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urbano nellItalia
medievale
(secoli v-xv)
di Jacques Le Goff
Edizione di riferimento:
Indice
Introduzione
1. I modelli
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Introduzione
In questo saggio vorrei cercare di riunire due recenti vie di ricerca, per lo pi separate fra loro, e di far concorrere tipi di documenti di rado sfruttati insieme. Da
una parte mi propongo di presentare limmagine materiale delle citt italiane nel Medioevo come rivelatrici di
una forma, di una struttura. Ma la forma di una citt
rinvia a modelli ideali, estetici e ideologici. Tre tipi di
documenti consentono principalmente di avvicinare questa realt. Anzitutto larcheologia, sia larcheologia
morta, prodotta dagli scavi che restituiscono gli antichi
materiali di una citt (ma scavare nelle citt, dove il
popolamento, la vita non hanno in generale cessato di
esistere negli stessi luoghi, non facile), sia larcheologia vivente delle attuali forme urbane, in cui ancora
possibile intuire e dove talvolta ancora funziona, seppur
parzialmente, lantica struttura. Qui si presenta la documentazione grafica dei secoli passati e la documentazione fotografica recente, in particolare quella offerta
dalla fotografia aerea, rivelatrice di strutture e di masse.
A questo primo tipo di documenti gi diversi viene
ad aggiungersi la testimonianza iconografica, che richiede uninterpretazione pi approfondita per il fatto che
le opere darte non sono mai una mera rappresentazione. In compenso, la loro deformazione della realt materiale rivela larmatura mentale dellimmagine urbana. La
rappresentazione delle citt nella pittura, nella scultura,
nella cartografia una delle migliori testimonianze dellimmaginario urbano. Finalmente, i modelli ideali sono
espressi nelle opere teoriche: trattati di urbanistica, di
architettura, ma anche opere propriamente ideologiche,
vale a dire per il Medioevo europeo anzitutto la letteratura religiosa: commenti biblici, sermoni, exempla,
trattati teologici e morali in cui compare il tema urbano. Sono tre tipi di documenti che meglio consentono
di stringere da presso limmaginario spaziale della citt.
Daltra parte vorrei ricorrere anche a documenti in
cui si esprime la coscienza urbana degli italiani del
Medioevo. A questo proposito si offrono tre insiemi
documentari dimportanza diversa. Il primo uno specifico genere letterario: lelogio delle citt, le laudes
civitatum. Il secondo formato da testi e temi che riuniscono racconti, leggende, tradizioni sulle citt: ci che
gli uomini del Medioevo chiamavano mirabilia. Il
meraviglioso urbano costituisce un capitolo sterminato
dellimmaginario urbano, che potrebbe addirittura ridursi ad esso, se si limitasse il significato di immaginario,
come non nei miei propositi. di grande interesse,
infatti, combinare insieme cultura dotta e cultura popolare a proposito della citt, al fine di capire il folclore
urbano. Finalmente la coscienza urbana medievale ed
questo lelemento pi importante si espressa in una
storiografia originale, un insieme di cronache cittadine,
che rappresentano uno dei campi pi ricchi della storiografia medievale, soprattutto in Italia. Questo secondo insieme documentario permette di afferrare limmaginario temporale della citt.
Ma sar anche il caso di sottolineare che questa storia dellimmaginario urbano, in cui sembrano avere la
meglio lestetica e lideologia, anche, e forse anzitutto, una storia sociale e politica. Sociale, perch le contraddizioni e i conflitti che essa rivela, sono soprattutto quelli della societ urbana; nella sua struttura mate-
riale, nella topografia urbana, come pure nella sua ideologia, limmaginario urbano modellato dalle tendenze
e dagli antagonismi sociali: chierici contro laici, magnati contro popolani, popolo minuto contro popolo grasso. Politica, perch limmagine urbana unespressione
e uno strumento del potere. Il patriottismo urbano, che
stato in buona parte un prodotto di questo immaginario, a sua volta, in misura notevole, modellato da
quello, ha oscillato cos fra le immagini di una citt divisa contro se stessa, aperta a Satana e alle sue coorti diaboliche, e una citt armoniosa, fondata sulla pace, la
concordia, piena di fervore religioso e di rispetto per la
Chiesa.
Ancor pi delle trasformazioni demografiche, tecnologiche, culturali, proprio levoluzione sociale e politica
ha modellato limmaginario urbano. Vi ritroviamo facilmente i grandi periodi della storia politica e sociale dellItalia medievale: un lungo Alto Medioevo, in cui sono
presenti lagonia della citt antica e la comparsa di forme
e immagini nuove (secoli v-x); un Medioevo comunale,
che vede lapogeo della coscienza urbana (secoli xi-xiii),
e un Basso Medioevo signorile, in cui limmagine urbana al servizio dei nuovi padroni e dove lo splendore
monumentale e urbanistico mira al tempo stesso a
mascherare la povert della vita civile e ad esprimere i
nuovi rapporti sociali e politici.
Ma prima di tracciare sommariamente la storia di
questo immaginario urbano dellItalia medievale, vorrei
fare ancora qualche osservazione.
Anzitutto devo dire che ognuna delle direzioni di
ricerca da me indicate gi stata ampiamente esplorata
e ha dato luogo a lavori importanti1: in effetti si manifestata attraverso di essi, e in misura notevole, il profondo cambiamento degli studi storici nel nostro tempo.
Oltre alla storia vera e propria dellimmaginario punto
avanzato nella ricerca storica2 lo studio dellimmagine
urbana collegata a un rinnovamento della storia dellarte in diverse direzioni: come ricorso, al tempo stesso, alla struttura e alla storia3, come storia dellurbanistica e insieme come studio sociologico, come studio
formale, studio culturale, studio del potere sulla struttura e sullimmagine urbana4, come iconologia5, come
simbolismo dello spazio6. Nei suoi aspetti storiografici,
lo studio dellimmagine urbana si ricollega alla storia dei
generi7, alla storia del meraviglioso8, alla storia della storiografia9. una parte essenziale della memoria urbana.
Infine, essa utilizza la socio-topografia storica10 e reca il
proprio contributo alla nuova storia politica, concepita
come antropologia storica del potere11.
Limmaginarlo urbano dunque quellinsieme di rappresentazioni di immagini e didee, attraverso le quali
una societ urbana o parte di essa, o i suoi ideologi e
i suoi artisti, che non di rado sono la stessa cosa
costruisce per se stessa e per gli altri un autopersonaggio, un autoritratto12. Ci che importa, per lo storico,
capire che questo personaggio ha due facce: una materiale, reale, rappresentata dalla struttura e dallaspetto
della citt stessa; laltra mentale, incarnata nelle rappresentazioni artistiche, letterarie e teoriche della citt.
Limmaginario urbano consiste insomma nel dialogo fra
queste due realt, fra la citt e la sua immagine.
In secondo luogo necessario sottolineare loriginalit italiana nella storia urbana medievale e nelle condizioni sociali, politiche e culturali, che hanno fatto della
citt italiana medievale un luogo privilegiato dellimmaginario urbano, proprio perch la variet dei modelli urbani e delle citt esistenti nellItalia medievale pu
ridursi, a seconda delle varie epoche, a un tipo predominante.
La citt medievale lasciando da parte la citt bizantina, la citt islamica, la citt cinese un fenomeno
europeo. Essa presenta un duplice aspetto: leredit
sociale e una cultura, spariscono elementi essenziali dellimmagine, della coscienza, dellideologia cittadina: le
credenze e le cerimonie legate a divinit pagane, la sociabilit dei luoghi pubblici e degli spazi di riunione, la cultura del corpo (per quel che riguarda ligiene, la ginnastica e gli sport), lo spettacolo delle maschere, dei combattimenti fra uomini e animali ecc.13.
Il secondo punto la sostituzione del disordine, nelloccupazione dello spazio urbano, alla regolarit dellurbanistica antica, o meglio la sostituzione dellordine
geometrico con un nuovo ordine, generatore di irregolarit nella disposizione dei monumenti legati ad esempio alla casualit della localizzazione delle reliquie e dei
ricordi dei martiri, alla sinuosit delle vie, allirregolarit e in generale allesiguit degli spazi, in seguito alla
scomparsa di autorit urbane e di organizzazioni civiche
in grado dimporre una regola urbanistica. Limmagine
urbana medievale non ritrover, o per meglio dire non
creer perch si tratter, come vedremo, di creazione
la linea retta se non nella verticalit.
Finalmente, la citt medievale sar in totale contrasto con la citt antica una citt di vivi e di morti.
I cadaveri non saranno pi rigettati, in quanto impuri,
allesterno dello spazio urbano, ma secondo lesempio
e per lattrazione dei corpi dei martiri14 verranno insediati nel territorio intra muros. Tombe isolate, sepolcri
costruiti nelle chiese o cimiteri urbani faranno della
citt una necropoli al tempo stesso che una citt di
viventi, e limmagine urbana avr un aspetto funerario
che contribuir a trasformarla profondamente. Linurbamento dei morti un elemento capitale nella rivoluzione urbana materiale e mentale del Medioevo.
La citt medievale comincia con il cristianesimo. Ma
questo non si limita a distruggere o a sostituire parzialmente il corpo e limmagine della citt antica: comincia
a modellarla. Anzitutto e soprattutto attraverso la
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contributo di qualche rilievo alla sua immagine. Tuttavia il giubileo del 1300 mostrer la forza dellattrazione romana, rinnovata dal cristianesimo e dal papato.
La seconda originalit dellimmaginario urbano italiano legata alla funzione svolta in Italia dallet carolingia fino alla met del secolo xiii dagli imperatori germanici. Per la verit, il contributo imperiale allimmaginario urbano italiano soprattutto negativo. Anche
nelle citt ghibelline, la presenza molto intermittente
dellimperatore e quella dei suoi rappresentanti si
manifestata in misura molto discreta nei monumenti e
nellurbanistica. In generale, lImpero apporta una nota
repressiva: la cittadella che domina e sembra schiacciare alcune citt, la rocca. Invece lazione imperiale ha
segnato la coscienza e limmaginario delle citt italiane
in modo negativo, con la traumatizzazione provocata
dalla distruzione delle mura, come avvenne a Milano per
ordine di Barbarossa o a Napoli per volere di Enrico VI.
La terza peculiarit che ha colpito fin dal Medioevo
gli uomini del Nord europeo, prima di attirare lattenzione degli storici moderni, la presenza massiccia della
nobilt, mentre altrove questa classe sociale rimane per
lo pi lontana dalle citt, arroccata nei suoi castelli, al
centro delle signorie rurali. La presenza dei nobili nelle
citt italiane del Medioevo vi provoca anzitutto lotte
sociali, che si riflettono nellarchitettura e nellurbanistica, imprimendo alla cultura e allimmagine urbana
quel carattere nobiliare sottolineato da Philip Jones,
forse con qualche esagerazione polemica per reazione
alla falsa immagine di una citt italiana dominata da specifici valori borghesi.
Finalmente la pi importante peculiarit italiana
che la citt si impadronita quasi dappertutto di un proprio territorio rurale, di estensione maggiore o minore,
il contado, e ha conquistato la propria autonomia politica, fondando su queste due conquiste un fenomeno
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Ad esempio, nella collezione La citt nella storia dItalia, pubblicata a partire dal 198o presso Laterza, Cesare De Seta presenta le
citt italiane secondo la loro cartografia, quale stata disegnata fin dal
secolo xv, unendo immagini materiali e immagini mentali.
2
e. patlagean, Storia dellimmaginario, in La nuova storia, a cura
di J. Le Goff, Milano 198o, pp. 289 sgg.
3
Cfr. g. c. argan e m. fagiolo, Premessa allarte italiana, in Storia
dItalia Einaudi, vol. I, pp. 729-74.
4
e. guidoni, La citt dal Medioevo al Rinascimento, Bari 1981.
5
Si veda e. sereni, Storia del paesaggio agrario italiano, Bari 1962,
un commentario di immagini, dove scorgiamo linflusso della citt sul
paesaggio rurale, che dovrebbe ispirare un lavoro analogo sul paesaggio urbano.
6
e. castelnuovo e c. ginzburg, Centro e periferia, in Storia dellarte
italiana Einaudi, vol. I, pp. 282-352.
7
Si veda pi avanti, a proposito delle Laudes civitatum e dei
Mirabilia.
8
j. le goff, Le merveilleux dans lOccident mdival, in Ltrange et
le merveilleux dans lIslam mdival. (Actes du colloque tenu au Collge
de France Paris en mars 1974), Paris 1978, pp. 61 sgg.
9
Di una sterminata bibliografia possiamo segnalare: La storiografia
altomedievale, Settimane di studio del Centro italiano di studi sullAlto Medioevo, xvii, 1969, Spoleto 1970 (e si veda in particolare m.
cagiano de azevedo, Storiografia per immagini, pp. 119-38); o. capitani, Motivi e momenti di storiografia medievale italiana, secoli V-XIV, in
Nuove questioni di storia medievale, Milano 1964, pp. 729-8oo, e pi in
generale b. guene, Histoire et culture historique dans lOccident mdival, Paris 198o.
10
Per esempio, fuori dItalia, b. geremek, Les marginaux parisiens
aux XIVe et XVe sicles, Paris 1976 (cfr. in particolare il cap. iii, La topographie sociale de Paris, pp. 79-110).
11
j. le goff, Is politics still the backbone of history?, in Daedalus,
1971, pp. 1-19, ripreso in Historical studies today, a cura di F. Gilbert
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Capitolo primo
I modelli.
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Le dodici porte si ritrovano in due modi nellurbanistica reale e immaginaria delle citt italiane medievali:
il tema apocalittico si unisce al tema del cerchio diviso
nelle duedecim horae diei, quali appaiono sul mappamondo dellAnonimo Ravennate (inizi del secolo viii).
A Ravenna, nel 709, la citt viene suddivisa per ragioni militari in undici parti..., pi una dodicesima, dominata dalla chiesa; la divisione in dodici testimoniata tra
laltro a Bologna e a Genova..., a Spoleto..., a Roma a
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partire dallxi secolo...; qui sembra accertata la derivazione delle dodici scholae (corpi militari) del periodo
bizantino7. Seppure con prudenza, mi sembra legittimo avanzare lipotesi che il prototipo apocalittico
forse inconsapevolmente abbia pesato su questa partizione dello spazio urbano.
Laltro fenomeno legato alle dodici porte della Gerusalemme celeste lidea della guardia alle porte della
citt affidata ai santi protettori elemento essenziale,
come vedremo, dellimmaginario urbano che svolgono la parte degli angeli nellApocalisse. A Milano come
a Verona secondo il Versum de Mediolano civitate (secolo viii) e il Versus de Verona (fra il 796 e l8o6) i corpi
dei santi della citt sono evocati in connessione con i
quattro punti cardinali e a Milano, dove compaiono un
gruppo di sei martiri e uno di sei vescovi confessori, la
localizzazione delle reliquie indicata secondo i punti
cardinali e in prossimit delle mura. Cos, i tre martiri
il cui culto pi antico, Vittore, Nabore e Felice, sono
inumati a ovest della citt8.
Vi finalmente la funzione delle porte, su cui sar
necessario tornare. La porta deve permettere la superiorit dellinterno sullesterno. La citt medievale deve
aprirsi di giorno a ci che larricchisce, ma lasciar fuori
gli elementi malvagi, e chiudersi di notte al mondo delle
tenebre esterne. Invece la citt ideale, che riceve i tesori esterni attraverso le sue porte, lascia queste aperte la
notte, perch il mondo del male abolito. Sulla citt che
attira le ricchezze esterne, vicine e lontane, Bonvesin da
la Riva porta ancora la sua testimonianza, descrivendo
la sua Milano per met reale, per met immaginaria:
Qui in abbondanza i mercanti importano da diversi
paesi lane, lino, seta, cotone e panni preziosi di ogni genere, e inoltre sale, pepe e altre spezie doltremare9.
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Un esempio italiano fra molti altri: la rappresentazione di Gerico, con le sue mura, le sue torri, la sua massa urbana, nella porta di
bronzo del Ghiberti, nel Battistero di Firenze.
2
s. mahl, Jerusalem in mittelalterlicher Sicht, in Die Welt als Geschichte, t. XXII, 1962, pp. 11-26; a. breuero, Jerusalem dans lOccident
mdival, in Mlange R. Crozet, Potiers 1966, t. I, pp. 259-71; j. le
goff, Guerriers et bourgeois conqurants. Limage de la ville dans la littrature franaise du XIIe sicle, in Culture, science et dveloppement. Mlanges Charles Moraz, Toulouse 1979, pp. 127-30. Gerusalemme il simbolo privilegiato della simbolistica medievale, ha osservato h. de
lubac, Les quatre sens de lEcriture, in Exegse Mdivale, ii, Paris
1959, n. 1, pp. 645-48.
3
Apocalisse, 21.10-27. Enrico Guidoni (La citt europea. Formazione
e significato dal IV allXI secolo, Milano 1978, p. 29) pensa che anche
per la sua irrealizzabilit la citt ideale cristiana, la Gerusalemme celeste tender a identificarsi, per tutti i secoli della crisi urbanistica, pi
con il singolo edifizio religioso (basilica, cattedrale, abbazia) che con
un insieme urbano. questa una via suggestiva da seguire per indagare le interrelazioni tra progettazione architettonica e modello prototipico celeste, ma riguarda la storia dellarchitettura. Per parte mia vorrei studiare un immaginario urbano, incarnato o no in realt urbanistiche.
4
Fra le numerose rappresentazioni artistiche della Gerusalemme
celeste, i fedeli potevano vedere a Roma quella del mosaico nellarco
trionfale di Santa Maria Maggiore.
5
p. lavedan, Reprsentation des villes dans lart du Moyen Age, Paris
1954, p. 12.
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Capitolo secondo
Il sistema dei valori spaziali cristiani e la citt.
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Quando si pensa alle citt turrite dellItalia medievale, vengono subito in mente San Gimignano, Siena,
Pavia, Bologna: ma come dimenticare che Roma fu, pi
di ogni altra forse, una citt di campanili (Santa Prassede, SantEustachio, San Silvestro in Capite, Santa Maria
in Cosmedin, Santi Giovanni e Paolo, Santa Maria Maggiore, che formano un progressivo e via via pi ardito
cammino verso forme aeree e snelle4) e di torri5?
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Capitolo terzo
La cristianizzazione delle citt.
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impegnative della Firenze del Medioevo. Santa Reparata fu uno dei centri della riforma gregoriana dellxi secolo e la sede della ricostituita vita canonicale in Firenze.
In essa si tennero concili famosi, si firmarono trattati,
nel pronao della chiesa si amministrava la giustizia, le
grandi famiglie si disputavano lonore di avere i propri
stemmi e la sepoltura nella veneranda cattedrale2.
A partire dalla fine del secolo iv cominci a essere
venerato nella maggior parte delle citt un santo patrono cittadino: legato alla comunit-cliente da un vincolo particolare, egli appartiene alla sfera dei rapporti civili pi che non a quella della vita religiosa; quasi sempre un martire, cui patria il luogo dove ha versato il
proprio sangue [o dove sono custodite le sue reliquie],
o un vescovo, che le sue genti ha governate e protette
durante la vita terrena; lintervento del santo soccorre
anzitutto alle necessit pubbliche delle civitas3. E ancora: una citt si forma un gruppo di santi protettori incaricati di difenderla dalla fame, dalla malattia, dalla guerra, e al tempo stesso di assicurarle un certo posto nella
gerarchia delle citt4.
Sembra che quando a Milano si rinvennero i corpi dei
santi Gervasio e Protasio, nel 386, per la prima volta si
sia posta sotto la particolare protezione dei santi martiri patroni unintera comunit cittadina5. Naturalmente
Roma divent molto presto, in modo privilegiato, la
citt dei santi Pietro e Paolo. Nella seconda met del
secolo v la Passio Agathae, patrona di Catania, attribuisce alla vergine martire il salvataggio della citt da
uneruzione dellEtna. Il santo patrono diventa lemblema della citt ed raffigurato sulle sue bandiere e
sulle monete: san Giovanni sul fiorino, san Marco sul
ducato. La sua festa la pi importante festa cittadina.
A Milano il culto del santo patrono tale che la citt
spesso definita ambrosiana e ambrosiani i suoi abitanti. Gi nel Versum de Mediolano (739-40), Milano
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lodata per i suoi santi protettori6. Per parte sua Bonvesin da la Riva attribuisce alla protezione dei corpi santi
quanto allamore per la libert dei milanesi il fatto che
la citt sia sfuggita al dominio di tiranni. La pi terribile sciagura che ha conosciuto Milano avvenuta quando Federico Barbarossa, dopo aver fatto abbattere le
mura, ha sottratto alla citt le reliquie dei Re Magi, trasportate a Colonia7. Il destino di Venezia appare pi
certo dopo che in seguito alla traslazione da Alessandria
del corpo di san Marco (nell828 secondo la tradizione,
in realt, pi probabilmente alla fine del secolo x) essa
diventa la citt dellevangelista dal leone alato8.
A Bologna, il culto di san Petronio prende sviluppo
solo nel 1141 con il nuovo ritrovamento delle reliquie
del santo nel convento di Santo Stefano, ma non si
afferma definitivamente prima dellultimo scorcio del
secolo xiii. Ma una vita del santo gli attribuisce addirittura la ricostruzione della citt, distrutta da Teodosio I: comen a fare le gliexie, spedali, turri e palaxi
e caxe9. Nel suo bel saggio sul culto di santErcolano a
Perugia, Anna I. Galletti scrive: Nel processo di formazione della cosiddetta coscienza cittadina del
comune medievale italiano si conviene ormai di ritenere fondamentale lelaborazione di unimmagine paradigmatica della citt, che ne raccolga gli aspetti pi gloriosi e rappresentativi, e serva come punto di riferimento culturale per tutti coloro che della realt comunale sono in qualche modo partecipi. Unimmagine che,
fissata in modelli rappresentativi pi o meno stereotipati, riesce talora ad imporsi con tale autorit che, anche
dopo secoli, continua a dare della cultura e della mentalit cittadina unimpressione totalizzante ed onnicomprensiva10. Nel patrimonio simbolico elaborato
dal comune perugino santEustachio e i suoi attributi,
il grifo e le lasche, hanno avuto una funzione di primo
piano.
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Capitolo quarto
La citt, la non-citt, lanti-citt.
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Impossibile, dunque e liconografia medievale italiana lo mostra assai bene5 accostarsi allimmaginario
urbano medievale senza avvertirvi e trovarvi spesso la
presenza della campagna, in generale negata per appropriazione o per sdegnoso distacco, e tuttavia vicina alle
mura della citt, di cui molte volte varca le porte.
Ma anche il mondo selvaggio delle foreste non si sottrae del tutto allazione urbana. Eppure la vera antitesi
culturale nel Medioevo, pi che la contrapposizione
citt-campagna, lopposizione fra citt e foresta; questa assume la parte di polo di repulsione tranne che per
i monaci come in Oriente il deserto6. Molte citt italiane chiamano i cittadini di recente immigrazione
cives salvatici, quasi fossero cittadini provenienti
dalle foreste7. Tuttavia vediamo Bonvesin da la Riva
preoccupato dintegrare la foresta nel contado, perch
sia sfruttata, se non addomesticata, in quanto riserva di
legna per la citt8. Daltra parte la foresta, rifugio dei
fuorilegge, dei banditi, dei briganti, degli emarginati, fa
parte di quel mondo della paura che la citt si sforza di
esorcizzare con lordine e la sicurezza.
Finalmente, il caso di ricordare in questi nostri
tempi di ecologisti, che la citt quasi unanimemente
ammirata e desiderata dagli uomini del Medioevo. Il
sentimento estetico nel Medioevo si formato in gran
parte attraverso lo sguardo sulla citt, attraverso limmagine urbana. Nella Cronica di Salimbene vi una
descrizione di Parma dove a ogni riga troviamo la parola bello o bella9. Bisogna attendere la seconda met
del secolo xiii e alcuni ambienti francescani contestatori perch limmagine della citt si offuschi e cominci ad
affiorare un certo disgusto per lei e il desiderio della
natura e della solitudine10.
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Capitolo quinto
Immagine della citt e coscienza cittadina.
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La citt una cultura. Essa si rivela negli edifici pubblici e nelle vie. il luogo dincontro di dotti e dilletterati, di chierici e laici, di dominanti e dominati. Il tono
le dato dalla religione, ma la cultura che noi chiamiamo pagana o folclorica, tradizionale o nuova,
mescolata di cristianesimo oppure pi o meno pura,
vi trova espressione. Religiosa la serie pi importante
di feste, in cui ha tanta parte la liturgia, e Bonvesin si
rivela molto soddisfatto della particolare liturgia che
segue Milano dai tempi di santAmbrogio. Essa sinserisce sullimmagine della citt soprattutto con le processioni, in particolare quelle legate alla festa del santo
patrono. A Bologna, gli statuti sinodali del 1310 regolano la processione in onore di san Petronio (Rubrica
XXV: De veneratione beati Petronzi et de ipsius lesto processionaliter celebrando). Sono stati ricostruiti minuziosamente lo svolgimento e litinerario della processione
tenutasi, per iniziativa del movimento religioso dei
Bianchi, nel 1399 a Padova, definita come una citt
che rende onore a se stessa nella storia locale delle sue
reliquie, dei suoi poteri, dei suoi ordini religiosi pi
importanti9. I documenti permettono di stabilire, in
occasione di quella processione: a) gli assi urbani ed
extraurbani, b) il fattore tempo integrato allo spazio, che
misura e connota i percorsi, c) le immagini di luoghi e
di spazi che disegnano il paesaggio urbano e campestre (piazze, borghi, verzieri, mercati, suburbi, campi
coltivati), d) punti di collegamento, scansioni rappre-
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no nuove feste; si delineano nuovi itinerari per le processioni. Formati nelle scuole dei loro ordini, qualcuno
nelle universit, educati secondo i nuovi metodi della
scolastica, i frati mendicanti elaborano una vera e propria teologia della citt che alimenta il loro apostolato.
Da Agostino derivano lidea della citt come civitas,
un insieme di uomini che deve avere gli stessi sentimenti
e lo stesso spirito; da Tommaso dAquino (e, per suo tramite, da Aristotele), la nozione di bene comune e di
giustizia, con cui devessere regolato il funzionamento
della citt fino a tradursi nella sua immagine. Taluni,
soprattutto tra i francescani, vi aggiungono una visione
escatologica ispirata dalla lettura dellApocalisse, spesso compiuta attraverso Gioacchino da Fiore, che li sprona a fare della citt uno spazio di purezza, di santit, in
grado di trasformarla, quando sia giunto il momento, in
nuova Gerusalemme. quello che vorrebbe fare a Firenze, alla fine del Quattrocento, Gerolamo Savonarola.
In tutta la loro azione i mendicanti moltiplicano i
contatti con i laici, accogliendoli con i loro problemi professionali, familiari, sociali, religiosi. Attraverso la predicazione giungono a racchiudere tutti i cittadini entro
una rete dinquadramento religioso e sociale, che si articola su nuove confraternite. Spesso questi ordini si aprono anche alla citt dei morti, ospitando le sepolture,
almeno dei pi ricchi e potenti laici, nelle loro chiese.
Inoltre costituiscono un potente fattore dintegrazione
della nuova societ nellorganismo urbano e modellano
limmagine urbana in ununit strutturata, presentandosi spesso come gli ideologi del comune delle Arti26.
A differenza di altri paesi della cristianit stato
notato la storiografia medievale italiana non ha prodotto molte cronache universali. In compenso lItalia ha
avuto in quantit assai superiore e molto presto cronache cittadine27. Cos, anche se manipolata in modo pi
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Capitolo sesto
La citt, immagine e strumento del potere.
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A Firenze il centro si organizza intorno a due piazze: la piazza di San Giovanni e la piazza della Signoria,
che si aggregano i monumenti principali: Battistero,
Duomo, Campanile e Palazzo Vecchio9.
A Milano, verso la met del secolo xiii, la creazione
della piazza dei Mercanti con al centro il Broletto Nuovo
e sei strade convergenti vi rappresenta una vera e propria sintesi architettonica dellintera citt... lesempio
pi grandioso di quella ricerca del baricentro urbano che
il comune persegue per motivi mercantili, ma anche di
rappresentativit e di prestigio, e che porta anche qui
alla separazione, rispetto alla sede del potere vescovile,
ma, ancora una volta, di fronte e in posizione assiale
rispetto alla cattedrale10.
A Genova viene aperta una vasta piazza verso il
mare, che serve da punto di riferimento in mezzo allintrico dei carugi, una piazza faro11.
E la funzione della piazza continua sul finire del
Medioevo: a Vigevano, Ludovico il Moro fa costruire
nel 1493-94 quello che stato definito il primo esempio di una piazza intesa come un edificio unitario,
ossia una piazza in forma di palazzo. A Roma, il
Campidoglio il centro ideale della citt storica, allo
stesso modo che San Pietro il centro ideale della citt
religiosa. Queste due imprese di Michelangelo rappresentano una rivelazione urbanistica nellimmagine di
Roma12.
Il secolo xiii vede il sorgere di un nuovo monumento centrale nelle citt italiane collegato con la piazza: il
palazzo comunale. Esso rivela il nuovo potere laico di
fronte al potere episcopale. La costruzione del palazzo
nel centro cittadino ha sempre un significato preciso di
presa di potere, a fianco o in contrasto con lautorit
vescovile13. A differenza dei palazzi reali dellAlto
Medioevo, tutti scomparsi, e dei palazzi episcopali, che
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della citt medievale, confusa e polisensa19 per unificarsi sotto le nuove regole della prospettiva (un altro
modo per rimettere tutti al loro posto) e della veduta, o
meglio della veduta lontana, come era di moda tra i pittori fiamminghi. Vasari narra che nel 1454 Innocenzo
VIII aveva fatto decorare da Pinturicchio il palazzo del
Belvedere, facendogli dipingere una loggia con paesaggi e vedute di Roma, Milano, Genova, Firenze, Venezia e Napoli alla maniera fiamminga20. Ci che conta,
ormai, il personaggio, lindividuo che guarda da lontano la citt mentre limmagine di questa arretra sullo
sfondo.
La trasformazione dellimmagine urbana comincia
nel Trecento. La citt comincia a riempirsi, a mostrare
la propria ricettivit, accogliendo ospedali, palazzi
austeri che sostituiscono le case-torri, logge21. Questa
sostituzione, accompagnata dallapertura di nuove arterie e dalla costruzione di giganteschi monumenti (il
Duomo di Milano, San Petronio a Bologna ecc.) particolarmente importante nelle citt cadute sotto il dominio visconteo: Parma, Verona, soprattutto Pavia22.
Per quel che riguarda le nuove strutture del Quattrocento, meriter rileggere quel che ne hanno scritto
Argan e Fagiolo: le facciate non sono pi sbarramenti, ma diaframmi comunicanti tra esterni e interni egualmente urbani; i cortili sono piazze entro il palazzo; le
scale graduano il passaggio dalla strada alla casa, sono vie
interne; gli interni delle chiese sono spazi privilegiati e
altamente rivelatori entro lo spazio mondano della
citt. Rivelano, infatti, non tanto il divino in s, quanto quellunit profonda di natura e storia che manifesta
il disegno divino dello spazio e del tempo. Larchitettura, e non soltanto della chiesa, il vero spazio, uno spazio purificato da ogni accidente, ridotto allevidenza
della propria legge matematica; il tempo che corrisponde a quello spazio tempo storico; i fatti che si rappre-
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sentano in quello spazio assumono valore di fatti storici23. Cos lo spazio dellarchitettura urbana raggiunge
il tempo della cronaca urbana.
Di nuovo, poi, c che gli artisti che cambiano la
citt, fanno anche la teoria della citt, e se non scrivono trattati, come Leon Battista Alberti e Francesco Di
Giorgio, pensano la citt, come faranno il Filarete,
immaginando la citt di Sforzinda, o Leonardo nei suoi
disegni24. Anzich evocare le grandi realizzazioni urbanistiche dalla Firenze del Brunelleschi a Pienza, a Ferrara, alla Roma di Niccol V (1447-55) fino a quella di
Leone X (1513-21)25 preferisco rifarmi a due esempi
al fine di mostrare le permanenze e le trasformazioni dellimmagine urbana alla fine del Medioevo.
Lesempio di Siena, che sarebbe utile poter sviluppare con una vasta documentazione iconografica, mostra
lossessione per limmagine urbana esistente nel
Tre-Quattrocento. Vi troviamo quasi un tentativo di
presa di possesso magica dello spazio urbano attraverso
limmagine, un programma ideologico e un vero e proprio narcisismo urbano.
Ecco anzitutto nel Palazzo Pubblico26, sede della
Signoria e del Podest, laffresco di Simone Martini che
rappresenta Guidoriccio da Fogliano, capitano dei senesi, mentre si reca allassedio di Montemassi. Lopera
quasi coeva (1328) dellavvenimento (1318): la citt
guerriera che sottomette il contado con la forza, in uno
squilibrio significativo fra il grande cavaliere, simbolo
della potenza della citt, e il borgo che spunta sulle colline, di l dalla nuda vastit della campagna, in forma
di minuscola citt, mentre a sinistra appare il castello
militare e il campo dei senesi, con i vessilli al vento.
In unaltra sala vi limmensa composizione di
Ambrogio Lorenzetti: il Buon Governo, gli effetti del
Buon Governo in citt e in campagna, il Mal Governo
e gli effetti del Mal Governo. Lopera fu eseguita fra il
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Medici, che riplasmano la citt secondo i loro interessi e i loro gusti, i giovani sono separati dalle confraternite dei loro padri e la solidariet familiare ne risulta
sminuita, mentre la foga della giovent canalizzata,
cos come frenata la violenza del popolino, cliente dei
Medici. Ormai il punto culminante del tempo festivo
della citt si sposta verso lEpifania (confraternita dei
Re Magi) e il carnevale diventa la grande festa cittadina. Il palazzo dei Medici, fuori dallantico nucleo della
citt romana, diventa il punto centrale della vita sociale e politica.
Savonarola sembra mettere fine a questa nuova
immagine di una citt dei giovani e del carnevale: la
Firenze del Quattrocento, identificata con la Firenze
medicea dagli storici, stata il bersaglio del riformatore domenicano. Di questa citt, divenuta ai suoi occhi
la citt delle prostitute, Babilonia, vuol fare la nuova
Roma, la nuova Sion, la nuova Gerusalemme30. Tuttavia egli conserva gli strumenti dazione dei Medici: giovani e fanciulli, trasformati in giovani angeli, sono sempre gli araldi della nuova Firenze: solo il palazzo dei
Medici stato sostituito dal convento di San Marco,
come centro simbolico ed effettivo del potere. Proprio
a proposito dellesecuzione di Savonarola e di due suoi
compagni, il 23 maggio 1498, avvenuta nel centro topograficamente permanente da almeno due secoli, la piazza della Signoria, Trexler pone la domanda: Carnevale o Calvario?31. Concluder con lui: Il fossato che
separa la storia sociale dalla storia culturale pu essere
in gran parte colmato osservando il comportamento delle
popolazioni urbane nei loro luoghi sacri e profani.
Limmagine della citt medievale il rapporto tra la
forma dellurbs e la struttura della civitas.
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