbe pi speranza di successo che davanti al tribunale vero . Occorre forse presentare una buona prima istanza, secondo quanto afferma lavvocato Huld? Titorelli scettico: mi pare che del tribunale lei non si ancora fatta unidea [...] esso inaccessibile
della maest avvocatesca e talmudistica di Huld, non ha nemmeno letto la legge (p. 174), eppure ne il pi pratico e sicuro interprete: uno dei mille, ulissiaci tricksters (imbroglioni) del mondo moderno (p. 174). Per CALASSO, K., cit., p. 263, Titorelli s un postulante, un poveruomo, ma forse proprio per questo il solo ad aver accesso, dal suo stambugio, alle leggende che si tramandano nellambiente del tribunale, che il ritrattista conosce come nessun altro: del resto ne fa parte integrante, cos come le stesse ragazzine corrotte che lo tormentano giorno e notte: nelle soffitte tutto appartiene al, tutto il tribunale.

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18 solo agli argomenti che vengono sollevati in aula, ma le cose vanno diversamente se questi tentativi si fanno alle spalle del tribunale pubblico, ad esempio nelle camere di consiglio, nei corridoi, o magari anche qui, nel mio studio . Lo studio di Titorelli del resto il solito solaio, ove la calura e la mancanza daria rendono malati in un batter docchio appartiene al tribunale, e lui stesso, per lincarico che ha, se ne considera parte integrante. Quindi confermato: non contano gli atti, non conta ci che avviene nella pubblica udienza; i magistrati si trattano privatamente, contano sempre e soltanto le relazioni personali. Che tipo di assoluzione lei desidera?, chiede dun botto Titorelli. Questa domanda lascia sgomento K., ma al tempo stesso gli dimostra che Titorelli ha le idee molto chiare, assai pi chiare dellavvocato Huld. Questi, infatti, non ha ancora mai parlato di assoluzione, amando anzi indugiare su tutti gli aspetti sfavorevoli, e non son pochi sebbene al tempo stesso non possano definirsi chiari, dellintricatissima quanto ignota vicenda. In un certo senso, Huld d per scontato che lassoluzione non possa darsi, solo un miraggio, non nel novero delle possibilit. Concepisce il processo come un fenomeno di durata, come un animale pericoloso che dorme e che non va disturbato. Ci sono tre possibilit: lassoluzione vera, lassoluzione apparente e il rinvio. Lassoluzione vera naturalmente la migliore, ma questa assoluzione del tutto fuori del mio potere. Del resto [...] non ho mai sentito di unassoluzione vera, e ho saputo di molti giudici che sono stati influenzati [...] devo ammetterlo, non ho mai assistito a un solo caso di assoluzione vera . Daltra parte, com possibile far capo a precedenti? Le sentenze definitive dei tribunali non vengono pubblicate, non sono accessibili neppure ai giudici, e perci sui casi giudiziari del passato non si sono conservate che leggende (19).
(19) Secondo CAVALLONE, La lezione di Titorelli, cit., p. 637, del tutto logico che K. non possa aspirare allassoluzione vera, perch limputato in realt in lotta con se stesso, e un siffatto conflitto pu essere risolto solo in quel misterioso Tribunale supremo al quale non hanno accesso n gli avvocati, n gli stessi giudici ordinari, e meno che mai i pittori o i funzionari di banca, e le cui decisioni non possono essere raccolte in nessun repertorio di giurisprudenza, ma al massimo costituire loggetto di leggende . Ricordiamo che per Cavallone il processo inizia dopo la gi pronunciata condanna, che il primo potr rimuovere o rendere irreversibile (op. loc. ult. cit.).

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19 K. ammette che, nella situazione data, vanno preferibilmente esplorate le altre due possibilit: lassoluzione apparente e il rinvio (20). Titorelli assicura essere entrambe alla sua facile portata, occorre solo scegliere la carte: lassoluzione apparente richiede uno sforzo concentrato ma temporaneo, il rinvio uno sforzo molto pi leggero, ma pi lungo [...] Io scrivo su un foglio la sua dichiarazione dinnocenza: il testo mi stato tramandato da mio padre, ed inattaccabile. Poi, con questa dichiarazione faccio il giro dei giudici che conosco [...] mi porto garante della sua innocenza [...] quando poi io abbia un numero adeguato di firme di giudici sulla dichiarazione, vado con questa dal giudice che ha in mano il suo processo . Gi, ma perch apparente? Lassoluzione che regime ha? Titorelli chiarissimo: se lei assolto in questo modo, per il momento sottratto allimputazione, ma questa continua a rimanere
(20) CAVALLONE, La lezione di Titorelli, cit., pp. 635-636, si impegna nellanalisi del termine die Verschleppung, solitamente tradotto come rinvio , differimento (anche nella lezione di Busco, che Cavallone non ha potuto considerare, si parla di rinvio ), sottolineando che esso rimanda allidea del trascinare, del tirare in lungo, del temporeggiare con una connotazione per cos dire di continuit (CITATI, Kafka, cit., p. 175, utilizza infatti il termine procrastinazione, in ci ripreso da CALASSO, K., cit., p. 263, termine che forse rende meglio degli altri il concetto di continuit cui aspira Cavallone, secondo il quale differire o rinviare fanno piuttosto pensare a date, scadenze, occasioni, incombenze che si susseguono nel tempo, separate da intervalli vuoti ). Se K. avesse scelto questa soluzione, continua Cavallone, non avrebbe forse affrontato le tragiche conseguenze che tutti conosciamo (op. cit., p. 638); ma la verit che K. tale soluzione non era in condizioni di scegliere perch, come vedremo, un solo anno di Processo lo avr completamente debilitato, giungendo egli stesso a riconoscere, sia pur impressionisticamente (capitolo dieci), la propria colpevolezza o, secondo la versione di Cavallone, lirreversibilit del suo senso di colpa (della sua colpa origina- ria , che forse il processo avrebbe dovuto rimuovere). Daltra parte, occorrer anche comprendere se allinizio del processo la condanna c gi (CAVALLONE, op. cit., p. 633), o se sia il processo stesso a equivalere a una condanna (op. cit., p. 637) o ancora, come afferma il predicatore nel Duomo, a trasformarsi poco a poco in condanna (soluzione che dovrebbe logicamente escludere le due precedenti). Kafka, la cui personale nevrosi era nelle fantasie di duplicazione al punto da immaginare la presenza nel mondo di tanti Franz Kafka che percorrevano la terra nemici luno dellaltro (CITATI, Kafka, cit., p. 57) avrebbe forse fatto convivere tutte le soluzioni possibili; Cavallone giudica invece praticabile solo quella del rinvio (o procrastinazione), che significa costringere il processo in un limbo, impedendo che i suoi effetti diventino definitivi e irreversibili (ma, elemento da non trascurare, K. ha probabilmente gi sulle spalle un condanna ed certamente gi in stato di arresto : il che, secondo Cavallone, pu anche essere una semplice malattia che lammalato trascina senza curarla, insomma una malattia che non ha mai ucciso nessuno e che pertanto certamente non avrebbe ucciso K.).

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20 sospesa sopra di lei e, se viene lordine superiore, pu tornare subito in vigore [...] nellassoluzione vera gli atti devono essere totalmente eliminati [...] nellassoluzione apparente il fascicolo degli atti non subisce altri cambiamenti se non che viene arricchito dalla dichiarazione di innocenza, dellassoluzione e della sua motivazione [...] nessun atto va perduto, il tribunale non dimentica . E il processo potrebbe ricominciare da capo?, chiede K. Certo, ma si potr sempre ottenere una seconda assoluzione apparente; il problema che si potr venire nuovamente arrestati: potr passare del tempo, ma potr anche essere immediato. Tutto sospeso, provvisorio, imprevedibile. Non ci sono regole certe. E la seconda assoluzione apparente diremmo ora, la doppia conforme quindi di per s definitiva? Certo che no: alla seconda assoluzione fa seguito il terzo arresto, alla terza assoluzione il quarto arresto e cos via. Questo nello spirito dellassoluzione apparente . K., al quale lindustriale, per spingerlo a consultare il pittore Titorelli, aveva ottimisticamente annunciato: lei quasi un avvocato, no? Lo dico sempre a tutti, il procuratore K. quasi un avvocato , sembra sempre pi preoccupato. Lassoluzione apparente somiglia sempre pi ad una finta assoluzione, qualcosa di pi prossimo alla condanna. Va forse considerata attentamente la terza soluzione. Con aria ispirata, come se declamasse dalla cattedra universita- ria, Titorelli illustra nel dettaglio la segreta tecnica del rinvio: il rinvio consiste nel limitare permanentemente il processo alla fase processuale pi bassa [...] per questo non occorre il dispendio di forze che richiede unassoluzione apparente, ma necessaria unattenzione molto pi intensa [...] bisogna visitare a intervalli regolari, e inoltre in particolari occasioni, il giudice competente, conservandone la simpatia con tutti i mezzi possibili [...] il rinvio presenta il vantaggio che lavvenire dellaccusato meno vago: al riparo dal terrore dellarresto improvviso . E per il processo va tenuto in vita con indagini, interrogatori, atti processuali di pura esteriorit che non comportino eccessivi disturbi, ma che dovranno pur sempre esserci perch sono proprio loro a giustificare il continuo rinvio. Insomma, necessario che limputato, essendo appunto imputato, si faccia vedere dal suo giudice ogni tanto . E se si fa vedere da pi giudici, ancor meglio.

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21 Come dinanzi allavvocato, a K. per lo sforzo dellascolto era venuto il mal di testa . Vedendolo incerto, il pittore esclama: entrambi i metodi hanno in comune il vantaggio di impedire la condanna dellimputato , sollecitando a K. la scelta, non c poi tanto tempo da perdere; per impediscono anche lassoluzione vera , ribatte K. che se ne va via sconsolato, non senza aver acquistato uno stock di tele eguali, tutte parimenti oscene, che avrebbe occultato in un cassetto della sua scrivania. E non senza aver constatato che, tuttintorno allo studio del pittore, avevano sede altre segreterie. Di che cosa si stupisce? , chiede il ritrattista a sua volta stupito, sono le segreterie del tribunale. Non lo sapeva che ce ne sono anche qui? Ci sono segreterie in quasi tutti i solai, perch dovrebbero mancare proprio qui? . Del resto laveva premesso: lui stesso faceva parte del tribunale, era un ospite ed un confidente del tribunale, il locale in cui viveva e lavorava era del tribunale ed anche in questo era regolarmente succeduto a suo padre; e proprio per questo poteva venirgli utile. Lui e il tribunale erano una cosa sola. 6. Il capitolo nove, Nel Duomo, rappresenta il passaggio del romanzo a pi forte carica simbolica. La banca incarica K. di far visitare ad un cliente italiano le bellezze della citt. Quello intende visitare soprattutto il Duomo, ed l che K. gli dar appuntamento alle dieci del mattino. Ma la campana rintocca pi volte, e litaliano non si vede. Anche per ripararsi dal freddo pungente, K. entra ed inizia a vagare nella semioscurit delle navate. Ad un tratto si sente chiamare a voce alta per nome, come gi aveva fatto lispettore dalla stanzetta della signorina Brstner: Josef K.! il sacerdote che, nel Duomo completamente buio e deserto, richiama K. dallalto del pulpito. Anche il sacerdote sa che K. sotto accusa. Anche il sacerdote ha appreso di lui prima di conoscerlo. Anche il sacerdote appartiene al tribunale, perch il cappellano delle carceri. Dice: ti ho fatto chiamare per parlarti . Chiede: come timmagini che andr a finire? . C forse un segreto accordo tra la banca e il predicatore? Non stata forse la banca a mandare K. nel Duomo? E perch litaliano ancora non si vede?

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22 K. risponde che ha quasi finito di stendere listanza, che ha fatto quello che poteva, che allinizio pensava che tutto sarebbe finito bene, ma ora cominciava lui stesso ad avere qualche dubbio. smarrito. Ha bisogno di aiuto. Guarda verso lalto, e la figura del predicatore lo sovrasta. Il sacerdote molto esplicito: temo che finir male. Sei ritenuto colpevole. Forse il tuo processo non andr neppure oltre un tribunale di grado inferiore. Almeno per il momento, la tua colpevolezza si d per dimostrata . Ed alle proteste di innocenza di K. replica: proprio cos che parlano i colpevoli [...] la sentenza non viene ad un tratto, il processo che a poco a poco si trasforma in sentenza [...] non vedi oltre due spanne? . I colpevoli sono quindi come i matti: non si rendono conto di esserlo, e si protestano sani. Non hanno una visione chiara della loro condizione. K. invita il prete a scendere dal pulpito, per parlare pi serenamente. Il cappellano dice a K. di non illudersi sul tribunale, e per illustrare il suo pensiero gli narra la parabola (21) del guardiano che sorveglia la porta della Legge, a cui batte un uomo di campagna. La porta non pu essere attraversata. Il sorvegliante avverte: io sono solo il guardiano della prima sala, e sono gi molto potente. Gli altri, delle sale successive, sono luno pi potente dellaltro, tanto che io stesso non posso sopportare neppure lo sguardo del terzo guardiano. Luomo di campagna si siede, ed aspetta. Aspetter inutilmente tutta la sua vita, le porte della Legge non verranno mai aperte per lui. E quando chieder al guardiano perch, in tutti quegli anni, nessuno ha mai provato a varcare la prima porta, che a lui sempre stata inibita, quello gli risponder: qui nessun altro poteva ottenere il permesso: questa entrata era riservata a te. Adesso vado a chiuderla . Luomo infatti sta morendo, ha bruciato lintera sua vita in unattesa del tutto inutile. Nasce una discussione filosofica tra K. e il prete, che ha ad oggetto i temi dellillusione e dellinganno. K. parteggia per luomo,
(21) Unica parte del Processo ad essere stata autonomamente pubblicata da Kafka, col titolo Davanti alla legge (Introduzione, in Il processo, Baldini Castoldi Dalai, cit., p. 10). CITATI, Kafka, cit., p. 181, nota acutamente che chi la commenta un sacerdote cattolico: chi la ascolta un uomo senza fede: il materiale della parabola ebraico, le scritture che introducono la Legge paiono un Talmud che precede la Bibbia .

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23 che soltanto alla fine ha avuto linformazione sullingresso soltanto a lui riservato, essendo stato cos ingannato; il prete invece per il guardiano che espressione della Legge, quindi sottratto al giudizio umano . Limpressione che il lettore ricava da questo complicato passaggio, denso di simbolismi e controvertibili opinioni intorno alle quali i due resteranno divisi, che la discussione gioca il ruolo di chiudere definitivamente ogni possibilit per K.; il prete, che gli consiglia di non cercare aiuti specie dalle donne, accetta di buon grado il suo dissenso, ma si consolida nellidea che K. sia colpevole. Accetta il suo dissenso, perch K. non si pu pi redimere. Accetta il dissenso, perch la discussione ormai non ha pi nessuna importanza e non potr cambiare il corso, oramai gi scritto, delle cose. K. chiede: se davvero sei stato tu a chiamarmi, cosaltro vuoi da me? Io appartengo al tribunale, risponde il prete, e quindi non posso volere pi niente da te: il tribunale non vuole niente da te. Ti accetta quando vieni e ti lascia andare quando vai (sembra che il predicatore stia parlando della chiesa, ma ormai chiesa e tribunale sono la stessa cosa: proprio lui lespressione del tribunale allinterno della chiesa ed entrambi, tribunale e chiesa, sono del tutto indifferenti alla sorte di K.). Frase senzaltro sibillina, che al termine del capitolo nono suona come una condanna senza appello, o almeno come presa datto di una condanna gi altrove pronunciata e non rivedibile. Nel capitolo dieci, infatti, K. viene ammazzato senza una parola di spiegazione, e tantomeno di conforto, certamente senza emozione. Gli sopravviver soltanto la vergogna, vergogna per come vissuto e forse anche per come morto. Il romanzo non ne fa cenno, ma sembra intuitivo che nessuno, nel pensionato come in banca, si preoccuper mai pi di lui. 7. Perch Il Processo continua a trasmetterci i sintomi duna malattia? Il dramma di K. rimanda al pi doloroso mistero della nostra cultura religiosa: unaccusa ingiusta, un processo sommario, un atto di clemenza negato, unuccisione rituale. Il Golgota qui una squallida cava, la croce un affilato coltello da norcino; ma nella passione e nella morte non c riscatto, non c liberazione, non ci

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24 sar redenzione. Lurlo finale di K. come un cane! non rimanda alle condizioni della sua morte, piuttosto a quelle della sua vita. lespressione della sua vita a non avergli riconosciuto la dignit di un processo celebrato in una sede naturale e in una forma legale, spalancandogli la via di una condanna senza giudizio o, addirittura, di un giudizio giudicato superfluo (forse perch la condanna c gi stata o forse perch essa non compete al tribunale). non altro che la sua vita ad averlo condotto tra persone le quali, invece di sostenerlo, hanno reso possibile che il processo, come un animale feroce ed astuto, gli si facesse addosso, sempre pi vicino, anche se di nascosto . ancora la solitudine della sua vita a riflettersi nelluccisione rituale non pu parlarsi tecnicamente di esecuzione, perch una sentenza di condanna non mai stata pronunciata n daltra parte gli esecutori parleranno mai di una sentenza da porre in esecuzione con cui tragicamente ha termine il romanzo. Fino allultimo K. sperer nellaiuto di qualcuno, fosse anche lestraneo che saffaccia neghittosamente alla sua finestra sulla cava, mentre la voce narrante continua a domandarsi con angoscia crescente: un aiuto era ancora possibile? Cerano eccezioni non sollevate per negligenza? Dovera il giudice, che lui non aveva mai visto? Dovera lAlta Corte, davanti a cui non era mai giunto? . Tra il primo capitolo e lultimo sono le stazioni della via crucis, che K. percorre necessariamente da solo. Tanto pi solo, quanto pi abbia cercato aiuto e conforto in chi gli stava attorno. La sua figura campeggia isolata al centro della narrazione: non c un co-protagonista nella storia, non ci sono figure, sia pur secondarie, che accompagnano laccusato nel suo doloroso percorso dal pensionato alla cava, dalla vita alla morte (22). Il suo fardello non la croce, ma la crescente angoscia derivante dal non poter essere assolto (non
(22) Questo aspetto limpidamente colto da CITATI, Kafka, cit., p. 151: ogni capitolo una scheggia di tempo due ore o una giornata strappata al corso del tempo, irrigidita e paralizzata; e tra queste schegge non vi alcun nesso o rapporto o mediazione, ma un crepaccio che spesso ci difficile valicare [...] la vicenda del Processo un seguito di incontri polari tra Josef K. e i personaggi minori [...] che di solito appaiono una volta sola e non si incontrano mai tra di loro. Manca ogni gioco narrativo, ogni modulazione dellintreccio, ogni fondu. Nella parte centrale, c un totale vuoto romanzesco, colmato da grandi discorsi platonici di Huld e Titorelli, che K. ascolta quasi in silenzio .

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25 vale il rinvio, non lassoluzione provvisoria) e dal non potersi purgare agli occhi del mondo, che gi lo ha giudicato anche nella superfluit dello stesso giudizio. Ogni incontro si esaurisce nel rito di una singola stazione, e man mano che procede nel suo incubo K. acquisisce la consapevolezza di essere solo, di venire progressivamente abbandonato da tutti coloro sui quali non pesa, o non pesa ancora, la paura e lalea di dover essere giudicati secondo la logica ineluttabile e incomprensibile del Processo. Il giudizio degli uomini viene sempre prima di quello delle corti, ed ancor meno giustificato e motivato. A cominciare da quello della signora Grubach, che pure lo considera il pi caro dei suoi pensionanti, ma che, dopo larresto della mattina, se pure sembra ancora disposta a battute di generico sostegno cosa mai tocca di vedere a questo mondo! , non sar per pi disposta a stringergli la mano: e K. gliela offre proprio pensando lo far? Lispettore non me lha data . No, non lo far e la mano di K. rester inutilmente tesa. La sua condizione di indagato, di cosa non si sa n si sapr mai, lo ha gi definitivamente distaccato dal cosiddetto contesto civile, dallo spietato circolo dei benpensanti che sono, per definizione, immuni dalle ingiurie e dalle accuse che sono sempre riservate ad altri. Meno protetti, meno fortunati. La solitudine, del resto, lespressione stessa della vita di K., prescindendo dalla disgrazia del Processo che gli tocca in sorte. Egli vive in quella che sembra essere la sua citt, ma non ha una casa: risiede in un pensionato, come fosse uno straniero di passaggio. Dei suoi genitori abbastanza giovane da poterli avere ancora in vita non si parla mai, scoprendosi ad un tratto (capitolo sesto) che uno zio ad avergli fatto da tutore; segno che una vera famiglia, e quindi una vera casa, probabilmente K. non ce lha e non lha mai avuta. I suoi rapporti con luniverso femminile (di cui lo rimproverer il prete) sono particolarissimi: quella che definisce la sua fidanzata una ragazza della quale si dir soltanto (23) che una volta alla settimana K. andava da una ragazza di nome Elsa, che di notte e fino al mattino avanzato lavorava come cameriera in una bottiglieria, e di giorno riceveva visite stando a letto . Quando, la
(23) Uno dei frammenti esclusi da Brod riguarda appunto una visita ad Elsa, ma il passaggio sembra in effetti poco significativo (Il processo, ed. Baldini Castoldi Dalai, cit., pp. 257-258).

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26 sera stessa dellarresto, torna al pensionato dal lavoro, rester sveglio fino a tardi per poter incontrare la signorina Brstner, la cui stanza era stata adattata dallispettore a provvisoria aula dudienza. Lei viene dal teatro, forse non ha cenato, molto stanca e vuole soltanto andare a letto. Ma lui insiste per rappresentarle la scena del suo interrogatorio e del suo arresto, le descrive la commissione dinchiesta insediatasi contro di lui come vantandosi di una bravata, definisce lispettore un tanghero come non ho mai visto luguale ; pur aggiungendo sbito che la mia questione non cos importante da chiamare un avvocato, ma qualcuno che mi consigliasse mi potrebbe essere prezioso . Lei, che presto andr a fare la dattilografa da un avvocato fra un mese entrer come scritturale in un ufficio legale , le offre il suo aiuto, ma solo per toglierselo rapidamente di torno. Improvvisamente, K. fece un balzo, labbracci e la baci prima sulla bocca e poi su tutto il viso, come una bestia assetata che si trovi finalmente una fonte e si butti a leccare lacqua sorgiva. La baci infine sul collo, alla gola, e qui le sue labbra si trattennero a lungo . La Brstner, l per l, non ha la prontezza di reagire, ma il giorno dopo chiamer unamica, la signorina Montag, per dividere con lei la stanza (capitolo quattro), evidentemente temendo altri attacchi scomposti dellinvadente vicino. Rapporti ambigui ed occasionali K. avr con tutte le donne che incrocia: dalla moglie del custode della casa dudienza alla segretaria-infermiera dellavvocato Huld, con la quale finir per rotolarsi sul tappeto proprio mentre, al capezzale dellavvocato, si stava parlando di lui e del suo difficile caso. Quando, nel capitolo dieci (La fine), viene prelevato nella sua stanza dai suoi freddi e muti sicari, lungo la strada che lo porter alla cava gli sembra di intravedere la signorina Brstner, e questa apparizione lo convince dellinutilit di opporsi alla sua imminente uccisione: ebbe immediata coscienza di quanto la sua resistenza fosse inutile , e se cercher di seguirla anche solo con lo sguardo lungo uno stretto vicolo sar solo per non dimenticare il monito che ella significava per lui . Una volta persala di vista, K. poteva ormai fare a meno di lei e si abbandon alla sua scorta . Ad ognuna di queste donne K. avr chiesto un aiuto, tutte si saranno dette disposte a prestarglielo, alcune si saranno addirittura offerte spontaneamente; nessuna far mai nulla per lui. Al termine del Processo, non ha pi alcuna importanza lo

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27 stabilire se K. fosse effettivamente colpevole di qualcosa (lui sembra addirittura convincersene, nel finale (capitolo dieci), laddove riconosce: ho sempre avuto tendenza a dare assalto al mondo con venti mani, e per di pi non a scopi lodevoli. Ho sbagliato ). La sua vera condanna sar stata pronunciata dalla congiura del pregiudizio, dallindifferenza dei conformisti, dalle verit mai apertamente confessate e riconosciute, dal consenso diffuso tra chi costantemente officia il rito della violenza delluomo sulluomo, magari con la mediazione della Legge, imperscrutabile e inaccessibile. La vicenda del Processo ha lo spazio temporale di un anno (alla luce della nostra attuale esperienza, verrebbe da aggiungere soltanto un anno): K. viene arrestato il giorno del suo trentesimo compleanno, e viene ammazzato alla vigilia del suo trentunesimo compleanno . Un anno che per basta a stremare ogni resistenza dellimputato, che finisce per vedere la morte come una liberazione dallincubo, oltre che espiazione della sua colpa. Il testo, e non soltanto per la sua incompiutezza (Kafka assicur allamico Brod che lessenza del discorso cera tutta), non ci aiuta a capire come questo tempo, lungo o breve che vorremo considerarlo, sia trascorso: sappiamo che il primo interrogatorio, che interrogatorio non stato, ha avuto luogo la prima domenica dopo larresto, e sappiamo anche che la domenica successiva K. s inutilmente recato nella stessa casa dudienza , trovandola per vuota. Dopo, non abbiamo precisi riferimenti temporali evidentemente perch non conta tanto mettere in fila gli avvenimenti, per ci che essi siano o non siano stati (non conta, cio, il processo quale concatenazione di eventi), quanto conta percepire leffetto che quegli stessi avvenimenti, reali o no, collegati o no, coerenti o no, abbiano prodotto nellanimo sempre pi smarrito e sgomento dellimputato. Di certo, il tribunale non lha pi convocato; forse per non concedergli, una seconda volta, quel vantaggio essere interrogato dal giudice istruttore che K. non ha compreso di avere avuto ed ha perci irrimediabilmente sciupato. Vantaggio che, per, poteva essere soltanto (K. lha ormai capito bene, glielo hanno detto in troppi) quello di confessare. Inutile sperare nellassoluzione. Inutile invocare un giudizio che non potr esserci. Il tribunale sta dappertutto, tutti sono il tribunale, il tribunale recluta continuamente chi intorno a

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28 te, e nessuno disposto a giudicarti applicando la Legge che del resto pochi conoscono (24). Quando inizia il processo? Non al momento dellarresto, non al momento dellinterrogatorio di polizia nella stanzetta della signorina Brstner, non al momento della comparizione dinanzi al giudice istruttore nel circo di periferia (il tribunale del solaio ), e, speriamo, neppure al momento in cui si sentir trillare unimprovvisa campanella. Esso inizier soltanto quando K. si sar sentito parte dellingranaggio, ma per diventare anche parte del processo si perdoni il piccolo tecnicismo K. immagina di doversi costituire con un atto scritto, che invoca ripetutamente come una salvezza: la grande memoria (25), la conoscenza senza lacune della propria vita, la confessione resa in primo luogo a se stesso; ma questa benedetta memoria il suo avvocato non riesce proprio a scriverla, forse non in condizioni di farlo perch, come lui stesso afferma, soltanto dal ripetuto esame dellimputato che emerger, o magari si indoviner (sic!), il motivo vero dellincolpazione. E quando ne parla, e davvero ne parla tanto (ne parla soltanto, staremmo per dire), a volte dice che essa sarebbe essenziale, a volte che non potr servire a nulla perch ben altro ad essere importante. Non gli atti, ma gli avvocati che non li scrivono riescono ad essere determinanti, perch meglio dedicarsi alle relazioni di corridoio o di camera di consiglio che alla stesura degli atti, che finiscono per infastidire la curia. meglio un luogo segreto, appartato, che non ludienza pubblica. K. si ritrova drammaticamente solo anche nella redazione della sua fondamentale difesa, ed ancora a quella memoria che far
(24) Non detto sia un bene conoscerla: lavvocato Huld, che la conosce e soprattutto sa come viene applicata, non riesce ad indicare a K. alcuna vera soluzione al suo urgente problema, perdendosi in divagazioni, analisi e monologhi che fanno solo venire il mal di testa; il pittore giudiziario Titorelli sia oppur no il grande giurista laureato honoris causa dal prof. Cavallone dichiara di non conoscerla, conoscendo per bene i possibili mezzucci per impedire al tribunale di funzionare (ove esso davvero potesse e dovesse farlo): infatti, sullassoluzione vera lui non potr dare alcun aiuto ( un esito che addirittura non sappiamo se possa dipendere dallo stesso tribunale), mentre si dichiara bravo a far inceppare il meccanismo, vuoi con un atto formale (la dichiara- zione di innocenza asseverata, di cui il padre ritrattista di corte gli ha tramandato linfallibile formula!), vuoi con quella procrastinazione che a Cavallone giurista dei nostri tempi appare come la vera occasione perduta da parte di K. In ogni caso, non sembra contestabile che proprio parlando con Titorelli che K. raggiunge la massima vicinanza possibile al Tribunale (CALASSO, K., cit., 271). (25) CALASSO, K., cit., p. 235.

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29 riferimento nellultimo disperato colloquio con lo spietato predicatore: che, per parte sua, lo ha gi condannato, come del resto tutti gli altri, ovvero ha gi saputo della condanna non si sa da chi pronunciata o comunque ha ritenuto superfluo anche giudicarlo, il che fa sempre lo stesso. Una condanna immotivata ed incomprensibile, ma pesante e irremovibile come un macigno. E quando il pi attendibile interprete dun diritto che non sta scritto da nessuna parte (interprete che del resto confessa apertamente di non conoscere la legge, che tuttavia conosce meglio di chiunque altro), il ritrattista giudiziario Titorelli (lascendenza familiare ha la sua grande importanza in tutti gli affari del tribunale), gli illustra i possibili esiti del processo a suo carico, K. comprender senza pi alcun dubbio che lalternativa alla condanna certa del resto il tribunale, se non pi che sicuro della colpevolezza dellimputato, neanche potr spiccare latto daccusa, e ci spiega anche perch non sar mai disposto a cambiare idea il rinvio sine die del giudizio o il bizzarro accomodamento dato da unassoluzione provvisoria che, come una condanna provvisoria, prelude ad altri arresti, una serie infinita di altri arresti ordinati da corti su cui gravano altre corti: una piramide di cui non dato intravedere il vertice. E neanche detto che si abbia il diritto di vederlo; anche sul punto il predicatore sar abbastanza chiaro, annunciando a K. che lui non ha diritto di essere giudicato da una corte elevata, che deve accontentarsi del tribunale del solaio, che il suo errore quello di illudersi. Del Processo non ci si libera cos facilmente, una malattia dalla quale non si guarisce. Dietro al processo la Legge. Ad essa dedicata dal predicatore, nel capitolo nono, unoscura e sinistra parabola, che introdurr poi una complessa discussione, semantica e filosofica, intorno al suo reale significato. Si tratta quasi dun paradosso, aperto a qualsiasi lettura e cos lasciato alla discrezionalit dellinterprete. La parabola viene somministrata dallalto del pulpito con un K. che rimane, gi nelloscurit del Duomo deserto, in una posizione di plastica soggezione (addirittura con la testa ripiegata allindietro, avendolo il predicatore richiamato proprio sotto di lui, per sovrastarlo e intimidirlo); la discussione viene invece compiuta ad armi pari, col predicatore che accetta di scendere nella navata al livello del suo interlocutore (giustificando la predica dal pulpito in questo modo:

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30 se no mi lascio troppo influenzare e trascuro i miei doveri ). La parabola muove dallidea dellillusione, perch il sacerdote rimprovera a K. di illudersi sul tribunale. Di illudersi come sera illuso quel povero campagnolo, che aveva speso tutta sua vita nellinutile attesa di essere ammesso al cospetto della Legge sperando di poter superare con le sue poche forze la resistenza di tutti i guardiani, uno pi temibile dellaltro (in realt, non sar in grado di superare neppure il primo). Il campagnolo pensava ingenuamente che la legge dovrebbe essere accessibile a tutti e in ogni momento , ed allo stesso modo K. pensa di poter essere ascoltato, si illude che la sua istanza possa favorirgli laccesso al tribunale, si illude di poter essere ammesso a discutere delle sue presunte colpe. Ma ascoltando la dissertazione del predicatore, che utilizza abilmente argomenti adatti ad essere discussi nellambiente dei funzionari del tribunale , K. giunge a concludere che la menzogna diventa lordinatrice delluniverso . Una volta detta quella menzogna, riesce del tutto inutile lessere ascoltati per tentare di contrastarla. Specie se a dire quella menzogna il tribunale, che poi non sar mai disposto a cambiare idea. Il Processo quindi, sebbene dia il titolo al romanzo, non , a ben vedere, mai effettivamente cominciato. K., almeno allinizio, non lo ha accettato ed in un certo senso sar vero che il procedimento s interrotto come egli si trova a dichiarare, in una fase ancora di pieno ottimismo, alla moglie del custode. Non il tribunale a cercarti, e seppure sia disposto ad accoglierti non sar certo lui a mandarti via, e tutto far con la stessa cinica indifferenza: il predicatore ha parlato chiaro. Nessuno infatti cercher pi limputato, nessuna corte provveder mai pi a convocarlo nello squallore di una periferia degradata o nei fasti del Palazzo di giustizia. Ma il dramma ecco il sintomo inquietante della malattia che K., dopo aver lottato quel poco o quel tanto che avr potuto, si trover ad accettare quasi serenamente una condanna senza giudizio che non e non sar mai quella pronunciata da una corte: perch in verit quella ben pi grave, irreversibile e sollecita che s lentamente insediata nelle coscienze di chi l che lo circonda, e, a parlarci, sembra addirittura preoccuparsi per lui. Una condanna che non ha bisogno di alcun giudizio e che, proprio per questo, non potr essere rimossa con nessuna successiva

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31 istanza. Addirittura lassassinio dellimputato far a meno della condanna. Del resto, non ci sar nessuno a protestare. Si detto che Kafka rovescia i termini del racconto fantastico, generalmente introdotto da una situazione realistica nella quale vengono progressivamente inseriti elementi inconsueti, facendo accadere lesatto contrario: una situazione di partenza assurda e illogica finisce col diventare normale. Si anche detto che Il Processo potrebbe essere letto come un giallo, in cui alla ricerca del colpevole si sostituisce quella della colpa. Si potrebbe anche dire che si tratta di una commedia che occulta la tragedia, e non a caso K. si mostra sino allultimo consapevole del ridicolo e sinanche capace di sorridere: osservando il doppio mento dei suoi assassini che in tenuta elegante lo stanno scortando alla cava, pensa forse sono tenori . Indubbiamente del testo, semplice nella forma e complesso nella sostanza (26), sono possibili infinite letture. Nel fluire del racconto fantastico, sono peraltro presenti molti aspetti di realt che nel tempo non sembrano mutati: limprevedibilit e incontrollabilit dei giudizi; linattendibilit dei magistrati: conformisti, pigri e donnaioli ; lignoranza verbosa degli avvocati, che tuttora amano distinguersi in grandi e mestieranti perdendo di vista la dignit della professione; la difficolt di conoscere i giudicati, come da noi avviene, specie dal 2009, grazie alle modalit sincopate di redazione della sentenza; limpossibilit di conoscere la legge, e quella ancora maggiore di rispettarla; il difficile dialogo col giudice tra udienze inutili, protocolli rituali, scambi di memorie non lette e, per chi ammesso a farli, colloqui riservati; linanit dellindividuo dinanzi alla legge e al processo ( singolare il riferimento del povero Block alle azioni collettive, laddove egli lamenta che contro il tribunale non sono possibili le azioni di gruppo [...] non possono avere successo, solo il singolo ottiene qualche volta, in segreto, qualche risultato [...] insomma, non c spirito di gruppo ); il doversi piegare alla logica comune, anche quando non sia proprio possibile condividerla; i meriti che allindividuo vengono riconosciuti non per qualit personali ma per la sua appartenenza a un gruppo, per lascendenza familiare come nel caso
(26) BO, Intorno a Kafka, Introduzione ai Racconti, trad. it. di Copp, Roma, 1972; CAPRIOLO, Traducendo Il Castello, cit.

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32 del ritrattista giudiziario, per convenzione sociale, per la diseguaglianza tra uomini che pure amano farisaicamente definirsi tra loro eguali; il dover chiedere come un favore capricciosamente accordato ci che invece spetta di diritto; lattesa che la giustizia sia finalmente resa, mentre nel vuoto il giudizio degli altri si diffonde e si consolida prescindendo da quello della corte. Tutti questi restano e resteranno sempre scolpiti come gli istituti del non-processo di Kafka, come i segni del disagio delluomo eternamente soggetto al giudizio dei suoi simili, spesso non migliori e non pi innocenti di lui; e si tratta, allevidenza, di temi che tuttora riconosciamo molto attuali e che, come appunto una malattia, ci comunicano sempre lo stesso senso di soffocante costrizione, di solitudine e di angoscia.

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