Contro Padre Pio (L'mpostore) PDF

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Agostino Gemelli

Contro padre Pio

Copyright 2010, Mimesis

Presentazione
I rapporti confidenziali che Agostino Gemelli scrive contro padre Pio hanno lo
scopo di allarmare gli alti vertici della Chiesa e indurli a reprimere un fenomeno
inquietante che svela un cattolicesimo delle campagne, della provincia, per nulla
uscito dalle sue forme medievali pi oscurantiste. Il suo giudizio clinico
nettissimo: padre Pio sarebbe uno psicopatico ignorante che induce in
automutilazione e si procura artificialmente le stigmate allo scopo di sfruttare la
credulit della gente. Lintervento di Gemelli ebbe una certa efficacia nel mettere
ai margini dellufficialit padre Pio, in un periodo in cui la Chiesa promuoveva
una nuova cultura cattolica al passo coi tempi. Nellepoca attuale, in cui il santo
con le stigmate divenuto una suggestionante immagine globalizzata, osannata
ufficialmente, i documenti, pubblicati qui integralmente, disvelano una lotta
spietata e spesso occultata allinterno di una Chiesa pronta a favorire con
opportunismo il volto pi vincente.
Padre Agostino Gemelli, al secolo Edoardo Gemelli (1878-1959), fu psicologo,
medico, frate francescano. Dopo una prima formazione laica e positivista, divenne
il grande protagonista del rinato impegno culturale cattolico nella societ civile
italiana del Novecento. stato il fondatore dellUniversit Cattolica del Sacro
Cuore di Milano.

Ogni giorno constatiamo che lalbero francescano d nuovi frutti e questo il


conforto pi grande a chi trae alimento a vita da questo meraviglioso albero.
Fra Agostino Gemelli OFM[1]
[1]Registro dei visitatori del convento dei frati cappuccini di San Giovanni
Rotondo, 18 aprile 1920.

PRIMO RAPPORTO
(19 aprile 1920)
Illustrissimo Signore, Rev.mo Monsignore,[1]
io mi permetto disturbarla per richiamare la di lei attenzione sopra di un fatto
che mi sembra debba essere di pertinenza della Congr. del Santo Ufficio. Scrivo a
lei personalmente perch non mi sono formata una coscienza sicura di ci che
debbo fare e preferisco informare la S.V.R. lasciando al di Lei prudente giudizio
usare di quanto le scrivo nel modo che ella riterr opportuno.
Io mi sono recato nel paese di San Giovanni Rotondo, al Convento dei
Cappuccini (provincia di Foggia) per vedere il Padre Pio, attrattovi dalla sua fama
di santit, per chiedergli laiuto delle preghiere sue per alcune opere mie. Intorno
a questuomo corrono localmente leggende e racconti incontrollabili, e che io
ignoravo. Giunto a Foggia, mi accorsi che sopra di lui i giudizi sono assai
contraddittori: alcuni veramente ostili, altri invece decisamente favorevoli.
Avvicinato il Padre Pio, senza alcun intento di studio e senza compiere alcun
esame dal punto di vista medico, ho per, come naturale, data la natura dei miei
studi, potuto accertare alcuni fatti che naturalmente avrebbero bisogno di essere
integrati mediante un completo esame, ma che gi di per s hanno un grande
valore diagnostico.
Fondandomi sullesistenza di questi fatti, ritengo sarebbe pi che mai
opportuno lintervento dellautorit ecclesiastica, perch, se siamo di fronte ad un
vero caso di santit, sia per tolta loccasione al fomentarsi di leggende e di
pratiche superstiziose (come stanno facendo i popoli di tutta quella regione); che
se invece si tratta di fatti riferibili ad altra causa, urgente lintervento
dellautorit, ad evitare il discredito della religione.
So che lautorit ecclesiastica gi intervenuta, e che vi furono esami di
medici; ma evidente che lesame dei medici insufficiente. Io sono stato tra
coloro che, combattendo il grossolano materialismo medico nel campo degli studi
sulle manifestazioni mistiche, hanno dimostrato che la medicina (e la ricerca
biologica in genere) non hanno nulla da dire in questo campo e che per quello che
riguarda la indagine scientifica solo i metodi psicologici possono sceverare i casi
di vero da quelli del falso misticismo. Per questo ritengo che il giudizio dato dai
miei colleghi medici del Padre Pio, non che illusorio e non pu dirimere la

grave questione. Basta infatti pensare alle contraddizioni nelle quali i medici che
hanno esaminato il Padre Pio sono caduti. Dunque si impone (e lo richiede la
difesa della religione) un nuovo studio dei seguenti fatti:
1) Padre Pio uomo veramente di elevata vita religiosa, uomo esemplare.
Introdottomi a conversare con lui, senza che egli se ne avvedesse, con innocente
artificio, lo sottoposi ad un interrogatorio psichiatrico: non vi sono i segni di
quelle malattie mentali a contenuto religioso che si potrebbero addurre in campo,
ma Padre Pio non presenta nemmanco nessuno degli elementi caratteristici della
vita mistica. Sembra piuttosto un uomo a ristretto campo della coscienza,
abbassamento della tensione psichica, ideazione monotona, abulia; elementi
questi che fanno pensare a una diagnosi che io non posso formulare non avendo
sottoposto il Padre Pio a un esame neurologico, che assume in questo caso il
valore di controllo dei suddetti dati.
2) Il suddetto Padre presenta inoltre alle palme e al dorso delle mani piaghe
rotonde con escora sanguinolente. So che altrettante e simili piaghe ha ai piedi e
che una, a forma di croce capovolta, presenta sullemitorace sinistro. Dette
piaghe, comparse nel settembre 1918, si sono, a mano, mano, estese e
approfondite. Per diagnosticare la natura di queste piaghe sarebbe necessario
sottoporre il malato ad alcune indagini alle quali so che il suddetto Padre non fu
sottoposto dai medici che lo hanno sin qui esaminato.
3) Altro fatto importante si che nel convento si formata, attorno al Padre
Pio, una atmosfera di suggestione nella quale vengono attratti molti di coloro che
vi arrivano. E che questa suggestione sia giunta ad un grado elevato, provato dal
fatto che da tutti viene interpretato come profumo di origine soprannaturale un
odore acuto, aromatico, che emana dalle mani del suddetto Padre. Anche sulla
origine di questo profumo non furono fatte indagini dai medici che hanno
esaminato lammalato. Ha contribuito a questopera di suggestione con attivit
tenace e da lungo tempo esercitata, un Padre che appartiene alla stessa provincia,
il Padre Benedetto Nardoni[2], ex provinciale, che fu leducatore, il consigliere e
il protettore dello stesso Padre Pio e che oggi colui che racconta fatti
straordinari che meriterebbero di essere sottoposti a controllo.
Da tutto linsieme, al sottoscritto sembra che si tratti di un caso di suggestione
inconsciamente prodotto dal Padre Benedetto in un soggetto malato come il
Padre Pio e che ha condotto a quelle caratteristiche manifestazioni di
psittacismo[3] che sono proprie della struttura isterica. Dico sembra poich si
tratta solo di una interpretazione che richiede la prova di indagini rigorose ed
accurate.

4) Che queste siano necessarie lo prova: laccorrere incessante a


Monterotondo6[4] di pellegrini, non solo dallItalia ma anche dallestero, il
diffondersi di pratiche superstiziose; il diffondersi di leggende. Di tutto questo si
sono preoccupati i Vescovi di Manfredonia e di Foggia, che ebbero a patire
minacce dal popolo per il sospetto di inchieste. Invece i Padri Cappuccini
involontariamente cooperano al fondarsi e allestendersi delle pratiche di piet
intorno al santo.
Ritornando sul gi detto, parmi che in questo caso lesame medico non pu fare
uscire dalle dubbiezze. assolutamente necessario togliere per alquanto tempo il
Padre Pio dallambiente artificioso in cui ; e sottoporlo, sotto il controllo di una
commissione costituita da periti nellarte medica, da periti nei metodi della
psicologia sperimentale e da teologi, ad un esame scientifico rigoroso. Insisto
sulla necessit di applicare i metodi nuovissimi della psicologia sperimentale,
perch essi, ed essi soli, ci danno in mano il mezzo sicuro per sceverare i veri fatti
mistici e le loro manifestazioni da quegli altri che solo in apparenza sono simili ad
essi e che in realt sono di natura psicopatica.
Perdoni, reverendo Monsignore, se io ho osato dirle tutto questo. Mi ha mosso
linteresse per la religione. Faccia ella ci che crede di quanto le ho esposto.
Con devotissimo ossequio
F. A. Gemelli

SECONDO RAPPORTO
(24 luglio 1920)[5]
Nella impossibilit di allontanare alla sua sede il Padre Pio, ritengo che, per far
uno studio con criteri scientifici, sarebbe necessario:
1) affidare lo studio a una commissione costituita da un teologo, da uno
psicologo, da un medico;
2) compiere un accurato esame di quanto ha nella cella il Padre Pio, di quanto
porta con s e riceve dal di fuori;
3) impedirgli che riceva medicine e che le conservi (per il tempo durante il
quale si far losservazione) senza la conoscenza dei commissari;
4) chiudere uno degli arti o meglio un arto superiore e uno inferiore con un
apparecchio gessato tale che questo non possa essere tolto e che non possa essere
introdotto nulla sotto di esso e ci per un tempo sufficiente alla cicatrizzazione;
5) fare un esame medico accurato per determinare se nel Padre Pio vi sono
elementi tali da far formulare diagnosi di isterismo o di psitacismo (Babinski[6]);
6) allontanare durante lesame qualsiasi influenza del Padre Benedetto ex
provinciale;
7) ricercare (ricerche psicologiche confortate dallesame del teologo), se nel
Padre Pio vi sono fatti mistici interiori paralleli ai fatti mistici esteriori;
8) esaminare a microscopio la sostanza colorante che macchia il palmo della
mano sotto forma di cristalli;
9) sottoporre il Padre Pio a un rigoroso controllo per quanto riguarda
lalimentazione e il vomito;
10) determinare con precisione la sorgente del profumo e le ore di massima
intensit, escludendo ogni possibilit di introduzione o uso di profumi comuni;
11) fare un accurato esame neurologico.
Io ritengo che esami compiuti in questi sensi debbano condurre a una
soluzione. necessario per che gli esaminatori resistano alle varie influenze che
nellambiente sono esercitate dai religiosi e dai secolari.
Baciandole la s. destra, mi segno

Devotissimo F. A. Gemelli

TERZO RAPPORTO
(6 aprile 1926)
Osservazioni sullo scritto Per amore di verit: Impressioni e deduzioni
scientifiche sul Padre Pio da Pietrelcina del dottor Giorgio Festa[7]
Ho tardato molto a stendere queste note non tanto e non solo perch lo scritto
del dottor G. Festa ha scarso valore scientifico ed imbevuto di tanta passionalit
cos che male si presta ad un esame critico e ad una eventuale risposta, ma
soprattutto perch, nella parte principale, vi si prende cos vivacemente partito
contro di me[8], che mi pareva prestarmi a una inutile polemica il fare delle
osservazioni critiche. La giustificazione doverosa; superata per la ripugnanza,
cerco di esporre qui obbiettivamente alcune idee fondamentali. Ritengo inutile il
diffondermi molto; cerco invece di essere sintetico.
Lo scritto si divide in cinque parti:
1) riassunto del giudizio del dott. Festa sulle piaghe di Padre Pio;
2) polemica contro di me;
3) racconto delle impressioni di carattere spirituale che il Padre Pio ha fatto
sullestensore della memoria;
4) racconto delle grazie e degli avvenimenti straordinari (guarigioni attribuite
alla intercessione del Padre Pio);
5) testimonianze in favore della santit del P. Pio.
Prima di passare allesame di questi punti e per la intelligenza di alcuni di essi,
debbo premettere la esposizione di alcuni fatti.
Nel 1919, essendo di passaggio, per ragioni di servizio militare, a Foggia,
inviato col dal Ministero della Guerra per compiervi una inchiesta segreta, anche
allo scopo di deviare la attenzione degli interessati sulle ragioni del mio viaggio,
mi recai a S. Giovanni Rotondo[9], accompagnato dal segretario dellallora
Vescovo di Foggia. Questi, dopo di avermi esposto i fatti a sua cognizione, mi
espresse il desiderio che io esaminassi il Padre Pio e poscia gli riferissi il risultato
delle mie osservazioni.

Egli non mi nascose che quanto era a sua conoscenza, specie grazie ad
informazioni avute dal Vescovo di Manfredonia, lo rendeva scettico sul carattere
soprannaturale dei fatti presentati da Padre Pio, tuttavia desiderava una parola
serena. Si faceva in quel tempo grande chiasso intorno a Padre Pio e si
raccontavano cose meravigliose; lo scetticismo che mons. Vescovo non celava gli
era causa di gravi noie.
Il mio viaggio poteva essere utile. Ritenni mio dovere di accettare e mi recai e
mi trattenni due giorni a San Giovanni Rotondo, ospite del Convento dei
Cappuccini. Ebbi modo di vedere pi volte il Padre Pio e di conversare assai a
lungo con lui.
Conversai pure a lungo con lex Provinciale, Padre Benedetto, il quale era il
tutore, per dir cos, del Padre Pio. Esaminai anche le piaghe del Padre Pio, che mi
furono mostrate, con grande compiacimento, dal Padre Benedetto e con un certo
apparato scenico.
Non feci un esame neurologico, perch non volli dare alla mia visita altro
carattere che la soddisfazione di una curiosit e perch un esame clinico nelle
condizioni in cui mi trovavo (senza comodit, senza sussidi) poteva essere non
scevro di inconvenienti.
Daltro canto ammalati di questo genere possono essere studiati solo quando si
ha modo di seguirli per un tempo lungo. Come indicazioni per me fondamentali
potevo raccogliere alcuni dati psicologici preziosi mediante un accorto
interrogatorio. Per questo mi intrattenni molto a lungo a conversare con Padre Pio
e con il Padre Benedetto. Per aver modo di intrattenermi di cose spirituali e
saggiare sino a che punto si spingeva la vita mistica del Padre Pio, mi mostrai
convinto della realt della sua santit e dei doni divini: cos che il Padre Pio fin
per aprirsi con molta confidenza con me, e mi diede elementi preziosi grazie ai
quali potei farmi un netto giudizio.
Non posso dire di avere compiuto un esame esauriente dal punto di vista
psicologico, ma ho raccolto quanto bastava per un mio orientamento sul caso;
soprattutto mi furono preziose le informazioni datemi da Padre Benedetto, al
quale non parve vero di trovarmi convinto del carattere soprannaturale dei
fenomeni di Padre Pio. Le mie conclusioni riferii a Mgr. Vescovo di Foggia, e ne
feci pi tardi oggetto di breve rapporto al Santo Uffizio.
Mentre sulle prime io ero stato accolto a San Giovanni Rotondo con non celata

diffidenza e i frati mi trattarono con sospetto, in seguito mi permisero di vedere,


di esaminare con ogni larghezza. Posso anzi dire che ebbi larghe e benevoli
accoglienze a San Giovanni, fui invitato a prendere occasione dal mio viaggio per
parlare al popolo, il che feci con lintervento di tutta la popolazione.
Accenno a questi particolari per mostrare che il presupposto dal quale parte il
dott. Festa nella sua critica (che cio non mi fu permesso di esaminare il Padre
Pio) falso.
Aggiungo dellaltro; io tenni un contegno come di persona convinta. Era questo
il solo mezzo di insinuarmi nellanimo dei religiosi. E ne ebbi in dono dei
pannolini intrisi con sangue di Padre Pio; ne ebbi delle fotografie con la preghiera
di non mostrarle ad alcuno perch Padre Pio se ne sarebbe inquietato; e dallo
stesso padre ebbi un breve autografo affettuoso nella forma, insignificante nel
contenuto.
Passiamo ora ad esaminare i vari punti dello scritto del dott. Festa.
Mi si conceder di essere breve; io non posso seguire il Festa in tutte le sue
osservazioni, alcune delle quali puerili, spesso ingenue, sempre passionali.
1) Nel primo paragrafo si danno le ragioni per le quali il Festa ritiene che le
piaghe del P. Pio siano divinamente prodotte, a somiglianza di quelle prodotte in
San Francesco. Su due fatti il dott. Festa si appoggia per affermare questo: a) il
profumo che il sangue di Padre Pio emana e di cui sono impregnate le piaghe ed i
pannolini; b) il carattere delle piaghe (asettiche, persistenti, non estensive),
carattere che non pu essere spiegato con lazione di sostanze corrosive.
Sul primo punto tutto il gioco polemico del Festa si fonda sulla insistenza e
persistenza del profumo. Ora facile osservare che a tutti noto che questo
proprio la caratteristica dei profumi di essere persistenti. Basta che taluno faccia
uso di sostanze profumate perch il profumo pervada tutti gli oggetti che esso usa;
il profumo, mescolandosi con gli odori naturali del corpo umano (odori che sono
anche specifici per ciascuna persona) costituiscono un complesso olfattivo
caratteristico facilmente riconoscibile. Non pu quindi essere questo fatto
proposto come prova del carattere soprannaturale del profumo.
Senza darne alcuna prova, il dott. Festa afferma poi che tale profumo proprio
del sangue di Padre Pio. Basta riflettere un istante su tale affermazione per
constatare che, se questo fosse vero, sarebbe necessario un perenne miracolo di

Dio per mantenere in vita Padre Pio; ma poi, perch profumo del sangue e non dei
tessuti che pure ne sono irrorati? Al dott. Festa sarebbe stato facile dare una
prova. Senza arrestarsi al sangue delle piaghe che sono esse stesse profumate, egli
aveva a sua disposizione un modo facile per provare il fatto. Estrarre
asetticamente qualche goccia di sangue direttamente dal circolo sanguigno. una
prova facile che sarebbe servita a risolvere la questione. Invece non fu fatto.
Posso per aggiungere a queste osservazioni negative una positiva. In realt
nella camera di Padre Pio c un certo, non acuto odore. Questo odore traspira dal
suo abito, come dai guanti che ricoprono le piaghe. Non pi insistente alle mani.
Non un odore puro: certamente una miscela di odori vaghi. Accertare che
proviene dalle piaghe di Padre Pio non dovrebbe essere difficile. In breve: avanti
di ammettere che siamo di fronte ad una singolare manifestazione soprannaturale,
necessario escludere che si tratta di profumo artificiale. Sono ben noti i trucchi
involontari di certe categorie di nostri malati. necessario quindi escludere che
questo sia il caso di Padre Pio. La prova non dovrebbe essere difficile, n
necessario che io spenda parole per illustrare le cautele per darla.
Passiamo allesame delle piaghe.
Rilevo alcuni fatti.
Le piaghe del dorso della mano e del cavo della mano, della grandezza di un
soldo del vecchio conio, sono di un colore strano, difficile a definirsi; nessuna
piaga naturale ha tale colore; onde immediatamente mi sorto il sospetto che esse
fossero trattate con sostanze chimiche; forse con pi di una; il fondo della piaga
non presenta alcuna di quelle vegetazioni che servono alla guarigione di esse; i
margini sono netti, ingrossati, spessiti; le piaghe hanno una netta forma rotonda: si
ha limpressione che il derma tenti di continuare a invadere la piaga come per
chiuderla, per ripararla, ma che il fondo della piaga tenuto aperto.
Certo queste non sono piaghe a decorso comune. Chi ha pratica di medicina
legale e soprattutto dellinfinita variet di piaghe che, durante la guerra, hanno
presentato i soldati autolesionisti[10], non pu sottrarsi al giudizio che si tratti di
piaghe dovute alla erosione praticata mediante caustici. Il fondo delle piaghe, la
forma di esse in tutto simile alle piaghe osservate in soldati che se le erano
procurate con lazione di sostanze chimiche. In tale senso depone soprattutto il
colore del fondo, la forma dei margini, il loro ispessimento, ecc. noto poi che
possibile tenere aperte delle piaghe anche per anni.

Il fatto che le piaghe del Padre Pio sono, come dice il Festa, sterili ossia non
presentano punti di suppurazione, depone per questo artificiale trattamento.
Osservo poi che mentre le piaghe delle mani sono relativamente profonde, quelle
dei piedi sono molto superficiali e sono quasi invisibili alle piante dei piedi. La
croce poi del costato rovesciata e i piani ne sono inclinati. Note osservazioni di
autolesioni osservate da autori di medicina legale ricordano queste lesioni del
costato; per la direzione della lesione, anzi delle due lesioni incrociate questa
piaga del costato assomiglia stranamente a certe autolesioni descritte nei manuali;
tale direzione si spiega con la difficolt di produrre lesioni in altro senso. Inoltre
qui non si tratta di vere piaghe ma piuttosto di profonde graffiature.
Dallesame adunque delle lesioni del Padre Pio sorge il legittimo sospetto che
si tratti di caratteristiche e note autolesioni. Che se invece si vuole dimostrare che
esse sono divinamente e soprannaturalmente prodotte allora necessario
apportare qualche fatto in prova.
riuscito a questo il dott. Festa? Io non sono punto in dubbio nellaffermare
che queste prove ho invano cercate nello scritto del dott. Festa. Daltro canto
basta avere un poco di abitudine con questo genere di malati per sapere come
necessario essere cauti. Vi un modo assai semplice per accertarsi se siamo di
fronte a fatti soprannaturali o no. E questo metodo, come al Santo Uffizio noto,
ha dato buon esito anche di recente in un caso che, per rumore di fama, aveva
forse superato il caso di Padre Pio. Si deve isolare il soggetto in modo rigoroso ed
assoluto: togliergli qualunque oggetto; sottoporlo alla pi accurata vigilanza;
fasciare alcuni degli arti con apparecchi gessati e osservare.
Ma poi, mi domando, quali sono i caratteri per i quali alcune piaghe, simili a
quelle di San Francesco, poste alle mani, ai piedi e al costato, potrebbero essere
ritenute di origine soprannaturale?
Non , come vuole il Festa, da considerarsi come uno di questi caratteri la
regione anatomica in cui hanno sede; altrimenti si cade nel circolo vizioso. Non la
loro persistenza, che pu essere facilmente ottenuta con banali espedienti. Per non
andare troppo lontani, il caso noto al Santo Uffizio della Morioni Esterina[11]
dimostra al Santo Uffizio che si possono artificialmente produrre e mantenere per
anni aperte delle piaghe simulanti quelle delle stigmate. Non elemento
caratteristico il profumo, fino a che non sia stato escluso che il soggetto se ne sia
potuto procurare e ne abbia usato.
I caratteri per i quali dinnanzi a delle piaghe simili a stigmate noi possiamo dire
che esse sono di origine divina possono essere i seguenti: le stigmate non possono

essere che signum quo, per il quale la divina Misericordia rivela doni singolari
fatti ad unanima. Questi doni sono la vita mistica, la unione con Dio, le virt in
grado eroico, ecc.
Vi ha tutto questo nel Padre Pio? Io nulla posso dire delle sue virt o del grado
nel quale sono esercitate. Dallesame psicologico che io ho praticato risultato
per accertato un fatto preciso. Io ho stimolato il Padre Pio a ragionare di cose
sante; ho avviato e cercato di dirigere il discorso in questa via. Non mi ha seguito.
Ma si noti: io ho fatto una ben dolorosa sorpresa; si tratta di un soggetto a
intelligenza ben limitata; il Padre Pio presenta le note caratteristiche di una
deficienza mentale di grado notevole con conseguente restringimento del campo
della coscienza. In lui cio si hanno le migliori condizioni per costituire con lex
provinciale Padre Benedetto la coppia incube-succube: onde si spiega come la
suggestione esercitata dal Padre Benedetto ha finito per creare uno stato morboso,
che fra le sue manifestazioni ha avuto anche le stigmate. Il decorso del caso
stato dei pi banali. Il Padre Pio a poco a poco stato vittima a causa della
suggestione collettiva che si andata creando intorno a lui.
Una controprova ci data dal fatto che n i suoi scritti, n ci che si racconta di
lui, n ci che egli dice, rivela un animo innamorato di Dio. un buon religioso
tranquillo, quieto, mansueto, pi per opera della deficienza mentale che per opera
di virt; un povero uomo che ripete qualche frase stereotipa di carattere religioso;
un povero malato che ha imparato la lezione da Padre Benedetto suo maestro.
Come pu essere che un dono tanto straordinario come le stigmate sia
accompagnato da una siffatta povert spirituale?
Noto poi che le stigmate di San Francesco ci presentano un carattere ben tipico:
esse dicono i testimoni, e tra essi soprattutto il Celanese avevano forma di
chiodi, tanto che un medico incredulo tent invano, a San Damiano, di strapparli
dal fondo delle piaghe.
Ma come mai tutti questi mistici che divengono cos numerosi ai nostri tempi e
che presentano anche stigmate, ci presentano sempre, con una uniformit
esasperante, sempre e solo delle piaghe e delle piaghe del tipo erosivo? ossia di
piaghe che tendono, per virt della natura, a guarire, che mostrano i segni di
questa tendenza, e che invece sono tenute aperte con artifici puerili che si rivelano
come sopra ho detto?
Veniamo adunque al secondo punto ossia alle osservazioni polemiche del dott.

Festa contro di me.


Il dott. Festa parte da una ipotesi: il Santo Uffizio avrebbe deliberato intorno al
Padre Pio, fondato su una mia ipotetica relazione. Perci egli prega il Santo
Uffizio di porre me a confronto di lui, in un contraddittorio dal quale riuscir
palese la verit.
Tutto lo scritto fondato su costruzioni ipotetiche costruite con
approssimazione alla verit uguale a questa; e ci basterebbe perch questa
memoria defensionale del Padre Pio fosse posta da canto.
Messosi sulla via dellipotesi che io sia il demolitore medico della Santit del
Padre Pio, il dott. Festa, non potendo avere conoscenza di quanto egli suppone io
avrei detto al Santo Uffizio, cerca di combattere quella che egli presume la mia
azione, cercando per altra via di arguire quale sia il mio pensiero. Raccolti cos gli
elementi per dare a me una opinione, gli riesce facile il demolirla.
Il castello delledificio costruito dal dott. Festa riposa su questi due punti:
1) il p. Gemelli non ha esaminato il p. Pio e parla senza avere visto.
2) il p. Gemelli ammette che solo San Francesco ha avuto le stigmate e che tutti
gli stigmatizzati debbono averle uguali alle sue (chiodi).
Sul primo punto basta quanto ho detto a dimostrare erroneo il presupposto del
dott. Festa. Debbo poi dichiarare falso lepisodio narrato dal Festa, che il Padre
Pio avrebbe dopo brevi istanti troncata la conversazione perch si accorto che io
lo volevo esaminare considerandolo un malato neuropatico. Posso attestare che il
Padre Pio questa rivelazione non ha avuto. Ripeto: essendomi io dimostrato
deferente a lui, sino al punto da baciare le sue piaghe e ci per insinuarmi nel suo
animo, il p. Benedetto si mostr visibilmente soddisfatto di questo mio contegno.
Ed io continuai sino in fondo la commedia del medico convinto e convertito per
avere agio di osservare, vedere, constatare. Di tutto questo riferii a Mgr. Vescovo
di Foggia. Siccome io poi non parlai mai con alcuno di quanto sopra, n mai ebbi
ad esprimere il mio pensiero fuori che a S. E. Mgr. Perosi, Assessore del Santo
Uffizio, cos il dott. Festa non pot avere alcun modo per conoscere il mio
pensiero. Egli ora arguisce che io abbia informato il Santo Uffizio, indagando il
mio pensiero sulla base di questi elementi:
Nel 1924 egli stesso mi raccont in Roma una serie di osservazioni da lui
fatte su Padre Pio: io lo ascoltai insinuandomi nel suo animo con il mostrare di
prestare fede a tutto ci che egli diceva, senza per rivelare il mio pensiero.

Nel 1924 io scrissi un articolo sulle stigmate di S. Francesco, nel quale


sostenni che una dimostrazione, scientificamente fondata del carattere
soprannaturale delle stigmate dei vari casi osservati, non pu oggi essere data che
nel caso di San Francesco.
Il mio scritto era fondato su due elementi: il carattere unico di tali stigmate e il
fatto del come esse sono comparse, onde evidente il prodigio compiuto da Dio,
come segno esterno di doni spirituali. Sostenni la tesi che, contro questo fatto
delle stigmate di San Francesco, non possono essere portati dagli avversari le
obiezioni che da avversari di ogni genere si portano abitualmente contro il fatto
delle stigmate.
Attribuita a me una opinione sulle stigmate di Padre Pio, il dott. Festa procede
nel seguente modo argomentando contro di me.
Padre Gemelli vorrebbe che Padre Pio avesse le piaghe delle stigmate come
San Francesco ed invece la Provvidenza di Dio si manifesta in modo diverso da
quello nel quale si manifestata in San Francesco.
Il ragionamento filerebbe se non si dovesse urtare contro una obiezione. Le
piaghe di Padre Pio sono piaghe come quelle che furono pi volte negli
autolesionisti; presentano il carattere di piaghe che tendono a chiudersi e che sono
artificialmente tenute aperte; in San Francesco invece siamo di fronte a un fatto
che nessun ragionamento scientifico riesce a infirmare, cio alla neo-formazione
di chiodi di carne.
Certo una parola risolutiva non pu essere data con ragionamenti o con
semplici osservazioni fatte non metodicamente. La soluzione del caso non pu
aversi che per una via: quella gi altra volta da me indicata al Santo Uffizio:
necessario sottoporre Padre Pio a un metodico, scientifico, rigoroso studio.
Bisogna isolarlo dal mondo in cui oggi vive; metterlo in un ambiente sano; non
suggestivo; trattarlo come un malato; osservarlo, e ci per parecchi mesi. Se
siamo di fronte a un dono singolare di Dio, i nostri meschini mezzucci medici
saranno confusi. Ma oggi, allo stato dei fatti, noi abbiamo il diritto di sostenere
che le piaghe di Padre Pio sono delle semplici autolesioni procuratesi
incoscientemente da un soggetto psicopatico. Faccio rilevare che mi sono tenuto
sulle generali nellaffermare che il Padre Pio uno psicopatico. Una diagnosi
psichiatrica esatta non potr essere fatta che dopo una prolungata osservazione in
ambiente adatto.

A proposito dellambiente suggestivo nel quale il Padre Pio vive, io debbo


informare il Santo Uffizio di un fatto che tratto tratto si ripete.
Vengono da me, tratto, tratto, delle persone di varia condizione sociale per
sapere che cosa io ne penso di Padre Pio; tra questi anche dei religiosi e dei
sacerdoti costituiti in dignit. Dopo di avermi trovato deciso a non dare giudizio
di sorta, mi si domanda perch io combatto Padre Pio, perch io nego che egli sia
un beneficato di Dio, ecc. ecc.
Il caso pi tipico e abbastanza recente merita di essere fatto oggetto di speciale
inchiesta da parte del Santo Uffizio: ed quello di un certo tale, del quale io non
ricordo che il nome, Emanuele[12], che si present a me pochi mesi sono come
professore di ginnasio e come uno dei fedeli di Padre Pio. Intorno a Padre Pio si
costituita una specie di famiglia, di congregazione di anime spirituali (alcuni
uomini e altre donne) educata e diretta da Padre Pio. Dello stato danimo di
costoro basta dire che il sopradetto Emanuele afferm a me che il Santo Uffizio
ha commesso grave errore nel condannare Padre Pio, che non bisogna attenersi a
ci che esso prescrive, e che se si fosse osato portar via Padre Pio da San
Giovanni, egli e gli altri si opporrebbero, anche se Padre Pio cedesse, anche con la
forza, anche con le armi. Sarebbe opportuno indagare sulle intenzioni di costui
che mi risulta essere capo del piccolo gruppo di persone che si stringono intorno a
Padre Pio; e sarebbe opportuna una inchiesta poich mi risulta che costui non di
vita corretta ed il capo di una attivit rivolta contro il clero di San Giovanni di
Monterotondo, clero che accusato di essere avversario di Padre Pio.
Dovrei ora occuparmi degli altri paragrafi di cui risulta la memoria del dott.
Festa. Ma mi sia lecito sbrigarmela con poche parole.
Le impressioni di carattere spirituale riferite dal Festa si riducono al racconto
dellopera sacerdotale fatta su alcune anime. Gli avvenimenti straordinari sono
racconti di alcune guarigioni. Ora ben strano che un medico riferisca intorno a
guarigioni per quanto miracolose in siffatto modo. I tribunali ecclesiastici sono
abituati a ben altro rigore! Fra questi casi, tipico uno: quello di certa Baiocchi,
nella quale il Festa stesso diagnostic un tumore che poscia si risolse
improvvisamente, per opera di una benedizione di Padre Pio, con la emissione per
via urinaria di acido urico! Insomma un caso di errore diagnostico gabellato per
guarigione miracolosa.
Da ultimo sono riportate testimonianze varie sulla santit di Padre Pio e tra le

quali vi quella di Papa Benedetto XV di Santa memoria.


Su questi elementi di fatto non tocca a me giudicare.
Io concludo le mie brevi osservazioni nel seguente modo.
Io ho la convinzione che il Padre Pio da Pietralcina si sia prodotto in modo
inconscio, e per effetto di azione suggestiva, le piaghe simulanti quelle di San
Francesco. Ritengo che il Padre Pio sia uno psicopatico, senza potermi per ora
pronunciare sul genere e sulla natura di questa psicopatia.
Tutto ci avanzo in linee di ragionevole ipotesi. Un giudizio definitivo e
preciso non potr essere dato che dopo avere internato, per alcuni mesi, il Padre
Pio in luogo adatto, assolutamente isolato, sotto la sorveglianza e la cura di un
medico adatto e capace.
Autorizza a procedere cos e a trattare Padre Pio come un povero ammalato il
fatto che, di fronte a cos singolari doni, egli non presenta quelle note per le quali
la santit si rivela: lesercizio eroico delle virt, la unione con Nostro Signore, i
doni spirituali.
Il caso del dott. Festa che con tanta passione ne ha prese le difese, se si spiega
con i benefici spirituali avuti da Padre Pio, per un caso che induce a riflettere
sulla pericolosit di siffatti malati. Un uomo senza dubbio di cultura non comune,
come il Festa, ha potuto essere avviluppato nella atmosfera suggestiva che
circonda il Padre Pio e della quale il Padre Pio stesso a un tempo causa ed
effetto, in un modo che muove a piet.
Mi permetto di umilmente esporre il pensiero che in casi simili di contagiosit
della suggestione, doveroso, per il bene delle anime, procedere in apparenza
senza piet: con rigore, sino in fondo, per sradicare e rompere delle situazioni che,
sotto lapparenza di avvicinare a Dio, allontanano le anime da Lui.
Aggiungo ancora che furono prospettati pericoli e inconvenienti per il caso nel
quale Padre Pio fosse allontanato da San Giovanni Rotondo. Pare a me che il
pericolo pi grave sia la sua permanenza a San Giovanni: basta a dimostrarlo la
guerra accanita mossa dal manipolo dei fedeli a Padre Pio contro il clero di quel
paese. Questa guerra ha originato di questi giorni un episodio che forse noto al
Santo Uffizio. Un sacerdote ancora oggi in carcere sotto laccusa di avere

estorto del denaro ai parenti di Padre Pio. Sia il fatto, o no, vero, esso lindice di
una dolorosa situazione. Un esame pi approfondito della situazione locale e
sopratutto lindurre il Padre Pio a esercitare una azione sopra i laici che gli stanno
dattorno perch lo lascino partire tranquillo avrebbe forse la sua efficacia.
Ad ogni modo ritengo che la contagiosit di tale caso impone lisolamento di
poveri malati come Padre Pio, malati che in coscienza possono essere ritenuti
pericolosi a s e agli altri e perci soggetti da sottrarsi alla vita civile.
F. Agostino Gemelli, O.F.M.

Note al testo
[1]LIllustrissimo Signore, Rev.mo Monsignore a cui si rivolge Padre
Agostino Gemelli Carlo Perosi (1868-1930), assessore del Santo Ufficio tra il
20 e il 26, e creato poi cardinale in quello stesso anno.
[2] Imprecisione di Gemelli: il cognome di padre Benedetto, direttore spirituale
di padre Pio, Nardella, e non Nardoni.
[3] Lo psittacismo indica in psicologia latto di ripetere le parole altrui alla
stregua di un pappagallo. Con questo termine Agostino Gemelli indica anche la
simulazione di lesioni, ricorrenti in particolar modo, secondo la sua esperienza di
scienziato di guerra, presso i soldati.
[4] Altra imprecisione sfuggita a Gemelli: evidentemente si tratta di San
Giovanni Rotondo e non di Monterotondo.
[5] La prima relazione verr registrata dal SantUffizio il 24 luglio 1920
(numero di protocollo 255/1919). Ma ancora prima di questo atto ufficiale, la
suprema Congregazione vaticana chiede a padre Gemelli di specificare e meglio
chiarire le sue proposte. Il 2 luglio 1920, egli risponde con questa seconda
relazione.
[6] Jzef Babinski: neuropsichiatra francese di origine polacca (1857-1932),
celebre per una prova semeiologica (il segno di Babinski) in grado di indicare la
presenza di una lesione a carico del tratto corticospinale. Con questo esame
possibile identificare il mancato controllo, da parte dei centri nervosi superiori
lesionati, del riflesso spinale di allontanamento dagli stimoli nocivi.
[7] Nel 1925, il dottor Giorgio Festa, venuto a conoscenza dei provvedimenti
ristrettivi disposti dal SantUffizio contro Padre Pio, indirizza alla Congregazione
un dattiloscritto di 72 pagine. Lo scritto viene passato a padre Gemelli, il quale, a
distanza di un anno, replica con questa terza relazione. Il dottor Giorgio Festa
aveva partecipato con il professore Luigi Romanelli alla prima perizia medica
eseguita su padre Pio (e positiva per lui), il 15 maggio 1919. Sul ruolo di Festa,
cfr. Sergio Luzzatto, Padre Pio. Miracoli e politica nellItalia del Novecento,
Einaudi, Torino 2007, pp. 185-187.

[8] Un attacco del Festa contro Gemelli ad ampio raggio, come riferisce S.
Luzzato: Nellimpossibilit di conoscere quanto il medico francescano aveva
scritto in un documento che il SantUffizio si era guardato dal divulgare, le
energie di Giorgio Festa si concentrarono nello sforzo di smontare il saggio
pubblicato da Gemelli nel 24 sulle stigmate di san Francesco (S. Luzzato, op.
cit., p. 186. Lo scritto di Gemelli in questione si intitola Le stimate di S.
Francesco nel giudizio della scienza, in Vita e Pensiero, X (1924), fasc. 10, pp.
580-603 (cfr. ancora S. Luzzato,op. cit., pp. 179 sgg.).
[9] In realt sappiamo che il viaggio avvenuto nel 20, e non nel 19.
[10] Come si evince gi dalloccasione che secondo il racconto dello stesso
ha consentito la visita di Agostino Gemelli al convento di San Giovanni Rotondo,
lo scienziato francescano fu un fervente sostenitore dellintervento italiano nella
Prima guerra mondiale. Noi cattolici, che sino a ieri abbiamo lavorato per
impedire la guerra, oggi dobbiamo dare tutta la nostra vita, tutta la nostra attivit,
tutto il nostro cuore, tutto il nostro ingegno a chi tiene nelle sue mani i destini
della patria (Vita e Pensiero, 1, 10, 1915). In qualit di psicologo tra i pi noti,
prest la sua opera al fronte pi che come religioso, come scienziato studioso del
comportamento dei miliari, con lo scopo di individuare e reprimere ogni segno di
diserzione.
[11] Trattasi di Ester Moriconi (Montelupone 1875 - Milano 1937), che divenne
famosa per le sue esperienze mistiche e la presenza sul suo corpo di presunte
stigmate. Alcuni anni dopo essere entrata nel monastero delle Oblate Agostiniane
di Santa Maria dei sette Dolori in Roma, la Moriconi dovette deporre, per ordine
dei suoi superiori, il suo abito di agostiniana, per essere trasferita a Milano in una
casa di cura, tenuta sotto osservazione da padre Gemelli. Per pi di dodici anni
rimase in quella casa, fino alla morte, avvenuta a Milano, il 30 novembre 1937.
Per quanto oggi decisamente meno nota del santo di Pietralcina, anche per questa
figura, serva di Dio, vi stato un processo di riabilitazione.
[12] Identificabile in Emanuele Brunatto (1892-1965), il corsaro della santit
di padre Pio, come dice Luzzatto: Dellequivoco personaggio, Gemelli non
ricordava il cognome. Eppure la sua analisi era straordinariamente esatta, molto di
pi di quanto egli stesso potesse sospettare. Durante gli anni e i decenni seguenti,
la vicenda di padre Pio sarebbe stata infuenzata in modo decisivo dalla figura e
dalle iniziative del suddetto Emanuele che di cognome faceva Brunatto. Dellalter
Christus garganico, costui stato il Pietro [...]. Se si volesse ridurne la vita nei
minimi termini, si potrebbe dire di Emanuele Brunatto che fu un millantatore
incallito, uno spregiudicato ricattatore, un doppiogiochista impenitente. [...] Si

dimostr capace di organizzare unampia triangolazione politica, affaristica,


spionistica, che mise i fedelissimi di padre Pio in contatto diretto con i vertici del
regime fascista, sia con quelli del governo vaticano (S. Luzzatto, op. cit., p. 203).

NOTA CONCLUSIVA
Contro Agostino Gemelli?
Si ritenuto utile pubblicare i rapporti sul caso padre Pio rilasciati
confidenzialmente da Agostino Gemelli alla massime autorit ecclesiastiche, in
quanto si tratta di documenti abbondantemente citati tanto dagli amici quanto
dai nemici del santo di Pietralcina e per poco accessibili per chi volesse
leggerli nella loro interezza.
Non crediamo, tuttavia, che il loro valore consista nel fatto di essere scritti da
un religioso, Agostino Gemelli, che si professa testimone imparziale, scientifico, e
smentisce seccamente lo stato sovrannaturale di quei segni, le stigmate, esibiti nel
corpo di padre Pio.
Bench siano ricchi di osservazioni e utili per ricostruire lambiente originario
del fenomeno, la neutralit di Agostino Gemelli quantomai discutibile. La sua
scienza psicologica a difesa dellautenticit del fatto religioso criticabile a pi
livelli e ben poco obiettiva se si pensa allunico evidente scopo ideologico che
emerge dai diversi scritti di Gemelli sulle stigmate: consolidare lunicit del caso
San Francesco (il solo possibile alter Christus) e isolare ogni manifestazione di
coscienza religiosa popolare troppo perturbante nella sua vicinanza a sensibilit
premoderne.
Se si soltanto in cerca di fondamenti per dubitare di padre Pio, potrebbe
bastare la documentazione ancora recentemente fornita dal bel testo di Luzzatto,
che molta polemica ha suscitato[1].
I rapporti di Gemelli su padre Pio diventano molto pi interessanti se letti nei
termini di lotta di cattolici contro cattolici, con i loro successi alterni, ora di
Gemelli e il suo cattolicesimo moderno (se non spregiudicato, nelladeguare la
testimonianza cristiana perfino ai nefasti spiriti di guerra novecenteschi, o alla
dittatura fascista e alle leggi razziali); ora, sembra definitivamente, di padre Pio,
icona globalizzata di una Chiesa in congedo dal Concilio Vaticano II. Diventano
per noi, allora, documenti storici di impagabile valore e mostrano i tanti volti, o
meglio le molte ombre, di unorganizzazione millenaria come la Chiesa, che forse
molto della sua imbattibile sopravvivenza deve a questo disinvolto gioco delle
parti, dove a prevalere di volta in volta laspetto mondanamente pi presentabile

e utilizzabile.
Seguono delle citazioni di padre Agostino Gemelli che, lungi dallesaurire un
profilo molto complesso[2], rivelano tuttavia un intellettuale militante dai tratti
ben pi inquietanti di quanto ufficialmente tramandato.
Paul Aicardi
La patria chiama tutti alla sua difesa. Cessino le discussioni, i dissidi [...]. Oggi
non c pi luogo che per il proprio dovere, per tutto il proprio dovere compiuto
con sacrificio, sino alleroismo.
Noi cattolici, che sino a ieri abbiamo lavorato per impedire la guerra, oggi
dobbiamo dare tutta la nostra vita, tutta la nostra attivit, tutto il nostro cuore,
tutto il nostro ingegno a chi tiene nelle sue mani i destini della patria.
Vita e Pensiero, 1, 10, 1915
Un ebreo, professore di scuole medie, gran filosofo, grande socialista, Felice
Momigliano, morto suicida. I giornalisti senza spina dorsale hanno scritto
necrologi piagnucolosi. Qualcuno ha accennato che era il Rettore dellUniversit
Mazziniana. Qualche altro ha ricordato che era un positivista in ritardo. Ma se
insieme con il Positivismo, il Socialismo, il Libero Pensiero, e con il Momigliano
morissero tutti i Giudei che continuano lopera dei Giudei che hanno crocifisso
Nostro Signore, non vero che al mondo si starebbe meglio? Sarebbe una
liberazione, ancora pi completa se, prima di morire, pentiti, chiedessero lacqua
del Battesimo.
Vita e Pensiero, 10, 15, 1925
Tragica senza dubbio, e dolorosa la situazione di coloro che non possono far
parte, e per il loro sangue e per la loro religione, di questa magnifica patria;
tragica situazione in cui vediamo una volta di pi, come molte altre nei secoli,
attuarsi quella terribile sentenza che il popolo deicida ha chiesto su di s e per la
quale va ramingo per il mondo, incapace di trovare la pace di una patria, mentre le
conseguenze dellorribile delitto lo perseguitano ovunque e in ogni tempo.
Conferenza tenuta il 9 gennaio 1939 allUniversit di Bologna[3]

Non vogliamo che i signori socialisti ed i signori ebrei (il che spesso una
stessa cosa) avvelenino lanima dei nostri figli, come hanno avvelenato un tempo
la nostra. [] Il mezzo, lunico mezzo, il mezzo certo, quello dinnanzi al quale i
signori socialisti e i signori ebrei che infestano e ammorbano lItalia dovranno
piegare proprio nostro Signore che essi bestemmiano; ovvero nostro Signore
Eucaristico. Ricordate lepisodio di Santa Chiara che fuga i saraceni con il SS.
Sacramento? Noi dobbiamo fare un poco cos, come essa. Bisogna respingere
questi avvelenatori della coscienza dei nostri figli. E il mezzo il SS. Sacramento.
Rivista del Clero Italiano, giugno 1922
[1] Si veda lampio dibattito sullutilizzo abbondante e silenzioso di acido
fenico da parte del piccolo chimico padre Pio: Carissima Maria, Ges ti
conforti sempre e ti benedica! Vengo a chiederti un favore. Ho bisogno di aver da
duecento a trecento grammi di acido fenico puro per sterilizzare. Ti prego di
spedirmela la domenica e farmela mandare dalle sorelle Fiorentino. Perdona il
disturbo (Cfr. S. Luzzatto,op. cit., pp. 126-138).
[2] Tra le altre opere, segnaliamo: Giorgio Cosmacini, Gemelli. Il Machiavelli
di Dio, Rizzoli, Milano 1985; Francesco Mattesini et al., Agostino Gemelli: trenta
anni dopo, Vita e pensiero, Milano 1991; Norberto Raponi, Gemelli, Agostino in
Dizionario biografico degli italiani, Roma 1999, vol. 53, pp. 26-36.
[3] Cfr. Renzo De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Einaudi,
Torino 1993, p. 325.

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