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LUNGO LA VIA

Il Maestro Sola

Giovanni Sola è stato un galantuomo straordinario, anzi è stato il galan-


tuomo della Nichelino del suo tempo...
Nessuno si offenda per l’antonomasìa, ma il vissuto integerrimo di Giovan-
ni, Maestro elementare, Amministratore competente e puntuale e Cristiano
esemplare fino al modo con cui ha affrontato la malattia e la morte, ben merita
del titolo nobiliare di Galantuomo!
Quando accettò l’incarico di responsabile nella “Commissione parrocchiale af-
fari economici” si trovava a Chateau Beaulard in occasione degli Esercizi Spi-
rituali per imprenditori e professionisti. Era la seconda domenica del mese di feb-
braio del 1992.
Allora la Commissione amministrativa era orfana di un indimenticabile
amministratore il sig. Pasquale Casetta e il lavoro si rovesciava in blocco su uno
sparuto gruppo di volontari che facevano perno attorno al Sig. Osvaldo Gra-
megna che, dopo la morte di Giovanni, erediterà in pieno l’onere della comples-
sa economia Parrocchiale di SS. Trinità.

L’Opera Magna di Giovanni Sola è la restaurazione interna della


Chiesa Antica. Il tetto, la facciata e il perimetro esterno erano stati riattati ne-
gli anni 1982-83.
Eccolo impegnato in pratiche, contatti, progetti, reperimento fondi e tante fa-
tiche. In ultimo la precisa descrizione dell’Opera stessa che sarà apprezzatissima
dalla direzione regionale dei Beni Culturali e che la Parrocchia, nella sua
Commissione Economica, ora traduce in questo volumetto celebrativo.
Si tratta di una narrazione sritta da Giovanni, data da noi alla stampa
con l’approssimarsi del 5° anniversario della sua dipartita.E’ proposta a tutti i cit-
tadini di Nichelino che si sentono orgogliosi del loro tricentenario monumento: la
Chiesa Antica, che è altresì la Chiesa madre di tutti i centri religiosi della
Città sorti dopo la guerra in seguito all’immigrazione.
La Parrocchia lo dedica con piacere ai membri del Consiglio Parrocchiale
e ai Fiduciari di Caseggiato perché da sempre sono i principali artefici del lavo-
ro pastorale e delle opere comunitarie.
Cordialmente
don Paolo Gariglio, parroco
S. Natale 2003
* Alla ricerca documentale e d’archivio ha collaborato l’amico sig. Guido Guglielmina
a cui va la gratitudine dell’editore
Giovanni Sola
Cenni biografici del Sig. SOLA GIOVANNI

Sola Giovanni, nacque a Torino il 14 Maggio 1927, in una ca-


sa di ringhiera in via Casalborgone dove i genitori abitavano, il papà
lavorava alla Società del Gas di Torino, la madre era casalinga.
A soli 3 anni rimase orfano di madre morta di tifo per cui ven-
ne allevato dai nonni paterni in una cascina dell’Ordine Maurizia-
no a Stupinigi.
Il padre sucessivamente si trasferì in via Cuneo a Nichelino, e
più tardi acquistò una casetta in via Sangone.
A seguito del trasferimento del padre a Nichelino, egli poté fre-
quentare le Scuole Elementari nel ns/Comune e successivamente le
Scuole Medie a Moncalieri.
Si diplomò a Torino, frequentando l’Istituto Magistrale e da al-
lora venne soprannominato “Maestro” titolo che lo accompagnò
tutta la vita tra amici e conoscenti !!!
Il servizio militare lo espletò nell’Artiglieria Pesante frequen-
tando la Scuola Sottufficiali di Lecce; si congedò all’età di 27 anni
con il grado di Sottotenente.
Studiò l’Esperanto quando tale lingua sarebbe dovuta diventa-
re il “Parlare” universale.
Effettuò numerosi periodi di supplenza nelle Scuole Elementa-
ri di Torino.
Frequentò il corso per poter dare l’abilitazione da Segretario
Comunale, dopodiché venne assunto in un Comune del Biellese in
qualità di Vice Segretario.

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Collaborò con il Comune di Nichelino in occasione dei Censi-
menti del 1954 et 1964.
Per diversi anni rivestì l’incarico di segretario del Consorzio
Irriguo Gorapalazzo quando il territorio di Nichelino era ancora a
conduzione preminentemente agricola.
Nel 1965, si sposò con la signora Ussello Teresina ed ebbe una
figlia di nome Emilia.
Nello stesso anno dopo aver preso anche il diploma da Ragio-
niere venne assunto dal Salumificio Campagnolo che allora aveva
sede e stabilimento in Nichelino, prima di trasferirsi a Piobesi To-
rinese, qui raggiunse l’apice della carriera diventando Dirigente ol-
tre che Capo del personale, andando poi in pensione nel 1992. No-
tevole il suo impegno per il risanamento di tale industria.
Raggiunto il pensionamento venne subito contattato dal Par-
roco don Paolo e coinvolto in Parrocchia dove gli venne affidato
l’incarico di Tesoriere del Consiglio Pastorale nel quale restò per ot-
to anni interessandosi tra l’altro del problema dei Cassaintegrati
delle Officine Viberti.
Morì il 12 Settembre 2000, per un male incurabile.

Flavio Ferrero e amici

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PREMESSA
Quel che rappresenta, per me, la Chiesa della SS. TRINITÀ
(Riflessione di una cristiana “poco praticante”)

Nel 1973 arrivai da Torino (zona Barriera di Milano) a Nicheli-


no. Mi adattai subito al Borgo che a quei tempi era ancora circon-
dato da campi di grano, di orti e di prati. Vi erano inoltre bei giar-
dini con giochi, nonché la scuola con annessa piscina coperta: tut-
to questo proprio nelle vicinanze della mia abitazione.
Mi piacque subito anche la vecchia Chiesa della SS. Trinità.
Mi colpì perché si presentò ai miei occhi come una di quelle chie-
sette che si disegnano sui fogli a quadretti nei primi anni di scuo-
la: completa del suo campanile e sul fianco destro (lato via Stupini-
gi), in alto, la meridiana.
L’avevo fatta osservare a mio figlio ancora piccolo, e lui, cre-
scendo, ogni volta in cui passavamo accanto alla Chiesa, guardava
in su e mi rivolgeva domande a cui io, purtroppo, non ero in grado
di rispondere, ma tutti e due subivamo il fascino nell’osservare un
qualcosa che ci trasmetteva sapore d’antico, lì rappresentato da un
quadrante, esposto a tanti sguardi prima dei nostri.
Questa Chiesa negli anni ha rappresentato e rappresenta per me,
poco praticante, momenti molto particolari, specie quando vi ac-
compagno persone per l’ultimo saluto. Nel silenzio del dolore di
noi, poveri mortali, Essa invita a resistere, ad andare avanti; se la
si sa capire offre a tutti aiuto e conforto.

Anna Bellocchia
15 Dicembre 1994

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CENNI STORICI

er comprendere meglio lo svolgimento degli avvenimen-


P ti in ambito locale, capire il motivo, la derivazione di de-
terminate decisioni, oppure solo per accertare certi paralleli-
smi, riteniamo sia utile ampliare lo sguardo e soffermarsi un
attimo su quanto accade in territori vicini ed anche lontani.
La seconda metà dei ‘600 è dominata dal fulgore della
Francia sotto il regno di Luigi X1V°, il Re Sole. Era salito al
trono nel 1643, alla morte del padre Luigi XIII°, all’età di cin-
que anni, sotto la reggenza della madre Anna d’Austria e con
gli utili consigli e direttive dei primo ministro cardinale Maz-
zarino. All’età di ventitré anni, dopo la morte di Mazzarino
(1661), e dopo aver imparato in silenzio il mestiere di gover-
nare, Luigi XIV° prese in modo forte le redini della Francia,
portandola ai più elevati fulgori quasi in ogni campo: arte,
letteratura, teatro, organizzazione militare; la Francia fu as-
soluta dominatrice in Europa.
Ricordiamo, in campo letterario: Molière, Racine, La Fon-
taine, Fenelon, Lebrun, Perrault, ed in campo militare: Vau-
ban, Condé, Turenne, Crequi, Catinat, Vil!ars.
In quel periodo l’Italia era ancora suddivisa in tanti state-
relli (ducati, marchesati, regni, piccole repubbliche, città indi-
pendenti) ed anche il Piemonte, confinante con la Francia, era
molto frazionata (Ducato dei Savoia, Marchesato del Monfer-
rato, Principato di Mazzerano, Comuni indipendenti).
Il ducato dei Savoia aveva uno sbocco al mare con Nizza,
Oneglia e Loano, ma la Francia era in possesso della Val Chi-

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sone con una forte guarnigione a Pinerolo (Pignerol) e la
piazzaforte di Casale (dai 1681).
Per molti anni il Piemonte è stato teatro di lotte quasi con-
tinue, di ripetute scorribande e battaglie fra eserciti diversi:
piemontesi e francesi, ma anche austriaci e spagnoli.
Fra le azioni belliche più disastrose per il ducato dei Sa-
voia ricordiamo:
- nel 1690 l’uscita di Catinat da Pinerolo a Cavour (600
morti fra guarnigione ed abitanti) e successiva battaglia
dell’Abbazia di Staffarda (vera disfatta per i piemonte-
si con 4000 morti).
- NeI 1693 (4 ottobre) la terribile battaglia della Marsaglia
nella campagna fra Piossasco, Volvera e Cumiana; eser-
cito francese contro piemontesi, austriaci, prussiani, na-
poletani, spagnoli, uniti nella “Lega di Augusta” (com-
plessivamente 12000 morti fra tutti gli schieramenti).
- Nel medesimo anno le truppe del Catìnat, nel corso di
un’incursione da Pinerolo verso Torino, saccheggiarono
ed incendiarono il Castello di Venaria (la reggia proget-
tata nel 1660 dall’arch. Amedeo di Castellamonte su in-
carico di Carlo Emanuele II, ed ultimata da pochi anni
andò così semidistrutta).
in conseguenza di tutte queste continue azioni militari le cas-
se del Ducato Sabauda erano vuote, dissestate, mentre le ne-
cessità risultavano sempre maggiori.
Di questa situazione ed in tale contesto, (nella località di
cui ci accingiamo a parlare, cioè Nichelino), n’approfittò la
famiglia Occelli, per ottenere diversi privilegi.

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NICHELINO DIVENTA
COMUNE AUTONOMO

a famiglia degli Occelli, che nel 1619 si era installata nel


L Castello, attorniato da un gruppo di cascinali, trasse
dunque profitto dalla situazione di bancarotta delle casse del
Ducato.
Aveva già tentato altre volte, in precedenza, di conseguire
un titolo nobiliare, ma sempre a vuoto.
Nel 1694 il sogno di Niccolò Manfredo Occelli si realizza.
Con il versamento di “livre dieci milla ducali d’argento”,
da destinarsi al finanziamento delle spese militari, ottiene
dal Duca Vittorio Amedeo Il (Patente dal 22 giugno 1694) che
il territorio comprendente varie borgate e cascinali, venga
staccato dal Comune di Moncalieri e diventi Comune auto-
nomo ed ai capi famiglia Occelli venga assegnato il titolo di
“Conte di Nicolino” con diversi privilegi sul territorio.
Il nuovo Comune prese la denominazione dalla borgata di
residenza e centro delle attività agricole della famiglia Occel-
li: Nichelino, anzi “Nicolino” come è indicato nella Regia
patente.
Nel tempo le dizioni hanno avuto diverse varianti:
- Niclino, (sulla mappa del 1600, riportata nell’opuscolo
edito nel 1994 dal Comune in occasione della celebra-
zione del triecentenario) - A.C.M.;
- Nicolino, (nella Regia patente con la quale Vittorio Ame-
deo Il decretava la separazione dalla città di “Monca-
glieri”;

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- Nichilino (nello stesso decreto di assegnazione in feudo
al neo-conte Niccolò Manfredo Occelli e suoi eredi);
- Nichellino (in diversi documenti del ‘700);
- Niclin (in documenti del periodo Napoleonico).
Per l’etimologia propendiamo a ritenere che la denomina-
zione “Nichelino” derivi da qualche famiglia (Nicola o Nico-
lino) abitante, in tempi più antichi, nella borgata e cascinali
oggi denominata ‘Castello”, come è avvenuto per molte bor-
gate del circondano (Tetti Rolle, Tetti Piatti, Tetti Grella, fra-
zione Bauducchi, Tetti Neirotti in Comune di Rivoli e, di for-
mazione molto più recente, frazione Garino in Comune di
Vinovo).
Non riteniamo che possa essere presa in considerazione la
denominazione da “Nihil locus” (Luogo del nulla), ipotizza-
ta nel libro “Nichelino” di Mario Ruberi, ediz. 1981, in quan-
to la denominazione “Niclino” era riferita al borgo divenuto
poi di proprietà degli Occelli (nel 1619) e solo con la costitu-
zione del Comune autonomo venne estesa a tutto il territorio
del nuovo Comune.
Anzi, la denominazione ‘Nichelino” riferita all’attuale
Borgo Castello, la ritroviamo ancora su carte topografiche
del 1780, del 1832 e del 1852.
Possiamo arguire che la zona di detto borgo, costituita da
cascinali con circostanti fertili campi e prati irrigui, non po-
tesse essere considerata un “Nihil locus”. Caso mai terre me-
no produttive erano verso il torrente Sangone (regione Cesia)
o nella prateria acquitrinosa di S. Quirico.

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IL TERRITORIO

a regia patente con la quale veniva costituito il nuovo Co-


L mune di Nichelino, naturalmente stabiliva anche i confi-
ni del suo territorio.
Verso nord il torrente Sangone lo divideva dal territorio di
Torino; verso ovest la “bealera Leyretta” segnava per lungo
tratto il confine con Stupinigi, che a quel tempo faceva parte
del Comune di Vinovo; verso sud il confine con Vinovo era
già sulla linea attuale, in parte segnato dalla “bealera Griva-
sola”, verso est il confine con Moncalieni era per lungo tratto
segnato dalla strada Moncalieni -Vinovo (attuale via Rusca).
L’abitato principale era costituito dalla borgata “Palazzo”
(agglomerato di case e cascinotte nella zona dell’attuale chie-
sa antica della SS. Trinità); ma il centro della Comunità con i
“locali pubblici” era nella borgata “Niclino” dove si ergeva il
“Castello” degli Occelli, attorniato da cascinali, da una cap-
pella (Beata vergine delle Grazie), dal “Tribunale” dove si
amministrava la giustizia e si tenevano le riunioni del Consi-
glio Comunale (almeno fino aI 1726, quando la sede comu-
nale fu trasferita nella Borgata Palazzo di fianco alla vecchia
chiesetta).
Gli altri borghi erano costituiti per lo più da cascinali spar-
si nella campagna circostante: il Palazzetto (al fondo dell’at-
tuale via Diaz, ancora esistente, ma semi-diroccato); S. Quiri-
co, il Colombetto, la Buffa, la Buffetta, la Vernea (il cascinale
più grande di tutto il territorio con quasi 500 giornate pie-
montesi di terreno (1 giornata piemontese = mq. 3810) pari a

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circa 190 ettari (dal 1610 proprietà della famiglia Umoglio,
conti di Pramollo e della Vernea), la cascina Pallavicino (già
dei conti Pallavicino). (1)
Ai tempi della formazione del Comune di Nichelino (ed
ancora per molti anni dopo, come possiamo rilevare da una
carta topografica del 1832 ed una mappa del 1852), il torren-
te Sangone scorreva appena a lato dell’attuale via Cacciatori
e formava una grande ansa che veniva a lambire l’attuale
strada Moncalieri-Stupinigi (attuale via XXV Aprile) nel trat-
to compreso fra via dei Mughetti e la rotonda Largo delle Al-
pi, nella zona della strada Debouché (già allora esistente qua-
le strada di campagna e “rotta” dei boschi).
Al di là del Sangone c’erano i boschi (attuale “Boschetto”)
ed i resti del giardino che adornava il Castello di Mirafioni
(Miraflores), costruito nel 1585-86 su progetto dell’arch. Car-
lo di Castellamonte, realizzato però solo in parte e poi di-
strutto dai francesi durante una delle ripetute incursioni ef-
fettuate nel corso del ‘600.
Una notevole estensione del territorio era coltivata a prati,
serviti da una fitta rete di canali di irrigazione:
- La “gora Palazzo” che derivava l’acqua dal Sangone me-
diante una diga realizzata a quei tempi con tronchi di le-
gna, poco a valle della zona della cascina Drosso, e ser-
viva i prati della cascina Pallavicino, della borgata Pa-
lazzo e del Palazzetto;

(1) Per una più approfondita descrizione dei cascinali e borghi vedasi opuscolo “In-
chiostri ed acquarelli per immaginare la storia” edito dal Comune di Nichelino nel 1994
per la celebrazione del tricentenario.

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- la “Leyretta” che derivava l’acqua dai fontanili esistenti
fra Borgaretto e Beinasco, serviva i prati della borgata
“Niclino” (Castello);
- la “Leyra” forniva acqua ai prati delle cascine Buffa e
Buffetta;
- la bealera di S. Quirico, che derivava l’acqua dalla fonta-
na “Darmello” esistente a quei tempi sulla direttrice del-
l’attuale via Moncenisio nel punto in cui si apre su piaz-
za Dalla Chiesa, serviva i prati della borgata S. Quirico,
già peraltro ricchi d’acqua scaturente da propri fontanili;
- la “Grivasola” forniva acqua per l’irrigazione dei prati
della Vernea.
La parte del territorio coltivata a campi era costituita dal-
le zone a livello più alto, dove non si potevano far arrivare i
canali di irrigazione (zona dell’attuale cimitero, zona di via
Scarrone, attuale zona industriale di via Vernea).

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NICHELINO AI TEMPI
DELL’ASSEDIO DI TORINO

e guerre con la Francia continuarono fino al 1696, quan-


L do ci fu un breve periodo di tranquillità con il “Trattato
di Torino” (24-8-1696) ed i successivi accordi tra Spagna,
Francia e Ducato Sabaudo (6-4-1701). I francesi avrebbero
dovuto ritirarsi da Casale e da Pinerolo.
Ma dopo poco tempo le ostilità ripresero, con varie scara-
mucce, fino all’assedio di Torino del 1706.
In quel periodo anche nel territorio di Nichelino ci furono
delle battaglie: lo testimoniava, fino a qualche decennio fa,
una croce di legno nei prati della zona Castello. (2)
Anche il Comune di Nichelino era stato chiamato a soste-
nere la difesa di Torino mediante chiamata alle armi (“assen-
to”) di suoi cittadini e con rifornimenti di fieno per il sosten-
tamento di cavalli e muli delle truppe.
Citiamo un’ordinanza deI 06/07/1705 diramata da Cesare
Epifanio Lamberti, Intendente Generale:
“Ordiniamo alla Comunità di Nichelino [….] di mandare
nelli magazeni di questa Città […..] ottanta carra (di) fieno a
rubbi (3) cinquanta caduna [....] sotto pena dell’esecuzione mi-
litare”.

(2) Vedasi “Nichelino come eravamo” Ed. 1989 - art. “La Madunina” pag. 113.
(3) 1 rubbo = 25 Iibbre = Kg 9,2219. Un carro sarebbe dovuto essere di 60 rubbi (Kg.
553,314) che non è un peso elevato, ma dobbiamo ricordare che i carri di allora era-
no piccoli e trainati quasi sempre da buoi.

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Altro documento riportato nell’opuscolo edito dal Comu-
ne di Nìchelino per il tricentenario (4), ordina la fornitura di
un bovaro con carro e buoi (05/02/1 706).
In questo periodo, il Conte Nicolò Manfredo Occelli, sem-
pre proiettato a rafforzare la propria autorità, versando mil-
le lire, otteneva il 14/07/1705, il diritto di nomina dei Sindaci
di Nichelino, confermato il 23/07/1705 con regia patente di
Anna d’Orléans, moglie di Vittorio Amedeo Il, “Duchessa di
Savoia, Principessa di Piemonte, Regina di Cipro” (5)

(4) Opera citata, “tavole”


(5) Vedasi opuscolo del tricentenario - “tavole” Opera Citata

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ISTITUZIONE DELLA PARROCCHIA
SS. TRINITÀ DI NICHELINO

a vittoria del 1706 (7 settembre) con la liberazione di To-


L rino dall’assedio dei Francesi, aveva dato prestigio al Du-
cato di Savoia Piemonte ed un buon riconoscimento fra i go-
verni europei.
Quando nel 1713 si pervenne finalmente al “Trattato di
Utrecht”, al Ducato di Savoia vennero assegnati alcuni terri-
tori del Piemonte verso Novara, il Monferrato ed Alessan-
dria, nonché la Sicilia, per cui Vittorio Amedeo Il assunse il
titolo di Re di Sicilia, poi tramutato per scambio nel 1720 in
Re di Sardegna.
Quando il Duca si recò in Sicilia per l’incoronazione
(24/12/1713) contattò e fece venire in Piemonte, fra gli altri,
l’abate arch. Filippo Juvarra, che tante opere progettò in To-
rino e dintorni e lascerà il segno del suo influsso anche a Ni-
chelino, tramite i suoi discepoli.
Ricordiamo fra le opere più significative del Juvarra: la ba-
silica di Superga, la facciata di Palazzo Madama, la chiesa
della Reggia di Venaria, la palazzina di caccia di Stupinigi
(1729).
* * *
Tutto il territorio di Nichelino, pur essendo divenuto Co-
mune autonomo ormai da tempo, faceva ancora sempre par-
te della Parrocchia Madonna della Scala di Moncalieri.
Quasi tutte le borgate ed i grossi cascinali erano dotati di
una cappella (Cappella Beata Vergine delle Grazie alla bor-

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gata Nichelino, anticamente dedicata ai Santi Pietro e Paolo,
chiesetta dei Santi Rocco e Matteo alla borgata Palazzo, chie-
setta di S. Giuseppe, cappella della Vernea).
Ma le funzioni religiose si celebravano solo alla domenica
o addirittura soltanto in occasione delle festività maggiori
nel corso dell’anno. Talvolta a causa di inondazioni era diffi-
coltoso per i sacerdoti venire da Moncalieri a celebrare a Ni-
chelino, ad eseguire i funerali, a somministrare i sacramenti.
Già daI 1711 la Comunità di Nichelino ed il Conte Occelli
si erano attivati per ottenere il distacco dalla Parrocchia di
Moncalieri e la creazione della parrocchia di Nichelino, ma
non erano riusciti nell’intento.
Finalmente nel 1725 l’Arcivescovo Francesco Arborio di
Gattinara concesse l’autonomia da Moncalieri autorizzando la
formazione della nuova parrocchia di Nichelino, con sede nel-
la chiesetta della borgata Palazzo, la più popolosa
(Vedi Tavola 1, pag. 52)
Però solo dopo che il conte Nicolò Manfredo Occelli il
17/02/1730 ebbe costituito il “Beneficio Parrocchiale” donan-
do una cascina con 31 giornate piemontesi di terreni a ga-
ranzia dell’autosufficienza economica della Parrocchia, l’Ar-
civescovo di Torino (Arborio di Gattinara) decretava, il
31/05/1730, l’istituzione effettiva della nuova “Parrocchia SS.
Trinità, con sede nella cappella esistente dedicata a S. Matteo
e S. Rocco, avente come patrono S. Matteo apostolo
Il conte Occelli e suoi eredi, con la suddetta donazione, ot-
tennero di avere voce in capitolo nella nomina dei parroci.
Tale diritto fu esercitato in linea retta dagli Occelli, poi dai
successori collaterali.

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II primo pievano fu Don Giuseppe Antonio Macario
(daI 1730 al 1768); l’ultimo parroco nominato con tale proce-
dura fu Don Francesco Granero (daI 1941 aI 1976).
Del “beneficio parrocchiale”, attualmente è rimasta la ca-
scina trasformata in fabbricato civile, che ospita la comunità
di recupero tossicodipendenti “Nikodemo”; i terreni su cui
sorge la chiesa succursale S. Vincenzo De’ Paoli ed i campi
sportivi oratoriali circostanti, gestiti dal G.S. Don Bosco; di-
versi altri appezzamenti sono stati via via ceduti per sovven-
zionare la realizzazione di opere quali il restauro della casa
che ospita i PP. Giuseppini, la chiesa di S. Vincenzo, il Centro
Femminile, (ora Conventino delle suore).
Gli ultimi terreni rimasti, con Decreto Vescovile deI 1986,
sono passati in proprietà all’I.D.S.C. (Istituto Diocesano So-
stentamento Clero), fra cui il terreno del campo sportivo di
via Stupinigi recentemente ceduto dall’I.D.S.C. al Comune di
Nichelino.
La chiesetta di borgata Palazzo era anticamente dedicata a
S. Rocco e poi a S. Rocco e S. Matteo.
La devozione a S. Matteo risale ai tempi dell’assedio di To-
rino del 1706; col passar del tempo prevalse la dedizione a S.
Matteo che da compatrono del paese assieme a S. Rocco, di-
venne unico patrono.
La suddetta chiesetta, sede della nuova Parrocchia, si rese
ben presto troppo piccola per accogliere tutti i fedeli parroc-
chiani, particolarmente nelle maggiori ricorrenze. Già nel
1737 il pievano Don Macario segnalava che la piccola chiesa
era divenuta di insufficiente capienza.

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Per alcuni anni si pensò di realizzare un ampliamento del-
la chiesetta. Nel 1738 il Comune di Nichelino rivolge do-
manda al Regio Senato di Torino per ottenere la relativa au-
torizzazione: “...Espone la Comunità di Nichelino, unitamente a
don Giuseppe Antonio Machario, parrocho di detto luogo, et alla
Compagnia del Corpus Domini, siccome la capella di S. Matheo,
servente di Chiesa parrocchiale nel medemo luogo, si trova talmen-
te angusta, sprovvista di Choro, sacrestia, in modo che non pol ca-
pire le persone concorrenti alle funzioni parrocchiali ...... si chiede
sia permesso d’ampliare detta Chiesa...” (da A.C.N. Atti di lite,
1715 - 1824, fascicolo 2 - foglio 305).
L’ampliamento avrebbe dovuto occupare un piccolo ap-
pezzamento di terreno già di proprietà della chiesa, confi-
nante con la cascina del Dott. Pateri, però non erano ben de-
finiti i confini (probabilmente perché erano stati rimossi i
ceppi segnalanti il confine fra le due proprietà), il che com-
portò una serie di liti durate diversi anni.
Nella medesima istanza sopra citata si legge: “....Si degni-
no di permettere l’ampliazione di detta Chiesa Parrocchiale con va-
lersi del sìtto di tavole 12 piedi 8 che la circonda, come nella fede
delli 18 agosto scaduto del sig. misuratore Ivano Antonio Appiano,
[…] destinando tavole due nella costruzione del choro, tavole tre
nella formazione della sachristìa ed lasciar il restante [....] ad uso
del cimitero...”
Il Regio Senato “veduta l’alligata supplica” rilasciò l’autoriz-
zazione in data primo aprile 1739.
Le liti, i sopralluoghi, le trattative si trascinarono a non fi-
nire.

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In un verbale di causa di qualche anno dopo (11/09/1743)
è citato come comparente all’udienza il Sindaco Gio Batista
Merlo.
Col trascorrere degli anni, considerato che la chiesetta era
piccola ed anche vetusta, con mura decrepite, si fece strada
l’idea di costruire una chiesa ex-novo, ma occorreva dispor-
re di un pò di terreno in più.
In una lettera del Pievano don Macario in data 05/08/1749
leggiamo “Doppo che si sono fatti tanti esperimenti col sig. medi-
co Patteri per ottenere due o tre tavole di sitto per la Chiesa, ed il
tutto di quella ragionato, si è pensato dal Consiglio della Compa-
gnia d’implorar l’assistenza della Comunità, per ottener un dele-
gato per tal fatto, sottoponendosi la Compagnia a far la spesa per
tal delegazione....”. (Vedi Appendice 1, pag. 46-47)

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COSTRUZIONE DELLA NUOVA
CHIESA DELLA SS. TRINITA’

inalmente si pervenne ad un accordo col medico Pateri e


F si ottenne il terreno necessario.
Il progetto della nuova chiesa era stato redatto dall’arch.
Bernardo Vittone (6), ma la realizzazione dell’opera, forse im-
ponente, venne giudicata troppo costosa.
Ricordiamo che il Vittone è stato il progettista di numero-
se chiese in Piemonte: chiesa di S. Maria di Piazza a Torino,
chiesa di S. Chiara a Bra, chiesa di S. Maria Maddalena ad Al-
ba, chiesa di S. Maria a Grignasco, santuario del Valinotto in
territorio di Carignano.
Qualche mese dopo, l’incarico della progettazione e della
direzione dei lavori per la nuova chiesa venne conferito al-
l’arch. Tommaso Prunotto di Guarene.
Il Prunotto era stato sin dall’inizio (aprile 1729) il diretto-
re dei lavori per la costruzione della Palazzina di caccia di
Stupinigi, edificata su progetto dell’arch. Filippo Juvarra, ed
aveva diretto la costruzione della chiesa di Stupinigi negli
anni 1737-1739, quando il Juvarra non c’era già più (si era tra-
sferito in Spagna nel 1735 ove mori nel 1736).
Il progetto del Prunotto per la nuova chiesa di Nichelino
fu pronto a fine 1750, anche con l’aiuto del suo collaboratore
geometra Gasparre Andrea Mercandino.
I lavori edili furono affidati ai capomastri G. B. Golzio e

(6) Vedasi: Inchiostri ed acquarelli pag. 12 opera citata

23
Nicolao Fiorio ed in anni successivi a Carlo Casasopra.
L’arcivescovo Giovan Battista Rotario autorizzò il pievano
a benedire la posa della prima pietra. (1750, vedi Tav. 2, pag.
53)
Molto materiale da costruzione venne fornito da France-
sco Antonio Umoglio della Vernea.
Sappiamo che gli Umoglio (conti di Pramollo) avevano ac-
quistato e si erano installati nella cascina della Vernea sin dal
1610 e che all’inizio del 1700 avevano costruito una fornace
nei terreni della loro cascina.
Da una istanza del 1753 promossa dal sunnominato Fran-
cesco Antonio Umoglio rileviamo che “….con atto del 15 giu-
gno 1751 veniva delliberata dalla Comunità di Nichelino la prov-
visione di materiali per la costruzione della nuova fabbrica della
Chiesa Parrocchiale….per il prezzo, quanto ai mattoni, di livre die-
cisette cadun milla e, quanto ai coppi per il prezzo di livre venti-
sette cadun milla..... E’ stata provvista la quantità di matteriali ne-
cessaria secondo le annotazioni quali furono di tempo in tempo
esattamente fatte e ritenute da Don Giuseppe Macario, Pievano
della parrocchiale di detto luogo...Vien rilevare rispetto ai mattoni
al numero di centodiecinove milla quattrocento sessanta ... rispetto
ai coppi al numero di sei milla settantaquattro ... le scandole al nu-
mero di milla ... li quadrettoni al numero di mula trecento ... calce
fornita da Nicolao Fenoglio ...
Richiede pertanto il pagamento di livre 2.436: soldi 0: denari 2”.
(da A.C.N.- Atti di lite anno 1753 - Foglio 395).
Negli anni 1755-1756 veniva costruito il campanile dotan-
dolo di campane ma senza orologio.

24
Seguirono anni difficili per i danni causati dalle frequenti
inondazioni del torrente Sangone su parte del territorio. Era
molto difficile reperire fondi.
I lavori furono interrotti per diversi anni. In quel periodo
i cittadini vennero esentati dalle imposte statali per alcuni
anni.
Nel 1767 veniva installato sul campanile l’orologio pubbli-
co. Ma non funzionava bene. Così nel 1768 venne iniziata
una causa contro il costruttore e l’installatore.
Venne nominato un perito (sig. Ignazio Mattina, orolog-
giaro di Torino) per verificare ….. “il motivo della resa fuori ser-
vizio dell’orologgio, se proceda da difetto dell’opera oppure da di-
fetto del regolatore del medesimo...”. Il perito fece un sopralluo-
go (19 dicembre 1767), presente il Sindaco di Nichelino sig.
Felice Spiretto, e relazionò circa i motivi del mancato funzio-
namento:
1. “essere le quattro colonne del castello non come essere, con-
seguenza esser necessario che venghino incastrate le quattro
lame di dette nelle colonne acciò il castello si renda fermo e si-
curo.
2. Aver riconosciuto gli alberi, pignoni e ruote non essere stati
torniti, per conseguenza non esser rotondi ed eguali e la den-
tatura delli pignoni e ruota ineguale e fuori di calibro.”
Aggiunge che la spesa della riparazione potrebbe am-
montare a lire cento circa.
Nel 1768, per accelerare l’ultimazione dei lavori il pievano
don Antonio Macario fece donazione di duemila lire e si ac-

25
cettarono mille lire dalla famiglia Umoglio concedendo il pa-
tronato sull’altare laterale (di sinistra). (Vedasi Inchiostri ed
Acquerelli nota 42 opera citata) (da vedere anche ACN - Or-
dinati 1759 - 1777 C.198).
In una lettera del 09/07/1768 il Conte di Nichelino (Niccolò
Manfredo Occelli II) accenna ad una “sproporzionata offerta di
L. 1.000” per il patronato dell’altar maggiore, approva il ri-
fiuto della Comunità, ma si dichiara disposto a pagare detta
somma se la Comunità cambiasse parere.
(Vedi Appendice n. 2, pag. 48-49)
Sull’altare laterale di sinistra, in alto, campeggia uno stem-
ma che unisce i due casati degli Umoglio imparentati coi
Conti Rasini (un’aquila) e degli Occelli (nove merli anziché
tre, forse derivato dai parenti Conti di Piossasco). Sul pavi-
mento antistante la cappella laterale è inserita la botola di ac-
cesso alla tomba degli Umoglio datata 1770.
Nel 1769 viene installato il portone d’ingresso e la busso-
la. La nuova chiesa viene ultimata nel 1771: ne fa testimo-
nianza la lapide inserita nel timpano della facciata della chie-
sa. (Vedere ACN Chiesa Parrocchiale - foglio 132 e foglio
136).
In data 21 maggio 1775 l’arcivescovo di Torino Francesco
Rorengo di Rorà veniva a Nichelino e consacrava la nuova
“Chiesa Parrocchiale di SS. Trinità.”
Parroco era in quegli anni don Giuseppe Francesco Cere-
sole, succeduto a don Macario morto nel 1768.

26
PRIMI LAVORI DI RESTAURO
O DI ABBELLIMENTO
NEL SECOLO SUCCESSIVO

el 1835 veniva disposto lo spostamento del cimitero che


N fino ad allora attorniava la chiesa lungo i lati dell’absi-
de. Da via Stupinigi si accedeva al cimitero, mentre sulla de-
stra della facciata della chiesa c’era uno stretto passaggio di
accesso all’ossario, ricavato fra la chiesa stessa e la casa co-
munale.
Il nuovo cimitero veniva realizzato lontano dall’abitato, in
un appezzamento di terreno messo a disposizione dalla fa-
miglia Pateri, (pensiamo per toglierselo dal confine con l’aia
della propria cascina) alla quale veniva denominata la stra-
dina antistante il cimitero stesso.
Nel 1838 viene effettuata una prima riparazione al tetto
della chiesa.
Nel 1849 viene installato l’organo a canne fornito dalla dit-
ta Luigi Alovisio di Torino.
Nel medesimo anno il conte Occelli (Giacomo Luigi) pre-
senta una domanda per erezione di una tomba nella chiesa
parrocchiale.
Nel 1850 ritroviamo una delibera per lavori di restauro
“alla porta grande di entrata della chiesa” (minusiere Verzino
Alessandro di Moncalieri, preventivo di lire 150,80).
Nel 1857 viene effettuata una seconda riparazione al tetto.

27
Nel 1860 viene rifatto il pavimento in pietra di Barge
(quarzite) a piastre quadrate di due tonalità, disposte in dia-
gonale, in sostituzione della precedente pavimentazione in
cotto (mattoni).

28
DIGRESSIONE
Storico - pastorale anni 1940-2000

er una buona comprensione delle varianti e restauri re-


P centi è necessaria una escursione sugli ultimi avvenimen-
ti demografici e sociali che hanno cambiato il volto di Niche-
lino e quindi hanno modificato le esigenze pastorali della
Parrocchia.
Il tragico conflitto del 1939-45, l’immigrazione successiva,
la rivoluzione culturale avviata nel 1968 in Francia e soprat-
tutto le aperture del Concilio Ecumenico Vaticano II con gli
iniziali abusi e contestazioni hanno riassettato anche la pre-
senza della Chiesa.
1941 è l’anno terribile della guerra che vede l’arrivo del
nuovo parroco can. Francesco Granero in successione di don
Mario Burzio deceduto prematuramente. L’anno successivo
vede pure la caduta di un bombardiere inglese tra le case du-
rante la nottata bellica tra il 23 e il 30 novembre 1942.
Rovinano case, muoiono 20 persone, molte sono ferite e la
Chiesa di SS. Trinità è trasformata in Ospizio per l’emergen-
za famiglie senza tetto.
Nell’immediato dopoguerra don Granero sviluppa un
piano di ampliamento descritto nelle pagine successive a
questa “digressione”.
Nel secondo dopoguerra la popolazione si quadrupla cau-
sa le masse immigranti attratte dalle opportunità lavorative
offerte dalla FIAT. Il Parroco fa progettare dall’architetto Pra-
tesi una Chiesa nuova da costruirsi sul terreno laterale a
nord-est della Chiesa storica la quale, con passare del tempo,
sarà chiamata Chiesa Antica.

29
L’Arcivescovo Card. Michele Pellegrino la consacrerà la
domenica delle Palme, 15 aprile1973.
Si tratta di un edificio molto moderno, in cemento armato
con pareti in mattoni a vista e amplissime vetrate su struttu-
re in ferro. Oltre seicento posti a sedere! Funzionerà la do-
menica e festività mentre per la ferialità, per i matrimoni, fu-
nerali e battesimi, resterà operante la Chiesa Antica, oggetto
della nostra specifica attenzione.
Una nota storica non guasta: ad una parete della Chiesa
Nuova o Grande... il parroco che succederà al can. Granero
farà collocare una lapide commemorativa del predecessore
con la scritta “Fu un uomo pio e intrepido”, perché?
Uomo pio. Per l’evangelizzazione tumultuosa del dopo-
guerra il Granero ha fatto costruire una scuola materna e due
plessi molto vasti, denominati Centro Maschile e Centro
Femminile perché fungessero da sedi del catechismo e degli
oratori per la Gioventù; il decollo, per la situazione sociale e
contestataria si rivelò faticoso tanto che avranno la loro pri-
mavera col parroco successivo. La fede di questo uomo e la
preparazione teologica valsero a mantenere un laicato forte
nella fede.
Uomo intrepido. Questo parroco non esitò a trasformare la
Chiesa della SS. Trinità in Ospizio per ricevere le famiglie
senza casa e soprattutto cavalcò con coraggiosa abnegazione
gli anni sanguinosi dell’occupazione tedesca, delle vessazio-
ni fasciste e della lotta partigiana.
L’episodio toccante è del tardo 1944 quando in seguito a
rastrellamento delle “brigate nere” furono prelevati diversi
giovani in ostaggio e deportati nella famigerata casa di tor-
tura di via Asti a Torino. Il Canonico si recò dalle brigate ne-

30
re di via Asti e si offrì in ostaggio come scambio degli ostag-
gi. La cosa si risolverà per il meglio, con l’intervento dell’Ar-
civescovo Card. Maurilio Fossati.
Ottobre 1976 il Parroco Granero, spossato e anziano, si di-
mette. Il 19 dicembre su nomina dell’Arcivescovo Card. Mi-
chele Pellegrino fa il suo ingresso in Chiesa Nuova (in segui-
to chiamata “Grande” perché di nuove sorgeranno le Chiese
delle novelle parrocchie nichelinesi di Regina Mundi, S.
Edoardo, Madonna della Fiducia e S. Damiano, oltre una
nuova succursale della Trinità verso sud-est dedicata a S.
Vincenzo),… fa il suo ingresso don Paolo Gariglio.
Il nuovo Parroco proviene da Lingotto e Mirafiori Sud e si
presenta alla gente con un programma sincrètico: “Conser-
vando renovare”.
Conservare tutto, rinnovando e mettendo in moto le po-
tenzialità, le strutture esistenti e i laici, secondo le istanze del
Concilio. L’Arcivescovo lo mandò perché dedicasse il meglio
delle energie al mondo giovanile in balia, come altrove, al
nulla della droga incipiente e soprattutto all’ateismo della
politica e della rivoluzione culturale.
Va detto che il nuovo Parroco farà il suo ingresso dicem-
brino senza essere accolto da un solo rappresentante del Co-
mune o vigile della città (Nichelino è diventata città con oltre
45.000 abitanti). Il Comune era comunista a stragrande mag-
gioranza, tanto che per l’ingresso del Parroco il Sindaco e col-
laboratori organizzarono appunto per il 19 dicembre una
maxi gita in montagna di giovani e ragazzi semigratuita tan-
to da riempire ben diciannove pullman.
Il nuovo Parroco promuoverà i restauri recenti ma ancor
prima si preoccuperà di costruire per la Gioventù una Scuo-

31
la Professionale di Meccanica ed Elettronica affidata ai Padri
Giuseppini del Murialdo, ubicata nel grande plesso denomi-
nato Centro Maschile.
Nel Centro Femminile, con le sedi catechistiche installerà
al piano superiore un Conventino abitato dalle Suore cate-
chiste e Missionarie di S. Pietro Claver.
Nella antichissima Cascina parrocchiale detta di “Niccoli-
no” aprirà un Centro per giovani afflitti di tossicodipenden-
za che in seguito si trasferirà nella più capiente Cascina Pal-
lavicino.
Sui terreni viciniori al Camposanto, salvati dall’incamera-
mento dell’Istituto Sostentamento Clero che assorbirà gran
parte dei “beneficio parrocchiale”, con l’aiuto della sola po-
polazione farà edificare una Chiesa succursale dedicata a S.
Vincenzo de’ Paoli. Il Card. Anastasio Ballestrero il 1° mag-
gio 1980 benedirà la prima pietra del tempio e di un ampio
oratorio reso fecondo dal viceparroco particolarmente capa-
ce. Invece sotto la Chiesa Grande si installa una Radio per
l’assistenza ai malati che non possono vivere la vita parroc-
chiale; (che raggiungerà ammalati e anziani di mezzo Pie-
monte e diventerà diocesana) più la sede del Giornale inter-
parrocchiale Nichelino Comunità, (editore di questo studio).
In montagna nel 1977 e 1978 questo Parroco aprirà due ca-
se alpine per i Campi della Gioventù e per gli Esercizi Spiri-
tuali dei giovani e degli adulti. A questo punto, arricchiti di
notizie utili possiamo inserire le varianti apportate nel dopo-
guerra e i restauri recenti. (7)

(7) N.d.R. Nichelino Comunità

32
VARIANTI APPORTATE
NEL SECONDO DOPOGUERRA

egli anni successivi alla seconda guerra mondiale 1939-


N 1945, la popolazione di Nichelino aumentava ad un rit-
mo notevole.
Ben sovente, alle S. Messe domenicali, la chiesa era stra-
colma, si spalancava il portone centrale ed un numero consi-
derevole di fedeli rimaneva in piedi sul sagrato.
Fu così che si profilò la necessità di apportare alcune va-
rianti, per ampliare lo spazio disponibile all’interno della
chiesa.
La vecchia sacrestia venne trasformata in piccola cappella
(attuale cappella del Crocifisso), con abbattimento della pa-
rete a sinistra dell’altar maggiore, asportazione del pulpito li-
gneo dal pilastro di sinistra ed eliminazione della relativa
scala di accesso all’interno del muro, apertura di accesso a
detta cappella da via Stupinigi tramite porticina in corri-
spondenza del campanile.
Sul lato destro del presbiterio veniva costruita una nuova
cappella (attuale cappella della Consolata e dei Santi) ed una
nuova sacrestia.
In quell’occasione sono anche stati eliminati gli archetti la-
terali all’altar maggior, esistenti sopra le aperture di accesso
all’abside.

33
DESCRIZIONE DELL’EDIFICIO

a facciata della chiesa è tutta in cotto, con mattoni faccia


L a vista di stile barocco dell’epoca juvarriana, con due or-
dini sovrapposti di lesene, sporgenze, elementi decorativi in
cotto di notevole effetto architettonico.
La parte centrale della facciata è leggermente avanzata e
delimitata da due colonne pure in cotto che sostengono il
timpano. In centro fra le due lesene, si apre una finestra ova-
le contornata da fregi in cotto. Sul timpano è inserita la lapi-
de a ricordo della consacrazione della chiesa. Una piccola
croce in metallo sovrasta il colmo del timpano.
La pianta della chiesa è a croce latina, con navata unica e
due cappelle laterali. Altre due piccole cappelle a lato dell’al-
tar maggiore sono state ricavate, come già detto, in epoche
recenti per poter accogliere tutti i fedeli.
Nel presbiterio, delimitato da una balaustra di marmo, si
erge l’altare maggiore, di stile barocco, in cotto dorato e finto
marmo e con soprastante lastra di pietra. Il tabernacolo è in
metallo con decorazioni ed intagli dorati.
I due altari minori siti nelle cappelle laterali, quello di si-
nistra in marmo, quello di destra in cotto decorato a finto
marmo, sono dedicati rispettivamente alla Madonna del Ro-
sario (a sinistra) ed al Crocifisso (a destra).
Appena entrati superando la bussola in noce che sostiene
il soprastante organo a canne, sulla sinistra vi è il fonte bat-
tesimale e sulla destra la scaletta di accesso alla balconata
dell’organo.

34
Sul pavimento, di fronte alla cappella di sinistra, si nota
una lastra di marmo ricoprente l’accesso alla tomba degli
Umoglio (conti di Framollo) all’epoca proprietari della Ver-
nea; nella zona del presbiterio, verso destra, esiste la lastra di
copertura della tomba dei conti Occelli.
Nella cappella di sinistra, in alto sulla cornice in marmo,
c’è uno stemma che raggruppa i due stemmi degli Umoglio
e degli Occelli.

35
AFFRESCHI E DIPINTI

- Sul soffitto della prima arcata sovrastante l’organo un af-


fresco rappresenta gli angeli inneggianti due sono suo-
natori di arpa e violino, due sono cantori, uno è reggito-
re dello spartito.
- Sul soffitto dell’arcata centrale si estende il grande affre-
sco rappresentante la SS. Trinità, con Padre, Figlio e Spi-
rito Santo e la scritta “UNITAS IN TRINITATE ET TRI-
NITAS IN UNITATE VENERANDA EST”.
- Agli angoli di appoggio dell’arcata centrale sui quattro
pilastri portanti, sono rappresentati gli Evangelisti con i
rispettivi simboli: S. Matteo con l’uomo alato, S. Luca col
bue, S. Marco col leone, S. Giovanni con l’aquila.
- Sull’arcata sovrastante il presbiterio è raffigurata la “Glo-
ria dell’Eucaristia” con calice attorniato da angeli.
- Sulla volta a catino, di fondo dell’abside, è affrescata una
finta finestra e lateralmente due angeli con le scritte
“ECCE AGNUS DEI”- “QUI TOLLIT PECCATA MUN-
DI”.
- Sul soffitto a volta della cappella di sinistra sono ripro-
dotti due angeli di cui uno portante un messale e l’altro
un virgulto di giglio. Sulla volta della cappella di destra
ancora due angeli, l’uno con un’anfora e l’altro con il pa-
storale e la mitra.
- Sempre nelle due cappelle laterali, sopra gli altari, tro-

36
neggiano due grandi quadri: il dipinto di sinistra rap-
presenta la Madonna del Rosario, con S. Giuseppe, S.
Francesco d’Assisi e S. Luigi; quello di destra ricorda S.
Carlo Borromeo, Vescovo di Milano e S. Filippo Neri e la
Madonna pregante ai piedi del Crocifisso, inoltre un an-
gelo con la scritta “humanitas”.
- Nella nicchia dietro il confessionale della cappella di si-
nistra è riapparso, dipinto, lo stemma degli Umoglio del-
la Vernea.
- Soprastante l’arco del portale di comunicazione della
cappella di sinistra con la cappella del Crocifisso, un
quadro rappresenta la morte di S. Giuseppe, confortato
dalla Madonna; sopra l’arco del portale della cappella di
destra comunicante con la cappella della Consolata vi è
un quadro riportante ancora S. Matteo.
- Sulla parete di fondo dell’abside, dietro l’altare maggio-
re, un grande quadro ovale, dipinto su tela raggruppa la
SS. Trinità, S. Matteo e S. Rocco, cui è dedicata la Chiesa.
- Attorno sulle pareti, i quadri della “Via Crucis”.
- Appena oltre l’ingresso della Chiesa, a sinistra, vi è il
Fonte Battesimale: l’affresco sulla parete di fondo ricor-
da il battesimo di Gesù da parte di S. Giovanni; a sinistra
è raffigurata la Fede, a destra la Speranza con l’Ancora;
dall’alto lo sguardo del “Padre” e sul soffitto la Colom-
ba.
- Le due piccole cappelle più recenti, ai lati del presbiterio,
sono dedicate rispettivamente al Crocifisso, quella di si-
nistra, ed alla Consolata ed ai Santi piemontesi, quella di

37
destra (S. Giovanni Bosco, S. Leonardo Murialdo, S. Vin-
cenzo De’ Paoli, S. Giuseppe Cafasso e S. Giuseppe Cot-
tolengo, il Beato Giovanni Maria Boccardo fondatore
delle suore “Povere Figlie di S. Gaetano”).
- Fatta eccezione dei recenti dipinti della cappella della
Vergine e dei Santi, opera del Prof. Enrico Baffoni, degli
altri pittori mancano purtroppo notizie e firme...

38
RESTAURI RECENTI

1964 Ristrutturazione della cuspide del campanile e relativo


rivestimento in lamiera di rame (ditta Gai Pietro e ditta
Suppo Mario).
1983 Restauro agli elementi architettonico - decorativi della
facciata, con ripristino delle parti rovinate della tessitu-
ra muraria, mediante impiego di mattoni d’epoca ed
elementi in cotto per le cornici. Controllo e ripristino
delle lastre di pietra di Luserna dell’intradosso del cor-
nicione (ditta Tocci Mario). Sostituzione delle gronde in
lamiera di rame lungo l’intero sviluppo del tetto, cana-
li di discesa delle acque piovane, lastre di piombo di
protezione sulle sporgenze del timpano (ditta Bosco
Benito).
1983 Revisione e riparazione dell’organo a canne, patrocina-
ta da Don Mario Compaire (ditta Panzera Renzo di Ca-
selle Torinese).
1991 Revisione interna della torre campanaria, con elimina-
zione della manovra di comando manuale a corde ed
installazione di impianto per automazione suoni e rin-
tocchi.
Sostituzione di due campane lesionate.
Contemporaneo passaggio del complesso da tre a cin-
que campane:
la campana: dedicata ai caduti delle due guerre 1915/18
e 1940/45 - Annodi fusione 1947.

39
2a campana: dedicata a S. Matteo Apostolo Evangelista,
con immagine in rilievo della Madonna - Anno di fu-
sione 1991.
3a campana: dedicata a Maria Regina del Mondo e Ma-
dre della Fiducia, con immagine della Madonna - Anno
di fusione 1991.
4a campana: dedicata a S. Edoardo Re. Dono della fa-
miglia Sola Cesare. Immagine di S. Edoardo - Anno di
fusione 1991.
5a campana: dedicata a S. Vincenzo De’ Paoli e S. Da-
miano. Immagine di S.Vincenzo e S. Damiano -Anno di
fusione 1991.
Le campane fuse nel 1991 sono della ditta Roberto Mazzo-
la di Valduggia e sono installate con comando elettronico per
automazione suono ed orologio della ditta Elettrobell di Mo-
retti Giancario di Acqui Terme.
Le due vecchie campane sostituite e non usufruibili, per-
ché lesionate, sono state recuperate su proposta e sponsoriz-
zazione di due famiglie di parrocchiani - Sigg. Venere Giu-
seppe e Michele, e Sig. Cerutti Silvio - e sono state installate
in chiesa grande con la funzione di acquasantiere:
campana piccola - anno di fusione 1858 - “fusa da Vijno,
Pinerolo” con denaro pubblico per cura del Municipio
di Nichelino, dedicata a S. Matteo, S. Rocco, S. Defen-
dente ed il Crocifisso;
campana media - anno di fusione 1869 - “fusa dai F.lli
Marchioni, Asti”. Stemma, effige dell’Assunzione, S.

40
Matteo e S. Rocco. Battezzata S. Augusto “rifusa” e au-
mentata di Kg. 43, dal Comune di Nichelino.
1995 Rifacimento completo del tetto, con sostituzione della
piccola e media orditura e sostituzione di alcune travi;
coppi nuovi nello strato sottostante e recupero median-
te selezione dei coppi vecchi per lo strato superiore a
vista (Impresa Costruzioni Mirafiori di Noia Giuseppe,
Torino). Opere collaterali: impianto antivolatili (Gene-
ral Elettronica - Modena). Rifacimento completo im-
pianto elettrico per adeguamento (ditta AL.MA, di
Biolé Alfredo e Mauro). Riassetto cappella del Crocifis-
so (con crocifisso donato da una famiglia di Moncalieri
e riproduzione della S. Sindone della ditta Scoffone di
Torino). Riassetto della cappella della Consolata, con
affreschi alle pareti raffiguranti i Santi Piemontesi (pit-
tore Enrico Baffoni).
1995/96 Completo restauro interno degli affreschi, in molte
parti rovinati da infiltrazioni d’acqua e per vetustà,
sponsorizzato dalla famiglia Giuseppe Franco - Mi-
chelia Marchiaro e figlia Francesca Franco.
Nel presbiterio: nuovo altare rivolto verso i fedeli,
dipinto a finto marmo (esecuzione della ditta Bom-
bara-Orbassano) sponsor i sigg. Franco e Marchiaro.
Progettista-Direttore dei lavori di restauro del 1995-
1996: Arch. Ivano Verra di Torino.

41
RESTAURI NON EFFETTUATI

Per mancanza di disponibilità finanziarie sono rimasti da


fare alcuni lavori programmati:
- Sostituzione del pavimento in graniglia nella cappella
della Consolata con lastre di pietra (quarzite) del tipo
dell’intero pavimento della Chiesa.
- Ripristino della meridiana sulla parete lungo via Stupi-
nigi, di cui è rimasto solo lo stilo ripiegato.
- Inoltre i muri del campanile esposti a Nord, necessitano
di una idonea ripassata, perché i mattoni si presentano
molto scalzati, mancanti di malta e di calce fra i vari stra-
ti. Sarebbero inoltre da rivedere il parafulmine e la scala
di legno interna.
- E’ tuttora mancante l’illuminazione dei quadranti dell’o-
rologio, perché l’impianto esistente non è più funzio-
nante. Dovrebbe essere di competenza del Comune in
quanto “orologio civico” (esiste tuttora contatore ENEL
intestato al Comune).

42
ELENCO DEI PARROCI

DURATA ANNI
NOMINATIVO DAL AL

1) Macario don Giuseppe Antonio 1730 1768 38


2) Ceresole don Giuseppe Francesco 1768 1816 48
3) Gullino don G. Battista 1816 1833 17
4) Gamba don Francesco 1833 1858 25
5) Milone don Pietro 1858 1866 8
6) Rosso teol. Giuseppe 1866 1877 11
7) Reviglio don Giuseppe 1877 1887 10
8) Gianoglio don Giorgio 1887 1913 26
9) Burzio don Vincenzo 1919 1940 21
10) Granero can. Francesco 1941 1976 35
11) Gariglio don Paolo 1976

43
LA CHIESA VECCHIA
Con la sua facciata rugosa In fondo è ancora come è nata
corrosa dal tempo e dagli elementi nell astessa strada, anche se ha
incastonata nel diadema della Storia una Sorella, un po’ più in làà,
e degli evanti liscia, giovane, stilizzata
che nel bene e nel male, “CHIESA NUOVA” viene chiamata.
dentro e fuori Talora, quando qualche avvenimento
l’hanno segnata. dev’essere pubblicizzato,
Ora “CHIESA VECCHIA” viene utilizzata, segnandoLa
viene chiamata. sulla facciata con striscioni di
Al suo interno hanno pregato tela o carta plastificata,
moltitudini di anime in affanno; mettendola in imbarazzo,
si sono sentiti avvilendo il Suo Amor Proprio,
vagiti, pianti, facendop temere per il suo avvenire
cori, lodi e preci che potrebbe diventare quello di:
tra le sue pareti. “CHIESA INAGIBILE”
Quante candele si sono consumate, chiusa e abbandonata!
illuminando il Tabernacolo
o qualche Santo! Pireangela Chiesa (8)
Veramente ad esser giusti e onesti
“ANTICA” sarebbe
il termine più consono
al suo rango, al suo ruolo
di Casa di Dio, Luogo di preghiera
Casa Amica...
e soltanto chi non crede
o non conosce la Sua Storia
mi contraddica.

(8) Pierangela CHIESA è stata ispiratrice e valida interprete delle finalità perseguite
dal Gruppo “Poesia Terapia”, operante nell’ambito del Comitato locale della So-
cietà “Dante Alighieri”. Pierangela ha lasciato per sempre familiari, amici e la poe-
sia il 3 novembre 1998. [A.R.]

44
TAVOLE E APPENDICI

PIAZZA DI NICHELINO - (TO)


LETTERA DEL PIEVANO DEL NICHELINO
DON ANTONIO MACARIO
DEL 5 AGOSTO 1749
(AL SINDACO DI NICHELINO)

“Doppoché si son fatti esperimenti col sig. medico Patteri per otte-
ner due o tre tavole di sitto per la Chiesa, ed il tutto di quella ra-
gionato, si è pensato dal Consiglio della Compagnia d’implorar
l’assistenza della Comunità, per ottener un delegato per tal fatto,
sottomettendosi la Compagnia a far la spesa per tal delegazione, e
come che Vs. M. Ill.ma si è sempre dimostrata benefattrice molto
propensa verso la Chiesa, La prego della continuazione, con racco-
mandar caldamente l’affare al sig. Provveditore della Comunità, af-
finché, ove sia possibile, alla più presto otteniamo il nostro intento.
Tanto mi comprometto della di lei solita bontà, mentre con tutto
l’ossequio Le dicco e La priego de mei umili rispetti.

Nichelino, lì 5 agosto 1749

Devotissimo ed obbligatissimo
Il Pievano del Nichelino

46
APPENDICE N° 1

47
LETTERA DEL CONTE DI NICHELINO
DEL 9 LUGLIO 1768

Molto illustre sig. Procuratore Osservantissimo

Sono molto tenuto al cortese suo uffizio nell’avermi notificato sia il


Partito, che l’Ordinato di Comunità per cui vedo non poteva essa
Comunità alienare il Patronato dell’altar maggiore per una così
sproporzionata offerta di £. 1000 perché già le altre mille sono do-
vute per le disposizioni testamentarie, in quanto a me, sento anco-
ra essere la suddetta Comunità in raggione di non dovere alienare
il già detto Patronato dopo aver fatta la spesa di nove e più milla li-
re, ma quando la Comunità fosse cossì disposta ad alienarlo (il che
non credo, ne pur io sono molto anzioso d’averlo) per la somma di
lire milla con le condizioni portate dal Progetto, non averei diffi-
coltà alcuna di farne l’acquisto, pregandola di far gradire li miei os-
sequi al sig. Intendente, passo con tutto l’ossequio a costituirmi.

Devotissimo ed obbligatissimo
Conte di Nichelino

48
APPENDICE N° 2

49
Traduzione della lapide a memoria del
Conte Niccolò Manfredo Occelli
posta sulla destra prima del presbiterio

NICOLAO MANFREDO USSEL


Conte di Nichelino, Consignore di Castino,
Consigliere del re, Cavaliere del Senato

Ansioso di promuovere la devozione ed il sentimento religioso


degli abitanti, a questa chiesa, sacra a Dio Ottimo e Massimo ed al
beato Matteo, si adoperò perché fosse attribuito il titolo di Parroc-
chia, con i documenti datati il 12 giugno 1730, coi quali è stata cos-
tituita la datazione (il beneficio parrocchiale), riservò per sé e per
i suoi il diritto di patronato.
Inoltre fu imposta al Rettore Plebano (Pievano) la condizione
che, in qualunque festività favorevole ed altri giorni a seconda dei
vantaggi (disponibilità), si svolgano uffici sacri in sua memoria.
Ed ogni anno nella ricorrenza della sua morte si rendano giusti
suffragi.

Morì il 7 giugno 1742

50
APPENDICE N° 3

51
TAVOLA N° 1

52
TAVOLA N° 2

53
CHIESA SS. TRINITA’ LATO EST
INDICE

Il Maestro Sola Pag. 3


Cenni biografici « 6
Premessa « 8
Cenni Storici « 9
Nichelino diventa Comune autonomo «
1 1
Il territorio « 13
Nichelino ai tempi dell’assedio di Torino « 16
Istituzione della Parrocchia SS. Trinità di Nichelino « 18
Costruzione della Nuova Chiesa della SS. Trinità « 23
Primi lavori di restauro « 27
Digressione « 29
Varianti apportate nel secondo dopoguerra « 33
Descrizione dell’edificio « 34
Affreschi e dipinti « 36
Restauri recenti « 39
Restauri non effettuati « 42
Elenco dei parroci « 43
“La Chiesa Vecchia”
poesia di Pierangela Chiesa « 44

Tavole e Appendici

Lettera del pievano Appendice n° 1 « 46


Lettera del Conte di Nichelino Appendice n° 2 « 48
Traduzione Lapide in memoria Appendice n° 3 « 50
Tavola n° 1 « 52

55
STAMPATO COME ESERCITAZIONE DIDATTICA
DALLA PICCOLA SCUOLA GRAFICA NIKODEMO
VIA PALLAVICINO, 61 - 10042 NICHELINO (Torino)

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