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Sommario

FISIOLOGIA DELLE CELLULE ECCITABILI : MEMBRANA CELLULARE COME UN CIRCUITO : FUNZIONAMENTO ELETTRICO DEL NEURONE : SINAPSI E TEORIA SINAPTICA : CONTRAZIONE DEL MUSCOLO STRIATO E POTENZIALE DAZIONE : LA SENSIBILIT GENERAZIONE DEGLI IMPULSI NELLESTEROCETTIVITA (ES. CORSPUSCOLO DEL PACINI) : CLASSIFICAZIONE DELLE FIBRE NERVOSE : SENSIBILITA ESTEROCETTIVA : SENSI ESTEROCETTIVI SPECIALI : UDITO : EQUILIBRIO : VISTA GUSTO : OLFATTO : GENERAZIONE COSCIENTE DEL MOVIMENTO : RUOLO DELLA CORTECCIA MOTORIA : NUCLEI DELLA BASE : FUNZIONI ELEVATE DELLENCEFALO : SISTEMA LIMBICO : FUNZIONI ELEVATE DEL NOSTRO ENCEFALO: SONNO E RITMI CIRCADIANI : CONTROLLO DELLE FUNZIONI CORPOREE INTERNE : SISTEMA NERVOSO AUTONOMO : SISTEMA ENDOCRINO : STUDIO DEL CONSUMO ENERGETICO DEL CORPO : METABOLISMO BASALE : TERMOREGOLAZIONE : METABOLISMO E LAVORO MUSCOLARE : DIDESTIONE E PROCESSI DI ASSORBIMENTO : ATTIVITA MUSCOLARI DEL TUBO DIGERENTE : PERFUSIONE SANGUIGNA : ATTIVITA' DIGESTIVE DELLE SECREZIONI SUI VARI NUTRIENTI : ASSORBIMENTO DEI VARI NUTRIENTI : RISPOSTE PROTETTIVE DELLAPPARATO DIGESTIVO : CUORE E METODI DINDAGINE CARATTERISTICHE DEL TESSUTO MUSCOLARE CARDIACO : CICLO CARDIACO 3 3 6 9 22 23 26 30 30 37 37 47 51 69 75 80 80 85 92 92 96 100 106 108 123 159 159 176 182 184 186 187 187 189 204 205 205 209

MIOCARDIO DI CONDUZIONE E RITMICITA DEL CUORE : ELETTROCARDIOGRAMMA NORMALE : CONDIZIONI DI VARZIAZIONE DELLELETTRICARDIOGRAMMA CAUSE ED INTERPRETAZIONE DELLE ARITMIE CARDIACHE : CIRCOLAZIONE E REGOLAZIONE : CARATTERISTICHE GENERALI DI CIRCOLAZIONE : CELLULE DEI VASI : CELLULE DEL SANGUE : PIASTRINE ED EMOSTASI : CARATTERISTICHE DEL MICROCIRCOLO : DINAMICA DELLO SCAMBIO LIQUIDO MICROCIRCOLO-INTERSTIZIO-LINFA : REGOLAZIONE DELLA CIRCOLAZIONE : CONTROLLO DELLEFFICIENZA CARDIACA E DELLA SUA GITTATA : CIRCOLAZIONE IN ALTRI DISTRETTI DELLORGANISMO CIRCOLAZIONE POLMONARE : CIRCOLAZIONE DEL MUSCOLO STRIATO CIRCOLAZIONE CORONARIA CIRCOLAZIONE CEREBRALE RENE E REGOLAZIONE DELLA FUNZIONE RENALE : DISTRIBUZIONE DEI LIQUIDI CORPOREI E LORO COMPOSIZIONE : ANATOMIA FUNZIONALE DEL RENE : FORMAZIONE DELL'URINA E REGOLAZIONE DELLE ATTVITA' NEL NEFRONE : FILTRAZIONE GLOMERULARE DEL PLASMA : OPERAZIONI DI RIASSORBIMENTO E SECREZIONE DEI TUBULI RENALI : MECCANISMI DO CONTROLLO DELL'OSMOLARITA' DEL LIQUIDO EXTRACELLULARE REGOLAZIONE DELLA QUANTITA' PLASMATICA DI ALTRI IONI : SISTEMA DI REGOLAZIONE ACIDO BASE DELL'ORGANISMO : FUNZIONALITA RESPIRATORIA : LEGGI CHE GOVERNANO I GAS VIE AEREE MUSCOLI INSPIRATORI ED ESPIRATORI : DINAMICA DELL'ATTO RESPIRATORIO : VALORI STANDARD E TECNICHE SPIROMETRICHE DI MISURAZIONE FORZE DETERMINANTI LA PRESSIONE ALVEOLARE ANALISI DEL LAVORO RESPIRATORIO VARIAZIONE DEI GAS ATMOSFERICI DURANTE LA RESPIRAZIONE : VENTILAZIONE E PERFUSIONE NEI POLMONI : RESISTENZA E MODIFICA DEL FLUSSO POLMONARE : TRASPORTO DEI GAS RESPIRATORI :

216 220 225 230 235 235 246 252 255 259 260 263 273 278 278 282 284 285 287 287 288 290 291 296 308 316 323 330 330 331 333 334 336 339 344 354 357 363 365

REGOLAZIONE DELLA RESPIRAZIONE :

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INTRODUZIONE :
Caro lettore. Questinopportuna mole di parole circa 187400 il prodotto di una follia di durata semestrale nellintento di comporre un file unico dal quale si potesse studiare fisiologia, senza sbattere la testa ed il conto corrente in migliaia di libri di testo. Ma andiamo subito al sodo; ho pensato di condividere con tutti gli studenti questo prodotto (anche se imperfetto e ridondante) per facilitare quello che definisco il Calvario dello studente di fisiologia ossia quello di dover cercare informazioni incomplete a destra ed a sinistra, con la costante paura di studiare da un testo non del tutto supportato dal professore. Ho pensato di farlo gratuitamente per due motivi fondamentali : a). Lo studio in questo paese costa molti soldi, e sar sempre pi costoso, quindi un piccolo aiuto deve iniziare almeno dalla collaborazione tra studenti. b). Questo file non perfetto ed ha assorbito informazioni da molte fonti dautore, quindi sarebbe poco corretto farlo pagare sfuttado laltrui lavoro. Ad ogni modo utilizzatelo come vi pare : copiatevelo mille volte, datelo alla NASA, fateci un fumetto, usatelo come cartine per le cicche, o utilizzatelo per fermare le porte di casa, sar sempre felice che vi si trovi unutilit; tuttavia, vi chiedo solo di non venderlo e di non ricavarci un profitto che sia al di fuori del vostro studio; questo file stato creato per essere libero. Detto ci i principali dati tecnici : questo file basato sul programma di fisiologia stilato dal professor Reggiani, nellanno 2012-2013, sulla base delle lezioni dei docenti Danieli, Mucignat, Reggiani, Rubini e Vassanelli. Per comporlo sono state utilizzate sbobine, lucidi e libri di testo : Guyton, Ganong, Baldissera (vol1e2) Per permanenza su file cartaceo e assenza di tempo per copiarli non sono stati inclusi nella dispensa, alcuni argomenti (che consiglio di studiare dalle stesse sbobine, mal che vada dal libro consigliato dal docente, o se siete suicidi, dal Badissera) Cervelletto : struttura e funzione fisiologica Midollo : struttura, controllo motorio intrinseco, vie di conduzione motoria, riflessi spinali Tronco encefalico nel sistema motorio : nuclei bulbari e pontini di controllo motorio Sistema attivatore della corteccia nel meccanismo della generazione delle onde elettroencefalgrafiche Corteccia cerebrale dassociazione

In questo file saranno presenti alcune ridondanze o incongruenze, date dal fatto che le informazioni numeriche (come osmolarit ecc..) variano da libro a libro; tuttavia non sono state di ostacolo al mio studio; saranno presenti (forse ... sicuramente) orrori di ortografia e arzigogolazioni linguistiche (non odiatemi), che sarei tentato di giustificare dalleffetto gatto su tastiera ma sono, piuttosto, il tristo frutto della mia percentuale di analfabetismo e dello stress psicotropo pre-esame. Detto ci, buono studio ed in bocca a lupo per lesame. Francesco Benvenuti

FISIOLOGIA DELLE CELLULE ECCITABILI :


Integrazione delle lezioni di Vassanelli con il Guyton MEMBRANA CELLULARE COME UN CIRCUITO : PRINCIPI CHE SPINGONO PARTICELLE CARICHE ATTRAVERSO MEMBRANE SEMIPERMEABILI : vi sono vari fattori che spingono i componenti chimici, carichi o meno, ad attraversare la membrana plasmatica cellulare da una soluzione ad unaltra : PRESSIONE OSMOTICA: in un sistema di due soluzioni a medesimo solvente, separate lun laltra da una membrana selettivamente permeabile per lo stesso, quella pressione esercitata dalla migrazione termodinamica delle

molecole del solvente dalla soluzione a minore concentrazione di equivalenti alla soluzione a maggiore concentrazione equivalente. Legge di Vant Hoff : Osmolalit : concentrazione degli equivalenti di un soluto osmoticamente attivo disciolti in un chilo di solvente puro.

Concentrazione di equivalenti (mVa): anche tra soluzioni con 2 soluti differenti, il sistema va a considerare la capacit del soluto di saturare i buchetti di permeabilit selettiva della membrana semipermeabile, con una funzione che aumenta allaumentare della concentrazione, del volume molecolare e della valenza del soluto stesso.

Osmolarit : concentrazione degli equivalenti di un soluto osmoticamente attivo disciolti in un litro di soluzione.

Imp : molalit e molarita per soluzioni abbastanza diluite, come pu essere un plasma sanguigno fisiologico, differiscono per meno dell1% del valore e possono quindi essere utilizzate alternativamente ottenendo sempre risultati pi che validi; tuttavia in ambito medico preferita losmolarit poich pi semplice da calcolare. PRESSIONE OSMOTICA DEL PLASMA O PRESSIONE ONCOTICA : la pressione osmotica del plasma non dipende solamente dalle specie solubili allinterno del plasma stesso ma anche dalle proteine disciolte allinterno del plasma e del liquido intracellulare che, in grande concentraizone come esse sono, vanno ad influenzare di molto la pressione oncotica; inoltre lattivit elettrostatica degli ioni e delle proteine stesse va ad effettuare unaggregazione delle particelle cariche che va a diminuire il loro reale potenziale osmotico di un coefficiente .

= 0,93 (coefficiente che corregge la pressione osmotica teorica allinterno della cellula) ES : Osmolarit del plasma : 290 mOsm/L Pressione osmotica per mOsm = 19,300 mmHg Pressione osmotica del plasma in condizioni fisiologiche a 37C = 5590 mmHg Soluzione fisiologica : una soluzione si dice fisiologica quando possiede la medesima osmolarit del plasma sanguigno; in genere composta da una soluzione di cloruro di sodio alla concentrazione di 145 mM. ES : soluzione fisiologia di cloruro di sodio Va = 2 Molarit = 145 mM

Osmolarit = 290 mOsm/L PRESSIONE IDROSTATICA : pressione di natura meccanica che genera il fenomeno di filtrazione secondo il quale il solvente di due soluzioni tende a passare dalla soluzione a pressione maggiore verso la soluzione a pressione minore (edema)

DIFFUSIONE : fenomeno che, date due soluzioni fluide in collegamento fra loro attraverso un mezzo fluido, consente la migrazione di particelle dalla soluzione a maggiore concentrazione sino alla soluzione a minore concentrazione con un determinata velocit. Legge di Fick :

A : area di membrana attraverso la quale avviene la filtrazione dV : velocit delle molecole (c c) : differenza di concentrazione tra le due soluzioni. x : distanza percorsa dalle molecole D : coefficiente di diffusibilit POTENZIALE ELETTROCHIMICO TEORICO : energia potenziale elettrica necessaria per bilanciare la forza pressoria di tipo elettrochimico di un soluto carico in due soluzioni a concentrazione differente e poste in contatto tramite una membrana semipermeabile. Equazione di Nerst : R : costante dei gas perfetti T : temperatura assoluta z : valenza della specie chimica F : costante di Faraday (uguaglia le moli di cariche ai volt) ln(mol esterna)/ln(mol interna) : concentrazione in moli allinterno e allesterno della membrana imp : questa equazione teorica, per, raramente soddisfatta poich non tiene conto dei canali e delle piccole perdite che scorrono attraverso la membrana disperdendo, in parte, il potenziale di membrana. Equilibrio elettrochimico : stato nel quale il potenziale elettrochimico di una specie chimica permeabile attraverso una membrana semipermeabile viene uguagliato ai due lati della stessa consentendo un flusso netto di cariche nullo. Tuttavia ! in un sistema cellulare, e pi nello specifico, in un sistema fisiologico dellorganismo umano ci sono due condizioni particolari che rendono lequazione di Nerst poco attendibile : Sulle due facce della membrana occorrono variazioni estremamente piccole di concentrazione (1/3000000 o 1/100000000 delle coriche interne della fibra) delle due soluzioni, quindi lequazione considerer solamente la variazione di potenziale. Lo spazio extracellulare troppo grande per subire una variazione di concentrazione nelle sue specie chimiche, che si disperdono immediatamente. Lo spazio intracellulare vede uscire dalla membrana solamente le cariche direttamente adese ad essa e quindi solamente quelle consentite dalla propria capacit elettrica, che estremamente piccola. La membrana subir piccole perdite della propria energia potenziale elettrochimica grazie alla presenza di fenomeni di diffusione passiva e di canali ionici aperti che consentiranno una piccola migrazione delle sue cariche.

Membrana come un circuito : secondo questi presupposti la membrana plasmatica pu essere considerata come un circuito elettronico molto semplice caratterizzato da un generatore di forza elettromotrice pompe ioniche di membrana collegato ad un condensatore a bassa capacit membrana plasmatica unito in parallelo ad una resistenza fissa dispersione per diffusione incontrollata e ad una resistenza variabile canali ionici controllati. POTENZIALE DI MEMBRANA REALE : equazione che tiene conto di tutte le perdite medie della membrana plasmatica e della sua natura di condensatore.

Legge di Goldman-HodgKin-Katz :

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Canali ionici voltaggio dipendenti : strutture proteiche transmembrana composti, in genere, da una subunit funzionale e da subunit ausiliarie che li indirizzano sulla porzione di membrana plasmatica corretta, che permettono il passaggio selettivo di molecole cariche, una alla volta, attraverso uno stretto canale dotato di numerosi aminoacidi carici in grado di spogliare e sostituirsi al guscio di idratazione consentendo il trasporto solamente di quelle specie totalmente spogliate dal proprio guscio; sono presenti subunit in grado di aprire o chiudere il canale in base al voltaggio della membrana. Pompa cationica Na/K : la pompa sodio potassio espelle fuori dalla cellula 3 ioni sodio per ogni 2 ioni potassio in ingresso, risultando cos in una perdita netta di cariche verso lesterno dalla cellula; questo causa una polarizzazione progressiva della membrana. POTENZIALE DI MEMBRANA A RIPOSO DI UN NEURONE : il potenziale di riposo della membrana elettricamente eccitabile di un neurone viene determinato sia dai flussi di diffusione del sodio e del potassio attraverso essa stessa, sia dallattivit dei canali ionici e delle pompe che la permeano; il suo valore ammonta in media a -90 mV. Gradienti di concentrazione del sodio e del potassio : - Na(interno)/Na(esterno) = 0,1 - K(interno)/K(esterno) = 35,0 Concentrazioni transmembrana delle specie chimiche : - Na(esterno) = 142 mOsm/L - Na(interno) = 14 mOsm/L - K(esterno) = 4 mOsm/L - K(interno) = 140 mOsm/L Costituzione del potenziale di membrana a riposo : il potassio possiede dal canto proprio un potenziale di equilibrio di Nerst di circa -94 mV mentre il sodio di circa +61 mV; tuttavia, il potassio 100 volte pi permeabile attraverso la membrana (per diffusione semplice) rispetto al sodio, esercitando un influsso maggiore sulla determinazione del potenziale transmembrana che si attesta attorno ai 86 mV; infine, lattivit elettrogenica della pompa sodio potassio negativizza il potenziale trasmembrana di -4 mv attestandolo attorno ai -90 mV. ALTRI IONI NELLA COSTITUZIONE DEL POTENZIALE DI MEMBRANA : Cariche negative non diffusibili : allinterno della cellula sono presenti numerose cariche negative, principalmente rappresentate da proteine e/o acidi nucleici, che non possono traspirare attraverso la membrana plasmatica e che vanno a condizionare un potenziale negativo di fondo anche in assenza di gradienti ioni ci transmembrana. Diffusione del calcio : sulla membrana plasmatica di tutte le cellule eccitabili sono presenti pompe del calcio che vanno ad espellerlo continuamente nellambiente extracellulare creando un gradiente di concentrazione di 1000 volte quello intracellulare; lattivazione i particolari canali del calcio voltaggio dipendenti permette un flusso in ingresso del calcio che depolarizza (anche se di poco) il potenziale di membrana durante il potenziale dazione. Regolazione dle calcio sul canale del sodio : gli ioni calcio possiedono unazione allosterica sulle subunit dei canali del sodio andando ad aumentare il voltaggio richiesto ai canali del sodio per passare allo stato aperto. FUNZIONAMENTO ELETTRICO DEL NEURONE : POTENZIALE DAZIONE : il potenziale dazione una variazione di potenziale della membrana eccitabile del neurone caratterizzato da unampiezza media di 100 mV e da una durata media di 2-3 ms che inizia a partire dal cono di emergenza del neurone per propagarsi successivamente lungo lassone neuronale e lungo i dendriti back propagation. 1. Il potenziale di membrana del cono di emergenza viene portato lentamente a -70 mV

2. I canali del sodio del cono di emergenza aprono velocemente la propria porta di ingresso tra -70 e -50 facendo divenire la membrana 500-5000 volte pi permeabile a Na, mentre chiudono lentamente la propria porta di chiusura. 3. Tra -50 e 0 i canali del potassio cominciano ad aprirsi lentamente ma non fanno uscire il potassio, mentre le porte di chiusura dei canali del sodio continuano a chiudersi lentamente. 4. Tra 0 e +35 i canali del potassio si aprono del tutto mentre i canali del sodio si chiudono del tutto, il potassio comincia a ripolarizzare la membrana 5. Da +35 a -125 i canali del sodio aprono la porta di chiusura e chiudono la porta di apertura, mentre i canali del potassio si chiudono lentamente 6. A -90 i canali del sodio hanno porta di apertura chiusa e porta di chiusura aperta, mentre i canali del potassio sono chiusi. Back propagation : fenomeno attraverso il quale lattivit di un neurone va ad irradiare il proprio impulso elettrico allinterno dei dendriti neurali influenzandone la capacit di ricezione degli stimoli nervosi assonici. Funzionamento discreto dei canali voltaggio dipendenti : i canali voltaggio dipendenti non possiedono stati intermedi di chiusura o di apertura, essi funzionano in maniera dicotomica soltanto, quindi o tutti aperti o tutti chiusi; il voltaggio regola solamente il tempo passato in condizione aperta o chiusa secondo lequazione della distribuzione probabilistica delle condizioni termodinamiche :

K = costante di Boltzmann T = temperatura assoluta E = differenza di potenziale ai due lati della membrana

METODO PER MISURARE IL POTENZIALE DAZIONE : Voltage clamp : questo metodo prevede un apparato elettronico in grado di modificare a piacimento il voltaggio di membrana dellassone neuronale, al fine di regolare lapertura o la chiusura dei suoi canali ionici voltaggiodipendenti, ed in grado di indurre una flusso di corrente uguale ed opposto al conseguente flusso ionico transmembrana a canali aperti per mantenere sempre costante il voltaggio di membrana, misurando, cos, il flusso netto di cariche e la sua evoluzione nel tempo. Se si varia il potenziale transmembrana da -90 a + 10 mV i canali del sodio di aprono in modo subitaneo (nel giro di 1ms) facendo entrare le cariche; il flusso di corrente quindi aumenta repentinamente, per poi richiudersi lentamente durante il ms successivo Appena il potenziale di membrana di + 10 i canali del potassio cominciano ad aprirsi lentamente andando ad istituire un flusso di ioni potassio che aumenta lentamente nel tempo per poi cessare altrettanto lentamente con il ristabilirsi del voltaggio di membrana di -90 mV.

Patched clamp : metodo che consente di misurare il flusso di ioni, e quindi la conduttanza, attraverso un singolo canale transmembrana, appoggiando la punta cava di una micopipetta, di diametro di circa 1-2 um, alla membrana cellulare eccitabile per poi applicare una pressione negativa ed isolare, come una ventosa, la porzione di membrana delimitata dal bordo della pipetta dalla membrana circostante; successivamente il voltaggio pu essere fissato (clamped) per consentire la valutazione della conduttanza relativa al voltaggio del canale. Metodo per la misurazione del voltaggio transmembrana : prevede lo stiramento di un capillare cavo da ematocrito, sotto fiamma bunsen, per ottenere un ago cavo di diametro micrometrico che, una volta riempito di soluzione a concentrazione intracellulare e dotato di un elettrodo a cloruro di argento, viene inserito allinterno dellassone neurale per mettere in relazione il suo potenziale interno con il potenziale di terra (0 secondo convenzione) tramite un voltmetro. PROPAGAZIONE DEL POTENZIALE DAZIONE : il fenomeno principale di propagazione del potenziale dazione prevede la diffusione libera di correnti cationiche propagazione elettrotonica - allinterno dellassoplasma

delassone neurale, sino a circa 1-3 mm di distanza dal punto di depolarizzazione, causando la depolarizzazione di un sito distante dal punto di eccitazione primari privocando la nascita di un potenziale dazione nel segmento successivo, destinato anchesso alla porpagazione. Fattore di sicurezza della propagazione : il potenziale dazione va a causare la depolarizzazione di una sezione di membrana eccitabile adiacente solamente se la sua intensit superiore alla soglia di apertura di canali del sodio della stessa membrana; in particolare :

Direzione di propagazione : il potenziale dazione dellimpulso nervoso pu propagarsi dalla zona di eccitazione primaria, in entrambe le direzione ove fosse ancora presente una membrana eccitabile. Periodo refrattario assoluto : periodo della durata di 1 ms nel quale i canali del sodio di una porzione di membrana appena eccitata rimangono refrattari allattivazione anche se sottoposti ad unintenso stimolo depolarizzante; questa caratteristica dura fintantoch il potenziale di membrana non raggiunge il proprio valore di riposo; nelle grosse fibre pu arrivare a durare 1/2500 secondi consentendo : Unidirezionalit nella conduzione : limpulso nervoso non pu ritornare sui suoi passi per via dellassenza di canali del sodio eccitabili. Limitazione nella frequenza massima : siccome la fibra nervosa necessita un tempo minimo di separazione tra gli impulsi nervosi stessi pari al proprio periodo refrattario assoluto; la propria frequenza massima sar uguale al reciproco del proprio periodo refrattario (supponendo una durata istantanea dellimpulso nervoso stesso) che in media corrisponde a 2500 Hz.

Ricostituzione attiva della concentrazione cationica :il passaggio di un potenziale dazione richiede una variazione infinitesimale della concentrazione intracellulare di cationi, specialmente nelle fibre pi grosse, tuttavia il passaggio di 1000-2000 potenziali dazione al secondo rende necessaria unazione di ripompaggio attivo dei cationi tramite unattivit della pompa ATPasica Na/K direttamente proporzionale alla concentrazione intracellulare di ioni Na. VELOCITA DI CONDUZIONE ELETTROTONICA DELLA FIBRA NERVOSA : la velocit pu oscillare da un minimo di 0,25 m/s per le piccole fibre amieliniche sino ad un massimo di 100 m/s per le grosse fibre mielinizzate e viene solitamente influenzato dalla mielinizzazione della fibra e dallo spessore della fibra stessa.

Spessore della fibra e resistenza del neurite : il raggio della fibra nervosa direttamente proporzionale alla resistenza della membrana e dellassoplasma neurale, divenendo quindi inversamente proporzionale alla distanza massima percorribile dallimpulso e al tempo necessario allimpulso completarsi in un punto della membrana. Mielinizzaizone : la guaina mielinica si dispone in una successione di manicotti, composti ciascuno da un rivestimento concentrico di sfingomielina altamente isolante, che vanno a ricoprire lintera lunghezza del neurite mielinizzato interrompendosi in zone nude nodi di Ranvier ricche di canali cationici e pompe protoniche ogni 1-3 mm della fibra nervosa; essi consentono di velocizzare di 5-50 volte limpulso nervoso, che diviene saltatorio, e di renderlo meno dispendioso energeticamente. Aumento della barriera dielettrica : i vari strati di singomielina fungono da dielettrico estremamente efficiente tra assoplasma e liquido extracellulare del neurone consentendo di minimizzare il numero di

cationi necessari (diffuse dal potenziale dazione del nodo di Ranvier precedente) al raggiungimento del potenziale di soglia, aumentando di fatto il rapporto di sicurezza. Conduzione saltatoria : questo sistema consente la propagazione della depolarizzazione da un nodo di Ranvier direttamente al nodo successivo tramite flussi di corrente attraversanti il liquido extracellulare; questo determina leliminazione di parte del tempo T perso dal sistema per attivare una maggiore quantit di canali del sodio. Economizzaizone dellimpulso : siccome la depolarizzazione attiva si sviluppa, di fatto, solamente allinterno dei piccoli nodi di Ranvier, la perdita netta di cationi risulta circa 1/100 di quella caratterizzate una normale fibra amielinica; questo si traduce in un utilizzo minore di pompe sodio/potassio ed in una conseguente minore spesa di energia.

FATTORI CHE RALLENTANO O BLOCCANO IL POTENZIALE DAZIONE : Esteri etilici : il consumo di etanolo, per via degli enzimi di protezione epatica, produce numerosi esteri etilici, tutti derivati dallacetaldeide epatica; questi esteri possono inserirsi nel rivestimento lipidico della sfingomielina rendendola molto pi permeabile alle correnti ioniche rallentando, di conseguenza, il potenziale dazione allinterno delle fibre nervose; questo provoca il rallenttamento delle percezione e dei riflessi di una persona con tasso alcolemico sufficientemente elevato. Anestetici locali (procaina e tetracaina) : gli anestetici locali agiscono quasi tutti impedendo il funzionamento dei canali del sodo tramite, spesso, linnalzamento reversibile della propria soglia di attivazione; in questo modo il rapporto di sicurezza diviene di molto inferiore ad 1 e gli impulsi nervosi non possono pi essere condotti attraverso la fibra, creando unanestesia quasi completa.

SINAPSI E TEORIA SINAPTICA : SINAPSI NEURALE : forma di contatto fisico e fisiologico tra cellule nervose ed altre cellule nervose, o di altra natura, che ne consente una comunicazione chimica o elettrica consentendo la trasmissione dinformazioni, sotto forma di impulsi nervosi. SINAPSI INTEGRATIVE : tutte quelle sinapsi nelle quali un PPSE non si traduce ai in un potenziale dazione della membrana postsinaptica, bens, vi e sempre una sommazione spaziale o temporale di pi potenziali postsinaptici. SINAPSI ELETTRICA : sinapsi filogeneticamnet pi antica di tipo simmetrico, dove il terminale presinaptico non differisce dal terminale postsinaptico, che consente la conduzione bidirezionale di potenziali nervosi, come correnti elettrotoniche di flussi ionici, dal citoplasma di una cellula a quello dellaltra cellula mediante una comunicazione fisica fra i due. - SNC (sono molto rare in quello umano) - Miociti lisci : permettono la conduzione delle onde di contrazione nei muscoli lisci - Cardiomiociti : permettono la formazione del sincizio funzionale cardiaco. NOTA ! espulsione del nero nei cefalopodi I cefalopodi necessitano unelevata ed istantanea coordinazione contrattiva dei muscoli escretori dellinchiostro per espellerlo velocemente non appena si presenta un pericolo; quindi, il loro sistema nervoso gangliare istituisce numerose sinapsi elettriche. Caratteristiche basilari : Ritardo sinaptico <0,2 ms : possiede una struttura molto semplice con una comunicazione diretta tra i due citoplasmi ed assenza di trasduzione che ne consente una maggiore velocit. Bidirezionale : siccome la comunicazione di basa su flussi ionici tra citoplasmi la conduzione avviene in entrambe le direzioni.

Struttura : viene composto da due membrane, pre e postsinaptica, accostate lun laltra ad una distanza di 3,5 nm e collegate fisicamente e funzionalmente fra loro tramite canali proteici connessoni formati dallaccostamento di due semicanali connessine uno per ogni membrana, che consentono il libero flusso cationico tra i citoplasmi cellulari. Funzionamento : la depolarizzazione della membrana presinaptica viene trasferita alla membrana postsinaptica direttamente come corrente elettrotonica di cationi che, attraversando i canali dei connessoni come la corrente in una resistenza, va a caricare la piastra della membrana postsinaptica sino a raggiungere la depolarizzazione soglia per lattivazione del potenziale dazione postinaptico. Imp : il funzionamento della sinapsi elettrica simile a quello di un circuito RC, nel quale il tempo di caricamento delle piastre direttamente proporzionale a , cio, alla costate di tempo caratteristica del sistema. SINAPSI CHIMICA : sinapsi filogeneticamente recente e costitutivamente asimmetrica, nella quale il terminale presinaptico secretore differisce dal terminale postsinaptico recettore, che conduce monodirezionalmente gli impulsi nervosi, trasducendoli in ondate di neurotrasmettitori diffondenti allinterno della fessura sinaptica sino a causare una effetto postsinaptico dipendente dalla natura dei recettori e dal potenziale di membrana postsinaptica. - SNC (sinapsi pi diffuse e funzionalmente pi importanti) - SNP e giunzioni terminali (placca neuromuscolare) - Sistema autonomo e giunzioni terminali (neuroghiandolari e placche neuromuscolari) Caratteristiche basilari : Ritardo sinaptico 0,3-0,5 ms : necessitando di un periodo di diffusione passiva dei neurotrasmettitori attraverso la membrana sinaptica e di un tempo di ripolarizzazione delle membrane e di clearence del neurotrasmettitore pi lenta e funziona a frequenze pi basse. Monodirezionalit : possedendo un terminale presinaptico solo secernente, esente da recettori per il neurotrasmettitore, ed un terminale postsinaptico solo ricevente, esente da vescicole di neurotrasmettitori, la conduzione sempre prepost sinaptica consentendo di organizzare meglio la funzione nervosa di integrazione. Modulazione : lattivit del neurotrasmettitore sul terminale postsinaptico condizionata dallo stato della membrana postsinaptica e dai suoi recettori stessi; quindi modulabile dallespressione genica del neurone e dallazione degli altri neuroni. Struttura della sinapsi : viene composta da un terminale presinaptico di tipo secretorio accostato ed ancorato, via caderine, NNDA o PSD95r, ad un terminale postsinaptico di ricezione con il quale delimita uno spazio spesso 20-30 nm- fessura sinaptica allinterno del quale vengono riversati e diffusi i neurotrasmettitori dalle vescicole secretorie presinaptiche; in un neurone tipico le sinapsi si dispongono al 20 % sul soma e all80% sullarborizzazione dendritica. Terminale presinaptico : porzione espansa e terminale dellassone presinaptico secretorio, caratterizzata da un ricchissimo contenuto in mitocondri ancorati ai microfilamenti, vescicole secretorie ancorate allo scheletro di actina o alla sinaptobrevina transmembranaria, e canali del calcio voltaggiodipendenti transmembrana, possedente la capacit covertire in ondate quantizzate di neurotrasmettitori diffusibili di i potenziali dazione provenienti dallassone presinaptico. Legge di Dale : ogni neurone caratterizzato dalla secrezione di UN SOLO neurotrasmettitore Mitocondri : organelli presenti in grandi quantit sul citoscheletro del terminale presinaptico, aventi il ruolo di sintetizzare le grandi quantit di ATP necessarie alla ripolarizzazione della membrana e al processo di ricarica e riciclo delle vescicole e di neurotrasmettitore stesso. Vescicole secretorie : vescicole intracitoplasmatiche elettrondense dal diametro di 50nm, presenti allinterno citoplasma neurale, sintetizzate nel soma e migrate al bottone presinaptico mediante microtubuli, caratterizzate da una membrana ricca di trasportatori H+/neurotrasmettitore, capaci di pompare

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neurotrasmettitore nella vescicola utilizzando gradienti protonici, di pompe protoniche ATPasiche, capaci di creare gradienti protonici consumando ATP, e di proteine di attracco v-snare sinaptogamina capaci di attaccare le vescicole alla sintagmina e sinapto25 della membrana presinaptica fondendole con il complesso SNARE in presenza di calcio e sinapsina, capace di legarle allo scheletro actinico presinaptico. Sintesi e docking delle vescicole : le nuove vescicole secretorie vengono create allinterno del soma del neurone, ancora vuote, per poi migrare lungo lassone tramite il trasporto anterogrado via microtubuli, per raggiungere il terminale presinaptico dove si acidificano, si arricchiscono di neurotrasmettitore e si connettono allo scheletro actinico della cellula via sinapsina pool di riserva o direttamente alle t-snare transmembrana (sintagmina, sinapto25) pool ad uso immediato. Riciclo delle vescicole classico : processo abbastanza lento, dalla durata di 21 secondi, che prevede la copertura dellabbozzo vescicolare di clatrina, il suo distacco per pinocitosi, la sua migrazione sino allendosoma precoce che infine abbandona nel citoplasma presinaptico per arricchirsi nuovamente di neurotrasmettitori. Riciclo delle vescicole Kiss n Run : processo molto pi rapido, dalla durata di 1 o 2 secondi, che vede un incompleta fusione delle vescicole con la membrana presinaptica, il rilascio incompleto del neurotrasmettitore tramite formazione di un piccolo microporo ed il successivo facile recupero della vescicola per distacco termodinamico dalla membrana. Canal del calcio voltaggiodipendenti : canali transmembrana, presenti nei bottoni presinaptici, caratterizzati dalla capacit di aprirsi e far entrare ioni Ca++ nellassoplasma ad un determinato valore di soglia raggiunto dal potenziale dazione assonico. Ruolo del calcio nella conduzione sinaptica : un alta concentrazione di Ca intracitoplasmatica nel bottone presinaptico comporta il rilascio dei neurotrasmettitori nella fessura sinaptica tramite due fenomeni differenti : o Rilascio vescicole dal pool ad uso immediato : il calcio va ad interagire con la sinaptogamina nellinterfaccia SNARE tra vescicola e membrana presinaptica promuovendo la formazione del complesso SNARE completo con lallontanamento dellacqua e la fusione delle due membrane. Rilascio vescicole dal pool di riserva : il calcio va ad interagire con la calmodulina calcio, che si connette alla CAM-II-chinasi attivando la fosforilazione della sinapsina; questultima rilascia la vescicola dallo scheletro actinico presinaptico per farla migrare ai complessi t-snare della membrana.

Terminale postsinaptico : estroflessione recettrice espansa a bottone, appartenente al soma o ai dendriti del neurone postsinaptico, possedente una membrana ricchissima di recettori per neurotrasmettitori e di trasduttori ionofori o G-protein dipendenti dai quali dipendono gli effetti del neurotrasmettitore. Recettori per neurotrasmettitori : strutture proteiche integrali della membrana postsinaptica caratterizzate da un dominio di legame con il neurotrasmettitore, esposto allinterno della fessura sinaptica, e da un dominio effettore posto allinterno del citosol recettori G dipendenti o a cavallo della membrana recettori ionofori Recettori ionofori : recettori caratterizzati da un dominio effettore intrinseco, composto da un canale ionico specifico per determinati cationi o anioni il quale stato di apertura viene influenzato dai cambiamenti allosterici proteici in seguito al legame con il neurotrasmettitore; la specificit data dagli aminoacidi negativi sostiitutivi al guscio didratazione cationica o dal diametro sotteso dagli aminoacidi positivi nello scorrimento delle cariche anioniche. Recettori associati alle proteine G : recettori caratterizzati da un dominio citosolico associato ad una G protein che, una volta attivata dal cambiamento allosterico neurotrasmettitore dipendente del recettore, funge da secondo messaggero per numerose cascate effettrici a lunga durata.

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o o o o

Apertura di specifici canali ionici : viene aperto un canale del K caratterizzato da unattivit di iperpolarizzazione sul lungo periodo della membrana postsinaptica. Attivazione della cAMP ciclasi : cAMP o cGMP causano variazioni metaboliche neuronali sul lungo termine che ne influenzano la struttura cellulare e la risposta specifica agli stimoli. Attivazione di enzimi itracellulari : enzimi che fanno partire molte vie metaboliche specifiche, come la sintesi di nuovi neurotrasmettitori. Attivazione della trascrizione genica : fenomeno che consente la modifica sul lungo termine della forma, del posizionamento e della risposta agli stimoli della cellula neurale; la base delladattamento neurale e del processo dapprendimento mnemonico.

Effetto dei recettori sulla membrana postsinaptica : il recettore a seconda della natura del suo sito effettore, ionoforo o G dipendente, pu causare un effetto eccitatorio e/o inibitorio variando la tipologia di specie chimica lasciata diffondere attraverso la membrana. Eccitatori : in genere depolarizzano la membrana plasmatica andando a positivizzare lambiente intracitosolico; questi recettori possono causare un potenziale dazione nella membrana postsinaptica se superano una certa soglia critica. o o Apertura di canali Na : causa una rapida ed intensa depolarizzazione della membrana postsinaptica dando vita al potenziale dazione Riduzione della conduzione dei canali del cloro e del potassio : si riduce la probabilit termodinamica di trovare canali del K o Cl aperti, riducendo liperpolarizzazione casuale della membrana Modificazioni metaboliche : vengono aumentati i recettori eccitatori transmembrana e ridotti quelli inibitori.

Inibitori : in genere iperpolarizzano la membrana plasmatica andando a negativizzare lambiente intracitosolico; questi recettori non possono mai causare un potenziale dazione ma rendono pi difficile leccitazione della membrana al livello soglia. o o Apertura dei canali Cl : causa una lenta iperpolarizzazione della membrana per ingresso degli ioni cloro, rendendo pi difficile il raggiungimento di un livello soglia di depolarizzazione. Apertura dei canali K : causa una ripolarizzazione e/o una iperpolarizzazione della membrana plasmatica lasciando uscire gli ioni K dal citoplasma in modo da negativizzare lambiente intracitosolico; rende pi difficile il raggiungimento di una soglia critica di depolarizzazione Inibizione del metabolismo : viene ridotta la produzione di canali trasmembrana eccitatori e quindi ridotta la capacit di depolarizzazione sia casuale che da neurotrasmettitore.

Neurotrasmettitori : molecole diffusibili, sintetizzate dal citosol del pirenoforo o del terminale presinaptico secretorio, che vengono liberare allinterno della fessura sinaptica per tradursi in una variazione di poteziale nella membrana postsinaptica od in una variazione metabolico-strutturale nel neurone bersaglio, a seconda del tipo di recettore di questo neurone possiede. Recettore a basso peso molecolare : sono molecole ad azione immediata e moderatamente intensa, presenti in quasi tutti i circuiti neurali del sistema nervoso, che vengono sintetizzate nel citosol del bottone presinaptico per essere pompate in vescicole riciclate e successivamente liberati nella fessura sinaptica allarrivo di potenziali dazione; la loro funzione di attivare in modo immediato ma breve i canali ionofori. o Acetilcolina : Sintesi : sintetizzata nel terminale presinaptico a partire da acetilCo-A e colina tramite la colina acetiltransferasi, per poi essere pompata attivamente allinterno delle vescicole in loco. Clearence o riciclo : lacetilcolina viene scissa nella fessura sinaptica dalla acetilcolinesterasi in acetato e colina, lultima dei quali viene riassorbita da trasportatori dedicati per poi essere riutiizzata.

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Recettore ionotropico recettore nicotinico : canale del sodio ligando dipendente, aperto dal legame con 2 molecole di acetilcolina, che causa linnalzamento della soglia di eccitazione pre e postsinaptica (sorta di autapsi) con un azione modulatoria che rende pi efficiente leccitazione al successivo PPSE. Sistema nervoso autonomo (orto e para) : si pongono generalmente tra il neurone pregangliare e gangliare. Giunzioni neuromuscolari (con funzione effettrice) SNC : dove importante per il long term potential Recettore metabotropico recettore muscarinico : recettore associato alle G-protein , attivato dal legame con una molecola di acetilcolina, che avvia la cascata della fosfolipasi C M3 e delladenilato ciclasi M4 per causare risposte lente e intense, con modificazione metabolica del neurone. SNC Sinapsi postgangliari effettrici (acetilcolinergiche) Azione eccitatoria : Grandi cellule piramidali della corteccia motoria Neuroni dei nuclei della base Motoneuroni che innervano i muscoli scheletrici Neuroni pregangliari orto e parasimpatici Neuroni postgangliari parasimpatici Azione inibitoria : Terminazione effettrici postgangliari parasimpatiche Molecole esogene agoniste : Nicotina e carbacolo : si legano a pi alta affinit con il recettore nicotinico e lo attivano per periodi di tempo pi elevati; generalmente alzano lo stato di eccitazione neurale migliorando la soglia di concentrazione, la lucidit e la capacit di ragionamento. Muscarina : va a legarsi con elevata affinit ai recettori muscarinici per lacetilcolina, determinando disfunzioni allSNC. Agenti nervini florurati : inibiscono lazione dellacetilcolinesterasi in modo generalmente irreversibile (nella finestra di sopravvivenza del soggetto) producendo accumulo di acetilcolina, spasmi muscolari, contrazione spastica e tetanismo. Molecole esogene antagoniste : Derivati curarici : vanno ad inattivare transitoriamente i recettori nicotinici causando un abbassamento della capacit eccitatoria dei PPSE neuronali, con conseguente miorilassamento flaccido (pari alla denervazione) e perdita di coscienza. Procaina e difluoropromazina : si legano ad elevata affinit ed in modo reversibile ai recettori acetilcolinici in generale, nicotinici e muscorinici, causando anestesia se applicati topicamente.

Noradrenalina e adrenalina : Sintesi : sintetizzata nei terminali presinaptici dal precursore dopamina e caricato allinterno di vescicole secretorie. Riciclo o degradazione : sono entrambe degradate dalla monoamminoossidasi allinterno della fessura sinaptica per poi essere riassorbite dai terminali e solforate dalla solfotranferasi che ne catalizza la distruzione.

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Recettori metabotropici : sono recettori associati alle vie di trasduzione del segnale intracellulari (recettori tirosin chinasici e associati alle G protein) che si suddividono strutturalmente e per localizzazione tissutale in 2 differenti famiglie : Alpha e Beta, ciascuno suddiviso in Tipo 1 e Tipo 2. Recettori Alpha1 : recettori attivanti la via della fosfolipasi C con attivit eccitatoria depolarizzante postsinaptica duratura, finalizzata alla facilitazione dellapertura dei canali calcio. Recettori Alpha2 : recettori inibenti la via delladenilato ciclasi con la finalit di aprire per lungo tempo i canali del K, causando uniperpolarizzazione presinaptica prolungata che impedisce lapetura dei canali Ca voltaggio-dipendenti, e quindi il rilascio di neurotrasmettitore. Recettori Beta1 : recettori attivanti la via delladenilato ciclasi, con la finalit di chiudere per lungo tempo i canali del K e di aprire i canali del Ca presinaptico provocando depolarizzazione duratura con rilascio di maggiori catecolamine. Recettori Beta2 : recettori attivanti la via della PKA causante leccitazione depolarizzante prolungata postsinaptica e quindi la contrazione miotonica dei miociti lisci del sistema circolatorio. Imp :i recettori noradrenergici metabotropici compongono, assieme a quelli muscarinici dellacetilcolina, il principale sistema di comunicazione terminale ed interneurale del sistema nervoso ortosimpatico e parasinpatico NOTA MEDICA ! controllo della contrattilit cardiaca Acetilcolina : rallenta la frequenza (effetto cronotropo negativo) e la forza (effetto inotropo negativo) della contrazione cardiaca. Noradrenalina : aumenta la frequenza (effetto cronotropo positivo) e la forza (effetto inotropo negativo) della contrazione cardiaca. Molecole esogene agoniste : Inibitori della MAO : farmaci con funzione psicostimolante Molecole esogene antagoniste : Prazosin : farmaco antidepressivo Beta bloccanti : farmaci cronotropi ed inotropi che riducono la gittata cardiaca o

Dopamina : Sintesi : sintetizzata nel terminale presinaptico dal precursore DOPA tramite DOPA-decarbossilasi, e caricato allinterno di vescicole secretorie( tirosina DOPA dopamina) Degradazione : la degradazione della dopamina vviene grazie all'enzima monoamminoossidasi MAO. Recettori metabotropici : recettori che attivano la via della fosfolipasi C e dell'adenilato ciclasi sviluppando un'azione eccitatoria prolungata del terminale postsinaptico, soprattutto nella

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corteccia prefrontale, frontale e nella substantia nigra dello striato, dove controllano la motilit, e nel sistema limbico, dove controllano la sensazione di appagamento. NOTA MEDICA ! Dopamina e Alzheimer La substantia nigre, producente stimoli dopaminergici di controllo motorio, danneggiata o presenta una minore produzione del neurotrasmettitore caratteristico; a questi pazienti vengono dati precursori della dopamina come la Levo-DOPA. Azione inibitoria : Neuroni della sostanza nera del Sommering che controllano lo striato effettore Sostanze esogene agoniste : Anfetamine o cocaina : agiscono come psicostimolanti con effetti di tipo cognitivo. Anti-MAO : inibitori della MAO, utilizzati come antidepressivi, che consentono un maggiore appagamento psichico. o

Glicina : Sintesi : aminoacido primario sintetizzato al livello dei terminali presinaptici e caricato allinterno di vescicole secretorie Azione inibitoria : Cellule del Renshaw inibitrici del midollo spinale corno anteriore

GABA (acido -aminobutirrico) : Sintesi : modifica di un aminoacido nei terminali presinaptici e caricato allinterno di vescicole secretorie. Riciclo (sinapsi tripartita) : nella sinapsi gabaergica partecipano degli pseudopodi di una cellula gliale con la funzione di ricatturare il neurotrasmettitore per reinviarlo al neurone iniziale. Recettori ionotropi : GABA a/c : pentamero proteico trasmembrana simile ai recettori nicotinici, permeabile al potassio e agli anioni cloro, con un azione iperpolarizzante veloce inibitoria presinaptica; il pi importante il GABA a, presente in tutto l'SNC. Recettori metabotropici GABA b : recettori pentamerici inibenti la via dell'adenilato ciclasi producendo una iperpolarizzazione inibente a lungo termine del terminale presinaptico per apertura lenta dei canali del potassio, svaforendo l'apertura dei canali del Ca voltaggio-dipendenti, e quindi il rilascio di neurotrasmettitore. NOTA MEDICA ! Maturit del neurone e GABA eccitatori Il neurone immaturo possiede un potenziale di membrana molto pi iperpolarizzato di un neurone maturo per via della maggiore quantit di ioni cloro al proprio interno; un attivazione dei canali del potassio, quindi, non permette una fuoriuscita massiva di potassio, ma una fuoriuscita di cloro con conseguente depolarizzazione eccitatoria del terminale

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Azione inibitoria : Neuroni del midollo spinale, cervelletto, nuclei della base e di molte aree della corteccia cerebrale Sostanze esogene agoniste : Benzodiazepine : farmaci ansiolitici Barbiturici : farmaci ipnotici e antiepilettici Sostanze esogene antagoniste : Bicucullina e picrotossina : sostanze che causano sindromi similepilettiche o Glutammato : Sintesi : aminoacido sintetizzato nei terminali presinaptici a partire dalla glutammina e caricato allinterno di vescicole secretrici. Riciclo sinapsi tripartita : nella costituzione della sinapsi entra a far parte anche un astrocita che possiede il ruolo di riassorbire il glutammato dalla fessura sinaptica, tramite trasportatore EAAT sui suoi pseudopodi, per poi deaminarla a glutammina ed, infine, rispedirla tramite vescicole specializzate, nuovamente allinterno del neurone glutamatergico che la ha utilizzata. NOTA MEDICA ! morbo di Alzheimer La carenza dei traportatori EAAT sulle cellule gliari, o lassenza delle cellule stesse nella sinapsi triupartita, provoca un accumulo anormale di glutammato causante un flusso di Ca neurotossico, responsabile dellatrofia centrale del morbo. Recettori ionotropici : NMDA : tetramero proteico transmembrana permeabile al sodio e al potassio, composto da 4 subunit glicoproteiche GluR ciascuna caratterizzata da un'unica catena polipeptidica, con C-terminale intracellulare, N-terminale extracellulare e 4 domini idrofobici M1-M4 dei quali M2, conformato a loop singolo interno al core idrofobico della membrana, forma il canale ionico transmembrana accostandosi agli altri domini omologhi; il recettore normalmente bloccato dal legame con un Mg, mentre viene attivato dal legame con una glicina e una glutammina, causando un potenziale postsinapico lento e duraturo Molto diffuso nellSNC AMPA : canale proteico ligando-dipendente e NON voltaggio-dipendente, permeabile al sodio e al potassio e attivato dal legame con la glutammina o con un acido AMPA, caratterizzato da un potenziale di equilibrio di 0 mV (come il recettore nicotinico) e da un potenziale postsinaptico abbastanza rapido. KAINATO : recettore permeabile sia al sodio che al potassio coinvolto nella modulaizone della liberazione del neurotrasmettitore nellSNC.

Recettori metabotropici : appartengono ad un'unica famiglia di recettori caratterizzati da varie subunit transmembrana e daqlla capacit di attivare le G-protein come secondi messaggeri. Recettori mGlu1-mGlu5 : recettori che attivano la via della fosfolipasi C causando una depolarizzazione eccitatoria duratura tramite lapertura dei canali del Ca e la chiusura dei canali del K; intervengono nei processi di plasticit sinaptica e di potenziamento a lungo termine

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Imp : le sinapsi glutamatergiche sono quelle pi plastiche dellintero sistema nervoso centrale. Recettore mGlu2-3-4-6-8 : recettori che inibiscono la via del cAMP, svolgendo un ruolo inibitorio in molti circuiti cerebrali (retina)

Azione eccitatoria : Neuroni sensoriali afferenti al talamo e alla corteccia cerebrale Sostanze esogene antagoniste : Ketamina e ketalar : sono in grado di inibire i recettori glutammatergici causando effetti di tipo allucinogeno e schizofrenia.

Serotonina : Sintesi : sintetizzata allinterno del terminale presinaptico per conversione del troptofano in 5diidrossi triptofano e, successivamente, in serotonina per poi essere caricata nelle vescicole secretorie Degradazione : la serotonina viene deamminata dalla monoamminossidasi MAO nelle terminazione sinaptica, e successivamente solforata da una solfotransferasi. Recettori ionotropici : canali transmembrana omo o etero pentamerici permeabili ai cationi sodio, dalla struttura e comportamento simile ai recettori nicotinici per lacetilcolina, che esercitano un azione eccitatoria nellSNC Recettori metabotropici : ce ne sono 10 tipologie differenti, tra le quali : Tipo I : hanno localizzazione presinaptica e vanno ad inibire la via delladenilato ciclasi avendo un effetto inibitorio a lungo termine nel rilascio stesso della serotonina dai terminali presinaptici. Tipo II : vanno ad attivare la via della fosfolipasi C esercitando un effetto eccitatorio a lungo termine.

Imp : i recettori della serotonina sono molto importanti nelle funzioni superiori del sistema nervoso centrale : attivit cognitive, attenzione, regolazione dei comportamenti emozionali; e funge un ruolo molto importante nellequilibrio dei ritmi circadiani, nellalimentazione e nellattivazione del centro emetico del vomito. Azione inibitoria : Neuroni della sostanza reticolare dei nuclei del rafe e del tronco encefalico per il controllo dolorifico e del meccanismo sonno veglia. Sostanze esogene agoniste : LSD : causa potenti effetti allucinogeni Ecstasi : causa effetti allucinogeni e iperattivit Sostanze esogene antagoniste : Antipsicotici, ansiolitici e antiemetici : vanno ad agire sui recettori serotoninergici inattivandoli transitoriamente. o Ossido nitrico :

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Sintesi : viene prodotto quando richiesto direttamente nel terminale presinaptico, per diffondere attraverso le membrane senza essere immagazzinato in vescicole secretorie. Azione di trascrizione : diffonde attraverso le membrane delle cellule senza attaccarsi ad un recettore transmembrana e va ad interagire direttamente con fattori di trascrizione nucleare modificando in modo permanente le attivit metaboliche del neurone e con esse la sua eccitabilit. Neuroni delle aree cerebrali responsabili del comportamento e della memoria a lungo termine Alto peso molecolare (neuropeptidi) : neurotrasmettitori di natura peptidica e di alto peso molecolare ad azione lenta ma molto forte, presenti in tutti i circuiti neurali lenti o con permanenza di informazione (memoria), che vengono sintetizzati nel citosol del pirenoforo neurale, direttamente allinterno di vescicole sboccianti dal Golgi, per poi scorrere lungo lassone trasporto assonale lento per fondersi alla membrana del terminale presinaptico senza essere riciclare successivamente. Sintesi : sono sintetizzati sempre come pre-pro-peptidi nellER rugoso, che sia contengono la sequenza segnale necessario allindirizzamento ed sia sono inattivi, per pi subire un clivaggio enzimatico nel pirenoforo che gli attiva e permette il loro caricamento nelle vescicole. Azione : i neuropeptidi possiedono un elevatissima affinit per il proprio ligando e, quindi, unazione molto intensa e duratura, soprattutto per la loro influenza sullattivit metabolica neuronale, quindi possono essere utilizzati dal neurone in quantit minori. Recettori metabotropici : tutti i recettori per i neuropeptidi sono di tipo metabotropico, associati alle proteine G o tirosin chinasici, e sono presenti sia negli organi innervati dallSNC, sia nellSNC stesso, dove compongono la maggior parte dei recettori metabotropici. Es : Endorfine : neuropeptidi controllanti sia le afferenze dolorose allSNC cosciente, agendo sul nucleo proprio del midollo spinale e sul grigio periacqueduttale mesencefalico, sia le risposte di tipo motivo del sistema limbico. EFFETTI DELLE SINAPSI SULLA MEMBRANA POSTSINAPTICA : Quantizzazione nella liberazione del neurotrasmettitore : il neurotrasmettitore viene liberato in un numero discreto di piccoli pacchetti di neurotrasmettitore - vescicole - proporzionalmente all'intensit del potenziale d'azione che causa tale liberazione; ogni pacchetto origina una variazione di potenziale postsinaptico di membrana di circa 1-2 mV. Imp : si considerano le vescicole di neurotrasmettitore come contenenti un uguale quantit di neurotrasmettitore

Minis : picchi di variazione di potenziale della membrana postsinaptica, causati dalla liberazione casuale e termodinamica di poche vescicole presinaptiche di eneruotrasmettitore, tutti di ampiezza pari ad un multiplo intero del minis pi piccolo (corrispondente al quanto di variazione di potenziale da vescicola) in genere di 1-2 mV

Correnti elettrotoniche e variazioni uniformi : il citoplasma del neurone contiene una soluzione elettrolitica estremamente conduttiva e, inoltre, il suo diametro sufficientemente lungo a consetire una conduzione immediata e senza resistenza; qualsiasi variazione di potenziale applicata ad un punto qualisasi della membrana del soma o die dendriti provoca una variazione di potenziale quasi esattamente uguale in tutta la membrana. PPSE potenziale postsinaptico eccitatorio : variazione di potenziale della membrana neuronale verso un valore meno negativo del potenziale di membrana a riposo che, potenzialmente, pu attivare un potenziale d'azione nel cono d'emergenza neurale.

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Formazione : quando il neurotrasmettitore contatta il suo recettore transmembrana sia sul soma che sui dendriti neurali si ha aumento di permeabilit al sodio con la depolarizzazione di tutta la membrana neurale uniformemente.

Durata del PPSE : la depolarizzazione per attivazione dei canali voltaggio dipendenti dura 1-2 ms, mentre la normalizzazione del potenziale di membrana dura 15 ms.

Insufficienza della singola sinapsi : normalmente per quanto forte sia l'impulso nervoso dato dal terminale presinaptico non mai sufficiente quello si un singolon neurone ad attivare il neurone postsinaptico, deve esserci sommazione. Influenza del cono di emergenza : la variazione di potenziale di membrana uniforme in tutto il neurone, tuttavia, il cono di emergenza avendo 7 volte pi canali Na voltaggiodipendenti soglia si eccitazione pi bassa di quella del soma, attivando cos i potenziali di risposta.

Soglia di eccitazione : differenza di potenziale del PPSE dal valore di riposo necessaria a scatenare un potenziale d'azione. Soma neurale > 40 mV Cono di emergenza = 20 mV

PPSI potenziale postsinaptico inibitorio : variazione del potenziale della membrana neuronale verso un valore pi negativo - iperpolarizzazione - del potenziale di membrana di riposo. Meccanismo : solitamente viene aumentata la permeabilit agli ioni cloro e potassio della membrana che, avendo potenziale di equilibrio pari a -70 e -95 mV, vanno a iperpolarizzare il potenziale di membrana rendendolo ancora pi negativo.

Durata del PPSI : l'iperpolarizzazione per apertura dei canali del Cl e del K dura 1-2 ms, la normalizzazione del potenziale di membrana dura 15 ms.

Inibizione : l'iperpolarizzazione della membrana neuronale va a rendere sempre pi negativo il potenziale di membrana rendendo sempre pi lontana la soglia di eccitazione per un'eventuale potenziale postsinaptico o potenziale d'azione scorrente nell'assone.

Inibizione postsinaptica : inibizione che va ad iperpolarizzare i dendriti o il soma neurale, rendendo pi lontano il raggiungimento della soglia di eccitazione nel cono di emergenza. Inibizione presinaptica : inibizione sempre effettuata tramite GABA, che va ad iperpolarizzare un determinato segmento dell'assone neurale o direttamente il terminale presinaptico impedendo la conduzione del potenziale d'azione sino ai canali del calcio.

SOMMAZIONE DEGLI EFFETTI SINAPTICI : siccome ogni singolo PPSE insufficiente al raggiungimento della soglia di eccitazione - 0,5-1 mV - del cono di emergenza, per attivare il potenziale d'azione di un neurone necessario sommare le PPSE di pi sinapsi sullo steso neurone. Sommazione di potenziali eccitatori e inibitori (inibizione) : i PPSI possono sommarsi ad un PPSE e contemporaneo o situato a breve distanza temporale causando un allontanamento dalla soglia di eccitazione del potenziale di membrana. Facilitazione o sommazione di PPSE : quando un PPSE ha un intensit insufficiente a superare la soglia di eccitabilit del cono di emergenza assonico si ha un avvicinamento alla soglia di eccitabilit dels potenziale di membrana facilitando la generazione di un potenziale dazione ad un successivo PPSE.

Sommazione spaziale : sommazione di pi potenziali postsinaptici avvenuti simultaneamente in pi terminali sparsi su ampie aree della membrana neuronale

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Imp : questo pu avvenire poich una differenza di potenziale applicata in qualsiasi punto della membrana neuronale provoca una variazione unifirome del potenziale di tutta la membrana. Sommazione temporale : sommazione di pi potenziali postsinaptici generati in una successione temporale abbastanza rapida da un'unica sinapsi. Costante di tempo : durata caratteristica dellimpulso di depolarizzazione o iperpolarizzazione sulla membrana del cono demergenza neuronale, direttamene proporzionale alla dimensione della superifice totale del neurone.

Imp : questo pu avvenire poich lo stato di depolarizzazione o di iperpolarizzazione del neurone ha una durata temporale di circa 15ms EFFETTI SINAPTICI SUI DENDRITI : leccitazione dei terminali postsinaptici neuronali avviene molto pi frequentemente sui dendriti ed il potenziale dazione viene riportato al soma mediante una corrente elettrotonica di ioni che fluiscono attraverso il suo corpo. Conduzione decrementale : siccome la membrana del dendrita sottile e relativamente permeabile agli ioni la corrente elettrotonica passante attraverso il dendrita soggetta ad un processo di resistenza che determina un decremento dintensit e di differenza di potenziale direttamente proporzionale alla distanza del PPSE dal soma. I dendriti pi corti, dove il PPSE o il PPSI viene applicato pi vicino al soma, sono pi efficaci nella variazione del potenziale di membrana del pirenoforo neurale.

Potenziali dazione dendritici : i dendriti posseggono un certo contenuto di canali trasnmembrana del calcio, sodio e potassio voltaggio-dipendenti che, sotto opportune variazioni di potenziale, vanno a generare potenziali dazione deboli tramite ingresso di ioni calcio; in questo modo vanno a mantenere lampiezza del PPSE scorrente nel dendrita. Sommazione temporale e spaziale dei potenziali dazione : i dendriti come il soma neuronale, possono sommare i PPSE e PPSI contemporanei o a breve distanza temporale fra loro RISPOSTA DEL NEURONE IN RELAZIONE AI PPSE E PPSI : Stato eccitatorio : grado complessivo di polarizzazione della membrana di un neurone sommando assieme tutte le influenze sinaptiche che giungono al neurone stesso. Stato eccitatorio : si ha quando gli impulsi eccitatori prevalgono su quelli inibitori Stato inibitorio : si ha quando gli impulsi inibitori prevalgono su quelli eccitatori

Risposta del neurone : il neurone spara per tutto il periodo nel quale il suo stato eccitatorio supera la soglia di eccitazione della membrana neuronale stessa (del cono di emergenza) Stato eccitatorio : dipende dalle caratteristiche del neurone ed differente da neurone a neurone Frequenza di impulsi neurali : dipende dalle caratteristiche del neurone stesso.

COATTIVAZIONE RECETTORIALE : fenomeno che vede la cosecrezione di due neurotrasmettitori differenti (andando contro il principio di Dale) agenti nella stessa direzione al fine di ottenere differenti intensit di stimolazione del terminale postsinaptico. Sinapsi secernente neurotrasmettitore a basso e altro peso molecolare : - Stimolazione breve e lieve del terminale presiaptico neurotrasmettitore a basso peso - Stimolazione prolungata ed intensa del terminale presinaptico neurotrasmettitore ad alto peso PLASTICITA SINAPTICA : caratteristica tipica delle sinapsi chimiche, alla base del processo dapprendimento, che vede una modifica strutturale della sinapsi nel tempo e della sua efficienza di conduzione.

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Postulato di Hebbe : si ha il potenziamento al lungo termine solamente quando avviene una stimolazione contemporanea del neurone pre e postsinaptico. LTP o potenziamento a lungo termine : miglioramento duraturo dellefficienza di conduzione di una sinapsi chimica che vede la generazione di potenziali dazione sempre pi intensi e lunghi. LTD o depressione a lungo termine : peggioramento duraturo dellefficienza di conduzione di una sinapsi chimica che vede la generazione di potenziali dazione sempre pi lievi e brevi.

CARATTERISTICHE DELLA TRASMISSIONE SINAPTICA : Fatica sinaptica : meccanismo che permette la cessazione di unattivit eccitatoria estremamente intensa e duratura di una sinapsi dopo un determinato numero caratteristico di impulsi. - Esaurimento delle vescicole di neurotrasmettitore, sufficiente solamente per 10000 impulsi. - Inattivazione dei recettori transmembrana del temrminale postsinaptico. - Sviluppo di concentrazioni anomale di ioni nel citoplasma del terminale postsinaptico. Fatica sinaptica come meccanismo di protezione : la fatica sinaptica consente di proteggere il sistema nervoso da uniperattivit e da unipereccitabilit dei neuroni (in caso di epilessia) troppo prolungata. Alcalosi nella trasmissione sinaptica : una variazione del pH sanguigno da 7,4 a 8 pu causare uno stato di ipereccitabilit di pochi o tutti i neuroni corticali, causando spesso crisi epilettiche. NOTA MEDICA ! soggetti predisposti alle crisi epilettiche Se i soggetti predisposti alle crisi epilettiche iperventilano possono avere una crisis epilettica per eliminazione dellanidride carbonica del sangue Acidosi nella trasmissione sinaptica : una variazione di pH del sangue da 7,4 a 7 sufficiente a deprimere fortemente lattivit neuronale di alcuni o tutti i neuroni corticali causando stati comatosi. Anossia nella trasmissione sinaptica : brevissimi periodi di anossia possono provocare abolizione totale delleccitabilit di molti neuroni dellSNC NOTA MEDICA ! perdita di coscienza per anossia Brevissimi periodi anossici, anche solo di 3-7 s, provocano sempre una perdita di coscienza sino a che un adeguata circolazione non ristabilita. SINAPSI NON INTEGRATIVE : tutte quelle sinapsi nelle quali non vi sommazione temporale o spaziale degli impulsi postsinaptici, bensi, ad ogni depolarizzazione postsinaptica corrisponde un potenziale dazione nella membrana cellulare bersaglio. GIUNZIONE NEUROMUSCOLARE O PLACCA MOTRICE : forma di sinapsi chimica colinergica che occorre tra un terminale presinaptico della ramificazione di un assone motorio bottone terminale ed un invaginazione del sarcolemma doccia sinaptica nella porzione centrale di una fibra muscolare striata volontaria, separate lun laltra da uno spazio vuoto di 20-30 nm fessura sinaptica allinterno del quale diffonde lacetilcolina, ed isolata esternamente da una guaina di cellule di Schwann chela separa dal liquido extracellulare; essa trasduce limpulso neurale in un potenziale dazione muscolare causante la contrazione motoria della fibra striata. Unit motoria : insieme ti tutte le giunzioni neuromuscolari che un solo assone fa con una o pi fibre muscolari striate di uno stesso muscolo; pi lunit motoria piccola pi fine sar il controllo della motilit del muscolo in toto.

Struttura del bottone terminale : espansione bottoniforme dellassone piramidale, possedente un assoplasma estremamente ricco di mitocondri per la sintesi dellacetilcolina e di vescicole per la sua secrezione (circa 300000 vescicole), caratterizzato da una membrana presinaptica butterata da numerosi addensamenti actinici inspessimenti densi ai lati dei quali si localizzano numerosi canali del calcio voltaggio-dipendenti che fanno entrare ondate di ioni Ca ad ogni potenziale dazione.

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Ruolo del calcio : come per i neuroni acetilcolinergici integrativi, un aumento della concentrazione di calcio nellassoplasma provoca sia unattivazione della calmodulina calcio che, legandosi alla sinapsina delle vescicole secretorie, le fa distaccare dal citoscheletro actinico degli inspessimenti densi; sia unattivazione della sinaptogamina nelle vescicole ancorate alla membrana presinaptica, causando lesocitosi di 125 vescicole ad impulso nervoso.

Fessura sinaptica : viene riempito da uno stroma liquido allinterno del quale sono presenti grandi concentrazioni di un enzima degradativo dellacetilcolina acetilcolinesterasi. Struttura della doccia sinaptica : viene caratterizzata da numerose invaginazioni nel citoplasma cellulare, delimitate da espansioni digitiformi del sarcoplasma nella fessura sinaptica pliche subneurali possedenti nella propria porzione pi vicina al bottone terminale una grande quantit di canali ionici nicotinici (per lacetilcolina) e, nel fondo dello fosse che le separano, una grandissima quantit di canali del sodio voltaggiodipendenti. Recettore nicotinico per lacetilcolina : proteina recettoriale di 275 KDa composta da 5 subunit transmembrana a formare un canale ionoforo dal diametro di 0,65 nm che, grazie a numerosi gruppi aminoacidici negativi al proprio interno, permette la facile diffusione di ioni Ca, Na e K in entrambi i sensi ed ostacola la diffusione degli anioni Cl; il suo stato aperto determinato dal cambiamento allosterico conseguente al legame con 2 molecole di acetilcolina. Specificit cationica del recettore nicotinico : il recettore nicotinico permette il passaggio di Cationi Na, Ca e K, ostacolando quello degli ioni Cl, sia per lelevatissima concentrazione di ioni Ca e Na extracellulari e K intracellulari, sia per la estrema negativit del potenziale del sarcoplasma : ben al di sotto del potenziale di equilibrio del Cl. Potenziale di qeuilibrio del recettore : anche se premette il flusso bidirezionale di cariche positive, il suo potenziale di equilibrio fisso a 0 mV; valore che determina ugualmente una depolarizzazioe elevata del potenziale di equilibrio del sarcoplasma fisso a -90 mV

CONTRAZIONE DEL MUSCOLO STRIATO E POTENZIALE DAZIONE : Potenziale di placca o end plate potential : intensa depolarizzazione di 55-75 mV del sarcoplasma nella doccia sinaptica, causata dalla liberazione dei acetilcolina dal bottone sinaptico in seguito ad un unico impulso nervoso, che si estende nel sarcoplasma adiacente causando sempre un potenziale dazione. Soglia di sicurezza : il potenziale di placca, normalmente, ha unampiezza pari a 3 volte la soglie di eccitazione del sarcoplasma, in modo da assicurare, anche in caso di stanchezza sinaptica e carenza di vescicole, la capacit di controllo del neurone sulla fibre muscolare. Rimozione dellacetilcolina dalla fessura sinaptica : lacetilcolina, dopo un pontenziale di placca, deve essere rimossa nel giro di qualche millisecondo per impedire una contrazione spastica della fibra muscolare; questo avviene per degradazione enzimatica tramite acetilcolinesterase e tramite dispersione dellacetilcolina nellambiente extracellulare.

Potenziale dazione del sarcolemma : onda di depolarizzazione del sarcolemma da -90 a 0 mV, causata dallattivazione dei canali del sodio voltaggio dipendenti, in seguito al superamento della soglia di eccitazione della membrana; in grado di propagarsi bidirezionalmente a tutta la fibra muscolare striata volontaria causando laccoppiamento eccitazione-contrazione responsabile dellaccorciamento dei sarcomeri della cellule e quindi dellintera fibra muscolare. Durata del potenziale dazione : 1 5 ms Velocit di conduzione : 3 5 ms

Propagazione del potenziale dazione : siccome la fibra muscolare possiede una lunghezza ed una permeabilit agli ioni cloro estremamente elevate, la conduzione elettrotonica del potenziale dazione attraverso di essa sarebbe

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assolutamente inefficace; risulta necessario, quindi, la rigenerazione del potenziale dazione tramite attivazione dei canali del sodio voltaggiodipendenti. Potenziale del sarcolemma a riposo : per via della grande concentrazione intracellulare di anioni Cl il potenziale transmembrana del sarcolemma ammonta a -80 -90 mV ACCOPPIAMENTO ECCITAZIONE-CONTRAZIONE : Reticolo sarcoplasmatico : intreccio di compartimenti intracitosolici, suddivisi in cisterne e tubuli, capaci di trasportare il potenziale dazione del sarcoplasma sino in profondit della fibra muscolare massimizzando la sua capacit di aumentare la concentrazione sarcoplasmatica di ioni Ca, causando la contrazione ATPasica dei sarcomeri. Tubuli a T : lunghissime introflessioni tubulari dello spazio extracellulare, composti da una membrana plasmatica ricca di canali del sodio voltaggio dipendenti e recettori per la diidropiridina, che penetrano in profondit attorno alle miofibrille delle fibre muscolari, per andare a contattare le cisterne del reticolo sarcoplasmico ai quali recettori della rianodina si accoppiano funzionalmente e meccanicamente. Cisterne : cisterne intracellulari chiuse e disposte a coppie attorno ai tubuli a T triade riempite da un liquido elettrolitico ad altissima concentrazione di ioni Ca chelati alla calsequestrina, possedente una membrana plasmatica ricca di recettori per la rianodina accoppiate ai recettori della diidropiridina e di pompe per il Ca. Pompa del Ca ATPasica : pompa proteica transmembrana del reticolo sarcoplasmatico, sempre attiva, capace di pompare il calcio dal sarcoplasma al reticolo sarcoplasmatico sino a concentrazioni pari a 10000 volte il livello standard. Calsequestrina : proteina capace di chelare 40 ioni Ca per singolo elemento molecolare, che aiuta a diminuire il gradiente elettrochimico del calcio a cavallo delle cisterne sarcoplasmatiche, rendendo il lavoro della pompa Ca++ molto meno dispendioso. Aumento della concentrazione Ca : quando il potenziale dazione penetra attraverso i tubuli a T raggiungendo la prossimit delle cisterne, attiva i recettori per la diidropiridina sulla membrana tubulare che aprono, a loro volta, i relativi recettori per la rianodina sulla membrana delle cisterne; questi si aprono per pochi millisecondi lasciando uscire un flusso massivo di ioni Ca nel sarcoplasma che andr a stimolare la contrazione dei sarcomeri . Transiente eccitatorio Ca : onda di concentrazione di ioni Ca della durata di 1/20 di secondo, che fluisce attraverso il sarcoplasma della fibra muscolare andando a stimolare la contrazione di tutte le miofibrille; essa eleva la concentrazione intracitoplasmatica del Ca di 500 volte il suo valore standard, superando di 10 volte il limite di contrattilit dei sarcomeri nella fibra.

Imp : siccome la contrazione del sarcomero dura molto poco, circa 1/20 di secondo (tanto quanto dura londa di concentrazione del calcio) uneventuale contrazione duratura del muscolo deve essere eseguita con la ripetizione di multipli impulsi nervosi contrattivi a frequenze elevate.

LA SENSIBILIT
Riorganizzazione delle lezioni di Vassanelli SENSIBILIT: complesso di funzioni del sistema nervoso che permettono di trasdurre segnali provenienti dallinterno e dallesterno (variazioni di energia trasdotte in potenziali dazione, ad opera degli organi di senso) e dei meccanismi di elaborazione che portano ad indurre risposte riflesse (nel midollo spinale e nel tronco encefalico) o raggiungere una vera e propria percezione cosciente (a livello di corteccia, aree somatosensoriali e cognitive)

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Imp : infatti ascendendo nel sistema nervoso centrale il concetto di sensibilit si espande fino ad arrivare alla percezione degli stimoli. Organi di senso (trasduttori) : trasduttori del segnale contenenti cellule deputate a trasdurre le varie forme di energia (che rappresentano gli stimoli sensoriali) in una variazione di potenziale di membrana - recettori sensoriali che la forma interpretabile dal nostro sistema nervoso. Udito Vista Olfatto Gusto Esterocettivit cutanea Propriocettivit Enterocettivit

Stimoli : segnali energetici che interagisccono con il nostro corp. sensibilit esterocettiva : stimoli che provengono dallesterno del nostro corpo sensibilit enterocettiva : stimoli che provengono dallinterno del nostro corpo

Vie della sensibilit, ad eccezione del nervo ottico ed olfattivo, decorrono sia nei nervi spinali che nei nervi cranici CLASSIFICAZIONE SUL MECCANISMO DI TRASDUZIONE DEL SEGNALE : Sensibilit dolorifica (nocicettori) : coinvolge recettori trasducenti stimoli lesivi in potenziali dazione. Sensibilit meccanocettiva (meccanocettori) : coinvolge dei meccanocettori in grado di trasdurre input meccanici in potenziali dazione. Tatto Popriocettivit Barocettivit (anche se non sono presi in considerazione) Equilibrio Udito

Sensibilit termica (termocettori) : coinvolge dei recettori in grado di trasdurre input termici in potenziali dazione. Sensibilit somatica esterocettiva termica

Sensibilit elettromagnetica (coni e bastoncelli) : coinvolge dei recettori in grado di trasdurre fotoni elettromagnetici (nelluomo) in potenziali dazione. Vista (nelluomo)

Sensibilit chimica (chemiocettori) : coinvolge dei recettori in grado di trasdurre variazioni dii composizione chimica o concentrazioni istantanee in potenziali dazione. Gusto Olfatto

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Glomi

Raggruppamento dei 5 sensi per zona dazione : Sensibilit esterocettiva : permette di percepire e configurare il mondo che sta al di fuori del corpo. Sensibilit Somatiche : sono presenti la meccanocettiva, la termica e la dolorifica, Sensibilit Speciali : troviamo la vista, ludito, lequilibrio, lolfatto ed il gusto.

Sensibilit enterocettiva o viscerale : permettono di monitorare lo stato spaziale, dinamico e funzionale-fisiologico dei tessuti di tutto il corpo, generando riflessi autonomi necessari allomeostasi. Sensibilit Somatiche : sono presenti meccanocettivit , termocettivit, nocicettivit Sensibilit Speciali : sono presenti chemiocettivit (prevalentemente glomi o cellule sparse)

Sensibilit propriocettiva : riguarda gli stimoli sia interni che esterni, permettendo di percepire e ricostruire la posizione dei vari segmenti corporei nello spazio ORGANIZZAZIONE DELLE VIE SENSITIVE : le vie di trasmissione del senale nervoso, si organizzano in una catena di neuroni - sensitivi primari, secondari e terziari in grado, terminalmente, di portare linformazione ai gangli dintegrazione autonoma locale, che organizzano riflessi autonomi, a centri inferiori del midollo spinale o del tronco encefalico, che organizzano riflessi autonomi o somatici incoscienti, e al talamo o al rinencefalo, che organizzano una risposta di tipo cosciente. Neurone sensitivo primario : il primo neurone della via sensitiva sempre esterno allSNC (tranne che per la propriocettivit del viso) che percepisce direttamente o indirettamente tramite recettore specifico (es bastoncello) lo stimolo energetico andando ad inviarlo al secondo neurone sensitivo localizzato nellSNC o ad interneuroni che ne dividono il segnale o generano unarco diastaltico. Suddivisione del segnali in ingresso : molto spesso, per la sensitivit di tipo enterocettivo od esterocettivo somatico (non speciale) quando lassone del neurone sensitivo primario entra nel midollo spinale o nel tronco encefalico, si ha una suddivisione del suo assone al fine di coinvolgere il maggior numero possibile di neuroni sensitivi secondari, questo genera un elevata sicurezza alle lesioni delle vie di trasmissione del segnale, tuttavia, determina una bassa precisione del segnale.

Neurone pseudounipolare : neuroni veicolanti tutta la sensibilit somatica viscerale esterocettiva, caratterizzati da un corpo assonico gangliare a forma di goccia e senza ramificazioni dendritiche, dotato di un unico cono demergenza, in grado di dividersi a T in un assone centrifugo, verso il recettore od il territorio da innervare, ed un assone centripeto, verso i neuroni sensitivi secondari; non catalogabile efficacemente. Neurone bipolare oppositopolare : neuroni veicolanti la sensibilit esterocettiva speciale, caratterizzati da un corpo assonico affusolato dal quale originano, ad un polo un lungo prolungamento terminante in una ramificazione dendritica sempre rapportata a qualche recettore, e dallaltro polo un lungo prolungamento assonico terminante al neurone sensitivo secondario. Neurone sensivito secondario (o catena di neuroni): neurone multipolare stellato disposto sempre allinterno di un nucleo dellSNC in grado di ricevere il segnale sensitivo proveniente dal neurone sensitivo primario per poi inviarlo centripetamente lungo le vie di connessione dellSNC per andare a formare sinapsi con neuroni sensitivi terziariari, o con interneuroni che ne dividono il segnale o generano un arco diastaltico.

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Neurone sensitivo terminale : neurone multipolare posto allinterno del talamoin grado di integrare terminalmente il segnale per andare a elaborare una risposta riflessa o rendere cosciente linformazione sensoriale inviandola mediante una catena polineuronale al tutto lencefalo. GENERAZIONE DEGLI IMPULSI NELLESTEROCETTIVITA (ES. CORSPUSCOLO DEL PACINI) :

CORPUSCOLO DEL PACINI : meccanocettore tattile di grandi dimensioni, a forma di cipolla, composto da un di guscio di guaine concentriche di cellule connettivali (cellule di schwann

modificate) avvolgenti un'unica fibra nervosa recettoriale, ricca di canali ionici meccanosensibili e con una guaina mielinica iniziante direttamente allinterno del corpuscolo del pacini, in grado di distribuire la pressione su tutta la struttura della fibra; questorgano risponde alla stimolazione fisica a pressione con un aumento di potenziale di membrana proporzionale allintensit della stessa stimolazione meccanica potenziale generatore recettoriale in grado di causare un potenziale dazione solo superata la soglia treshold di 10mV.

Canali meccanosensibili : sono dei canali ionici, conducenti generalmente cationi (preferibilmente Na+, utile alla depolarizzazione) in grado di aumentare il tempo passato nella propria conformazione aperta proporzionalmente alla pressione su di essi esercitata; essi sono caratterizzati da una struttura transmembrana simile ai canali voltaggio dipendenti Na, ma possedente una subunit connessa alla matrice extracellulare ed una subunit connessa al citoscheletro cellulare; in questo modo flessioni della fibra possono causare lapertura dei canali e la depolarizzazione. POTENZIALE GENERATORE : aumento progressivo del potenziale di membrana, prodotto ed agente nella stessa fibra amielinica contenuta nel corpuscolo del pacini (senza propagarsi nella fibra efferente), possedente unintensit proporzionale in modo lineare allintensit di compressione della fibra stessa, in grado di depolarizzare il primo nodo di ranvier pi vicino sino ad una soglia di treshold dopo la quale il potenziale generatore si traduce in un potenziale dazione propagato lungo la fibra nervosa. Relazione intensit di stimolo-frequenza di scarica : un aumento dellintensit di stimolazione meccanica del corpuscolo del Pacini, provoca un aumento proporzionale dellintensit del potenziale di membrane, determinando

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un aumento del potenziale transmembrana del primo nodo di Ranvier; questo causa una maggiore capacit di superare le maggiori soglie di reffrattariet delle terminazioni gi attivate, andando ad accelerare la frequenza delle depolarizzazioni della fibra mielinica Adattamento della risposta recettoriale allo stimolo cronico : quando uno stimolo diviene prolungato, tutti i recettori dimostrano una diversa capacit di ridurre la frequenza e lampiezza della propria scarica di potenziali dazione, in modo da silenziare o diminuire la percezione o leffetto di un determinato stimolo. Recettori tonici : sono recettori che adattano lentamente la propria frequenza di scarica basale, sino ad un minimo oltre al quale non possono pi scendere; coinvolgono i recettori incoscenti del sistema propriocettivo o della sensibilit viscerale. Barocettori Chemocettori Nocicettori Recettori fasici : sono recettori che adattano velocemente la propria frequenza di scarica basale, sino ad una frequenza nulla di silenziamento; coinvolgono i recettori coscienti della sensibilit esterocettiva e speciale. Termocettori Chemocettori Meccanocettori Vista Imp : la stimolazione tattile leggere e continuata, infatti, risulterebbe molto fastidiosa se fosse continuata nel tempo in modo costante; tuttavia, la stimolazione viscerosensitiva o dolorifica, ha un ruolo nel mantenere lomeostasi del corpo soprattutto se prolungata; sua funzione, quindi, durare nel tempo.

GRAFICO A diamo uno stimolo (sufficientemente elevato per superare la soglia) e misuriamo il potenziale di recettore: inizialmente il potenziale del recettore arriver a superare la soglia. Se lo stimolo permane, il potenziale del recettore inizia a diminuire lampiezza, il recettore si adatta. E un meccanismo legato allo stato di apertura dei canali meccanosensibili che iniziano ad essere meno aperti, la probabilit di apertura diminuisce nel tempo e quindi il potenziale di recettore diminuisce.

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Ci si traduce nel fatto che mentre inizialmente si era sopra soglia e si sparavano potenziali dazione (il neurone veniva stimolato), mano a mano che lo stimolo perdura, si va sotto soglia, non si avranno pi potenziali di azione e si ha un rarefarsi progressivo della frequenza di scarica del neurone.

GRAFICO B allinizio dello stimolo, il potenziale di soglia superato e si ha la scarica. I recettori poi si adattano molto rapidamente, la scarica diminuisce e si annulla rapidamente. Lo stimolo si applica, rimane costante per un po e torna a zero. Si avr una prima risposta solo allinizio dello stimolo, nella fase iniziale: (alcuni recettori come il corpuscolo di Pacini rispondono non solo nella fase di applicazione dello stimolo ma anche quando questo viene rimosso) INTERPRETAZIONE DELLINTENSITA DELLO STIMOLO : il cervello percepisce, in ogni momento, unelevatissima quantit di segnali simili che giungono da tante tipologie differenti di recettori sensitivi; tuttavia riesce a distinguerne perfettamente la natura, la posizione o la provenienza riflessa, e la intensit del segnale; questo tramtite una suddivisione a mappa specifica della percezione sensoriale cerebrale e ad una discriminaizone (frequenza dipendente) e numero di fibre dipendente dellintensit dello stimolo. DISCRIMINAIZONE DELLA NATURA E DELLA POSIZIONE (LEGGE DELLA PROIEZIONE) : qualunque sia il punto dinduzione di un potenziale dazione lungo una via specifica per una particolare sensibilit in un particolare settore del corpo, la sensazione percepita sar uguale a quella generata naturalmente dalla stimolazione di quella sensibilit in quel settore. DISCRIMINAZIONE DELLINTENSITA DI UN IMPULSO : lintensit di uno stimolo percepito dal sistema nervoso centrale dipende sia dalla frequenza della scarica

recettoriale, sia dal numero di recettori (e di fibre nervose) che tale stimolo ha attivato. Interpretazione per frequenza di scarica recettoriale : siccome un aumento dellintensit dei stimolaizone sul recettore porta ad un aumento automatico della frequenza di scarica recettoriale; allora il cervello portato ed interpretare un aumento della frequenza con un aumento dellintensit

Andamento della frequenza rispetto allintensit dello stimolo : allaumentare dellintensit della stimolazione sensoriale la frequenza di scarica del recettore aumenta in modo logharitmico, con un rapido aumento iniziale per brevi variazioni di intensit e con una lento aumento finale per intensit pi elevate, terminante in una saturazione della frequenza di stimolazione.

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Legge di Stevens: la frequenza di risposta ad uno stimolo proporzionale alla frazione dellintensit massima con il quale lo stimolo applicato S con, a seconda del recettore coinvolto, lelevazione e la moltiplicazione per due costanti A e K.

Legge di Weber-Fechner della percezione (vecchia legge non pi supportata) : la frequenza di risposta ad uno stimolo, espressa come moltiplicazione della minima frequenza possibile, varia logaritmicamente rispetto allo stimolo espresso come moltiplicazione del mimino stimolo ancora percepibile; e cio, varia in modo logaritmico rispetto alla variazione della frequenza di risposta del recettore.

I intensit dello stimolo Io stimolo minimo in grado di produrre una sensazione k costante che varia a seconda delleperimento s intensit della percezione Grafico sullesperimento intensit dello stimolo/frequenza di risposta eseguito sul gatto : in ascissa riportata lintensit della stimolazione (espressa in centesimi rispetto allo stimolo massimale che si pu applicare); in ordinata riportata la frequenza di scarica

Allinizio la frequenza di scarica cresce molto rapidamente, poi cresce sempre meno fino ad arrivare ad una situazione di saturazione (posso aumentare lo stimolo finch voglio ma la frequenza di scarica rimane la stessa) secondo (nel gatto) un coefficiente A = 0,52 ed un coefficiente K = 9,4

R risposta in termini di frequenza di scarica 9,4 costante che varia da esperimento ad esperimento s intensit stimolo 0,52 costante arbitraria che dipende dallesperimento Percezione dello stimolo a seconda dellintensit di stimolazione : la variazione dintensit di stimolazione viene percepita dalla coscienza come una variazione lineare dellintensit di percezione; questo dimostra un interpretazione del cervello logaritmica dellaumento di frequenza recettoriale.

R frequenza della stimolazione Interpretazione per unit sensoriali attivate : il cervello percepisce la variazione dintensit di un impulso in base alla quantit di campi recettivi stimolati, e quindi, in base al numero di unit sensoriali attivate dallo stimolo, ed in base alla soglia minima dei recettori attivati dallo stimolo. Unit sensoriale : il complesso formato da un assone e da tutte le sue ramificazioni dendritiche, recettori inclusi, innervanti una determinata area di tessuto campo sensoriale parzialmente sovrapposto a quello delle altre unit sensoriali limitrofe.

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Numero di unit sensoriali attivate e intensit dello stimolo : un aumento dellintensit dello stimolo porta ad unaumentata interazione con le aree sensoriali limitrofe; causando un attivazione di multiple aree sensoriali.

Soglia minima dattivazione dei recettori : ogni recettori possiede una soglia minima dintensit di stimolazione necessaria per evocare un potenziale dazione nella fibra nervosa efferente; laltezza di questa soglia minima determina se il recettore per stimoli pesanti o per stimoli leggeri, e quindi linterpretazione cerebrale della sua frequenza di scarica.

CLASSIFICAZIONE DELLE FIBRE NERVOSE : CLASSIFICAZIONE DELLE FIBRE NERVOSE : le fibre nervose possiedono una velocit di conduzione varibile dai 120 m/S sino agli 0,5 m/s; la quale viene determinata dal grado di mielinizzazione e dal siametro della fibra. FIBRE MIELINICHE O DI TIPO A: fibre dotate di guaina mielinica per donare un aumentata velocit di conduzione conduzione saltatoria dle potenziale dazione, possedenti una velocit variabile in base al loro diametro da 120 a 0,5 m/s, responsabili della conduzione di tutti i segnali esterocettivi somatici e speciali. Gruppo Ia o A : fibre propriocettive provenienti dalle terminazioni anulospirali dei fusi neuromuscolari, possedenti un diametro di 17um ed una velocit di conduzione da 120 a 80 m/s Gruppo Ib o A : fibre propriocettive provenienti dagli organi tendinei del Golgi , possedenti un diametro di 16um ed una velocit di conduzione da 110 a 80 m/s Gruppo II o A A : fibre esterocettive portanti il tatto epicritico, possedenti un diametro di 8 um ed una velocit di conduzione da 75 a 33 m/s. Gruppo III o A : fibre esterocettive portanti la sensibilit tattile protopatica, possedenti un diametro di 3um ed una velocit di conduzione da 30 a 3 m/s FIBRE AMIELINICHE O GRUPPO C O GRUPPO IV : fibre dotate di un rivestimento di cellule di schwann senza guina multipla mielinica, e possedenti un diametro tra 1,5 e 0,5 um ed una velocit di conduzione variabile in base al loro diametro da 2 a 0,5 m/ e responsabili della conduzione dei segnali esterocettivi di dolore urente, sensibilit termica, sensibilit viscerale, prurito e tatto grossolano; questo tipo di fibre compone lamaggior parte delle fibre dei nervi spinali e la totalita delle fibre sensitive dei nervi autonomi. SENSIBILITA ESTEROCETTIVA : GENERALITA : RECETTORI E FUNZIONI : corpuscoli di Pacini percezione specifica e risposta agli stimoli vibranti corpuscoli di Meissner risposta alle variazioni dinamiche della pelle, fasico corpuscoli di Ruffini risposta allo stretch, stiramento della pelle, tonico dischi di Merkel sono i pi sensibili e permettono di riconoscere la forma degli oggetti e la natura della loro superficie con alta capacit di discriminazione terminazioni libere recettori nocicettivi deputati alla percezione del dolore e forse anche del caldo e del freddo FIBRE NERVOSE LEGATE AI SENSI CUTANEI :

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Via dei cordoni posteriori : porta la sensibilit esterocettiva epicritica e protopatica cosciente al nucleo ventrale posteriore del talamo 1. Neurone sensitivo primario : neurone pseudounipolare di grosso calibro, presente nella met mediale del ganglio spinale. Assone centrifugo : grosse e mielinizzate fibre nervose A o Ia che si dirigono allinterno dei nervi spinali per terminale localmente ai corpuscoli del pacini e dai dischi del Merkel ed ai propriocettori coscienti muscolo-articolari. Assone centripeto : grosse e mielinizzate fibre nervose A o Ia che continuano nella met mediale della met mediale della radice posteriore dei nervi spinali per poi penetrare nel cordone posteriore della sostanza bianca midollare (saltando il filtro della sostanza gelatinosa del Rolando) per poi risalire omolateralmente sino ai nuclei gracile e cuneato omolaterali o dare collaterali alla stessa sostanza gelatinosa. Fascicolo gracile : scorre nella porzione pi mediale dei cordoni posteriori portando la sensibilit esterocettiva epicritica e protopatica cosciente della porzione sacrale, posta pi medialmente e della porzione lombare, posta pi lateralmente. Fascicolo cuneato : scorre nella porzione pi laterale dei cordoni posteriori portando la sensibilit esterocettiva epicritica e protopatica cosciente della porzione toracica, posta pi medialmente e della porzione lombare, posta pi lateralmente. Collaterali ai neuroni sensitivi secondari del lemnisco spino-talamico (anterolaterale) : vanno ad agire sul III, IV, V, VI strato della sostanza grigia, mediando lingresso degli stimoli di tipo protopatico esterocettivo somatico. 2. Neurone sensitivo secondario : neuroni multipolari di grandi dimensioni contenuti allinterno dei nuclei gracile e cuneati della porzione infero-posteriore del bulbo, possedenti : Assone centripeto : decussante nella decussazione tegmentare superiore per risalire nella sostanza bianca controlaterale del tronco encefalico lemnisco mediale andando a terminare al nucleo ventrale posteriore del talamo, mantenendo in esso la medesima somatotopia, andando a terminare sulle aree 321 di Bordmann somatosensoriale I e II.

Via del lemnisco spinale o via spino-talamica o sistema anterolaterale : sistema che porta lesterocettivit protopatica cosciente al nucleo ventrale posteriore del talamo, al nucleo reticolare ed intralaminare del talamo ed alla formazione reticolare del tronco encefalico Somatotopia del lemnisco spinale : tutti i fasci spinotalamici possiedono una fasci caudali pi laterali, mentre fasci pi rostrali posti pi medialmente; ovvero con fasci sacrali lateralmente, e fasci cervicali medialmente, questa domatotopia si mantiene anche nel talamo

Fascio spinotalamico ventrale o paleospinotalamico : fascio che porta la sensibilit esterocettiva tattile grossolana e dolorifica, mediando la funzione motivazionale del dolore, allinterno del cordone laterale controlaterale del midollo spinale, sino alla formazione reticolare mesencefalica ed al nucleo talamico centrolaterale. 1. Neurone sensitivo primario : neurone di tipo pseudounipolare di piccolo o medio calibro, contenuto nella porzione medio-centrale del ganglio spinale che invia :

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Assone centrifugo : piccole fibre mielinizzate tipo A o gruppo II scorrenti allinterno del nervo spinale per terminare ai corpuscoli del Pacini, del Meissner e del Ruffini della zona cutanea da innervare. Assone centripeto : piccole fibre mielinizzate tipo A o gruppo II scorrenti allinterno della porzione mediale della radice posteriore del nervo spinale, andando a superare il filtro della sostanza gelatinosa del Rolando per terminare sui neuroni secondari della III e IV lamina omolaterale.

2. Neurone sensitivo secondario : neurone multipolare di piccole dimensione, contenuto allinterno della III e IV lamina omolaterale del corno posteriore midollare, inviante : Assone centripeto : decussante alla decussazione grigia della sostanza grigi per andare a risalire nel cordone anteriore della sostanza bianca controlaterale fascio spinotalamico ventrale sino a risalire il tronco encefalico nel lemnisco mediale andando a fare sinapsi con il nucleo posteriore ventrale del talamo, con il nucleo reticolare, intralaminare e della linea mediana del talamo e con la sostanza reticolare mesencefalica (attivatrice per lo stato di veglia della corteccia cerebrale), le quali proiettano al lobo limbico, al lobo frontale e allinsula.g

Fascio spinotalamico laterale o neospinotalamico : fascio che porta la sensibilit esterocettiva dolorifica e termica, mediando la componente sensitivo discriminativa del dolore, allinterno del cordone laterale controlaterale del midollo spinale, sino al nucleo ventroposterolaterale del talamo, e quindi alla corteccia somatosensitiva I e II. 1. Neurone sensitivo primario : neurone di tipo pseudounipolare di piccolo, contenuto nella porzione mediocentrale del ganglio spinale che invia : Assone centrifugo : piccole fibre mielinizzate tipo A o gruppo II e del tipo C o gruppo IV scorrenti allinterno del nervo spinale per terminare con terminazione libere della zona cutanea da innervare. Assone centripeto : piccole fibre mielinizzate tipo A o gruppo II e del tipo C o gruppo IV scorrenti allinterno della porzione centrolaterale della radice posteriore del nervo spinale, andando a fare sinapsi con i neuroni della sostanza gelatinosa del Rolando (lamina I) o con i neuroni secondari del nucleo porprio (lamina II)

2. Interneurone sensitivo della sostanza gelatinosa del Rolando : sono dei piccoli neuroni multipolari della sostanza gelatinosa del rolando, che fanno sinapsi con i neuroni sensitivi secondari del nucleo porprio con la funzione di modulare il passaggio degli stimoli dolorosi ai neuroni secondari in base alla loro natura ed in base alla regolazione da parte del sistema reticolare. 3. Neurone sensitivo secondario : piccoli neuroni multipolari posti nella II lamina o nucleo proprio del corno posteriore omolaterale del midollo spinale emettenti. Assone centripeto : decussante alla decussazione grigia della sostanza grigia per andare a risalire nel cordone laterale della sostanza bianca controlaterale fascio spinotalamico laterale sino a risalire il tronco encefalico nel lemnisco mediale andando a fare sinapsi con il nucleo posteriore ventrale del talamo, con il nucleo reticolare, intralaminare e della linea mediana del talamo e con la sostanza reticolare mesencefalica (attivatrice per lo stato di veglia della corteccia cerebrale)

SENSIBILITA TATTILE :

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MECCANOCETTORI DEL TATTO : sono tutti quanti rappresentati da corpuscoli con una distribuzione estremamente disomogenea in rapporto alle aree di maggiore importanza esterocettiva; si possono suddividere in meccanocettori epicritici, per la sensibilit fine, e meccanocettori protopatici, per la sensibilit grossolana Corpuscoli di Meissner: molto numerosi nelle regione cutanee glabre (specie in polpastrelli, labbra, palme dei piedi ecc.) Campi recettivi piccoli e ben definiti : caratteristica che permette elevata discriminazione spaziale o acuit permettendo una percezione fine della forma delle superfici (Es : e riconoscono le caratteristiche dinamiche fini degli oggetti) Trasduzione di stimoli rapidi : permette la percezione di interazioni istantanee con lambiente (Es : afferrare una palla) Recettori fasici : percepiscono la variazione della pressione sulla pelle (Es : percepiscono vibrazioni a bassa frequenza)

Dischi di Merkel: segnalano caratteristiche statiche delloggetto e sono infatti recettori tonici (rispondono per alcuni secondi allo stimolo). Campi recettivi piccoli ed elevata densit recettoriale : che favorisce ina grande discriminazione spaziale o acuit (Es : percezione delle lievi pressioni delle irregolarit degli oggetti) Recettori tonici : percepiscono gli stimoli prolungati sulla pelle (Es : lievi pressioni esercitate sulla cute)

Organi del Ruffini: Campi recettivi molto grandi : possiedono una bassa discriminazione spaziale (Es : percepiscono il tatto grossolano) Recettori tonici : percepiscono gli stimoli prolungati sulla pelle (Es : forti pressioni esercitate sulla cute)

Corpuscoli di Pacini: nel derma della pelle e sono molto simili agli organi del Ruffini ma meno risolutivi. Campi recettivi molto grandi : possiedono una bassa discriminazione spaziale o acuit (Es : percepiscono vibrazioni ad alta frequenza di grandi aree, persino di intere dita) Recettori fasici : percepiscono la variazione della pressione sulla pelle (Es: vibrazione ad alta frequenza)

ACUIT TATTILE O RISOLUZIONE SPAZIALE : la misura della massima distanza tra due stimolazioni puntiformi alla quale siano percepite ancora come distinte dal cervello, determinata dal meccanismi periferici di affinamento del segnale e da meccanismi centrali di affinamento del segnale. Elevata acuit : di percepiscono sue stimoli ancora come distinti a millimetri o frazioni di millimetro di distanza. Labbro Polpastrelli (pelle glabra) Lingua

Bassa acuit : si percepiscono due stimoli ancora come distinti a centimetri di distanza. Pelle pelosa (in generale) Schiena : acuit di 1-3 cm Polpaccio : acuit di 5 cm

MECCANISMI LOCALI DI DETERMINAZIONE DELLACUITA : Densit di singoli campi sensoriali per unit di superficie : pi campi sensoriali ci sono per la medesima unit di superficie pi efficacemente si pu discriminare la separazione delle stimolazione puntiformi mediante assoni differenti; questa caratteristica a propria volta determinata dalla :

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Densit di recettori per unit di superficie : pi la superficie della cute e ricca di recettori pi possibilit ho di creare un maggior numero di campi sensoriali. Dimensione dei campi sensoriali : meno recettori innervano le unit sensoriali (singoli assoni), e quindi pi piccola larea innervata da ogni singolo assone, pi efficacemente potrdiscriminare due stimolazioni vicine.

Bassa divergenza della via sensoriale : minore la quantit di neuroni sensitivi secondari che il neurone sensitivo primario contatta, minore sar il numero di vie attivate e di aree corticali stimolate, e maggiore sar la discriminazione della separazione tra due impulsi tattili vicini (puntiformi) Sommazione sensitiva : siccome un unico neurone di un unit sensitiva riceve le frequenze dimpulso da una moltitudine di altri recettori, allora le intensit di stimolazione di ogni recettore aumentano lintensit dattivazione e di scarica totale del neurone innervante lunit sensitiva. MECCANISMI CENTRALI DI DETERMINAZIONE DELLACUITA : il sistema nervoso centrale possiede meccanismi in grado di aumentare risaltare lintensit di scarica di una stimolazione specifica tramite laumento della distanza virtuale tra le aree stimolate ed il silenziamento delle altre aree. Dimensioni dellarea corticale proporzionali alla densit recettoriale : pi grande larea corticale (e quindi i neuroni) ricevente gli stimoli da un'unica unit sensoriale, maggiore sar la magnificazione del particolare sensitivo, e quindi, maggiore sar lacuit percettiva. Contingenza spaziale delle unit sensoriali vicine : le unit sensoriali fisicamente contingenti o sovrapposte, corrisponderanno ad aree sensitive corticali ugualmente sovrapposte o vicine, in modo da consentire una migliore rappresentazione spaziale del corpo.

Meccanismo dinibizione laterale (nei nuclei del midollo spinale) : ogni neurone di un campo sensoriale specifico attua unazione di inibizione laterale parziale interneurone-mediata, proporzionale al livello di stimolazione della prima area, su tutti i neuroni delle aree sensoriali limitrofe a quella stimolata (eventualmente costimolate con essa) facendo svettare (ma non isolare) limpulso della sola unit sensoriale maggiormente stimolata. Somma algebrica degli effetti stimolanti ed inibenti : nellinibizione laterale il neurone pi stimolato ha un effetto inibitorio maggiore di quello dei neuroni meno stimolati, attuando un inibizione dellattivit inibente dei neuroni meno stimolati, che a sua vola causa, un ulteriore aumento dellattivit del primo neurone. Fattore di sicurezza da annullamento di segnale : se supponessimo in meccanismo ad inibizione laterale totale, un impulso di uguale intensit applicato su due aree sensoriali limitrofe causerebbe lannullamento totale della segnalazione delle due unit sensoriali; questo non avviene poich linibizione tra neuroni non mai totale.

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SENSIBILITA' TERMICA TERMOCETTORI : sono tutti quanti della famiglia delle terminazioni libere, localizzati in modo piuttosto omogeneo nel derma di tutta la cute, differenziati in recettori per il caldo e per il freddo ma con una bassissima acuit sensoriale, ovvero discriminazione spaziale. Recettori per il freddo : rispondono ad un ampia gamma di temperature stazionarie minori di quella corporea da 5 ai 35 - (non sotto i 5 perch in questa zona le fibre dolorifiche segnalano il rischio di congelamento) e galle temperature stazionarie superiori ai 45 - freddo paradosso. Recettori per il caldo rispondono prevalentemente a una gamma di temperature stazionarie comprese tra 30 e 45. Recettori per la variazione di temperatua : come i recettori fasici, rispondono a brevi variazioni di temperatura silenziando velocemente la propria risposta. AUMENTO DELLA DISCRIMINAZIONE TERMICA : il nostro sistema servoso centrale riesce a discriminare una determinata temperatura da un'altra, tramite la differente frequenza di scarica associata ad una determinata termperatura o variazione di temperatura.

ADATTAMENTO : per cui in caso di uno stimolo molto superiore alla soglia di attivazione i recettori rispondono prima con uno stimolo ad alta frequenza, che poi va diminuendo (sia nei recettori per il caldo, che in quelli per il freddo)

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SENSIBILITA DOLORIFICA : ad un evento nocivo immediato, prima si sente un dolore acuto dolore rapido che poi tende un po' a diminuire e permane un dolore sordo, tendenzialmente prolungato o cronico - dolore lento Infatti fisiologicamente si distinguono due fasi e due differenti sistemi differenti che li veicolano. NOCICETTORI : recettori deputati alla raccolta di stimoli dolorosi e associabili, con dovuta certezza, alla famiglia dei recettori a terminali liberi e suddivisibili in recettori per il dolore rapido, e recettori per il dolore lento. Dolore rapido: provocato da stimoli meccanici e termici di elevata intensit e dannosit (la martellata sul dito (stimolazione meccanica) e il fuoco) che comunicano al midollo spinale con fibre A veloci (velocit di conduzione di 6-30 m/sec) al fine di generare nel midollo archiriflessi salvavita e di avviarte una massiva ed intensa segnalazione alla corteccia cerebrale cosciente; mediando il proprio stimolo tra primo e secondo neurone mediante glutammato. Via ascendente del dolore rapido : la stimolazione dolorosa viene trasmessa da neuroni secondari tramite fascio neospinotalamico al talamo e alla formazione reticolare, dal quale vengono poi trasmessi a nuclei basali e alla corteccia somato-sensitiva.

Imp : esperimenti di ablazione della corteccia somatosensitiva hanno mostrato che esiste una percezione di dolore anche quando la corteccia stessa rimossa. Per cui si ritiene generalmente che la parte di codifica delle informazioni del dolore sia perlopi pertinente al talamo piuttosto che alla corteccia somatosensitiva.

Dolore lento: provocato prevalentemente da stimoli chimici, anche se quelli meccanici e termici possono comunque contribuire a generarlo, dei prodotti liberati in seguito al danno tissutale - instamina, bradichinine, potassio e acido piruvico ed veicolato al midollo da lente fibre di tipo C amieliniche (velocit di conduzione: 0,52 m/sec) giungendo al talamo in modo lento; questo dolore mediato tra primo e secondo neurone dalla sostanza P e dal glutammato. Via ascendente del dolore lento : la stimolazione dolorosa viene trasmessa dai neuroni secondari, tramite fascio paleospinotalamico, al talamo e alla formazione reticolare, dal quale vengono poi trasmessi a nuclei basali e alla corteccia somato-sensitiva.

DOLORE RIFERITO: Nel caso di un dolore viscerale, il dolore non viene percepito essenzialmente a livello del viscere, ma viene irradiato alle zone cutanee correlate embriologicamente al viscere stesso. ES : L'appendicite proietta in basso, a livello della fossa iliaca destra, ma a volte in centro o addirittura a sinistra. Per quanto riguardo l'infarto del miocardio, il dolore riferito avviene a livello del torace, con irradiazioni alla spalla e braccio sinistri (N.B. l'infarto miocardico coinvolge nella maggioranza dei casi il ventricolo sinistro).

Origine embriologica del circuito del dolore riferito: in pratica sullo stesso secondo neurone della stessa via dolorifica che porta poi al talamo, convergono i segnali dolorifici esterocettivi dalla cute (e in particolare dalla cute del torace spalla e braccio sinistri) ed i segnali dolorifici viscerali del viscere vicini durante lo sviluppo embrionale; tuttavia, siccome lo stimolo cutaneo molto pi frequente di quello viscerale unattivazione di quel secondo neurone viene interpretata dal cervello come un danno al dermatomero associato. MODULAZIONE DEL DOLORE : meccanismo di modulazione della percezione del dolore tramite la regolazione nella sostanza gelatinosa del Rolando e nel nucleo proprio della comunicazione tra primo e secondo neurone sensitivo dolorifico; questo avviene tramite una regolazione locale guidata dalla sostanza gelatinosa del Rolando e tramite una regolazione centrale della comunicazkione sinaptica nel nucleo porprio.

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Modulazione locale della sostanza gelatinosa del Rolando o Gate control dolorifico : nella soatanza gelatinosa del Rolando resente un circuito neuronale inibitorio, composto da una fibra dolorifica C lenta, collegata tramite un interneurone eccitatorio ad il neurone secondario del nucleo porprio, e da una fibra veloce tattile del gruppo II A NOTA MEDICA ! stimolazione elettrica transcutanea ed agopuntura nella terapia del dolore cronico In queste terapie vengono stimolate le fibre tattili della zona cutanea che genera il dolore, tramite degli elettrodi posti sulla cute o degli agi impiantati in essa, favorendo la stimolazione delle grosse fibre mieliniche del tatto, in grado di bloccare la via dolorifica. Modulazione centrale del dolore : nuclei della sostanza grigia periacqueduttale, se stimolati da peptidi oppioidi endogeni o oppioidi, hanno la funzione di stimolare i neuroni del nucleo del rafe magno e della sostanza reticolare laterale a produrre encefaline e B-endorfine, tramite fibre discendenti allinterno del midollo spinale, direttamente nel nucleo proprio, al fine di limitare la comunicazione tra neurone sensitivo primario e secondario. Risposta ai peptidi oppioidi endogeni : le cellule dellinfiammazione, e alcuni meccanismi neurali, permettono la secrezione di peptidi oppioidi endogeni con la funzione di stimolare la sostanza grigia periacqueduttale ad inibire la sensazione dolorifica tramite vie discendenti.

SENSI ESTEROCETTIVI SPECIALI :


Integrazione delle lezioni di Vassanelli e della Mucignat (per il vestibolare) con il libro Guyton UDITO :

CARATTERISTICHE DEL SUONO : Il suono unonda pressoria che si propaga in un fluido ad una velocit nellaria di circa 340 m/s (piccole variazioni possono essere dovute a gradi diversi di rarefazione dellaria). Nei liquidi di 1500 m/s, e nei solidi a valori di 3000-4000-5000 m/s. Intensit : quantit di energia per unit di superficie e di tempo, che viene veicolata dal suono ad una determinata frequenza di oscillazione; direttamente dipendente dalla sua ampiezza. Misurazione dellintensit sonora relativa allorecchio umano o scala Bell : il bell lespressione dellintensit di un suono Wi come logaritmo della suo valore espresso in minime intensit udibili dallorecchio umano Wo . Scala in base 14 : siccome il nostro orecchio pu percepire da unintensit di ad unintensit di allora la scala logaritmica possiede 14 differenti potenze di 10 al quale lorecchio pu sentire. deciBell : siccome una scala in base 14 troppo poco precisa allora si esprimono le intensit sonore come decimi di logaritmo dello loro intensit relativa, ampliando la scala da 14 a 140 valori differenti.

Tonalit : frequenza caratteristica alla quale un onda sonora pura oscilla; lorecchio umano percepisce 2000 tonalit differenti per una frequenza da 20Hz a 20000Hz. Timbro : insieme di armoniche multiple oscillanti che vengono sommate alla tonalit di base del suono, dando lunicit di una voce di una persona o di un particolare strumento. ANATOMIA FUNZIONALE DELLORGANO DELLUDITO :

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Orecchio esterno : composto dalla struttura cartilaginea del padiglione auricolare, continuante allinterno del lato della testa con un breve canale meato acustico esterno terminante con la membrana timpanica che lo separa dallorecchio medio; possiede la funzione di convogliare ed amplificare linformazione sonora verso il timpano. Orecchio medio : composto da una cavit della piramide del temporale meato acustico interno - aperta tramite un canale membranoso nella nasofaringe tuba di Eustachio e contenente i tre ossicini di comunicazione vibratoria timpano-finestra ovale : il martello, collegato con il manubrio al timpano, con la testa alla parete dellorecchio medio, e con lapofisi breve allincudine, collegata con la testa al martello e il manubrio alla testa della staffa, e la staffa, terminante con una piastra piede della staffa inserita nella finestra ovale della coclea e fissata ai suoi margini tramite il legamento anulare. Tensore del timpano : piccolo muscoletto, attaccato al manubrio del martello, con la funzione di tendere la membrana timpanica riducendone le vibrazioni, e quindi, diminuendo lo stress della coclea ai suoni forti. Stapedio : contraendosi tira il piede della staffa al di fuori della finestra ovale, andando a limitarne la rientranza e quindi lo stress della coclea ad intensit sonore molto forti.

Orecchio interno : cavit ossea scavata dentro allosso piramidale labirinto osseo allinterno della quale viene collocata una struttura neuromembranosa di simile forma - labirinto membranoso immersa in un fluido di galleggiamento perilinfa simile al liquor, e riempita di una soluzione ricca di potassio endolinfa . in grado di permettere la funzionalit nervosa del vestibolo e della coclea. Coclea : struttura membranosa composta da un tubo a spirale, lungo 35mm, arrotolato si se stesso in 2,8 giri, suddiviso da due membrane connettivali che ne percorrono paralellamente la lunghezza membrana basilare e membrana di Reissner in 3 camere parallele percorrenti totalmente la coclea : Scala vestibolare e timpanica : due scale che scorrono parallelamente sopra e sotto alla camera centrale, comprendendola come in un sandwitch, riempite di un liquido povero di potassio perilinfa e comunicanti luna con laltra al centro della spirale cocleare mediante un sottile canalino ricurvo ad U elicotrema Scala vestibolare : finisce terminalmente nella finestra ovale, chiusa dal piede della staffa e dal legamento anulare. Scala timpanica : finisce terminalmente nella finestra rotonda, chiusa dalla membrana timpanica secondaria.

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Scala media : scala scorrente compresa tra la scala vestibolare e timpanica, riempita di endolinfa e contenente tutti i recettori uditivi e la membrana tectoria, comunicante con il labirinto membranoso, ma non comunicante con le altre due scale.

ORGANO DI CORTI : organo recettoriale sviluppato nella scala media , per tutta la sua lunghezza e poggiandosi sulla membrana basilare, composto da 4 file di cellule capellute recettorialmente attive cellule ciliate suddivise in 1 unica fila concentrica (circa 3500 cellule) ai pilastri reggenti la membrana tectoria e la lamina reticolare (pilastri del corti) cellule ciliate interne - e in 3 file di cellule eccentriche (circa 20000 cellule) ai pilastri del corti cellule ciliate esterne che possiedono le proprie cilglia apicali inserite dentro ad una membrana sottile, elastica e viscosa membrana tectoria fissata centripetamente alla membrana basilare tramite i pilastri del Corti. Rapporti dele cellule cicliate con la linfa delle scale : essendo le giunzioni strette tra le cellule ciliate impermeabili allendo o alla perilinfa, allora lendolinfa non pu contattare la base delle cellule cilicate, mente la perilinfa non pu contattare i loro apici; infatti, grazie alla permeabilit della membrana basilare alla preilinfa, si ha che ogni cellula ciliata possiede : base bagnata dalla perilinfa e processi apicali bagnati dallendolinfa. Innervazione nei neuroni sensitivi primari : i neuroni sensitivi primari bipolari oppositopolari, sono raggruppati allinterno della cavit ossea attorno alla quale si avvolge la coclea modiolo componendo il ganglio spirale del Corti, del quale il 90-95% dei neuroni innerva le cellule ciliate interne ed il 10-5% innerva le cellule ciliate esterne.

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CELLULE CILIATE : sono i veri meccanocettori sensoriali delludito e dellequilibrio, caratterizzate da una membrana eccitabile a potenziale basale di -60mV, suddivisibile in una base inserita in un epitelio di sostegno e collegata con i dendriti dei neuroni sensitivi, e da un apice, immerso nellendolinfa della lamina reticolare, dal quale dipartono 30150 stereociglia che si immergono nella membrana tectoria, suddivise in : un ciglio pi grande ed immobile chinociglio conformato a clava e contenente 9 coppie di microtubuli, ed altre ciglia pi piccole e mobili stereociglia contenenti un citoscheletro interno di actina collegata a molecole contrattili di miosina. Trasduzione meccano-elettrica degli stimoli meccanici uditivi : sulla superficie laterale dellapice delle stereociglia pi dipartono dei sottili filamenti a molla di actina connessioni apicali che collegano lo sterociglio pi basso con le subunit esterne dei canali K transmembrana (meccano dipendenti) della superficie dello stereociglio limitrofo pi alto, causando un cambiamento di stato del canale del potassio proporzionale alla distanza reciproca delle ciglia Stereociglia si avvicinano al chinociglio : si ha un tensionamento dei filamenti di collegamento, con un risultante aumento del tempo di apertura del canale del K provocando un ingresso di K e Ca dallendolinfa (iperosmolare) che depolarizza le cellule ciliate sino a -50mV causando la liberazione di acetilcolina (glutammato per il Ganong) dalle loro basi, provocando un eccitamento dei neuroni sensitivi primari. Stereociglia normali : la loto lieve vicinanza tende leggermente la connessione apicale provocando uno stato di apertura minima basale del canale del potassio responsabile del potenziale di riposo di -60mV Stereociglia si allontanano dal chinociglio : si ha una maggiore chiusura dei canali del K, con predita del tono basale dingresso di ioni K e Ca, provocando un iperpolarizzazione della membrana plasmatica.

Importanza del potassio nellendolinfa : come per tutti i meccanocettori il potassio che determina lattivit elettrica della cellule e la sua elevata concentrazione nellendolinfa permette di aumentarne lattivit eccitatoria. Ruolo delle cellule ciliate interne : hanno funzione meramente recettoriale la depolarizzazione della membrana plasmatica della cellula ciliata interna provoca la liberazione di acetilcolina o glutammato dalla sua base con attivazione vera e porpria dellimpulso uditivo. Ruolo delle cellule ciliate esterne : hanno funzione di amplificazione della vibrazione pressoria dellendolinfa; esse, infatti, contegono una proteina che risponde contrattivamente alla depolarizzazione della membrana plasmatca cellulare rapidina in modo da amplificare le variazioni di pressione sonora aumentando la chiarezza del suono.

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SECREZIONE E RICICLO DEL POTASSIO DELLENDOLINFA : il nuovo potassio viene attivamente concentrato dalle cellule della stria vascolare nellendolinfa, tramite Na/K ATPasi, prelevandolo dal plasma sanguigno; tuttavia, una volta entrato nel citoplasma delle cellule ciliate viene trasportato, tramite giunzioni comunicanti, al citoplasma delle cellule di sostegno limitrofe, che poi lo irradiano, lentamente, al citoplasma delle cellule della stria vascolare che lo reinseriscono allinterno dellendolinfa. TRASMISSIONE OSSICULARE DEL SUONO NELLORECCHIO : trasmissione del suono tramite la messa in vibrazio ne della catena di ossicini dellorecchio interno, possedenta una funzione di ampificazione degli stimoli; infatti la superficie del timpano pi grande di quella della finestra ovale e lazione di leva degli ossicini moltiplica di 1,3 la forza di escursione, permettendo di ridurre la perdita energetica a solo il 60% dellenergia sonora 3000Hz Riflesso timpanico : riflesso della durata di 40-160 ms in grado di rispondere ad un suono insolitamente inteso e basso (non alto) tramite una retrazione della staffa dalla finestra ovale (contrazione dello stapedio) ed una tensionamento del timpano (contrazione del tensore) andando a proteggere la coclea da uneccessiva stimolazione vibratoria a bassa frequenza Vulnerabilit del riflesso timpanico : quando si hanno suoni a frequenza molto elevata ed intensa, come lo scoppio di un arma da fuoco, si ha limpossilit del riflesso timpanico dintervenire per un possibile danno cocleare, visto la sua eccessiva lentezza e visto la sua inutilit nel contrastare i suoi alti. Filtro per la voce umana in ambienti rumorosi : in ambienti molto rumorosi il nostro orecchio tende ad eliminare tutte le frequenze pi basse di quelle della voce umana; viene infatti teso il timpano in modo da permettere il passaggio delle sole onde ad elevata frequenza, come sono quelle della voce umana. Timpano : si comporta come un risuonatore capace di percepire la variazione di pressione dellonda sonora traducendola in una vibrazione della propria struttura, andando a faro oscillare il martello. Martello : alla vibrazione della membrana timpanica bascula come un martello con fulcro posto alla congiunzione con lorecchio medio, premendo alternativamente con la propria apofisi sulla testa dellincudine. Incudine : funge da prolungamento meccanico dellapofisi del martello sino alla finestra ovale e possiede la funzione di trasmettere la vibrazione alla staffa. Staffa : il piede della staffa oscilla come una porta sui cardini posti al margine posteriore della finestra ovale andando a trasmettere la vibrazione alla perilinfa della scala vestibolare e timpanica.

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TRASMISSIONE AEREA DELLIMPULSO SONORO : la vibrazione dellonda sonora provoca linduzione i un onda nella perilinfa tramite la diretta variazione di pressione atmosferica sulla membrana timpanica secondaria (fenomeno poco importante) TRASMISSIONE OSSEA DELLIMPULSO SONORO : la vibrazione della perilinfa viene attivata dalla vibrazione stessa delle ossa craniche, che trasmette i rumori esterni estremamente forti o la frequenza di vibrazione di oggetti posti al contatto con il cranio.

TRASMISSIONE COCLEARE E STIMOLAZIONE DELLE CELLULE : quando il piede della staffa immette una vibrazione nella perilinfa della scala vestibolare essa progredisce dentro di essa aumentando la propria ampiezza di oscillazione, sino a raggiungere una massima ampiezza ad una distanza dalla finestra dipendente dalla frequenza dellonda; questa oscillazione abbassa ed alza la membrana di Reissner andando ad abbassare ed alzare la membrana basilare, ( essendo essa molto molle) in questo causa lo spostamento relativo delle cellule ciliate dalla membrana tectoria, flettendone le ciglia; dopo di ci, londa pressoria supera lelicotrema, percorre tutta la scala timpanica, sino a scaricarsi nella vibrazione della membrana timpanica secondaria. Meccanismo di ottimizzazione della flessione delle stereociglia : siccome la membrana basilare scende ruotando parzialmente contro la parete ossea del labirinto, come una porta co il porprio cardine, allora si sposta centrifugamente rispetto alla membrana tectoria, trascinando le cellule ciliate centrifugamente e provocando la flessione delle stereociglia sensitive. Amplificazione zonale frequenza dipendente e percezione delle tonalit : siccome la membrana d Reissner possiede una larghezza che diminuisce allaumentare della distanza della finestra ovale allora la massima ampiezza risonanza di oscillazione della membrana di Reissner si ha, per ogni frequenza donda con fissata intensit, ad una distanza costante dallinizio della scala vestibolare inversamente proporzionale alla sua frequenza; allora lorecchio riesce a discriminare la frequenza dellonda in base alla porzione di coclea stimolata.

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Frequenze elevate : mettono in vibrazione la porzione iniziale della membrana di Reissner, che, come per le canne dellorgano meno distanti dalla finestra ovale e pu supportare minori lunghezze donda. Frequenze basse : mettono in vibrazione la porzione apicale della membrana di Reissner, che, come per le canne dellorgano pi distante dalla finestra ovale e pu supportare maggiori lunghezze donda.

VIA CENTRALE DELLA STIMOLAIONE UDiTIVA : 1. Neuroni sensitivi primari bipolari oppositopolari del ganglio di Corti vanno a proiettare tramite la componente cocleare dellVII nervo cranico direttamente direttamente ai nuclei cocleari dorsale e ventrale. 2. Neuroni sensitivi secondari multipolari dei nuclei cocleari ventrali e dorsali, vanno a proiettare tramite via reticolare, alla formazione reticolare mesencefalica e alle olive inferiori, vanno a proiettare tramite fibre ascendenti, ai collicoli inferiori, e , tramite braccio quadrigemino inferiore, ai corpi genicolati mediali del talamo. 3. Neuroni sensitivi terziari del talamo vanno a proiettare tramite capsula interna alle aree acustiche primarie e secondarie da entrambe le orecchie andando a stimolarei neuroni con lorecchio ipsilaterale e ad inibire i neuroni con lorecchio controlaterale. DISCRIMINAZIONE DELLE CARATTERISTICHE DEL SUONO AI NEURONI SENSITIVI PRIMARI : Discriminazione della tonalit o frequenza : Punto dellorgano di Corti messo massimamente in vibrazione (gia visto) : siccome la distanza della membrana di Reissner messa in vibrazione dallonda sonora inversamente proporzionale alla frequenza della stessa onda, allora la frequenza del suono viene riconosciuta in base alla porzione di organo del Corti stimolata, e quindi, in base agli assoni che veicolano il potenziale dazione. Infatti : Ogni porzione differente dellorgano di Corti possiede un assone differente in grado di veicolarne il segnale; quindi zone differenti hanno assoni differenti Effetto volley o frequenza del potenziale dazione : fenomeno possibile solo per le onde a frequenza minore di 2000 Hz (il professore dice a frequenze di 400-500Hz) nel quale la frequenza del potenziale

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dazione nelle fibre nervose sovrapponibile alla frequenza del suono permettendo, quindi, il discernimento del suono per la frequenza di oscillazione del potenziale dazione Discriminazione dellintensit : Quantit di cellule ciliate soggette a massima stimolazione : il numero di cellule ciliate interne stimolate a parit di frequenza sonora e quindi il numero di assoni che veicolano il segnale andr ad aumentare allaumentare dellintensit del suono. Suoni a bassa intensit : quasi ogni assone veicola una frequenza differente. Suoni ad alta intensit : pi assoni rispondono alla medesima frequenza, poich ogni assone diviene sensibile ad un intervallo maggiore di frequenze. Caratteristiche percettive : Dipendenza della frequenza dallintensit del suono : una tonalit, bassa o acuta, viene percepita maggiormente se la sua intensit aumenta; cio viene percepita pi bassa ancora, o pi alta ancora de la sua intensit aumenta. Dipendenza della frequenza dalla durata del suono : laltezza di una tonalit non pu essere percepita per stimolazioni pi brevi di 0,01s mentre percepita sempre pi maggiormente allaumentare della durata del suono. Fondamentale mancante : lorecchio capace di mantenere una stimolazione simile a quella appena creata da una tonalit anche quando la frequenza primaria cessa di esistere, facendo permanere un immagine residua del suono. DISCRIMINAZIONE DEI NEURONI SENSITIVI SECONDARI DEI BULBARI (nuclei cocleari): i neuroni dei nuclei cocleari hanno la medesima fonotopicit dei neuroni del ganglio di Corti, con la sola differenza di possedere una risoluzione molto pi elevata per suoni pi bassi.

DISCRIMINAZIONE FONOTOPICA DELLA CORTECCIA UDITIVA PRIMARIA : la corteccia uditiva primaria o area 41 di brodmann presenta una mappa che corrisponde alla lunghezza della coclea dispiegata, con una porzione anterolaterale che percepisce i suoni bassi (apice della coclea) ed una pozione posteromediale che percepisce i suoni alti (inizio della coclea) AREE UDITIVE ASSOCIATIVE : le aree uditive associative sono le aree 22 di brodmann e il piano temporale , caratterizzate da un elaborazione via via pi fine del suono, da una notevole plasticit funzionale (Es: soppressione della mancanza di capacit visiva con acuizione della localizzaizone sonodora)e da una suddivisione emisferica dei diversi compiti. Area 22 sinistra : presenta labilit di comprendere i segnali acustici destinati al linguaggio Area 22 destra : presenta labilit di elaborare le melodie, lintensit e la tonalit dei suoni. Piano temporale : area costantemente pi estesa nellemisfero di sinistra, specialmente nei destrimani, implicata nellelaborazione uditiva del linguaggio parlato; questarea pi sviluppata nei muscicisti e nelle persone molto intonate. PERCEZIONE DELLA POSIZIONE DI UN SUONO : la percezione della posizione di un suono sul piano attorno allindividuo avviene grazie alla cooperazione di due sistemi di percezione della posizione sullasse frontale differenza dintensit e differenza di fase e da un sistema di percezione della posizione sullasse sagittale orientamento del padiglione auricolare

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Percezione sullasse frontale : permette di capire la posizione distanza laterale di un suono tramite la valutazione della distanza di tale suono da entrambe le orecchie. Sistema per variazione dintensit : sfruttando la zona dombra della testa, ogni orecchio percepisce unintensit di un suono differente a seconda della posizione dello stesso rispetto alla testa, il cervello quindi integra la differente intensit co cui viene percepito uno stesso suono da entrambe le orecchie al fine di valutarne la distanza sullasse frontale dallasse sagittale Sistema per differenza d fase : essendo le orecchie separate da una determinata distanza sullasse frontale un una fonte donda che non sia allineata con lasse sagittale della testa produce fronti donda che possiedono distanze diverse dalle due orecchie andando a giungere alle orecchie con una fase istantanea diversa (in un orecchio in massimo mentre nellaltro in minimo) generando picchi di frequenza neuronale con fasi differenti; il cervello integra la differenza di fase delle onde provenienti dai neuroni delle due orecchie al fine di valutarne la differenza di distanza della fonte donda dalle due orecchie e quindi, langolo di distanza della fonte dallasse sagittale.

Percezione sullasse sagittale : permette di capire la distanza e la posizione (fronte o retro) di un suono rispetto alla testa, tramite la variazione contemporanea e uguale in ambe due le orecchie dello stesso suono. Variazione dintensit per zona dombra simmetrica del padiglione auricolare : siccome i padiglioni auricolari raccolgono meglio i suoni provenienti frontalmente e sono allincirca uguali in entrambe le orecchie, la variazione della posizione di una fonte sonora dalla testa, lungo lasse sagittale, produce una variazione simmetrica dintensit della percezione dellonda in entrambe le orecchie; il cervello quindi integra la differenza dintensit di entrambe le orecchie e determina la posizione sullasse sagittale rispetto alla testa.

AUDIOGRAMMA : espressione su un grafico della variazione della soglia minima di percezione uditiva rispetto alla variazione della frequenza, esprimendola come percentuale della soglia minima normale (predeterminata) per quella stessa frequenza; laudiogramma, quindi, da una misura della variazione di percezione acustica per tutte le frequenze udibili normalmente dallorecchio umano. Campo della parola : campo di frequenze tra i 500 ed i 3000 Hz al quale ogni individuo umano molto pi sensibile, possedendo una soglia minima di percezione molto pi bassa.

Audiometro : macchinario composto da un paio di cuffie ed una camera insonorizzata, in grado di prmettere la valutazione della variazione della soglia minima percettiva rispetto alla frequenza di ogni singolo orecchio tramite la somministrazione alternata di un fruscio costante ad un orecchio per mascherare la propagazione del suono e di un tono puro allaltro orecchio ad intensit via via discendenti per valutarne la soglia minima percettiva.

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SORDITA : Una sordit pu essere dovuta a diversi problemi: timpanici, problemi che riguardano la catena degli ossicini (con let va incontro a irrigidimento e si sente meno), danno recettoriale, o danni neurologici veri e propri a livello del nervo acustico o addirittura pi avanti nelle vie uditive, fino alla corteccia. Valutazione della sordit con il metodo di Weber : questo metodo indaga le origini di una sordit andando a utilizzate la conduzione ossea del suono tramite diapason in vibrazione appoggiato sul cranio, andando a bypassare i problemi della sordit timpanica ed ossiculare. il soggetto sente di pi dallorecchio danneggiato : la sordit timpanica o ossiculare poich sia il soggetto sente la vibrazione per integrit dei recettori, sia il soggetto sente pi intensit per precedentemente ipersensibilizzazione per adattamento allipoacusia delle sue cellule ciliate. Il soggetto sente di pi dallorecchio normale : la sordit recettoriale o neurologica poich il non sentire un uguale o aumentata intensit sonora significa un malfunzionamento nella raccolta dellinformazione recettoriale.

Valutazione della sordit con il metodo di Rinne : questo metodo indaga le origini della sordit che pu affliggere una persona andando ad utilizzare la conduzione ossea del suono tramite diapason in vibrazione appoggiato al processo mastoideo sino ad attenuazione del rumore sotto la soglia di percezione ossea (non amplificata) per poi applicare il diapason vibrante sotto la soglia ossea vicino al meato uditivo esterno per testare de la soglia di percezione ossea pi alta o pi bassa di quella di percezione ossiculare aerea. Il soggetto sente di pi dalla conduzione ossea : allora la sordit data dal un problema di conduzione ossiculare, quindi si ha sordit timpanica o ossiculare.

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Il soggetto sente di meno dalla conduzione ossea : allora la funzione di amplificazione ossiculare intatta mentre la percezione nervosa calata, quindi la sordit sensoriale o neuorgena.

EQUILIBRIO : EQUILIBRIO : senso che rileva lorientamento dellasse della testa nello spazio e laccelerazione lineare o angolare dinamica alla quale sottoposta, con il fine di stabilizzare lasse corporeo in condizioni statiche equilibrio statico in condizioni dinamiche equilibrio dinamico e di mantenere fisso il punto della visione riflesso vestibolo-oculare. ANATOMIA FUNZIONALE DEL LABIRINTO (continuazione della parte delludito) : Canali semicircolari : sono 3 strutture ossee cilindriche conformate a ferro di cavallo canali semicircolari del labirinto osseo contenenti al proprio interno una struttura cilindrica simile ma membranosa immersa nella perilinfa labirinto membranoso orientate ciascuna con il proprio piano maggiore su uno sei 3 piani del corpo sagittale, frontale, orizzontale e caratterizzate da una terminazione espansa ampolla allinterno della quale vi una struttura recettiva cresta ampollare composta da un insieme di cellule ciliate, con stereociglia apicali immerse in una membrana gelatinosa che tappa trasversalmente lampolla cupola e basi in stretto contatto con le fibre afferenti dei neuroni sensitivi primari bipolari oppositopolari dei nuclei vestibolari. Canale semicircolare laterale : orientato in modo da essere parallelo al piano orizzontale solo a testa inclinata di 30 in avanti; possiede la funzione di rilevare i movimento rotatori imperniati sullasse del collo. Canale semicircolare anteriore : canale con piano maggiore orientato lungo lasse sagittale ma lievemente ruotato in avanti e inclinato lateralmente di 45 ; possiede la funzione di rilevare i movimenti di rotazione verticale della testa. Canale semicircolare posteriore : canale con piano maggiore orientato lungo lasse coronario, ma lievemente inclinato indietro e ruotato lateralmente di 45

Utricolo e sacculo : sono 2 strutture ossee sacciformi poste al centro del labirinto osseo, contenenti altre 2 strutture membranose ad esse equivalenti ma immerse in perilinfa e riempite di endolinfa proveniente dallo stesso canale medio della coclea con in quale comunicano; e contenenti sul fondo dellutricolo e sulla parete semiverticale del sacculo un organo recettoriale specializzato macula o organo otolitico composto da una membrana basale di cellule ciliate sensitive sorrette da cellule di sostegno, possedenti stereociglia apicali immerse in una membrana gelatinosa membrana otolitica contenente piccoli cristalli di carbonato di calcio di 3-19mm di lunghezza otoliti o otoconi a densit maggiore di quella dellacqua; e con basi cellulari in rapporto con i dendriti afferenti dei neuroni sensitivi bipolari oppositopolari dei gangli vestibolari. Utricolo : orientato orizzontalmente Macula dellutricolo : organello che giace sul pavimento dellutricolo con un orientamento orizzontale che ha il compito di rilevare le acceleazioni gravitazionarie dirette lungo lasse del corpo. Sacculo : orientato verticalmente Macula del sacculo : organello posto sulla parete mediale del sacculo, con un orientamento verticale, possedente il compito di rilevare le accelerazioni gravitaizonarie dirette quando di distesi.

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CELLULE CIGLIATE SENSITIVE DEL LABIRINTO : vere cellule recettrici del senso dellequilibrio, lievemente differenti dalle cellule cigliate uditive e suddivisibili in cellule di tipo I a forma di fiasco e cellule di tipo II a forma di cilindro, caratterizzate da una superficie basale effettuante sinapsi glutamatergica eccitatoria con i neuroni sensitivi primari e ricevente sinapsi CGRP inibitorie dal sistema reticolare, e da una superficie apicale dalla quale diparte un chinociglio dallorientamento spaziale spazializzato attorno al quale si si dispongono ad esagono le altre stereociglia con lunghezza degradante ma orientate come i chinociglio. Funzionamento della cellula cigiliata vestibolare : questa cellula presenta un potenziale di membrana, a riposo, di 60mV, in grado di attivare una frequenza tonica basale di scaricamento sinaptico di 100 Hz, in grado di essere incrementata dalla depolarizzazione indotta dallavvicinamento delle stereociglia al chinociglio o essere decrementata dalla iperpolarizzaizone indotta dallallontanamento della streociglia dal chinociglio Orientamento del chinociglio e funzione recettoriale : il chinociglio delle cellule cigliate vestibolare orientato in modo da massimizzare la rilevazione sensitiva per il quale finalizzato. Ampolle : nelle ampolle le chinociglia delle cellule sono orientate tutte verso la stessa direzione, in modo da amplificare la segnalazione del sistema; inoltre, sono orientate specularmente nei canali laterali di destra e sinistra al di produrre un segnale discorde durante una medesima accelerazione angolare. Utricolo : nellutricolo le chinociglia sono orientate in tutte le direzioni al fine di percepire tutte accelerazioni lineari lungo vari assi dinclinazione e quindi di percepire lorientamento dine dellasse della testa nello spazio.

MECCANICA DI RISPOSTA ALLACCELERAZIONE ANGOLARE DELLE CRESTE AMPOLLARI : siccome le chinociglia delle ampolle di canali semicircolari dei due lati sono orientate in modo speculare per sipondere in modo discorde alla medesima accelerazione angolare (direzione di rotazione del capo) il tronco encefalico in grado di rilevare unaccelerazione angolare in una direzione tramite contemporanea attivazione e disattivazione delle ampolle controlaterali. Deformazione della cresta ampollare dentro lampolla : genericamente generata da una accelerazione angolare del canale semicircolare nel verso opposto allampolla o da una decelerazione nel verso dellampolla , sul suo stesso piano, causante una flessione delle stereociglia delle cellule cigliate della cresta ampollare dentro allampolla, con generazione di una depolarizzazione delle cellule ciliate e quindi una scarica nei neuroni primari innervanti le creste. Deformazione della cresta ampollare fuori dallampolla : genericamente generata dal una accelerazione angolare del canale semicircolare nel verso dellampolla, o di una decelerazione del movimeno nel verso opposto, sul suo stesso piano, causante una flessione delle stereociglia delle cellule cigliate ampollari fuori dallampolla, con generazione di una iperpolarizzazione delle cellule ciliate e quindi di un silenziamento della trasmissione nervosa dei neuroni primari innervanti le creste.

1. Quando si ruota il capo di applica unaccelerazione angolare sui canali semicircolari orientati nelle componenti planari della rotazione; tuttavia, la massa dinerzia dellendolinfa causa un movimento relativo del liquido allinterno del canale semicircolare, causando la compressione verso ldella cresta ampollare nel canale semicircolare al lato della direzione rotazione ed una decompressione della cresta ampollare nel canale semicircolare opposto alla direzione di rotazione.

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2. Dopo qualche decimo di secondo lendolinfa acquista la velocit della rotazione angolare dei canali semicircolari in modo che la pressione positiva e negativa sulle creste ampollari si riduce in intensit e in 15-30 secondi le creste ampollari riprendono la loro disposizione di riposo 3. Quando di frena la rotazione del capo si applica una delerazione angolare sui canali cemicircolari orientati nelle componenti planari della rotazione, ma la massa dinerzia dellendolinfa continua il movimento relativo acquisito andando a causare decompressione sulla cresta ampollare del canale semicircolare al lato della rotazione e una compressione sulla cresta ampollare del canale semicircolare del lato opposto alla rotazione.

MECCANICA DI RISPOSTA ALLACCELERAZIONE LINEARE DELLE MACULE DEL SACCULO E DELLUTRICULO : essendo la membrana otolitica 3 o 4 volte pi densa dellendolinfa essa possiede una massa dinerzia ed una forza peso molto maggiore rispetto a quella dellendolinfa, questo la porta, in caso di accelerazione locomotiva o gravitazionale verso le cellule capellute sottostanti, ad esercitare una forza compressiva sulle ciglia sottostanti, causando una scarica tonica negli assoni che le innervano con frequenza pari allintensit della compressione e quindi dellaccelerazione. Inclinazione non omogenea delle chinociglia e precisione della rilevazione sacculare ed uticulare : essendo le chinociglia del saccculo e dellutriculo dirette in molteplici direzioni consentono di rilevare molteplici direzioni di spostamento della membrana otolitica rendendo il sacculo e lutricolo capaci di rilevare anche piccole variazioni della direzionalit di un accelerazione lineare.

Scarica tonica della macula dellutricolo : si avvia durante la posizione eretta del capo, per azione della accelerazione gravitazionale e per laccelerazione lineare di ascesa e di discesa, per azione dellinerzia della membrana otolitica. Scarica tonica della macula del sacculo : si avvia durante la posizione distesa del capo, per azione dellaccelerazione gravitazionale e per accelerazione lineare sagittale del corpo, per azione dellinerzia della membrana otolitica.

GANGLIO VESTIBOLARE : viene composto da un insieme di 19000 neuroni bipolari oppositopolari che da ciascun lato innervano creste e macule originanti assoni centripeti scorrenti allinterno del nervo statoacustico per andare a terminare ai nuclei vestibolari quadripartiti omolaterali o direttamente al lobo flocculonodulare del cervelletto. Fibre dai canali semicircolari : proiettano principalmente al nucleo vestibolare superiore e mediale proiettando tramite fascicolo longitudinale mediale ai nuclei dei nervi oculari,al talamo e alla corteccia somatosensoriale Fibre dal sacculo e dallutriculo : proiettano principalmente al nucleo laterale che invia tramite fascicoli vestibolospinali (anteriori-laterali) ai nuclei motori del midollo spinale, oppure tramite peduncoli cerebellari inferiori al lobo flocculonodulare del cervelletto, grazie alla via reticolae ascendente ai nuclei del sistema reticolare mesencefalicog e tramite il fascicolo longitudinale mediale al talamo e alla corteccia somatosensoriale MANZANZA DI UN AREA CORTICALE DEDICATA ALLA COSCIENZA DELLEQUILIBRIO E DELLA POSIZIONE : tutti i segnali vestibolari, tramite talamo, terminano indistintamente sulla corteccia somatosensoriale, andandosi ad integrare con tutti gli altri segnali del corpo (propriocettivi e tattili) REGOLAZIONE RETICOLARE DELLO STATO DI ATTIVITA DEL VESTIBOLO : essendo le fibre vestibolari in grado di attivare la corteccia proiettando sul sistema reticolare attivatore mesencefalico, devono poter essere silenziati per

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favorire la disattivazione corticale nel sonno; questo processo viene eseguito dallo stesso sistema reticolare attivatore tramite delle fibre afferenti inibitorie CGRP che vanno a modulare la funzione delle cellule ciliate. FUNZIONI MEDIATE DALLA STIMOLAZIONE DEL SACCULO E DELLUTRICOLO : Coscienza della posizione nello spazio e dellaccelerazione : funzione mediata dallintegrazione dei segnali del nucleo vestibolare laterale alla corteccia somatosensoriale. nucleo vestibolare fascicolo longitudinale mediale talamo (bilaterale) corteccia somatoestetica (bilaterale)

Mantenimento dellequilibrio statico : siccome le cellule ciliate delle macule del sacculo e dellutricolo sono orientate lungo differenti assi incidenti contro la membrana otolitica esse permettono la rilevazione anche di minime inclinazioni dellasse della testa e del corpo in quasi tutte le direzionim causando, tramite azione sui nuclei vestibolari e sulle olive inferiori, riflessi nervosi tali da mantenere efficacemente lorientamento testa-corpo e corpo- suolo. Nucleo vestibolare peduncolo cerebellare inferiore lobo flocculonodulare (omolaterale) Nucleo vestibolare fasci vestibolo-spinali nuclei motori del midollo spinale (bilaterale)

Mantenimento dellequilibrio dinamico : unaccelerazione lineare del sacculo e dellutricolo provocata dallaccelerazione della corsa, produce unaccelerazione relativa delle membrane otolitiche contro le cellule cigliate, generante un riflesso stimolante linclinazione del corpo verso la direzione dellaccelerazione sino a riportare lasse di accelerazione della membrana otolitica perfettamente perpendicolare alle cellule ciliate . Nucleo vestibolare peduncolo cerebellare inferiore lobo flocculonodulare (omolaterale) Nucleo vestibolare fasci vestibolo-spinali nuclei motori del midollo spinale (bilaterale)

Durata del riflesso di accelerazione lineare : una volta che il corpo ha acquisito una velocit costante, il riflesso cala per diminuzione della pressione delle membrane otolitiche, portando il corpo in posizione quasi verticale. FUNZIONI MEDIATE DALLA STIMOLAZIONE DEI CANALI SEMICIRCOLARI : Coscienza del movimento nello spazio : funzione mediata dallintegrazione dei segnali del nucleo vestibolare mediale e superiore alla corteccia somatosensoriale. nucleo vestibolare fascicolo longitudinale mediale talamo (bilaterale) corteccia somatoestetica (bilaterale)

Riflesso vestibolo-oculare : funzione che mi permette di mantenere la vista su di un punto fisso nello spazio indipendentemente dal movimento della testa tramite una velocissima integrazione sottocorticale nel cervelletto, delle informazioni vestibolari preintegrate nei nuclei vestibolari e delle informazioni visive preintegrate nel nucleo pretettale, poi reinviate ai nuclei vestibolari che, grazie al fascicolo longitudinale mediale, collegato ai nuclei dei nervi oculari del tronco vanno ad controllare direttamente il movimento dei muscoli oculari nucleo vestibolare peduncolo cerebellare inferiore corteccia cerebellare (integrazione con i segnali visivi pretettatli) peduncolo cerebellare infeirore nucleo vestibolare fascicolo longitudinale mediale nuclei dei nervi oculari (bilaterali)

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VISTA ANATOMIA FUNZIONALE DELLOCCHIO : Involucro esterno dellocchio : locchio composto da un involucro esterno sclera che anteriormente diviene perfettamente trasparente a formare una lente concava cornea e sulla sua faccia interna contiene uno strato altamente vascolarizzato di arterie nutritive per locchio coroide sopra si 2/3 posteriori della quale vi si appoggia lo strato sensitivo principale retina. Cristallino : lente convessa altamente trasparente e deformabile, posta dietro alla cornea separandosi da essa mediante una camera camera anteriore riempita di umor acqueo, e mediante liride, collegato con i propri margini al margine anteriore inspessito della corioide corpo ciliare tramite un legamento anulare zonula o legamento del cristallino che lo collega meccanicamente ai muscoli ciliari presenti allinterno del corpo ciliare. Iride : una membrana opaca e pigmentata a seconda della persona, disposta attorno alla pupilla per delimitarla, contenente muscoli costrittori o dilatatori della pupilla in grado di aumentare o diminuire la quantit di luce in ingresso nella camera oculare. Umor vitreo : gel di consistenza gelatinosa, e molto trasparente, che riempie la camera dellocchio ponendosi tra retina e lente del cristallino. Umor acqueo : liquido limpido e molto trasparente, prodotto dal corpo ciliare per diffusione e trasporto attivo, che riempie la camera anteriore dellocchio sino ad essere riassorbito dalla rete trabecolare del canale dello Schlemm posto tra iride e cornea. STRUTTURA ISTOLOGICA DELLA RETINA : la retina una membrana disposta sopra a tutta la corioide del fondo oculare sino ai margini dei corpi ciliari, separata dalla prima da una membrana membrana di Butch formata uno strato esterno di cellule gliari del Muller membrana limitante esterna ed uno pi interno composto da cellule epiteliali pigmentate, separata dallumor vitreo da una seconda membrana di cellule gliari del Muller membrana limitante interna e composta al proprio interno da una successione di 3 strati di corpi cellulari fittamente ammassati nucleare esterno, nucleare interno (o delle cellule bipolari) e delle cellule gangliari separati fra loro da due strati plessiformi di assoni e dendriti - strato plessiforme interno e strato plessiforme esterno sulla quale superficie interna scorrono vene e arteriole nutritizie (per i neuroni gangliari) provenienti dalla connessione cieca del nervo ottico con la retina papilla oculare. Irrorazione sanguigna della retina : mentre lo strato neurale irrorato dalle arterie della papilla ottica, lo strati di cellule recettoriali e irrorato dai vasi del coroide. Strati e distorsione della luce : il problema principale della retine possedere gli strati fotosensibili ricoperti da strati non recettivi di neuroni e vasi che devono essere attraversati necessariamente dalla luce per produrre un immagine; questi creano un segno nellimmagine percepita dal cervello, he poi viene cancellato dallintegrazione dello stesso. Struttura specifica della fovea : allinterno di una macchia pigmentata circolare al centro della retina macula lutea presente un infossamento circolare di 1,5mm di diametro (angolo visivo di 5) - fovea centralis caratterizzato da una porzione circolare ancora pi interna, di diametro tra 0,41 e 1,2 mm foveola composta da coni del diametro minimo di 0,8 um e caratterizzata da fattori che ne aumentano lacuit visiva fotopica : Coni molto densi, molto sottili e molto ricchi di pigmento Assenza totale di bastoncelli

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Vasi e neuroni sono al contorno e non ostacolano la luce Rapporto diretto verticale singolo cono singolo assone CELLULE DELLO STRATO NUCLEARE ESTERNO : sono le cellule disposte in posizione pi vicina possibile allepitelio pigmentato dellocchio. Fotorecettori della retina : cellule di tipo bastoncellare, suddivisibili in due tipologie bastoncelli e coni composte entrambe da un segmento esterno recettivo, derivato da un ciglio modificato e poggiante sullepitelio pigmentato, riempito da pile di sacculi membranari piatti (simili a quelli del Golgi) contenenti i composti chimici sensibili alla radiazione elettromagnetica e responsabili della trasduzione fotone-potenziale dazione, e da un segmento interno funzionale, rappresentante il coro cellulare vero e proprio e contenente numerosi mitocondri. Coni : sono i fotorecettori meno comuni dellocchio umano 6 milioni nella retina ma estremamente importanti nella percezione dei colori ce ne sono 3 tipi nei primati; essi possiedono un segmento esterno di forma conica, con sacculi formati da invaginaizoni della membrana plasmatica esterna, soggetti ad un processo di rciciclo pi diffuso che sembra iniziare in siti multipli del cono; ed un segmento interno molto pi grosso e voluminoso di quello dei bastincelli Azione dei coni : determinano una variazione del potenziale di membrana direttamente proporzionale alla differenza tra intensit massima percepita dai bastoncelli ed intensit incidente, hanno una percezione relativa dellintensit della luminosit; funzionano bene a modificazione della luminosit di fondo Bastoncelli : sono i fotorecettori pi comuni dellocchio umano 120 milioni nella retina ma estremamente importanti nella percezione dellintensit luminosa; essi possiedono un segmento esterno molto lungo e sottile, caratterizzato da sacculi formati da veri e propri compartimenti cellulari a se stanti, soggetti ad un processo di riciclo veloce tramite fagocitosi e neosintesi; e da un segmento interno un po pi sottile ma molto pi lungo. Azione dei bastoncelli : determina una variazione del potenziale di membrana direttamente proporzionale allintensit assoluta dello stimolo luminoso; in questo modo possono percepire lintensit assoluta della luminosit, funzionano bene nella percezione a bassa luminosit di fondo. Neuroni orizzontali o cellule H : interneuroni disposti sul piano di appoggio delle basi delle cellule recettoriali e specializzati nella conduzione orizzontale dinformazione tra i fotorecettori, agenti tramite sinapsi infilate tra estremit dei recettori e dendriti bipolari,in grado di sopprimere la comunicazione tra recettore e cellula bipolare inibizione laterale in modo da rendere pi nitida limmagine; sono disposti nello strato plessiforme esterno e mediano la formazione dellimmagine retinica secondaria. CELLULE DELLO STRATO NUCLEARE INTERNO : cellule occupanti lo strato intermedio della retina e finalizzate nella produzione dellimmagine secondaria della retina. Neuroni bipolari (neuroni sensitivi secondari) : sono 12 tipologie differenti di neuroni sensitivi secondari bipolari oppositopolari che mediano la connessione tra recettori e cellule gangliari, interpretandone parzialmente i dati, al fine di elaborare unimmagine secondaria della percezione visiva. Neuroni bipolari dei bastoncelli : essi contattano bastoncelli e coni nella misura di pi di uno per neurone bipolare. Neuroni bipolari dei coni (nani): neuroni bipolari presenti principalmente nella fovea umana e caratterizzati dal contatto con un solo cono per neurone bipolare

Cellule amacrine : sono 29 tipologie di grossi interneuroni multipolari, specializzati nella conduzione orizzontale dinformazione tra le cellule gangliari, in grado effettuare connessioni laterali nello strato plessiforme interno

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ponendo i propri terminali assonici nelle sinapsi tra assoni delle cellule bipolari e dendriti delle cellule gangliari ; esse sono contenute nello strato plessiforme interno e hanno la funzione di interpretare i movimenti ed i contorni. Connessioni reciproche delle cellule amacrine : la cellula amacrina riceve una sinapsi da un neurone bipolare e da una sinapsi inibitoria con il neurone bipolare di partenza; questa connessione ha la funzione di autolimitare feedback negativo leccitazione della stessa cellula amcrina al fine di interpretare meglio il movimento Connessioni in serie delle cellule amacrine : pi cellule amacrine che ricevono segnali dai neuroni bipolare effettuando una serie di sinapsi fra di loro, al fine di monitorare ed organizzare la percezione del movimento, per poi scaricarsi su cellule gangliari magocellulari responsabili nella spedizione alla corteccia del informazioni sul movimento.

Cellule gangliari (neuroni sensitivi terziari): sono neuroni di tipo cerebrale, multipolari, in grado di ricevere segnali da una o pi cellule bipolari e produrre un lungo assone centripeto che, scorrente in direzione nasale nello strato interno delle fibre del nervo ottico, va a fuoriuscire dalla retina mediante disco ottico andando a formare il nervo ottico verso il chiasma; queste cellule sono responsabili della formazione dellimmagine terziaria e dellinterpretazione dei colori e del movimento. Cellule gangliari nane o individuali o parvocellulari o X: cellule possedenti un solo dendrite collegato, tramite 1 o 2 cellule bipolari, ad un massimo di 2 coni, e responsabili dellelaborazione per sommazione e sottrazione del colore nei 3 canali; sono molto pi comuni nella macula e molto pi rade nella periferia retinica. Cellule gangliari diffuse o magnocellulari o Y e W: cellule possedenti una moltitudine di dendriti collegati, tramite molte cellula bipolari, con molti bastoncelli e molti coni, e responsabili dellelaborazione per sommazione e sottrazione del movimento e dei contorni degli oggetti; sono molto pi comuni allesterno della macula poich possiedono un grande campo recettoriale.

CELLULE FORMANTI MEMBRANE : Epitelio pigmentato della retina : lo strato della retina appoggiato direttamente sulla corioide mediante lamina limitante esterna, e composto da un epitelio di tipo pavimentoso semplice, caratterizzato da una pigmentazione melaninica in grado di impedire la rinfrazione della luce nuovamente allinterno dei recettori luminosi, in modo da rendere pi nitide le immagini, e dalla capacit di impregnarsi e stoccare vitamina A (utile nella funzione dei fotorecettori) Cellule del muller :sono cellule tipo gliare con funzione protettiva per la retina disposte in modo da attraversare completamente lo spessore della retina e da formare, con i propri pseudopodi esterni, due strati comprendenti la retina internamente ed esternamente come un sandwitch - membrana limitante interna, membrana limitante esterna. FORMAZIONE FISICA DELLIMMAGINE SULLA RETINA : FORMAZIONE DI UNIMMAGINE NELLOCCHIO : nellocchio sono presenti 3 superfici di rinfrazione che deviano i raggi luminosi : la superficie anteriore della cornea (pi denso dellaria), la superficie anteriore del cristallino (pi denso dellumor acqueo) ed il passaggio tra cristallino e umor vitreo (meno denso di questultimo) Modello dellocchio ridotto si suppone che tutta la rifrazione dellimmagine avvenga, invece che su ogni superficie di cornea e cristallino, su un'unica lente immaginaria (comprendente sia cornea che cristallino) con superficie anteriore corrispondente a quella della cornea, raggio di curvatura di 5mm e centro di curvatura corrispondente al centro ottico situato 15 mm davanti alla retina in modo da porre i fuoco principale dellimmagine (allinfinito) sulla superficie retinica.

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Fuoco principale sulla superficie retinica : limportanza di avere il fuoco principale sulla superficie retinica in condizioni di cristallino rilasciato (ed assenza di patologie di deformazione oculare)consente di focalizzare direttamente sulla retina i singoli oggetti pi distanti di 6 m senza sforzo da parte del cristallino.

Angolo visivo AnB : angolo avente come fulcro il centro ottico e sotteso tra il piano orizzontale dellocchio e la linea passante per il punto pi elevato delloggetto osservato; nellocchio, sulla retina, spazza laltezza (capovolta) delloggetto che, quindi, pu essere calcolata in base alla tangente dellangolo visivo per la distanza delloggetto dal centro ottico. Percezione della lontananza : quando unoggetto si allontana allesterno dellocchio si ha un aumento della sua distanza ma una costanza della sua altezza, la tangente dellangolo visivo (e quindi langolo stesso) si riduce; allinterno dellocchio, per, siccome la distanza tra centro ottico e retina (proiezione delloggetto sulla retina) costante, allora la diminuzione della tangente dellangolo visivo deve essere bilanciata dalla diminuzione dellaltezza (dimensioni) delloggetto proiettato sulla retina.

Percezione del sotto e del sopra : sino dalla nascita il cervello umano percepisce dome sopra tutte le immagini retinice proiettate sulla met inferiore della retina e percepisce come sotto tutte le immagini proiettate sulla met superiore della retina; questo dovuto alla inversione simmetrica delle immagini al centro ottico della cornea.

Formazione dellimmagine a diverse distanze della stessa dallocchio (funzione della pupilla) : Emmetropia : condizione tipica dellocchio normale e sano, dove tutte le diverse strutture rinfrangenti sono disposte e conformate in modo tale che, anche a cristallino completamente a riposo, i raggi di un oggetto allinfinito (pi distante di 6 metri) sono focalizzati sulla superficie della retina (che si trova perfettamente al secondo fuoco delle lenti composite dellocchio) Appiattimento del cristallino nellemmetropia : durante lemmetropia la forza di ritorno elastico del legamento anulare del cristallino, teso tra capsula del cristallino e corpo ciliare, tende la membrana anteriore e posteriore della capsula del cristallino appiattendolo (vista la sua elevata elasticit e morbidezza) e riducendo la sua convessit in condizioni di riposo. Accomodamento: Visione di oggetti pi vicini di 6 metri (riflesso di risposta allavvicinamento) : siccome al cristallino giungono raggi divergenti e la dia convessit a riposo del cristallino fa cadere il punto focale dietro alla retina allora il cristallino deve variare la propria convessit accorciare il punto focale sulla retina gli occhi devono convergere per puntare la fovea sul medesimo punto e la pupilla deve essere pi stretta per focalizzare limmagine . Ovalizzazione della superficie anteriore nellaccomodazione : durante il processo di accomodazione avviene una contrazione delle fibre longitudinali del muscolo ciliare, responsabili dellavanzamento del corpo ciliare verso la cornea provocando un restringimento del diametro interno dellanello del corpo ciliare; questo porta ad una diminuita tensione nei legamento anulare e, automaticamente, della membrana anteriore della capsula del cristallino (quella posteriore rimane tesa) provocando un aumento della convessit della superficie anteriore della lente del cristallino; questo processo, inoltre, attiva le fibre a sfintere del muscolo ciliare provocando una compressione attiva dei lati del cristallino massimizzandone lovalizzazione.

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Punto prossimo dellocchio : minima distanza possibile di un oggetto dallocchio al quale tale oggetto pu ancora essere osservato distintamente supponendo la massima accomodazione possibile dellocchio. Perdita di plasticit del cristallino e spostamento del punto prossimo : durante linvecchiamento sia per perdita di plasticit del cristallino, che per irrigidimento della sua capsula che per atrofia del muscolo ciliare si ha una perdita progressiva della massima convessit di accomodamento, lentamente sino ai 20anni, molto rapidamente sino ai 40anni e molto lentamente dai 50 in poi, con la perdita totale della capacit di accomodamento a 60anni e slittamento del punto prossimo a 85cm.

Punto remoto dellocchio : massima distanza di un oggetto dallocchio alla quale sia ancora necessario il riflesso di accomodamento del cristallino, quindi il punto oltre il quale si ha loggetto allinfinito nellocchio sano 6m. FUNZIONI DELLIRIDE : liride esplica la sua funzione variando il diametro del foro dingresso della luce nella camera oculare pupilla e quindi, grazie alla sua natura altamente pigmentata, riducendo la quantit di raggi di luce passanti per il centro ottico e riducendo il diametro dellimmagine sulla retina. Funzione delliride nella risposta allavvicinamento : quando si fissa un oggetto molto vicino, la sua immagine proiettata tende ad ingrandirsi di molto permettendo ad alcuni suoi punti di proiettarsi oltre il raggio di curvatura della retina e ad alcuni raggi di passare per punti laterali distorti del cristallino; la riduzione del diametro della pupilla quindi aumenta langolo visivo, facendo avanzare il centro ottico, in modo da allungare la distanza focale riducendo la dimesione dellimmagine (che rientra nella retina)massimizzando quindi il limiti visibili delloggetto e va ad escludere il passaggio di raggi da porzioni laterale e distorte del cristallino permettendo la riduzione della distorsione dellimmagine. Riflesso alla luce della pupilla : variazione del diametro della pupilla con diversa intensit, velocit e permanenza a seconda della verso e dellintensit di variazione dellilluminazione dal suo valore normalmente riscontrato nellambiente. Riflesso diretto e consensuale dellocchio allaumento di illuminazione : riflesso parasimpatico estremamene veloce 3-4 s di costrizione del diametro pupillare con unintensit linearmente proporzionale alla variazione di luminosit e durata relativa al tempo di adattamento della retina al maggiore flusso fotonico (recettori alla melanocortina), capace di ridurre il diametro della pupilla sino a 3 mm. Circuito parasimpatico utilizzato : il segnale luminoso stimola i recettori non adattati alla melanocortina, questi inviano assoni tramite nervo ottico al corpo genicolato laterale, attraversandolo senza fare sinapsi per giungere tramite braccio quadrigemello superiore al tetto del mesencefalo dove viene integrato il segnale nervoso per poi inviare assoni eccitatori al nucleo di Edinger-Westphal che stimola tramite nervo oftalmico il muscolo costrittore delliride. Riflesso diretto e consensuale dellocchio alla diminuzione dellilluminazione : riflesso ortosimpatico e lento 15-20s di dilatazione del diametro pupillare, possedente un intensit linearmente proporzionale alla variazione di luminosit e durata relativa al tempo di adattamento della retina (recettori alla melanocortina) al maggiore flusso fotonico, capace di aumentare il diametro della pupilla sino a 7mm

ELABORAZIONE RETINICA-NEURALE DELLE FORME E DEI CONTORNI : MECCANISMO DELLA FOTOTRASDUZIONE : i sacculi del segmento esterno contenenti sulla propria membrana un pigmento sensibile alla luce rodopsina lievemente differente in sensibilit a seconda dei coni, ed un enzima in grado doi degradare il GMPc GMPc fosfodiesterasi - membrana plasmatica esterna, invece, contiene un canale transmembrana per il sodio GMPc ed una pompa eleterogenica Na/K ATPasi sempre attiva; quando le cellule recettrici percepiscono un fotone vanno ad iperpolarizzare la propria membrana. Soglia si sensibilit dei coni : i coni si attivano con lincidenza di 5 fotoni

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Soglia di sensibilit dei bastoncelli : i bastoncelli si attivano con lincidenza di 1 fotone

Rodopsina : recettore proteico per la visione cosciente, del tipo 7TM, componente il 90% delle proteine transmembrana dei sacculi nei bastoncelli e nei coni (ce ne sono 3 nei coni), caratterizzata da un peso di 40 KDa, possedente un nucleo interno legato tramite una lisina ad un retinale, orientato parallelamente alla membrana plasmatica, en una subinit trasmembrana associata ad una proteina G eterotrimerica trasducina o GT1 in grado di attivare una GMPc fosfodiesterasi trasmembrana dl sacculo. Retinale 1 : aldeide del composta alcolico retinolo o vitamina A, in grado di passare tramite stimolazione fotonica da una conformazione a minima energia 11-cis-retinale ad una conformazione stabile ad alta energia - tutto-trans-retinale causando un ambiamento conformazionale della rodopsina.

Rodopsina dei bastoncelli : va a rispondere a frequenze di 505 nm e possiede la trasducina G1t come intermediario. Opsina dei coni : i coni possiedono 3 opsine rispondenti a 3 frequenze donda 440, 535, 565 nm e possiede la trasducina G2t come intermediario. Melanopsina : recettore proteico per percezione reticolare della luminosit ambientale, correlato alla regolazione cicardiana del sonno, contenuto in pochi e sparsi recettori bastoncellari possedenti assoni diretti al nucleo soprachiasmatico e al nucleo genicolato laterale per il controllo dello stato di attivazione della corteccia e del diametro pupillare Condizione al buio : 1. 2. 3. 4. 5. La rodopsina rimane legata con l11 cis retinale La trasducina GDP si mantiene legata alla rodopsina Il GMPc non viene distrutto e mantene una concentrazione citoplasmatica elevata I canali Na+ GMPc dipendenti permangono nello stato aperto I il sodio pompato allesterno dalle Na/k ATPasi continua a rientrare nella cellula, mentre il potassio si accumula nel citoplasma. 6. La membrana plasmatica si iperpolarizza 7. Si ha liberazione continua di neurotrasmettitore si mantiene la depolarizzazione dei neuroni Condizione alla luce : 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. Un raggio di luce va ad incidere contro il retinale della rodopsina L11-cis retinale cambia conformazione in tutto trans retinale. La rodopsina cambia la propria conformazione molecolare la trasducina GDP va a scambiare GDP con il GTP e di stacca come trasducinaGTP attiva la trasducina GTP attiva va a legare ed attivare la GMPc fofodiesterasi la GMPc fosfodiesterasi attivata produce una diminuzione dei livelli di GMPc intracitosolici il Canale Na+ si chiude in assenza di GMPc interrompendo la cortocircuitazione del ritorno del sodio. La Na/K ATPasi va a produrre una depolarizzazione della membrana creando gradiente Na e K. Cessa la liberazione basale del neurotrasmettitore cessa la depolarizzazione dei neuroni 50% del tutto trans retinale viene riciclato dalla isomerasi retinica per essere ricaricato sulla rodopsina 50% dell11 cis retinale perso viene riprodotto e ricaricato dalla vitamina A

RISPOSTE ELETTRICHE ED ELABORAZIONE DEI NEURONI DELLA RETINA : le variazioni di potenziale dei fotorecettori retinici possono essere elaborate e trasmesse alla corteccia mediante due sistemi di raccolta ed integrazione :un sistema canalizzato e con poca integrazione orizzontale (parvocellulare), che invia segnali tipicamente foveali dalle cellule gangliari nane alla corteccia visiva, ed un sistema con molta integrazione orizzontale e convergenza (magnocellulare), che invia segnali tipicamente periferici dalle gangliari diffuse alla corteccia visiva; in entrambi i sistemi tuttavia, linterazione delle varie depolarizzazioni ed iperpolarizzazioni dei neuroni H, delle cellule bipolari si

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risolve nelle generazione di treni di potenziali dazione solamente nelle cellule gangliari ed amacrine, che mediano linformazione finale inviata ai corpi genicolati laterali ed alla corteccia. Sistema canalizzato o parvocellulare : sistema che raccoglie le informazioni solamente dai coni, tipico della fovea retinica, nel quale ogni cono possiede un neurone bipolare e gangliare X dedicato con una via nervosa diretta verso i neuroni corticali; questo sistema canalizza linformazione dei colori con campi recettoriali molto piccoli (minimi teorici) 1 cono 1 campo un neurone corticale Sistema convergente o magnocellulare : sistema che raccoglie le masse dimpulsi recettoriali dai bastoncelli e dai coni nel quale ogni neurone bipolare contatta molti recettori ed ogni cellula gangliare W e Y contatta molti neuroni bipolari; finalizzato allintegrazione delle informazione riguardanti movimento e contorni, permettendo reazione di integrazione e inibizione tra diverse cellula, ma costituendo campi recettoriali grandi (massimi teorici)

Risposta elettrica ed utilit della cellula bipolare (in relazione alle cellule H) : neurone bipolare non in grado di produrre potenziali dazione, ma in grado di variare il proprio potenziale di membrana, a seconda della propria tipologia di appartenenza, proporzionalmente allinformazione ricevuta dal suo campo rotondo di fotorecettori (con diametro 300um nella fovea e di 2mm nella periferia) caratterizzato da una struttura concentrica, dove al centro i fotorecettori sono direttamente collegati al neurone bipolare stimolando la variazione del potenziale di membrana in modo agonista, mentre alla periferia anulare i fotorecettori si collegano alla cellula bipolare tramite cellule H inibitorie, stimolando (se illuminati) la variazione antagonista del potenziale di membrana bipolare impedendo al contempo la stimolazione agonista del centro; questo sia per inibizione diretta cellule H-neurone bipolare sia per abolizione della comunicazione recettore-neurone bipolare. Cellule bipolari iperpolarizzanti : si iperpolarizzano se illumino il centro e di depolarizzano se illumino la preiferia Cellule bipolari depolarizzanti : si depolarizzano de illumino il centro e si iperpolarizzano se illumino la periferia.

Cellule H : la cellula H in interneurone di raccolta dei segnali dei coni e dei bastoncelli che non genera un potenziale dazione ma un potenziale di iperpolarizzazione continuo chiamato potenziale S dipendente direttamente dal grado dilluminazione bastoncelli e dalla saturazione della lunghezza donda coni - al fine di modulare la stimolazione dei bastoncelli e di filtrare la stimolazione dei coni. Filtrazione del colore dei coni : la cellula orizzontale se attivata da una particolare tipologia di cono permette di andare a inibire lo stesso cono attivato o il cono complementare esplicando una adattamento al tipo di luce colorata oppure una filtrazione della luce passante al neurone bipolare. Filtrazione del colore puro : quando vi unattivazione del canale M e L (rosso e verde) o quella del canale S (blu) la cellula H va ad inibire il canale complementare, rispettivamente S o Me L, al fine di far passare solo un canale per volta (quello pi stimolato) alle cellula gangliari. Adattamento al colore : quano vi una stimolazione prolungata del canale M/L o del canale S la cellula H va ad inibire il medesimo canale, diminuendo linibizione del canale complementare; in questo modi si ha un adattamento alla percezione dei colori anche un colore ambientale predominante. Aumento dellacuit dei neuroni bipolari: la cellula orizzontale se attivata dallaumentata stimolazine di tutti e tre i coni M, L e S e dei bastoncelli, nellanello antagonista del campo recettoriale del neurone bipolare, va a limitare lazione agonista di un eventuale illuminazione del centro del campo, permettendo una discriminazione maggiore delle illuminazioni parziali nel campo recettoriale del neuorne bipolare e quindi un aumentata acuit per i contorni..

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Attivit elettrica delle cellule amacrine : sono interneuroni in grado di produrre pochi picchi transitori di potenziale dazione nel proprio assone, in risposta ad una iperpolarizzazione della cellula bipolare (per illuminazione del centro nella bipolare iperpolarizzante e dellanello periferico nella bipolare depolarizzante) permettendo di integrare la variazione di risposta agonista nel tempo di pi neuroni bipolari separati (variazione di stimolazione di pi aree recettoriali) comunicando ai neuroni gangliari magnocellulari W e Y eventuali informazioni riguardanti il movimento di una fonte di luce sulla retina. Ricapitolando : Attivit elettrica dello strato plessiforme esterno (attivit parvocellulare): permette la distinzione di colori mediante una inibizione dei vari canali luminosi fra loro. Attivit elettrica dello strato plessiforme interno (attivit magnocellulare) : permette la distinzione delle differenze di contrasto, delle differenze dintensit e della variazione di posizione sulla retina (movimento)

ELABORAZIONE DEI CONTORNI E DEL MOVIMENTO DELLE CELLULE GANGLIARI W e Y : le cellule gangliari, tramite un meccanismo dinibizione laterale delleffetto dei recettori sulla cellula gangliare stessa e di una disposizione concentrica dei recettori agonisti ed antagonisti nel proprio campo recettivo permettono una maggiore percezione dei contrasti lineari o circolari (contorni) poich uno stimolo parziale del proprio campo recettivo varia di molto lattivit agonista o antagonista dela cellula gangliare mentre una sua illuminazione diffusa lascia invariata la sua attivit. Attivit elettrica e tono basale delle cellule gangliari : tutte le cellule gangliari comunicano con il cervello attraverso frequenze di potenziali dazione trasmessi lungo gli assoni del nervo ottico, con varia velocit di conduzione a seconda della cellula gangliare, mantenendo in assenza di stimolazione una frequenza di attivit di fondo di 5-40 cicli al secondo, responsabile, per alcuni, della percezione del nero in caso di non stimolazione. Imp : il fatto che anche il nero sia una percezione dimostrata dal fatto che il punto cieco della retina, o una privazione totale di un occhio, porta allassenza totale di percezione, persino di quella del nero. Campo recettivo della cellula gangliare e variazione dellattivit elettrica della cellula : il campo recettivo della cellula gangliare larea recettoriale della retina, con le quale si collega tramite neuroni bipolari, in grado di mediare due attivit antagoniste sulla frequenza di scarica basale delle cellule gangliari; esso costituito da un centro concentrico e da una periferia anulare possedenti due influenze antagoniste sulla frequenza della cellula gangliare per inibizione laterale. Stimolazione diffusa del campo recettivo : siccome il centro e la periferia antagoniste sono ugualmente stimolate allora leffetto del centro annulla leffetto della periferia sulla cellula gangliare mantenendo invariata la frequenza di scarica basale delle cellule gangliari. Stimolazione parziale del campo recettivo : si ha una variazione di frequenza basale della cellula gangliare direttamente proporzionale al rapporto tra larea agonista e larea antagonista illuminate. Illuminata maggiore area agonista : la cellula gangliare aumenta la propria frequenza di scarica Illuminata maggiore area antagonista : la cellula gangliare diminuisce la propria frequenza basale di scarica Cellule centro ON : cellule gangliari possedenti un centro agonista collegato tramite neuroni bipolari depolarizzanti o eccitatori ed una periferia anulare antagonista poich collegata tramite neuroni bipolari iperpolaizzanti o inibitori o poich collegata tramite cellule inibitorie orizzontali H ai neuroni bipolari depolarizzanti del centro

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Cellule centro OFF : cellule gangliari possedenti un centro antagonista collegato tramite neuroni bipolari iperpolarizzanti o inibitori o collegato tramite cellule inibitorie orizzontali H ai neuroni bipolari depolarizzanti della periferia ed una periferia anulare agonista collegata tramite neuroni bipolari depolarizzanti o eccitatori
Illuminazione Tipologia di cellula Centro ON Centro OFF Illuminazione del centro Aumento della frequenza Diminuzione della frequenza Illuminazione periferica Diminuzione della frequenza Aumento della frequenza

Variazione della grandezza dei campi recettoriali gangliari nelle varie porzioni retiniche : pi piccolo il campo recettoriale gangliare pi elevata la sua acuit visiva (risoluzione angolare) tuttavia la dimensione dei campi gangliari aumenta allaumentare della distanza dalla fovea da un minimo foveolare di 0,8um o il diametro di un solo cono ed un massimo periferico di 2mm ELABORAZIONE DEL COLORE : COLORE : sensazione proveniente dalla stimolazione della retina con varie lunghezze donda dello spettro visibile (scala cromatica) e dello spettro non visibile colore porpora Colori complementari : colori che sommati assieme mi danno il colore bianco Colori primari : sono colori che possono darmi qualsiasi colore dello spettro luminoso. Rosso : percepito come una tra 647 e 723 prevalentemente dai coni L Verde : percepito come una tra 492 e 575 prevalentemente dai coni M Bleu : percepito come una tra 455 e 492 prevalentemente dai coni S

DIFFERENZE DEI CONI PER I COLORI : nella retina sono presenti 3 tipologie di coni, identici per il meccanismo di trasduzione fotochimica del segnale ma possedenti 3 tipologie di rodopsine, varianti solamente per la tipologia dellaminoacido dedito alla legame del retinale, in grado di assorbire lo spettro luminoso in 3 finestre di lunghezza donda, ciascuna possedente una frequenza di massimo assorbimento. Coni L o large o rossi : assorbono in uno spettro di lunghezza donda da 460 a 680 nm con un picco massimo di assorbanza a 570 nm (arancione) Coni M o medium o verdi : assorbono in uno spettro di lunghezza donda da 440 a 620 nm con un picco massimo di assorbanza a 535 nm (verde) Coni S o short o bleu : assorbono in uno spettro di lunghezza donda da 400 a 530 nm con un picco massimo di assorbanza a 445nm (bleu)

Semistimolazione dei recettori a lunghezza donda non ottimale : una lunghezza donda differente da quella di massima stimolazione, a parit di intensit i luce, permette una stimolazione parziale dei recettori con un ipepolarizzazione lieve della loro membrama. TEORIE DELLINTERPRETAZIONE NERVOSA DEL COLORE : Teoria dei rapporti cromatici : la lunghezza donda di uno stimolo viene valutata in base al differente livello di attivit delle singole tipologie di coni ovvero, in base al rapporto della distanza della lunghezza donda incidente dalla lunghezza donda di stimolazione massima delle 3 tipologie di coni. Onda che stimola 99% L/42% M/0% S onda si tipo arancione Onda che stimola 83% L/83% M/0% S onda di tipo giallo Onda che stimola 31% L/67% M/36% S onda di tipo verde Onda che stimola 0% L/0% M/97% S onda di tipo bleu

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Teoria tricromica di Young-Helmholtz : linterpretazione corticale di una lunghezza donda avviene tramite lintegrazione nella corteccia visiva dellinformazione proveniente da 3 canali cromatici, i primi 2 dei quali R/V e B/G misurano, ciascuno, la prevalenza di uno dei due colori complementare (della coppia) ed lultimo dei quali C/S va a valutare il livello totale dei 3 colori complementari, ovvero il livello di bianco nellonda. ATTIVITA NERVOSA NELLINTERPRETAZIONE DEL COLORE : Percezione dei colori e ruolo delle cellule gangliari X : il nostro sistema nervoso centrale pecepisce una lunghezza donda sotto forma del differente livello dazione agonista di 2 cellule gangliari dedicate ad ogni canale cromatico (R/V) e (G/B-C/S) nelle quali la percezione del colore la risultante degli effetti contrastanti di due coni complementari scaricanti sulla stessa gangliare, ovvero della saturazione prevalente nellonda di uno dei 2 colori complementari del canale R/V e G/B , e la percezione della luminosit - C/S risultante dalla quantit di uguale saturazione dei 3 colori primari . Cellule gangliari del canale R/V : valutano se un onda pi rossa o pi verde ricevendo un segnale agonista dai coni L e antagonista dai coni M mediante due neuroni bipolari con polarizzazione tipica differente (uno iperpolarizzante ed uno depolarizzante) in modo da esaminare se una lunghezza donda tra rosso e verde in base al livelli di scarica agonista della cellula gangliare. Onda con tra verde e rosso : questonda genera, nei recettori, una differenza di potenziale di membrana inversamente proporzionale alla distanza in dalla lunghezza donda di massima risposta dei coni M e L. Polarizza pi i coni L ed attiva il neurone bipolare agonista onda pi verso il rosso e attivit gangliare agonista Polarizza i coni L = agli M e attiva entrambi i neuroni bipolari onda gialla (580nm) e attivit della cellula gangliare nulla Polarizza pi gli M ed attiva il neurone bipolare antagonista onda pi verso il verde e attivit della cellula gangliare pi antagonista Cellule gangliari del canale G/B e Chiaro/Scuro : esse ricevono un segnale agonista dai coni L e dai coni M (assieme), mentre segnale antagonista dai coni S mediante due neuroni bipolari con polarizzazione tipica differente, in modi da esaminare se una lunghezza donda tra giallo e blue in base al livelli di scarica agonista della cellula gangliare. Onda con tra blu ed il canale giallo (L/M) : questonda generer, nei recettori S e M/L, una differenza di potenziale di membrana inversamente proporzionale alla distanza di dalla lunghezza di massima risposta dei coni S e dei coni L/M Polarizza pi coni S e attiva il neurone bipolare antagonista onda pi verso il bleu e attivit gangliare antagonista. Polarizza i coni S = ai coni M/L e attiva il neurone agonista ed antagonista onda bianca e attivit nulla della cellula gangliare Polarizza pi i coni M/L e il neurone bipolare agonista onda pi verso il giallo e attivit gangliare agonista Porzione parvocellulare del nucleo genicolato laterale : elabora linformazione sul colore proveniente dalle cellile gangliari tramite il nervo ottico ed invia linformazione ai blob dello strato 2 e 3 e allo strato 4C profondo della corteccia visiva primaria sotto forma di 3 canali differenti :

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Canale rosso/verde : segnala la differenza tra lintensit di risposta dei coni L e M Canale blu/giallo : segnala la differenza tra lintensit di risposta dei coni S e M/L Canale della brillanza : segnala la luminosit tramite somma della risposta dei coni M/L e di alcuni bastoncelli.

Blob dello strato II e III : sono dei piccoli ammassi di neuroni ricchi di citocromoossidasi e relativamente cilindrici, dal diametro di 0,2mm, in grado di elaborare specificamente linformazione visiva sui colori, attivandosi a seconda della propria specificit, andando as inviare linformazione cromatica allarea V8 dove viene analizzata. ELABORAZIONE EXTRARETINICA DELLIMMAGINE VISIVA ED INVIO ALLA CORTECCIA : CELLULE GANGLIARI : le cellule gangliari sono 2 tipologie di neuroni profondamente differenti, e hanno la funzione di integrare il messaggio neurale delle cellule amacrine e bipolari, inviando informazioni ai corpi genicolati laterali secondo due canali con funzioni diversificate canale parvocellulare e canale magnocellulare. Cellule gangliari grandi o M (magnocellulari) : cellule in grado di ricevere il segnale orizzontale delle cellule amacrine relativo al movimento degli oggetti e verticale dai coni e dai bastoncelli, inviando informazioni sul movimento delle linee visive e sulla profondit alla porzione magnocellulare dei nuclei genicolati, formando la via magnocellulare. Cellule gangliari piccole o P (parvocellulari) : cellule in grado di ricevere il segnale verticale da coni e bastoncelli andando ad integrare ed inviare le informazioni sul colore, la luminosit e la definizione delle forme, tramite nervo ottico, alla porzione parvocellulare dei nuclei genicolati, formando una via parvocellulare.

NERVO OTTICO : nervo formato dalla riunione degli assoni delle cellule gangliari parvo e magnocellulari sul dischetto di emergenza dello stesso dalla retina disco ottico - posto a 15 di distanza dalla fovea sul lato nasale della retina punto cieco per emergere sucessivamente posteriormente alla sclera dellocchio, andando a terminare al chiasma ottico con il nervo ottico controlaterale. CHIASMA OTTICO : lamina quadrangolare di materia bianca posta caudoanteriormente al 3 ventricolo, caratterizzata dal passaggio al tratto ottico controlaterale della met nasale delle retine, e dal passaggio al tratto ottico ipsilaterale della met temporale delle due retine. TRATTI OTTICI : 2 fasci di fibre comprendenti i segnali dellemilato nasale della retina controlaterale ed i segnali dellemilato temporale della retina ipsilaterale, procedente attorno al mesencefalo, circondando la porzione pretettale donando fibre di melanopsina per la formazione reticolare andando a terminare al corpo genicolato ipsilaterale. CORPO GENICOLATI LATERALI : nuclei di neuroni talamici posti sopra al tratto ottico, suddivisibili ventro-lateralmente in 6 lamine di materia grigia, delle quali le 3 lamine pi esterne 3-6 - sono composti da neuroni di piccolo calibro porzione parvocellulare importanti nellelaborazione dei colori, dei contorni e della luminosit (via parvocellulare) e le 2 lamine pi interne 1 - 2 - sono composte da neuroni di grande calibro porzione magnocellulare importanti nellelaborazione del movimento, della profondit e dello sfarfallamento (via magnocellulare); i corpi genicolati laterali sono, quindi, un attivo centro di integrazione per quanto riguarda la profondit e la preintegrazione dei canali colorati. Somatotopia dei nuclei genicolati laterali : ogni lamina possiede una rappresentazione punto a punto delle singole unit recettoriali (gangliari) della retina (quindi dei singoli campi recettoriali) con una mappa retinotopica allineata ventro-lateralmente tra le varie lamine secondo un asse trasversale, e ricalcante con una simmetria posteroanteriore la simmetria fovea-periferia della retina, tuttavia, con una maggiore densit neuronale o grana neuronale dedicata fovea fattore dingrandimento genicolato.

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Area della fovea : occupa pi o meno l1/3 caudale del corpo genicolato (in tutte e 6 lamine) Area della periferia : occupa i 2/3 anteriori del corpo genicolato (in alcune lamine)

Afferenze ai nuclei genicolati : tali nuclei ricevono un 80-90 % delle afferenze dalla corteccia cerebrale stessa, medianti circuiti di feedback per il rilevamento della posizione e del movimento, ed un 10-20% solo di afferenze parvicellulari e magnocellulari dal nervo otticco ( e quindi dalla retina) Afferenze parvocellulari : afferenze che proiettano sulla mappa reinotopica punto a punto delle lamine pavocellulari tutti gli assoni del tratto ottico provenienti dalle cellule gangliari nane parvocellulari della retina omolatrale. Afferenze della met nasale della retina controlaterale : proiettano sullo strato 4 e 6 Afferenze della met temporale della retina ipsilaterale : proiettano sullo strato 3 e 5 Afferenze magnocellulari : afferenze che proiettano sulla mappa reinotopica punto a punto delle lamine magnocellulari tutti gli assoni del tratto ottico provenienti dalle cellule gangliari grandi, diffuse o magnocellulari della retina omolatrale. Afferenze dalla met nasale della retina controlaterale : proiettano sullo strato 1 Afferenze della met temporale della retina ipsilaterale : proiettano sullo strato 2 Efferenze dai nuclei genicolati laterali : vanno ad inviare informazioni perintegrate dallimmagine retinica secondo la via parvocellullare sullo strato 4c profondo e secondo la via magnocellulare sullo strato 4c superficialedella corteccia visiva tramite fascio genicolo-striato. Efferenze parvocelluari : trasmette tramite fascio genicolo-striatale le informazioni relative allinterpetazione del colore, allinterpretazione dei contorni e dellilluminazione allo strato corticale 4C profondo e alla regione interlaminare dei nuclei genicolati (che proietta ai blob del II e III strato della corteccia occipitale) Efferenze magnocellulari : efferenze che proiettano tramite fascio genicolo-striato le informazioni relative allinterpretazione del movimento, della profondit e dello sfarfallamento alla corteccia 4C superficiale. Efferenze dei nuclei interlaminari : efferenze che proiettano ai blob del II e III strato della corteccia occipitale le informazioni relative al colore suddiviso secondo i 3 canali primari R/V B/G Chiaro/scuro; tramite fascio genicolostriato

PROIEZIONI GENICOLOSTRIATE : fasci di fibre che dipartono dai nuclei genicolati laterali per continuare omolateralmente postero-cranialmente, abbracciando con una sezione semilunare la superficie laterale del ventricolo temporale ansa del meyer per poi separarsi in due fasci separati al livello del corno posteriore del ventricolo laterale, il primo passante superiormente al corno per portare la vista dell quadrante superiore dellemiretina omolaterale al labbro superiore della scissura calcarina, il secondo passante inferiormente e medialmente al corno per portare la vista del quadrante inferiore dellemiretina omolaterale al labbro inferiore della scissura calcarina. Somatotopia del fascio genicolo-calcarino nellansa del Meyer : presenta una sezione semilunare, con alla sua met craniale le fibre del quadrante craniale dellemiretina omolaterale, alla met caudale le fibre del quadrante caudale dellemiretina omolaterale, delle quali, la met pi al centro contiene i fasci delle

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cellule dellemimacula omolaterale, mentre, la met pi esterna contiene i fasci delle cellule dellemiperiferia omolaretale. Somatotopia del fascio genicolo-calcarino alla scissura calcarina : portandosi alle due labbra della scissura calcarina ruotano la loro somatotopia medio-cranio/posteriormente portandola su un asse anteroposteriore, in modo che i fasci terminanti sulla porzione posteriore (pi ampia) delle labbra portino le informazioni delle macule, mentre i fasci terminanti sulla porzione anteriore (pi piccola ed esterna) delle labbra portino le informazioni della periferia.

CORTECCIA OCCIPITALE VISIVA PRIMARIA : nastro di corteccia cerebrale situato sulla faccia mediale del lobo occipitale, componendo le labbra della scissura calcarina e ricevente le afferenze dirette genicolo-calcarine dai nuceli genicolati ipsilaterali, composta istologicamente da 6 strati di materia grigia dei quali, il IV strato, con un a densit di granuli sensitivi estremamente alta grana della retina viene suddiviso orizzontalmente dal passaggio di una spessa Stria del Gennari in uno strato pi esterno 4 superficiale o parvocellulare raccogliente le afferenze della via parvocellulare, ed uno sstrato pi intern 4profondo o magnocellulare raccogliente le afferenze della via manocellulare; mentre il II e III strato , viene caratterizzato da clusters di neuroni di diametro 0,2 mm, ricchi di citocromo ossidasi blob riceventi afferenze parvocellulari dai nuclei genicolati laterali medianti i singoli canali del colore. Imp : la corteccia visiva primaria presenta la capacit diseparare le afferenze retiniche sul colore da quelle relative al movimento ed ai contorni, tramite la scomposizione del mondo in un insieme di linee a vario orientamento. Retinotopia della corteccia visiva primaria o area 17 di Brodmann : la corteccia visiva primaria possiede una rappresentazione a mappa retinotopica punto a punto, con proiezione singoli campi recettoriali gangliari (nella fovea corrispondenti anche ad un solo cono) su uno o anche pi neuroni corticali fattore dingrandimento, caratterizzata dalla raccolta di tutte le informazioni del quadrante superiore dellemiretina omolaterale sul labbro superiore della scissura e dalla raccolta di tutte le informazioni del quadrante inferiore dellemiretina omolaterale sul labbro inferiore della scissura, dimostrando, ulteriormente, una simmetria maculo-periferia intraquadrante corrispondente alla simmetria posterio-anteriore intralabiale, ovvero, una macula rappresentata in unarea molto grande della porzione posteriore delle labbra ed una periferia rappresentata in un area molto piccola della porzione anteriore delle labbra. Imp : da notare come la somatotopia postero-anteriore della simmetria macula-periferia sia ricalcalnte la realt del posizionamento corporeo; la macula, infatti, sta in una posizione centroposteriore rispetto alla periferia della retina. Fattore dingrandimento e aumento dellacuit visiva nella corteccia : la grana molto fine ella corteccia visiva primaria, cos come lo erano state le lamine dei corpi genicolati laterali, consente una maggiore densit neuronale per area recettiva rispetto alla sua stessa densit recettoriale retinica; questo permette la corrispondenza di pi di un neurone per singolo recettore, che, tramite successivi fenomeni di sommazione ed inibizione laterale degli impulsi gangliari, consente di ridurre le distorsioni delle immagini per imperfezioni di diffrazione e diffusione dellocchio, ed una acuit visiva superiore a quella del minimo diametro possibile dei recettori (2 darco invece che 23) Teoria della colonne dorientamento : ogni determinata area recettoriale retinica di una cellula gangliare corrisponde, sullo strato IV della corteccia visiva primaria, ad un insieme di tanti cilindretti verticali di diametro 1mm, ogniuno dei quali composto da una colonna di neuroni semplici e complessi in grado di rilevare solo stimoli lineari con lo stesso orientamento che tuttavia differisce da cilindretto in cilindretto di circa 5-10 dinclinazione, dotando la medesima area recettoriale gangliare di cilindretti coprenti tutti i 360 di orientamento di una linea ; in questo modo a seconda dei cilindretti attivi nel tempo ad uno stesso stimoli lineare di un area recettoriale corticale, il cervello pu risalire al suo orientamento e al suo spostamento.

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Imp : tutti i neuroni corticali possedenti un campo recettoriale in grado di fargli rilevare delle differenze di orientamento delle linee possono essere detti rivelatori di caratteristiche. Neuroni corticali semplici : singoli neuroni presenti nel IV strato profondo della corteccia visiva primaria e possedenti un campo recettoriale conformato ad ellisse con asse maggiore orientato spazialmente e suddiviso concentricamente o asimmetricamente in un area agonista ed in unarea antagonista, conformate in modo fa separarsi fra loro con linee parallele allasse maggiore dellellisse, capaci di rispondere diversamente a stimoli lineari di contorni di oggetti proiettati sulla retina, a seconda della posizione e della variazione di orientmento nel tempo, in modo condizionato allasse maggiore dellellisse. Neuroni a campo simmetrico e concentrico : possiedono un centro agonista bastoncellare interno una periferia antagonista ellittica, con linee di separazione tra i due campi paralleli allasse maggiore dellellisse. Neuroni a campo assimmetrico : possiedono un area agonista ed un area antagonista allungate e separate da una linea di separazione parallela allasse maggiore dellellisse. Formazione del campo recettivo del neurone semplice : supponendo un insieme di neuroni CGL possedenti aree recettive circolari con centri agonisti molto piccoli e periferie antagoniste molto ampie e, supponendo che questi siano allineati lungo una stessa linea retta, allora il neurone corticale demplice che li raccoglie possieder una colonna centrale con la massima area agonista e la minima area antagonista e due colonne periferiche ad essa parallele con la massima area antagonista ed una nulla area agonista Rilevamento dellorientamento dei contorni : leffetto dellorientamento e la posizione di una stimolazione lineare sul campo recettoriale di un neurone semplice simmetrico varia a seconda del rapporto fra area agonista ed area antagonista stimolate dallimpulso luminoso; e quindi, a seconda della posizione che la barra occupa sullasse minore ed a seconda dellinclinazione rispetto allasse maggiore dellellisse (di orientamento) o Effetto agonista centrale massimo : la barra luminosa perfettamente sovrapposta e coincidente alla colonna centrale agonista. Effetto antagonista periferico massimo : la barra luminosa perfettamente sovrapposta e coincidente ad una delle due colonne antagoniste, oppure perpendicolare alla colonna agonista centrale.

Rilevamento del movimento del neurone semplice asimmetrico : un neurone semplice asimmetrico agonista, con campo recettoriale +\- o -\+ risponde nel tempo in modo differente a seconda della direzione e dellinclinazione di avvicinamento di una stimolazione lineare. o o Avvicinamento + - : si ha un picco di attivit agonista seguito poi da un minimo di attivit Avvicinamento - + : si ha un minimo di attivit seguito poi da un picco di attivit agonista.

Cellule complesse o neuroni complessi : neuroni singoli, presenti nel II e nel III strato, possedenti un campo recettivo ellissoidale con asse maggiore orientato, totalmente agonista e privo di aree antagoniste, che si connette alle cellule semplici della medesima colonna e del medesimo orientamento, rispondendo in modo generico a qualsiasi stimolo lineare attraversante la sua area, indipendentemente dalla sua posizione sullasse minore dellellisse, con un intensit agonista inversamente proporzionale allangolo tra lo stimolo e lasse maggiore. o Parallela allasse del campo : massimo stimolo agonista

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Perpendicolare allasse del campo : minimo stimolo agonista

Ruolo delle cellule complesse : permettono un rilevamento generico della presenza e dellentit dinclinazione di un singolo impulso lineare (linea o contorno) dimandando un analisi pi accurara alle cellule semplici del medesimo orientamento poste sotto di lui. Teoria delle colonne di dominanza : sono una successione di lamine, come avviene nei corpi genicolati laterali, fittamente accostate fra loro e, alternativamente, ciascuna dominata dalle afferenze di un solo occhio, composte dalle colonne di orientamento dei neuroni semplici nello strato 4 parvocellulare. CORTECCE CISIVE ACCESSORIE E SECONDARIE : aree che integrano parallelamente differenti aspetti della visione in modo da produrre una conoscenza dettagliata e cosciente dellambiente circostante, andando ad elaborare le 2 vie preintegrate uscenti dalla corteccia primaria. via dorsale o parietale : porta le informazioni sullanalisi del movimento via ventrale o temporale : porte le informazioni sullanalisi delle forme ed il riconoscimento dei volti.

Aree della corteccia secondaria o accessoria : Aree V2, V3, VP : progressiva elaborazione di campi visivi pi ampi Area V3A : elaborazione del movimento Area MT/V5 : elaborazione del controllo visivo del movimento+ Area Lo : riconoscimento dei grandi oggetti Area V8: interpretazione dei colori dallinformazione proveniente dai blob dello strato II e III.

ACUITA VISIVA E ADATTAMENTO ALLA LUMINOSITA : ACUITA VISIVA : il pi piccolo angolo visivo, sotteso tra il centro ottico egli assi di proiezione di due punti sulla retina al quale ancora possibile distinguere i due punti separatamente, tale caratteristica viene influenzata da fattori diottrici dei mezzi oculari, da fattori nervosi e dal fattori di illuminazione e saturazione ambientale. FATTORI DIOTTRICI : sono tutti quei fattori in grado di modificare la messa a fuoco del dettagli fisico sulla superficie della retina, mediante modifica della distanza focale, modifica della rifrazione delle lenti, modifica della diffrazione dellocchio, della trasparenza dei mezzi oculari della riflessione luminosa dellepitelio pigmentoso o della lunghezza dellocchio Triade di avvicinamento : serie di fenomeni avvenenti per consentire la messa fuoco di un medesimo punto distante meno di 6 metri dal centro ottico dei due occhi sulla fovea di entrambi gli occhi ed aumentanti con un intensit direttamente proporzionale allavvicinamento delloggetto stesso allocchio. Movimento di vergenza Movimento di adattamento del cristallino Costrizione pupillare

Difetti nella focalizzazione di un elemento sulla retina : Ipermetropia : un oggetto posto allinfinito viene focalizzato in un punto oltre la retina per via di una minore convessit del cristallino (per una sua e di elasticit) o per una minore lunghezza dellocchio Ipermetropia ed et : con laumentare dellet si pu verificare una certa ipermetropia per via dellincapacit del muscolo ciliare di costringere e di far avanzare il cristallino, che diviene via via pi rigido. Miopia : un oggetto posto allinfinito viene focalizzato in un punto davanti alla retina per via di una maggiore convessit del cristallino o per una maggiore lunghezza dellocchio

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Astigmatismo : condizione caratterizzata da un differente raggio di curatura del cristallino su un asse rispetto che in un altro asse, permettendo una differente distanza focale per due punti separati da un asse orizzontale rispetto a sue punti separati da un asse verticale.

FATTORI NERVOSI E RETINICI :lacuit visiva determinata dalla percezione propria dello stimolo da parte delle cellule gangliari per via di una variazione di composizione recettoriale e di convergenza dei segnali circolanti nella retina diviene massima al livello foveale, dove possibile distinguere una distanza minima di 25 darco ossia 2um di distanza sulla retina (due puntini distanti1,5-2mm a 10m di distanza) per poi decrescere a 2,5 di distanza ad un valore del 50%, a 7,5 di distanza ad un valore del 25% e, allestrema periferia ad un valore minimo dello 0,25% Risoluzione foveale della retina : nellarea di 2 dampiezza, corrispondenti a 1,5 mm di diametro, della fovea si risole tutta la risoluzione della retina.

Fenomeno di distinzione di due linee: due linee luminose separate da una sola striscia di coni , in ombra, anche se strasbordano illuminando parzialmente tale zona, sono ancora separabili fintantoch sia presenta una minima differenza dintensit luminosa - soglia incrementale tra la zona in ombra e le due linee. Soglia incrementale : minimo contrasto o differenza tra due luminosit differenti ancora rilevabile dal nostro sistema visivo. Soglia incrementale e inibizione laterale dei neuroni gangliari : i neuroni gangliari possiedono una straordinaria abilit nello sottrarre gli impulsi provenienti dai neuroni bipolari tramite inibizione laterale in modo da risaltare anche il minimo contrasto dintensit luminosa.

Variazione di grana della retina : Variazione della canalizzazione del segnale o grana retinica : nella porzione della fovea la grana retinica pi fine per via di una canalizzazione 1recettore 1 cellula gangliare della retina determinante un diametro minimo di 0,8um per area recettoriale gangliare (o assone di nervo ottico); man a mano che si avanza nella porzione periferica si ha un aumento delle afferenze di coni e bastoncelli per cellula gangliare con un aumento del diametro dellarea recettoriale sino a terminare ad una distanza di 10 in periferia in grana retinica grossa con diametro minimo delle aree recettoriali di 2 mm e una afferenza di oltre 250 recettori per cellula gangliare. Variazione della concentrazione di coni dalla fovea alla periferia : la fovea ha una densit estremamente elevata di coni 34000 coni in 1,2 mm di diametro di diametro molto piccolo che ne consente un elevata acuit visiva con luminosit superiore alla soglia dei coni, che diminuisce con lallontamento alla periferiag sino ad una densit di 5-6 coni ogni 100 um

ADATTAMENTO ALLA LUCE E ADATTAMENTO AL BUIO : Regolazione del diametro pupillare : tramite riflessi parasimpatici od ortosimpatici si puregolare la quantit di luce entrante dentro locchio tramite regolazione del diametro delliride. Modifica recettoriale della soglia assoluta : fenomeno molto lento ma molto intenso nel quale viene modificata la sogli assoluta dei recettori ovvero la minima quantit di fotoni necessari ad attivare un recettore Rapporto sbiancamento e rigenerazione : la variazione della velocit di sbiancamento della rodopsina, determinato dalla variazione di luminosit, rispetto alla velocit costante di rigenerazione della stessa determina il grado di sbiancamento retinico ovvero il grado di povert di rodopsina nei recettori.

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Modifica gangliare della soglia assoluta : fenomeno molto lento ma di piccola intensit nel quale viene modificatala soglia minima neuronale, ovvero la minima quantit di recettori necessari ad influenzare un neurone gangliare. Curva di adattamento al buio : progressiva diminuzione della soglia assoluta retinica di percezione della luminosit caratterizzata da un rapido iniziale aumento di 10 volte in 1 minuto, dato dalladattamento nervoso e dalladattamento dei coni, da un rallentamento intermedio a 10 minuti per terminazione delladattamento dei coni ed inizio delladattamento dei bastoncelli, un secondo rapido aumento di 6000 volte in 20 minuti, per adattamento dei bastoncelli, terminando ad un valore massimo di 25000 volte in 40 minuti. Curva delladattamento alla luce : fenomeno estremamente veloce, caratterizzato da processi chimici e nervosi, nel quale si ha la perdita della precedente sensibilit alla luce della retina con una velocit esponenzialmente degradante e tendente alla minima soglia di percezione entro 0,1s dallinizio.

DIFFERENTE SENSIBILITA AL BUIO DELLA FOVEA E DELLA PERIFERIA : sotto la soglia assoluta dei coni gli unici a percepire stimoli sono i bastoncelli quindi, avendo la fovea una nulla densit di bastoncelli, la acuit visiva notturna aumenta con laumento della distanza angolare dalla fovea, andando a superare la definizione dei coni alla visione con luce dopo i 30 di distanza. MOVIMENTI OCULARI : i movimenti oculari consentono di muovere lasse degli occhi secondo tre gradi di libert, tramite rotazioni del globo oculare attorno a 6 assi differenti asse visivo, asse frontale, asse verticale e 2 assi obliqui sul piano frontale (corrispondente al movimento dei muscoli obliqui) al fine di far cadere un punto delloggetto interessato dallattenzione, in un area ampia 100 di angolo visivo, allinterno della fovea della retina, e classificabili come : movimenti cogniugati o movimenti di convergenza. Movimento verso sinistra e verso destra hanno uguale ampiezza di 50 Movimento verso lalto di 40 ed il movimento verso il basso di 60 Innervazione dei muscoli oculare : il controllo dei muscoli oculari eseguito dai nuclei dei nervi oculari che per ogni direzione di movimento vanno ad eccitare lattivazione dei muscoli agonisti e ad inibire lazione dei muscoli antagonisti.

Movimenti di vergenza o convergenza : sono movimenti lenti ma con latenza breve 160ms - che permettono di variare langolo dincidenza tra gli assi visivi tramite movimento opposto degli occhi verso linterno o verso lesterno (solo sino ad assi ottici paralleli) per far coincidere la fovea dei due occhi sul medesimo punto osservato pi vicino di 6 metri o pi lontano di 6 metri (allinfinito) Movimenti di versione o coniugati : sono movimenti che permettono di spostare gli assi visivi del medesimo angolo e con la medesima direzione, tramite un movimento uguale degli occhi verso la stessa direzione, per spostare sul piano frontale il punto di coincidenza della fovea dei due occhi; il solo movimento se la distanza superiore ai 6 metri. Movimenti saccadici di fissazione : movimento veloce e spezzato, il pi veloce dellintero corpo, finalizzato a cambiare il punto nello spazio a fuoco sulla fovea di entrambi gli occhi; esso si presenta come volontario o semivolontario e preordinato : ossia possedente uno schema motorio predefinito nelle unit di scarica della sostanza reticolare truncale ma fatto partire da enagrammi volontari della corteccia motoria frontale o dalla corteccia involontaira occipitale. Latenza del movimento saccadico di fissazione : la scarica che precede un movimento saccadico ha un valore minimo di 200ms per saccadi di 5 mentre pu raggiungere un valore massimo di 240 per saccadi di 40

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Refrattariet del sistema saccadico : la saccade non pu essere modificata o interrotta durante il movimento e presenta un periodo refrattario lungo 200ms dopo il movimento durante il quale non pu essere avviata una nuova saccade. Velocit angolare della saccade : la velocit di una saccade direttamente proporzionale allampiezza dellangolo di rotazione, sino ad un valore di 700/s Precisione del movimento : la precisione di localizzazione del nuovo punto nella fovea inversamente proporzionale allampiezza di movimento oltre ai 15. Prima dei 15 : una saccade basta per centrare il fuoco del punto che svuole osservare nella fovea. Dopo i 15 : una saccade non basta per centrare il fuoco del punto che si vuole osservare nella fovea, ma e necessaria una nuova saccade Acuit visiva durante la saccade : lacuit visiva durante la saccade viene soppressa da un meccanismo centrale in modo da mandare al cervello solo brevi flash del movimento. Non necessit di un bersaglio : il movimento saccadico, in quando semivolontario o completamente volontario, non presenta la necessit di un bersaglio predeterminato ma pu essere eseguito puntando linfinito. Cotrollo discreto della saccade : limpulso di movimento delle saccadi preelaborato dal centri di scarica della sostanza reticolare truncale, che mantiene unelevata frequenza di scarica per tutta la saccade, la quale attiva dei unit toniche reticolari a scarica veloce che aumenta con la saccade, per comandare movimenti ad elevata ampiezza o centri reticolari tonici a scarica lenta che non aumenta con la saccade, per comanare i movimenti a bassa ampiezza. Imp : laumento della frequenza di scarica dei centri tonici veloci determinante per vincere la resistenza legamento-tissutale al movimento dellocchio nella cavit oculare. Stimolo alla saccade : presenza di uno spostamento istantaneo delloggetto. Movimento dinseguimento : movimenti lento e continuo dellocchio, di tipo involontario, finalizzato al mantenimento del fuoco di un punto in movimento relativo rispetto allocchio, continuamente focalizzato su entrambe le fovee. Latenza del movimento dinseguimento : la scarica che precede un mvimento dinseguimento possiede una latenza inversamente proporzionale alla velocit del bersaglio, con una latenza di 170 ms per bersagli a 5/s e di 140 ms per bersagli a 20/s Velocit angolare del movimento dindeguimento : presenta una velocit massima dnseguimento di 40-50 /s. Refrattariet del movimento dingesuimento : non presenta alcuna refrattariet ma un controllo basato sulla velocit delloggetto fissato dalla fovea. Precisione del movimento saccadico : presenta una precisione estremamente elevata

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Acuit visiva durante il movimento dindeguimento : quasi uguale a quella ad occhio fermo Necessita di un bersaglio Controllo continuo del movimento : o per via vestibolare o per via tettale necessita di una scarica continua di tipo tonico dei neuroni dei nuclei oculomotori. Stimolo al movimento : viene indotto dalla presenza di velocit relativa bersaglio-occhio Movimenti oculari composti da movimenti di vergenza e versione : sono in genere i movimenti di fissazione attraverso i quali cambiamo loggetto a fuoco sulla fovea di entrambi gli occhi o manteniamo a fuoco sulla fovea di entrambi gli occhi il medesimo punto in spostamento relativo rispetto allosservatore. Movimento saccadico di fissazione volontario: movimento per focalizzare al centro della fovea di entrambi gli occhi un punto interessato dallattenzione, composto da sole saccadi. Nistagmo optocinetico : movimento per aumentare il tempo di focalizzazione di un punto in movimento (meno di 40-50/s) al centro della fovea, composto da un primo movimento di inseguimento di un punto con saccade successiva al limitare del campo visivo per centrare lo sguardo su un altro punto. Nistagmo vestibolare : movimento per aumentare il tempo di focalizzazione di un punto fisso con movimento del capo (pi di 40-50/s) al centro della fovea, composto da un primo movimento dinseguimento nella direzione opposra al movimento della testa ed una successiva saccade per rifocalizzare il centro della vista.

TRIADE DI FISSAZIONE O DI AVVICINAMENTO : insieme di movimenti oculari finalizzati alla focalizzazione di un punto pi vicino di 6m allinterno della fovea di entrambi gli occhi; composto da accomodazione del cristallino, da costrizione della pupilla e da convergenza degli occhi. CAMPO VISIVO E VISIONE BINOCULARE : CAMPO VISIVO : la porzione di mondo esterno visibile secondo il cono visibile di un occhio che, virtualmente circolare ad occhio fuori dalla sua orbita, viene limitato medialmente dal naso, lateralmente dallosso temporale, inferiormente dallo zigomo e superiormente dal sopracciglio. NOTA MEDICA ! scotomi Punti ciechi mono o binoculari dati da processi patologici di degenerazione della retina o delle vie nervose centrali. VISIONE STEREOSCOPICA : fenomeno nel quale la superficie di un campo visivo coperta contemporaneamente da entrambi gli occhi viene scomposta in punti corrisposdenti , ossia in punti stimolanti porzioni pi o meno corrispondenti con unintensit pi o meno simile nelle due retine, poi fusi al livello corticale per dare una visione tridimensionale del mondo. NOTA MEDICA ! diplopia Immagine doppia per variazione dei punti corrispondenti che non cadono pi sullo stesso punto della retina. GUSTO : AROMA DI UN ALIMENTO : linterpretazione nella corteccia gustativa di tutte le afferenze trigeminali sensibilit tattile, sensibilit termica, sensibilit dolorifica olfattive e gustative vere e proprie in grado di suggerire al nostro

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cervello le caratteristiche organolettiche principali dellalimento, ossia suggerisci se tale nutrimento utile o dannoso partecipando al meccanismo di appagamento da nutrizione. Gradevolezza del mangiare e circuito di appagamento : latto del nutrirsi attiva numerosi centri di ricompensa del cervello nuclei tegmentali e corteccia prefrontale poich, essendo unlo strumento fondamentale per il mantenimento dellomeostasi del corpo, si evoluto come un processo piacevole, che da soddisfazione. AFFRENZE TRIGEMINALI : la valutazione trigeminale ha una valenza esclusivamente protettiva consentendo il monitoraggio della nocivit immediata degli alimenti introdotti in bocca; essa comprende una stimolaizone tattile, termica, e dolorifica di tutta la superficie del cavo orale e faringeo, integrata centralmente dalla corteccia somatosensitiva primaria del gusto. Sensazioni tattili : sono mediate dai recettori tattili posti nelle papille filiformi della lingua e mediano la sensazione di : Dimensione Consistenza Ruvidit Posizione nel cavo orale Astringenza : questa sensazione mediata dalla precipitazione della mucina salivare ad opera di molecole come tannini di frutta acerba o vino.

Sensazioni termiche : sono mediate da terminazioni libere sparse in tutto il cavo orale e ci fanno valutare la nocivit termica immediata degli alimenti Sensazioni dolorose o nocicettivit : queste sensazioni consentono di valutare le caratteristiche chimico-fisiche estremamente e palesemente dannose per lorganismo. Piccantezza : sensazione mediata dalla stimolazione diretta delle fibre dolorifiche trigeminali del cavo orale mediante la molecola di capsaicina. SENSAZIONE DEL GUSTO : sensibilit di tipo chimico, mediata dalla percezione delle molecole alimentari disciolte nella saliva mediante 5 specifici chemocettori amaro, dolce, umami, salato, acido presenti in piccoli organuli recettoriali specializzati gemme gustative poste sulla superficie della lingua, sopra le papille gustative sulla superficie di tutto il cavo orale, faringeo e della prima porzione dellesofago (con eventuali presenze di gemme anche nelle vie aeree profonde) che permette allintegazione corticale dellarea gustativa di esaminare la composizione chimica e leventuale nocivit degli alimenti, mentre permette allintegrazione truncale di consentire i riflessi parasimpatici della preparazione alla digestione (aumento della salivazione e della motilit e secrezione gastrica) Gusto ed esigenze metaboliche : spesse volte il gusto permette di selezionare i cibi pi in accordo con la propria carenza metabolica, ossia i cibi che permettono di sopperire eventuali deficienze nutrizionali o minerali dellorganismo. Gusto e associazione negativa postmalattia : se una stimolazione gustativa di un certo tipo avviene subito prima di un malessere generalizzato e particolarmente acuto, nel cervello avvien unassociazione negativa tra il gusto pregresso e lo stato di prostrazione dovuto alla malattia, si ha, quindi, un circuito protettivo che porta il soggetto a repellere (per periodi pi o meno lunghi) certi tipi di cibi (la loro consistenza, temperatura e sapore) SOGLIA DELLA SENSAZIONE DEL GUSTO : la concentrazione minima alla quale, un soggetto normale in condizioni standard, pu percepire psico-fisiologicamente la minima sensazione gustativa legata a quella determinata sostanza. Soglia de gusto e protezione dellomeostasi : la soglia del gusto delle sostanze viene organizzata in modo da diminuire repentinamente per tutte le sostanze amare (e quindi potenzialmente dannose) in modo da preservare lindividuo da danneggiamenti.

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Soglia del gusto ed esigenza metabolica : alcuni meccanismi autonomi e neuroendocrini permettono una minore espressione di determinati recettori sulle cellule gustative in modo da massimizzare lassunzione di determinati nutrienti carenti nellorganismo (come il sale) soglia del gusto e composizione della saliva : la saliva pu, spesso, variare la propria composizione proteica e minerale generando delle variazioni nella percezione di alcuni gusti. TIPOLOGIE DI GUSTI DIFFERENTI : tutti i gusti che percepiamo, come i colori, sono una composizione di 5 tipologie di gusti primari dolce, lamaro, lumami, il salato e lacido ogniuno mediato da un recettore differente e da una cellula con differente specializzazione; essi segnalano una caratteristica composizione chimica dellalimento e la sua compatibilit con le esigenze nutrizionali dellorganismo. Gusto dolce : sensazione che media la percezione del valore energetico e zuccherino di un alimento, con valenza affettiva di tipo gradevole, in generato dalla stimolazione delle afferenze del dolce mediante cellule con recettori del dolce attivate da : Zuccheri Glicoli Aldeidi Chetoni Esteri Aminoacidi Piccole proteine Sostanze inorganiche : acidi alogenati, acidi solfonici, sali di piombo e sali del berillio

Soglia del gusto dolce : per il saccarosio equivale a 0,01M, questo valore uno dei pi alti, sia perch gli zuccheri non sono dannosi, sia perch la loro assunzione necessaria per la vita. Gusto amaro : sensazione che media la percezione del contenuto in alcaloidi (spesso tossici) dellalimento, con valenza affettiva di tipo estremamente sgradevole, generato dalla stimolazione degli assoni dellamaro mediante cellule gustative con recettori del dolce, attivate da : Sostanze organiche a lunga catena azotata Sostanze alcaloidi

Soglia del gusto amaro : per il chinino equivale a 0,000008M, questo valore il pi basso, sia perch le tossine sono spesso amare, sia perch i prodotti alcaloidi non possiedono una grande valenza nutritiva. Gusto umami : sensazione simile ad un salato pi corposo e completo, che media la percezione del contenuto proteico in L-glutammina degli alimenti, con valenza affettiva estremamente gradevole, generato dalla stimolazione degli assoni per lumami da parte delle cellule gustative per lumami. L-glutammina Glutammato o acido glutammico

Soglia del gusto umami : per lL-glutammato una soglia piuttosto alta, sia perch lacido glutammico segnalala composizione in aminoacidi nutritivi di un alimento, sia perch tale composto e solo blandamente tossico. Gusto salato : sensazione mediata dalla percezione di sali ionizzati allinterno della saliva (principalmente sodio e potassio), con valenza gradevole se stimolante assoni del salato buonoe con valenza sgradevole se stimolante assoni del salato cattivo tramite, rispettivamente, due tipologie di recettori recettori a bassa soglia (gradevoli) e recettori ad alta soglia (sgradevoli) NaCl

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KCl CaCl2 LiCl NaI NaF

Soglia del gusto salato gradevole : per il cloruro di sodio 0,01 M sia perch tali concentrazioni di sodio sono utili, sia perch non sono tossiche. Soglia del gusto salato sgradevole : per il cloruro di sodio estremamente maggior edi 0,01 M, sia perch tali concentrazioni di sodio sono inutili, sia perch sono tossiche. Gusto acido : sensazione mediata dalla percezione della concentrazione di ioni idrogeno allinterno della saliva (prodotti spesso dalla decomposizione degli alimenti), con valenza affettiva sgradevole ma soggetta a mutamenti interpersonali, tramite la stimolazione degli assoni dellacido mediante cellule gustative per lacido. Soglia del gusto acido : per lacido cloridrico di 0,0009M, sia perch tali sostanze non sono, in genere, utili per lorganismo, sia perch possono essere molto dannose. BOTTONI GUSTATIVI : piccoli organelli a forma di cipolla e preposti alla trasduzione degli stimoli sapidi in stimoli elettrici, dal diametro di circa 1/30 di mm e dalla lunghezza di circa 1/16 mm, composti da circa 50 cellule ciascuno cellule gustative centrali sorrette da cellule sustentacolari al contorno e caratterizzati da un canalino cilindrico centrale aperto nel cavo orale poro gustativo nel quale interno sporgono i villi recettivi veri e propri delle cellule gustative e da numerose terminazioni sensitive avvolte attorno al bottone, che vanno a formare sinapsi con le cellule gustative entrando nelle loro scanalature di membrana. Cellule gustative : cellule responsabili della trasduzione elettrica dello stimolo chimico, dalla vita media di 10 giorni, (nei mammiferi inferiori) caratterizzate da una membra apicale possedente uno o pi ciglia ricche di recettori gustativi per uno stesso stimolo sapido, da membrane laterali adese tramite giunzioni aderenti a cellule di sostegno, e da una membrana basale carica di vescicole di neurotrasmettitori sostanza P formanti una sinapsi chimica attiva con gli assoni delle cellule sensitive primarie dei gangli genicolato, nodoso e giugulare. Cellule sustentacolari : cellule cilindriche disposte a corolla attorno alle cellule gustative, rappresentanti stati non ancora maturi delle stesse cellule recettoriali, suddivisibili in cellule del primo tipo, estremamente immature e secernenti sostanze tensioattive lavanti i recettori sapidi dai loro stimoli ed in cellule del terzo tipo, caratterizzate da un medio stadio di differenziazione e formanti gi sinapsi con i propri neuroni recettoriali. Cellule staminali : cellule componenti la porzione basale del bottone gustativo, a forma prevalentemente piramidale, coinvolte nella funzione di sostituzione continua delle cellule gustative degenerate e senescenti con nuovi elementi attivi; queste cellule consentono la graduale sostituzione degli elementi attivi.

Bottoni gustativi della lingua : sono posti sulla superficie delle papille vallate, fungiformi e foliate in raggruppamenti ben ordinati, dove svolgono la maggior parte della percezione gustativa della bocca, essendo innervati da : 2/3 anteriori della lingua : neuroni sensitivi primari del ganglio genicolato del nervo faciale 1/3 posteriore della lingue : neuroni sensitivi primari del ganglio petroso del nervo glossofaringeo

Bottoni gustativi di orofaringe, vie aeree e porzione superiore dellesofago : bottoni gustativi sparsi in conformazione isolata sulla superficie mucosa della rinofaringe, dellorofaringe, dellepiglottide, della laringe, e della prima porzione dellesofago, innervate tutte dai neuroni sensitivi primari del ganglio nodoso tramite vago.

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Funzionamento : non appena uno stimolo sapido viene disciolto dalla soluzione acquosa salivare esso va a penetrare allinterno del poro gustativo, stimolando i recettori transmembrana delle ciglia sensitive delle cellule gustative; in questo modo esse avviano una cascata di reazioni intracellulari finalizzata al rilascio di sostanza P nella sinapsi basale.

Pulizia del bottone gustativo : particolari cellule secernenti poste dentro e fuori al bottone gustativo permettono la secrezione di tensioattivi e detergenti capaci di liberare il poro gustativo dagli stimoli sapidi per una loro desaturazione estremamente veloce (finalizzata allattivazione di una nuova risposta) Specificit per assone : la percezione gustativa specifica di una particolare cellula gustativa di un bottone gustativo non legata alla qualit del messaggio elettrico che produce ma, come nella retina, alla specificit del determinato assone che stimola, e quindi, delleffetto che un determinato canale elettrico ha sul sistema nervoso centrale; ci sono, quindi, assoni che se stimolati danno il dolce, il salato, lamaro, lacido e lumami. NOTA ! Se ad un particolare recettore, posto fenotipicamente in una posizione che ne dona la capacit di trasdurre lo zucchero come dolce, facciamo esprimere il recettore per lamaro, automaticamente tutte le molecole amare saranno percepite come dolci. Specificit per concentrazione di stimolante : ogni bottone sinaptico possiede cellule gustative specifiche per ogni gusto, tuttavia, una concentrazione lieve di molecole sapide fa attivare solo la percezione gustativa specifica delle cellule gustative maggiormente espresse, mentre una concentrazione elevata di molecole sapide, fa attivare tutte le percezioni gustative di tutte le cellule contenute nel bottone gustativo; in questo modo, essendo la conentrazione di determinate cellule gustativa variante sulla lingua, ci sono zone della lingua pi propense a percepire un tipo di gusto (ma non incapaci di percepirne gli altri)

RECETTORI GUSTATIVI : sono proteine transmembrana in grado di convertire una particolare concentrazione di un'unica famiglia di stimoli sapidi in soluzione salivare nella secrezione di neurotrasmettitori sostanza P dalla base della cellula gustativa, tramite due tipologie di effetti cellulare trasduzione del segnale intracellulare via proteine G oppure depolarizzazione diretta della membrana plasmatica. Recettori 7TM associati a G-protein : questa famiglia di proteine, alla quale appartengono i recettori per il dolce, per lamaro e lumami, sono tutte proteine transmembrana 7TM associate ad una proteina G rimerica gutsducina lievemente differente da recettore a recettore, in grado di stimolare il rilascio di neurotrasmettitore sostanza P dalla base della cellule mediante diversi meccanismi. Recettori T1R per il dolce e lumami : classe di due recettori della famiglia Tast Receptors, piuttosto simili fra loro, entrambi associati alla proteina G gustducina per la trasduzione del segnale ed entrambi eterodimeri delle isoforme di T1R condividenti lisoforma T1R3, in grado di bloccare la fuoriuscita di potassio dalla cellula causando uniperpolarizzazione di membrana responsabile del rilascio del neurotrasmettitore. per il dolce T1R1/T1R3 : recettore massimamente eccitato dalla saccarina per lumami T1R2/T1R3 : recettore massimamente eccitato dallL-glutammato Recettore VR2 per lamaro : classe di recettore 7TM estremamente sensibile al proprio ligando, appartenente alla famiglia di proteine transmembrana, caratterizzato da una gustducina trimerica attivante due differenti vie di segnalazione per il rilascio calcio indipendente del neurotrasmettitore : lattivazione della via della fosfodiesterasi mediante la subunit attiva e lattivazione della via della fosfolipasi C mediante la subunit 3 e 13.

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Recettori con trasduzione per depolarizzazione diretta : famiglia di canali transmembrana alla quale fanno capo i recettori per il salato e per lacido, inducenti il rilascio calciodipendente delle vescicole di neurotrasmettitore sostanza P tramite una depolarizzazione diretta della membrana plasmatica cellulare, senza proteine di trasduzione intermedie, ottenuta permettendo un flusso netto di cationi in ingreso nella cellula. Recettori per il salato a bassa soglia ENAC : famiglia di canali transmembrana passivi estremamente sensibili al sodio, sensibili allamiloride, al potassio e al cloro, inducibili direttamente da un meccanismo aldosterone dipendente (quindi regolabili in base alla natremia) in grado di depolarizzare la membrana delle cellule gustative anche a basse concentrazioni di sodio e medianti la sensazione gradevole del salato. Inattinazione temperatura dipendente : i canali ENAC sono inattivati al 70% per temperature eccedenti i 40C (facili da trovare in una pietanza) permettendo di percepire una pietanza calda (come il brodo) molto meno salata di quanto non sia normalmente. Recettori per il sodio ad alta soglia : famiglia di canali trasmembrana passivi, poco sensibili ai cationi e allamioride, non inducibili da un meccanismo aldosterone dipendente in grado di depolarizzare la membrana plasmatica solamente ad elevate concentrazioni di sodio, quindi, medianti la sensazione sgradevole del salato. Recettori per lacido : recettori a canale ionico transmembrana TRP o transient receptor potentials in grado di determinare un rilascio voltaggio-dipendente dei neurotrasmettitori dalla base cellulare mediante una depolarizzazione di membrana indotta dal blocco della fuoriuscit iperpolarizzante di ioni potassio dalla cellula mediante un flusso netto dio ioni idrogeno nella cellula (non si capisce il nesso logico) Livello di CO2 e recettori per lacido : sulla superficie esterna della cellula, vicino ai recettori per lacido, sono presenti numerose anidrasi acide, in grado di convertire la CO2 in acido carbonico che, tramite la propria dissociazione, va immediatamente a stimolare tali recettori. VIE CENTRALI ED ELABORAZIONE DEL GUSTO : lelaborazione centrale delle informazioni provenienti dai 5 differenti canali del gusto permette una discriminazione affettiva centrale dello stesso, una coscienza di cosa si sta mangiando ed una serie di risposte riflesse prodigestive o espulsive del cibo ingerito. Neuroni sensitivi primari : sono neuroni gangliari contenuti nel ganglio gnicolato del faciale, ne ganglio petroso del glossofaringeo e nel ganglio nodoso del nervi vago, in grado di raccogliere i singoli assoni centrifughi dal nervo vago, nervo glossofaringeo e nervo faciale per poi inviare unovi assoni centriperti andanti a terminare sui neuroni sensitivi secondari del nucleo solitario. Neuroni sensitivi secondari : sono neuroni centrali nucleari, contenuti tutti allinterno del nucleo gustativo del tratto solitario, in grado di raccogliere segnali centrifughi profenienti dal tratto solitario ed inviare segnali ai neuroni motori del centro del vomito, che mediano lespulsione degli alimenti, ai neuroni del nucleo motore del nervo vago, che mediano la contrattilit e lattivit gastrica ai neruoni dei nuclei salivatori, che mediano la salivazione, ai neuroni del nucleo ipotalamico ventromediale e laterale, che media il senso di saziet, ai neuroni dei nuclei basali, che mediano il carattere affettivo del cibo, ed ai neuroni sensitivi terziari del nucleo posteromediale talamico. Neuroni sensitivi terziari : sono neuroni centrali talamici in grado di integrare le afferenze trigeminali con quelle gustative andando a inviare informazione alla corteccia gustativa dellinsula, dellarea prefrontale e dellarea somatosensoriale 1 ADATTAMENTO AL GUSTO : nellarco di circa 1 minuto dalla stimolazione con una stessa tipologia di gusto, si avvia un processo di veloce adattamento, che porta alla riduzione sostanziale del livello di percezione di quel gusto, sino

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ad un minimo che persiste al persistere della medesima stimolazione; questo meccanismo mediato da unadattamento recettoriale e da un adattamento centrale Adattamento recettoriale : responsabile della met del fenomeno di adattamento al gusto ed causato dalla lenta diminuzione della frequenza di scarica della cellula gustativa se sottoposta per un determinato periodo alla medesima stimolazione. Adattamento centrale : responsabile dellaltra met del fenomeno di adattamento al gusto, ed causata dalla lenta diminuzione della percezione della frequenza di scarica basale delle cellule gustative.

OLFATTO : OLFATTO : l'olfatto un senso chimico sensibile alla comparsa di nuove molecole aeree almeno in parte lipo e idrosolubili (ma non in grado di valutanre la concentrazione) che consente di valutare le qualit istantanee e generali dell'aria esterna, eventuali propriet chimiche e biologiche di cibi od oggetti ed la salute o la salubrit di un'altra persona; esso, al contrario degli animali, non in grado di riconoscere una singola molecola, ma un "blend" o miscela di molecole determinati lo schema stimolatorio di una determinata informazione o caratteristica. ADATTAMENTO DEL SENSO DELL'OLFATTO : il senso dell'olfatto serve solo ad avvisarci se nell'ambiente comparso un nuovo odore, non ha la finalit di indicarci la variazione della sua quantit, o la sua intensit; nei primo secondo di esposizione all'odore la sua percezione cala quindi del 50%, tramite fenomeni calcio dipendenti di adattamento recettoriale, per poi calare lentamente di un altro 50% (scomparendo definitivamente) tramite fenomeni d'inibizione glomerulare guidata dai granuli del bulbo olfattivo; questo perch :

Scappiamo dall'odore che ci terrorizza appena lo sentiamo Se restiamo la stimolazione deve socmparire

Recettori a nucleotidi ciclici basati su GMPc : sono dei particolari recettori ad adattamento molto lento, scaricanti su glomeruli a collana del bulbo, importante del primo trimestre di vita per l'individuazione del capezzolo dal quale suggere. ALTRE STRUTTURE RECETTORIALI COINVOLTE : RECETTORI TRIGEMINALI : possiedono il ruolo di informare il cervello sulla pericolosit immediata dell'aria inspirata, come aria troppo fredda, aria troppo calda o gas tossici/irritanti per le mucose; a volte possono essere tratti in inganno da particolari sostanze chimiche :

Mentolo : attiva i recettori trigeminali per il freddo, tuttavia non un odore Capsaicina : attiva la risposta irritante della via olfattiva - lo starnuto CO2 : quando molto concentrata provoca una stimolazione irritativa dei recettori trigeminali.

RECETTORI CHIMICI VESTIGIALI O SECONDARI : che ospitano recettori chimici con differenti propriet, alcuni dei quali principalmente sviluppati negli animali, derivati dal medesimo nucleo embrionale del bulbo e dell'epitelio olfattivo. Ganglio di Grueneberg : Insieme di neuroni olfattivi che non si trovano nella mucosa olfattiva (che riveste le pareti dorso-laterali delle cavit nasali), bens in quella respiratoria vicino alluscita delle narici. Sono sensibili a temperatura e pressione: sono recettori per la qualit dellaria che si inala, infatti attivano riflessi che vanno a proteggere le vie respiratorie, ad es. se laria troppo fredda si tende a diminuire la profondit del respiro. Organo vomero-nasale o di Jacobson : piccolo organo olfattivo evoluto a partire dagli anfibi, utile nella percezione di comunicazioni ormonali sociali nei mammiferi inferiori e nell'organizzazione di risposte neuroendocrine in base ai feromoni ambientali, composto da due epiteli sensoriali disposti a mezzaluna alla ai due lati del vomere della base del setto nasale, ai quali le molecole odorose giungono dossolvendosi in un piccolo canalino pieno di muco, invianti

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fibre centripete verso il bulbo olfattivo accessorio - amidala e ipotalamo neuroendocrino - regolando lo sviluppo ontogenetico tramite stimolazione del rilascio di gonadotropine e prolattina dall'ipofisi anteriore Utilit nell'uomo : nelluomo un organo vestigiale, presente nel 70/80 % dei casi a 2 cm dallingresso della narice (fossetta vomero-nasale), inattivo e privo di recettori connessi al bulbo olfattivo, che inizia a differenziarsi nel primo trimestre, a partire dal placoide olfattivo in neuroni che proiettano direttamente allipotalamo e funzionalmente molto importantu poich forniscono la guida ai neuroni che producono gonadotropine. NOTA MEDICA ! Sindrome di Kallmann Nei feti che non sviluppano lorgano vomero-nasale questi neuroni restano ectopici e non sono in grado di liberare gli ormoni che stimolano lipofisi anteriore a rilasciare le gonadotropine: si manifesta la sindrome di Kallmann (ipogonadismo con anosmia). MEMBRANA OLFATTIVA : membrana epiteliale a forma circa rettangolare, dalla superficie di 2,5 Cm2 per lato, che ricopre la porzione superiore di entrambe le cavit nasali, estendendosi medialmente sulla porzione superiore del setto nasale e lateralmente a ricoprire il turbinato superiore e, a volte, il turbinato medio, composta da una palizzata di cellule cilindriche non eccitabili - cellule di sostengo - tra le quali si interpongono i neuroni piriformi chemocettori dell'olfatto - cellule olfattive - entrambe poggianti su uno strato di cellule staminali neurogene e epiteliogene di forma tondeggiante -cellule staminali - in grado di rigenerare le cellule olfattive e le cellule di sostegno, ancorate ad una lamina basale cribrosa in stretto contatto con la lamina cribrosa dell'etmoide; tra le cellule di sostegno si sviluppano piccole ghiandole acinose semplici - ghiandole del Bowmann - responsabili della secrezione di muco in grado di adsorbire tramite dissoluzione le molecole odorose aeriformi.

Muco olfattivo : secrezione viscosa ed estremamente ricca di acqua, in grado sia di proteggere neuroni e celule di sostegno da un essiccamento fatale, sia di dissolvere gli odori anche parzialmente idrosolubili, al fine di consentirne l'interazione con i recettori olfattivi.

CELLULE OLFATTIVE : neuroni bipolari eccitatori glutamatergici modificati, a forma di pera dal diametro di 0,1 um e lunghezza sino a 200um, caratterizzati da una vita media di 30 giorni e continuamente sostituiti dalle staminali migranti dall'area sottoventricolare cerebrale alla base dell'epitelio olfattivo, composti da un'estremit apicale con 10-20 ciglia sensitive ricche di recettori depolarizzanti per l'odore e sporgenti dentro il muco olfattivo per 200um, e da una estremit basale dal quale diparte un lungo assone penetrante la lamina cribrosa sino a fare sinapsi glutamatergica eccitatoria con i glomeruli del bulbo; ogni neurone olfattivo produce un solo tipo di recettore che, tuttavia, pu essere stimolato da differenti sostanze odorose. Disposizione dei recettori ; i neuroni olfattivi si dispongono, dall'alto verso il basso in ciascuna membrana olfattiva, in 4 fasce per lato, ciascuna caratterizzata famiglie di recettori diversi ma espressi in posizione casuale all'interno della medesima fascia. Attivit elettrica del neurone olfattivo : ogni cellula olfattiva, possedendo una frequenza tonica basale di 0,3-3 Hz, inviata tramite il suo assone alle sinapsi glutamatergiche dei glomeruli nel bulbo olfattivo, presenta un 'attivit elettrica trasduttrice imperniata sull'aumento (pi frequente) sino a 1-20 Hz o diminuzione (pi rara) sino a 0 Hz del suo tono basale tramite, rispettivamente, la depolarizzazione o l'iperpolarizzazione ligando-dipendente della membrana delle sue ciglia.

Variazione della risposta neurale in base alla storia di stimolazione : particolari meccanismi intracellulare permettono al neurone olfattivo di rispondere con differente intensit ad una stimolazione ripetuta del medesimo odore; determinando un'interpretazione differente della medesima stimolazione nel bulbo olfattivo .

Imp : ogni neurone trasporta linformazione relativa alla stimolazione di un singolo recettore ad un unico glomerulo nel bulbo olfattivo SOGLIA DEL SISTEMA OLFATTIVO : essendo la trasduzione olfattiva dotata di un'amplissima amplificazione del segnale via cAMP, possiede una elevatissima sensibilit a concetrazioni estremamente basse di stimolanti olfattivi , raggiungendo sensibilit estremamente maggiori degli strumenti analitici pi recenti.

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Imp : a volte, l'aumento della concentrazione di una molecola di sole 10 volte, pu causare una saturazione completa dei recettori. Differenti soglie per recettori differenti : differenti concentrazione di un'unica molecola possono provocare percezioni del tutto differenti per la stessa; questo avviene per reclutamento di recettori a soglia via via differente. RECETTORI OLFATTIVI : Recettori transmembrana di tipo 7TM, con una piccola coda aminoterminale extracellulare ed una piccola coda carbossiterminale intracellulare, caratterizzati da un estremit extracellulare possedente domini 3-4-5 in grado di legare debolmente vari e differenti molecole odorose e di una estremit intracellulare associata ad una proteina G trimerica - proteina Golf - in grado di variare la polarit della membrana cellulare regolando il flusso di Cl- uscente dalla cellula, mediante la via dell'adenilato ciclasi o la via della IP3

Estrema variabilit genomica dei recettori per l'olfatto : l'ampiezza dello spettro di molecole riconosciute , in parte, dovuto all'estrema quantit di geni dedicati alla produzione di 300 o pi recettori differenti fra loro; essi occupano la famiglia pi ampia di geni nel genoma dei mammiferi - 2% del genoma - occupando (nell'uomo) circa 388 geni funzionalmente attivi presenti in tutti i cromosomi, escluso l'Y Specificit recettoriale : siamo in grado di distinguere la presenza ma non la concentrazione di circa 300010000 molecole differenti fra loro, in base, si pensa : Alla lunghezza della catena di atomi di C (ottanolo odora di arancio, mentre leptanolo di violetta) Ai gruppi funzionali ( ottanolo odora di arancio, mentre lacido ottanoico di rancido) Alla stereoisomeria (L-carvone odora di carruba, mentre il D-carvone inodore)

Elevata amplificazione del segnale e sensibilit : l'elevatissima sensibilit della cellula olfattiva, anche ad un piccolo numero di molecole odorose, attribuibile alle due vie parallele di segnalazione del segnale : la via amplificazione cAMP e la via di segnalaizone tramite IP3, entrambe risultanti nell'amplificazione del segnale mediante Ca.

MECCANISMO DI TRASDUZIONE : Legame alla molecola odorosa : appena un odore lievemente idrosolubile viene disciolto nel muco, una proteina legante stimoli odorosi - OBP - cattura la molecola e la presenta al recettore neurale che la lega tramite interazioni deboli. Trasduzione elettrica del segnali chimico : questa via consente ai recettori, tramite l'azione di una proteina G trimerica, di attivare una trasduzione del segnale cAMP e IP3 dipendente, in grado di attivare mediante un meccanismo calcio dipendente la fuoriuscita di cloro dalla cellula andando a variare il potenziale di riposo di 55mV.

Nel ciglio sensitivo :

1. La Obp lega la molecola odorosa ai gruppi 3-5-6 del recettore permettendo l'attivazione della GolfGDP che si stacca come GolfGTP 2. La Golf-GTP attiva l'adenilato ciclasi di tipo 3 che converte lATP in cAMP, innalzandole la concentrazione e attiva la IP3 fosfolipasi che permette il rilascio di IP3 nel citoplasma 3. Alti livello di cAMP e IP3 attivano molti canali del calcio ligandodipendenti (I amplificazione) che causano l'ingresso di molto calcio extracellulare 4. La concentrazione di Ca intracellulare aumenta (II amplificazione) e causa un'attivazione dei canali del cloro calciodipendenti. 5. I canali del cloro calciodipendenti si aprono e permettono la fuoriuscita di cloro causando la depolarizzazione della membrana

Nel cono di emergenza :

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1. Il potenziale di membrana supera la soglia di treshold per il potenziale d'azione, causando la formazione di un potenziale d'azione nel cono che si dirige alla sinapsi.

Nella sinapsi :

2. Il potenziale d'aizone attiva i canali del calcio voltaggiodipendenti che permettono l'ingresso del calcio nella sinapsi. 3. l'aumento della concentrazione sinaptica di calcio permette il rilascio delle vescicole di neurotrasmettitore. TERMINAZIONE DELLA TRASDUZIONE : siccome la membrana olfattiva deve essere pronta a percepire la comparsa di nuovi odori in mezzo a tanti altri, la trasduzione del segnale del neurone sensitivo per il medesimo stimolo dura estremamente poco, consentendo una nuova stimolazione dopo la stimolazione immediatamente precedente; questo viene attuato mediante un insieme di processi attivati durante la stimolazione stessa, il processo di eliminaizone dello stimolo odoroso dal recettore, da un processo di riduzione rapida del livello di cAMP e da un processo di disattivazione intrinseca del canale del Ca ligandodipendente Eliminazione dello stimolo odoroso dal recettore : essendo la molecola legata solamente tramite interazioni deboli, viene rilasciata nel millisecondo dal recettore, per poi essere sequestrata nuovamente dalle OBP (che ne impediscono un nuovo legame) per poi essere endocitata dalla cellula e degradata ossidativamente meditante la catena del citocromo P-450 Riduzione rapida della cAMP intracitosolica : questo processo prevede sia l'inattivazione dell'adenilato ciclasi tramite una chinasi attivata dallo stesso calcio - CAM, sia l'attivazione calciodipendente di una fosfodiesterasi degradante il cAMP intracitosolico, tutto avvenente durante lo stesso processo di trasduzione del segnale. Inibizione intrinseca del canale calcio : questo effetto permette di limitare il tempo di apertura del canale del calcio, e quindi del calcio entrante tramite questo canale, tramite un'azione inibitoria dello stesso calcio intracellulare sullo stato di apertura del proprio canale.

ELABORAZIONE BULBARE DELLOLFATTO : come per tutte le altre stimolazioni di tipo sensitivo, la rilevazione
dell'odore non si basa sulla qualit della risposta (frequenza o intensit) dei neuroni recettori ma sullo schema spaziale e temporale di attivazione assonica, e quindi dalla mappa di glomeruli attivati nel medesimo istante; ogni odore, quindi, viene riconosciuto per una codice neurotopica (o glomerulotopica) nel bulbo olfattivo. Infatti : difficilmente ci capita di percepire odori puri, ossia creati da una sola molecola, bens, molto pi frequente una stimolazione da parte di pi molecole differente, determinanti un timbro dell'odore molto simile al timbro dei suoni. BULBO OLFATTIVO : pi che un ganglio un'estroflessione claviforme dell'encefalo, disposto come adagiato sopra la lamina cribrosa dell'osso etmoide, possedente la funzione di contenere la rappresentazione neurotopica dei differenti odori composto dada numerosi interneuroni dopaminergici inibitori - cellule pterigoglomerulari e cellule dei granuli interni - e da pochi grandi neuroni eccitatori a lunga proiezione - 25 cellule mitrali e 60 cellule a pennacchio - che raccolgono i segnali provenienti da tutti gli assoni di neuroni olfattivi con i medesimi recettori in trutture sinaptiche specializzate - glomeruli - per poi generare lunghi assoni non mielinizzati scorrenti nel nervo olfattivo sino alla corteccia olfattiva laterale e alla corteccia olfattiva mediale; esso responsabile della :

Convergenza dei segnali olfattivi in un codice di popolazione glomerulare Integrazione principalmente inibitoria dei vari segnali recettoriali con afferenze centrali Amplificazione del segnale in uscita.

Glomeruli del bulbo : sono agglomerati di sinapsi conformati attorno al pennacchio dendritico delle cellule a pennacchio e delle cellule mitrali, responsabili della convergenza di tutti i segnali eccitatori provenienti dalle cellule olfattive con il medesimo tipo di recettore - circa 5000 cellule per glomerulo - ed inibiti dalle afferenze dopaminergiche integrative dei granuli e delle cellule pterigoglomerulari. ATTIVITA' ELETTRICA DEL BULBO :

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Comunicazione centripeta del codice glomerulare dell'odore : ogni glomerulo raccoglie tutti gli assoni delle cellule olfattive possedenti il medesimo recettore, e quindi, la medesima specificit sensitiva; in questo modo ogni glomerulo media solamente un tipo di sensazione olfattiva e viene inviato al cervello un odore codificato in uno schema di attivazione glomerulare, si cosituisce, quindi, una di mappa glomerulotopica dei differenti stimoli sensoriali che, a seconda dello schema caratteristico di attivazione, media un differente schema odoroso al cervello. Integrazione inibitoria dei neuroni dopaminergici : i singoli neuroni pterigoglomerulari e dei granuli sono in grado di modulare il codice d popolazione glomerulare tramite un'inibizione laterale dei singoli glomeruli oppure, una deattivazione centrale degli stessi permettendo sia un veloce adattamento agli stimoli odorosi sia un' elevata variabilit della percezione del singolo odore a seconda dello stato dell'SNC sia un affinamento delle singole capacit di percezione odorosa.

Modulazione centrifuga del codice glomerulare : fenomeno modulatorio eseguito da fibre eccitatorie centrifughe provenienti dalle porzioni olfattive del cervello, tramite tratto olfattivo, ed esercitante , un'azione inibitoria mediata dai neuroni pterigoglomerulari e dei granuli sulle cellule mitrali e a pennacchio in modo da affinare la percezione olfattiva, di inibirla o di modificarla a seconda dello stato dell'SNC Modulazione intrabulbare del segnale glomerulare : fenomeno modulatorio generato dall'attivit delle singole cellule mitrali e mediato dagli interneuroni inibitori in grado di affinare la percezione odorosa tramite inibizione laterale e di silenziarla nel fenomeno di adattamento.

TRATTO OLFATTIVO : viene rappresentato dal primo nervo cranico, ovvero, dall'insieme di assoni afferenti non mielinizzati e provenienti dalle cellule a pennacchio e mitrali, trasportanti il codice di attivazione glomerulare a due vie di elaborazione del segnale corteccia olfattiva mediale arcaica (archeocorteccia) e alla corteccia olfattiva laterale antica (paleocorteccia) e dall'insieme di assoni centrifughi non mielinizzati e trasportanti segnali inibitori e modulatori dall'ipotalamo sino alle cellule dei granuli. VIE CENTRALI DI ELABORAZIONE : il segnale olfattivo afferisce a tre gruppi di centri encefalici filogeneticamente distanti di elaborazione odorosa che ne esaminano le caratteristiche a tre livelli gradatamente differenti in complessit : i centri della corteccia mediale o archipallio, responsabili nella reazione istintiva agli stimoli odorosi (fuga, rabbia, pulsione sessulae), i centri della corteccia laterale o paleopallio, responsabili dell' interpretazione affettiva, innata e acquisita, ed i centri della neocorteccia olfattica o neopallio, responsabili dell'integrazione cosciente degli odori e della valutazione oggettiva degli stessi. CORTECCIA OLFATTIVA MEDIALE O ARCHIPALLIO : rappresenta la prima stazione di afferenza ed interpretazione del codice di popolazione glomerulare dal bulbo olfattivo, filogeneticamente primigenia, comprendente i nuclei basali del setto (localizzati lungo la sua linea mediana) ed i nuclei basali dell'ipotalamo, in grado di mediare particolari riflessi autonomi ipofisari e particolari riflessi motori basilari (come leccarsi le labbra, trattenere il fiato o stringere le narici) CORTECCIA OLFATTIVA LATERALE : rappresenta la seconda stazione di afferenza ed interpretazione del codice di popolazione glomerulare del bulbo, comprendente i corpi amogdaloidei, il corno d'ammone, il fornice e la corteccia prepiriforme e piriforme, possedente sia la funzione di via di conduzione diretta bulbo-corticale del segnale olfattivo, sia la funzione di elaborare sensazioni e comportamenti acquisiti rispetto a determinati stimoli. Funzione di conduzione diretta bulbo-corticale : questa parte di encefalo l'unica che consente il collegamento diretto tra assoni del bulbo olfattivo e corteccia cerebrale del giro limbico (paleocorteccia), in modo da consentire l'assoziazione sentimentale ed emotiva degli stimoli olfattivi in base o meno ad esperienze pregresse. Funzione di riflessi di apprendimento olfattivo : grazie principalmente all'ippocampo (colonne del fornice e corno d'ammone) questa via permette di associare ad un odore caratteristiche di gradevolezza o sgradevolezza in base all'apprendimento di esperienze passate, guidando, in base ad esse, azioni riflesse quali il rigetto orale ed il vomito

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Rigetto odoroso da apprendimento : uno stato patologico, specie se gastrointestinale e molto acuto, insorto dopo l'ingestione di alimenti con un'aroma tipico, o dopo la percezione di particolari odori ambientali, far associare tale stimolazione olfattiva a reazioni cerebrali riflesse procuranti nausa e senso di vomito; questo sistema di apprendimento, infatti, permette agli animali di rifiutare preventivamente i cibi che possono causare danni. QUADRANTE POSTEROLATERALE DELLA CORTECCIA ORBITOFRONTALE : via di elaborazione del segnale olfattivo pi recente e raffinata, ricevente l'informazione nervosa tramite mediazione del nucleo dorso-mediale del talamo e responsabile dell'analisi oggettiva e cosciente del codice di popolazione olfattivo proveniente dal bulbo.

GENERAZIONE COSCIENTE DEL MOVIMENTO :


RUOLO DELLA CORTECCIA MOTORIA : Riassunto del libro Guyton, modificato sulla base del programma

CORTECCIA MOTORIA : porzione di neopallio occupante tutto il terzo posteriore del lobo frontale, confinando dorsalmente con la scissura di Rolando, inferiormente con la scissura del Silvio e medialmente, addentrandosi nella scissura interemisferica, con il giro del cingolo, rappresentante la pi evoluta forma di arco diastaltico neoencefalico, ricevendo le afferenze sensoriali direttamente dai neuroni corticali sensitivi, in grado di determinare un movimento volontario tramite 3 fasi distine : una immaginazione del movimento nello spazio, una traduzione di tale immaginazione in un pattern temporale di movimenti, ed una traduzione di ogni singolo movimento in un pattern di attivazione muscolare. Strategia del controllo motorio corticale : siccome lo sviluppo di una contrazione mantenuta nel tempo del sistema muscolare deve essere strutturata in una prima contrazione attivante fasica ed intensa ed in un mantenimento a bassa energia della contrazione prima iniziata, allora, nella corteccia mooria dovranno esserci due famiglie di neuroni - neuroni fasici e neuroni tonici.

Neuroni fasici : permettono un'attivazione veloce, intensa ma breve della fibra muscolare mediante una scarica ad alta frequenza ma non mantenuta nel tempo Neuroni tonici : permettono un'mantenimento della forza contrattiva muscolare mediante una scarica a bassa frequenza ma mantenuta nel tempo.

Strati della corteccia motoria : i neuroni della cortecci a motoria sono sudivisibili in 6 strati funzionalmente differenti:

Strato I : possiede una funzione integrativa e di interconnessione con gli altri strati Strato II-IV : contiene numerosi granuli e piccole cellule piramidali con una funzione di ricezione ed integraizone degli stimoli somatosensoriali. Strato V : contiene grossi neuroni piramidali possedenti la funzione di inviare i segnali motori al midollo spinale.

CORTECCIA MOTORIA PRIMARIA (area 4) : area di corteccia occupante totalmente ed esclusivamente il labbro della circonvoluzione precentrale o prerolandica, dall'opercolo del frontale, esposto sulla scissura del Silvio, alla fine caudale della faccia mediale del lobo frontale (interemisferico) Ruolo della corteccia motoria primaria : corteccia possedende la funzione di tradurre ogni singolo movimento semplice (enagramma mentale), giunto dalle aree premotorie, in un pattern temporale di attivazione di muscoli agonisti ed inibizione di muscoli antagonisti da inviare al midollo spinale tramite una via diretta piramidale o una via indiretta extrapiramidale. Somatotopia della corteccia primaria : la corteccia motoria primaria possiede una corrisponsenza cranio-podalica del corpo di tipo latero-mediale; ed occupata principalmente dai neuroni di controllo della bocca e delle mani, poich sono in grado di attuare i movimenti pi fini.

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Controllo muscolare di faccia, occhi e bocca : zona ampia nella porzione pi laterocaudale dell'area motoria primaria Controllo muscolare della mano e del braccio : zona pi ampia che occupa tuta la porzione laterale mediana dell'area motoria. Controllo muscolare del tronco : zona pi limitata che occupa l'apice craniale della corteccia motoria. Controllo muscolare del piede e della gamba : zona media che occupa la faccia interemisferica dell'area motoria primaria.

Organizzazione colonnare della corteccia motoria primaria : la corteccia motoria primaria viene suddivisa in tante colonnine funzionalmente indipendenti, di diametro inferiore a 1mm e composte da 6 strati di materia grigia, con la funzione di integrare le afferenze sensitive e di controllo dal talamo e dalle altre aree corticali e di amplificare una risposta motoria a piccoli gruppi di neuroni sinergici, controllanti uno o pi muscoli agonisti allo stesso movimento; questi neuroni possono suddividersi funzionalmente in neuroni piramidali fasici o neuroni piramidali tonici. CORTECCIA MOTORIA SECONDARIA O PREMOTORIA (area 6) : area di corteccia posta 1-3 cm anteriormente all'area motoria primaria, estesa dall'opercolo del frontale sporgente nella scissura del Silvio, sino alla scissura longitudinale che la separa dall'area motoria accessoria; essa presenta 4 suddivisioni funzionali aggiuntive in aree singole preposte al controllo delle mani, dei muscoli vocalizzanti, del movimento degli occhi e del movimento del collo (concorde con quello degli occhi) Ruolo dell'area premotoria : l'area premotoria anteriore possiede il ruolo di immaginare e disegnare nel tempo e nello spazio una sucessione di movimenti per un determinato fine, mentre, l'area premotoria posteriore, possiede il ruolo di codificare il disegno mentale in un pattern temporale di singoli movimenti semplici, che verranno inviati alla corteccia motoria primaria per essere tradotti in stimolazione dei neuroni motori.

Area premotoria ventrale e neuroni a specchio : la particolare presenza di neuroni a specchio nell'area premotoria ventrale, consente ad essa di tradurre in un'immagine mentale del movimento come successione di singole azioni (come quando agisce per determinare un movimento volontario) una successione di movimenti osservati visivamente da un altro essere umano o ascoltati in una spiegazione verbale; quest'area molto importante nell'imitazione e nell'apprendimento di nuovi movimenti dagli altri simili.

Somatotopia della corteccia premotoria : presenta una corrispondenza somatica cranio-podalica di tipo lateromediale, quindi ricalcando la specificit distrettuale delle singole aree con le quali confina; inoltre, viene suddivisa in singoli distretti che dimostrano una spiccata somatotopicit - aree premotorie specifiche Aree premotorie distrettualmente specifiche :

Area premotoria di Broca : area premotoria coinvolta nella traduzione delle intenzioni verbali in un pattern temporale di movimenti vocalizzanti, al fine di consentire l'articolazione di movimenti efficaci a riprodurre il suo voluto.

Localizzazione : per i suoi stretti rapporti con i neuroni corticali primari dei muscoli della bocca e della lingua, si localizza anteriormente all'area della corteccia primaria comandante i muscoli vocali, ossia superiormente alla scissura del Silvio ed inferiormente all'area oculomotoria premotoria volontaria.

Area premotoria oculomotrice volontaria : area premotoria coinvolta nella traduzione delle intensioni visive (attenzione mentale) in un pattern temporale di movimenti oculari, al fine di consentire l'articolazione di contrazioni dei muscoli oculari necessari a volgere lo sguardo nella direzione voluta.

Localizzazione : si localizza anteriormente all'area motoria primaria per i muscoli oculari, superiormente all'area di Broca ed inferiormente a quella rotatoria del capo.

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Area premotoria motoria del collo : area premotoria connessa funzionalmente con quella oculomotria volontaria, possedente la funzione di tradurre le intenzioni di sguardo in un pattern temporale di movimenti di muscoli spino-spinali e spino-dorsali finalizzati all'articolazione di un movimento in grado di volgere le orbite verso il punto di attenzione desiderato.

Localizzazione : si localizza anteriormente all'area motoria primaria in una posizione superiore all'area oculomotrice volontaria ed inferiormente a quella di agilit motoria della mano.

Area premotoria per l'agilit della mano : area premotoria coinvolta nella traduzione dell'immagine mentale del veloce movimento della mano in un pattern temporale di movimenti di muscoli intrinseci ed estrinseci della mano, finalizzati ad articolare dei veloci movimenti delle dita finalizzati ad uno scopo mentale.

Localizzazione : si localizza anteriormente alla porzione alta dell'area motoria primaria, posizionandosi superiormente all'area dei movimenti del collo ed inferiormente alla scissura interemisferica. AREA MOTORIA ACCESSORIA (area 8) : area pi piccola d tutte le altre aree frontali motoria, localizzata cranioanteriormente all'area premotoria, nella porzione posteriore dell'area compresa tra solco interemisferico e scissura longitudinale del lobo frontale. Funzione dell'area motoria accessoria : permette la traduzione della componente statica e grossolana immagini mentali motorie in un pattern di movimenti prolungati e poco precisi, bilaterali, finalzzati al mantenimento di una postura corretta e compatibile a facilitare o a permettere l'immagine motoria. Somatotopia dell'area motoria accessoria : quest'area possiede una somatotopia totalmente differente da quella della aree motorie standard. AFFERENZE PRINCIPALI DELLA CORTECCIA MOTORIA FRONTALE : la corteccia motoria frontale integra le informazioni sensitive esterocettive e propriocettive genereli e le intenzioni mentali in modo da elaborare una reazione in accordo con l'attivit modulatoria dei nuclei della base in grado i risolvere un determinato problema o di assolvere ad una determinata necessit mentale. Informazioni coordinative dall'altro emisfero : tramite le fibre del corpo calloso permettono di coordinare l'azione delle singole aree motorie dei due emisferi, per attuare risposte che possano coinvolgere entrambi gli antimeri del midollo spinale. Informazioi di nuclei ventro-posteriori del talamo: mediano le informazioni propriocettive ed esterocettive del corpo direttamente alla corteccia motoria. Informazioni dai nuclei ventro-anteriori del talamo : mediano le informazioni modulatorie per lattivit motoria da parte dei nuclei della base, del sistema reticolare (nucleo rosso) e del cervelletto. Informazioni sottocorticali dalla corteccia : media la informazione dalle aree somatosensitive, dalle aree acustiche, visive e dal lobo frontale anteriore. Informazione dei nuclei intralaminari ; mediano, tramite radiazione callosa, tutte quelle fibre responsabili dell'attivazione aspecifica della corteccia mediante sistema reticolare truncale ascendente. FEEDBACK SOMATOSENSORIALE : meccanismo attraverso il quale le fibre provenienti dai fusi neuromuscolari e dai recettori tattili della pelle possono ritornare centripetamente alla corteccia motoria primaria dove inducono un meccanismo di ronforzo dell'attivit motoria delle fibre muscolati mediante un feedback positivo sui neuroni motori piramidali primari :

Fusi neuromuscolari : se durante una contrazione muscolare si contraggono maggiormente i fusi del muscolo stesso, il loro centro viene stirato, provocando l'invio di segnali centripeti in grado di aumentare la frequenza agonista dell'impulso contrattivo nel neurone primario corticale.

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Recettori tattili : una stimolazione dei recettori attili della pelle durante una presa induce i neuroni somatomotori primari corticali a potenziale tale contrazione.

VIE DI COMUNICAZIONE MOVIMENTO VOLONTARIO : la corteccia motoria pu inviare l'impulso motorio ai neuroni piramidali secondari, interneuroni tonici o addirittura a neuroni sensitivi secondari del midollo o dei nuclei del tronco encefalizo mediante due vie differenti per funzione e composizione; una via piramidale, per il il controllo diretto di tipo fasico del movimento cosciente e fine, ed una via extrapiramidale, mediata dai nuclei della base, dal cervelletto, e dai nuclei reticolari del tronco encefalico, pe un controllo di tipo tonico dell'interneurone o del secondo neurone piramidale. VIA PIRAMIDALE : via raccogliente gli assoni piramidali eccitatori per il 30% dall'area motoria primaria, per il 30% dalle aree premotoria e accessoria e per il 40% dalle aree somatosensitive primarie, per poi discendere nel ginocchio e nei 2/3 anteirori del braccio posteriore della capsula interna (centro semiovale), disponendo lhomunculus motorio con i la testa nel ginocchio ed i piedi tra il terzo posteriore e i 2/3 anteriori del braccio posteirore; continuano nel tronco con homunculus motorio avente testa medialmente e piedi lateralmente, passando inizialmente nei 3/5 mediali del peduncolo cerebrale mesencefalico, successivamente tra i nuclei basilari della porzione basilare ponte ed infine nelle piramidi del bulbo, dove avviene la decussazione motoria delle piramidi nella quale l85-90% delle fibre (le pi laterali) decussano mantenendo la medesima somatotopia iniziale (mano mediale-piede laterale) fascio cortico-spinale laterale - mentre il 15-10% delle fibre (quelle pi mediali) restano omolaterali fascio corticospinale anteriore- per poi decussare alla commissura bianca del mielomero innervato.

Fibre piramidali delle aree motrici primarie e premotorie : sono il 60% delle fibre piramidali ed entrano in sinapsi diretta con i neuroni somatomotori secondari di midollo e tronco.

Fibre sottili e di medio diametro :sono l85-90% delle fibre piramidali, scarsamente mielinizzate e dal diametro di 4 um, che entrano in sinapsi indiretta mediata da interneuroni con grossi gruppi di neuroni somatomotori secondari di midollo e tronco in modo da stimolare i motoneuroni sinergici andando contemporaneamente ad inibire i neuroni antagonisti Fibre delle cellule di Beltz dellarea 4 : sono il 3% delle fibre piramidali, grosse 16 um e molto mielinizzate, trasmettenti segnali ad una velocit di 70m/s, che entrano in sinapsi diretta con piccoli gruppi di motoneuroni secondari del rigonfiamento midollare lombosacrale inviando rami collaterali ricorrenti che inibiscono le stesse cellule di beltz, in un circuito di affinamento del movimento. Fascio cortico-spinale ventrale (decussazione distale) : contiene fibre destinate ai mielomeri cervicali e primi toracici decorrendo nel funicolo anteriore in prossimit della fessura mediana del midollo spinale omolaterale sino a scomparire al 2 o 3 mielomero toracico; esso contatta pochi motoneuroni secondari dellantimero opposto, molti interneuroni eccitatori ed i neurone sensitivo secondario mediante decussazione attravreso commissura bianca del mielomero bersaglio.

Ruolo : il fascio corticospinale diretto o ventrale composto pincipalmente a fibre della corteccia accessoria (area 8) finalizzate al controllo bilaterale grossolano dei muscoli posturale del tronco.

Fascio cortico-spinale laterale (decussazione prossimale) : contiene le fibre destinate agli ultimi mielomeri toracici ai mielomeri lombari e sacrali decorrendo nella porzione posteriore del funicolo laterale del midollo spinale controlaterale sino a scomparire presso il 4 mielomero sacrale; esso contatta pochi motoneuroni secondari nel corno anteriore dellantimero occupato, molti interneuroni eccitatori e qualche neurone sensitivo secondario.

Ruolo : fascio che contiene, per eccellenza, le cellule di Beltz specifiche dell'ara 4; questo fascio consente il controllo diretto e fine dei muscoli degli arti, in modo essenzialmente unilaterale.

Sistema motorio laterale : i fasci cortico spinali laterali scorrono nel cordone laterale della sostanza bianca dle midollo spinale assieme ai fasci rubro-spinali, formando una via con funzione parallela. Collaterali del sistema piramidale :

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Circuito tipo Renshaw dei neuroni piramidali giganti di Beltz : i neuriti di grosso calibro delle cellule di Beltz producono collaterali ricorrenti che raggiungono larea motrice 4 della corteccia contattando interneuroni inibitori in grado di inibire leccitamente delle cellule di Beltz, in un circuito di inibizione laterale finalizzato alla raffinazione del controllo motorio. Collegamento alla via extrapiramidale : nel ponte e nel bulbo le fibre piramidali emettono collaterali eccitatorie per i nuclei del circuito extrapiramidale/reticolare gangli della base, formazione reticolare, nucleo rosso, sostanza nera, olive inferiori, nuclei vestibolari Collegamento alla via esopiramidale : discendendo nel ponte e nel bulbo le vie fibre piramidali emettono collaterali per portare gli enagrammi rispettivamente ai neuroni basilari del ponte, ai neuroni del nucleo arcuato ed ai neuroni della sostanza reticolare, per informare il cervelletto dellattivit motrice intenzionale.

Fibre ponto-cerebellari : originano dai nuclei basilari del ponte e si connettono alla corteccia cerebellare omo e controlaterale mediante il peduncolo cerebellare medio. Fibre arcuo-cerebellari : originano dal nucleo arcuato per decorrere verso la corteccia cerebellare omo e controlaterale mediante il peduncolo cerebellare inferiore seguendo due vie differenti: Fibre arciformi esterne ventrali : scorrono verticalmente lungo la superficie ventrale esterna del bulbo Strie midollari : decorrono antero-dorsalmente lungo il rafe bulbare per poi raggiungere il centro del pavimento del 4 ventricolo percorrendolo medio-lateralmente con le strie midollari (ben visibili) Fibre reticolo cerebellari : originano dalla formazione reticolare pontina per andare a terminare sulla corteccia omo e controlaterale del cervelletto mediante peduncolo cerebellare inferiore

VIA CORTICO-RUBRO-SPINALE : via parallela alla cortico-spinale o piramidale, finalizzata al controllo delle componenti fasico-posturali alla base dei movimenti fini delle appendici estreme degli arti superiori; ovvero, finalizzata al supporto del movimento piramidale fino (come quello delle dita della mano) con un movimento mantenuto e posturale che lo faciliti (come quello dell'estensione del polso) tramite ricezione degli enagrammi motori corticali ed traduzionene in pattern di attivazione di singoli muscoli da parte del nucleo rosso. Nucleo rosso : nucleo di sostanza reticolare presente posteriormente ai peduncoli cerebrali del mesencefalo, suddivisibile in una porzione parvocellulare, pi recente ed occupante la sua met superirore, possedente la funzione essenzialmente integrativa di intermediare ed integrare le afferenze cerebellari regolatorie alla corteccia motoria primaria e premotoria, ed una porzione magnocellulare, pi antica ed occupante la sua met inferiore, possedente la funzione essenzialmente motoria di tradurre le sequenze tonico-posturali della via piramidale in pattern di attivazioni di singoli muscoli e di elaborare reazioni fuscolari fasiche sulla base di impulsi cerebellari per correggere i movimenti.

Somatotopia della porzione magnocellulare motoria : come la corteccia motoria primaria e premotoria presenta un'organizzazione somatotopica rappresentante tutte le aree muscolari del corpo, con una suddivisione meno precisa rispetto alla corteccia cerebrale. Composizione di neuroni prevalentemnente fasici : il nucleo rosso contiene molti neuroni fasici al fine di mediare le correzioni delle azioni motorie tramite il controllo di contrazioni rapide da parte del cervelletto.

Afferenze della porzione magno-cellulare del nucleo rosso :

Via cortico-rubro : fasci di fibre derivanti dai neuroni delle aree motorie accessorie che, una volta usciti dai fasci piramidali dei peduncoli cerebrali mesencefalici, vanno a terminare sui neuroni di grosso calibro della porzione magnocellulare, con la funzione di portare i pattern mentali della sucessione di movimenti tonico-posturali.

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Collaterali del sistema piramidale : collaterali ai fasci che normalmente terminano ai mielomeri midollari, originati dai peduncoli cerebrali, in grado di mediare i pattern di attivazione muscolare ai neuroni magnocellulari del nucleo rosso, i quali adattano la risposta tonico-posturale in base ad essi.

Via rubro-spinale : via decussante nella porzione inferiore del bulbo e continuante all'interno dei cordoni laterali controlaterali del midollo spinale, in posizione ventrale rispetto ai fasci corticospinali crociati laterali, composta da assoni eccitatori dipartenti dai neuroni magnocellulari della met inferiore de lnucleo rosso destinati a terminante in modo fasico-correttivo o tonico-posturale sia su interneuroni eccitatori della sostanza grigia intermedia del mielomero bersaglio sia sui neuroni motori secondari del corno anteriore controlaterale.

Via motoria laterale : viene composta da tutti gli assoni con funzione motoria scorrenti all'interno della colonna laterale di sostanza bianca spinale, comprendendo la via cortico-spinale crociata laterale e la via cortico-rubro-spinale, entrambe con funzione di controllo e raffinamento dei movimenti volontari

NUCLEI DELLA BASE : Riassunto sulla base del Baldissera, riorganizzato sulla base del programma

SISTEMA DEI NUCLEI DELLA BASE : Insieme di circuiti paralleli e segregati cortico-sottocortico-corticali con finalit modulatoria molto flessibile sulle differenti aree corticali ai quali proiettano - inibitoria (non eccitatoria) o eccitatoria - tramite un pattern finalizzato alla risoluzione di determinati obbiettivi, motori o cognitivi.

Sistema parallelo : la costituzione del sistema dei nuclei basali come un sistema di strutture agenti in parallelo consente loro di adattarsi a varie risoluzioni di problemi tramite l'attivazione e la composizione di diverse vie

Aspetti complessi congitivomotori: controllano gli aspetti organizzativamente complessi del movimento, come l'apprendimento procedurale, la ripetitivit, il movimento rapido in situazioni di variabilit ambientale, la motivazione. Afferenze dei nuclei della base : sono fibre eccitatorie di tipo glutamatergico che provengono dalla corteccia cerebrale - fibre cortico-striatali - o dai nuclei intralaminari del talamo - complesso nucleare parafascicolarecentromediano.

Nuclei di ricezione : nuclei che ricevono connessioni afferenti da talamo e corteccia, rappresentati interamente dallo striato.

Corpo striato : massa di materia grigia derivata dal ganglio basale del telencefalo, con funzione di ingresso e prima integrazione dei segnali, composta da una formazione dorsale congitivo-motoria, suddivisa dalla capsula interna in nucleo caudato e putamen, rappresentante la zona d'ingresso del talamo e della neocorteccia ed una formazione ventrale emotiva affettiva, rappresentante la zona d'ingresso per la paleocorteccia ed il sistema limbico.
o

Organizzazione microfunzionale dello striato (striosomi e matrice) : il corpo striato si compone di un mosaico di piccole unit funzionalmente indipendenti, suddivisibili in cluster di piccoli neuroni che esprimono bassi livelli di acetilcolinesterasi - striosomi - che ricevono le afferenze cortico-striatali dello strato 5 profondo della corteccia (prevalentemente limbica) e che inviano le efferenze strio-nigrali alla pars compacta della substantia nigra, immersi in una matrice addensata di neuroni ricchi di acetilcolinesterasi, che riceve le afferenze cortico-striatali dallo strato 2-3 e 5 superficiale della corteccia ed invia le proiezioni ai neuroni GABAerdici della pars reticolata della substantia nugra; tutto lo striato composto da una prevalenza di neuroni di proiezione su interneuroni nel rapporto 3:1

Neuroni di tipo I Golgi di proiezione : sono i neuroni inibitori che compongono la maggior parte dello striato, presentanti caratteristiche omogenee fra loro, ovvero un esteso albero dendritico in grado di produrre fitti rapporti interstriatali, ed un attivit GABAergica inibitoria unit alla secrezione di un neuropeptide specifico per il bersaglio da inattivare (sostanza P, encefalina, neurotensina).

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Attivit elettrica : questi neuroni possiedono una attivit di scarica fasica inibitoria (GABAergica) a bassa frequenza - <0,5-1 Hz - che puo oscillare tra uno stato Down di totale assenza di scarica ed uno stato Up di presenza di scarica fasica, tramite la modulazione di interneuroni colinergici del II tipo, in caso di pianificazione o preparazione al movimento. Neuroni di tipo II Golgi di integraizone : sono interneuroni di integrazione, il quale numero cresciuto filogeneticamente con l'aumentare dell'estensione della corteccia frontale, con caratteristiche molto disomogenee fra loro, suddivisibili nel 2% di neuroni giganti acetilcolinergcici eccitatori con arborizzazione dendritica ampia e priva di spine, e nel 98% da due famiglie di neuroni di medie dimensioni inibitori : 1% GABAergici con parvalbumina e 97% con somatostatina, NO e neuropeptide Y. Attivit elettrica dei neuroni acetetilcolinergici : questi neuroni possiedono una attivit di scarica tonica (acetilcolinergica eccitatoria) a bassa frequenza, in grado di rispondere a particolari stimoli sensoriali importanti per significati acquisiti di comportamento, andando a bloccare lo stato funzionale fasico dei neuroni di proiezione o in stato Up o in stato Down.

Nucleo caudato : massa nucleare oblunga estesa, sotto a tutto il ventricolo laterale, suddiviso in senso anteroposteriore in 3 parti differenti - testa, corpo, coda - con la funzione di comporre il circuito del caudato a funzione cognitivomotoria. Putamen : pi grande massa di sostanza grigia dello striato, posta lateralmente e separata dal globus pallidus esterno, mediante la capsula esterna, a formare il nucleo lenticolare, possedente la funzione di comporre il circuito del putamen di tipo servomotorio. Striato ventrale : porzione di striato comprendente il nuclei posti sulla porzione ventrale dello striato - nucleo accumbens, tubrecolo olfattorio, caudato ventromediale - composti da neuroni di piccole dimensioni a mediazione motlo eterogenea che ricevono dal sistema limbico (prelaventemente amigdala ed ippocampo) con funzione comportamentale ed affettiva. Vie afferenti allo striato : Fibre cortico o talamo - striatali (afferenze eccitatorie) : sono delle fibre glutamatergiche eccitatorie che entrano in contatto diretto con le spine dendritiche distali, andando ad eccitare i neuroni stimolandone i recettori postsinaptici NMDA e AMPA (peril glutammato)
o o o

Fibre dalla corteccia associativa : proiettano al putamen e al nucleo caudato (testa, coda) Fibre dalla corteccia sensorimotoria : proiettano al putamen e al nucleo caudato (corpo) Fibre dalla corteccia limbica : proiettano al nucleo accumbens dello striato ventrale, al caudato e a parte del tubercolo olfattorio.

Fibre nigro-striatali dalla substantia nigra pars compacta (afferenze inibitorie) : sono fibre dopaminergiche inibitorie, che si collegano alle spine della sinapsi glutamatergica tra fibre cortico-talamo-striatali e neuroni striatali, permettendo un inibizione della trasmissione cortico-talamo-striatale.
o

Ruolo delle fibre nigro-striatali : la scarica di dopamina della substantia nigra permette di inibire l'azione della scarica tonica degli interneuroni colinergici eccitatori dello striato sui neuroni di proriezione inibitoria dello striato stesso, permettendo la loro transizione di stato fasico anche in presenza di uno stimolo sensoriale che attiva la scarica degli interneuroni eccitatori colinergici.

Vie efferenti dallo striato : (tutte inibitorie) Fibre strio pallidali (interno) : sono fibre che originano da neuroni di proiezione GABAergici e vanno a portare al pallido internio GABA ed encefalina Fibre strio-pallidali (esterno) : sono fibre che originano da neuroni di proiezione GABAergici e vanno a portare al pallido esterno GABA e sostanza P o dinorfina

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Fibre strio-nigrali : fibre che originano da neuroni di proiezione GABAergici andando a portare alla substantia nigra pars compacta e pars reticulata GABA e encefalina, dinorfina e sostanza P. Globo pallido : struttura fisicamente ed anatomicamente nei circuiti di efferenza dei nuclei basali e nei circuiti di integrazione intranucleare, caratterizzato da una popolazione neurale basale di proiezione GABAergica con carattersitiche uniformi, prendenti fitti rapporti assonali con tutti i nuclei della base, suddivisa tra un segmento mediale - pallido interno - ed un segmento laterale - pallido esterno. Attivit elettrica dei neuroni pallidali : neuroni che possiedono una scarica tonica GABAergica inibitoria, sia a alta frequenza - 50-70 Hz - sia a bassa ferquenza - <15 Hz - che rimane invariata durante la pianificazione del movimento, mentre varia durante il movimento stesso. Connessioni intranucleari in moduli di elaborazione : vi sono una cospiqua quantit di fibre (prevalentemente inibitorie on l'eccezione di quelle del nucleo subtalamico) che collegano fra loro i nuclei della base costituendo dei blocchi di elaborazione dell'informazione isolati, ciascuno con il proprio ruolo e le sue finalit

Nuclei ad azione modulatoria intrinseca : nuclei che effettuano connessioni prevalentemente inibitorie e di tipo integrativo tra loro, andando a costituire il sistema funzionale d'inegrazione.

Substantia nigra pars compacta : porzione pi craniolaterale della substantia nigra, composta da una insieme di neuroni dopaminergici di grandi dimensioni, caratterizzati da un fitto albero dendritico sconfinante nella pars reticulata e di un grande contenuto in neuromelanina scura all'interno del proprio citoplasma, cuascuno caratterizzato nucleotopicamente per un effetto inibitore su un preciso nucleo dello striato, originando, neuroni che proiettano al caudato e neuroni che proiettano al putamen. Afferenze strio-nigrali : sono fibre GABAergiche o somatostatinergiche inibitorie che dipartono dei nuclei dello striato per andare ad inibire la pars compacta della substantia nigra. Efferenze nigro-striatali : (gi trattate) Nucleo subtalamico : nucleo di neuroni abbastanza uniforme, posta medialmente alla porzione peduncolare della capsula interna, possedente sia una funzione di pacemaker elettrofisiologico autooscillante (con il globus pallidus esterno) di regolazione dell'attivit del sistema della base, sia una una funzione d'ingresso per i messaggi nello striato, composto al 95% da neuroni glutamatergici di proiezione di medie dimensioni, ciascuno dei quali presentante una fitta arborizzazione dendritica ed un lungo assone eccitatore diretto al pallido (esterno ed interno) o alla substantia nigra pars reticulata, ed al 5% da interneuroni d'integrazione di piccole dimensioni , in stretto rapporto dendritico ed assonico con i neuroni di propriezione. Attivit elettrica del nucleo subtalamico : presenta dei neuroni glutamatergici di proiezione con una scarica tonica a frequenza di 20-40 Hz, che pu variare la propria onda da una funzione Burst - 70% del tempo - a una funzione regolare continua - 30% del tempo - tramite il controllo durante la modulazione dell'ampiezza, della direzione e della velocit di un movimento. Afferenze del nucleo subtalamico :

Fibre cortico-subtalamiche : fibre glutamatergiche eccitatorie proveinenti dalla neocorteccia del lobo frontale sul nucleo subtalamico, rappresentanti una seconda via d'ingresso per le informazioni ai nuclei della base. Fibre nigro-subtalamiche : fibre dopaminergiche inibitorie (modulatorie) provenienti dalla substantia nigra pars reticulata sul nucleo subtalamico. Fibre peduncolo-pontino-subtalamiche : fibre colinergiche eccitatorie provenienti dal nucleo del peduncolo pontino sul nucleo subtalamico. Fibre del rafe dorsale : fibre serotoninergiche inibitorie provenienti dai nuclei del rafe dorsale sul nucleo subtalamico.

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Efferenze del nucleo subtalamico : sono tutte efferenze eccitatorie glutamatergiche, ti tipo subtalamico-pallidale, che possiedono la funzione di eccitare la parte interna ed esterna del nucleo pallido e della substantia nigra pars reticulata. Globo pallido esterno : zona composta da una distribuzione neuronale GABAergica inibitoria omogenea, che invia efferenze inibitorie GABAergiche, topograficamente orrganizzate, alla porzione di uscita dei segnali dei nuclei della base al talamo, in modo diretto ed in modo indiretto. Efferenze inibitorie dirette del circuito di uscita: sono delle fibe GABAergiche che vanno ad inibire i neuroni di proiezione del globus pallidus interno e della substantia nigra pars reticulata Efferenze inibitorie indirette del circuito d'uscita : sono delle fibre GABAergiche che vanno ad inibire i neuroni di smistamento intermedio del segnale inviato dal globus pallidus interno e dalla substantia nigra pars reticulata nucleo subtalamico e nucleo reticolare del talamo

Nucleo peduncolo-pontino del tegmento : formazione di neuroni posta nel tegmento mesencefalico e composto da neuroni eccitatori glutamatergici e colinergici, ed in minor misura sostanza P ergici.

Comunicazione bidirezionale : questo nucleo possiede connessioni bidirezionali con pallido, nucleo subtalamico e substantia nigra. Fibre efferenti : sono delle fibre eccitatorie dirette ai nuclei intrlaminari del talamo ed al fascio reticolospinale. Efferenze del sistema : sono fibre prevalentemente inibitorie GABAergiche inviate al talamo (nuclei ventrali anteriori e laterali), destinate a raggiungere la corteccia cerebrale, e dirette all'abenula, alla sostanza reticolare troncoencefalica e al collicolo superiore

Nuclei efferenti : nuclei che inviano connessioni efferente al talamo e alle strutture truncali, rappresentate interamente da pallido e nigra.

Globus pallidus mediale ed interno : viene composto da una popolazione neuronale gabaergica omogenea che riceve proiezione GABAergiche inibitorie dallo striato mentre proiezioni glutamatergiche eccitatorie dal nucleo subtalamico Afferenze GABAergiche dallo striato/efferenze talamiche del pallido esterno : sono tutte inibitorie per i neuroni del pallido e per i neuroni del talamo e vanno a suddividersi topograficamente in :
o o o

Zona pallidale che riceve imput striatali sensoriali-motori : va a proiettare al nucleo ventro-laterale del talamo. Zona pallidale che riceve imput striatali associativi : va a proiettare al nucleo ventro-anteriore e mediodorsale del talamo Zona pallidale ch riceve imput striatali limbici : va a proiettare al nucleo mediodorsale e all'abenula laterale.

Substantia nigra pars reticulata : porzione caudomediale della substantia nigra, considerata alla pari di un estensione caudomediale del pallido interno, composta da neuroni gabaergici inibitori di grandi dimensioni. Efferenze inibitorie GABAergiche della pars reticulata : fibre gabaergiche inibitorie dipartenti dai neuroni gabaergici di grandi dimensioni della pars reticulata e diretti ad inibire il talamo ed il collicolo superiore. MODELLO DI FUNZIONAMENTO DEI CIRCUITI DIE NUCLEI DELLA BASE : sono un insieme di circuiti paralleli di percezione, elaborazione e reinvio di segnali corticali, ciascuno caratterizzato da un proprio specifico ruolo e caratterizzato sia da un certo livello di canalizzazione funzionale, sia da un certo livello d'integrazione interfunzionale, composto da un prima afferenza d'informazione dalla corteccia allo striato, mediante fibre eccitatorie glutamatergiche, che elabora ed invia le informazioni, tramite fibre a prevalenza inibitoria GABAergica, alle strutture di uscita dei nuclei della base - globus interno e substantia nigra pars reticulata, tramite una via

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diretta o una via indiretta di comunicazione, che reinviano le informazioni rielaborare (terminalmente) alla corteccia cerebrale, tramite fibre sempre eccitatorie glutamatergiche. Corteccia - striato - (via diretta o via indiretta) - nuclei terminali d'invio - corteccia Circuito del putamen : circuito che vede un'attivit come circuito per la programmazione ed il controllo generale della programmazione del movimento scheletrico delle aree premotorie e supplementari frontali tramite un centro d'integrazione imperniato sul putamen che va ad interare fra loro le afferenze sensorio-motrici dalla corteccia crontparietale, per emettere tramite una via diretta ed via indiretta delle efferenze modulatorie per la pianificazione del movimento scheletrico alla corteccia frontale premotoria e supplementare tramite mediazione nucleare talamica. 1. Il segnale sensoriale proviene dalla area sensitiva 1, 2, 3a e 5 della corteccia ed il segnale motorio proviene dall'area premotoria e supplementare della corteccia, per viaggiare tramite fasci glutamatergici eccitatori con una precisa somatotopia, direttamente al putamen. 2. Il putamen elabora le informazioni sensormotorie, per andare poi ad inviarle tramite una via diretta ed indiretta alle strutture di uscita : globus pallidus interno e substantia nigra. 3. Il pallido interno e la substantia nigra pars reticulata vanno ad inviare le informazioni tramite fascicolo talamico ai nuclei talamici ventrale, ventroanteriore, anterolateroventrale, e centromediano. 4. I nuclei talamici vanno a proiettare fibre glutamatergiche eccitatorie all'area motoria, all'area premotoria ed ai campi oculari frontali. Circuito del caudato : circuito che vede un'attivit come controllore nella pianificazione premotoria e supplementare dei corretti movimenti oculari, tramite centro d'integrazione interamente imperniato sul nucleo caudato, che va ad integrare le informazioni sensitivo-motorie dalla corteccia frontale motoria (campi visivi, premotoria e supplemetare) e dalla corteccia parietale posteriore per poi emettere tramite via diretta e via indiretta delle efferenze modulatorie per la pianificazione del segnale oculomotore alla corteccia frontale premotoria, campi oculari frontali e collicoli superiori tramite mediazione nucleare talamica; questa via si compone in due vie parallele di elaborazione nel caudato - circuito dorsolaterale e ventromediale - indispensabili nella elaborazione e nella selezione di una prestazione motoria.

Circuito caudato dorsolaterale : il centro afferente/elaborativo la porzione dorsolaterale del nucleo caudato, mentre la corteccia di origine del segnale, la zona dorsolaterale della corteccia prefrontale e diverse aree associative.

a. Porizone dorsolaterale del caudato elabora ed invia le informazioni, mediante via diretta e via indiretta al globus pallidus interno ed alla substantia nigra pars reticulata. b. La substantia nigra pars reticulata ed il pallido interno vanno ad inviare tramite fibre gabaergiche e dopaminergiche alla porzione parvicellulare dei nuclei talamici ventrale anteriore. c. La porzione parvicellulare dei nuclei talamici ventrale anteriore va ad inviare tramite fibre glutamatergiche eccitatorie alla corteccia prefrontale.

Circuito caudato ventromediale : il centro afferente/elaborativo la porzione ventromediale del nucleo caudato, mentre la corteccia di origine del segnale, la corteccia orbitofrontale, aree corticali associative, aree occipitali visive e aree temporali uditive.

a. Porzione ventromediale del caudato elabora ed invia le informazioni, mediante via diretta e via indiretta, al globus pallidua interno e alla substantia nigra pars reticulata. b. La substantia nigra pars reticulata ed il pllido interno vano ad inviare tramite fibre dopaminergiche e gabaergiche inibitorie alla porzione magnocellulare dei nuclei talamici ventrale anteriore e mediodorsale. c. La porzione magnocellulare dei nuclei talamici ventrale anteriore e mediodorsale va ad inviare tramite fibre glutamatergiche eccitatorie alla corteccia prefrontale. Circuito del nucleo occumbens (cingolato o limbico) : circuito con una funzione di potenziamento e controllo dei meccanismi di origine limbica di apprendimento procedurale del movimento durante una prestazione motoria, tramite centro d'integrazione interamente imperniato sullo striato ventrale (prevalentemente sul nucleo accumbens), che va ad integrare le informazioni affettive della corteccia limbica - giro del cingolo e area entorinale

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- e del sistema limbico in genere (amigdala, ippocampo, ipotalamo) per poi emettere tramite via diretta e via indiretta delle afferenze modulatorie e di controllo sull'attivit limbica durante il movimento alla corteccia cingolata anteriore, tramite mediazione talamica. 1. Il segnale sensori-motorio proviene dalla corteccia del cingolo anteriore e l'area entorinale (mediante il segnale dall'amigdala, dalla formazione ippocampale e dall'ipotalamo) per poi viaggiare tramite fasci glutamatergici eccitatori direttamente al nucleo accumbens. 2. Il nucleo accumbens dello striato ventrale elabora e spedisce le informazioni tramite via diretta e via indiretta al globus pallidus interno e alla substantia nigra pars reticulata. Pallido interno e substantia nigra pars reticulata vanno ad inviare tramite fasci dopaminergici e gabaergici inibitori del fascicolo talamico al nucleo talamico medio dorsale. 3. Il nucleo talamico medio-dorsale va ad inviare tramite fibre eccitatorie glutamatergiche un segnale alla corteccia del cingolo anteriore. VIA DIRETTA E INDIRETTA SUL MIGLIORAMENTO DEGLI SCHEMI MOTORI : ogni circuito cortico-strio-talamo-corticale agisce permettendo e potenziando subliminarmente i soli schemi motori della premotoria e supplementare concordi con la volont d'azione; questa funzione viene attuata tramite l'attivazione mototopica e specifica, per ogni circuito, di due vie parallele con azioni inverse su schemi motori agonisti o fra loro disturbanti : l'attivazione di una via diretta inibitoria del talamo che possiede la funzione di aumentare, tramite disinibizione pallido-nigrale dell'attivit eccitatoria glutamatergica corticale dei nuclei talamici intermediari, la delineazione del pattern motorio meglio coincidente con la volont d'azione, ed una via indiretta eccitatoria del talamo (cortico-strio-Ges Subtalamo - Gint/SNpr - talamo-corticale) che possiede la funzione di diminuire o sopprimere, tramite attivazione dell'inibizione pallido nigrale dell'attivit eccitatoria glutamatergica corticale dei nuclei talamici, la delineazione del pattern motorio peggiore per espletare il fine della volont d'azione; entrambi i sistemi, tuttavia, sono solamente attivatori o inibitori subliminari degli schemi motori, e senza un'attivaizone specifica della corteccia non possono dare vita al movimento. Via diretta : via capace di potenziare il delineamento del pattern motorio corretto andando a potenziare l'attivit corticale dei neuroni corticali gi attivati tramite il l'attivazione del circuito putamen-pallido/nigrale topograficamente connesso alle zone corticali attive, e quindi direttamente influenzato dal movimento, attraverso il quale si ha un attivazione delle strutture talamiche di Relay (eccitatorie corticali) per una inibizione attiva dello striato sulle struttire di autput (inibitorie talamiche) dei nuclei della base. 1. La corteccia motoria attivata dalla specifica azione volontaria va ad agire mediante fibre glutamatergiche eccitatorie sullo andando ad aumentare l'attivit GABAergica d'inibizione dello striato. 2. Il sistema striato attivo va ad agire mediante fibre gabaergiche inibitorie andando ad inibire l'azione del globus pallidus interno e della pars reticulata della substantia nigra. 3. Il pallido interno e la substantia nigra reticulata vanno ad disinibire i nuclei del talamo intermedi eccitatori. 4. I nuclei del talamo intermediari disinibiti vanno ad agire tramite le proprie efferenze glutamatergiche inibitorie, provocandouna stimolazione della corteccia specificamente attivata dall'atto motorio. Via indiretta : via capace di inibire il delineamento del pattern motorio errato o disturbante andando ad inibire l'attivit corticale dei neuroni corticali non attivati durante l'azione tramite l'attivazione del circuito putamenpallidale esterno- subtalamo-pallidale/nigrale topograficamente connesso calle zone corticali inattive, e quindi non direttamente influenzate dal movimento, attraverso il quale si ha un'inattivazione delle strutture talamiche di Relay (eccitatorie corticali) per una inibizione inibizione indiretta dello striato sulle strutture inibenti i nuclei di output (inibitorie talamiche) dei nuclei della base. 1. La corteccia motoria inattiva durante la specifica azione volontaria va ad agire mediante fibre glutamatergiche eccitatorie sul putamen, il quale, va ad aumentare l'attivit GABAergica inibitrice del putamen. 2. Il putamen con una maggiore attivit inibitrice inibisce tramite fibre GABAergiche strio pallidali il globus pallidus esterno. 3. Il globus pallidus esterno inibito va a disinibire dalle sue fibre GABAergiche inibitorie il nucleo subtalamico. 4. Il nucleo subtalamico aumenta la propria attivit e tramite fibre glutamatergiche eccitatorie va ad attivare il complesso di output Gin/SNpr.

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5. Il complesso del pallido interno e della substantia nigra pars reticulata attivati vanno ad agire tramite fibre dopaminergiche e GABAergiche inibendo i nuclei talamici glutamatergici eccitatori 6. I nuclei talamici glutamatergici inibiti disattivano le proprie fibre glutamatergiche eccitatorie, provocando una non eccitazione dei circuiti motori corticali non coinvolti nel movimento. Azione dopaminergica della substantia nigra pars compacta nella selezione della viaper canale motorio : l'azione dopaminergica della substantia nigra pars compacta permette per una sola area corticale attivata di attivare il porprio canale cortico-strio-corticale o per via diretta o per via indiretta, in modo da evitare per un unico enagramma l'attivazione contemporanea (ed inutile) delle due vie ad azione antagonista, consentendone o l'inibizione indiretta (se errata) o l'eccitazione indiretta (se corretta)

Neuroni striatali della via indiretta rispondono inibendosi con la dopamina : i neuroni striatali della via indiretta possiedeono dei recettori D1 in grado di causarne l'inibizione dopamina-dipendente per attivazione delle fibre nigro-striatali della substantia nigra pars compacta. Neuroni striatali della via diretta rispondono attivandosi con la dopamina : i neuroni striatali della via diretta possiedono dei recettori D2 in grado di causarne l'eccitazione dopamina - dipendente per attivazione delle fibre nigro-striatali della substantia nigra pars compacta.

Attivazione delle fibre nigro-striatali dalla substantia nigra pars compacta : determinano una attivazione della via diretta con un inibizione della via indiretta, consentendo un potenziamento talamico con un rinforzo dell'attivit motoria corticale. Disattivazione delle fibre nigro-striatali della substantia nigra pars compacta : determinano una inattivazione della via diretta con una inibizione della via diretta, consentendo un depotenziamento talamico con un decremento dell'attivit motoria corticale. MALFUNZIONAMENTO DEL SISTEMA DEI NUCLEI DELLA BASE E PATOLOGIE : Patologie ipocinetiche : patologie caratterizzate da una maggiore difficolt nell'iniziare un movimento e nella maggiore ipotonia muscolare, entrambe unite con tremori e diacinesie a movimento iniziato, tutte queste patologie danneggiano l'attivazione della via diretta di potenziamento dei pattern motori corretti causante, all'attivazione del canale, una iperstimolazione dei nuclei talamici eccitatori mediatori.

Morbo di Parkinson : in tutti i parkinsonismi si ha la degenerazione neurobiochimicha dell'attivit modulante della dopamina sullo striato, andando a determinare un rinforzo della via indiretta sulla diretta all'attivazione del movimento, ed, in genere, un congelamento motorio (difficolt di iniziare un'azione) per il minore shifting funzionale dello stato tonico nei neuroni GABAergici di proiezione del pallino interno (da up a down o viceversa) in presenza di stimoli sensitivi salienti; questo per via di una maggiore concentrazione di acetilcolina nello striato generata dalla mancata inibizione dopaminadipendente del circuito nigro-striatale sugli interneuroni colinergici.

Minore dopamina dalla NRpc --> via diretta inibita via indiretta disinibita --> inibizione di Gpe --> disinibizione di NST -->Attivazione di Gpi/SNpr --> inibizione talamica --> minore ecccitazione glutamatergica corticale Minore dopamina dalla NRpc --> interneuroni colinergici stratali attivati --> neuroni GABAergici di proiezione congelati --> nessuno shifting tonico all'inizio del movimento --> permane la via indiretta attivata Patologie ipercinetiche : patologie caratterizzate da una maggiore facilit nell'iniziare (anche involontariamente) o nell'esagerare un movimento (sia in forza che in velocit) e da una discinesia ed ipertonia motoria anche a riposo, determinate da un danneggiamento nell'attivazione della via indiretta di inibizione dei pattern motori scorretti causante, all'attivazione del canale, una iperstimolazione dei nuclei talamici eccitatori mediatori.

Corea di Hungtington : meccanismo patologico che determina una minore attivit del nucleo subtalamico nella attivazione dei meccanismi di output inibitori dei nuclei talamici stimolatori per selettiva distruzione dei neuroni GABAergici striatali di proiezione (della via indiretta) inibitori della risposta del Gpe (eccitatori del NST); questo determina un rinforzo della via diretta di disinibizione talamica e, quindi, di stimolazione

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corticale rispetto alla via indiretta, per via di una maggiore attivit inibitoria del Gpe sul NST e, quindi, sui meccanismi di output inibitori talamici; questo determina movimento involontari o volontari di estrema velocit, violenza e diacinesia, che scompaiono solo durante il sonno. Minore attivit dei neuroni GABAergici inibitori il Gpe --> maggiore attivit del Gpe --> minore attivit del nucleo subtalamico --> inibizione diretta di Gpi/SNpr --> attivazione talamica --> attivazione corticale

Emiballismo : meccanismo patologico determinato da una minore attivit inibitoria della via indiretta sui nuclei eccitatori talamici per distruzione uni o bilaterale del nucleo subtalamico per eventi necrotizzanti , determinante un rinforzo dell'azione inibente dei nuclei di output e stimolante dei nuclei talamici , con generazione di movimenti volontari o involontari di estrema ampiezza e inusitata violenza (ballismo) o con fenomeni coreici di movimenti involontari scoordinati e violenti, entrambi inibiti dal sonno.

Minore attivit o nulla attivit del NST --> maggiore inibizione diretta del Gpi/SNpr --> attivazione talamica --> attivazione corticale

FUNZIONI ELEVATE DELLENCEFALO :


SISTEMA LIMBICO :

Integrazione delle lezioni d Reggiani alle informazioni del sito internet brain from bottom to top ed al Baldissera SISTEMA LIMBICO : sistema di nuclei encefalici, diencefalici e di paleo e archipallio responsabile delle risposte vegetative allostatiche (prevalentemente tramite ipotalamo) e delle pulsioni motivazionali e istintive entrambe elaborate in base alla coloritura emotiva dei pensieri o dei fatti che passano attraverso il nostro flusso di coscienza, composto da un nucleo centrale diencefalico ipotalamo che elabora le connotazioni emotive alle informazioni che giungono ad esso da numerose aree sensitive sottocorticali setto, area preolfattoria, nuclei anteriori del talamo, nucleo accumbens, sistema ippocampico e amigdala il tutto contornato da un anello di paleocorteccia giro del cingolo che ne media la comunicazione verso la neocorteccia. CONTROLLO EMOTIVO DELLE FUNZIONI MENTALI O MOTORIE : il sistema limbico permette di colorare con una connotazione emotiva positiva o negativa una determinata informazione mentale tramite un circuito della gratificazione ed un circuito della punizione che ci permette di organizzare tutta la nostra spinta comportamentale nelleconomia della riduzione del livello di attivit dei centri della punizione, inibendo i comportamenti con valenza negativa, e di aumento dellattivit dei centri della gratificazione, rinforzando e ripetendo i comportamenti co valenza positiva. Circuito della gratificazione : centri la quale attivazione nervosa dona, in modo subconscio, una connotazione positiva generale allambiente elaborativo cosciente mentale, permettendo rinforzare positivamente una catena di pensieri o un comportamento gratificante; questo circuito si dispone in nuclei

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situati lungo il fascio mediale del prosencefalo ovvero nel sistema dopaminergico ventrale.

Sistema dopaminergivco ventrale : sistema di vie dopaminergiche ascendenti e discendenti lungo il fascio mediale del prosencefalo, con centro nel area tegmentale ventrale del mesencefalo e passanti tramite lipotalamo laterale per terminare con un fascio mesolimbico al nucleo accumbens e con un fascio mesocorticale alla corteccia prefrontale, responsabile del rinforzo delle situazioni gratificanti e della connotazione positiva del loro ricordo. Imp : il sistema dopaminergico ventrale parallelo al sistema dopaminergico dorsale, con centro nella sostanza nera, che, tramite fascio nigro-striatale determina linibizione dei comportamenti motori corticali. Altre connessioni : Ipotalamo laterale e ventromediale Amigdala (Amigdalo) Ippocampo

Sistema endorfinergico/encefalinergico diffuso : sistema di piccoli neuroni dispersi allinterno del sistema limbico associato alla gratificazione VTA e nucleo accumbens - in grado di agire sui recettori mu dei neuroni gabaergici inibendone linibizione dei neuroni dopaninergici, permettendo un maggiore livello generale di dopamina nei circuiti della gratificazione e quindi uno stato emotivo maggiormente positivo. Peptidi oppioidi e recettori u : i recettori mu dei peptidi oppioidi (piccole proteine da 25-30 aminoacidi) consentono di aprire i canali del potassio dei neuroni bersaglio iperpolarizzandone la membrana e indebolendone la risposta

Funzionamento del circuito della gratificazione : lattivazione del senso della gratificazione corrisponde allattivazione dei neuroni dopaminergici dellarea tegmentale ventrale che vanno ad aumentare il livello dopaminergico del nucleo accumbens determinando uninibizione dei suoi neuroni gabaergici con 93

rinforzo positivo dellazione cortico-striatale associata al benessere e della corteccia prefrontale, determinando (grazie alla sua integrazione) lo stato di benessere dellelaborazione mentale cosciente, quindi la comprensione del motivo del benessere. Funzione molecolare del nucleo accumbens : i neuroni gabaerdici del nucleo accumbens possiedono recettori dopaminergici D2 inibitori in grado di trasformare laumento di dopamina nellinibizione dellazione stessa del nucleo accumbens consentendo il rinforzo del circuito cortico-striatale gratificante; parallelamente, tali neuroni possiedono sinapsi con neuroni gabaergici del VTA e dellipotalamo in grado di inibire il rilascio di dopamina (quindi di diminuire leffetto gratificante) e con neuroni encefalinergici/endorfinergici (degli stessi nuclei) in grado di inibire linibizione dei neuroni gabaergici (quindi di aumentare il rilascio di dopamina) Ruolo dellipotalamo ventromediale e laterale : il nucleo accumbens ed i nuclei tegmentali ventrali vanno ad informare o dello stato di benessere lipotalamo che, sia potenzia a feedback positivo lattivit del circuito di gratificazione tramite fasci dopaminergici tuberoinfundimbolari determinanti il rilascio di ossitocina e vasopressina che upregolano i recettori dopaminergici dellaccumebns e fasci endorfinergici/encefalinergici in grado di disinibire (dal GABA) il rilascio di dopamina nellaccumbens, sia determina una risposta visceromotoria/endocrina di rilassamento tramite fasci discendenti autonomi dopaminergici e sistema endocrino delladenoipofisi. NOTA MEDICA ! ossitocina e rapporto sessuale Lossitocina liberata durante un rapporto sessuale un grado di potenziare lazione gratificante della dopamina sul nucleo accumbens e sullipotalamo, aumentando la condizione di benessere generale. Ruolo dellamigdala : lamigdala viene informata della connotazione positiva del circuito della gratificazione e sia determina lassociazione del comportamento con lo stato di benessere, determinando lapprendimento emotivo, sia la ripetizione della stimolazione dopaminergica ai recettori D2 dei neuroni ippocampali, finalizzata alla mediazione del senso di benessere e al potenziamento del circuito di Papez. NOTA MEDICA ! dipendenza psichica La dipendenza psichica da una sostanza stupefacente possiede la sua natura nellassociazione positiva attuata dallamgdala tra lassunzione (o anche il gesto) di tale sostanza e lo stato di benessere che ne consegue, portando, inconsciamente, a desiderare il ripetere di tale esperienza. Ruolo dellippocampo : lippocampo riceve afferenze dopaminergiche dal VTA mediante neuroni dopaminergici dellamigdala, andando a potenziare il circuito di Papez della memoria a breve termine promuovendo il consolidamento mnemonico con associazione emotiva.

Effetti delle sostanze stupefacenti ricreative : le sostanze stupefacenti piacevoli vanno tutte a determinare un aumento del livello dopamina del nucleo accumbens e della corteccia prefrontle determinando una situazione di benessere generalizzato, agendo per varie vie. Oppioidi (morfina, eroina ecc..) : creano un legame a maggiore affinit con i recettori mu dei neuroni gabaercici del sistema dopaminergico ventrale deteminando una diminuzione della inibizione della dopamina, e quindi un aumento del livello dopaminergico del nucleo accumbens e della corteccia prefrontale. Alcool : agisce massimizzando gli effetti inibitori del GABA ma, parallelamente, diminuendo lattivit della MAO, causando un accumulo di dopamina nelle sinapsi dopaminergiche del nucleo accumbes e della corteccia prefrintale, aumentandone il senso di benessere. Nicotina : agisce massimizzando gli effetti eccitatori dei canali nicotinici acetilcolinergici dei nei neuroni dopaminergici del VTA, permettendo, anche tramite uninibizione della MAO un aumento 94

del livello di dopamina del nucleo accumbns e della corteccia cprefrontale con aumenti della sensazione di benessere Assuefazione e dipendenza fisica: laumento dellattivit dopaminergica dei neuroni del VTA porta alla downregolazione dei suoi recettori, con conseguente diminuzione dellatttivit di base della nicotina e diminuzione del livello dopaminergico dellaccubens in assenza di nicotina; questo porta il fumatore ad aumentare la dose d a desiderare il fumo per essere felice. Cocaina : va ad inibire completamente la distruzione della dopamina ad opera della MAO, permettendo un sua accumulo sinaptico e, quinid, un aumentata azione gratificante nel nucleo accumbens e nella corteccia prefrontale.

Circuito della punizione e del dolore : centri la quale attivazione dona una connotazione di malessere ed ansiet generalizzata allambiente elaborativo mentale di un individuo permettendo di inibire negativamente o di rifuggire una catena di pensieri o un comportamento sgradevoli; questo sistema si riferisce ad un network aree telencefaliche, diencefaliche e truncali organizzate in 3 circuiti differenti di elaborazione del dolore e del suo rapporto con il circuito di punizione. Imp : per il dolore e la sensazione di malessere non vi un centro localizzato come quello dellappagamento e della gratificazione, ma si h un vero e proprio network di aree differenti dellSNC, ogniuna interessata in diversi aspetti del dolore

Soppressione della gratificazione : sotto la spinta dellevoluzioen si delineata la capacit dei centri di punizione di sopprimere, se attivati, anche la pi forte attivazione die centri della gratificazione. Rabbia : fenomeno dovuto allintensa attivazione dei centri di punizione caratterizzata dallattivazione delle reazioni di difesa-attacco, con reazioni aggressive anche al minimo stimolo. 95

Sistema spinotalamico laterale : sistema scorrente nel midollo e terminante tramite nuclei ventrali posteriori del talamo alle aree SS1 e SS2 della corteccia, con un fine totalmente cognitivo di discriminare localizzazione, intensit, tipologia e ricordo del dolore. Sistema spinotalamico mediale : sistema ascendente dal midollo e terminante tramute nuclei talamici ventromediali alla corteccia limbica, insulare e frontale e tramite nuclei truncali al sistema limbico esteso, permettendo la connotazione affettivo emotiva del dolore, la memoria emotiva, la analgesia centrale e la risposta fight or flight. Sistema del grigio periventricolare : sistema che comprende la porzione periventricolare di talamo, ipotalamo, amigdala e ippocampo in grado di mediare alla corteccia anteriore del cingolo e prefrontale la connotazione emotiva negativa del dolore e la memorizzazione emotiva, e quindi il senso di malessere associato, e di mediare alladenoipofisi ed ai centri ortosimpatici la secrezione di ormoni da stress catecolamine o glucocorticoidi che preparino alla azione di attacco o fuga. Grigio periacqueduttale : sostanza trucale attorno allacquedotto del Silvio che permette, tramite vie endorfinergiche-encefalinergiche discendenti un inibizione, tramite sostanza gelatinosa, dellimput doloroso permettendo lanalgesia da stress e lanaglesia da effetto placebo (solo parzialmente) Corteccia del cingolo anteriore : permette di associare al dolore la sua connotazione negativa di tipo emotivo dandone una valenza di tipo affettivo e generando lo stimolo comportamentale di avversione e allontanamento dal dolore.

Sistema associativo corticale : sistema formato dalla corteccia associativa e dallo striato in grado di mediare la sensazione spiacevole del dolore nel flusso di coscienza focalizzandone lattenzione dellindividuo. Corteccia cingolata posteriore : permette di fondere la percezione discriminata del dolore con la sua valenza affettivo-emotiva permettendone una unica sensazioen globale da trasmettere alla coscienza. Corteccia parietale laterale e insula anteriore : sono la finestra della coscienza sulla sensazione negativa globale del dolore, rendendo la sensazione dolorosa reale e compresibile. Striato : va a rinforzare i circuiti di allontanamento dal dolore e va ad inibire i circuiti che causano lo stimolo dolorifico. NOTA MEDICA ! asimbolia del dolore I soggetti che possiedono danni cerebrali al lobo parietale e allinsula possono presentare una perfetta discriminaizione del dolore ma una mancanza della componente motivo-affettiva negativa di repulsione per lo stesso; ovvero non provano malessere dal dolore.

FUNZIONI ELEVATE DEL NOSTRO ENCEFALO: Integrazione delle lezioni di Reggiani con il Baldissera [N.D.A.] In questo capitolo si fa spesso riferimento al concetto di significante e significato; questi termini sono stati utilizzati dalla mia testa come analogia per semplificare la comprensione del funzionamento del cervello associativo : con signifcato intedo qualsiasi immagine oggettiva o motoria creata dalle aree secodarie dellencefalo, motorie o sensitive (es : la fotografia di una caffettiera ricostruita nello schermo virtuale della corteccia visiva secondaria, o limmagine del mio braccio che la prende, nello spazio virtuale della corteccia premotoria) e con significante la comprensione, cosciente (idea), di ci che rappresenta il significato (so che una caffettiera, implicando la possibilt che essa possa farmi il caff, sia stata comprata, sia fatta di ferro ecc..)

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COSCIENZA : continua consapevolezza del nostro esistere generata dal continuo flusso concatenato di pensieri generati dalla nostra corteccia in modo autonomo o in rapporto alle afferente sensitive o emotiveoistintive giungenti ad essa. Pensiero : elaborazione di un determinato significante cosciente (generato ex novo o da afferente sensitivoemotive) in base allo stato emotivo, tramite un processo di attivazione contemporanea o sequenziale di pi aree della corteccia, determinanti gli aspetti pi elevati e specifici di tale pensiero, e di aree del sistema limbico, talamo e della formazione reticolare truncale craniale, determinanti la coloritura emotiva di tale pensiero e la sua importanza affettiva, dalla quale scaturisce la motivazione. MEMORIA : processo in grado di conservare per periodi di tempo variabili, consentendone un successivo richiamo volontario o funzionale alloccorrenza, di tutti gli enagrammi della sfera congnitiva immagini verbali (pensieri), immagini sensoriali e sequenze motorie o emotiva pulsioni istintive legate ad un accadimento acquisiti tramite un apprendimento di tipo ripetitivo o di tipo emotivo. MECCANISMO SINAPTICO BASE DELLA MEMORIZZAZIONE : ogni processo di memorizzazione reso possibile da una modifica fisica, chimica o strutturale del circuito sinaptico rappresentante tale informazione, la quale natura neurale ne influenza la durata nel tempo. Memoria a breve termine : ritenzione di una informazione prettamente visiva o verbale per la durata di alcuni secodi o minuti tramite lintaurarsi di un fenomeno di latenza sinaptica del circuito riverberante che codifica tale informazione (circuito di Papet o lobo prefrontale) in grado di mantenerne unattivit elettrica limitata ma costante nel tempo. Memoria a lungo termine intermedio : ritenzione delle informazioni in circuiti corticali per giorni o settimane attraverso un processo di facilitazione o inibizione a termine intermedio del circuito sinaptico codificante tale informazione tramite modifiche di tipo fisico chimico della membrana plasmatici sinaptica, influenzante la frequenza di scarica eurotrasmettitoriale. Facilitazione modello di una sinapsi : la sinapsi viene format ad un terminale sinaptico di trasmissione dellimpulso sensoriale da memrorizzare o scartare terminale sensitivo e da un terminale di trasmissione di un impulso facilitatorio alla membrana de terminale presinaptico terminal facilitatorio tramite sinapsi serotoninergica. Adattamento : lattivaazione ripetuta della sinapsi sensitiva senza lattivazione contemporanea della sinapsi facilitatoria serotoninergica, provoca una diminuzione dei canali del calcio della membrana presinaptica andando a diminuire la sua abilit di liberare neurotrasmettitore in seguito ad un potenziale dazione. Facilitazione : fenomeno nel quale lattivazione della sinapsi sensitiva, e contemporaneamente di quella facilitatoria, provoca il rilascio di serotonina in grado di stimolare, tramite attivazione di un adenilato ciclasi, una chinasi specifica che fosforica i canali del potassio della membrana presinaptica bloccandoli nella conformazione chiusa,mantenendo un costante stato di depolarizzazione nel terminale presinaptico per giorni o settimane, facilitante il rilascio continuo di neurotrasmettitori (e quindi una segnalazione sensitiva continua) Soglia della facilitazione successiva : una pecedente facilitazione di una sinapsi aumenta e facilita una successiva facilitazione della stessa, prolungandone la durata. Memoria a lungo termine lungo : ritenzione delle informazioni per anni o addirittura per tutta la durata della vita in circuiti corticali molto profondi, attraverso un meccanismo di modifica strutturale di intere sinapsi del circuito sensitivo, migliorandone sensibilit ed efficacia, tramite : Aumento delle vescicole sinaptiche nel terminale presinaptico 97

Aumento dei siti dinterazione vescicola-membrana nel terminale presinaptico Aumento del numero dei terminali presinaptici Modifica della struttura delle spine dendritiche

MEMORIA COGNITIVA : memoria che pu essere codificata potenzialmente da unazione motoria del corpo o da una sequenza razionale di pensieri. Memoria dichiarativa : memorizzazione dei dettagli e della connotazione emotivo affettiva di un pensiero di tipo verbale-linguistico o visivo in grado di essere estratto ed integrato nel flusso di coscienza in ogni momento e a volont. Memoria procedurale (implicita) : memorizzazione incosciente dei dettagli dei pattern motori finalizzati a completare azioni complesse, in grado di rievocarli istintivamente, subconsciamente ed in modo estremamente veloce allccorrenza, senza che il soggetto riconfiguri coscientemente limmagine di tale azione motoria; vie un passaggio diretto tra pattern memorizzato e corteccia motoria primaria.

Sede e meccanica della memoria a breve termine (circuito di Papez) : la memoria cognitiva a breve termine originata da una continua attivit elettrica interna ad uno dei canali circolari autoriverberanti del circuito di Papez a 3 neuroni (limbico) la qui attivit viene mantenuta costante in modo specifico per secondi o miniuti da facilitazioni sinaptiche a breve termine. Memoria a intermedi o lungo termine (corteccia a 6 strati) : la memoria cognitiva a lungo termine originata dalla facilitazione permanente o quasi (durante mesi o anni) di particolari schemi sinaptici neuronali cognitivi e dei loro rapporti (differenze o similitudini) con altri schemi confrontabili preesistenti tramite potenziamento sinaptico. Consolidamento della memoria cognitiva : tutti gli anagrammi di tipo verbale-lignuistico, sensoriale o di tipo motorio vengono memorizzati costantemente nella memoria a breve termine, intesa come segnale riverberante interno al circuito di Papez, tuttavia, il passaggio alla memoria a lungo termine (intermedio o lungo), come sedimentazione nella corteccia a 6 strati. Avviene grazie ad un rinforzo a ripetizione, strettamente corticale, od un rinforzo ad accentuazione emotiva, strettamente. Consolidamento base della memoria cognitiva : il processo che, stimolato dalla ripetizione o dal rinforzo emotivo, vede lippocampo e la corteccia paraippocampale (paleopallio e archipallio) comportarsi da condotto che trasforma le memorie a breve termine stoccate nellattivit riverberante del circuito di Papet nelle memoria a lungo termine dei potenziamenti a schemi sinaptici corticali, codificandone i pattern verbali-linguistici o motori in classi di qualit e quantit, fissate nella corteccia tramite associazioni in termini di similitudini e differenze (di tali classi per ogni ricordo) rispetto alle classi memorie precedentemente consolidate, connettendo le nuove memorie a quelle vecchie in modo da formare una chiave di repere per la loro successiva ricerca.

Valenza del consolidamento nelleconomia dellallostasi : siccome la nostra memoria viene bombardata in ogni momento da informazioni di qualsiasi tipo, onde evitare una repentina sturazione, deve essere in grado di discernere e memorizzare solo quelle effettivamente importanti per lallostasi dellorganismo nel mondo che lo circonda; quindi solo quelle estremamente ripetute (e quindi utili) o quelle estremamente connotate emotivamente (quindi da evitare o da perseverare) Facilitazione o memoria positiva : processo che consolida uno schema associato a qualsiasi stimolo propedeutico alla memorizzazione stimolo facilitatorio sotto forma di un impulso nocicettivo o tattile (negli animali meno evoluti) o di un impulso affettivo/emotivo (negli animali superiori) Adattamento o memoria negativa : processo che consente di non consolidare una memoria contenuta allinterno del circuito riverberante del Papez se non connotata da un qualsiasi stimolo di tipo 98

facilitatoria, saciandola decadere ed indebolendo una sua successiva memorizzazione (viene ignorata). Consolidamento di ripetizione : fenomeno attivato consciamente dal continuo ripasso mentale o motorio di uno schema verbale-liguistico o di uno schema motorio immagazzinato nella memoria a breve termine del circuito riverberante di Papez che assicura, dopo 5-10 min - un ora di processo, un corretto avviamento del consolidamento mnemonico cognitivo di tale schema nella corteccia a 6 strati. Consolidamento per rinforzo emotivo : fenomeno non attivato in modo volontario, ma del tutto inconsciamente, in grado di fissare un particolare schema motorio, sensitivo o verbale-lunguistico (pi raramente) dal circuito riverneberante del Papez alla corteccia a 6 strati, in seguito alla coloritura di tale ricordo con una valenza di tipo emotivo (positiva o negativa), da parte dei centri di punizione o gratificazione del sistema limbico esteso (in particolare dellipotalamo tramite azione associativa dellippocampo e dellamigdala) che ne rinforzi lattivit (alla pari o meglio del meccanismo ripetitivo)

MEMORIA EMOTIVA (riflesso i Pavlov) : memorizzazione incosciente di un particolare stato emotivo associato ad una particolare immagine sensitiva o cognitiva in grado di tradursi, alla ripetizione di tale immagine, in una pulsione di tipo comportamentale predeterminata (istintiva tramite segnali ascendenti limbici) o in un riflesso di tipo autonomo/endocrino (tramite segnali discendenti libici). Memoria a breve, intermedio o lungo termine (nucleo amigdaleoideo) : fenomeno di potenziamento a lunghissimo termine in grado di trasferire il rapporto tra coloritura emotiva (gratificazione o punizione) rispetto alla conseguenza di un particolare schema sensitivo e lo schema sensitivo di per se stesso circolante nel circuito riverberante di Papez, sotto forma di un potenziamento stabile di uno schema sinaptico del nucleo amigdaleoideo. RUOLO DELLE STRUTTURE ENCEFALICHE ALLA BASE DELLA MEMORIZZAZIONE : Circuito di Papez : circuito riverberante profondo al telencefalo, che le percepisce informazioni integrate della cortecia associativa tramite connessioni intracorticali al giro del cingolo, il quale le invia tramite connessioni dentate allippocampo (sede del LTP della memoria autoriverberante), che spedisce tali informazioni tramite fibre del sistema fimbria-fornice direttamente ai corpi mammillari, che le ripetono tramite fascio mammillo-talamico ai nuclei talamici anteriori, che inviano linformazione tramite peduncolo talamico inferiore al nuovamente al giro del cingolo. Connessioni in ingresso del ciruito :

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Cortico-paraippocampale : la corteccia invia gli enagrammi mentali o le rappresentazioni sensitive da memorizzare o da connotare emotivamente al giro del cingolo, ossia allippocampo, che le invia a tutte le strutture limbiche dinterpretazione emotiva, iniziandone la memorizzaizone a breve termine. Connessioni con lamigdala e lipotalamo : mediano il rinforzo dellinformazione circolante nel circuito riverberante connotandola con una coloritura di tipo emotivo.

Connessioni in uscita del circuito : Ippocampo-(amidgalo)-ipotalamo-prefrontale : permette allipotalamo di vedere una determinata informazione sensitiva o mentale, in modo da connotarla emotivamente con il proprio sistema dopaminergico o serotoninergico (in modo positivo o negativo) e di comunicare tale informazione colorata emotivamente alla corteccia prefrontale sovraorbitaria (spesso tramite nucleo accumbens) che si occupa dellelaborazione del tono affettivo-emotivo dovuto a tale informazione, e quindi delle pulsioni ad agire e dellumore, o allippocampo che avvia il processo di consolidamento della memora.

Ippocampo e formazione paraippocampica : lippocampo importante nellassociazione della connotazione affettivo/emotiva elaborata dallipotalamo di un informazione contenuta nella memoria temporanea del circuito del Papez, e nel suo trasferimento e codifica nelle zone di immagazzinamento corticale a lungo termine. Long term potential nellippocampo : lippocampo possiede un medesimo circuito ripetuto trasversalmente per tuta la sua lunghezza, composto da 3 sinapsi, una prima sinapsi in ingresso (fascio dentato) dalla corteccia del cingolo con primo un primo neurone CA3 in grado di fare una nuova sinapsi con un neurone in uscita CA1 potenziabile per lungo termine (secondi o minuti) in grado di mantenere lattivit del circuito di Papez della memoria a breve termine, sino a che tale pattern non trasferito alla corteccia a 6 strati.

NOTA MEDICA ! lesioni ippocampiche e caso HM La rimozione dellippocampo bilaterale, come nel caso del signor HM, provoca una profonda amnesia anterograda (incapacit di consolidare le memorie a lungo termine) data dallincapacit di convogliare le nuove informazioni tramite ippocampo ai circuiti di memorizzazione corticali. Amigdala : piccola struttura che corrisponde alla finestra dellipotalamo sul mondo visivo ed uditivo esterno, essendo la sua unica via dingresso per segnali dal lobo occipitale visivo e temporale acustico, e che funge da struttura di immagazzinamento della memorizzazione emotiva, ovvero dei compotramenti istintivi riflessi a situazioni ambientali (allostatici) Talamo : possiede il ruolo di ricercare tramite chiavi di lettura le informazioni consolidate nella memoria a lungo termine, a seconda della necessit funzionale. NOTA MEDICA ! lesioni del talamo La lesione di alcuni nuclei del talamo porta ad unamnesia retrograda per i fatti precedentemente consolidati, ma una intatta memoria anterograda.
SONNO E RITMI CIRCADIANI : Itegrazione delle lezioni di Reggiai con il Baldissera VEGLIA : stato fisiologico dellencefalo di un mammifero, occupante tutta la fase di mobilit e una parte della fase di quescienza caratterizzato dalla responsivit adattativa, motoria o integrativa dellorganismo a tutti gli stimoli del mutamento del mondo esterno e del proprio mondo interno. SONNO : in un mammifero uno stato di non responsivit motoria ed integrativa al variare del mondo interno e del mondo esterno (quasi totale) determinata attivamente da una serie di processi fisiologici indotti da meccanismi

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interni allencefalo, occupante parte del periodo di quescenza dellorganismo caratterizzato da una costante reversibilit a stato fi veglia in seguito a stimoli, di vario genere, superanti una certa soglia del risveglio Imp : il sonno si differenzia dallo stato di coma naturale o farmacologico, o dallo stato di ibernazione, poich un contesto fisiologico assolutamente reversibile in ogni momento della sua durata, senza condizioni di sorta. MECCANISMO DETERMINANTE IL RITMO DI SONNO VEGLIA : linduzione del sonno a partire dallo stato di veglia un meccanismo complesso determinato sia da un affaticamento del sistema colinergico attivatore del midollo e dei nuclei talamici intralaminari e reticolari (quindi della corteccia), sia da una parallela attivazione e disinibizione (dal sistema attivatore indebolito) dei nuclei dinibizione attiva aminergica (serotonina o dopamina) centri ipnogeni agenti tramite una depressione sinaptica diretta delleccitazione midollare ed encefalica ed una depressione indiretta per inattivazione dei nuclei reticolari attivatori colinergici. Mantenimento della veglia : durante il giorno, quando il soggetto in stato di veglia si ha un attivazione dellarea facilitatoria acetilcolinergica della base del telencefaco, la quale, sia inibisce i centri ipnogeni, sia stimola i nuclei reticolari e intralaminari del talamo a stimolare la corteccia con elevate frequenze di scarica, la quale, tramite un meccanismo di eccitazione a feedback positivo rieccita il talamo mantiene un ritmo talamo-corticale dello stato di veglia (onde alpha) Inibizione del ritmo talamo-corticale : tramite un azione combinata di inibizione diretta della corteccia e dei nuclei della base per via serotoninergica neuroormonale e per inibizione della risposta colinergica attivatrice di ha una diminuzione delleccitazione a feedback positivo talamo-corticale con un isolamento sensitivo centrale della corteccia cerebrale ed un calo della sua attivit elaborativa; questo permette un riposo dellintero manto corticale tramite una ridotta attivit (almeno nel periodo 4) Inibizione midollare dei neuroni sensitivi secondari : tramite un azione combinata dellinibizione serotoninergica discendente e della inibizione del sistema colinergico attivatore discendente si ha una riduzione di tutte le afferenze somatosensitive e propriocettive dal midollo alla sostanza reticolare facilitatoria permettendo un mantenimento dello stato dinibizione talamocorticale. Inibizione midollare dei motoneuroni secondari : tramite un inibizione discendente serotoninergica attiva (prevalentemente serotoninergica) dai nuclei ipnotici del sonno (prevalentemente quelli della linea mediana) si ha uninibizione del tono generale della muscolatura scheletrica estremamente importante per limitare i movimenti in condizioni di sonno REM. Depressione dei centri ortosimpatici del midollo e attivazione dei parasimpatici truncali : tramite il sistema dinibizione attiva serotoninergica si ha un attivazione dei centri truncali parasimpatici ed un inibizione di quelli midollari ortosimpatici, permettenti un inibizione generale del tono vascolare (abbassamento della pressione) e della gittata cardiaca.

Aree determinanti lo stato di veglia : Area facilitatoria acetolcolinergica del telencefalo basale (reticularis pontis oralis): area di neuroni gigantocellulari e parvocellulari, presenti nella porzione del tegmento laterale pontino e mesencefalico (porzione basale del telencefalo) in grado di stimolare con scariche di potenziali dazione tramite assoni ascendenti le aree dei nuclei reticolari, genicolato laterale e intralaminare del talamo, che a loro volta stimolano la cortecciacerebrale (diffusamente e nel lobo occipitale), e, tramite assoni discendenti, i neuroni piramidali e sensitivi secondari del midollo.

Aree determinanti lo stato di sonno :

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Nuclei del rafe del bulbo : i nuclei del rafe bulbare, ma in genere tutta la sostanza grigia della linea mediana, possiede piccoli neuroni serotoninergici che inviano sia assoni ascendenti inibenti la formazione reticolare truncale centri acetilcolinergici di attivazione diffusa corticomidollare il talamo (e quindi la corteccia) nuclei reticolari, intralaminari e genicolato laterale lipotalamo, la neocorteccia e la paleocorteccia (corteccia limbica), responsabili dellinibizione dellencefalo generale e del suo sistema di attivazione colinergico; sia assoni discendenti inibenti i neuroni sensitivi secondari del midollo spinale, permettendo la riduzione centrale delle afferenze sensitive in ingresso, ed i neuroni motori piramidali secondari, permettendo la riduzione della risposta motoria ai cloni del sonno REM. Nuclei della porzione ventrale dellarea preottica dellipotalamo : neuroni che possiedono una funzione di inibizione aminergica dei nuclei a proiezione diffusa del talamo, inibendo indirettamente il ritmo a feedback talamocrticale, e dei nuclei basali del telencefalo. Nucleo del tratto solitario e area postrema : possiedono un attivit di tipo dopaminergico inibitorio in grado di inibire i nuclei a proiezione diffusa del talamo, la sostanza reticolare facilitatoria acetilcolinergica e determinate aree della corteccia occipitale.

Meccanismo intrinseco temporizzato dellalternanza sonno-veglia : tutti i sistemi dinibizione o di eccitazione della corteccia sembrano avere un meccanismo di controllo temporizzato, forse espletato dallesaurimento dei neurotrasmettitori immagazzinati nei terminali sinaptici o per bioaccumulo di particolari segnalatori autocrini di veglia, in grado di terminare leccitazione e di stimolare linibizione cortico-trunco-midollare, facendo partire lo stato di incoscienza ed il tono ortosimpatico del sonno. Mediatori neurormonici autocrini ed endocrini del sonno : sono un insieme di mediatori prodotti dallo stesso metabolismo corporeo o dal metabolismo batterico in grado di variare la propria concentrazione in modo sinusoidale nel tempo e di stimolare a seconda della propria soglia i nuclei ipnotici o attivatori. Adenosina : essendo il principale prodotto del metabolismo cellulare una molecola soggetta a bioaccumulo nel liquor cerebrale in seguito agli elevatissimi livelli metabolici dei neuroni cerebrali durante la giornata, fungendo da orologio per la misurazione della durata dello stato di veglia; essa, infatti, superata una certa concentrazione soglia nel iquor cefalorachidiano permette un induzione del sonno fisiologico tramite un inibizione diretta del sistema reticolare acetilcolinergico della base del telencefalo (grazie ai recettori A1 inibitori delladenosina sui neuroni gigantocellulari) ed unattivazione indiretta del centro ipnotico dellarea preottica ipotalamica, tramite inibizione delle influenze colinergiche inibitorie che larea facilitatoria truncale aveva su di esso. Peptide muramil : peptide di origine batterica, liberato a ritmi circadiani allinterno del circolo sanguigno dalla flora batterica intestinale, permettente linduzione di una stimolazione dei centri ipnotici aminergici del tronco cerebrale. Ammine endogene (dopamina, adrenalina, noradrenalina, istamina) : neurormoni con la funzione di inibire i centri ipnotici e di stimolare i centri attivanti in modo da attivare lo stato di veglia. Ornessina 1 e 2 : molecole che agiscono in modo sinergico con il sistema intsaminico in modo da stimolare in particolare il sistema attivatore aceticolinergico della base del telencefalo.

FUNZIONE FISIOLOGICA DEL SONNO : il sonno possiede una funzione fisiologica nella normalizzazione dellattivit nervosa dellencefalo e del midollo spinale finalizzata ad un miglioramento nei processi cognitivi di base (memoria,

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ragionamento e reattivit), nello sviluppo encefalico (soprattutto el periodo infantile) e nei processi neuroendocrini autonomi responsabili dellomeostasi corporea. Modulazione della funzione ortosimpatica : durante il sonno la profonda inibizione tonica del sistema ortosimpatico, accompagnata da una conseguente eccitazione del sistema parasimpatico consente una pausa funzionale nei sistemi aminergici del tronco encefalico consentendone una risintesi dei mediatori ed un ritorno a piena potenzialit funzionale. NOTA MEDICA ! morte da assenza di sonno Un assenza di sonno molto prolungata pu portare ad un esaurimento totale della risposta ortosimpatica con un conseguente squilibrio nelladattamento omeostatico autonomo attivo dellorganismo, portando ad una rapida morte per cessazione della regolazione basilare. Conservazione delle riserve metaboliche dellorganismo (e diminuzione dle bioaccumulo di scorie) : durante il sonno si ha un sostanziale calo della termoregolazione attiva del corpo per sopressione dei centri cerebrali ipotalamici; si ha quindi una diminuzione della spesa energetica finalizzata al mantenimento della temperatura corporea con una maggiore influenza ambientale su di essa ma un maggiore risparmio energetico per la termogenia. NOTA MEDICA ! difficolt nelladdormentarsi a temperature ambientali molto elevate In caso di temperature ambientali molto elevate, come nelle estati afose, il corpo, non riuscendo a regolare efficientemente la propria temperatura durante il sonno impedisce al soggetto laddormentamento, in modo da evitare pericolose ipotermie. Attivit cognitiva di azzeramento delle asincronie funzionali tra le aree cerebrali : nella sua attivit di inibizione del ritmo talamo-corticale di attivazione della corteccia il sonno permette un azzeramento delle asincronie del funzionamento delle singole aree accumulate durante la veglia prolungata. Fissazione e pulizia mnemonica : ci sono evidenze circa limportanza nella fissazione di nuove memorie apprese e nelleliminazione di quelle superflue durante i periodi dintensa attivit cerebrale del sonno REM. Modulazione delle funzioni endocrine (?) : funzione non tanto sicura del sonno per via del rapporto di casualit celato nelle modificazioni endocrine contemporanee ai periodi di sonno; sembra, infatti, chesiano tali modificazioni ad indurre il sonno piuttosto che il contrario : Ormone somatotropo ipofisario : questo ormone viene sintetizzato soltanto allinizio della fase 4, andando ad inibire con il proprio aumento di concentrazione la fase REM; tuttavia la sua sintesi scema alla fine della fase 4 (come sotto un controllo circadiano temporizzato) causando la disinibizione della fase REM Prolattina : ormone secreto dalla ipofisi anteriore, sotto controllo ipotalamico, solamente alle prime ore del mattino Ormone tireotropo : il suo picco di secrezione durante la sera viene estremamente ridotto durante il sonno. Melatonina : ormone secreto solo alla chiusura delle palebre sotto un controllo diretto dellincidenza luminosa retinica. Glucocorticoidi : la loro secrezione viene temporizzata da un orologio circadiano interno, tuttavia, pu essere soppressa durante il periodo di sonno.

FASI DEL SONNO : durante il sonno sono presenti differenti pattern fisiologici di attivazione dellencefalo, del tronco e del midollo spinale, alternate luna dopo laltra in un ciclo che si ripete ciclo del sonno - incominciando dal fenomeno di addormentamento e terminando nel fenomeno del risveglio, caratterizzate da differenti attivit elettroencefalografiche e funzioni fisiologiche, varianti dal sonno molto riposante della fase 4 al sonno attivo ed onirico della fase 1 REM.

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Fasi di sonno N-REM o non rem : Fase 1 addormentamento : fase tipica del sonno leggero, appena dopo uno stato di veglia quiescente, caratterizzata da un iniziale inibizione ipnotica del ritmo di sincronizzazione talamo-corticale onde alpha e del tono midollare, quasi parallelo allinizio dinibizione ortosimpatica e stimolazione tonica parasimpatica, attuato mediante un iniziale asimmetria del normale sistema sonno veglia di eccitazione ed inibizione e destinato, lungo la scala discendente delladdormentamento (salvo interruzioni non fisiologiche) alla fase 2 del sonno. Onde elettroencefalografiche : vengono caratterizzate da una frequenza piuttosto bassa di onde a basso voltaggio onde con interruzioni di brevi fusi di onde di veglia fusi delladdormentamento causato dallattivazione a sprazzi del ritmo di aggiornamento talamo-corticale.

Fase 2 e 3 del sonno : fasi di sonno intermedio di tipo N-REM, di durata di pochi minuti ciascuna destinate ad evolversi in scala discendente, alla fase 3 o 4, per inattivazione definitiva del ritmo talamo-corticale, aumentando la soglia del risveglio, o nella scala ascendente, alla fase 1 REM o 2, tramite attivazione asincrona del sistema acetilcolinergico di attivazione truncale, con aumento della soglia di risveglio. Onde elettroencefalografiche : vengono caratterizzate da una frequenza bassa di onde a basso voltaggio preludenti alla fase 4 onde

Fase 4 del sonno o sonno ad onde lente : tipo di sonno molto riposante a bassa attivit onirica e fissazione mnemonica della stessa, occupante porzioni di 20 minuti nei primi cicli del sonno (generalmente dorante la prima ora e mezza di sonno) per poi succedersi in un alternanza do altre fasi N-REM e fasi 1 REM durante tutta la notte, arrivando a comporre sino al 75 % del periodo di sonno totale (a seconda dello stato di riposo o del rebound accumulato da un soggetto) durante il quale di verifica : soglia per il sveglio pi alta di quella dello stadio 3 ma pi bassa dello stadio 1 REM Calo della frequenza respiratoria ed un suo aumento della profondit e della componente diaframmatica Occhio rivolti in dietro o in movimento lento e non cogniugato Palpebre in posizione chiusa Movimenti somatici assenti .a relativamente poco inibiti, limitati solo ai cambiamenti di posizione Stato stabile dinibizione ortosimpatica e di stimolazione parasimpatica Diminuzione del 20-30% del tono vascolare diffuso corporeo Miosi ipnotica relativamente poco accentuata Frequenza cardiaca bassa con attivit inotropa negativa Inturgidimento del clitoride ed erezione del pene Elaborazione mentale della fase 4 : attivit mentale logica ma non percettiva, segnata dalla non comunicazione della aree talamiche, caratterizzata dallelaborazione continuativa dei concentti e dei fatti verificatisi subito prima delladdormentamento. Onde elettroencefalografiche del sonno lento : sonno nel quale il normale ritmo di aggiornamento talamocorticale a onde viene completamente inibito lasciando lo spazio ad un ritmo di aggiornamento intrinseco cortico-corticale di tipo sinusoidale e molto regolare, caratterizzato da potenziali abbastanza ampi e da una frequenza di 3-5 Hz onde determinato dallattivazione dei nuclei ipnotici ipotalamotruncali e dalla inibizione dei nuclei attivatori truncali

Fase 1 REM : tipo di sonno decisamente meno riposante per il sistema nervoso centrale, ad alta produzione onirica e fissazione mnemonica, dalla durata media di 5-30 minuti ed occupante principalmente la seconda met del periodo del sonno, alternandosi in modo ciclico con le fasi N-REM, componendo in media il 20% della durata del sonno (aumentante allaumentare della giovinezza, del periodo di rebound specifico, della riposatezza e della durata del

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sonno) causato principalmente unattivazione del sistema acetilcolinergico attivante del tronco encefalico e da uninibizione di quello inibente aminergico, determinante un attivazione fasica del circuito PGO onirico e oculomotore e del tono ortosimpatico truncale Alta soglia del risveglio Elevata inibizione dei motoneuroni secondari del midollo mediante via serotoninergica per impedire movimenti scheletrici durante la scarica del sistema attivatore colinergico.

Attivit PGO nellinduzione del sonno REM : particolare situazione nella quale, durante un periodo di sonno di tipo 2 si ha una disarmonia nellinibizione dei nuclei aminergici ipnotici (locus ceruleus), probabilmente indotta dallaccumulo dellormone somatotropo adenoipofisario, che causa un attivazione autocrino del sistema acetilcolinergico attivatore del nucleo reticolaris pontis oralis, automaticamente tendente allattivazione, che attiva mediante fibre colinergiche i nuclei midollari ortosimpatici (inibendo quelli parasimpatici) la sostanza reticolare dei collicoli e dei nuclei vestibolari (governanti i movimenti involontari cogniugati degli occhi) ed il corpo genicolato del talamo, lultimo del quale, mediante fibre attivatrici genicolo-occipitali permette lattivazione della corteccia occipitale (e della corteccia ad essa associata) permettendo la visione endogena del sogno. Attivazione fasica del sistema ortosimpatico da scariche del colinergico attivattore : questo fenomento provoca, contemporaneamente, un aumento del tono vascolare e della pressione, un aumento aritmico della frequenza cardiaca, e una midriasi associata alloculomozione. Scarica fasica dei collicoli superiori nel movimento oculare : tramite stimolazione afferente dcolinergica i collicoli danno luogo, assieme al nucleo vestibolare, a movimenti cogniugati del globo oculare. Scarica motoria della corteccia motoria cerebrale : probabilmente componente lillusione motoria onirica, scariche motorie molto intense dipartono dalla corteccia motoria, provocando, assieme alle scariche di movimenti oculari, qualche convulsione clonica dei muscoli scheletrici del corpo. Attivit onirica durante il sonno REM : attivit percettiva sensoriale endogena vividamente interpretata emotivamente, affettivamente e logicamente dalla coscienza sopita dellindividuo, in grado di svilupparsi solamente durante il sonno REM ed, in particolari, durante le scariche di movimenti oculari.

Onde elettroencefalografiche del sonno REM : viene caratterizzato da unintensa attivit corticale, di tipo spesso focalizzato sul lobo occipitale, con un ritmo di onde del tutto identiche a quelle dei processi di veglia attiva (basso voltaggio a 14 Hz) generato dallattivazione localizzata quasi sempre al solo lobo occipitale del ritmo di veglia talamo-corticale tramite sistema PGO attivato dalle afferenze aceticolinergiche attivatorie dellarea facilitatoria colinergica della base del telencefalo. PERIODI DEL SONNO : il sonno presenta un periodo di durata molto variabile fisiologicamente da individuo a individuo e, generalmente, estremamente diminuito durante la vacchiaia, ma sempre caratterizzato da un primo periodo di addormentamento, da una ripetizione di 4 o 5 cicli di sonno da 90-100 minuti ciascuno, e da un periodo di risveglio, ciascuno dei quali composto da una scandita ed esatta successione temporale di fasi differenti in modo crescente (verso lo stato di attivazione della corteccia 1) scala cresciente od in modo decrescente (verso lo stato di inattivazione della corteccia 4) scala decrescente. Periodo di addormentamento : una scala sempre decrescente durante la quale lattivit elettrica della corteccia ha un rallentamento progressivo sino alla cessazione della frequenza di aggiornamento talamo-corticale e allinizio della frequenza di aggiornamento corticale onde a causa di una depressione dei sistema attivanti del tronco e da una attivazione dei sistemi ipnotici di tronco e diencefalo, caratterizzati da un pasaggio dalla fase 1 dei fusi di addormentamento, alla fase 2 e 3, ed infine alla fase 4, con un progressivo aumento della soglia di risveglio. Ciclo del sonno : periodo della durata media di 90-100 minuti, composto da una prima scala ascendente dallo stadio 4 allo stadio 1 REM, con progressivo aumento della attivit corticale e della soglia di risveglio (a livelli molto pi alti di quelli della semplice fase 4) e da una sucessiva scala discendente, dallo stadio 1 REM allo stadio 4, con progressiva diminuzione dellattivit corticale e della soglia del risveglio; tendente a rpetersi per tutta la durata del

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sonno dimostrando un diminuzione progressiva delle fasi 3 e 4, con laumento del riposo, ed un aumento della fase 1 REM e 2. Prima met della notte : viene caratterizzata da una minore componente di fase REM e da una maggiore componente di fase N-REM, con prevalenza particolare della fase 4. Seconda met della notte : viene caratterizzata da una maggiore componente di fase REM e da una minore componente di fase N-REM, con un assenza di fase 3 e 4.

VARIAZIONI DEL SONNO FISIOLOGICHE DURANTE LA VITA : Crescita del bambino : Ridistribuzione dei cicli di sonno durante la giornata : nel bambino i cicli sono polifasici, ovvero ci sono pi cicli durante unintera giornata, nelladulto i cicli sono monofasici, ovvero vi solo un ciclo alla notte. Aumenta la durata del ciclo di sonno singolo : nel bambino i cicli hanno una durata di 45 minuti, mentre nelladulto i cicli hanno una durata di 90-100 minuti; vi un raddoppio del ciclo. Riduzione della percentuale del sonno REM : nel bambino appena nato occupa il 50% del sonno, nelladulto occupa una percentuale del 20%, questo per via del maggiore sviluppo neuronale del cervello del bambino.

Invecchiamento delladulto : Riduzione della durata del sonno : la durata del sono fisiologico varia da 7 nelladulto giovane a 6 ore nellanziano. Riduzione della durata del periodo 4 : il sonno viene caratterizzato da un periodo 4 quasi inesistente e da una dominanza di periodi 2 e 3. Aumento dei brevi risvegli : nellanziano il sonno presenta sino a 3 o pi risvegli nella notte. Riduzione del periodo REM : si ha una riduzione da 4 periodi rem a sonno completo sino a solo 1.

CONTROLLO DELLE FUNZIONI CORPOREE INTERNE :


Integrazione delle lezioni di Reggiani con il Baldissera

CONTROLLO DELLE FUNZIONI CORPOREE INTERNE : il corpo umano permette di mantenere costante la sfera delle funzioni interne, nel tempo, in rapporto alle variazioni dellambiente esterno tramite una rapporto dintercomunicazione tra le sue varie parti a quasi tutti i livelli, nel quale spiccano il sistema endocrino, pi abile a far comunicare tra loro le cellule di tutti i distretti corporei, ed il sistema nervoso autonomo, pi abile nel modulare tale comunicazione in base al rapporto con il mondo esterno. Omeostasi: mantenimento costante dei parametri interni dellorganismo, tramite sensori che percepiscono la deviazione di alcuni parametri e centri integrativo-effettori in grado di ristabilirli. Allostasi: variazione dei parametri interni dellorganismo nelleconomia dell'adattamento a nuove condizioni ambientali, necessario al mantenimento dellomeostasi

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REGOLAZIONE DEL DOPPIO ANELLO:: nelleconomia dellomeostasi e dellallostasi lSNC funge da centro di integrazione in grado di raccogliere le informazioni dalle vie afferenti assoniche o endocrine (via ormoni o citochine) sia da esterocettori (segnali dal mondo esterno) che da enterocettori (segnali dall'interno dell'organismo) emettendo segnali in grado dinfluenzare gli imput di tali sfere recettoriali tramite comandi visceromotori o somatomotori lungo tre diverse uscite:

Efferente somatica : via diretta verso i muscoli scheletrici, unico strumento di interazione con il mondo, che passa attraverso i motoneuroni, e ci permette di rispondere precisamente ai segnali che ci sono arrivati tramite gli esterocettori. Motoneurone secondario come sede finale dintegrazione : il motoneurone secondario riceve, integra ed elabora una sola risposta efferente per tutti i segnali dai centri superiori (cervelletto, olive, nuclei vestibolari, corteccia e nuclei della base) e intraspinali (riflessi dal core itegrativo del midollo). Via molto precisa e diretta : il motoneurone secondario possiede un messaggio perfettamente concorde con quello che giunge alle pacche motrici essendo direttamente collegato ai muscoli senza alcun neurone intermediario sede integrativa.

Efferente vegetativo (nelle sue componenti parasimpatica e ortosimpatica,) che controlla il mondo interno tramite muscolatura liscia e funzioni ghiandolari (soprattutto esocrine) e una che utilizza il Motoneurone visceromotore primario come sede dintegrazione : il motoneurone visceromotorio primario midollare o truncale la se di convergenza ed integrazione (non definitiva) di tutti i segnali provenienti dai centri premotori superiori e midollari, quali il core centrale e le vie sensitive. Via non precisa e indiretta : il neurone visceromotore primario controlla indirettamente i centri effettori con la mediazione intermezza di un neurone visceromotore gangliare, sede finale dintegrazione sensoriale, in grado di modificare il segnali efferente al viscere. Convergenza sulleffettore finale : molto spesso sulleffettore finale (ghiandola o muscolo liscio) vi un bilancio intrinseco tra leffetto di pi innervazioni differenti e del sistema endocrino. Costanza di attivit basale : questo sistema presenta sempre unattivit basale basando la sua abilit regolatoria nella variazione della frequenza della sua scarica tonica. 107

Sistema endocrino : vi sono due sistemi endocrini principali, uno allostatico dove lSNC controlla con segnalazioni ormonali, attraverso asse ipotalamo-ipofisi, lattivit del mondo interno tramite la stimolazione di tiroide, surreni e gonadi, ed uno omeostatico che regola il proprio controllo in base al solo assetto biologico interno dellorganismo (paratitoidi, cellule parafollicolari e pancreas). Imp : in questo modello (incompleto) non figura il pancreas e le paratiroidi, che risentono solo in maniera minima di questo tipo di controllo.

SISTEMA NERVOSO AUTONOMO : SISTEMA NERVOSO AUTONOMO : porzione non volontaria del sistema nervoso, suddivisibile in una componente centrale ed in una periferica, possedente il ruolo di mantenere l'omeostasi interna del corpo nei confronti degli accadimenti nel mondo esterno, andando a mantenere la naturale variabilit dei parametri chimico-fisici dell'organismo entro determinati limiti, precisi e molto ristretti, tramite il controllo dei visceri interni ottenuto per funzione nervosa diretta, funzione neuroendocrina e stimolazione della funzione endocrina ghiandolare. Sistema nervoso autonomo centrale : viene composto da nuclei di neuroni di II tipo Golgi, modulati da reti di interneuroni inibitori ed eccitatori, capaci di integrare le afferenze nervose centrali e le afferenze nervose periferiche per organizzare risposte ordinate visceromotorie nel sistema nervoso autonomo periferico, tramite fibre efferenti attivatorie o inibitorie ai neuroni pregangliari del sistema nervoso parasimpatico ed ortosimpatico. Sistema nervoso autonomo periferico : sezione del sistame nervoso centrale composta da una catena di neuroni visceromotori di primo e secondo ordine, riuniti in nuclei o gangli composti di glia ed interneuroni modulatori eccitatori o inibitori, in grado di convertire ed integrare le afferenze modulatorie centrali (emozionali) e le afferenze sensitive viscerali (riflessi) in azioni visceromotorie, suddivisibile sia funzionalmente, sia per le vie efferenti del nevrasse, sia per la localizzazione dei somi dei neuroni motori primari e secondari , in un sistema autonomo parasimpatico, ortosimpatico ed enterico.

Sezione simpatica e parasimpatica : sezione funzionale del sistema nervoso autonomo periferico possedente un motoneurone visceromotore primario posto all'interno di nuclei del sisema nervoso centrale - tronco ecefalico o midollo spinale - ed un motoneurone visceromotore secondario posto all'esterno del sistema nervoso centrale, vicino o lontano all'organo da innervare. Sistema simpatico : possiede un motoneurone primario colinergico visceromotore posto nel nucleo intermediolaterale dei mielomeri spinali dal primo toracico al terzo lombare, ed un motoneurone secondario adrenergico visceromotore posto nei gangli prevertebrali, situati in posizione distale dagli organi, con corte fibre afferenti pregangliari mielinizzate e lunghe fibre efferenti postgangliari non mielinizzate, o nei gangli paravertebrali - celiaco, mesenterico superiore e inferiore, aorticorenale - situati in posizione relativamente vicina agli organi, con lunghe fibre afferenti mielinizzate pregangliari e corte fibre efferenti amielinizzate postgangliari. Sistema parasimpatico : possiede un motoneurone primario colinergico visceromotore posto per il parasimpatico truncale (cervicale) nei nuclei truncali - nucleo motore del vago X, nucleo edinger-westfald, salivatorio superiore, salivatorio inferiore - e per il parasimpatico sacrale nel nucleo intermediolaterale parasimpatico dei mielomeri sacrali, ed un motoneurone secondario colinergico visceromotore, posto per entrambi i sistemi parasimpatici in ganglietti nella parete degli organi bersaglio, con lunghe fibre afferenti pregangliari mielinizzate e corte fibre efferenti postgangliari non mielinizzate.

Sezione autonoma enterica : sezione dunzionale del sistema nervoso autonomo periferico possedente motoneuroni visceromotori prmari e secondari riuniti in piccoli ganglietti all'interno della parete dei visceri stessi - plesso mioenterico di Auerbach, plesso sottomucoso del Messner - correlati di interneuroni inibitori o eccitatori, al fine di convertire le afferenze sensitive dirette degli organi in risposte visceromotorie dirette (riflessi viscerali); questo sistema molto importante nella peristalsi e nei movimenti di massa colici.

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Imp : parasimpatico ed ortosimpatico possiedono un'azione antagonista su un medesimo organo solamente nelle porizioni viscerali innervate contemporaneamente da entrambi i sistemi nervosi periferici; tuttavia, nella maggior parte dei casi gli organi vengono innervati da solo una componente con attivit, in genere, eccitatoria. COMPONENTE CENTRALE DEL SISTEMA AUTONOMO O SISTEMA LIMBICO ESTESO : aggregati di sostanza grigia composta da interneuroni modulatori ed integratori e da neuroni premotori vegetativi che ricevono afferenze vsicerosensitive dai nuclei ricettivi del midollo e del tronco ed inviano efferenze modulatorie centrali tramite vie centrali ai neuroni visceromotori primari del tronco e del midollo, ed occupante la pozione di SNC tra la corteccia cerebrale limbica e la base del tronco, capace di integrare una risposta viscerale premotoria di coordinamento tra i sistemi parasimpatici ed ortosimpatici del corpo dal afferenze sensitive periferiche(al livello truncale) o motivazionali corticali (al livello del sistema dei gangli della base) - integrazione vegetativa - tramite tre livelli di complessit comportamentale via via discendente al discendere nell'SNC : Primo livello gerarchico del sistema limbico esteso : prende in considerazione la risposta delle strutture diencefaliche e telencefaliche nell'integrazione motivazionale-emotiva e istintiva vegetativa.

Risposta telencefalica (influenze motivate) : elaborazione autonoma nella quale la corteccia cerebrale elabora emotivamente-motivaizonalmente le afferenze viscerali per inviare una risposta visceromotoria (ricevendone una regolazione a feedback) mediante via diretta e via indiretta alla porzione limbica effettrice dell'amigdala, dell'ippocampo e dell'ipotalamo modulando l'espressione viscerale dell'integrazione autonoma della componente emotivo-motivazionale. Nuclei riceventi le afferenze viscerosensitive : i nuclei amigdaloidei, l'ippocampo, il talamo, il nucleo del letto della stria terminale e l'ipotalamo vanno a ricevere afferenze dirette dai neuroni viscerosensitivi secondari del midollo spinale e afferenze indirette dal nucleo solitario, nucleo parabrachiale rombencefalico.

Risposta diencefalica (influenze istintive) : elaborazione autonoma da parte dell'ipotalamo modulante la coordinazione autonoma istintiva rispetto alla sfera emotivo-motivazionale dell'individuo e all'ambiente esterno, permettendo una risposta parzialmente allostatica - mantenimento dell'omeostasi dell'ambienete interno in condizioni ambientali variabili - regolando : temperatura, volume ed osmolarit del fluidi corporei, metabolismo, comportamenti di ingestione e risposte riproduttive istintive. Struttura anatomica dell'ipotalamo : l'ipotalamo una struttura di materia grigia alla base del diencefalo, estesa anteroposteriormente come un quadrilatero a libro aperto cranialmente, dipartendo cranialmente dalle linee terminali delle pozioni laterali del pavimento del III ventricolo, formando il pavimento del ventricolo stesso, per poi terminare caudalmente all'interno della porzione tuberale (anteriormente) al chiasma ottico (centralmente) e ai corpi mammillari (posteriormente) suddivisibile medio-lateralmente in 3 striscie di materia grigia funzionalmente differenti - zona pariventricolare, zona mediale, e zona laterale - ciascuna suddivisa postero-anteriormente in - zona preottica, zona anteriore, zona tuberale e zona mammillare.

1. Zona periventricolare dell'ipotalamo : zona posta esattamente al ridosso del 3 ventricolo suddivisibile in una porzione meramente neuroendocrina e neuroormonica ed una porzione premotoria viscerale.
o

Porzione neuroendocrina : area comprendente il nucleo paraventricolare, sopraottico e arcuato composta da neuroni magnocellulari, con funzione neuroendocrina diretta e neuroni parvocellulari, con funzione facilitatoria o inibitoria endocrina dell'adenoipofisi. Neuroni magnocellulari : cellule dal grosso calibro invianti assoni efferenti secretivi formanti sinapsi con i fitti capillari dei corpuscoli del Growing, all'interno dell'ipofisi posteriore, nei quali liberano ossitocina e vasopressina. Ruolo dell'ossitocina nell'induzione del parto : uno sbilanciamento nell'equilibrio tra livello di progesterone plasmatico, diminuente le proteine contrattili del miometrio ed i suoi recettori per l'ossitocina, ed il livello estrogenico plasmatico, aumentante le proteine contrattili del miometrio e la quantit dei suoi recettori per p'ossitocina, verso l'estrogeno, a fine gravidanza, provoca un aumento di responsivit miometrica alla secrezione di ossitocina, ossia alla fosforilazione ossitocina-dipendente

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delle miosine del muscolo liscio, causante l'attivazione delle contrazioni uterine con l'espulsione del feto. Ruolo dell'ossitocina nella suzione del latte : durante l'allattamento, la suzione del capezzolo materno da parte del bambino causa l'attivazione di meccanocettori epidermici che mandano un segnale afferente eccitatore tramite fasci spino-talamici sino ai neuroni magnocellulari della porzione neuroendocrina dell'ipotalamo, dai quali causa la secrezione di ossitocina per via circolatoria, che permette la stimolazione della contrazione degli adenomeri e l'espulsione del latte. Neuroni parvocellulari : neuroni di piccolo calibro invianti assoni efferenti secretivi caratterizzati da piccoli granuli a catena di rosario formanti sinapsi secernenti in fitti capillari fenestrati dell'eminenza mediana, ingresso del circolo portale ipotalamo-ipofisario, in grado di produrre nell'ER, modificare nel Golgi e nelle vescicole di neurotrasmetttori in viaggio distale verso il terminale sinaptico e secernere in modo calcio-dipendente nel circolo portale ipofisario degli agenti facilitatori della secrezione adenoipofisaria - liberanti corticotropica (CRH), tireotropina (TRH), ormone della crescita (GHRH) e gonadotropine (GnRH) - ed inibitori della secrezione adenoipofisaria - somatostatina (GHIH), prolattina (PIF).
o

Porzione visceromotrice : area comprendente 6 nuclei collocati agli estremi anteriore e posteriore dell'ipotalamo, nella regione preottica-anteriore e mammillare dello stesso, possedenti un attivit di generatore ipotalamico di attivit motoria viscerale andando a integrare le afferenze sensitive e di controllo dal tratto solitario, parabrachiale, dall'organo subfornicale, dalla zona mediale dell'ipotalamo, dal nucleo soprachiasmatico, e dai nuclei del sistema limbico esteso, ed inviare le efferenze sensitive di controllo visceromotorio ai neuroni premotori vegetativi (simpatici e parasimpatici) del tronco dell'encefalo ed ai motoneuroni controllanti il sistema endocrino.

2. Zona mediale dell'ipotalamo : porzione situata tra la zona periventricolare e la zona laterale presentante un nucleo con funzione circadiana e 6 nuclei con funzione visceromotoria, endocrinomotoria e somatomotoria finalizzate al mantenimento dell'omeostasi.
o

Nucleo soprachiasmatico : nucleo possedente una funzione di orologio circadiano della zona periventricolare dell'ipotalamo, temporizzandone la secrezione di ATCH, gonadotropine e della funzione GIAMV, della parte ipotalamica di controllo comportamentale, temporizzando il ritmo sonno-veglia, e della porzione oressinergica dell'ipotalamo laterale, influenzando il ritmo sonno veglia e l'ingestione di cibo. Funzione di oscillatore circadiano del nucleo soprachiasmatico : il nucleo suprachiasmatico viene composto da neuroni di natura peptidergica (ad azione lenta) a base di vasopressina e VIP in grado di settare e sincronizzare l'oscillazione temporale ciclica di tutti gli aggregati a controllo autonomo centrali con l'alternanza tra giorno e notte, grazie alla ricezione di afferenze indicanti lo stato di luce dai recettori alla melanopsina della retina mediante il fascio retinotalamico del tratto ottico, in grado di attivare un circuito molecolare autolimitante con il passaggio buio-luce e di attivare un circuito endocrino autolimitante con il passaggio luce-buio. Circuito del passaggio buio-luce : il passaggio buio-luce provoca una scarica di glutamato dei terminali sinaptici del tratto retinoipotalamico che causa l'inizio di un processo molecolare autooscillante all'interno dei neuroni del nucleo suprachiasmatico consentendone la regolazione della secrezione neuropeptidergica.

a. CLOCK e BMAL1 vanno a stimolare la trascrizione del gene Cry dal DNA che produce il regolatore Cry inattivo (defosforilato) b. CLOCK e BMAL1 vanno a stimolare la trascrizione del gene di CLOCK e BMAL1 autoinducendo la produzione di regolatore CLOCK e BMAL1 attivo c. CLOCK e BMAL1 vanno a stimolare la trascrizione del gene Pre, che produce il regolatore Pre inattivo d. L'azione glutamatergica sui neuroni del nucleo suprachiasmatico determinano l'ativazione di una proteinchinasi che causa la fosforilazione attivante di Pre/Cry.

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e. Pre/Cry attivati vanno ad impedie l'attacco di CLOCK e BMAL1 al DNA permettendo il blocco del circuito stesso di produzione del blocco. f. Il circuito si ferma per un determinato temoi (mattino) per poi ripartire. Circuito del passaggio luce-buio : il passaggio luce buio provoca una diminuzione della scarica dei terminali glutamatergici del tratto retino-ipotalamico provocando una stimolazione ortosimpatica indiretta della ghiandola pineale che va a produrre melatonina con un circuito a feedback negativo e temporizzato andando a regolare la secrezione neuropeptidica dei neuroni suprachiasmatici. a. La dimininuzione di luce provoca un aumento di attivit dei neuroni di proiezione alla parte parvocellulare del nucleo paraventricolare che attivano il nucleo paraventricolare nella porzione parvocellulare b. La porzione parvocellulare del nucleo paraventricolare attivo a sparare in modo eccitatorio sui neuroni ortosimpatici pregangliari del midollo spinale attivando i neuroni ortosimpatici visceromotori primari innervanti il ganglio cervicale superiore. c. I neurone ortosipatici visceromotori primari contattano i neuroni del ganglio cervicale superiore e attivano i neuroni veisceromotori ortosimpatici secondari. d. I neuroni ortosimpatici visceromotori secondari vanno a contattare le cellule della ghiandola pineale attivando la secrezione di melatonina. e. La melatonina in circolo va ad esercitare un azione inibitoria sul nucleo paraventricolare che riduce nel tempo la produzione di melatonina dopo la prima attivazione.
o

Nuclei visceromotori, somatomotori ed endocrinomotori : sono due nuclei estesi anteroposteriormente per tutto l'ipotalamo, che controllano il riconoscimento dei volti e la risposta attaccodifesa, due nuclei della regione preottico-ipotalamo e della regione premammillare, che controllano la termoregolazione, un nucleo localizzato nella porzione parvocellulare del nucleo paraventricolare, che controlla l'assunzione di cibo e acqua (centro della sete e della fame) e dalla sostanza nera (mesencefalo) e tegmentale ventrale (ponte) della porzione craniale della colonna comportamentale con la funzione di controllo del comportamento esplorativo (allontanamento da una posizione e rutorno alla partenza) Comportamenti di ingestione : comportamenti volti alla correzione precisa della carenza di acqua - sete - o di particolari nutrienti - fame - determinata da afferenze meccanocettive o chemocettive ad i nuclei della porzione mediale dell'ipotalamo - oressizzanti o assetanti - e rientrante dopo il ristabilimento della carenza da parte di afferenze meccanocettice o chemocettive, centrali o periferiche, agli stessi nuclei ipotalamici - anoressizzanti o dissetanti. Regolazione della sete : la sete, intesa come pulsione verso il dissetamento viene promossa dal nucleo preottico mediano (nucleo GIAMV) del sistema limbico esteso ed il nucleo solitario, che inviano efferenze telencefaliche per l'induzione del comportamento del bere, mente, intesa come regolazione endocrina della funzione renale di diuresi e natriuresi, viene promossa dai neuoni premotori viscerali dei nuclei sopraottico e paraventricolare, che regolano la secrezione endocrina di ADH.

Via osmolare : via che regola la pulsione della sete e del dissetamento in base all'osmolarit dei liquidi interstiziali mediante degli osmocettori posti nell'organo vascoloso che efferiscono verso il nucleo preottico mediano, sopraottico e paraventricolare, e mediante osmocettori epatici nel circolo portale che afferiscono mediate nervo vago al nucleo del tratto solitario. Via barocettiva : via che regola la pulsione della sete e del dissetamento in base al volume plasmatico mediante barocettori dell'arco aortico e atriali, che afferiscono con le fibre vagali al nucleo del tratto solitario, e mediante barocettori del sistema juxtaglomerulare renale, che, tramite renina-angiotensina II vanno a stimolare i neuroni del l'organo vascoloso e dell'organo subfornicale (a loro volta connessi con i neuroni del nucleo sella sete)per via endocrina. Via di estinguimento immediato della sete : via che estingue immediatamente la pulsione della sete non appena viene ingerito dell'acqua tramite osmocettori dell'orofaringe e barocettori dello stomaco, che afferiscono tramite nervo vago e nervo glossofaringeo al nucleo del tratto solitario.

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Regolazione della fame : una regolazione molto complessa, poich influenzata in modo prepotente dalle qualit odorose, sapide, visive e meccaniche degli alimenti, intesa come pulsione verso lo sfamamento con un particolare alimento o in modo generico promossa dall'attivit dei nuclei della colonna comportamentale del sistema limbico esteso che comunicano con la corteccia limbica cosciente - nucleo del tratto solitario, nucleo arcuato, nucleo dorsomediale (GIAMV, zona ipotalamica periventricolare viscerale), porzione parvocellulare del nucleo paraventricolare, nucleo ventromediale e zona laterale dell'ipotalamo, stimolati da segnali ormonali liberati dalla distensione e da chemocettori gastrointestinali che agiscono direttamente o indirettamente su tali nuclei in modo da stimolare la fame - oressizzanti - o di causare il senso di saziet - anoressizzanti. Azione diretta : tramite stimolazione paracrina dei neuriti afferenti e per via endocrina i neuroni dell'area postrema collegati al nucleo del tratto solitario. Azione indiretta : tramite stimolazione dei neuroin dei diversi nuclei ipotalamici.

Stimoli oressizzanti : un unico segnale rappreesentato dalla grelina sintetizzata dsal riempimento della mucosa gastrica e duodenle Stimoli anoressizzanti : vengono rappresentati da colecistochinina, secreta da tutto l'intestino, peptide tirosina-tirosina, secreto dalle porzioni pi distali dell'apparato digerente e dal peptide simile al glucagone, espresso dal digiuno e dal pancreas.

3. Zona laterale dell'ipotalamo : zona posta sulla porzione ipotalamica pi laterale ed in rapporto con talamo e struttue ad esso adiacienti, con la funzione di zona di interzonnessione tra ipotalamo e sistema limbico esteso e come zona di regolazione del ritmo sonno veglia e dell'ingestione del cibo mediante produzione di oressine con una popolazione di neuroni oressinergici a neuriti molto divergenti. Secondo livello di complessit (influenze omeostatiche) : prende in considerazione l'integrazione vegetativa rombencefalica di ponte e bulbo, modulante una risposta essenzialmente omeostatica, ovvero l'attivit cardiorespiratoria e la funzione digestiva gastrointestinale.

Mesencefalo, ponte e bulbo : elaborazione autonoma nella quale la sostanza periacqueduttale attorno all'acquedotto dal silvio e 4 ventricolo - core - e due sue estensioni in senso ventromediano - paracore mediano - ed in senso laterodorsale - paracore laterale - vanno ad elaborare meccanicamente ed in modo riflesso autonomo le afferenze viscerali e preintegrate dai nuclei midollari e dal nucleo solitario per inviare una risposta visceromotoria (ricevendone una regolazione a feedback) mediante via reticolo-spinale al midollo e per sostanza reticolare truncale ai nuclei visceromotori parasimpatici truncali, modulando le risposte vegetative autonome riflesse e direttamente determinanti la vita : ritmo cardioresporatorio e funzione digestiva
o

Struttura dei nuclei d'integrazione autonoma : hanno una struttura di tipo reticolare, con cellule ricche di arborizzazioni dendritiche spinose e corti assoni amielinici estremamente ramificati terminalmente, con neuroni della porzione ventrale-mediana prevalentemente serotoninergici (pi antichi filogeneticamente) e neuroni della porzione laterale prevalentemente noradrenergici e dopaminergici.

Nuclei di ricezione delle afferenze viscerosensitive : sono vari nuclei in posizione bilaterale possedenti interneuroni tipo II Golgi in grado di ricevere le afferenze viscerosensitive dirette o preintegrate in modo ordinato viscerotopograficamente. Nuclei bulbari : porzione ventrolaterale del bulbo, formazione reticolare bulbare e nucleo solitario e motore viscerale del vago, raccogliente solo le afferenze vagali da tutti gli organi. Nuclei del ponte e del mesencefalo : nuclei parabrachiali, nuclei del rafe, formazione reticolare diffusa, grigio periacqueduttale

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Terzo livello di complessit : prende in considerazione l'integrazione vegetativa spinale, modulante nei tratti toracolombari i riflessi vegetativi ortosimpatici dalle afferenze sensoriali viscerocutanee e, nei tratti lombosacrali le funzioni evacuative della vescica urinaria (minzione) e del colon (movimenti di massa del riflesso della defecazione)

Midollo spinale : elaborazione autonoma nella quale la sostanza reticolare pericanalicolare, attorno al canale centromidollare, e due sue estensioni in senso ventromediano - paracore mediano - ed in senso laterodorsale - paracore laterale elaborano meccanicamente in modo riflesso e automatico le afferenze sensitive viscerocutanee preintegrate dei nuclei intermediomediale del midollo, per inviare una risposta visceromotoria (ricevendone una regolazione a feedback) mediante sistema reticolare e reticolo-spinale midollare ai nuclei intermediolaterale e parasimpatico sacrale del midollo andando a regolare risposte meccaniche a stimolazioni viscerali sensitive, Nuclei di ricezione delle afferenze viscerosensitive : sono i nuclei intermediomediale del sistema spinale.

COMPONENTE PERIFERICA DEL SISTEMA AUTONOMO : il sistema endocrino periferico composto da neuroni di ricezione afferente del segnale viscerosensitivo, organizzati in nuclei o in gangli intraparietali o associati ai nervi afferenti, in grado di recepire ed inviare il segnale ad entrambi i sistemi para e ortosimpatico, da neuroni di associazione interneurale, disposti all'interno di gangli o di nuclei troncomidollari, in grado di integrare i segnali afferenti periferici e discendenti centrali sia in base alla somatotopia che al ritardo temporale con i quali afferiscono, con una complessit di risposta riflessa crescente procedendo caudo-cranialmente, e da due catene efferenti di neuroni visceromotori inibitori o eccitatori - sistema efferente ortosimpatico e sistema efferente parasimpatico disposti nei nuclei truncomidollari (generalmente primari) e nei gangli (generalmente secondari) in grado di generare o trasportare una risposta riflessa visceromotoria inibitoria o eccitatoria del viscere stimolato.

Sinapsi gangliare come centro d'integrazione : il neurone visceromotore gangliare non ripete semplicemente il segnale dal neurone visceromotore primario ma lo integra con iperpolarizzazioni inibenti, tamite interneuroni inibitori dopaminergici e depolarizzazioni facilitanti, tramite interneuroni eccitatori con GnRH (fattore di rilascio della gonadotropina come fattore stimolante) in modo da diminuire le frequenze di PDA dal NPG troppo alte ad un tetto massimo e di aumentare le frequenze di PDA troppo basse.

1. Un picco di depolarizzazione, pi ampio e positivo, proveniente dallacetilcolina liberata dal NPG, che supera il potenziale soglia si ha un PDA 2. Un potenziale postsinaptico negativo dovuto a piccoli neuroni dopaminergici iperpolarizzanti (inibitori) determinante una situazione inibitoria in grado di distanziare il PDA successivo 3. Una debole e lunga onda positiva legata al GNRH che favorisce linstaurarsi di PDA successivi e permette una sommazione degli stimoli. 113

Neurone pregangliare come via afferente comune : come nel caso del motoneurone piramidale secondario il neurone visceromotore pregangliare la via convergente comune di segnali centrali (previsceromotori) da ipotalamo, tronco e midollo e di segnali viscerosensitivi (mediante interneutoni) dai gangli spinali, nel numero di circa 5000-10000 assoni a cellula, che integrano per dare una risposta.

Afferenze viscerali comuni : sono i rami che portano la componente sensitiva delle azioni riflesse dalle pareti dei tutti i visceri del corpo, organizzate in un neurone viscerosensitivo primario localizzato in gangli al di fuori del sistema nervoso centrale, ossia, nelle afferenze del sistema autonomo truncale, nel ganglio nodoso o giugulare per il nervo vago, nel ganglio petroso per il glossofaringeo, nel ganglio genicolato per il faciale e nel ganglio semilunare per il trigemino, e nelle afferenze del sistema autonomo spinale, nei gangli della radice posteriore dei nervi spinali, i quali invano fibre centripete nei tratti d'ingresso all'SNC - radice posteriore dei nervi spinali e tratti dei nervi cranici - suddivisibili in fibre lente e peptidergiche di tipo amielinico importanti nella modulazione dei processi infiammatori - fibre C - fibre veloci mielinizzate e glutamatergiche medianti le altre sensazioni viscerali (chimiche e meccaniche) - fibre A - in grado di connettersi a neuroni viscerosensitivi di primo tipo del Golgi o funicolari che inviano la risposta via spinotalamica ai centri del sistema limbico esteso superiori con assoni di tipo funicolare ascendente, o neuroni viscerosensitivi del secondo tipo del Golgi o interneuroni, che inviano la risposta ai neruroni premotori, della sostanza reticolare del core midollare e truncale o ai neuroni visceromotori parasimpatici o ortosimpatici primari dei nuclei spinali o dei nuclei truncali. Efferenze visceromotorie : sono delle catene di neuroni visceromotori, composte da un neurone visceromotore primario sempre acetilcolinergico posto in nuclei dell'SNC (salvo per i neuroni del sistema vegetativo enterico) collegato tramite fibre pregangliari efferenti sempre mielinizzate ad un neurone visceromotore secondario acetilcolinergico o noradrenergico, posto in gangli esterni all'SNC, differenziate per posizione e neurotrasmettitore utilizzato dai neuroni visceromotori secondari e per lunghezza e mielinizzazione delle fibre pre-e-postsinaptiche

Efferenze visceromotrici ortosipatiche : Fibra ortosimpatica pregangliare : sono fibre mielinizzate e piuttosto corte (in genere) che originano dai neuroni visceromotori primari ortosimpatici del nucleo intermediolaterale del midollo spinale (da T1 a L3) per decorrere nelle radici anteriori dei nervi spinali, passando tramite ponte bianco all'interno dei gangli paravertebrali : ganglio cervicale superiore, medio e inferiore (ganglio stellato) per la colonna cervicale, 11 gangli toracici + ganglio stellato, per la colonna toracica, 4 gangli lombari, per la colonna lombare, 4-5 gangli sacrali, per l'osso sacro, e 1 ganglio coccigeo impari, per il mielomero C0. Gangli di tutti i segmenti vertebrali : terminare con sinapsi acetilcolinergiche ai neuroni visceromotori secondari all'interno dei gangli paravertebrali stessi o continuare nei tronchi ascendenti e discendenti ai neuroni visceromotori secondari ortosimpatici di altri gangli senza ponte bianco (cervicali, lombari e sacrali). Gangli dei segmenti toracici-inferiori e lombari : continuare nei nervi splancnici superiore, medio ed inferiore diretti verso i gangli paravertebrali : celiaco, mesenterico superiore, inferiore e aorticorenale. Gangli del segmento toracico : continuare nel nervo splancnico superiore per passare nel ganglio celiaco e terminare nella midollare del surrene.
o

Neurotrasmettitore : acetilcolina

Fibra ortosipatica postgangliare : sono fibre amielinizzate piuttosto lunghe (eccetto per quelle dei gangli prevertebrali) che nel caso di un'origine dai gangli prevertebrali vanno a terminare sui visceri muscolocutanei dei dermomiotomerI (vasi, ghiandole sudoripare, muscoli erettori del pelo) e di un'origine dai gangli prevertebrali vanno a formare dei grando plessi nervosi di fibre ortosimpatiche e ganglietti parasimpatici e del sistema autonomo viscerale sopra l'avventizia dei visceri toraco-addomino-iliaci : plesso cardiaco, posto attorno al cuore ed ai grandi vasi, plesso celiaco, posto attorno all'arteria celiaca, plesso ipogastrico, posto alla biforcazione dell'aorta.
o

Neurotrasmettitore : noradrenalina associata ad ATP(per recettori purinergici) o neuropeptide Y, la maggior parte, acetilcolina, per le ghiandole suodoripare, dopamina, per la midollare del surrene.

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Sinapsi varicosa postgangliare : queste sinapsi sono caratterizzate dall'unione dei terminali postsinaptici a varicosit delle arborizzazioni terminali presinaptiche dei neuriti postgangliari, connotati da un'estrema instabilit di posizionamento lungo la fibra, data dalla mancanza di addensamenti recettoriali nella membrana postsinaptica, e da un incostante rilascio di neurotrasmettitore in seguito alla stimolazione da parte di un potenziale d'azione.

Efferenze visceromotrici parasimpatiche : Fibra parasimpatica pregangliare : sono fibre mielinizzate piuttosto lunghe che originano nel tronco da neuroni visceromotori parasimpatici del nucleo di Edinger-Westphald, scorrenti nel nervo oculomotore comune per andare a controllare il tono dei muscoli intrinseci dell'occhio, del nucleo salivatorio superiore ed inferiore, scorrenti nel VII e IX nervo cranico per andare a controllare l'attivit di ghiandola lacrimale, ghiandole salivari e ghiandole nasali, del nucleo dorsale motorio del nervo vago ed ambiguo, scorrenti nel X nervo cranico, per controllare l'attivit di tutti i visceri nelle cavit toraco-addominale (ma non pelvica), e che originano dal midollo sacrale presso neuroni parasimpatici del nucleo sacrale parasimpatico laterale, scorrenti prima nei nervi spinali sacrali (dal 2 al 4) e sucessivamente nei nervi pelvici per innervare i visceri pelvici e genitali.
o

Neurotrasmettitore : acetilcolina

Fibra parasimpatica postgangliare : fibra amieliniche e molto corte che originano nei ganglietti intramurali dei visceri, da neuroni parasimpatici motori secondari per andare a terminare con sinapsi direttamente agli effettori viscerali
o

Neurotrasmettitore : acetilcolina, associata a VIP

Fenotipo trasmettitoriale dei delle diverse terminazioni e neuropeptidi : le terminazioni sinaptiche classiche ad acetilcolina o noradrenalina sono associate a recettori postsinaptici metabotropici specifici per determinati peptidi in determinate funzioni dell'organismo. Caso particolare della midollare del surrene : la midollare dle surrene, per la sua origine embrionale dalle creste neurali, considerata come un agglomerato di neuroni ortosimpatici secondari visceromotori modificati per la secrezione sinusoidale, dei quali il 20 % che secerne noradrenalina viene innervato da fibre pregangliari ortosimpatiche acetilcolinergiche dal ganglio celiaco originate da neuroni ortosimpatici visceromotori stimolati dalla carenza di glucosio, mentre l'80% secerne adrenalina e viene innervato da fibre pregangliari ortosimpatiche acetilcolinergiche dal ganglio celiaco originate dai neuroni ortosimpatici visceromotori stimolati dalla carenza di pressione arteriosa.

Effetto della secrezione del surrene : il surrene responsabile della secrezione prevalentemente di adrenalina circolante, ed in minor misura di noradrenalina, secreta solo al 10% dal surrene e al 90% dai terminali ortosimpatici sparsi nel corpo, con la funzione di causare una blanda vasodilatazione muscolare, tramite stimolazione dei recettori adrenergici 2, e di causare un aumento di gittata cardiaca, tramite stimolazione dei recettori adrenergici 1; causando un sostaziale aumento di gittata cardiaca con calo della pressione arteriosa diastolica

RIFLESSI AUTONOMI DEGLI ORGANI PELVICI : tutte le attivit degli organi pelvici - defecazione, minzione, erezione ed eiaculazione - sono attivit riflesse di tipo spinale, sottoposte a controllo subordinato volontario, originate dal controllo integrato e coordinato fra attivit viscemotoria (parasimpatica ed ortosimpatica) e somatomotoria (infatti l'attivit dei muscoli lisci deve essere aiutata dalla muscolatura del pavimento pelvico, striata, per assolvere alle proprie funzioni) tramite il controllo di 3 tronchi nervosi differenti : nevi ipogastrici, contenenti fibre di tipo ortosimpatico, nervi pelvici, contenenti fibre prevalentemente parasimpatiche e poche fibre ortosimpatiche ed i nervi pudendi, che contengono fibre somatomotorie e simpatiche. Riflesso legati all'apparato urinario di immagazzinamento ed escrezione: il sistema di immagazzinamento ed escrezione dell'urina si compone di un serbatoio di riempimento, costretto da un muscolo liscio - detrusore della vescica - rilassato dall'azione dell'ortosimpatico e contratto dall'azione del parasimpatico, e da un sistema di transito, l'uretra, regolato da uno sfintere interno liscio del collo della vescica (nell'uomo cricolare e trofico - sfintere uretrle

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interno) rilassato dal parasimpatico e contratto dall'ortosimpatico, e da uno sfintere esterno striato, contratto dalle afferenze somatomotorie del neuroni esomatomotore secondario del midollo sacrale tra S2 e S4. Sistema d'integrazione premotrice viscerale e somatica :

Centro d'integrazione premotoria del midollo sacrale : viene rappresentato dalla sostanza reticolare del core pericanalicolare del midollo sacrale e toracico, contenente neuroni premotori visceromotori in grado di ricevere afferenze viscerosensitive dai meccanocettori della vescica e dell'uretra mediante nervi pelvici e nervo piccolo splancnico, mediando il riflesso spinale di riempimento vescicale con eccitazione dell'ortosimpatico ed inibizione del parasimpatico (rilassamento della vescica e costrizione dello sfintere del collo della stessa) e di ricevere afferenze discendenti premotorie dal nucleo pontino della minzione, mediando il riflesso centrale della minzione, con eccitazione del parasimpatico ed inibizione dell'ortosimpatico (rilassamento dello sfintere del collo sella vescica e costrizione della vescica) Sistema d'integrazione premotoria del nucleo pontino della minzione : viene rappresentato dalla sostanza reticolare del grigio periacqueduttale del ponte truncale, contenente neuroni premotori visceromotori in grado di ricevere afferenze viscerosensitive dai meccanocettori della vescica e dell'uretra mediante fasci ascendenti spino-talamici e grigio periacqueduttale del bulbo dal nucleo viscerosensitivo intermediomediale del midollo toracico, mediando sia la componente somatica di contrazione del muscolo sfintere striato del'uretra nel riflesso di riempimento vescicale, ed afferenze modulatorie centrali mediante sistema reticolare truncale discendente dal sistema limbico esteso, in modo da integrarare in base alla volont motivazionale e alla sfera emotiva il passaggio dal riflesso di riempimento a quello della minzione, con stimolazione del parasimpatico, inibizione dell'ortosimpato ed inibizione tonica e prolungata del sistema somatomotore dello sfintere striato esterno (rilassamento dello sfintere del collo e dello sfintere esterno (tonico), e, costrizione del muscolo detrusore della vescica) Sistema limbico telencefalico : viene composto dai neuroni della corteccia del cingolo, della corteccia orbitofrontale e di alcuni nuclei dell'ipotalamo possedenti afferenze meccanocettive o nocicettive dalla parete della vescica e dall'uretra in grado di rendere cosciente la sensazione di impellenza all'urinazione e lo scorrere effettivo dell'urina durante la minzione, e, possedenti afferenze generiche dal sistema limbico e dalle aree associative, in grado di tradurre in una stimolazione del centro pontino per la minzione la volont di urinare.

Sistema viscerosensitivo :

Neuroni viscerosensitivi primari : possiedono un soma posto all'interno del ganglio mesenterico inferiore e delle fibre afferenti meccanocettive di tipo A e nocicettive del tipo C che giungono dai nocicettori e dei meccanocettori della vescica e dell'uretra, e da fibre efferenti decorrenti all'interno del nervo piccolo splancnico terminanti ai neuroni viscerosensitivi secondari ed ai neuroni somatosensitivi secondari del midollo toracico. Neuroni viscerosensitivi secondari : possiedono un soma posto all'interno del nucleo intermediomediale del midollo toracico emanante fibre efferenti spino-spinali verso i neuroni del core grigio d'integrazione del midollo toracico - riflesso spinale ortosimpatico - e del core del midollo sacrale - riflesso spinale parasimpatico - e fibre ascendenti lungo i cordoni laterali della sostanza bianca midollare, sino al talamo, corteccia limbica ed ipotalamo, per la sensazione cosciente dell'impellenza all'urinazione, mentre al nucleo pontino della minzione per rafforzare con la fuoriuscita dell'urina dall'uretra il riflesso della minzione.

Sistema visceromotorio ortosimpatico :

Neuroni visceromotori primari : neuroni posti all'interno del nucleo intermediolaterale del midollo lombare da L1 a L2, emananti fibre efferenti pregangliari tramite nervo piccolo splancnico ai neuroni visceromotori ortosimpatici dei ganglio mesenterico inferiore, e riceventi fibre modulatorie dal nucleo pontino della minzione - veicolante il riflesso volontario della minzione - e dal nucleo del core del midollo - veicolante il riflesso spinale di riempimento vescicale.

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Neuroni visceromotori secondari : neuroni posti all'interno del ganglio mesenterico inferiore, emananti fibre ortosimpatiche postgangliari sino al muscolo detrusore della vescica (inibenti poich con recettori beta adrenergici) e allo sfintere del collo della vescica (eccitanti poich con recettori alfa adrenergici) rendendo effettivo l'attuazione motoria ortosimpatica del riflesso di riempimento vescicale e del riflesso della minzione centrale.

Sistema visceromotorio parasimpatico :

Neuroni visceromotori primari : neuroni posti all'interno del nucleo intermediolaterale del midollo sacrale da S2 a S4 emananti fibre efferenti pregangliari tramite nervi sacrali e nervi pelvici sino ai neuroni visceromotori parasimpatici secondari dei ganglietti intratecali della vescica e dell'uretere e riceventi fibre afferenti modulatorie dal nucleo pontino della minzione - veicolante il riflesso cosciente della minzione - e dal core del midollo sacrale - veicolante il riflesso spinale di riempimento vescicale. Neuroni visceromotori secondari : neuroni visceromotori colinergici posti all'interno di ganglietti intratecali della parete vescicale e dell'uretere emananti fibre efferenti postgangliari colinergiche molto corte sino al muscolo detrusore della vescica (che stimolano agendo sui recettori muscarinici) ed al muscolo del collo della vescica (che inibiscono agendo su recettori nicotinici) rendendo effettivo il riflesso spinale e centrale della minzione.

Sistema somatomotorio :

Neuroni somatomotori primari : neuroni posti all'interno del nucleo pontino della minzione, emananti fibre efferenti motorie discendenti nei fasci reticolo spinali sino a terminare con sinapsi colinergiche sui neuroni motori secondari del corno anteriore del midollo sacrale da S2 a S4, e riceventi afferenze sensitive via fascio spino-talamico dal nucleo intermedio mediale del midollo sacrale - media la componente somatica durante il riflesso spinale del riempimento - e dal sistema limbico esteso e corticale - rendendo effettivo il controllo volontario dell'inizio della minzione (rilassamento del muscolosfintere estern uretrale) Neuroni somatomotori secondari : neuroni tonici posti all'interno del corno del midollo sacrale, emananti fibre efferenti colinergiche nei nervi sacralli S2-S4, scorrenti nei nervi pelvici, sino ad innervare in modo eccitatorio muscolo sfintere esterno dell'uretra, ricevendo fibre afferenti eccitatorie colinergiche dai neuroni motori primari del nucleo pontino della minzione, regolando lo stato tonico del muscolo sfintere esterno dell'uretra nel riflesso della minzione e nel riflesso di riempimento vescicale.

Riflesso spinale (e parzialmente centrale) di riepimento vescicale : questo riflesso permette un riempimento agevole di urina nella vescica senza che la pressione aumenti al punto da impedire il deflusso del bolo urinario dagli ureteri e senza alcuna perdita di urina all'esterno della stessa, sia tramite un rilassamento riflesso del muscolo detrusore della vescica ed una costrizione del collo vescicale, tramite azione dei fasci afferenti viscerosensitivi al core premotorio del midollo toracico e sacrale che consente un inibizione del parasimpatico ed una stimolazione dell'ortosimpatico, sia tramite una costrizione tonica e proporzionale alla pressione endovescicale del muscolo striato esterno dell'uretra, tramite effetto dei fasci viscerosensitivi spinotalamici agenti sui neuroni somatomotori primari del nucleo pontino della minzione che consente un eccitazione dei neuroin somatomotori secondari del midollo sacrale (controllanti il tono dello sfintere striato esterno dell'uretra) Riflesso centrale della minzione : questo riflesso permette uno svuotamento mantenuto nel tempo della vescica tramite l'uretra, sino a che essa non contiene pi urina, avvenente sia tramite una prolungato effetto di contrazione del muscolo detrusore della vescica e di rilassamento dello sfintere del collo dell'uretra, mediante l'azione stimolante dei neuroni premotori ad integrazione volontaria con fasci reticolo-spinali sui neuroni visceromotori primari del parasimpatico sacrale ed un azione inibente dei neuroni premotori ad integrazione volontaria con i fasci reticolo-spinali sui neuroni visceromotori primari dell'ortosimpatico toracico, sia tramite un rilassamento tonico del muscolo sfintere esterno striato dell'uretra, ottenuto mediante azione inibente tonica delle afferenze volontarie sui neuroni somatomotori primari del nucleo pontino che, tramite il collegamento con il fascio reticolo spinale, causano una diminuzione dell'attivit tonica dei neuroni somatomotori primari sacrali , rilassando il muscolo sfintere esterno dell'uretra; tutte queste funzioni sono mantenute nel tempo dalla stimolazione del nucleo pontino della minzione con fibre afferenti meccanocettive (tramite fasci spinotalamici) che segnalano il flusso di urina nell'uretra e la costrizione della vescica.

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Riflesso dell'eccitazione sessuale femminile e maschile : rlflesso di tipo quasi essenzialmente limbico esteso eccitazione sessuale psicogena - e solo in minore misura di tipo spinale - eccitazione riflessa, scatenato dalla stimolazione fisica delle aree erogene (tra le quali i genitali) e/o da particolari stati emotivo-motivazionali dell'individuo (solo per il centro limbico esteso), finalizzato alla preparazione dei genitali alla funzione riproduttiva mediante una facilitazione dell'atto meccanico della penetrazione vaginale con inturgidimento parasimpatico dei tessuti erettili della donna e del maschio (erezione peninea e tumescienza delle piccole labbra e della clitoride) e lubrificazione ortosimpatca dello scorrimento penineo nel canale vaginale con secrezione di muco lubrificante da parte del pene e della cervice uterina. Sistema d'integrazione premotoria somatoviscerale :

Centro d'integrazione premotoria somatoviscerale del midollo spinale : zona di sostanza reticolare del core del midollo spinale, composta da neuroni premotori visceromotori in grado di ricevere afferenze somatosensitive dalle zone erogene e dai genitali, afferenze viscerosensitive dai visceri pelvici e genitali determinanti l'eccitazione sessuale da riflesso spinale, o afferenze modulatorie visceromotorie dal sistema limbico esteso, determinanti l'eccitazione sessuale psicogena, andando a regolare la funzione visceromotoria ortosimpatica al livello T11 - L2, responsabile dell'aumento di secrezione ma della detumescienza dei tessuti erettili, la funzione visceromotoria parasimpatica al livello S2-S4, responsabile della diminuzione della secrezione ghiandolare ma dalla tumescienza dei tessuti erettili, e la funzione somatomotoria ortosimpatica al livello S2-S4, responsabile dell'aumento di tono dei muscoli ischio e bulbocavernosi. Centro d'integrazione premotoria somatoviscerale encefalica : zona di sostanza gigia comprendente tutto il sistema limbico esteso encefalico e truncale, con particolare attenzione della corteccia del giro del cingolo e della porzione prefrontoorbitaria, dei nuclei paraventricolari e paragiganticellulare dell'ipotalamo, in grado di recepire afferenze somatosensitive o viscerosensitive, via spinotalamica, dai neuroni sensitivi secondari del midollo sacrale andando ad integrare lo stato emotivo-motivazionale ed ideativo di un soggetto in rapporto alle afferenze sensitive erogene per generere una risposta viscero e somatomotoria, inviata tramite fibre reticolo-spinali ai mielomeri toracolombari e sacrali, al fine di determinare il controllo psicogeno semivolontario della stimolazione ortosimpatica, parasimpatica e somatomotoria finalizzata all'eccitazione sessuale

Afferenze sensitive viscerosomatiche :

Neuroni viscerosensitivi e somatosensitivi primari : neuroni posti all'interno dei gangli delle radici posteriori dei nervi sacrali, riceventi fibre efferenti dal nervo pudendo provenienti dal pene, dalla clitoride e dalla vagina, fibre afferenti dai nervi pelvici, dal canale vaginale, retto, cervice uterina, e fibre afferenti dal nervi ipogastrici, dal corpo dell'utero, dalla prostata, e dalla cervice uterina, ed emananti fibre centripete all'interno dell'SNC, terminanti su neuroni sensitivi secondari dei nuclei dell'SNC spinale. Neuroni viscerosensitivi e somatosensitivi secondari : neuroni posti all'interno del nucleo intermediomediale o del nucleo porprio del midollo emananti fibre centripete ascendenti tramite vie spino-talamiche del cordone laterale del midollo spinale sino ai neuroni premotori viscerali o samitici del midollo sacrale, lombare o del sistema limbico esteso.

Sistema visceromotorio ortosimpatico : + secrezione - tumescenza

Neuroni visceromotori ortosimpatici primari : si trovano posti all'interno del nucleo intermediolaterale dei mielomeri spinali da T11 a L2, emananti fibre efferenti ecetilcolinergiche pregangliari tramite nervo piccolo splancnico, e sucessivamente nervi ipogastri ai neuroni ortosimpatici visceromotori secondari del plesso ipogastrio, riceventi fibre afferenti modulatorie dai centri premotori spinali toracolombari - eccitazione sessuale spinale - e dai centri premotori del sistema limbico esteso - eccitazione sessuale psicogena. Neuroni viscromotori ortosimpatici secondari : si trovano posti nei ganglietti del plesso ipogastrio ed emanano fibre ortosimpaiche agenti sui visceri pelvici, in grado di stimolare la secrezione delle ghiandolette intrapelviche, fibre ortosimpatiche scorrenti nel nervo pudendo ed agenti sui visceri peninei, in grado di stimolare la costrizione dei vasi arteriosi, e quindi la detumscienza degli organi erettili .

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Sistema visceromotorio parasimpatico : + tumescenza - secrezione

Neuroni visceromotori parasimpatici primari : si trovano posti all'interno del nucleo intermedio laterale parasimpatico dei mielomeri da S2 a S4, emanti fibre efferenti acetilcolinergiche pregangliari tramite nervi sacrali verso i neuroni visceromotori parasimpatici secondari del plesso pelvico, e riceventi afferenze modulatorie da neuroni premotori spinali sacrali - eccitazione sessuale riflessa spinale - e dai centri premotori del sistema limbico esteso - eccitazion esessuale psicogena. Neuroni visceromotor parasimpatici secondari : si trovano sparsi all'interno dei ganglietti del plesso pelvico ed emananti fibre parasimpatiche postgangliari agenti sui visceri intrapelvici, in grado di inibire la secrezione delle ghiandole intrapelviche, fibre parasimpatiche scorrenti nei nervi pelvici e perineali, in grado di stimolare la dilatazione delle arteriole e quindi la tumescienza degli organi erettili.

Sistema somatomotorio : + tumescienza ed innalzamento del pene Umento Neuroni somatomotori primari : si trovano all'interno del sistema limbico esteso di proiezione somatomotoria (tronco encefalico) emanando fibre somatomotorie primarie discendenti per le vie reticolospinali del midollo sino ai neuroni somatomotori secondari del corno anteriore del midollo spinale sacrale, e ricevente afferenze dal sistema limbico esteso, mediando l'effetto somatomotore dell'integrazione emotivomotivazionale e sensitiva del sistema corticale cerebrale.

Neuroni somatomotori secondari : si trovano all'interno del corno anteriore del midollo psinale sacrale, emanando efferenze somatomotorie secondarie per i nervi sacrali ed il nervo pudendo profondo, sino ad innervare i muscoli striati ischiocavernosi e bulbocavernosi (determinanti maggiore tumescienza degli organi erettili e l'erezione del pene) e ricevendo sia afferenze dai neuroni somatomotori primari del sistema limbico esteso - mediando l'eccitazione sessuale psicogena - sia afferenze dai neuroni premotori del core del midollo sacrale - medianti l'eccitazione sessuale riflessa spinale.

Riflesso psicogeno o spinale modello di inturgidimento - erezione del pene : non appena in seguito alla stimolazione della cute nelle zone erogene maschili e/o in eguito ad autocondizionamento emotivo-motivazionale, si ha una diminuzione del tono ortosimpatico innervante gli sfinteri delle arteriole eccline del pene, che si dilatano aumentando l'afflusso di sangue ai corpi cavernosi del pene e al corpo spongioso uretrale; parallelamente un aumento del tono somatomotore dei neuroni motori secondari del midollo sacrale causa un aumento di contrazione dei muscoli ischiocavernosi e bulbocavernosi che, oltre a far innalzare il pene, vanno a comprimere le vene drenanti gli stessi corpi cavernosi, provocando un ingorgo di sangue con un aumento di pressione nei copri cavernosi; questo causa una pressione contro la tonaca elastica albumiginea del pene che lo trasforma in un corpo duro-elastico per via della maggiore tensione strutturale esterna. Riflesso spinale o psicogeno di secrezione - eiaculazione : quando si ha un intensa afferenza di segnali dai meccanocettori del glande del pene ai neuroni del nucleo paragigantocellulare dell'ipotalamo ed ai neuroni premotori del segmento lombotoracico e sacrale, si attua una fortissima attivazione del componente ortosimpatico per l'innervazione dello sfintere uretrale interno e prostatico, che si contraggono creando una sorta di tubo isolato, nel quale, grazie alla fortissima attivazione dell'ortosimpatico, si ha il riversamento del contenuto (in ordine temporale) delle ghiandole bulbo uretrale, della prostata, delle vescichette seminali e del contenuto epididimale, dove, per opera delle contrazioni ritmiche del pavimento pelvico, si ha un aumento di pressione sino a 50-60 cmH2O; a questo punto, all'apice dell'orgasmo, si ha l'inversione di controllo ortosimpatico-parasimpatico, inducendo il rilascio dello sfintere prostatico con emissione nell'uretra, e quindi esternamente al pene, di un getto in pressione di sperma. Riflesso della defecazione : il sistema di contenimento delle feci si compone dei compartimenti sigmoideo-rettale, l'ultimo d i quali costretto da un muscolo liscio in grado di comprimerlo ad elevate pressioni interne, rlassato dall'ortosimpatico nel riflesso di riempimento del retto ed eccitato dal parasimpatico nel riflesso di defecazione, chiuso da uno sfintere liscio - sfintere interno del retto - rilassato dal parasimpatico e contratto dall'ortosimpatico e da uno sfintere esterno striato, modulato in modo tonico dal sistema somatomotore. Sistema d'integrazione premotrice viscerale e somatica :

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Centro d'integrazione premotoria del midollo sacrale : viene rappresentato dalla sostanza reticolare del core pericanalicolare del midollo sacrale e toracico, contenente neuroni premotori visceromotori in grado di ricevere afferenze viscerosensitive dai meccanocettori del retto mediante nervi pelvici e nervo piccolo splancnico, mediando il riflesso spinale di riempimento rettale con eccitazione dell'ortosimpatico ed inibizione del parasimpatico (rilassamento del retto e costrizione dello sfintere rettale interno) e di ricevere afferenze discendenti premotorie dal nucleo pontino della defecazione, mediando il riflesso centrale della defecazione, con eccitazione del parasimpatico ed inibizione dell'ortosimpatico (rilassamento dello sfintere del retto e costrizione del retto) Sistema d'integrazione premotoria del nucleo pontino della defecazione : viene rappresentato dalla sostanza reticolare del grigio periacqueduttale del ponte truncale, contenente neuroni premotori visceromotori in grado di ricevere afferenze viscerosensitive dai meccanocettori del retto mediante fasci ascendenti spinotalamici e grigio periacqueduttale del bulbo dal nucleo viscerosensitivo intermediomediale del midollo toracico, mediando sia la componente somatica di contrazione del muscolo sfintere striato nel riflesso di riempimento rettale, ed afferenze modulatorie centrali mediante sistema reticolare truncale discendente dal sistema limbico esteso, in modo da integrarare in base alla volont motivazionale e alla sfera emotiva il passaggio dal riflesso di riempimento a quello della defecazione, con stimolazione del parasimpatico, inibizione dell'ortosimpato ed inibizione tonica e prolungata del sistema somatomotore dello sfintere striato esterno Sistema limbico telencefalico : viene composto dai neuroni della corteccia del cingolo, della corteccia orbitofrontale e di alcuni nuclei dell'ipotalamo possedenti afferenze meccanocettive dalla parete del retto in grado di rendere cosciente la sensazione di impellenza alla defecazione e, possedenti afferenze generiche dal sistema limbico e dalle aree associative, in grado di tradurre in una stimolazione del centro pontino per la defecazione.

Sistema viscerosensitivo :

Neuroni viscerosensitivi secondari : possiedono un soma posto all'interno del nucleo intermediomediale del midollo toracico emanante fibre efferenti spino-spinali verso i neuroni del core grigio d'integrazione del midollo toracico - riflesso spinale ortosimpatico - e del core del midollo sacrale - riflesso spinale parasimpatico - e fibre ascendenti lungo i cordoni laterali della sostanza bianca midollare, sino al talamo, corteccia limbica ed ipotalamo, per la sensazione cosciente dell'impellenza alla defecazione.

Sistema visceromotorio ortosimpatico :

Neuroni visceromotori primari : neuroni posti all'interno del nucleo intermediolaterale del midollo lombare da T10 a L2, emananti fibre efferenti pregangliari tramite nervi ipogastri ai neuroni visceromotori ortosimpatici gangli paravertebrali, e riceventi fibre modulatorie dal nucleo pontino della defecazione veicolante il riflesso volontario della defecazione - e dal nucleo del core del midollo - veicolante il riflesso spinale di riempimento vescicale. Neuroni visceromotori secondari : neuroni posti all'interno del ganglio mesenterico inferiore, emananti fibre ortosimpatiche postgangliari sino al muscolo detrusore del retto (inibenti poich con recettori beta adrenergici) e allo sfintere del retto interno (eccitanti poich con recettori alfa adrenergici) rendendo effettivo l'attuazione motoria ortosimpatica del riflesso di riempimento rettale e del riflesso della defecazione centrale.

Sistema visceromotorio parasimpatico :

Neuroni visceromotori primari : neuroni posti all'interno del nucleo intermediolaterale del midollo sacrale da S1 a S3 emananti fibre efferenti pregangliari tramite nervi sacrali e nervi pelvici sino ai neuroni visceromotori parasimpatici secondari dei ganglietti intratecali e riceventi fibre afferenti modulatorie dal nucleo pontino della defecazione - veicolante il riflesso cosciente della defecazione - e dal core del midollo sacrale veicolante il riflesso spinale di riempimento rettale.

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Neuroni visceromotori secondari : neuroni visceromotori colinergici posti all'interno di ganglietti intratecali della parete emananti fibre efferenti postgangliari colinergiche molto corte sino al muscolo liscio del retto (che stimolano agendo sui recettori muscarinici) ed al muscolo dello sfintere interno (che inibiscono agendo su recettori nicotinici) rendendo effettivo il riflesso spinale e centrale della defecazione.

Sistema somatomotorio :

Neuroni somatomotori primari : neuroni posti all'interno del nucleo pontino della defecazione, emananti fibre efferenti motorie discendenti nei fasci reticolo spinali sino a terminare con sinapsi colinergiche sui neuroni motori secondari del corno anteriore del midollo sacrale da S2 a S4, e riceventi afferenze sensitive via fascio spino-talamico dal nucleo intermedio mediale del midollo sacrale - media la componente somatica durante il riflesso spinale del riempimento - e dal sistema limbico esteso e corticale - rendendo effettivo il controllo volontario dell'inizio della defecazione (rilassamento del muscolo sfintere esterno) Neuroni somatomotori secondari : neuroni tonici posti all'interno del corno del midollo sacrale, emananti fibre efferenti colinergiche nei nervi sacralli S2-S4, scorrenti nei nervi pelvici, sino ad innervare in modo eccitatorio muscolo sfintere esterno , ricevendo fibre afferenti eccitatorie colinergiche dai neuroni motori primari del nucleo pontino della defecazione, regolando lo stato tonico del muscolo sfintere esterno dell'uretra nel riflesso della minzione e nel riflesso di riempimento vescicale.

Riflesso spinale della contenzione fecale : durante le fasi tra una defecazione e l'altra, in coincidenza co il riempimetno del retto, si ha un aumento del tono ortosimpatico generale, con un maggiore distensibilit del muscolo liscio rettale ed un maggior tono contenitivo del muscolo sfintere interno del retto, generando una contenzione delle feci. Riflesso spinale di defecazione : durante i movimenti di massa del colon che spingono materiale nell'ampolla rettale, quando la pressione intrarettale supera i 55mmHg si ha una parziale attivazione parasimpatica che rilassa il muscolo sfintere interno del retto, con una risposta riflessa del muscolo sfintere esterno del retto che mantiene la contenzione fecale. Azione volontaria della defecazione : il nucleo pontino della defecazione causa un rilassamento del muscolo sfintere esterno del retto, una diminuzione del tono ortosimpatico generale ed un aumento del tono parasimpatico generale, generante una contrazione del muscolo liscio del retto ed un rilassamento ulteriore del muscolo sfintere striato interno. IPOTALAMO : aggregato di nuclei di materia grigia immersi in una matrice di fibre di materia bianca, disposto, appena sopra al chiasma ottico ed al peduncolo ipofisario a formare le partetilatero-posteriori di una struttura a tasca - III ventricolo - con una funzione di ecntro di integrazione per tutte le afferenze viscerosensitive, somatosensitive, umorali e del sistema limbico, rappresentante la sfera emotivo-intellettivo dell'individuo, in modo da generare azioni endocrine, comportamentali (istinti) e neurovegetative, finalizzate al mantenimento dell'omeostasi dell'individuo ed alla prosecuzione della stessa specia alla quale l'individuo appartiene.

Nuclei ipotalamici periventricolari : porzione sottile di tessuto attorno alla cavit del terzo ventricolo che individua un nucleo periventricolare ed un nucleo arcuato alla base del ventricolo. Nuclei ipotalamici anteriori : nuclei posizionati cranioanteriormente al chiasma ottico, suddivisibili craniocaudalmente in : nucleo paraventricolare, nucleo ipotalamico anteriore, area preottica, nucleo sopraottico e nucleo soprachiasmatico. Nuclei ipotalamici laterali : pu essere suddivisa in area ipotalamica laterale, nucleo dordomediale e nucleo ventromediale. Nuclei ipotalamici posteriori : area ipotalamica posteriore e corpi mammillari.

Afferenze :

Visiva, uditiva e odorosa : provengono tutte indirettamente dal talamo (visiva e uditiva) e dal rinencefalo (olfatto) tramite una via indiretta mediata dall'amigdala, vera porta sul mondo dell'ipotalamo. Viscerosensitive : provengono tutte tramite sistema reticolare truncale ascendente.

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Somatosensitive : informazioni tattili, dolorifiche e termiche che provengono dai vari distretti tramite vie ascendenti truncali e spinali, con la mediazione di talamo e amigdala o tramite sistema reticolare ascendente Emotivo-comportamentali : vi a doppia comunicazione tra ipotalamo e corteccia limbica mediato dall'ippocampo, dall'amigdala e dal talamo determinando la coloritura emotiva degli enagrammi mentali corticali e la loro espressione viscerale.

Termoregolazione : fenomeno che tende a mantenere la temperatura corporea pi prossima possibile ad un determinato valore di default considerato dall'ipotalamo normale - set point - tramite l'azione dei nuclei dell'ipotalamo anteriore - nucleo ipotalamico anteriore e area preottica - e dell'ipotalamo posteriore - nucleo ipotalamico posteriore in grado di determinare aumento della T corporea se < del T set point - termogenesi - o di determinare una diminuzione della T corporea se > del T set point - termolisi mediante fenomeni come regolazione della vasocostrizione dell'ipoderma, regolazione del metabolismo basale via tireotropina, regolazione del tremore da riscaldamento, regolazione della sudorazione ed induzione di comportamenti semiconsci tendenti al riscaldamento. Afferenze :

Neuroni termocettori dell'ipotalamo : neuroni presenti nel nucleo preottico e nel nucleo ipotalamico anteriore in grado di regolare la prorpia frequenza di scarica in base alla temperatura ambientale ed in base a aprticolari segnali chimici che ne alterano la risposta, facendola slittare a frequenze pi elevate o pi basse. Neuroni termocettori del midollo spinale : neuroni presenti nella spina dorsale rilevanti la temperatura ed invianti segnali all'area ipotalamica posteriore. Termocettori cutanea : neuroni presenti su tutta la cute del corpo ed inviante fibre secondarie ascendenti ai neuroni dell'area ipotalamica posteriore.

Regolazione della temperatura mediante modifica del set point : durante la febbre vi un innalzamento della temperatura di tipo fisiologico par azione di pirogeni endogeni o esogeni (pirogeni prodotti dai batteri) che vanno ad innalzare il set point dei neuroni termocettori, ovvero fanno comportare tali neuroni come se percepissero una temperatura minore di quella effettiva. Regolazione della secrezione di ADH e sete : fenomeno che tende a mantnere costante la volemia e la natremia plasmatica mediante l'azione secretiva dei neuroni magnocellulari del nucleo sovraottico e paraventricolare che, stimolati dalla segnalazione di elevata osmolarit o bassa pressione cardiaca, vanno a secernere ADHnei corpuscoli del Growing dell'ipofisi posteriore (quindi in circolo) determinando una riduzione della perdita renale di acqua mediante riduzione della permeabilit del tubuli distali, una forte vasocostrizione responsabile di un aumento di pressione, e la stimolazione dei nuclei inducenti la sensazione di sete. Tono di base secretivo per ADH: la vasopressina viene secreta continuamente, con un tono di base pulsatile, dall'ipofisi posteriore in assenza di alcuna stimolazione; quindi, la regolazione nervosa della secrezione di vasopressina si basa sulla variazione del tono basale di vasopressina ematica. Afferenze :

Osmocettivit intrinseca dei neuroni magnocellulari : ogni neurone magnocellulare presenta un'osmocettivit intrinseca dettata dal proprio collassamento della membrana dato dalla differenza osmolare con il proprio ambiente extracellulare Osmocettori dell'organo circumventricolare : l'organo circumventricolare presenta osmocettori destinati con i propri assoni a controllare l'attivit dei nuclei sopraottico e paraventricolare. Barocettori e chemocettori aortici e carotidei : piccoli organelli invianti assoni in grado di controllare l'attivit del nucleo sovraottico e paraventricolare.

Regolazione della secrezione di ossitocina : fenomeno che tende a regolare l'espulsione dal latte dalla mammella e la contrazione uterina durante l'espulsione del feto mediante l'azione riflessa secretiva dei nuclei sovraottico e paraventricolare che, stimolati dalla segnalazione nervosa meccanocettiva della suzione del bambino sull'areola mammaria o della trazione dell'utero per incuneamento del bambino del canale del parto vanno a secernere ossitocina nei corpuscoli del Growing dell'ipofisi posteriore (quindi in circolo) determinando la contrazione del muscolo liscio degli adenomeri mammari, con espulsione del latte per riflesso neuroendocrino e contrazione del muscolo liscio dell'utero con espulsione del feto dal canale del parto.

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Afferenze :

Meccanocettori dell'areola mammaria : meccanocettori presenti nel derma di tale area cutanea, invianti assoni afferenti lungo il fascio spino-talamico sino all'ipotalamo. Meccanocettori di distensione uterina : meccanocettori viscerali presenti nella tonaca uterina , invianti tramite fascio spino-talamico sino all'ipotalamo.

Regolazione dell'attivit delle cellule dell'adenoipofisi : avviene sempre per liberazione di ormoni facilitanti o inibenti la secrezione delle cellule adenoipofisarie dai neuroni dell'ipotalamo nei capillari dell'eminenza mediana d'ingrasso nel circolo portale ipotalamo-ipofisario.

Regolazione della secrezione di tireotropina : viene attivata dalla secrezione di TRH dal nucleo periventricolare Regolazione della secrezione di ormone della grescita : viene attivata dalla secrezione di GHRH dal nucleo arcuato (che stimola) e dalla secrezionedi ormone inibente dal nucleo periventricolare. Regolazione della secrezone di corticotropina : viene attivata dalla secrezione di corticotropina CRH dal nucleo periventricolare. Regolazione della gonadotropina : viene attivata dalla secrezione di GnRH dall'area preottica e dal nucleo arcuato Regolazione della prolattina : viene attivata dalla secrezione di PRF e inibita dalla secrezione di PIF dal nucleo arcuato.

SISTEMA ENDOCRINO : SISTEMA ENDOCRINO : sistema parallelo a quello nervoso, composto da cellule con funzione secretiva singole, o composte in organi - ghiandole endocrine - con secrezione interna ai fluidi di molecole - ormoni - in grado di agire su cellule bersagli provocandone un particolare comportamento, senza, tuttavia, alcun contatto cellula-cellula.

Comunicazione autocrina : comunicazioni di una cellula secernente con se stessa, influenzando la propria stessa funzione. Comunicazione paracrina : comunicazione di una cellula secernente su cellule bersaglio differente da quella che secerne.

Regolazione della secrezione endocrina : la magior parte delle ghaindole endocrine possiede un tono basale di secrezione sul suale si inscrive una regolazione finalizzata in base a stimoli provenienti dall'esterno del corpo, carenza di ossigeno, temperatura, paura, ed in base ad una regolazione a feedback negativo o positivo in base all'attivit stessa della ghiandola endocrina e all'attivit delle cellule che deve influenzare. CLASSIFICAZIONE DEGLI ORMONI PER LA PROPRIA NATURA MOLECOLARE : Ormoni aminoacidici : sono due ormoni prodotti a partire dall'aminacido tirosina sia dalla tiroide - tireotropina e tireoxina, sia dalla midollare del surrene - adrenalina e noradrenalina.

Tiroxina e tireotropina : viene prodotta dalla modificazione delle tirosine attivate ad una glicoproteina tireoglobulina - da parte dei tireociti, e dalla sua successiva endocitosi e modifica tirosinasica. Adrenalina e noradrenalina : vengono prodotte dalla modifica enzimatica nel granuli di secrezione delle cellule della midollare del surrene della tirosina poi liberata da tali cellule mediante ingresso di ioni calcio, come qualsiasi segnalatore neuronale.

Ormoni peptidici : sono gli ormoni con la famiglia pi grande e la pi grande variabilit in specificit e funzione, prodotti dalla semplice sintesi proteica delle cellule secernenti e, nella maggior parte delle volte, attivate terminalmente da un clivaggio di un precursore pi grande con la produzione di pi ormoni con funzione differente; sono prodotti da : ipotalamo, ipofisi, cellule parafollicolari della tiroide, paratiroidi pancreas endocrino, cellule ghiandolari disseminate della mucosa enterica, gonasi e placenta.

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Sintesi dagli ormoni peptidici : in ogni caos vengono sintetizzati come preproormoni all'interno dell'ER ruoso dai suoi ribosomi, per, successivamente essere modificato dagli enzimi del reticolo endoplasmicol liscio e dal golgi, per poi rssere inviato in vescicole sino in prossimit della membrana secretiva; quasi tutti gli ormoni peptidici contendono dei siti di clivaggio proteolitico composti da due aminoacidi basici in grado o di trasformare un ormone inattivo in un ormone attivo o di trasformare un preproormone in due o pi ormoni attivi Secrezione degli ormomi peptidici : le vescicole di neurotrasmettitore si associano mediante proteine di ancoraggio alla membrana plasmatica di secrezione per poi fondersi con essa all'ingresso spontaneo o elettromediato di calcio intracellulare. Ormoni steroidei : sono tutti ormoni prodotti dalla modificazione, nel reticolo endoplasmaticol liscio e nel golgi, del colesterolo captato dalla cellula o prodotto dall'acetil Co-A, suddivisi in varie classi d'azione a seconda dei gruppi funzionali che possiedono, non soggetti ad immagazzinamento ma secreti non appena sintetizzatiCorticoidi : possiedono un colesterolo con un gruppo funzionale idrossietanale sull'anello pirrolico, un gruppo OH, ed un gruppo O chetonico tipico degli ormoni. Mineralcorticoidi : possiedono un gruppo aldeidico in pi Glucocorticoidi : possiedono un gruppo OH al carbonio di attacco dell'etanale Ormoni sessuali : possiedono sul colesterolo un gruppo OH standard invece che il gruppo acetato dei corticoidi Androgeni : sono caratterizzati dal classico gruppo OH e da un gruppo chetonico O Estrogeni : sono caratterizzati dal classico gruppo OH e da un secondo gruppo OH che consente un anello aromatico. Ormoni progestinici : possiedono un gruppo etanale sull'anello pirroli, ed il classico O sull'anello caratteristico. CINETICA DELL'AZIONE ORMONALE E TRASPOSRTO DEGLI ORMONI : Trasporto degli ormoni : gli ormoni liposolubili, come gli ormoni steroidei e aminoacidici (esclusi adrenalina e noradrenalina) vengono trasportati legati a proteine plasmatiche specifiche o aspecifice, per poi essere liberati nei tessuti d'azione; mentre gli ormoni idrosolubili, come gli ormoni peptidici e 2 ormoni aminoacidici : adrenalina e noradrenalina, vengono trasportati in forma libera disciolta nel plasma, in modo da essere direttamente ed immediatamente utilizzabili. Cinetica del legame trasportatore ormone : per tutti gli ormoni che necessitano di un legame ad un trasportatore poich scarsamente idrosolubili nel plasma umano vi una costante di dissoluzione specifica per l'ormone e per un determinato tipo di trasportatore caratterizzata da una velocit di adsorbimento e da un adsorbimento massimo direttamente porporzionale alla concentrazione plasmatica della sostanza, e da una velocit di rilascio e da una concentrazione minima invesamente proporzionali alla concentrazione plasmatica della sostanza.

Tampone della concentrazione ormonale a rapida azione : siccome gli ormoni prima di agire necessitano di essere liberati e siccome gli ormoni liposolubili sono disciolti nei propri trasportatori con una cinetica costante, allora lo stoccaggio nel plasma in forma legata rappresenta un tampone di biodisponibilit in grado di mantaenere una costante concentrazione di ormone attivo liberamente disciolto. Lentezza nel rilascio ormonale : essendo il rilascio inersamente proporzionale alla concentrazione plasmatica dell'ormone, in ogni caso, essa causa un livello di ormone circolante sempre minore rispetto all'ormone legato. Competizione per il trasportatore : in caso di ormoni con trasporto in proteine plasmatiche non specifiche il la frazione di ormoni adsorbita dallo stesso trasportatore generico sar uguale alla frazione della conentrazione degli ormoni liberi nel plasma.

Eliminazione ei vari ormoni : gli ormoni nel plasma sono soggetti ad un'eliminazione per modifica chimica pi o meno radicale dello stesso ormone - catabolismo o inattivazione - o per meccanismi di eliminazione dal sangue per escrezione renale o intestinale, eventualmente accentuata dall'azione detossificante del rene o del fegato (in particolari dai vari citocromi della catena di ossidazione)

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Catabolismo degli ormoni peptidici o proteici : vengono, in genere, idrolizzati in aminoacidi liberi nel tessuto d'azione, in modo da trasformarli in mattoni a rapido riciclo nel metabolismo cellulare, diminuendone al contempo l'azione. Eliminazione degli ormoni steroidei : vengono in genere, solubilizzati nel plasma mediante esterificazione con l'acido glucuronico o con l'acido solforico e successivamente espulsi tramite bile (sali biliari) oppure filtrati dal rene.

Emivita di un ormone : tqmpo sufficiente perch la concentrazione plasmatica di un ormone diminuisca del 50% tramite azione dei mezzi di catabolismo ormonale o dei mezzi di escrezione dello stesso. Clearence di un ormone : volume di plasma nell'unit di tempo, in questo caso minuto, ripulito totalmente dalla concentrazione dell'ormone dagli organi responsabili del suo catabolismo o della sua escrezione

Clearence = velocit di escrezione dell'ormone/concentrazione plasmatica dell'ormone

MECCANISMO D'AZIONE DEGLI ORMONI : gli ormoni determinano un'azione fisiologica specifica in una specifica cellula in base alla specificit ormonale del recettore della cellula e alle vie di trasduzione che questo recettore fa partire. Cinetica della formazione del complesso ormone-recettore : la concentrazione dei complessi ormone recettore presenti all'interno so sulla superficie di una cellula direttamente proporzionale alla concentrazione di ormone libero e di recettore, ed inversamente proporzionale alla costante di dissociazione del complesso recettore-ormone [H] + [R] --k--> [HR] Variazione della saturazione del recettore a N di recettori costante : la saturazione dei recettori di una cellula all'aumentare della concentrazione di ormone aumenta in modo esponenziale sino a raggiungere un plateau di massima saturazione , determinato dalla quantit di recettori nella cellula e dalla costante di dissociazione del complesso recettore-ormone.

Variazione dell'effetto biologico al variare della quantit di ormone : l'effetto biologico, all'aumentare della cocnentrazione di recettore aumenta lentamente sino ad un valore di soglia minima, al quale si ha l'attivazione dell'effetto biologico, per poi aumentare esponenzialmente e velocemente sino ad un valore di effetto massimo, al quale si ha la massima saturazione dei recettori, dopo di che vi un plateau di invariabilit dell'effetto fisiologico. Affinit dell'ormone per il recettore : concentrazione di ormone nel plasma al quale si ha la saturazione della met dei recettori presenti sulla cellula.

Modifica dell'effetto biologico a parit di concentrazione ormonale : Modifica della concentrazione di recettori sulla cellula : riesce a variare l'effetto biologico massimo di un ormone e la veocit di aumento dell'effetto a parit di concentrazione ormonale.

Downregulation : si ha una diminuzione del contenuto di recettori causante una desensibilizzazione della cellula ad una prolungata simolazione con il medesimo ormone. Upregulation : si ha un aumento del contenuto di recettori causante una sensibilizzazione della cellula ad una assente stimolazione co il medesimo ormone.

Competizione di molecole antagoniste : quando un'altra molecola con una maggiore affinit per il medesimo ormone ma con uno scarso o nullo effetto fisiologico viene posta assieme al medesimo ormone di partenza, vi sar una diminuzione della saturazione dei recettori con un conseguente calo della fuznione fisiologica a parit di concentrazione ormonale. MECCANISMI D'AZIONE DEGLI ORMONI PEPTIDICI E DELLE CATECOLAMINE (ormoni idrosolubili ad azione rapida)

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Meccanismo associato ai recettori 7TM : i recettori 7TM sono recettori composti da vari passaggi di alfa eliche transmembrana (normalmente 7) con una porzione extracelulare C-terminale in grado di legare l'ormone con una tasca d'interazione specifica e con una porzione intracellulare/citosolica N-terminale in grado di attivare allostericamente una G-protein trimerica o monomerica (per tutto il tempo di associazione del complesso recettore-ormone) che scambia GDP con GTP per andare ad attivare un enzima in grado di amplificare la trasduzione del messaggio con la produzione di un secondo messaggero : calcio o cAMP

Via del cAMP intracitosolico : via di segnalazione modificante pi comunemente l'assetto metabolico della cellula piuttosto che la sua espressione genica, caratterizzata da un'azione effettrice affidata ad una chinasi cAMP dipendente - PKA - in grado, di fosforilare e regolare bersagli di segnalazione specifici e differenti per ogni tipologia di cellula, attivata ed amplificata dalla concentrazione cAMP intracitosolico, aumentato mediante un'adenilato-ciclasi attivata da proteine G stimolanti - Gs - o diminuito mediante una fosfodiesterasi attiva costitutivamente o attivata da proteine G inibenti - Gi
o o

Prima amplificazione : produzione del cAMP Seconda amplificazione : fosforilazione di massa della PKA

Proteine Gs --> attivano l'adenilato ciclasi --> aumenta il cAMP --> PKA attivata --> fosforilazione dei bersagli Spegnimento del segnale : Fosfodiesterasi --> diminuzione del cAMP --> PKA disattivata --> defosforilazione dei bersagli (fofatasi) Proteine Gi --> inibizione dell'adenilato ciclasi --> diminuzione del cAMP --> PKA disattivata --> defosforilazione dei bersagli Spegnimento del segnale : Adenilato ciclasi --> aumento del cAMP --> PKA attivata --> fosforilazione dei bersagli

Via del fosfatidilinositolo/Ca : via di segnalazione modificante pi comunemente l'assetto metabolico della cellula piuttosto che la sua espressione genica e regolata dalla presenza di prostaglandine nella cellula, caratterizzata da un'azione effettrice finale affidata all'attivazione di una chinasi calcio dipendente - PKC - in grado di fosforilare e regolare bersagli specifici da cellula a cellula, attivata sia dalla produzione di diacilglicerolo DAG (solubile in membrana), che ne aumenta la sensibilit al calcio, sia dalla produzione di inositolo 3P (solubile nel ciosol), che aumenta la concentrazione di Ca citoplasmatico agendo sui canali del calcio ligando dipendente del reticolo endoplasmico liscio e della membrana extracellulare , entrambi prodotte dall'idrolisi del fosfatidilinositolo da parte di una fosfolipasi C attivata dall'ormone.
o o o

Prima amplificazione : produzione di DAG e I3P Seconda amplificazione : ingresso del calcio nel citosol Terza amplificazione : fosforilazione di massa della PKC

Proteina Gp --> attivazione della fosfolipasi C --> produzione di DAG e I3P --> ingresso di Ca e sensibilizzazione di PKC --> PKC attiva

Via della Ca-calmodulina : via di segnalazione modificante pi comunemente l'assetto metabolico della cellula piuttosto che la sua espressione genica, caratterizzata da un'azione effettrice legata al compleso calmodulina-Ca, in grado si legare e modificare la funzionalit di vari enzimi cellulari, tramite l'aumento della concentrazione del calcio intracitsolico effettuato con attivazione di canali del calcio della membrana plasmatica o del reticolo endoplasmatico liscio, mediante contatto con una proteina G attivata dal recettore.
o

Prima amplificazione : ingresso di Ca nel citosol

Proteina G --> attivazione canali transmembrana --> ingresso del calcio --> formazione complesso Cacalmodulina --> regolati bersagli Meccanismo associato alla tirosina chinasi : i recettori tirosina-chinasici sono dei recettori transmembrana possedenti un dominio extracellulare in grado di catturare ed interagire con una molecola ormonale e con un

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dominio intracellulare possedente un domidio MIK in grado di essere fosforilato sulle proprie tirosine per dare via ad una cascata chinasica di segnalazione, sia tramite un dominio autochinasico attivato dal legame con l'ormone (tramite dimerizzazione di due recettori uguali)o tramite il reclutamento per modifica conformazionale di altre chinasi assimilabili, al fine di modificare sia l'espressione genica della cellula, sia il suo assetto metabolico istantaneo.

Prima amplificazione : cascata di chinasi

Recettori TIR attivati --> fosforilazione del dominio MIK citosolico --> cascata chinasica di segnalazione --> espressione o metabolismo MECCANISMI D'AZIONE DEGLI ORMONI STEROIDEI E TIROIDEI (ormoni liposolubili) : Recettori interagenti co il DNA : recettori sempre interni al citoplasma cellulare, presenti nel nucleo o nel citosol, caratterizzati da una struttura monomerica e spesse volte soggetta a fosforilazione regolatoria, composta da un dominio C-terminale di legame con l'ormone e attivazione del recettore, un dominio centrale di legame specifico al DNA ed un dominio N-terminale di dimerizzazione o di regolazione tramite fosforilazione dello stesso recettore, che, una volta attivati allostericamente dal legame con l'ormone liposolubile vanno ad agiscono nel nucleo cellulare per variare l'espressione genica della cellula. Amplificazione : questi recettori non possiedono alcun meccanismo di amplificazione ma un azione canalizzata 1recettore:1via

Recettori per ormoni steroidei : sono dei recettori con struttura omodimerica presenti nel citoplasma della cellula in forma monomerica inattivata e non legata all'ormone che, inseguito a cambiamento conformazionale allosterico per legame all'ormone, dimerizzano in un regolatore della trascrizione genica che trascloca nel nucleo della cellula per andare a legarsi direttamente al DNA o a regolatori preesistenti della trascrizione (gi presenti nel nucleo) andando a regolare l'espressione genica di particolair sequenze. Recettori per gli ormoni tiroidei : sono dei recettori con una struttura monomerica presenti nel nucleo cellulare in forma inattiva e non legata all'ormone che, in seguito a cambiamento allosterico conformazionale allosterico per legame all'ormone, attivano il prorpio dominio di legame al DNA in modo da legarsi a particolari sequenze di DNA regolandone l'espressione genica della cellula.

SECREZIONE DEGLI ORMONI IPOFISARI : IPOFISI STRUTTURA ANATOMOFUNZIONALE : piccolo organo di forma tondeggiante, appeso all'eminenza mediana dell'ipotalamo mediante un sottile cilindretto di materia grigia - peduncolo ipofisario - e sospeso dentro alla sella turcica, coperto superiormente da un cercine di dura - diaframma ipofisario - suddivisibile funzionalmente e filogenicamente in una porzione anteriore - adenoipofisi - di origine endodermica (originata dalla tasca di Rathke) disivibile a propria volta in una porzione anteriore, caratterizzata da una pars distalis basale ed una pars tuberalis peduncolare, ed in una porzione intermedia - lobo intermedio - centrale all'ipofisi, e composta da 5 tipologie di cellule endocrine cordonali (di tipo epiteliale) , e da una porzione posteriore di origine nervosa, in diretta continuazione con l'eminenza mediana dell'ipotalamo - lobo posteriore o neuroipofisi - composto da una porzione formante il peduncolo ipofisario - peduncolo infundimbolare - e dalla parte posteriore del corpo dell'pofisi - lobo posteriore - e caratterizzata da folrissimi gomitoli capillari fenestrati - corpi del growing sui quali terminano gli assoni dei neuroni del nucleo paraventricolare e sopraottico dell'ipotalamo. IRRORAZIONE SANGUIGNA DELL'ASSE IPOTALAMO IPOFISARIO : circolo sanguigno che diparte dall'eminenza mediana della neuroipofisi con un fitto gomitolo di vasi sanguigni fenestrati irrorati dalle arterie ipofisarie superiori, all'interno dei quali i neuroni dell'ipotalamo riversano inibine o stimuline, drenati attraverso il peduncolo ipofisario e nellal pars tuberalis tramite vene portali ipofisarie lunghe, sino a terminare nella pars distalis dell'adenoipofisi anteriore in un secondo fitto gomitolo di capillari sanguigni che bagnano le cellule endocrine dell'adenoipofisi, portandovi le stimuline e le inibine secrete dall'ipotalamo nell'eminenza mediana, drenata da due sistemi venosi : le vene ipofisarie laterali, che drenano il sangue con gli ormoni dall'adenoipofisi alla circolazione sistemica, e le vene ipofisarie brevi, che drenano il sangue dal circolo dell'adenoipofisi sino al circlo dei corpuscoli del Growing dell'ipofisi posteriore, irrorati dall'arteria ipofisaria inferiore e drenati dalle vene ipofisarie posteriori.

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ORMONI IPOTALAMICI INFUENZANTI LA SECREZIONE ADENOIPOFISARIA : nono tutti ormonipeptidici prodotti dal clivaggio di prepropeptidi dai neuroni dei nuclei ipotalamici, secreti tramite la regolazione di un ritmo pulsatile basale e permanente, capaci di indurre la secrezione ad una sola o tutte le cellule adenoipofisarie e la regolazione a feedback positivo - up-regulation - o negativo - down-regulation. Ormone stimolante la secrezione di tireotropina - TRH : ormone tripeptidico prodotto dai neuroni della porzione parvicellulare del nucleo paraventricolare come un prepropeptide GLT-HIS-PRO-GLY poi modificato che :

Agisce sulle cellule tireotrope stimolando la tireotropina Agisce sulle cellule mammotrope stimolando la prolattina (funzione inibita dalla dopamina)

Ormone stimolante il rilascio di adrenocorticotropo - CRH : ormone peptidico di 41 aminoacidi prodotto dai neuroni della porzione parvicellaulare del nucleo paraventricolare e dalle cellule del sistema immunitario che :

Agisce sulel cellule adrenocorticotrope stimolando l'ormone adrenocorticotropo Agisce sulle cellule sui neuroni liberanti ormone liberante gonadotropine inibendo il rilascio di gonadotropine Agisce sui neuroni del sistema ortosimpatico causando aumento di pressione e rilascio di citochine

Ormone stimolante il rilascio di gonadotropine - GnRH : ormone decapeptidico prodotto dai neuroni originati dall'organo vomeronasale e migrati al nucleo arcuato e della zona preottica dell'ipotalamo che :

Agisce sulle cellule gonadotrope stimolando maggiormente il rilascio di LH e in minore misura il rilascio di FSH

Imp : l'ormone follicolostimolante FHS possiede una regolazione che esula, in parte, dall'attivit secernente dell'ormone GnRH Ormone stimolante il rilascio di ormone somatotropo - GHRH : ormone peptidico di 40 o 44 amioacidi, secreto dai neuroni del nucleo arcuato e ventromediale che :

Agisce sulle cellule somatotrope dell'adenoipofisi stimolando l'ormone somatotropo o GH

Somatostatina : ormone peptidico di 14 aminoacidi, secreto dai neuroni della porzione paraventricolare anteriore che :

Agisce contrastanto l'effetto della GHRH sulle cellule somatotrope riducendo la secrezione di somatotropina Agisce inibendo la secrezione di prolattina Agisce inibendo la secrezione di tiraotropina Agisce inibendo la secrezione di adrenocorticotropo Agisce sul pancreas endocrino inibendo la secrezione di insulina e glucagone Agisce sul sistema digerente inibendo la secrezione di gastrina e secretina.

Fattore inibente la prolattina : fattore rappresentato da semplice dopamina, prodotta dei neuroni del nucleo arcuato che :

Agisce sulle cellule mammotrope inibendo la prolattina (azione della dopamina)

ORMONI DELL'IPOFISI ANTERIORE : TIREOTROPINA : ormone eterodimerico composto da una subunit di 96 aminoacidi e 2 catene glucidiche, e da una subunit di 110 aminoacidi ed una sola catena glucidica, prodotta nelle cellule tireotrope dell'adenoipofisi, occupanti il 3-5% della popolazione totale, tramite una sintesi nel reticolo endoplasmico, una glicosilaizone ed assemblamento nel golgi e nelle vescicole sinaptiche, attivate mediate meccanismo calciodipendente.

Emivita plasmatica di 50 minuti

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Regolazione della secrezione della tireotropina : possiede una secrezione pulsatile basale di 0,2-5 mU/L che pu essere variata dall'azione di TRH, somatostatina, cortisolo e ormoni tiroidei.

TRH [+] : tramite un recettore 7TM va ad attivare la via della fosfolipasi C e della calmodulina-Ca provocando un aumento di calcio intracellulare con rilascio del neurotrasmettitore e l'induzione della sintesi. Ormoni tiroidei (triiodotironina) [-] : va ad interagire con recettori nucleari delle cellule tireotrope permettendo una diminuzione dell'espressione degli ormoni di sintesi della catena e e down-regolando la sensibilit delle cellule bloccando la sintesi dei recettori per il TRH, e delle cellule ipotalamiche di produzione dell'ormone TRH andando a ridurre la sintesi ipotalamica di TRH Cortisolo [-] : esercita un'azione negativa sulla secrezione di TRH Ormone somatotropo [-] : esercita un'azione negativa sulla liberazione di TSH Somatostatina e dopamina [-] : esercitano un azione negativa sulla sintesi di TSH

Meccanismo di azione sulle cellule bersaglio : va ad agire su recettori 7TM di 764 aminoacidi accoppiati con l'adenilato ciclasi, a bassa soglia, o accoppiati con la fosfolipasi C, ad alta soglia, stimolando a seconda della concentrazione la via del cAMP o della fosfolipasi C; effettuando sia un'azione metabolica e genica sulla sintesi e sul rilascio di ormoni tiroidei sia sul trofismo dei tireociti.

Azione genetico metabolica sulla secrezione degli ormoni tiroidei : viene attuata mediante un aumento genetico e metabolico della formazione di tireoglonulina iodata, tramite aumento della iodazione delle tirosine tramite meccanismo di captazione e ossidazione (perossidasica) dello iodio, un aumento della captazione e distruzione della tiroglobulina in ormoni tiroidei, tramite aumento degli pseudopodi tireocitici verso il follicolo di colloide, Azione genetica di trofismo : viene attuata tramite aumento dell'espressione genica generale dei treociti al fine di aumentarne l'attivit metabolica.

ORMONE ADRENOCORTICOTROPO : ormone monomerico composto da 39 aminoacidi e prodotto dalle cellule andrenocorticotrope dell'adenoipofisi, che costituiscono il 20 % della popolazione della sua porzione anteriore, tramite produzione nell'ER di una proopiomelanocortina poi scissa nelle vescicole secretorie in un mix di ACTH, lipotropina, e -MSH, poi liberati tamite meccansimo calciomediato.

Emivita plasmatica di 7-15 minuti

Regolazione della secrezione dell'ACTH : la secrezione di ormone adrenocorticotropo presenta un ritmo basale di 23 scariche secretive di 10-20 minuti ciascuna, in media ogni ora, con una variazione di tipo cicardiana caratterizzata da un minimo notturno (dalle 24 alle 4) e da un picco massimo mattutino (dalle 4 alle 12) riflessa dalla regolazione ipotalamica ed a feedback negativo della stessa secrezione; tale secrezione maggiore nell'uomo, con scariche pi frequenti e lunghe.

CRH [+] : permette di stimolare un recettore 7TM in grado di attivare la via dell'adenilato ciclasi provocando sia il rilascio dell'ACTH dalle cellule corticotrope, sia l'espressione genica della proopiomelanocortina. Ormone antidiuretico [+] : rilasciato dalle cellule ipotalamiche assieme all'ormone CRH, permette di stimolare un recettori 7TM in grado di attivare la via della fofolipasi C provocando sia il rilascio dell'ACTH, sia la upregolazione dei recettori 7TM per CRH Cortisolo [-] : il prodotto finale della segnalazione ipotalamo-ipofisi-surrene e permette di inibire il rilascio di CRH dall'ipotalamo, sia tramite inibizione del suo rilascio che tramite l'espressione genica del suo gene, e di inibire per down-regulation del suo recettore l'azione del CRH sulle cellule corticotrope; a grandi concentrazioni inibisce l'espressione del gene per la proopiomelanocortina nelle cellule corticotrope.

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ACTH [-] : va ad effettuare una regolazione a feedback inibendo la secrezione di CRH dalla cellula.

Meccanismo di azione dell'ACTH sulla corteccia surrenale : va a stimolare dei recettori 7TM accoppiati all'andenilato ciclasi in modo da segnalare attraverso l'aumento del cAMP intracitosolico sia una variazione nella secrezione di ormoni glucocorticoidi, sia un aumento del trofismo cellulare.

Azione genetico metabolica sul'aumento della secrezione di glucocorticoidi : viene attuato un aumento metabolico dell'attivit di captazione, idrolisi e trasformazione del colesterolo, per via di una velocizzazione dell'idrolisi degli esteri del colesterolo e del meccanismo di trasporto al citocromo P450, sia un aumento genetico dell'uptake di colesterolo e del meccansimo di trasformazione mediante un aumento dell'espressione genica dei recettori. Azione trofica genetica : va a stimolare l'espressione genica legata allo sviluppo strutturale e metabolico delle cellule della corteccia surrenale e sui loro mitocondri.

GONADOTROPINE IPOFISARIE (LH e FHS) : sono due ormoni peptidici molto simili eterodimerici composti da una subinit uguale per entrambi, comoposta da una catena di 96 aminoacidi con catene glucidiche, e da subunit caratteristiche : una subunit della LH, composta da 121 aminoacidi e dalla subunit della FSH, composta da 110 aminoacidi, prodotte dalle cellule gonadotrope, specifiche per ogni ormone, componenti il 10-20 % dell'adenoipofisi tramite un processo di sintesi proteica del reticolo endoplamsmico rugoso e di glicosilazione ed assemblamento nel Golgi e nelle vescicole.

Emivita plasmatica circa 60 min (per entrambi gli ormoni)

Regolazione della secrezione di Gonadotropine : la secrezione delle gonadotropine LH ed FSH varia in quantit ed in qualit (rapporto tra LH e FSH) in modo cicardiano ma differentemente tra uomo e donna nel periodo fertile (per opera di regolazione a feedback positive e negative e per l'azione del GnRH), infatti, mentre nell'uomo, per azione del testosterone nello sviluppo, la concentrazione di gonadotropine di uguale tra LH e FSH a 3-12 u/L con una secrezione ad alta pulsatilit e quasi continua (per secrezione continua del GnRH)nella donna la concentrazione di gonadotropina pulsatile ma variabile con il ciclo mestruale con maggiore componente luteinica (tramite regolazione a feedback negativo/positivo tra estrogeni e secrezione di GnRH) presentando nella fase follicolare un rapporto 3-15 LH/3-15FSH, nella fase ovulatoria un rapporto 10-40LH/30-120FSH e nella fase luteinica un rapporto 10-30LH/4-20FSH

GnRH [+/- ; LH/FSH] : agisce su recettori 7TM sulla superificie cellulare che attivando la via della fosfolipasi C vanno ad attivare la PKC mediante calmodulina-CA determinando un diverso effetto secretorio a seconda della frequenza di pulsazione della sua secrezione, sia modificando genicamente il rapporto LH/FSH, sia up regolando o down-regolando i propri recettori, sia modificando metabolicamente la sintesi di LH/FSH. Frequenza di GnRH nulle : vanno a deprimere l'espressione dei recettori GnRH causando una caduta a 0 della secrezione di LH e FSH Frequenza di GnRH di 1pulsazione/h : va ad aumentare l'espressione dei recettori GnRH causando un aumento della secrezione di LH e FSH in uguale misura. Frequenza di GnRH di 3pulsazione/h : va ad aumentare la secrezione di FSH con la diminuzione della secrezione di LH Frequenza di GnRH di 5 pulsazioni/h : va a down-regolare i recettori per GnRH con dissociazione dal sistema di trasduzione, causando una diminuzione o annullamento della secrezione ipofisaria.

Stimulina [+FSH] : va ad aumentare la secrezione di FSH mediante una accelerazione delle scariche ipotalamiche di GnRH Estradiolo e testosterone [-] : tramite un processo a feedback negativo vanno a ridurre la produzione di LH e FSH tramite un rallentamento delle scariche ipotalamiche di GnRH, una down-regulation dei recettori per GnRH sulla superificie delle cellule gonadotrope ed una inibizione genica della sintesi di LH/FSH nelle cellule gonadotrope.

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Progesterone [-] : tramite un processo di feedback negativo va a ridurre la produzione di LH e FSH mediante un rallentamento della produzione delle scariche ipotalamiche di GnRH Estrogeno a concentrazione massima [+ +LH] : nella donna, tramite un processo di feedback positivo, una concentrazione di estrogeni superiori a 200pg/ml un piccol estremamente elevato di LH causante l'ovulazione, andando a stimolare una maggiore produzione di LH con conseguente maggiore produzione di estrogeni e conseguente maggiore produzione di LH. LH [-] : tramite un meccanismo a feedback breve va ad inibire la sintesi di gonadotropine mediante rallentamento delle scariche ipotalamiche di GnRH. Inibina [-FSH] : va a diminuire la secrezione dell'FSH mediante un inibizione della pulsatilit dell'ipotalamo per GnRH, una down-regulation dei recettori per GnRH sulle cellule gonadotrope ed una inibizione genica della sintesi di FSH nelle cellule gonadotrope, mediante effetto della CRH. CRH [-] : va ad inibire la sintesi di gonadotropine mediante rallentamento delle scariche di GnRH dall'ipotalamo. Prolattina [-] : va ad inibire la sintesi generica delle gonadotropine mediante rallentamento elle scariche di GnRH

Variazione dei livelli di gonadotropine con la crescita dell'individuo : nel periodo prepuberale, per una bassa maturazione dei neuroni secernenti GnRH i livelli di ormoni gonadotropi sono bassi e stabili, nel periodo puberale, si ha una secrezione di GnRH pulsatile, caratterizzata da intensi picchi notturni, che, nel periodo della maturit sessuale si regolarizza ad un ritmo continuo di secrezione pulsatile; durante la senescienza, nell'uomo si ha un rallentamento della frequenza di GnRH, con conseguente minore produzione di LH e FSH che, tuttavia, non cessa mai, nella donna, invece, si ha uno spiccato aumento, in menopausa, di gonadotropine ipofisarie con una magiore secrezione di FSH su LH ed una nulla produzione di estrogeni. Meccanismo d'azione delle gonadotropine : tramite interazione con un recettore 7TM vanno ad attivare la via dell'adenilato ciclasi, determinando una regolazione della 'attivit endocrina e gametogenetica delle gonadi; inoltre, LH pu essere coadiuvato dalle prostaglandine e up-regolato dall'FSH che ne aumenta i recettori.

Aumento dell'attivit endocrina delle gonadi : nell'uomo in seguito a presenza di LH, coadiuvato da FSH, si ha la produzione di testosterone; mentre nella donna, in seguito alla presenza di FSH e LH si ha la produzione di estradiolo, mentre in seguito alla presenza di LH solamente si ha la produzione di progesterone. Normalizzazione dell'attivit gametogenetica : nella donna, FSH stimola la maturazione del follicolo ovarico, mentre LH stimola l'ovulazione, la maturazione finale del follicolo e la formazione del corpo luteo; nell'uomo, FSH da inizio alla spermiogenesi, mentre il testosterone intratesticolare prodotto dalle cellule del Leyd in risposta all'LH permette il completamento della spermiogenesi.

ORMONE SOMATOTROPO : ormone peptidico monomerico composto da 191 aminoacidi in sequenza speciespecifica, sintetizzato dalle cellule somatotrope componenti il 50-40% dell'adenoipofisi, tramite la secrezione di un proormone dall'ergastoplasma delle cellule, un suo successivo clivaggio del peptide di segnalazione amonoterminale, ed un suo invio tramite Golgi ai granuli di secrezione, liberato in modo calciodipendente.

Emivita della somatotropina in circolo legata alle proteine plasmatiche simili al suo recettore di 20 minuti

Meccanismo di regolazione della secrezione : la secrezione dell'ormone GH possiede una frequenza di pulsazione secretiva di tipo circadiano, tuttavia, variante a seconda dell'invecchiamento dell'individuo, che durante l'accrescimento possiede un picco ogni 4 ore, con un livello medio >2,5ug/ls, mentre, durante il periodo postaccrescimento possiede pochi picchi concentrati solo durante il sonno ad onde lente, con un livello medio <2,5ug/l, tutto grazie ad una regolazione a feedback negativa e all'utilizzo di inibitori.

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GRHR [+] : agisce su recettori 7TM in grado di attivare la via dell'adenilato ciclasi con conseguente attiavzione della fosforilazione dei bersagli da parte della PKA, determinando un aumento della produzione e della secrezione di GH dalle cellule somatotrope per via della stimolazione dell'espressione genica del proprio meccanismo enzimatico e della liberazione dei granuli secretori Ormoni tiroidei [+] : vanno a stimolare la secrezione di GH mediante aumento della trascrizione genica del suo gene. Aumento di arginina e leucina [+] : vanno a stimolare la secrezione di GH Stress psicogeno elevato [+] : in grado di aumentare la secrezione di GH Grelina [+] : in concomitanza con pasti molto importanti permette di aumentare la secrezione di GH mediante l'azione di un recettore 7TM in grado di attivare la via del fosfatidilinositolo e della calcio calmodulina, provocando fusione delle vescicole di secreto Estrogeni e testosterone [+] : sono in grado di aumentare la secrezione di GH mediante aumento dell'espressione genica Somatostatina [-] : agisce su recettori 7TM in grado di disattiavare l'adenilato ciclasi con conseguente lenta disattivazione delle PKA e fine del messaggio, determinando una diminuzione della produzione e della secrezione del GH dalle cellule somatotrope mediante un inattivazione genica ed una ritenzione vescicolare. IGF o somatomedine [-] : sono dei prodotti del GH su organo come fegato e altri tessuti, in grado di inibire a feedback negativo la secrezione di GH mediante un inibizione della secrezione di GHRH dall'potalamo e il potenziamento dell'azione inibitoria della somatostatina tramite upregulation del suo recettore contemporaneo alla downregulation del recettore per il GHRH. Diminuzione di glucosio e acidi grassi [+] : esercitano un effetto eccitatorio sulla secrezione di GH Insulina [-] : come le IGF possiede un effetto inibitorio sulla secrezione di GH

Meccanismo d'azione : l'ormone GH va ad interagire con i recettori tirosina-chinasi delle cellule, permettendo di avviare una cascata chinasica in grado di attivare l'espressione genica di particolari mediatori di funzione.

Ruolo nell'accrescimento e nel rinnovamento di ossa, muscoli scheletrici e visceri : l'ormone GH esercita un'azione indiretta di aumento della massa di muscoli scheletrici, visceri interni e delle ossa durante l'accrescimento e di rimodellamentoe rigenerazione degli stessi dopo l'accrescimento, tramite deposizione di materiale extracellulare, stimoli mitogenici, captazione di nucleotidi e di materiale energetico dalle cellule, mediati dall'azione di mediatori secondari secreti dal fegato in risposta al GH - IGF1 e 2 - che agendo, il primo su un recettore dimerico ed il secondo su uno monomerico, consentono di esercitare una fortissima azione mitogenica. Ruolo nel metabolismo come aumento dell'accrescimento : l'ormone GH va a diminuire l'uptacke di glucosio dal muscolo scheletrico e dal tessuto adiposo inibendo l'azione dell'insulina sulle loro cellule, andando, contemporaneamente ad aumentare la secrezione di insulina da parte delle cellule pancreatica, causando un aumento della glicemia, un aumento dell'idrolisi e del metabolismo degli acidi grassi, con diminuzione del quoziente respiratorio, ed aumento dell'azione anabolizzante dell'insulina, con aumento dell'uptake muscolare di aminoacidi, aumento della traduzione proteica e diminuzione del catabolismo proteico. Aumenta lo sviluppo delle ghiandole mammarie e della produzione del latte Aumenta il riassorbimento del calcio nel tubulo contorto prossimale Aumenta l'assorbimento del calcio nel tubo digerente Aumenta il volume de i liquidi extracellulari Aumenta la vasodilatazione periferica diminuendo quella coronarica per aumento dei suoi recettori 2 adrenergici

PROLATTINA : ormone peptidico di 198 aminoacidi di lunghezza e composta da eliche uniti da 3 ponti disolfuro, prodotto dalle cellule mammotrope rappresentanti il 15-25% della popolazione dell'ipofisi anteriore, tramite la produzione di un prepoormone nell'ER poi clivarto del suo segnale aminoterminale di localizzazione.

Emivita plasmatica di 30 min.

Regolazione della secrezione : la secrezione della prolattina presenta un ritmo pulsatile di tipo cicardiano, con un picco durante la fase ad onde lente ed uno o pi picchi durante gli intervalli del sonno REM, che nell'uomo fa permanere un livello medio di < 15-20 ug/l mentre, nella donna, nella condizione preovulatoria si mantiene < 20-

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25 ug/l per poi aumentare durante la fase gestazionale sino all'allattameno, al quale periodo raggiunge l'apice della propria secrezione.

TSH [+] : ormone ipotalamico aumentante la secrezione e la produzione di prolattina tramite l'attivazione della via del fosfatidilninositolo. Polipeptide intestinale VIP, angiotensina II, serotonina [+] : esercita un'azione eccitatoria sulla sua secrezione. Tress fisico e psicologico [+] : vanno ad esercitare un'azione eccitatoria Stimolazione dei meccanocettori del capezzolo [+] : la suzione del bambino sul capezzolo stimola l'ipofisi ad esprimere prolattina. Dopamina [-] : ormone ipotalamico in grado di esercitare un'azione inibitoria tonica sulla secrezione della prolattina tramite l'azione di rucettori tipo 7TM ingrado di agire su fosfodiesterasi finalizzate alla diminuzione del cAMP intracitosolico, e quindi, della secrezione. GABA, acetilcolina, somatostatina [-] : vanno ad esercitare un'azione eccitatoria

Meccanismo d'azione : la prolattiva contatta dei recettori tirosina chinasici delle cellule delle ghiandole mammarie in grado di stimolare l'espressione genica legata alla produzione del latte delle medesime cellule.

Mammogenesi o sviluppo delle ghiandole mammarie : la prolattina aumenta lo sviluppo delle ghaindole mammarie e la loro funzionalit sia durate l'accrescimento che durante la gravidanza, sia tramite un aumento dell'espressione dei recettori per gli estrogeni sulle cellule mammarie (ugalmente stimolanti le tette) che tramite un aumento della sintesi lipidica nelle cellule degli adenomeri. Generazione del latte : la prolattina determina la secrezione di latte al livello delle cellule andenomeriche tramite una stimolazione di geni responsabili della produzione delle proteine del latte. Inibisce la secrezione di GnRH : in questo modo impedisce un ovulazione ed un successivo parto prima a breve tempo dopo il parto precedente. Favirisce la crescita e la proliferazione cellulare (come l'ormone GH del quale condivide il recettore)

ORMONI DELL'IPOFISIO POSTERIORE (ADH e ossitocina) : sono entrambi die nonapeptidi, collegati tra loro da un ponte disolfuro e differenziati solo per i residui in posizione 3 ed in posizione 8, che vengono sintetizzati dai neuroni magnocellulari del nucleo sovraottico, prevalentemente ADH, e del nucleo paraventricolare, prevalentemente ossitocina (anche se entrambi i nuclei ipotalamici possono sintetizzare i medesimi neurotrasmettitori) mediante una sintesi nell'ER legati a due peptidi di 96 aminoacidi di accompagamento - neurofisine - per poi essere rilasciati dalle vescicole sinaptiche in modo calciodipendente, tramite potenziali d'azione degli stessi neuroni magnocellulari, entrando nel sangue separati dalle proprie neurofisine di accom pagnamento. ORMONE ANTIDIURETICO :

Emivita plasmatica di 20 minuti

Regolazione della secrezione : viene effettuata mediante una variazione diretta della frequenza di scarica dei neuroni magnocelllari dell'ipotalamo, tramite variazioni dell'osmolarit del sangue o variazione della pressione (volemia) del sangue.

Aumento dell'osmolarit plasmatica [+] : gli stessi neuroni magnocellulari del nucleo sovraottico e altri neuroni specializzati posti negli organi vascolosi perventricolari dell'ipotalamo si comportano da osmocettori altamente sensibili capaci di rispondere a variazioni dell'1-2% dell'osmolarit plasmatica standard di 285287 mOsm/Kg inducendo, se l'osmolarit supera i 280 mOsm la secrezione di ADH, mentre, se l'osmolarit supera i 290 mOsm il senso di sete. Aumento della volemia e della pressione generale sanguigna [-] : gli stessi neuroni magnocellulari del nucleo sovraottico vengono inibiti tonicamente dalle afferenze sensoriali inibitorie dai barocettori atriali e aorticocarotidei (tramite nervi vago e glossofaringeo) Angiotensina II [+] : i neuroni del nucleo sovraottico vengono stimolati, come il meccansimo della sete, dalla angiotensina liberata dall'apparato juxtaglomerulare renale in seguito alla diminuzione del volume e della pressione plasmatica.

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Meccanismo d'azione principale dell'ADH : l'ADH lega recettori 7TM specifici da cellula a cellula, in modo da attuare differenti azioni a seconda della specificit della proteina G stimolata.

Stimolazione dei recettori V2 delle cellule dei tubuli distali e dei dotti collettori : recettori accoppiati all'adenilato ciclasi in grado di attivare una PKA fosforilante bersagli intracitosolici finalizzati alla liberazione in membrana luminale di vescicole di aquaporine in grado di aumentare la permeabilit dell'epitelio tubulare, andando ad aumentare la permeabilit del tubulo distale e del dotto collettore permettendo il riassorbimento dell'acqua per scambio controcorrente. Stimolazione dei recettori V1 delle cellule mioepiteliali e muscolari lisce dei vasi : recettori accoppiati alla fosfolipasi C che permettono un aumento del calcio intracitosolico responsabile della lieve vasocostrizione generalizzata provocata dall'ADH. Utilizzo nella comunicazione con il nucleo accumbens : la vasopressina viene utilizzata come un neurotrasmettitore nella comunicazione a fibre discendenti tra la corteccia limbica ed il nucleo accumbens.

OSSITOCINA :

Emivita di 4 minuti ed rapidamente metabolizzata dal fegato e dal rene

Regolazione della secrezione : i livelli di ossitocina basali sono simili sia nell'uomo che nella donna, tuttavia sono aumentati da riflessi di natura neuroendocrina : nella donna il livello si ossitocina aumenta sia con la suzione del capezzolo, sia con la stimolazione di meccanocettori della vagina durante il travaglio - riflesso di Ferguson - sia con la vista del neonato o la percezione del suo pianto; nell'uomo, invece, il livello basale si alza solamente durante l'orgasmo.

Catecolamine [-] : le catecolamine secrete in seguito anche a stress emotivi, fisici o a dolore vanno ad inibire la sintesi dell'ossitocina Endorfine [-] : le endorfine inibiscono la secrezione dell'ossitocina

Meccanismo d'azione principale dell'ossitocina : non si conosce con esattezza ma si pensa sia mediato da recettori 7TM associato con la fosfolipasi C.

Aumento della contrattilit del miometrio durante il parto : va a diminuire la soglia d'insorgenza della contrazione del muscolo liscio permettendo un'accelerazione delle contrazioni pro-parto; solamente, per, quando il miometrio sufficientemente stimolato con estrogeni secreti durante il parto. Facilitazione della fuoriuscita del latte : causa la contrazione delle cellule mioepiteliali poste attorno agli adenomeri delle ghiandole mammarie, causando la spremitura di tali ghiandole e l'agevole suzione del latte da parte del neonato. Aumento del livello di dopamina nel nucleo accumbens : permette l'insorgenza di uno stato di buon umore

TIROIDE : organo del peso di circa 20 grammi, caratterizzato da una forma simmetrica sulla linea mediana composta da due lobi ovoidali e allungati sull'asse verticale - lobi laterali dell'ipofisi - posti lateralmente ed aderenti alla cartilagine tiroide del collo, unendosi trasversalmente sulla linea mediana da un ponte commissurale - istmo - dal quale pu dipartire cranialmente un lobo conformato a piramide e residuo del vecchio dotto tireoglosso - lobo piramidale; essa composta da un parenchima caratterizzato da sfere globulari di gelatina di stoccaggio per gli ormoni tiroidei - colloide - ricoperto esternamente da un sottile strato di cellule epiteliali polarizzate - tireociti - con una membrana apicale dotata di pseudopodi pinocitici immersi nella colloide, e membrana basale poggiante sia su una lamina basale confinante con quella dei sinusoidi tiroidei fenestrati, sia con le cellule di produzione della calcitonina cellule parafollicolari o cellule C.

La tiroide l'unica ghiandola in grado di condensare le tirosine iodate in tironine

ORMONI TIROIDEI : sono due tironine ossia, sono delle tirosine iodate - iodotirosine - derivare dalla iodazione delle tirosine della colloide, che vengono condensate dai tireociti in die ormoni a differente attivit : triiodotironina, l'unica forma biologicamente attiva degli ormoni tiroidei, e tiroxina, ossia la forma biologicamente inattiva (ma la pi secreta) degli ormoni tiroidei.

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Emivita di T4 di 8 giorni (se legato alla propria proteina trasporto) Emivita di T3 di 1 giorno (se legata alla propria proteina trasporto)

Secrezione della colloide o tireoglobulina : nell'ER dei tireociti viene secreta una proteina dimerica con tirosine trireoglobulina - che dopo una glicosilazione attivante nel Golgi pu entrare (nella membrana apicale) in un processo di iodazione che coinvolge il 20 % dei suoi 120 residui di tirosina, nel quale prima un trasportatore aspecifico concentra lo iodio all'interno dei tireociti, successivamente una perossidasi ossida lo iodio ed i residui di tirosina con il perossido di idrogeno (creato dalla riduzione dell'O2 con NADPH) formando due radicali che si associano assieme prima in MIT e poi in DIT con un secondo passaggio; qui la perossidasi ossida a radicali i residui contigui di MIT e di DIT che si condensano sulla tireoglobulina in tironine a formare : triiodotironina, per DIT che si condensa a MIT, 1/3 delle tirosine della globulina, e tiroxina, per DIT che di condensa a MIT, su 2/3 delle tirosine della globulina; in presenza di poco iodio viene prodotto pi MIT che DIT.

Fabbisogno di iodio plasmatico : nel corpo non c' alcun deposito di iodio mobilizzabile, quindi tutto lo iodio assunto giornalmente viene utilizzato per la secrezione di tireoglobulina e sucessivamente secreto tramite T3 e T4, che, sucessivamente, vengono detossificati dal fegato che gli elimina tramite bile.

Captazione della colloide e secrezione di T3 e T4 : con un attivit basale, potenziata o inibita da daterminate segnalazioni, i tireociti emettono pseudopodi piocitotici dalla porpria membrana apicale all'interno della colloide in modo da comprendere piccole gocciole di secreto poi inviato ai lisosomi basali della cellula che idrolizzano con proteasi lisosomiali la tireoglobulina liberando T3, T4 e RT3 che sono secreti, e MIT e DIT, che vengono deiodati dai tireociti per recuperarne e riutilizzarne lo iodio.

20% del secreto - T3 o triiodotironina - l'ormone pi attivo. 80% del secreto - T4 o tiroxina - l'ormone meno attivo. Tracce - RT3 - ormone per nulla attivo.

Trasporto plasmatico degli ormoni tiroidei e tampone circolatorio : gli ormoni tiroidei non essendo idrosolubili ma prevalentemente liposolubili, per via dei loro due anelli aromatici, devono viaggiare adsorbiti da proteine trasporto in una frazione di 99,97 % per la T4 - 51-142 nM totali con 11,5-21,5pM libero - e 97% per la T3 - 1,23,4 nM totale con 3-8pM libero - rappresentate dalla globulina legante tiroxina - TBG - contenente 75% di T4 e 70% di T3, dalla prealbumina legante tiroxina - TBPA - contenente il 15% di T4 e dalla albumina plasmatica, contenente il 10% di T4 ed il 30% di T3. Regolazione della secrezione di T3 e T4 : generalmente tutti i ligandi che stimolano la via del cAMP vanno ad aumentare la secrezione di tireoglobulina dai tireociti, mentre, tutti i ligandi che stimolano la via del cGMP vanno ad inibire i tireociti, sono presenti , inoltre reazioni a feedback negativo su ipofisi, ipotalamo e gli stessi tireociti.

TSH [+] : va ad aumentare il rilascio e la sintesi di tireoglobulina e il suo catabolismo a T3 e T4 tramite eccitazione per recettore 7TM della via dell'adenilato ciclasi Adrenalina o VIP (ortosimpatico) [+] : va ad aumentare la sintesi di tireoglobulina ed il suo catabolismo a T3 e T4 mediante eccitazione dei recettori 7TM della via dell'adenilato ciclasi. Esposizione al freddo [+] : permette di aumentare la sintesi di tireoglobulina Acetilcolina (parasimpatico) [-] : va a diminuire l'uptake di tireoglobulina dal follicolo tramite l'eccitazione dei recettori 7TM della via della guanilato ciclasi. Tireoglobulina [-] : effetto a feedback negativo diminuisce la stimolazione della secrezione di T3 e T4 mediante un impedimento della via dell'adenilato ciclasi. T3 e T4 [-] : agiscono a feedback negativo andando al limitare la stimolazione della secrezione di T3 e T4, mediante l'inibizione della secrezione di TSH ipotalamico e di TRH ipofisario. Disponibilit di ioduro (effetto wolff-Chiakoff) [-] : la tiroide in grado di aumentare l'effetto del TRH sui tireociti alla diminuzione dello ioduro, in questo modo si ha aumento della captazione di ioduro e di sintesi di T3 alla diminuzione di iodio nel sangue.

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Regolazione dell'azione di T4 tramite modulazione della deiodazione periferica : l'ormone T4, perifericamente, viene deiodato in forma di T3 dalle deiodasi cellulari in una quota media del 40% (tramite rimozione dello iodio in 5I) in modo da attivare la propria azione sul metabolismo cellulare; questo passaggio strettamente regolato in modo da aumentare o diminuire la disponibilit e l'azione di T3 a seconda della disponibilit periferica, ossia, diminuirlo in caso di digiuno, di gravidanza e in alcune disfunzioni epatiche e renali diminuendone la desiodazione, pur mantenendo stabile la produzione tiroidea di T3 e T4. Regolazione dell'ingresso di T3 nella cellula : essendo necessario il passaggio di T3 per un trasportatore transmembrana specifico al fine dell'ingresso nelle cellule bersaglio, ed essendo tale trasportatore inibito direttamente dai prodotti del catabolismo decarbossilante - acido tetraiodoacetico e acido triiodoacetico - viene inibito a feedback negativo dalla stessa azione dell'ormone tiroideo. Regolazione dell'azione di T3 nella cellula : il T3, una volta entrato nella cellula va a stimolare la strascrizione di alcuni geni inibendo la trascrizione die propri recettori nucleari Catabolismo degli ormoni tiroidei :

Escrezione urinaria : tramite la deiodazione sia T3 che T4, che iT3 (inattivo biologicamente) possono essere deiodati sino alla 3,3 didiodotironina che viene poi escreta con le urine. Escrezione biliare : il fegato, tramite processi di solfonazione e glucuronazione permette l'escrezione del T3 e del T4 con la bile e qiuindi con le feci. Catabolismo di tipo carbossiacido : molte cellule, in particolare gli epatociti, sono in grado di decarbossilare la molecola di T3 e T4 nei loro acidi carbossilici derivati - acido triiodoacetico e tetraiodoacetico - che verranno successivamene escreti con le urine..

Meccanismo d'azione : il T3 penetra nella cellula tramite un trasportatore specifico in grado di pomparlo al suo interno (inibito dai prodotti di decarbossilazione del T3 del T4), inoltre, agisce legando un recettore nucleare contenente zinc finger - di tipo o - in grado di legarsi direttamente, o dimerizzato con il recettore per l'acido retinoico, a determinati geni strutturali in modo specifico a seconda del recettore di ogni specie cellulare modulando l'espressione genica delle cellule; essi inoltre, modificano metabolicamente la cellule, andando a legarsi a ribosomi, mitocondi e membrana plasmatica. Le uniche cellule a non possedere un recettore attivo metabolicamente per il T3 sono i neuroni (reagiscono in modo differente)

Ruolo nel sistema nervoso centrale : dal primo trimestre di gravidanza al primo anno gli ormoni tiroidei, agendo sui geni che favoriscono la replicazione cellulare dei neuroblasti, impediscono la loro moltiplicazione ed aumentano la loro maturazione, ossia, l'ingrandimento dei loro somi, la sinaptogenesi, l'ingrossamento dei dendriti e la mielinizzazione; nell'et adulta, ad SNC perfettamente maturo, consentono una velocizzazione delle risposte neurali, un'aumento della velocit e della capacit di pensiero e di memorizzazione, un aumento dell'attenzione ed una stabilizzazione del tono affettivo-emotivo del soggetto. Ruolo nell'accrescimento corporeo : nello sviluppo e nell'accrescimento dell'apparato scheletrico determinano lo sviluppo dei centri di ossificazione nelle epifisi delle ossa, l'attivit dei neuroblasti con deposizione di nuova osteoide e la calcificazione delle cartilagini di coniugazione (con arresto della crescita lineare del soggetto); inoltre, stimolando anche la secrezione di GH, permette lo sviluppo del muscolo scheletrico, dei visceri interni e degli annessi cutanei con un accelerazione della sintesi proteica. Effetto calorigeno sul metabolismo basale : in tutti i tessuti, tranne cervello, gonadi, milza, cute e organi linfatici, gli ormoni tiroidei aumentano il consumo energetico a riposo delle cellule mediante un aumento della sintesi e dell'attivit delle pompe Na/K ATPasi, con conseguente maggiore produzione di calore e maggiore disponibilit di ADP, stimolando indirettamente anche la fosforilazione ossidativa nel mitocondrio. Effetto sul catabolismo delle sostanze energetiche : per il catabolismo del glucosio ha un'azione iperglicemizzante tramite stimolazione dell'assorbimento intestinale di glucosio, stimolazione della glicolisi e della glicogenolisi; inoltre, per il catabolismo lipidico va ad aumentare l'idrolisi dei trigliceridi, la mobilizzazione dei lipidi dal tessuto adiposo e l'ossidazione intracellulare degli acidi grassi; per il catabolismo proteico, a dosi elevate, va ad aumentare la degradazione delle proteine sintetizzate con dimagrimento.

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Effetto dinamico sull'apparato cadiovascolare : causano un aumento della gittata cardiaca tramite aumento della frequenza cardiaca, della pressione pulsatoria sistolica, ma con un accorciamento del periodo di riempimento diastolico; inoltre causa un aumento della pressione sistolica con diminuzione della pressione diastolica, attraverso una diffusa vasodilatazione periferica per apertura delle anastomosi arteriolovenulari con aumento del flusso sanguigno nei tessuti. Effetto dinamico sull'apparato respiratorio : causano un aumento della frequenza respiratoria tramite un aumento della risposta dell'apparato all'ipossia e all'ipercapnia. Effetto sul rene : stimolano i reni alla produzione di eritropoietina, stimolando la formazione di nuovi globuli rossi e, quindi, il trasporto di ossigeno dai polmoni ai tessuti perferici. Azione sulla secrezione di altri ormoni endocrini : va a stimolare l'ipofisi alla produzione di GH e alla riduzione della produzione di prolattina, la corteccia surrenale alla produzione di cortisolo, le gonadi all'aumento del rapporto estrogeni/androgeni, alla differenziazione delle cellule del Sertoli per la spermatogenesi (nel maschio) alla normalizzazione del ciclo ovarico e della gravidanza (nella donna), le paratiroidi alla produzione di paratormone ed il fegato e la cute alla produzione di 2,5-diidrossicolecalciferolo e alla produzione di vettori proteici per gli ormoni tiroidei. Altre azioni : stimola l'appetito, la secrezione e la motilit intestinale (ormone oressizzante) e la conversione del carotene in vitamina A nell'epitelio pigmentato della retina.

GHIANDOLE SURRENALI : sono due piccole piramidi da 8 grami ciascuna, poste sopra gli apici dei reni, compose da una parte pi esterna - corticale del surrene - di origine mesodermica ed organizzata in cordoni di cellule secernenti epitelioidi, ricoprenti esternamente un nucleo di cellule endocrine di origine neuroectodermica - midollare del surrene - specializzata nella secrezione di catecolamine come un ganglio ortosimpatico secretivo. CORTICALE DEL SURRENE : ammasso di cellule epitelioidi, componenti il 90& del peso del surrene, poste in cordoni radiali e separati l'uno dall'altro da sinusoidi fenestrati, suddivisibili in aggregati di cellule pi superficiali zona glomerulare - caratterizzate dalla produzione di mineralcorticoidi (aldosterone in particolare), da una zona pi estesa e cordonale intermedia - zona fascicolata - e da una zona pi interna di cellule raggruppate in modo disomogeneo - zona reticolata - caratterizzate da un prande continuto in goccioline di colesterolo, in grado di essere utilizzato per la produzione di glucocorticoidi, deidrioepiandrosterone DHEA.

La corticale del surrene fa parte dell'asse ipotalamo-ipofisi-surrenale

ORMONI CORTICOIDI : sono tutti ormoni liposolubili con azione diffusa su tutte le cellule, che vengono sintetizzati in tutte le cellule a partire dalla trasformazione del colesterolo, captato mediante recettore per apo B100 o autosintetizzato dall'acetil-CoA, in pregnenolone tramite la sua idrossilazione su 21 e 22 e la rimozione della catena di acido isocraproico nella membrana interna del mitocondrio, tramite P450 scc ed elettroni donati da NADPH tramite adrenoxina, e differenziati sucessivamente da reazioni cellula specifica, che ne modificano il numero di carboni e dei gruppi funzionali ad essi collegati in - mineralcorticoidi, glucocorticoidi e ormoni sessuali derivati dal DHEA.

Siccome i glucocorticoidi assomigliano ai mineralcorticoidi possono agire nelle stesse vie di segnalazione

Trasporto proteico degli ormoni corticoidi : tutti gli ormoni corticoidi, essendo poco solubili nel plasma, necessitano di un trasporto mediato da proteine plasmatiche prodotte dal fegato, con le quali la porzione disciolta si mantiene in equilibrio in una sorta di tampone a deposito proteico degli ormoni corticoidi.

Cortisolo : possiede una concentrazione totale di 13,9 ug/dl nel plasma dei quali, l'80% viaggia con la transcortina, il 15% viaggia con l'albumina ed il 5% viaggia libero nel plasma. Corticosterone : possiede una concentrazione totale di 0,4 ug/dl nel plasma, dei quali la maggior parte veicolati dalla transcortina e dalla albumina. Aldosterone : possiede una concentrazione totale di 0,006 ug/dl nel plasma, dei quali la maggio parte viaggia nella trasncortina, nella albumina ed in una globulina specifica. Desossicorticosterone : possiede una concentrazione totale di 0,006 ug/dl

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Deidroepiandrosterone solfato : possiede una concentrazione totale pi elevata di 175ug/dl, prevalentemente legato a globuline o disciolto nel plasma.

Catabolismo e clearence : generalmente tutti gli steroidi corticusurrenalici vengono glucuronizzati o solfatati dal fegato per dissolverli nel plasma ed espellerli nell'urina, mentre, una parte del cortisolo e del DHEA vengono convertiti dai tessuti che gli utilizzano nei tetraidroderivati o in 17-chetosteroide permettendogli la dissoluzione nel plasma e l'espulsione con l'urina. Ormoni glucocorticoidi : sono caratterizzati da 1 gruppo chetonico in posizione 3 e da 2 gruppi ossidrilici in posizione 11 e 21, possiedono un'azione energizzante/iperglicemizzante per reazioni allo stress psicogeno-fisico. Cortisolo : 10 mg al giorno -- azione glucocorticoide rispetto al cortisolo = 1/azione mineralcorticoide rispetto al cortisolo 1 Corticosterone : 3 mg al giorno -- azioneglucocorticoide rispetto al cortisolo = 0,3/azione mineralcorticoide rispetto al cortisolo 15

Sintesi dei glucocorticoidi e del DHEA : avviene nella zona reticolare e fascicolata.

1. Il pregnenolone viene ossidato in posizione 17 dal P45c17 dal NADP a formare 17--idrossipregnenolone 2. Il 17--idrossipregnenolone viene trasformato dalla P450c17 in deidroepiandrosterone DHEA tramite distacco della catena laterale 3. Il 17--idrossipregnenolone viene trasformato dalla 3--deidrossisteroridodeidrogenasi in 17-idrossiprogesterone 4. Il 17--idrossiprogesterone viene idrossilati in 21 dal P450c21 e 11 dal P450c11 formando cortisolo 5. Il progesterone viene idrossilato in 21 dal P450c21 in 11-desossi-corticosterone 6. Il 11-desossi-corticosterone viene idrossilato in 11 dal P450c11 a cortosterone. Ormoni mineralcorticoidi : sono caratterizzati da un atomo di carbonio ossigenato in posizione 18 e possiedeono un azione volemica per reazioni all'ipotensione ed alla diminuzione della volemia. Aldosterone : 0,15 mg al giorno -- azione glucocorticoide rispetto al cortisolo = 0,3/azione mineralcorticoide rispetto al cortisolo = 3000 Desossicorticosterone : 0,2 mg al giorno -- azione glucocorticoide rispetto al cortisolo = 0,2/ mineralcorticoide rispetto al cortisolo = 100

Sintesi dei mineralcorticoidi : avviene nella zona glomerulare poich sono le uniche cellule a possedere l'aldosterone sintetasi ma a non possedere la P450c17 per la via dei glucocorticoidi e degli ormoni sessuali.

1. Il pregnenolone viene idrossilato in posizione 18 dalla P450c18 in 18-idrossicorticosterone 2. Il 18-idrossicorticosterone viene ossidato dalla aldosterone sintetasi in 11-desossicorticosterone 3. Il 11-desossicorticosterone viene trasformato dall'aldosterone sintetasi in aldosterone Ormoni sessuali o deidroepiandrosterone DHEA : sono caratterizzati dall'assenza della catena laterale C20-21 e dalla presenza di un carbonio ossigenato in posizione 17, possiedono ruolo mitogenico e stimolate la funzione sessuale. DHEA deidroepiandrosterone : 20 mg al giorno Regolazione della sintesi degli ormoni sessuali e glucocorticoidi : la secrezione degli ormoni glucocorticoidi e sessuali segue un ritmo circadiano, con una maggiore frequenza di scariche secretive presso la mattina, ma con notevoli modifiche a seconda delle situazioni di stress psicogeno o fisico tramite l'asse ipotalamo-ipofisi-surrene.

ACTH [+] : causa una secrezione di DHEA e di glucocorticoidi regolata secondo ritmi circadiani Stress, esercizio fisico intenso, digiuno e interventi chirurgici [+] : causano una stimolazione della secrezione di ACTH

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Ormoni glucocorticoidi [-] : causano un'azione a feedback negativo sulle cellule adenoipofisarie per la liberazione di ACTH

Modificazione della secrezione di DHEA con la vecchiaia : la secrezione di DHEA per meccanismi intracorticosurrenalici subisce un aumento sino ai 3'anni, collegato con la comparsa di maggiore peluria pubica e ascellare, per poi decadere con la vecchiaia. Regolazione della sintesi degli ormoni mineralcorticoidi : presentano un tono basale di secrezione di aldosterone e desosssicorticosterone tuttavia innalzato dalla diminuzione della pressione arteriosa o della volemia sanguigna da parte dell'apparato juxtaglomerulare.

Angiotensina II [+] : ruolo del circuito renina angiotensina II avviato dall'apparato juxtaglomerulare in risposta ad una diminuzione di pressione arteriosa, ad un aumento della stimolazione ortosimpatica, al peptide natriuretico atriale, e alla diminuzione del carico tubulare del sodio, finalizzato alla rigenerazione della normale volemia, pressione arteriosa e osmolarit. Potassio ematico [+] : possiede un ruolo nel stimolare le cellule della zona glomerulare alla produzione di aldosterone finalizzato al mantenimento dei livelli di kalkemia.

Meccanismo di azione degli ormoni corticosurrenalici : questi ormoni penetrano nella cellula senza l'apparente necessit di un trasportatore specifico vista la loro lipofilicit, e vanno ad interagire con un recettore monomerico intracitosolico associato alle heat shock protein del layer interno della membrana plasmatica, che, si staccano, entrano nel nucleo cellulare stimolando l'espressione genica e modificando il corredo proteico delle cellule e, nel caso dell'androsterone, modifica metabolicamente la cellula consentendo una veloce azione tubulare. Azione metabolica dei glucocorticoidi : sono ormoni ad azione d'emergenza contro stress di tipo fight or flight o contro il digiuno, ovvero, consentono un aumento della disponibilit muscolare e cerebrale di precursori energeticamente favorevoli, con un sacrificio di altre funzioni organiche.

Effetto catabolico protidico, glucudico e lipidico nei tessuti : consente la liberazione di molecole energetiche in grado di preparare biodisponibilit ad un azione di tipo fight or flight, tuttavia, causano un'atrofia tissutale generalizzata. Nel muscolo : vanno ad aumentare la proteolisi e la gluconeogenesi tramite aminoacidi, in modo da aumentare il glucosio e gli aminoacidi a disposizione nelle fibre muscolari striate, causando, contemporaneamente, un'atrofia muscolare per riduzione delle miofibrille. Nella pelle e negli annessi cutanei : va ad aumentare la lipolisi e la proteolisi, causando un assottigliamento delal pelle ed una maggiore fragilit ed ulcerabilit. Nell'osso : va ad aumentare l'assorbimento dell'osso ed a diminuire la deposizione di osteoide, causando osteoporosi e maggiore fragilit delle diafisi. Nel connettivo : va ad aumentare il riasorbimento della matrice extracellulare e dei glicosamminoglicani, con aumento della lassit e assottigliamento del connettivo.

Effetto iperglicemizzante per gluconeogenesi e inibizione dell'insulina : soprattutto nel digiuno, gli ormoni glucocorticoidi inibiscono l'azione ipoglicemizzante dell'insulina, e, contemporaneamente, vanno a stimolare la gluconeogenesi nel fegato determinando l'aumento della glicemia. Aumento della produzione di corpi chetonici : con un digiuno prolungato la lipolisi nel tessuto adiposo e nel fegato va ad aumentare i tassi plasmatici di acidi grassi che saranno utilizzati dal fegato per produrre corpi chetonici in grado di ridurre al minimo la degradazione proteica gluconeogenetica.

Azione antiinfiammatoria dei glucocorticoidi : i glucocorticoidi esercitano una inibizione nella formzione dell'edema e dell'imunit cellulomediata ed umorale tramite modifica della comunicazione tra linfociti e della formula leucocitaria in se, andando anche ad inibire la sintesi di molecole proinfiammatorie.

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Variazione della composizione della formula linfocitaria : i glucocorticoidi vanno a diminuire la quantit di eosinofili, macrofagi e linfociti circolanti, aumentando contemporaneamente la quantit d neurofili, dei quali, per, non stimolano la diapedesi e la concentrazione nei tessuti. Ostacolo nella formazione dei mediatori infiammatori : i glucocorticoidi inibiscono gli enzimi in grado di sintetizzare trombossani, lucotrieni, prostaglandine e ossido nitrico, andando ad effettuare un'azione antiedematosa e antiiperemica. Ostacolo alla liberazione di leucotossine : i glucocorticoidi rinforzano le membrane dei lisosomi dei macrofagi impedendone la fusione con la membrana esterna e la degranulazione. Inibizione della risposta instaminica : i glucocorticoidi vanno a diminuire la quantit di mastociti e di granulociti andando a diminuire l'instamina prodotta. Inibizione della risposta cronica : inibiscono la sintesi e l'immissione del collagene dei fibroblasti Inibizione della risposta adattiva : inibisce la presentazione dell'antigene dei T helper, la loro secrezione citochinica e l'attivazione dei linofici B

Effetto cardiocircolatorio permissivo per catecolamine ed angiotensina : permette una maggiore azione della catecolamine nell'aumento della pressione circolatoria arteriosa, aumentandone la vasocostrizione e la stimolazione sulla gittata cardiaca.

Aumento dell'effetto sula gittata cardiaca : vanno ad aumentare le pompe Na/K ATPasi sui miocardiociti ed i recettori -adrenergici stimolanti per il cuore aumentando l'effetto inotropo positivo delle catecolamine sul cuore Aumentano l'effetto sulla vasocostrizione : vanno a facilitare ed a prolungare l'aumento del calcio intracitoplasamtico operato dalle catecolamine e dall'angiotensina II, causando un aumento della resistenza vascolare e della pressione.

Effetto sull'umore : i glucocorticoidi sono in grado di migliorare l'umore se utilizzati per brevi periodi di tempo ed in piccole quantit; sono tuttavia in grado di causare un effetto deprimente sull'umore in caso di un'utilizzazione di tipo cronico ed in grandi quantit Azione dell'ormone sessuale DHEA : determina la formazione dell'adrenarca femminile, ovvero la comparsa di peli pubici e ascellari nella donna.

Femminizzazione epatica : il fegato, per espellere il DHA, spesso lo straforma in estradiolo, provocando un effetto femminizzantequalora fosse compromessa la secrezione biliare dello stesso.

Azione degli ormoni mineralcorticoidi : gli ormoni mineralcorticoidi hanno una funzione nel ristabilire la normale osmolarit del plasma sanguigno e la normale volemia e pressione plasmatica in caso di diminuzione di entrambe; essi quindi mantengono l'equilibrio idrosalino del corpo.

Aumento della volemia tramite diminuzione della natriuresi e della diuresi pressoria : vanno ad aumentare il riasorbimento del sodio nel tubulo distale e quello di acqua per trascinamento. Riduzione dell'escrezione del potassio : avviene tramite un azione sul tubulo distale del rene.

MIDOLLARE DEL SURRENE : ammasso di cellule di origine neuroectodermica, assimilabili a neuroni ortosimpatici gangliari con funzione secernente (ganglio secernente), caratterizzate da una ricca innervazione sinaptica para e ortosimpatica, la prima post e la seconda pregangliare, entrambe acetilcolinergiche, e da un apparato enzimatico neuronale noradrenergico, in grado di produrre noradrenalina dalla fenilalanina o tirosina, ma in grado di produrre, anche, adrenalina tramite un enzima specifico non presente nei neuroni - feniltanolamina-N-metiltranferasi - fungendo, di fatto, da branca secernente del sistema nervoso autonomo periferico.

Unica ghaindola endocrina a secernere adrenalina nel plasma, mentre la noradrenalina immessa dall'ortosimpatico

CATECOLAMINE SURRENALI : la midollare del surrene secerne all'85% adrenalina e al 25% noradrenalina, che sono due catecolamine prodotte con 2 passaggi citosolici di idrossilazione della tirosina, tramite tirosinaidrossilasi a DOPA (che inibisce a feedback negativo lo stesso enzima che la produce), e di decarbossilazione del DOPA, con la DOPA-decarbossilasi, a dopamina, un passaggio intermedio granulare di idrossilazine della dopamina, mediante dopamina-idrossilasi, con la produzione di noradrenalina nel granulo ed un utlimo passaggio citosolico di metilazione della noradrenalina, mediante feniltanolamina-N-metiltransferasi, in adrenalina, caricata nei granuli che

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poi verranno liberati all'ingresso di calcio tramite depolarizzazione della membrana via neurotrasmettitore da terminale ortosimpatico. Meccanismo di trasporto nel flusso plasmatico : le catecolamine sono molto idrosolubili e vengono trasportate benissimo dal plasam senza l'azione di trasportatori. Catabolismo delle catecolamine : le catecolamine vengono escrete come tali dalle urine oppure metabolizzate dal fegato e dal rene ed escrete come acido vanillilmandelico. Regolazione della secrezione di carecolamine : la concentrazione di catecolamine nel sague molto bassa in condizioni standard, tuttavia, pu essere aumentata in tutte le situazioni di stress che attivano il sistema ortosimpatico, in particolare, stress fisico, stress psicogeno e reazioni fight or flight.

Regolazione del centro tuncale vasopressorio VI3P all'ipotensione: questo centro attivo con la diminuzione di volemia e aumenta la pressione sistolica e diastolica andando a stimolare la gittata cardiaca e la vasocostrizione periferica mediante secrezione di adrenalina. Regolazione del centro ipotalamico : questo centro in grado di rispondere agli stress psichici e alla reazione fight or flight con un aumento della gittata cardiaca ed un aumento del tono vascolare. Azione a feedback negativo delle catecolamine [-] : causando una desensibilizzazione alle catecolamine per fosforilazione die recettori delle catecolamine stesse. Azione del parasimpatico [+] : tramite stimolazione acetilcolinergica del simpatico si ha un aumento della sensibilit alle catecolamine per aumento dei recettori e

Meccanismo di effetto delle catecolamine : le catecolamine possiedono un effetto differente a seconda delle tipologie di recettori contenute dalle cellule i quali, tuttavia, sono sempre di tipo 7TM accoppiati con G protein, in grado di modificare l'assetto metabolico della cellula senza effetti trascrizionali. Recettori 1 : sono recettori stimolati prinicpalmente dall'adrenalina

Recettori 1 : sono accoppiati con una G protein stimolatoria in grado di aumentare il livello di cAMP intracitosolico. Recettori 2 : sono recettori accoppiati ad una G protein inibitoria in grado di attivare una fosfodiesterasi permettene la diminuzione del cAMP intracitosolico.

Recettori : sono recettori stimolati principalmente dalla noradrenalina


Recettori 1 : sono recettori accoppiati ad una G protein eccitatoria in grado di attivare la via della fosfolipasi C e, quindi, di aumentare il calcio intracitosolico. Recettori 2 : sono recettori accoppiati ad una G protein inibitoria in grado di attivare una fosfodiesterasi permettene la diminuzione del cAMO intracitosolico.

Effetto metabolico delle catecolamine : si ha una liberazione di substrati metabolici nel plasma in modo da preparare la reazione di fight or flight con due differenze di glucocorticoidi :

Non si ha catabolismo proteico : le proteine dei tessuti, e dei muscoli, non vengono degradate quindi non si ha un'atrofia muscolare. Iperglicemizzazione per glicogenolisi : le cellule del tessuto muscolare e di quello epatico vanno ad aumentare il glucosio circolante tramite l'aumento della glicogenolisi, senza fare gluconeogenesi.

Effetto termogenico : hanno un effetto calorigeno andando a stimolare la funzionalit delle pompe Na/K ATPasi, e quindi la fosforilaizone ossidativa, ma non quanto gli ormoni tiroidei. Effetto sul sistema nervoso e sulla muscolatura scheletrica : aumenta l'eccitabilit dei neuroni del sistema nervoso, con un aumento della velocit di pensiero ed un aumento dell'attenzione; parallelamente si ha un aumento del tono muscolare con un rispettivo aumento della forza di contrazione de della velocit di responso dalle fibre muscolari. Effetti cardiovascolari : siccome sul cuore sono presenti pi recettori 1 attivatori - 80% e pochi recettori 2 inibitori - 20%, mentre sulla fibra del muscolo liscio ci saranno tanti recettori 2 inibitori e recettori 1 eccitatori allora.

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Aumento della adrenalina : causa un aumento del flusso sanguigno con aumento della pressione sistolica e diminuzione della diastolica, per aumento della gittata cardiaca (inotropa e cronotropa) e diminuzione della vasocostrizione periferica (quindi non stimolazione dei barocettori che lasciano invariata la gittata) Aumento della noradrenalina : si ha una diminuzione del flusso sanguigno con un innalzamento della pressione arteriosa media, per diminuzione della gittata cardiaca (inotropa e cronotropa) ed aumento della resistenza periferica (quindi stimolazione die barocettori che diminuiscono la gittata cardiaca)

GONADI : sono dei piccoli organi specifici per sesso che possiedono una funzione di produzione di gameti e di secrezione di ormoni sessuali, finalizzati alla differenziazione dei caratteri sessuali secondari e del comportamento di entrambi i sessi, con una funzione continua ed estesa tuta la vita nei maschi ed una funzione ciclica mensilmente e sino alla menopausa nelle donne. TESTICOLO : piccolo organo ovoidale, disceso tramite canale inguinale nel sacco scrotale, composto da una massa parenchimatosa ellissoidale, rivestita esternamente da una tonaca di fibre muscolari lisce e connettivo denso albuginea - che emana sepimenti approfonditi centripetamente nel testicolo al fine di dividerlo in singoli lobuli, composti da 3-4 tubuli seminiferi contorti ciascuno (componenti circa l'80% del tessuto testicolare) formati da un da un epitelio luminale cilindrico alto e germinativo (contenente spermiogoni) - cellule del Sertoli - ricoperto esternamente da uno strato di cellule mioepiteliali e muscolari liscie, immersi in uno stroma connettivale con attivit endocrina per la presenza delle cellule del Leydig e terminanti centrifugamente all'ilo testicolare in una grande rete di piccoli tubuli - rete testis - collegata tramite condotti efferenti alla testa ed al corpo dell'epididimo, possiedono una funzione spermatica regolata a feedback dalla inibina ed una funzione endocrina regolata a feedback dal testosterone.

Cellule del Sertoli : sono delle grandi cellule cilindriche, collegate tramite giunzioni occludenti tra le porzioni laterali della propria membrana plasmatica e comprendenti nelle giunzioni tra le cellule colonne di cellule germinali a vario stato di differenziazione, possedenti la funzione di promuovere e facilitare la spermiogenesi e di regolare l'attivit endocrina dell'asse ipotalamo-ipofisi-testicolo tramite. Formazione della barriera ematotesticolare : le giunzioni occludenti tra le cellule del Sertoli vanno ad isolare dal circolo plasmatico l'ambiente luminale dei tubuli seminiferi contorti, al fine di abolire eventuali infuenze molecolari esterne sulla spermiogenesi. Secrezione di ABP o androgen binding protein : proteina che lega e solubilizza il testosterone prodotto dalle cellule del Leydig nel liquido interstiziale intratesticolare, consentendone la presentazione alle cellule germinali per adiuvarne la spermiogenesi. MRF o myogenesis regulatory factor : proteina in grado di regolare la contrattilit dei tubuli seminiferi contorti nella spermiogenesi Secrezione di precursori energetico metabolici e fattori trofici: le cellule del Sertoli, tramite giunzioni comunicanti, passano alle cellule germinali i fattori nutritivi ed i fattori trofici in grado di sostenerne il metabolismo durante la mitosi e la loro differenziazione. Transferrina : consente il passaggio trofico del ferro agli spermatogoni maturazione con la facilitazione della spermatogenesi. Fagocitano gli spermatozoi mancati : ripuliscono il tragitto degli ulteriori spermatogoni in maturazione tramite fagocitois di quelli vecchi

Cellule del Leydig : cellule presenti nel connettivo tra i tubuli seminiferi contorti responsabili della sintesi e della secrezioen di testosterone, riversandolo nel torrente circolatorio o nel liquido interstiziale del testicolo che lo lega con ABP Cellule germinali : cellule che si organizzano in colonne tra le cellule del Sertoli con differenziazione aumentante verso il comparto luminale; in particolare, spermatogoni e spermatociti, si trovano basalmente e fuori alla barriera ematotesticolare, mentre spermatidi e spermatozoi si trovano nel compartimento luminale.

GAMETOGENESI DEL TESTICOLO : funzione continua del testicolo, iniziante dalla pubert ma non terminante con la senescenza dell'individuo, che consente la produzione giornaliera di 1 ml circa di liquido spermatico,

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contenente 100-200 milioni di spermatozoi per ml, ed una componente liquida attivatoria, trofica, protettiva e fertilizzante per gli spermatozoi, liquido spermatico. Spermatogenesi : processo continuo del testicolo, della durata di 70 giorni circa, organizzata per cicli distanti 16 giorni ciascuno e comprendenti contemporaneamente numerosi spermatogoni di uno stesso tubulo seminifero controrto, che consente la produzione teorica di 64 spermatozoi da ogni spermatogonio. 1. Uno spermatogonio 2N 2crom si divide mitoticamente 2 volte formando 1 spermatogonio che lo sostituisce e 3 spermatociti primari B 2. Ogni spermatocita primario tipo B fa una meiosi si producono 6 spermatociti secondari N 2crom 3. Ogni spermatocita secondario fa una secona meiosi e si producono 12 spermaticiti precoci N 1crom 4. Ogni spermatidio precoce inizia il proceso di spermiogenesi, con addensamento della cromatina, perdita citoplasmatica, formazione dell'acrosoma, formazione della coda e dell'assonema . 5. Ogni spermatozoo non capacitato tramite processo proteolitico della plasmina si distacca dall'apice delle cellule del Sertoli nella spermiazione. Produzione del liquido spermatico : il liquido spermatico, unitamente a quello secreto dalle vescichette seminali e dalla prostata, ha una funzione protettiva, trofica e fertilizzante per gli spermatozoi; esso contiene fruttosio, che nutre il movimento degli spermatozoi, fosfato e bicarbonato, che ne costituiscono un tampone basico a pH 7,35-7,5 in grado di proteggere i gameti dall'ambiente acido vaginale e di consentirne una migliore motilit e prostaglandine, che vanno ad aumentare la motilit contrattile delle vie genitali femminili, favorendo la progressione del seme. Regolazione ormonale della spermatogenesi : la spermatogenesi un processo continuativo dalla pubert ad opera della secrezione ipofisaria di FSH, agente sulle cellule del Sertoli e di LH, agente sulle cellule del Leydig.

FSH : consente la facilitazione ormonale ed il sostentamento energetico della spermiogenesi inducendo le cellule del Sertoli a secernere piruvato trofico per gli spermatogoni, trasformare testosterone in estradiolo, secernere ABP e attivatore del plasminogeno (responsabile della spermiazione) e secernere inibina (fattore anti Mulleriano) ed attivina in grado di regolare l'attivit dell'asse ipotalamo-ipofisi-testicolo. Inibina : peptide secreto dalle cellule del Sertoli in risposta alla stimolazione con FSH, chiamato anche peptide antiMulleriano e presente in 3 isoforme - alfa, betaA e betaB - con la funzione di inibire la sintesi e la secrezione ipofisaria dell'FHS, andando a regolare a feedback negativo la spermiogenesi. LH : consente la promozione ormonale della spermatogenesi e della spermiogenesi inducendo le cellule del Leydig al rilasio di testosterone.

ORMONI ANDROGENI TESTICOLARI : sono principalmente rappresentato dal testosterone e da piccole quantit di diidrotestosterone e androstenedione entrambi egenti sulla mascolinizzazione e sull'anabolizzazione del corpo maschile, secreti dalle cellule del Leydig a partire dal colesterolo e dla pregnenolone, ed eventualmente convertiti in piccole quantit di estrogeni, estrone ed estradiolo, da successive modificazioni, tramite una regolazione circadiana ipotalamo-ipofisi-testicolare e intratesticolare.

Emivita plasmatica del testosterone di 60 minuti

Testosterone : possiede un atomo di carbonio chetonico al 17 e un assenza della catena C20-21, e ha un azione di tipo mascolinizzante e anabolizzante sul corpo maschile, con la sviluppo dei caratteri sessuali secondari, accessori e del comportamentoSecrezione : 6-7 mg giorno a partire dai 17 anni e sino ai 30'anni

Sintesi del testosterone (ipoattivo) : processo che avviene nelle cellule del Leydig, sotto il controllo dell'LH ipofisario, con secrezione immediata dopo una sintesi a partire dalla conversione di colesterolo, principalmente sintetizzato dall'Acetil-CoA delle stesse cellule del Leydig, in testosterone e androstenedione seguendo principalmente una sola via enzimatica - via 5

1. Conversione del colesterolo tramite P450scc in pregnenolone 2. Idrossilazione in posizione 17 del pregnenolone con la P450c17 in 17--idrossipregnenolone 3. Distacco della catena laterale 17 del 17--idrossipregnenolone dalla P450c17 in deidroepiandrosterone o DHEA 4. Trasformazione del DHEA mediante 17-deidrogenasi e 3--deidrogenasi in testosterone 5. Trasformazione del testosterone con 17-chetoriduttasi in androstenedione

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Attivazione del testosterone nei tessuti bersaglio : nei tessuti bersaglio il testosterone - cute, bulbi piliferi e vie genitali - viene convertito dalla 5--reduttasi nella sua forma pi attiva capace di interagire con il recettore - diidrotestosterone. Conversione funzionale in estrogeni : nella cute, nel fegato e soprattutto nel tessuto adiposo, gli androgeni subiscono un'aromatizzazione (minore) tramite P450aromatasi dell'androstenedione in estrone e del testosterone in estradiolo che possiedono azioni specifiche in loco, specialmente nello sviluppo del grasso corporeo caratteristico del maschio.

Trasporto degli androgeni : siccome sono molto liposolubili sono veicolati da proteine plasmatiche che ne costitiscono un tampone con la fase libera, in particolare, la globulina legante gli ormoni sessuali, ne contiene il 3040%, l'albumina ne contiene una minima parte ed l'1-2% in forma libera.

Concentrazione plasmatica media di testosterone (uomo) : 500 ng/dl nella vita postpuberale Concentrazione plasmatica media di testosterone (donna) : 99 ng/dl nella vita postpuberale Concentrazione plasmatica del diidrotestosterone (uomo) : 25-75 ng/dl nella vita postpuberale

Catabolismo degli androgeni : il testosterone viene escreto totalmente con le urine, l'1% del quale direttamente come testosterone, ed il resto glucuronato o solfonato dal fegato oppure convertito nei 17-chetosteroidi - androstrone e etiocolanone Meccanismo di secrezione : la secrezione e la sintesi del testosterone avviene in modo continuato (nell'uomo) ma con una variazione circadiana tipica - con un picco mattutino massimo, ed un picco serale minimo - ed una variazione durante la vita dell'uomo - con un primo picco a 200ng/dl nella differenziazione fetale delle vie genitali ed un secondo picco a 200ng/dl al secondo mese postnatale, non dati dall'LH ma intrinseci alla gonade, un silenziamento sino alla pubert (17 annu), per sensibilizzazione delle cellule del Leydig all'LH non ancora secreto, ed un picco duraturo a 500ng/dl post puberale per 3 decadi, per secrezione di LH, destinato a scemare con la senescenza dell'individuo terminando alla 7a - 8a decade.

LH [+] : tramite il contatto con il 10% dei rettori 7TM della cellula associati positivamente con l'adenilato ciclasi, permette di aumentare la sintesi e quindi la secrezione di androsteroni tramite un aumento dell'espressione genica del citocromo P450c17 (necessario alla via metabolica) ed un aumento metabolico della liberazione intracellulare e del trasporto al mitocondrio del colesterolo nei granuli (e quindi della sintesi di pregnenolone). GnRH [+] : va ad aumentare l'effetto dell'LH sulle cellule del Leydig tramite upregulation dei suoi recettori. LH [-] : un contatto con + del 10% dei recettori causa una desensibilizzazione delle cellule del Leydig dall'LH tramite dowregulation dei suoi recettori. Testosterone [-] : va a diminuire la secrezione ipofisaria di LH

Meccanismo d'azione : come tutti gli ormoni derivati dal colesterolo sono liposolubili, quindi penetrano nel citoplasma della cellula senza trasportatori, e vanno ad agire su un recettore "zinc-fingers" associato alle heatshock protein sul layer interno della membrana plasmatica - AR o NR3C4 - che si stacca dalla membrana, per poi dimerizzare ed entrare nel nucleo dove va a stimolare l'espressione genica, tramite complessi trascrizionali, di geni collegati all'anabolizzazione e alla mascolinizzazione del corpo (generalmente mitogenici) Imp : l'azione pi imponente degli androgeni affidata al diidrotestosterone piuttosto che al testosterone, solo debolmente attivo.

Sviluppo e mantenimento funzionale dei genitali maschili : Sviluppo e maturazione degli organi genitali maschili : il testosterone nel periodo fetale promuove lo sviluppo del canale del Wolff, e quindi, di tutti gli annessi genitali del maschio, con saldatura dei cercini genitali nello scroto, crescita del tubercolo genitale nel glande e nel pene, formazione della prostata e di tutte le vie seminali. Crescita degli organi genitali : durante la fase puberale, dopo lo scatto puberale, va a stimolare la crescita del pene e dello scroto, la maturazione di tutte le vie seminali e l'ingresso del sistema riproduttivo nella sua piena funzionalit di produzione ed eiaculazione del liquido seminale.

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Gametogenesi : stimola gli spermatogoni, attraverso le proteine ABP, alla maturazione in spermatozoi attivi e funzionali.

Sviluppo dei caratteri sessuali accessori: Crescita del pelo androgeno : il testosterone va a stimolare i bulbi piliferi delle zone sensibili agli androgeni ma non agli estrogeni - peli del petto, della schiena, della faccia, delle spalle e delle gambe - aumentandone la crescita. Peli estrogenici : peli sensibili agli estrogeni, piuttosto che agli androgeni (sviluppati in egual modo nel maschio) posti sotto le ascelle e sul pube. Diposizione del grasso androgeno a "mela" : il testosterone va a stimolare l'ipetrofia e l'iperplasia del tessuto adiposo bianco sensibile agli androgeni, ovvero quello sulla pancia e sulle spalle. Disposizione a "pera" del grasso estrogenico : grasso principalmente posti al livello dei fianchi ed al livello della mammella, molto sensibile agli estrogeni. Maggiore secrezione sebacea : viene grandemente prodotta dal testosterone causando, nel periodo puberale, una grande quantit di acne.

Effetto anabolizzante sulla muscolatura : l'azione del testosterone sul metabolismo proteico aumenta la deposizione di miofibrille muscolari determinando un'elevata ipertrofia muscolare diffusa in tutti i muscoli scheletrici. Accrescimento corporeo osseo : l'effetto del testosterone permette di aumentare e mineralizzare maggiormente l'osteoide delle ossa lunghe, andando ad aumentare l'altezza dell'individuo e la larghezza delle spalle, tuttavia se i livelli prepuberali sono molto elevati pu determinare una saldatura precoce delle epifisi ed un certo grado di nanismo, principalmente per stimolazione dell'attivit degli osteoblasti e del riassorbimento del calcio renale. Effetto cardiocircolatorio : Aumento della gittata cardiaca : principalmente tramite un aumento della pressione arteriosa in seguito ad aumento della resistena vascolare periferica e dell'attivit inotropa (nella donna solo la frequenza) determinando i fattori di rischio cardiovascolari di ipertensione maschile. Aumento della circolazione coronarica : determinando un aumento dell'ossigenazione del cuore Aumento delle LDL e diminuzione delle HDL : ci un effetto arteriosclerotico con un sostanziale aumento delle LDL aumentante il rischio di malattie cardiovascolari nell'uomo rispetto alla donna premenopausa. Aumento della produzione di globuli rossi : ottenito dall'aumento della sintesi di eritropoietina da parte del rene, conseguente ad un aumento dell'ematocrito totale e dell'ossigenazione dei muscoli

Differenze emotivo-comportamentali dell'SNC : originano un cervello maschile pi abile in elaborazioni morfofunzionali e spaziotemporali, nell'ideazione visiva e nella pianificazione di movimenti complessi, ovvero pi volto alla pianificazione dell'azione aggressiva ed un cervello femminile pi abile nell'intelligenza e nell'elaborazione linguistica e nella rielaborazione dei segnali sensitivi nella sfera emotiva, ovvero pi volto alla pianificazione dell'azione difensiva e dell'organizzazione della "tana" (specialmente per quanto riguarda la protezione della prole); questa differenziazione avviene in due passaggi, ovvero uno sviluppo prenatale testosterone dipendente dei "circuiti maschili" del cervello (sensibili al testosterone) ed una attivazione puberale di tali circuiti emotivo-comportamentali con la secrezione di tale ormone.

OVAIO : organo di forma ellissoidale, dal peso di 15g, posto sulle pareti laterali della fossa pelvica, nella fossa ovarica, ed in rapporto con le fiimbrie della tuba uterina, composto da una tonaca esterna fibrosa e contenente miociti lisci - tonaca albuginea - che ricopre un parenchima formato da una corticale esterna a funzione germinativa, contenente i follicoli ovarici in evoluzione, i corpi lutei e i corpi albicans delle ovulazioni precedenti, e da una midollare interna di connettivo lasso, a funzione endocrina, contenente numerosi elementi cellulari a secrezione

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endocrina, entrambe con una temporizzazione ciclica mensile, (e non continua come nel testicolo) caratterizzata da un feedback inibina-FSH ed estrogeno/progesterone-LH

Ovaio nel periodo follicolare o preovulatorio : periodo di circa 14 giorni ma variante in modo intradividuale e intradividuale esteso dalla mestruazione appena avvenuta all'ovulazione, ovvero nel periodo di azione endocrina delle cellule tecali e della granulosa e di maturazione del follicolo primario nell'ovulo secondario. Ovaio nel periodo luteinico o postovulatorio : periodo di circa 14 +-2 giorni, molto mantenuto nelle varie persone, esteso dall'ovulazione alla successiva mestruazione, ovvero nel periodo di maturazione ed azione endocrina delle cellule luteiniche e del tragitto dell'ovulo nelle tube all'utero dell'ovulo secondario.

SECREZIONE ENDOCRINA DELL'OVAIO : l'ovaio, nella donna non gravida, possiede una secrezione non continua ma sequenziale nel tempo tramite controlli insiti nella variazione della concentrazione ormonale intraovarica e nella sua influenza sull'attivit ipotalamo-ipofisaria, suddividendosi in una fase secretiva follicolare (preovulatoria) caratterizzata da estrogeni, ed in una fase secretiva luteinca (postaovulatoria) caratterizzata da progestinici, entrambi prodotti dalla granulare del follicolo tramite la modifica degli androgeni prodotti dalla teca interna. Teca interna--->androgeni--->Granulosa/Corpo luteo--->estrogeni/progestinici Estrogeni : vengono rappresentati da estradiolo ed estrone e possiedono un assenza di catena C20-21 con un gruppo OH al carbonio 3

Concentrazione preovulatoria follicolare : 40 ng/dl Concentrazione postovulatoria luteinica : 15 ng/dl

Progestinici : vengono rappresentati dal progesterone e possiono un assenza di catena C20-21 con un gruppo O al carbonio 3 ed uno acetaldeidico al 17.

Concentrazione preovulatoria follicolare : 20 ng/dl Concentrazione postovulatoria luteinica : 1500 ng/dl

Sintesi degli androgeni e dei progestinici : la sintesi degli estrogeni e dei progestinici risultato della cooperazione tra cellule tecali interne in grado di trasformare tramite via 4 - P450scc, 3-deidrogenasi, P450c17 - il colesterolo captato dalle LDL circolanti in androstenedione o progesterone e cellule della granulosa/luteiniche in grado di trasformare l'androstenenedione tramite P450 aromatasi in estradiolo e tramite 17-chetoreduttasi in estrone. Trasporto ormonale degli estrogeni e progestinici : siccome sono poco solubili in acqua vengono legati all'albumina plasmatica, alla SHBG ed alla globulina di trasporto per gli ormoni corticosurrenalici con le quali stanno in equilibrio con la parte disciolta nel plasma. Catabolismo degli ormoni : vengono principalmente metabolizzati dal fegato per essere congiugati con acido glucuronico oppure solfatati in modo da essere espulsi con urina e bile. Regolazione della sintesi degli estrogeni e progestinici : la loro sintesi segue un'alternanza mensile - ogni circa 14 giorni - seguendo la successione ciclica tra periodo follicolare e luteinico (qualora non vi sia la fecondazione dell'ovulo) data dall'influenza dell'asse ipotalamo-ipofisario sulla granulare ed il corpo luteo e dalla risposta a feedback negativo dell'ovaio sull'asse ipotalamo ipofisario.

Periodo follicolare o preovulatorio : in seguito alla caduta di inibina A per luteolisi la ripresa di porduzione di FSH causa un'intensa produzione di estrogeni e di inibina B dalla granulosa del follicolo in maturazione i quali determinando sia un aumento della produzione di recettori per FSH ed estrogeni e quindi di estrogeni (feedback positivo), sia una inibizione della produzione di LH e di progesterone (feedback negativo), tuttavia accoppiata con un aumento dei recettori per l'LH e per i progestinici FSH [+] estrogeni : va a stimolare la granulosa alla produzione di estrogeni sia tramite l'aumento della proliferazione della granulosa e della sua attivit, mediante aumento della sua attivit aromatasica e la upregulation dei suoi recettori per FSH (feedback positivo), che tramite l'aumento della proliferazione e produzione di precursori dalla teca interna, tramite aumento dei suoi recettori per LH.

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Inibina B [-] estrogeni e progestinici : va a tamponare il livello di progesterone ed estrogeni andando a inibire la produzione e l'azione di GnRH e quindi la secrezione di LH e FSH. Estrogeni [-] LH e progestinici : vanno a mantenere bassa la secrezione di LH tramite un effetto a feedbackl negativo di dowregulation dei recettori adenoipofisari per GnRH

Ovulazione : in seguito all'elevata concentrazione di estrogeni per 36h causa un inversione a feedback positivo degli estrogeni su la produzione di LH che, trovando nelle cellule della granulosa un gran numero di suoi recettori, causa la luteinizzazione delle cellule della granulosa con aumento di produzione di progestinici, che riducono a feedback negativo la produzione di estrogeni andando a diminuire i rettori FSH ed estrogenici sulle cellule granulari, ed aumentano a feedabck positivo la produzione di progestinici, andando ad aumentare i recettori LH e progestinici; aumento di produzione di mediatori infiammatori e di mediatori proteolitici che fanno disaggregare l'ovulo determinando l'ovulazione e inibiscono ulteriormente la produzione di estrogeni. LH [+] progestinici : va ad aumentare la produzione di progestinici mediante la luteinizzazione delle cellule della granulosa. FSH [+] progestinici : va ad aumentare la produzione dei progestinici tramite aumento dei recettori LH sulla teca interna e sulla granulosa/corpo luteo. Estrogeni [+] progestinici : vanno ad aumentare la produzione di progestinici mediante un aumento della secrezione di LH, per aumento della secrezione di GnRH e dei suoi recettori adenoipofisari, un aumento dei recettori progestinici e dell'LH. LH [-] estrogeni : vanno ad inibire la produzione di estrogeni tramite la diminuzione dei recettori FSH Progestinici [-] estrogeni : vanno ad inibire la produzione di estrogeni tramite la diminuzione dei recettori FSH, della produzione di FSH e dei recettori estrogenici. Mediatori infiammatori [-] estrogeni : vanno ad inibire la produzione di estrogeni dalle cellule della granulosa promuovendone la luteinizzazione.

Periodo luteinico : in seguito al completamento della fase si lutinizzazione delle cellule della granulosa si ha un picco di produzione di progestinici (indipendente dalla LH) e di inibina A che vanno ad aumentare la produzione di mediatori proinfiammatori (segnando la degradazione stessa del corpo luteo) e a quasi azzerare la produzione di estrogeni tramite la diminuzione della produzione di LH ed FSH con inibina A. Inibina A [-] estrogeni : vanno ad azzerare la formazione di estrogeni tramite l'inibizione della produzione di GnRH potalamico e quindi l'inibizione della produzione di FSH da parte dell'ipofisi. Mediatori proinfiammatori luteolitici [-] progestinici e inibina A : vanno a diminuire la secrezione del corpo luteo tramite una sia progressiva distruzione.

Mestruo : fase nella viene a mancare la secrezione progestinica cade a 0 per distruzione totale del corpo luteo mente la secrezione degli estrogeni riparte su un nuovo ovulo primario per ripresa secrezione di FSH (cessazione della inibina A) e diminuzione dell'inibizione progestinica.

Meccanismo d'azione degli estrogeni : gli estrogeni, essendo abbastanza liposolubili, penetrano nelle membrane cellulari senza grandi problematiche, vannoo a regolare la trascrizione genica penetrando nella cellula per legare due tipologie di recettori citosolici disciolti che dimerizzano e traslocano nel nucleo dove legano fatori trascrizionali delle cellule anabolizzati e con funzioni specifiche.

Sviluppo generale del feto e differenziazione femminile : gli estrogeni nei primi mesi di gravidanza condizionano lo sviluppo sia dei feti maschili che femminili poich sono responsabili dello sviluppo generale (unisex) del corpo del feto, tuttavia nei successivi mesi di gravidanza (dal 5 mese in poi) continuano il programma di default dello sviluppo femminile, con regressione del dotto di wolff e sviluppo del dotto di

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Muller, mediante l'assenza del testosterone che ha effetti devianti sullo sviluppo femminile (aggiungendosi e non sostituendosi all'azione estrogenica) verso lo sviluppo del maschio.

Effetto sulla maturazione dei caratteri sessuali secondari : Forma a "pera" del grasso corporeo estrogenico : vanno a stimolare ipertrofia e iperplasia nel grasso delle anche e delle mammelle causando la formazione della classica forma del corpo femminile. Allargamento del canale pelvico : vanno a stimolare lo sviluppo osseo in larghezza delle ossa iliache e del sacro al fine di allargare la piccola pelvi e la grande pelvi. Sviluppo della mammelle : si ha uno sviluppo dell'apparato esocrino della mammella per aumento degli estrogeni e per una diminuzione dell'inibizione del testosterone. Sviluppo di peli pubici a triangolo e di peli ascellari : si ha una generale penuria di peli, con peli pubici sviluppari a triangolo a vertice in alto ed uno sviluppo dei soli peli ascellari, tramite non stimolazione androgenetica dei peli maschili.

Effetto anabolico lipidico : gli ormoni estrogeni, stimolano l'arricchimento di grasso intramuscolare e meno di miofibrille causando un ipertrofia grassa dei muscoli in assenza di testosterone ed in presenza di pi estrogeno. Effetto antidiuretico e natriuretico : gli estrogeni causano una maggiore ritenzione idrica andando ridurre il riassorbimento di sodio e acqua dal tubulo distale. Effetto ipocolesterolemizzante : gli estrogeni possiedono una funzione riducente la quantit di LDL ed aumentante la quantit di HDL con una consistente protezione del corpo dalla arteriosclerosi nella donna premenopausa. Effetto nell'accrescimento osseo corporeo : gli estrogeni consentono una stimolazione maggiore rispetto al testosterone degli osteoblasti alla secrezione e mineralizzazione dell'osteoide, consentendo, quindi, una fine precoce della crescita per saldatura della cartilagine di coniugazione. Effetto cardiocircolatorio : Effetto ipotensivo : le donne possiedono una pressione arteriosa pi bassa per effetto vasodilatatore degli estrogeni sulle vene e le arterie del circolo mesenterico e coronarico per aumentata secrezione di NO e per una risposta della donna ai maggiori carichi di ossigenazione tramite accelerazione della frequenza cardiaca piuttosto che alla vasocostrizione.

Effetto sul ciclo ovarico : i loro effetti sono concentrari nella porzione follicolare del ciclo ovarico. Sviluppo ed attivit metabolica delle cellule della granulosa e del follicolo : gli estrogeni consentono la moltiplicazione delle cellule della granulosa e della teca interna a formare il follicolo secondario, e ne aumentano la secrezione estrogenica, tramite aumento della secrezione androgenica delle cellule tecali e l'attivit aromatasica di quelle granulari, aumentandone il metabolismo, il nutrimento e upregolando la sensibilit a FSH Scelta del follicolo dominante da sviluppare nelle successiva ovulazione : durante la fase tardiva follicolare l'elevata concentrazione di estrogeni va ad inibire la produzione di FSH ipofisario, tramite aiuto dell'inibina B, provocando una selezione dei solo follicolo primario con una grande concentrazione di recettori per FSH, ossia con un basso rapporto androgeni/estrogeni al proprio interno. Inizio della produzione del corpo luteo : la grande concentrazione di estrogeni, mantenuta per pi di 36ore, permette in inversione della sua azione antiprogestinica e anti LH, promuovendone una funzione pro LH che, grazie alla sua passata upregulation dei recettori celluari dell'LH, causa una secrezione esplosiva di progesterone con inizio di formazione del corpo luteo.

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Effetto sulle vie genitali femminili : agiscono in modo da favorire la fecondazione ed il trasporto dell'ovulo all'utero. Aumento della produzione di muco fluido : le vie ovariche e la cervice uterina producono un muco pi fluido per consentire un migliore movimento degli ovuli e dello sperma. Aumento della motilit del miometrio : il miometrio comincia ad essere pi stimolato in modo da trasportare pi efficacemente lo sperma in profondit e l'ovulo fecondato verso l'utero.

Meccanismo d'azione dei progestinici :essendo abbastanza liposolubili, penetrano nelle membrane cellulari senza grandi problematiche, e vanno a regolare la trascrizione genica nella fase luteinica e gravidica penetrando nella cellula per legare una tipologia di recettore citosolico tipo "zinc fingers" che dimerizza e traslocano nel nucleo dove legano fattori trascrizionali delle cellule con funzioni specifiche pro gravidanza.

Aumento delle temperatura postvoulazione (nella fase luteinica o gravidica) : sono in grado di aumentare la temperatura basale tramite uno slittamento del setpoint ipotalamico. Effetto diuretico e natriuretico : sono in grado di diminuire la ritenzione idrica tramite una diminuzione del riassorbimento del sodio e dell'acqua dal tubulo distale per antagonismo all'effetto dell'aldosterone. Effetto cardiovascolare : Effetto ipotensivo : ottenuto mediante una vasocostrizione periferica e mesenterica per un aumento nella secrezione di NO, causando protezione delle malattie cardiovascolari nella donna fertile.

Ipertrofia della mammella : agisce andando ad aumentare lo sviluppo della porzione ghiandolare della mammella senza agire sugli adipociti alla sua base. Effetto sul ciclo ovarico : i loro effetto sono concentrati nella porzione luteinica del ciclo al fine di consentire una migliore fecondazione e attacco della blastociste nell'utero. Disgregazione del follicolo di graaf e ovulazione : causa l'iperemia e la disgregazione della parete tecale del follicolo di Graaf, tramite attivazione di fattori proinfiammatori ed enzimi proteolitici disgreganti la matrice tissutale delle teche e causa l'inizio della meiosi II nellovulo maturo. Promozione del corpo luteo e inibizione degli estrogeni : tramite la luteinizzazione delle cellule della granulosa, tramite inibizione della secrezione di FSH (aiutata dall'inibina ) per silenziamento del GnRH ipofisario Disgregazione del corpo luteo : tramite l'accumulo di mediatori proinfiammatori sino ad un livello di soglia massima.

Effetti sulle vie genitali femminili : sono tutti effetti finalizzati a migliorare l'adesione della blastocisti fecondata. Sintesi di muco denso : il progesterone stimola la cervice uterina e le vie tubariche alla secrezione di un muco pi denso e nutritivo per le prime fasi di attacco Diminuzione della motilit del miometrio : questo ormone facilita l'attacco e l'insediamento della blastociste tramite una inibizione del movimento del miometrio per downregulation dei recettori proossiitocina delle cellule del miometrio.

REGOLAZIONE ENDOCRINA DELLA GRAVIDANZA : la gravidanza un processo di sviluppo del feto dentro l'utero materno della durata di 265 giorni, caratterizzato dal fenomeno di accrescimento morfofunzionale del feto e dalla modifica del corpo della donna, entrambi generati da una secrezione endocrina temporalmente ordinata di ormoni

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nel circolo materno-fetale, in una fase iniziale promossa dal corpo luteo ed in una fase finale promossa dalla placenta e dal feto. Sincizio trofoblasto e citotrofoblasto : elementi embrionali precoci, derivati dal trofoblasto embrionale, con funzione strutturale e trofica, in grado di degradare il tessuto deciduale dell'endometrio e di fare spazio per l'embrione,e con funzione endocrina finalizzato alla produzione del latte ed alla ottimizzazione della sviluppo dell'embrione.

Gonadotropina corionica : viene secreta dal sincizio trofoblasto sotto la stimolaizone del GnRH secreto dal citotrofoblasto, con un livello che sale da 9 giorni dopo la fecondazione sino alla 10a settimana, per poi stabilizzarsi sino alla fine della gravidanza, con funzione di : Mantenimento in funzione del corpo luteo : agendo assieme all'AMP va a mantenere elevata la secrezione di estrogeni e progestinici anche all'inizio della gravidanza tramite l'impedimento della distruzione del corpo luteo in modo da mantenere il giusto livello ormonale sino alla comparsa della placenta. Mantenimento dello stato di rilassamentod el miometrio : permette un impedimento della contrattilit del miometrio e dell'utero tramite l'impedimento dell'azione dell'ossitocina sulle sue cellule liscie sino al 6-7 mese, da quando iniziano le contraizoni toniche dell'utero. Aiuta la secrezione del testosterone dei feti maschi : permette la secrezione del testosterone nel feto maschio e quindi lo sviluppo dei tratti maschili tramite un aumento della proliferazione delle cellule del Leydig

Somatotropina corionica : ormone prodotto dalle cellule del sincizio trofoblasto grazie alla stimolazione con GnRH da parte citotrofoblasto, a partire dalla 4a settimana ed aumentante sino al momento del parto : Aumento della funzionalit della ghiandola mammaria : aumenta la produzione di latte dalle ghiandole mammarie Aumenta il metabolismo della gestante : va ad effettuare un effetto inibitore dell'insulina con un aumento della quantit di glucosio nel circolo ed un aumento della quantit di acidi grassi.

Decidua : particolare struttura dello stroma endometriale, che si estsende con il progredire della gravidanza a sostituire tute le cellule dello stroma con cellule deciduali ricche in lipidi e glicogeno, con una funzione troficonutritiva per l'embrione sino all'8a settimana (sino allo sviluppo della placenta) e con una funzione endocrina secernente prolattina e rilassina in grado di pevenire il rigetto dell'embrione, produrre latte e facilitare il parto.

Rilassina : ormone peptidico simile alla proinsulina, secreto dal corpo luteo e, sicessivamente dalla decidua al terzo mese di gravidanza con il ruolo di : Impedire l'espulsione di feto ed embrione : va ad inibire la contrattilit del miometrio andando a prevenire l'espulsione anzitempo del feto. Facilita l'espulsione del feto durante la gravidanza : va a rilassare la muscolatura del collo dell'utero ed i legamenti pelvici.

Placenta : membrana derivata dal trofoblasto embrionale, come tutte le membrane intrauterine, possedente una funzione endocrina estrogenica-progestinica, in grado di mantenere e permettere la gravidanza nell'utero, ed una funzione trofica, fondamentale per donare al feto i nutrienti dal sangue materno, rimuovendo gli scarti dal sangue fetale.

Progesterone : nelle perime 6-8 settimane il picco progestinico viene mantenuto dal corpo luteo, mentre successivamente, viene mantenuto dalla placenta tramite produzione dello stesso dal colesterolo delle LDL captate dal sangue ma non formato dall'acetato. Agisce sulle ghiandole dell'endometrio : aumenta la secrezione di sostanze nutritive per lo zigote.

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Agisce sulla decidua : mantenimento della decidua per lungo andare al fine di aumentare il nutrimento del trofoblasto e la sua protezione immunologica.

Estrogeni : sono prodotti dalla placenta che, per quanto riguarda la produzione di estradiolo ed estrone utilizza il deidroepiandrosterone derivato per via ematica dalla corticale del surrene materno e fetale, mentre, per quanto riguarda la produzione di estradiolo utilizza il 16-idrossi-deidroepiandrosterone solfato derivato per via ematica dalla corticale del surrene del feto; hanno la funzione di : Aumentare la futura funzionalit del miometrio : tramite un ipertrofia del miometrio ed un aumento dei recettori dell'ossitocina vanno ad aumentare le contrazioni toniche dell'utero al 6-7mese che posizionano il nascituro e l'intensit delle contrazioni fasiche al 9 mese per l'espulsione del feto. Aumento della funzionalit delle vie genitali : tramite l'aumento dei recettori per i progestinici. Aumento della funzionalit post-parto delle ghiandole mammarie : tramite lo sviluppo dei dotti mammari e della secrezione di prolattina. Promozione dell'espulsione del feto : aumentando l'effetto della relassina. Aumentano la funzionalit placentare : aumentano la funzionalit trofica della placenta e la sua funzione secretiva-endocrina tramite un aumento della captazione delle LDL (colesterolo) dal sangue materno dalla stessa, ed un aumento dell'attivit endocrina della capsule surrenali del feto, tramite una disinibizione dell'ATCH fetale data dalla conversione del cortisolo materno in cortisone inattivo, prima causante l'inibizione del surrene fetale.

PANCREAS ENDOCRINO : viene rappresentato da qualche milione di piccoli gruppi endocrini da 50-300 um ciascuno, ricoperti esternamente da una capsula connettivale e dispersi all'interno del tessuto esocrino acinoso del pancreas a comporne l'1-2% della massa totale, composti da poche centinaia o alcune migliaia di cellule endocrine, collegate fra loro da gap junction (facilitanti la comunicazione elettrica) e suddivisibili funzionalmente, in base agli ormoni nei granuli secretori apicali, in un nucleo interno di cellule , secernenti insulina e componenti il 75% delle isole, circondato da una periferia di cellule , secernenti glucagone, di cellule , secernenti somatostatina e di cellule PP, secernenti polipeptide pancreatico. Innetvazione autonoma : le isole del Langherans sono innervate da fitte terminazioni parasimpatiche (vagali) e ortosimpatiche (toraciche) ORMONI DEL PANCREAS ENDOCRINO : essendo il pancreas un organo annesso al canale digerente, esso secerne 2 ormoni controllanti il livello di nutrienti assorbiti dal canale digerente, tramite un controllo di tipo omeostatico estraneo all'asse ipotalamo-ipofisario, suddivisibili in insulina, un ormone ad effetto anabolizzante, oressizzante e di purificazione del plasma, ed in glucagone, un ormone ad effetto catabolizzante, anoressizzante e di arricchimento del plasma. Organizzazione del circolo portale ed effetto degli ormoni pancreatici : il circolo portale mesenterico consente di far giungere gli ormoni pancreatici - glucagone ed insulina - in modo quasi immediato all'interno delle fegato, andando a velocizzare il loro effetto iper o ipoglicemizzante. Alternanza dei pasti come principale segnatempo della secrezione di ormoni pancreatici : non vi mai una concentrazione nulla di insulina o glucagone per via controlli crociati che inibiscono o stimolano entrambi gli ormoni, tuttavia la fase interprandiale, per via della sua ridota glicemia possiede un'azione preponderante del glucagone, mentra la fase postprandiale, per via della sua elevata glicemia possiede un'azione prevalentemente insulinica.

Concentrazione di glucosio con minima stimolazione della secrezione pancreatica endocrina : al concentrazioni glicemiche tra 80 e 100 mg/l si ha una uguale secrezione d'insulina e glucagone tendente a 0 Variazione del rapporto insulina/glucagone :

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Dopo un pasto : concentrazione d'insulina 70 volte quella di glucagone Glucosio in edovena : concentrazione d'insulina 25 volte quella del glucagone (per mancanza della stimolazione vagale) Digiuno notturno : concentrazione d'insulina 2 volte quella di glucagone Digiuno prolungato (pi di 12 ore) : concentrazione di glucagone 5 volte quella di insulina INSULINA : l'unico ormone ipoglicemizzante del corpo, con una struttura dipeptidica simile a quella dell'IGF1 (con il quale possiede crossreattivit recettoriale) composta da due catene peptidiche - catena A e catena B - collegate assieme da 3 ponti disolfuro, sintetizzata a partire da una preproinsulina a singola catena, tramite la rimozione del suo peptide segnale nell'ER e della sua catena C nel golgi (con formazione dei legami disolfuro) per poi essere immagazzinata in granuli secretori con il peptide C rimosso ed essere secreta tramite meccanismo calciodipendente.

Emivita plasmatica di 3-5 min NOTA MEDICA ! Problema per le iniezioni d'insulina Nel diabete I insulinodipendente, siccome l'insulina ha una velocissima clearence dal plasma, essa deve essere iniettatta intradermicamente per assicurare un rilascio prolungato in grado di allungarne l'azione nell'arco della giornata.

Catabolismo dell'insulina : l'insulina viene eliminata dal rene e dal fegato. Regolazione della secrezione dell'insulina : essendo l'insulina un ormone omeostatico non influenzato secondo ritmo circadiano dall'asse ipotalamo ipofisario viene direttamente influenzato dal livello di nutrienti plasmatici e dall'ingresso di nutrienti dal tubo digerente al plasma, rispondendo alla secrezione in due modi differenti : Primo picco secretorio rapido : grazie alla liberazione dell'insulina nei granuli secretori. Secondo picco secretorio lento : grazie alla sintesi di insulina nel citoplasma cellulare.

Regolazione dai livelli di nurtienti plasmatici : in genere essendo un ormone anabolizzante viene stimolato dall'aumento dei nutrienti plasmatici, in particolare da quelli gluconeogenetici Glucosio (aumento) [++] : la glicemia stimola la secrezione bifasica di insulina quando supera i 100mg/ml , sia tramite l'aumento della sua espressione genica, sia poich il glucosio che entra nelle cellule B con il GLUT2 sempre attivo, va ad aumentare la sua concentrazione citosolica, che stimola l'esochinasi ad intrappolarlo nella cellula, avviando la glicolisi, ed il ciclo di Kerbs, in questo modo aumenta l'ATP intacitosolica determinando la chiusura dei canali del potassio ATP sensibili, che, iperpolarizzano la membrana plasmatica e causano l'ingresso del calcio via canali voltaggio-dipendenti, permettendo la fusione delle vescicole secretorie e la liberazione dell'insulina. Concentraizone plasmatica di aminoacidi neoglucogenetici [+] : aumentano la produzione di insulina in sinergia co il glucosio steso

Regolazione a seconda della funzionalit gastrica ed intestinale : l'ingestione orale di una soluzione di glucosio causa una secrezione di insulina a responsivit, durata ed intensit maggiore della semplice iniezione di glucosio per via ematica; questo per l'influenza del riempimento e dell'attivit digestiva sulla secrezione dell'insulina finalizzata alla preparazione del corpo all'ingestione di alimenti . Ormoni gastroenterici d'attivit (gastrina, secretina e peptide inibitorio gastrico) [+] : vanno a stimolare la secrezione di insulina tramite la facilitazione dell'azione omeostatica dei nutrienti e la stimolazione dell'espressione genica. Stimolazione parasimpatica vagale (acetilcolina) [+] : tramite le fibre vagali innervanti le isole del Langherans l'acetilcolina stimola la liberazione dell'insulina tramite un effetto facilitante sull'azione del glucosio ed una stimolazione della sua espressione genica.

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Regolazione a seconda dell'attivit metabolica generale : la richiesta metabolica attuale o prevista del corpo pu causare un aumento od una diminuzione della secrezione di insulina per facilitare l'ingresso del nutrimento nei muscoli e negli organi facilitandone l'attivit. Stimolazione dell'ortosimpatico e della midollare surrenalica : Noradrenalina : va ad antagonizzare il rilascio di insulina andando ad agire sui recettori delle cellule di Lagngherans Adrenalina : va a stimolare il rilascio d'insulina tramite la sua azione sui recettori delle cellule del Langherans Stimolazione ipofisi-gognadico-corticale surrenalica di tipo anabolizzante : GH, estrogeni, progestinici, cortisolo ed somatotropina [+] : vanno a stimolare la secrezione di insulina in modo indiretto, ovvero aumentando il numero di cellule delle isole del Langherans, in modo (come per le IGF) di assecondare lo sviluppo massivo dei tessuti corporei.

Regolazione a feedback delle isole pancreatiche : la stessa attivit delle isole pancreatiche in grado di regolare la secrezione di insulina mantenendola a livelli controllati e mai troppo elevati. Somatostatina [-] : viene prodotta dalle cellule del pancreas e riduce la secrezione d'insulina tramite una riduzione della sua trascrizione. Insulina [-] : va a regolare a feedback negativo la secrezione d'insulina delle stesse cellule pancreatiche andando a inibire la stimolazione del glucosio e l'espressione genica.

Meccanismo d'azione dell'insulina nelle cellule : l'insulina un ormone dell'abbondanza o del pasto, ovvero svolge un'azione anabolica finalizzata al sequestro delle sostanze dal plasma per successivamente intrappolarle e renderle inerti in molecole polimeriche pi grandi (di stoccaggio) intracitosoliche , tramite l'interazione con recettori dimerici tirosina chinasici in grado di fosforilare un mediatore unico intracellulare - IRS - che attiva una cascata chinasica intracitosolica di segnali per determinare effetti di diverso tipo e velocit. Effetti rapidi : effetti che comportano la degranulazione delle cellule per la rapida modifica del citoscheletro delle cellule , permettendo l'inserimento fasico di GLUT4 nelle membrane cellulari gi preformato nei granuli intracellulari. Effetti lenti : effetti che comportano la modifica metabolica della funzionalit enzimatica cellulare mediante cascate d'interazione della via di segnalazione all'interno del citoplasma, permettendo l'aumento dell'anabolismo lipidico, glucidico e quello proteico basato sulla cinetica ribosomiale. Effetti molto lenti : effetti che comportano la modifica della trascrizione genica cellulare mediante regolatori presenti nel nucleo della cellula, permettendo l'aumento della velocit delle vie stimolare e l'anabolismo proteico trascrizionale.

Effetto anabolico-metabolico sul metabolismo glucidico : generalmente l'insulina aumenta il sequestro cellulare del glucosio dal plasma, andando ad aumentarne la permeabilit alle membrane ed andando ad aumentarne il gradiente che lo spinge all'interno del citoplasma tramite stimolazione delle vie cataboliche di degradazione glucidica (glicolisi, ciclo di Krebs), delle vie di deposizione del glucosio in molecole insolubili (inerti) e pi grandi (glicogenosintesi), ed un inibizione delle vie d sintesi di glucosio libero (gluconeogenesi o glicogenolisi) Abbassamento della glicemia Effetto anabolico su miociti (lisci, striati, miocardici), adipociti e cellule conettivali : generalmente aumenta la permeabilit del glucosio transmembrana tramite la stimolazione del rilascio del GLUT4 (inducibile) dalle vescicole citoplasmatiche delle cellule e ne aumenta il gradiente in ingresso nel citosol tramite stimolazione

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del suo catabolismo, trasformazione in G-6-P (non espellibile) e aumento della glicolisi (fosfofruttochinasi, piruvato chinasi), stimolazione della sua polimerizzazione in glicogeno e grassi, stimolando la glicogenosintesi (glicogenosintetasi) e la lipidogenesi, ed inibizione del suo rilascio citosolico, inibendo la glicogenolisi (glicogenofosforilasi) e la via gluconeogenetica. Effetto anabolico sugli epatociti : siccome gli epatociti possiedono un GLUT2 sempre attivo e non inducibile allora non aumenta la permeabilit del glucosio transmembrana, tuttavia aumenta il gradiente in ingresso nel citosol tramite stimolazione del suo catabolismo, trasformazione in G-6-P (non espellibile) e aumento della glicolisi (fosfofruttochinasi, piruvato chinasi), stimolazione della sua polimerizzazione in glicogeno e grassi, stimolando la glicogenosintesi (glicogenosintetasi) e la lipidogenesi, inibizione del suo rilascio citosolico, inibendo la glicogenolisi (glicogenofosforilasi) e la via gluconeogenetica ed inibisce il rilascio di glucosio nel plasma, tramite inibizione della glucosio-6-p fosfatasi Effetto anabolico sul sistema nervoso centrale : siccome l'intensit dell'assorbimento e delll'utilizzo di glucosio dai neuroni indirettamente proporzionale dalla glicemia per via della costante attivit della barriera ematoencefalica di concetrazione dello stesso nel liquido interstiziale cerebrale tramite GLUT1 endoteliali non inducibili (tranne che nelle zone chemocettive senza barriera possedente GLUT1 nell'astroglia) non dipendente dall'insulina ma costantemente elevata, soffrendo di carenza energetica gi a glicemie di 60-70 mg/l

Effetto anabolico-metabolismo sul metabolismo proteico : va generalmente ad aumentare la deposizione proteica in tutte le cellule insulino sensibili e la depauperazione aminoacidica del plasma, sia agendo sui recettori direttamente o tramite induzione di IGF, tramite un aumento veloce dell'assorbimento aminoacidico delle cellule, un aumento lento metabolico della sintesi proteica dall'mRNA, con la stimolazione dei ribosomi, ed un aumento lentissimo della sintesi di mRNA, tramite stimolazione dei regolatori della trascrizione genica. Impoverimento degli aminoacidi plasmatici

Effetto anabolico-metabolico sul metabolismo lipidico : va generalmente a sequestrare le lipoproteine dal plasma aumentandone la deposizione tissutale (muscolare, epatica e adipocitica) sia tramite un aumento dell'idrolisi delle LDL plasmatica in glicerolo e acidi grassi, con upregulation dei recettori per LDL endoteliali, ed una diminuzione del catabolismo dei trigliceridi, mediante inibizione della lipasi ormone sensibile. Chiarificazione del plasma dalle LDL (specialmente dopo i pasti)

Effetto ipokalkemizzante : insulina va ad aumentare la secrezione di potassio nell'urina dal tubulo distale tramite un aumento dell'attivit delle sue Na/K transmembrana. Effetto ipotalamico d'induzione del senso di saziet : l'insulina stimola il nucleo della saziet dell'ipotalamo tramite penetrazione nel liquor.

Rischi legati alla glicemia :

Ipoglicemia : il cervello comincia a soffrire di carenza glicemica quando la glicemia scende sotto i 60-70 mg/l, determinando lievi disturbi anche nella vita quotidiana, tuttavia, quando la glicemia scende al di sotto di 30-40 mg/l, si pu avere coma ipoglicemico per assenza totale di glucosio in circolo. Iperglicemia : situazione pericolosa di aumento del glucosio plasmatico, determinante poliuria e glicosuria per soverchiamento della capacit di assorbimento del glucosio del tubulo distale ed aumento dell'effetto osmolare nel filtrato glomerulare.

Misura funzionalit pancreatica :

Clamp glicemico : si infonde nel soggetto una soluzione di glucosio cercando di mantenere al medesimo livello la glicemia, quindi, a seconda dell'aumento del glucosio necessario all'infusione per mantenere la glicemia a livello costante si valuta quanto il pancreas endocrino sia attivo nella secrezione di insulina.

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Curva glicemica : si fa ingerire al soggetto una soluzione di 300 ml di soluzione di glucosio contenente 75g di glucosio puro, per stimolare anche la risposta pancreatica ai recettori gastroenterici, e si valuta la variazione della glicemia nelle 2 ore successive (con prelievi multipli ed equamente cadenzati) permettendo di saggiare la funzione pancreatica complessiva all'assunzione del glucosio.

GLUCAGONE : ormone iperglicemizzante (come GH, cortisolo e adrenalina) antagonista dell'insulina, composto da una struttura peptidica lineare con 6 aminoacidi N terminali di legame specifico al recettore, sintetizzato da taglio proteolitico di un unico preprormone che, nelle cellule delle isole del Langherans produce glucagone, GRPP e MPGF (formato da GLP1 e 2) e nelle cellule L della mucosa intestinale (e in alcuni neuroni) produce neuropeptidi quali, glicentina (glucagone+GRPP) GLP1 e GLP2 tutti liberati sucessivamente con i grani secretori.

Emivita plasmatica 6 min

Catabolismo del glucagone : il glucagone viene demolito dal rene e dal fegato in aminoacidi fondamentali Meccanismo di regolazione : essendo il glucagone un ormone di tipo omeostatico ed esterno dall'asse ipotalamo ipofisario viene direttamente influenzato dai livelli di nutrienti nel plasma (principalmente glicemia) e dalla funzione gastroenterica d'ingresso de nutrienti.

Regolazione a feedback delle cellule delle isole di Langherans : Insulina [--] : l'insulina esercita un potente effetto inibitorio della sintesi di glucagone, per inibizione della degranulazione e della espressione del suo gene andando ad assecondare l'effetto inibitorio dell'aumento della glicemia. Somatostatina [-] : la somatostatina esercita un effetto inibitorio sulla sintesi di glucagone in modo simile alla inibizione della sintesi di insulina.

Regolazione a seconda del livello di nutrienti : essendo un ormone di tipo catabolico viene in generale stimolato dalla diminuzuione dei nutrienti, in particolari quelli gluconeogenetici, ed inibito dalla aumento dei nutrienti . Glucosio [+] : una diminuzione della glicemia sotto i 100mg/ml causa un'attivazione della secrezione di glucagone tramite l'attivazione della degranulazione dlele cellule alfa e la stimolazione dell'espressione genica del glucagone, facilitata dalla rimozione dell'inibizione dell'insulina. Glucosio [-] : un aumento della glicemia sotto i 100mg/ml causa un'inibizione della secrezione di glucagone tramite l''inibizione della degranulazione delle cellule alfa e della loro espressione genica, assecondata ulteriormente dall'aumento dell'inibizione dell'insulina. Aminoacidi gluconeogenetici [+] : l'aumento della concentrazione di aminoacidi plasmatici provoca un aumento della secrezione di glucagone assecondando la secrezione d'insulina Acidi grassi [-] : un aumento della concentrazione di acidi grassi provoca una diminuzione della secrezione di glucagone, antagonizzando l'insulina.

Regolazione a seconda della funzione gastrointestinale : l'attivit digestiva provoca una modulazione della secrezione di glucagone assecondando quella d'insulina. Ormoni da dilatazione gastroduodenale (CCK, gastrina) [+] : causano una aumento della secrezione di glucagone in modo da assecondare l'aumento della secrezione di insulina. Sistema parasimpatico vagale (acetilcolina) [+] : causa un aumento della secrezione di lgucagone in modo parallelo alla secrezione d'insulina. Secretina [-] : va ad inibire la secrezione di glucagone in modo antagonista all'insulina.

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Regolazione tramite il livello di stress procofisico (regolazione adattogena) : essendo un ormone di tipo adattogeno catabolico va ad aumentare la sua secrezione nel caso di aumentata richiesta d'energia del corpo in modo parallelo alla insulina. Stimolazione del sistema ortosimpatico (noradrenalina) : causa un aumento della secrezione di glucagone finalizzato alla liberazione di sostanze energetiche utili ad affrontare periodi di stress.

Meccanismo d'azione del glucagone : il glucagone un ormone catabolizzate del digiuno e possiede la funzione generica di trasferire in circolo le sostanze nutritive stoccate in forma inerte all'interno delle cellule utilizzando una via di segnalazione comune con l'adrenalina, ovvero, l'attivazione di recettori 7TM molto cellulospecifici, associati con proteine G stimolanti per l'adenilato ciclasi, e quindi in grado di attivare la PKA tramite innalzamento del cAMP intracitosolico, andando a causare modificazioni metaboliche nella cellula bersaglio.

Effetti sul metabolismo delle sostanze energetiche : il glucagone un ormone catabolico del trasferimento di substrati energetici dai depositi cellulari all'interno del plasma, agente su glucosio ed lipidi, tramite un aumento del catabolismo delle forme inerti di deposito intracellulare e plasmatico, ed una inibizione dei processi anabolici delle varie sostanze nutritive plasmatiche, principalmente incentrate su acidi grassi, corpi chetonici e glucosio. Aumento della concentrazione di glucosio : il glucagone aumenta la liberazione di glucosio dalle cellule (solo nel fegato), sia tramite un aumento della permeabilit del glucosio transmembrana, principalmente per aumento della G6P-fosfatasi, sia tramite un aumento del gradiente di glucosi transmembrana, sia per stimolazione della glicogenolisi ed una inibizione della glicogenosintesi, sia tramite un aumento della gluconeogenesi, mediante una stimolazione dei suoi enzimi e mediante un aumento della biodisponibilit intracitosolica di aminoacidi per catabolismo delle porteine plasmatiche ed intracellulari e per assunzione di aminoacidi plasmatici. Aumento della glicemia Aumento della concentrazione plasmatica di glicerolo e acidi grassi : il glucagone aumenta la liberazione di acidi grassi dalle cellule (dagli epatociti e dagli adipociti) mediante un aumento della loro idrolisi intracellulare, per stimolazione della lipasi ormonedipendente, e mediante un aumento della loro formazione e l'inibizione della sintesi di trigliceridi e colsterolo. Aumento degli acidi grassi nel plasma Aumento della concentrazione di corpi chetonici : il glucagone aumenta la liberazione di corpi chetonici dagli epatociti medainte un aumento dell'ossidazione degli acidi grassi e quindi, della produzione dell'acetil-CoA.

Aumento del riassorbimento renale del sodio e dell'acqua : mediante un aumento della funzionalit della Na/K ATP asi del tubulo distale. Effetto inotropo positivo sui miocardiociti : in modo affine alle catecolamine del sistema nervoso autonomo va ad aumentare l'azione delle Na/K ATPasi.

PARATIROIDI : le paratiroidi sono 4 piccole ghiandole cordonali e tondeggianti, del peso complessivo di 120mg, poste sulla la parete posteriore della tiroide e composte da cellule con citoplasma acidofilo, caratterizzate dalla capacit di secernere con una regolazione omeostatica esterna dal controllo ipotalamo-ipofisario un ormone fondamentale per l'omeostasi del calcio - paratormone. Calcio e liquidi corporei : il calcio presenta un assorbimento ed una dissoluzione plasmatica molto difficoltose per via della sua naturale tendenza a formare composti insolubili non assorbibili dall'intestino e nei liquidi corporei (specialmente nelle ossa e nel connettivo); infatti, la sua solubilit dipende direttamente dall'acidit del sistema acquoso che lo contiene, essendo il fosfato sempre pi tendente a formare composti insolubili all'aumentare dalla basicit del sistema, il pH lievemente basico del plasma sanguigno e del liquido interstiziale tende a sequestrarlo dal plasma con un costante effetto ipocalcmizzante.

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L'azione delle paratiroidi deve essere costante per assicurare una giusta dissoluzione del calcio nel plasma, quindi l'eliminazione delle paratiroidi incompatibile con la vita, causando tetanie e morte per anossia.

Funzione coagulativa del calcio : il calcio consente la coagulazione del sangue tramite l'avvio della sua cascata chinasica, catalizzando la trasformazione della trombina in protrombina . Funzione del calcio nella limitazione dell'eccitabilit neuronale : il calcio va ad aumentare la soglia di attivazione dei canali del sodio voltaggiodipendenti, rendendo pi difficile (e quindi pi controllata) la formazione di potenziali d'azione dal cono d'emergenza dell'assone; questo consente di evitare un'ipereccitabilita neuronale e muscolare, causante una tetania muscolare tonica estremamente grave, verificatasi in seguito alla carenza di calcio nell'ambiente interstiziale nervoso. PARATORMONE : ormone ipercalcemizzante di natura peptidica, secreto dalle cellule delle paratiroidi tramite la sintesi di un preproormone, poi clivato dall'esapeptide di segnalazione e del peptide C terminale per poi essere secreto con un meccanismo calciodipendente. Regolazione della secrezione del paratormone : il paratormone ad un livello di calcemia nella norma (>11mg/100ml) presenta una secrezione tonica, basale e pulsatile (che aumenta all'aumentare dell'et del soggetto) mentre, con un livello di calcemia inferiore alla norma, viene direttamente controllato dalla calcemia.

Calcio plasmatico [-] : un aumento del calcio plasmatico va ad inibire normalmente la secrezione di paratormone tramite il contatto del calcio con recettori trasmembrana che attivano una Gi in grado di inibire l'adenilato ciclasi intracitosolica, determinando una diminuzione del cAMP (per fosfodiesterasi costitutivamente attiva) con inibizione della degranulazione ed attivazione di una Gs in grado di attivare la via della fosfolipasi C causante la diminuzione dell'espressione genica del suo ormone. Vitamina D [-] : nella sua attivit di remineralizzazione delle ossa va ad inibire la sintesi del paratormne. Adrenalina, dopamina ed instamina [+] : sono un tipo di controllo nervoso in grado di aumentare la sintesi del paratormone. Prostaglandine [-] : un loro aumento do concentrazione inibisce la sintesi del paratormone.

Effetto fisiologico del paratormone : il paratormone l'unico ormone ipercalcemizzante e la sua funzione essenziale per la vita, esso determina un aumento del calcio plasmatico ed interstiziale mediante una inibizione della sua escrezione ed un aumento del suo riassorbimento tramite atimolazione di un recettore 7TM associato all'adenilato ciclasi e alla PKA.

Aumento dell'assorbimento intestinale del calcio : anche a livello di calcio normali del plasma va ad aumentarne il riassorbimento nell'intestino. Aumento del riassorbimento nel tubulo renale e diminuzione dell'escrezione : nel caso di diminuzione della calcemia va a diminuire l'escrezione del calcio ed a potenziarne il riassorbimento nelle cellule dei tubuli. Aumento della solubilizazione del calcio nel plasma : va a dinimuire la quantit di bicarbonato nel plasma tramite un inibizione del suo riassorbimento dal tubulo prossimale. Aumento della solubilizzazione del calcio e tamponamento del riassorbimento osseo : va a diminuire il riassorbimento del fosfato in modo da tamponare una sua aumentata liberazione al livello degli orsteoclsti. Aumento della liberazione di calcio dalle ossa : essendo le ossa sono un grande serbatoio da quasi 1Kg di calcio contenuto, a livelli di calcemia abbastanza bassi si attiva il processo di osteolisi tramite osteoclasti, con liberazione di calcio nel plasma.

REGOLAZIONE DEI COMPORTAMENTI APPETITIVI :

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REGOLAZIONE DELL'ASSUNZIONE DI CIBO : un bilancio neurologico interno al sistema limbico esteso, tra segnali di tipo istintivo-fisiologico (ipotalamo) e segnali di tipo psicogeno e motivazionale (corteccia limbica) che regolano l'assunzione di cibo cosciente dell'organismo. Circuito istintivo ipotalamico della regolazione : l'ipotalamo presenta un centro della fame nell'ipotalamo laterale con un attivit tonica potenzialmente costante, ed un centro della saziet nell'ipotalamo ventromediale in grado di inibire tonicamente il centro della fame a con una risposta a breve termine o a lungo termine.

Regolazione a breve termine del senso di fame : modulazione dell'attivit del centro della saziet su quello della fame finalizzata al non sovraccarico del sistema gastroenterico e alla limitazione dell'assunzione di alimenti nel tempo tramite l'influenza di fattori neuroormonali liberati dal sistema gastroenterico in base alla suaattivit ed alla sua distensione. Insulina, CCK, glucagone e peptide YY : sono dei neuroormoni anoressizzanti liberati dalla distensione duodenale, dall'aumento dell'attivit intrinseca del sistema gastrointestinale e dall'ingresso di nutrienti nel circolo portale enterico, in grado di aumentare l'attivit del centro della saziet inibendo la sensazione di fame. Grelina : un neuroormone oressizzante secreto dagli enterociti della mucosa gastrica in modo inversamente proporzionale alla distensione della sua parete, con una funzione di inibizione del centro della saziet, aumentando il senso di fame.

Regolazione a lungo temrine del senso di famr : modulazione dell'attivit del centro della saziet si quello della fame finalizzata al mantenimento fine ed omeostatico sia del livello di nutrienti velocemente utilizzabili dai neuroni e dalle cellule muscolari (livello di glucosi) sia dal livello delle riserve di nutrienti immagazzinati come lipidi (massa grassa dell'adipe) Ipotesi glucostatica : in senso della saziet, come livello di inibizione del centro della fame viene regolato in base alla glicemia ed al livello di secrezione associata d'insulina per via della presenza, nel centro della saziet, di alcuni neuroni sensibili all'aumento della concentrazione plasmatica di glucosio - neuroni glucostati - in grado di aumentare la propria scarica inibitoria sul nucleo della fame con il porprio aumento metabolico (porduzione di ATP) dato dall'aumento d'ingresso cellulare di glucosio tramite canali GLUT4 insulinoinducibili, quindi direttamente proporzionali al livello d'insulina ed alla glicemia. Regolazione insulinodipendente del senso di saziet : l'insulina presenta l'abilit di aumentare l'ingresso di glucosio nei glucostati tramite l'induzione di trasportatori GLUT4 sulla loro superficie plasmatica, al contrario dei neuroni dell'SNC, dimostrando un abilit anoressizzante. NOTA MEDICA ! Iperfagia e polifagia Nel diabete di tipo I si ha una non produzione d'insulina che causa una non inibizione del centro della fame, per scarso ingresso di glucosio nei glucostati del nucleo della saziet. Ipotesi lipostatica : il senso della saziet, intesno come livello d'inibizione del centro della fame viene direttamente regolato dalla massa grassa dei depositi lipidici del soggetto, essendo, dal tessuto adiposo dell'organismo liberato un neuroormone anoressizzante - leptina - in modo direttamente proprorzionale alla massa di lipidi contenuti, in grado di attivare il senso della saziet proporzionalmente alla propria concentrazione plasmatica. NOTA MEDICA ! Obesit estrema L'iperfagia che caratterizza gli obesi, nonostante il loro elevatissimo tasso plasmatico di leptina, pu avere come concausa una diminuita sensibilit, genetica o acquisita, all'effetto anoressizzante della leptina.

Molecole con funzione oressizzante : sono i cannabinoidi, le endorfine ed il cortisone (o cortisolo) Molecole con funzione anoressizzante : sono la noradrenalina, la serotonina, la cocaina e le anfetamine.

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REGOLAZIONE DELL'ASSUNZIONE DI LIQUIDI : un bilancio neurologico interno al sistema limbico esteso, tra segnali di tipo istintivo-fisiologico (ipotalamici e pi importanti) e segnali di tipo psicogeno e motivazionale (corteccia limbica) che regolano l'assunzione di liquido cosciente dell'organismo. Regolazione istintiva ipotalamica : l'ipotalamo presenta un nucleo della sete dell'ipotalamo ventromediale, che stimola la sensazione di sete, ed un nucleo nell'ipotalamo laterale che inibisce l'attivit del centro della sete mediante una regolazione rapida o una regolazione lenta.

Meccanismo a breve termine : regolazione che permette di inibire il centro della sete al fine di permettere l'ingestione di una quantit di liquido perfettamente sufficiente ad eliminare il gap osmotico o volemico sanguignno, evitando un'iperdiluizione del sangue, mediante segnali inibitori del centro della sete provenienti dai meccanocettori, termocettori e chemocettori buccali, faringei, esofagei e gastrici, mediati, in genere da nervo vago e nucleo del tratto solitario del bulbo. Meccanismo a lungo termine : circuito ipotalamo-limbico o vascolo-renale in grado di mantenere costante l'emoconcentrazione (osmolarit del sodio) e la volemia tramite la regolazione del centro della sete e della diuresi-natriuresi renale, con liberazione di ADH o aldosterone, secondo u circuito volemico od un circuito osmolare. Circuito osmolare : circuito con funzione regolatoria dominante in caso di piccole variazioni di volume ematico giornaliero, in grado di stimolare in diversa misura il centro della sete per mezzo di particolari neuroni sensibili all'osmolarit del sodio - osmocettori - presenti nel centro della sete o nell'organo vascoloso periventricolare dell'ipotalamo, aumentanti la propria scarica tonica in base al loro raggrinzimento osmolare. Circuito volemico : circuito con funzione regolatoria dominanti in caso di grandi variazioni di volume ematico, in grado di inibire in diversa misura il centro della sete per mezzo di afferenze vagali dirette (mediate dal nucleo del tratto solitario) dai barocettori di atrio destro, arco aortico e seno carotico o mediante stimolazione neuroormonica da parte dell'angiotensina II liberata dall'apparato juxtaglomerulare in seguito a percezione di ipotensione

STUDIO DEL CONSUMO ENERGETICO DEL CORPO :


Integrazione delle lezioni di Rubini con il Guyton METABOLISMO BASALE :

ENERGIA CHIMICA CONSUMATA DALLORGANISMO : lorganismo umano, come tutto gli altri esseri viventi, deve consumare continuamente una certa quantit di energia chimica per mantenere i processi omeostatici di base (per il mantenimenti in vitalit) e per quei lavori fisici specializzati aggiuntivi che caratterizzano solamente gli organismi mobili. Il maggior consumo delle cellule dellorganismo umano viene determinato dallattivit delle pompe ioniche Na/K transmembrana

METABOLISMO BASALE : minimo consumo energetico dellorganismo ancora sufficiente a mantenerne lomeostasi e la vitalit; misurabile SOLAMENTE in condizioni basali. Condizioni basali : Immobilit per qualche ora : qualsiasi attivit muscolare non omeostatica causa un rapido aumento del consumo energetico nellimmediato e per qualche ora. ES: La semplice postura eretta causa un consumo energetico elevato ad opera dei soli muscoli posturali

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Temperatura ambientale confortevole (di 23-21 gradi) : temperature eccessivamente elevate o eccessivamente basse possono aumentare il dispendio energetico basale per i processi di dispersione o di mantenimento termico. Soggetto a digiuno da 8 ore : lingestione di alimenti, specialmente se ad alto contenuto calorico, causa un repentino aumento del metabolismo basale per azione dinamico specifica degli alimenti Azione dinamico specifica degli alimenti : aumento repentino e permanente del metabolismo basale in seguito allassunzione di pasti, causato dai processi digestivi in se e dalla mera disponibilit di nuovi elementi ossidabili (quali le proteine)

Soggetto emozionalmente tranquillo : stati emotivi di stress psicologico possono causare un aumento del metabolismo basale tramite lattivazione dellasse ipotalamo-ipofisario-surrenale o tiroideo.

Dipendenza tra stazza e metabolismo basale : pi grande la stazza del soggetto, maggiore il suo peso e la sua dimensione corporea, e maggiore sar la quantit di tessuto metabolicamnete attivo che si suppone possedere; questo porta ad un consumo metabolicamente maggiore . Metabolismo basale standardizzato per la massa del soggetto : la quantit di tessuto contenuto in un soggetto paragonabile al suo peso corporeo. Metabolismo basale standardizzato per la superficie corporea : la quantit di dispersione termica del corpo di un soggetto paragonabile alla sua superficie corporea.

Metabolismo basale standard : metabolismo basale medio e costante per un soggetto di un determinato sesso, in condizioni basali, espresso sotto forma di Metabolismo basale medio per un soggetto di media altezza : [ ]

Equazione di Dubois :

Fattori che condizionano il metabolismo basale : il livello di variazione dalla norma si esprime in % del valore standard. Lavoro muscolare prima e durante la misurazione Azione dinamico specifica degli alimenti Temperatura ambientale d isolamento termico Dimensione di superficie e massa Sesso dellindividuo Et dellindividuo e stato di accrescimento : un giovane individuo in crescita corporea consuma molto di pi per la sintesi proteica direttamente conseguente. Gravidanza ed allattamento : soggetti in gestazione o in produzione di latte necessitano di molti pi nutrienti Stato emotivo : secrezione di catecolamine Temperatura corporea Quantit di adrenalina e noradrenalina in circolo Livello di ormoni tiroidei Stato di sonno o di digiuno

METODI DI CALCOLO DEL METABOLISMO BASALE : Metodo diretto : metodo che consente di misurare il consumo di energia di un corpo umano in condizioni basali tramite la quantizzazione diretta del calore totale netto perso da tutta superficie del corpo; si parte dal postulato che il calore perso totale sia uguale allenergia consumata.

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Dimostrazione : Energia chimica totale consumata dal corpo in un t : dipender dal calore perso, dal lavoro muscolare e dal consumo di riserve lipidiche.

Ipotizzando : Riposo assoluto da lavoro muscolare

Tempi di misurazione piccoli : il grasso non ha tempo sufficiente a formarsi e/o a degradarsi in modo sensibile.

Metodo pratico diretto : si pone il soggetto supino dentro una camera isolata termicamente per un periodo di tempo t e di fa scorrere allesterno della camera un liquido refrigerante acqua misurando la T tra lacqua in entrata ed in uscita ottenendo il valore netto di calore disperso dal soggetto. Problemi di questa misurazione : Laboriosa e difficile da eseguire E soggetta a molti errori sistematici e casuali

Metodo indiretto : metodo che consente la misurazione del metabolismo basale misurando il volume di ossigeno netto consumato da un soggetto in un determinato t, supponendo il volume di ossigeno come consumato essenzialmente per ossidare gli alimenti ingeriti : Energia mediamente liberata da 1L di O2 ad 1atm per una dieta mista : 1L (1atm) O2 = 4,85kcal - Energia associata allossidazione dei glucidi : 1L(1atm)O2 = 5 kcal - Energia associata allossidazione dei lipidi : 1L(1atm)O2 = 4,7 kcal - Energia associata allossidazione delle proteine : 1L(1atm)O2 = 4,8 kcal Metodo pratico indiretto (spirometro di Benneth) : macchinario composto da una vasca dacqua a cilindro allinterno della quale galleggia una campana cilindrica rovesciata e contenente un volume di ossigeno puro noto, alla pressione di 1 atm, dotata di un tubo terminante con un boccaglio allingresso del sistema respiratorio del soggetto; subito prima di terminare nella campana i l tubo possiede un filtro a calce sodata come trappola per la CO2 dellaria espirata. Funzionamento : quando il soggetto inspira ossigeno puro il volume della campana cala di V1; quando il soggetto espira laria viene privata dalla CO2 mediante il filtro di calce sodata per poi gonfiare la campana di un V2 < V1 di ossigeno puro; la differenza fra i due V rappresenta losigeno consumato dal soggetto.

Energia consumata da un soggetto per tempo :

Volume medio di O2/t consumato dal metabolismo basale : 250 ml O2(1atm)/minuto

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Soggetto di media taglia con lavori muscolari leggeri (passeggiata) : 2000-2500 kcal/giorno Soggetto di media taglia con lavori muscolari molto intensi : 7000-8000 kcal/giorno

BILANCIO CALORICO GORNALIERO : differenza fra la quantit di calorie assunte con la dieta e la quantit di calorie disperse dal corpo tramite metabolismo basale e lavoro fisico. Il bilancio calorico giornaliero ci da la tendenza del soggetto ad ingrassare o a dimagrire

Modificare il proprio bilancio calorico : un bilancio troppo positivo (ingrassamento) o troppo negativo (dimagrimento) pu comportare una modifica dellindice di massa corporea che, da un indice a minima mortalit (IMC = 22/25 kg/m) pu spostarsi ad un indice ad alta mortalit (sovrappeso o sottopeso) Indice di massa corporea :

Metabolismo basale : risulta scarsamente modificabile per finalit cliniche o terapeutiche. Lavoro muscolare : molto modificabile prescrivendo diversi livelli di lavoro fisico. Calorie assunte da dieta : molto modificabile prescrivendo diete iper o ipocaloriche. QUOZIENTE RESPIRATORIO : rapporto tra il volume di anidride carbonica prodotta (moli) rispetto al volume di ossigeno inspirato (moli) in un determinato tempo, che pu dare indicazioni sullo stato di ossidazione dei nutrienti che il corpo ha ossidato in un determinato Dt. QR = VCO/CO2 (il Dt viene annullato)
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Il QR varia a seconda dello stato di ossidazione dei nutrienti consumati Il QR pu essere studiato anche se riferito ad un solo organo Il corpo umano non possiede riserve di ossigeno, quindi l'ossigeno espirato il residuo di quello inspirato Il corpo umano possiede riserve di anidride carbonica sotto forma di tampone bicarbonato, nella misurazione bisogna evitare iperventilazioni a causa dell'elevata eliminazione di anidride carbonica precedentemente stoccata nel plasma. Eliminazione di CO2 media = 200ml/minuto

Valori del quoziente respiratorio per i vari nutrienti :


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QR glucidi = 1 [il quoziente respiratorio dei glucidi piuttosto elevato poich, contenendo gi un ossigeno nella loro molecola, producono una quantit di anidride carbonica lievemente maggiore (se presa in considerazione anche la produzione di H2O) rispetto alla disponibilit di molecole di ossigeno in ingresso] QR proteine = 0,8 [il quoziente respiratorio delle proteine lievemente inferiore poich parte dell'ossigeno viene utilizzata per ossidare specie diverse dal carbonio, come l'azoto, lo zolfo e l'idrogeno; tuttavia maggiore dei lipidi poich, le proteine, contengono sempre uno o pi ossigeni rispetto ai lipidi] QR lipidi = 0,7 [essendo la specie meno ossidata e non contenente alcuna molecola di ossigeno, siccome parte dell' O2 inspirato verr utilizzato per la produzione di acqua, la quantit di CO2 generata sar minore rispetto all'ossigeno (in moli)]

CALCOLI SUL QUOZIENTE RESPIRATORIO : Si misura la quantit di O2 consumata e la quantit di CO2 prodotta tramite uno spirometro moderno (con sensore di pO2 e di pCO2) Se il [QR = 1] : allora il metabolismo essenzialmente glucidico (come per il cuore ed il cervello)

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Se il [QR = 0,7] : allora il metabolismo essenzialmente lipidico (molto difficile da trovare) Se il [0,7< QR<1] : siccome non si pu sapere il contributo di ciascuna specie bisogna procedere alla stima del metabolismo non proteico. Stima del metabolismo non proteico :
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Stima del metabolismo proteico tramite azoto nelle urine : le proteine forniscono solo il 20% del fabbisogno fisiologico dell'organismo, tuttavia contengono il 16% di azoto che necessita di un processo di impacchettamento nell'urea e di eliminazione attraverso le urine; si pu quindi procedere alla stima delle proteine metabolizzate in base all'azoto eliminato dalle urine. 1g azoto nelle urine = 6,25 g di proteine metabolizzate Grammi proteine metabolizzate : 6,25 x (grammi azoto urine + grammi azoto feci)

Stima della quantit di O2 utilizzata dal metabolismo proteico : sappiamo la quantit di O2 necessaria ad ossidare 1g di proteine VO2 prot = VO2/g x grammi proteine

Stima della quantit di CO2 prodotta dal metabolismo proteico : sappiamo la quantit di CO2 prodotta dall'ossidazione completa di 1 g di proteine. VCO2prot = VCO2/g x grammi proteine

Quoziente respiratorio non proteico : QR nonprot = (VCO2 - VCO2/g x 6,25(grammi N urine + grammi N feci))/(VO2 - VO2/g x 6,25(grammi N urine + grammi N feci) Andamento del quoziente respiratorio non proteico :
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Immediatamente dopo i pasti si metabolizzano carboidrati quindi il QR vicino a 1 8 o 10 ore dopo i pasti, o durante un lavoro fisico prolungato vengono metabolizzati prevalentemente lipidi e quindi il QR molto vicino a 0,7

Rapporto di scambio respiratorio : la quantit di anidride carbonica espulsa e di ossigeno assunto dall'ambiente esterno tramite sistema respiratorio in un determinato Dt.
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Quando il rapporto respiratorio viene misurato lungo un ora fortemente uguale al QR

FATTORI CHE POSSONO VARIARE IL QUOZIENTE RESPIRATORIO : Variazione dei depositi corporei : l'eventuale variazione dei depositi di O2 o di CO2 contenuti all'interno del corpo, possono discostare il volume di O2 e di CO2 misurati sperimentalmente dai reali valori di O2 e CO2 correlati ai processi energetici del corpo.
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Depositi d ossigeno : si quasi certi che nel corpo non esistano depositi d'ossigeno soggetti a variazioni sensibili; per questo, l'ossigeno utilizzato durante l'espirazione quello direttamente ed immediatamente utilizzato dai processi metabolici. Depositi di anidride carbonica : depositi di anidride carbonica in rapida variazione, invece, sono ampiamente disponibili nell'organismo - tampone bicarbonato del sangue - varianti a regime di espirazione forzata sfalsando cos il valore di CO2 espulsa rispetto a quella prodotta (provocando CO maggiori o uguali a 1)

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Nella maggior parte dei casi si pu affermare che i depositi corporei di anidride carbonica non variano sensibilmente Acidosi metabolica : l'abbassamento del pH sanguigno (anche lieve) in seguito a produzione di acido lattico e/o ad iperglicemia; causa uno spostamento dell'equilibrio del tampone bicarbonato verso l'anidride carbonica, causando l'espulsione maggiorata di CO2 gassosa dall'espirazione polmonare, sfalsando quindi le misure della produzione di CO2 ed aumentando il QR. Produzione di lipidi : un eccesso di metaboliti di tipo glucidico causa l'attivazione del processo di lipidogenesi che provoca la trasformazione di una molecola ad alto contenuto in ossigeno - carboidrato - in una molecola a nucllo contenuto di ossigeno - lipide; questo comporta una liberazione biochimica di ossigeno endogeno, a sua volta utilizzato nel metabolismo aerobico per ridurre il fabbisogno di ossigeno dalla respirazione; questo fa aumentare il QR per diminuzione dell'O2 realmente assorbito. TIPOLOGIE DI NUTRIENTI E VALORI NUTRIZIONALI MEDI : CARBOIDRATI : tutti quegli alimenti contenti glucidi in forma monomerica o polimerica; per la dieta mediterranea la GDR (dose giornaliera raccomandata) deve soddisfare il 65 % dellapporto calorico giornaliero. Forme dei carboidrati : Amidi : polimeri del glucosio a lunga catena e bassa ramificazione, collegati mediante legami glicosidici (1-4) aggredibili dagli enzimi delluomo, presenti in fonti alimentari vegetali quali : derivati delle farine (pasta, pane, torte) tuberi di piante commestibili (patate americane, patate nostrane) e frutta pastosa. Glicogeno esogeno : polimero del glucosio a corta catena e ad alta ramificazione, collegato da legami glicosidici (14) aggredibili dagli enzimi digestivi delluomo, presenti in fonti alimentari animali quali : fegato e bistecche.
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Digestione : gli amidi ed il glicogeno vengono scissi allinterno delintestino delluomo da specifiche idrolasi pancreatiche amilasi presenti agganciate allorletto a spazzola dellepitelio del tenue; questo processo libera monosaccaridi (il pi rappresentato il glucosio) allinterno del lume dellintestino che verranno poi assorbiti dallepitelio intestinale per terminare in circolo.

Disaccaridi : dimeri di 2 monosaccaridi, uniti generalmente da legami (1-4), che vengono assunti dalla dieta principalmente da fonti vegetali o da derivati animali : latte (lattosio), barbabietola e canna da zucchero (saccarosio), malto (maltosio)
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Digestione : i disaccaridi vengono scissi nel lume dellintestino da specifiche disaccaridasi presenti sullorletto a spazzola dellepitelio intestinale, liberandone i monosaccaridi costitutivi affinch possano essere assorbiti dallepitelio intestinale mediante specifiche pompe, e successivamente posti in circolo.

Monosaccaridi : unit base dei glucidi che possono essere assorbite dallepitelio intestinale cos come si presentano per poi essere metabolizzati dal fegato; derivano in genere da prodotti vegetali : frutta, ortaggi, verdura (fruttosio) e da qualche derivato animale : miele (glucosio) Metabolizzazione dei carboidrati : dopo il processo digestivo tutti i monosaccaridi derivati nel lume intestinale passano al circolo sanguigno portale, per poi essere trasformati e stoccati dal fegato.
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Stoccaggio del glucosio : il glucosio viene stoccato, primariamente dagli epatociti e secondariamente dai miociti, sotto forma di granuli scuri di glicogeno permanenti nel citoplasma sino alla loro completa idrolisi in seguito a richiesta metabolica.

Glicemia : misura dei mg di glucosio presenti in 1L di sangue intero (il glucosio diffonde anche negli eritrociti)
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Ipoglicemia : glicemia < 90 mg/L Glicemia normale : glicemia = 90-100 mg/L IIperglicemia : glicemia >100 mg/L

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Tampone glicemico fisiologico ormone-dipendente : sistema che, tramite la secrezione di due ormoni pancreatici regolanti la glicemia glucagone ed insulina permette un tamponamento del picco di iperglicemia durante i pasti e del picco di ipoglicemia dopo i pasti, mantenendo un livello glicemico pi o meno costante nel tempo.
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Insulina : unico ormone ipoglicemizzante dellorganismo, di natura proteica e prodotto dalle cellule beta delle isole pancreatice di Langherans, possedente un effetto ipoglicemizzante tramite laumento dellassorbimento e della ritenzione di glucosio plasmatico nelle cellule muscolari, adipose, epatiche e neuronali (solo i glucostati) e anabolizzante tramite laumento della sintesi proteica in tutte le cellule e lipidica negli adipociti. Azione sui tessuti :

Adipociti : Aumento : Ingresso del glucosio tramite aumento dei trasportatori GLUT Sintesi di acidi grassi dal piruvato Produzione di DAG Sintesi di trigliceridi Scissione delle lipoproteine plasmatiche tramite attivazione della lipasi proteica Aumentata captazione del potassio Diminuzione : Rilascio di acidi grassi tramite inattivazione della lipasi lipolitica

Miociti : Aumento : Ingresso del glucosio Glicogenosintesi Captazione degli aminoacidi plasmatici Sintesi proteica Captazione del potassio Diminuzione : Catabolismo proteico Rilascio di aminoacidi gluconeogenetici

Epatociti : Aumento : Ingresso del glucosio Glicogenosintesi Sintesi proteica e lipidica Diminuzione : Liberazione di glucosio Gluconeogenesi e glicogenolisi Chetogenesi

Neuroni : siccome i neuroni dipendono solamente da un metabolismo glucidico essi assorbono glucosio indipendentemente dallapporto di insulina, tuttavia, i neuroni glucostatici ipotalamici del centro della fame sono dipendenti dallinsulina per lingresso del glucosio. Senso di saziet tramite ingresso di glucosio nei glucostati

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Fattori che stimolano la secrezione di insulina : indicano, quasi tutti, uno stato di ricchezza metabolica del plasma sanguigno. Glicemia > 100mg/L Aumento di acidi grassi nel sangue (stimolo sottomesso alla glicemia) Aumento di aminoacidi nel sangue (dalla dieta) Ormoni gastrointestinali nelle fasi digestive Ormoni iperglicemizzanti o anabolizzanti : ormone della crescita, glucagone, catecolamine, cortisolo Resistenza allinulina - obesit Farmaci mimetici : sulfaniluree Fattori che inibiscono la secrezione di insulina : indicano, quasi tutti, uno stato di povert metabolica del plasma sanguigno. Glicemia < 100mg/L Digiuno Somatostatina Stimolaizone alfa-adrenergica Leptina
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Glucagone : principale ormone iperglicemizzante (assieme a GH, tireotropina, catecolamine e cortisolo) di natura proteica e prodotto dalle cellule alfa delle isole pancreatiche del Langherans; che possiede un effetto iperglicemizzante attraverso la riduzione dellassorbimento di glucosio dei miociti, adipociti e epatociti; e attraverso laumento di secrezione di glucosio dagli epatociti. Azione sui tessuti :

Adipociti : Diminuisce : Ingresso del glucosio Sintesi degli acidi grassi e trigliceridi Lisi delle lipoproteine inattivando la lipasi proteica Aumenta : LIpolisi Liberazione di acidi grassi nel sangue per attivazione delle lipasi cellulari

Miociti : Diminuisce : Ingresso di glucosio Glicogenosintesi Sintesi proteica Aumenta : Catabolismo proteico Rilascio di aminoacidi gluconeogenetici Lipolisi

Epatociti Diminuisce : Ingresso di glucosio Glicogenosintesi Immagazzinamentodi lipoproteine Sintesi proteica

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Aumenta : LIpolisi Chetogenesi Gluconeogenesi Glicogenolisi Liberazione di aminoacidi gluconeogenetici Catabolismo proteico Imp : SOLAMENTE le cellule epatiche sono in grado di rilasciare glucosio nel sangue, fungendo da serbatoi; esse sono le uniche che possiedono lenzima glucosio-6-fosfatasi,che permette di trasformare il G6P in glucosio puro, lunico in grado di uscire dalla cellula; le cellule muscolari e adipose, quindi, una volta assunto il glucosio non possono pi rilasciarlo. Fattori che stimolano la secrezione di glucagone : Glicemia <70 mg/L Aumento degli aminoacidi nel plasma (arginina-alanina)(rende possibile la sintesi di pi glucosio) Aumento degli acidi grassi nel plasma (sintomo di carenza di glucosio) Digiuno Fattori che inibiscono la secrezione di glucagone : Glicemia >70 mg/L Somatostatina : permette di inibire il consumo energetico si quasi tutte le cellule del corpo, prolungando, contemporaneamente, la capacit di assorbimento del tubo digerente.

Tampone glicemico in caso di iperglicemia (durante i pasti) : glicemia >100mg/L


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Rapporto insulina/glucagone aumenta causando lingresso e la ritenzione del glucosio nel fegato, nei muscoli e nelladipe e il blocco della gluconeogenesi, andando ad diminuire il glucosio sanguigno. Senso di saziet : il glucosio comincia ad entrare nei neuroni glucostati del centro della fame ipotalamico, comportando la comparsa del senso di saziet.

Tampone glicemico in caso di ipoglicemia (lontano dai pasti) : glicemia <70mg/L


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Rapporto insulina/glucagone diminuisce causando la gluconeogenesi e la glicogenolisi con fuoriuscita di glucosio SOLO dagli epatociti, andando ad aumentare il glucosio sanguigno. Senso dellappetito : per diminuzione del glucosio allinterno dei glucostati si ha la comparsa del senso di appetito.

Patologia legate al metabolismo ormonale dei glucidi diabete mellito : malattia caratterizzata da iperglicemia a digiuno e da una alterata risposta della curva glicemica da carico orale di glucosio con, in ogni caso, presenza di glicosuria marcata.

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Diabete magro o di tipo I : diabete sviluppato gi alla nescita per disfunzioni genetiche riguardanti la produzione e la sensibilit del corpo allinsulina; i soggetti sono tipicamente magri e poco muscolosi (manca leffetto anabolico dellinsulina) Effetti : Glicosuria (diabete dolce) : presenza di zucchero allinterno delle urine Diuresi osmotica : squilibrio elettrolitico per drenaggio elevato dellacqua nel glomerulo renale Chetoacidosi metabolica : sovraproduzione di corpi chetonici per bilanciare lassenza di glucosio percepita dagli epatociti (ma non reale) Odore di acetone dellalito Coma da acidosi Fame nellabbondanza : presenza di perenne senso di fame anche in presenza di elevate concentrazioni di glucosio ematicoBilancio di azoto negativo : aumento del catabolismo proteico per contrastare il carente ingresso di glucosio nelle cellule muscolari e per favorire la gluconeogenesi nelle cellule epatiche. Elevati acidi grassi plasmatici : elevato catabolismo lipidico per contrastare il non ingresso di glucosio nelle cellule muscolari e adipose. Possibile cura : Iniezioni di insulina subdermica Trapianto di pancreas NOTA MEDICA ! Equilibrio insulina-glucosio Bisogna stare molto attenti alla quantit di insulina iniettata nel corpo della persona affetta da diabete; infatti, se non presente un livello di glicemia sufficentemente alto o se la dose di insulina lievemente superiore allo stato glicemico del paziente, si pu rischiare una grave crisi ipoglicemica che pu portare, in casi estremi, a neurotossicit con coma coma insulinico e danno neurologico permanente. Diabete metaipofisario : forma di diabete determinato da una disfunzione ormonale ipofisaria (su base parentale o somatica) nella quale, leccessiva secrezione di ormoni iperglicemizzanti ormone della crescita, catecolamine e

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cortisolo causa un insufficiente effetto tampone glicemico dellinsulina (anche se secreta in grandi quantit dalle isole del langherans).
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Diabete grasso o di tipo II : forma di diabete che normalmente insorge ad unet piuttosto tardiva, connesso a patologie da accumulo metabolico (obesit), causato dalla secrezione di uninsufficiente quantit di insulina rispetto alla quantit di alimenti introdotto ed al tessuto metabolicamente attivo sulla quale deve agire. Effetti : (identici a quelli del diabete magro, per, con stazza rubiconda) Possibile cura : Sulfaniluree : farmaci analoghi del glucosio che vanno a stimolare la produzione di insulina nel corpo; a patto che non si sia raggiunta esaurimento funzionale del pancreas. Dieta ipocalorica : aiuta a tenere sotto controllo leccesso metabolico; innestando un processo di dimagrimento.

LIPIDI : tutte quelle molecole altamente ridotte formate da esteri degli acidi grassi, glicerolo, e steroli; per la dieta mediterranea la dose energetica giornaliera raccomandata di lipidi GDR del 15-20%. Forme dei lipidi : Colesterolo : lipide lievemente apolare, formato come derivazione diretta dagli acidi grassi squalene composto da un anello di ciclopentaperiidrofenantrene al quale si attacca una catena apolare grassa ed un gruppo polare OH; esso svolge una funzione essenziale nella sintesi ormonale (ormoni corticosurrenalici e sessuali) e nella produzione di acidi e sali biliari (l80% diviene acido colico); esso viene derivato da fonte animale e autosintetizzato dal fegato per poi essere trasportato mediante lipoproteine Trigliceridi : molecole lipidiche neutre formate da uno scheletro di glicerolo esterificato con 3 acidi grassi (acido oleico, stearico o palmitico) che svolgono il ruolo di riserve energetiche (nel fegato o nel tessuto adiposo) ed il ruolo di stoccaggio per acidi grassi; essi vengono assunti dallintestino o sintetizzati da adipociti/epatiociti, venendo trasportati nel sangue mediante lipoproteine. Acidi grassi : acidi carbonici a lunga catena apolare a vari gradi di desaturazione, svolgenti una funzione di metaboliti a rapida degradazione e di precursori per trigliceridi e fosfolipidi, che vengono assunti tramite intestino o prodotti dagli epatociti e adipociti a partire dai carboidrati; sono trasportati nel sangue tramite albumina. Acidi grassi essenziali : acidi grassi ad ampia desaturazione che non possono essere sintetizzati in grandi quantit dalle desaturasi epatiche umane ma devono essere per forza assunti tramite dieta; gli oliii vegetali sono ricchi di questi grassi.
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Acido oelico Acido linoleico Acido linolenico

Fosfolipidi : acidi grassi esterificati con molecole apolari lecitina, sfingomielina, cefalina svolgenti una funzione molto importante nella sintesi delle membrane cellulari, soprattutto nei neuroni; essi vengono assunti con la dieta o sintetizzati dagli epatociti (al 90%) per poi viaggiare nel sangue in lipoproteine. Trasporto dei lipidi : 1. Durante la digestione i trigliceridi vengono scissi in acidi grassi e glicerolo per poi essere assorbiti dagli enterociti. 2. Gli enterociti sintetizzano e liberano nel circolo linfatico nuovi trigliceridi mediante chilomicroni e nuovi acidi grassi mediante molecole di albumina che raggiungono il circolo sanguigno mediante congiungimento dotto toracico/succlavia destra.

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imp : in questa fase la linfa del circolo mesenterico linfatico diviene piuttosto torbida o , addirittura, biancastra per lelevato contenuto in chilomicroni. Chilomicroni : lipoprotein sferiche di grande diametro ma densit molto bassa, larghe da 0,08 a 0,6 um, composti all1% dalla lipoproteina B, all87 % da trigliceridi, al 9% da fosfolipidi e al 3% da colesterolo, che vengono sintetizzate dagli enterociti intestinale per portare i lipidi al fegato, ai tessuti periferici o ai tessuti adiposi. 3. I chilomicroni circolanti vengono idrolizzati dalla lipoproteina lipasi presente sullendotelio del tessuto adiposo e muscolare andando a liberare glicerolo e acidi grassi nel circolo sanguigno, questi vengono catturati dalle cellule adipose, per andare a formare nuovi trigliceridi di scorta e dalle cellule muscolari striate o cardiache per produrre energia. Albumina : molecola proteica di piccole dimensioni e fortemente rappresentata dentro il plasma sanguigno umano che accetta il legame con 3-30 (massimo) acidi grassi, solubilizzandoli.

Concentrazione plasmatica media acidi grassi liberi : 15mg/l Tournover degli acidi grassi : in 2-3 minuti vengono rimpiazzati completamente

4. I chilomicroni residui (la minoranza) viene poi idrolizzata dalla Lipoproteine lipasi dei sinusoidi epatici andando ad arricchire gli epatociti di numerosi grassi con i quali generare nuove molecole. 5. Gli epatociti liberano i nuovi grassi rielaborati nel circolo periferico sanguigno mediante VLDL per portare trigliceridi, colesterolo e fosfolipidi a tutte le cellule dellorganismo. VLDL : lipoproteina a densit pi bassa e sorretta dallapolipoproteina B, contenente una grande concentrazione di trigliceridi di origine epatica, con una piccola rappresentanza di fosfolipidi e colesterolo. 6. Le VLDL vengono svuotate dal contenuto di trigliceridi mediante le lipoproteine lipasi dei tessuti periferici trasformandosi in IDL (un po pi dense) e liberando acidi grassi nel circolo ematico che andranno a penetrare negli adipociti e nelle cellule muscolari. IDL : lipoproteine a densit molto bassa, sorrette da una apolipoproteine-E, contenenti trigliceridi ed una maggiore concentrazione in colesterolo e fosfolipidi che trasportano ai tessuti periferici. 7. Le IDL vengono ricatturate dal fegato mediante recettori per Apo-E posti sugli epatociti, per essere convertire in LDL e rimesse in circolo. LDL : lipoproteine a bassa densit, private di tutto il loro contenuto in trigliceridi e sorrette dallapolipoproteina B, che trasportano unelevata concentrazione di colesterolo e fosfolipidi a tutte le cellule periferiche. 8. Le LDL vengono catturate e idrolizzate mediante recettore LDL dalle cellule periferiche e dagli epatociti; questultimi le convertono in HDL HDL : lipoproteina ad elevata densit, composte sa colesterolo e dal 50% di proteine, che vanno a ricatturare il colesterolo in eccesso in tutti i tessuti periferici, per riportarlo al fegato. Concentrazione plasmatica media di lipoproteine : 70mg/100ml
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Colesterolo : 180mg/100ml Fosfolipidi : 160mg/100ml Trigliceridi : 160mg/100ml Proteine : 200mg/100ml

Metabolismo dei lipidi :

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Metabolismo dei trigliceridi :


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Ossidazione dei trigliceridi in ATP: processo che permette l'ottenimento di 440 moli di ATP per ogni mole di trigliceride (tristearina) tramite l'ossidazione nel sistema ossidativo chemio-osmotico mitocondriale degli idrogeni ad alta energia prodotti dall'ossidazione degli acidi grassi e la glicolisi citosolica del glicerolo. Idrolisi dei trigliceridi : l'ossidazione dei trigliceridi pu iniziare solamente con la liberazione degli acidi grassi e del glicerolo nel plasma, tramite idrolisi lipasi mediata delle lipoproteine, per permettere alle cellule periferiche di assorbirli tramite membrana plasmatica. Glicerolo : il glicerolo viene ossidato nel ciclo glicolitico del citoplasma cellulare nel quale entra tramite una repentina fosforilazione a glicerolo3P. Acidi grassi : ossidazione svolta completamente nel mitocondrio che vede una prima beta ossidazione dell'acido in acetil-CoA e idrogeni energetici, una successiva ossidazione dell'Acetil-CoA nel ciclo dell'acido citrico in NADH e FADH2 ed un ultima ossidazione chemio-osmotica di NADH e FADH2 in molecole di ATP.

Metabolismo dei trigliceridi :


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Ossidazione dei trigliceridi in ATP : processo che permette l'ottenimento di 440 moli di ATP per ogni mole di trigliceride (tristearina) tramite l'ossidazione nel sistema ossidativo chemio-osmotico mitocondriale degli idrogeni ad alta energia prodotti dall'ossidazione degli acidi grassi e la glicolisi citosolica del glicerolo. Idrolisi dei trigliceridi : l'ossidazione dei trigliceridi pu iniziare solamente con la liberazione degli acidi grassi e del glicerolo nel plasma, tramite idrolisi lipasi mediata delle lipoproteine, per permettere alle cellule periferiche di assorbirli tramite membrana plasmatica. Imp : essendo gli acidi grassi liberi anfipatici possono attraversare la membrana plasmatica senza alcun problema e senza percepire alcun ostacolo. Glicerolo : il glicerolo viene ossidato nel ciclo glicolitico del citoplasma cellulare nel quale entra tramite una repentina fosforilazione a glicerolo3P. Acidi grassi : ossidazione svolta completamente nel mitocondrio che vede una prima beta ossidazione dell'acido in acetil-CoA e idrogeni energetici, una successiva ossidazione dell'Acetil-CoA nel ciclo dell'acido citrico in NADH e FADH2 ed un ultima ossidazione chemio-osmotica di NADH e FADH2 in molecole di ATP utilizzabili dalla cellula. Beta ossidazione deglia cidi grassi : reazione a catena enzimatica ed esclusivamente mitocondriale, che premette di frammentare la lunga catena carboniosa di un 'acido grasso, partendo dal suo gruppo carbossilico, nel massimo numero possibile di unit alcilate a 2 atomi di carbonio - acetil-CoA - ossidandone (ogniuna) l'atomo di carbonio in beta con la produzione di 1 mole di NADH e di 1 FADH2 per ogni mole di acetil-CoA. Ciclo dell'acido citrico : reazione a catena enzimatica ed esclusivamente mitocondriale, che consente di ossidare l'Aetil-CoA, mediante coniugazione con l'ossalacetato, in 2 moli di CO2 ed 1 mole di NADH+H per ogni mole di Acetil-CoA. Catena ossidativa chemio-osmotica mitocondriale : catena transmembrana di pompe protoniche NADH e FADH2 dipendenti e di canali protonici ATPsintasici che permette di convertire l'energia del NADH e FADH2 in un gradiente elettrochimico protonico transmembrana, tramite il trasporto dei loro elettroni energetici all'O2, poi riconvertito tramite trasmissione meccanica in energia chimica contenuta nell'ATP; ad ogni 3 moli di protoni viene prodotta 1 mole di ATP

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Formazione di corpi chetonici : fenomeno nato dall'accumulo di acetil-CoA nel citoplasma degli epatociti, per il basso consumo di carboidrati e l'elevato catabolismo lipidico, causante la condensazione di 2 molecole di acetil-CoA con la formazione di una molecola di acido acetoacetico, a propria volta generante acetone (per decarbosilazione) e acido beta-idrossibutirrico (per idrazione) Utilizzo dei corpi chetonici : i corpi chetonici diffondono rapidamente dagli epatociti nel sangue e dal sangue al citoplasma delle cellule periferiche tramite le membrane plasmatiche; e sono utilizzati a fini energetici dai neuroni (sino al 75% del metabolismo) e dai cardiomiociti tramite reazioni perfettamente inverse che li trasformano in acetil-CoA da far rientrare nel ciclo dell'acido citrico.

Chetosi : normalmente per la loro alta diffusibilit transmembrana e per il loro rapidissimo uptake la conentrazione di corpi chetonici nel plasma supera raramente i 3mg/100ml; tuttavia condizioni di diabete e di dugiuno prolungato (o di diete ricche di grassi) possono favorire la formazione di grandi quantit di chetoni e chetoacidosi sanguigna; caratterizzata da alito che sa di acetone.

Sintesi dei trigliceridi a partire dai carboidrati : fenomeno sviluppato all'interno delle cellule epatiche (principalmente) e adipose quando vi un eccesso di acetil-CoA, che permette il trasferimento dell'energia del glucosio in quella dei trigliceridi con l'85% d'efficienza, tramite una prima glicolisi del glucosio ad AcetilCoA, una seguente polimerizzazione dell'Acetil-CoA in acido grasso; ed un ultima esterificazione dell'acido grasso con glicerolo 3 fosfato a formare il trigliceride. Vantaggi della sintesi dei trigliceridi : sono capaci di immagazzinare grandissime quantit di energia I trigliceridi possono essere stoccati in misura maggiore al contrario del glicogeno I trigliceridi a parit di peso contengono un'energia 2,5 volte maggiore di quella del glicogeno

Fattori ormonali che influenzano il metabolismo dei trigliceridi :

Livelli di insulina : bassi livelli di insulina determinano una bassa sintesi di trigliceridi per l'impossibilit del glucosio di permeare attraverso le membrane cellulare di epatociti ed adipociti in modo da formare acetilCoA , precursore per la formazione degli acidi grassi. Livelli di noradrenalina e adrenalina : alti livelli di noradrenalina e di andrenalina, determinati da uno stimolo ortosimpatico in seguito a stress o ad intenso esercizio fisico, causano un'attivazione dell'enzima trigliceride lipasi ormone sensibile con l'aumento della quantit di acidi grassi nel sangue e del catabolismo lipidico cellulare. Livelli di glucocorticoidi : alti livelli di stress provocano, in genere, la secrezione di ormone adenocorticotropo che, a sua volta, causa la formazione di glucocorticoidi in grado di stimolare l'enzima trigliceride lipasi ormone sensibile, causando l'aumento di acidi grassi nel sangue e del catabolismo lipidico cellulare. Livelli di ormone della crescita : provoca l'attivazione dell'enzima trigliceride lipasi ormone sensibile, con l'aumento degli acidi grassi nel sangue ed il conseguente aumento del catabolismo lipidico cellulare. Ormoni tiroidei : aumentano contemporaneamente il metabolismo lipidico cellulare e generale andando a stimolare l'enzima trigliceride lipasi ormine sensibile ad emettere grandi quantit di acidi grassi nel sangue.

Fattori di risparmio dei lipidi : i carboidrati sono preferiti dal corpo rispetto alla degradazione die lipidi; e fintantoch essi sono disponibili (anche in forma di glicogeno) i grassi non vengono utilizzati. AMINOACIDI (PROTEINE) : sono 20 molecole acide (nel plasma sanguigno) composte da un alfa chetoacido amminato, coniugato con un gruppo variabile che ne da le propriet; essi sono imattoni costituenti delle proteine che rappresentano i del peso secco del corpo.

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Forme di aminoacidi : Aminoacidi non essenziali : sono circa 10 aminoacidi (sui 20 esistenti) che sono prodotti normalmente dal corpo tramite apposite aminotransferasi e che non necessitano di una integrazione alimentare. Glicina Alanina Serina Cisteina Acido aspartico Acido glutammico Asparagina Glutamina Tirosina Prolina

Aminoacidi essenziali : sono circa 10 aminoacidi (sui 20 esistenti) che non possono essere prodotti in quantit sufficiente a coprire il fabbisogno proteosintetico del corpo; necessitando, quindi, di una integrazione alimentare. Treonina Metionina Valina Leucina Isoleucina Lisina Arginina Fenilalanina Triptofano Istidina

Effetto limitante degli aminoacidi non essenziali : siccome le cellule o sintetizzano proteine o non le sintetizzano quando vi una mancanza di aminoacidi essenziali le strutture dei ribosomi impediscono la sintesi proteica completa e quindi la formazione di proteine cellulare; questo ha un effetto limitante di blocco alla sintesi proteica che pu causare anche la morte dellorganismo. Digestione degli aminoacidi : ad opera degli enzimi proteolitici gastrici (pepsina) e pancratici(tripsina e chimotripsina) le proteine sono degradate sino allo stato di aminoacidi che vengono assorbiti tramite trasporto aminoacidico allinterno delle cellule intestinali per poi essere espulse allinterno del plasma sanguigno. Assorbimento : tutte le cellule dellorganismo, ma in particolare il fegato vanno ad assorbire gli aminoacidi in eccesso molto rapidamente, normalizzando il livello plasmatico di proteine nel giro di 5 10 minuti. Trasporto attivo o facilitato degli aminoacidi : gli aminoacidi, essendo delle specie chimiche fortemente polarizzate da cariche nette non possono penetrare con facilit attraverso le membrane plasmatiche cellulari ma necessitano di particolari trasportatori proteici in grado di facilitarne il transito o al limite di pompe ATP dipendenti specifiche.

Effetto tampone del flusso aminoacidico plasmatico : la quantit di aminoacidi liberi nel plasma costante 35-65 mg/100ml (2mg per aminoacido) tramite la presenza di un rapporto fisso ed equilibrato tra proteine del plasma e proteine dei tessuti di circa 33/1 mantenuto tramite un continuo trasferimento giornaliero bidirezionale di circa 400g di aminoacidi tra proteine tissutali e plasmatiche. Proteine tissutali :

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Immagazzinamento : alcuni tessuti corporei, tra i quali svetta il fegato, riescono a catturare una grande quantit di aminoacidi plasmatici per andarle ad immagazzinare come proteine intracitosoliche o transmembrana poi utilizzabili in un secondo momento. Limite di immagazzinamento proteico : ogni tessuto pu immagazzinare una quantit massima di proteine intracitosoliche dopo la quale cessa di assorbire aminoacidi dal plasma a fini proteosintetici. Liberazione aminoacidica : nel caso di un abbassamento della quantit di aminoacidi liberi nel plasma, molti tessuti corporei, con al centro il fegato, vanno a degradare proteoliticamente (autofagia) le proprie proteine autologhe liberando nel plasma grosse quantit di aminoacidi liberi. Proteine plasmatiche : insieme di 3 tipologie di proteine funzionali del plasma umano albumina, fibrinogeno e globuline che oltre ad espletare una funzione intrinseca nella omeostasi dellorganismo espletano anche una funzione di deposito labile (inerte) e prontamente utilizzabile di aminoacidi. Albumine : proteine prodotte esclusivamente dal fegato che consentono il mantenimento di una pressione colloido-osmotica tale da impedire la predita di acqua dai capillari sanguigni. Fibrinogeno : proteina prodotta esclusivamente dal fegato che consente la formazione di tappi di fibrina tali da impedire la perdita di sangue dal sistema circolatorio. Globuline : proteina prodotta al 50-80% dal fegato e al 20-50% dal tessuto linfoide che svolge specifiche funzioni difensive pe il corpo dagli agenti estranei biologici. Immagazzinamento : il fegato pu sintetizzare ingenti quantit di proteine plasmatiche nl circolo sanguigno, sino ad una quantit di circa 30 grammi al giorno. Liberazione aminoacidica : quando vi una particolare esigenza catabolica aminoacidica o quando il libello di aminoacidi plasmatici si abbassa considerevolmente si ha un processo di fagocitosi delleproteine plasmatiche da parte dei macrofagi dei sinusoidi epatici ed una conseguente liberazione di aminoacidi nel circolo plasmatico. Metabolismo delle proteine plasmatiche : Ossidazione degli aminoacidi : processo che interviene una volta che si raggiunge il limite massimo di stoccaggio di aminoacidi allinterno delle proteine plasmatiche/tissutali oppure quando si raggiunge il massimo depauperamento glucidico e lipidico, producente tramite deaminazione urea dipendendte dellaminoacido ad alfa-chetoacido, trasformazione dellalfa-chetoacido in un intermedio glicolitico ed ossidazione nel ciclo dellacido citrico dellintermedio glicolitico una quantit di ATP paragonabile a quella del glucosio. Desaminazione : reazione di trasformazione chimica di un aminoacido in un alfa-chetoacido mediante il trasferimento del gruppo amminico per transaminazione transaminasi-dipendente ad una molecola di acido alfa-chetoglutarico, poi divenente acido glutammico in grado di donare il proprio azoto al ciclo dellurea. Regolazione della velocit di desaminazione : il livello di aminoacidi presenti in eccesso nel plasma e nelle cellule va a regolare la stessa velocit di catabolica aminoacidica principalmente innalzando la quantit di aminotransferasi presenti allinterno del citosol cellulare. o Ciclo dellurea : ciclo biochimico avvenente allinterno degli epatociti che va a catturare lammoniaca derivata dalla desaminazione aminoacidica per sequestrarla allinterno delle molecole di urea poi escreta tramite via urinaria.

Trasformazione dellalfa-chetoacido : processo attraverso il quale lacido alfa-chetoacido viene trasformato in intermedio del ciclo dellacido citrico per entrarvici a produrre energia tramite ossidazione diretta.

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Ossidazione nel ciclo dellacido citrico : lintermedio del ciclo dellacido citrico entra in ossidazione nellapparato mitocondriale della cellula per produrre una quantit di ATP equivalente ad una molecola di glucosio. Gliconeogenesi : processo di tipo epatico in grado di convertire un 18 dei 20 aminoacidi in un intermedio gliconeogenetico per consentirne la trasformazione in nuovo glucosio poi liberato allinterno del circolo sanguigno o immagazzinato come glicogeno. Chetogenesi : processo di tipo epatico in grado di convertire 19 die 20 aminoacidi in un chetoacido in grado di generare o acetil-CoA per la sintesi lipidica oppure corpi chetonici peri il metabolismo chetonico. Sintesi degli aminoacidi (non essenziali) : processo di produzione citosolica di alcuni aminoacidi necessari alla cellula tramite una prima formazione di alfa-chetoacido da intermedio glicolitico o gliconeogenetico e da una successiva transaminazione transaminasi dipendente dellintermedio in aminoacido.

Bilancio dellazoto : confronto della perdita di azoto (e quindi aminoacidica) quotidiana tramite azoturia e la quotidiana assunzione aminoacidica. Bilancio dellazoto positivo : organismo che ingeriscono pi azoto di quanto non ne espellano Organismi in crescita Donne in gravidanza Donne in allattamento Riparazione di gravi ferite Bilancio dellazoto negativo : organismi che espellono pi azoto di quanto non ne assorbano Organismi in digiuno Soggetti vegani Gravi traumatizzati (traumi cranici) Imp :dopo settimane di digiuno, quando il depauperamento dal glicogeno e dai lipidi corporei massimo, si ha un velocissimo aumento del processo di degradazione proteica sino a livelli che possono arrivare a 125g di proteine al giorno; raggiungendo rapidamente una condizione di degenerazione delle funzioni cellulari. Azoturia quotidiana : quantit di azoto espulso ogni giorno con le urine mediante fenomeni di catabolismo aminoacidica e quindi proteico che coinvolgono la quota di perdita obbligatoria e la quota di assunzione in eccesso di proteine. Perdita proteica obbligatoria : catabolismo proteico minimale e basale, impossibile da eliminare, che prevede la degradazione continua di 20-30 grammi di proteine al giorno ad opera dei costanti processi di ricambio e turnover proteico e di eliminazione dei tessuti senescenti tramite escrezioni solide o liquide. Quota di logorio : quota di azoto quotidianamente persa tramite urinazione dovuta al catabolismo aminoacidico della perdita proteica obbligatoria. Dose minima consigliata : per mantenere ila seppur minima perdita di azoto tramite quota di logorio bisogna consumare, in media, 60 75 g di proteine al giorno (30 grammi in pi della dose minima salutare). Fattori ormonali che influenzano il metabolismo proteico : Ormone della crescita : va ad aumentare la sintesi proteica tramite un aumento della trascrizione genica, un aumento del trasporto aminoacidico transmembrana ed una diminuzione del catabolismo proteico. Insulina : ormone che stimola la sintesi proteica e la crescita cellulare mettendo a disposizione pi glucosio per la produzione di ATP necesaria a tale sintesi. Glicocorticoidi : ormoni che fanno aumentare la quantit di proteine epatiche e plasmatiche tramite un aumento degli aminoacidi plasmatici stimolando la degradazione delle proteine nei tessuti extraepatici.

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Testosterone : ormone che causa una deposizione di nuove proteine allinterno del tessuto muscolare dal 30 al 50% tramite un processo di sicuro differente da quello dellormone della crescita. Estrogeni : ormone che causa un aumento della deposizione di proteine nei tessuti meno marcato di quello del testosterone. Tiroxina : ormone che accelera il metabolismo cellulare generale andando a stimolare la degradazione aminoacidica in condizioni di scarsit di carboidrati o lipidi e che va a stimolare la sintesi proteica in condizioni di ricchezza aminoacidica plasmatica. Fonti alimentari di proteine e qualit delle stesse : Proteine di seconda classe o di origine vegetale : sono proteine che presentano una quantit di aminoacidi essenziali non sufficienti al fabbisogno proteico del corpo umano e che quindi non sono indicate per la sintesi proteica. Bilancio di azoto negativo : siccome non sono presenti gli aminoacidi essenziali che il corpo non pu produrre, in una dieta strettamente vegetariana, si avr un aumento della azoturia poich la sintesi proteica non parte nemmeno per gli aminoacidi non essenziali.

Proteine di prima classe o di origine animale : sono proteine che presentano una quantit di aminoacidi essenziali sufficienti al fabbisogno proteico del corpo umano e che quindi sono indicate per la sintesi proteica. Diete aminoacidicamente corrette : Dieta vegetariana integrata : in mole leguminose sono presenti gli aminoacidi essenziali che nei cereali non sono presenti in quantit adeguate, e, viceversa, i cereali possiedono gli aminoacidi essenziali che le leguminose non possiedono; una dieta a base di cereali appropriati e di appropriate leguminose pu sopperire alla carenza di aminoacidi essenziali della dieta vegana. Dieta mediterranea : la dieta nutrizionalmente pi completa riassumibile come una piramide alimentare con, alla base il 65 % dellapporto calorico a base di carboidrati, in mezzo il 15-20% dellapporto calorico a base di proteine, ed in cima il 15-20 % dellapporto calorico in grassi.

TERMOREGOLAZIONE :
Integrazione delle lezioni di Rubini con il Guyton TERMOREGOLAZIONE : funzione biochimica propria degli organismi superiori che consente il mantenimento costante della temperatura del nucleo interno caldo del corpo, tutelandone i diversi ambiti di cinetica enzimatica, adattando la fisiologia corporea a diversi ambienti climatici e a diversi livelli metabolici.

Evitando il riscaldamento del NIC Climi pi caldi Esposizione a calore Aumento del metabolismo Evitando il raffreddamento del NIC Climi pi freddi Diminuzione del metabolismo

Limiti di adattabilit : limite di esposizione ambientale o di disfunzione metabolica che eccedono la capacit di adattabilit del sistema d termoregolazione fisiologico, esitando in una variazione della temperatura del NIC. NUCLEO INTERNO CALDO - NIC : nucleo a temperatura normale di 37C, costante, comprendente l'interno della scatola cranica, l'interno del cavo addominale e l'interno del cavo toracico.

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Misurazione del NIC :


Meato acustico esterno Cavo ascellare o inguinale ben sigillato Via rettale o orale

Variazioni fisiologiche del NIC

Variazione circadiana : il NIC pi variare nell'arco delle 24'ore con cadenze circadiane, tendendo ad un massimo serale ed ad un minimo mattutino prevalentemente tramite : Secrezione ormonale (tireotropina o glucocorticoidi) Consumo di ossigeno Alternanza sonno veglia

Variazione per lavoro fisico : un intenso lavoro fisico produce una grande quantit di calore che eccede la capacit dispersiva del corpo alzando la temperatura corporea (in modo fsiologico) sino a 40 C

VARIAZIONE NELLO SCAMBIO DI CALORE DEL CORPO : Meccanismi passivi di scambio calorico : Convezione : fenomeno che consente di disperdere il calore dalla superficie cutanea esterna del corpo tramite un circolo di fluidi che porti nuova aria, a temperatura infeirore rispetto a quella del corpo, sulla superficie corporea; sottraendone nuovamente calore. o Il coefficiente di convezione proporzionale alla velocit del flusso del fluido Irraggiamento : fenomeno quantitivamente pi rilevante di dispersione calorica costituito da un processo di continuo assorbimento ed emissione energetica, sotto forma di raggi infrarossi, tra l'ambiente e la superficie esterna del corpo; il bilancio netto sar raffreddamento o riscaldamento a seconda della temperatura ambientale. o Riscaldamento : il flusso proporzionale alla quarta potenza della temperatura della superficie esterna del corpo. o Raffreddamento : il flusso proporzionale alla quarta potenza della temperatura del NIC del corpo. Vasocostrizione e vasodilatazione : la cute il maggiore scambiatore di calore del corpo e la conducibilit termica cutanea direttamente proporzionale alla sua imbibizione sanguigna, il corpo pu regolare la propria termodispersione (entro determinati limiti) tramite la vasocostrizione della cute. Dispersione calorica : il calore vien disperso dalla cute mediante vasodilatazione Ritenzione calorica : il calore viene ritenuto dall'ipoderma mediante vasocostrizione Raggomitolamento : il raggomitolamento riduce la superficie libera del corpo per i fenomeni di irraggiamento e convezione; si ha quindi una regolazione della dispersione calorica tramite regolazione della superficie corporea esterna. Erezione dei peli o orripilamento (ell'uomo vestizione) : riflesso tipico del mondo animale e senza utilit nella specie umana, che vede il manto gonfiarsi per erezione parasimpatica dei peli in modo da costituire un cuscinetto di aria calda ferma che impedisca la convezione.

Meccanismo attivo di scombio calorico - evaporazione : Sudorazione : avendo il sudore un calore di latenza di 0,5Kcal/grammi il corpo pu disperdere il calore tramite evaporazione del sudore con un efficienza inversamente proprorzionale al tasso di umidit ambientale.

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La sudorazione l'unico meccanismo di dispersione calorica quando la temperatura ambientale supera i 37 C e cio; quando i meccanismi passivi vengono meno. Tasso di umidit inferiore a saturazione dell'acqua (47mmHg) : l'evaporazione del sudore ancora possibile, di conseguenza possibile la dispersione del calore con sudorazione e il mantenimento del NIC. Tasso di umidit superiore a saturazione dell'acqua (47mmHg) : l'evaporazione del sudore ostacolata , di conseguenza il calore non si pu pi disperdere tramite sudorazione; il NIC destinato ad aumentare la sua temperatura.

NOTA MEDICA ! Colpo di calore Raggiunta una certa soglia di temperatura del NIC - 40-41 gradi - inizia un processo irrefrenabile che porta ad una compromissione della capacit termoregolativa del corpo, con un conseguente aumento irrefrenabile della temperatura sino a morte certa (soprattutto in bambini ed anziani) necessario quindi immergere il corpo del paziente in acqua ghiacciata o in bagni di alcool ed etere sotto costante ventilazione per disperdere pi efficacemente il calore. Iperventilazione : siccome le vie aeree umidificano l'aria inspirata tramite evaporazione dell'acqua contenuta nei fluidi secreti; una iperventilazione (soprattutto nel mondo animale) causa una notevole perdita di calore latente. RISPOSTE RIASSUNTIVE AL FREDDO O AL CALDO DELL'IPOTALAMO : Ipotalamo nella termoregolazione : essedo l'ipotalamo in diretto collegamento con tutti i centro ortosimpatici spinali e parasimpatici spinali e truncali, pu regolare le attivit autonome di risposta all'aumento o alla diminuzione della temperatura sanguigna fisiologica di 37 C tramite i propri centri termorecettori bagnati dal sangue. Nuclei anteriori dell'ipotalamo : regolano la risposta al caldo mediante secrezione noradrenergica. Nuclei posteriori dell'ipotalamo : regolano la risposta al freddo mediante secrezione serotoninergica. Reazione ipotalamica al caldo eccessivo : Aumento della dispersione del calore : - Vasodilatazione cutanea - Sudorazione - Aumento della respirazione Diminuzione della produzione calorica : - Anorressia - Inerzia motoria semicosciente : il soggetto cerca di ridurre i movimenti al minimo - Secrezione tiroidea ridotta : avviene soprattutto ai primi caldi Reazione ipotalamica al freddo eccessivo : Diminuzione della termodispersione : - Vasocostrizione cutanea - Raggomitolamento - Oripilazione Aumento della produzione calorica : - Senso di fame : sfrutta la reazione dinamico specifica che occorre dopo l'ingestione degli alimenti. - Brividi : aumento del metabolismo muscolare con aumento del calore prodotto - Aumento della motilit semicosciente : il soggetto comincia a saltellare sul posto e a muoversi pi nervosamente in modo da scaldarsi di pi. - Secrezione di catecolamine : aumento del metabolismo basale e quindi della produzione di calore.

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Ormoni tiroidei : salgono non appena inizia il periodo freddo aumentando il metabolismo basale.

Limiti della difesa dal freddo e conseguenze : l'esposizione del corpo umano ad un ambiente troppo freddo per un tempo troppo lungo pu causare un raffreddamento del NIC (soprattutto dell'encefalo) e degli organi periferici. Assideramento : processo di raffreddamento del NIC ben al di sotto dei limiti fisiologici che, per la rapida perdita di calore dall'encefalo, comporta perdita di coscienza, bradipnea e bradicardia, sino a livelli incompatibili con la vita. Congelamento : processo di formazione di cristalli di giaccio all'interno dei tessuti che occorre principalmente nelle appendici periferiche (mani, dita, orecchie, naso) quando esposte per lungo tempo a climi eccessivamente freddi. Meccanismo della febbre : processo di riscaldamento del NIC ad una temperatura superiore ai 37 C per via dell'azione di molecole pirogene (endogene o esogene) in grado di fari interpretare all'ipotalamo la temperatura fisiologica come eccessiva iniziando i processi di difesa dal freddo.
-

Salita della temperatura : l'ipotalamo interpreta la temperatura fisiologica come bassa e inizia la risposta al fresso con l'instaurazione di brividi, senso di freddo, vasocostrizione e raggomitolamento. Defervescenza febbrile : l'ipotalamo interpreta la temperatura come eccessiva, al termine dello stimolo pirogeno, iniziando i processi di difesa dal caldo con, vasodilatazione, calo metabolico, sudorazione.

Pirogeni : tutte quelle molecole che modificano la percezione della temperatura corporea da parte dell'ipotalamo, facendola percepire come eccessivamente fredda; sono quasi tutte comediate dalla sintesi di prostaglandine come messaggeri intermedi. NOTA MEDICA ! Antipiretici Molecole che vanno ad agire inibendo la sintesi delle prostaglandine e quindi la risposta febbrile di tipo pi lieve e/o moderato.

Pirogeni esogeni : sono tutte quelle molecole, di natura batterica, parassitica o virale, che vanno a stimolare direttamente l'ipotalamo o indirettamente reclutando molecole pirogene endogene. Pirogeni endogeni : tutte quelle molecole, di natura autoctona all'organismo umano, che vanno ad agire direttamente sull'ipotalamo.

ORMONI TIROIDEI : sono due molecole sintetizzate dai tireociti della ghiandola tiroide triiodotironina e tiroxina tramite un processo di iodinazione delle tirosine della tireoglobulina, un clivaggio proteolitico delle stesse, ed una loro successiva espulsione al di fuori della cellula. Tireoglobulina : glicoproteina da 335KDa e sintetizzata dallER dei tireociti, caratterizzata da 70 gruppi tirosina in grado di subire un processo di iodinazione in una composizione di 30 molecole di tiroxina (tetraiodotironina o T4) e 3-5 moleocole di triiodotironina (T3) a formare la molecola di colloide. Tiroxina : ormone tiroideo formato da un gruppo tirosina coniugato a 4 atomi di iodio, componente il 93% del secreto della ghiandola tiroide e possedente un azione pi blanda sui tessuti ma una emivita molto pi lunga della triiodotironina. Imp : nei tessuti periferici la tiroxina viene quasi tutta trasformata in triiodotironina per eseguire la propria funzione biochimica sulle cellule; pi della met gi trasformata dopo pochi giorni dalla secrezione. Triiodotironina : ormone tiroideo formato da un gruppo tirosina coniugato a 3 atomi di iodio, componete il 7% del secreto della tiroide e possedente un azione pi forte sui tessuti ma un emivita molto corta Sintesi e secrezione degli ormoni tiroidei :

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1.

Concentrazione ATP dipendente dello iodio : grazie alla pompa per lo iodio i tireociti possono aumentare da 30 a 250 volte la concentrazione intracellulare di iodio rispetto a quella plasmatica, andando mediamente a catturare 1/5 dello iodio circolante.

Fabbisogno annuale di iodio : 50 mg di iodio Fabbisogno settimanale di iodio : 1mg di iodio 2. Produzione di tireoglobulina : i tireociti producono continuamente allinterno del proprio citoplasma tireoglobulina con 70 idrossidi liberi per molecola. 3. Iodinazione della tireoglobulina in colloide : i 70 gruppi tirosinici liberi della tireoglobulina vengono ionidati mediante iodinasi prima in monoiodotironina, successivamente in diiodotironina, ed infine in 40 gruppi di tiroxina, 4-5 di triiodotironina e 25 di mono/di-iodotironina. 4. Stoccaggio della tireoglobulina : la tireoglobulina iodata viene esocitata allinterno del follicolo costituendo la colloide. Autonomia dei depositi di colloide : anche in assenza di iodio le riserve di tireoglobulina allinterno della tiroide possono rifornire il corpo ad un normale livello ormonale per 2-3 mesi. Pinocitosi della colloide : sotto lo stimolo della tireotropina (TSH) i tireociti estroflettono propri pseudopodi di citoplasma per catturare vescicole pinocitotiche di tireoglobulina. 6. Proteolisi della tireoglobulina : i lisosomi, con le proprie proteasi acide, degradano la tireoglobulina clivandone tutte le tirosine, liberando tiroxina, triiodotironina, diiodotironina e monoiodotironina. 7. Secrezione : la tiroxina e la triiodotironina vengono subito espulse dalla porzione basale della cellula per entrare allinterno del circolo plasmatico, mentre diiodotironina e monoiodotironina permangono allinterno del citoplasma. 8. Riciclo dello iodio : tramite lenzima deiodinasi la diiodotironina e la monoiodotironina vengono tutte virtualmente private dal proprio iodio, che verr riutilizzato per la successiva sintesi degli ormoni tiroidei.
5.

Trasporto degli ormoni tiroidei e lunga latenza : gli ormoni tiroidei sono sequestrati ad alta affinit sia da specifiche proteine del sangue globulina legante tiroxina, prealbumina e albumina che da proteine di stoccaggio nelle cellule bersaglio; in questo modo possiedono un lunghissimo periodo di latenza, nel quale non si ha alcun effetto ed una lunga emivita. Tiroxina : viene legata con maggior forza dalle proteine di trasporto plasmatiche e di stoccaggio intracellulare quindi possiede un rilascio in metabolismo pi lento. - Periodo di latenza : 2-3 giorni - Picco di attivit : 10-12 giorni - Emivita : 15 giorni Tiiodotironina : viene legata con minor forza dalle proteine di trasporto plasmatiche e di stoccaggio intracellulare e quindi, possiede un rilascio in metabolismo pi veloce. - Periodo di latenza : 6-12 ore - Picco di attivit : 2-3 giorni - Emivita : 6 giorni Effetti degli ormoni tiroidei: aumentare lattivit funzionale a lungo termine di tutti i tessuti del corpo (eccetto quello nervoso) tramite la stimolazione di una grande quantit di fattori di trascrizione e di geni; Attivazione dellormone tiroideo : quasi tutte le cellule vanno a deiodare la tiroxina in triiodotironina poich il recettore intracellulare per gli ormoni tiroidei ha unaffinit pi levata per la triiootironina.

Imp : la tiroide necessita di un periodo piuttosto lungo alcune settimane per aumentare la propria produzione di ormoni tiroidei; necessario prima un aumento del trofismo considerevole. Aumento del metabolismo basale : il metabolismo basale di quasi tutti i tessuti (eccetto il nervoso) aumenta dal 60 al 100% rendendo disponibili ai processi cellulari una maggiore quantit di ATP; tale processo viene controbilanciato dallaumento del consumo dei nutrienti assunti con la dieta e dalla perdita di peso per riduzione dei depositi grassi.

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Azione sui mitocondri : i mitocondri aumentano il proprio numero e, parallelamente, estendono la porpria superficie membranaria metabolicamente attiva aumentando le proprie dimensioni; in questo modo si ha una maggiore quantit di ATP aerobica. Stimolazione del metabolismo glucidico : vengono aumentati gli enzimi glicolitici e le pompe GLUT per lassorbimento del glucosio di tutte le cellule, parallelamente ad un aumento dellassorbimento intestinale dei glucidi, del tasso di gluconeogenesi e di glicogenolisi e della secrezione di insulina. Stimolazione del metabolismo lipidico : vengono innalzati i livelli di acidi grassi liberi velocemente ossidabili dal plasma tramite laumento dellassorbimento endoteliale delle lipoproteine e dellidrolisi dei trigliceridi ; viene migliorato lingresso intracellulare dei lipidi mediante un aumento del numero di trasportatori trasmebrana e transmitocondriali (navetta di carnitina).

[qui scrivi gli effetti principali e osservati (es aumento di calore) dopo di che, sotto, metti le sottomotivazioni ad elenco punteggiato; dopo che hai fatto gli effetti , elenca i metodi di regolazione della secrezione tiroidea] Aumento della temperatura del NIC : a causa del disaccoppiamento delle reazioni mitocondriali di ossidazione e la moltiplicazione di tali reazioni, ed a causa dellaumento dei trasportatori Na/K ATPasici. Aumento della pressione differenziale arteriosa : gli ormoni tiroidei vanno ad aumentare la forza di contrazione del cuore (gittata cardiaca) e la sua frequenza (frequenza c ardiaca) causando, parallelamente, vasodilatazione periferica(per consentire alle cellule un maggior apporto metabolico ed esporto catabolico); questo fa aumentare la pressione massima, ma diminuire quella minima, aumentando la pressione differenziale. NOTA MEDICA ! tireotossicosi grave Una tiroide troppo attiva pu causare unafffaticamento del muscolo cardiaco con un conseguente blocco di contrattilit per accumulo di cataboliti proteici Aumento ella funzione respiratoria : la maggiore attivit catabolica cellulare aumenta la concentrazione di anidride cabonica plasmatica, abbassando il pH del sangue; questo attiva tutti i centri di regolazione de respiro preposti allaumento della frequenza e della profondit del respiro. Effetto sul muscolo : gli ormoni tiroidei rendono le contrazioni muscolari pi forti e veloci, tuttavia, producono un fine tremore (15 cicli/secondo) delle estremit Attivazione della funzione nervosa : gli ormoni tiroidei vanno ad attivare maggiormente i centri di veglia del corpo velocizzando la responsivit e la reattivit dell'SNC; questoa funzione pu alterare le condizioni sonno/veglia arrecando insonnia. Sviluppo dell'SNC : gli ormoni tiroidei sono indispensabili per un corretto sviluppo dell'SNC e dei suoi mediatori durante la via intrauterina o la prima vita extrafetale. NOTA MEDICA ! Dieta povera di iodio e cretinismo Nelle zone nordiche, dove vi endemica carenza di cibi ricchi di iodio, si osserva una patologia molto grave a carico del sistema nervoso centrale, con comparsa di cretinismo e/o sordomutismo. Regolazione della secrezione di ormone tiroideo : la concentrazione di ormone tiroideo nel sangue mantenuto ad una livello quasi costante ad opera di una stimolazione eccitatoria pressoch costante da parte dellormone TSH secreto dalladenoipofisi. TSH o tireotropina : ormone glicoproteico, di produzione adenoipofisaria, agente sulla via di trasduzione del segnale cAMP dipendente dei tireociti tramite legame con il proprio recettore transmembrana, provocando : - Aumento della proteolisi della tireoglobulina - Aumento della captazione di iodio ematico - Aumento della iodazione delle tirosine - Ipertrofia dei tireociti a cellule cilindriche (da cubiche) - Iperplasia dei tireociti

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Stimolazione ipofisaria positiva del TSH : lipotalamo, in seguito allattivazione dei suoi centri di termoregolaizone od in seguito ad espressione emozionale di sentimenti affettivi e demotivi, pu attivare i neuroni endocrini delleminenza mediana neuroipofisaria che, riversando nel circolo portale ipofisario una specifica liberina - TRH ormone liberatore della tireotropina, causano lattivazione secretiva delle cellule tireotrope adenoipofisarie, tramite via della fosfolipasi C.

Stimolazione adenoipofiaria a feedback negativo : la concentrazione plasmatica di ormoni tireoidei inibisce direttamente la funzionalit secretiva delle cellule tireotrope adenoipofisarie, facendola cadere a zero a livelli di secrezione tiroidea pari a 1,75 volte il livello normale. METABOLISMO E LAVORO MUSCOLARE : CONSUMO MASSIMO DI OSSIGENO : quantit di ossigeno massimo assorbibile per il metabolismo aerobico corrispondente ad un carico di lavoro limite soglia anaerobica dopo il quale il muscolo comincia ad attingere energia (ATP) da fonti non aerobiche fonte fosfogena (debito alattacido) e fonte glicolitica (debito lattacido). Fattori limitanti del consumo massimo di ossigeno : il consumo massimo di ossigeno viene limitato da molteplici fattori ma pu essere innalzato in seguito ad allenamento o, molto pi semplicemente, per caratteristiche genetiche. Circolazione sanguigna : una maggiore capacit e forza contrattile cardiaca, una maggiore quantit di emoglobina e/o una maggiore vasodilatazione possono esitare in un migliore consumo massimo di ossigeno. Sesso : un maschio generalmente (per fattori genetici) possiede un consumo massimo di ossigeno maggiore di quello di una femmina. Et : allaumentare dellet corrisponde una diminuzione del consumo massimo di ossigeno che lindividuo pu sopportare

Tempo necessario e raggiungere il consumo massimo di ossigeno : siccome dovuto ad una molteplicit di fattori e condizioni fisiologiche differenti lapporto di ossigeno al muscolo non raggiunge immediatamente il consumo massimo ma segue una legge logaritmica con Lossigeno che raggiunge il muscolo determinando il suo livello di metabolismo aerobico (preferito dalle cellule) aumenta con una curva a concavit rivolta verso il basso sino a raggiungere un plateau corrispondente al consumo massimo di ossigeno.

Metodi per determinar la soglia anaerobica lattacida : determinare la sogli anaerobica risulta essere molto utile in per determinare, in ambito sportivo, quando latleta svolger il massimo lavoro aerobico possibile od il massimo lavoro possibile. Grafico frequenza cardiaca su carico di lavoro : siccome il metabolismo lattacido bypassa il metabolismo aerobico quando anchesso verr attivato servir unirrorazione sanguigna lievemente minore; la soglia anaerobica lattacida il carico di lavoro al quale laumento della frequenza cardiaca si distacca dalla relazione lineare con laumento del carico di lavoro (acquisisce una relazione logaritmica) Grafico frequenza respiratoria su carico di lavoro : siccome lacido lattico abbassa il pH sanguigno, quando la sua concentrazione aumenta nel sangue va a stimolare il glomo carotico inducendo un aumento della frequenza respiratoria; quindi, la soglia anaerobica lattacida corrisponde al carico di lavoro dopo il quale la frequenza respiratoria simpenna, abbandonando la relazione lineare con il carico di lavoro. pH plasmatico e carico di lavoro : metodo pi invasivo e meno pratico che evidenzia la soglia anaerobica lattacida come il carico di lavoro al quale si ha un sostanziale aumento dellacidit del pH sanguigno. METABOLISMO ANAEROBICO ALATTACIDO : primo metabolismo muscolare che viene utilizzato per sopperire la differenza energetica tra lenergia prodotta dal metabolismo aerobico e lenergia richiesta dal muscolo, ad azione

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immediata, sfruttante lenergia immagazzinata nei legami fosfodiesterici dei depositi di ATP e fosfocreatinina del sarcoplasma costituendo un debito alattacido. Debito alattacido : quantit di energia aerobica (e quindi di O2) necessaria dopo il lavoro muscolare per rigenerare le riserve energetiche alattacide utilizzate per sopperire la differenza tra apporto di ossigeno (metabolismo aerobico) e richiesta energetica reale. Pagamento del debito alattacido e durata : fenomeno nel quale la cellula muscolare rigenera le proprie riserve di fosfocreatina e di ATP mediante metabolismo aerobico, con una cinetica esponenziale a Imp : tutta lenergia che ottieni senza ossigeno poi deve essere ripagata dalla medesima quantit di metabolismo aerobico. Dannosit del debito alattacido : il debito alattacido va a consumare quasi tutta lATP della cellula e la fosfocratinina, creando una grandissima quantit di intermedi a scarsa energia e andando a stravolgre lequilibrio biochimico della cellula muscolare, un mantenimento indefinito del metabolismo alattacido incopatibile con la vita. Miglioramento del metabolismo alattacido : con lallenamento si pu migliorare la capacit di ossidare fosfageno solo del 10-15% mentre, per soli fattori genetici pu variare anche del 50%; ci sono persone che nascono atlete e ci sono persone che nascono sedentarie.

METABOLISMO ANAEROBICO LATTACIDO : secondo metabolismo muscolare utilizzato per sopperire la differenza energetica tra lenergia prodotta dal metabolismo aerobico (al consumo massimo di ossigeno) e lenergia utilizzata dal muscolo nel lavoro sovramassimale, ad azione veloce e prolungata, sfruttante lenergia contenuta nei legami dellacido piruvico e del glucosio andando ad ossidare il piruvato in lattato, liberando la via glicolitica ma costituendo un debito lattacido. Debito lattacido : quantit di energia aerobica (e quindi O2) necessaria ad eliminare la quantit di acido lattico accumulata durante lo sforzo lattacido (e quindi abbassare il pH del muscolo) utilizzato per sopperire la differenza tra apporto di ossigeno (consumo massimo di ossigeno) e richiesta energetica reale. Pagamento del debito lattacido : fenomeno nel quale il muscolo scheletrico in lieve attivit, il cuore ed il fegato riducono lacido lattico in piruvato con una cinetica esponenziale Imp : per ripagare l debito lattacido ci vuole molto pi tempo che per ripagare quello alattacido (fosfageno), si deve eliminare una certa quantit di acido lattico dal sangue. Muscolo in lieve movimento : la fibra muscolare scheletrica, se a meno del 60% del suo carico massimale (lievi movimenti in metabolismo aerobico) ossida la maggior parte dellacido latico in eso contenuta e nel fluido interstiziiale andando a ripagare la maggior parte del debito lattacido Cuore : ossida una piccola quantit dellacido lattico circolante andando a ripagare una piccola parte del debito lattacido. Fegato : va a rigenerare una grossa parte dellacido lattico circolante rigenerandolo in glucosio o nuovo glicogeno. Dannosit del debito lattacido : lacido lattico va diminuire il pH del sarcoplasma della fibra muscolare e del microambiente attorno ad essa (nel liquido interstiziale) interferendo con lattivit mioenzimatica e determinando il fenomeno di fatica o (in caso di grosso accumulo) di dolorabilit muscolare; in ogni caso un mantenimento indefinito del metabolismo lattacido incompatibile con la vita Forza del muscolo/debito lattacido : il debito lattacido crea la sensazione di fatica muscolare, in particolare la forza massima generata da un muscolo inversamente proporzionale alla quantit di acido lattico in esso contenuta.

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Miglioramento del metabolismo lattacido : il metabolismo lattacido generalmente non migliora con lallenamento anche se pu aumentare la tolleranza del muscolo a pH bassi e quindi alla sensazione di fatica; un buon allenamento tuttavia innalza la soglia anaerobica rendendo il ricorso allo sforzo lattacido pi raro.

TIPI DI LAVORO MUSCOLARE E METABOLISMI ASSOCIATI : LAVORO SOTTOMASSIMALE : carico di lavoro muscolare nono sufficientemente intenso da superare il consumo massimo di ossigeno del soggetto e cio la soglia anaerobica lattacida. Inizialmente : il carico energetico raggiunge immediatamente il picco massimo mentre il metabolismo aerobico sale lentamente; il sistema quindi attinge energia dal metabolismo anaerobico alattacido. Mantenimento : il carico energetico si mantiene costante al picco massimo mentre il metabolismo aerobico raggiunge ilo massimo consumo di ossigeno; il sistema quindi attinge energia dal metabolismo aerobico Pagamento : il carico energetico cala al picco minimo mentre il metabolismo aerobico scende lentamente; il sistema ripaga il debito alattacido fosfageno, Imp : il metabolismo aerobico dopo uno sforzo fisico anche poco intenso non cala mai al minimo prima di circa 2 ore; infatti azioni ormonali ne mantengono elevato il livello anche in assenza di pagamenti di debiti energetici o di lavoro muscolare. LAVORO SOVRAMASSIMALE : carico di lavoro muscolare eccedente il metabolismo aerobico massimo (consumo massimo di ossigeno) e attivante il metabolismo anaerobico lattacido. Inizialmente : il carico energetico raggiunge immediatamente il picco massimo (oltre la capacita massima di ossigeno), mentre il metabolismo aerobico sale lentamente; il sistema attinge energia dal metabolismo anaeobico alattacido (fosfocreatina e ATP). Mantenimento : il carico energetico si mantiene ben superiore al consumo massimo di ossigeno, quindi il sistema attinge dal metabolismo anaerobico alattacido e lattacido (fosfocreatina) Pagamento : il carico energetico cala al picco minimo mentre il metabolismo aerobio sciende lentamente in una curva composta dal : pagamento veloce del debito alattacido (parte ripida della curva) e pagamento lento del debito lattacido (parte dolce della curva)

DIDESTIONE E PROCESSI DI ASSORBIMENTO :


Integrazione delle lezioni di Rubini con il Guyton DIGESTIONE : meccanismo fisiologico attuato all'interno del tubo digerente e finalizzato a trasformare, mediante metodi chimici e meccanici, i materiali nutritivi ingeriti in una miscela chimicamente il pi simile possibile a quella dei fluidi corporei; in modo da massimizzare l'assimilazione dei nutrienti col minimo sforzo. Attivit motorie : sono attivit eseguite dalla muscolatura liscia del tubo digerente, come la peristalsi, la segmentazione ed i movimenti di massa, che permettono l'avanzamento del cibo, il suo assorbimento corretto e la sua espulsione. Secrezione delle componenti digestive e lubrificanti : attivit ghiandolari esocrine che permettono sia la demolizione del cibo nei suoi costituenti pi elementari, e pi facilmente assimilabili, sia il suo ammorbidimento per facilitarne il transito nel tubo digerente. Assorbimento : processo che sfrutta l'enorme superficie epiteliale intestinale per filtrare nel sangue tutte le molecole fondamentali ottenute tramite la digestione degli alimenti.

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Circolazione sanguigna : l'irrorazione sanguigna fondamentale per il processo digestivo in quanto alimenta le ghiandole, i muscoli, assorbe i nutrienti filtrati e scalda il cibo. SUDDIVISIONE FUNZIONALE DEL TUBO DIGERENTE : ciascuna porzione del tubo digerente attua una serie di processi meccanici e chimici caratteristici e ben specializzati, in modo da rendere minimo lo spreco energetico e massimo il rendimento nutrizionale. Bocca : la bocca attua un processo di prima digestione tramite una trasformazione meccanica del cibo masticazione, una sua lubrificazione e parziale degradazione (a pH neutro) - salivazione, ed un ultima spedizione alle porzioni inferiori del tubo digestivo - deglutizione. Stomaco : lo stomaco attua un processo di trasformazione meccanica del cibo - peristalsi e rimescolamento ed un'attivit di disinfezione e degradazione chimica tramite pH di 1-3 (HCl) e pepsina - digestione. Intestino tenue : il primo intestino, soprattutto il duodeno, attua un processo di disgregazione chimica fine dei nutrienti in ambiente basico - digestione, un attivit di processamento meccanico - segmentazione e peristalsi, ed il processo principale di assorbimento dei nutrienti processati - assorbimento. Assorbimento : il processo di assorbimento degli elementi nutritivi presenti nel cibo digerito NECESSITA la disgregazione digestiva dei cibi. Imp : la lunghezza dell'intestino tenue maggiore dell'esigenza assorbitiva dei cibi (in media) ingeriti , riservando una superficie funzionale d'emergenza in caso di malassorbimento. CONTROLLO ED ORGANIZZAZIONE DEGLI EVENTI DIGESTIVI : i processi digestivi non sono statici e continui, ma vengono costantemente amministrati dai sistemi gangliari autonomi interni o esterni alla parete del tubo digerente, a loro volta controllati dai sistemi autonomi dell'SNC e dalla secrezione ormonale. Strutture gangliari intrinseche del tubo digerente : plessi nervosi di piccoli gangli contenuti all'interno della parete del tubo digerente ed innervanti direttamente le ghiandole intraparietali e gli strati di fibre muscolari lisce; si possono suddividere in due plessi differenti : Plesso sottomucoso del Meissner : controlla ed innerva la funzione ghiandolare secretiva dell'epitelio gastrointestinale e, pertanto, viene eccitato dal parasimpatico ed inibito dall'ortosimpatico ricevendone le afferenze nervose. Plesso mioenterico di Auerbach : controlla la contrattilit peristaltica della muscolatura liscia gastroenterica e, pertanto, viene eccitato dal parasimpatico ed inibito dall'ortosimpatico ricevendone afferenze nervose. Strutture gangliari maggiori esterne dal tubo digerente : gruppi molto numerosi di neuroni riuniti in gangli molto voluminosi, e collocati esternamente al tubo digerente, che ricevono afferenze para o ortosimpatiche dall'SNC che ne influenzano le attivit. Controllo autonomo della digestione : il plesso di Auerbach , del Messner ed i gangli extraparietali possiedono opportuni recettori sensitivi nella parete gastrointestinale in modo da rispondere con azioni riflesse autonome a particolari stimoli chimici, di distensione o di irritazione della parete del tubo digerente. Riflessi entero-enterici : attivit riflessa a braccio molto corto dove il segnale sensitivo viscerale, dipartente dalla parete gastrointestinale, causa una risposta effettrice direttamente dai plessi intraparietali -plesso di Auerbach e del Messner - regolando la motilit della parete enterica e la sua secretivit. Riflessi entero-gastrici : attivit riflessa a braccio di media lunghezza dove il segnale sensitivo viscerale proveniente dalla parete del tubo digerente va a terminare nei gangli extraparietali autonomi maggiori, che una volta attivati vanno a regolare la motilit e la secretivit della parete enterica.

Riflesso gastrocolico : la distensione della parete gastrica provoca un'attivazione delle ondate di movimenti di del colon portanti alla defecazione .

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Riflesso enterogastrico : l'aumento dell'acidit all'interno del lume duodenale (principalmente dovuto all'idrolisi dei trigliceridi con liberazione degli acidi grassi) determina il rallentamento dello svuotamento dello stomaco per far alcalinizzare nuovamente il duodeno.

Controllo autonomo centrale della digestione : sistema coinvolgente due centri di controllo differenti parasimpatico e ortosimpatico - i quali centri di controllo principali, situati all'interno dell'SNC, si collegano tramite nervi veri e propri alle strutture gangliari autonome. Sistema parasimpatico : il sistema parasimpatico funge da promotore della digestione, intensificando l'attivit di rimescolamento e secrezione dell'apparato digestivo, e da inibitore della defecazione, aumentando il tono degli sfinteri.

Parasimpatico craniale : comprende numerosi nuclei all'interno del tronco encefalico e, tramite i lunghi nervi vaghi, innerva tutti i visceri sopramesocolici, il tenue e la met destra del colon (cieco, ascendente, met del trasverso) Parasimpatico sacrale : comprende il nucleo del parasimpatico sacrale degli ultimi mielomeri midollari e, tramite nervi pelvici, controlla l'attivit della met sinistra del colon (met sinistra del trasverso e colon discendente), del sigma, dell'ampolla rettale e del canale anale.

Sistema ortosimpatico : il sistema ortosimpatico funge da inibitore della digestione, indebolendo l'attivit peristaltica e di secrezione della parete gastroenterica, e da promotore della defecazione, rilassando gli sfinteri.

Ortosimpatico lombare : comprende il nucleo spinale colonnare intermedio laterale, compreso tra T5 ed L2, che emette lungi nervi postangliari - nervi splancnici - in grado di controllare l'attivit di tutto il tubo digerente.

Riflessi lunghi o ad estrinsecazione lunga : attivit riflesse a braccio estremamente lungo dove il segnale sensitivo diparte dalla parete gastroenterica, decorre sino ai centri autonomi parasimpatici o ortosimpatici dell'SNC, che invieranno risposte complesse ai gangli autonomi gastroenterici tramite nervi vaghi e nervi splancnici.

Regolazione della secretivit e motilit gastrica Inibizione da stimoli dolorifici dell'attivit gastrointestinale Riflesso della defecazione Riflesso del vomito

Controllo ormonale della digestione : molti ormoni secreti dalla stessa parete del tubo digerente (in risposta a stimoli meccanici o chimici) possono regolare la funzionalit dei plessi nervosi e delle cellule secretorie stesse dell'apparato gastroenterico; istituendo una regolazione pienamente autonoma. Colecistochinina-pancreozimina o CCK : ormone secreto dall'epitelio duodenale in caso di stagnazione di acidi grassi indigesti per inibire lo svuotamento gastrico e stimolare la contrazione della cistifellea al fine di consentire la digestione totale del materiale ancora indigesto. Secretina : ormone secreto dall'epitelio duodenale in caso di pH luminali troppo acidi che, impedendo lo svuotamento gastrico, da tempo sufficiente al duodeno per ristabilire il proprio pH basico, impedendo danni da corrosione alla mucosa. ATTIVITA MUSCOLARI DEL TUBO DIGERENTE : ATTIVITA' DELLA PARETE MUSCOLARE LISCIA : la parete del tubo digerente possiede numerosi strati di miocellule lisce, tutte ordinatamente orientate nella stessa direzione e caratterizzate ritmo di auto-depolarizzazione della membrana - ritmo elettrobasale - che pu essere coordinato da "pace maker" enterici sotto forma di onde contrattili ben organizzate e coinvolgenti anche tutta la lunghezza del tubo digerente.

Ritmo elettro-basale : facolt dei miociti lisci di attuare una depolarizzazione autonoma e ritmata del proprio sarcoplasma, creando foci di depolarizzazione autonoma sulla parete degli organi cavi che, se

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opportunamente sovrastimolati da segnali esterni (segnali di distensione, segnali nervosi ecc) possono creare potenziali a punta in grado di superare la soglia critica dando vita al movimento a catena della parete muscolare. Peristalsi : fenomeno tipico degli organi cavi e tubulari, caratterizzato dalla progressione di un'onda motoria (discontinua) composta, a propria volta, da un evento di dilatazione del segmento pi a valle contemporaneo ad un evento di contrazione del segmento pi a monte, progredenti al segmento via via successivo ogni 5 s, spingente il contenuto luminale in una sola direzione. Peristalsi intestinale : movimento peristaltico a progressione aborale, caratterizzante tutto il tubo digerente, con la sole funzione di allontanare il contenuto alimentare dalla bocca alla velocit di 1-2 cm al secondo. Contrazione di segmentazione : movimenti con progressione isolata e particolare ad ogni segmento del tubo digerente, che possiedono la funzione di rimescolamento del cibo per facilitare la digestione e l'assorbimento.

Ruolo nella digestione : il mescolamento consente l'impastamento del cibo con i succhi gastrici in modo da massimizzare l'area d'azione degli enzimi digestivi e migliorare la degradazione dei cibi. Ruolo nell'assorbimento : il rimescolamento del cibo digerito massimizza il contatto tra cibo e superficie assorbente in modo da migliorare l'assorbimento dei principi nutritivi

Movimenti di massa : movimenti di contrazione contemporanea e massiva, sebbene molto rari (2 o 3 al giorno), coinvolgenti la maggior parte della superficie colica e rettale, e responsabili dell'ingresso delle feci nell'ampolla rettale, con l'attivazione del riflesso della defecazione. PERFUSIONE SANGUIGNA : PERFUSIONE SANGUIGNA : durante i processi di digestione ed assorbimento necessario un grande afflusso di sangue (sino a 1 l/min), tramite i dilatazione delle arteriole di afflusso sanguigno mesenterico, per consentire l'esporto delle molecole nutritive assorbite sino al processore epatico. Fattori che determinano la maggiore perfusione : la vasodilatazione del sistema portale e mesenterico creata dall'attivit stessa della parete del tubo digerente, tramite numerosi fattori che segnalano un maggior carico di lavoro. Ipossia locale con accumulo di ADP : quando l'attivit di un tessuto aumenta si ha l'accumulo locale di ADP che determina un effetto di ampia vasodilatazione. Ormoni vasodilatatori : le cellule sotto carico aerobico, in particolare quelle muscolari lisce, secernono ormoni vasodilatativi che determinano un aumento del flusso sanguigno. Effetto del parasimpatico : il parasimpatico causa l'aumento dell'attivit della parete del tubo digerente, a sua volta correlata con una vasodilatazione massiva. Serbatoio sanguigno : in caso di repentina e massiva perdita di pressione del sangue arterioso, principalmente per fattori emorragici di grande portata, il sistema ortosimpatico pu dirottare sino al 30% dell'intero flusso mesenterico alle zone pi sensibili all'ipossia. ATTIVITA' DIGESTIVE DELLE SECREZIONI SUI VARI NUTRIENTI : Digestione dei carboidrati : Bocca : nella bocca avviene, assieme alla masticazione e alla lubrificazione dei cibi, la prima ma poco rilevante digestione degli amidi alimentari (specialmente se cotti) ad opera della ptialina salivare; una masticazione pi lunga pu aiutare alla digestione degli amidi, essendo la ptialina inattivata dal pH gastrico.

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Ptialina : un'alfa amilasi prodotta, gi funzionante, dalle ghiandole salivari. che idrolizza in ambiente neutro i legami alfa-glicosidici leganti le molecole di glucosio.

Duodeno : nel duodeno, e meno nell'intestino, avviene la seconda e principale digestione degli amidi alimentari ad opera di un amilasi estremamente potente - alfa amilasi pancreatica - contenuta nel succo pancratico, secreto dal pancreas.

Alfa amilasi pancreatica : un'alfa amilasi prodotta, gi funzionante, dal pancreas esocrino, che idrolizza in ambiente neutro tutti i legami alfa glicolitici degli amidi ingeriti, producendo monosaccaridi e disaccaridi.

Intestino mesenterico : nell'intestino mesenterico (ileo e digiuno) avviene l'ultima scissione dei disaccaridi in monosaccaridi ad opera delle disaccaridasi intestinali liberate tramite desquamazione dell'epitelio enterocitico.

Disaccaridasi : sono enzimi idrolitici liberati gi attivi dagli enterociti, che degradano in ambiente neutro i legami alfa-glicolitici di determinati disaccaridi specifici Matasi Disaccaridasi Lattasi Isomaltasi

Digestione delle proteine : Stomaco : nello stomaco avviene la prima e poco rilevante digestione acida delle proteine ad opera della pepsina gastrica, contenuta nel succo gastrico assieme all'acido cloridrico necessario per la sua azione; essa termina la propria azione nel duodeno (pi basico).

Pepsina e pepsinogeno : endopeptidasi secreta come enzima inattivo - pepsinogeno - dalle cripte gastriche, poi attivato dal pH acido dello stomaco, che idrolizza in ambiente acido i legami peptidici coinvolgenti un aminoacido aromatico; siccome questi legami sono molto rari nelle proteine alimentari la sua azione molto ridotta.

Duodeno : nel duodeno avviene la seconda e pi rilevante digestione delle proteine mediante due classi di enzimi differenti : delle endopeptidasi (tripsina, chimotripsina ed elastasi) e delle esopeptidasi (carbossipeptidasi A e B), entrambe sintetizzate come proenzimi inattivi, poi clivati da enterochinasi della superficie del duodeno.

Tripsina, chimotripsina ed elastasi : endopeptidasi secrete come proenzimi inattivi (zimogeni) dal pancreas esocrino e attivati dal clivaggio proteolitico con enterchinasi duodenali, responsabili dell'idrolisi in ambiente neutro della maggior parte dei legami peptidici tra gli aminoacidi delle proteine, producendo molti aminoacidi liberi e peptidi. Carbossipeptidasi A e B : esopeptidasi secrete come proenzimi inattivi (zimogeni) dal pancreas esocrino e attivati dal clivaggio proteolitico con enterochinasi duodenali, responsabili dell'idrolisi in ambiente neutro dei legami peptidici terminali delle proteine, producendo molti aminoacidi liberi.

Intestino mesenterico : l'intestino mesenterico effettua l'ultima digestione dei piccoli peptidi, riducendoli in aminoacidi primari, tramite particolari aminopeptidasi e dipeptidasi secrete tramite sfaldamento della mucosa.

Aminopeptidasi : esopeptidasi secreta gi attiva per desquamazione dell'epitelio intestinale, possedente un'attivit idrolitica in ambiente neutro sui legami peptidi dei piccoli peptidi, scindendoli negli aminoacidi componenti. Dipeptidasi : peptidasi secreta gi attiva per desquamazione dell'epitelio intestinale, possedente u'attivit idrolitica in ambiente neutro sui legami peptidici dei dipeptidi, scindendoli negli aminoacidi fondamentali.

Digestione dei grassi : i grassi possiedono una notevole problematicit nei processi digestivi : hanno una idrofobicit tale da impedire l'espansione della superficie d'interazione con gli enzimi idrolitici, idrosolubili nelle secrezioni digestive, rendendo la digestione lipidica molto lenta.

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Duodeno : nel duodeno avviene l'unica e maggiore digestione dei lipidi tramite un'azione combinata tra bile e lipasi pancreatiche (lipasi, colesterolesterasi, fosfolipasi), in modo da aumentare la superficie d'interazione enzima/goccia lipidca, velocizzando la digestione.

Bile : misciela tensioattiva, composta da sali biliari, lectine e secreta dal fegato, che va a ridurre la tensione superficiale all'interfaccia acqua/grasso nelle goccioline lipidiche del lume duodenale, per formare un'emulsione lipisi/succo panceatico in modo da massimizzare la superficie enzimaticamente attivae di minimizzare il tempo di digestione. Enzimi pacreatici lipasici : enzimi lipasici secreti dal pancreas esocrino come proenzimi inattivi, poi attvati dal taglio proteolitico con specifiche endochinasi della superfricie mucosa duodenale, che possiedono attivit idrolitiche sui grassi complessi consentendo la liberazione di grassi semplici. Lipasi : scinde i trigliceridi in glicerolo ed acidi grassi liberi. Colesterol esterasi : va a scindere i legami esterei del colesterolo produzendo colesterolo puro. Fosfolipasi : scinde i fosfolipidi

ASSORBIMENTO DEI VARI NUTRIENTI : Meccanismo di simporto e assorbimento del sodio : solitamente il chimo alimentare possiede una concentrazione di sodio maggiore di quella intracellulare degli enterociti, poich espulso costantemente dalla pompa Na/K ATP asica nel plasma sanguigno; si caratterizza un gradente elettrochimico positivo sfruttabile per indurre l'ingresso degli aminoacidi e dei glucidi negli enterociti tramite simporto, o per indurre l'ingresso dell'acqua e del cloro attraverso specifici canali.
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Aldosterone : possiede la capacit di regolare l'ingresso del sodio all'interno degli enterociti e, quindi, all'interno del plasma sanguigno.

L'assorbimento di acqua e nutrienti dal contenuto intestinale si ha solo con un adeguato contenuto di sodio. Ingresso degli ioni Cl : quando una molecola di sodio entra tramite simporto nell'enterocita, essa crea un flusso netto di cariche positive immediatamente bilanciato da un pari flusso di cariche Cl- negative; si ha, quindi, l'ingresso netto di ioni cloro tramite specifici canali e la sua espulsione nel plasma tramite pompe specifiche. Ingresso dell'acqua : ogni giorno, in media, viene riversata nel nostro tubo digerente una quantit di 9 litri d'acqua : 2 litri, circa, derivati dalla dieta e 7 litri derivati dalle secrezioni digestive (1,5 litri di saliva - 2,5 di succhi gastrici - 0,5 di bile - 1,5 di succo pancreatico - 1 di succo enterico) che deve essere poi riassorbita quasi totalmente dall'intestino per evitare perdite (che in genere si attestano ai 200 ml contenuti nelle feci); quando uno ione sodio e cloro entra nell'enterocita, si ha un aumento momentaneo della pressione osmotica transmembrana che, determina l'ingresso nel citoplasma di una quantit d'acqua sino all'equilibrio. - Digiuno : riassorbimento di 5500 ml - Ileo : riassorbimento di 2000 ml - Colon : riassorbimento di 1300 ml Ingresso dei carboidrati : i carboidrati, sotto forma di esosi, entrano nel citoplasma degli enterociti tramite il simporto GLUT sodio/glucosio, che accoppia l'ingresso di uno ione sodio all'ingresso controgradiente di una molecola di glucosio o fruttosio. Ingresso degli aminoacidi : gli aminoacidi monomerici entrano nel citoplasma degli enterociti tramite 4 simporti specifici sodio/aminoacido (uno per ogni gruppo aminoacidico), che accoppiano l'ingresso di uno ione sodio con l'ingresso controgradiente di un aminoacido determinato. Ingresso per diffusione dei lipidi : i lipidi intestinali, a causa della propria elevata idrofobicit, costituiscono aggregati micellari in grado di permeare attraverso la membrana plasmatica degli enterociti senza problemi e senza necessitare di particolari trasportatori, per poi intraprendere un destino differente a seconda della loro composizione carboniosa :

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Lipidi a catene carboniose corte (<10 carboni) : vengono direttamente espulsi nel circolo portale, in forma non esterificata, direttamente chelati all'albumina. Lipidi a catene carboniose lunghe (>10 carboni) e colesterolo : vengono esterificati e coniugati con lipoproteine nel citoplasma degli enterociti, per essere espulsi nel chilo come chilomicloni e sucessivamente riassorbiti dal fegato tramite circolazione sistemica e portale. Ingresso delle vitamine liposolubili : essedo perfettamente idrofobiche e solubili all'interno degli ammassi lipidici, vengono veicolate dalle micelle intestinali attraverso la membrana degli enterociti e sucessivamente trasportate nel plasma attraverso albumine e lipoproteine. PROCESSI DIGESTIVI DELLA BOCCA : la bocca la sede della prima modifica digestiva degli alimenti, propedeutica alla finalit assimilativa e degradativa dello stomaco e del duodeno, avvenente tramite masticazione, salivazione, degustazione e deglutizione. Processo di salivazione : processo di secrezione autonoma delle ghiandole salivari di un composto lubrificante e degradativo che, impastandosi nel bolo alimentare durante la masticazione, facilita i sucesivi processi di deglutizione, di digestione e di assimilazione.
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Semidigerisce gli amidi attraverso il suo contenuto di ptialina Facilita la deglutizione tramite udificazione e lubrificazione del bolo alimentare Neutralizza gli agenti patogeni nei cibi tramte il proprio contenuto di lisozima e IgA Rimineralizza i denti tramite il proprio alto contenuto in ioni calcio Media il gusto veicolando le particelle sapide ai calici gustativi Determina parte della fonazione mantenendo umide ed elastiche le corde vocali

Produzione della saliva : la saliva viene secreta in quantit di 1,5 L al giorno dalle ghiandole salivari sparse per tutto il cavo orale, previa modulazione mediata dai nuclei autonomi midollari e truncali attivati o disattivati dalla presenza di stimoli sapidi nella bocca o, in modo pi complesso, da trasduzioni corticali ai sistemi limbico-ipotalamici di situazioni normalmente associate alla nutrizione. Controllo parasimpatico : il sistema parasimpatico comprende i nuclei salivatori superiore ed inferiore del tronco encefalico e possiede, tramite nervo linguale e nervo faciale, la funzione di stimolare la secrezione mucosa e sierosa della ghiandole salivari. Controllo ortosimpatico : il sistema ortosimpatico, comprendente il nucleo intermedio laterale dei primi mielomeri toracici, controlla tramite nervo vago e glossofaringeo l'inibizione della secrezione mucosa delle ghiandole salivari mediante vasocostrizione localizzata. Composizione della saliva : la saliva generalmente alcalina ed ipotonica rispetto al plasma sanguigno poich sottoposta ad un processo di riassorbimento aldosterone dipendente di ioni sodio e cloro e di arricchimento in ioni potassio, bicarbonato e calcio lungo il dotto striato; una aumento della velocit secretoria, per, determina un maggior tono osmotico ed una minore alcalinit per la minore permanenza nei dotti striati.

Processo di masticazione : processo motorio semicosciente di taglio e macinazione fine degli alimenti, che consente un impastamento con le secrezioni salivari propedeutico alla facilitazione dei processi digestivi.

Movimento di masticazione : atto motorio complesso, in parte riflesso, in parte semicosciente, comprendente movimenti verticali e rotatori sul piano orizzontale, al fine di triturare il cibo impastandolo con la saliva a formare il bolo alimentare.

Controllo nervoso della masticazione : la masticazione un processo motorio che viene scatenato semivolontariamente dalla corteccia cerebrale per poi essere mantenuto sino alla deglutizione da un circuito autonomo corticale.

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Circuito corticale autonomo della masticazione : circuito che sfrutta schemi motori ciclici composti dall'abbassamento riflesso della mandibola e, quando i fusi neuromuscolari segnalano la massima estensione della mandibola, dall'innalzamento riflesso della stessa con ripetizione del ciclo de novo. Vie comprese nel processo di masticazione : o Nervo ipoglosso o Nervo faciale o Nervo trigemino o Nervo glossofaringeo
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Efficienza della masticazione : efficacia nella triturazione del cibo a parit di numero di eventi masticatori, direttamente proporzionale alla forza della masticazione ed alla superficie di contatto occlusale. Forza della masticazione : pressione sviluppata tra le coppie di denti giustapposti appartenenti alle due arcate dentarie che aumenta dagli incisivi sino ai molari seguendo l'efficienza della leva mandibolare. Superficie di contatto occlusale : somma totale delle superfici direttamente combacianti dei denti giustapposti appartenenti alle due arcate dentarie.

Azione dei denti : i denti possiedono una differente azione, condizionata dalla loro posizione, a seconda della forma che assumono. Incisivi-canini : funzione di taglio e lacerazione Premolari-molari : funzione di triturazione fine e macina

Sensibilit del gusto : percezione complessa e cosciente, accentuata dalla salivazione, delle caratteristiche sapide solubili di un particolare alimento presente in cavit buccale, generata dall'integrazione di stimoli sapidi dalle papille gustative, da stimoli meccanici delle papille filiformi e da stimoli odorifici dai recettori olfattivi. Percezione degli stimoli sapidi : trasduzione nervosa della stimolazione chimica causata dalle molecole sapide solubili dei cibi sulle cellule sensitive dei calici gustativi, disposti sulle papille circumvallate (del V linguale), fungiformi e foliate della superficie linguale e faringea.
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Tipologie di calici gustativi : i calici gustativi variano a seconda del tipo di sensazione gustativa che percepiscono dai cibi e della loro disposizione sulla superficie linguale. Percezione dell'acido : recettori abbondanti sulle superfici laterali della lingua Percezione dell'amaro : recettori abbondanti sulla porzione posteriore della lingua Percezione del dolce-salato : recettori abbondanti sulla punta della lingua

Trasduzione dell'informazione gustativa : l'informazione gustativa viene raccolta tramite nervo faciale, dai 2/3 anteriori della lingua, tramite nervo glossofaringeo, dall'1/3 posteriore della lingua, e tramite nervo vago dalla faringe e dalla laringe; per poi convergere al talamo tramite lemnisco laterale andando a terminare sulle aree corticali preposte all'interpretazione oggettiva e cosciente del gusto.

Imp : sembra sia presente una funzione omeostatica del gusto tale da spingere gli animali a cibarsi dei componenti mancanti al loro organismo (bisogno di sodio = spinta a cibarsi di alimenti salati) Processo di deglutizione : fenomeno motorio molto complesso e coinvolgente un'elevata quantit di muscoli, iniziante come volontario e continuante come involontario, che spinge un bolo alimentare sufficientemente triturato ed umidificato nell'esofago e, successivamente, nello stomaco. Fase volontaria faringea : processo azionato dai centri motori della corteccia motoria cerebrale, che determina la spinta del cibo sino alla radice linguale, per mezzo della lingua stessa, dove specifici recettori iniziano la fase riflessa involontaria laringea. Fase involontaria laringea : processo complesso, verificabile solamente a fauci serrate e comandato involontariamente dalla sostanza reticolare del ponte e del bulbo encefalico, che consente l'interruzione della

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funzionalit respiratoria e vocalizzante, e la spinta del cibo nella porzione iniziale dell'esofago, tramite orofaringe e laringofaringe, dando luogo all'inizio della fase involontaria esofagea.
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Interruzione della funzionalit respiratoria e vocalizzante : per proteggere le vie respiratorie, inferiori e superiori, dall'eventuale aspirazione dei cibi, sia ha il sollevamento del palato molle, con chiusura delle coane nasali, l'adduzione delle corde vocali e la chiusura dell'epiglottide, con sigillo della via tracheale. Spinta del cibo nella porzione iniziale dell'esofago : per far avanzare il cibo tramite orofaringe e laringofaringe si ha la contrazione in serie dei tre costrittori e degli elevatori della faringe, ed il rilassamento dello sfintere esofageo superiore, in modo da spinger il cibo nell'esofago iniziando la fase involontaria esofagea.

Fase involontaria esofagea : onda di peristalsi unidirezionale, generata dall'attivazione del muscolo costrittore della faringe e percorrente in 6-8 secondi l'intera lunghezza dell'esofago, che porta il bolo alimentare, specialmente se solido, all'ingresso del cardias spingendolo nello stomaco con l'allargamento di quest'ultimo Imp : il cardias si conforma con due cercicini fibrosi sporgenti all'interno dello stomaco che, con il riempimento di quest'ultimo ed il conseguente aumento di pressione del suo lume, si accostano impedendo fenomeni di riflusso degeneranti il tessuto esofageo. FUNZIONI DIGESTIVE DELLO STOMACO : lo stomaco la porzione del tubo digerente dove avviene il secondo processo di digestione fine dei cibi e di sterilizzazione degli stessi in chimo, con successivo avanzamento meccanico-peristaltico alle ulteriori porzioni di tubo digerente; queste funzioni avvengono sotto controllo strettamente nervoso autonomo o endocrino locale. Funzione meccanica dello stomaco : funzioni motorie controllate in modo nervoso autonomo o endocrino locale (dalla somme delle influenze ormonali dei vari epiteli) che coinvolgono la muscolatura liscia e le fibre elastiche di porzioni specifiche di parete gastrica, consentendo fenomeni di stoccaggio, digestione (rimescolamento) ed avanzamento meccanico dei cibi nel duodeno. Fondo e corpo dello stomaco : porzioni iniziali e pi voluminose dello stomaco dove avvengono le principali attivit di stoccaggio a distensione di parete e di rimescolamento digestivo dei cibi.
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Riempimento a distensione elastica gastrica : la capacit volumetrica massima dello stomaco data dalla sua capacit di riempirsi senza aumentare di molto la propria pressione luminale; in pratica determinata dalla legge di Laplace di relazione fra volume e pressione. Legge di Laplace : la pressione interna ad un contenitore elastico approssimativamente elastico direttamente proporzionale al doppio della sua elasticit mentre inversamente proprorzionale al suo raggio; in pratica : nei limiti della distensione, pi uno stomaco si riempie minore la sua pressione interna.

Rimescolamento dello stomaco : processo nato dalla contrazione tonica senza sviluppo di ritmi elettrici basali di zone limitate della parete muscolare liscia dello stomaco, generando contrazioni isolate senza lo sviluppo di fenomeni peristaltici completi.

Stomaco distale : porzione terminale e pi ristretta dello stomaco (comprendente anche il piloro) dove avvengono le principali attivit di peristalsi e di svuotamento gastrico del chimo nl duodeno.
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Attivit di peristalsi gastrica : attivit di contrazione ordinata sotto il controllo di un ritmo elettrobasale, modulato dal sistema nervoso autonomo e dalla secrezione endocrina locale, di zone ampie della parete muscolare liscia dello stomaco, generando contrazioni a onde peristaltiche che spostano i cibi verso il piloro. Attivit di svuotamento dello stomaco : fenomeno motorio finemente regolato in modo nervoso autonomo e endocrino locale, che prevede la spinta peristaltica del cibo verso il piloro ed il rilassamento contemporaneo della valvola pilorica, determinando il passaggio, secondo la legge di Poisueille, di schizzi di

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10 ml di chimo ogni volta che il duodeno ricettivo e solo quando la composizione del chimo simile a quella del plasma. Legge di posieuille : la velocit di svuotamento gastrico (quando lo suotamento permesso dalle condizioni del chimo, dello stomaco e del duodeno) direttamente proporzionale alla differenza pressoria tra duodeno e stomaco ed inversamente proporzionale alla resistenza idrodinamica del piloro.

Regolazione in base alle caratteristiche del chimo : prima che sia avviato il processo di svuotamento gastrico allinterno del duodeno, il chimo deve possedere caratteristiche simili a quelle dei fluidi corporei sia per quanto riguarda lisotonicit, sia per quanto riguarda la degradazione dei componenti nutrizionlali. Osmolarit del chimo : in caso di chimo ipertonico o ipotonico lo stomaco ritarda lo svuotamento gastrico sino a che, rispettivamente, il chimo ipertonico sia diluito dai succhi gastrici od il chimo ipotonico sia arricchito di ioni cloro raggiungendo la condizione di isotonicit chimo-plasma.

Cibi ipertonici od ipotonici : possiedono una digestione lenta Cibi isotonici : possiedono una digestione molto veloce

Tipologia di alimento : a seconda della composizione nutrizionale del chimo esso pu possedere tempi di degradazione acida differente, condizionati dalla solubilit e resistenza di ogni componente.

Cibi ricchi di carboidrati : vengono digeriti in breve tempo 1 ora e mezza Cibi ricchi di proteine : vengono digeriti in tempi intermedi 2 2 ore e mezza Cibi ricchi di grassi : vengono digeriti in tempi lunghi 3 ore e mezza 4

Bilancio tra stato di stomaco e duodeno : lo svuotamento gastrico si ha solo quando i segnali pro svuotamento gastrico prevalgono su quelli contro riempimento duodenale e cio, solo quando lo stomaco pieno e pronto ed il duodeno vuoto e ricettivo.

Segnali nervosi di svuotamento gastrico : lo stomaco manda segnali di distensione della parete al ganglio celiaco che risponde con un attivazione parasimpatica dello svuotamento. Segnali endocrini di svuotamento : quando il cibo digerito le fossette gastriche emettono ormone gastrina che attiva i plessi mioenterici della parete gastrica avviando il processo di svuotamento. Segnali nervosi di non ricettivit duodenale : la parete del duodeno pu inviare segnali di distensione della parete o di irritazione della mucosa al ganglio celiaco per attivare il sistema ortosimpatico che impedisce lo svuotamento. Segnali endocrini di non ricettivit duodenale : in presenza si un eccesso di acidit o di materiale indigerito il duodeno secerne lormone CCK che causa linattivazione dei plessi mioenterici con la conseguente inibizione dello svuotamento.

Funzione secretiva dello stomaco : funzione ghiandolare strettamente controllata dal sistema nervoso autonomo e dalla secrezione endocrina locale della mucosa gastrica che consente la disgregazione chimica degli alimenti, la disinfezione degli stessi, mediante proteasi e pH estremamente bassi, la protezione basica dello stomaco e la cattura della proteina B12. Secrezione coloropeptidica dello stomaco (fattore acido) : secrezione con finalit puramente digestive e sterilizzanti, composta da proteasi aromatico dipendente pepsina e da acido cloridrico, finemente regolata in modo nervoso autonomo ed in modo endocrino locale.
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Cellule parietali e secrezione acida : le cellule parietali sono capaci di concentrare gli ioni H+ nello stomaco di circa 1 milione di volte la concentrazione del plasma, raggiungendo un pH < 1; questo processo involve lidratazione della CO3 in HCO3 + H, il pompaggio attivo di H nello stomaco, lingresso secondo potenziale di ioni Cl nello stomaco, la liberazione di HCO3 nel sangue con la formazione di una marea alcalina.

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Marea alcalina : grande concentrazione di ioni bicarbonato basici allinterno del plasma sanguigno che vengono catturati dal pancreas esocrino a formare un succo pancreatico sufficientemente basico da neutralizzare in modo efficace lacidit del chimo gastrico in ingresso nel duodeno.
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Cellule principali o secrezione proteica : le cellule principali producono granuli di pepsinogeno che, una volta secreti allinterno dello stomaco, vengono attivati dal pH acido gastrico in una proteasi aromatico dipendente pepsina che degrada le proteine alimentari.

Secrezione mucosa dello stomaco (fattore protettivo): secrezione mucosa, lievemente alcalina, ad opera di cellule cilindriche (principali) della mucosa delle fossette gastriche e delle pliche gastriche, composta da una grande quantit di mucina e da ioni bicarbonato, capace di difendere la mucosa gastrica dallacido e dagli enzimi proteolitici. NOTA MEDICA ! ulcera peptidica Lulcerazione della mucosa gastrica pu essere data da uno scompenso tra fattore acido e fattore protettivo, data dallazione di un batterio helicobacter pylori, da fattori genetici, o da sostanze assunte e stimolanti la secreizone cloropeptidica alcool, nicotina, caffe, antinfiammatori non steroidei e antidolorifici

Secrezione del fattore intrinseco di Castle : molecola proteica ,secreta da cellule specializzate delle fossette gastriche, e capace di chelare la vitamina B12 in modo da proteggerla dallacidit gastrica e dai processi digestivi duodenali facendola giungere integra sino al tenue, dove viene assorbita. Controllo secretivo instamina dipendente : la secrezione gastrica finemente controllata sia in modo nervoso autonomo produzione di acetilcolina, sia in modo endocrino locale produzione di gastrina poich, entrambi i sistemi sono in grado di indurre la produzione di un fortissimo stimolatore della secrezione instamina.
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Controllo nervoso autonomo della secrezione : il sistema nervoso autonomo attua un controllo incosciente dellattivit secretoria gastrica tramite linterpretazione ipotalamica di pattern sensitivi legati alla nutrizione o allazione riflessa in seguito a segnali di distensione gastrica. Controllo parasimpatico : viene attuato principalmente da riflessi locali legati al ganglio celiaco o tramite segnali truncali giungenti con i nervi vaghi, e possiede la funzione di aumentare la secrezione gastrica. Controllo ortosimpatico : viene attuato principalmente da riflessi locali legati al ganglio cleiaco o tramite segnali midollari giungenti con i nervi splancnici e possiede il ruolo di ridurre la secrezione gastrica.

Controllo endocrino locale della secrezione : il sistema endocrino, legato alle ghiandole gastriche e duodenali, in grado di secernere gastrina, ormone capace di aumentare la secrezione gastrica, in risposta alla presenza di materiale alimentare o di soluzioni saline allinterno dello stomaco. Fasi del controllo della secrezione gastrica : a seconda del tipo di controllo sulla secrezione gastrica e dello stomaco si hanno delle differenti fasi secretorie, distanziate nel tempo luna dallaltra : Fase cefalica : coinvolge essenzialmente il controllo parasimpatico ipotalamico e si attiva tramite schemi mentali associati alla nutrizione (vista de cibo, pensiero del cibo, ora di pranzo) Fase gastrica : fase a controllo nervoso autonomo riflesso o endocrino locale che aumeta la secrezione cloropeptidica allinterno dello stomaco grazie alla presenza di materiale lume gastrico. Fase intestinale (duodenale) : fase che dipende da un controllo nervoso autonomo riflesso e da un controllo endocrino locale che aumenta la secrezione cloropeptidica allinterno dello stomaco.

FUNZIONE DIGESTIVA DELLINTESTINO TENUE : nellintestino tenue avviene lultima digestione enzimatica dei cibi, adiuvata da movimenti meccanici di tipo peristaltico-segmentali, ed il processo di assorbimento finale dei nutrienti, salvaguardato dal sistema immunitario enterico.

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Movimenti meccanici dellintestino tenue : contrazioni a rapido esaurimento delle fibre muscolari lisce intestinali, avvenenti sotto il controllo di un ritmo elettrobasale da pace maker intestinali, regolato finemente tramite un controllo nervoso autonomo (para e ortosimpatico) ed un controllo endocrino locale, con la finalit di rimescolare il cibo (tramite movimenti di segmentazione) e di far avanzare il cibo (tramite movimenti peristaltici) in modo estremamente lento (tutta la lunghezza del tenue in 4-5 ore) Controllo autonomo del ritmo elettrobasale : la presenza di segnali di distensione, irritazione ed osmolarit provenienti dallo stomaco, dal duodeno o dallo stesso intestino possono regolare la peristalsi con unazione riflessa motoria sui plessi mioenterici o sui gangli splancnici.
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Azione del parasimpatico : viene attivata di riflesso da recettori di distensione gastrica riflessi gastroenterici o di distensione ed osmolarit dellintestino riflessi entero-enterici con unazione attivante la peristalsi intestinale. Azione dellortosimpatico : viene attivata di riflesso da recettori di irritazione gastrica riflessi gastroenterici o dirritaizone intestinale riflessi enteroenterici - con unazione inibente la peristalsi intestinale.

Controllo endocrino del ritmo elettrobasale : la presenza di segnali di osmolarit gastrica, che attivano la secrezione di gastrina, di osmolarit duodenale, che attivano la secrezione di CCK, o della presenza di insulina plasmatica, causa unazione stimolante la peristalsi intestinale. Secrezione della parete intestinale : lintestino partecipa alla terza digestione chimica degli alimenti tramite una secrezione attiva succo epato-pancreatico ed una digestione passiva succo enterico proteggendo la mucosa della parate intestinale con una secrezione mucosa alcalina. Secrezione attiva o succo epato-pancreatico : secrezione basica composta da bile e dagli enzimi digestivi del succo pancreatico responsabile del terzo processo digestivo e finemente regolata in modo nervoso autonomo, ed in modo endocrino locale.
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Controllo nervoso autonomo : azione nervosa riflessa che coinvolge i recettori luminali di stomaco ed intestino ed i nuclei effettori dei plessi mioenterici e dei gangli enterici. Controllo parasimpatico : viene stimolato da recettori di distensione della parete intestinale ed responsabile dellattivazione della secrezione epato-pancreatica Controllo ortosimpatico : viene stimolato da recettori di irritazione della parete intestinale ed responsabile dellinibizione della secrezione epato-pancreatica.

Controllo endocrino : la secrezione viene attivata dalla secretina stimolata a propria volta da recettori di distensione della parete e da recettori di osmolarit intestinale.

Secrezione attiva mucosa : le ghiandole del Brunner del duodeno (giunzione gastropilorica) sono responsabili di un secreto mucoso basico con funzione antibatterica e di tamponamento (dellacidit del chimo) stimolata dal sistema parasimpatico o dal sistema endocrino locale (secretina). Secrezione passiva o succo enterico : fenomeno secretivo continuativo nel corso della giornata, caratterizzato dalla produzione di 1L (circa) di secreto mucoso contenente grandi quantit di mucina e di lisozima batteriostatico dalle cripte intestinali e di enzimi lipo, proteo, glucido-litici liberati dal continuo sfaldamento della mucosa enterica. Funzione assorbente del tenue : lintestino tenue possiede unenorme superficie funzionale, onde migliorare la velocit di assorbimento, aumentata da espedienti anatomici quali : anse intestinali, valvole conniventi, villi e microvilli Funzione immunitaria : lintestino possiede una grande quantit di tessuto linfoide noduli linfatici e placche dle Peyer che consente unadeguata protezione dagli insulti immunitari ingeriti. VALVOLA ILEOCIECALE : orifizio bilabiale estroflesso lievemente all'interno del lume del colon, onde impedire costitutivamente il reflusso colico-tenue, creante una discontinuit tra ileo e cieco, finalizzata al rallentamento dello svuotamento intestinale nel crasso ed al prolungamento dell'assorbimento di nutrizionale dal chimo; esso viene

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animato da un anello di muscolatura liscia - sfintere ileociecale - normalmente lievemente contratto per rallentare lo svuotamento ileale nel colon. Imp : la permanenza del chimo all'interno dell'ileo riduce il suo volume ad 1,5 litri; il volume effettivo che viene scaricato nel colon. Controllo nervoso autonomo della valvola ileo-ciecale : controllo eseguito ad opera del plesso mioenterico o del sistema ortosimpatico autonomo (gangli spinali ortosimpatici) in risposta a stimoli nervosi di distensione e/o irritazione ciecale (o irritazione di qualche altra porzione di colon) causante una risposta motoria contraente lo sfintere ileociecale e rallentante o bloccante lo svuotamento ileale (tramite eliminazione dei movimenti di peristalsi) FUNZIONI DELLINTESTINO CRASSO : il colon funge da deposito per materiale di rifiuto dai processi digestivi, da disidratatore delle feci (per recuperare lultima acqua contenuta nel chimo) e da grande camera di fermentazione biotica per estrarne gli ultimi fattori trofici; grazie a movimenti meccanici austrazioin e movimenti di massa ed a secrezioni mucose abbondanti, permette lescrezione delle sostanze di rifiuto da parte del retto attraverso lano. Movimenti muscolari della parete colica : il colon soggetto a contrazioni muscolari estremamente lente e durature, finalizzate al movimento del suo contenuto luminale e controllate finemente da meccanismi nervosi autonomi riflessi, molto simili a quelle dell'intestino tenue e suddivisibili in movimenti di rimescolamento austrazioni, in movimenti propulsivi - movimenti di massa, ed in movimenti di espulsione - defecazione. Movimenti di rimescolamento - austrazioni : lente e durature contrazioni di della muscolatura parietale colica, controllate dal sistema autonomo (mioenterico ed extraparietale) con 30s di intensificazione e 60s di rilassamento, che rivoltano e scavano il contenuto colico, uniformando ed aumentando l'assorbimento elettrolitico dalle feci; questi particolari movimenti danno luogo all'estroflessione laterale delle austre coliche, facendole procedere lentamente verso il sigma in 8-15 ore, tramite la composizione di due contrazioni.

Segmentazione circolare : forte contrazione circolare di segmenti di circa 2,5cm di muscolatura circolare colica, che pu arrivare quasi ad occludere il lume colico disegnando le austre e suddividendo il contenuto luminale del colon. Contrazione delle tenie : forte contrazione longitudinale di porzioni di tenie coliche che accorciano il colon facendo estroflettere lateralmente (e maggiormente) le austre e rivoltare il contenuto colico.

Movimenti propulsivi - movimenti di massa : fenomeni contrattili intensi e regolati autonomamente e secondo ritmo cicardiano (pi frequenti alla colazione), interessanti grosse porzione di parete colica distale (a volte tutto il colon) e prolungati per circa 10-30 minuti, che si verificano con numero di 2-3 ogni giornata (ripetendosi ogni 5-6 ore) con la funzione di spingere tutto o quasi il contenuto del colon distale (colon discendente e sigma) all'interno dell'ampolla rettale dove avverr la formazione del riflesso di defecazione involontario.

Contrazione concentrica : intensa contrazione di segmenti di 20 cm del colon (trasverso in genere), sviluppatisi in seguito a riflessi autonomi alla distensione o irritazione della mucosa, che fanno perdere le austrazioni alla porzione a valle della contrazione, spingendo al suo interno il contenuto fecale. Contrazione della porzione a valle : la porzione distesa e senza austrazioni si contrae come un unico elemento, acquisendo sempre pi forza nei 30 secondi successivi, per spingere energicamente tutto il suo contenuto fecale in massa verso il retto. Rilassamento e ripetizione : la muscolatura colica si rilassa per 2-3 minuti per poi ripetere la procedura pi a valle, avanzando lentamente verso l'ampolla rettale.

Controllo nervoso dei movimenti colici : particolari informazioni nervose provenienti dai recettori mucosali pressori o irritativi del tubo digerente o degli organi adiacienti, o particolari schemi mentali associati a paura o ansia, possono attivare i centri autonomi spinali (para o ortosimpatici) causando una riposta regolatoria sui plessi mioenterici colici.

Controllo parasimpatico : centro nervoso posto nel nucleo parasimpatico sacrale e decorrente nei nervi , stimolato da recettori pressori duodenali, gastrici, colici o irritativi colici, al fine di generare una risposta motoria attivante le austrazioni ed i movimenti di massa.

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Riflesso gastro- colico : la distensione dello stomaco porta a stimolare i movimenti di massa del colon pervia parasimpatica; questo determina l'urgenza di defecare che insorge quasi sempre dopo i pasti o dopo la colazione. Riflesso duodeno-colico : la distensione del duodeno porta alla stimolazione parasimpatica che attiva i movimenti di massa del colon; questo determina lo stimolo a defecare che insorge 30 minuti dopo la colazione. Riflesso colico-colico : l'irritazione della mucosa colica porta ad una intensiva stimolazione parasimpatica, tale da determinare intensi movimenti di massa, tanto da svuotare l'intero colon.

Controllo ortosimpatico : centro nervoso autonomo posto nel midollo spinale toracico e decorrente assieme ai nervi splacnici, stimolato da recettori dlorifici-irritativi enterici, peritoneali, vescicali, renali e gastrici, che possiede la facolt di rallentare o fermare del tutto i movimenti colico-rettali. Riflesso nefro-colico : un'eventuale nefrite provoca la cessazione dei movimenti colici Riflesso vescico-colico : un'eventuale cistite provoca la cessazione dei movimenti colico-rettali Riflesso peritoneo-colico : l'infiammaizone del peritoneo - peritonite - provoca la cessazione die movimenti colico-rettali. NOTA MEDICA ! Ileo e colon paralitico in seguito ad addome acuto Infiammazioni di organi addominali, come fegato, stomaco, peritoneo, reni e vescica, portano alla cessazione dei movimenti enterici ed al conseguente silenziamento dei rumori fisiologici provenienti dall'addome (possibilmente rilevabili con stetoscopio)

Movimenti della defecazione : serie complessa di movimenti funzionali autonomi - contrazione del retto, rilasciamento degli sfinteri anali - e volontari semiconsci - abbassamento diaframmatico, contrazione dell'addome - attivati dalla presenza di feci nell'ampolla rettale e comandati tramite plessi mioenterici intraparietali e, pi efficacemente, tramite sistema autonomo extraparietale.

Riflesso mioenterico debole iniziale : la presenza di pressione fecale nell'ampolla rettale da il via ad un riflesso coninvolgente solamente il plesso mioenterico ma, tuttavia, troppo debole per causare defecazione; il sviluppano : Contrazioni peristaltiche : contrazioni peristaltiche unidirezionali e dirette all'ano, sviluppatesi nel sigma, nel colon discendente ed in tutto il retto, che fanno progredire il materiale fecale allo sfintere anale interno. Rilasciamento degli sfinteri : rilassamento riflesso dello sfintere anale interno , che permette una libera fuoriuscita delle feci dall'ano.

Riflesso autonomo : gli stimoli pressori continuativi rettali provocano l'attivazione del para e ortosimpatico midollare che, funzionalmente, potenziano i movimenti del riflesso mioenterico andando a rilasciare maggiormente lo sfintere; in questo modo si ha una potentissima spinta di defecazione. Imp : a volte il riflesso autonomo di defecazione pu essere talmente intenso da provocale lo svuotamento totale del sigma e del colon discendente all'esterno del corpo.

Movimenti semiautonomi di defecazione : all'atto della defecazione gli stimoli rettali e la volont dell'individuo possono portano alla necessit di abbassare il diaframma e contrarre l'addome per facilitare la spremitura rettale e la fuoriuscita delle feci.

Sfintere retto-colico : lieve restringimento del lume del sigma all'angolo acuto di congiungimento con il retto, posto 20 cm a monte dell'ano, con la funzione di impedire il reflusso retto-colico.

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Sfintere anale-interno : spesso ed alto anello di muscolatura liscia, posto subito attorno al canale anale e controllato dal sistema nervoso autonomo, che permette la ritenzione delle feci nel retto sino alla generazione del riflesso di defecazione. Sfintere anale-esterno : spesso anello di muscolatura striata, posto attorno allo sfintere interno autonomo e controllato dal sistema nervoso motorio volontario, possedente la funzione di ritenere le feci anche durante il riflesso di defecazione (a sfintere interno rilassato) resistendo tuttavia per poco tempo. Processo di assorbimento e secrezione del colon : l'intestino crasso assorbe quasi tutta l'acqua - 1500 ml - e gli elettroliti dal chimo - rimanenti 1-5 mEq nelle feci - tramite un meccanismo ATPasico aldosterone dipendente (simile a quello del tubulo renale), e assicura una secrezione costitutiva e protettiva per la mucosa colica, soprattutto nella sua porzione terminale.

Colon prossimale : porzione di colon interessata maggiormente ai fenomeni di assorbimento idrico ed elettrolitico dal residuato intestinale. Colon distale : porzione di colon interessata maggiormente dai fenomeni di stoccaggio e maturazione batterica delle feci, di assorbimento vitaminico e di secrezione mucosa basica e protettiva.

Processo di assorbimento minerale colico : processo attivo ed aldosterone dipendente, determinante l'assorbimento ad antiporto Na/H del sodio, l'assorbimento a diffusione del Cl- e l'assorbimento osmotico dell'acqua. Controllo ormonale aldosterone dipendente: quest'ormone va ad intensificare l'attivit della Na/K ATPasi interstiziale della cellula e l'espressione di cotrasportatori Na/H+ luminali, consentendo un maggiore uptake di sodio e di cloro con maggiore disidratazione NaCl dipendente delle feci.

Assorbimento antiporto Na/H+ : tramite la pompa Na/K ATPasica gli enterociti espellono 2Na+ ed introducono 3K+ in modo ATP dipendente; l'antiporto Na/H pu, quindi, assorbire Na+ con gradiente chimico sfruttando la fuoriuscita di H+ con gradiente elettrico. Assorbimento per diffusione di Cl- : l'enterocita sfrutta l'ingresso di Na+ per creare un gradiente elettrochimico tra citosol e lume intestinale sufficiente a far penetrare Cl- nel citoplasma per diffusione; fatto ci, l'espulsione del Na+ nei liquidi interstiziali, ad opera della Na/K ATPasi, provoca la fuoriuscita di Cl dal citosol all'interstizio. Assorbimento osmotico dell'acqua : l'elevata concentrazione di NaCl nel fluido interstiziale provoca, a propria volta, una tensione osmotica sufficiente a far penetrare l'acqua dal lume intestinale all'interstizio, disidratando le feci quasi completamente. Maggiore efficienza nell'assorbimento dell'acqua : siccome le giunzioni laterali tra gli enterociti colici sono molto pi aderenti ed impermeabili di quelli dell'ileo e del digiuno, permettono la costituzione ed il mantenimento di un maggiore gradiente elettrochimico NaCl tra interstizio e lume intestinale, consentendo un maggior potere disidratante del chimo Assorbimento massimo di acqua : ammonta a 5-8 L di soluzione acquosa (elettrolitica) Consistenza delle feci : l'attivit disidratante del colon risulta estremamente importante nel determinare il livello di consistenza (durezza) fecale e la relativa "difficolt" nell'espellerle dal colon. NOTA MEDICA ! Diarrea e meccanismo Molte tossine batteriche, tra cui quelle coleretiche e della shigella, determinano una fortissima secrezione ileodigiunale tale da superare la quota massima di assorbimento colico (a volte eccedendo i 10L di secreto); tale situazione porta a feci acquose, con perdita continua dell'eccesso di acqua.

Processo di assorbimento organico : particolari cotrasportatori Na/X permettono di sfruttare il gradiente dei cationi sodio per assorbire dal lume intestinale tutti i fattori trofici e le vitamine (vitamina K, tiamina, riboflavina, vitamina B12) prodotti dal metabolismo batterico della flora intestinale.

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Processo di secrezione di muco basico : le cripte intestinali della mucosa colica non secernono alcun enzima digestivo, ma, producono un particolare muco denso basico e filamentoso, tramite un controllo nervoso autonomo a braccio lungo e corto, al fine di aggregare le feci assieme, di lubrificare il transito fecale e di proteggere la parete enterica dall'azione microbiotica.

Processo di secrezione di ioni bicarbonato : un particolare antiporto per il bicarbonato - antiporto Cl/HCO3 permette lo sfruttamento del gradiente elettrico del sodio per far fuoriuscire HCO3 nel lume intestinale tramite l'ingresso di Cl- nella cellula; in questo modo il pH del muco colico si abbassa proteggendo la mucosa dal catabolismo acido batterico.

Controllo nervoso a corto raggio : particolari stimoli pressori o irritatividella mucosa colica provocano un'attivazione diretta dei plessi mioenterici intraparietali, causando l'inizio del processo di secrezione mucosa riflessa (che pu arrivare a intensit molto elevate) NOTA MEDICA ! Irritazione colica e diarrea Un'irritazione della parete colica in seguito ad invasione patogena o ad azione tossico-osmotica pu causare un aumentata produzione di muco acquoso al fine di allontanare pi velocemente la nox lesiva, accelerando un eventuale guarigione ma provocando grosse perdite di elettroliti dal plasma. Controllo nervoso parasimpatico sacrale : particolari schemi mentali associati alla paura o all'ansia possono causare un'intensa stimolazione dei plessi mioenterici provocando una secrezione mucosa intensa e ansiogena (di muco densi) Azione della flora batterica colica : la flora batterica del colon svolge un'importante funzione trofica e nutritiva per l'organismo, una funzione protettiva per il colon ed una funzione adiuvante la corretta escrezione delle feci. Funzione trofica e nutritiva : i batteri del colon, oltre a degradare in modo lieve la cellulosa indigerita, permettono la sintesi di riboflavina, vitamina B12, tiamina e vitamina K, fondamentali per il corretto funzionamento cellulare dell'organismo, e riversano nel circolo portale ioni ammonio e sali amminati sfruttati dal fegato per sintetizzare nuovi aminoacidi. NOTA MEDICA ! Iperammonemia epatica Una disfunzione del colon, in seguito a cirrosi epatica terminale o a necrosi epatica, pu portare ad una ridotta eliminazione degli ioni ammonio e dei composti amminati circolanti nel plasma, provocando un loro accumulo...a volte anche mortale. Funzione protettiva : la flora batterica del colon permette la formazione di un microambiente sfavorevole alla proliferazione patologica di forme batteriche tossiche e/o invasive; saltuarie e fisiologiche invasioni batteriche della mucosa colica, inoltre, causano una stimolazione stabile del sistema immunitario cellulomediato, rinforzandone alla lunga l'azione. NOTA MEDICA ! Malattie autoimmuni e flora batterica intestinale Sembra ormai certo che determinate composizioni della flora microbiotica colica - microbioma - possono determinare importanti sequele patologiche di tipo autoimmunitario che possono compromettere lo stato generale di salute dell'individuo, sino a causarne la morte Facilitazione del transito fecale : la popolazione batterica aiuta il transito delle feci nel colon, impedendo la formazione di fecalomi e ostruzioni intestinali, dando corpo alle feci e mantenendo un ambiente parietale scivoloso ed umido. Costituzione delle feci : le feci sono delle miscele di rifiuto complesse composte da una porzione acquosa di 3/4 e di una porzione solida di 1/4, a propria volta composta al 30 % da batteri morti, al 10-20 % da grassi, al 10-20% da sostanza inorganica, dal 2 -3% di proteine non assorbite e dal 30% di scorie indigerite (soprattutto fibre alimentari) e da materiale solido biliare e pancreatico; i pigmenti biliari (urobilina, stercobilina) ne danno il colore marrone, mentre composti come indolo, scatolo, mercaptani e acido sulfurico ne danno l'odore sgradevole.

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SECREZIONE DELLE GROSSE GHIANDOLE E FUNZIONI ANNESSE : SECREZIONE PANCREATICA : processo finemente regolato in modo nervoso autonomo ed in modo endocrino locale, sincronizzato quasi perfettamente con lo svuotamento gastrico nel duodeno, caratterizzato dallattivit secernente degli acini e dei dotti escretori pancreatici di un secreto enzimatico alcalino succo pancreatico con la funzione di digerire idroliticamente i nutrienti grezzi del chimo e di proteggere il duodeno dallacidit gastrica. Composizione del succo pancreatico : soluzione acquosa a varia concentrazione ed alcalinit, composta da una grossa componente acquosa, da una elevata quantit di ioni bicarbonato alcalinizzati e da una composizione enzimatica (idrolitica) in grado di degradare tutte le 3 classi di nutrienti : proteasi (e peptidasi), lipasi, amilasi. Ione bicarbonato : lo ione bicarbonato viene secreto dalle cellule striate dei dotti escretori pancreatici, assieme ad una grande quantit dacqua richiamata per fenomeno osmotico, al fine di neutralizzare lacidit del chimo gastrico proteggendo la mucosa del duodeno.
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Fenomeno di secrezione del bicarbonato : la secrezione del bicarbonato un processo ATP dipendente, stimolato dalla secretina, che avviene per opera delle cellule striate (con labirinto basale mitocondriale) dei tubuli escretori (di piccolo calibro) pancreatici, in una sucessione di 3 stadi differenti : Ingresso della CO2 : lanidride carbonica, poich apolare e fortemente concentrata nel circolo enterico portale (per opera della secrezione cloropeptidica dello stomaco), permea facilmente nel citoplasma delle cellule acinose del pancreas esocrino, dove, una anidrasi carbonica la combina con H2O a formare acido carbonico, subito scisso in H+ e HCO3-. Pompa Na/H ATPasica del lato vasale : pompa che idrolizzando ATP permette lingresso contro gradiente di Na+ nella cellula e la fuoriuscita con gradiente di H+, prodotto in precedenza dalla dissociazione dellacido carbonico; in questo modo si aumenta il gradiente del sodio e si aumenta la dissociazione di H2CO3 Pompa Na/HCO3 del lato luminale : pompa che idrolizzando ATP rende possibile la fuoriuscita contro gradiente di HCO3-, permettendo la sua concentrazione di 5 volte quella plasmatica, accoppiandone la fuoriuscita con gradiente del sodio al fine di bilanciare le cariche negative uscite tramite anione carbonico.

Secrezione di acqua : la presenza di un fortissimo gradiente osmotico di NaHCO3 tra interstizio e lume dellacino pancreatico porta alla fuoriuscita di acqua per porazione sino ad innacquare considerevolmente il succo pancreatico (sino alla perdita di 1L al giorno) Enzimi idrolitici pancreatici : sono una composizione di enzimi idrolitici, prodotti dalle cellule acinose pancreatiche, con la funzione di degradare le proteine tripsinogeno, chimotripsinogeno, procarbossipepidasi i lipidi lipasi pancreatica, fosfolipasi, colesterolo esterasi gli amidi ed il glicogeno amilasi pancreatica.
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Cascata degli enzimi proteolitici : gli enzimi proteolitici sono secreti come zimogeni inattivi, per prevenire lautodigestione degli acini e dei dotti pancreatici; essi sono attivabili solo tramite taglio proteolitico mediato dalla tripsina che, tuttavia, pu essere attivata solo dal taglio con una enterochinasi secreta dalla mucosa duodenale solamente al contatto con il chimo.. Inibitore delle proteasi : le cellule acinose del pancreas secernono, assieme al succo pancreatico, un inibitore delle tripsina che previene lattivazione della tripsina (e quindi la cascata delle proteasi) fintantoch il succo pancreatico non entra nel duodeno. NOTA MEDICA ! autodigestione del pancreas nella pancreatite acuta In seguito processi infiammatori per conto del pancreas, o ad accumuli di succo pancreatico per ostruzione dei dotti escretori, lazione dellinibitore della tripsina pu venire meno, causando lattivazione intraepatica della cascata delle proteasie la digestione dei tessuti pancreatici. Tripsina (tripsinogeno se inattiva) : proteasi idrolitica che scinde, aspecificamente, quasi tutti i tipi di proteine in una miscela di peptidi di varia grandezza

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Chimotripsina (chimotripsinogeno se inattiva) : proteasi che scinde, aspecificamente, quasi tutti i tipi di proteine in una miscela di peptidi di varia grandezza Carbossipeptidasi (procarbossipeptidasi se inattiva) : peptidasi idrolitica che scinde i peptidi prodotti dalle precedenti proteasi in una miscela di aminoacidi fondamentali
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Enzimi lipasici : enzimi idrolitici, secreti gi attivi dal pancreas, che agiscono eliminando gli esteri lipidici dal chimo costituendo una miscela di lipidi semplici. Fosfolipasi : idrolizzano gli esteri dei fosfolipidi Lipasi pancreatiche : idrolizzano i trigliceridi in una miscela di acidi grassi e glicerolo Colesterolo esterasi : idrolizzano gli esteri del colesterolo formando una miscela di colesterolo e piccole molecole apolari. Enzimi amilasici : enzimi idrolitici, secreti gi attivi dalle cellule pancreatiche, che degradano amidi e glicogeno in una miscela di disaccaridi e monosaccaridi.

Regolazione della secrezione pancreatica : sia la quantit, che la temporizzazione, che la qualit del succo pancreatico vengono finemente regolate ed accordate con lo svuotamento gastrico, tramite lazione del sistema nervoso autonomo (acetilcolina) e di particolari ormoni endocrini duodenali (secretina e colecistochinina) al fine di ottenere una digestione ottimale degli alimenti. Stimoli producenti succo concentrato e meno basico : stimoli attivati in risposta a schemi cerebrali associati al cibo e alla presenza di materiali indigeriti o di difficile digestione (materie altamente proteiche) stimolanti le cellule acinose a produrre un succo pancreatico ricco di enzimi ma povero di acqua.
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Acetilcolina : ormone secreto dalle terminazioni nervose del sistema parasimpatico enterico, veicolando segnali dal tronco encefalico oppure segnali dai gangli prevertebrali. Colecistochinina : ormone polipeptidico di 33 aminoacidi, secreto dalle cellule I della mucosa duodenale in risposta alla presenza di peptoni, proteosi o acidi grassi a lunga catena nel lume pancreatico, diffondente nel circolo anterico per stimolare le cellule acinose alla produzione del 70-80% del succo pancreatico giornaliero.

Stimoli producenti succo diluito e pi basico : stimoli attivati dalla presenza di chimo altamente acido nel lume duodenale attivanti le cellule acinose e dei dotti secretori a produrre un succo pancreatico ricco di acqua, ioin bicarbonato ma povero di enzimi.
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Secretina : ormone polipeptidico di 27 aminoacidi, secreto dalle cellule S della mucosa duodenale quando il pH del lume duodenale scende sotto a 4,5-5 (aumentando considerevolmente a pH 3) stimolando immediatamente lattivazione della secrezione alcalino-acquosa da parte delle cellule striati dei dotti escretori pancreatici.

Fasi della secrezione pancreatica : a secrezione pancreatica pu essere suddivisa in fasi successive, anche se lievemente sovrapposte, differenziate per il proprio centro di controllo secretivo caratteristico. Fase cefalica (riflesso cefalico) : riflesso ad ampio braccio prodotto dallipotalamo e dal tronco encefalico interpretando schemi mentali associati al cibo (vista, odore pensiero del cibo) provvedendo alla produzione del 20 % degli enzimi pancreatici giornalieri. Fase gastrica (riflesso gastro-pancreatico) : riflesso a braccio intermedio prodotto dallattivazione diretta dei gangli prevertebrali mediante recettori gastrici attivati dalla presenza di cibo e provvedente alla secrezione del 5-10% degli enzimi pancreatici giornalieri.

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Fase intestinale : attivit endocrina locale prodotta dallattivazione delle cellule neuroendocrine secretive della mucosa duodenale in risposta alla presenza di cibo (di difficile digestione) allinterno del lume duodenale. SECREZIONE EPATICA O BILIARE : processo finemente regolato in modo nervoso autonomo ed in modo endocrino locale, sincronizzato quasi perfettamente con lo svuotamento gastrico nel duodeno, caratterizzato dallattivit secernente delle cellule epatiche (nei canalicoli biliari) e dalla contrazione della cistifellea finalizzate a riversare nel duodeno un fluido tensioattivo e detergente bile che aiuta la digestione lipolitica e lassorbimento dei grassi, fungendo da utile metodo per espellere tossine dal corpo. Composizione della bile : la bile una soluzione tensioattiva verdastra, secreta dagli epatociti (600-1000 mL al giorno) e concenrata nella cistifellea, contenente una grande quantit di sali biliari acido colico e acido chenodessocolico - (quasi la met in massa dei soluti totali) e di acqua; e discrete quantit di bilirubina, colesterolo, lecitina ed elettroliti vari Na, K, HCO3, Ca, Cl con la funzione di detergere ed emulsionare i lipidi, di favorirne lassorbimento e di espellere sostanze tossiche liposolubili.
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Bile coleretica : bile prodotta direttamente dal fegato senza il processo di concentrazione colecistica, caratterizzata da una pi bassa concentrazione di potassio e calcio, una pi alta concentrazione di acqua, bicarbonato e cloro, una pi bassa concentrazione di principi emulsionanti (lecitina, acidi biliari, colesterolo e acidi grassi) Bile colagoga : bile concentrata dalla colecisti , caratterizzata da una pi alta concentrazione di potassio e calcio, una pi bassa concentrazione di acqua, bicarbonato e cloro, una pi bassa concentrazione di principi emulsionanti.

Sali biliari : acidi derivati dal colesterolo acido colico e chenodesossicolico complessati con una molecola di glicina o taurina acidi glico o tauroconiugati e successivamente neutralizzati da cationi Na sali biliari possedenti unazione detergente e tensioattiva sulle gocce lipidiche, in modo da creare emulsioni ad ampia superficie reattiva lipolitica, ed una capacit di formare micelle veicolanti trigliceridi, in modo da facilitare lassorbimento dei grassi. Pigmenti biliari : soluzione di bilirubina diretta o cogniugata, composta da una molecola di bilirubina, presa dal pool di bilirubina libera plasmatica prodotta dal catabolismo del gruppo eme e viaggiante assieme allalbumina, coniugata dal fegato a due acidi glucuronici per renderla idrosolubile ed espellibile. NOTA MEDICA ! ittero Littero dato da qualsiasi evento patologico che alzi la concentrazione plasmatica di bilirubina oltre a 2mg/100ml Ittero genetico : viene prodotto da difetti congeniti nella detossificazione epatica della bilirubina Ittero emolitico : viene prodotto dallaccumulo plasmatico di una grossa quantit di emoglobina Ittero ostruttivo : viene prodotto dal travaso di bilirubina diretta o coniugata dai dotti epatici al sangue per via dellostruzione delle vie biliari (calcoli, neoplasie, ecc) NOTA MEDICA ! deficit biliare e steatorrea In caso di deficit biliare si ha una parziale digestione die grassi che, inevitabilmente, ricompaiono nelle feci che avranno un aspetto untuoso. Produzione della bile : la bile viene secreta dal fegato esocrino e successivamente, nelle ore interprandiali, immagazzinata nella colecisti che va ad aumentarne la concentrazione ed acidificarne la composizione; a seconda dello stimolo parasimpatico/ormonale pu, quindi, essere riversata nel duodeno una bile coleretica od una bile colagoga con azione lievemente differente. Secrezione della bile coleretica : processo secretivo esocrino e quasi continuo del fegato, producente da 600 a 1000 ml di bile al giorno, caratterizzato dalla secrezione nei canalicoli biliari di una bile molto concentrata, poi modificata e diluita durante il suo percorso nei dotti escretori da una secrezione ricca di acqua e ioni bicarbonato ad opera dei colangiociti delle vie biliari (questa seconda secrezione pu diluire la bile sino a 2 volte il suo volume iniziale)

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Circolo enteroepatico e produzione degli acidi biliari : ogni giorno il fegato secerne 6g di acidi biliari, tuttavia, circa il 94% di tale quantit viene riassorbita dallintestino tenue e rinviata al fegato per essere riciclata nella bile; una molecola di acido biliare, in media, ricircola per 17 volte prima di essere espulsa, ma in caso di eccessiva perdita di sali biliari il fegato capace di aumentarne la produzione sino a 6-10 volte.

Formazione della bile colagoga : durante le ore interprandiali, quando la bile non pu essere riversata nel duodeno, viene deviata ed immagazzinata nella colecisti, capace di contenere tutta la bile coleretica prodotta in un giorno 450 ml concentrandola in massimo 30-60 ml (la sua capienza); la concentrazione avviene per assorbimento ATPasico di Na e Cl, con osmosi conseguente dellacqua. Secrezione della bile colagoga : in seguito allo stimolo parasimpatico o ormonale della colecisti avviene lapertura dello sfintere di Oddi e della valvola a spirale, accompagnato da una serie di contrazioni ritmiche della colecisti che la svuotano completamente in 1 ora (solo in presenza di pasti con elevato apporto grasso) Regolazione della secrezione biliare : la secrezione biliare finemente regolata e coordinata con la digestione tramite un sistema autonomo nervoso ed un sistema endocrino locale che ne decidono la quantit e le qualit. Effetto colagogo : effetto attivato da segnali acetilcolinergici, provenienti dalle afferenze vagali o da riflessi enteroenterici, o da segnali endocrini a base di colecistochinina, stimolati dalla presenza di acidi grassi indigeriti nel duodeno; avente la funzione di riversare nel duodeno una bile pi attiva e concentrata attivando lo svuotamento colecistico. Effetto coleretico : effetto attivato da segnali endocrini locali a base di sercretina, rispondenti allabbassamento del pH della mucosa duodenale, stimolante la produzione di bile coleretica ad ampio contenuto di ioni bicarbonato. RUOLO DEL FEGATO ENDOCRINO : il fegato endocrino ha una funzione di centrale biochimica per lelaborazione dei nutrienti essendo il primo organo ricevente il sangue enterico; esso esegue operazioni sulle varie classi di nutrienti : Glucidi :
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Stoccaggio del glucosio: lunico organo in grado di stoccare il glucosio sotto forma di glicogeno rapidamente mobilizzabile ed immissibile nel circolo ematico. Conversione dei monosaccaridi in glucosio : gli epatociti sono in grado di convertire fruttosio e galattosio in glucosio per le funzioni cellulari. Gluconeogenesi : formazione di nuove molecole di glucosio plasmatico da precursori aminoacidici.

Proteine :
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Processi di deaminazione aminoacidica : il fegato in grado di deaminare gli aminoacidi trasformandoli nei chetoacidi equivalenti, ed eventualmente convertirli in antri aminoacidi oppure catabolizzarli nel ciclo di Krebs o nella gluconeogenesi. Processi di sintesi proteica : il fegato in grado di produrre le proteine plasmatiche a maggiore concentrazione. Ciclo dellurea : il fegato in grado di eliminare lammoniaca circolante nel sangue sintetizzando urea poi filtrata dai reni.

LIpidi :
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Chetogenesi : il fegato sede di processi di ossidazione degli acidi grassi per formare corpi chetonici. Metabolismo e catabolismo del colesterolo : il fegato responsabile della mobilizzazione del colesterolo nel corpo tramite lipoproteine e della sua eliminazione tramite sali biliari. Conversione lipidica del glucosio : gli epatociti sono in grado di convertire glucosio in acidi grassi e trigliceridi.

Detossificazione epatica delle molecole liposolubili : il fegato permette una funzione di idrosolubilizzazione ed, eventualmente, di inattivazione parziale o totale delle molecole liposolubili o idrosolubili dannose in modo sia da

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immettere nel circolo sistemico loro derivati meno tossici e pi facilmente espellibili dai reni, sia da espellere esso stesso i componenti tossici tramite acidi biliari. NOTA MEDICA ! detossificazione farmacologica e tolleranza Molti principi attivi farmaceutici possiedono un metabolismo epatico che ne immette in circolo un catabolita modificato e scarsamente attivo; la cronicit nellassunzione di un determinato principio attivo porta allo sviluppo di una maggiore quantit di enzimi catabolizzanti e quindi alla necessit di aumentare la dose per ottenere lo stesso effetto. RISPOSTE PROTETTIVE DELLAPPARATO DIGESTIVO : VOMITO : meccanismo protettivo e motorio del tubo digerente e dei muscoli volontari ad esso associati, evocato da tutto gli stimoli agenti sul centro del vomito bulbare, con la funzione di liberare la parte prossimale de tubo digestivo del suo contenuto qualora una sua parte qualsiasi sia eccessivamente dilatata o compromessa. Meccanismo nervoso di attivazione del vomito : quando afferenze sensoriali qualsiasi vanno ad attivare un gruppo di nuclei del bulbo centro del vomito si ha lattivazione di uno stimolo motorio che tramite nervi vaghi e ortosimpatici va a controllare lantiperistalsi e tramite nervi V, VII, IX, XII e nervi spinali va a controllare i movimenti volontari.
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Zona chemocettrice di induzione al vomito : piccolo nucleo neuronale, posto al contatto con il fluido cerebrospinale del IV ventricolo, capace, se stimolato da schemi mentali, molecole chimiche o impulsi elettrici, di stimolare direttamente il centro del vomito bulbare .

Fattori che attivano il centro del vomito :


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Fattori di distensione o irritazione gastroenterocolica : particolari recettori sensitivi viscerali posti nelle pareti gastriche (soprattutto) intestinali o coliche possono afferire tramite vie vagali o ortosimpatiche direttamente al centro del vomito, provocando la sua attivazione. Fattori chimici : particolari molecole chimiche agenti facilmente diffusibili (alcool, tossine, farmaci emetici) possono entrare nel liquor e stimolare la zona chemocettrice di induzione al vomito. Fattori psichici : particolari schemi mentali o stati di coscienza possono indurre una stimolazione del centro chemotattico di induzione del vomito causando vomito centrale. Cinetosi : accelerazioni del corpo molto repentine e con rapidi cambiamenti di direzionalit possono causare, in alcuni soggetti, uniperstimolazione del vestibolo e con essa, uniperstimolazione del centro chemotattico di induzione al vomito Ipertensione endocranica : in seguito allaumento della pressione del liquido cefalorachidiano pu avvenire una compressione del nucleo chemotattico di induzione al vomito con manifestazione di vomito a getto senza nausea.

Movimenti muscolari del vomito : il vomito viene parzialmente determinato da movimenti intrinseci al tubo digerente movimenti antiperistaltici ed in larga maggioranza causato da contrazioni riflesse ed intense della muscolatura striata atto del vomito vero e proprio, tutto in una sequenza ben determinata ed organizzata. Antiperistalsi : atto che prelude al vomito, manifestato come una successione di onde peristatliche propagate allinverso nella direzione dellesofago capace di spingere alla velocit di 2-3 cm/s tutto il contenuto del tenue distale allinterno della cavit gastrica ma, tuttavia, insufficiente per espellere tale materiale tramite lesofago. Contrazione viscerale : forte contrazione della muscolatura intrinseca duodenale e gastrica, accompagnata dal parziale rilasciamento dello sfintere cardiaco, ausiliaria ma non sufficiente allespulsione di materiale dallesofago. Sequenza di contrazione striata riflessa : sequenza complessa ed organizzata di contrazione della muscolatura striata associata al tubo digerente fungente da protezione delle vie aeree dallingresso di vomito e da fattore determinante per lespulsione gastro-duodenale tramite esofago.

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1. Abbassamento del diaframma : inspirazione profonda funzionale allaumento della pressione intraaddominale del soggetto. 2. Sollevamento dellosso ioide : movimento funzionale al rilassamento e allallargamento dello sfintere esofageo superiore. 3. Chiusura della glottide : movimento funzionale alla protezione dallaspirazione del materiale vomitato (viene infatti accompagnata dalla subitanea paralisi del diaframma addominale e, quindi, della respirazione) 4. Sollevamento del palato molle : si ha la totale protezione delle coane nasali dallingresso di materiale vomitato. 5. Forte contrazione del diaframma addominale e dei muscoli adominali retti e obliqui : si ha un grande aumento della pressione endoaddominale con conseguente espulsione di materiale gastrico e duodenale attraverso lesofago (uno dei movimenti principali del vomito) Senso della nausea : sensazione preludente, nella maggior parte dei casi, allatto del vomito creata dallattivazione totale o parziale del centro del vomito e della sua stimolazione di ritorno della corteccia cerebrale cosciente.

CUORE E METODI DINDAGINE


Riassunto del Guyton sulla base del programma di Reggiani CARATTERISTICHE DEL TESSUTO MUSCOLARE CARDIACO : MIOCARDIOCITI : sono delle cellule muscolari specializzate formantiil miocardio di conduzione d di lavoro del cuore, caratterizzate da una dimensiona abbastanza elevata, dalla lunghezza di circa 100um e la larghezza di circa 30-40 um, da un sacroplasma interno caratterizzato da uno o due grandi nuclei centrali, da un grande volume in mitocondri circa il 30 % essendo cellule esssenziamente ossidative - disposti assieme al reticolo ndoplasmico ed al Golgi lungo il suo asse centrale, da una grande quantit di miofibrille contrattili organizzate in unit ben ordinate sarcomeri connesse alle altre cellule mediante delle sinapsi elettro-meccaniche a margini netti dischi intercalari e da un reticolo sarcoplasmico molto sviluppato formante con i tubuli a T delle diadi funzionali per la contraizone muscolare, omologhe a quello dei muscoli scheletrici.
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Legge empirica della velocit di conduzione elettrotonica miocitica : la velocit di conduzione delle correnti elettrotoniche tra i vari miociti di un unico circuito direttamente proporzionale al raggio della cellula ed direttamente proporzionale alla resistenza delle giunzione intercellulari.

Miocardio di lavoro : miocardio di origine mesodermica, caratterizzato da cellule di medie dimensioni, da dischi intercalari a lenta conduzione (alta resistenza elettrotonica) 0,3-0,5 m/s da un sarcoplasma ricco di miofibrille contrattili ben organizzate e da una rete tubulo-vescicolare di immagazzinamento del Ca.
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Miocardio atriale : tessuto muscolare componente le pareti degli atrii cardiaci, possiede una velocit di conduzione di 0,5ms. Miocardio ventricolare : tessuto muscolare componente le pareti dei ventricoli, possiede una velocit di conduzione di 0,5ms.

Miocardio di conduzione : miocardio di origine ectodermica (creste neurali) e debolmente contrattili, caratterizzato sia da cellule nodali molto piccole (nodo senoatriale e atrioventricolare), che da cellule del purkinje di grandi dimensioni (fascio di Hiss e di conduzione), collegate fra loro da dischi intercalari a rapida conduzione (bassa resistenza) 4 m/s circa e possedenti sarcoplasmi poveri di miofibrille e scarsamente organizzati, privi di una rete tubulo-vescicolare di immagazzinamento di Ca.
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Nodo AV : possiede una velocit di conduzione bassa 0,1ms per via delle cellule a piccolo diametro, utile nelleconomia di posticipare la contrazione dei ventricoli dopo la sistole atriale. Fascio di Hiss : possiede una velocit di conduzione altra 2-3 ms per via delle cellule a diametro maggiore (cellule del Purkinje)

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Disco intercalare e funzione : le cellule del tessuto miocardico formano un unico grande conduttore di correnti elettrotoniche meccanicamente concorde in ogni sua parte, a causa di particolari e specializzate aderenze intercellulari dischi intercalari disposte trasveralmente ai fasci di miofibrille delle cellule cardiache, con funzione di unirne meccanicamente i sarcomeri, in modo omologho alle linee Z dei sarcomeri dei miociti striati, e di consentire una elevata corrente di scambio ionico corrente elettrotonica tramite una grandissima quantit di gap junction tra i sarcoplasmi delle cellule collegate, rendendo possibile sia conduzione elettrotonica dei potenziali dazione contrattili, sia lunitariet meccanica del muscolo.
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Miocardio come sincizio funzionale : il cuore composto da due grandi sincizi funzionali sincizio atriale e ventricolare separati fra loro da uno scheletro fibroso che ne impedisce la conduzione reciproca scheletro fibroso del cuore e collegati solamente da un unico sistema di conduzione elettrotonica fascio di Hiss o atrioventricolare. Imp : la suddivisione elettrica e meccanica del cuore in due sincizi funzionali ad opera dello scheletro fibroso, permette una suddivisione e la conseguente organizzazione della contrazione atriale e ventricolare; l prima, infatti, precede sempre la seconda in una sistole cardiaca fisiologica.

ATTIVITA ELETTRICA INTRINSICA DEI MIOCARDIOCITI: Potenziali dazione del miocardio : onda di variazione di potenziale del sarcoplasma del cardiomiocita possedente un ampiezza di 105 mV, da -85mV a +20mV, caratterizzata da un picco immediato dato dallapertura dei canali del sodio spike fase 0 da un periodo di parziale ripolarizzazione per lenta apertura apertura dei canali del potassio fase 1 seguita da un periodo di prolungata depolarizzazione di 0,2 secondi plateau o fase 2 causato dallapertura lenta dei canali del calcio-sodio e dalla continua riapertura dei canali del potassio, e da una repentina depolarizzazione da apertura dei canali del potassio ripolarizzazione o fase 3 seguita sa un periodo refrattario di variabile durata periodo refrattario assoluto o fase 4 (fase 3 + fase 4 durano 100-200 ms in media)
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Miocita ventricolare : possiede una fase 0 di salita alta e ripida, una fase 1 di discesa breve, una e fase di mantenimeno 2 abbastanza breve ma costante, ed una fase 3 breve. Miocita atriale : possiede una fase 0 egualmente alta e ripida, una fase 2 di discesa pi breve dei quella ventricolare. Cellula del Purkinje : possede una fase 0 molto breve e istantanea, una fase 1 di discesa, una fase 2 di mantenimento, ed una fase 3 e 4 piuttosto brevi. Cellula nodale : possiede una fase 0 abbastanza dolce corrente funny (motivo dellautomatismo) una discesa ripida e unica per la fase 1 e 2, ed una fase 3 estremanente lenta ed instabile

Principi citologici di comparsa del plateau o fase 2 : il potenziale dazione dei cardiomiociti possiede un periodo di depolarizzazione 15 volte pi duraturo di quello delle fibre scheletriche; poich, sia i canali del Ca-Na sono estremamente lenti (rimangono aperti per 0,3-0,3s), sia i canali del potassio possiedono una permeabilit 5 volte minore durante la depolarizzaizone ritardando la ripolarizzazione. Periodo refrattario : periodo di tempo durante il quale il cardiomiocita innalza di molto la propria soglia di eccitabilit, divenendo non stimolabile, mentre rigenera il proprio equilibrio elettrochimico tramite lazione di una pompa Na/K ATPasica, di una pompa Ca ATPasica e di un antiporto Na/Ca.
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Periodo refrattario del muscolo ventricolare : dura circa 0,25-0,30s Periodo refrattario del muscolo atriale : dura circa 0,15s

Durata della contrazione o diastole : la diastole comincia dopo alcuni millisecondi dalla stimolazione elettrica, quindi possiede una durata pari al potenziale dazione 0,3s ventricolo-0,2 atrio. NOTA MEDICA ! extrasistole

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Anche se il miocardio di trova in uno stato di refrattariet post contrattiva, una stimolazione di tipo elettrotonico estremamente intensa pu causare linsorgenza di una nuova contrazione sovrannumeraria denominata extrasistole. Tubuli a T dei cardiomiociti : sono molto pi sviluppati di quelli delle fibre muscolari striate poic possiedono un diametro maggiore e quindi un volume 25 volte maggiorato. Dipendenza dal calcio della contrazione : la forza contrattile dei cardiomiociti dipende essenzialmente dal calcio; senza una soluzione interstiziale ricca di calcio queste cellule non possono contrarsi. INIZIO DELLA CONTRAZIONE O INGRESSO DEL CALCIO : linizio della contrazione delle miofibrille dei sarcomeri del muscolo cardiaco avviene tramite laumento del calcio sarcoplasmatico tramite depolarizzazione dei tubuli a T e delle diadi funzionali che innesca 3 meccanismi differenti e voltaggio-sensibili : Ingresso del calcio mediante canale diidropiridine/DHPR/L : canale cationico Ca/Na voltaggio sensibile a rapida attivazione e lunga durata, che stimolato dalla depolarizzazione dei tubuli a T permette un rapido ingresso di Ca e Na extracellulare nel sarcoplasma, determinando il primo spike fase 0 della depolarizzazione del miocardiocita e lingresso del 50% del calcio della contrazione. Insufficienza dei canali L nel triggering dei sarcomeri : i canali L non possono innelzare la concentrazione del calcio in modo tale da attivare i sarcomeri miocardici, ma necessitano di una amplificazione tramite canali RyR

Amplificazione del calcio tramite complesso Rianodina(RyR)/Rodopsina : i recettori calcio dipendenti della rianodina, posti sulla membrana interna del tubulo a T, eccitati dallingresso del calcio tramite recettori L, vanno ad attivare meccanicamente i canali Ca della Rodopsina del reticolo sarcoplasmatico, a lunga attivazione e lunga durata, che determinano un flusso di amplificazione della concentrazione del calcio (duraturo) dal reticolo sarcoplasmatico al sarcoplasma, andando ad amplificare lazione dei recettori DHPR,, responsabili al 50% dellingresso del calcio nel miocardiocita. Meccanismo alternativo dingresso del calcio - scambiatore Na/Ca : scambiatore trasmembrana elettrogenico, presente sulla membrana sarcolemmatica e sulla membrana del sarcoplasma, che, in condizioni normali, a cellula polarizzata, in grado di utilizzare il gradiente del sodio in ingresso per far uscire il calcio, creando una corrente positiva in uscita e quindi una differenza di potenziale, e che, a cellula depolarizzata, in grado di utilizzare il gradiente del sodio in uscita per far entrare il calcio, permettendo unamplificazione della concentrazione del calcio; questo scambiatore controllato, infatti da : Il gradiente del Na Il gradiente del Ca Il gradiente elettrico

ACCOPPIAMENTO INGRESSO DEL CALCIO CONTRAZIONE : viene determinato dalla disinibizione del sito di attacco della miosina sullactina, tramite spostamento della tropomiosina comandato dalla tromonina C, e dalla attivazione della miosina (actina dipendente) che carica subito ATP. 1. La miosina idrolizza ATP in ADP+Pi andando a raddrizzare la propria testa e a caricare di un legame istabile il suo sito di attracco allactina. 2. Laumento del calcio intrasarcoplasmatico causa lattivazione della troponina C del sarcolemma. 3. La troponina C varia allostericamente, causando lo spostamento della tropomiosina e la scopertura dellactina. 4. La miosina contatta con la sua testa lactina scoperta e determina la formazione di un ponte trasversale con essa. 5. La miosina rilascia ADP e Pi causando il piegamento del collo della miosina determinante colpo di potenza 6. La miosina lega ATP causando la dissociazione della testa dallactina con reinizio del ciclo.

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FINE DELLA CONTRAZIONE : la terminazione della contrazione dei sarcomeri miocardiocitici determinata dalla riduzione della concentrazione intracellulare di Ca, ovvero, dal pompaggio del calcio al di fuori della cellula, allinterno del mitocondrio e allinterno del reticolo sarcoplasmatico. Trasporto allinterno del reticolo : fenomeno affidato a una pompa reticolare del calcio possedente una proteina di controllo che si chiama fosfolambano (PLB). Il trasporto allesterno : fenomeno affidato a una pompa sarcolemmale del calcio e allo scambiatore Na/Ca, che riceve la sua energia dal gradiente di calcio ed elettrico creato dalla pompa Na/K ATPasi. Trasporto nel mitocondrio : fenomeno affidato ad un canale unidirezionale di ingresso del calcio che frutta gradiente elettrico tra mitocondrio (fortemente negativo) e citosol del miocardiocita. Fuoriuscita del Ca dal mitocondrio : viene normalmente affidata ad uno scambiatore Na/Ca mitocondriale non elettrogenico, in grado di trasportare due ioni Na per ogni ione Ca. FORZA DI CONTRAZIONE DEL CARDIOMIOCITA : la forza di conrazione totale svilupata da questa cellula il valore del quanto di forza sviluppato da ogni miosina 50pN moltiplicato per ogni miosina attivata nella cellula muscolare; tuttavia tale forza totale non mai massimale per via di fattori che diminuiscono il numero di rapporti actine-miosine da quello massimo : Allungamento del miocardiocita (volume della camera cardiaca) : i miocardiociti sviluppano una forza direttamente proporzionale al loro allungamento, poich, tale fenomeno meccanico consente lingresso di pi calcio e quindi la disponibilit di pi complessi actina-miosina. Aumento cronotropo della frequenza cardiaca : essenod i processi di recupero del calcio nel reticolo sarcoplasmatico pi veloci di quelli allesterno del sarcolemma, un aumento della frequenza cardiaca porta ad un maggiore immagazzinamento e concentrazione di calcio nel reticolo sarcoplasmatico dallesterno della cellula, responsabile, a depolarizzazione iniziata, di una maggiore concentrazione di Ca nel sarcoplasma e quindi di una maggiore quantit di complessi actina-miosina disponibili, provocando maggiore forza.

Effetto della catecolamine : effetto della noradrenalina a secrezione ortosimpatica e delladrenalina a secrezione surrenalica, mediata dalla stimolazione con uguale affinit dei recettori adrenergici 1 del miocardio di lavoro e di conduzione, finalizzata ad aumentare la forza di contrazione tramite 3 processi : Effetto inotropo che aumenta la forza di contrazione : effetto che aumenta il numero di quanti miofibrillari attivati tramite un aumento della quantit di calcio massima liberata allinterno della cellula muscolare cardiaca. Effetti che aumentano la frequenza : effetti che agiscono maggiormente sul periodo diastolico, ed in minor misura su quello sistolico. Effetto lusitropo : fenomeno di accorciamento della contrazione sistolica del cuore, tramite aumento della velocit con cui si sviluppa il picco di forza sistolica, ottenuto con un aumento della velocit dellingresso del calcio e del sodio nella cellula.

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Fenomeno cronotropo positivo : fenomeno di accorciamento del rilasciamento diastolico del muscolo cardiaco, mediante aumento della corrente funny Na/Ca di depolarizzazione autonoma del miocardio di conduzione.

Meccanismo molecolare :il recettore adrenergico 1 in grado di aumentare il picco massimo di Ca e di aumentarne la velocit di crescita, mediante un aumento dellattivazione delladenilato ciclasi, un aumento del cAMP intracitosolico, ed una attivazione della PKA che fosforila : Sul recettore DHPC : comporta un aumento del calcio in entrata dallesterno e quindi una maggiore concentraizone ed una maggiore velocit. Sul recettore RyR (rodopsina) : comporta una maggiore uscita di calcio dal reticolo sarcoplasmatico con una maggiore concentrazione ed una maggiore velocit. Sulla recettore del fosfolambano PLB (inibitore della SERCA) : comporta un maggiore reuptake del Ca dal citosol al reticolo sarcoplasmatico mediante SERCA, con conseguente diminuzione del periodo di rilasciamento. Sulla troponina I TNI del muscolo : fosforilazione che facilita lallontanamento del calcio dalla troponina e quindi che accorcia il processo di rilasciamento.

CICLO CARDIACO CICLO CARDIACO : serie di eventi compresi tra linizio di una sistole e linizio di quella successiva, determinati dalla generazione di un potenziale contrattile da parte del nodo senoatriale, dalla sua conduzione al nodo atrioventricolare contrazione degli atrii dalla sua conduzione rallentata nel setto tramite il fascio di Hiss (ritardo di 0,1s) e dalla sua ultima diramazione alla parete ventricolare contrazione dei ventricoli e dal successivo rilasciamento degli atrii diastole atriale - e dei ventricoli diastole ventricolare. Diastole : fenomeno di rilassamento e riempimento delle camere cardiache Sistole : fenomeno di contrazione e svuotamento delle camere cardiache Durata totale del ciclo cardiaco : misura pari al reciproco della frequenza cardiaca modificabile, sia nella sua frazione sistolica che nella sua frazione diastolica, con lazione inotropa (positiva o negativa) del muscolo cardiaco. Aumento cronotropo : la velocizzazione della frequenza cardiaca avviene diminuendo principalmente il periodo di diastole (ad una frequenza di 200 battiti/min il tempo di sistole ancora di 65%) ottenendo distensioni parziali del cuore che quindi pu pompare meno sangue (a singolo ciclo cardiaco) delle fasi a riposo. ATRII COME POMPE DINNESCO : gli atrii aumentano lefficienza del pompaggio del 20% andando ad immettere nelle camere ventricolari il 20% del volume massimo pompato in condizione di riposo (72 battiti/min); la pressione venosa in ingresso al cuore, infatti, apporta gi l80% del volume totale massimo ventricolare. Imp : gli atrii cardiaci non possiedono una funzione di tipo essenziale pe il pompaggio del cuore, poich esso, in condizione di riposo, eccede gi di 300-400% la minima richiesta circolatoria sistemica. Variazione della pressione atriale : la pressione di qualsiasi atrio si intensifica in 3 picchi curva a, c, v separati fra loro da 2 depressioni depressione x e y causate dal riempimento e dalla contrazione dei ventricoli e degli atrii stessi.
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Curva a : primo spike della pressione sanguigna atriale, dato dalla contrazione degli atrii, iniziante in un momento lievemente successivo alleccitazione del nodo senoatriale. Curva dellatrio sinistro : possiede unampiezza di 7-8 mmHg

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Curva dellatrio destro : possiede unampiezza di 4-6 mmHg


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Curva c : curva alta ma poco ampia, causata dalla protrusione delle cuspidi valvolari negli atrii e dal lieve reflusso sanguigno ventricolo-atriale ad opera della contrazione ventricolare. Depressione x : depressione data dallabbassamento della parete atrioventricolare durante la contrazione sistolica dei ventricoli Curva v : curva ad ascesa lenta e discesa molto veloce determinata dal lento afflusso del sangue dalle vene agli atrii durante la fine della fase sistolica ventricolare. Depressione y : viene creata dal riempimento ventricolare rapido da apertura delle valvole AV durante la fase di diastole ventricolare.

FUNZIONE DEI VENTRICOLI COME POMPE : Fenomeni diastolici : Riempimento dei ventricoli : fenomeno che si verifica durante la diastole, non appena la pressione ventricolare cade al di sotto di quella atriale, a propria volta aumentata in seguito allingresso del sangue venoso; si ha quindi la veloce apertura della valvole AV ed un ingresso di sangue suddivisibile in 3 fasi : Riempimento rapido dei ventricoli : occupa il primo terzo della diastole ventricolare e permette lafflusso del maggior volume sanguigno. Riempimento lento dei ventricoli (diastasi) : fenomeno occupante il secondo terzo della diastole ventricolare che permette lafflusso di un minore volume di sangue. Sistole atriale : fenomeno occupante il terzo terzo della diastole ventricolare, permettendo lafflusso del 20% del volume sanguigno totale. Volume fine diastole o teledastolico : volume totale, lievemente superiore al normale, che i ventricoli assumono alla fine della diastole, in seguito alla contrazione degli atrii; il valore medio di 110-120 ml. o Aumento del volume telediastolico : in un cuore sano, in seguito ad un aumento inotropo della funzione cardiaca, pu aumentare sino ad un massimo medio di 150-180 ml.

Fenomeni sistolici : Contrazione isovolumica dei ventricoli : periodo lungo 0,02-0,03 s, caratterizzato dallaumento della tensione nelle miofibrille cardiomiocitiche senza un effettiva riduzione della loro lunghezza, durante il quale la pressione intraventricolare sale bruscamente, a valvole arteriose chiuse, sino ad eguagliare la pressione dellaorta e del tronco polmonare. Periodo di eiezione sistolica : periodo durante il quale la pressione intraventricolare supera quella arteriosa, aprendo velocemente la valvola arteriosa e premettendo lefflusso del volume di eiezione o gittata sistolica allinterno del tronco polmonare e dellaorta in 3 fasi differenti : Periodo di eiezione rapida : periodo caratterizzato da unaccelerazione netta della velocit di contrazione cardiaca ed espellente il 70% della gittata sistolica, durante il primo terzo della contrazione sistolica. Periodo di eiezione lenta : periodo caratterizzato da un rallentamento della velocit di contrazione cardiaca e dallespulsione del 30% della gittata sistolica, durante il gli ultimi 2 terzi della contrazione sistolica. Volume di fine sistole o telesistolico : volume totale rimanente nei ventricoli alla fine del processo di contrazione muscolare, ammontante ad un valore medio di 40-50 ml.

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Diminuzione del volume telesistolico : in seguito ad un aumento dellattivit inotropa del cuore il volume telediastolico pu giungere ad un valore di 10-20 ml.

Volume di gittata sistolica ventricolare : quantit del volume sanguigno telediastolico espulso durante la contrazione sistolica, ammontante a 70 ml, cio ad una percentuale del volume telediastolico frazione di eiezione del 60% o Aumento del volume di gittata : pu essere aumentato di molto in seguito ad attivit inotropa del cuore tramite aumento del volume telediastolico o diminuzione del volume telesistolico.

Limite di efflusso del ventricolo sinistro : ammonta a circa 80 mmHg Limite di efflusso del ventricolo destro : ammonta a circa 8 mmHg Rilasciamento isovolumico dei ventricoli : periodo iniziato bruscamente subito dopo il la chiusura delle valvole arteriose e prolungato per 0,03-0,06s, durante il quale si sviluppa una riduzione della tensione delle miofibrille cellulari senza tuttavia un ampliamento corrispettivo del volume ventricolare. VALVOLE CARDIACHE : dispositivi fibrosi composti da tessuto connettivo e da endocardio estremamente resistenti, comandate da differenze pressorie ed agenti come dispositivi impedenti il reflusso sanguigno da zone ad alta pressione a zone a bassa pressione del sistema circolatorio; sono presenti due valvole tra atrii e ventricoli valvole antrioventricolari e due valvole tra ventricoli e vasi arteriosi valvole arteriose. Valvole atrio-ventricolari : dispositivi valvolari fibrosi rivestito dendocardio, impedenti il reflusso sanguigno tra dai ventricoli agli atrii durante le contrazioni sistoliche, caratterizzati da una struttura abbastanza fine e leggera, richiedente un flusso retrogrado di chiusura quasi nullo, da un diametro piuttosto elevato, determinante un flusso in ingresso lento massivo, da particolari muscoli papillari e corde tendinee che ne impediscono il prolasso negli atrii e dalla sottoposizione ad una bassa differenza pressoria, determinante il loro basso grado di abrasione. Valvole arteriose : dispositivi valvolari a nido di rondine, composti da tessuto fibroso spesso rivestito da endocardio, impedenti il reflusso sanguigno dai vasi arteriosi ai ventricoli diastolici, caratterizzati da una struttura abbastanza spessa e pesante, richiedente un flusso retrogrado intenso di qualche millisecondo, da un diametro piuttosto limitato, determinante una velocit di eiezione molto elevata, dallassenza di dispositivi anti prolasso (corde tendinee) e dalla sottoposizione ad elevatissime differenze pressorie, determinanti un altissimo grado di abrasione meccanica ai lembi. Chiusura dicrota delle valvole arteriose : le valvole arteriose si chiudono permettendo e necessitando di un piccolo reflusso sanguigno che accelera, di poco, la diminuzione dei pressione aortica. - Onda pressoria dicrota : onda caratterizzata da un piccolo picco di diminuzione della pressione incisura dicrota dei vasi arteriosi, in seguito alla chiusura della valvola, seguita da un secondo picco di aumento pressorio dato dal ritorno elastico del vaso arterioso, e da un ultima diminuzione dolce della pressione tramite il flusso sanguigno in direzione distale al cuore. Differenza tra sistema ventricolare destro e sistema sinistro : il sistema ventricolare destro presenta pressioni che sono sino ad 1/6 pi basse del sistema ventricolare sinistro. LAVORO DI EIEZIONE : quantit di energia netta che il cuore converte in lavoro ad ogni ciclo cardiaco, composto da due componenti : lavoro volume pressione e lenergia cinetica del flusso sanguigno. Lavoro di eiezione al minuto : quantit di energia trasformata in lavoro cardiaco durante un intero minuto; dipende dalla frequenza cardicata e dalla entit del lavoro di eiezione.

Lavoro volume-pressione : componente principale del lavoro effettuato dal cuore 99%, necessaria per pompare il sangue a bassa pressione delle vene allinterno del sangue ad alta pressione del sistema arterioso proporzionale alla variazione di volume per la variazione di pressione.

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Energia cinetica del flusso : componente minoritaria del lavoro esercitato dal cuore 1%, necessaria per donare energia cinetica al flusso ematico accelerandone la velocit da quasi 0 a velocit di flusso; direttamente proporzionale alla massa del sangue pompato ed al quadrato della sua velocit.

NOTA MEDICA ! stenosi aortica e lavoro di eiezione Normalmente la componente cinetica dlel lavoro di eiezione abbastanza limitata; tuttavia, in caso di stenosi dei grandi vasi subito al di fuori dei ventricoli, la maggiore resistenza al flusso sanguigno potrebbe innalzare la componente cinetica del lavoro sino a quasi il 50 % del lavoro di eiezione. Analisi grafica del ciclo cardiaco : pensando al cuore come una macchina idraulica (pistone) e al lavoro come il prodotto tra V e P, si pu apprezzare il lavoro di eiezione come larea sottesa dalle curve del ciclo cardiaco ad una determinata capacit volumetrica, incardinate sulle curve PV costanti della variazione pressoria diastolica e sistolica Caratteristica della curve PV diastoliche e sistoliche : Curva PV della pressione diastolica : curva ottenuta riempendo il ventricolo di volumi crescenti di liquido e misurandone la pressione interna ad ogni riempimento pressione telediastolica (fine riempimento) caratterizzata da un aumento lento sino ai 150 ml, dopo i quali, vi una veloce impennata pressoria. Aumento pressorio lento sotto i 150 ml : in queste condizioni il muscolo ventricolare non possiede alcuna resistenza al riempimento di tipo passivo tensione o pericardio e pu quindi espandersi senza necessitare di elevate pressioni. Aumento pressorio veloce sopra i 150 ml : in queste condizioni il muscolo cardiaco ha raggiunto la sua tensione fibrillare massima e la capienza massima del sacco pericardico; dopo questo volume il riempimento viene ostacolato, necessitando una sempre maggiore pressione. Curva PV della pressione sistolica : curva ottenuta misurando la pressione esercitata dalla contrazione dei ventricoli cardiaci su volumi via via crescenti di sangue, caratterizzata da un aumento costante e veloce di pressione sino ad un volume massimo 150-170ml, corrispondente ad una pressione massima, dopo il quale vi un calo della pressione esercitata. Aumento della veloce della pressione : la pressione esercitata dai ventricoli aumenta allaumentare del volume di sangue in essi contenuto; sino a raggiungere un valore critico di pressione 250-300 mmHg per il destro e 60-80 mmHg per il sinistro dopo il quale essa diminuisce. Diminuzione della capacit contrattile ventricolare : i ventricoli possiedono una capacit dilatativa massima caratterizzata da una massima forza contrattile, oltre la quale le teste delle fibre di miosina cardiomiocitica divengono troppo lontane dallactina per esercitare unottimale forza cotrattiva. Ciclo cardiaco incardinato sulle curve PV :
1.

Periodo di diastole - riempimento : le camere s riempiono di sangue passando da un volume telesistolico di 50ml a 2-3 mmHg, ad un volume telediastolico di 120ml a 5-7 mmHg. Lavoro negativo : in questa fase il lavoro viene esercitato dal sangue sulla parete del ventricolo.

2.

Periodo di contrazione - isovolumica : le camere dei ventricoli aumentano la tensione dei propri sarcomeri, causando un aumento della pressione ventricolare, ad un livello ancora minore della pressione arteriosa, mantenendo le valvole arteriose chiuse e quindi non variando il proprio volume.

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Lavoro nullo : siccome vi variazione di pressione ma nessuna variazione di volume il lavoro esercitato dal cuore nullo.
3.

Periodo di contrazione eiezione : le valvole arteriose si aprono (per surclassamento pressorio ventricolare/arterioso) andando a far diminuire il volume ventricolare telediastolico di 120 ml ad il volume telesistolico di 50ml, seguendo una curva di variazione pressoria (a concavit verso il baso) caratterizzata da una aumento iniziale e da una diminuzione finale. Lavoro positivo : siccome vi sia variazione di pressione e sia variazione di volume il lavoro altamente positivo.

4.

Periodo di diastole rilasciamento isovolumico : le valvole arteriose si chiudono e il muscolo ventricolare diminuisce la tensione dei propri sarcomeri; in questo modo si ha una diminuzione della pressione telesistolica sino a 2-3 mmHg mantenendo le valvole atrio-ventricolari chiuse, quindi, senza ingresso di sangue a variare il volume telesistolico di 50ml. Lavoro nullo : siccome vi variazione di pressione ma nessuna variazione di volume il lavoro esercitato dal cuore nullo.

Variazione del lavoro di eiezione a seconda della capacit del ciclo : quando vi un aumento della forza contrattile cardiaca e, contemporaneamente, del volume di sangue pompato; vi un allargamento a destra ed a sinistra delle curve del ciclo cardiaco, portando a sottendere un area maggiore, e quindi un maggior lavoro di eiezione. Spostamento del rilasciamento isovlumico a sinistra : una maggiore attivit contrattile cardiaca comporta un minor volume telesistolico di partenza alla diastole; questo comporta un minor volume allinizio del riempimento ed un allargamento a sinistra della curva. Spostamento del rilasciamento isovolumico a destra : una maggiore attivit contrattile cardiaca provoca un aumento della pressione arteriosa e venosa in ingresso al cuore (contemporaneamente ad un aumentata contrattilit atriale), causando un maggior volume di riempimento telediastolico e quindi, un allargamento a destra del ciclo cardiaco.

Fattori di variazione lavoro di eiezione : Precarico : tensione residua telediastolica delle camere ventricolari che facilita il lavoro contrattile del muscolo ventricolare; viene rappresentato dalla pressione telediastolica del ciclo cardiaco 2-3 mmHg in media. Postcarico : pressione resistiva che si oppone al movimento di pompa volume-pressione del cuore, rappresentata efficacemente dalla pressione arteriosa presistolica.

Energia chimica consumata dal cuore : quantit totale di energia da legami chimici rotti ATP consumata dal cuore per attuare il lavoro di un ciclo cardiaco, caratterizzata dallenergia consumata per la variazione VP del sangue e dallenergia dispersa dallinefficienza cardiaca. Fonti alimentari di energia chimica : 70% acidi grassi 10-30% glucidi, proteine e corpi chetonici

Energia dipendente dalla tensione : lenergia che il cuore consuma proporzionale allenergia consumata dai ventricoli per mantenere una determinata tensione delle miofibrille cardiomiocitiche, ed al tempo di mantenimento di tale tensione.

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Energia chimica di contrazione e volume cardiaco : pi le camere cardiache sono espanse pi energia chimica necessaria per generare la medesima pressione contrattile del sangue in uscita; questo dipende dalla formula P = F/V; volendo generare una P fissata con una superficie S maggiore dovr aumentare la tensione F del muscolo cardiaco, e quindi il suo consumo energetico.

Efficienza dellattivit di pompa cardiaca : percentuale di energia chimica consumata dal cuore effettivamente convertita in energia cinetica ed in variazione PV del sangue in esso contenuto, misurante (in media) 20-25% per un cuore sano e 5-10% per un cuore con insufficienza. La maggior parte dellenergia chimica consumata dal cuore viene tradotta in calore dai mitocondri dei cardiomiociti.

REGOLAZIONE DELLATTIVITA CARDIACA : la pressione ed il volume con il quale il sangue viene pompato possono essere variati tramite modulazione della forza e della frequenza contrattile del muscolo ventricolare, attraverso 2 sistemi differenti : un sistema intrinseco al miocardio ed un sistema estrinseco autonomo. Sistema intrinseco : questo sistema permette al cuore di aumentare la pressione e la portata del flusso sanguigno tramite una regolazione, dipendente dal miocardio stesso, della spinta sistolica e della frequenza cardiaca, per adattarsi a maggiori fabbisogni sistemici. Modulazione della spinta sistolica meccanismo Frank-Starling : sistema cardiaco di adattamento a volumi crescenti di sangue venoso in ingresso (fabbisogni sistemici crescenti) tradotto, possibilmente, nella tendenza ad espellere nel sistema arterioso tutto (possibilmente) il sangue venoso giungente ai ventricoli. Funzionamento : maggiori volumi in ingresso nelle camere ventricolari provocano uno stiramento dei sarcomeri miocardici in grado di muovere le teste delle miosine sul filamento actinico in una ubicazione pi efficiente e performante per la contrazione cardiaca; in questo modo (nei limiti del volume massimo) maggiore sar il volume in ingresso, pi efficiente diverr il sarcomero e maggiore sar la forza contrattile. Imp : tutte le cellule muscolari sia scheletriche che cardiache condividono il meccanismo di Frank-Stirling Modulazione della frequenza cardiaca : meccanismo in grado di aumentare la gittata cardiaca tramite la modulazione della frequenza cardiaca (sino ad un aumento del 10-20%) evocata dallo stiramento pressorio della parete dellatrio destro. Modulazione estrinseca : meccanismi in grado di modulare la gittata cardiaca a livelli di pressione telediastolica fissati, tramite regolazione nervosa autonoma ( parasimpatica o ortosimpatica ) regolazione osmolare e regolazione termica dellattivit elettrica nel miocardio di conduzione e di lavoro. Regolazione nervosa autonoma : meccanismo di variazione della gittata cardiaca a pressione telediastolica fissa, tramite modulazione della frequenza cardiaca e della forza contrattile del miocardio, attuato tramite azione neurtotrasmettitore mediata del sistema nervoso ortosimpatico e del sistema nervoso parasimpatico. Sistema ortosimpatico: stimolazione eccitatoria autonoma ad opera dei nervi nel plesso cardiaco, in grado di far aumentare di 2-3 volte la gittata cardiaca, provocando un accelerazione della frequenza cardiaca attivit cronotropa positiva ed un aumento della forza contrattile miocardica attivit inotropa positiva. Attivit cronotropa positiva : azione eccitatrice prevalentemente effettuata sulle cellule del nodo senoatriale ed atriventricolare, capace di accelerare la frequenza cardiaca dal suo valore basale di 70 battiti/min, al suo valore massimale di 250 battiti/min. Assenza di stimolazione ortosimpatica : il sistema autonomo ortosimpatico mantiene un costante livello di stimolazione cardiaca anche in periodo di riposo, mantenendo la gittata ad un livello del 30% pi elevato rispetto allassenza totale di stimolazione.

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Attivit inotropa positiva : azione eccitatrice effettuata sulle cellule di tutto il miocardio di conduzione, finalizzata al potenziamento della forza contrattile del cuore tramite ampliamento dei potenziali dazione e al miglioramento dellattivit conduttrice del miocardio. Sistema parasimpatico inibitorio : stimolazione inibitoria autonoma, effettuata dai rami cardiaci dei nervi vaghi, in grado di ridurre del 50% la gittata cardiaca, causando, in maggior misura, una riduzione della frequenza cardiaca azione cronotropa negativa ed in minor misura un indebolimento della contrattilit miocardica azione inotropa negativa. Azione cronotropa negativa : azione inibitoria quasi esclusivamente effettuata sulle cellule del nodo senoatriale ed atrioventricolare, capace di ridurre la frequenza cardiaca dal suo valore basale di 70 battiti/min, ad un valore minimo di 20-40 battiti/min; a volte generando brevi interruzioni totali dellattivit contrattile miocardica, recuperata velocemente dallattivazione autonoma dei nodi cardiaci. Azione inotropa negativa : azione inibitoria effettuata sulle cellule del miocardio di conduzione, capace di ridurre la forza contrattile miocardica del 20-30, tramite un indebolimento del potenziale dazione ed un rallentamento della conduzione miocardica. Regolazione osmolare cationica : la variazione della concentrazione plasmatica di determinati cationi coinvolti nei fenomeni di generazione del potenziale dazione calcio e potassio pu modificare ampiamente leccitabilit sia del miocardio di lavoro, sia del miocardio di conduzione; variando la ritmicit e la forza contrattile del cuore. Variazione del potassio plasmatico : il potassio, nelleconomia della contrazione muscolare, ha un ruolo importante nella ripolarizzazione del sarcolemma una volta effettuato il potenziale dazione; questevento estremamente importante per consentire una successiva contrazione della fibra. Iperpotassemia : una concentrazione troppo elevata di potassio nel plasma sanguigno e, quindi, nel mezzo extracellulare, pu rallentare o (addirittura) bloccare la fuoriuscita del potassio dal canale K voltaggiodipendente, determinando una difficoltosa ripolarizzazione del sarcolemma con il conseguente rallentamento dellattivit contrattile(prolungamento del periodo refrattario) e della conduzione del miocardio; in questi casi il muscolo cardiaco presenta ipotonicit e flaccidit, con bradicardia spesso letale. Variazione del calcio plasmatico : il calcio, se presente nel mezzo extracellulare alla giusta concentrazione, si si lega al canale del calcio voltaggio dipendente dei tubuli a T miocardiocitici, innalzandone considerevolmente la soglia di treshold e permettendo, cos, una maggiore discriminazione nella generazione e conduzione di potenziali contrattili dazione. Ipercalchemia : una concentrazione troppo elevata di calcio nel plasma sanguigno e. quindi, nel mezzo extracellulare, determina una troppo elevata soglia di treshold nelleccitabilit elettrica della fibra miocardiocitica; questo pu determinare una paralisi flaccida del muscolo cardiaco per aumentata refrattariet delle fibre miocardiocitiche. Ipocalchemia : una concentrazione troppo bassa di ioni calcio nel plasma sanguigno e, quindi, nel mezzo extracellulare, determina una soglia di treshold troppo bassa, con una conseguente elevata facilit nel triggare nuovi potenziali contrattili, anche autogenerati, nella parete del miocardio; questo causa una paralisi spastica del cuore con potenziali irregolari sino alla fibrillazione. Regolazione termica della contrattilit : una maggiore temperatura cellulare, in genere, determina una maggiore cinetica nelle pompe elettrogeniche membranarie, fondamentali per un rapido ripristino delleccitabilit cellulare; inoltre, un maggiore stato termodinamico permette ai canali ionici di presentare con maggiore probabilit il loro stato aperto (a maggiore energia) permando conduttivi per pi lungo tempo; tutto ci, se unito ad una maggiore mobilit (browniana) cationica, permette una maggiore velocit nel potenziali dazione. Maggiore temperatura (febbre) : determina una maggiore gittata cardiaca, per via di unaumentata frequenza ed una maggiore forza contrattile.

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Regolazione pressoria della contrattilit : al di sotto di una pressione arteriosa media di 160 mmHg - 80-140 mmHg - la funzionalit del cuore dipende esclusivamente dalla pressione del sangue venoso in ritorno, esercitata sugli atrii; e quindi, dalla resistenza che i vasi dei tessuti oppongono al flusso sanguigno (dall'energia pressoria che la resistenza sottrae). Imp : sopra ai 160 mmHg di pressione arteriosa media si ha un aumento considerevole dell'energia cinetica sanguigna necessitata dalla pompa cardiaca per mantenere un flusso di sangue compatibile con la vita; un aumento di questo parametro, quindi, potenzia l'attivit contrattile del cuore (causando insufficienza cardiaca come nel caso delle stenosi aortiche)

MIOCARDIO DI CONDUZIONE E RITMICITA DEL CUORE :


Riassunto del Guyton sulla base del programma di Reggiani TESSUTO DI CONDUZIONE DEL CUORE : tipologia di miocardio, originato embriologicamente dalle creste neurali, possedente la caratteristica di generare autonomamente e condurre in modo facilitato potenziali d'azione contrattili attraverso le strutture fibrose ed il miocardio da lavoro, senza sostanziali perdite energetiche; composto da : nodo SA, vie internodali, nodo AV, fascio di Hiss, branca destra e branca sinistra, e rete subendocardica del Purkinje e svolge 3 funzioni principali :

Mantiene la frequenza (costante) di ciclo cardiaco : tramite una funzione di autogenerazione di potenziali d'azione, regolata esternamente dai vari mediatori chimici del sistema nervoso autonomo. Permette la contrazione atriale in anticipo di 1/6s su quella ventricolare : tramite una funzione di rallentamento del potenziale d'azione ad opera delle branche del tessuto di conduzione e del fascio di Hiss. Permette una stimolazione uniforme e corretta del miocardio ventricolare : mediante una fitta rete del Purkinje che permette di inviare l'impulso contrattile a tutto il muscolo dal basso verso l'alto.

Nodo senoatriale : piccola masserella ellissoidale appiattita, spessa 1mm, larga 3mm e lunga 15 mm, posta subito al di sotto dell'epicardio dell'angolo craniolaterale all'immissione della vena cava superiore nell'atrio destro, e composta da un ammasso disordinato di piccoli miocardiociti poveri di fibre contrattili - cellule nodali - aventi la capacit di generare autonomamente un ritmo di depolarizzazioni di 70 battiti/min - Pace Maker cardiaco - poi condotto al miocardio atriale limitrofo mediante corte cellule di conduzione.

Nodo senoatriale come pace maker cardiaco : essendo il ritmo di depolarizzazioni spontanee del nodo senoatriale (70 eventi/min) maggiore a quello di tutt oil resto del miocardio di conduzione, esso prende il sopravvento nel controllo della depolarizzazione di tutto il miocardio di conduzione.

Attivit di autostimolazione delle cellule nodali : le cellule nodali sono in grado di autodepolarizzarsi ritmicamente, tendendo a seguire un ritmo proprio e caratteristico, influenzato dai mediatori nervosi ortosimpatici e parasimpatici, secondo una forma d'onda molto dolce, resa possibile questo ritmo possibile solamente da 2 caratteristiche :

Potenziale di riposo della cellule nodali : il potenziale di riposo del sarcolemma nelle cellule nodali di -55mV; a questo livello di depolarizzazione una piccola quantit di canali Na si trovano aperti, consentendo una lieve ma costante corrente cationica in ingresso nel sarcoplasma, causanndo una lenta ma costante depolarizzazione del sarcolemma sino al potenziale trigger per i canali Na/Ca, consentendo l'ingresso del calcio che completa il potenziale d'azione. Corrente funny-if e modulazione autonoma del cuore : durante la diastole la concentrazione intracitosolica di cAMP provoca l'attivazione di specifici canali stansmembrana durante il periodo di iperpolarizzazione della cellula, generando una corrente cationica di calcio e sodio in ingresso nella cellula proporzionale alla concentrazione citosolica di cAMP e capace di accelerare la depolarizzazione a riposo della cellula, aumentando cos la frequenza cardiaca.

Mediatori colinergici (ortosimpatico) : provocano un aumento del cAMP intracitosolico dei cardiomiociti, causando un aumento della corrente if, e quindi un aumento della frequenza cardiaca.

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Mediatori adrenergici (parasimpatico) : provocano una diminuzione del cAMP intracitosolico dei cardiomiociti, causando una diminuzione della corrente if, con conseguente diminuzione della frequenza cardiaca.

Iperpolarizzazione potassio dipendente : la cellula cardiaca possiede numerosi canali potassio voltaggiodipendenti in grado di abbassare il potenziale trasmembrana, dopo il picco di massima depolarizzazione, sino ad un valore di -60/70 mV tale da consentire la chiusura dei canali del calcio e del sodio per il tempo sufficiente a ricostituire il normale livello di potenziale a riposo (tramite pompe ioniche). Processo di autostimolazione delle cellule nodali :

1. La corrente cationica if e la corrente in ingresso di ioni Na provoca una lenta depolarizzazione di membrana potenziale di pacemaker o depolarizzazione diastolica - sino al raggiungimento di un potenziale di -40mV 2. I canali Ca/Na si aprono improvvisamente, provocando il picco del potenziale d'azione caratteristico della frequenza SA 3. I canali Ca/Na si chiudono dopo 100-150 msec andando a stoppare l'ingresso di cariche negative mentre una grande quantit di canali del potassio voltaggio-dipendenti si aprono per ricostituire il potenziale di membrana. 4. I canali del potassio fanno iperpolarizzare il sarcoplasma sino ad un valore di -60 mV causando la chiusura di tutti i canali Na e Ca/Na della cellula inmodo da stoppare la deporarizzazione diastolica 5. Le pompe transmembrana ricostituiscono il potenziale di riposo, andando a far ripartire la depolarizzazione diastolica iniziando cos un nuovo ciclo. Vie atriali internodali di trasmissione : specifici fasci di miocardio atriale contrattile, contenenti nel loro spessore numerose fibre del Purkinje veloci (pi veloci di quelle ventricolari), in grado di trasmettere a grande velocit 1,3 m/s i potenziali dazione dal nodo senoatriale sino al nodo atrioventricolare, consentendo la contrazione uniforme dei muscoli atriali. Imp : la velocit di conduzione normale del miocardio da lavoro atriale ammonta a circa 0,3 m/s in modo quasi uniforme; le vie internodali di conduzione atriale, quinid, consentono una maggiore velocit nella conduzione dellimpulso. Fascio interatriale anteriore : via atriale di trasmissione, scorrente sulla faccia anteriore della base del cuore, portante il potenziale dazione dallatrio destro allatrio sinistro in modo da consentire ununiforme contrazione del miocardio atriale. Fascio internodale anteriore, medio, posteriore : tre vie di conduzione internodali, scorrenti sulla faccia anteriore, laterale e posteriore del miocardio atriale destro, aventi la funzione di condurre il potenziale dazione dal nodo seno atriale, al nodo atrio ventricolare, con un lieve ritardo fisiologico nellorganizzazione della consequenzialit miocardica Nodo atrio-ventricolare : piccolo gruppo ovoidale di cellule nodali posto sulla porzione postero-mediale del pavimento dell'atrio sinistro, all'interno del trigono di destra e medialmente alla cuspide posteriore della tricuspide, composto da una porzione craniale ricevente l'impulso contrattile dal miocardio atriale (vie internodali) -fibre di transizione - una porzione centrale densa e tondeggiante - corpo - ed una porzione terminale penetrante nello scheletro fibroso del cuore, dentro il setto membranoso - porzione penetrante del fascio di Hiss - continuante nel setto interventricolare con il fascio di Hiss vero e proprio; la sua funzione ripetere a maggiore ampiezza il potenziale contrattile SA, e condurre con un ritardo di 0,13s l'impulso alle fibre di Purkinje. Ritardo fisiologico nella conduzione atrio-ventricolare : il potenziale d'azione subisce un rallentamento di 1/6s (0,16s) nel suo transito atrio-ventricolare; questo rallentamento, ad opera del miocardio di conduzione atriale, del nodo AV, del fascio di Hiss e delle branche di destra e sinistra, consente agli atrii di riempire efficacemente e completamente i ventricoli prima della loro contrazione (o della chiusura delle valvole atrio-ventricolari) Ritardo delle vie di conduzione intenodali : 0,03 Ritardo del nodo AV : 0,09

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Rirardo del fascio di Hiss : 0,04

Lentezza della conduzione AV : il sistema atrioventricolare viene composto da miocardiociti molto simili alle cellule del purkinje, ma dotati dai una minore concentrazione di Gap Junction sui loro dischi intercalari; questo ne consente una maggiore resistenza intercellulare alla conduzione di correnti eletrotoniche, con conseguente rallentamento nella depolarizzazione delle carene cellulari Unidirezionalit conduttiva del sistema AV : la separazione elettrica e fibrosa tra muscolo atriale e muscolo ventricolare, interrotta solo al livello del fascio atrio-ventricolare, viene in qualche modo ricostituita dall'impossibilit delle sue fibre di condurre un potenziale d'azione a ritroso, dai ventricoli sino agli atrii.

Sistema ventricolare di Purkinje : sistema di lunghe fibre miocardiche di conduzione, lievemente contrattili ma di grandi dimensioni - fibre di Purkinje - caratterizzate da un'elevatissima velocit di conduzione elettrotonica - 1,54,0 m/s - dovuta alla grande abbondanza di gap junctions nei loro dischi intercalari, che consente una trasmissione quasi instantanea del potenziale d'azione AV, tramite fascio di Hiss, branca di Dx e Ss e loro diramazioni, a tutto il miocardio contrattile ventricolare, con un ritardo di soli 0,03 s. Fascio di Hiss : fascicolo di fibre del Purkinje originato dalla porzione penetrante del nodo atrio ventricolare e scorrente caudalmente per 5-15 mm all'interno del miocaridio settale interventricolare, terminante immediatamente nella prima porzione del setto nelle branche di conduzione destra e sinistra (e centrale per il setto) Branche di conduzione dx, e sx : fascicoli larghi ed appiattiti di fibre del Purkinje, scorrenti caudalmente subito al di sotto dell'endocardio, sulle due facce ventricolari del setto interventricolare, che, raggiunto l'apice cardiaco, originano una fitta rete subendocardica di fibre del purkinje , risalete sino alla base del cuore mentre si esaurisce lentamente penetrando per circa 1/3 lo spessore parietale miocardico, accontinuandosi terminalmente nelle fibre muscolari da lavoro. Trasmissione del potenziale attraverso il miocardio ventricolare da lavoro : londa del potenziale subisce un brusco rallentamento nel suo percorso dalla superficie endocardica del miocardio alla sua superficie epicardica, impiegandoci altri 0,03 s per stimolare interamente il tessuto muscolare; questo per due motivi principali : vantaggi del rallentamento conduttivo miocardico :una conduzione abbastanza rallentata dellimpulso contrattole attraverso lo spessore stesso del miocardio di lavoro ventricolare, assicura una contrazione dei miocardio continuata per circa 0,03 s, con efficiente spremitura dei ventricoli. Resistenza delle fibre da lavoro : i miocardiociti da lavoro sono caratterizzati da dischi intercalari molto meno ricchi in gap junctions rispetto alle cellule del miocardio di conduzione; questo provoca una resistenza elettrotonica molto elevata che rallenta la comunicazione dellonda di potenziale sino al valore di 0,3-0,5 m/Sec (1/6 della velocit delle fibre del Purkinje) Struttura a spirale del muscolo ventricolare : la parete del miocardio ventricolare composta, dallinterno verso lesterno , come un unico foglio muscolare avvolto a doppia spirale, con piani fibrosi isolanti separanti un avvolgimento dal successivo; questa particolare struttura allunga considerevolmente la lunghezza che il potenziale deve percorrere allinterno del miocardio, andando ad allungare il tempo necessario alla completa contrazione dei ventricoli. Regola di determinazione del pacemaker cardiaco : tutto il tessuto miocardico di conduzione possiede una frequenza caratteristica di autodepolarizzazione ripetitiva; tuttavia, esso tende sempre ad assumere una frequenza di depolarizzazione esterna se pi rapida della propria; questo meccanismo, infatti, tende ad anticipare la normale depolarizzazione diastolica (troppo lenta) attivando per conto proprio i canali Ca voltaggio dipendenti. Nodo SA : frequenza 80-70 eventi/min pacemaker principale del cuore sano Nodo AV : frequenza 40-60 eventi/min pace maker principale del cuore con blocco senoatriale Fibre del Purkinje : frequenza 15-40 battiti/min pacemaker principale del cuore con blocco AV

NOTA MEDICA ! pacemaker ectopici e disfunzioni contrattili

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La presenza di particolari fenomeni irritativi o ischemici a carico del miocardio di conduzione o di lavoro possono generare dei foci con frequenze elettriche tanto elevate da sostituirsi al normale pacemaker SA. CONTROLLO NEUROMEDIATO AUTONOMO DEL MIOCARDIO DI CONDUZIONE : la frequenza cardiaca, le forza di contrazione miocardica pu essere controllata dai neurotrasmettitori secreti dai neuroni parasimpatici ed ortosimpatici acetilcolina e noradrenalina tramite modulazione del potenziale e delle correnti elettrotoniche transmembrana. Controllo parasimpatico vagale : il controllo nervoso inibitorio tramite terminazioni nervose vagali, distribuite prevalentemente ai nodi SA, AV ed alle fibre del Purkinje, utilizzante un neurotrasmettitore colinergico acetilcolina responsabile per la diminuzione della gittata cardiaca tramite unazione prevalentemente cronotropa negativa in due vie : Stimolazione moderata : vi una riduzione del 50% nella frequenza contrattile cardiaca normale, senza alcun blocco cardiaco. Stimolazione elevata (fuga ventricolare) : una stimolazione parasimpatica troppo elevata pu bloccare del tutto la conducibilit del sistema atrioventricolare ed azzerare la frequenza del nodo SA, causando un blocco momentaneo del cuore per 5-20 secondi; dopo questo periodo le fibre del Purkinje impongono il loro ritmo causando una contrazione idiosincrona del cuore a 15-44 battiti/min

Azione fondamentale dellacetilcolina : lacetilcolina va ad aumentare la permeabilit al potassio del sarcoplasma causando un iperpolarizzazione della membana, con un conseguente allontanamento della soglia di treshold delle fibre diminuzione del fattore di sicurezza ed un allungamento del tempo necessario al potenziale depolarizzante per causare depolarizzazione. Fattore di sicurezza : misura di quante volte il potenziale effettivo sviluppatosi nella fibra in grado di superare quello mimino ancora in grado di propagarsi in essa. Azione sul ritmo nodale : laumento del fattore di sicurezza determina un allungamento del tempo necessario alla depolarizzazione diastolica per raggiungere il potenziale di treshold; questo determina un rallentamento sostanziale del ritmo caratteristico nodale. Blocco della conduzione AV : laumento del fattore di sicurezza determina una refrattariet sostanziale nelle fibre AV, causando limpossibilit nella comunicazione AV.

Controllo ortosimpatico spinale : controllo nervoso eccitatorio tramite plessi paravasali del sistema ortosimpatico toracico, distribuito a tutto il miocardio cardiaco (in prevalenza quello ventricolare), utilizzante il neurotrasmettitore noradrenergico noradrenalina per aumentare la gittata cardiaca tramite unazione cronotropa ed inotropa positiva. Stimolazione massima : va a triplicare la frequenza cardiaca ed a duplicare la forza contrattile del muscolo ventricolare.

Meccanismo delleffetto ortosimpatico : la noradrenalina va ad stimolare recettori adrenergici beta-1 a loro volta responsabili per un aumento di cAMP intacitoplasmatico causante una accelerazione della corrente if cationica transmembrana; tutto questo causa una depolarizzazione parziale della membrana, con conseguente aumeto del attore di sicurezza, ed un pi veloce raggiungimento del treshold di depolarizzazione. Azione sul ritmo noddale : una pi vicina soglia di treshold ed una pi veloce corrente cationica in ingresso provoca un sostanziale velocizzazione della frequenza caratteristica nodale, aumentando la frequenza cardiaca totale. Azione sulla forza della contrazione : un potenziale di base pi positivo causa una stimolazione di una maggiore quantit di fibre miocardiocitiche, causando una maggiore forza contrattile. Aumento della conduzione AV : laumento del fattore di sicurezza prvoca un minore tempo per raggiungere la soglia di conduzione, determinando una conduzione di pontenziale pi veloce.

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ELETTROCARDIOGRAMMA NORMALE : TRACCIATO ELETTROCARDIOGRAFICO : rilevazione fisica su di un tracciato temporale, ad una determinata metratura, delle differenze di potenziale indotte tra differenti coppie di punti nel corpo (distanti fra loro) dalle correnti elettroniche ed elettrotoniche scorrenti tra porzioni di miocardio a differente potenziale, rese tali dall'attivit elettrocontrattile delle stesse fibre miocardiche. CORRENTI ELETTRICHE TORACICHE GENERATE DAL CUORE : essendo il cuore immerso in un ambiente elettrolitico ad efficace conduttivit - fluidi toracici interni - durante il suo ciclo elettrico genera un flusso elettroionico che, inizialmente, si dirige dalla base (polo -) del cuore al mucrone cardiaco (polo +), per cambiare negli ultimi 0,01s dall'apice del cuore (polo -) alla base del cuore (polo+).

Primo flusso verso il mucrone : flusso che caratterizza la maggior parte del ciclo cardiaco iniziale, determinato dalla differenza di potenziale tra zona endocardica (-) e zona epicardica (+) del miocardio ventricolare; il setto ventricolare e la porzione subendocardica del mucrone cardiaco, infatti, sono le prime porzioni di miocardio a depolarizzarsi, causando un flusso netto di cariche dalla base (interno depolarizzato e negativo) alla punta (esterno basale e positivo) del cuore. Secondo flusso verso la base : flusso che caratterizza i 0,01s terminali del complesso QRS, determinato dalla differenza di potenziale tra zona apicale dei ventricoli (-) e zona basale degli stessi (+); per la costituzione del miocardio di conduzione, infatti, l'impulso contrattile depolarizzante viene prima comunicato alla punta della parete ventricolare (di sinistra) procedendo poi alla stimolazione ascendente della parete, sino alla base del cuore.

DERIVAZIONI ELETROCARDIOGRAFICHE : posizionando gli elettrodi di volmetri bipolari in differenti coppie di punti del corpo, in posizioni opposte l'un l'altra rispetto al centro del cuore, possibile visualizzare la variazione della direzionalit dell'asse cardiaco nel tempo misurando la variazione di almeno 2 componenti vettoriali del ciclo cardiaco nel tempo . Imp :se pensiamo ai due elettrodi del volmetro come gli apici di un asse passante per tali elettrodi, possiamo, misurando la differenza di potenziale creata dal ciclo cardiaco lungo quell'asse, determinare l'intensit ed il verso della proiezione dell'asse elettrico del cuore sull'asse considerato, determinandone cos una componente su di un piano (quello frontale). Derivazioni standard del triangolo di einthoven : immaginando di inscrivere attorno al cuore un triangolo isoscele possibile pensare come l'asse del suo campo elettrico possa proiettare 3 componenti sui 3 lati del triangolo che ne possano determinarne la lunghezza e l'orientamento sul piano frontale del cuore; le due braccia corisponderanno, quindi, a due conduttori attaccati ai 2 vertici superiori del triangolo, mentre la gamba sinistra, al conduttore collegato all'apice inferiore del triangolo.

Legge di einthoven : se 2 delle 3 derivazioni del triangolo sono note in qualsiasi stante possibile ricavare la terza derivazione incognita sommando le prime due.

Prima derivazione : corrisponde alla differenza di potenziale lungo l'asse tra i due vertici superiori del triangolo, misurato ponendo il terminale negativo sul braccio destro e positivo sul braccio sinistro. Seconda derivazione : corrisponde alla differenza di potenziale lungo l'asse passante tra l'apice ed il vertice superiore destro del triangolo, misurato ponendo il terminale negativo sul braccio destro e positivo sulla gamba sinistra. Terza derivazione : corrisponde alla differenza di potenziale lungo l'asse passante tra vertice superiore sinistro ed apice del triangolo, misurato ponendo il terminale negativo sul braccio sinistro ed il terminale positivo sulla gamba sinistra. NOTA MEDICA ! Danno e triangolo di Einthoven Qualsiasi danno fatto al sistema di conduzione delle cellule del Purkinje o al miocardio ventricolare pu far variare, in modo rilevabile, la direzionalit e l'intensit dell'asse elettrico cardiaco.

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Derivazioni toraciche : metodo di rilevazione della variazione di differenza di potenziale pura tra un elettrodo neutro (elettrodo indifferente), costituito collegando un unico cavo alle 3 precedenti derivazioni con l'intermezzo di 3 resistenze da 5000W, ed un elettrodo variabile posizionato su uno dei 6 punti toracici - derivazioni toraciche rilevanti le differenze di potenziale di zone ben precise di miocardio. Derivazione V1 e V2 : misurano il potenziale alla base dei ventricoli rispetto al livello di neutralit acquisendo un valore prevalentemente negativo per via della negativit della base ventricolare. Derivazione V4, V5 e V6 : misurano il potenziale della punta dei ventricoli rispetto alla neutralit, acquisendo un valore prevalentemente positivo per via della positivit dell'apice ventricolare. Derivazioni unipolari a voltaggio aumentato : metodi di rilevazione dell'intensit e della direzionalit dell'asse elettrico del cuore tramite misurazione del valore assoluto e del verso delle 3 proiezioni dell'asse elettrico sui 3 assi possibili del triangolo di Einthover. Derivazione VR : corrisponde alla differenza di potenziale lungo l'altezza tra il vertice destro ed il lato sinistro del triangolo, misurato ponendo il terminale negativo collegato tramite resistenze a braccio sinistro ed alla gamba sinistra, mentre il terminale positivo al braccio destro. Derivazione VL : corrisponde alla differenza di potenziale lungo l'altezza tra il vertice sinistro ed il lato destro del triangolo, misurato ponendo il termiale negativo collegato tramite resistenze a braccio destro e gamba sinistra, mentre il terminale positivo collegato al braccio sinistro. Derivazione VF : corrisponde alla differenza di potenziale lungo l'altezza tra l'apice ed il lato superiore del triangolo, misurato ponendo il terminale negativo collegato tramite resistenze al braccio destro e sinistro, mentre il terminale positivo collegato alla gamba siinstra. TRACCIATO ELETTROCARDIOGRAFICO DELLE SINGOLE DERIVAZIONI : (componente del vettore elettrico istantaneo) Onde di depolarizzazione : variazione nel tempo della differenza di potenziale tra due punti del corpo indotta dalla depolarizzazione progressiva - onda di depolarizzazione - interessante via-via tutto il miocardio; in genere tali onde precedono sempre la contrazione fisica del miocardio poich il processo contrattivo fibrillare molto pi lento e duraturo. Onda P : onda che segnala la progressione della depolarizzazione atriale, di piccole dimensioni e dalla durata di 0,12- 0,6s, che precede di poco la contrazione lenta degli atrii. Complesso QRS : complesso di 3 onde - Q-R-S - molto ampie, dalla durata di 0,06-0,09s, prodotte dalla progressione della depolarizzazione ventricolare del ventricolo sinistro lungo il miocardio, che precede di poco la contrazione pi lenta dei ventricoli. Imp : per via del maggior spessore e della maggiore densit in fibre di tipo contrattile della parete miocardica del ventricolo sinistro, il puo complesso QRS prevalente su quello del ventricolo destro, andando a soverchiarlo nella indagine elettrocardiografica.

Onda Q : onda negativa ma poco marcata, durante la quale si ha la progressiva depolarizzazione del setto interventricolare. Onda R : onda positiva e molto marcata durante la quale si ha la progressiva depolarizzazione dell'apice del ventricolo sinistro.

Onde di ripolarizzazione : variazione nel tempo della differenza di potenziale tra due punti del corpo indotta dalla ripolarizzazione progressiva - onda di ripolarizzazione - interessante via-via tutto il miocardio; in genere tali onde avvengono durante la contrazione fisica del miocardio, poich il processo contrattivo fibrillare molto duraturo.

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Onda T atriale : onda che segnala la progressione della ripolarizzazione atriale, di piccole dimensioni e nascosta totalmente dal complesso QRS, che avviene durante il termine della contrazione atriale (a muscolo ancora contratto), dopo 0,15-0,20s dalla fine dell'onda P, precedendo la depolarizzazione ventricolare. Onda T ventricolare : onda che segnala la progressione della depolarizzazione ventricolare, di piccole dimensioni e verificata dagli 0,20 ai 0,35s dopo la fine del complesso QRS e perdurante per 0,15s, che avviene durante il termine della contrazione ventricolare (a muscolo ancora contratto), segnalando la fine della sistole elettrica cardiaca. Intervalli dell'onda elettrocardiografica : periodi di tempo, spesso modificati dagli effetti cronotropi esercitati sul cuore, che intercorrono tra due picchi di variazione del potenziale cardiaca. Periodo P-Q : periodo dalla durata di 0,16s, che intercorre tra l'inizio dell'onda P e l'inizio del coplesso QRS, corrispondente al tempo trascorso tra l'inizio dell'eccitazione atriale e l'inizio dell'eccitazione ventricolare, quindi alla diastole elettrica atriale; questo periodo varia molto con l'attivit cronotropa sul cuore. Periodo Q-T : periodo dalla durata di 0,35s, che intercorre tra l'inizio del complesso QRS e la fine dell'onda T, corrispondente alla diastole elettrica ventricolare del cuore; questo periodo varia molto con l'attivit cronotropa sul cuore.

Periodo QT corretto : periodo QT espresso come frazione della radice del periodo totale del ciclo elettrico cardiaco in modo da standardizzarlo indipendentemente dalla frequenza dei battiti cardiaci. EQUAZIONE

Periodo R-R : periodo dalla durata dipendente completamente dalla frequenza cardiaca (basilare 0,83s), che intercorre tra l'onda R di un complesso QRS e quella del complesso successivo; essa corrisponde al ciclo elettrico completo del cuore. Potenziale delle fibre e corrente elettriocardiografica : solamente quando il muscolo ventricolare parzialmente depolarizzato o parzialmente ripolarizzato si pu generare una corrente eletrocardiograficamente rilevabile attraverso i tessuti limitrofi al cuore (da miocardio + a miocardio -); l'ecg infatti rileva solamente le variazioni di potenziale del miocardio; ovvero le situazione di asimmetria elettostatica del muscolo cardiaco che possono generare flussi elettrotonici ed elettronici attraverso i tessuti, provocando onde di variazioni di potenziale; il complesso nasconde l'onda di ripolarizzazone degli atrii..

Onda di depolarizzazione del miocardio : quando il 50% del miocardio depolarizzato ed il 50% ripolarizzato (ancora) posso rilevare la differenza di potenziale massima sviluppata da un punto all'altro dell'asse di simmetria del campo elettrico generato. Periodo S-T : periodo nel quale tutto il miocardio depolarizzato e quindi isoelettrico, corrispondente ad una linea a 0 potenziale del tracciato elettrocardiografico.

Onda di ripolarizzazione dle miocardio : quando il 50% del miocardio ripolarizzato ed il 50% depolarizzato (ancora) - durante la met della fase ripolarizzatrice - posso rilevare la differenza massima di potenziale sviluppata da un punto all'altro dell'asse di simmetria del campo elettrico generato. Periodo T-P : periodo durante il quale tutto il miocardio ripolarizzato e quindi isoelettrico, corrispondente ad una linea a 0 potenziale del tracciato elettrocardiografico.

Dissociazione temporale potenziale - contrattura : la contrazione del miocardio segue dopo un po di tempo la propagazione dell'impulso do depolarizzazione; questo poich l'onda di calcio intracellulare impiega abbastanza tempo per influenzare tutte le teste di miosina del sarcomero muscolare. SISTEMA DI RIFERIMENTO ASSIALE SUL PIANO FRONTALE : sistema grazie al quale pu essere trovata la direzionalit ed il verso del vettore somma o QRS dell'asse elettrico cardiaco sul piano frontale, calcolandolo come somma delle componenti vettoriali su almeno 2 delle derivazioni esaminate.

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Intensit della componente vettoriale dell'asse cardiaco : intensit e verso del vettore proiezione dell'asse elettrico cardiaco, in un certo istante di tempo, sull'asse di una derivazione. EQUAZIONE Vettore campo elettrico cardiaco perpendicolare alla derivazione : componente di valore 0 Vettore campo elettrico cardiaco parallela alla derivazione : componente di valore massimo X

Assi derivazioni bipolari del sistema standard: sistema di riferimento basato sulle derivazioni classiche, bipolari.

Prima derivazione : rappresenta la base alta del triangolo di einthoven, ossia l'asse a inclinazione pari a 0 Seconda derivazione : rappresenta il lato destro del triangolo di einthoven, ossia l'asse a inclinazione di 60 Terza derivazione : rappresenta il lato sinistro del triangolo di einthoven, ossia l'asse a inclinazione di 120

Assi derivazioni unipolari delle derivazioni potenziate : sistema di riferimento basato sulle derivazioni potenziate, unipolari.

Derivazione VF : rappresenta l'altezza verticale del triangolo di einthoven, ossia l'asse ad inclinazione di 90 Derivazione VR : rappresenta l'altezza inclinata connettente vertice destro a lato sinistro, ossia l'asse ad inclinazione -150 Derivazione VL : rappresenta l'altezza inclinata connettente vertice sinistro a lato destro, ossia l'asse ad inclinazione -30

VETTORE ELETTRICO ISTANTANEO CARDIACO (o asse elettico) : vettore disposto sul piano frontale del cuore, espresso secondo i suoi gradi d'inclinazione (rispetto alla I derivazione), il suo verso e la sua intensit, individuato dalla somma delle componenti vettoriali su almeno due derivazioni e rappresentante l'asse medio del campo elettrico derivato dai cariche di tutto il miocardio, in un determinanto istante t. VECTOCARDIOGRAMMA (vettore elettrico nel tempo) : diagramma a curva che segnala, sul piano, la variazione nel tempo della direzione, del verso e dell'intensit del vettore elettrico medio cardiaco (asse elettrico del cuore) durante ogni variazione dell'isoelettricit totale cardiaca derivata dal ciclo elettrico sistolico (le 2 depolarizzazioni e 2 ripolarizzazioni ventricolari ed atriali).

Differenza tra elettrocardiogramma e vectocardiogramma : Elettrocardiogramma su una derivata : variazione sul piano immaginario del tempo dell'intensit e del verso (l'orientamento gi fisso) della componente del vettore elettrico cardiaco sull'asse di una derivata Vectocardiogramma : variazione sul piano frontale del cuore dell'intensit, del verso e dell'orientamento del vettore elettrico cardiaco (di tutte le 3 derivate)

Punto 0 del vectocardiogramma : istante corrispondente alla isoelettricit di tutto il miocardio cardiaco (massima depolarizzazione o massima ripolarizzazione) quando tutte le componenti del vettore elettrico cardiaco sulle 3 derivate sono nulle; esso rappresenta l'inizio ed il termine della curva di ogni curva di variazione dell'asse cardiaco. Variazione dell'asse elettrico cardiaco nell'onda P (depolarizzazione atriale) : siccome la depolarizzazione atriale inizia dal nodo SA e si propaga uniformemente allora, durante tutta l'onda P in tutte le derivate (depolarizzazione atriale), il nodo SA sar il polo negativo mentre il restante miocardio atriale non depolarizzato sar il positivo; il vettore elettrico cardiaco, quindi, varier sinusoidalmente d'intensit, ma rimarr sempre positivo, con base sul nodo SA ed apice rivolto all'apice del cuore.

Asse cardiaco elettrico sempre positivo in ogni componente - onda P sempre positiva in ogni derivata

[disegno]

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Variazione dell'asse elettrico cardiaco nell'onda T atriale (ripolarizzazione atriale) : siccome il miocardio atriale ha un'onda di depolarizzazione lenta ma con direzionalit costante allora la ripolarizzazione inizia dal nodo SA per propagarsi uniformemente al miocardio circostante; quindi, durante tutta l'onda T, il nodo SA sar il polo negativo mentre il restante miocardio atriale non ripolarizzato sar il negativo; il vettore elettrico cardiaco, quindi, varier sinusoidalmente d'intensit, ma rimarr sempre negativo, con base all'apice del cuore ed apice rivolto verso il nodo SA.

Asse cardiaco elettrico sempre negativo in ogni componente - onda T sempre negativa in ogni derivata

[disegno] Variazione dell'asse elettrico nel complesso QRS ventricolare (depolarizzazione ventricolare) : siccome il miocardio atriale molto voluminoso e massivo l'onda di depolarizzazione impiega tempo ad attraversarlo tutto, creando delle differenze sostanziali nell'orientamento e nel verso del vettore elettrico cardiaco; infatti, la depolarizzazione diparte dalla superficie endocardica sinistra del setto, che diviene sino ai 0,35s il polo negativo, per proseguire su tutto il miocardio settale sino a conivolgere la superficie endocardica di tutto il miocardio ventricolare e, successivamente, la superficie esterna del miocardio apicale, che diviene sino ai 0,5s il polo negativo; il vettore elettrico quidni, varier d'intensit, verso ed orientamento sinusoidalmente, ma in modo differente (a volte opposto) nel complesso QRS delle 3 derivazioni. Onda Q :

Inizio della depolarizzazione del fascio di Hiss : la porzione sinistra bassa del miocardio settale si depolarizza prima della porzione destra alta; in questo modo si forma un corto vettore elettrico "negativo" dal fascio di Hiss verso la base.

Onda R :

Inizio della depolarizzazione settale a 0,01s : il setto interventricolare viene depolarizzato completamente prima della porzione epicardica ed endocardica del miocardio parietale; in questo modo si forma un vettore elettrico di media dimensione "positivo", dal fascio di Hiss all'apice del setto stesso. Prosecuzione nella depolarizzazione endocardica a 0,02s : la depolarizzazione prosegue su gran parte della met endocardica della porzione apicale del miocardio ventricolare, tuttavia, in maggiore frazione nel ventricolo destro; si forma, quindi, un vettore di massima lunghezza "positivo"(picco dell'onda R in quasi tutte le derivazioni) lievemente diretto verso sinistra (apice del ventricolo sinistro) Coinvolgimento della porzione subepicardica a 0,035s : la depolarizzazione coinvolge sia il miocardio subepicardico dell'apice del ventricolo destro ed, in minor misura, del sinistro, sia il miocardio endocardico della base di entrambi i ventricoli; si forma, quindi, un vettore di minore lunghezza "positivo" (fine dell'onda R in quasi tutte le derivazioni) maggiormente diretto verso sinistra.

Onda S :

Prosecuzione della depolarizzazione epicardica basale a 0,05s : la depolarizzazione prosegue (risalendo) sulla met epicardica del miocardio basale ventricolare, con una copertura maggiore nel ventricolo destro; si forma, quindi, un vettore abbastanza corto "negativo" (inizio dell'onda S in tutte le derivazioni) maggiormente diretto verso sinistra.

[DISEGNO INTEGRATO] Variazione dell'asse elettrico cardiaco nell'onda T ventricolare (ripolarizzazione ventricolare) : siccome l'anossia dovuta alla compressione sanguigna endocardica prococa una depolarizzazione prolungata del miocardio settale, l'onda di ripolarizzazione comincia dalla porzione epicardica dell'apice ventricolare e (contrariamente a come si pensi) prosegue nel setto interventricolare solamente all'ultimo, determinando un vettore elettrico cardiaco ancora positivo, con intensit sinusoidale e dipartente dal fascio di Hiss per terminare all'apice del setto cardiaco, senza particolari inclinazioni. Onda T :

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Inizio della depolarizzazione della porzione epicardica apicale : la porzione epicardica dell'apice del cuore di entrambi i ventricoli diviene pi positiva del resto del cuore; viene determinato un corto vettore elettrico "positivo" dal fascio di Hiss all'apice del setto (inizio dell'onda P in tutte le derivazioni) Prosecuzione della depolarizzazione nella porzione endocardica apicale : sia la porzione endocardica apicale che la epicardica base di entrambi i ventricoli comincia a depolarizzarsi; si forma, quindi, un lungo vettore elettrico "positivo" dal fascio di Hiss all'apice del setto (picco dell'onda P in tutte le derivazioni). Terminazione della depolarizzazione nel setto interventricolare : la depolarizzazione continua all'interno del setto interventricolare e nella porzione endocardica della base ventricolare; si forma, quindi, un corto vettore elettrico "positivo" dal fascio di Hiss all'apice del setto (picco dell'onda P in tutte le derivazioni) .

[disegno] ASSE ELETTRICO MEDIO DEL COMPLESSO QRS VENTRICOLARE : direzione preponderante che assume il potenziale cardiaco durante la depolarizzazione del miocardio ventricolare, nel complesso QRS. Calcolo dell'asse medio del complesso QRS : viene eseguito come la somma vettoriale dei potenziali netti dei complessi QRS in almeno 2 derivazioni. Calcolo del potenziale medio netto per derivata : in questo procedimento si vede verso quale polarit "pende" tendenzialmente il vettore di una derivazione durante tutto il complesso QRS; si vanno quindi a sottrarre i potenziali negativi ad i potenziali positivi, ottenendo un valore univoco somma algebrica di tutti. Disegno delle due componenti sulle derivate I e III : appena ottenuto il verso ed il modulo delle due componenti vettoriali nelle derivazioni I e II, disegno i rispettivi vettori sugli assi delle derivazioni. Composizione del vettore somma : faccio passare per gli apici delle componenti vettoriali I e III delle rette perpendicolari ad essi e trovo il vertice dell'asse cardiaco dalla loro intersezione; determino quindi l'asse elettrico medio del cuore unendo il centro 0 e il vertice somma con un nuovo vettore. CONDIZIONI DI VARZIAZIONE DELLELETTRICARDIOGRAMMA VARIAZIONE DELLASSE ELETTRICO CARDIACO : anche se lasse elettrico cardiaco mediamente di 59 la sua inclinazione pu variare anatomicamente in modo considerevole da 20 a 100; condizioni patologiche, tuttavia, possono addirittura invertirlo o farlo variare pi considerevolmente. POSIZIONE DEL CUORE NEL TORACE : la rotazione del cuore sul piano frontale condiziona, automaticamente, anche la direzionalit del suo asse elettrico e, unitamente, lampiezza delle varie derivazioni rilevate. Rotazione del cuore a sinistra : causa una rotazione dellasse elettrico verso sinistra (verso e oltre a 20) Cause della rotazione a sinistra : Soggetti brevilinei : possiedono un minore sviluppo in altezza della cassa toracica ed il cuore, quindi, deve adagiarsi sul diaframma un po pi orizzontalmente. Fattori che innalzano il diaframma : un diaframma pi alto causa una orizzontalizzazione del cuore per la diminuzione di spazio verticale nel quale potersi disporre. Espirazioni profonde : innalzano di molto la cupola diaframmatica andando a premere contro il mucrone cardiaco. Postura supina : il peso dei visceri sul retro della cavit addominali, porta ad una pressione intra addominale maggiore, con conseguente innalzamento del diaframma e pressione contro il mucrone cardiaco. Obesit : una maggiore quantit di tessuto adiposo endoaddominale ed organi digestivi di pi voluminoso calibro causano un aumento di pressione endoaddominale con conseguente spostamento in alto del diaframma e pressione sul mucrone cardiaco.

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Rotazione del cuore a destra : causa una rotazione dellasse elettrico verso destra (verso ed oltre a 100) Cause della rotazione a destra : Soggetti longilinei : possiedono un maggiore sviluppo in altezza della cassa toracica consentendo al cuore una maggiore verticalit; principalmente per una maggiore distanza tra diaframma toracico superiore e diaframma toracoaddominale. Fattori che abbassano il diaframma : un diaframma pi basso va a translare caudalmente il mucrone cardiaco, facendo ruotare il cuore sul fulcro vasale, rendendo il suo orientamento pi verticale. Inspirazioni profonde : abbassano di molto il diaframma e con esso il centro frenico dove la base cardiaca ancorata; si ha quindi una verticalizzazione del cuore. Postura eretta : causa una diminuzione della pressione endoaddominale per la distesa del peso dei visceri digestivi (in particolare il fegato) si ha quindi uno spostamento in basso del diaframma ed una verticalizzazione del cuore. IPERTROFIA DEL MIOCARDIO VENTRICOLARE : unipertrofia asimmetrica del miocardio ventricolare porta alla rotazione dellasse elettrico cardiaco verso il ventricolo con ipertrofia (nella maggior parte della durata del ciclo elettrico sistolico QRS. Aumento asimmetrico del potenziale netto : una maggiore quantit di miocardio provoca un aumento sostanziale del potenziale dal lato del cuore ipetrofico; questo fa variare stabilmente lasse elettrico del cuore. Maggiore tempo di propagazione : una maggiore dimensione ventricolare comporta un maggior ritardo nel raggiungere lo stato di completa depolarizzazione del miocardio; questo comporta la pi presenza di miocardio positivo da un solo lato del cuore, generando un asse elettrico cardiaco deviato.

Deviazione a sinistra dellasse cardiaco : si ha un aumento di massa miocardica nel ventricolo sinistro tale da consentire una polarizzazione positivit pi forte e pi duratura di quella del ventricolo destro; questo comporta una deviazione dellasse elettrico verso i -60 gradi (sinistra), tipicamente sino a -15, purtuttavia, mantenendo una temporizzazione costante e normale del complesso QRS nelle derivate. Imp : il periodo QRS costante nelle diverse derivate cardiache assicura che la deviazione di asse elettrico cardiaco sia avvenuta per ipertrofia invece che per blocco di branca. Cause dellipertrofia ventricolare sinistra : tutti i fattori che aumentano il carico di lavoro eiettivo del ventricolo in modo asimmetrico, causandone una maggiore stimolazione contrattile riflessa. Ipertensione arteriosa sistemica Stenosi valvolare aortica Insufficienza valvolare aortica Cardiopatie congenite

Deviazione a destra dellasse cardiaco : si ha un aumento di massa miocardica nel ventricolo destro tale da consentire una polarizzazione positiva pi forte e pi duratura di quella del ventricolo sinistro; questo comporta una deviazione dellasse elettrico verso i 180 (destra), tipicamente sino ai 170, purtuttavia, mantenendo una temporizzazione costante e normale del complesso QRS. Cause dellipertrofia ventricolare destro : tutti i fattori che aumentano il carico di lavoro eiettivo del ventricolo in modo asimmetrico, causandone una maggiore stimolazione contrattile riflessa. Stenosi congenita della valvola polmonare Tetralogia di Fallot

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Difetto settale interventricolare.

BLOCCO DI BRANCA ATRIOVENTRICOLARE : il vettore elettrico cardiaco punta, per la maggior parte dl tempo, verso il lato con la branca bloccata poiche, senza le fibre del purkinje a veicolare limpulso di depolarizzazione, un ventricolo si depolarizzer con un onda di potenziale 2 o 3 volte pi lenta dellaltro, rimanendo positivo (depolarizzato) per pi lungo tempo e generando, quindi, un vettore medio di depolarizzazione deivato. Deviazione dellasse per blocco di branca sinistra : si ha unaumento del tempo necessario per la completa depolarizzazione del ventricolo sinistro di 2 o 3 volte quello del destro; questo causa una maggiore componente positiva nel miocardio sinistro per la maggior parte del ciclo cardiaco, generando una deviazione del vettore elettrico verso i -60 (sinistra), tipicamente a -50, ed un aumento della durata del complesso QRS nelle derivazioni. Imp :laumento del tempo del complesso QRS aiuta a discriminare una deviazione di vettore per ipertrofia cardiaca di una per blocco di branca nelle derivazioni. Deviazione dellasse per blocco di branca destra : si ha un aumento del tempo necessario per la completa depolarizzazione del ventricolo sinistro; questo causa una maggiore componente positiva nel miocardio destro per la maggior parte del ciclo cardiaco, generando una deviazione del vettore elettrico verso i 180 (destra), tipicamente a 105, ed un aumento della durata del complesso QRS nelle derivazioni. VARIAZIONE SIMMETRICA DEL VOLTAGGIO NEI COMPLESSI QRS : particolari condizioni di variazione simmetrica di massa ventricolare possono causare una variazione della differenza di potenziale massima dei complessi QRS, che, normalmente, si attesta intorno agli 0,5-2 mV. AUMENTO DEL VOLTAGGIO MASSIMO QRS : situazione nella quale la somma delle differenze di potenziali massime dei complessi QRS nelle 3 derivazioni ha un valore supeirore ai 4 mV. Aumento della massa miocardica : una maggiore quantit di miocardio attivo (meglio se simmetrica) causa la comparsa di pi cariche positive e/o negative alla determinazione del campo elettrico cardiaco, andando ad aumentar la corrente scorrente tra le parti differenti del miocardio, e quindi dellampiezza dellasse elettrico. Aumento di lavoro di eiezione : avviene generalmente per fattori che si contrappongono al flusso sanguigno in uscita dal cuore. Stenosi della valvola polmonare Ipertensione arteriosa

DIMINUZIONE DEL VOLTAGGIO MASSIMO QRS : situazione nella quale la somma delle differenze di potenziali massime dei complessi QRS nelle 3 derivazioni ha un valore inferiore a 0,5 mV. Diminuzione della massa miocardica : una minore quantit di miocardio attivo (meglio se simmetrica) causa la diminuzione delle cariche negative e positive totali determinanti il campo elettrico cardiaco, comportando una diminuzione delle corrente tra le parti differenti di miocardio, e quindi dellampiezza dellasse elettrico; questo meccanismo causa, ulteriormente, un rallentamento della conduzione dei potenziali nel miocardio e quindi un ampliamento dei complessi QRS. Imp : la presenza di un rallentamento nei complessi QRS permette di discriminare una diminuzione di voltaggio da perdita miocardica, rispetto a quello di cortocircuitazione o resistenza endotoracica. Infarti del miocardio ventricolare : causano principalmente necrosi del tessuto e quindi perdita di cellule e di cariche nette. Cortocircuitazione endotoracica : la presenza di cospiqui volumi di liquidi pleurici o pericardici provoca una via di conduzione preferenziale per le correnti esterne del cuore che giungeranno a minore intensit in superficie; lasse

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elettrico rievato quindi avr un potenziale minore, tuttavia, i complessi QRS delle 3 derivazioni rimarranno nella norma. Pericaridite : provoca il versamento di liquido edematoso allinterno della cavit pericardica consentendo una cortocircuitazione endotoracica elevata. Versamento pleurico : la presenza di sangue allinterno della cavit pleurica, consentendo una cortocircuitazione lieveendotoracica. Aumento dellqa resistenza endotoracica : la presenza di un mezza a maggiore resistenza va ad isolare il cuore dallambiente esterno generando una riduzione del voltaggio e dellintensit della corrente extracardiaca e, di conseguenza, una riduzione dampiezza dellasse elettrico cardiaco, tuttavia, senza rallentamento dei complessi QRS nelle deirvazioni. Enfisema polmonare : la maggiore quantit di aria e tessuto fibroso nei polmoni ne riduce le efficaci capacit conduttive. VARIAZIONE DI DURATA DEL COMPLESSO QRS : condizione nella quale il complesso QRS nelle 3 derivazioni dura pi di 0,09s a causa, principalmente, della aumento del tempo di percorrenza dellonda di depolarizzazione nel miocardio ventricolare. Ipertrofia o dilatazione ventricolare : un aumento delle dimensioni del miocardio ventricolare pu prolungare il tempo necessario allonda di depolarizzazione per percorrerlo tutto; questo causa un aumento del periodo QRS sino ai 0,09-0,12s Blocco di branca ventricolare : la distruzione delle fibre del Purkinje responsabili della veloce conduzione atrioventricolare provoca una diminuzione della velocit di conduzione elettrica del cuore sino ad 1/3 di quella originale; questo origina un aumento del tempo QRS sino ad oltre i 0,12s, tipicamente sino ai 0,14s. VARIAZIONE DI FORMA NEL COMPLESSO QRS : modifica evidente dei picchi dattivit elettrica del cuore nelle 3 derivazioni ad opera di asimmetrie ed irregolarit nella conduzione dellimpulso cardiaco tramite il miocardio. Perdita ischemica di tessuto miocardico : causa la sua sostituzione con tessuto cicatriziale e lirregolarit nella conduzione dellimpulso di depolarizzazione, con conseguente deviazione dellasse nelle 3 derivazioni. Molteplici blocchi di conduzione : molteplici blocchi nel sistema di conduzione subendocardico delle fibre di purkinje causanti rallentamenti locali nella conduzione dellimpulso depolarizzante con modifica dei picchi preesistenti e creazione di nuovi picchi CORRENTE DI LESIONE : corrente ionica sviluppatasi, anche nei periodi di riposo del tessuto cardiaco (tra un battito e laltro) tra una zona di miocardio danneggiato e permanentemente depolarizzato (negativo) ed il normale tessuto miocardico ripolarizzato, andando a variate lasse cardiaco nelle 3 derivazioni. Negativit di una zona lesa : molto spesso una zona ischemica nel miocardio rimane permanentemente depolarizzata, e quindi negativa, per assenza di ossigeno e nutrienti a riattivare le pompe delle cellule miocardiche, questa zona funge da polo negativo permanente del cuore, creando una corrente elettrotonica anche a cuore ripolarizzato (cio a riposo).

FATTORI CAUSANTI UNA CORRENTE DI LESIONE : Fattori di danneggiamento delle membrane sarcomeriche: il danneggiamento del sarcomero dei cardiomiociti, imped9sce una completa ripolarizzazione delle cellule muscolari, mantenendole in un costante stato di depolarizzazione. Danni meccanici

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Processi infettivi (virali)

Fattori ipossici tissutali : la mancanza di ossigeno in zone localizzate di miocardio provoca lincapacit dei cardiomiociti di ripolarizzare completamente i propri sarcomeri; questo permette una depolarizzazione permanente della zona ischemica. VETTORE DELLA CORRENTE DI LESIONE : vettore formato dalla corrente di lesione tra zona danneggiata e zona sana (polarizzata) del miocardio, determinabile nelle 3 derivazioni solamente durante il periodo di polarizzazione miocardica ed invisibile durante la sua depolarizzazione completa, caratterizzato : Base negativa poggiante sulla zona danneggiata (e depolarizzata) . Apice positivo diretto verso la zona polarizzata (o sana).

MISURAZIONE DEL VETTORE CORRENTE DI LESIONE : il potenziale di lesione in una derivazione la differenza di potenziale, misurata allinizio dellonda P della medesima derivazione, tra potenziale istantaneo e potenziale J di riferimento; essa stima il verso e lintensit del componente del vettore di lesione su quella derivazione. Imp : come per il vettore elettrico del cuore bastano due componenti del vettore di lesione su due derivazioni per determinarne la natura vettoriale sul piano frontale del cuore. Assunzione del punto J : voltaggio presente nelle 3 derivazioni elettrocardiografiche appena la depolarizzazione cardiaca completata, al termine del complesso QRS, assunto come 0 nella nostra misurazione successiva. Problema della misurazione della corrente di lesione : per opera di correnti parassite sempre presenti allinterno del corpo umano, un tracciato ECG incapace di misurare il voltaggio 0 stabile di riposo cardiaco in modo analogico, poich viziato dalle altre correnti elettrotoniche non cardiogene; si deve assumere volta per volta un potenziale 0 J dal quale partire.

CASI CLINICI DI CORRENTE DI LESIONE : Infarto della parete cardiaca anteriore : in questi casi la derivazione precordale V2 (principalmente) dimostra un elevato potenziale negativo al termine dle periodo QRS, dovuto alla presenza di unarea danneggiata e caricata negativamente presso la parete anteriore del torace. Infarto della parete cardiaca posteriore : in questi casi la derivazione precordale V2 (principalmente) dimostra un elevato potentziale positivo al termine del periodo QRS, dovuto alla presenza di unarea danneggiata e caricata negativamente presso la parete posteriore dle cuore. Recupero elettrocardiografico dopo un infarto acuto moderato : per lo sviluppo progressivo di un circolo collaterale cardiaco, la corrente di lesione creata del miocardio ischemico tende a scomparire completamente dai tracciati elettrocardiografici nellarco di 3 settimane; permanendo in casi dintenso sforzo fisico per insufficiente irrorazione sanguigna suppletiva. Corrente di lesione in seguito ad angina pectoris : un attacco anche moderato di angina pectoris, in seguito ad unischemia da cuore sotto sforzo, pu causare un corrente di lesione transitoria perdurante durante la percezione dolorosa precordale. MODIFICAZIONI DELLONDA T VENTRICOLARE : eventuali modificazioni della conduttivit o della reattivit dle miocardio che portino alla polarizzazione iniziale di una porzione differente dal normale apice del cuore (mucrone cardiaco) possono modificare lasse elettrico del cuore istantaneo durante il periodo di ripolarizzazione T. Blocco di branca e inversione dellonda T sulla I derivazione : un eventuale blocco di branca sinistra porta ad un posticipo di oltre 0,08s della depolarizzazione nel ventricolo sinistro; il processo di ripolarizzazione, quindi, inizia

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dallapice del ventricolo destro, creando un vettore elettrico cardiaco rivolto a destra invece che a sinistra; questo causa uninversione dellonda T sulla I derivazione. Ischemia lieve del miocardio : un eventuale ischemia di una zona del miocardio porta alla permanenza di una carica negativa depolarizzata in tale zona, questo provoca lesclusione della zona coplita dal fenomeno della ripolarizzazione con un eventuale deviazione dellasse elettrico del cuore durante il periodo T ventricolare. CAUSE ED INTERPRETAZIONE DELLE ARITMIE CARDIACHE : MODIFICA DEL PACE MAKER CARDIACO : siccome il ritmo atrio ventricolare cardiaco mantenuto dal centro di autogenerazione funzionante a frequenza pi elevata allora, qualsiasi comparsa di centri ectopici pi veloci e blocco o iperstimolazione dei centri preesistenti miocardici pu causare un ritmo atrioventricolare anomalo e non funzionale. MODIFICHE SINUSALI DEL RITMO CARDIACO : variazioni normali del ritmo cardiaco a riposo date dalla variazione stessa del ritmo di depolarizzazione automatica del nodo senoatriale; la forma del complesso QRS e dellonda T sono assolutamente nella norma fisiologica, tuttavia, il periodo T-P subisce delle enormi modificazioni. Tachicardia : situazione cardiaca caratterizzata da un ritmo sinusale superiore a 100 battiti/minuto in condizioni di riposo fisico e mentale (basali); questo pu essere causato da : Aumento di temperatura corporea : laumento di temperatura causa un incremento nel metabolismo delle cellule nodali del nodo senoatriale provocandone laccrescimento del ritmo di scarica di circa 18 battiti/min per singolo grado centigrado; tutto ci perdura sino ai 40-41 C dopo i quali il miocardio perde efficienza e diviene lentamente bradicardico. Febbre Colpo di calore Stimolazione nervosa del cuore : un aumento della stimolazione ortosimpatica, ma soprattutto una diminuzione della stimolazione parasimpatica vagale, pu causare un aumento considerevole della frequenza sinusale sino ad un valore si 150-180 battit/min. Shock emorragico totale o parziale Stato di paura, tensione preagonistica o qualsiasi agitazione psicologica (ansia) Riduzione dellefficienza contrattile del miocardio : una diminuzione della forza contrattile del miocardio provoca un aumento della sua frequenza di contrazione per compensare una minore gittata cardiaca. Fenomeni tossici del miocardio Fenomeni infettivi del miocardio Irritazione tossica del nodo senoatriale : un stimolazione da parte di molecole endogene (citochine proinfiammatorie, mediatori veloci istaminici e chimici) e di molecole esogene (veleni proteici, elementi chimici) pu provocare un aumentato ritmo di scarica del nodo senoatriale con un conseguenet aumento del ritmo cardiaco a riposo.

Bradicardia : situazione cardiaca caratterizzata da un ritmo sinusale inferiore ai 60 al minuto in condizioni di riposo fisico e mentale (basali), causato da : Ipertrofia fisiologica del miocardio : una maggiore massa e densit di fibre del muscolo miocardico permette una maggiore forza nel pompaggio del sangue ed un maggior volume di sangue pompato; questo permette al cuore di rallentare il proprio battito pur mantenendo la medesima gittata cardiaca.

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Stimolazione parasimpatica del cuore : tuti i riflessi vagali che permettono il rilascio di acetilcolina dal plesso cardiaco possono causare un rallentamento del ritmo sinusale sino alla sua totale cessazione, durante alcuni secondi, per stimolazioni relativamente forti.

TACHICARDIA PAROSSISTICA : fenomeni a rapido inizio e termine, e di breve durata, nei quali un locus ectopico nel miocardio di conduzione o di lavoro, atriale o ventricolare, acquisisce una frequenza di depolarizzazione ritmica maggiore del nodo SA, specialmente per autostimolazione riverberante da percorsi "circolari" rientranti, originando una rapida scarica di impulsi ritmici propagati in ogni direzione, divenendo automaticamente il nuovo pacemaker del cardiaco. Tachicardia parossistiche supraventricolari : aritmie parossistiche molto comuni nei soggetti giovani ed in salute, causate dalla formazione di pace maker ectopici nel miocardio atriale - tachicardia parossistica atriale - o nel nodo atrioventricolare - tachicardia parossistica del nodo atrioventricolare - caratterizzati da complessi QRS-T nella norma, a rapida successione, ma con onde P modificate o assenti (sovrapposte); questi fenomeni sono senza complicazioni e possono dare una lieve agitazione ed astenia ai soggetti che ne sono affetti. Tachicardie parossistiche atriali : aritmie originate dalla formazioni di foci ectopici a elevata ritmicit nel miocarido di lavoro atriale, caratterizzate da complessi QRS-T normali, molto accostati, preceduti da onde P parzialmente sovrapposte alle T ventricolari e, quando il locus lontano dal nodo SA, invertite. Tachicardie parossistiche del nodo atrio-ventricolare : aritmie originate da processi di autostimolazione circolare riverberante del nodo atrioventricolare, caratterizzate da complessi QRS-T normali ma disgiunti dalle onde P atriali, ovvero, con picchi P assenti (sovrapposte a QRS-T) o posticipati. Tachicardie parossistiche ventricolari : tachicardie molto pericolose a prognosi negativa, comuni in casi di gravi aree ischemiche nel miocardio ventricolare, caratterizzate da periodi QRS-T rapidi, regolari, ad elevato voltaggio ed a forma insolita, possedenti un onda T invertita (generalmente) ed un'onda P atriale invisibile o dissociata; questa forma di tachicardia prelude, quasi sempre, ad una fibrillazione ventricolare letale.

BLOCCO DELLE VIE DI CONDUZIONE E RITMI CARDIACI ANORMALI : Blocco seno-atriale : fenomeno di blocco della conduzione elettrica tra il nodo senoatriale ed il moiocardio atrale stesso, manifestato dalla scomparsa totale delle onde P di depolarizzazione atriale, e con esse la contrazione atriale, e da una bradicardia causata dallimposizione sul ventricolo del ritmo dal fascio di Hiss Blocco atrio-ventricolare : riduzione della conduzione elettrotonica tra nodo senoatriale e branca destra e sinistra delle fibre del Purkinje, causante un rallentamento o addirittura una cessazione completa della conduzione atrioventricolare, secondo vari gradi di gravit Fenomeni ischemici del nodo S:A: e del fascio di Hiss Compressione del nodo S:A: e del fascio di Hiss Infiammazione del nodo S:A: e del fascio di Hiss Stimolazione vagale colinergica del nodo SA e del fascio di Hiss

Blocco atrioventricolare di I grado : riduzione della velocit di conduzione atrioventricolare causante un prolungamento dellintervallo P-Q sino a 0,20-0,25s Blocco atrioventricolare di II grado : riduzione della velocit di conduzione atrioventricolare causante un prolungamento dellintervallo P-Q sino a 0,25-0,45s con possibile mancanza di conduzione dei potenziali dazione pi lievi, formano (a volte) un onda P senza complesso QRS o viceversa. Blocco atrioventricolare di III grado o blocco completo : cessazione completa della conduzione atrioventricolare con dissociazione tra ritmo atriale onde P a 100 eventi/minuto e ritmo ventricolare complessi QRS attraverso linsorgenza di un ritmo idioventricolare fuga ventricolare generato dal seno atrio ventricolare.

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EXTRASISTOLE : contrazione sincrona ed organizzata del miocardio atriale extrasistole atriale o del miocardio ventricolare extrasistole ventricolare sviluppata al di fuori del regolare ritmo sinusoidale del cuore in quel determinato istante con una periodo T-Q sempre dalla precedente pulsazione sempre minore della norma; essa pu essere causata da foci ectopici di stimolazione o da malfunzionamenti del sistema di conduzione. Pausa post-extrasistolica : periodo di tempo che intercorre tra la fine dell'onda T dell'extrasistole e l'inizio dell'onda P della nuova sistole fisiologica cardiaca.

Non compensatoria : pausa post-extrasistolica che, sommata al periodo T-P immediatamente precedente l'extrasistole, minore di 2 cicli T-P normali. Compensatoria : pausa post-extraistolica che, sommata al periodo T-P immediatamente precedente all'extrasistole, uguale a 2 cicli T-P normali. Ipercompensatoria : pausa post-extrasistolica che, sommata al periodo T-P imemdiatamente precedente all'extrasistole , maggiore di 2 cicli T-P normali.

Misurazione dell'extrasistole tramite palpazione radiale : siccome l'extrasistole impedisce un corretto riempimento delle camere dei ventricoli si ha una minore gittata cardiaca che, al livello dell'arteria radiale pu non essere nemmeno rilevabile; si ha quindi un numero di pulsazioni radiali minore del numero di pulsazioni effettive del cuore, questo permette di rilevare un'eventuale extrasistole per vie puramente meccanico-oscultatoria. Extrasistole atriale : onda P senoatriale di stimolazione atrioventricolare generata prematuramente da foci ectopici vicini allo steso nodo senoatriale, in grado di stimolarne una depolarizzazione prematura con accorciamento del periodo T-P e generazione di un intero complesso QRS prematuro.

Pausa post-extrasistolica : nel caso dell'extrasistole atriale la pausa quasi sempre non compensatoria, poich viene scaricato anche il nodo senoatriale dai foci ectopici.

Cause : le extrasistoli atriali sono piuttosto comuni e benigne; esse si sviluppano, anche in cuori sani di atleti ben allenati, a causa di lievi fenomeni tossici (caffeina, nicotina, farmaci), di stati di tensione psicologica, di stress mentale e fisico, e di deprivazione del sonno Extrasistole ventricolare : complesso QRS di depolarizzazione ventricolare generato prematuramente dal nodo atrioventricolare o dal sistema di conduzione atrioventricolare delle fibre di purkinje mediante una stimolazione elettrica originata da foci ectopici del miocardio ventricolare; essa stimola una contrazione prematura del ventricolo con assenza del periodo T-P e prolungamento del periodo T-Q, infatti, la depolarizzazione atriale P dissociata e non visibile (avviene contemporaneamente al complesso QRS)

Pausa post-extrasistolica : nel caso delle extrasistoli ventricolari la pausa quasi sempre conservativa o iperconservativa; infatti non viene scaricato il nodo senoatriale (che scarica inutilmente nel periodo S dell'aextrasistole) e, a volte, il fascio AV talmente refrattario da ritardare la contrazione ventricolare. Complesso QRS a voltaggio elevato : la normale depolarizzazione dei ventricoli grazie alla veloce conduzione del sistema di fibre de purkinje, depolarizza contemporaneamente il ventricolo destro e sinistro in modo da bilanciare la positivit (sulla I derivazione) del complesso QRS; tuttavia nelle extrasistoli da foci ectopici l'impulso scorre nel miocardio e depolarizza i due ventricoli in du emomenti differenti; on vi pi bilancamento elettrico. Onda T ventricolare a polarit opposta : siccome la depolarizzazione parte da un punto ectopico della superficie miocardica ventricolare questa si depolarizzer per prima e, automaticamente, si ripolarizzer per prima; se tale locus lontano dalla punta del cuore, il vettore T avr una polarit opposta (non inizier dall'apice) Periodo QRS-T lungo : generalmente essendo la depolarizzazione scorrente all'interno del miocardio ventricolare di lavoro, e scarsamente all'interno del miocardio di conduzione, i complessi di depolarizzazione ventricolare paiono molto pi lunghi del normale e con forme insolite.

Cause : le cause benigne sono identiche a quelle causanti le extrasistoli atriali, tuttavia, possono essere generate anche da miocardio ventrciolare prosio ad una zona ischemica o necrotica; necessario (quasi sempre) un approfondimento sulla causa stessa del disturbo.

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Complicazioni delle extrasistoli ventricolari :

Periodo vulnerabile : se un'extrasistole cade nel periodo di ripolarizzazione del miocardio ventricolare, ovvero nell'intervallo Q-T, quando non tutto il muscolo per del il proprio stato di refrattariet, un'eventuale stimolazione elettrica ectopica del cuore pu eccitare il miocardio ripolarizzato, mantenendo depolarizzato quello depolarizzato; questo da il via possibili aritmie o a fibrillazioni ventricolari letali. Sindrome da periodo QT lungo "LQTS" : alcune persone possono soffrire di un periodo di ripolarizzaizone dei miocardiociti insolitamente lungo, sia per cause genetiche (poco comuni), sia per cause esogene (farmaci antiaritmici o antibiotici), che, aumentando la finestra di vulnerabilit dopo una singola extrasistole possono, con il conseguente battito di recupero, generare un'aritmia pericolosa - torsione di punta - sfociante anche in firbillazioni spontanee letali.

FIBRILLAZIONE DEL MIOCARDIO : pericolosa reazione a catena di eccitazione-conduzione del miocardio , iniziata da stimolazioni ectopiche nel periodo finestra vulnerabile del ciclo cardiaco, nella quale numerosi fronti di potenziale d'azione circolano in modo continuo e tortuoso nel cuore stimolando una contrazione asincrona e differente nelle diverse are di miocardio di lavoro, mantenendone cos un permanente stato di contrazione intermedia che impedisce il cambiamento di volume delle camere cardiache; questo genera una mancanza di funzionalit fisiologica nella camera interessata. Imp : durante la fibrillazione del miocardio, ogni volta che una singola area di muscolo esce dalla refrattariet viene stimolata da un impulso elettrico proveniente da un'area limitrofa gi stimolata, in una catena senza fine. FIBRILLAZIONE VENTRICOLARE : fenomeno continuo di fibrillazione, coinvolgente tutto il miocardio ventricolare, che mantiene un costante stato di contrazione parziale delle camere, con una mancanza di circolazione cardiaca e conseguente anossia dei tessuti e necrosi in 3-5 minuti fatale; questo fenomeno necessita di 3 elementi fondamentali : Stimolazione elettrica nel peirodo finestra vulnerabile : durante la ripolarizzazione del miocardio atriale e/o ventricolare, tra complesso QRS e onda T, l'uscita dalla refrattariet del tessuto cardiaco non perfettamente sincronizzata in tutte le sue varie aree; se un impulso elettrico ectopico stimola il miocardio in quel determinato periodo, verranno depolarizzate solamente le aree appena uscite dalla refrattariet, le quali genereranno potenziali d'azione multipli , con direzioni differenti, stimolando le nuove aree uscenti dalla refrattariet in una sorta di reazione a catena.

Foci endogeni i stimolazione ectopica : quando una porzione di miocardio non di conduzione acquista la funzionalit d pace maker cardiaco, o depolarizza in modo asincrono al normale ritmo cardiaco, durante il periodo finestra vulnerabile del cuore, allora possibile l'inizio di una fibrillazione atriale o ventricolare. Estrasistole atriale o ventricolare Tachicardia parossistica ventricolare o atriale

Foci esogeni di stimolazione ectopica : quando solo una porzione di miocardio di lavoro viene stimolata da una corrente proveniente dall'esterno del cuore, durante il periodo finestra del cuore, possibile l'instaurarsi di una fibrillazione atriale o ventricolare. Corrente alternata 60 cicli/s : questa corrente particolarmente pericolosa poich il tempo tra una variazione di potenziale e l'altra inferiore al complesso QRS-T del cuore, ma maggiore al complesso QRS; quando il primo ciclo stimola un cuore prima della fase QRS esso si depolarizza totalmente, tuttavia, la seconda stimolazione avviene nel bel mezzo del periodo finestra vulnerabile e, grazie alla sua intensit, potrebbe quasi certamente causare una fibrillazione anche a cuore sano.

Long QRS-T syndrome : questo disturbo ritarda la ripolarzzazione generale del miocardio, allargando la finestra di vulnerabilit del cuore; questo rende la fibrillazione statisticamente pi probabile.

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Rientro circolare con autostimolazione del miocardio : meccanismo che permette ad un potenziale d'azione di circolare, in modo continuativo, in un singolo percorso conduttivo chiuso di miocardio, contraendone le singole parti durante il proprio passaggio; in questo fenomeno il miocardio appena eccitato esce dalla refrattariet prima del secondo passaggio di tale potenziale.

Percorso di miocardio molto lungo : un impulso di potenziale impiega molto pi tempo ad attraversare tutto il percorso di miocardio, quindi, ha pi probabilit di trovare il punto d'inizio gi ripolarizzato e non refrattario, ripetendo l'impulso. Ipertrofia cardiaca esogena o endogena Frammentazione del fronte di potenziale

Conduzione lenta del potenziale : un impulso molto pi lento impiega molto pi tempo ad attraversare tutto il percorso di miocardio, quindi, ha pi probabilit di trovare il punto d'inizio gi ripolarizzato e non refrattario, ripetendo l'impulso. Blocco delle fibre di Purkinje Ischemia del miocardio Alti livelli di potassio Superstimolazione elettrica

Periodo refrattario di breve durata : anche se la conduzione dell'impulso do depolarizzazione nella norma, il periodo refrattario cos breve, che il punto d'inizio, al ritorno del segnale di depolarizzazione, ha pi probabilit di essere ripolarizzato e non refrattario, ripetendo l'impulso. Farmaci antitachicardici Adrenalina (stimolazione elettrica esterna del miocardio)

Meccanismo di divisione del potenziale d'azione : meccanismo a catena nel quale un potenziale d'zione, incontrando un area di refrattariet, si suddivide in 2 nuovi potenziali d'onda che attuano, a propria volta, il medesimo processo con le altre aree di refrattariet; questo fenomeno consente la creazione di tantissimi lievi fronti d'onda (ed aree refrattarie) circolanti nel miocardio in modo tortuoso e disordinato. Imp : il fenomeno di frammentazione dei fronti d'onda provoca la formazione di percorsi molto lunghi (tortuosi) facilitando il processo di rientro circolare degli impulsi. Segnale ECG della fibrillazione ventricolare : si ha inizialmente una successione di onde irregolari e causali ad alto voltaggio - 0,5 mV - generate dall'iniziale stimolazione di grandi masse di miocardio, successivamente (dopo 30 s) le onde si fanno pi rapide e di voltaggio meno elevato - 0,3-0,2 mV - grazie alla progressiva frammentazione dei fronti d'onda in potenziali sempre pi bassi, per, infine (dopo 10 minuti) giungere a successioni di brevi onde ad'ampiezza quasi impercettibili all'ECG - 0,1 mV- generate dallo stato ad elevatissima frammentazione finale dei fronti d'onda e dalla compromissione del l'equilibrio miocardico. FIBRILLAZIONE ATRIALE : fenomeno continuo di fibrillazione coinvolgente il miocardio atriale, caratterizzato da moltissimi e piccoli fronti d'onda (a polarit opposta)scorrenti in modo tortuoso e disorganizzato nel muscolo, e mantenente le camere atriali in uno stato di costante ma moderata espansione causando la perdita totale della funzione atriale come pompa d'innesco; l'efficienza cardiaca, tuttavia, cala solamente del 20-30% consentendo una vita (seppur problematica) di mesi o anni. Contrazione ventricolare irregolare nella fibrillazione atriale : siccome i ventricoli sono separati elettricamente dal muscolo atriale possono continuare a contrarsi in modo organizzato, tuttavia, anche se il fascio AV in grado di condurre un messaggio elettrico ai ventricoli solamente una volta ogni 0,35s, il messaggio "impazzito" dagli atrii pu giungere da 0 a 0,6 secondi dopo la sua ripolarizzazione; il periodo T-Q, quindi, tra complessi QRS pu variare da 0,35 a 0,95s, generando un ritmo molto irregolare.

Tachicardia da fibrillazione atriale : sicome la funzione di pompa del cuore ridotta anche del 30%, questo deve accelerare la propria attivit pulsatoria per mantenere la medesima gittata cardiaca.

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ECG nella fibrillazione atriale : per opera dell'irregolare ritmo di stimolazione del nodo atrioventricolare i complessi QRS si susseguono con periodi T-Q molto variabili, inoltre, le onde P di depolarizzazione atriale , per la frammentazione dei fronti d'onda, possiedono una forma molto irregolare ed una differenza di potenziale molto minuta, ripetendosi a rapidi gruppi di 2 o pi piccole onde prima di ogni complesso QRS. FLUTTER ATRIALE : processo similfibrillatorio nel quale un unico fronte d'onda di potenziale scorre incessantemente in circolo attraverso tutto il miocardio atriale, andando a stimolarne la contrazione alterna di grandi masse di miocardio (non tutto) ad una frequenza estremamente elevata - 200-350 eventi/min - senza consentire la variazione di volume delle camere e la conseguente funziona di pompa d'innesco degli atrii. Contrazione ventricolare durante il flutter atriale : a differenza della fibrillazione atriale il flutter, nonostante la sua elevata frequenza di eventi al minuto,consente una stimolazione ritmica del nodo atrioventricolare; questo permette la formazione di ritmi eventi atriali/contrazioni ventricolare di 3:1 o 2:1 principalmente grazie ai periodo refrattari del fascio atrioventricolare; nonostante la maggiore regolarit ventricolare il cuore meno efficiente, si sviluppa quindi tachicardia elevata compensatoria. ECG del flutter atriale : per la relativa regolarit dell'onda di potenziale e per il coinvolgimento di ampie zone di miocardio le onde P paiono ampie e regolari, susseguite in gruppi di 2 o 3 onde prima di ogni complesso QRS; sempre presente un quadro di tachicardia. ARRESTO CARDIACO : cessazione totale do ogni attivit elettrica ritmica intrinseca del tessuto miocardico per difficolt nel processo di depolarizzazione o ripolarizzazione dei sarcolemmi cardiomiocitici; questa patologia causa l'arresto dell'attivit contrattile del cuore e quindi della circolazione, causando necrosi ipossica tissutale letale in 35 minuti.

CIRCOLAZIONE E REGOLAZIONE :
Riassunto del Guyton sulla base del programma di Reggiani CARATTERISTICHE GENERALI DI CIRCOLAZIONE : SISTEMA CIRCOLATORIO : sistema chiuso di condotti muscolomembranosi attraversanti quasi tutti i tessuti del corpo umano, possedenti la funzione di trasporto e propulsione del fluido sanguigno al fine di trasporto nutritivo, escretivo, calorico, segnalatorio e cellulare (corpuscolato).

Piccola circolazione o circolazione polmonare : circolazione a basse velocit e pressioni, propulsa da ventricolo destro e terminante nell'atrio sinistro, con la finalit di ossigenare la maggior frazione possibile di emoglobina sanguigna e di impoverire il sangue dall'anidride carbonica in eccesso; pu essere funzionale per l'escrezione di altri gas di rifiuto (azoto e gas nobili) Grande circolazione o circolazione sistemica : circolazione ad elevata velocit e pressione, propulsa dal pi forte ventricolo sinistro e terminante nell'atrio destro, con la finalit di trasportare ossigeno, sostanze nutritive, cellule ed segnali a tutte le cellule dell'organismo (tramite circolo capillare), raccogliendo tutte le sostanze in eccesso o di rifiuto per espellerle dal corpo.

DINAMICA DEI FLUIDI NEI CONDOTTI LEGGE DELLA PORTATA : lo stesso volume di sangue che viene pompato dal cuore nel sistema circolatorio deve poter passare attraverso tutte le sezioni di sistema circolatorio; quindi la portata rimane costante (volume di liquido pompato) mentre la velocit di flusso inversamente proporzionale alla sezione del flusso, cio, se ho un condotto con un area minore, per avere la medesima portata dovr aumentare la velocit di flusso

Portata o flusso di un vaso nel sistema circolatorio : volume di sangue passante per una determinata sezione di un vaso durante un determinato intervallo di tempo considerato unitario. [U.I : litri/secondo o ml/min in ambito clinico]

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La portata totale deve essere uguale in tutte le porzioni del sistema circolatorio poich pari alla gittata cardiaca (volume di sangue pompato in un t) Flusso totale medio a riposo per un adulto : 5 l/min = 0,083 l/s 100 ml/s Massima velocit di flusso : si ha nelle grandi arterie per opera della loro piccola sezione totale (non eccedente i 20 cm2) funzionale al trasporto del sangue senza impoverirlo dei nutrienti appena assorbiti. Minima velocit di flusso : si ha nei capillari per opera della loro grandissima sezione totale, funzionale per massimizzare lo scambio molecolare tra plasma e liquido interstiziale..

TIPOLOGIA DI FLUSSO : un flusso di un liquido pu variare la propria natura di scorrimento all'interno del condotto che lo contiene, e con esso i propri parametri di resistenza (la variazione di pressione per ogni unit di flusso), a seconda delle caratteristiche del liquido e del condotto che lo contiene, quantificabili secondo il numero di Reinolds.

Moto laminare : modello nel quale il fluido si suddivide in una serie di cilindri concentrici di molecole, molto sottili, scorrenti l'uno sull'altro a velocit crescente dall'esterno all'interno (per via della maggiore lubrificazione dalla attrito della parete interna del condotto ottenuta dagli strati pi periferici) Il moto laminare possiede la minima dissipazione dell'energia pressoria contro le pareti del vaso, quindi minore resistenza Profilo parabolico della velocit del flusso ematico : siccome la velocita di scorrimento del flusso sanguigno aumenta da lamina a lamina verso il centro del flusso, automaticamente il fronte del fluido acquisir un profilo di tipo parabolico, con il centro pi avanzato delle porzioni pi marginali.

Moto turbolento : modello nel quale il fluido scorre in modo disordinato e vorticoso, in una serie di flussi a differente direzione ed energia, aumentando la superficie destinata alla forza viscosa d'attrito verso la parete del vaso. Moto turbolento possiede la massima dissipazione dell'energia pressoria contro le pareti del vaso e nella generazione di vibrazioni sonore del fluido, possiede la maggiore resistenza.

Numero di Reinolds : quantificazione numerica della tendenza del sistema fluido/condotto a sviluppare un flusso turbolento, direttamente proporzionale a velocit, densit e diametro del flusso, ed inversamente proporzionale alla forza viscosa del fluido.

Nei piccoli vasi di smistamento : il numero di Reinolds non supera mai le poche centinaia, quindi il moto sempre laminare ranne rare eccezioni.

Nei grandi vasi : In condizione di riposo nelle grandi arterie si ha Re = 200-400 : Porzione rettilinea del vaso : si ha un moto laminare perfetto Diramazione del vaso : si ha un moto turbolento ma incostant In condizione di gittata cardiaca aumentata si ha Re = 2000 : Porzione rettilinea del vaso : si ha un moto turbolento.

Misurazione del flusso sanguigno con flussimetri : vi sono numerose tecniche per poter valutare l'entit del flusso sanguigno senza dover aprire il vaso.

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Flussimetro elettromagnetico : il sangue, contenente numerose cariche (soprattutto proteiche), passa attraverso un campo magnetico perpendicolare al vaso e, facendo ci, induce una differenza di potenziale rilevabile tramite de piastre conduttive poste ai lati del vaso stesso. Flussimetro doppler : il flussimetro contiene un cristallo piezoelettrico che emette una frequenza ultrasonica penetrante all'interno del vaso nella direzione del flusso sanguigno, tale frequenza viene riflessa dai globuli rossi in movimento abbassandole la frequenza di oscillazione, le onde riflesse vengono captate ed analizzate al computer per ottenere la velocit ed il tipo di moto del fluido FISICA DELLA CIRCOLAZIONE A FLUSSO LAMINARE : GRADIENTE PRESSORIO, RESISTENZA E FLUSSO : la differenza di pressione presente all'inizio e alla fine di un vaso o di un letto capillare, capace di propellere un flusso di sangue donandogli energia cinetica sufficiente a vincere le forze viscose, direttamente proporzionale alla resistenza considerando un flusso sanguigno (gittata cardiaca) costante.

[U.I : 1 mmHg = 1,36cmH2O] Cuore come pompa pressione volume : il cuore non dona solamente energia cinetica al flusso sanguigno bens dona anche unenergia potenziale pressione che viene lentamente convertita in energia cinetica per propellere il flusso di sangue attraverso i condotti del sistema circolatorio.

Gradiente pressorio medio del sistema sanguigno :


Piccola circolazione : il gradiente pressorio medio tra tronco polmonare e atrio sinistro di circa 16 mmHg Grande circolazione : il gradiente pressorio medio tra aorta ascendente e atrio destro di circa 100 mmHg

Gradiente pressorio reale della grande circolazione : per opera dell'azione di pompa pulsatile dei ventricoli cardiaci e dell'elasticit parietale dei vasi, la pressione all'interno del sistema arterioso varia considerevolmente a seconda delle fasi del ciclo cardiaco, per uniformarsi man-mano al valore medio tramite la dispersione energetica del ritorno elastico arterioso.

Picco sistolico medio : in quasi tutto il sistema delle grandi e medie arterie corrisponde alla pressione in uscita dal cuore in condizioni basali. Grande circolazione : 120 mmHg Piccola circolazione : 25 mmHg

Picco diastolico medio : in quasi tutto il sistema delle grandi e medie arterie , in condizioni basali. Grande circolazione : 80 mmHg Piccola circolazione : 8 mmHg

Resistenza di un vaso : differenza di pressione necessaria ad un condotto per farci passare un unit di flusso di liquido, ossia, la sommatoria delle forze viscose di resistenza che dissipano l'energia pressoria rallentando il flusso sanguigno.

[U.I : Unit di resistenza periferica (URP) basata su uno standard con gittata 100 ml/sec e pressione 100 mmHg]

La resistenza varia di molto a seconda del tipo di flusso in un condotto : in un moto turbolento aumentano i "fronti di liquido" che aderiscono alle pareti del vaso e quindi la quantit di molecole che giungono in contatto a tale parete; aumenta, quindi, il numero di forze viscose contrarie al moto che, attraendo il vaso, dissipano la pressione propulsiva del flusso; questo aumenta la resistenza (la P necessaria per un unit di flusso)

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La resistenza si pu solamente ricavare matematicamente dalle altre misure dirette : i parametri influenzanti la resistenza di un vaso sono moltissimi, ed estremamente sparsi all'interno del sistema; la loro misurazione, quindi, pressoch impossibile.

Resistenza teorica in un condotto a lunghezza data (legge di Poseiulle) : la differenza di pressione necessaria per ottenere un unit di flusso laminare in un condotto, ossia la misura della forza totale di opposizione al flusso, direttamente proporzionale alla viscosit del liquido e alla lunghezza del condotto, ed inversamente proprorzionale allla quarta potenza del diametro.

Imp : la forza viscosa che il fluido esercita sulle varie lamine e sulla superficie interna della parete del vaso, proporzionale alla viscosit e alla lunghezza dello stesso vaso, va a contrastare la forza propulsiva pressoria del fluido, dissipando parte dell'energia pressoria in attrito; diviene quindi necessaria pi energia pressoria per mantenere il medesimo flusso. (per ottenere un minimo flusso in un condotto devo prima vincere l'opposizione della forza viscosa) Valori di resistenza totale delle circolazioni : misurando il flusso sanguigno totale per la gittata cardiaca e il gradiente pressorio necessario a propellerlo, possibile determinare la resistenza totale di una particolare circuito circolatorio.

Resistenza media (in condizioni basali) della grande circolazione : considerando un flusso medio, a riposo, di circa 100ml/sec ed un gradiente pressorio medio di 100 mmHg, la resistenza ammonta ad 1 URP Resistenza media (in condizioni basali) della piccola circolazione : considerando un flusso medio, a riposo, di 100 ml/sec ed un gradiente pressorio di 16mmHg, la resistenza ammonta a 0,14 URP

Conduttanza di un vaso : supponendo un moto laminare, il reciproco della resistenza vasale, ossia la variazione del flusso per unit di pressione.

Conduttanza teorica in vaso di lunghezza data (Legge di Poseuille) : la variazione di flusso sanguigno laminare per unit pressoria in un vaso, e quindi la sua conduttanza (supponendo un delta P unitario), direttamente proporzionale alla quarta potenza del suo raggio ed inversamente proporzionale alla viscosit del liquido.

Imp : Supponendo un moto laminare costante, la viscosit, ossia la forza con la quale le lamine di sangue aderiscono tra loro e alla parete interna del vaso, agisce impedendo il flusso dissipando la sua energia pressoria; tuttavia, un aumento del diametro vasale, permette la formazione di pi lamine, e quindi una maggiore "lubrificazione" delle lamine interne che, dissipando minore energia pressoria tramite minore attrito, acquistano una maggiore velocit (e quindi portata) a parit di unit pressoria. FENOMENI CHE VARIANO LA RELAZIONE PRESSIONE-FLUSSO SANGUIGNO :

Risparmio pressorio e nutrizionale : l'irrorazione di un tessuto va di pari passo alle sue esigenze metaboliche Sistema periferico stimola il cuore : il maggior flusso periferico di sangue va ad aumentare il ritorno venoso che a propria volta aumenta la gittata cardiaca - legge di Fank-starling Adattamento riflesso della pressione arteriosa : la pressione arteriosa tende a mantenersi costante in utto l'organismo in contrato alla regolazione centrale o perifericha tramite riflessi autonomi

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PARALLELISMO VASCOLARE : la presenza di pi condotti paralleli di smistamento della gittata cardiaca consente sia di aumentare la conduttanza totale del sistema circolatorio (portata a parit di pressione), sia una gestione perfettamente indipendende delle esigenze circolatorie di ogni singolo tessuto, influenzando di poco gli altri. Aumento della conduttanza : un maggior parallelismo tra vie di conduzione sanguigna consente una maggiore sezione totale per il passaggio della gittata cardiaca che, considerando la legge di poseiulle, determina un aumento della conduttanza a parit di gradiente pressorio e, quindi, considerando un flusso sanguigno (gittata cardiaca) costante, una diminuzione della pressione arteriosa media. Ctot = C1 + C2 + C3 + Cn 1/Rtot = 1/R1 + 1/R2 + 1/R3 + 1/Rn NOTA MEDICA ! Escissione chirurgica di letti vascolari L'eventuale escissione di organi o parti di essi con letti vascolari paralleli relativamente estesi (rene, gamba, fegato) porta ad una diminuzione della conduttanza totale del sistema circolatorio e ad un aumento di pressione a parit di gittata. DIAMETRO VASALE : Variazione del diametro vasale e conduttanza : per la legge di Poseiulle anche modestissime variazioni di diametro vascolare posso determinare enormi variazioni della conduttanza, e quindi della relazione pressione-flusso in un singolo vaso. Resistenza arteriolare e caduta pressoria : l'aumento di sezione vascolare totale ad opera delle arteriole troppo poco elevato per permettere un effettivo bilanciamento della loro elevata resistenza; esse quindi dissipano molta dell'energia pressoria vascolare, riducendo di 2/3 la pressione arteriosa media. Vasocostrizione arteriolare : le arteriole, grazie alla loro spessa ed elastica parete muscolare , possono modificare il loro diametro medio - 4 - 25 mm - anche di 4 volte la misura a riposo; questo permette loro di aumentare o diminuire di 256 volte (circa) la conduttanza vasale e quindi la pressione circolatoria. VARIAZIONI SANGUIGNE . Variazione di viscosit del sangue tramite ematocrito : tutti gli elementi figurati (cellule) presenti nel sangue vanno ad aumentare l'attrito tra lamine e con parete vasale, aumentando di molto la forza viscosa, e quindi, l'energia pressoria dispersa dal flusso durante il suo scorrimento. Ematocrito : percentuale volume/volume di sangue realmente occupato da elementi figurati, misurato su 100 ml.

Ematocrito normale : viscosit pari a 3 volte quella dell'acqua Ematocrito con policitemia : viscosit pari a 1o volte quella dell'acqua Plasma : viscosit pari a 1,5 volte quella dell'acqua (principalmente dato da proteine plasmatiche)

Autoregolazione del flusso ematico nei tessuti attivi : a pressioni tra 70 e 175 alcuni tessuti possono adattare alle proprie esigenze il flusso sanguigno, mantenendolo ad un livello costante e mitigando gli eventuali effetti prodotti dalla legge di Poseuil, tramite variazione della propria resistenza vascolare e del proprio flusso a parit di pressione (conduttanza). Modifica dell'autoregolazione con molecole vasoattive : eventuali molecole agenti sulla vasodilatazione del letti vascolari attivi possono comunque modificarne la dinamica d'adattamento della conduttanza facendola slittare per brevi periodi di tempo su medie differenti; tuttavia dopo poco tempo la regolazione autonoma inibisce l'effetto della sostanza vasoattiva. Aumento della pressione nei letti vascolari passivi : modifiche della pressione sistemica possono portare a un effetto maggiore di quanto previsto, specialmente per la variazione del calibro vascolare legato alla spinta pressoria sulle sue pareti.

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Imp : nei letti vascolari passivi la variazione del flusso rispetto alla variazione di pressione acquista una forma a ramo d'iperbole; ossia, minore dello standard a pressioni minori di 100 ed maggiore dello standard a pressioni maggiori di 100. Calo sostenuto della pressione : se maggiore di 100 mmHg causa un collasso sensibile del diametro vasale con conseguente aumento della resistenza al flusso e diminuzione della conduttanza. Tradotto : un piccolo calo di pressione diminuisce la conduttanza e quindi il flusso pi di quanto previsto

Pressione critica di chiusura : pressione alla quale la forza viscosa esercitata dal sangue sui vasi in collasso tale da neutralizzare tutta la forza pressoria, neutralizzando completamente il flusso ematico.

Aumento sostenuto della pressione : se maggiore di 100 causa un'elevata dilatazione vasale (per la legge di bernulli) diminuendo la resistenza ed aumentando, di conseguenza, la conduttanza (che dovrebbe rimanere costante). Tradotto : un piccolo aumento di pressione causa l'aumento della conduttanza e quindi del flusso pi di quanto previsto Modifica della risposta passiva con molecole vasoattive : in risposta a particolari molecole messaggere anche i letti vascolari passivi possono modificare la propria dinamica di risposta alla variazione della pressione vascolare, in particolare, effetti vasocostrittori possono far translare la curva di adattamento a flussi pi elevati o a flussi minori di sangue (e cos anche la pressione critica di chiusura). IDRODINAMICA FUNZIONALE DELLE SINGOLE COMPONENTI DEL SISTEMA VASCOLARE : ogni tipologia vasale possiede caratteristiche in grado di adattarne la funzione alle specifiche richieste del tessuto nelle quali si trovano o al ruolo che stanno assolvendo. Arterie : vasi dalla parete robusta e ricchissima in fibre elastiche e collagene che possiedono la funzione di trasportare il sangue ad elevati regimi pressori e velocit di flusso sino alle arteriole periferiche; sono caratterizzate, quindi, da elevate sezioni unitarie ma piccola sezione totale - aorta (2,5 cm2) arterie piccole e medie (20 cm2) - e da una bassa resistenza (elevata conduttanza), al fine di trasportare il pi grande volume possibile a con la minima caduta di pressione - 10 mmHg. Piccola circolazione : nel tronco polmonare e nelle arterie ad esso collegate i regimi pressori sono molto pi bassi, possedendo una pressione media di 16 mmHg. Arteriole : vasi dalla parete spessa e ricchissima in fibre muscolari lisce, fungenti da canali di controllo di portata, in grado di regolare il flusso sanguigno ai vari letti capillari tramite la variazione della loro sezione sino a 4 volte la loro misura originale; sono caratterizzate, quindi, da piccole sezioni unitarie e da una sezione totale - 40 cm2 incapace di arginarne resistenza e quindi la relativa caduta pressoria - 35 mmHg (da 0 a 100 mmHg con regolazione). Capillari : vasi dalla parete molto sottile e fenestrata, fungenti da membrane di scambio gassoso e di soluti tra sangue e liquido interstiziale, caratterizzati da minuscole sezioni unitarie, ma da una sezione totale - 2500 cm2 - in grado di ammortizzare la caduta pressoria, che si attesta attorno ad 1/3 della pressione media arteriosa - 25 mmHg (da 35 a 10 mmHg); possiedono una pressione funzionale di 17 mmHg che consente lo scambio molecolare senza fuoriuscita di plasma. Piccola circolazione : nei capillari polmonari, attorno agli alveoli, la pressione funzionale di 7 mmHg. Venule : vasi dalla parete molto sottile, simili ai capillari ma con doppio strato di cellule, fungenti da collettori di raccolta a bassa velocit per i letti capillari, caratterizzate da una maggiore sezione unitaria e da una grande sezione totale (maggiore delle arteriole) - 250 cm2 - in grado di arginare la caduta pressoria - 10 mmHg (10mmHg a 0 mmHg)

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Vene piccole e grandi : vasi dalla parete muscolare sottile ma dalla grandissima componente connettivale avventiziale, e dotate di valvola,, fungenti da grandi collettori per il sangue in ritorno e da grandi riserve di sangue per il corpo, immagazzinando circa il 64% del sangue circolante; esse possiedono una sezione unitaria piuttosto grande e una sezione totale molto maggiore a quella arterioa - 80 cm2 - che consente il trasporto del sangue anche con una pressione funzionale pari a 0. ELASTICITA DEI VASI IN RISPOSTA A PRESSIONE : i vasi possiedono una determinata elasticit in grado di incrementarne il volume in caso di eccessi pressori o di maggior volume sanguigno, mantenendo la pressione ematica, e soprattutto la gittata cardiaca, le pi costanti possibile. Ammortizza le pulsazioni pressorie : il ritorno elastico dei vasi permette di trasferite parte dellenergia potenziale immagazzinata dalla forza pressoria durante la sistole al sangue sotto forma di energia cinetica; in questo modo, durante lo scorrimento del sangue nelle arterie, si ha una progressione ematica sempre pi continua. Adatta la pressione sanguigna : gli elevati volumi contenibili nel sistema venoso permettono di mantenere la pressione ad un livello pressoch costante nonostante grandi aumenti volumetrici di sangue. Costituisce una riserva sanguigna : le vene, contenendo elevati volumi sanguigni con ila minima pressione possono svuotarsi in risposta a gravi perdite di sangue mantenendo costante la pressione sanguigna durante le emorragie.

Distensibilit : la frazione del proprio volume originario con la quale un vasi si dilata una volta sottoposto ad una determinata pressione P; indica quindi la capacit di un vaso di incrementare il proprio volume.

[U.I : m2/N] Differenza di distensibilit vene/arterie : Vena sistemica : possiede una distensibilit 8 volte maggiore rispetto ad unarteria dello stesso calibro Arteria polmonare : possiede una distensibilit 6 volte maggiore rispetto ad unarteria sistemica dello stesso calibro; questo poich trasporta una pressione sanguigna pari ad 1/6 di quella sistemica.

Compliance : volume netto di espansione di un lume vasale contenente una determinata pressione sanguigna; una capacit relativa solo per quel vaso di quel determinato volume, quindi non confrontabile.

[U.I : m4/N]

CURVE PRESSIONE-VOLUME : dimostrano la relazione matematica tra variazione di pressione e variazione di volume. Curva arteriosa : possiede una relazione lineare a coefficiente quasi verticale; avendo una grossa componente muscolare nella propria parete, infatti, le arterie sono poco distensibili ed un minor aumento di volume netto deve essere ottenuto con una maggiore differenza pressoria. Curva venosa : possiede una relazione lineare a coefficiente molto basso; avendo una grossa componente elasticoconnettivale ed poco muscolo liscio nella propria parete, le vene sono molto distensibili ed un maggior aumento netto pu essere ottenuto con una minore differenza pressoria. VARIAZIONE DELLELASTICITA VASALE COMPLIANCE RITARDATA : la distensibilit di un vaso pu essere enormemente modificata dallazione di molecole messaggere vasoattive, o tramite il fenomeno di stress-relaxation.

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Compliance ritardata dal sistema ortosimpatico : eventuali diminuzioni drastiche del volume sanguigno posso provocare un riflesso ortosimpatico tale da ridurre la compliance venosa generale (principalmente del sistema mesenterico-celiaco) innalzando nuovamente la pressione a livelli normali. Compliance ritardata dal stress-relaxation : eventuali bruschi aumenti di pressione possono causare un adattamento automatico nelle fibre muscolari lisce venose che, scorrendo fra loro, diminuiscono il picco di pressione originario. NOTA MEDICA ! azione ortosimpatica nel contrasto dellipotensione emorragica Nel corso di unelevata emorragia il corpo pu mantenere la pressione arteriosa al livello normale anche con la perdita del 25% del volume sanguigno. POLSI ARTERIOSI : le arterie rappresentano delle pompe diastoliche per la spinta del sangue se le immagiamo come contenitori sistensibili posti tra una pompa ed una resistenza; esse infatti presentano una distensione in sistole, ed un ritorno elastico (pi lento) in diastole che consente si propellere il sangue nella resistenza arteriolare tramite lenergia pressoria del cuore immagazzinata come energia potenziale elastica. Polso carotideo Femorale Popliteo Tibiale Brachiale Radiale Ulnare

ventricolo

c c v di grosso v Arterie calibro

Resistenza care Vene di grosso calibro

Onda dicrota del polso arterioso : forma dellonda sfingmica dei polsi arteriosi possedente due picchi a diversa altezza, un picco pressorio sistolico, pi alto, ed un picco diastolico, pi basso, separati lun laltro da unincisura dicrota. Picco sistolico : andamento della pressione durante limmissione della pressione pulsatoria netta del cuore, cio durante la sistole cardiaca. Incisura dicrota : brevissimo istante durante il quale entra il gioco il rimbalzo elastico del vaso che da ora determiner la pressione. Picco diastolico : andamento della pressione arteriosa durante il ritorno elastico del vaso gonfiato che spinge il sangue tramite la resistenza arteriolare, quindi in calo progressivo.

PRESSIONE PULSATORIA : la differenza netta tra picco sistolico e picco diastolico della pressione arteriosa; essa direttamente proprorzionale al volume di eiezione dal cuore ed alla compliance del vaso.

Pressione pulsatoria media in un adulto sano : in stato di riposo si attesta sui 40mmHg Pressione arteriosa media ponderata : la durata della pressione diastolica, a frequenza cardiaca normale, lievemente pi lunga rispetto a quella sistolica; la pressione diastolica, quindi, contribuisce al 60% nella pressione media, mentre quella sistolica solo al 40%.

Dipendenza dalla compliance del vaso : pi un vaso elastico, e quindi possiede una compliance elevata, pi si adatter alla variazione di pressione pulsatoria del cuore in modo volumetrico, ammortizzando sia gli aumenti sistolici, sia le diminuzioni diastoliche della pressione ematica.

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Velocit di conduzione dellonda pressoria : velocit con la quale la variazione di pressione sanguigna si propaga allinterno dei vasi; considerando i liquidi come non comprimibili, semplificabile come la propagazione di una turbolenza nella parete elastica dei vasi che, per propria natura, possiede velocit inversamente proporzionale alla compliance del vaso (elasticit assoluta), quindi molto maggiore nei piccoli vasi arteriosi. Velocit dellonda sfingmica nellaorta : 3-5 m/s Velocit dellonda sfingmica nelle grandi arterie : 7-10 m/s Velocit dellonda sfingmica nelle piccole arterie : 15-35 m/s

Smorzamento dei polsi pressori : lampiezza dellonda pressoria (polso) viene piano-piano smorzata durante il tragitto sia dalla compliance, sia dalla resistenza al flusso, perndendo la maggior parte dlela propria ampiezza soprattutto nelle arteriole (aventi una resistenza totale molto elevata).

Influenza della resistenza : per trasmettere londa di pressione necessario un piccolo movimento di particelle lungo la direzione del flusso; considerando la resistenza del vaso al movimento del sangue, quindi, lenergia pressoria viene dissipata dallo stesso scorrimento resistenza dei vasi e dalla viscosit ematica.. Influenza della compliance : pi la compliance elevata, pi il vaso risponde volumetricamente allaumento di pressione, sottoponendo successivamente il sangue ad un ritorno pressorio minore di quello originale; inoltre la compliance converte la pressione in energia cinetica. Misurazione della pressione pulsatoria tramite fonetoscopio : si gonfia un manicotto di aria attorno al braccio sino a che, con un fonetoscopio posto presso la piega cubitale, sopra larteria ulnare, non si percepisce la completa scomparsa dei toni cardiaci; ossia, quando la pressione del manicotto supera quella sistolica dellarteria brachiale (e quindi dellaorta) occludendo il vaso del tutto. Misurazione della pressione sistolica : viene diminuita la pressione del manicotto occludente larteria brachiale sino a che non si percepiscono con il fonetoscopio dei toni schioccanti toni di Korotkoff ; ossia sino al momento nel quale la pressione del manicotto scende sotto a quella sistolica, permettendo un passaggio di veloci scariche turbolente di sangue attraverso un lume molto stretto. Misurazione della pressione diastolica : viene ancora diminuita la pressione del manicotto, sino a che al fonetoscopio cessano totalmente i toni di Korotkoff (solo per pazienti senza stenosi aortica); ossia, sino a che la pressione del manicotto scende sotto alla pressione diastolica, terminando di comprimere il vaso, mentre il sangue abbandona il moto turbolento. Aumento senile della pressione per arteriosclerosi : con lavanzare dellinvecchiamento, aumento laccumulo di placche grasse lungo le pareti arteriose, con il conseguente irrigidimento della parete vasale; questo porta ad una diminuita compliance, e quindi, ad un diminuito smorzamento della pressione pulsatoria che amplia la propria oscillazione. IMPORTANZA DELLA COPLIANCE VENOSA E PRESSIONI DEL SISTEMA VENOSO : PRESSIONE VENOSA CENTRALE : pressione del sangue all'interno dell'atrio destro del cuore, determinata dalla gittata cardiaca polmonare e dal ritorno venoso sistemico periferico, attastata, di norma, sui 0 mmHg. Influenza della gittata cardiaca polmonare : pi il ventricolo destro aumenta il flusso di sangue eiettato all'interno del tronco polmonare, minore sar la pressione all'interno dell'atrio poich minore sar il volume dell'atrio destro. Gittata cardiaca e pressione centrale venosa : la gittata totale del cuore regolata per mantenere costante a 0 la pressione venosa centrale dell'atrio destro, quindi influenzata dai medesimi fattori che determinano tale pressione.

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Influenza del ritorno venoso sistemico : pi il ritorno venoso dalla circolazione sistemica elevato pi il cvolume dell'atrio detsor tende ad aumentare e maggiore sar la pressione venosa centrale; questo aumento di ritorno venoso pu essere determinato da :

Aumento di volume del sangue : si pu ottenere grazie a trasfusioni di elevati volumi di sangue all'interno del sistema circolatorio, o tramite l'aumento dell'idricit del plasma attraverso flebo o ingestione di liquidi ipotonici. Contrazione ortosimpatica venosa : la stimolazione prtosimpatica del sistema venoso pu comportare un aumento della pressione venosa centrale. Dilatazione ortosimpatica delle arteriole : la dilatazione delle arteriole provoca la diminuzione della loro resistenza e, quindi , della loro caduta pressoria, con conseguente aumento della pressione all'atrio destro.

PRESSIONE VENOSA PERIFERICA : teoricamente, data la grande distensibilit e sezione totale del sistema di grandi e piccole vene periferiche, la resistenza vasale allo scorrere del sangue venoso periferico dovrebbe essere nulla, con una conseguente pressione venosa (da resistenza) totale uguale a 0 mmHg e dipendente solo dalla forza di gravit; tuttavia, determinati fattori reali possono variare la pressione venosa periferica : Resistenza delle vene periferiche : le grosse vene, per la loro struttura piuttosto elastica, possono essere facilmente compresse o deformate dalle pressioni originate nei tessuti circostanti, o addirittura, dai punti di flesso del corpo; questo fattore dona una certa resistenza al flusso sanguigno alle vene sistemiche, che deve essere superata da una pressione positiva di 4-6 mmHg (rilevabile nelle vene periferiche) per consentire un flusso netto di sangue. Pressione dell'atrio destro : qualsiasi aumento di pressione nell'atrio destro deve essere uguagliato e superato da un medesimo aumento nelle vene cave (quindi nelle vene periferiche) per consentire un minimo ritorno venoso; tuttavia, un lieve aumento di 4-6 mmHg non provoca un innalzamento pressorio periferico, bens una semplice distensione dei punti di resistenza delle vene, con un bilanciamento della pressione appena acquisita con la riduzione della loro resistenza. Pressione endoaddominale e pressione delle gambe : la pressione endoaddominale provoca una compressione delle vene addominali tale da aumentarne la resistenza; la pressione del sistema venoso femorale, quindi, per consentire il ritorno venoso dalle gambe, deve poter superare tale aumento di resistenza con un aumento di pressione anche di +15/+30 mmHg. Pressione idrostatica del sangue : il sangue, come tutti i fluidi, possiede un certo peso che, in un sistema di condotti come quello circolatorio, fa aumentare o diminuire la pressione venosa periferica a seconda della 'altezza rispetto al cuore :

Pressione del seni venosi cranici : i seni venosi, avendo una parete ossea rigida ed anelastica, non possono "ammortizzare" il risucchio idrostatico della colonna venosa del collo con una variazione di sezione (e quindi di resistenza vasale); la loro pressione media in posizione eretta, quindi, e di -10 mmHg all'apice del seno sagittale. NOTA MEDICA ! Embolia gassosa da sezione chirurgica del seno sagittale Una sezione chirurgica del seno sagittale, durante un intervento con craniotomia, pu generare un'aspirazione di aria da parte del sistema nervoso cefalico, la quale pu scendere e causare un'embolia gassosa letale presso il cuore.

Pressione al livello della porzione sottoclaveare della vena succlavia : essendo la vena succlavia compressa tra l'arteria omonima, la prima costa e la clavicola, possiede una pressione venosa (non idrostatica) positiva di 6 mmHg. Pressione al livello della mano : le vene cefalica e basilica, presso la mano, possiedono una pressione data dalla somma tra la pressione idrostatica della colonna di sangue brachiale sovrastante e la compressione della vena succlavia, essa ammonta a 35 mmHg. Pressione al livello dell'atrio destro : come precedentemente affermato, in quando "baricentro" del circolo venoso, l'atrio destro possiede normalmente pressione di 0mmHg in posizione eretta e supina normale. Pressione al livello degli atri inferiori : considerando tutto il peso idrostatico della colonna di sangue sovrastante gli atri inferiori, in posizione eretta la pressione varia da 0 a 90 mmHg.

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Relazione pressione idrostatica venosa e pressione arteriosa : un aumento della pressione idrostatica venosa in un determinato distretto provoca automaticamnete un aumento uguale della pressione di quelle arterie irroranti quel determinato distretto; questo per consentire un minimo gradiente pressorio arterie-vene, e quindi, un sufficiente flusso ematico nei capillari. Azione di pompa muscolare delle vene : le vene delle gambe, ed un qualche misura anche quelle delle braccia, sono dotate di valvole a nido di rondine in grado di direzionare il flusso solo verso l'atrio destro, inpedendone il riflusso; quando un soggetto di muove, l'aumento dello spessore muscolare va a comprimere il lume delle vene che attuano un fenomeno di pompaggio del sangue verso il cuore, capace di ridurre la pressione idrostatica periferica (nei piedi da 90 mmHg a 20 mmHg circa) Immobilit e riacquisto della pressione idrostatica nelle gambe : durante una prolungata postura eretta ed immobile, le gambe recuperano in 30 secondi (circa) la loro pressione idrostatica originaria di 90 mmHg; se la posizione eretta perdura per altri 15-30 minuti, la fuoriuscita edematosa di plasma nel fluido interstiziale pu provocare la riduzione del volume sanguigno anche del 10-20% RISERVE SANGUIGNE VENOSE : grazie alla sua elevata compliance il sistema venoso contiene, in media, il 64% del sangue circolante che, sotto stimolazione ortosimpatica, pu essere rilasciato mediante vasocostrizione per arginare ipotensioni generate da perdite di sangue sino al 20% del volume totale ematico; anche se tutte le vene hanno un elevata compliance, tuttavia, vi sono particolari circoli venosi elettivi per lo stoccaggio del sangue : Milza : la milza l'organo centrale dell'emocateresi e della pulizia del sangue dagli elementi corpuscolati senescenti o marcati dal complemento; essendo un flitro per il sangue essa pu immagazzinare due caratteristiche separate del sangue - volume d sangue intero, ed emazie concentrate - in due compartimenti fra loro separati.

Seni venosi splenici : sono delle vene ad elevata compliance che possono immagazzinare sino a 100 ml di sangue intero prontamente rilasciabili sotto stimolazione di tipo ortosimpatico. Polpa rossa : pu immagazzinare sino a 50 ml di emazie concentrate da rilasciare nel circolo sanguign, sotto stimolazione ortosimpatica, facendo innalzare l'ematocrito anche dell'1-2 %

Fegato : anch'esso organo funzionale al filtraggio e all'elaborazione di sangue, pu immagazzinare nei suoi sinusoidi centinaia di ml di sangue prontamente rilasciabili sotto stimolazione ortosimpatica. Circolo venoso enterico : grazie al grosso volume totale delle sue grandi vene pu immagazzinare sino a 300 ml di sangue prontamente rilascabile in caso di forte stimolazione ortosimpatica. Cuore : in caso di forte stimolazione ortosimpatica pu ridurre il proprio volume andando a rilasciare da 50 a 100 ml di sangue intero. Polmoni : in caso di forte stimolaizone ortosimpatica possono rilasciare dai 100 ai 200 ml di sangue intero. Plesso venoso sottocutaneo : anche a seguito di lievi stimolazioni ortosimpatiche pu rilasciare mote centinaia di ml di sangue intero. MICROCIRCOLO : fase della circolazione comprendente il flusso ematico artriole, nei letti capillare e nelle venule molto importante per espletare la fondamentale funzione di apporto nutritivo e privazione dei prodotti metabolici sul liquido intercellulare; il flusso del microcircolo viene regolato autonomamente da ogni distretto tissutale a seconda della sua momentanea richiesta metabolica. COMPONENTI FONDAMENTALI DEL MICROCIRCOLO : Arteriole : sottili ultime porzioni delle piccole arterie nutritizie, originate da esse a gruppi di 6-8 ramificazioni per vaso, caratterizzate da una piccola sezione iniziale - 10-15 um - destinata a ridursi progressivamente in 2-5 ramificazioni di 5-9 um di sezione - metaarteriole, e possedenti una parete composta da un sottile strato endoteliale luminale, circondato da una spessa muscolatura liscia di tipo circolare.

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Regolazione della conduttanza arteriolare : a seconda degli stimoli autonomi e delle molecole vasoattive alle quali sono sottoposte le arteriole possono variare sino a 4 volte la propria sezione originaria, consentendo una riduzione od un aumento sino a 256 volte il flusso sanguigno scorrente attraverso di esse; inoltre la loro strategica posizione vicino alle cellule dei tessuti irrorati consente di la veloce percezione dello stato metabolico delle cellule (e la conseguente regolazione della loro conduttanza) Meta-arteriole : sottilissime ramificazioni terminali delle arteriole, caratterizzate da una parete vasale composta da un sottile strato di endotelio continuo , circondato da uno strato estero di cellule muscolari liscie disposte circolarmente, e da una porzione terminale originante i capillari, circondata da un sottile anello di muscolatura liscia - sfintere precapillare - con la funzione di regolare tramite vasomozione il flusso sanguigno. Capillari : sottilissimi e cortissimi vasi di 4-9 um di diametro, permettenti il passaggio lento di un'unica lunga fila indiana di eritrociti, e caratterizzati da una sottilissima parete di 0,5 um, composta da un singolo strato di cellule endoteliali comprendenti fenestrature - pori capillari - (tipici per ciascun tipo di tessuto) in rado di consentire un rapido interscambio di nutrienti, acqua, e metaboliti fra liquido intercellulare e plasma sanguigno. Ultrastruttura della parete capillare : viene composta da un sottilissimo strato unicellulare luminale di cellule endoteliali, ciascuna caratterizzata da piccole cavit caveolari su ambo le superfici intra ed extracellulare, unite l'un l'altra da giunzioni serrate, fenestrate in vario modo (a seconda dell'esigenza cellulare) a formare piccoli pori nella parete capillare - fessure intercellulari - funzionali in modo diverso allo scambio molecolare interstizio-plasma; attorno all'endotelio posta una sottilissima lamina basale che aiuta, in genere, a trattenere le grandi proteine all'interno del plasma senza farle fuoriuscire nell'interstizio (e creare edema)

Fessure intercellulari : sottili fenestrature di varia forma e dimensione, a seconda dell'esigenza del tessuto, dall'ampiezza uniforme di 6-7 nm, che si posizionano tra i margini di due cellule endoteliali adiacenti collegandole con brevi ponti proteici, attraverso le quali pu liberamente fluire il liquido interstiziale con il suo contenuto disciolto o sospeso, a patto che abbia un diametro minore di 6-7 nm. Pori dei capillari cerebrali : sono quasi inesistenti e sigillati con giunzioni di tipo serrato che permettono uno scambio solamente di piccole molecole quali ossigeno, anidride carbonica e glucosio. Pori dei capillari epatici : sono molto ampi e consentono la fuoriuscita di quasi tutte le proteine e macromolecole contenute nel sangue. Pori dei capillari intestinali : possiedono un'ampiezza intermezza tra quella dei capillari epatici e quella dei capillari muscolari, consentendo il passaggio di tutti i nutrienti fondamentali monomerici assorbibili dall'intestino. Pori del glomerulo renale - fenestrae: possiedono un profilo di tipo ovoidale, abbastanza sottile, e sono composi dalla fusione di profili caveolari posti da ambo i lati delle cellule endoteliali; attraversano completamente lo spessore cellulare in modo da far filtrare ioni e piccole molecole senza che eesse debbano passare per le fessure capillari.

Caveole delle cellule endoteliali : sono piccole invaginazioni della membrana plasmatica cellulare, poste sul lato luminale extravascolare della stessa cellula, che hanno la funzione di endocitare alcune molecole o macromolecole da un lato, per trasportarle in modo attivo al lato opposto. Imp : una mia supposizione che, come per l'urotelio, le caveole rappresentino una sorta di riserva di membrana da utiliazzare durante l'espansione vascolare per allargaree stirare la membrana plasmatica sopportando meglio la dilatazione muscolare parasimpaticI

CELLULE DEI VASI : CELLULA MUSCOLARE LISCIA : cellula fusiforme e allungata, spesso disposta circolarmente o a spirale attorno ad una superficie cava, caratterizzata da un unico nucleo, e da un citoplasma riempito di mitocondri, reticolo sarcoplasmatico e da invisibili miofibrille, e da un rarcoplasma caratterizzato da piccoli affossamenti caveole

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posti sopra a piccole vescicole cisterne subsarcolemmali costituenti ununit omologa alla triade del muscolo strato (ricche di canali per il Ca); il suo comportamento tissutale simile alle cellule unipotenti (capace di replicarsi per mitosi) e la sua contrazione, lenta e forte, gli dona un aspetto a cavatappi.

Cellula eccitabile o fasiche: cellula muscolare liscia capace di generare e condurre un potenziale d'azione e di rispondere a tale potenziale con una contrazione, utilizando canali voltaggio dipendenti per scatenare la propria contrazione. Cellula fasica senza BER : cellula muscolare generare e condurre un potenziale dazione ma incapace dautogenerarlo in modo ritmico, quindi controllabili essenzialmente per via autonoma. Cellula fasica con BER cellule del Cajal : cellula caratterizzante il tratto GI della muscolatura gastrica e duodenale, in grado di generare un ritmo basale di autodepolarizzazione e contrazione, controllato dalle influenze ormonali esterne.

Cellula non eccitabile o tonica : cellula muscolare liscia incapace di generare e condurre un potenziale d'azione (al massimo solo una fluttuazione del proprio potenziale transmembrana) ma capace di contrarsi solo se stimolata da un neurotrasmettitore, quindi utilizzando canali ligando dipendenti. Cellula tonica senza fluttuazione di potenziale transmembrana : cellula attivata da canali ligando dipendenti della membrana delle cisterne dellER liscio, che di contrae tramiteingresso del calcio da queste cisterne al citoplasma, senza fluttuazioni della membrana esterna. Cellula tonica con fluttuazione di potenziale transmembrana : cellula attivata da canali ligando dipendenti della membrana sarcoplasmatica, che si contrae per flusso di cationi tramite la membrana esterne responsabili della fluttuaizone del suo potenziale.

Utilit vasale : la contrazione della tonaca muscolare liscia perivascolare va a ridurre ampiamente la compliance vasale riducendone la conduttanza e l'ammortizzazione pressoria.

Costrizione del lume : la contrazione diminuisce la sezione del vaso andando a ridurre la compliance. Calo di distensibilit : la contrazione diminuisce la distensibilit del vaso andando a ridurre la compliance.

Utilit negli organi cavi : la contrazione del muscolo liscio abbina un'estrema lentezza, ad un elevato risparmio energetico, ad un'elevata forza contrattiva; tutto questo consente una maggiore utilit nella propulsione peristaltica. ORGANIZZAZIONE DELLE CELLULE MUSCOLARI : le cellule muscolari liscie di organizzano diversamente a seconda della presenza o meno di GAP junction o supercanali tra le cellule in muscolo unitario e muscolo multiunitario. Multiunitario : muscolo composto da una o pi cellule liscie innervate direttamente da una sinapsi neurale agenti in modo indipendente l'una dall'altrag poich non connesse da GAP Junctions Unitario o sinciziale : muscolo composto da molte cellule lisce collegate in un sincizio funzionale da gap junction, dove la contrazione di una cellula stimola la contrazione in un'altra. ORGANIZZAZIONE DELLE FIBRE CONTRATTILI LISCE : presente un fiitto reticolo ciroscheletrico bidimensionale di filamenti intermedi di desmina, che scorrono obliquamente allasse maggiore della cellula incrociandosi in inspessimenti di unione corpi densi sui quali prendono attracco i filamenti sottili di actina e tropomiosina, associati con i modulatori caldesmina e calponina, collegando un corpo denso ad uno subito limirtofo con la mediazione delle miosine, che collegano le actine dei due corpi densi. Miosina (filamenti pesanti): possiede una struttura lievemente differente a quella del muscolo scheletrico poich viene composta da un filamento pesante, con una testa contrattile lentamente ATP asica, e da due catene leggere : una catena essenziale ed una catena regolatoria fosforilabile che consente alla miosina di funzionare.

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Attivazione della miosina : normalmente la testa della miosina liscia ripiegata a gomitolo sul filamento pesante, tuttavia la fosforilazione della catena regolatora, provoca la distensione per repulsione elettrostatica della testa che cos pu interagire con la tropomiosina.

Actina, tropomiosin, caldesmone e calponina (filamenti leggeri): i filamenti sottili di actina dipartono dai corpi densi transmembrana per estendersi all'interno del citosol associati ai filamenti di troponina, caldesmone e calponina che la inibisconon in assenza di calcio.

Attivazione dell'actina : i filamenti di tropomiosina, associati all'actina con il caldesmone e la calponina, consentono di nascondere l'actina dall'interazione con la testa della miosina, fintantich, un calcio non leghi caldesmone e calponina consentendo la scopertura dell'actina dalla tropomiosina.

CONTRAZIONE DEL MIOCITA LISCIO : una contrazione di tipo enzimatico ATPasica, sfruttante lo sliding del'actina sulla miosina tramite colpo di potenza della sua testa, e terminante nella contrazione bidimensionale planare delle cellula liscia con ritrazione del suo volume anche del 40-80%, che viene attivata dalla regolazione calcio dipendente modulata dalla proteina calmodulina (e non la proponina come nel muscolo scheletrico). Rilascio del calcio ed inizio contrazione : la contrazione del muscolo liscio avviene tramite una doppia azione del calcio intracitosolico, aumentato dallingresso voltaggio dipendente oppure ingresso ligando dipendente.ossia, una disinibizione calciodipendente dell'actina, dalla troponina mediante caldesmone e calponina, e dalla fosforilazione della miosina mediante MLCK attivata complesso calmodulina-calcio, Attivazione mediante flusso di calcio attraverso sarcolemma : attivazione della contrazione mediante canali presenti sul sarcolemma, determinantisempre una variazione del potenziale trasmembrana del muscolo liscio che, in caso della presenza di canali voltaggio-dipendenti da origine a PDA (muscolo fasico) ed in assenza di canali voltaggiopidendenti da origine solo a depolarizzazioni della membrana (muscolo tonico)

Canali del calcio voltaggio-dipendenti: canali che innescano la contrazione permettendo lingresso del calcio in seguito alla variazione del potenziale di membrana Canali del calcio ligando dipendenti : canali che innescano o indeboliscono la contrazione permettendo lingresso di varie tipologie di ioni, in seguito al legame con un neuromodulatore.

Attivazione mediante flusso di calcio tramite reticolo sarcoplasmatico (dallinterno) : attivazione della contrazione mediante canali presenti sulla membrana del reticolo sarcoplasmatico, non determinanti alcuna variazione del potenziale transmembrana e quindi incapace di attivare PDA.

Canali del Calcio IP3 dipendenti : canali che, attivano la contrazione del muscolo liscio, posti sul reticolo sarcoplasmatico, capaci di liberare nel citosol il calcio del reticolo legando l'IP3 prodotto dalla via della fosfolipasi C attivata da recettori muscorinici o nicotinici 1. Canale acetilcolinergico muscarinico Canale noradrenergico 1

Canali della rianodina - RYR (dallinterno): canali che potenziano la contrazione del muscolo liscio, posizionati sul reticolo sarcoplasmatico, aperti dallinterazione del calcio con un loro sito attivo intracitosolico, determinando un rinforzo positivo della concentrazione del calcio.

Meccanismo a chiavistello della contrazione : contrazione caratterizzata da una estrema lentezza nella reazione ATPasica di degradazione della ATP che porta la testa della miosina a permanere ancorata saldamente all'actina tramite cross-junctions determinando :

Durata della singola contrazione elevata : la durata della contrazione liscia di 30 volte maggiore di quella del muscolo scheletrico, cio di 1-3 secondi. Contrazione a maggiore forza : l'associazione tra miosina ed actina estremamente resistente.

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Basso rapporto energia/durata contrattiva : per la medesima durata di contrazione il muscolo liscio consuma 1/300 dell'energia di quello striato. Modulazione della contrazione : la forza contrattiva pu essere modula in base al numero di miosine attivate.

Inizio della contrazione per aumento della concentrazione del calcio intracellulare : Accoppiamento elettromeccanico : la depolarizzazione dl sarcoplasma in seguito a ligando o correnti elettrotoniche genere lapertura dei canali del calcio sarcoplasmatici voltaggiodipendenti e lapertura dei canali della rianodina del reticolo sarcoplasmatico, determinando laumento del calcio intracitosolico.

Accoppiamento chimico-meccanico : una cascata di messaggeri chimici interna alla cellula (IP3 e DAG) causa lapertura dei canali del calcio sarcoplasmici e della membrana plasmatica che aumentano la concentrazione del calcio intracitosolico. Convergenza delle vie sulla contrazione calciodipendente : 1. La concentrazione intracitosolica di calcio aumenta e si ha, parallelamente un aumento de complessi calmodulina-Ca. 2. Il calcio modifica la calponina ed il caldesmone che spostano la tropomiosina scoprendo l'actina mentre i complessi calmodulina-Ca attivano la MLKC 3. La MLKC attivata fosforila la catena regolatoria della miosina che distende la testa e si attiva. 4. La testa della miosina lega l'ATP e la fosforila andando a cambiare stato della testa 5. Il complesso miosina-ADP-Pi va a legare l'actina con un legame crossling saldo. 6. Il complesso miosina-ADP-Pi perde il Pi e cambia conformazione causando il colpo di potenza che sposta l'actina sulla miosina. 7. Il complesso miosina-ADP va a scambiare ADP con ATP mantenendosi legata all'actina per un tempo lungo, senza idrolizzate l'ATP. 8. Ia testa della miosina idrolizza l'ATP e si stacca dall'actina permettendo il suo ritorno nella conformazione ad alta energia. Dimiuzione del calcio : dopo londa di calcio questo viene diminuito da pompe sarcolemmali che lo espellono nellambiente extracellulare, come lo scambiarore calcio/Na e di pompe ATPasiche, e da pompe sarcoplasmatiche che lo immagazzinano nel reticolo sarcoplasmatico. Fine della contrazione e diminuzione del calcio : la contrazione finisce per doppia azione del calcio, ossia, quando la concentrazione di calcio intracitosilico scende, si ha una defosforilazione della miosina ad opera di una miosina fosfatasi costitutivamente attiva, e parallelamente una inibizione del sito attivo dellactina mediante disinibizione della tropomiosina , del caldesmone e della calponina. Fattori condizionanti la contrazione del muscolo liscio :

Energia della cellula : un calo dell'energia a disposizione del muscolo liscio causa una bassa concentrazione citosolica di ATP, a sua volta determinante l'imnpossibile distacco della miosina dall'actina. Concentrazione del calcio : una diminuzione della concentrazione del calcio porta ad un'incapacit nel perseguire alla contrazione muscolare per : Disinibizione dell'actina : la tropomiosina e la troponina, in assenza di calcio, causano una permanente inibizione dell'actina. Fosforilazione della miosina la miosina, in assenza di complessi calmodulina-Ca, non pu essere fosforilata e quindi attivata.

EFFETTO DEI VARI NEUROTRASMETTITORI SULLA CONTRAZIONE DLE MUSCOLO LISCIO :

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Noradrenalina e recettori eccitatori : la noradradrenalina del sistema nervoso ortosipatico agisce dui recettori della tonaca muscolare liscia dei vasi, della pupilla, dellapparato gastrienterico e degli sfinteri, causando un aumento della contrazione del muscolo liscio. Recettori 1 (via della fosfolipasi C) : sono dei recettori 7TM che vanno ad attivare una Gs stimolatoria che attiva una fosfolipasi C e causa la formazio e di DAG e IP3 entrambi responsabili dellapertura dei canali sarcoplasmatici IP3 dipendenti del calcio, che causa la contrazione del muscolo. Recettori 2 (via della cAMP) : sono dei recettori 7TM che vanno ad attivare una Gi inibitoria che diminuisceil livello del cAMP intracitosolico provocando la disattivazione della PKA; che non pi in grado di stimolare le pompe di sequestro del calcio e di attivare le fosfatasi inibitorie della miosina; questo causa una non inibizione delle contraizone che si continua nel tempo.

Adrenalina e recettori inibitori : ladrenalina del sistema surrenalico midollare (branca dellortosimpatico) agisce dui recettori inibitori del muscolo liscio arteriolare del distretto muscolare striato ed epatico, determinando diminuzione della contrazione e vasodilatazione arteriolare. Recettori 1 e 2 (via della cAMP) : sono due recettori 7TM, dalla medesima funzione inibitoria, in grado di attivare una stessa Gs eccitatoria delladenilato ciclasis in grado di aumentare il cAMP intracitosolico provocando lattivazione della PKA responsabile della inibizione della contraizone per via dellattivazione della fosfatasi della miosina e delle pompe per il sequestro del calcio dal citoplasma.

Acetilcolina e recettori muscarinici M : lacetilcolina del sistema nervoso parasimpatico va ad agire sui recettori M3 e M4 eccitatori del muscolo liscio bronchiale, gastroenterico ed oculare, provocando la stimolazione di G protein con effetti identici . Recettori M3 (via della cAMP) eccitatori : sono recettori 7TM accoppiati con una G protein inibitoria in grado di ridurre il cAMP e lattivit della PKA provocando una contrazione del muscolo liscio Recettori M4 (via della fosfolipasi C) eccitatoria : sono recettori 7TM accoppiati con una G protein eccitatoria in grado di indurre DAG e IP3 che provocano un aumento del calcio ed una contrazione dle muscolo liscio.

Acetilcolina e effetto vasodilatatore : effetto indiretto dellacetilaoclina, mediato dallendotelio, nel quale il suo legame con i recettori muscarinici endoteliali provoca un aumento del calcio intracitoplasmatico e, grazie a questo, un aumento della produzione endoteliale di NO, che diffonde nel muscolo liscio circostante determinando vasodilatazione. Angiotensina II : va ad agire sui recettori AT1 che attivano la via della fosfolipasi C, determinando una contrazione del muscolo liscio. Gastrina e CCK : vanno ad agire su recettori 7TM accoppiati con la fosfolipasi C determinando la contrazione del muscolo liscio. Ossitocina : va ad agire si recettori 7Rm accoppiati con la fosfolipasi C determinanti una contrazione del muscolo liscio molto intensa. Vasopressina : va ad agire su recettori V1A, accoppiati alla fosfolipasi C, in grado di generare una contrazione del muscolo liscio molto intensa. Estrogeni : va ad aumentare la trascrizione dei recettori per lossitocina, determinando una maggiore forza contrattiva in seguito a controllo ipofisario. Trombossano e prostaciclina : vanno ad agire su recettori 7T che per il trombossano attivano la via della fosfolipasi C e quindi la contraizone del muscolo liscio, mentre per la prostaciclina vanno ad attivare la via della cAMP, e quindi la dilatazione del muscolo liscio.

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Endotelina : va ad agire su un recettore ET-A dellecellule muscolari liscie arteriolari provocando, tramite fosfolipasi C una potente zione vasocostrittrice. Ossido nitrico : va ad agire su reettori del muscolo liscio aumentanti la concentrazione di cGMP intracitosolica, provocando una diminuzione della contrazione per una riduzione della concentrazione del calcio intracitosolico, ed una desensibilizzazione della proteine miofibrillari, entrambe generate da una chinasi dipendene da cGMP. CELLULA ENDOTELIALE : la cellula piatta ed ovoidale, lievemente contrattile, che possiede le funzioni fondamentali di garantire la separazione tra sangue e ambiente interstiziale, di regolare il passaggio molecolare e particolato tra plasma e fluido interstiziale, di regolare la vasodilatazione, la fluidit del sangue e la composizione del plasma, formando un sottile strato epiteliosimile endotelio componente la porzione interna dei vasi (in diretto contatto con il sangue) Ruolo anticoagulativo dellendotelio : lendotelio, oltre a mantenere separate piastrine e collagene interstiziale consente, tramite la continua secrezione di prostacicline (in condizioni normali) linibizione dellazione coagulativa delle piastrine Ruolo coaugulativo e proinfiammatorio dellendotelio : una lesione o semplice irritazione chimico-meccanica delle cellule endoteliali pu culminare nella prosuzione di mediatori quali trombossani e prostaglandine in grado di stimolare la chemotassi leucocitaria e lazione piastrinica coagulativa. Regolazione della vasodilatazione : lendotelio pi partecipare al fenomeno della vasodilatazione o vasocostrizione sia in modo diretto, tramite propria azione contrattile, sia in modo indretto, tramite secrezione di agenti vasodilatativi. Azione diretta dellendotelio : lepitelio possiede una certa capacit contrattile attraverso lo scheletro actinico che gli consente di ridurre il proprio lume in caso di iperossigenazione o eccessi pressori. Azione indiretta (sengalatoria) dellendotelio : lendotelio possiede la capacit di stimolare in condizioni di stress una vasodilatazione del muscolo liscio per aumentare la conduttanza e ridurre la resistenza vasale Ossido nitrico : il semplice stress da scorrimento degli eritrociti sul foglietto interno dellendotelio, porta allo stiramento di fibre da stress tese tra le giunzione cellulari i grado di stimolare lattivazione di chinasi responsabili della via IP3K, terminante nellattivazione dellossido nitrico sintasi e della liberazione nellinterstizio di ossido nitrico vasodilatativo. Adenosina : meccanismo che permette di segnalare uneventuale mancanza di ossigeno attraverso laccumulo extracellulere di precursori delladenosina trifosfato, a propria volta stimolante la vasodilatazione in tutti i tessuti del corpo (a parte nel tessuto cerebrale dove vige protagonista lossigeno e gli ioni idrogeno) Regolazione della permeabilit capillare : tra le giunzioni aderenti delle cellule endoteliali sono poste delle fibre actiniche accorciabili stress fibers in grado di tendere i lembi delle cellule endoteliali allargando le porosit preesistenti fra membraneg; questo consente il passaggio di grosso particolato, quali granulociti, macrofagi ed eritrociti (in tessuti con emocateresi) Regolazione della composizione del plasma : la superficie luminale della membrana plasmatica endoteliale possiede numerosi ectoenzimi in grado di elaborare e scindere componenti del plasma (sono principalmente rappresentate da lipasi e proteasi di vario grado ed utilit) Enzima convertente langiotensina : enzima che converte langiotensina 1 in angiotensina 2, localmente molto pi attiva. Enzima lipasico : enzima in grado di scindere i trigliceridi contenuti allinterno delle LDL, delle VLDL e dei chilomicroni in glicerolo e acidi grassi a cartena libera di facile assorbimento.

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CELLULE DEL SANGUE :

SANGUE : il sangue un tessuto fluido scorrente nel sistema circolatorio ad opera dellattivit di pompa volumepressione cardiaca, composto da un sospensione di elementi figurati eritrociti, leucociti, piastrine e frammenti cellulari in una soluzione acquosa-collodale di proteine, metaboliti ed elettroliti solubili plasma rappresentante quasi la totalit del sangue; esso possiede la funzione di trasportare metaboliti alle cellule (principalmete ossigeno) e di sottrarre alle stesse i prodotti catabolici di rifiuto (principalmente azoto e anidride carbonica) mantenendo costante la composizione del fluido interstiziale, di veicolare i messaggi tra cellule (composti da ormoni o particolari prodotti di segnalazione) e di permettere il circolo di fattori immunitari nellorganismo. DATI FISICI DEL SANGUE : Ematocrito : per persone normali a temperature standard ed altezza del mare 46-47% nelluomo e 42% nella donna Volume del sangue : in media ammonta ad 8 litri . Peso del sangue : il sangue rappresenta l8% del peso del corpo. Densit del sangue : il sangue sempre pi denso dellacqua pura, con un valore di 1058 g/L - Densit del plasma : 1026 g/L - Densit dei globuli rossi : 1097 g/L Viscosit del sangue : ha un valore particolare poich, a differenza di un fluido newtoniano, data la sua natura di soluzione colloide, aumenta allaumentare della velocit di scorrimento dei globuli rossi. CONTENUTO CELLULARE DEL SANGUE (MEDIO) : Conta eritrocitaria : 5,2 milioni/mm nel maschio e 4,7 milioni/mm nella donna Conta piastrinica : circa 300000/mm Conta leucocitaria : circa 8000/mm COMPOSIZIONE DEL PLASMA : il plasma sanguigno una soluzione acquosa di elettroliti, proteine e piccole molecole metaboliche e cataboliche componente il 55-53 % del volume ematico, in grado di consentire lo scambio molecolare tra sangue e liquido interstiziale, principalmente per movimento termico molecolare nel solvente, veicolando tutte le sostanze non chelabili dalla parte corpuscolata del sangue; la sua composizione altamente controllata dal corpo e pressoch costante. CONTENUTO PROTEICO DEL PLASMA : il plasma contiene un 8-7 % di proteine derivate dallattivit biosintetica e metabolica delle cellule separabili tramite azione elettroforetica in quattro famiglie principali : albumina e globuline (alfa, beta, gamma o anticarbi) che mediano alcune funzioni generiche molto importanti del sangue : Funzione trombotica-emostatica : proteine come il fibrinogeno, contenuto a concentrazione di 0,5g/100ml, possiede unimportante funzione coagulativa che si esplica nella sua polimerizzazione in coaguli di fibrina. Funzione tampone ormonale-cofattoriale : le proteine plasmatiche, in particolare lalbumina, hanno la capacit di chelare molecole idrosolubili, liposolubili o anfipatiche, andando a formare una sorta di serbatoio proteico che le rilascia solamente quando la loro concentrazione scende sotto a determinati valori; esse quindi mantengono costante la concentrazione ematica di talune sostanze. Numeri del tampone ormonale : normalmente circa il 95-90% degli ormoni endocrinisistemici circolanti nel sangue vengono complessati a proteine plasmatiche.

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Funzione di tampone a pH : alcune proteine estremamente cariche, come lemoglobina, vanno a formare un tampone salino nelle zone a pi alta concentrazione di CO2 (e a pi alto pH) mantenendo costante il pH dei tessuti ad alto metabolismo ed a bassa perfusione, consentendo un inalterata funzionalit cellulare. Funzione oncotica regolante la pressione netta di filtrazione : le cariche veicolate dalle proteine, e la loro dimensione, consentono loro di esercitare una forte azione osmotica tendente a sviluppare gradienti pressori ovunque vi siano gradienti osmolari proteici. PORZIONE ERITROCITARIA DEL SANGUE : il sangue contiene un numero medio di 5 milioni di globuli rossi, 5,2 milioni nelluomo e 4,7 milioni nella donna, veicolanti 15 g/100ml di emoglobina nelluomo e 14g/100ml nella donna, evitando che essa venga dispersa nellinterstizio e nel glomerulo renale, con la capacit teorica massima di trasporto di 20 ml di ossigeno in un uomo e 19 ml di ossigeno nella donna allinterno di tutto il sangue. ERITROCITA : cellule metabolicamente inattive e prive di nucleo, creati tramite il processo di eritropoiesi da precursori midollari eritrocitari, possedenti la struttura di un sacco di membrana plasmatica a ciambella biconcava, con diametro medio di 7,8 um, spessore maggiore di 2,5 um e spessore minore di 1 um, ripieni, ciascuna, da una concentrazione di emoglobina di 34g/100ml ossia e da una certa quantit di anidrasi carbonica; tutti i globuli rossi normali vengono lisati da una conentrazione di NaCl tra 0,35-0,5%. Funzione di trasporto di ossigeno complessato : il gruppo eme dellemoglobina consente il complessamento ed il trasporto di una molecola di ossigeno, in modo da aumentare la PO2 del semplice plasma enormemente. Funzione catalisi del trasporto di anidride carbonica : enzima che consente di velocizzare il processo di dissoluzione plasmatica dellanidride carbonica in ione bicarbonato; in modo da aumentarne enormemente il trasposto dalle cellule al polmone e da creare lefficiente tampone basico del sangue. Deformazione eritrocitaria nella circolazione capillare : leccesso di membrana di qui sono dotati i globuli rossi, con la loro forma a disco biconcavo, consente loro unelevata flessibilit senza il rischio di lisi, che li permette un flusso facile anche attraverso capillari molto stretti (5-4 um). ERITROPOIESI : fenomeno di replicazione e maturazione cellulare, proprio solo di alcuni organi eritropoietici, dove dei progenitori emopoietici totipotenti si sviluppano progressivamente, stimolati da particolari ormoni, per generare una quantit di eritrociti in grado di mantenere un adeguata ossigenazione dei tessuti, senza rendere il sangue troppo viscoso. ORGANI ERITROPOIETICI : Prime settimane di vita : il sacco vitellino produce la principale quantit di ertitrociti. Secondo trimestre di vita : fegato, milza e linfonodi sono le principali stazioni si emopoiesi Primi 5 anni di vita extrauterina : il midollo osseo di tutte le ossa molto attivo nella produzione emopoietica Primi vent'anni di vita : il midollo del femore possiede ancora attivit emppoietica Tutta la vita : il midollo osseo delle ossa piatte - sterno, vertebre, ossa iliache e coste - sono ancora attive nella produzione emopoietica, anche se destinate a diminuire lentamente la loro attivit in vecchiaia. CELLULE DELL'ERITROPOIESI : Cellule staminali totipotenti : cellule capaci di generare in potenza tutti gli elementi figurati dl sangue e permanenti negli organi emopoietici tramite un'autorigenerazione costante. Cellule formanti colonie eritrocitarie : cellule staminali orientate specificamente nel differenziarsi in proeritroblasti e nel produrre altre cellule formanti colonie eritrocitarie.

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Proeritroblasto : cellula staminale di grosse dimensioni gi avviata nella produzione del macchinario necessario alla formazione dell'eritrocita; sono le cellule che aumentano il fenomeno dell'eritropoiesi da anossia. Eritrocita basoliflo : cellula specializzata ancora replicante dotata di un grosso macchinario proteico per la sintesi di nuova emoglobina. Reticolocita : cellula posedente una concentrazione di emoglobina del 34%, caratterizzata dall'assenza di nucleo e reticolo endoplasmatico, ma possedente un apparato di golgi, mRNA, ribosomi sparsi e qualche mitocondrio per terminare la sintesi dell'emoglobina; questa cellula esce ancora immatura dai sinusoidi midollari tramite diapedesi nel circolo sanguigno, ma diviene prestissimo eritrocita, quindi la sua concentrazione plasmatica dell'1% ORMONI REGOLANTI L'ERITROPOIESI : tutti i fenomeni emopoietici sono regolati da una moltitudine di fattori in grado di stimolare o limitare la concentrazione ematica di talune cellule. Induttori di crescita : fattori ormonali che determinano la moltiplicazione ma non la differenziazione di una determinata cellula staminale emopoietica.

IL-3 : induttore di crescita efficiente su quasi tutti i precursori emopoietici

Induttori di differenziazione : fattori ormonali in grado di stimolare ed accelerare la differenziazione di taluni precursori in determinati tipi cellulari.

Eritropoietina : ormone glicoproteico da 43kDa sintetizzato al 90 % dal parenchima renale e al 10 % dal parenchima epatico, in risposta alla produzione di HIF1 da lieve anossia degli stessi tessuti, responsabile dell'aumento della concentrazione eritrocitaria nel giro di 5 giorni mediante la stimolazione della produzione di proeritroblasti, da parte delle cellule staminali eritropoietiche, e l'accelerazione della loro maturazione allo stadio di reticolociti.

COFATTORI ESSENZIALI PER L'ERITROPOIESI : sono due vitamine fondamentali per la sintesi della timidinatrifosfato, e quindi per la sintesi del DNA - acido folico e vitamina B12 - la cui carenza porta rallentamento dell'eritropoiesi ed ad un rigonfiamento a palla delle cellule eritroidi - macrociti - che sono ancora in grado di trasportare correttamente l'ossigeno, tuttavia, possiedono una vita pari ad 1/3 dei normali eritrociti Carenza di fattore B12: questa carenza si sviluppa dalla carenza del fattore intrinseco gastrico capace di chelare l'acido folico per proteggerlo dai succhi gastrici; tuttavia, siccome il fegato conserva 1000 volte la dose giornaliera di 1-3 ug/die allora un'eventuale sintomatologia da carenza insorge dopo 3-4 anno. SINTESI DELL'EMOGLOBINA : un fenomeno che porta a riempire completamente il citoplasma eritrocitario di emoglobina, sino alla concentrazione di 34%, iniziato presso i proetritroblasti e terminato presso i reticolociti quand'essi sono gia nel circolo sistemico. 1. 2. 3. 4. 5. Il succinil-CoA va a legarsi con una glicina per formare una molecola di pirrolo 4 pirroli si combinano per formare una molecola di protoporfirina IX La protoporfirina IX si combina con il ferro per formare la molecola di eme Ogni molecola di eme si combina con una globina sintetizzata dai ribosomi formando l'emoglobina Le quattro catene di emoglobina si uniscono a formare la molecola di emoglobina completa.

Legame con l'ossigeno : ciascun gruppo eme capace di legare debolmente l'ossigeno molecolare (non ionizzato !) attraverso un legame di valenza del ferro, quindi, avendo l'emoglobina 4 catene proteiche con 1 gruppo eme ciascuna, pu legare 4 molecole di ossigeno quando la PO2 elevata, cio nel polmone, e pu rilasciare 4 molecole di ossigeno quando la PO2 bassa, cio nei tessuti ad elevato metabolismo. METABOLISMO DEL FERRO : la quantit di ferro immagazzinata nell'organismo di circa 4-5g, dei quali il 65% in emoglobina, il 30-35% sotto forma di depositi, il 4% come mioglobina, l'1% come vari composti simili all'eme e allo 0,1% circolante come proteina plasmatica transferrina.

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Assorbimento o riciclo del ferro : il ferro viene assorbito dal contenuto intestinale e dall'emoglobina endogena tramite il suo legame con l'apotrasnferrina, che complessata con il ferro diviene trasnferrina, riversata poi nel torrente ematico per depositarsi o per essere utilizzata.

Assorbimento intestinale : il fegato rilascia una quantit di apoferrina nella bile paragonabile alla carenza di ferro che, una volta chelato il ferro libero o dall'emoglobina e mioglobina ingerita, viene transcitata dagli enterociti nel torrente ematico. Cateresi dell'emoglobina : quando il sistema reticolo-macrofagico del fegato e della milza va ad assorbire ed a degradare l'eme, il ferro viene chelato come trasferrina plasmatica poi riversata nel torrente circolatorio.

Regolazione della concentrazione del ferro : la quantit del ferro libero e chelati nelle cellule e nel plasma viene principalmente regolata tramite riduzione o aumento della secrezione di apotransferrina da parte del fegato, aumentandone o diminuendone l'assorbimento. Deposito del ferro nell'organismo : una volta riversato nel sangue come transferrina il ferro non utilizzato immediatamente viene immagazzinato nel fegato e nelle cellule del midollo osseo sotto forma di ferritina o emosiderina, per poi essere rilasciato lentamente come transferrina quando la sua quantit scende.

Deposito di ferritina : la ferritina una proteina carica molto flessibile in grado di immagazzinare varie quantit di ferro nella propria struttura molecolare, formando piccoli granuli (quasi invisibili) disposti all'interno del citoplasma degli epatociti. Deposito di emosiderina : l'emosiderina la forma di deposito entrante in gioco quando sono state esaurite tutte le apoferritine citoplasmatiche, formando depositi di grosse dimensioni e ben osservabili.

Utilizzo della ferritina per l'eritropoiesi : gli eritroblasti possiedono dei recettori di membrana con un elevatissima affinit per la transferrina, andando ad immagazzinare quasi tutto il ferro che incontrano per sintetizzare l'eme. Escrezione del ferro : in condizioni normali, nell'uomo l'escrezione fisiologica principale avviene tramite via fecale per perdita di transferrina - 0,9, tuttavia, nella donna l'escrezione fisiologica principale avviene tramite via vaginale per mestruo - 1,3 um. VITA DEI GLOBULI ROSSI ED EMOCATERESI : anche se gli eritrociti possiedono molti enzimi in grado di evitare la perossidazione lipidica della propria membrana, il loro invecchiamento inevitabile, e dopo 120 giorni di vita circolatoria vanno invariabilmenente incontro alla lisi esplosiva nel passaggio per i stretti sinusoidi lienali (circa 3um) o alla distruzione intracellulare macrofagica da captazione circolatoria, principalmente nelle cellule di Kupfer del fegato e nei macrofagi lienali. Catabolismo dell'eme : quando l'emoglobina viene catturata dalle cellule del sistema reticolo-macrofagico, queste degradano rapidamente la struttura proteica e liberano il gruppo eme all'interno del citosol, qui viene separato in protoporfirina IX, che viene espulsa come bilirubina nella bile, ed in ferro libero, che viene espulso nel sangue come transferrina. PIASTRINE ED EMOSTASI : EMOSTASI : fenomeno in grado di bloccare la fuoriuscita di sangue e plasma da eventuali lacerazione vasali , e di iniziare il processo di riparazione tissutale, tramite l'azione congiunta di pastrine, fibrinogeno, vasocostrizione e rigenerazione endotelio-fibroblastica. VASOCOSTRIZIONE : fenomeno occorrente nella muscolatura liscia e nell'endotelio dei vasi dove l'endotelio sia lesionato o irritato, tramite un'azione autonoma delle cellule liscie, un'azione di segnalazione dell'endotelio ed una stimolazione ortosimpatica doloremediata. Contrazione automatica del muscolo liscio locale : viene automaticamente evocata dalla lesione dell'endotelio subito in profondit rispetto alla tonaca muscolare.

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Contrazione segnalatore mediata del muscolo liscio : il danneggiamento delle cellule endoteliali porta alla liberazioni di fattori come il trombossano A (liberato dalle piastrine) in grado di stimolare una forte vasocostrizione locale. Riflesso dolorifico-ortosimpatico : un evenutale segnalazione dolorifica risalente al midollo spinale, pu comportare una vasodilatazione abbastanza generale del settore interessato al danno. TAPPO PIASTRINICO : formazione di un agglomerato molle di piastrine in rapida ritrazione, per opera di una cascata di attivazione e adesione di un gran numero di piastrine, che a loro volta fanno aderire altre piastrine, con un meccanismo a feedback positivo, in grado di fermare la fuoriuscita di sangue nelle piccole lacerazioni endoteliali e di stimolare la coagulazione fibrinogeno mediata.

Importanza delle piastrine nelle piccolissime lesioni : tutti i vasi possiedono, giornalmente, un grandissimo numero di lacerazioni microscopiche della propria parete, che vengono normalmente riparate dall'adesione o dalla fusione delle piastrine con la stessa membrana delle cellule endoteliali, andando, cos ad espanderne le dimensioni.

Piastrine : minuscoli frammenti cellulari di 1-4um di diametro, formati dalla frammentazione ematica e midollare dei megacariociti (loro cellule emopoietiche progenitrici), contenuti nel sangue con una concentrazione di 150000300000/mm3 e possedenti un emivita di soli 8-12 giorni, che si comportano come i principali elementi stimolanti la coagulazione, il restringimento e la riparazione della falla vascolare mediante i loro composti intracitosolici e transmembrana. Caratteristiche intracitosiliche :

Fibre citoscheletriche contrattili : sono filamenti di actina, miosina e trompostenina che premettono una contrazione della piastrina una volta che questa aderita alla membrana delle cellule endoteliali e al tessuto connettivo. Residui di ER e Golgi : servono per sintetizzare molti enzimi e per immagazzinare varie quantit di Calcio. Mitocondri e sistemi glicolitici : sino in grado di sintetizzare grandi quantit di ADP ed i ATP, e di mediatori ormonali per la coagulazione - prostaglandine e stabilizzatore della fibrina - vasocostrizione e rigenerazione dei tessuti - fattore di crescita (TGFb)

Caratteristiche di membrana :

Glicoproteine selettivamente adesive : la membrana piastrinica possiede proteine in grado di scivolare sull'endotelio integro, ma di agganciarsi saldamente all'endotelio danneggiato al collageno scoperto interstiziale. Fosfolipidi : la membrana piastrinica possiede proteine in grado di facilitare il processo coagulativo quand'esso necessario.

1. Le piastrine entrano in contatto con il collageno extravascolare aderendovi mediante il fattore di willebrand, liberato nell'ambiente extravasale dal plasma sanguigno, andando ad acquisire una forma irregolare con numerosi pseudopodi estroflessi, e rendendo la propria membrana molto pi adesiva. 2. Le proteine contrattili delle piastrine di ritraggono provocando la secrezione id trombossano A e di ADP, stimolando l'adesivit ed il cambiamento conformazionale in altre piastrine che si attaccheranno a propria volta alle piastrine gi adese. 3. I filamenti di fibrina cominciano ad attaccarsi alle piastrine creando una polimerizzazione progressiva del coagulo FORMAZIONE DEL COAGULO DI SANGUE : formazione progressiva polimerica di un tappo fibroso emostatico di fibrina, circondante piastrine, eritrociti e plasma, dopo i successivi 2 minuti (vasi pi piccoli) a 20 secondi (vasi pi grandi) dalla lesione, ad opera di uno squilibrio locale nell'equilibrio dei fattori procoagulanti ed anticagulanti creato dall'endotelio lacerato, dalle sostanze plasmatiche o dalle piastrine, che in 3-6 minuti blocca completamente l'emorragia vasale, fissando il coagulo nella successiva ora tramite la ritrazione del tappo fibrinico.

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Coagulo : rete di filamenti di fibrina orientati in tutte le direzioni e collegati da legami idrogeno e legami covalenti crociati, intrappolanti piastrine, globuli rossi e siero, che aderisce con efficienza ai lembi del danno vascolare con la funzione di impedire un ulteriore efflusso sanguigno e di avvicinare i lembi lacerati per una successiva saldatura permanente Coagulazione come squilibrio di fattori pro e contro coagulazione : lo stato coagulativo del sangue dipende dall'equilibrio tra fattori anticoagulanti o procoagulanti circolanti; normalmente nel sangue sono presenti pi fattori anticoagulanti in modo da rendere pi fluido il sangue ed impedire una coagulazione intravasale disseminata. SUCCESSIONE DI FASI NEL MECCANISMO COAGULATIVO : il meccanismo coagulativo una successione di 3 step altamente regolati - formazione del complesso protrombinico, formazione della trombina, trasformazione del fibrinogeno - in grado di assicurare solamente un'attivazione pertinente di tale reazione, ossia nei confronti di danni alla superficie cellulare endoteliale.

Fattore limitante della reazione di coagulazione : la reazione fdi coagulaizone possiede come fattore limitante la formazione dell'attivatore protrombinico, poich gli ulteriori passaggi della reazione di formaizone della trombina sono piuttosto veloci.

Formazione del complesso attivante la protrombina : fenomeno attivato da una via intrinseca o estrinseca in caso di danno all'endotelio, alterazione sanguigna od un contatto sangue-collageno e responsabile della conversione calciodipendente della protrombina in trombina attiva, andando ad iniziare il fenomeno coagulativo Imp : entrambe le vie che portano all'attivazione del fattore attivante la protrombina sono dipendenti da una cascata proteolitica attivante l'attivatore. Via estrinseca : via originata dal contatto del fattore tissutale con il plasma tramite la comunicazione plasmainterstizio, dalla velocit esplosiva capace di otturare un danno anche in 15s 1. La lesione permette al fattore tissutale di liberarsi nel plasma andando a combinarsi con il fattore VII, formando una lipoproteina proteolitica attivata. Fattore tissutale : fattore composto da fosfolipidi ed una lipoproteina proteasica, in grado di clivare attivando il fattore X, presente in tutti i tessuti tranne che nell'endotelio. 2. Il composto protelitico fattore tissutale-fattore VII, in presenza di calcio, va a causare una proteolisi attivante sul fattore X rendendolo fattore Xa attivo. 3. Il fattore Xa attivato si combina con il fattore V, fosfolipidi piastrinici e fattore tissutale per formare i complesso attivante la trombina. 4. Il fattore attivante la trombina, in presenza di calcio, va a scindere la protrombina in trombina attiva. 5. Feedback positivo : la trombina attivata attiva proteoliticamente il fattore V e lo stesso attiva ulteriore trombina. Via intrinseca : via originata dal contatto plasma collagene interstiziale o da un danno considerevole delle piastrine e del sangue, dalla cinetica pi lenta capace di otturare un vaso in 1-6 minuti. 1. Con un danno alle piastrine o al sangue, quando il fattore XII va in contatto con collagene o con una superficie bagnabile diviene un enzima proteolitico ativato; quando invece le piastrine subiscono un danno dal sangue o si agganciano al collagene tissutale, causano la liberazione del fattore piastrinico 3. 2. Il fattore XIIa proteolitico attivato, assieme alla precallicreina e alchininogeno ad alto peso molecolare, va a clivare attivando il fattore XI 3. Il fattore Xia proteolitico attivato va a clivare il fattore IX attivandolo 4. Il fattore IXa proteolitico attivato si compone con il fattore VIII, con i fosfolipidi piastrinici, e con il fattore piastrinico 3 per attivare il fattore X 5. Il fattore Xa si combina con il fattore V per formare l'attivatore protrombinico che inizia in pochi secondi a scindere la protrombina in trombina.

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Calcio nelle vie estrinseche ed intrinseche : il calcio un cofattore enzimatico proteolitico essenziale per consentire la cascata di segnalazione attivante la protrombina. Conversione della protrombina in trombina : processo a cinetica estremamente veloce e calciodipendente che porta ad una rapida trasformazione della protrombina in trombina coagulativamente attiva e alla formazione di Fattore V attivati (per la reazione di feedback positivo del coagulo)

Importanza delle piastrine nella conversione protrombinica : le piastrine fanno aderire sulla propria membrana, e quindi concentrare nella zona di lesione del vaso, grandi quantit di protrombina inattiva, dando inizio alla coagulaizone nel punto esatto.

Protrombina : proteina plasmatica molto instabile, sintetizzata dal fegato con la vitamina K e continuamente consumata nei tessuti periferici, facilmente scindibile nell'enzima proteolitico trombina; la sua concentrazione nel plasma di 15mg/dL Trombina : enzima proteolitico di scarsa attivit, capace di clivare 4 peptidi di basso peso dal fibrinogeno, trasformandolo in monomeri di fibrina, e di attivare proteoliticamente il fattore stabilizzante la fibrina, andando a costruire un forte e resistente coagulo in 15-20s.

Azione a feedback positivo della trombina : la trombina, da sola, capace di espandere il processo coagulativo al sangue circostante tramite due effetti particolari : l'attivit proteolitica su altra trombina e l'attivit attivante fattori coagulativi attivanti le piastrine - fattore VIII, IX, X, XI, XII.

Conversione del fibrinogeno in fibrina e formazione del coagulo : reazione della durata di 15s - 6minuti nella quale la grandissima quantit di trombina plasmatica attua una veloce trasformazione di fibrinogeno in fibrina, a sua volta polimerizzante direttamente in lunghi filamenti cross-linked fra loro. Fibrinogeno : peptide di grosse dimensioni (molto poco permeabile per la membrana vascolare) sintetizzato dal fegato e presente nel plasma ad una concentrazione da 100-700 mg/dL, che pu essere clivato dalla trombina per trasformarlo in fibrina . Fibrina : proteina filamentosa di grosse dimensioni in grado di polimerizzare con altra fibrina a formare nel giro di pochi secondi lunghissime fibre incrociate in un reticolo coagulativo

Fattore stabilizzante la fibrina : fattore presente in piccole quantit nelle globuline plasmatiche ma in grande quantit nelle piastrine, in grado di stabilizzare i legami idrogeno tra i monomeri di fibrina e di creare una gradne quantit di legami covalenti crociati tra molecole di fibrina.

Ritrazione del coagulo : operazione molecolare di 20-60 minuti, dipendente esclusivamente dall'azione delle piastrine, durante il quale il coagulo di fibrina si ritrae e si compatta espellendo una grande quantit di liquidi siero - all'esterno della sua trama, indurendo e migliorando l'isolamento del vaso.

Secrezione del fattore stabilizzante la fibrina : la continua secrezione di fattore stabilizzante la fibrina da parte delle piastrine intrappolate nel coagulo porta all'aumento dei legami crociati tra fibrine. Azione spremente delle piastrine : le piastrine aderiscono con i propri pseudopodi sulla fibrina stessa e, attivando la trombostenina, actina e miosina, si contraggono addensando il reticolo del coagulo e avvicinando i lembi dela lacerazione vasale.

DESTINO DEL COAGULO : un coagulo, dopo essersi formato, pu andare in contro ad un processo di dissoluzione o ad una invasione di fibroblasti, in grasso, in entrambi i casi, di risolvere la situazione coagulativa. Invasione di fibroblasti : in un coagulo suturante un'effettiva falla vascolare si ha, nel giro di poche ore, un'invasione ed una replicazione fibroblastica, attivata dai fattori di crescita secreti anche dale piastrine, in grado di riorganizzare cicatrizialmente la falla in poche settimane.

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Dissoluzione del coagulo : quando il coagulo viene riorganizzato cicatrizialmente o quando viene a trovarsi pericolosamente in piccoli capillari periferici, interviene un processo fibrinolitico per mezzo della plasmina, in grado di dissolvere in breve tempo il coagulo.

Plasminogeno : euglobina corrispondente alla forma inattiva di un potente enzima proteolitico - plasmina, che viene generalmente intrappolare nella rete di un coagulo quand'esso si forma, ma che viene attivata dall'attivatore tissutale del plasminogeno (secreto dalle cellule endoteliali) solamente quando tale coagulo necessita di essere distrutto; essa degrada fibrina, fibrinogeno, protrombina, fattore V, fattore VIII e fattore XII.

FATTORI ANTICOAGULANTI : oltre a possedere i normali fattori coagulanti il circolo sanguigno, e l'endotelio, devono possedere un eccesso di fattori anticoagulanti in normalit che impediscano la coagulazione intravasale; questi sono rappresentati da caratteristiche luminali membranarie delle cellule endoteliali e da molecole circolanti. Fattori presenti sulla superficie endoteliale :

Levigatezza superficiale : le cellule endoteliali possiedono una levigatissima superficie in grado di evitare l'attivazione intrinseca della coagulazione. Glicocalice endoteliale : insieme di polisaccaridi extraplasmatici delle cellule in grado di evitare l'adesione dei fattori di coagulazione e delle piastrine Trombomodulina : proteina integrale di membrana in grado di rallentare il processo di coagulazione e di attivare la proteina C plasmatica inattivanti i fattori V e VIII.

Molecole con azione anticoagulante circolanti :


Fibrina : possiede una funzione di limitazione del coagulo alla sola zona danneggiata attraverso la sua abilit nel sequestrare l'85-90% della trombina prodotta dalla protrombina. Antitrombina III : un alfa-globulina che blocca il processo coagulativo in 12-30 min, tramite il suo legame inattivante alla trombina. Eparina : piccola molecola polisaccaridica, molto negativa, prodotta principalmente da mastociti e basofili, con l'abilit di legare l'antitrombina III potenziandone di 100-1000 volte la cinetica enzimatica. Eparina nel fegato e nel circolo polmonare : siccome questi due circoli sanguigni ricevono moltissimi coaguli embolizzanti dal sangue in lento scorrimento nel letto venoso, rispettivamente portale e sistemico, devono possedere un sistema per ridurre al minimo l'ingrandimento di tali coaguli.

CARATTERISTICHE DEL MICROCIRCOLO : INTERSTIZIO : insieme degli spazi presenti tra una superficie cellulare ed un'altra, costituente (in toto) 1/6 del volume totale dell'organismo, riempito da una consistente componente acquosa - gel e liquido libero - e da una matrice fondamentale strutturale composta da proteoglicani e collageno. Collageno : fasci proteici estremamente robusti e lungi, estesi per elevati tratti dell'interstizio, coinvolti nella solidificazione del materiale extracellulare e nella generazione della tensione tissutale. Proteoglicano : filamenti estremamente sottili, raggomitolati e polari, presenti in grandissime quantit all'interno dell'ambiente extracellulare, con il ruolo di immagazzinare grosse quantit di acqua nell'interstizio sotto forma di un gel strutturale volumetrico; viene composto dal 2 % di proteine e dal 98 % di acido ialuronico. VASOMOZIONE DEL CAPILLARE : frequenza di contrazioni e rilasciamenti coinvolgenti la muscolatura liscia arteriolare, meta-arteriolare e degli sfinteri precapillari, in grado di suddividere il continuo flusso ematico arterioso in una successione di piccoli flussi impulsivi capillari, al fine di regolarne l'intensit rispetto alle reali attivit metaboliche tissutali.

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Regolazione chimica della frequenza vasomotoria : la frequenza di contrazione vasomotoria viene aumentata o diminuita, principalmente, a seconda della concentrazione di ossigeno presente nei tessuti : se la concentrazione diminuisce automaticamente la vasomozione accelera, se la concentrazione aumenta la vasomozione rallenta. DIFFUSIONE DEI SOLUTI PLASMA-INTERSTIZIO : scambio continuo, passivo e bidirezionale, di molecole tra le soluzioni del plasma e del liquido interstiziale per movimento molecolare termico-stocastico, attraverso la parete capillare, proporzionale e concorde al gradiente elettrochimico presente tra le due soluzioni

Velocit di diffusione e concentrazione di soluti : la velocit di diffusione dei soluti permeabili attraverso la parete capillare cos elevata che un piccolissimo gradiente elettrochimico sufficiente a soddisfare in toto la necessit metabolica tissutale.

Sostanze liposolubili : queste sostanze possono permeare tranquillamente tramite tutta la superficie capillare grazie alla loro capacit di attraversare senza ostacoli le membrane plasmatiche delle cellule endoteliali; possiedono, quindi, una velocit di scambio molto superiore alle altre sostanze.

Ossigeno Anidride carbonica Lipidi (ormoni) Alcooli

Sostanze idrosolubili o polari : queste sostanze posso permeare solamente tramite le fenestrature intercellulari dei capillari, con una velocit di scambio direttamente dipendente dalla loro dimensione e dal gradiente eletrochimico; in genere comunque, tale velocit di scambio talmente elevata da soddisfare completamente le esigenze tissutali. Permeabilit dell'acqua :l'acqua la molecola polare pi impermeabile attraverso i pori capillari, con una velocit di scambio 80 volte superiore a quella del flusso sanguigno nel capillare. Imp : i vari tessuti presentano differenti tipi di permeabilit a seconda della loro funzione specifica. LIQUIDO INTERSTIZIALE E MOVIMENTO : in tutto l'interstizio del corpo umano sono presenti, in media, 12 litri di liquido interstiziale che, per effetto della grande quantit di proteoglicani idrosolubili contenuti all'interno del materiale interstiziale il intrappolato al 98% in un gel acquoso ad elevata densit, dove il liquido si muove al 9598% della velocit del fluido libero - gel interstiziale - oppure al 2 % all'interno di piccoli rivoletti di liquido scorrenti lungo le superfici cellulari e delle molecole di collagene, destinati ad aumentare in condizioni edematose. DINAMICA DELLO SCAMBIO LIQUIDO MICROCIRCOLO-INTERSTIZIO-LINFA : MANTENIMENTO DELLA COSTANTE PRESSIONE NEGATIVA INTERSTIZIALE : fenomeno attraverso il quale 1/200 di tutto il plasma capillare del corpo, esce dal lato arterioso nel liquido interstiziale spinto da una pressione netta di filtrazione positiva - 13 mmHg, per poi scorrere per un breve tratto dell'interstizio e venir riassorbito al 90% dal lato venoso dello stesso capillare, risucchiato da una pressione netta di filtrazione negativa (di riassorbimento) -7 mmHg, ed al 10 %, pari a 2mL/min, dai capillari linfatici, spinto da una pressione netta di filtrazione positiva di tutto il capillare - 0,3 mmHg. VELOCITA' DI FILTRAZIONE : flusso di liquido attraversante la parete del capillare, in un verso o nell'altro, direttamente proporzionale alla pressione di filtrazione netta (positiva o negativa) tra fluido interstiziale e plasma ed al coefficiente di filtrazione di quello stesso liquido attraverso la parete andoteliale (cio, la grandezza dei pori, la loro permeabilit relativa ed il loro numero)

Coefficiente di filtrazione Kf: parametro che indica la l'aumento del flusso di un particolare liquido attraverso il sistema dei pori capillari al ogni mmHg di pressione aggiuntiva; nel sistema circolatorio capillare umano ammonta a 6,67 ml/min mmHg

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[U.I : ] Pressione di filtrazione : equilibrio pressorio tra le 4 forze di Starling - 2 che spingono il plasma all'interno del capillare e 2 verso il suo esterno- responsabile della normale filtrazione di liquido all'interno dell'intestizio per via del suo valore generalmente lievemente positivo.

Pressione idrostatica plasmatica Pc : pressione funzionale del plasma all'interno del capillare - 30 mmHg all'estremit arteriolare, 10 mmHg all'estremit venulare e 17,3 mmHg in media - necessario a generare il fenomeno di filtrazione interstiziale del fluido plasmatico e la normale circolazione capillare del sangue, creata dall'azione di pompa a pressione del cuore e dalla pressione idrostatica gravitazionale del sangue. Pressione idrostatica interstiziale - Pi: pressione del fluido presente nell'interstizio che, per opera dell'azione di pompa a pressione della contrazione dei capillari linfatici, si attesta a un valore negativo medio subatmosferico di -3 mmHg. Pressione colloido-osmotica : essendo le pareti dei capillari selettivamente e fisicamente impermeabili agli ioni sodio ed alle proteine (fattore pi importante) plasmatiche e del liquido interstiziale, si comportano come delle membrane semipermeabili permettendo il passaggio di solvente secondo una particolare pressione.

Pressione colloido-osmotica del plasma c : pressione osmotica tendente a trattenere l'acqua all'interno del plasma capillare con una pressione di 28 mmHg, generata per effetto oncotico delle proteine - albumina, fibrinogeno e globuline - nella misura di 19 mmHg, e per effetto di Donan relativo all'elevato gradiente cationico tra plasma ed interstizio, nella misura di 9 mmHg. Pressione colloido -osmotica dell'interstizio i : pressione osmotica tendente a trattenere l'acqua all'interno tessuto interstiziale con una pressione negativa di -8 mmHg, generata per effetto oncotico di una concentrazione proteica 4 volte inferiore a quella plasmatica, ossia di 3g/dLL.

EQUILIBRIO DI STARLING ARTERIE-VENE VERSO L'INTERSTIZIO : equilibrio nel quale il flusso di liquido tra lato arterioso del capillare e lato venoso dello stesso provoca una costante perdita di fluido dal plasma all'interstizio, con conseguente aumento de volume e della pressione nel liquido interstiziale, che deve essere bilanciato dal drenaggio linfatico. Pressione di filtrazione totale del capillare : il capillare possiede una pressione di filtrazione totale di 0,3 mmHg verso l'ambiente interstiziale; ossia, una quantit totale di plasma che viene persa comunque attraverso ai tessuti; questa dovr poi essere assorbita come linfa dal sistema linfatico per mantenere la pressione dell'interstizio costante.

Pressione di filtrazione del lato arterioso del capillare : il capillare possiede una pressione di filtrazione totale di 13 mmHg verso l'ambiente extracellulare, quindi tenderebbe a perdere il liquido all'esterno.

Pressione di filtrazione del lato venoso del capillare : il capillare possiede una pressione di assorbimento totale di 7 mmHg verso il plasma sanguigno; tuttavia, anche se la superficie venosa possiede un coefficiente di permeabilit molto pi elevato, quindi un assorbimento maggiore, per la costante perdita proteica nell'interstizio, e la sua pressione negativa, non riesce mai a riassorbire la totalit del fluido immesso nell'interstizio.

STRUTTURA DEL CAPILLARE LINFATICO : composto da unico sottile strato di cellule endoteliali, abbastanza allungate, disposte longitudinlmente lungo il vaso in modo da sovrapporre gli apici dei propri lembi a quelli della cellule precedente, formando una sorta di fessura scanalata in grado di comportarsi come una valvola a pressione;

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il lato extracellulare di queste cellule, infatti, viene connesso meccanicamente da filamenti di ancoraggio al connettivo circostante, in modo da variare la sezione del capillare ad ogni aumento di volume interstiziale; inoltre, alcune cellule endoteliali possiedono margini che protrudono di molto all'interno del vaso, formando delle sorta di valvole a nido di rondine capaci di direzionare il flusso linfatico. Risucchio linfatico del capillare : un eventuale aumento di volume del liquido interstiziale sempre seguito da un allontanamento delle sue fibre collageniche; questo fenomeno causa un aumento meccanico della sezione del capillare linfatico, creando un gradiente pressorio positivo tra lume e liquido interstiziale che risucchia la linfa all'interno del capillare sino alla chiusura delle valvoline capillare-interstizio;L al termine di questo processo il capillare si comprime e spinge la linfa nei dotti collettori, aiutato dalla pressione negativa di quest'ultimi. LINFA E COMPOSIZIONE : la linfa una soluzione acquosa scorrente nei vasi linfatici derivata direttamente dal liquido interstiziale, dal quale acquista la medesima concentrazione proteica media di 2-3 g/L; tuttavia, al contrario del liquido interstiziale, la linfa pu contenere materiale corpuscolato ed antigeni (cellule del sistema immunitario attivate e antigeni penetranti dai tessuti) ed un'elevata quantit di lipidi e molecole liposolubili se proveniente dal sistema mesenterico - chilo - sino all'1-2% in volume (il chilo trasporta la maggior parte dei lipidi assorbiti dall'intestino direttamente al circolo venoso)

Importanza di fegato ed intestino nella composizione : circa i 2/3 della linfa scorrente nel dotto toracico , circa la met della linfa del corpo, drenata dal fegato e dal tubo digerente; la sua composizione, quindi, risente molto del metabolismo epatico e delle abitudini alimentario del soggetto.

POMPA LINFATICA : ciascun segmento di vaso linfatico (dal capillare ai dotti) compreso tra due valvole funziona come una pompa autonoma ed automatica, spingendo la linfa si segmento in segmento lungo un'unica direzione, e generando una pressione funzionale complessiva che, in dotti linfatici grandi come quello toracico, pu raggiungere il valore da 50 a 100 mmHg

Contrazione autonoma dei muscoli lisci : processo automatico, coinvolgente le fibre muscolari lisce dei dotti linfatici pi grandi e le fibre di actimiosina (nelle cellule andoteliali) dei capillari linfatici, nel quale la sezione di capillare linfatico soggetta a dilatazione per ingresso di linfa subisce una successiva contrazione, propellente la linfa nel segmento successivo del vaso. Compressione passiva dai tessuti circostanti : processo passivo mediante il quale, variazioni di volume dei tessuti circostanti ad un vaso linfatico (muscoli, articolazioni, pressione pulsatoria arteriosa, massaggi esterni) aiutano la compressione autonoma dei vasi linfatici, aumentando la pressione linfatica e quindi il suo flusso verso il sistema venoso

FLUSSO LINFATICO : continuo e variabile flusso di liquido scorrente dai capillari, all'interstizio ed al sistema venoso, tramite il sistema linfatico, finalizzato al mantenimento di una costante la pressione e concentrazione proteica (oncotica) nel fluido interstiziale; tale flusso uguale (in media) a 120 ml/ora, ossia 2-3 L/giorno, ed direttamente proporzionale alla pressione interstiziale ed alla pressione negativa linfatica.

Flusso linfatico medio del dotto toracico : 100 ml/ora Flusso linfatico medio di altre vie : 20 ml/ora

Imp : in caso d'intensa attivit fisica, quando la differenza tra pressione plasmatica e pressione negativa di pompa linfatica aumenta, il flusso linfatico di determinati distretti corporei pu aumentare anche di 20 volte. Importanza volumetrica del flusso linfatico : il flusso linfatico permette il mantenimento di una costante e negativa pressione interstiziale nelle zone di adesione od accostamento di tessuti in grado di scivolare l'uno sull'altro (capsula sinoviale, borse omentali, cavit pericardica, peritoneale e pleurica, e capsule articolari) NOTA MEDICA ! Edema e scollamento tissutale Eventuali situazioni d'insufficiente flusso linfatico, rispetto alla filtrazione capillare, possono causare l'accumulo di liquido all'interno delle interfacce d'accostamento tissutale, con conseguente formazioni di bolle, necrosi o tamponamenti cardiaci, articolari o pleurici.

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Linfa come vettore nutritivo : la linfa o chilo proveniente dal sistema mesenterico-gastrico ha la funzione di captare e trasportare al sistema sanguigno i lipidi e le molecole liposolubili assorbiti da tutto il tubo digerente. Linfa come vettore immunitario : la linfa consente il ricircolo linfocitario T, il movimento delle APC attivate e di antigene puro dai distretti corporei infetti sino ai linfonodi pi vicini, consentendo una rapida ed organizzata risposta adattativa.

Equilibrio flusso linfatico e filtrazione capillare netta: tutti i fattori che permettono il trasferimento di acqua e soluti (proteine) dal plasma all'interstizio, aumentandone la pressione totale, aumentano anche il flusso linfatico drenato dai capillari linfatici (che diminuisce i fattori pressori interstiziali) creando un equilibrio tra aumento e diminuzione di volume del fluido interstiziale, mantienendo costante la pressione interstiziale. 1. Aumento della pressione colloido-osmotica interstiziale : per effetto di una pressione netta di filtrazione plasma-interstizio e del metabolismo tissutale si ha il continuo accumulo di proteine nel liquido interstiziale (che non possono essere riassorbite dal capillare) aumentando di molto la pressione colloido-osmotica interstiziale. 2. Aumento della pressione netta di filtrazione plasma-interstizio : una maggiore pressione colloido-osmotica interstiziale (positiva rispetto alla filtrazione) provoca un aumento della pressione netta di filtrazione plasmainterstizio (dalla legge dell'equilibrio di Starling) Valore della pressione collodio-osmotica interstiziale : anche se aumenta essa non neutralizza quais mai la pressione colloido-osmotica del plasma; questo perch la concentrazione proteica del plasma sempre maggiore di quella del liquido interstiziale. 3. Aumento della pressione idrostatica dell'interstizio : una maggiore pressione di filtrazione aumenta il passaggio acquoso plasma-interstizio andando ad aumentare il volume e la pressione del fluido interstiziale Dissoluzione dell'eccesso proteico : il flusso di liquido tra plasma ed interstizio, attivato dalla pressione colloido-osmotica intersiziale, ha il compito di diluire la concentrazione proteica sino a raggiungere il valore pregresso (per far scendere un aumentata pressione netta di filtrazione. 4. Aumento della funzione di pompa capillare : una maggiore pressione idrostatica interstiziale provoca l'apertura dei capillari interstiziali che, grazie alla pressione negativa della linfa (creata dall'attivit di pompa linfatica attiva e passiva dei dotti), causa l'aspirazione della soluzione interstiziale in eccesso con conseguente diminuzione della pressione interstiziale. 5. Attivazione della pompa linfatica : un maggior volume nei dotti capillari va ad attivare la pompa capillare che restituisce la pressione negativa linfatica. Velocit massima del flusso linfatico : quando la pressione del liquido interstiziale raggiunge 1 o 2 mmHg in pi di quella atmosferica si ha un plateau della velocit di trasferimento plasmatico capillare-interstizio a ; questo perch la pressione idrostatica dell'interstizio cresce e bilancia le pressioni positive che fanno fuoriuscire il plasma dai capillari. REGOLAZIONE DELLA CIRCOLAZIONE : CONTROLLO DEL FLUSSO LOCALE IN RELAZIONE AL METABOLISMO : il principale principio di funzionamento del sistema circolatorio e microcircolatorio che ondi distretto tissutale, servito almeno da u'arteruiola e da un annesso letto capillare, in grado di regolare autonomamente la propria perfusione sanguigna al minimo livello sufficiente a soddisfare le proprie richieste metaboliche, in modo da :

Evitare un sovraccarico cardiaco Mantenere un livello sufficiente di metaboliti al tessuto

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Variabilit tissutale : ogni tipo di tessuto possiede una differente esigenza di tipo circolatorio e, in quanto tale, necessita di una differente minima perfusione sanguigna, regolandola tramite vie lievemente differenti fra loro IPEREMIA A BREVE TERMINE : principale evento iperemico per mantenere costante il livello di metaboliti all'interno del liquido interstiziale, rispondente a rapidi cali di metaboliti mediante aumento della frequenza di vasomozione nei muscoli lisci delle arteriole, delle metaarteriole e degli sfinteri precapillari.

Iperemia reattiva : processo iperemico, avviato dopo una intensa e protratta assenza di apporto circolatorio ad un determinato tessuto, possedente una durata direttamente proporzionale al periodo di assenza circolatoria, ossia il tempo necessario a ripulire il tessuto da tutti i cataboliti vasodilatatori Iperemia attiva : processo iperemico, avvenente come risposta ad un forte aumento nel metabolismo di un tessuto, dalla durata uguale aquella del processo metabolico tissutale. Iperemia nel tessuto muscolare : il tessuto muscolare possiede una bassa perfusione sanguigna quando inattivo - 3-4 mm/100g - ma pu aumentarla sino a 20 volte in caso d'intensa attivit contrattiva.

Teoria delle molecole vasodilatatrici : la carenza di ossigeno o lipermetabolismo di un tessuto pu provocare l'accumulo di un eccesso catabolico in grado di stimolare la vasodilatazione delle cellule muscolari lisce nelle arteriole, metarteriole e sfinteri precapillari vicini.

Adenina : principale mediatore per la vasodilatazione dei letti capillari nei muscoli striato e cardiaco; queste cellule muscolari, quando accelerano il loro metabolismo in una condizione di scorso apporto di ossigeno, cominciano ad accumulare al loro interno prodotti della fosfatazione completa dell'ATP, quale l'adenosina, che uscendo dalla cellula va a stimolare la dilatazione compensatoria dei vasi circostanti (nel caso del cuore delle coronarie) Ioni idrogeno : segnalano un accumulo di acido lattico e di acido carbonico, quindi, soprettutto nl cervello, sono segnalatori di anossia e inducono vasodilatazione. Anidride carbonica : segnala una carenza di perfusione sanguigna e stimola, soprattutto nel cervello, un'intensissima vasodilatazione anche indiretta (stimolando i centri vasomotori ortosimpatici della colonna vertebrale) Citrato e acetato : essendo precursori della fosforilazione ossidativa il loro accumulo segnala l'assenza di un'adeguata ossigenazione, e quindi, la vasodilatazione del tessuto interessato all'anossia.

Teoria dei nutrienti nella vasodilatazione : siccome le cellule muscolari lisce per poter contrarsi ed occludere il lume capillare devono poter contare su un apporto energetico metabolico costante, la carenza di tutti quei componenti indispensabili alla respirazione cellulare (primo fra tutti l'ossigeno) causa un indebolimento della contrazione muscolare e quindi, una vasodilatazione.

Carenza di ossigeno Carenza di glucosio Carenza di vitamine e cofattori della respirazione cellulare

Vasodilatazione da agenti secreti dall'endotelio - NO : l'ossido di azoto un gas lipofilo a forte azione vasodilatativa locale estesa, capace di diffondere per ampi spessori tissutali ma dotato da una bassissima emivita 6 s, prodotto dalla NO sintasi endoteliale, per deaminazione dell'arginina in citrullina, come risposta allo stress da taglio del flusso sanguigno sul lume del vaso, ed agente come unico vasodilatatore della muscolatura licia arteriosa a monte del sito richiestivo. Meccanismo di stimolazione del muscolo liscio : l'ossido nitrico va ad attivare le guanilato ciclasi solunili delle cellul emuscolari liscie, le quali, aumentando la concentrazione di cGMP vanno ad attivare una PKG in grado di fosforilare la miosina impedendone la contrazione. VASOCOSTRIZIONE A BREVE TERMINE : fenomeno vasocostrittivo, coinvolgente arterie, arteriole, sfinteri precapillare, meta-arteriole e venule, rispondente al rapido aumento di metaboliti interstiziali, in grado di mantenere costante il livello di metaboliti nel fluido interstiziale mediante un rallentamento del processo di vasomozione.

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Teoria dei nutrienti nella vasodilatazione (teoria metabolica) : un eccessiva perfusione sanguigna porta ad una maggiore pressione funzionale media nel capillare, questo, causa un eccessivo ingresso di nutrienti nel fluido interstiziale con conseguente potenziamento del metabolismo muscolare liscio e quindi della contrazione muscolare perivasale; questo porta ad una vasocostrizione riducente la perfusione. Teoria miogena : quando le cellule muscolari lisce, poste attorno ai vasi, vengono stirate dalla dilatazione pressoria marginale al processo di vasodilatazione rilassativa, particolari canali ionici meccanosensibili del loro sarcoplasma vengono attivati andando a depolarizzare la membrana in toto, creando un flusso di calcio in ingresso; quest'ultimo, genera una contrazione delle fibrille attive del muscolo liscio andando a generare vasocostrizione dopo ogni stimolo vasodilataivo. Vasocostrizione da agenti secreti dall'endotelio - endotelina : grande peptide estremamente attivo nella vasocostrizione anche delle piccole arterie (anche in concentrazioni nanomolari) prodotto dalle cellule endoteliali in caso di danno distruttivo-litico delle cellule endoteliali stesse, ed in caso di ipertensione. IPEREMIA A LUNGO TERMINE : fenomeno scatenato da un aumento cronico sovramassimale della richiesta metabolica di un tessuto, scatenante una modificazione duratura della vascolarizzazione tissutale, principalmente mediante neoangiogenesi, angiodistruzione e sviluppo di circoli collaterali.

Sensibilit relegata a richieste sovramassimali : basta una richiesta sovramassimale ripetitiva, ma di breve durata, per causare la modifica a lungo termine della vascolarizzazione del tessuto, mentre, una richiesta sottomassimale (ma pur-sempre altra) di metaboliti non causa alcuna angiogenesi.

Neoangiogenesi : fenomeno di replicazione endoteliale, principalmente sostenuto dalla secrezione di segnalatori tissutali da anossia - VEGF, TGFb e angiogenina, durante il quale si ha la formazione di nuovi circoli capillari e vasi irroranti un determinato tessuto mediante gemmazione di collaterali da vasi preesistenti. 1. Dissoluzione della membrana basale : presso il sito di gemmazione la membrana basale viene eliminata dalle cellule endoteliali. 2. Formazione di nastri endoteliali : le cellule endoteliali cominciano a proliferare presso il sito di gemmazione formando un lungo e piatto nastro di cellule che si espande vesto la sorgente di fattore segnalatorio da anossia. 3. Ripiegamento a tubuli endoteliali :i lunghi nastri di endotelio si ripiegano a formare dei sottili tubuli 4. Collegamento con un vaso donatore : il tubulo si connette distalmente con un tubulo simile e proveniente da un vaso donatore. 5. Primo flusso di sangue : la nuova ansa capillare appena formata comincia ad essere percorsa da nuovo sangue 6. Migrazione delle cellule muscolari lisce : le cellule muscolari cominciano a migrare lungo tutto il contorno del nuovo vaso che diviene automaticamente arteriola e, se la neoangiogenesi continua, vaso a pi grande sezione. Formazione di circoli collaterali : fenomeno in grado di creare una circolazione a ponte tra due zone vascolari non pi collegate, soddisfacente in pochi giorni tutta la richiesta metabolica (a riposo) del tessuto in anossia, mediante un processo di ingrandimento veloce dei circoli gi esistenti e di formazione di molteplici canali collaterali tramite angiogenesi. CONCENTRAZIONE DI IONI E REGOLAZIONE DEL CIRCOLO : Ioni calcio : siccome sono necessari alla contrazione del muscolo liscio un loro aumento di concentrazione provoca una vasocostrizione da potenziamento della contrazione muscolare. Ioni potassio : siccome sono necessari alla ripolarizzazione del muscolo un loro aumento in concentrazione provoca una vasodilatazione da indebolimento della contrazione muscolare. Ioni magnesio : siccome vanno ad ostacolare i canali del calcio voltaggiodipendenti, un loro aumento di concentrazione provoca una vasodilatazione da indebolimento della contrazion emuscolare.

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REGOLAZIONE UMORALE SISTEMICA DELLA CIRCOLAZIONE : il sistema endocrino, ed in particolare quello neuroendocrino, possono attivare una regolazione circolatoria coinvolgente ampie zone tissutali del corpo umano, a volte con stimolazioni intensissime. MEDIATORI VASOCOSTRITTORI : Adrenalina e noradrenalina : amine attive molto potenti prodotte dalle terminazioni del sistema nervoso ortosimpatico nei singoli tessuti, e dalla midollare del surrene, per consentire un aumento di pressione sistemica da vasocostrizione cutanea ed un aumento iotropo e cronotropo della gittata cardiaca. Angiotensina II : potentissimo vasocostrittore in grado di aumentare la resistenza arteriolare di tutto il corpo, e quindi la pressione arteriosa. Ormone antidiuretico o vasopressina : pi potente ormone vasocostrittore, prodotto dai neuroni ipotalamici e liberato all'interno dei corpuscoli del growing della neuroipofisi, in grado di aumentare di molto la pressione arteriosa aumentando l'assorbimento acquoso nei tubuli distali del rene. MEDIATORI VASODILATATORI : Bradichinina : piccola proteina staccata come callidina da un alfa globulina plasmatica per azione proteolitica dell'enzima callicreina, attivata dalla macerazione del sangue o dall'infiammazione, e successivamente convertita nella sua forma attiva - bradichinina - possedente una fortissima azione vasodilatativa sulle arteriole e permeabilizzante sui capillari della durata di pochi minuti, poich inattivata nei tessuti da carbossipeptidasi o dall'enzima convertente Istamina : piccolo aminoacido modificato con una fortissima azione vasodilatativa sulle arteriole e permeabilizzante sui capillari, che viene liberato dai mastociti o dai basofili nei settori tissutali ove fosse presente un'infiammazione, un danno o una reazione Th2. REGOLAZIONE NERVOSA A BREVE TERMINE DELLA PRESSIONE ARTERIOSA : il sistema nervoso autonomo, principalmente tramite il controllo ortosimpatico e secondariamente tramite quello parasimpatico, permette una ridistribuzione generale del flusso circolatorio tra i vari distretti corporei, ed un controllo sistemico della pressione arteriosa, in risposta a particolari enagrammi d'integrazione encefalica o a particolari imput sensoriali provenienti da tutto il corpo (riflessi ortosimpatici o parasimpatici)

Limite del controllo nervoso della circolazione : il sistema nervoso capace di rispondere ai cambiamenti rapidi della pressione con azioni altrettanto rapide, tuttavia ha notevoli difficolt nel contrastare il lento aumento della pressione.

CENTRO VASOMOTORE : grosso nucleo neurale della formazione reticolare, posto all'interno della base del tronco encefalico, dentro al bulbo ed al terzo inferiore del ponte, possedente la funzione d'integrare tutte le informazioni provenienti dal telencefalo, dal diencefalo, e dal mesencefalo(enagrammi psichici e riflessi autonomi) e dal midollo spinale (sensibilit viscerale e esterocettiva di tutto il corpo)per elaborare delle risposte ortosimpatiche o parasimpatiche di tipo rilfesso, innalzando o abbassando la pressione sistemica per mantenere l'omeostasi del vari tessuti (in maggior misura la difesa dell'encefalo); esso costituito da :

Centro vasocostrittore : area posizionata bilateralmente anterolateralmente nella porzione pi craniale del bulbo, che invia gli assoni verso i nuclei ortosimpatici intermedio-mediali della spina dorsale, regolandone il tono ortosimpatico vasocostrittore. Centro per incremento dell'attivit cardiaca : area di neuroni posizionata lungo tutte le porzioni laterali del centro vasomotore, in grado di inviare assoni verso i centri ortosimpatici spinali innervanti il plesso cardiaco, per stabilire un controllo positivo sulla gittata cardiaca. Centro vasodilatatore : area di neuroni posizionata bilateralmente nella porzione anterolaterale della met caudale del bulbo, possedenti neuroni che proiettano fibre inibitorie sul centro vasocostrittore e fibre eccitatorie verso il nucleo parasimpatico sacrale e verso il nucleo motore dorsale del vago.

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Centro per decremento dell'attivit cardiaca : area di neuroni posizionata nella porzione mediale del centro vasomotore ed inviante assoni eccitatori verso il nucleo motore dorsale del nervo vago che, a sua volta, tramite plesso cardiaco riduce la gittata cardiaca. Centro sensitivo : area posizionata bilateralmente lungo il nucleo del tratto solitario (sensitivo viscerale) in grado di percepire segnali viscerali veicolati da fibre postgangliari del nervo vago e glossofaringeo (seno carotico e glomocarotico)

REGOLAZIONE DEL SISTEMA ORTOSIMPATICO : il sistema ortosimpatico responsabile della principale attivit regolatoria della pressione sistemica e della gittata cardiaca, tramite azione vasocostrittiva e aumento della gittata cardiaca; una sua attivazione pu prssoch raddoppiare la pressione sistemica nel giro di 5-10 secondi. Sistema ortosimpatico pregangliare: viene composto dai neuroni ortosimpatici posti nel nucleo intermediomediale del midollo spinale da T1 a L2, dal quali originano le fibre pregangliari che viaggiano, tramite le radici anteriori dei nervi spinali, sino ai tronchi gangliari ortosimpatici paravertebrali o, tramite i nervi splancnici sino ai gangli prevertebrali, dove fanno sinapsi acetilcolinergiche con i neuroni gangliari ortosimpatici. Sistema ortosimpatico postgangliare : si organizza in fibre postgangliari originanti dai neuroni contenuti nei gangli, per decorrere in periferia dentro a nervi preposti e specializzati diretti ai visceri - nervi splancnici, che formano sinapsi adrenergiche eccitatorie con gli organi, oppure tramite i nervi spinali, per formare sinapsi adrenergiche sui vasi : eccitatorie nella cute(e gli annessi cutane) ed inibitorie nei muscoli; il sistema ortosimpatico postgangliare innerva grandi, medie e piccole vene e arterie, venule ed arteriole, ma non i capillari inoltre i vari organi hanno innervazione ortosimpatica differente.

Innervazione dei vasi mesenterici : i vasi dei mesenterici sono innervati in modo molto fitto, coinvolgendo anche meta-arteriole e sfinteri precapillari.

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Azione del sistema ortosimpatico sui vasi : il sistema ortosimpatico ha la funzione di attivare e preparare il corpo alla risposta aerobica di attacco o fuga, o di proteggerlo da ipotensione a varia eziologia, tramite un fenomeno di innalzamento della pressione arteriosa e di perfusione sanguigna muscolare, generato da un'azione cardiaca e vasoattiva; la principale regolazione della circolazione (tanto che il parasimpatico per agire lo inibisce)

Vasocostrittrice locale diretta : azione causante una vasocostrizione molto intensa presso arterie e vene di grosso, medio e piccolo calibro di uno o pi mielomeri corporei grazie alla diretta stimolazione con sinapsi liberanti noradrenalina dei recettori alfa-adrenergici sulle cellule muscolari lisce vasali; quest'azione determina un aumento della resistenza vascolare distrettuale e quindi del ritorno venoso al cuore. Vasocostrizione delle piccole arterie ed arteriole : innalza la resistenza al flusso vascolare e quindi la pressione del sistem a arterioso in un determinato distretto o in tutta la circolazione. Vasocostrizione dei grandi vasi : diminuisce la compliance del sistema vascolare di stoccaggio sanguigno, innalzando la pressione del sistema arterioso ed aumentando la gittata cardiaca mediante aumentato ritorno sanguigno all'atrio destro per la legge del cuore. Tono vasocostrittore ortosimpatico : costante attivit di scarica a bassa frequenza - 0,5-2 Hz -del centro vasocostrittore, nel nucleo vasomotore del tronco cerebrale, determinante un tono minimo di vasocostrizione nelle arterie ed arteriole caratterizzante la normale pressione arteriosa dell'individuo; esso pu essere aumentato o diminuito a seconda delle esigenze.

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Vasocostrittrice generale indiretta : azione causante una vasocostrizione generale di quasi tutto il sistema circolatorio venoso ed arterioso (mentre vasodilatazione nel cervello e nel muscolo), generando un aumento repentino della pressione arteriosa sistemica e della gittata cardiaca, mediante la liberazione di noradrenalina ed adrenalina dalla midollare del surrene, collegato da fibre pregangliari al tronco ortosimpatico toracico, direttamente nel circolo sistemico. Vasodilatatrice : particolare (e piuttosto lieve nell'uomo) azione del sistema ortosimpatico, controllata dal nucleo ventrale dell'ipotalamo e veicolata dalle fibre postgangliari ortosimpatiche vasodilatatrici scorrenti nei nervi spinali, esercitante un'azione vasodilatatrice sui vasi muscolari, tramite sinapsi adrenergiche, per consentire una iperemia muscolare preparatoria all'azione di difesa-fuga (senza che vi sia un aumento pregresso del metabolismo muscolare)

Azione del sistema ortosimpatico sul cuore : allo stesso modo della funzione vasoattiva ha il ruolo di preparare il corpo all'azione di attacco o fuga o alla resistenza da ipotensione a varia eziologia, mediante un forte aumento della gittata cardiaca, con azione sia cronotropa positiva, che inotropa positiva, tramite una stimolazione diretta ed indiretta dei recettori alfa-adrenergici dei cardiomiociti e beta-adrenergici dei vasi coronarici.

Aumento della gittata cardiaca diretto : avviene tramite stimolazione con sinapsi adrenergiche, originate da fibre ortosimpatiche contenute all'interno del plesso cardiaco, dei recettori alfa-adrenergici dei cardiomiociti di lavoro e di conduzione, aumentandone la responsivit nei primi e, la conduttivit e la corrente funny nei secondi; e dei recettori beta-adrenergici del muscolo liscio coronarico al fine di aumentare la perfusione cardiaca da sforzo. Aumento della gittata cardiaca indiretto : avviene tramite stimolazione con adrenalina sistemica secreta dalle cellule della midollare del surrene nel circolo sanguigno, dei recettori alfa-adrenergici dei cardiomiociti di lavoro e di conduzione, aumentandone la responsivit nei primi e, la conduttivit e la corrente funny nei secondi; e dei recettori beta-adrenergici del muscolo liscio coronarico al fine di aumentare la perfusione cardiaca da sforzo.

AZIONE DEL SISTEMA PARASIMPATICO : il sistema parasimpatico, oltre ad importanti funzioni vegetative di controllo degli organi interni, possiede il ruolo di abbassare la sistemica, agendo principalmente sulla riduzione cronotropa della gittata cardiaca e, secondariamente, sulla riduzione del tono vasocostrittivo. Sistema parasimpatico pregangliare : viene composto da neuroni del nucleo motore del nervo vago e del nucleo de parasimpatico sacrale (corrispondente al nucleo intermediomediale) che ricevono afferenze dal nucleo vasomotore o dai nuclei dell'ipotalamo per poi generare fibre pregangliari decorrenti con il nervo vago e con nervi pelvici, dirette sino a collegarsi con sinapsi acetilcolinergiche ai vari gangli intratecali dei vari plessi viscerali , tra i quali il plesso cardiaco l'unica influenza del parasimpatico sulla circolazione (anche se molto preponderante). Sistema parasimpatico posgangliare : costituito da piccoli neuroni postangliari dentro in piccoli ganglietti intratecali dei vari plessi viscerali, che originano fibre amieliniche cortissime terminanti con sinapsi funzionali acetilcolinergiche possedenti la maggiore funzione di inibizione della gittata cardiaca nel plesso cardiaco. Azione del sistema parasimpatico sul cuore : l'unica azione diretta del sistema parasimpatico avviene sulla riduzione della pressione sistemica, ottenuta per riduzione della gittata cardiaca tramite stimolazione acetilcolinergica dei miocardiociti, esitante in un lieve effetto inotropo negativo, ma in un elevatissimo effetto cronotropo negativo, capace anche di interrompere la pulsazione cardiaca anche per qualche secondo. Azione indiretta del parasimpatico sull'ortosimpatico : il nucleo motore del nervo vago invia degli assoni inibitori verso i neuroni del centro vasocostrittivo del nucleo vasopressorio, causando una perdita del costante tono minimo ortosimpatico, con conseguente diminuzione della pressione arteriosa. NOTA MEDICA ! Sincope vasovagale In alcuni soggetti una forte emozione pu provocare la stimolazione del nucleo ventrale dell'ipotalamo, a sua volta coinvolto nell'iperstimolazione del centro vasopressorio parasimpatico e delnucleo

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RIFLESSI CHE ATTIVANO LA REGOLAZIONE SISTEMICA DEL CENTRO VASOMOTORE : in genere, una qualsiasi azione intrapresa dal centro vasomotore, verso un aumento od una diminuzione di pressione, ha sempre un effetto preponderante e soverchiante rispetto alla regolazione locale della circolazione; la regola fondamentale di assicurare un'adeguata perfusione sanguigna all'encefalo al costo di qualsiasi sacrificio. RIFLESSI FUNZIONALI ALL'OMEOSTASI PRESSORIA SISTEMICA : Riflesso a "tampone pressorio" barocettivo (a scarica inibitoria) : i barocettori aortici e carotidei sono un insieme di fitte arborizzazioni dendritiche disposte nell'avventizia dei vasi, in grado di rispondere stiramento pressorio della parete vascolare con una frequenza di scariche inibitorie proporzionale al proprio grado di stiramento, scorrente nei nervi tampone - nervo vago (barocettori aortici) e nervo glossofaringeo (barocettori carotidei) - per inibire il centro vasocostrittivo e attivare quello vasodilatativo del nucleo vasopressorio, andando a limitare l'ampiezza delle variazioni istantanee della pressione sino ad 1/3 del loro valore potenziale (senza regolazione) si ha, quindi : Aumento pressorio :

Inibizione diretta del tono ortosimpatico : questo porta ad una minore vasocostrizione, causante calo di pressione arteriosa e minore ritorno venoso al cuore (quindi gittata cardiaca), e ad una minore stimolazione cronotropa e inotropa del cuore, causante minore gettata cardiaca. Stimolazione del nucleo motore dorsale del nervo vago (parasimpatico) : provoca una riduzione cronotropa negativa della gittata cardiaca, con conseguente calo repentino della pressione arteriosa.

Calo pressiorio :

Non inibizione del tono ortosimpatico : questo porta ad una piena attivazione del sistema ortosimpatico vasocostrittore, causante un aumento di pressione da vasocostrizione e da aumento di gittata per maggiore ritorno venoso al cuore, e del sistema ortosimpatico a stimolazione cardiaca, causante un aumento di pressione per aumento inotropo e cronotropo della gittata cardiaca.

Range di lavoro dei barocettori : i barocettori variano la loro frequenza normale solamente a pressioni differenti dal range 0-50 mm Hg, con un attivazione massima a pressioni di 180 mmHg

Range dei barocettori aortici : siccome ricevono immediatamente l'onda sfingmica da compressione del sangue per attivit cardiaca lavorano su range pressori 30 mmHg maggiori di quelli carotidei.

Guadagno (efficienza) del riflesso barocettivo : il riflesso tampone pressorio molto pi efficiente a piccole variazioni di pressione dalla norma, esso, quindi, il principale custode della pressione normale; infatti, il rapporto tra variazione di pressione ed variazione di frequenza di scarica dei barocettori, cio la densit di variazione di scarica, maggiore per pressioni vicine a quelle normali.

Territorio di funzionalit del riflesso barocettivo : il riflesso barocettivo cede il posto a quello chemocettivo una volta che le pressioni calano repentinamente sotto i 80 mmHG

Efficacia sulla stimolazione del centro vasopressore : il riflesso tampone maggiore se ad un aumento di pressione la minima rimane sotto la norma; questo perch il centro vasopressore pi sensibile a stimolazioni discontinue piuttosto che a treni continui di impulsi. Adattamento del riflesso barocettivo : il riflesso dei barocettori inefficiente per variazioni prolungate della pressione; durante un lungo periodo di tempo (1-2 giorni) la loro frequenza di scarica scende facendo adattare il barocettore al nuovo "standard" pressorio. Pulsazione della pressione durante il ciclo respiratorio : siccome durante la fase d'inspirazione si ha una diminuzione di pressione endotoracica e, durante la fase espiratoria si ha un suo aumento; rispettivamente i barocettori aortici fanno callare la pressione durante la prima fase di inspirazione e fanno salire la pressione durante il resto del ciclo; si crea quindi un onda sfingmica sinusoidale costante

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Riflesso chemocettore da "tampone pressorio" (a scarica eccitatoria) : i chemocettori sono dei piccoli organelli composti da neuroni chemocettori - glomi - posti nei seni carotidei e nell'arco aortici, in grado di perceprire un eventuale accumulo di CO2, ioni idrogeno e una carenza di O2 nel sanugue dell'arteria che li perfonde, per un'ischemia da bassa pressione; essi inviano un treno di segnali eccitatori tramite il nervo di Hering (glossofaringeo) ed il vago al centro vasocostrittivo del nucleo vasopressorio, al fine di compensare rapidi cali di pressione pericolosamente al di sotto di 80 mmHg Range di lavoro del riflesso chemocettivo : i centri chemocettori percepiscono un calo di pressione solamente a pressioni inferiori a 80 mmHg, raggiungendo il massimo livello di scarica a pressioni pari a 40 mmHg Riflesso a bassa pressione da variazione rapida di volume sanguigno : fenomeno in grado di minimizzare l'aumento di pressione nell'atrio destro e nelle vene polmonare in seguito ad un aumento repentino della volemia, questo p dato da piccoli recettori da stiramento a bassa pressione, posti negli atrii cardiaci e nelle vene polmonari, incapaci di percepire il livello pressorio del sangue ma sensibili a variazioni repentine del volume sanguigno, e rispondenti con segnali ecitatori diretti nel nervo vago all'ipotalamo e al centro vasopressore per determinare : un riflesso renale ed un riflesso cardiaco (di Bainbridge)

Riflesso renale (riflesso volumetrico): il treno di segnali inibitori prodotti dai recettori a bassa pressione si dirige ad inibire la secrezione ipofisaria di ormone antidiuretico (ADH); in questo modo si ha un maggiore afflusso di sangue nei capillari glomerulari, con una conseguente maggiore volume di urina e una diminuzione della volemia sanguigna. Riflesso cardiaco (riflesso di Bainbridge) : riflesso che diminuisce la pressione venosa e atriale mediante un aumento della gittata cardiaca in 2 vie : Diretto : la distensione dell'atrio destro porta ad uno stiramento del nodo SA che, stimolato, provoca un aumento cronotropo della gittata cardiaca. Indiretto : il treno di segnali eccitatori al centro vasopressorio va ad attivare il centro cardiostimolante causando una stimolazione ortosimpatica inotropa e cronotropa positiva della gittata cardiaca.

RIFLESSI DA REAZIONE DI ALLARME : riflessi in grado di aumentare la prefusione sanguigna dei tessuto muscolare striato, tramite stiimolazione del centro vasopressorio da enagrammi mentali, per consentire una preparazione all'azione di attacco-fuga. Stimolazione da enagrammi motori : l'attivit delle aree premotorie nella pianificazione di un azione muscolare, causa, tramite le collegamenti tra striato e sistema reticolare del tronco encefalico, una stimolazione del centro ortosimpatico del nucleo vasopressorio tale da consentire un aumento di pressione sistemica ed una vasodilatazione del muscolo liscio. Stimolazione emotiva dal lobo insulare : eventuali enagrammi di "stress o allarme", elaborati dalla corteccia prefrontale da parte del lobo limbico, possono giungere al nucleo vasopressorio tramite fibre ipotalamiche, causando un'attivazione del centro ortosimpatico e generando un rapido aumento di pressione sistemica, di gittata cardiaca e di vasodilatazione nel muscolo liscio. RIFLESSI DA RISPOSTA ISCHEMICA DEL CERVELLO : siccome la perfusione sanguigna cerebrale condizione preponderante per la vita tutti i sistemi che mantengono costante il circolo ematico al cervello hanno un effetto dominante su tutte le altre regolazioni vasopressorie e cardiache. Risposta ischemica del centro vasopressorio "ultima trincea" : riflesso in grado di contrastare rapidamente ed in modo molto potente cali di pressione arteriosa quando la perfusione cerebrale ridotta a valori vicini al livello letale, basata sulla presenza in tale centro di molti neuroni chemocettori sensibili all'accumulo di ioni H, CO2 e bassi livelli di O2, in grado di attivare intensamente il centro ortosimpatico del nucleo vasopressore per causare un aumento pressorio quasi del doppio della pressione normale.

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Risposta da ipertensione liquorale (reazione di Cushing) : reazione di bilanciamento tra pressione arteriosa e pressione liquorale attivata quando il liquido cerebrospinale, superata la pressione sanguigna, causa il collassamento dei vasi cerebrali con consegiente ischemia encefalica.

OSCILLAZIONI SINUSOIDALI DELLA REGOLAZIONE PRESSORIA : Oscillazione pressoria durante il ciclo respiratorio - onde respiratorie : in questo fenomeno si ha una rapida e lieve variazione ondulatoria della pressione arteriosa, con ampiezza di 4-6 mmHg, associata e concorde con i fenomeni di tipo inspiratorio ed espiratorio; in particolare, si ha un aumento della pressione durante la prima fase espiratoria, ed una conseguente diminuzione della pressione durante tutto il rimanente ciclo; le motivazioni principali sono :

Interferenza tra nuclei reticolari : ossida la stimolazione del nucleo vasopressorio tramite potenziali d'azione sconfinanti dal nucleo frenico comandante i muscoli della respirazione. Cambiamenti volumetrici atriali : il fenomeno respiratorio induce ciclicamente pressioni positive e negative all'interno della cassa toracica, questo pu provocare una compressione o una dilatazione del sangue venoso modificando il ritorno sanguigno all'atrio destro, e quindi la gittata cardiaca. Stimolazione pressoria dei recettori a bassa pressione e dei barocettori : sempre la variazione pressoria cilica indotta nel torace dai movimenti respiratori pu provocare l'espansione atriale o arteriosa permettendo un stimolazione alternata dei barocettori o dei recettori a bassa pressione, generando dei cambiamenti ortosimpatici della pressione di tipo transiente.

Oscillazione costitutiva della regolazione baro e chemocettiva - onde di Mayer : oscillazione ad alta frequenza ma a bassa ampiezza della pressione arteriosa attorno al valor medio ottenuta grazia al costitutivo ritardo con il quale si verifica il riflesso baricettivo o chemocettivo; in particolare, se una variazione di pressione eccita uno dei due sistemi questi attivano un sistema di recupero che, tuttavia, permane sino a superare dalla parte opposta la pressione arteriosa normale; questo causer una risposta opposta che presenter il medesimo problema,creando una successione di variazioni opposte dalla pressione normale. Oscillazione del riflesso da ischemia cerebrale : oscillazione ad elevati livelli pressori, a rapida frequenza ma a piccola ampiezza, nella quale una volta che l'ipertensione da riflesso ischemico risole l'ischemia, viene inibita la risposta ortosimpatica che lascia scindere la pressione; si verificher, quindi, nuovamente un'ischemia cerebrale, con la ripetizione di un nuovo ciclo. REGOLAZIONE RENALE A LUNGO TERMINE DELLA PRESSIONE ARTERIOSA : sistemi di tamponamento in grado di contrastare per lungo tempo eventuali aumenti lenti e costanti della volemia e quindi della pressione arteriosa(anche di pochissimi mmHg) mediante, essenzialmente, la formazione di urina da parte del rene, tramite la variazione dei processi di diuresi e natriuresi pressoria. Imp : il principale sistema che mantiene costante la pressione arteriosa sul lungo periodo, infatti, il controllo nervoso ed umorale di tipo rapido, ma ha una durata assai scarsa; l'unico modo per modificare costantemente la pressione modificare il volume del fluido plasmatico SISTEMA RENE-LIQUIDI CORPOREI : il controllo renale della pressione tramite diuresi e natriuresi pressoria (passiva, senza intervento ormonale) funziona opponendosi a qualunque variazione dal punto di equilibrio del bilancio idrico preesistente, seguendo una curva di funzionalit renale ben determinata con una bilancio negativo o positivo al fine di riportare il corpo esattamente al bilancio idrico preesistente.

Sistema feedback a guadagno infinito : questo sistema, infatti, permette di bilanciare in modo costante (secondo una curva di funzionalit renale) qualsiasi aumento di volemia per assunzione o di liquidi con un aumento di escrezione urinaria, a patto che sia aumentata la pressione.

Curva della funzionalit renale : curva che rappresenta la variazione del volume di urine prodotte dal rene, in relazione alla variazione di pressione arteriosa del corpo; ad un determinato volume di acqua e sodio assunti (costante) mi si stabilizzer un punto della curva.

Qualsiasi sia l'entit dell'aumento pressorio autonomo o di altra natura, se la funzione renale intatta, di brevissima durata e viene riportato rapidamente alla pressione normale.

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Infatti : Immaginando il rene come un filtro con una certa porosit, posto tra un contenitore d'acqua ed un tubo di scarico, se volessi aumentare il volume di acqua uscente dal contenitore tramite il filtro, dovr aumentare anche la pressione con la quale l'acqua viene spinta fuori (poich il filtro impone una certa resistenza); dovr, quindi, aumentare il volume dell'acqua stessa nel contenitore tramite un maggiore afflusso; questo, visto al contrario, ci che permette ad un introduzione costante di liquidi uno spostamento costante della pressione ad un altro livello; infatti, se aggiungo pi acqua nel contenitore, devo espellerne di pi poich esso non esploda, ci possibile solo se faccio passare pi acqua nei pori del filtro, ma, per far ci, dovr allargare tali pori, ovvero aumentare la pressione del liquido.

La pressione aumenta : si avr un bilancio idrico negativo (pi urina) con una variaizone d'intensit nel tempo che ripercorre la curva di funionalit renale a ritroso sino ad arrivare esattamente alla pressione di equilibrio idrico di quel preciso istante. Infatti : se aumento la pressione per qualsiasi effetto (anche per assunzione repentina di sale o acqua) il filtro poroso del rene si adatter passivamente, consentendomi l'espulsione del liquido in eccesso sino a raggiungere il livello di equilibrio, ossia quando l'escrezione risulta uguale all'assunzione di liquido dopo ll grande imput iniziale.

La pressione diminuisce : si avr un bilancio idrico positivo (meno urina) con un'intensit che percorre la curva di funzionalit renale sino ad arrivare esattamente alla pressione di equilibrio idrico (considerando una costante assunzione di liquido e sale)

FATTORI CHE VARIANO IL BILANCIO IDRICO RENALE (e anche la pressione) : sono tutti quei fattori che mi permettono di associare una nuova pressione ad una invariata produzione di urina o che mi permettono di associare una nuova produzione di urina ad una nuova pressione (sull stessa curva di funionalit renale); dunque, tutti quei fattori che modificano la pressione di equilibrio urinario del rene. Modifica del flusso di urina e della pressione per assuzione di sali e acqua : sistema che crea (se prolungato) un nuovo bilancio idrico nel rene e quindi, un livello di pressione arteriosa mantenuto dall'organo. Assunzione di liquido : l'assunzione di pi acqua va ad aumentare il volume del plasma, innalzando la pressione tramite 3 meccanismi : l'aumento di volume sanguigno degli atrii aumenta la gittata cardiaca, l'aumento del volume sanguigno aumenta la pressione sistemica, l'aumento di gittata cardiaca aumenta la vasocostrizione locale ingrandendo la resistenza vasale sistemica, andando a fissare un nuovo volume di produzione di urina ed una nuova pressione arteriosa.

Assunzione momentanea : il rene attua un bilancio idrico negativo sino a che la pressione non si stabilizza al nuovo bilancio idrico. Assunzione continuativa : il rene mantiene la pressione del bilancio idrico corrente (escludendo altre regolazioni sul rene stesso)

Modifica dell'efficienza di filtrazione/pressione del rene : tutti quei fattori che aumentano o diminuiscono la filtrazione del rene rispetto ad una medesima pressione sanguigna (efficienza), permettendo di spostare la curva di funzionalit renale a pressioni maggiori o minori.

Vasocostrizione o dilatazione ormone mediata delle arteriole glomerulari Degenerazione della parete del glomerulo (glomerulonefrite) Modifica della permeabilit podocitica

Degenerazione del glomerulo renale : una degenerazione patologica dell'attivit filtratoria del glomerulo renale pu comportare un aumento della sua permeabilit, con uno slittamento della curva della funzionalit renale con pressioni arteriose minori rispetto ai medesimi volumi urinari, cio un aumento della permeabilit renale (causando ipotensione costitutiva), oppure diminuzioni della sua permeabilit con uno slittamento della curva della funzionalit renale con pressioni arteriose maggiori per assolvere alla medesima produzione di volume urinario.

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Assunzione di sale : l'assunzione di pi sale (escludendo il tamponamento renina-angiotensina), specie in organismi con ridotta funzionalit renale, va ad aumentare l'osmolarit del liquido extracellulare stimolando l'ipotalamo ad innalzare la pressione tramite 2 fenomeni : aumenta l'assunzione di acqua per stimolazione del centro della sete, diminuisce la diuresi pressoria attraverso l'ormone antidiuretico ADH, andando a fissare un nuovo volume di produzione di urina ed una nuova pressione sanguigna. Ruolo del sistema autonomo nella maggior efficienza dell'attivit renale cronica : un prolungato stato ipertensivo provoca l'inibizione della produzione di ormone antidiuretico e antinatriuretico da parte dell'ipotalamo; questo comporta una maggiore permeabilit renale, quindi un maggiore volume urinario a parit di pressione arteriosa e quindi una maggiore velocit nel ristabilire la pressione originaria. Tampone pressorio del sistema renina-angiotensina : sistema a cascata proteolitica di segnalatori plasmatici innescata dall'apparato iuxtaglomerulare, in grado di mantenere un tono pressorio arterioso costante - da vasocostrizione arteriolare renale e vasale sistemica - riducendo la propria azione in caso di ipertensione ed aumentandola in caso di ipotensione elevata; questo sistema agisce principalmente diminuendo l'efficienza renale filtrazione/pressione.

Tampone pressorio in caso di ipertensione salina : nel caso di ipertensione da assunzione elevata di sale, la segnalazione renina angiotensina viene inibita, consentendo una maggiore vasodilatazione glomerulare, e quindi, una maggiore natriuresi e diuresi. Tampone pressorio in caso di ipotensione grave : nel caso di ipotensione da emorragia, la segnalazione renina-angiotensina viene potenziata, consentendo una minore vasodilataizone glomerulare, e quindi, una minore natriuresi e diuresi.

Cascata renina-angiotensina :

Una diminuzione della pressione sanguigna provoca una reazione di scisione dei granuli di prorenina delle cellule iuxtaglomerulari con la produzione di renina Le cellule iuxtaglomerulari secernono i grani di renina nel circolo sistemico che rimane in circolo per 30-60 minuti scindendo l'angiotensinogeno plasmatico e formando angiotensina I 3. L'angiotensina I esplica un modesto ruolo di vasocostrizione sistemica senza modificare, tuttavia, lo stato pressorio del sangue arterioso. 4. Nel circolo polmonare e nel circolo renale un enzima di conversione dell'angiotensina ACE va a clivare l'angiotensina i in angiotensina II 5. L'angiotensina II rimane in circolo per 1-2 minuti, durante i quali causa forte vasocostrizione arteriolare sistemica, con aumento pressorio istantaneo, e forte vasocostrizione glomerulare, con aumento pressorio a lungo termine. Renina : enzima peptidolitico, prodotto in forma inattiva - reninogeno - dentro ai grani delle cellule iuxtaglomerulari, che, una volta liberato nel circolo sanguigno attua per un tempo di 30-60 minuti un'azione peptidolitica sul suo substrato principale - angiotensinogeno - formando l'angiotensina I plasmatica Angiotensina I : piccola proteina segnalatoria, prodotta dal fegato in forma inattiva - angiotensinogeno - poi convertita nella sua forma attiva dalla renina plasmatica, avente un blando ruolo vasocostrittore sistemico agendo sul muscolo liscio delle arteriole, ma trasformata in un segnalatore pi attivo - angiotensina II - dall'enzima di conversione dell'angiotensina. Angiotensina II : forma pi attiva ed a pi bassa emivita dell'angiotensina, eliminata dal plasma in 1-2 minuti grazie all'azione di enzimi angiotensinasici, responsabile di una forte azione segnalatoria vasocostrittrice sul muscolo liscio delle arteriole sistemiche e glomerulari. CONTROLLO DELLEFFICIENZA CARDIACA E DELLA SUA GITTATA :

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REGOLAZIONE DELLA GITTATA CARDIACA : la gittata cardiaca dipende da due fattori determinanti, l'efficienza della pompa cardiaca e la pressione atriale del ritorno venoso, ovvero, dalla capacit del cuore di ottenere un flusso da una certa pressione di partenza; tuttavia, essa deve essere sempre uguale e paragonabile al flusso di ritorno venoso per una corretta funzionalit circolatoria. LEGGE DEL CUORE DI FRANK STARLING : il cuore tenta di pompare nell'albero arterioso di una circolazione tutto il volume di sangue ritornante ad esso; il suo ritorno venoso, quindi , determina la pressione diastolica, che determina la gittata cardiaca.

Gittata cardiaca : volume di sangue che ciascun ventricolo pompa in ogni momento nella propria sezione dell'apparato circolatorio Indice cardiaco : siccome la gittata cardiaca destinata ad aumentare con l'aumento della superficie del corpo, si standardizza esprimendola in valore di gittata per metro quadro corporeo. Gittata cardiaca media : per un soggetto giovane adulto di 70Kg, la gittata cardiaca media a riposo di 5 L/min, il suo indice cardiaco (supponendo una superficie corporea di 1,7 m2) di 3 L/min/m2 a riposo.

Ritorno venoso : flusso sanguigno che in ogni minuto rientra all'interno dell'atrio destro e del ventricolo destro; esso deve essere uguagliato dalla gittata cardiaca.

Controllo della gittata da parte della resistenza periferica totale : senza alcun influenza variante la normale efficienza del cuore il livello della gittata del cuore normoefficiente dipendente direttamente dal ritorno venoso al cuore; fattore a propria volta influenzato dalla resistenza periferica totale (e da tutti i meccanismi locali che la determinano)

Dipendenza del ritorno venoso dal metabolismo : essendo la resistenza dei vasi periferici autoregolata in base alle necessit metaboliche tissutali, ed essendo i muscoli i tessuti pi abbondanti del corpo, il livello di ritorno sanguigno principalmente determinato dal metabolismo muscolare del corpo. Controllo della gittata da parte della compliance venosa : una maggiore compliance venosa permette di dissipare una maggiore pressione venosa in maggiore volume piuttosto che maggiore flusso in ingresso; in particolare, il sangue preferisce riempire le vene piuttosto di entrare nell'atrio creando un flusso di ritorno venoso; bisogna diminuire la compliance venosa per massimizzare la pressione atriale. Gittata massima dalla legge del cuore : escludendo altri sistemi regolatori, il cuore aumenta la propria gittata all'aumento della pressione atriale finale sino ad un plateau di 2,5 volte la sua gittata originaria a riposo; dopo questo livello esso diviene fattore limitante per il ritorno venoso.

A questo plateau, si ha che il ritorno venoso non riesce pi ad alzare ulteriormente la pressione atriale finale, poich diminuita dall'aumento di gittata, quindi l'aumento della gittata da aumento del ritorno venoso si blocca ad un livello stazionario di plateau.

Valori massimi di aumento per la legge Frank Starling : il cuore pu, in un giovane adulto sano di altezza e peso standard, aumentare la propria gittata sino a 13 L/min (partendo da 5 L/min) FATTORI CHE DETERMINANO LA LEGGE DI FRANK STARLING : Aumento della gitatta cardiaca da stiramento della parete atriale : lo stiramento della parete atriale provoca anche uno stiramento delle cellule nodali del nodo senoatriale, il quale accelera la sua frequenza di eventi al minuto andando ad aumentare automaticamente la quantit di sangue pompato fuori dal cuore e la quantit aspirata dal cuore stesso.

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Riflesso di Bainbridge : un aumento della pressione e dello stiramento delle pareti degli atrii e delle vene polmonati provoca un riflesso ortosimpatico capace di aumentar ulteiriormente la gittata cardiaca attraverso una stimolazione di tipo inotroopo positivo e cronotropo positivo. Inotropismo da stiramento dei miocardiociti ventricolari : quando i miocardiociti sono stirati da un aumento di pressione la loro forza contrattile aumenta poich le fibre di actina e miosina si distanziano ad una posizione pi favorevole. AUMENTO DELL'EFFICIENZA E DEL PLATEAU DELLA GITTATA : tutti quei fattori regolatori che associano volumi di gittata maggiori alla medesima pressione atriale destra finale del ritorno venoso. Stimolazione ortosimpatica : tramite un aumento inotropo e cronotropo positivo si ha un aumento del volume di sangue pompato, e quindi aspirato dalle vene, esautorando dal controllo della gittata la pressione effettiva atriale (che, nella maggior parte delle volte, diminuisce drasticamente) ATTENZIONE ! La pressione atriale destra finale non determina il flusso venoso di ritorno : anche se la pressione atriale destra molto bassa si pu avere un ritorno venoso elevato; esso infatti proporzionale al gradiente pressorio tra pressione sistemica media di riempimento e pressione atriale finale. Aumento del ritorno venoso : la stimolazione ortosimpatica provoca l'aumento del gradiente pressorio vene atrio tramite l'aumento della pressione sistemica media di riempimento, con aumento della vasocostrizione venosa e diminuzione della vasocostrizione muscolare (resistenza venosa) e aumento della gittata cardiaca, inoltre diminuisce la pressione atriale effettiva, con l'aumento dell'attivit di pompa del muscolo cardiaco, e quindi l'attivit di risucchio atriale, e diminuisce la resistenza venosa all'ingresso del sangue negli atrii.

Spostamento del plateau del ritorno venoso : il ritorno venoso possiede esso steso un plateau innalzabile dall'aumento della pressione venosa

Valori della stimolazione ortosimpatica sulla gittata : il cuore pu innalzare del doppio la sua gittata cardiaca massima solo con la stimolazione ortosimpatica.

Importanza dell'ortosimpatico nella risposta cardiaca al metabolismo muscolare : quando un aumento del metabolismo periferico (come durante l'attivit muscolare) per vasodilatazione, provocherebbe un aumento del sangue venoso (e quindi del suo ritorno al cuore) la compliance delle vene andrebbe ad ammortizzare tale quantit di sangue mantenendo costante la pressione atriale e la gittata cardiaca (che aumenterebbe solamente di 1,6 volte); tuttavia, quando il sistema ortosimpatico di costrizione venosa entra in gioco, viene ridotta la compliance venosa, permettendo un maggiore ritorno venoso all'atrio destro (e una maggiore pressione atriale finale) aumentando la dittata anche di 4 volte

Ipertrofia cardiaca : causa un aumento del ritorno venoso grazie ad un aumento del gradiente pressorio veneatrio, tramite un aumento della pressione circolatoria media di riempimento, grazie al aumento di pressione arteriosa e venosa (per il flusso maggiorato) ed una diminuzione della pressione atriale finale, tramite un potenziamento dell'attivit di risucchio cardiaco ed un aumento del ritorno elastico delle camere cardiache. Valori dell'ipertrofia sulla gittata cardiaca : il cuore pu innalzare del 60-100 % la sua gittata massima con stimolazione ortosimpatica. DIMINUZIONE DELL'EFFICIENZA E DEL PLATEAU DELLA GITTATA CARDIACA : tutti quei fattori che associano minori flussi di gittata cardiaca a uguali valori di pressione atriale finale. Insufficienza cardiaca : tutte quelle patologie correlate al muscolo cardiaco o alle strutture che lo circondano (tamponamento cardiaco, miocardite grave, stenosi aortica, occlusione coronarica, ecc) che ne indeboliscono e rallentano la spinta propulsiva alla medesima pressione atriale finale. Stimolazione del parasimpatico : il parasimpatico permette una riduzione della gittata cardiaca mediante un'azione cronotropa negativa a parit di pressione atriale finale; ed inoltre, permette una riduzione del ritorno venoso al

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cuore, mediante la riduzione del gradiente atrio-vene con inibizione della vasocostrizione venosa e della vasodilatazione arteriosa dell'ortosimpatico. BILANCIO TEORICO DELLA FUNZIONALITA' CARDIACA (valutazione combinata delle curve) : considerando la pressione circolatoria media di riempimento come costante, il cuore funzioner per mantenere costante la pressione atriale finale (e venosa finale) alla quale si avr un uguaglianza tra il flusso del ritorno venoso ed il flusso della gittata cardiaca ovvero quando la curva del ritorno venoso incrocia la curva della gittata cardiaca. TUTTAVIA (feedback negativo) : se aumento la gittata cardiaca dovr aumentare il flusso venoso in ingresso che necessiter di un maggior gradiente tra pressione venosa finale dell'atrio e pressione circolatoria media di riempimento; supponendo la pressione circolatoria media di riempimento come costante, per, per aumentare tale gradiente dovr diminuire la pressione finale dell'atrio, e quindi dovr aumentare la negativit della pressione che l'atrio esercita; facedo ci, per, la pressione finale dell'atrio sar minore e, per la legge del cuore di Srank Starling si avr una minore gittata. CURVA DEL RITORNO VENOSO il flusso del ritorno venoso direttamente proporzionale al gradiente tra pressione atriale finale o pressione venosa centrale finale e pressione media di riempimento, ed inversamente proporzionale alla resistenza venosa al flusso verso l'atrio; seguendo la legge della circolazione.

Ritorno venoso massimo : quando la pressione finale venosa centrale raggiunge un valore di circa -4 mmHg si ha il collasso della vena cava inferiore, nella porzione in ingresso nel diaframma toracico, il collasso della succlavia (sotto la clavicola) e della giugulare nel collo, con conseguente stabilizzazione del flusso (e della pressione) per aumentata resistenza venosa vene-atrio; quindi il flusso si stabilizza ad un valore massimo. Ritorno venoso nullo : quando la ridotta funzionalit della pompa cardiaca va a diminuire il risucchio ematico venoso, si avr un aumento della pressione atriale finale che pu, in alcune circostanze, uguagliare la pressione sistemica di riempimento, andando, di fatto, ad annullare il gradiente pressorio vene-atrio; in questo caso si avr flusso di ritorno venoso nullo e nulla gittata cardiaca.

Legge della circolazione : la pressione finale venosa centrale all'interno delle grandi vene e dell'atrio destro (soprattutto) uguale alla pressione circolatoria media di riempimento meno la pressione negativa esercitata dall'attivit di pompa degli atrii; essa, quindi, sempre pi piccola della pressione circolatoria di riempimento se la pompa cardiaca funziona (seppur minimamente)

CURVA DELLA GITTATA CARDIACA O LEGGE DEL CUORE: il flusso della gittata cardiaca direttamente proporzionale grado di riempimento del ventricolo destro a fine diastole; ossia, alla pressione artiale finale o pressione venosa finale e al ritorno venoso al cuore (gradiente pressorio atrio-vene); seguendo sia la legge della circolazione, sia la legge del cuore.

Tuttavia : escludendo altri sistemi di regolazione cardiaca, la pressione finale dell'atro destro cala all'aumentare della gittata cardiaca, e l'unico modo per aumentarla aumentare solo il flusso del ritorno venoso tramite innalzamento del gradiente pressorio, quindi, deve essere aumentata la pressione sistemica media di riempimento. PRESSIONE CIRCOLATORIA MEDIA DI RIEMPIMENTO PSR o PCR: pressione che esercita il sangue sulle pareti dell'atrio destro ad attivit di pompaggio dell'atrio (e del cuore) nulla, ovvero, la pressione che l'atrio deve possedere per non ricevere ritorno venoso, ovvero, la pressione nell'atrio destro a cuore fermo. PSR in condizioni di riposo : in media ammonta a +7 mmHg

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Aumento della pressione atriale : un aumento della pressione atriale per ipofunzionalit della pompa cadiaca fa diminuire progressivamente il ritorno venoso sino ad eguagliare lo 0 quando eguaglia la PCR del momento Diminuzione della pressione atriale : una diminuzione della pressione atriale sotto la PCR fa aumentare il ritorno venoso sino ad un massimo a circa -4 mmHg; a questa pressione, infatti, le pareti della vena cava inferiore collassano creando una resistenza vascolare che impedisce un maggiore ritorno venoso

EFFICIENZA DELLA POMPA CARDIACA : ovvero la capacit di ottenere una pressione arteriosa pi elevata (quindi una gittata elevata), partendo da una pressione venosa di ritorno pi bassa; pi elevato il guadagno pi elevata sar la gittata e il ritorno venoso. Formula dell'efficienza : se il coefficiente A determina la misura della gittata sistolica, rispetto alla pressione venosa atriale finale, ed il coefficiente B mi determina il valore assoluto della pressione venosa negativa, una maggiore differenza pressoria (guadagno) dipender direttamente da entrambi i coefficienti.

Variazione della pressione venosa finale : misura di quanto minore la pressione venosa finale di quella iniziale

DINAMICA DELL VARIAZIONE DELL'ATTIVITA' MASSIMA DEL CUORE : per far aumentare la quantit massima di sangue pompati bisogna aumentare il ritorno venoso massimo, e quindi aumentare il gradiente pressorio tra pressione venosa finale dell'atrio e pressione circolatoria di riempimento oppure aumentare il guadagno del cuore (ossia il suo inotropismo) AUMENTO DELL'ATTIVITA' MEDIANTE AUMENTO DEL RITORNO VENOSO : siccome non posso variare la pressione finale dell'atrio senza diminuire anche la gittata, bisogna aumentare la positivit della pressione venosa centrale media di riempimento in modo che l'atrio possa avere una gradiente pressorio maggiore con il sangue venoso, aumentando il ritorno venoso. Variazione del volume ematico : l'assunzione di soluzioni saline acquose o una diversa attivit renale, provoca l'aumento del volume ematico con conseguente aumento della distensione elastica vascolare, e quindi aumento della pressione circolatoria media di riempimento Variazione della resistenza dei vasi : l'aumento della resistenza in un determinato distretto vascolare pu diminuire il flusso di ritorno venoso e la pressione di riempimento medio andando a diminuire la gittata cardiaca; la gravit della diminuzione del ritorno direttamente proporzionale alla compliance del vaso.

Pi la compliance del vaso elevata meno la sua dilatazione pu ristabilire una pressione sufficiente a restituire il corretto ritorno venoso

Resistenza nel sistema venoso : un aumentata resistenza di un particolare distretto venoso prossimo al cuore pu determinare una diminuzione della pressione di riempimento, tuttavia, non bilanciabile dalla dilatazione venosa poich a compliance troppo elevata. Resistenza nel sistema arterioso : un aumentata resistenza in un particolare distretto arterioso, specie se prossimo ai capillari, pu determinare, una diminuzione della pressione di riempimento, tuttavia, bilanciabile dalla dilatazione arteriosa poich a compliance molto bassa. Imp : il rialzo pressorio da aumento della distensione della parete arteriosa sino a 30 volte pi elevato di quello ottenibile dalle vene. Variazione della capacit sanguigna totale col sistema ortosimpatico: un'eventuale variazione della capacit sanguigna per stimolazione autonoma della vasocostrizione o vasodilatazione pu provocare una variazione della pressione sistemica con conseguente variazione della pressione media di riempimento cardiaco.

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Potenziamento della stimolazione ortosimpatica : si ha un aumento della pressione media di riempimento da 7 mmHg a 17 mmHg Inibizione della stimolazione ortosimpatica : si ha una diminuzione della pressione media di riempimento da 7 mmHg a 4 mmHg AUMENTO DELLA GITTATA MEDIANTE AUMENTO DELL'EFFICIENZA: anche se l'aumento del guadagno non influenza di molto la gittata cardiaca un suo aumento pu innalzare i volumi di sangue in ritorno ed i volumi di gittata cardiaca contemporaneamente. Azione inotropa e cronotropa positiva del sistema ortosimpatico : il sistema ortosimpatico permette un innalzamento della compliance vasale di vene ed arterie, aumentando il carattere B, sia un innalzamento della forza di aspirazione che un aumento nella frequenza pulsatoria indipendentemente dalla distensione atriale, aumentando il carattere A

CIRCOLAZIONE IN ALTRI DISTRETTI DELLORGANISMO


Riassunto del Guyton sulla base del programma di Reggiani CIRCOLAZIONE POLMONARE : CIRCOLAZIONE SISTEMICA DEL POLMONE : circolazione ad alta pressione ed a flusso ridotto che diparte da 5-6 arterie bronchiali, originanti dall'aorta toracica, portanti l'1-2 % della gittata sistolica sistemica del ventricolo destro all'interno del parenchima polmonare, dove si ramificano accompagnando l'albero bronchiale intrapolmonare sino a portare sangue ossigenato alla rete capillare peribronchiolare, irrorando : trachea, albero bronchiale, tessuti polmonari e tonaca avventizia dei grandi vasi. Drenaggio venoso dalle vene polmonari : il sangue deossigenato proveniente dalla circolazione sistemica polmonare termina nelle vene interlobulari che drenano l'1-2% della gittata sistolica sistemica dentro l'atrio sinistro.

Ritorno venoso dell'atrio sinistro : per via dell'1-2% di apporto sanguigno dalle arterie bronchiali possiede un ritorno venoso maggiore dell'atrio destro dell'1-2 %

CIRCOLAZIONE POLMONARE DEL POLMONE (PICCOLA CIRCOLAZIONE) : circolazione a bassa pressione ma ad ampio flusso, trasportante tutto il sangue venoso del corpo, attraverso la gittata cardiaca ventricolare destra , nel tronco polmonare, che sucessivamente lo fraziona alle arterie polmonari dei due polmoni, terminanti (seguendo l'albero arterioso) con i capillari alveolari che attuano l'ossigenazione sanguigna. Drenaggio venoso delle arterie polmonari : il sangue ossigenato proveniente dalla circolazione polmonare dei capillari, viene drenato dalle vene interlobulari, che lo portano alle 4 vene polmonari terminanti all'atrio sinistro. Arteria polmonare : arteria dipartente dal cono arterioso del ventricolo destro e decorrente per 5 cm in altezza sino a terminare alla biforcazione dei peduncoli polmonari; possedente un elevatissima distensibilit di 7 mL/mmHg, pari a quella dell'intero albero arterioso sistemico, dovuta ad uno spessore di parete pari ad 1/3 di quello dell'aorta. Ramificazioni dell'arteria polmonare principali : tutte le ramificazioni dell'arteria polmonare principale sono molto pi corte della norma e possiedono una distensibilit ampiamente maggiore (comprese le arteriole) e possiedono una sezione pi ampia. CIRCOLAZIONE LINFATICA DEL POLMONE : il sistema linfatico origina con piccoli capillari nel tessuto interstiziale attorno ai bronchioli terminali per riunirsi in dotti pi grandi sfocianti all'interno del dotto linfatico toracico di destra; questi :

Rimuovono il particolato che permane all'interno del setto alveolare Permettono il drenaggio del fluido e delle proteine fuoriuscite dal capillari polmonari

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PRESSIONI ALL'INTERNO DEL SISTEMA CIRCOLATORIO POLMONARE : il sistema circolatorio polmonare, per il diminuito inotropismo del ventricolo sinistro e per l'aumentata compliance dei vasi polmonari molto pi bassa della circolazione sistemica, anche se consente lo spostamento del medesimo flusso sanguigno. PRESSIONE NEL VENTRICOLO E NEL TRONCO POLMONARE : per effetto dell'elevata compliance dell'arteria polmonare la l'oscillazione pressoria di quest'ultima pi lenta e molto meno "drastica", non raggiungendo quasi mai lo 0 mmHg, cosa che succede nella variazione della pressione ventricolare destra. Pressione ventricolare destra : la pressione ventricolare destra, sia per l'elevata conduttanza dei capillari polmonari sia per il suo basso valore, che per la bassa pressione atriale finale, estremamente variabile tra sistole e diastole, con un valore medio di 13 mmHg ed una brusca discesa dopo la chiusura della valvola polmonare arteriosa.

Pressione sistolica media : ammonta a 25 mmHg (pari ad 1/5 della pressione sistolica del ventricolo sinistro) Pressione diastolica media : ammonta a 0-1 mmHg

Pressione arteriosa polmonare : l'arteria polmonare possiede una pressione media pari a 15 mmHg con un calo diastolico della pressione meno marcato per l'opera del ritorno elastico nella compliance vascolare molto elevata.

Pressione sistolica media : ammonta a 25 mmHg Pressione diastolica media : ammonta a 8 mmHg

PRESSIONE ATRIALE SINISTRA O Pv : data l'elevata conduttanza dei vasi venosi, anche in presenza di un lieve gradiente pressorio atrio-ventricolo, la caduta pressoria minima e la pressione media atriale di 2 mmHg e non supera mai i 6 mmHg, anche durante gli esercizi fisici pi strenui.

Pressione di incuneamento : siccome la pressione atriale non si pu misurare agilmente si misura la pressione negativa di un ramo dell'arteria polmonare, tramite l'introduzione al suo interno di un catetere sfingomanometrico, che stima la pressione atriale sinistra vera, sovrastimandola di 1-2 mmHg.

Variazione della pressioen circolatora rispetto la Pv : piccole variazioi di Pv atriale sinistra da 6 a 7-8 mmHg hanno il solo potere si espandere maggiormente le vene e le venule polmonari, senza aumentare la pressione del tronco arterioso e dei capillari; tuttavia variazioni pressorie oltre i 7-8 mmHg vanno ad aumentare la pressione arteriosa (aumentando il postcarico del ventricolo di destra) e la pressione dei capillari polmonari.

Pressione di pericolo edema : quando la pressione dei capillari sanguigni supera i 30 mmHg si ha una possibile fuoriscita di plasma dai capillari, con sviluppo di grave edema polmonare.

PRESSIONE CAPILLARE POLMONARE : la pressione capillare del circolo polmonare piuttosto bassa vista l'elevata conduttanza dei capillari polmonari ed ammonta ad un valore funzionale di 7 mmHg. VOLUMI ALL'INTERNO DEL SISTEMA CIRCOLATORIO POLMONARE : escludendo qualsiasi regolazione del flusso sanguigno, tutto il sistema vasale della circolazione polmonare contiene 450 ml circa di sangue dei quali : 70 ml sono nei capillari e 190 ml nei vasi polmonari. VARIAZIONE DEL VOLUME POMONARE PER RISERVA SANGUIGNA : in caso di necessit il volume polmonare pu variare senza danni dalla met sino al doppio del suo volume normale, in modo da ammortizzare aumenti pressori oppure ipotensioni gravi. SISTEMA OSSIGENODIPENDENTE DI OTTIMIZZAZIONE DELLA PERFUSIONE POLMONARE : i capillari polmonari dirottano il sangue deossigenato (quindi la perfusione) verso gli alveoli con maggiore pressione parziale di ossigeno e minore capnia, in modo da ottimizzare l'ossigenazione del sangue e l'escrezione dell'anidride carbonica, sfruttando tutto l'ossigeno inspirato, senza sprechi.

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FENONENI DI VASOCOSTRIZIONE IPOSSICA : una bassa pressione parziale di ossigeno in un alveolo causa la liberazione di un mediatore dell'ipossia in grado di indurre nelle arteriole e negli sfinteri precapillari una risposta vasocostrittiva del tutto opposta a quella della circolazione sistemica (che ne aumenta la perfusione) diminuendo la perfusione al setto alveolare ipossico. GRADIENTE PRESSORIO IDROSTATICO POLMONARE : il polmone possiede la discreta altezza di 30 cm ed un'elevata perviet dei propri vasi maggiori (contiene molto volume ematico), quindi la forza peso della sua colonna sanguigna verticale crea un gradiente pressorio base-altezza di circa 23 mmHg. Pressione all'apice del polmone : andandosi a situare sopra il cuore possiede una pressione di 15 mmHg inferiore al ventricolo destro. Pressione alla base del polmone : andandosi a situare sotto il cuore possiede una pressione di 8 mmHg inferiore al ventricolo destro. VARIAZIONE DEL FLUSSO CAPILLARE SECONDO GRADIENTE PRESSORIO IDROSTATICO :siccome un capillare polmonare pervio solo se possiede una pressione maggiore a quella atmosferica, e la pressione ematica polmonare varia a seconda dell'altezza, allora avremmo una resistenza capillare differente a seconda dell'altezza rispetto al cuore. Zona 1 : caso generale nel quale la pressione funzionale dei capillari alveolari non mai maggiore o uguale alla pressione alveolare comportando un assenza di flusso durante tutto il ciclo cardiaco. Zona 2 : caso generale nel quale la pressione funzionale dei capillari maggiore del gas alveolare in sistole, ma minore in diastola consentendo un flusso intermittente sistole si, diastole no. Zona 3 : caso generale nel quale la pressione funzionale dei capillare sempre maggiore del gas alveolare, assicurando un flusso sanguigno capillare costante durante tutto il ciclo cardiaco. Disposizione delle diverse zone nel polmone a seconda dei casi : Posizione eretto di un polmone normale :

Zona 2 : si estende da 10 cm sopra il cuore sino all'apice polmonare Zona 3 : si estende da sotto la zona 2 sino alla base del polmone

Posizione supina o prona del polmone normale :

Zona 3 : tutto il polmone, dagli apici alla base.

Polmone in codizioni anormali : una pressione arteriosa estremamente diminuita, per insufficienza cardiaca o emorragia copiosa, od una respirazione contro pressioni molto positive, pu causare il passaggio degli apici polmonari in zona 1 e quello della meta del polmone in zona 2. Effetto dello sforzo fisico sul polmone : un aumento della gittata cardiaca provoca un aumento del flusso polmonare capillare sino a 4-7 volte senza aumentare di molto la pressione capillare; questo accade sia per la il passaggio in zona 3 di tutta la zona 2, per la dilatazione dei capillari gi espansi e per l'aumento del flusso seguendo l'aumento della pressione arteriosa, consentendo al polmone di :

Far risparmiare energia al cuore destro per la caduta di pressione Evitare un elevata pressione funzionale capillare e quindi un edema polmonare

EQUILIBRIO DI FRANK STARLING DEL CAPILLARE POLMONARE : in condizioni di equilibrio, nel polmone, la pressione netta di filtrazione del capillare consente la continua immissione di liquido nell'interstizio pomonare; tuttavia, questo liquido viene bilanciato dalla sua dissipazione nell'alveolo polmonare e nel capillare linfatico dell'interstizio, mantenendo la pressione del liquido interstiziale sempre negativa a -8 mmHg.

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FORZE DI FRANK STARLING NEL POLMONE : Pressione funzionale dei capillari alveolari : molto minore di quella sistemica ed in condizioni normali di 7 mmHg Pressione negativa dell'interstizio : maggiore (in valore assoluto) di quella della circolazione sistemica per il maggiore drenaggio dell'interstizio polmonare, ed ammonta a -8 mmHg. Pressione colloido-osmotica dell'interstizio : circa doppia di quella dei capillari sistemici per via della maggior perdita di proteine plasmatiche da parte dell'endotelio polmonare, molto pi permeabile, ed ammonta a 14 mmHg Pressione colloido-osmotica del plasma : uguale a quella della circolazione sistemica ed ammonta a 28 mmHg BILANCIO DELLE FORZE DI FRANK STARLING : Pressione netta di filtrazione del capillare nell'interstizio polmonare : lievemente inferiore rispetto a quella del circolo sistemico, ed ammonta a +1 mmHg

MANTENIMENTO ASCIUTTO DELLA SUPERFICIE ALVEOLARE : la superficie dell'epitelio alveolare dotata di piccole fenestrature permeabili a proteine e soluzioni elettrolitiche acquose, tuttavia esse non inondano la cavit alveolare di liquido interstiziale poich la pressione negativa imposta dalla pompa linfatica nell'interstizio in grado di drenare e riassorbire ogni soluzione acquosa nell'alveolo. Imp : l'alveolo, drenato sa tutte le soluzioni acquose in eccesso, possieder solamente un sottile velo di soluzione tensioattiva sulla propria superficie, continuamente riassorbita dall'attivit di pompa del sistema linfatico. EDEMA POLMONARE : una fuoriuscita pi o meno rapida di acqua, elettroliti e proteine dal torrente circolatorio capillare sino all'interstizio della parete alveolare, che provoca la morte per distruzione della barriera di scambio gassoso.

Edema polmonare acuto e rapidit di morte : un edema polmonare da pressione arteriosa aumentata di 25-30 mmHg pu causare un edema polmonare letale nel giro di 20-30 minuti.

Aumento della pressione di filtrazione del capillare :


Aumento della pressione idrostatica plasmatica Aumento della permeabilit del capillare polmonare

Diminuzione della negativit della pressione interstiziale :


Occlusione dei vasi linfatici Imposizione di una pressione positiva sull'interstizio del polmone

Fattore di sicurezza nell'edema polmonare acuto : la pressione arteriosa deve aumentare almeno oltre la pressione colloido-osmotica del plasma, quindi oltre i 28 mmHg; considerando una pressione capillare media funzionale di 7 mmHg l'intervallo di sicurezza misura 21 mmHg. Fattore di sicurezza nell'edema polmonare cronico : in condizioni di pressione capillare polmonare cronicamente elevata, come nell'insufficienza ventricolare destra, i vasi linfatici si espandono ed aumentano il loro drenaggio, quindi si possono avere margini di 40 o 50 mmHg di aumento della pressione capillare. EQUILIBRIO DEL LIQUIDO PLEURICO E RESPIRAZIONE : il liquido pleurico possiede lo stesso equilibrio tipo frank starling del fluido interstiziale mantenendo una pressione negativa di 7 mmHg capace di contrastale la pressione di collasso elastico del polmone di 4 mmHg, in modo da mantenere il polmone adeso e concorde al volume della cassa toracica e del diaframma.

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PLEURA : la pleura una membrana porosa, mesenchimale, sierosa, rivestente in modo intimo la superficie interna della cassa toracica e la superficie esterna del polmone, in grado di far traspirare dall'ambiente interstiziale circostante il liquido pleurico. LIQUIDO PLEURICO : soluzione colloidale di acqua, soluti e proteine, filtrata dal mesotelio a partire dal liquido plasmatico dei vasi sanguigni in quantit normale di pochi millilitri, in grado di lubrificare lo scorrimento della superficie polmonare sulla superficie degli organi mediastinici e della cassa toracica. Ricircolo del liquido pleurico : il liquido pleurico continuamente prodotto dal mesotelio, tuttavia, ad opera di stomi sulle pareti delle sierose, collegate con i vasi del sistema linfatico, esso continuamente drenato dalla cavit pleurica e reimmesso in circolo. CIRCOLAZIONE DEL MUSCOLO STRIATO FLUSSO SANGUIGNO MUSCOLARE : normalmente il tessuto muscolare a riposo riceve un flusso di 3-4 mL/min/100g che tuttavia pu aumentare di 25-50 volte nel caso di sforzi prolungati ed intensi, arivando al valore di 100-200 ml/min/100g Pulsazione del flusso muscolare durante movimenti ripetitivi : durate un movimento si ha una successione ritmica di contrazioni e rilassamenti muscolari che porta ad una successione di collassi e distensioni vasali, portando il flusso sanguigno a diminuire bruscamente per poi risalire altrettanto bruscamente a livelli massimali. Dilatazione capillare ed efficienza muscolare : l'aumento della pressione capillare del muscolo attivo, per rilassamento arteriolare e periarteriolare, porta all'aumento della perviet di molti capillari sanguigni collassati, creando sia un accorciamento della distanza tissutale tra fibra e sangue, sia un ampliamento della superficie capillare totale di scambio metabolicog, aumentando l'efficienza degli scambi metabolici sangue-muscolo. REGOLAZIONE LOCALE-METABOLICA DEL FLUSSO SANGUIGNO : regolazione immediata e potente, in grado di aumentare la perfusione sanguigna dei tessuti muscolari solamente interessati all'attivit motoria tramite produzione di segnalatori molecolari di attivit metabolica a ridotto apporto ossigenativo. Vasodilatazione locale da segnalazione ipossica : la mancanza di ossigeno per assolvere a pieno alle necessit metaboliche delle fibre muscolari in attivit porta ad una vasodilatazione per rilassamento della muscolatura liscia vasale per azione diretta dell'ipossia e per accumulo di mediatori ipossici vasodilatatori.

Azione diretta dell'ipossia : la mancanza di ossigeno nel distretto interessato dalla carenza metabolica causa un indebolimento del tono muscolare minimo del muscoli liscio vasale, causando un'automatica vasodilatazione delle arteriole e degli sfinteri precapillari in loco. Azione indiretta dell'ipossia : l'ipossia causa l'accumulo e la liberazione di molecole segnalatorie in grado di indurre rilassamento nelle cellule muscolari lisce della tonaca vasale : Adenosina : attiva per le prime 2 ore Ioni potassio Adenosina trifosfato Acido lattico Anidride carbonica

ADATTAMENTO SISTEMICO PER AZIONE ORTOSIMPATICA : la corteccia motoria cerebrale all'inizio di un'operazione muscolare intensa va a stimolare secondariamente il centro vasomotore dell'encefalo provocando un'azione del sistema ortosimpatico focalizzata a massimizzare l'ossigenazione dei muscoli tramite deviazione del sangue dagli altri distretti ai soli muscoli in funzione, tramite aumento della gittata cardiaca e tramite l'incremento della pressione sistemica generale. Adattamento della gittata cardiaca : una maggiore vasodilatazione muscolare locale (considerando il muscolo come tessuto preponderante nell'organismo) ed un maggiore metabolismo, necessitano di un maggior flusso sanguigno attraverso il muscolo stesso tramite un aumento cronotropo ed inotropo della gittata cardiaca.

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Aumento della PSR e della gittata intrinseca : aumento della gittata cardiaca tramite aumento della pressione atriale finale, ottenuta con la riduzione della compliance delle grandi vene, e con l'aumento della conduttanza delle arteriole muscolari in utilizzo; e , cio, con l'aumento della PSR. Aumento del ritorno venoso : un eventuale aumento della PSR, in contemporanea ad una riduzione della resistenza vascolare periferica muscolare e ad una diminuzione della pressione atriale effettiva, porta ad un aumento del ritorno venoso del cuore, con la creazione di un nuovo equilibrio gittata-ritorno venoso.

Aumento della gittata estrinseca o aumento dell'efficienza cardiaca : stimolazione inotropa e cronotropa del miocardio di conduzione e di lavoro per ottenere un maggiore pressione sistolica ad uguale pressione atriale finale.

Deviazione del sangue dai tessuti periferici ai muscoli : la scarica ortosimpatica diretta ed indiretta che attraversa il corpo causa una vasocostrizione diretta ed indiretta delle arteriole periferiche non interessate allo sforzo ed una vasodilatazione diretta ed indiretta dei soli muscoli interessati all'attivit metabolica; questo comporta una deviazione di sino a 2L/min di flusso sanguigno al solo muscolo interessato. Esclusione di tessuti sensibili dalla deviazione vascolare : grazie alla loro bassa innervazione di tipo ortosimpatico il circolo coronarico ed il circolo cerebrale, anch'essi completamente coinvolti nell'attivit muscolare e nello stesso aumento di ossigenazione di muscoli utilizzati, sono esentati quasi completamente dalla vasocostrizione.

Ortosimpatico vasocostrittore noradrenergico : possiede la funzione di agire sulla muscolatura liscia arteriolare dei distretti non interessati al movimento, causando la vasocostrizione e la riduzione di flusso sanguigno ad 1/2-1/3 del normale. Diretto : fibre nervose del sistema ortosimpatico che raggiungono direttamente il muscolo liscio vasale andando a formare delle sinapsi noradrenergiche. Indiretto : liberazione nel circolo sanguigno di noradrenalina da parte della midollare del surrene, che agisce su tutti i tessuti metabolicamente non coinvolti nello sforzo muscolare.

Ortosimpatico vasodilatatore adrenergico : possiede la funzione di agire sulla muscolatura liscia arteriolare dei muscoli interessati al movimento, causandone la vasodilatazione e l'aumento del flusso sanguigno. Diretto : fibre nervose del sistema ortosimpatico che raggiungono direttamente il muscolo liscio vasale andando a formare delle sinapsi adrenergiche. Indiretto : liberazione nel circolo sanguigno sistemico di adrenalina da parte della midollare del surrene, che agisce su tutti i tessuti metabolicamente coinvolti nello sforzo muscolare.

Aumento della pressione sistemica : l'aumento della pressione sistemica per vasocostrizione dei vasi periferici varia a seconda della quantit di muscolo utilizzato per uno sforzo fisico, da un minimo di 20 mmHg ad un massimo di 80 mmHg, ed esplica la propria funzionalit aumentando sino a 20 volte il flusso arterioso, sia perch aumenta il flusso contro la resistenza delle arteriole, sia perch espande ulteriormente le arteriole gi espanse (che per la legge di Laplace sono molto hanno molta pi compliance) diminuendo addizionalmente la resistenza. Numeri massimi dell'aumento circolatorio : il flusso di sangue passante per i muscoli pu giungere sino ai 20 L/min

Esercizio con pochi muscoli e sotto tensione : causerebbe la riduzione di resistenza vascolare di poche zone del corpo con un aumento si resistenza in molte zone; si avrebbe un aumento medio di pressione maggiore 80 mmHg Esercizio molti muscoli e non sotto pressione: causerebbe la riduzione di resistenza vascolare in una maggiore frazione di tessuto muscolare; generando un aumento medio pressorio minore - 20 mmHg.

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CIRCOLAZIONE CORONARIA

CIRCOLO CORONARICO SANGUIGNO (flusso coronario) : il flusso sanguigno coronarico assorbe mediamente il 4-5 % della gittata cardiaca, ossia a riposo circa 70 ml/100g o in media 225 mL/min, equamente ripartiti tra il circolo coronarico subepicardico ed il circolo coronarico aubendocardico, variamente anastomizzati fra loro con arterie perforanti nutrenti l'intero spessore miocardico; tuttavia, in condizioni di attivit cardiaca massima - pari a 6- 9 volte il lavoro normale - la perfusione coronarica aumenta solo di 3-4 volte max.

Un aumento di attivit cardiaca comporta quindi un aumento della perfusione coronarica ed un aumento dell'efficienza con la quale tale energia utilizzata.

Circolo subendocardico : circolo di minore entit formato dall'anastomosi plessiforme di tante piccole arterie poste subito al di sotto dell'endocardio (aumentandone la sezione totale) e normalmente compresso durante la sistole ventricolare, collegato al circolo subepicardico tramite arterie intramuscolari. Circolo subepicardico : circolo di maggiore entit, veicolante tutto il sangue ossigenante il miocardio e a parte dell'endocardio, prelevante il 4-5 % della gittata sistolica aortica tramite le coronarie destra e sinistra, per poi irrorare il miocardio con vasi intramuscolari, drenandosi nelle vene cardiache - seno venoso, vene di tebesio e vene minime - all'interno dell'atrio destro.

Arteria coronaria destra : origina dal tronco arterioso dell'aorta ascendente e scorre prevalentemente sul lato destro del cuore, irrorando tutto il ventricolo destro e, al 80-90 % (in caso di dominanza destra), continua sulla porzione posteriore del cuore, irrorando il ventricolo destro posteriore e il nodo atrioventricolare. Arteria coronaria sinistra : origina dal lato sinistro del cono arterioso aortico e scorre prevalentemente sul lato sinistro-posteriore del cuore, irrorando tutto il ventricolo sinistro e, nel 10-20 % dei casi (dominanza sinistra) scorre anche sul lato posteriore del cuore, irrorando il ventricolo destro posteriore ed il nodo atrioventricolare. Seno coronario : drena il 75 % della gittata coronaria all'interno dell'atrio destro. Vene di Tebesio : drena una piccola parte del sangue coronario all'interno di tutti e due gli atrii cardiaci Vene minime anteriori : drenano la restante maggior parte del sangue coronarico 20% all'interno dell'atrio destro.

Pulsazione del flusso coronario : il flusso dei capillari coronarici e della circolazione coronaria subendocardica subisce un'oscillazione sinusoidale durante tutto il ciclo cardiaco, con una diminuzione alla sistole del ventricolo, per compressione di capillari e rami intramuscolari, ed pi lento aumento durante la diastole, per il recupero della perviet dei capillari e dei rami intramuscolari schiacciati. METABOLISMO DEL MUSCOLO CARDIACO : il muscolo cardiaco, come tutte le cellule muscolari, converte il 95 % dell'energia ricavata dall'ossidazione di nutrienti in ATP di facile utilizzo che, in condizioni di riposo, ricava prevalentemente ossidando al 70 % acidi grassi ed al 30% glucidi, proteine, corpi chetonici e acido lattico; tuttavia, durante fasi di anaerobiosi o danno ischemico al miocardio esoso pu riconvertire tutto il fabbisogno energetico a metabolismo glicolitico-lattacido, con poduzione di grandi quantit di acido lattico creante dolore anginoso. CONTROLLO LOCALE METABOLICO DEL FLUSO CORONARICO : il flusso sanguigno coronarico principalmente controllato dalla dilatazione arteriolare dovuta a segnalazione ipossica del miocardio indiretta - adenosina, ioni potassio e idrogeno, prostaglandine e ossido nitrico - che attua un aumento della perfusione sanguigna direttamente proporzionale al carico di lavoro miocardico. Adenosina : la vasodilatazione dipendente da adenosina porta un severo limita a tale regolazione, la sua azione, infatti, pu durare solamente 2-3 ore massimo, quindi si devono necessitare altre segnalazioni da ipossia.

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CONTROLLO AUTONOMO DEL FLUSSO CORONARICO : il sistema nervoso autonomo il fattore di regolazione minore per il flusso coronarico, tuttavia pu variarne il flusso sanguigno arteriolare tramite un'azione diretta, ovvero una stimolazione ligando-specifica della muscolatura liscia vasale, oppure con un'azione indiretta, ovvero tramite vasodilatazione per induzione di carico metabolico superiore. Controllo indiretto autonomo : avviene principalmente variando il carico di lavoro del cuore e quindi aumentandone o diminuendone le esigenze metaboliche in questo modo si pu portare ad un'azione collegata da parte della regolazione locale da ipossia, determinante una vasodilatazione od una vasocostrizione.

Ortosimpatico : tramite stimolazione adrenergica e noradrenergica, diretta o indiretta, del miocardio di lavoro e di conduzione si ha un aumento dell'attivit del cuore, con conseguente maggior richiesta metabolica e maggiore vasodilatazione autoindotta. Parasimpatico : tramite stimolazione colinergica vagale diretta del miocardio di conduzione, si ha una diminuzione del carico di lavoro e quindi del metabolismo cardiaco, con la produzione di una vasocostrizione autoindotta da dissipazione dei mediatori vasodilatativi.

Controllo diretto autonomo : avviene principalmente tramite rilasciamento di naurotrasmettitori da sinapsi secernenti autonome poste vicino alla muscolatura liscia vasale, determinanti vasodilatazione o vasocostrizione.

Ortosimpatico : tramite stimolazione adrenergica e noradrenergica, diretta ed indiretta, della muscolatura liscia delle arteriole cardiache si ha una vasocostrizione nelle arterie coronariche subepicardiche, poich possedenti recettori alfa, ed una vasodilatazione delle arterie intramiocardiche, poich possedenti recettori beta Parasimpatico : tramite la stimolazione colinergica diretta del muscolo arteriolare vasale si ha una modesta vasodilatazione delle arteriole miocardiche con un aumento del circolo coronarico.

CIRCOLAZIONE CEREBRALE CIRCOLO EMATICO CEREBRALE : il flusso sanguigno che in media, in ogni momento, passa attraverso tutti i capillari cerebrali di 50-65 mL/min/100g, equivalenti a 750-90 mL/min per tutta la massa cerebrale di 1,5 Kg, ossia il 15% della gittata cardiaca a riposo; esso rimane pressoch invariato globalmente, tuttavia pu essere regolato specificamente in determinati settori. VASI DEL CIRCOLO EMATICO CEREBRALE : la gittata cardiaca sinistra viene portata tramite le 2 carotidi interne e le 2 arterie vertebrali sino all'interno del poligono del Willis, da dove sgorgano arterie scorrenti all'interno della pia madre - arterie piali - su tutta la superficie del cervello, che originano arteriole perforanti penetranti il parenchima cerebrale dall'esterno, all'interno del quale producono arteriole terminali originanti i capillari cerebrali METABOLISMO DEL CERVELLO : anche se il cervello possiede una massa pari a solo il 2% dell'intero organismo ma possiede un metabolismo pari a 7,5 volte quello medio del resto del corpo e rappresentante il 15% del cosumo energetico totale; ossida quasi esclusivamente glucosio in modo aerobico, con un consumo di ossigeno di 3,3 ml/min/100g, e manca di riserve glucidiche sufficienti a sostenerne un metabolismo glicolitico (molto poco efficiente) per pi di 5-10s; inoltre, il glicogeno neuronale permette un sostentamento massimo di 2 min in assenza di glucosio ematico. - Assorbimento di glucosio insulino-indipendente : il glucosio viene assorbito continuamente dal neurone mediante trasportatori GLUT molto efficienti e sempre attivi, presenti sulla sua membrana plasmatica, non condizionati dalla presenza o meno di insulina. REGOLAZIONE METABOLICA DEL CIRCOLO CEREBRALE : principale regolazione della perfusione nel tessuto cerebrale in grado di mantenere un flusso ed una pressione media capillare sempre costanti, anche a pressioni sistemiche da 60 a 180 mmHg, e di mantenere un'ossigenazione ed un alcalinit sufficienti ad un corretto funzionamento neurale, tramite una regolazione ossigeno-dipendete, una calcio-dipendente ed una acido-dipendente.

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Regolazione da carenza di perfusione : regolazione molto importante nel mantenimento del corretto grado di eccitabilit neuronale evitando la carenza di O2 e l'accumulo si specie acide, in grado di diminuire l'eccitabilit delle membrane, tramite un'automatica vasodilatazione del muscolo liscio arteriolare.

Regolazione da auccumulo di CO2 e idrogenioni : un accumulo di idrogenioni derivati da acidi catabolici o anidride carbonica provoca un'automatica vasodilatazione arteriolare grazie alla quale si ripristina il pH interstiziale (alcalino) e si evita l'inattivazione da scarsa eccitabilit dei neuroni. Regolazione da bassa Po2 : un forte calo della pressione parziale di ossigeno PO2 inferiori a 30 mmHg, porta ad una automatica vasodilatazione delle arteriole perfondenti il parenchima con una veloce ripresa dell'ossigenazione.

Regolazione da attivit elettrica neuronale : un determinato settore della corteccia cerebrale pu aumentare sino a 100-150 volte la propria perfusione sanguigna appena dimostra un'attivit di tipo funzionale; infatti gli astrociti posti attorno alle arteriole captano gli ioni calcio delle sinapsi dei neuroni glutamatergici andando a secernere elementi avosattivi - NO, prostaglandine, ioni potassio ed adenosina - dilatando le arteriole irroranti i distretti neuronali ad elevata attivit. REGOLAZIONE ORTOSIMPATICA DELLA PERFUSIONE SANGUIGNA : anche se l'innervazione autonoma ortosimpatica del cervello molto ricca essa non esercita un'elevata influenza sul circolo cerebrale, poich quasi ogni sua modifica annullata dalla regolazione metabolica locale; tuttavia, in caso di un'brusco innalzamento della pressione sistemica, si ha una vasocostrizione delle arterie cerebrali di grosso calibro prevenire una rottura dei vasi cerebrali pi piccoli. MICROCIRCOLO CEREBRALE : volume del microcircolo cerebrale, misurato dal numero di capillari pervi irroranti una particolare zona di parenchima cerebrale, varia molto a seconda del livello metabolico medo del tessuto; la materia grigia, quindi, possedente 4 volte la quantit di neuroni della materia bianca, possieder un livello metabolico 4 volte superiore ed una perfusione sanguigna comparabile proporzionalmente. STRUTTURA DEI CAPILLARI CEREBRALI : i capillari cerebrali sono molto meno distensibili e molto meno permeabili da soluti osmoticamente attivi, sia per la presenza di un involucro pericapillare di pedicelli astrocitari, mediatori dello scambio molecolare con i neuroni e limitanti la distensibilit vascolare, sia per la presenza di giunzioni serrate tra le cellule endoteliali, con la totale assenza di porosit endoteliali attraversabili da qualsiasi soluto (come nei capillari sistemici standard); si va a creare, quindi, una barriera ematoencefalica. Barriera ematoencefalica : barriera di permeabilit presente tra il plasma ed il liquido interstiziale (rappresentato dal citosol degli astrociti)composta dalle giunzione aderenti e dai manicotti periarteriolari dei pedicelli astrocitari posti attorno ai capillari, che permette una permeabilit invariata a molecole liposolubili - ossigeno, CO2 e acqua permeabilit parziale a soliti ionici carichi - sodio, potassio, cloro - e nessuna permeabilit alle proteine e alle grosse molecole idrosolubili - carboidrati, proteine, amine. Permeabilit al glucosio : la barriera ematoencefalico consente una permeabilit al glucosio non mediata da insulina ma tramite un costante numero di trasportatori GLUT sempre espressi sulla superficie endoteliale. Regioni cerebrali permeabili al fluido interstiziale ed al plasma : sono generalmente delle stazioni chemotattiche per il controllo delle caratteristiche chemiosmotiche del plasma e del liquido cefalorachidiano - aree ipotalamiche, ghiandola pineale, area postrema. Edema cerebrale : situazione patologica caratterizzata da un aumento di filtrazione di sangue dal plasma al liquido interstiziale (e da esso al citosol neuronale) mediante un aumento della pressione di filtrazione netta del capillare, o mediante un aumento nella permeabilit capillare. LIQUIDO CEREBROSPINALE : ultrafiltrato del plasma sanguigno, riempente le cavit ventricolari encefaliche e lo spazio subaracnoideo con un volume di 150 ml, composto principalmente da acqua ed elettroliti isotonici ma estremamente povero di proteine plasmatiche, per attivit ultrafiltratoria della barriera ematoencefalica, e di glucosio, poich riassorbito dall'attivit metabolica elevata del cervello; esso protegge il cervello dalle sollecitazioni

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meccaniche riducendole di 30 volte e dal peso stesso del cervello tramite spinta di Archimede (che misura 50g in immersione)

RENE E REGOLAZIONE DELLA FUNZIONE RENALE :


Integrazione delle lezioni della Mucignat e della Danieli con il Guyton. ATTENZIONE !!! In questo capitolo stato trattato il DOTTO collettore in modo separato al TUBULO collettore; il primo ha la principale funzione di regolare lequilibrio acido base del plasma, il secondo solo lattivit di concentrazione dellurina; la professoressa (allepoca la Danieli) intende per dotto collettore il TUBULO collettore di queste dispense. DISTRIBUZIONE DEI LIQUIDI CORPOREI E LORO COMPOSIZIONE : BILANCIO ASSUNZIONE ED ESCREZIONE DI LIQUIDI : in condizioni di normalit, un uomo medio assume circa 2100 ml/die di soluzione isotonica, che si ridistribuisce tra i vari compartimenti liquidi dellorganismo liquido interstiziale, liquido intracellulare e plasma per poi essere espulso nella stessa quantit dellassuzione tramite una peridita giornaliera insensibile non regolabile 700 ml/die ed una perdita escretoria altamente regolata per uguagliare lassunzione di liquidi 1600 ml/die; questo per mantenere sempre uguale il volume dei compartimenti. PERDITA GIORNALIERA INSENSIBILE : perdita di acqua dal corpo assolutamente non cosciente e non regolabile da parte dellorganismo stesso, determinata essenzialmente dallevaporazione dellacqua per tensione di vapore; ammonta a 700 ml/die modificabili da particolari condizioni fisiche. Perdita insensibile dalla pelle : perdita di liquidi attraverso la pelle data principalmente dalla traspirazione di vapor acqueo tramite lo strato corneo isolante dellepidermide allesterno del corpo; ammonta a circa 100 ml/die Perdita insensibile dai polmoni : perdita di liquidi tramite levaporazione di surfactanti aleolari, proporzionale alla differenza di saturazione acquosa tra aria ambientale e laria completamente saturata 47mmHg dellambiente alveolare; ammonta a circa 300-400 ml/die, ma in caso di attivit fisica intensa pu salire a 650 ml/die. PERDITA GIORNALIERA SENSIBILE : perdita di fluidi acquosi dal corpo estremamente regolata al fine di mantenere costante la concentrazione del liquido intercellulare della quale il corpo ha sempre coscienza; ammonta a 1600 ml/die. Perdita di liquidi con la sudorazione : perdita di acqua tramite escrezione delle ghiandole sudoipare, estremamente variabile per lattivit fisica, la tempreratura e la secchezza ambientale, che pu variare da 100 ml/die a 1-2 L/die. Perdita di acqua con le feci : pu variare a seconda delle situazioni intestinali ma ammonta in genera a 100 ml/die Perdita di acqua con i reni : la perdita di acqua attraverso il meccanismo renale ha la funzione di mantenere costante le concentrazione ettrolitico-colloidale del plasma e del liquido interstiziale tramite unescerzione altamente calibrata che pu variare da 0,5 L/die a 20 L/die. DISTRIBUZIONE DEI LIQUIDI NELLORGANISMO : il corpo umano composto da un 55% di acqua (in massa), 60% nelluomo standard e 50% nella donna standard (per un maggiore contenuto di grasso nel corpo), suddiviso in liquido intracellulare ed in liquido extracellulare, a propria volta suddiviso in plasma, liquido interstiziale e liquido transcellulare. LIQUIDO INTRACELLULARE : liquido che compone il 40% circa del peso corporeo dellindividuo, ossia, 28 dei 42 litri presenti nellorganismo, con una composizione simile in tutte le cellule : Assenza quasi totale di Ca2+ Piccola concentrazione di Na+, Cl-, SO4-, Mg2+ Grandi concentrazioni di K+ e PO4-

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Grande concentrazione di proteine X4 la quantit plasmatica

LIQUIDO EXTRACELLULARE : liquido che compone il 20% del peso corporeo medio, ovvero 14 dei 42 litri contenuti nel corpo, suddiviso id due compartimenti liquidi liquido interstiziale e plasma a composizione quasi simile per il continuo e rapido mescolamento luno nellatro. Piccole concentrazioni di K+, Mg+, SO4-, Ca2+ Grandi concentrazioni di HCO3-, Na+ e Cl-

Liquido interstiziale : forma circa i 3/4 del liquido extracellulare, ossia 11 litri su 14, possedente una composizione molto simile al plasma, tranne per contenuto proteico. Possiede una bassa concentrazione proteica Possiede un po pi elettroliti negativi Possiede un po meno elettroliti positivi

Plasma : forma l1/4 restante del liquido extracellulare, ossia 3 litri su 14, possedente una composizione simile al liquido interstiziale, tranne per il contenuto proteico Possiede unelevata concentrazione proteica Possiede meno elettroliti negativi Possiede pi elettroliti postivi, adsorbiti sulle proteine del plasm

ANATOMIA FUNZIONALE DEL RENE : ANATOMIA FUNZIONALE DEL RENE : il rene un piccolo organo conformato a fagiolo, grande come un pungo chiuso e posto in ambiente retroperitoneale all'interno di una capsula grassa nella parete posterolaterale dell'addome, possedente un margine laterale convesso ed un margine interno concavo all'interno del quale si approfondisce una tasca chiamata ilo del rene, all'dove si approfondiscono vasi, nervi, e la pelvi renale, tutti immersi nel fluido grasso della sua capsula. RENE IN SEZIONE FRONTALE : il rene viene composto da uno strato pi esterno contenente la maggioranza dei glomeruli e dei loro tubuli controrti - corticale del rene - avvolta esternamente da una spessa capsula fibrosa capsula renale - e confinante internamente con una zona pi chiara e contenente i vari tubuli e dotti del nefrone midollare del rene - suddivisa in 8-10 masse tissutali al forma di cono, con base poggiante sulla corticale ed apice emergente dalla superficie interna dell'ilo renale - papilla renale - per immergersi con i calici minori della pelvi renale. Pelvi renale : struttura contrattile e pressoch conica, contenuta interamente nel grasso dell'ilo del rene, rappresentante lo sviluppo allargato degli ureteri sino alla connessione alle papille renali e composta da una porzione centrale connessa agli ureteri, alla quale si connettono 3 o pi coni di grosse dimensioni - calici maggiori connessi, a loro volta, a 2-3 piccoli coni ciascuno - coni minori - raccoglienti l'urina gocciolante dalle papille renali; la pelvi renale possiede una funzione contrattile in grado di bolo urinario sino alla vescica. ORGANIZZAZONE FUNZIONALE DEL NEFRONE : il nefrone l'unit funzionale effettivamente attiva nella filtrazione del sangue e nella formazione dell'urina dal filtrato glomerulare, posta nel numero di 800000-1000000 nel parenchima renale e composta da una un unico gomitolo di capillari arteriosi - glomerulo - avvolto da uno spazio capsulare di cellule specializzate - capsula di Bowmann - dal quale diparte il lungo tubulo trasportante e maturante il filtrato glomerulare in urina - terminante nei dotti collettori della midollare che scaricheranno l'urina formata nei calici minori della pelvi renale.

Nefroni corticali : sono i nefroni pi comuni all'interno della corticale renale e compongono l'80-70% di tutti i nefroni esistenti; tuttavia, possiedono la minore efficienza ed attivit della filtrazione dle sangue e produzione dell'urina.

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Nefroni juxtamidollari : sono nefroni pi comuni all'interno delle colonne renali, infiltrate tra le masse delle piramidi renali, e compongono il 20-30% di tutti i nefroni esistenti; tuttavia, possiedono la maggiore efficienza ed attivit filtrativa e di produzione dlel'urina.

Glomerulo renale : organello contenuto sempre nella corticale e composto da una fine matassa di capillari arteriosi ampiamente anastomizzati, immersi nello spazio sferoidale della capsula di Bowmann e ricoperti intimamente da un epitelio composto da tante cellule stellate ed interdigitate - podociti - rappresentanti il primo stadio della rete mirabile arteriosa del rene e specializzati, grazie alla loro elevata pressione idrostatica - 60 mmHg - nella filtrazione di grandi quantit di una soluzione preurinaria - filtrato glomerulare. Lungo tubulo di maturazione urinaria : lunghissimo tubulo di cellule epiteliali che diparte dall'apertura della capsula di bowmann, sviluppandosi con un tubulo prossimale contorto all'interno della corticale renale, con un'ansa a U - ansa di Henle - all'interno della corticale o della midollare - e con una pozione terminale e meno contorta - tubulo distale - all'interno della corticale renale, che termina nei dotti collettori delle piramidi midollari.

Tubulo prossimale : porzione pi contorta e lunga del tubulo del nefrone, sviluppato interamente all'interno della corticale renale, e caratterizzato da una parete piuttosto spessa; termina distalmente nel ramo discendente dell'ansa di Henle. Ansa di Helnle : lungo tubo conformato a U con convessit centripeta, interamente contenuto nella midollare renale, composta da una prima porzione discendente dalle pareti spesse - ramo discendente dell'ansa - da una seconda porzione discendente ed una prima ascendente dalla parete sottile - segmento sottile dell'ansa - e da una seconda porzione ascendente dalle pareti spesse - ramo ascendente dell'ansa - tutti avvolti da una seconda rete capillare mirabile a bassa pressione e connessa alla prima - capillari peritubulari - specializzati nella funzione di recupero dei liquidi. Macula densa : la macula densa un insieme di cellule poste tra tubulo distale e apertura della capsula di Bowmann, dove entrano ed escono le arteriole, formante l'apparato juxtaglomerulare in grado di regolare la filtrazione del sangue. Tubulo distale : porzione meno contorta e meno lunga del tubulo renale, composta da un epitelio molto spesso a singolo strato, che trasporta la preurina attraverso la corticale del rene per andare a terminare nel dotto collettore tramite tubulo collettore. Dotto collettore : lunghi dotti a diametro progressivo, scorrenti lungo le piramidi renali sino ai dotti del Bellini, prossimi alle papille renali, posti nel numero di 250 per rene, raccoglienti ciascuno 4000 tubuli distali di nefroni.

ORGANIZZAZIONE DEL CIRCOLO SANGUGNO RENALE : nel rene circola, ogni secondo, il 22% della gittata cardiaca, ossia 1,1 L/min, attraverso una rete mirabile arteriosa terminale in grado di filtrare il fluido glomerulare e di, conseguentemente, maturarlo in urina nel passaggio del tubulo renale. Circolo arterioso principale : il sangue ad alta pressione viene portato dall'arteria renale, originante numerose arterie interlobari, continuanti verso la corticale come arterie arcuate che, passando sopra le basi delle piramidi, danno origine alle arterie interlobulari; da quest'ultime originano a raggiere le arteriole afferenti che portano il sangue ai capillari glomerulari della rete mirabile arteriosa.

Funzione nutritiva del circolo renale : parte del circolo renale serve per ossigenare e nutrire le cellule dei nefroni fornendovi energia per la loro elevata spesa. Consumo di ossigeno del rene : il parenchima renale possiede un consumo medio di ossigeno direttamente proporzionale alla VGF del glomerulo renale e, in condizioni normali, doppio rispetto al consumo cerebrale; tuttavia l'elevatissima perfusione sanguigna del suo parenchima, par a 7 volte quella del cervello, consente di avere una differenza artero-venoda si pO2 minima. Quota minima di consumo renale : consumo di ossigeno minimo del rene corrispondente alle funzioni vitali di ase del duo parenchima. Quota regolabile del consumo renale : consumo di ossigeno proporzionale all'attivit di riassorbimento del sodio dal filtrato glomerulare e proporzionale al volume di filtrato prodotto dal lgomerulo; la quota maggiore di assorbimento di ossigeno del rene.

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Funzione filtrante del circolo renale : largo eccesso di sangue (oltre a quello necessario per il semplice nutrimento) funzionale a mantenere un elevata attivit filtrante nel nefrone renale.

Rete mirabile arteriosa corticale : i capillari glomerulari, possedente un'elevata pressione idrostatica funzionale alla filtrazione del sangue di circa 60 mmHg, originano in uscita dal glomerulo delle arteriole efferenti che formano una matassa di capillari peritubulari attorno ai tubuli renali, con una pressione funzionale al riassorbimento acquoso.

Nella rete mirabile arteriosa della corticale scorre il 98-99% di sangue del rene

Rete mirabile arteriosa juxtamidollare : i capillari glomerulari, con le medesime caratteristiche die capillari corticali, originano un arteriola efferente percorrente centripetamente una lunga distanza all'interno delle piramidi della midollare; da qui, origina numerosi capillari rettilinei peritubulari - vasa recta - scorrenti in posizione limitrofa all'ansa di Henle e terminanti nei vasi venosi.

Nella rete mirabile arteriosa dei vasa recta scorre l'1-2% del sangue renale

Circolo venoso principale : i capillari peritubulari si svuotano all'interno delle vene interlobulari, a loro volta scaricate all'interno delle vene arcuate e, sucessivamente, all'interno delle vene interlobari ed, infine, nelle vene renali di drenaggio. REGOLAZIONE PRINCIPALE DEL FLUSSO RENALE TOTALE : il flusso renale totale viene determinato dal gradiente pressorio arterovenoso (arteria renale e vena renale) e dalla resistenza vasale totale del rene, modulabile tramite fenomeni di controllo autonomo ortosimpatico, di controllo umorale e di controllo locale; andando a regolare la funzionalit del nefrone come effetto collaterale.

Pressione dell'arteria renale : possiede una pressione media di 100 mmHg con una resistenza nulla. Arterie interlobari, arcuate e interlobulari : possiedono una pressione iniziale di 100 mmHg e finale di 85 mmHg, con una resistenza di 16. Arteriola afferente : possiede una pressione iniziale di 85 e finale di 60 mmHg, con una resistenza pari a 26. Capillari glomerulari : possiedono una pressione iniziale di 60 ed una finale di 59 mmHg, con una resistenza pari a 1 Arteriola efferente : possiede una pressione iniziale di 59 ed una finale di 18 mmHg, co una resistenza pari a 43 Capillari peritubulari : possiedono una pressione iniziale di 18 ed una finale di 8 mmHg, con una resistenza pari a 10 Vene interlobulari, arcuate e interlobari : possiedono una pressione iniziale di 8 mmHg e finale di 4 mmHg, con una resistenza pari a 4 Vena renale : possiede una pressione media di 3-4 mmHg, con una resistenza nulla.

Tampone pressorio dell'autoregolazione arteriolare renale : l'autoregolazione locale del flusso sanguigno, in base all'attivit renale ed alla richiesta metabolica dei nefroni, pu variare mantenendo il flusso renale costante con variazioni di pressione arteriosa da 80 a 170 mmHg, mantenendo costante la funzionalit dei nefroni renali. FORMAZIONE DELL'URINA E REGOLAZIONE DELLE ATTVITA' NEL NEFRONE : ATTVITA' DEL NEFRONE : il ruolo del nefrone quello di espellere le sostanze non utili o dannose dal plasma, e quindi dal liquido interstiziale, mantenendo nell'organismo le sostanze fondamentali per la vita e mantenendo il normale tono oncotico-pressorio del plasma; ci avviene tramite un processo iniziale nel glomerulo renale filtrazione - e due processi finali avvenenti nel tubulo renale -riassorbimento e secrezione, che portano il rene a filtrare 60 volte al giorno tutto il plasma circolante.

Filtrazione : primo processo di formazione dell'urina durante il quale tutte le sostanze eccetto le proteine sono filtrate con acqua all'interno della capsula di Bowmann producendo un filtrato glomerulare di composizione simile al plasma; questa operazione molto veloce - circa 180 L/die di filtrato prodotto - in

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modo da allontanare subito le sostanze dannose dall'organismo, la cui velocit di escrezione dipende maggiormente dalla velocit di filtrazione (sono poco riassorbite) Riassorbimento : fenomeno molto importante dell'ansa di Henle del nefrone in grado di recuperare acqua e composti utili al corpo che altrimenti andrebbero perduti nel filtrato glomerulare; riduce di molto il volume della prima urina in modo da limitare al minimo la perdita liquida. Secrezione : ultimo fenomeno formante l'urina, importante nel determinare la quantit di elettroliti escreti terminalmente nella formazione dell'urina.

VELOCITA' DI ESCREZIONE DI UNA SOSTANZA : velocit alla quale una sostanza viene espulsa, tramite nefrone, dal sistema circolatorio plasmatico, influenzata dalla velocit di filtrazione, dalla velocit di riassorbimento e dalla velocit di secrezione; tale velocit varia da sostanza a sostanza e da momento a momento. Vescrezione = Vfiltrazione+Vriassorbimento+Vsecrezione Prodotti di scarto dell'organismo (es. creatinina) : questi cataboliti vengono filtrati dal glomerulo, ma non riassorbiti e non secreti; la loro velocit di escrezione dipender da quella di filtrazione. Prodotti utili ma facilmente in eccesso (es.elettroliti) : queste sostanze vengono filtrate dal glomerulo e parzialmente riassorbite; la loro velocit di escrezione dipender dal quella di filtrazione e riassorbimento. Prodotti utili e velocemente consumabili dal corpo (es. glucosio e aminoacidi) : queste sostanze vengono filtrate dal glomerulo e totalmente riassorbite; la loro velocit di escrezione dipender da quella di filtrazione e riassorbimento. Prodotti velocemente dannosi o di scarto : (es. acidi o basi organiche) : queste sostanze vengono filtrate dal glomerulo, non vengono riassorbite e vengono oltremodo secrete anche dal tubulo renale; la loro velocit di filtrazione dipender da quella di filtrazione e quella di escrezione. FILTRAZIONE GLOMERULARE DEL PLASMA : PASSAGGIO DI FILTRAZIONE GLOMERULARE : fenomeno avvenente a cavallo della membrana capillare glomerulare attraverso il quale una certa frazione del flusso plasmatico passante neii capillari glomerulari frazione di filtrazione - viene espulso direttamente nella capsula di Bowmann producendo un ultrafiltrato plasmatico - filtrato glomerulare - della stessa composizione plasmatica ma privo di proteine cariche, con un processo finemente regolato dalla resistenza delle arteriole afferenti ed efferenti dal glomerulo renale. Frazione di filtrazione : frazione del flusso plasmatico attraverso i capillari glomerulari, filtrato dal membrana glomerulare all'interno della capsula di Bowmann sotto forma di filtrato glomerulare; rappresenta l'efficienza del glomerulo ed direttamente proporzionale alla velocit di filtrazione glomerulare (flusso di liquido effettivamente sottratto al plasma) ed inversamente proporzionale alla velocit di flusso plasmatico nei capillari glomerulari. Frazione di filtrazione = VGF/flusso plasma Membrana glomerulare : parete dei capillari glomerulari responsabile di un'attivit filtrativa di qualche centinaio di volte quella dei normali capillari, quasi impermeabile alle macromolecole cariche (RNA, DNA e proteine) composta da una successione di tre strati funzionali : Endotelio : viene composto da cellule endoteliali separate l'un l'altra da ampie fenestrature di tipo sinusoidale fenestrae, dalle quali passa semplicemente la soluzione acquosa elettrolitica del plasma, caratterizzate da una membrana plasmatica estremamenre ricca di cariche proteoglicaniche negative sulla propria superficie luminale , in grado d'impedire la filtrazione di grosse macromolecole cariche (proteine) Membrana basale : fitta rete di collagene e materiale fondamentale (proteoglicani e GAGs) possedente ampie porosit per la filtrazione del liquido glomerulare ma impedente la filtrazione delle grosse proteine cariche grazie alla sue numerose cariche negative associate ai GAGs ed ai proteoglicani.

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Strato epiteliale podocitico : strato epiteliale molto sottile, composto da cellule stellate avvolgenti la membrana basale con i loro pseudopodi fittamente intrecciati, possedenti tra le loro membrane plasmatiche fenestrature di circa 8nm, dotate di numerose cariche negative sui propri contorni, in grado di filtrare il filtrato glomerulare impedendo totalmente la fuoriuscita di macromolecole cariche negativamente (come le proteine) Permeabilit della membrana glomerulare : la permeabilit di tale membrana varia a seconda del peso e della carica negativa della sostanza presa in considerazione.

Peso della sostanza : a parit di carica elettrica una sostanza con peso e quindi dimensioni maggiore viene filtrata in modo pi lento. Carica negativa della sostanza : a parit di peso una sostanza con carica negativa maggiore fa pi fatica a filtrare.

VELOCITA' DI FILTRAZIONE GLOMERULARE - VGF : flusso di liquido passante dal plasma al filtrato glomerulare tramite la membrana glomerulare direttamente proporzionale alla pressione netta di filtrazione glomerulare, quindi all'equilibrio di Starling a cavallo della membrana di filtrazione, e alla costante di filtrazione del capillare che, per opera della maggiore pressione idrostatica media del capillare glomerulare - 60 mmHg, presenta un valore medio 400 volte superiore a quello degli altri capillari sistemici , ossia circa 180L/die o il 20% del flusso plasmatico passante per il rene. VFG =Kf x PNF Coefficiente di filtrazione glomerulare - Kf : flusso di filtrato glomerulare passante tramite la membrana glomerulare ad ogni mmHg di pressione netta di filtrazione, pressoch costante nel nefrone a 12,5mL/min/mmHg salvo malattie renali, ammontante a circa 400 volte il coefficiente di filtrazione dei capillari di tutto il resto del corpo. Equilibrio di starling della pressione netta di filtrazione : come in tutti gli altri capillari sistemici la pressione netta di filtrazione viene influenzata dalle forze di starling e pu essere variata al fine di variare la VGF e la frazione di filtrazione glomerulare (l'efficienza del glomerulo renale) PNF = Pg-Pb-g-b = 60 - 18 - 32 + 0 = 10 mmHg Pressione colloido-osmotica del glomerulo renale - g : il plasma sanguigno presenta molte pi proteine dal filtrato glomerulare, e viene caratterizzato da una pressione colloido-osmotica negativa media di 32 mmHg; tuttavia, l'attivit disidratante della membrana glomerulare stessa fa variare la concentrazione proteica lungo il capillare glomerulare , istituendo una pressione colloido osmotica presso l'arteriola afferente di 28 mmHg ed una presso l'arteriola efferente di 36 mmHg.

Relazione pressione colloido-osmotica glomerulare-frazione di filtrazione : siccome la frazione di filtrazione determina l'entit della variazione della concentrazione nel capillare glomerulare allora, un aumento della frazione di filtrazione va, automaticamente ad aumentarmi la concentrazione colloido osmotica media del capillare glomerulare e quindi mi aumenta la pressione negativa colloido-osmotica del glomerulo.

Pressione colloido-osmotica della capsula di Bowmann - b : la concentrazione dlel proteine plasmatiche nel filtrato glomerulare cos bassa che la pressione oncotica positiva rispetto alla filtrazione netta dal glomerulo pari a 0. Pressione idrostatica della capsula di Bowmann - Pb : pressione idrostatica del filtrato glomerulare (stimata con il metodo delle micropipette) approssimativamente di 18 mmHg negativi alla filtrazione. Pressione idrostatica del capillare glomerulare - Pc : il vero vantaggio sulla circolazione sistemica del capillare glomerulare per il suo valore medio insolitamente alto - 60 mmHg - permette di spingere il plasma attraverso la membrana glomerulare con estrema facilit.

Effetto dell'arteriola afferente : una vasodilatazione dell'arteriola afferente causa un aumento della pressione idrostatica e del flusso plasmatico all'interno del capillare glomerulare, mentre una vasocostrizione

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della stessa arteriola causa una diminuzione della pressione idrostatica e del flusso plasmatico all'interno del capillare glomerulare. Effetto dell'arteriola efferente : una vasodilatazione dell'arteriola efferente causa una diminuzione della pressione idrostatica ma un aumento del flusso plasmatico, una vasocostrizione della stessa arteriola causa un aumento della pressione idrostatica ma una diminuzione del flusso plasmatico.

CARICO DI FILTRAZIONE DI SOLUTI PLASMATICI : la filtrazione dei soluti plasmatici attraverso la membrana glomerulare non asolutamente selettiva (escludendo le proteine) e permette una fuoriuscita di soluti direttamente proporizionale alla loro concentrazione nel plasma e alla velocit di filtrazione glomerulare; il filtrato glomerulare avr, come gi detto, quasi la stessa composizione elettrolitica del plasma. Carico di filtrazione = concentrazione nel plasma x VGF Imp : questo calcolo eseguito supponendo come minimo l'adsorbimento di soluti ed elettroliti sulla superficie delle proteine, e quindi la presenza in forma dissolta e libera di tutti i soluti elementari. CARATTERISTICHE DEI PRINCIPALI FATTORI DI VARIAZIONE DELLA VGF : Tamponamento a feedback positivo della variazione di frazione di filtrazione : (costanza della frazione di filtrazione) : per la relazione a feedback negativo tra frazione di filtrazione e pressione netta di filtrazione generalmente la frazione di filtrazione rimane costante al variare del flusso plasmatico glomerulare o al variare della VGF. Variazione del flusso plasmatico glomerulare a medesima pressione glomerulare :

Aumento del flusso glomerulare a medesima pressione idrostatica glomerulare : un aumento di flusso glomerulare porta automaticamente una minore permanenza della soluzione diluita nel capillare glomerulare abbassando la pressione colloido-osmotica negativa verso il plasma, tuttavia, tale abbassamento porta ad un aumento della pressione netta di filtrazione glomerulare, causante, a propria volta, l'aumento della VGF. Diminuzione del flusso glomerulare a medesima pressione idrostatica glomerulare : una diminuzione del flusso glomerulare porta automaticamente ad una maggiore permanenza della soluzione plasmatica nel capillare, alzando la pressione colloido osmotica negativa verso il plasma, tuttavia, tale innalzamento porta ad una diminuzione della pressione netta di filtrazione glomerulare, causando , a propria volta, la diminuzione della VGF.

Variazione della pressione glomerulare a medesimo flusso plasmatico glomerulare :

Aumento della VGF a medesimo flusso plasmatico glomerulare : un aumento della pressione glomerulare porta, automaticamente, ad una maggiore velocit di filtrazione della soluzione plasmatica, alzando la sua pressione colloido-osmotica negativa verso il plasma che, di ritorno, abbassa la pressione netta di filtrazione diminuendo la VGF. Diminuzione della VGF a medesimo flusso plasmatico glomerulare : una diminuzione della pressione glomerulare porta, automaticamente, ad una minore velocit di filtrazione della soluzione plasmatica, diminuendo la sua pressione colloido-osmotica negativa verso il plasma che, di ritorno, aumenta la pressione netta di filtrazione aumentando la VGF.

RISULTATO DELLA VASOATTIVITA' SULAL VGF CONSIDERANDO IL FATTORE DI TAMPONAMENTO : Variazione della resistenza nell'arteriola afferente : Costrizione dell'arteriola renale afferente : causa una riduzione pressoria ed una riduzione in flusso che portano, automaticamente ad una riduzione della VGF ed una riduzione del flusso plasmatico glomerulare; tuttavia la maggior permanenza del plasma nel capillare causa un marcato aumento della pressione osmotico-colloidale negativa glomerulare portando ad una ulteriore diminuzione della VGF; l'effetto una doppia variazione della VGF con diminuzione della frazione di filtrazione.

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Dilatazione dell'arteriola renale afferente : causa un aumento pressorio ed un aumento del flusso che porta, automaticamente ad un aumento della VGF ed ad un aumento del flusso plasmatico glomerulare; questo, comporta una minore permanenza del plasma nel capillare, causando una marcata diminuzione della pressione colloido-osmotica negativa glomerulare, portando ad un ulteriore aumento la VGF; l'effetto un doppio aumento della VGF con aumento della frazione di filtrazione. Variazione della resistenza nell'arteriola efferente : Dilatazione dell'arteriola renale efferente : causa una diminuzione pressoria, responsabile di una diminuzione della VGF, e ad un aumento del flusso plasmatico glomerulare, causante una minore permanenza del plasma del capillare, e quindi una minore pressione colloido-osmotica negativa del glomerulo, determinando un innalzamento contrario della VGF. Costrizione dell'arteriola renale efferente : causa un innalzamento della pressione, responsabile di un aumento della VGF, e ad una diminuzione del flusso plasmatico glomerulare, causante une maggiore permanenza del plasma nel capillare, e quindi una maggiore pressione colloido-osmotica negativa del glomerulo, determinando una diminuzione contraria della VGF. Segno della variazione di VGF :

Valori della resistenza arteriolare efferente da 4 a 2 volte quella originaria : si ha un effetto colloidoosmolare maggiore dell'effetto pressorio, cio l'aumento della VGF tramite diminuzione della pressione colloido-osmotica capillare (aumento del flusso plasmatico glomerulare) ha un valore maggiore della diminuzione della VGF per diminuzione della pressione idrostatica capillare; l'effetto netto, quindi, l'aumento della VGF. Valori della resistenza arteriolare efferente da 2 a 1 volte quella originaria : si ha un effetto colloidoosmotico minore dell'effetto pressorio, cio l'aumento della VGF tramite diminuzione della pressione colloido-osmotica capillare (aumento del flusso plasmatico glomerulare) ha un valore minore della diminuzione della VGF per diminuzione della pressione idrostatica capillare; l'effetto netto, quindi, la diminuzione della VGF.

REGOLAZIONE DELLA FILTRAZIONE GLOMERULARE : la regolazione della VGF pu avvenire solamente tramite aumento della pressione idrostatica dei capillari glomerulari o tramite la variazione della pressione negativa colloido-osmotica del plasma per riduzione del flusso ematico; tutto ci eseguito tramite innervazione ortosimpatica diretta, ormoni endocrini o autacoidi oppure tramite sistemi di controllo locale intrinseco. CONTROLLO DEL SISTEMA ORTOSIMPATICO : le arterie e le arteriole renali sono fittamente innervate dalle fibre dell'ortosimpatico e possono essere vasocostrette dalla stimolazione diretta dell'ortosimpatico che, tuttavia, in condizioni di normalit non attua alcuna influenza sulla funzione renale, entrando in funzione solamente in condizioni di grave ipotensione (emorragie ecc) oppure di pericolo (attacco o fuga). Stimolazione forte del sistema ortosimpatico : provoca una marcata diminuzione della VGF e del flusso renale. Stimolazione moderata del sistema ortosimpatico : non provoca nessun effetto sulla VGF e sul flusso renale. CONTROLLO ORMONALE - AUTACOIDE DELLA VGF : Noradrenalina - adrenalina : sostanze ormonali neuroendocrine a circolazione sistemica, in grado di aumentare la pressione arteriolare e di diminuire il flusso plasmatico glomerulare, mediante vasocostrizione delle arteriole afferenti ed efferenti.

Riduzione straordinaria di VGF e del flusso plasmatico glomerulare

Endotelina : sostanza autacoide a produzione locale e sistemica, liberata dall'endotelio danneggiato, in grado di diminuire pressione e flusso plasmatico glomerulare tramite vasocostrizione delle arteriole afferenti ed efferenti.

Riduzione straordinaria di VGF e del flusso plasmatico glomerulare

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Angiotensina II : sostanza autacoide a produzione locale e sistemica, in grado di tamponare gli effetti dell'ipotensione arteriosa sulla diminuzione della VGF, tramite vasocostrizione delle arteriole efferenti, in modo da mantenere costante la VGF.

Aumento compensativo della VGF e riduzione del flusso plasmatico glomerulare.

Ossido nitrico : sostanza autacoide a prodotta localmente e continuamente dall'endotelio renale, in grado di comportare un aumento della pressione e del flusso plasmatico glomerulare tramite la vasodilatazione delle arteriole afferenti ed efferenti.

Mantenimento di un VGF e di un flusso plasmatico glomerulare basali.

Prostaglandine (PGE2, PGI2) e bradichinina : sostanze ormonali ed autacoidi in grado di aumentare la pressione ef il flusso plasmatico glomerulare, mediante inibizione della vasocostrizione delle arteriole afferenti.

Aumento straordinario di VGF e di flusso plasmatico glomerulare.

NOTA MEDICA ! Utilizzo di FANS in pazienti con bassi volumi ematici Dopo l'ipotensione da perdita di sangue in seguito ad intervento chirurgico, si pu somministrare FANS al paziente, che inibiscano la formazione di prostaglandine e quindi favoriscano la diminuzione della VGF. MECCANISMI INTRINSECI DI AUTOREGOLAZIONE DELL'ESCREZIONE RENALE : serie di meccanismi intrinseci d'adattamento glomerulo-tubulare in grado di minimizzare l'effetto di una variazione di pressione arteriosa sistemica sulla diuresi e natriuresi basale del rene, principalmente tramite regolazione della VGF per modulazione di flusso e pressione ematica glomerulare e tramite modulazione del riassorbimento tubulare renale. Feedback tubulo-glomerulare della concentrazione di NaCl nel tubulo : sistema di regolazione a feedback per comunicazione macula densa-apparato juxtaglomerulare in grado di mantenere costante la concentrazione di NaCl nel tubulo distale tramite un aumento o diminuzione della VGF ottenuto con modulazione del flusso capillare e della pressione glomerulare. Macula densa : cellule tubulari modificate formanti la parete del tubulo distale al ridosso dell'apparato juxtaglomerulare, in grado di percepire la concentrazione di NaCl filtrato glomerulare andando a secernere un messaggio modulatore verso le cellule juxtaglomerulari. Apparato juxtaglomerulare : aggregato di cellule muscolari lisce modificate posto attorno all'inizio delle arteriole afferenti ed efferenti, perfettamente a ridosso della macula densa del tubulo distale, in grado di percepire segnali biologici dalle cellule della macula densa andando modificare il flusso plasmatico glomerulare e la pressione plasmatica glomerulare tramite azione vasomotrice diretta sui manicotti arteriolari oppure tramite azione indiretta sulla muscolatura liscia vasale renale modulata dalla renina-angiotensina.

Una diminuita pressione idrostatica causa una minore VGF quindi un minore flusso di ultrafiltrato glomerulare. L'ultrafiltrato glomerulare scorre pi nell'ansa di Henle, cosicch il riassorbimento abbassa la concentrazione di NaCl. La macula densa del tubulo distale percepisce la minore concentrazione di NaCk e comincia a secernere fattori stimolanti le cellule juxtaglomerulari. Le cellule juxtaglomerulari vanno ad aumentare la VGF tramite : Aumento diretto della pressione idrostatica e del flusso capillare : le cellule juxtaglomerulari vasodilatano l'arteriola afferente provocando un aumento della pressione idrostatica e del flusso plasmatico nel capillare glomerulare, causando un elevato aumento della VGF. Aumento indiretto della pressione idrostatica e del flusso capillare : le cellule juxtaglomerulari secernono renina in grado di sviluppare angiotensina II che aumenta la pressione idrostatica in tutto il sistema arterioso e aumenta quindi il flusso nei capillari glomerulari, andando ad aumentare ulteriormente la VGF.

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NOTA MEDICA ! Somministrazione di inibitori dell'angiotensina in pazienti con insufficienza renale cronica L'utilizzo di antagonisti dell'angiotensina II per abbassare la pressione di pazienti con ipertensione cronica pu comportare una diminuzione grave della VGF per mancanza di angiotensina stessa; questo potrebbe peggiorare l'insufficienza renale aggravando los tato del paziente e la sua ipertensione. Meccanismi che attivano il meccanismo di feedback tubulo glomerulare :

Eccessiva introduzione di proteine nel sangue : questo determina un'eccessiva concentrazione di aminoacidi nel filtrato glomerulare, di conseguenza, un aumentato riassorbimento degli aminoacidi nel tubulo prossimale che, a propria volta, causa un aumentato riassorbimento del sodio nel tubulo prossimale che, diminuendo in concentrazione nella macula densa da il via ad aumento della VGF per feedback tubulo glomerulare. Eccessiva glicemia per diabete mellito non controllato : questo determina una maggiore concentrazione di glucosio nel filtrato glomerulare che, a sua volta, stimola un maggiore riassorbimento del glucosio e del sodio nel tubulo prossimale, causando una minore concentrazione di sodio nella macula densa che attiva il riflesso di feedback tubulo-glomerulare andando ad aumentare la VGF.

Autoregolazione miogena della compliance vascolare : meccanismo intrinseco della tonaca muscolare liscia arteriolare grazie al quale vi una rapida riduzione di distensibilit arteriolare in seguito a bruschi aumenti di pressione sistemica sia per proteggere i capillari e le arteriole da danni da iperdistensione sia per limitare un eventuale aumento di VGF per aumento del flusso plasmatico glomerulare ad aumento di pressione arteriosa. OPERAZIONI DI RIASSORBIMENTO E SECREZIONE DEI TUBULI RENALI : OPERAZIONI TUBULARI DI ASSORBIMENTO E SECREZIONE : meccanismo altamente regolato e selettivo, avvenente attivamente con consumo di ATP o passivamente secondo gradiente elettrochimico (a differenza del processo passivo e non regolato della filtrazione glomerulare) che consente il mantenimento reattivo della costante e fine composizione dei liquido extracellulari mediante due operazioni di riassorbimento attivo-passivo e di secrezione attiva-passiva, differente a seconda del momento e della sostanza. Struttura della barriera tubulo-capillare : la barriera separante il plasma dal filtrato glomerulare in maturazione nel tubulo renale composta da uno strato capillare peritubulare, composto da un endotelio piuttosto sottile ed altamente fenestrato, da una lamina basale, posta nell'interstizio tra capillare e tubulo (sulla quale poggiano le basi cellulari endoteliali e dell'epitelio tubulare) e possedente porosit estremamente permeabili, ed uno monostrato epiteliale tubulare cilindrico, cubico o pavimentoso, caratterizzato da cellule possedenti labirinto basale mitocondriale per la produzione di ATP necessaria al trasporto attivo, una membrana plasmatica luminale (nel tubulo) dotata di microvilli in grado di espandere di 20 volte la superficie utile per gli scambi in assorbimento e delle giunzioni occludenti tra cellule lascianti numerosi spazi paracellulari tra membrane laterali. FASI DELLA FUNZIONE DI RIASSORBIMENTO : il riassorbimento dell'acqua e soluti avviene attraverso 2 fasi separate : una prima fase di concentrazione passiva o attiva dei soluti e passiva dell'acqua nella membrana basale, attraverso l'epitelio tubulare ed una seconda fase di passaggio di massa - ultrafiltrazione - per pressione netta di filtrazione dall'interstizio al plasma, attraverso l'endotelio.

Transito transcellulare : passaggio di soluti o acqua che prevede una prima permeazione passiva o attiva dal lume tubulare al citoplasma cellulare, ed una successiva permeazione passiva dal citoplasma cellulare all'interstizio o viceversa. Transito paracellulare : passaggio di soluti o acqua che prevede un unico passaggio passivo (secondo gradiente e moto termico browniano) dal lume tubulare all'interstizio o viceversa.

Fase del transito tubulo-intestiziale : in questa fase si ha il passaggio di soluti dal filtrato all'interstizio o dall'interstizio al filtrato, tramite passaggio attivo o passivo transcellulare o tramite passaggio passivo paracellulare, ed il passaggio di acqua, tramite osmosi passiva transcellulare o paracellulare.

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Trasporto attivo : trasporto avvenente sempre per via transcellulare e sempre contro gradiente elettrochimico di un soluto qualsiasi tramite la membrana plasmatica cellulare, attraverso il consumo di energia chimica da ATP trasporto attivo primario - oppure di energia potenziale da gradiente elettrochimico - trasporto attivo secondario. Carico tubulare massimo : la massima velocit di assorbimento o secrezione attiva o facilitata, attraverso una pompa od un trapsortatore, di un determinato soluto non permeabile per diffusione transmembrana; quindi la velocit di trasporto alla quale il sito attivo della proteina carrier saturato completamente dal ligando. Carico massimo tubulare in riassorbimento : o Glucosio : 375mg/min o Fosfati : 0,10 mmol/min o Solfati : 0,06 mmol/min o Aminoacidi : 1,5 mmol/min o Urato : 15 mg/min o Lattato : 75 mg/min o Proteine plasmatiche : 30 mg/min Carico massimo tubulare in secrezione : o Creatinina : 16 mg/min o Acido para-aminoippurico : 80 mg/min

Trasporto attivo primario : trasporto transmembrana di uno o pi soluti contro gradiente elettrochimico, tramite pompe proteiche ATPasiche, creante spesso un gradiente elettrochimico esso stesso - Na/K ATPasi, H/K ATPasi, Ca ATPasi sfruttabile da altri trasportatori a simporto o antiporto secondari. ES : Assorbimento tramite pompa Na/K ATPasi : antiporto elettrogenico capace di un un primo pompaggio primario ATPasico, attraverso il quale 3 cationi Na vengono espulsi nell'interstizio controgradiente, pompando 2 cationi K controgradiente nel citosol, a creare un gradiente elettrico di -70 mV ed un gradiente chimico di ioni sodio tra lume tubulare e citosol cellulare, posi sfruttato per il secondo assorbimento passivo, tramite trasporto facilitato o semplice permeazione, del sodio dal lume tubulare al citosol cellulare.
o

Il trasporto attivo Na/K del sodio avviene lungo tutto il tubulo renale

Il riassorbimento del sodio evade il carico massimo nel tubulo prossimale : siccome il tubulo prossimale caraterizzato da una discreto permeabilit tra le giunzioni cellulari allora alcuni ioni sodio spesso sfuggono dall'interstizio al filtrato tubulare, generando una perdita nel trasporto che non raggiunge mai il suo massimo.

Trasporto attivo secondario : trasporto transmembrana di almeno un soluto contro gradiente elettrochimico tramite accoppiamento con il cotrasporto o controtrasporto con gradiente di un altro soluto, utilizzandone l'energia potenziale di diffusione sotto gradiente elettrochimico; i cotrasportatori sono sodio-glucosio e sodio-aminoacidi, ed i controtrasportatori sono gli scambiatori Na/H ES : Assorbimento del glucosio : trasporto organizzato in un primo pompaggio a simporto tramite cotrasportatore glucosio/sodio dell'orletto a spazzoal tubulare - SGLT1 e SGLT2 - attraverso il quale il glucosio viene concentrato citosolicamente contro gradiente sfruttando il parallelo ingresso con gradiente del sodio, ed in un secondo trasporto facilitato di solo glucosio sulla base delle cellule - GLUT1 e GLUT2 - permettente il flusso con gradiente del glucosio dal citosol all'ambiente interstiziale.
o

Il trasporto attivo secondario del glucosio assorbe il 100% del glucosio ed avviene nel tubulo prossimale Prima met del tubulo - segmento S1 : I cotrasportatori a simporto sono SGLT2 : trasportano il 90 % del glucosio

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I trasportatori facilitati sono GLUT2 Seconda met del tubulo - segmento S3 : I cotrasportatori a simporto sono SGLT1 : trasportano il 10% del glucosio facendo entrare 2 molecole di glucosio con 1 molecola di sodio. I trasportatori facilitati sono GLUT1 Assorbimento degli aminoacidi : similmente al trasporto del glucosio organizzato in un primo pompaggio tramite cotrasportatore aminoacido/sodio specifico dell'orletto a spazzola tubulare, attraverso il quale l'aminoacido viene concentrato citosolicamente contro gradiente, sfruttando il parallelo ingresso con gradiente del sodio; ed in un secondo trasporto facilitato di solo aminoacido sulla base delle cellule permettente un flusso con gradiente dell'aminoacido specifico dal citosol all'ambiente interstiziale. Riassorbimento del cloro : come per il glucosio un primo simporto cloro/sodio dell'orletto a spazzola tubulare permette il passaggio del cloro nel citosol cellulare, ed un secondo canale o trasportatore facilitante della base cellulare permette la fuoriuscita del cloro nell'ambiente interstiziale Secrezione degli ioni idrogeno : inversamente all'assorbimento del glucosio e degli aminoacidi si ha un primo trasporto facilitato dell'ione idrogeno sulla base cellulare permettente un flusso con gradiente dall'interstizio al citoplasma, ed un secondo pompaggio tramite antiporto NHE3 sull'orletto a spazzola tubulare, attraverso il quale lo ione idrogeno esce nel filtrato glomerulare sfruttando l'ingresso con gradiente del sodio.

Assorbimento attivo per pinocitosi : trasporto per il riassorbimento di grandi macromolecole proteiche biologiche durante il quale la proteina si aggancia all'orletto a spazzola luminale, viene internalizzata in una vescicola di clatrina per poi essere digerita in aminoacidi, che vengono filtrati passivamente nell'interstizio.
o

Trasporto tipico del tubulo prossimale

Trasporto passivo : trasporto avvenente sia per via paracellulare che per via transcellulare e sempre con gradiente elettrochimico di un soluto qualsiasi attraverso diffusione semplice, canali specializzati, trasportatori facilitanti o fenestrature dell'epitelio, sfruttando l'energia di un gradiente elettrochimico preesistente. Cinetica gradiente-tempo : solitamente il trasporto passivo di un soluto o soluzione per diffusione o attraverso un canale (e non trasportatore) possiede una velocit senza massimo di saturazione e direttamente proporzionale al gradiente elettrochimico della sostanza ed al suo tempo di permanenza a contatto della membrana filtrante : ossia inversamente proporzionale alla velocit di flusso delle soluzioni. Dipendenza del trasporto passivo dal gradiente sodio : il gradiente del sodio formato tra interstizio e filtrato glomerulare fornisce l'energia potenzale necessaria ai trasporti osmotici passivi, al trascinamento dal solvente ed all'assorbimento passivo degli ioni negativi.

Assorbimento osmotico dell'acqua : fenomeno di permeazione delle molecole d'acqua dal fliltrato glomerulare al liquido interstiziale, avvenente per via paracellulare (attraverso le giunzioni serrate) o per via transcelllulare (attraverso acquaporine o semplice diffusione), seguendo la differenza osmotica creata dalla maggiore concentrazione di ioni sodio dell'interstizio. Assorbimento di acqua nel tubulo prossimale : il tubulo prossimale estremamente permeabile alle molecole d'acqua per via della sue giunzioni serrate abbastanza lasse; consente, quindi, un riassorbimento costante del solvente. Assorbimento dell'acqua nell'ansa di Henle : l'ansa di Henle, specificamente la sua parte ascendente, possiede delle cellule con giunzioni serrate molto aderenti ed impermeabili e consente un riassorbimento piccolissimo di acqua nonostante l'ampio gradiente osmotico. Assorbimento dell'acqua nel tubulo distale e nel dotti collettori : queste due porzioni finale del tubulo renale possiedono delle cellule con giunzioni serrate variamente permeabili, consentendo un riassorbimento variabile in base all'ormone ADH.

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Riassorbimento dei soluti per trascinamento del solvente : fenomeno di filtrazione passiva di tipo essenzialmente paracellulare, durante il quale il flusso di acqua attraverso le giunzioni serrate dell'epitelio trasporta anche molti elettroliti e soluti all'interno dell'interstizio. Riassorbimento dei soluti per disidratazione del filtrato : fenomeno di filtrazione paracellulare e transcellulare dei soluti secondo il gradiente di concentrazione creato dalla migrazione osmotica dell'acqua nell'interstizio, concentrante il filtrato glomerulare; questo fenomeno dipende direttamente dalla pompa Na/K e quindi dal riassorbimento di acqua ES : Riassorbimento passivo del cloro secondo concentrazione : il gradiente di concentrazione filtrato interstizio, creato dalla filtrazione di acqua dal filtrato glomerulare all'interstizio, e quindi dalla concentrazione degli anioni Cl nel filtrato glomerulare, causa il passaggio cinetico del cloro dal filtrato all'ambiente interstiziale. Riassorbimento passivo dell'urea secondo concentrazione : il gradiente di concentrazione filtrato-intertsizio, creato dalla dfiltrazione di acqua dal filtrato glomerulare all'interstizio, e quindi dalla concentrazione degli anioni urea nel filtrato glomerulare, causa il passaggio termico del 50% dell'urea filtrata dal glomerulo nell'ambiente interstiziale.

Riassorbimento degli anioni per gradiente elettrico : il gradiente elettrico filtrato-interstizio creato dalla maggiore concentrazione di sodio all'interno del fluido intertsiziale, e quindi dall'attivit della pompa Na/K, crea un flusso paracellulare o trancellulare di cariche negative dal filtrato glomerulare all'interstizio. Riassorbimento del cloro : il gradiente elettrico filtrato-interstizio del sodio promuove il passaggio passivo del Cl dal filtrato glomerulare al fluido interstiziale.

Fase del trasporto di massa interstizio-plasmatico : ultima fase del riassorbimento e prima fase della secrezione che vede la permeazione passiva-termica di una soluzione acquosa di elettroliti, dalla composizione simile al plasma sanguigno ma priva di proteine, guidata dalla pressione netta di filtrazione dell'endotelio capillare dall'interstizio al plasma o dal plasma all'interstizio.

In riassorbimento : i capillari peritubulari si comportano come estremit venose dei capillari sistemici, possedendo una pressione netta di assorbimento In secrezione: i capollari peritubulari si comportano come estremit arteriose dei capillari sistemici, possedendo una pressione netta di filtrazione.

DIFFERENZE DI FILTRAZIONE TRA LE VARIE PARTI DEL TUBULO : OPERAZIONI DEL TUBULO PROSSIMALE : il tubulo prossimale attraverso il gradiente elettrochimico generato dalle pompe Na/K, assorbe nell'interstizio il 65 % di sodio ed acqua, circa il 60% di cloro, il 100 % di glucosio (160g/die), bicarbonato ed il 100% di aminoacidi (70mgr/die) e proteine (2,5g/die albumina) dal filtrato glomerulare, mentre espelle nel filtrato glomerulare una grossa percentuale di acidi organici (come il l'acido para-aminoippurico PAI), e di basi organiche (cationi), farmaci e tossine. Utltrastruttura delle cellule epiteliali del tubulo possimale : sono cellule cilindriche-cubiche piuttosto alte, possedenti un orletto a spazzola apicale ed un fine labirinto basale finalizzati ad espandere le superfici basolaterali riempite di trasportatori e canali; possiede, inoltre, una grande quantit di mitocondri in grado i fornire l'ATP per il funzionamento delle pompe Na/K e delle giunzioni serrate piuttosto lasse per favorire il movimento passivo di soluzioni elettrolitiche per via paraclellulare. Caratteristice del trasporto transmembrana : Trasporti che utilizzano l'energia Na/K ATPasi : viene fornito dall'attivit delle Na/K ATPasi sulle superfici basolaterali delle cellule

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Riassorbimento dei soluti : Sodio : possiede un riassorbimento attivo per cotrasporto a simporto con altri soluti e passivo per trascinamento da solvente paracellulare. Glucosio, aminoacidi, bicarbonato : sono riassorbiti con cotrasporto del sodio specialmente nella prima met del tubulo prossimale Glucosio : riassorbito dalla membrana luminale mediante simporto con il sodio SGLT2 nella prima parte del tubulo e SGLT1 nella seconda parte, per poi essere espulso dalla membrana basolaterale con GLUT. Fruttosio : viene riassorbito dalla membrana luminale con un trasportatore GLUT5 Aminoacidi : riassorbiti mediante 7 tipi di simporti luminali con il sodio Peptidi : riassorbiti mediante simporti PepT2 con H+ Proteine (albumine, globuline o DBP): vengono riassorbite per pinocitosi oppure degadate in aminoacidi e poi riassorbite. Cloro : riassorbito per cotrasporto del sodio specialmente nella seconda met del tubulo Acqua : possiede un riassorbimento passivo paracellulare o transcellulare per osmosi lungo tutto il tubulo prossimale, associato alla concentrazione di dosio. Cloro : possiede un riassorbimento attivo accoppiato con il sodio ed uno passivo per gradiente elettrico, di concentrazione e per trascinamento di solvente. Calcio e vitamina D : vegono riasorbite tramite chelazione nel tubulo contorto con DBP per poi essere riassorbite dal tubulo con pinocitosi della stessa proteina.

Secrezione dei soluti : Ioni idrogeno : secreti in modo attivo dal controtrasporto sodio/idrogeno andando ad neutralizzare l'acido carbonico nel tubulo renale Acidi organici (acido urico) con accoppiamento ad -chetoglutarato : lacido urico viene pompato dalla membrana basolaterale al citoplasma tramite un antiporto OAT 1,2,3 che lo scambia con un -chetoglutarato, per poi, successivamente, essere espulso dalla membrana luminale, tramite un antiporto OAT 4 che lo scambia con lingresso di un -chetoglutarato. Cationi organici (adrenalina, acetilcolina, dopamina, noradrenalina, creatinina ecc.) : dopo essere entrati nella membrana basale con metodi sconosciuti, mediante trasportatori MDR1 o antiporto catione/Na vengono estrusi dalla membrana luminale.

Andamento della concentrazione : la concentrazione nel filtrato glomerulare del tubulo prossimale ha un andamento piuttosto costante, con importanti variazioni :

Concentrazione del cloro : aumenta lungo il tubulo per riassorbimento dell'acqua pi veloce del riassorbimento del cloro; da 105 mEq/L nella prima met a 140 mEq/L nella parte finale Concentrazione del sodio : anche se la quantit di sodio diminuisce la sua concentrazione resta costante principalmente per l'uguale velocit di riassorbimento del sodio a quella di riassorbimento dell'acqua. Concentrazione di glucosio, bicarbonato aminoacidi : diminuisce di molto lungo il tubulo per via dell'attivit di riassorbimento dei soluti pi veloce di quella dell'acqua. Concentrazione di glucosio, aminoacidi e proteine : raggiunge lo 0% alla fine del tubulo prossimale

Concentrazione di creatinina : aumenta di molto poich aumenta la quantit. Concentrazione di urea : aumenta di poco poich non aumenta la quantit

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SEGMENTO SOTTILE DELL'ANSA DI HENLE : il segmento sottile dell'ansa di Henle, suddivisibile in porzione discendente porzione ascendente, presenta un epitelio monostratificato pavimentoso caratterizzato da cellule sottili, prive di orletto a spazzola e di labirinto basale mitocondriale, partecipanti a fenomeni di assorbimento/secrezione passivi, con un attivit metabolica di membrana minima poich praticamente esenti da pompe ioniche o trasportatori. Attivit generalizzata del tratto sottile discendente : responsabile di circa il 20% dell'intero riassorbimento acquoso del filtrato glomerulare, tramite trasporto passivo transcellulare e paracellulare, mentre impermeabile a soluti come urea e sodio, che non vengono riassorbiti. Attivit generalizzata del tratto sottile ascendente : questo tratto virtualmente impermeabile all'acqua e quasi impermeabile a soluti come sodio e urea; il filtrato, quindi rimane pressoch invariato. Andamento delle concentrazioni nel segmento sottile dell'ansa : il segmento sottile dell'ansa presenta delle concentrazioni di soluti che aumentano consederevolmente per privazione del solvente, tuttavia presenta delle quantit di soluti che non variano poich non vengono riassorbiti. SEGMENTO SPESSO ASCENDENTE DELL'ANSA DI HENLE : il segmento spesso ascendente dell'ansa di Henle composto da cellule cilindriche possedenti un ampio orletto a spazzola e labirinto basale carichi di trasportatori e canali transmembrana, giunzioni serrate impermeabili all'acqua tra cellule e un gran numero di mitocondri per soddisfare l'elevata esigenza metabolica del trasporto attivo. Attivit generalizzata del tratto spesso ascendente : questo tratto responsabile del riassorbimento attivo del 25% del carico totale di sodio, cloro e potassio e dell'assorbimento passivo del 75% di cationi magnesio, del 30% di calcio e di bicarbonato; tuttavia possiede un riassorbimento quasi nullo di acqua data la relativa impermeabilit di tale tratto. Specifiche del trasporto transmembrana : Gradiente energetico per i trasporti attivi : viene fornito, come nel tubulo prossimale dall'attivit delle Na/K ATPasi della membrana basolaterale, che consente di creare un gradiente di sodio lume-citosol e lume-interstizio.

Riassorbimento dei soluti : Sodio-cloro-potassio : il riassorbimento di questi catione eseguito assieme mediante un unico simporto sull'orletto a spazzola luminale - NKCC2 - che consente di accoppiare l'energia di diffusione con gradiente del sodio per trasportare nel citosol 2 anioni cloro e 1 catione potassio che verranno poi espulsi nell'interstizio tramite canali specializzati della membrana basolaterale. Magnesio-calcio-bicarbonato : un riassorbimento passivo paracellulare avvenente tramite l'indizione di carica positiva all'interno del lume tubulare di 8 mV, in seguito all'espulsione citosolica nel tubulo di potassio per l''introiezione cellulare, mediata dall'attivit del cotrasportatore Na-Cl-K, di un eccessiva carica elettrostatica positiva. Acqua : essendo il segmento spesso ascendente sostanzialmente impermeabile all'acqua il riassorbimento di acqua praticamente nullo.

Secrezione dei soluti : Ioni idrogeno : la secrezione di ioni idrogeno mediata dall'azione di un contro-trasportatore Na/H NHE3 che introietta il sodio per espellere ioni idrogeno contro gradiente nel lume tubulare.

Andamento della concentrazione : siccome la porzione ascendente spessa dell'ansa di Henle sostanzialmente impermeabile all'acqua, si ha un impoverimento di soluti con il mantenimento della medesima quantit di solvente, la concentrazione osmolare generale tender, quindi, a calare, causando una diluizione dell'urina. NOTA MEDICA ! Azione dei diuretici dell'ansa

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In questa zona del nefrone hanno azione sul trasportatore Na-Cl-K le molecole furosemide, acido etacrinico, bumetanide, con la funzione di aumentare la diuresi ed il volume delle urine. SEGMENTO INIZIALE DEL TUBULO DISTALE O DI DILUIZIONE : segmento dalle caratteristiche cellulari molto simili al tratto spesso ascendente dell'ansa di Henle, tuttavia caratterizzato dalla presenza di un gruppo di cellule epiteliali pi spesse e dalla capacit di percepire la concentrazione luminale di sodio - macula densa - in grado di avviare il feedback tubulo glomerulare; le cellule epiteliali sono legate da giunzione strette impermeabili all'acqua e a molti soluti. Attivit generalizzata del tratto iniziale del tubulo distale : questo tratto specializzato nel riassorbimento attivo transcellulare del 5% del carico di cloro e sodio del liquido tubulare, tuttavia abbastanza impermeabile all'acqua; si ha quindi una diluizione netta dell'urina. Specifiche del trasporto transmembrana : Gradiente energetico per trasporti attivi : il gradiente energetico per tutti i trasporti ioni ci transmembrana fornito come da tutto il tubulo dalla attivit delle Na/K ATPasi della membrana basolaterale cellulare che vanno a creare un gradiente di sodio citosol-lume e interstizio-lume.

Riassorbimento dei soluti : Sodio e cloro : un riassorbimento attivo transcellulare ad opera di un primo cotrasportatore Na/Cl, che accoppia l'energia di diffusione con gradiente del sodio all'energia di diffusione contro gradiente del cloro, il quale, a sua volta, esce dalla cellula mediante un canale specializzato della membrana basolaterale andando ad uscire nell'interstizio.

Andamento della concentrazione : essendo la prima parte del tubulo distale sostanzialmente impermeabile all'acqua, ma attiva nel riassorbire i soluti, si ha una diminuzione della concentrazione dei soluti con il medesimo volume di solvente, e quindi, una diluizione dell'urina. PORZIONE TERMINALE DEL TUBULO DISTALE E COLLETORE : il la porzione terminale del tubulo distale ha un epitelio spesso simile a quello del tubulo prossimale e della parte spessa del segmento ascendente, con cellule cilindriche ricche di mitocondri per le attivit di pompa ATPasica, ma esenti di orletto a spazzola apicale e di labirinto basale per estenderene la superficie; esse di possono suddividere in cellule principali ed in cellule intercalate. Funzione generica delle cellule principali : le cellule principali possiedono la funzione di riassorbire attivamente per via transcellulare una grande proporzione del carico tubulare di sodio e cloro, e di espellere attivamente per via trancellulare una grand equantitd i potassio; sono tuttavia impermeabili all'acqua e all'urina.

Le cellule principali regolano il metabolismo renale del potassio

Specifiche di trasporto transmembrana : Riassorbimento del sodio/secrezione del potassio : trasporto attivo transcellulare ATPasico avvenente con un primo scambiatore ATPasico Na/K della membrana basolaterale, creante un introiezione interstizio-citosol contro gradiente di potassio ed una escrezione contro gradiente del sodio all'interno dell'ambiente interstiziale, ed un secondo passaggio coinvolgente un trasportatore facilitato del potassio, permettente una diffusione con gradiente del potassio nel tubulo renale, ed un trasportatore con gradiente del sodio, permettente una diffusione con gradiente del sodio nella cellula dal tubulo renale.

Controllo aldosterone dipendente della Na/K ATPasi : questo controllo permette, in presenza di aldosterone, di massimizzare l'introiezione del sodio a spese di un espulsione di potassio nell'urina.

Riassorbimento del sodio mediante canali ENAC : canali che riassorbono il sodio dal lume tubulare facendo divenire il filtrato molto negativo, permettendo un riassorbimento paracellulare di H2O e Cl-

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Funzione generica delle cellule intercalate : le cellule principali possiedono una funzione di riassorbire attivamente per via transcellulare una grande porzione del carico di bicarbonato e potassio, e di secernere attivamente per via trancellulare una grande quantit di ioni idrogeno; sono tuttavia impermeabili all'acqua e all'urina.

Le cellule intercalate hanno la funzione di regolare l'equilibrio acido base dell'urina.

Specifiche di trasporto transmembrana : Gradiente energetico per i trasporti attivi (secrezione H) : in queste cellule l'energia per i trasporti derivata dal gradiente elettrochimico citosol-lume tubulare creato dall'espulsione di ioni idrogeno mediante pompe ATPasiche H sulla membrana apicale di tali cellule; queste pompe hanno un netto vantaggio di carico massimo sui normali scambiatori Na/H, in particolare in grado di concentrare ioni H+ sino ad 1/1000.

Secrezione dei soluti : Secrezione passiva del bicarbonato : quando dalla reazione intracellulare dell'anidrasi carbonica creante sia lo ione bicarbonato, sia il catione idrogeno viene espulso l'idrogeno viene a crearsi nella cellula un eccesso di cariche negative che terminano per catalizzare l'epsulsionedello ione bicarbonato attraverso un canale della membrana basolaterale dal citoplasma all'interstizio. Secrezione passiva del potassio : siccome in seguito alla secrezione di idrogeno il potenziale luminale aumenta allora si ha l'espulsione di un catione K dalla membrana basolaterale, dal citosol allo spazio interstiziale, al fine di pareggiare la differenza di potenziale lume-interstizio.

Regolazione della permeabilit dell'acqua : l'epitelio della porzione terminale del tubulo distale e del tubulo collettore presenta una virtuale impermeabilit all'acqua in assenza di ADH ed una elevata permeabilit all'acqua per osmosi guidata dal sodio in presenza di ADH. DOTTO COLLETTORE MIDOLLARE : viene composto da un epitelio di cellule cubiche, prive di labirinto basale, orletto a spazzola e con pochi mitocondri, ma con una discreta permeabilit all'acqua. Funzioni generiche del dotto collettore : possiede la funzione di riassorbimento medio del 10% del carico tubulare di sodio e acqua del filtrato glomerulare, e la funzione di regolare l'equilibrio acido delle urine; inoltre in base alla secrezione di ADH pu concentrare pi o meno le urine. Specifiche di trasporto transmembrana : Creazione del gradiente energetico per gli altri trasporti (secrezione H) : come la porzione terminale del tubulo distale ed il tubulo collettore possiede una funzione di trasporto attivo transcellulare di idrogeno tramite trasportatore H ATPasico, andando ad espellere l'idrogeno dal citosol al lume tubulare.

Riassorbimento passivo di soluti : Urea - acqua : la membrana delle cellule del dotto collettore possiedono trasportatori facilitanti per l'urea sulla porpria membrana luminale in modo da poter concentrare un po di urea nell'interstizio, aumentandone l'osmolarita, e causando un passaggio osmotico di acqua dal lume all'interstizio. Regolazione dell'ADH : questo tipo di secrezione estremamente regolata dalla secrezione e la percezione dell'ADH : un aumento di ADH causer una disidratazione maggiore dell'urina ed una diminuzione dell'ADH causer una diluizione dell'urina

VELOCITA' DI RIASSORBIMENTO LIQUIDO TUBULARE : come per il glomerulo renale direttamente proporzionale alla costante di filtrazione Kf ed alla pressione netta di filtrazione; normalmente si attesta ad flusso medio di riassorbimento di 124 mL/min, che mantiene la capacit di riassorbimento liquido tubulare a 99% del volume prodotto dal glomerulo. Flusso di riassorbimento = Kf x Forza netta di riassorbimento

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Coefficiente di filtrazione : il flusso netto di soluzione passante attraverso la membrana dei capillari peritubulari ad ogni mmHg di differenza di pressione che ugualmente alla membrana glomerulare, ammonta normalmente a 12,4 mL/min/mmHg (salvo patologie renali) Forza netta di riassorbimento : la forza netta a cui sottoposta la membrana capillare all'interfaccia con i liquido interstiziale, determinata dall'equilibrio delle forze di Starling agenti sull'acqua; normalmente si attesta su 10 mmHg verso i lume del capillare che, quindi, si comporta come un estremit venosa. Forza netta di riassorbimento = Pc-Pi-c+i = 13 - 6-32 - 15 = -10 mmHg

Pressione idrostatica dei capillari peritubulari - Pc : questa pressione, come per i capillari glomerulari, mediamente elevata ed impedisce l'assorbimento della soluzione; si attesta mediamente a 13 mmHg Pressione idrostatica dell'interstizio renale : pressione del liquido interstiziale posta tra l'endotelio dei capillari peritubulari e l'epitelio del tubulo renale, che facilita il riassorbimento capillare; si attesta mediamente a 6mmHg. Pressione colloido-osmotica dell'interstizio : pressione che il liquido intertiziale oppone al riassorbimento, attestata a mediamente a 15 mmHg. Pressione colloido-osmotica del plasma : vera pressione che determina il passaggio del riassorbimento, derivata dalla maggiore concentrazione proteica plasmatica ed attestata in media a 38 mmHg.

Corrispondenza riassorbimento endoteliale-carico tubulare: una qualsiasi variazione del flusso di riassorbimento dell'endotelio tubulare si riflette con una variazione uguale e contraria del flusso di riassorbimento dell'epitelio tubulare.

Aumento del flusso di riassorbimento endoteliale : questo causa immediatamente un aumento della concentrazione osmolare del fluido interstiziale, a sua volta responsabile dell'aumento della pressione colloido osmotica lume-interstizio portante ad un maggiore flusso di riassorbimento liquido paracellulare e transcellulare tubulare Diminuzione del flusso di riassorbimento endoteliale : questo causa immediatamente una diminuzione della concentrazione osmolare del fluido interstiziale, per il continuo funzionamento dei sistemi di pompaggio attivo epiteliale tubulare, che esita in una diminuzione della pressione osmolare lume-interstizio portante ad una riduzione del flusso di riassorbimento liquido paracellulare e transcellulare tubulare.

VARIAZIONI DEL FLUSSO DI RIASSORBIMENTO EMODINAMICO : Modifica della pressione di filtrazione in base all'emodinamica peritubulare : variazioni nella pressione dei capillari peritubulari ad opera di un vario grado di vasoativit delle arteriole afferenti e/o efferenti del glomerulo possono causare consistenti variazioni nella pressione netta di riassorbimento interstizio-capillare, e quindi del flusso di riassorbimento diretto.

Aumento della pressione capillare : causato dall'aumento della pressione sistemica, o dalla vasodilatazione delle arteriole afferenti e/o efferenti, determina se non compensato una diminuzione della pressione di riassorbimento netto endoteliale e quindi una diminuzione del flusso di riassorbimento. Diminuzione della pressione capillare : causato dalla diminuzione della pressione sistemica, o dalla vasocostrizione delle arteriole e/o efferenti, determina un aumento della pressione netta di riassorbimento, e quindi un aumento del riassorbimento endoteliale.

Modifica della pressione di filtrazione in base alla frazione di assorbimento glomerulare : una qualsiasi variazione della frazione di riassorbimento glomerulare, causa una variazione nella concentrazione di soluti del plasma peritubulare, questo determina a propria volta una variazione nella pressione colloido-osmotica negativa del

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plasma che, se non tamponata da un aggiustamento pressorio peritubulare, va a variare il flusso di riassorbimento endoteliale in modo da minimizzare la differenza tra filtrazione glomerulare e carico riassorbimento tubulare .

Aumento della pressione colloido-osmotica : causato dall'aumento dell'osmolarit sanguigna o da un aumento della frazione di filtrazione glomerulare, causa un aumento della pressione netta di riassorbimento, e quindi un aumento del flusso di riassorbimento endoteliale. Diminuzione della pressione colloido-osmotica : causato dalla diminuzione dell'osmolarit del sangue o dalla diminuzione della frazione di filtrazione glomerulare, causa una diminuzione della pressione netta di riassorbimento, e quindi una diminuzione del flusso di riassorbimento endoteliale.

VARIAZIONE DEL RIASSORBIMENTO SPECIFICO ORMONEDIPENDENTE : Aldosterone : ormone endocrino prodotto dallo strato glomerulare della midollare surrenale in situazioni di ipovolemia (secrezione di angiotensina II) o iperpotassemia, in grado di agire sulle cellule principali del tubulo distale terminale e collettore determinando un aumento della funzionalit delle Na/K ATPasi basolaterali delle cellule, comportante un aumentato riassorbimento di sodio e acqua ed un'aumentata secrezione di potassio. Aumento della pressione sanguigna e del volume di acqua e sodio Normalizzazione della concentrazione del potassio ematico Angiotensina II : potente ormone endocrino stimolato dalle cellule juxtaglomerulari della macula densa in seguiti a ipotensione e ipovolemia grave, in grado di agire su tutte le cellule del tubulo prossimale, del segmento spesso dell'ansa di Henle, del tubulo distale e collettore al fine di stimolare il riassorbimento transcellulare e paracellulare di sodio e acqua senza aumentare l'assorbimento delle sostanze di scarto. Normalizza la pressione e la volemia del sangue in ipotensione Mantiene l'escrezione di urea e creatinina ad un livello accettabile anche in ipotensione

Stimolazione della formazione di aldosterone : l'angiotensina II stimola il surrene a produrre aldosterone. Vasocostrizione delle arteriole efferenti : determina un aumento della VGF tramite aumento della pressione idrostatica dei capillari glomerulari, ed un aumento del riassorbimento osmolare tubulare dei tubuli prossimali tramite aumento della pressione colloido osmotica e la diminuzione della pressione capillare del plasma peritubulare determinando una maggiore escrezione di scarti merabolici ed una maggior riassorbimento di sodio e acqua. Aumento della funzionalit delle Na/K ATPasi : nel tubulo prossimale, distale, collettore e nell'ansa di Henle va a stimolare l'assorbimento del sodio e quindi l'assorbimento di acqua Aumento della funzionalit degli scambiatori NHE e sodio/bicarbonato: nel tubulo prossimale va ad aumentare l'introiezione di sodio apicale e l'espulsione di sodio all'interno dell'interstizio tubulare.

Ormone antidiuretico - ADH : potente ormone neuroendocrino secreto dalla neuroipofisi in situazione d'ipovolemia o bassa osmolarit sanguigna, in grado di agire sul tubulo distale, collettore e del dotto collettore stimolandone le cellule epiteliali alla liberazione di aquaporine AQP-2 transmembrana per aumentarne il riassorbimento acquoso transcellulare. Riduce lo spreco di acqua in condizione di ipovolemia o disidratazione

l'ADH si lega a recettori V2 delle cellule, e stimola l'attivazione dell'adenilato ciclasi, determinando un aumento del cAMP intracitosolico. l'elevato livello di cAMP citoplasmatico causa una attivazione della PKA La PKA attiva l'esocitosi delle vescicole di AQP-2 che vengono inserite in membrana aumentandone la permeabilit all'acqua. Alla fine della risposta un meccanismo di endocitosi clatrina mediata aiuta a reclutare le AQP-2 transmembrana in vescicole intracitosoliche.

Peptide natriuretico atriale - ANP : ormone secreto dal miocardio dell'atrio destro in seguito a sua iperdistensione da ipertensione venosa, in grado di agire sul tubulo distale, collettore e sul dotto collettore, inibendo le pompa Na/K e inibendo la formazione di angiotensina II, al fine di diminuire il riassorbimento tubulare di acqua e sodio aumentando il volume di urina prodotta. Premette l'abbassamento della pressione a livelli accettabili.

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Paratormone : ormone secreto dalle paratiroidi in seguito a ipocalcemia, in grado di agire sul tubulo prossimale, sul tratto spesso dell'ansa di Henle e sul tubulo distale, stimolando l'assunzione di calcio e l'espulsione di fosfato, in modo da aumentare il riassorbimento del calcio. Permette di ristabilire la calcemia CONTROLLO DEL VOLUME DELLE URINE - DIURESI E NATRIURESI : Bilancio glomerulo tubulare : capacit intrinseca ed indipendente da ormoni e autaconi del tubulo prossimale e dell'ansa di Henle di mantenere costante a 65% il rapporto tra velocit di riassorbimento tubulare e velocit si filtrazione glomerulare mediante un aumento della velocit di assorbimento tubulare direttamente proporzionale ad un aumento del carico tubulare prodotto dall'ultrafiltrazione sanguigna del glomerulo.

Difesa dei tubuli distali dal sovraccarico : operando in concerto con il meccanismo di feedback tubulo glomerulare permette che non giunga un eccessivo volume di liquido al tubulo distale durante repentini aumenti della VGF. Difesa dall'estrema diluizione delle urine : meccanismo che permette di limitare la perdita di acqua dall'eccessivo carico glomerulare andando ad accelerare l'assorbimento di acqua.

Aumento della frazione di filtrazione glomerulare : causa un aumento dell'osmolarit del plasma peritubulare e quini un aumento diretto del riassorbimento tubulare. Diminuzione della frazione di filtrazione glomerulare : causa una diminuzione dell'osmolarit del plasma peritubulare e quindi una diminuzione diretta del riassorbimento tubulare. Diuresi e natriuresi pressoria: l'aumento della pressione arteriosa causa, automaticamente, un aumento di volume urinario finalizzato a riportare tale pressione a livello normale, tramite un meccanismo idraulico ed un meccanismo ormonale. Meccanismo idraulico : un aumento di pressione idrostatica dei capillari nefronici mi causa sia un aumento della VGF sia una parallela riduzione del carico riassorbito dai capillari peritubulari, questo, a propria volta, causa un aumento di sodio e acqua espulsa con urina. Meccanismo ormonale : un aumento della pressione arteriosa va a diminuire la quantit di angiotensina II circolante, e quinidi di aldosterone andando a ridurre l'assorbimento di sodio e acqua nel tubulo renale. PARAMETRI PER VALUTARE LA CINETICA DELLA FUNZIONALITA' RENALE : CLEARENCE RENALE Cs : volume di plasma necessario per procurare al nefrone la massima quantit di un determinato soluto che esso in grado di escretare in un minuto; questo valore direttamete proporzionale alla concentrazione del soluto nell'urina e alla velocit netta di produzione di tale urina, ed inversamente proporzionale alla densit di sostanza nel plasma che fornisco. Cs = Massa di soluto persa al minuto/concentrazione del plasma = (Uc x V)/Ps Infatti : Considerando Usx V come la quantit massima di soluto che il rene in grado di perdere con le urine ogni minuto, e Ps come la concentrazione, ossia la densit, di tale sostanza nel plasma, ossia il volume che ogni unit di massa si porta appresso; la formula mi esprime il volume della soluzione di plasma che devo fornire al nefrone per dosargli la quantit di soluto che esso perde esattamente ad ogni minuto al massimo della sua funzionalit; ovvero, il volume di soluzione che satura la capacit di eliminazione di tale soluto al minuto; ovvero, il volume di plasma necessario ad ogni minuto perch il nefrone giunga alla massima perdita di soluto possibile. MISURAZIONE DELLA VGF TRAMITE CLEARENCE DELL'INULINA : siccome l'inulina filtrata con una certa VGF dalla membrana glomerulare, ma non riassorbita dal tubulo renale; allora la sua perdita di soluto al minuto nell'urina uguale alla perdita di soluto al minuto nel filtrato glomerulare, quindi si ha che la clearence dell'inulina nell'urina

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matura uguale al volume di plasma necessario per la massima perdita di soluto al minuto attraverso il solo glomerulo, e quindi, sapendo che il glomerulo non ha limitazione cinetiche nella perdita di soluto, il massimo volume di plasma filtrato dal glomerulo in un minuto, ossia la VFG. Velocit di perdita di soluto dal glomerulo = velocit di perdita del soluto nell'urina -->Ps x VGF = Us x V --> VGF = (Us x V)/Ps = Cs Valore medio della VGF : 125 mL/min Misurazione della VFG tramite clearence della creatinina : la ceatinina un sottoprodotto del metabolismo cellulare e possiede il vantaggio di essere prodotta per via endogena direttamente dal corpo, senza necessitare di alcuna iniezione di sostanze esogene; il suo processo di escrezione inoltre comporta un assorbimento nullo da parte del tubulo renale, con un'escrezione all'incirca uguale all'inulina, con la sola differenza che una piccolissima quota di creatinina viene secreta nel tubulo stesso aumentando la concentrazione effettiva nell'urina. VGF simile Cs = (Us x V)/Ps Valori di clearance di altri soluti :

Glucosio : 0 Sodio : 0,9 ml/min Cloro : 1,3 ml/min Potassio : 12 ml/min Fosfati : 25 ml/min Inulina : 125 ml/min Creatinina : 140 ml/min

FLUSSO PLASMATICO RENALE : supponendo una sostanza che viene eliminata interamente da un volume di plasma passante per il rene, allora il volume di plasma necessario per determinare una misurata perdita di soluto urinario ogni minuto sar uguale alla quantit totale di plasma passante per il rene, e quindi la clearence (non necessariamente massima) di quella sostanza sar uguale al flusso plasmatico passante per l'intero rene. Velocit passaggio della sostanza nel rene = velocit di perdita della sostanza dal glomerulo --> Ps x FPR = Us x V -> FPR = (Us x V)/Ps = Cs Calcolo dell'FPR con il PAI : essendo il PAI l'unica molecola conosciuta ad essere rimossa al 90% dal flusso plamsatico renale, la perdita di PAI con l'urina in un determinato minuto rispetto alla densit del PAI nel sangue, mi permetter di trovarmi il 90 % del totale volume di plasma passato in quel minuto nel rene; quindi, dividendo quel valore per 0,9 otterr il vero volume di plasma passato in quel momento nel rene, cio l'FPR. FPR = Cs/ frazione di estrazione (90%) Valore medio del FPR : 650 mL/minuto Frazione di estrazione : frazione della quantit di soluto scorrente con il plasma nel rene che viene traslocata nel glomerulo. E = (Concentrazione nelle arterie - concentrazione nelle vene)/Concentrazione nelle arterie) FRAZIONE DI FILTRAZIONE : frazione del volume di plasma passante per il rene in un minuto che effettivamente attraversa il glomerulo all'interno del filtrato glomerulare. Misurazione PAI e Inulina : FF = VGFinulina/FPRpai = 125mL/min/650mL/min = 0,9 CLEARENCE OSMOLARE : quantit di soluzione plasmatica passante per un minuto in grado di essere depurata completamente da qualsiasi soluto dal nefrone; in condizioni di normalit uguale a 2 mL.

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Cosm = (Uosm x V)/Posm Imp : la clearence osmolare non tiene conto del volume minimo al quale tutte le velocit massime di eliminazione di soluti sono saturate, poich esse sono dissimili fra loro, e possono non avere un volume di saturazione univoco; piuttosto il volume minimo che satura anche la velocit di eliminazione nefronica pi alta di un soluto rispetto agli altri del plasma. CLEARENCE DELL'ACQUA LIBERA : quantit acqua secreta o riassorbita dal tubulo renale per consentire una determinata clearence osmotica. Cacqua = Flusso urinario - Clearence osmolare = V - Cosm

Clearence dell'acqua libera positiva : il flusso urinario maggiore del flusso plasmatico filtrato per ottenerne la sua velocit di escrezione, quindi, una certa quantit di acqua libera viene secreta dal tubulo diluendo l'urina - in diuresi pressoria. Clearence dell'acqua libera negativa : il flusso urinario minore del flusso plasmatico filtrato per ottenerne la sua velocit di escrezione, quindi, una certa quantit di acqua libera viene riassorbita dal tubulo concentrando l'urina - tipico in presenza di ADH.

VALUTAZIONE DELLA RIELABORAZIONE TUBULARE NELL'ESCREZIONE DI UNA SOSANZA : se la velocit di escrezione urinaria di una sostanza differente dalla velocit di filtrazione glomerulare della stessa si verificata o un riassorbimento tubulare o una secrezione tubulare.

Se la velocit di escrezione urinaria minore della velocit di filtrazione glomerulare allora si ha avuto un riassorbimento tubulare. Se la velocit di escrezione urinaria maggiore della velocit di filtrazione glomerulare allora si ha avuto una secrezione tubulare.

MECCANISMI DO CONTROLLO DELL'OSMOLARITA' DEL LIQUIDO EXTRACELLULARE REGOLAZIONE DELL'OSMOLARITA' DEL LIQUIDO EXTRACELLULARE : il corpo tenta di far permanere l'osmolarit del fluido extracellulare ad un valore sempre costante per favorire la normale funzionalit di tutte le cellule; a questo fine agisce tramite la regolazione dell'assunzione di sali e acqua e tramite la regolazione del volume e della concentrazione delle urine. Meccanismi che regolano l'assunzione - meccanismo della sete :

Sete Fame di sale

Meccanismi che regolano l'escrezione renale - sistema a feedback osmocettori-ADH


Regolazione del volume dell'urina Regolazione della concentrazione dell'urina Concentrazione extracellulare di sodio = 140 - 145 mEq/L con una media di 142 mEq/L Osmolarit del plasma (= liquido extracellulare) = 282 mOsm/L +- 2% (corretto per interazioni ioniche) 300 mOsm/L semplificato.

Importanza della percezione osmolare del plasma mediante concentrazione di sodio : siccome il e gli anioni ad esso associati rappresentano il 94 % dei soluti osmoticamene attivi dei liquidi extracellulari , mentre il restante 4-5 % rappresentato da glucosio e urea, la concentrazione del sodio (e degli anioni associati) determina a maggioranza l'osmolarit del liquido extracellulare, e quindi per monitorare l'osmolarit extracellulare bisogna regolare la concentrazione di sodio.

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Calcolo dell'osmolarit dalla concentrazione plasmatica di sodio : essendo la concentrazione plasmatica di sodio la principale determinante dell'osmolarit plasmatica, posso calcolarmela a partire dalla prima. Osmolarit sanguigna = 2,1 x concentrazione sodio (mEq/L) CENTRALIZZAZIONE NERVOSA DEL CONTROLLO DELLA SETE E DELL'ATTIVITA RENALE ADH DIPENDENTE : nella regione anteroventrale del 3 ventriolo - area AV3V - c' una zona di materia grigia, composta da due centri nervosi privi barriera ematoencefalica e permeabili ai soluti del liquor - superiormente l'organo sottofornicale, inferiormente dall'organo vascolare - in grado di controllare la composizione osmolare del sangue, a da una zona centrale ad essi - nucleo preottico mediano - in grado di integrare tutte le informazioni pressorie, giungenti dal nucleo solitario del nervo vago, e osmolari, giungenti dall'organo pressorio e sottofornicale, al fine di elaborare una risposta stimolante o o inibente il rilascio di ADH dalle terminazioni nervose ipofisarie del sistema producente ADH. MECCANISMI DI ATTIVAZIONE DEL CENTRO AV3V : Meccanismo osmocettivo di attivazione del centro AV3V : nell'organo vascolare e nell'organo sottofornicale sono presenti dei piccoli ormoni sensibili ai cambiamenti di osmolarit sanguigna - osmocettori - che si raggrinziscono attivandosi appena l'osmolarit aumenta dell'1% andando ad attivare il nucleo preottico mediano

Regolazione normale per osmocettivit : il senso di sete e l'attivazione della secrezione di ADH, a volumi di sangue normale, soprattutto eseguita mediante percezione delle differenze di osmolarit, in quanto esse sono molto pi efficienti ad avviare piccole risposte ipertensive del centro AV3V : una variazione di 1% nell'osmolarit del sodio attiva poco il centro AV3V Meccanismo bacocettivo di attivazione del centro AV3V : tutte le afferenze barocettive dall'aorta, dal glomo carotideo e dall'atrio destro, si dirigono assieme al nucleo solitario mediante il nervo vago; il nucleo solitario, quindi, invia afferenze attivartici al nucleo AV3V. Regolazione eccezionale per barocettivit : il senso della sete e, maggiormente, la secrezione di ADH a volumi di sangue pericolosamente ridotti sono molto pi potentemente ed efficientemente attivate dal riflesso barocettivo, che si presente molto pi efficiente ad attivare risposte elevate alle estreme variazioni di volemia plasmatica : una variazione del 10% del volume plasmatico appena sufficiente ad attivare il nucleo AV3V tuttavia lo attiva potentemente. Altri meccanismi secondari di attivazione : l'attivit del centro AV3V pu essere stimolata anche dal forte senso di nausea, generalmente dopo un conato di vomito, o regolata da sostanze psicoattive. Sostanze neuroattive stimolanti : Morfina Nicotina Ciclofosfamide Sostanze neuroattive inibenti : Alcool Clonidine Aloperidolo NOTA MEDICA ! Aumento di volume urinario con l'aumento del tasso alcolemico Data la discreta soppressione del centro AV3V da parte dell'alcool, in tassi alcolemici sufficientemente elevati si ha una soppressione della produzione di ADH, ci porta alla estrema diluizione delle urine e quindi ad un urinazione molto frequente. STIMOLAZIONE DELLA REGOLAZIONE RENALE DELL'OSMOLARITA' EXTRACELLULARE : sistema di riduzione della diminuzione volemica e pressoria tramite regolazione della natriuresi e della diuresi nel tubulo renale attivato

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mediante riflessi osmocettivi truncali, mediante riflessi barocettivi, mediante riflessi nervosi da nausea e ipossia o mediante sostanze attive come nicotina, alcol e ciclofosfamide, clonidine o alloperidolo, nel quale si ha la sintesi dell'ADH nell'ipotalamo e la sia secrezione nell'ipofisi posteriore. Formazione e stoccaggio dell'ADH : l'ADH viene continuamente prodotto dai neuroni magnocellulari del nucleo paraventricolare - 1/6 di tutta l'ADH - e del nucleo sovraottico - 5/6 di tutta l'ADH; per poi essere trasportato tramite i loro assoni alle sinapsi pericapillari dei corpuscoli del Growing dell'ipofisi posteriore dove immagazzinato. Liberazione di ADH : quando i neuroni magnocellulari del nucleo paraventricolare e sovraottico vengono stimolati dal vucleo AV3V attivato, il loro potenziale d'azione raggiunge le sinapsi pericapillari andando a causare l'apertura deicanali del calcio voltaggiodipendenti, che permettono l'ingresso di molto calcio nelle sinapsi, andando a causare il rilascio dell'ADH dentro l'endotelio dei corpuscoli del Growing. Azione dell'ADH : l'ADH va a massimizzare l'espulsione di sodio e soluto minimizzando la perdita d'acqua nel processo, quindi, massimizza la clearence osmolare minimizzando la clearence di acqua libera; questo permette un aumento della diluizione del sangue con un'azione molto rapida sui tubuli renali STIMOLAZONE DELLA RISPOSTA DEI CENTRI DELLA SETE : risposa mediata dal centro della sete che stimola il desiderio del bere in modo da portare il soggetto ad innalzare completamente i propri livelli di acqua andando ad aumentare la volemia extracellulare diminuendo la sua osmolarit. Centro della sete : piccolo nucleo di neuroni posto anterolaterale al nucleo sovraottico, stimolabile mediante aumento diretto della prorpria osmolarit o tramite fibre eccitatorie dal nucleo AV3V, ed avente la funzione di stimolare (se attivo) il desiderio di bere. Stimoli che ragolano il centro della sete : attraversouna serie sensori gastro-faringo-esofagei, osmocettivi e barocettivi il soggetto assume sempre una quantit d'acqua perfettamente sufficiente a soddisfare il proprio fabbisogno.

Osmolarit del liquido extracellulare : l'aumento dell'osmolarit del plasma va a stimolare il centro della sete mediante raggrinzimento diretto dei neuroni del centro della sete e raggrinzimento dei neuroni dell'organo vascolare della lamina terminale. Soglia della sete : l'aumento di solo 2mEq/L di concentrazione di sodio extracellulare causa sete.

Ipotensione per calo volemico : un eventuale minore volume di sangue, anche in seguito a emorragie, causa l'attivazione del centro della sete mediato dall'attivazione barocettiva del nucleo AV3V. Secrezione di angiotensina II : l'angiotensina II, secreta in condizioni di bassa volemia per rendere pi efficiente l'escrezione di soluti urinari con meno acqua, va a stimolare direttamente il centro della sete provocando desiderio di bere. Secchezza di fauci ed esofago : generalmente va ad acuire la stimolazione del centro della sete, tuttavia sono sensazioni importanti per inibire momentaneamente la sensazione di sete dopo aver bevuto, in modo da evitare l'iperidratazione. Distensione faringea e/o gastrica : generalmente vanno ad inibire il centro della sete, in modo da inibire la sensazione di sete subito dopo aver bevuto, andando a evitare l'iperidratazione.

Durata dello stimolo del bere : lo stimolo del bere viene inibito completamente quando l'osmolarit del liquido extracellulare torna normale, tuttavia, l'ingestione di acqua porta all'inibizione, per riflessi faringo-esofago-gastrici, della sensazione di sete per 30-60 secondi andando ad evitare l'iperidratazione. RISPOSTA RENALE ALL'ADH NEL CONTROLLO OSMOTICO : il rene pu eliminare un grande volume di urine diluite oppure un piccolo volume di urine concentrate in modo da regolare la perdita dell'acqua mantenendo la medesima funzionalit di escrezione dei composti in eccesso e dannosi tramite l'azione dell'ormone antidiuretico ADH.

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Azione dell'ormone ADH : permette la modulazione del riassorbimento dell'acqua senza modificare la secrezione dei soluti dal tubulo in modo da modificare il volume ma non il numero di equivalenti contenuti nelle urine (cio, anche se le urine sono molto diluite sono molte di pi e consentono di espellere la stessa quantit di sostanze)

A bassa osmolarit dei liquidi dell'organismo : l'ipofisi posteriore non secerne l'ADH permettendo la produzione di pi urina ma meno concentrata. Ad alta osmolarit dei liquidi dell'organismo : l'ipofisi posteriore secerne l'ADH permettendo la produzione di meno urina ma pi concentrata.

DILUIZIONE DELLE URINE IN ASENZA DI ADH : senza questo ormone si ha una diluizione dell'urina sino a 20 L/die alla concentrazione di 50 mOsm/L per via di un continuo riassorbimento attivo di soluti da parte dell'epitelio tubulare appaiato a una sostanziale impermeabilit del tubulo al riassorbimento dell'acqua (per via della presenza di giunzioni molto strette e di poche acquaporine) Andamento della diluizione dell'urina nel tubulo renale :

Tubulo prossimale : la concentrazione del filtrato glomerulare appena in ingresso nel tubulo prossimale isoosmotica per il fenoneno di filtrazione glomerulare, successivamente, il tubulo prossimale assorbe in egual proporzione soluti e acqua in modo che all'inizio dell'anda di Henle il filtrato ancora isoosmotico 300 mOsm/L Tratto discendente sottile dell'ansa di Henle : siccome possiede un epitelio tubulare permeabile all'acqua e l'ambiente interstiziale molto ipertonico - circa 4 volte il plasma - allora il tratto discendente dell'ansa di henle assorbe molta acqua determinando un filtrato 4 volte pi osmotico del plasma - 600 mOsm/L Tratto ascendente dell'ansa di Henle : soprattutto il segmento spesso possiede un avido assorbimento di soluti (cloro, sodio, magnesio, calcio, potassio) tuttavia indipendentemente dall'ADH possiede un epitelio impermeabile all'acqua; si ha, quindi, un impoverimento di soluti senza (anche in assenza di ADH) un riassorbimento di acqua, causando la formazione di un filtrato con un osmolarit 3 volte minore di quella del plasma - 100 mOsm/L Tratto terminale del tubulo distale e collettori : peste porzioni possiedono un elevato assorbimento di soluti (sodio, potasio, calcio e magnesio) tuttavia una quasi totale impermeabilit con l'assenza di ADH, causando la formazione di un filtrato con un osmolarit 6 volte minore di quella del plasma - 50 mOsm/L

Diluizione dell'urina con basso sodio : l'aumento dell'ormone ADH comporta un grande volume dell'urina con una bassa quantit di sodio poich esso influenza solo la permeabilit all'acqua. CONCENTRAZIONE DELLE URINE IN PRESENZA DI ADH E MIDOLLARE IPEROSMOTICA : con questo ormone si pu avere la concentrazione dell'urina sino a 0,5 L/die a 1200-1400 mOsm/L ossia 4-5 volte l'osmolarit plasmatica per via di un iperosmolarizzazione dell'interstizio della midollare, appaiato ad una sostanziale permeabilit del tubulo al riassorbimento dell'acqua (mediante rilascio da acquaporine nelle cellule tubulari)

La funzione di concentrazione delle urine fondamentale per assicurare una completa purificazione del plasma umano con il minimo fabbisogno di acqua. Volume urinario minimo giornaliero : considerando che un uomo di stazza media deve espellere al giorno, in media, circa 600 mOsm di soluti, e che il rene umano ha una capacit di concentrazione massima di 1200 mOsm/L allora per poter assicurare una completa espulsione dei soluti accumulati ogni giorni l'uomo deve poter espellere minimo 500 ml/die di acqua a 1200 mOsmg. Peso specifico dell'urina : il peso specifico dell'urina varia a seconda della concentrazione di soluti al suo interno considerando costante il suo volume; in particolare, la densit media dell'urina compresa tra 1002 1028 g/L e pu variare di 0,001 g/L per ogni variazione 35-40 mOsm.

Meccanismo di iperosmolarizzazione dell'interstizio della midollare - moltiplicatore controcorrente ionico : meccanismo sfruttante, le pompe ioniche Na/K dell'ansa di Henle ascendente (spessa e sottile) e la sua assoluta impermeabilit all'acqua, per attuare un accumulo iperosmolarizzante di cloruro di sodio e altri ioni giungenti dal

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tubulo prossimale direttamente nell'interstizio, provocando una moltiplicazione della concentrazione osmolare sino a 6 volte il valore plasmatico, ossia 1200-1400 mOsm/L. Caratteristiche salienti del processo :

Segmento ascendente (spesso e sottile) dell'ansa di Henle : questo segmento presenta un elevata quantit di Na/K ATPasi ed il cotrasporto sodio-cloro-potassio, in grado di consentire una grande concentrazione di cationi osmociti dal lume del tubulo nell'interstizio, ed una sostanziale impermeabilit all'acqua, in grado di impedire il la permeazione interstizio-tubulo di piccoli ioni e acqua, in grado di consentire (entrambi) la formazione di un gradiente osmolare apri a 200 mOsm tra tubulo ed interstizio. Tubulo prossimale : presenta una grande permeabilit essenzialmente all'acqua in grado di far passare osmoticamente solvente dal lume del tubulo stesso, all'interstizio, andando ad uguagliare la concentrazione del tubulo con quella dell'interstizio.

Passaggi fondamentali del processo :

Il ramo scendente dell'ansa di Henle che pompa il sodio, il cloro ed il potassio dal tubulo all'interstizio va a diminuire l'osmolarit del filtrato glomerulare da 300 a 200 mOsm/L, andando ad aumentare l'osmolarit del liquido interstiziale da 300 a 400 mOsm/L Il tubulo prossimale permette la filtrazione osmotica dell'acqua dal tubulo all'interstizio andando ad aumentare l'osmolarit del filtrato glomerulare da 300 a 400 mOsm/L, uguagliandolo all'interstizio. Il filtrato glomerulare con osmolarit 200 mOsm/L esce nel tubulo distale, il filtrato con osmolarit 400 mOsm/L entra nel ramo ascendente dell'ansa, il filtrato glomerulare con osmolarit 300 mOsm/L entra dal glomerulo nel tubulo prossimale. Il filtrato glomerulare con osmolarit Il ramo ascendente dell'ansa di Henle che pompa il sodio, il cloro ed il potassio dal tubulo all'interstizio va a diminuire l'osmolarit del filtrato glomerulare da 400 a 300 mOsm/L andando ad aumentare l'osmolarit del liquido interstiziale da 400 a 500 mOsm/L Il tubulo prossimale permette la filtrazione osmotica dell'acqua dal tubulo all'interstizio andando ad aumentare l'osmolarit del filtrato glomerulare da 300 a quasi 500 mOsm/L, uguagliandolo all'interstizio. Vengono ripetuti i punti da 3 a 6 sino a che nell'interstizio non ci sia un'osmolarit di 1000-1200 mOsm/L

Imp : nella realt quando il tubulo prossimale permette l'uguagliamento della concentrazione tra interstizio e filtrato glomerulare, la concentrazione tubulare aumenta, mentre la concentrazione interstiziale diminuisce, in modo da raggiungere un valore di concentrazione intermedio ma, comunque, pi elevato. Meccanismo di iperosmolarizzazione dell'interstizio della midollare - ricircolo dell'urea : fenomeno che consente di determinare il 40-50% dell'iperosmolarit dell'interstizio midollare - 500-600 su 1200 mOsm/L tramite un processo promosso dall'elevata permeabilit ADH dipendente a acqua e urea del dotto collettore, durante il quale l'80% dell'urea glomerulare ricircola molte volte tra urina del collettore, interstizio e tubulo distale dell'ansa di Henle creando un flusso di acqua netto uscente dal dotto collettore. Caratteristiche salienti del processo :

Permeabilit ADH dipendente all'acqua del tubulo distale e collettore : il tubulo distale d il tubulo collettore possiedono un elevata permeabilit all'acqua per meccanismo ADH dipendente ed una sostanziale impermeabilit all'urea per mancanza di trasportatori; essi quindi concentrano l'urina assorbendone l'acqua rispettivamente nella midollare esterna e nella corticale; questo importante poich non diluisce l'iperosmolarit della midollare interna. Permeabilit ADH dipendente all'urea e all'acqua del dotto collettore : il dotto collettore nella midollare interna presenta sulla propria membrana canali AQP-2 indotti dall'ADH per il passaggio dell'acqua e trasportatori facilitanti UTA-1 e UTA-3 (indotto dall'ADH) per il riassorbimento dell'urea, attuando un processo di riassorbimento di acqua e urea per via transcellulare nella midollare interna, aumentandone l'iperosmolarit.

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Secrezione di urea e riassorbimento di acqua nel segmento sottile dell'ansa di Henle : il segmento sottile dell'ansa di Henle, essendo posto nella midollare interna iperosmolare per l'urea, avendo una discreta permeabilit all'acqua ed una permeabilit all'urea per trasportatori facilitanti UTA-2 permette il riassorbimento di acqua dall'urina ed il trasferimento passivo di urea dall'interstizio all'urina.

Passaggi fondamentali del processo :

Nel tubulo prossimale avviene il riassorbimento passivo del 40-50% di urea e quello osmotico di acqua nell'interstizio della corticale esterna andando ad aumentare l'osmolarit di urea dell'urina da 4,5 a 7 mOsm/L e a diminuire l'osmolarit di urea dell'interstizio midollare esterno a 30 mOsm/L. Percentuale del carico glomerulare di urea nell'urina : 40-50% del carico originale Concentrazione di urea nell'urina : 7 mOsm/L

Nel segmento sottile dell'ansa di Henle avviene il riassorbimento passivo di acqua (nel segmento discendente) nella midollare esterna, e la secrezione del 60-50% di carico d'urea dalla midollare interna andando ad aumentare l'osmolarit dell'urina da 7 a 30 mOsm/L e a diminuire l'osmolarit della midollare esterna a 30 mOsm/L Percentuale del carico glomerulare di urea nell'urina : 100% del carico originale Concentrazione di urea nell'urina : 30 mOsm/L

3. Nel segmento spesso dell'ansa, nel tubulo distale e collettore avviene il riassorbimento osmotico di acqua rispettivamente nell'interstizio della midollare esterna e della corticale andando ad aumentare la concentrazione di urea dell'urina da 30 a 300 mOsm/L Percentuale del carico glomerulare di urea nell'urina : 100% del carico originale Concentrazione di urea nell'urina : 300 mOsm/L 4. Nel dotto collettore avviene il riassorbimento passivo dell'80% di urea e il combinato riassorbimento osmotico di pi acqua nell'interstizio della midollare interna andando ad aumentare la concentrazione (ma non la quantit) di urea dell'urina da 300 a 550 mOsm/L ed ad aumentare la concentrazione e la quantit di urea dell'interstizio della midollare interna da 300 a 500 mOsm/L; infatti l'aumento della concentrazione dell'urina perch diffonde pi acqua di urea nell'interstizio. Percentuale del carico glomerulare di urea nell'urina : 20% del carico originale Concentrazione di urea nell'urina : 550 mOsm/L 5. Vengono ripetuti i passaggi da 2 a 5 NOTA MEDICA ! Proteine alimentari e capacit di concentrare l'urina Persone che sostengono una dieta carica di proteine avranno anche una maggior concentrazione di urea nel sangue, e quindi, nel filtrato glomerulare; questo determina una maggiore iperosmolarit dell'interstizio renale, con la capacit di concentrare massimamente l'urina; viceversa, chi ha denutrizione proteica, avr un bilancio dell'azoto molto basso ed una basa quantit di urea nel sangue e nel filtrato glomerulare, questo porta ad una minore capacit di concentrare l'urina e ad un maggiore disidratazione urinaria. Mantenimento circolatorio dell'iperosmolarit interstiziale nella midollare interna : il lento flusso ematico dei vasa recta e la loro particolare forma anatomica ad U permette loro di apportare il nutrimento necessario all'attivit di concentrazione dell'urina con il mantenimento di un uguale iperosmolarit interstiziale attraverso il prelievo per movimento di massa del solo riassorbito in eccesso nell'interstizio rispetto alla situazione di equilibrio.

Lento flusso ematico dei vasa recta : i vasa recta possiedono un flusso ammontante a solo il 5% del flusso ematico renale totale, quindi estremamente risotto, in modo da permette lenti scambi osmolari con l'interstizio.

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Anatomia ad U dei vasa recta : estremamente importante perch mentre nel tratto discendente il sangue si concentra da 300 a 1200 mOsm/L (agli apici delle papille renali) tramite passaggio di soluti interstizio-plasma e passaggio di acqua plasma interstizio, nel tratto ascendente il sangue di diluisce nuovamente da 1200 a 300 mOsm/L, andando ad espellere i soluti prima accumulari ed ad assorbire l'acqua prima persa nell'interstizio; in questo modo l'ininterstizio rimane iperosmolare.

Effetti dell'aumentato flusso nei vasa recta :

Diminuzione della resistenza delle arteriole glomerulari : provocano un aumento di flusso nei vasa recta comportando un sequestro di soluti dall'interstizio e quindi una diminuzione della sua osmolarit e della sua capacit di concentrare l'urina. Aumento della pressione arteriosa idrostatica : provoca a propria volta un aumento del flusso dei vasa recta comportando un sequestro di soluti dall'interstizio e quindi una diminuzione della sua osmolarit e della sua capacit di concentrare l'urina.

Meccanismo di concentrazione osmotica dell'urina - trasporto controcorrente : meccanismo sfruttante l'estrema permeabilit ADH dipendente del tubulo collettore e dei dotti collettori per concentrare l'urina prima nell'interstizio della corticale, in modo da mantenere quello della midollare ancora iperosmotico, e successivamente nell'interstizio midollare, in modo da rendere l'urina definitivamente iperosmotico; permettendo cos un elevatissimo riassorbimento di acqua urina interstizio. Importanza della locazione anatomica : la costituzione anatomica del nefrone juxtamidollare nel trasporto controcorrente la lunghezza d'interazione sviluppata tra capillari, dotti collettori e ansa di Henle che scorrono paralleli per tutta la lunghezza del cono midollare renale.

Nel tubulo collettore corticale l'urina per mezzo della permeabilit ADH dipendente l'urina viene concentrata nell'interstizio corticale da 100 mOsm/L a 600 mOsm/L, uguagliando la concentrazione dell'interstizio, mentre tale eccesso di acqua interstiziale passa subito nei capillari peritubulari. Imp : il fatto che questo step avvenga solamente nell'interstizio corticale permette di "annacquare" tale interstizio senza alcuna ripercussione sull'iperosmolarit dell'interstizio midollare.

Nel dotto collettore corticale l'urina per mezzo della permeabilit indotta dall'ADH, l'urina viene concentrata dell'interstizio midollare da 600 a 1200 circa mOsm/L, uguagliando la concentrazione dell'interstizio. Imp : l'importanza di questo step che la maggior parte di acqua dall'urina stata gi rimossa dall'interstizio della corticale, in questo modo l'iperosmolarit della midollare non pi di tanto influenazata.

Concentrazione dell'urina in disidratazione da iponatremia : quando c' poco sodio il rene pu concentrare l'urina utilizzando l'urea come soluto osmoticamente attivo nell'interstizio producendo urine concentrate con poco sodio. RIEPILOGO DELLE MODIFICAZIONI URINARIE NEL TUBULO RENALE : 1. Tubulo prossimale : elevata permeabilit ADH indipendente all'acqua ed elevato trasporto dei soluti, operazione in corticale Assorbe il 65% di soluti e acqua Mantiene l'osmolarit a 300 mOsm/L Diminuisce il volume di urina da 125 a 44 mL 2. Ramo discendente sottile dell'ansa di Henle : elevato riassorbimento ADH indipendente di acqua e minore riassorbimento di cloruro di sodio; opera nella midollare esterna-interna con osmolarit dipendente da ADH Assorbe il 20% di acqua

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Diminuisce il volume di urina da 44 a 25 mL Con ADH : Concentra l'osmolarit a quella midollare interna a 1200 mOsm/L Senza ADH : Conentra l'osmolarit a quella midollare interna a 800 mOsm/L 3. Ramo ascendente sottile dell'ansa di Henle : elevata impermeabilit ADH indipendente all'acqua, riassorbimento del cloruro di sodio, secrezione dell'urea; opera nella midollare interna con osmolarit dipendente da ADH. Assorbe parte del cloruro di sodio passivamente Mantiene il volume urinario a 25 mL Diluisce di 300 mOsm/L l'urina sia in presenza che in assenza di ADH 4. Ramo ascendente spesso dell'ansa di Henle : elevata impermeabilit ADH indipendente all'acqua, elevato riassorbimento di cloruro di sodio e ioni; opera nella midollare esterna con osmolarit dipendente da ADH. Assorbe il 20% del carico di cloruro di sodio Mantiene il volume a 25 mL Diluisce di 300 mOsm/L l'urina sia in presenza che in assenza di ADH 5. Porzione di diluizione del tubulo distale : elevata impermeabilit ADH indipendente all'acqua, elevato riassorbimento di ioni, controllo dell'acidit urinaria; opera nella corticale. Assorbe piccole quantit di ioni Mantiene il volume a 25 mL Diluisce di 100 mOsm/L l'urina sino a 200-100 mOsm/L 6. Porzione terminale del tubulo distale e collettori : riassorbimento dell'acqua ADH dipendente, basso riassorbimento dell'urea; opera nella corticale. Con ADH : Riassorbe molta acqua ma poca urea Diminuisce il volume dell'urina da 25 a 8 mL Eleva l'osmolarit dell'urina da 200 a 300 mOsm/L Senza ADH : Riassorbe pochissima acqua e urea ma riassorbe ioni Mantiene il volume invariato a 25 mL Diminuisce l'osmolarit a 50 mOsm/L

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7. Dotti collettori della midollare interna : riassorbimento di acqua ADH dipendente, riassorbimento dell'urea ADH dipendente, impermeabilit al cloruro di sodio; opera nella midollare interna con osmolarit dipendente da ADH. Con ADH : Riassorbe acqua ad equilibrio osmotico con l'interstizio Riassorbe urea ad equilibrio osmotico co interstizio Diminuisce il volume da 8 a 0,2 mL Aumenta l'osmolarit a quella dell'interstizio a 1000-1200 mOsm/L Senza ADH : Riassorbe poca acqua Riassorbe poca urea Diminuisce il volume da 25 a 20 mL Mantiene l'osmolarit a 50 mOsm/L REGOLAZIONE DELLA QUANTITA' PLASMATICA DI ALTRI IONI : REGOLAZIONE DELLA KALIEMIA : la quantit media di potassio nel plasma ammonta a 4,2 mEq/L e al fine di mantenere l'omeostasi tissutale non deve variare mai oltra a +- 3 mEq/L; la sua concentrazione quindi regolata da due sistemi differenti : la regolazione dell'escrezione renale del potassio e la regolazione del tampone intracellulare del potassio. Distribuzione del potassio nell'organismo : nell'organismo sono presenti, in media, 3979 mEq di potassio dispersi in 3920 mEq nei liquidi intracellulari e solo 59 mEq nei liquidi extracellulari . TAMPONE INTRACELLULARE DEL POTASSIO : meccanismo attraverso il quale le cellule dell'organismo possono immagazzinare via Na/K ATPasi potassio nel citoplasma, quand'esso in eccesso oppure rilasciare tramite canali e trasportatori potassio nel liquido extracellulare, quand'esso in difetto; questo processo, in genere, permette di tamponare un'eventuale eccessiva assunzione di potassio fintantoch i reni non entrano in funzione per eliminarlo Stimoli ormonali-autonomi principali regolanti il tampone intracellulare :

Insulina aumenta l'assunzione : l'ormone insulina secreto dopo i pasti stimola le cellule ad introiettare potassio in modo da limitare la concentrazione extracellulare. Aldosterone diminuisce la kaliemia : l'aldosterone, non appena la concentrazione di potassio aumenta nel plasma, aumenta l'assorbimento cellulare del potassio. Stimolazione autonoma beta-adrenergica : l'attivazione del sistema ortosimpatico umorale - midollare del surrene - mediante secrezione di adrenalina va a stimolare i recettori beta2 causando un aumento nell'assorbimento del potassio intracellulare. Lisi cellulare : aumenta la liberazione di potassio per liberazione del citosol cellulare Intensa attivit muscolare : va a causare la liberazione extracellulare del potassio nei potenziali d'azione causa l'aumento del potassio nel plasma Aumento dell'osmolarit del fluido extracellulare : l'aumento dell'osmolarit del fluido extracellulare porta ad una concentrazione del fluido intracellulare, con conseguente diffusione con gradiente del potassio attraverso le membrane.

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VELOCITA' DI SCREZIONE RENALE DEL POTASSIO : la kalemia pu essere regolata finemete attraverso l'escrezione nefronica del potassio dal plasma la cui velocit di escrezione finale, influenzata da velocit di filtrazione glomerulare, velocit di riassorbimento e secrezione tubulare, ammonta all'assunzione giornaliera media di potassio ossia 92 mEq/die. Velocit di secrezione glomerulare : filtrazione passiva del potassio da parte dei capillari glomerulari direttamente proporzionale alla VGF e alla concentrazione plasmatica di potassio ed ammontante, per un'assunzione di 92 mEq/die a 756 mEq/die. VGFk = VGF x Pk = 180L/die x 4,2 mEq/L = 756 mEq/L Regolazione della VGFk e dell'escrezione renale : la VGFk regolabile indirettamente tramite la pressione netta di filtrazione della membrana glomerulare e la concentrazione plasmatica stessa del potassio (costante a 4,2 mEq/L) (supponendo la costante di filtrazione glomerulare come invariabile a rene sano) possibile affermare che la filtrazione glomerulare non permette di regolare flessibilmente l'escrezione del potassio Velocit di riassorbimento tubulare : fenomeno avvenente nei tubuli prossimali mediante scambiatore passivo H/K e nelle cellule del segmento spesso dell'ansa di Henle tramite cotrasportatore sodio-cloro-potassio e (solo in caso di ipokaliemia) nelle cellule intercalate del tubulo distale terminale e collettore mediante la pompa ATPasi H/K, mantenendo un riassorbimento quasi costante, per un assunzione giornaliera di 92 mEq/die, di 695 mEq/die ovvero il 92 % del carico filtrato dal glomerulo. Percentuali e velocit si riassorbimento nei tratti di tubulo :

Tubulo prossimale : 65 % del carico filtrato dal glomerulo e quindi per una VGFk di 756 mEq/die 491 mEq/die Tratto spesso dell'ansa di Henle : 27% del carico filtrato dal glomerulo e quindi per una VGFk di 756 mEq/die 204 mEq/die

Regolazione del riassorbimento e dell'escrezione renale : il riassorbimento del potassio a normali o alti livelli di kaliemia abbstanza costante indipendentemente dal carico glomerulare filtrato, esso pu essere regolato attivamente in modo lieve e quindi non influenza pi di tanto l'escrezione giornaliera del potassio, tuttavia, subisce un brusco aumento per attivazione delle cellule intercalate dei tubuli distali terminali e collettori in caso d'ipokaliemia. Velocit di secrezione tubulare : fenomeno avvenente nelle cellule principali dei tubuli distali terminali e collettori, per via delle pompe Na/K ATPasi della membrana basolaterale e della permeabilit potassiospecifica canale-mediata delle loro membrane luminali, che pu essere regolato attivamente a seconda del livello di kaliemia, fissandosi ad una velocit media per assunzione giornaliera di 92 mEq/die del 4% del carico glomerulare, ossia di 31 mEq/die. Regolazione della secrezione e dell'escrezione renale : a normali o alti livelli di kaliemia regolato attivamente in modo elevato mediante modulazione dell'attivit delle Na/K ATPasi e mediante modulazione della permeabilit luminale delle cellule principali, andando cos a modulare in modo estremamente ampio l'escrezione di potassio dal rene.

In caso di iperkaliemia : la secrezione pu superare la velocit di filtrazione glomerulare In caso di ipokaliemia : la secrezione pu diminuire sino all'1% della filtrazione glomerulare.

FATTORI INFLUENZANDO LA VELOCITA' D'ESCREZIONE RENALE : considerando che l'escrezione renale del potassio determinata in massima parte dalla velocit si secrezione dello stesso, allora tutti i fattori che influenzano la secrezione del potassio mi influenzano la sua escrezione. Fattori che stimolano la secrezione e quindi l'escrezione :

Aumento del flusso tubulare Aumento della kaliemia Aumento della secrezione di aldosterone

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Fattori che inibiscono la secrezione e quindi l'escrezione :

Aumento dell'acidit plasmatica

Aumento della kaliemia sulla secrezione : un aumento della kaliemia appena sopra i 4,1 mEq/L va ad aumentare la secrezione tramite due effetti diretti : un aumento della concentrazione intracitosolica del potassio per attivazione delle Na/K ATPasi, una diminuzione della retrodiffusione citosol-interstizio tramite aumento della concentrazione citosolica, ed un effetto indiretto : un aumento della secrezione di aldosterone. Feedback dell'aldosterone : un aumento della kaliemia di 3 mEq/L causa l'attiva secrezione dell'aldosterone dalla surrenale, che a propria volta aumenta l'escrezione del potassio, determinando una diminuzione della kaliemia e, quindi, una diminuzione della produzione di aldosterone.

Valori medi : un aumento di 3 mEq/L della concentrazione di potassio causa un aumento della concentrazione di aldosterone da 0 a 60ng/100ml.

Effetto aldosterone dipendente sulla secrezione : un aumentata secrezione dell'aldosterone provoca un aumento della secrezione tramite due effetti diretti sulle cellule principali : aumenta l'attivit delle pompe Na/K ATPasi delle membrane basolaterali, aumenta l'attivit dei canali potassio delle membrane luminali Effetto dell'aumento della velocit di flusso tubulare sulla secrezione : una aumento del flusso tubulare, causato dall'aumento della filtrazione glomerulare, provoca un aumento della secrezione tubulare per diminuzione della retrodiffusione interstiziale degli oni del tubulo; infatti, riducendo la velocit nel liquido tubulare, automaticamente, ho un maggiore tempo di permanenza degli ioni sulla parete epiteliale; e quindi, una maggiore probabilit che mi retrodiffondano nell'interstizio. Tamponamento emodinamico dell'effetto natremico sulla kaliemia : fenomeno nel quale la regolazione natremica della velocit del flusso tubulare permette di tamponare la variazione natremica dei livelli di aldosterone, e quindi, dei livelli di secrezione tubulare.

Ipernatremia : determina una diminuzione della produzione di aldosterone, con conseguente diminuzione di escrezione di potassio, tuttavia determina un aumento della VGF, tramite diuresi pressoria, e quindi un'aumento del flusso tubulare, causando un aumento della secrezione del potassio; andando, quindi, a bilanciare la variazione di escrezione di potassio. Iponatremia : determina un aumento della produzione di aldosterone, con conseguente aumento di escrezione del potassio; tuttavia, determina una diminuzione della VGF e del flusso tubulare, andando a diminuire la secrezione del potassio; causando, quindi, un bilanciamento della variazione di escrezione di potassio.

Effetto dell'acidosi plasmatica sulla velocit di secrezione : uno stato di acidosi acuta porta ad una diminuzione dell'attivit della pompa Na/K ATPasi della membrana basolaterale delle cellule principali causando una diminuzione della concentrazione citosolica e della secrezione del potassio, uno stato di acidosi cronica, invece, posta ad una marcata riduzione del riassorbimento tubulare del cloruro di sodio, associata ad un forte aumento di volume del filtrato tubulare e ad un forte aumento del flusso tubulare; questo, a propria volta, causa l'aumento della secrezione del potassio. REGOLAZIONE DELLA CALCEMIA : il calcio nel fluido extracellulare assume una concentrazione media di 4,8 +- 0,5 mEq/L, variabile solamente per pochi punti percentuali tramite 3 meccanismi differenti : rilasciamento del calcio dalle protene chelanti, tampone di osteoide, ed escrezione intestinale o renale. Distribuzione del calcio nell'organismo : il calcio totale dell'organismo disposto al 99% nelle ossa, allo 0,9 % del fluido intracellulare, e solamente allo 0,1 % all'interno del fluido extracellulare del quale : 50% come calcio libero ionizzato e osmoticamente attivo, al 40% come calcio chelato da proteine e al 10% come calcio non solubile (complessato con anioni citrato o fosfato)

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TAMPONE PROTEICO DA PH EXTRACELLULARE : variazione del pH del fluido extracellulare possono variare la ritenzione del calcio da parte delle proteine plasmatiche, promuovendone il rilascio in caso di acidosi metabolica e promuovendone la ritenzione in caso di alcalosi metabolica. TAMPONE EXTRACELLULARE OSSEO PTH DIPENDENTE : l'osteoide rappresenta la pi grande riserva di calcio del corpo che pu riassorbirlo dal liquido extracellulare in caso di ipercalcemia oppure rilasciarlo nel liquido extracellulare in caso di ipocalcemia, tramite la stimolazione o la non stimolazione da parte dell'ormone paratiroideo PTH ESCREZIONE DEL CALCIO DPH MEDIATA : possiede il ruolo di mantenere un bilancio con il calcio assimilato dalla dieta, in media 1000 mg/die tramite una maggiore escrezione fecale da parte dell'intestino tenue e crasso - 900 mg/die - ed una minore escrezione renale - 100 mg/die - entrambe modulate dall'azione dell'ormone paratiroideo PTH. Velocit di escreizone intestinale del calcio : in grado d'influenzare ampiamente la concentrazione del calcio ionizzato e di quello complessato alle proteine espellendolo con una velocit controllabile mediante attivazione PTH dipendente della vitamina D3. Velocit di escrezione renale del calcio : essa in grado di influenzare la concentrazione solo del 50% del calcio ionizzato, espellendolo con una velocit direttamente dipendente dalla velocit di filtrazione glomerulare e dal riassorbimento attivo da parte del tubulo renale, poich il calcio non viene secreto dai tubuli del nefrone. Velocit di riassorbimento tubulare : processo in grado di rassorbire in media il 99% del carico glomerulare filtrato tramite un riassorbimento del 65% del calcio nel tubulo prossimale, del quale l'80% per via paracellulare a trascinamento di solvente e per il 20% per via transcellulare attraverso una diffusione semplice tubulo-citoplasma ed un pompaggio attivo citosol-interstizio mediante pompe Ca ATPasi e scambiatori Na/Ca, un riassorbimento del 25-30% nell'ansa di Henle, del quale il 50% per via paracellulare passiva (per la carica positiva del tubulo) ed il 50% per via transcellulare attiva PTH dipendente, ed un riassorbimento del 4-9% nei tubuli distali e colletori, interamente mediato da trasporto transcellulare attovo PTH dipendente. Fenomeni in grado di condizionare l'escrezione renale del calcio : anche se il rene capace di modulare solamente una piccola parte di escrezione di calcio, la sua velocit di escrezione totalmente dipendente dalla velocit di riassorbimento; quindi, tutti i fattori che variano la velocit di riassorbimento variano anche la velocit di escrezione.

Regolazione tramite secrezione di PTH : la secrezione di PTH stimolata dalle paratiroidi in caso di ipocalcemia in grado di andare ad influenzare il riassorbimeno di calcio nel segmento spesso dell'ansa di Henle e nel tubulo distale. Alto PTH : si ha una bassa escrezione di calcio renale per via di un elevato riassorbimento nel segmento spesso dell'ansa di Henle e nel tubulo distale Basso PTH : si ha un'alta escrezione di calcio renale per via di un basso riassorbimento nel segmento spesso dell'ansa di Henle e nel tubulo distale.

Regolazione tramite pressione arteriosa : la pressione arteriosa pu regolare attivamente l'escrezione del calcio e del sodio regolando il loro riassorbimento lungo il tubulo prossimale. Alta pressione arteriosa : in presenza di un aumentato volume plasmatico o pressione arteriosa si sviluppa una diminuzione del riassorbimento di sodio e calcio nel tubulo prossimale, con conseguente aumento dell'escrezione del calcio renale. Bassa pressione arteriosa : in presenza di un diminuito volume plasmatico o pressione arteriosa si sviluppa un aumento del riassorbimento del sodio e del calcio persso il tubulo prossimale con una conseguente diminuzione dell'escrezione del calcio renale.

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Regolazione mediante concentrazione dei fosfati nel liquido extracellulare : un elevata concentrazione di fosfati va a stimolare la secrezione di PTH mentre una ridotta concentrazione di fosfati riduce la secrezione di PTH; in questo modo i fosfati influenzano direttamente il riassorbimento e l'escrezione del calcio renale. Regolazione attraverso il pH sanguigno : la concentrazione di ioni idrogeno nel fluido extracellulare permette la regolazione dell'assorbimento del calcio sul tubulo distale Acidosi metabolica : permette un maggiore riassorbimento del calcio andando a ridurne l'escrezione Alcalosi metabolica : permette un minore riassorbimento del calcio andando aa aumentarne l'escrezione

REGOLAZIONE RENALE DEL FOSFATO NEL LIQUIDO EXTRACELLULARE : la velocit di escrezione del fosfato dipende dalla misura rispetto alla quale la VGF del fosfato supera la sua velocit costante di riassorbimento tubulare meccanismo a tracimazione - con un valore medio di 1mmol/min regolabile tramite PTH VELOCITA' DI RIASSORBIMENTO TUBULARE : il solo parametro condizionabile a determinarmi la soglia di concentrazione plasmatica di fosfato alla quale esso viene escreto - normalmente fissa a 0,8 mmol/l - determinata al 75-80% dal riassorbimento del tubulo prossimale, tramite passaggio transcellulare tubulo-citosol mediato da un cotrasportatore Na/PO4 e da una diffusione passiva citosol-interstizio facilitata, e al 10% dal riassorbimento del tubulo distale; la velocit di riassorbimento tubulare in genere di 0,1 mmol/min con una regolazione mediata dal PTH. REGOLAZIONE PTH DIPENDENTE DELL'ESCREZIONE DEL FOSFATO RENALE : il paratormone PTH in genere aumenta la quantit di fosfato escreato attraverso i reni (e l'intestino) tramite liberazione di grosse quantit di fosfato dalle ossa, diminuzione della velocit massima di riassorbimento e della soglia di escrezione. REGOLAZIONE DEL MAGNESIO NEL LIQUIDO EXTRACELLULARE : la concentrazione di magnesio libero nel plasma 1,8 mEq/l, del quale il 50% legato alle proteine ed il 50% ionizzato e osmoticamente attivo; la sua quantit regolata finemente tramite tampone osseo e tramite escrezione renale. Disposizione del magnesio tissutale : il magnesio viene principalmente contenuto nelle ossa, una minore percentuale nelle cellule ed un 1% nelle fluido extracellulare. ESCREZIONE RENALE DEL MAGNESIO : per mantenere in bilancio con un assunzione giornaliera media di 250-300 mg/die (dei quali solo la met assorbita per via intestinale) il rene deve escretare 125-150 mg/die tramite un processo regolato principalmente dal riassorbimento (poich tale ione non viene secreto) Riassorbimento del magnesio : maggiore elemento di regolazione della velocit di escrezione del magnesio, nel quale il tubulo prossimale riassorbe il 25% del filtrato, l'ansa di Henle riassorbe il 65%, ed il tubulo distale e collettore riassorbono meno del 5% per un totale di riassorbimento dell'85-90% del filtrato glomerulare. Fattori che regolano il riassorbimento (e quindi l'escezione del magnesio)

Concentrazione del magnesio nel fluido extracellulare Aumento della pressione arteriosa e extracellulare Aumento della concentrazione di calcio nel fluido extracellulare

Equilibrio renale della volemia ed osmoalrit del fluido extracellulare : l'escrezione di acqua e sali bilancia con estrema precisione la quantit di essi assorbita dalla dieta. Infatti : Siccome il livello di assunzione di acqua e sali dipendente dagli stili di vita e dalle abitudini dei soggetto, allora, il rene per mantenere un volume extracellulare constane deve adattarsi agli stili di vita. Meccanismi di bilanciamento intrinseco dell'escrezione : anche se piccoli aumento della VGF o diminuzioni anche lievi del riassorbimento tubulare possono far variare drammaticamente la quantit di acqua e sodio escreti, il rene va a regolare tale escrezione mediante 2 fenomeni differenti :

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Feedback glomerulotubulare : permette di aumentare il riassorbimento tubulare del sodio e dell'acqua in caso di un aumentata VGF, per aumenti della volemia o della pressione arteriosa. Feedback della macula densa : risposta avviata dall'aumentata quantit di cloruro di sodio nelle urine che permette di costringere le arteriole afferenti causando un'immediata variazione della VGF.

FEEDBACK RENE-LIQUIDI CORPOREI : sistema che tramite l'adattamento circolatorio ad una variazione di volemia sanguigna per variazione nell'assunzione di soluzioni saline con cloruro di sodio, permette la regolazione dell'escrezione di sodio tramite diuresi pressori al fine di mantenere costante la medesima volemia sanguigna. Diuresi pressoria : fenomeno caratterizzato da un diretto controllo della volemia e della concentrazione di sodio nelle urine da parte della pressione arteriosa, tramite una variazione della VGF ed una variazione del riassorbimento tubulare.

VGF : direttamente proporzionale alla pressione idrostatica del plasma (pressione arteriosa) ed al flusso di plasma attraverso i capillari glomerulari, a loro volta condizionate dalla pressione arteriosa e dalla resistenza arteriolare dell'apparato juxtaglomerulare. Velocit di riassorbimento : inversamente proporzionale alla pressione idrostatica del plasma e direttamente proporzionale al flusso sanguigno; entrambi influenzati dalla pressione arteriosa e dalla resistenza arteriolare dlel'apparato juxtaglomerulare. Se l'assunzione di liquido salino supera la velocit istantanea di escrezione renale allora i liquidi si accumulano nel fluido extracellulare che aumenta di volume l'aumento di volume del fluido extracellulare va ad aumentare la pressione media di riempimento. Un aumento della pressione media di riempimento va ad aumentare il gradiente tra pressione venosa e pressione atriale effettiva causando un aumento del ritorno venoso. Un aumentato ritorno venoso nell'atrio destro va ad aumentare la funzione di pompa cardiaca, causando un ulteriore diminuzione della pressione atriale vera e quindi un aumento del gradiente pressione venosapressione atriale; con un secondo aumento del ritorno venoso. L'aumentato ritorno venoso causa un aumento nella pressione arteriosa, permettendo un aumento della pressione idrostatica nei capillari glomerulari. L'aumentata pressione glomerulare causa un repentino aumento della VGF ed una diminuzione del riassorbimento renale, permettendo un aumento nella escrezione renale di acqua e sodio.

Variazioni acute nella volemia sanguigna : causano una variazione della natriuresi pressoria con una pendenza moderata, principalmente a causa del tono di fondo del sistema renina-angiotensina II/aldosterone che limitano la VGF ed amplificano il riassorbimento di acqua e sodio. Variazioni croniche nella volemia sanguigna : causano una variazione molto ripida della natriuresi pressoria ad opera dell'inibizione completa del tono di fondo del sistema renina angiotensinaII/aldosterone, quindi una disinibizione dell'aumento di VGF e un aumento del riassorbimento tubulare. Rapidit ed estremo intervallo di correzione del sistema feedback rene liquidi corporei : una piccola variazione nella volemia sanguigna, mi causer una grande variazione nella gittata cardiaca, che a sua volta determiner una grande variazione nella pessione arteriosa, che, anche per minimi valori d'aumento, causer una grande variazione nella natriuresi pressoria; si avr quinid un sistema a reazione estremamente amplificata e veloce che permette di rispondere ad un ampia forbice di variazione di volemia sanguigna,. EFFETI DI UN AUMENTATA VOLEMIA SULAL DISTRIBUZIONE DEI LIQUIDI PLASMATICI : sistema di spazi interstiziali agisce come un tampone pressorio plasmatico in seguito ad aumenti della volemia, che consentendo di dissipare con un proprio aumento di volume un eventuale aumento di pressione arteriosa in seguito all'aumento del volume sanguigno; l'entit del tamponamento viene regolata dall'entit dell'aumento di volemia e pu raggiungere un massimo di 20-30 L di plasma.

Fattore di sicurezza interstiziale contro l'edema : il liquido interstiziale, per le forze elastiche presenti tra i tessuti, possiede una pressione minima in grado di opporsi (per poco) ad un aumento della pressione netta di filtrazione di capillari sistemici quantizzato, andando ad impedire l'edema entro certi limiti.

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Piccoli aumenti della volemia : si avr una moderata distribuzione all'interstizio - 70-80% - del fluido immesso - ed una minore distribuzione per aumentare il volume del plasma - 20-30%

Grandi aumenti della volemia : siccome un elevata distensione degli spazi interstiziali porta ad una diminuzione della loro resistenza elastica, allora si avr un superamento netto del fattore di sicurezza interstiziale all'edema, con lo sviluppo di una massiva fuoriuscita di acqua dai capillari, responsabile della distribuzione prevalente della volemia agli spazi interstiziali.

EFFETTI ORMONALI AUTONOMI SUL CONTROLLO DEL SISTEMA FEEDBACK RENE-LIQUIDI CORPOREI : il sistema nervosoautonomo e particolari ormoni endocrini e neuroendocrini possono permettere un aumento od una diminuzione dei meccanismi di natriuresi pressoria al fine di adattare la volemia e la natremia a seconda di stimoli diversificati o al fine di potenziare e rendere pi efficiente la risposta feesback intrinseca del rene. Tipica successione di risposte all'aumento della natriemia e della volemia :

Disattivazione del sistema ortosimpatico : aumenta VGF e diminuisce il riassorbimento tramite vasodilatazione della arteriole glomerulari e calo della pressione sanguigna Soppressione della sintesi di angiotensina II : aumenta VGF tramite inibizione della vasocostrizione arteriolare efferente ed afferente angiotensina mediata , diminuisce il riassorbimento di sodio e acqua dei doti collettori mediante inibizione delle Na/K ATPasi. Azione dei sistemi natriuretici : l'aumento della volemia causa l'aumento della secrezione di ANP generante una diminuzione del riassorbimento tubulare ed un aumento della VGF andando assieme all'angiotensina/aldosterone ad stimolare la diminuzione del volume plasmatico. Piccoli aumento della pressione arteriosa per la lentezza della risposta antiipertensiva del sistema rene-liquidi corporei.

SISTEMA ORTOSIMPATICO : viene genericamente stimolato dall'aumento del metabolismo muscolare, dagli enagrammi mentali d'attacco/fuga e dalla diminuzione dello stiramento dei barocettori aortici, carotici, polmonari e atriali, agendo tramite aumento della costrizione delle arteriole afferenti ed efferenti del glomerulo, un aumento della pressione arteriosa sistemica ed un aumento della concnetrazione di renina-angiotensina II, al fine di diminuire la natriuresi pressoria tramite diminuzione della VGF ed aumento del riassorbimento tubulare. SISTEMA RENINA/ANGIOTENSINA II : ormone prodotto in tutto il sistema endoteliale dopo la liberazione di renina dall'apparato juxtaglomerulare in seguito ad aumenti di sodio e acqua nel filtrato glomerulare, in grado di ridurre la natriuresi renale fissandone il bilancio assunzione-escrezione al livelli pressori pi elevati, tramite riduzione della VGF e potenziamento del riassorbimento tubulare in seguito a costrizione delle arteriole afferenti del glomerulo e alla sintesi di aldosterone.

Curva natriuresi/pressione arteriosa nel sistema renina angiotensina : in presenza di una sistema reninaangiotensina modulabile in base alla pressione arteriosa (quindi normale) la curva di variazione della natriuresi riapetto alla variazione della pressione molto ripida, ossia bastano piccole variazioni della pressione sistemica per provocare grandi variazioni della natiuresi. Attivit dell'angiotensina II sulla volemia : un elevatissima secrezione di renina incontrollata mi porta ad un innalzamento delle pressioni di equilibrio assunzione-escrezione andando a spostarmi la curva natriuresi/pressione arteriosa a detsra.

Aumento della volemia sanguigna per assunzione di sodio : il sistema renina angiotensina II viene inibito, andando ad abbassare la pressione arteriosa necessaria a possedere un elevata natriuresi (equilibrio assunzione-escrezione), facilitando la natriuresi in base alla pressione ed andando a mantenere la pressione ed il volume sistemico invariato. Diminuzione della volemia per carenza di sodio : il sistema renina angiotensina II viene attivato, causando un aumento della pressione arteriosa necessaria a possedere una elevata natriuresi, facilitando la natriuresi in base alla pressione; questo determina un mantenimento della pressione e del volume del sistema

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Ruolo dell'aldosterone indotto per via angiotensinica : l'aldosterone possiede il ruolo di aumentare il riassorbimento tubulare di sodio, quindi di acqua, e la secrezione del potassio tramite attivazione delle Na/K ATPasi della membrana basolaterale delle cellule; esso quindi agisce parallelamente e potenziando le variazioni di natriuresi indotte dalle variazioni dell'angiotensina II. SISTEMA DI REGOLAZIONE ADH DIPENDENTE : l'ormone antidiuretico viene secreto dall'ipofisi posteriore se il fluido extracelllare iperosmolare, e possiede il ruolo di diliure il liquido extacellulare tramite massimizzazione dell'escrezione renale del sodio minimizzazione della perdita di volume ematico durante il processo , ottenuti tramite aumento del riassorbimento tubulare dell'acqua tramite trasporto controcorrente. ADH nella diluizione del medesimo volume di liquido extracellulare : essendo funzione di ADH, essenzialmente, l'aumento dell'attivit di riassorbimento idrico tubulare controcorrente, ed essendo la velocit di escrezione glomerulare del sodio proporzionale alla sua concentrazione nel liquido extracellulare, ad un aumentata produzione di ADH si ha una del sodio normale diminuzione del sodio circolante ed una lenta diminuzione del solvente del fluido extracellulare causando una diluizione di un volume sanguigno quasi identico a quello iniziale. SISTEMA DI REGOLAZIONE CON IL PEPTIDE NATRIURETICO ATRIALE O ANP : questo peptide viene prodotto da specifiche cellule neuroendocrine del miocardio atriale destro in seguito a stiramento pressorio delle sue pareti e possiede il ruolo di ridurre la volemia del plasma attraverso aumento della diuresi e natriuresi pressoria, mediante un aumento modesto della VGF ed una diminuzione pi marcata del riassorbimento di sodio e acqua tubulare. L'azione dell'AMP pu essere tamponata dalla regolazione intrinseca renale : quando si ha un ipersecrezione di AMP la volemia cala rapidamente finantoch la ridotta pressione non blocca del tutto la VGF, mentre con un iposecrezione di AMP la volemia aumenta sino a trovare una nuova pressione di equilibrio assunzione escrezione. SISTEMA DI REGOLAZIONE ACIDO BASE DELL'ORGANISMO : REGOLAZIONE DELLA CONCENTRAZIONE DI IONI IDROGENO DEL LIQUIDO EXTRACELLULARE : gli ioni idrogeno sono in grado di influenzare a bassissima concentrazione le funzioni enzimatiche e la struttura stessa delle proteine (alcaline) interagendo con qualsiasi funzione dell'organismo, la loro concentrazione media nel fluido extracellulare - 40 nEq/L o pH7,a - deve rimanere costante, e pu variare normalmente solo per piccole percentuali - 3-5 nEq/L; la loro regolazione effettuata con 3 sistemi differenti e complementati : la regolazione a tampone plasmatico, la regolazione respiratoria e la regolazione a escrezione renale.

Acidosi : concentrazione di ioni idrogeno eccedente i 40 nEq/L con un limite di sopravvivenza a 160 nEq/L o pH = 6,8 Alcalosi : concentrazione di ioni idrogeno minore di 40 nEq/L con un limite di sopravvivenza a 10 nEq/L o pH =8

Concentrazione degli ioni idrogeno nel corpo :

Sangue venoso e liquido interstiziale : possiede un pH lievemente infeirore alla norma - 7,35 - per via della presenza di sostanziali concentrazioni di ioni H Liquido intracellulare : possiede un pH molto pi basso di quello sanguigno per via della presenza di elevate concentrazioni di acido carbonico intracellulare - tra 6 e 7,4.

SISTEMI DI MANTENIMENTO DEL PH SISTEMICO : il pH sistemico deve essere mantenuto estremamente stabile attraverso 3 sistemi differenti a differente tempistica di reazione. SISTEMI DI TAMPONAMENTO DEL PH : sono i primi sistemi che impediscono (una seppur limitata) variazione del pH, con una velocit di reazione pressoch immediata, tramite un meccanismo di sequestro o liberazione molecolare degli ioni idrogeno, finalizzato al mantenimento del pH caratteristico di quella molecola, agendo, tuttavia, senza variare la quantit potenziale totale di protoni dissociabili del corpo.

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Principio isoidrico : siccome tutti i sistemi tampone del corpo attingono da uno stesso pool di ioni idrogeno, allora, la concentrazione di ioni idrogeno viene mantenuta contemporaneamente da tutti i tamponi e quindi vi un tutti i tamponi si influenzano a vicenda in unico valore di concentrazione di ioni idrogeno - pH di equilibrio - al quale tutti i tamponi si scambiano un uguale numero di ioni idrogeno fra loro. TAMPONE BICARBONATO : tampone chimico attivo trifasico, composto da una soluzione di anidride carbonica libera, acqua, bicarbonato di sodio dissociato e ioni idrogeno, in grado di mantenere la medesima concentrazione di ioni idrogeno all'interno del liquido extracellurare andando a sequestrare idrogeni aggiuntivi mediante reazione deidratazione della CO2 o ristabilire ioni idrogeno aggiuntivi mediante idratazione della CO2.

Reazione di idratazione della CO2 : reazione estremamente lenta e con una costante di equilibrio estremamente bassa, attraverso la quale l'anidride carbonica nell'acqua forma acido carbonico, la cui concentrazione pu esser ediminuita, diminuendo un aumento di acidit del plasma, tramite escrezione di anidride carbonica dal sistema respiratorio. Reazione di dissociazione dell'acido carbonico : reazione estremamente lenta, con una costante di dissociazione acida estremamente bassa, attraverso la quale l'acido carbonico forma una costante quantit ioni idrogeno liberi (cio acidit) e di anioni bicarbonato sequestrabili dal rene per tamponare un aumento di basicit del sangue.

Reazione di bilanciamento del tampone : reazione trifasica caratterizzata da una costante di equilibrio di pK = 6,1 Limiti del sistema tampone bicarbonato : per la legge di Henderson-Hasselback il tampone bicarbonato tender a mantenere una piccola variazione del pH dal valore di equilibrio - pK = 6,1 - anche in confronto di grandi variazioni nella concentrazione degli ioni H o HCO3, qualora esse fossero ancora comprese nell'intervallo di massima funzione tampone pK + - 1, agendo sia attraverso una rimozione degli ioni H+ in eccesso, con liberazione di CO2 e H2O, sia attraverso una ricostituzione degli ioni H+ in difetto, con dissoluzione di maggiore CO2

Legge di Henderson - Hasselback :

Interazione con il sistema renale : l'attivit escretiva renale tende a mantenere la costante tendenza del sistema tampone a rigenerare la quantit di H+, persa in caso di aumento della basicit, tramite la regolazione della quantit di HCO3 e H+ nel sangue, e quindi della dissociazione di H2CO3, utilizzando un antiporto sodio/tre ioni bicarbonato (HBC) in grado di espellere il bicarbonato in eccesso.

Ruolo del rene nell'alcalosi : in seguito ad un aumento di basicit sanguigna oltre al valore pK +1 viene generato moltissimo HCO3, in seguito ad un'aumentata produzione di H+, in grado di far aumentare la basicit del sangue tramite riduzione della dissociazione dell'H2CO3; questo evitato dalla secrezione renale dell'eccesso di HCO3- e dalla ritenzione di H+ in modo da ristabilire il pH nell'intervallo di massimo tamponamento. Alcalosi metabolica : aumento del pH sanguigno per diminuzione dell'attivit escretoria renale di HCO3- o aumento dell'attivit escretoria di H+

Ruolo del rene nell'acidosi : in seguito ad un aumento di acidit oltra al valore pK -1 viene consumato moltissimo HCO3-, in grado di permettere un accumulo di H+ liberi aumentanti l'acidit sanguigna; questo rallentato dal blocco dell'escrezione renale di HCO3 e dall'escrezione di H+, in modo da ristabilire il pH nell'intervallo di massimo tamponamento. Acidosi metabolica : diminuzione del pH sanguigno per aumento dell'attivit escretoria renale di HCO3- o diminuzione dell'attivit escretoria di H+

Interazione con il sistema respiratorio : il sistema respiratorio tende a mantenere la costante tendenza del sistema tampone a sottrarre ioni H+ in eccesso regolando la pCO2 nel sangue, quindi la quantit di H2CO2 presente.

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Ruolo del sistema respiratorio nell'acidosi : in seguito ad un aumento dell'acidit sanguigna oltre al valore pK -1, viene generato moltissimo H2CO3 indissociato che, a propria volta, genera moltissima CO2 plasmatica (per disidratazione dell'anidride), in grado di rallentare la riassociazione dell'H2CO3 e quindi il sequestro di ioni H+, si ha quindi un escrezione di CO2 da parte del sistema respiratorio, finalizzata ad impedire l'accumulo di H+ ristabilendo il pH nell'intervallo di massimo tamponamento. Acidosi respiratoria : diminuzione del pH sanguigno per diminuzione dell'attivit escretoria del polmone, e quindi, accumulo di CO2 e H+

Ruolo del sistema respiratorio nell'alcalosi : in seguito ad un aumento della basicit sanguigna oltre al valore pK +1, viene sottratta moltissima CO2 dal sangue che riduce la formazione di H2CO3, e quindi, di H+ tamponanti, permettendo un aumento della basicit plasmatica; questo viene rallentato dal blocco dell'escrezione polmonare di CO2, finalizzata ad impedire un difetto di CO2 e di H+, ristabilendo il pH nell'intervallo di massimo tamponamento. Alcalosi respiratoria : aumento del pH per aumento dell'attivit escretoria del polmone, e quindi, carenza di CO2 e H+.

Attivit plasmatica del tampone bicarbonato : il tampone bicarbonato si interfaccia con un aumbiente extracellulare a pH ben superiore al suo intervallo di massimo tamponamento - 7,4, tuttavia consente lo stesso di mantenere costante il pH sanguigno per 2 motivazioni :

E' il sistema di ioni pi concentrato nel corpo. E' attivamente regolato a concentrazione costante nei suoi componenti dal sistema renale e respiratorio.

TAMPONE FOSFATO : tampone chimico attivo bifasico composto da una soluzione di ioin bisfosfato e di ioni fosfato, in grado di tendere a mantenere una medesima concentrazione di ioni idrogeno nel plasma, nell'ambiente intracellulare e nel filtrato glomerulare tramite una reazione di dissociazione acida del bisfosfato in fosfato, donante ioni idrogeno, o una reazione di idrazione del fosfato in bisfosfato, sottraente gli ioni idrogeno. Reazione di dissociazione reversibile del bisfosfato : reazione molto lenta, con una costante di equilibrio molto bassa - pKa = 6,8 - attraverso la quale il bisfosfato libera idrogeno e fosfato. Limiti del sistema tampone fosfato : per la legge di Henderson ed Hasselback tender a mantenere una piccola variazione di pH dal suo valore di equilibrio - pKa = 6,8 - anche di fronte ad ampie variazioni della concentraizonei di H+ e PO4, fintantoch la variazione di ioni idrogeno rimane nell'intevallo pK +- 1; agendo sia per ricostituire la concentrazione di H+ tramite dissociazione di pi bifosfato, sia per diminuire la concentrazione di H+ tramite rigenerazione di nisfosfato.

Legge del pH :

[ [

] ]

Reale utiliit del tampone fosfato nel sangue : il tampone fosfato possiede un ruolo marginale rispetto al tampone bicarbonato nel mantenimento del pH sanguigno, questo, nonostante l'estrema vicinanza del pH plasmatico , si verifica per la sostanziale bassa concentrazione del fosfato nel plasma - circa l'8 % della concentrazione del tampone bicarbonato Reale utilit del tampone fosfato nel tubulo renale : il filtrato glomerulare nel tubulo del nefrone possiede una concentrazione estremamente alta di tampone fosfato e possiede un pH lievemente acido, quindi pi vicino al pK del tampone, donando al tampone fosfato un enorme capacit di mantenere la medesima acidit all'interno dei tubuli renali. Reale utilit del tampone fosfato nel citosol : il fluido intracellulare possiede un elevata concentraizone di tampone fosfato (per l'attivit di fosforilazione e defosforilazione delle molecole biologiche), ed caratterizzato da un pH lievemente acido e pi vicino al pK del tampone fosfato; questo permette al tampone un elevata attivit nel regolare il pH del fluido intracellulare.

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TAMPONE PROTEICO : essendo le proteine delle molecole zwitterioniche consentono di mantener epressoch costante la quantit di ioni idrogeno del fluido intracellulare, sia attraverso un assorbimento degli idrogenioni, consentendo un riabbassamento del pH, sia attraverso un assorbimento delle cariche negative o basi, consentendo un aumento del pH; il tutto caratterizzato da una costante di equilibrio pK. Reale utilit del tampone proteico nel citosol cellulare : avendo il liquido intracellulare una grandissima concentrazione di proteine, ed un pH molto vicino al pK della maggior parte di esse, possibile un grandissimo effetto tampone intracellulare delle proteine con neutralizzazione delle cariche positive e negative penetranti dalla membrana plasmatica o generate nella cellula; il fluido intracellulare responsabile del 60-70% dell'effetto tampone dell'organismo. REGOLAZIONE RESPIRATORIA DEL PH PLASMATICO : essendo la pressione parziale della CO2 in grado d'influenzare l'acidit del plasma, tramite la reazione di idratazione della CO2 in acido, ed essendo il sistema respiratorio in grado di regolare a produzione metabolica supposta costante la pressione parziale di CO2 nel plasma, allora il grado d'attivit del sistema respiratorio in grado d'influenzare il pH plasmatico.

Alta attivit espiratoria a metabolismo costante : viene espulsa molta CO2 plasmatica provocando una diminuzione della pCO2 plasmatica, provocando una diminuzione del pH. Aumento di 2 volte il volume di aria respirata : si ha un aumento del pH di 0,23

Bassa attivit espiratoria a metabolismo costante : viene espulsa poca CO2 plasmatica che si accumula, provocando un aumento della pCO2 plasmatica, ed un conseguente aumento di pH plasmatico. Riduzione ad 1/4 del volume di aria respirata : si ha una diminuzione del pH di 0,45

REGOLAZIONE DEL TAMPONE RESPIRATORIO : siccome l'attivit respiratoria pu variare di 15 volte il suo valore normale pu influenzare molto l'acidit plasmatica, essa deve essere regolata per mantenere costante la concentrazione di ioni H nel plasma e per mantenere efficiente il tampone bicarbonato Regolazione a feedback negativo per pH plasmatico : sistema che permette di eccitare il centro respiratorio in caso di aumento del pH e di deprimerlo in caso di diminuzione del pH al fine di causare una variazione di pH uguale e contraria a quella appena verificatasi; il sistema a feedback respiratorio possiede un guadando di 1/3 volte la variazione originale, ovvero, una variazione di una determinata velocit t scatena una risposta che riporta la situazione alla norma in una velocit massima di t/3

Aumento del pH : va a stimolare il centro respiratorio che aumenta la CO2 espulsa diminuendo il pH. Diminuzione del pH : va ad inibire il centro respiratorio andando ad diminuire la CO2 espulsa aumentando il pH.

Efficienza del tampone respiratorio a normalizzare il pH : il sistema respiratorio consente di far ritornare il pH a 5075% del suo valore originario se la variazione originale causata da un cambiamento esterno al polmone. Valori di esempio : se il pH varia da 7,4 a 7,0 la reazione respiratoria in grado di riportarlo in 3-12 minuti a 7,2-7,3 massimo. Maggiore efficienza della regolazione a pH acidi : la variazione di volume espiratorio rispetto ad unit di variazione di pH molto meggiore per pH inferiori al fisiologico 7,4, per via dell'azione nervosa congiunta della risposta per aumentata acidit e della risposta da diminuita pO2. Ampiezza di risposta del tampone respiratorio : il tampone respiratorio possiede una potenza doppia rispetto a tutti gli altri sistemi tampone del fluido extracellulare; quindi pu ammortizzare variazioni doppie di ioni H+ rispetto agli altri tamponi chimici. TAMPONE RENALE DEL PH PLASMATICO : il rene permette di mantenere costante il pH sanguigno, quindi la sua composizione in ioni H+ e bicarbonato, tramite una continua azione di espulsione degli ioni H+ generati in eccesso

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da acidi non volatili - circa 80 mEq/die - di riassorbimento degli ioni bicarbonato persi con il filtrato glomerulare circa 4320 mEq/die - e di produrre nuovi tamponi bicarbonato per il sangue attraverso la conversione della glutammina e della CO2, in un processo estremamente regolato dalla concentrazione di ioni idrogeno nel plasma, sia intrinsecamente che estrinsecamente. Ciclo di riassorbimento per titolazione del bicarbonato con idrogenioni : reazione ciclica di riassorbimento nel plasma della perdita giornaliera netta di ioni bicarbonato dalla VGF - 4320 mEq/die - tramite un processo utilizzante (teoricamente) l'espulsione e il riassorbimento ciclico di un atomo di idrogeno per veicolare gli ioni HCO3- del lume del tubulo, come CO2 + H2O nel citosol, espulsi poi come HCO3- nel plasma sanguigno, capace di riassorbire con un processo di titolazione precisa H:HCO3 = 1:1 il 95% del bicarbonato filtrato dal glomerulo del quale l'85 % (3672 mEq/die) avviene nel tubulo prossimale ed il 10% (432 mEq/die) avviene nel tratto ascendente spesso dell'Henle.

Espulsione di un H dalla cellula nel tubulo : la cellula acquisisce dall'ambiente tubulare un combinazione di H2O e CO2, con una anidrasi carbonica produce H2CO3 indissociato; successivamente, l'acido carbonico si dissocia nella cellula formando H+ e HCO3-, l'idrogenione viene espulso dalla cellula nel tubulo renale con un trasporto di tipo secondario accoppiato sodio-idrogeno, mentre l'acido carbonico viene espulso dalla cellula nel plasma sanguigno. Guadagno di un idrogeno nel fluido tubulare Rigenerazione di un HCO3- perso dal glomerulo nel plasma

Cattura e riciclo di un HCO3 dal tubulo al plasma : lo ione bicarbonato sintetizzato attraversa il circolo sanguigno e viene filtrato dal glomerulo, quindi, nell'ambiente tubulare va a reagire con lo ione idrogeno liberato in precedenza, formando una miscela di CO2 + H2O, che entrano nel citosol delle cellule tubulari. Perdit di un idrogeno dal fluido tubulare Perdita di un bicarbonato da parte del plasma

Fattore feedback di sicurezza per l'alcalosi e l'acidosi : una variazione dell'escrezione di ioni idrogeno porta ad un'uguale e parallela variazione del riassorbimento degli ioni bicarbonato, causando un parallelo e uguale aumento della quantit di ioni bicarbonato nel plasma sanguigno; questo consente di mitigare de differenze tra le due specie chimiche e quindi di mantenere il pH prossimo a quello di massima tamponabilit.

Fattore di feedbacki n seguito ad acidosi : in seguito ad un aumento di ioni idrogeno nel plasma sanguigno si ha un aumento degli ioni idrogeno all'interno del filtrato glomerulare, con conseguente aumento dell'attivit di riassorbimento tubulare degli anioni bicarbonato e, quindi, dello loro concentrazione plasmatica; questo va tamponare il maggior numero di idrogenioni con un maggior numero di ioni bicarbonato. Fattore di feedback in seguito all'alcalosi : in seguito ad un aumento degli ioni bicarbonato nel plasma sanguigno, si ha una diminuzione degli ioni idrogeno all'interno del filtrato glomerulare, che esita in una diminuzione dlel'attivit di assorbimento degli ioni bicarbonato dal fluido tubulare, generando, conseguentemente una loro maggiore escrezione ed un loro rapido calo nel torrente plasmatico; questo va ad tamponare il minor numero di ioni idrogeno con un minor numero di ioni bicarbonato.

Acidosi ed alcalosi metaboliche come una variazione nella titolazione : normalmente un determinato numero di moli al minuto di ione bicarbonato vengono tamponate con un uguale numero di moli al minuto di ioni idrogeno, in modo da ottenere un'escrezione uguale di entrambi gli elementi; tuttavia una modifica nel pH del plasma pu comportare l'escrezione prevalente di solo uno dei due componenti, sino al completo pareggiamento della concentrazione.

Fattore di sicurezza a straripamento nell'acidosi : quando vi un eccesso di ioni idrogeno all'interno del plasam sanguigno, si ha un loro eccesso anche all'interno del filtrato glomerulare, con conseguente massima assimilazione dei bicarbonato nell'urina; questo permette di mantenere un libello minimo di perdita di ioni idrogeno, che, alla lunga, provoca l'abbassamento della concentrazione di H all'interno del plasma

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Fattore di sicurezza da straripamento dell'alcalosi : quando vi un eccesso di ioni bicarbonato ce n' anche un eccesso all'interno del filtrato glomerulare, questo porta ad un lor assorbimento incompleto con una costante perdita netta di ioni con le urine; terminante, in breve, con il pareggio degli ioni idrogeno sugli ioni bicarbonato, alzando nuovamente il pH all'interno del plasma sanguigno.

Secrezione attiva degli ioni idrogeno in eccesso del corpo : fenomeno avvenente all'interno della porzione terminale dei tubuli distali e collettori, per mezzo delle cellule principali, in grado di trasformare le molecole di CO2 acida all'interno del plasma in molecole di HCO3- basica, in grado di abbassare il pH del liquido extracellulare, tramite una conversione anidrasi dipendente della CO2 percepita dal plasma in acido carbonico, un trasporto passio dell'HCO3 all'interno del plasma ed un trasporto attivo (tramite pompa H ATPasica) dell'idrogeno all'interno del tubulo renale; questo fenomeno in grado di rilasciare nuovi ioni bicarbonato basico all'interno del plasma, capaci di neutralizzare uno ione idrogeno positivo in pi del sangue, ed in grado di acidificare l'urina 900 volte in pi di quello che fanno i tubuli prossimali, sino ad un pH terminale di 4,5 Sistemi tampone per il chelaggio degli ioni idrogeno nell'urina in caso di acidosi : essendo l'acidosi uno stato nel quale l'eccesso di ioni idrogeno nel plasma provoca una totale assenza di anioni bocarbonato all'interno del filtrato glomerulare, tutti gli ioni idrogeno che vengono prodotti dalle cellule non ricatturano gli ioni bicarbonato del filtrato glomerulare (poich inesistenti) ma vengono chelati da altre molecole tampone; tuttavia, essendo la loro creazione indissolubilmente collegata alla produzione di nuovi gruppi bicarbonato da immettere nel sangue si ha una trasformazione netta di una CO2 acida in un HCO3- basico (quindi un guadagno di uno ione bicarbonato) per ogni idrogenione catturato dal sistema tampone tubulare.

Sistema tampone fosfato : sistema tampone estremamente attivo all'interno del filtrato tubulare per via dell'estrema concentrazione degli ioni fosfato all'interno dell'urina e per via dell'estrema vicinanza tra pH dell'urina e pK complessivo del sistema di ioni del tampone fosfato, un tampone che sottrae anidride carnbonica per produrre bicarbonato plasmatico. Sistema tampone ammonio : sistema tampone composto dalle molecole di ammoniaca che dal plasma fluiscono nel filtrato glomerulare, caratterizzato dal sequestro degli ioni idrogeno da parte dell'ammoniaca a formare ione ammonio poi espulso con le urine e dalla trasformazione di una CO2 plasmatica i uno ione bicarbonato basico.

Sistema tampone glutamina-ammonio : sistema enzimatico che permette di degradare intracellularmente una molecola di glutamina catalizzando la formazione di due ioni bicarbonato da immettere come carica netta all'interno del plasma e la formazione di due ammoniache da immettere nel filtrato tubulare per adsorbire l'eccesso di idrogenioni formando ioni ammonio; questo sistema l'unico riporta il pH nella norma senza la trasformazione di molecole di CO2 in molecole di bicarbonato, ma copn la formazione netta diretta dello stesso. SISTEMI DI CONTROLLO DELLA SECREZIOEN DI IONI IDROGENO : siccome la secrezione di ioni idrogeno determina l'assorbimento degli ioni bicarbonato e l'escrezione degli acidi volatili deve essere regolata in modo fine per consentire un pH compatibile con la vita. Sistemi di controllo di tipo intrinseco : Sistemi che aumentano la secrezione di ioni idrogeno :

Aumento pH plasmatico : un aumento nella concentrazione degli idrogenioni nel plasma provoca un discreto flusso degli stessi, attraverso le cellula tubulari, direttamente all'interno dei tubuli renali per consentire sia la diminuzione del pH sia la cattura di tutt il bicarbonato possibile Aumento della concentrazione di CO2 : un aumento dell'anidride carbonica porta ad una maggiore attivit dell'anidrasi carbonica delle cellule tubulari, principalmente per un'aumentata quantit di substrato ad essa disponibile; questo porta contemporaneamente ad un aumento nella secrezione di ioni idrogeno, e quinid nella captazione degli ioni bicarbonato, ed in un aumento della produzione di nuovi ioni bicarbonato tamponanti nel plasma. Diminuzione del volume extracellulare : una diminuzione del volume extracellulare porta ad una concentrazione del sodio extracellulare con la conseguente maggiore attivit dell'antiporto sodio-idrogeno

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responsabile dell'assorbimento del sodio e dell'espulsione dell'idrogeno nel tubulo prossimale e nel segmento spesso dell'ansa di Henle. Ipokalemia : poco potassio extracellulare significa una maggiore concentrazione di potassio intracellulare che, a porpria volta, scalza l'idrogeno al di fuori delle cellule vista la medesima carica del protone singolo degli idrogenioni

Sistemi che diminuiscono la secrezione di ioni idorgeno

Diminuzione del pH plasmatico : una diminuzione nella concentrazione degli idrogenioni nel plasma diminuisce il flusso degli stessi, attraverso le cellula tubulari, direttamente all'interno dei tubuli renali permettendo un accumulo di ioni idrogeno nel plasma ed una diminuzione del riassorbimento degli ioni bicarbonato all'interno del plasma Diminuzione della concentrazione di CO2 : una diminuzione nella concentrazione dell'anidride carbonica porta ad una minore attivit dell'anidrasi carbonica delle cellule tubulari, principalmente per una diminuita quantit di substrato ad essa disponibile; questo porta contemporaneamente ad una diminuzione nella secrezione di ioni idrogeno, e quindi nella captazione degli ioni bicarbonato, ed in un diminuzione nella produzione di nuovi ioni bicarbonato tamponanti nel plasma. Aumento del volume extracellulare : un aumento del volume extracellulare porta ad una diluizione del sodio extracellulare con la conseguente minore attivit dell'antiporto sodio-idrogeno responsabile dell'assorbimento del sodio e dell'espulsione dell'idrogeno nel tubulo prossimale e nel segmento spesso dell'ansa di Henle. Iperkalemia : molto potassio extracellulare significa una minore concentrazione di potassio intracellulare che, a porpria volta, permette agli idrogenioni la permanenza all'interno delle cellule tubulari

Sistemi di controllo di tipo ormonale :

Aldosterone : l'aldosterone avendo un'azione stimolante sulla secrezione di H+ dalle cellule intercalate del tubulo distale e del dotto collettore permette un controllo sulla secrezione degli ioni idrogeno, sul riassorbimento e la neogenerazione degli ioni bicarbonato. Angiotensina II : l'angiotensina II avendo un azione stimolante sull'attivit dello scambiatore sodio-idrogeno possiede un diretto controllo sulla secrezione dell'idrogeno, sul riassorbimento e sulla neogenesi degli ioni bicarbonato.

RISPOSTE COMPESATORIE INTEGRATE RENE-SISTEMA RESPIRATORIO : Acidosi respiratoria : stato nella quale si ha un aumento della concentrazione di ioni idrogeno a causa di un aumento nella PCO2.

Risposta respiratoria : aumento dell'espulsione di CO2 per diminuire la quantit di acido carbonico firmato Risposta renale : trasformazione della CO2 in ioni bicarbonato immessi nel sangue ed in ioni idrogeno immessi nellurina

Acidosi metabolica : stato nella quale si ha una diminuzione della concentrazione degli ioni idrogeno a causa di un aumento della filtrazione renale.

Risposta renale : trasformazion della CO2 in ioni bicarbonato immessi nel sangue ed in ioni idrogeno immessi nell'urina. Risposta respiratoria : aumento dell'espulsione della CO2 per diminuire la quantit di acido carbonico formato.

Acidosi cronica : si ha un aumento del sistema di trasformazione della CO2 in acido carbonico, immesso nel plasma, ed in idrogeno, immesso nel tubulo, e la stimolazione del sistema di tampone ammoniacale tramite ciclo della CO2 o catabolismo della glutamina. Alcalosi respiratoria : stato nel quale si ha un una diminuzione della concentrazione di ioni idrogeno a causa di una diminuzione della PCO2 (iperventilazione)

Risposta respiratoria : diminuzione dell'espulsione della CO2 per aumentare la formazione di acido carbonico

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Risposta renale : aumento del carico filtrato di ione bicarbonato in eccesso rispetto agli ioni idrogeno.

Alcalosi metabolica : stato nel quale si ha un aumento della concentrazione di ioni bicarbonato a causa di una diminuzione della sua escrezione.

Risposta respiratoria : diminuzione dell'espulsione della CO2 per aumentare la formazione di acido carbonico. Risposta renale : aumento del carico filtrato di ione bicarbonato in eccesso rispetto agli ioni idrogeno.

FUNZIONALITA RESPIRATORIA :
File estratto riorganizzando essenzialente le lezioni di Rubini

FUNIZIONE RESPIRATORIA : funzione molto importante svolta dai polmoni e dalle vie respiratorie, che consente di sostituire l'aria arricchita di anidride carbonica ceduta dal sangue venoso tramite il setto alveolare, con aria ricca di ossigeno che viene ceduto al sangue venoso - arterializzazione del sangue - tramite il setto alveolare, al fine di espellere dal corpo la CO2 creata e fornire al corpo la O2 consumata durante il suo metabolismo energetico.

Inspirazione : internalizzazione di aria ricca di ossigeno all'interno dei polmoni - 20% in media Espirazione : espulsione di aria ricca di anidride carbonica - in media 4-5%

Fattori che regolano principalmente la funziona respiratoria : Controllo nervoso della quantit di ossigeno e CO2 in circolo Caratteristiche intrinseche della fisiologia polmonare Caratteristiche fisiche dei gas inspirati LEGGI CHE GOVERNANO I GAS LEGGE ID BOYLE MARIOTTI LEGGE DEI GAS PERFETTI : ricordarsi di accennare alla densit di molecole per volume LEGGE DI GAY LUSSAC : ricorfdars che la relazione volume a 0 e volume a temperatura linbeare per via della proporzionalit lineare della legge dei gas perfetti e che beta uguale a T1/T2 sempre per tale legge LEGGE DI AVOGADRO LEGGE DI DALTON LEGGE DI HENRY LEGGE DI FICK : il flusso di un soluto fluido attraverso una membrana permeabile da un compartimenti ad un altro direttamente proporzionale al gradiente di pressione parziale tra i due compartimenti e alla superficie che permette al soluto di essere assorbito, mentre inversamente proprorzionale alla distanza di percorso tra i due compartimenti; tutto secondo una costante di proporzionalit D determinata per ogni sostanza.

Coefficiente di diffusione D : tipico per ogni tipo di sostanza, direttamente proporzionale alla solubilit di tale sostanza ed inversamente proprozionale alla radice quadra dellasua massa molecolare. Scambi gassosi alveolari per diffusione : siccome il setto alveolare estremamente fino, composto solamente da un epitelio alveolare monostratificato pavimentoso, da una lamina basale, e da un endotelio, permette la libera

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diffusione dei gas secondo il loro gradiente di pressione parziale; di ha quindi un passaggio di ossigeo nei capillari ed un passaggio di anidride carbonica negli alveoli, sino alleguagliamento completo della pressione parziale dei gas in entrambi i i compartimenti. Diffusione dellossigeno : lossigeno possiede un gradiente pressorio positivo 100 mmHg nellaria fresca, 40mmHg nel sangue e possiede un ridotto coefficiente di diffusione 0,3/5,65 = 0,053 quindi sottoposto ad una diffusione proporzionale a 3,18 Diffusione dellanidride carbonica : lanidride carbonica possiede un gradiente pressorio negativo 40 mmHg 46 mmHg e possiede un grande coefficiente di diffusione 6,9/6,63 = 1 quindi sottoposta ad una diffusione maggiore di quella dellossigeno di 7,18

Fattore di sicurezza per larterializzazione del sangue dei capillari : siccome la diffusione dei gas respiratori avviene con una velocit molto elevata larterializzazione intera del sangue avviene gi ad1/3 della lunghezza del capillare, consentendo un avanzo di 2/3 della lunghezza del capillare sfruttata in condizioni di bassa diffusione dei gas respiratori. VIE AEREE FUNZIONI DELLE VIE AEREE : le vie aeree possiedono la funzione di condurre l'aria agli alveoli, di purificare l'aria, e di umidificare e riscaldare l'aria. Conduzione dell'aria da parte delle vie aeree : i condotti delle vie aeree sono un albero a 17-18 ordini di ramificazione, possedente la caratteristica di trasportare l'aria agli alveoli senza attuare il processo di scambio gassoso che, costantemente, avviene nei primi alveoli comparsi presso la 17 diramazione bronchiale. Aria dello spazio morto : l'aria contenuta nell'albero delle vie aeree dopo l'inspirazione e dopo l'espirazione che non viene per nulla variata in composizione gassosa dall'epitelio respiratorio, essa corrisponde al 30% della d'aria di ogni respiro (in condizioni di riposo) circa 150 ml

Aria dello spazio morto a fine inspirazione : rappresentata dall'aria alla composizione ambientale di gas (anche se alla temperatura di 37 C e satura di acqua) che esce per prima alla successiva espirazione, seguita dalla vera aria alveolare. Aria dello spazio morto a fine espirazione : rappresentata dall'aria alla composizione alveolare di gas, che viene inspirata per prima dalla successiva inspirazione, seguita dall'aria ambientale.

Purificazione dell'aria : funzione che viene svolta da tutte le via aeree, ma in particolare dai bronchioli lobulari e terminali per la loro elevata sezione totale e la bassa velocit dell'aria che li percorre, che consente l'eliminazione della maggior parte della particelle nocive dell'aria all'interno dello stomaco o all'esterno della cavit orale tramite una produzione di muco viscoso e il battito ciliare.

Produzione di muco viscoso : il muco viene prodotto dalle cellule caliciformi mucipare di tutt le vie respiratorie, e presenta la capacit di catturare al proprio interno tutte le particelle trasportate dall'aria, soprattutto quelle con bassa energia cinetica (rallentate) dei bronchioli terminali e lobulari. Battito unidirezionale delle ciglia : le ciglia delle cellule ciliate pseudostatificate dell'epitelio respiratorio si muovono ritmicamente nella stessa direzione, andando a creare un flusso netto di muco - 1 cm/s - risalente verso l'adito laringeo per essere deglutito o espettorato dalla bocca.

Velocit dell'aria passante all'interno delle vie respiratorie : essendo direttamente proporzionale al flusso di aria ed inversamente proporzinale alla sezione totale della via respiratoria, dopo il 5 ordine di ramificazione bronchiale la diminuzione della velocit diviene esponenziale. Condizionamento ed umidificazione dell'aria : possedendo una superficie interna estremamente grande ed essendo tale superficie interamente coperta da uno strato di fluido alla temperatura costane di 37 C - temperatura del NIC -

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l'aria viene riscaldata alla temperatura del nucleo interno caldo e subisce un umidificazione sino a saturazione di vapor acqueo - a 47 mmHg. Efficienza del processo di riscaldamento ed umidificazione : l'aria che giunge agli alveoli costantemente a 37C e satura di vapor acqueo anche a temperature inferiori o superiori allo 0 di 40 C Fonazione : processo che permette l'induzione di una vibrazione nella colonna d'aria contenuta nelle vie aeree attraverso l'attivit delle corde vocali. CARATTERISTICHE FISIOLOGICHE DELLE VIE RESPIRATORIE : CIRCOLO SANGUIGNO DELLE VIE RESPIRATORIE : sono servite da un sistema di arterie bronchialli che prelevano dall'aorta la gittata cardiaca, riversandola nel letto di capillari peribronchiolari, e da un sistema di vene bronchiali che scaricano il sangue nel sistema della azygos e dell'emiazygos, quindi nella vena cava superiore e nell'atrio sinistro, e nel sistema delle vene polmonari, quindi nell'atrio destro, creando uno shunt pomonare. Shunt polmonare : riversamento del 5 % della gittata cardiaca in sangue venoso all'interno del sangue arterioso sistemico senza il processo di arterializzazione in grado di abbassare la pO2 del sangue arterioso da 100 a 97-98 mmHg a valle dello shunt.

Shunt come circoli veloci : gli shunt possiedono un basso tempo di percorrenza del sangue che passa velocemente dal lato venoso al lato arterioso della piccola circolazione, senza incontrare nessun letto capillare intermezzo.

INNERVAZIONE AUTONOMA DELLE VIE RESPIRATORIE : le vie respiratorie possiedono una ricca innervazione autonoma in grado di determinarne in ogni momento lo stato di broncocostrizione o broncodilatazione in risposta a vari stimoli di tipo nervoso o a riflessi ambientali.

Cambiamento di tono nel ciclo respiratorio : durante l'inspirazione si ha una broncodilatazione parasimpatica, mentre durante l'espirazione, si ha una broncocostrizione parasimpatica.

Innervazione dell'ortosimpatico : il sistema nervoso ortosimpatico presenta un effetto broncodilatatore specialmente per effetto della noradrenalina sui recettori beta-2 del muscolo licio. Innervazione parasimpatica : il sistema nervoso parasimpatico presenta un effetto broncodilatatore specialmente per effetto dell'acetilcolina sui recettori del muscolo licio, sino a causare asma. INNERVAZIONE SENSITIVA DELLE VIE AEREE : permettono l'instaurarsi d'importanti riflessi nervosi in grado di preservare l'integrit del sistema respiratorio. Recettori da stiramento : sono recettori che mi permettono di monitorare lo stato di espansione del sistema respiratorio al fine di limitare eccessive variazioni del suo volume andando a scaricare direttamente sul centro inspiratorio. Riflesso di Hering-Breuer : sono due riflessi nervosi attivati dall'estrema distensione o collassamento delle vie respiratorie in grado di inibire un ulteriore inspirazione od espirazione; nell'uomo tuttavia sono poco sviluppati, mentre negli animali sembrano avere un ruolo preponderante.

Inspirazione profonda : viene inibito il centro inspiratorio per impedire un estrema distensione dei polmoni Espirazione profonda : viene attivato il centro inspiratorio per impedire un estremo collassamento dei polmoni.

Recettori J : sono recettori in grado di attivarsi in seguito al danneggiamento delle pareti delle vie aeree (soprattutto in seguito ad edema polmonare), andando ad aumentare la frequenza e ridurre la profondit dei segnali provenienti dal centro respiratorio, provocando il fenomeno della tachipnea (respiri corti e molto frequenti)

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Recettori da irritazione : recettori presenti sulla parete delle vie respiratorie alte o basse, andando a percepire la presenza di molecole irritative o sostanze estranee ed in grado di stimolare le risposte dello starnuto (in caso di sostanze nel naso) o della tosse (in caso di sostanze nelle vie faringo-tracheo-bronchiali al fine di espellere la sostanza irritante o occludente; essi mandano i loro assoni tramite nervo vago al centro della tosse del midollo alungato. Riflesso della tosse : riflesso molto importante attivato dal centro della tosse nell'eliminare sostanze estranee o irritanti nel sistema bronco-tracheo-faringeo in grado di indurre un flusso d'aria dotato di grande energia cinetica nelle vie respiratorie, tamite un'azione di inspirazione profonda e compressione espirativa dei gas alveolari.

Centro della tosse : nucleo di neuroni del midollo allungato, posto vicino, ma non coincidente, con il nucleo respiratorio, in grado di ricevere afferenze sensitive irritative dal tutte le vie respiratorie (tranne quelle nasali) tramite nervo vago, e di emettere fibre efferenti motorie attivatrici verso gli alfa neuroni del corno anteriore del nervo frenico e dei muscoli addominali ed intercostali.

1. Stimolazione dei muscoli inspiratori ed induzione di un ampia inspirazione. 2. Stimolazione dei muscoli della rima della glottide determinando la chiusura della glottide e la messa in pressione del sistema polmonare. 3. Stimolazione di muscoli espiratori primari e accessori, tra i quali il principale la parete anteriore dell'addome, determinando la compressione dell'aria polmonare sino ad una pressione di 100 cm di acqua. 4. Inibizione dei muscoli della glottide con apertura pressoria della rima glottidea e conseguente flusso estremamente rapido di aria tramite le vie bronco-tracheali. Moto turbolento e rumore della tosse : siccome la velocit del flusso d'aria in uscita dalle vie respiratorie estremamente elevato, esso supera di molto il numero di Reinolds, causando una turbolenza rumorosa. Controllo volontario del riflesso della tosse : siccome i centro della tosse accetta anche fibre afferenti dalla corteccia motoria, noi possiamo indurre la tosse in modo volontario. Riflesso dello starnuto : molto simile al riflesso della tosse, sempre finalizzato ad eliminare sostanze irritanti e oggetti estranei dalla mucosa dei turbinati nasali, tramite un processo di abbassamento del palato molle una volta indotto il grande flusso di aria in uscita dal polmone, per creare una colonna d'aria ad elevata energia cinetica nel naso. MUSCOLI INSPIRATORI ED ESPIRATORI : MUSCOLI INSPIRATORI : muscoli che tendono attivamente ad aumentare il volume della cassa toracica al fine di far diminuire per la legge Boyle-Mariotti la pressione alveolare al livello subatmosferico consentendo una risucchio dell'aria all'interno degli alveoli e quindi il normale processo inspirazione. Processo inspiratorio : questo processo rigorosamente attivo e controllato dai centri nervosi inspiratori (a differenza di quello espiratorio) sia durante l'inspirazione normale, sia durante l'inspirazione forzata caratterizzato dalla stimolazione contrattile di una diversa quantit di muscoli a seconda della richiesta volumetrica del sistema .

Resistenza all'espirazione : processo di lento esaurimento dell'attivit contrattile dei muscoli inspiratori anche durante l'espirazione al fine di consentire un passaggio pi dolce e meno brusco dalla tensione espansiva dell'inspirazione al ritorno elastico dell'espirazione.

MUSCOLI INSPIRATORI PRIMARI : Diaframma : muscolo striato a forma di cupola con convessit rivolta cranialmente, ad area di 250-300cm2 ed innervato dal nervo frenico, in grado di abbassarsi durante la sua contrazione sino a 6-7 cm, inducendo una pressione negativa subatmosferica dentro la cassa ed una pressione positiva superatmosferica nella cavit addominale, consentendo all'un ingresso di circa 2 l massimo di aria dall'ambiente esterno nei polmoni e andando a soddisfare circa l'80% dell'espansione di volume nella respirazione normale e circa il 50% dell'espansione polmonare nella respirazione forzata.

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Forza del diaframma e raggio di curvatura : per la legge di Laplace si pu intuire che un maggior raggio di curvatura diminuisce la forza massima che la tensione delle fibre del diaframma possono indurre sul volume della cavit toracica; quindi, un parziale abbassamento del diaframma per espansione polmonare (patologica o fisiologica) riduce la capacit del diaframma di opporsi alle resistenze dell'sistema respiratorio. Forza ed accorciamento delle fibre : come tutti muscoli scheletrici la forza che il diaframma pu generare direttamente proporzionale alla trazione delle sue fibre prima dello sforzo; se infatti una qualche espansione polmonare accorcia il diaframma, essa accorcia anche le sue fibre contrattili e li fa perdere forza contrattiva.

NOTA MEDICA ! Disturbi COPD I disturbi con ostruzione cronica delle vie respiratorie esitano spesso in un aumento del volume inspirato dai polmoni, con un conseguente slittamento del ciclo respiratorio a volume estremamente maggiorati; questo per la legge di Laplace e della relaizone distensione-forza del diaframma comporta una perdita dell'efficienza del muscolo frenico nell'indurre un adeguata espansione polmonare. Diaframma nel processo di lento rilasciamento espiratorio : durante le prima fasi dell'atto espiratorio passivo si pu notare come permanga una certa piccola attivit elettrica del muscolo diaframma che ammortizza il ritorno elastico espirativo. MUSCOLI INSPIRATORI SECONDARI : Muscoli intercostali esterni : piccoli muscoli obliqui tesi tra le costole in grado di far ruotare le costole in alto e all'esterno, provocando un'espansione della cassa toracica, entrando in funzione solo durante l'inspirazione forzata, e permettendo di aumentare il volume massimo inspiratorio sino a 4 l MUSCOLI INSPIRATORI ACCESSORI : Muscoli scaleni, deltoidi e SCM : sono piccoli muscoli annessi alla colonna cervicale, in grado di alzare il manubrio sternale facendolo ruotare in avanti, in modo da espandere la cassa toracica, entranti in funzione solo durante gli sforzi fisici intensi, portando il volume massima inspiratorio sino a 6,9 l. MUSCOLI ESPIRATORI : muscoli che tendono ad assecondare la naturale tendenza del ritorno elastico toracopolmonare nel collassamento della cassa toracica, in modo da permettere un ulteriore aumento per la legge di boyle-mariotti della pressione polmonare ad un livello ben superiore alla pressione atmosferica, consentendo un velocissimo flusso in uscita dell'aria polmonare. Processo espiratorio : processo di collassamento e svuotamento alveolare all'interno delle vie respiratorie, normalmente passivo, basato sul ritorno elastico del sistema toracopolmonare, o in caso di espirazione forzata attivamente assecondato dall'attivit dei muscoli espiratori. MUSCOLI ESPIRATORI PRIMARI : Muscolo retto, obliquo e trasverso dell'addome : sono muscoli attivati solamente durante la compressione addominale (per minizone o defecazione e vocalizzazione) o durante l'espirazione forzata in grado di comprimere i visceri addominali a spingere cranialmente il diaframma. MUSCOLI ESPIRATORI SECONDARI ; Muscoli intercostali interni : muscoli attivati solamente durante le estreme espirazioni forzate caratterizzati da un movimento di rotazione inferiore ed allontanamento delle coste che porta ad una diminuzione del volume della cassa toracica. DINAMICA DELL'ATTO RESPIRATORIO : CICLO RESPIRATORIO NORMALE : il sistema respiratorio compie in condizioni di riposo 12 atti respiratori al minuto, caratterizzati ciascuno da una durata media di 5 secondi : 2 secondi per l'inspirazione e 3 secondi per l'espirazione

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VOLUME CORRENTE : volume che ad ogni atto respiratorio viene contenuto dal sistema respiratorio in toto, composto dal volume di aira contenuta negli alveoli e dal volume di aria contenuta nello spazio morto; in condizioni normali ammonta a 0,5L

Volume dello spazio morto : possiede un valore costante pari al 30% del volume corrente, ossia 0,15 L

Aumento del volume corrente per iperventilazione (volontaria) : viene raggiuntro tramite una maggiore espansione della cassa toracica ad opera della messa in moto anche dei muscoli accessori della respirazione.

FLUSSO RESPIRATORIO : Flusso inspiratorio ed espiratorio secondo moto laminare (poseuille) : la velocit attraverso il quale il volume daria corrente passa attraverso le vie respiratorie, per riempire o svuotare i polmoni, che determina la durata dellinspirazione e dellespirazione e quindi del ciclo respiratorio; esso viene condizionato dalla resistenza delle vie respiratorie Raw e dal gradiente pressorio Pr dalla bocca agli alveoli che muove laria; possiede un valore medio normale di 0,25 L/s.

Flusso respiratorio secondo moto tracheo-bronchiale (Rohrer) : siccome il moto dellaria attraverso le vie aeree ha caratteristiche sia turbolente sia laminari allora la dipendenza dalla pressione segue una legge differente con un aumento logaritmico del flusso allaumentare del gradiente pressorio

Coefficiente K1 : dipende dalla densit dellaria e cambia valore a seconda della temperatura e della miscela dei gas respiratori. Resistenza respiratoria Raw : gradiente pressorio necessario al sistema respiratorio per provocare un unit di flusso daria al secondo, inversamente porprorzionalee al raggio despansione bronchiale, aumentante in seguito ad espansione polmonare e direttamente proporzionale alla viscosit dellaria, aumetentante allaumentare della temperatura, con un valore iniziale di 4-6 cmH2O/L/s.

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Gradiente pressorio P : la differenza di pressione tra la bocca e gli alveoli polmonari, che propelle laria nella respirazione, variante solamente tramite la pressione alveolare, essendo la pressione della bocca sempre fissa a quella atmosferica. dove Pb = 1 atm Variazione della presione avoleolare durante latto respiratorio : durante lespansione della cassa toracica, o la sua costrizione forzata, si avr un accorciamento dei muscoli agonisti che perderanno forza e capacit di generare la pressione alveolare iniziale, che, quini, varier nel tempo. Variazione del flusso espiratorio durante lespirazione e linspirazione : il flusso respiratorio sar massimo al massimo volume toracico e sar minimo al minimo volume della cassa toracica. VENTILAZIONE POLMONARE : la quantit di aria che viene assorbita ed espulsa dal sistema respiratorio(polmoni + vie respiratorie) ad ogni minuto ed direttamente prorporzionale al volume respiratorio corrente VT ed al flusso respiratorio (quindi inversamente proporzionale alla durata dellatto respiratorio); il suo valore in condizioni di riposo 6L/min

Aumento della ventilazione polmonare in condizioni di respirazione forzata :in determinate consizioni di respirazione forzata pu aumentare a valori prossimi a 150-160L/min tramite due tipologie di modifiche. Aumento della VT : tramite un aumento della profondit dinspirazione generato dallattivazine di pi muscoli respiratori. Diminuzione del tempo del ciclo respiratorio : mediante un aumento del flusso respiratorio per aumento della pressione alveolare e quindi del gradiente pressorio.

Ventilazione dello spazio morto : volume di aria che ad ogni minuto staziona allinterno dello spazio morto, ammontante in media a 1,8L/min Ventilazione alveolare : volume di aria che ad ogni minuto staziona allinterno dei capillari, ammntante in media a 4,2L/min VALORI STANDARD E TECNICHE SPIROMETRICHE DI MISURAZIONE CARATTERISTICHE SPIROMETRICHE : informazioni raccolte monitorando con un o spirometro i volumi, le pressioni ed i flussi dei gas respiratori uscenti ed entranti nel sistema respiratorio di un paziente chiedendogli di eseguire una prima serie di respiri tranquilli, seguiti da una massima inspirazione e da una successiva massima espirazione; in questo caso si suppone sempre lo stato ATPS di misurazione (T ambientale, pressione atmosferica, e aria satura di vapor acqueo) Volume di riserva inspiratoria : volume di aria inspirata tra la fine di un'inspirazione tranquilla e la fine di un'inspirazione massimale; la quantit che il soggetto pu ancora aspirare la pi alto volume polmonare tranquillo in caso di sforzo massimale. Valore medio : 2,5 litri Volume di riserva espiratoria : volume di aria espirata tra la fine di un'espirazione tranquilla e la fine di un'espirazione massimale ossia alla capacit funzionale residua, la quantit di volume d'aria che il soggetto pu ancora espirare dal minimo valore tranquillo di volume polmonare in caso di sforzo massimale; esso corrisponde al 40% della capacit vitale totale, cio al punto di minima pressione alveolare - punto di equilibrio elastico del sistema respiratorio Valore medio : 1-1,5 litri

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Capacit inspiratoria : volume d'aria inspirata tra la fine di una espirazione tranquilla e la fine di un'inspirazione massimale; pu essere considerata come la somma del volume corrente con il volume di riserva inspiratoria. Capacit vitale : la massima escursione volumetrica che pu compiere il sistema respiratorio di un soggetto con un solo atto massimale. Valore medio : 4,5-5 litri Capacit funzionale residua : il volume che permane nel polmone alla fine di un'espirazione tranquilla; pu corrispondere alla somma tra volume di riserva respiratoria e volume residuo. Volume residuo : volume di aria non espirabile da parte del polmone, che permane all'interno del sistema respiratorio dopo un'espirazione massimale, avente il ruolo di tamponare differenze tra pressioni parziali di ossigeno e di anidride carbonica tra aria alveolare e aria inspirata. Misurazione del volume residuo con diluizione dell'elio : metodo basato sulla diluizione di un certo numero di equivalenti di elio contenuti in una camera a volume noto, tramite aumento del volume totale del sistema per l'aggiunta di una nuova camera vuota - la capacit funzionale residua del polmone - collegata alla prima per mezzo di un tubo spirometrico; per poi calcolare il volume aggiunto tramite valutazione della variazione di concentrazione di elio nel sistema.

Infatti : se prima avevo una certa concentrazione di elio, e adesso ne ho un'altra (sapendo che gli equivalenti di elio sono sempre gli stessi) posso valutarmi il volume che li ha diluiti. 1. Chiedo al paziente di fare un'espirazione normale in modo da ottenere la capacit funzionale residua. 2. Chiedo al paziente di reiniziare la nuova inspirazione nel boccaglio della camera chiusa, a volume noto V1, con una concentrazione C1 di elio. 3. Ad ogni inspirazione fornisco una concentrazione ottimale di ossigeno puro e ad ogni espirazione rimuovo l'anidride carbonica generata. 4. Dopo un po di respiri, quando l'elio si diffonde a tutto il volume polmonare allora stoppo e misuro la concentrazione C2 di elio rimasta nella mia camera. Capacit polmonare totale : la quantit totale di aria che il sistema pu contenere per intero, ossia la somma della capacit vitale con il volume residuo. Valore medio : 5,5-6 litri MISURE DEL FLUSSO ESPIRATORIO : estremamente predittivo per la resistenza del sistema respiratorio nella conduzione di un flusso d'aria e per la funzionalit dei muscoli respiratori; permette quindi di designare uno stato generale di salute del sistema respiratorio. FEV o VEMS o capacit vitale forzata : una curva volume espirato/tempo che mi esprime la capacit di espellere il massimo volume polmonare - capacit vitale - nel minimo tempo possibile, caratterizzata da una curva di variazione del volume rispetto al tempo. Come si misura : prima si deve lasciare il soggetto a fare due respiri normali, dopo di che gli si chiede di espelle il massimo volume possibile di aria nel minor tempo possibile.

FEV-1 : il massimo volume espulso dal sistema respiratorio entro un secondo dall'inizio dell'espirazione; ed in media ammonta all'80% della capacit vitale. MEV 25-75 : volume medio espirato dalla espirazione forzata della capacit vitale tra il 25% ed il 75% della capacit vitale; da una buona valutazione della capacit vitale dinamica.

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Flusso espiratorio caratteristico della FEV (moto laminare): il flusso attraverso il quale un individuo riesce ad espellere la sua capacit vitale nel minor tempo possibile, tendente a diminuire asintoticamente all'approssimarsi della capacit funzionale residua poich, essendo un flusso d'aria passante per le vie aeree la sua intensit segue la legge di Poseuille : direttamente proporzionale alla pressione alveolare, che diminuisce durante l'espirazione per indebolimento da accorciamento dei muscoli espiratori, ed inversamente porprorzionale alla resistenza delle vie aeree, che aumenta durante l'espirazione per occlusione progressiva del lume delle vie respiratorie. Come si misura : si misura dall'inclinazione della tangente alla curva volume tempo in un determinato dT della misurazione.

PEF : picco di massimo flusso espiratorio durante la capacit vitale forzata, raggiunto in un periodo diverso da zero per via dell'inerzia della sistema respiratorio e della colonna d'aria al suo interno; questo valore dipende dalla conformazione e dallo stato fisiologico dei polmoni del paziente essendo, in questo stato, le vie respiratorie alla massima loro espansione, e quindi, alla minima loro resistenza.

MISURE DELLA RESISTENZA ESPIRATORIA Misurazione della resistenza totale per espirazione tranquilla : il riempimento delle cavit polmonari con un volume di aria corrispondente alla capacit vitale - circa 1L - e il rilascio dell'occlusione del boccaglio per monitorare la variazione del flusso ai diversi volumi polmonari mi da la possibilit di valutare la resistenza massima delle vie respiratorie (secondo il moto laminare) e la variazione della resistenza del sistema durante la sua variazione di volume (secondo il moto tracheo-bronchiale)

Resistenza minima totale alla respiratorie tramite equazione di poiseuille : la resistenza delle vie respiratorie pienamente espanse di 4-6 cmH2O/L/s e viene misurata attraverso il riempimento dei polmoni con un determinato volume di aria, misurandone la pressione elastica alveolare ed il loro svuotamento per ritorno elastico, misurandone il flusso istantaneo uscente alla loro massima espansione.

Variazione dinamica della resistenza totale alla respirazione - equaizone di Rohrer : sa riempie un sistema respiratorio della sua capacit vitale, dopo di che lo si fa sgonfiare a piccoli gradini, occludendo e rilasciando pi volte il boccaglio, in questo modo si misura mano a mano il flusso espirato la pressione che lo ha generato (ovvero la pressione subito prima al rilasciamento del boccaglio) andando sucessovamente a valutare la resistenza per ogni gradino di volume polmonare. Curva flusso-pressione secondo l'equazione di Rohrer : la variazione della resistenza data dalla variazione del coefficiente angolare del grafico; in questa misurazione possibile notare come la resistenza segua una funzione logaritmica aumentando progressivamente all'aumentare del flusso respiratorio ed al diminuire del volume del sistema respiratorio stesso, sino a giungere ad un asintoto presso il flusso massimo di espulsione di aria dai polmoni.

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FORZE DETERMINANTI LA PRESSIONE ALVEOLARE PRESSIONE ALVEOLARE FINALE : la pressione aveolare finale, ovvero la endenza a sviluppare un gradiente pressorio di spinta dell'aria, determinata da due fattori : la forza di ritorno elastico del sistema respiratorio (cassa toracica inclusa) e le forze di tensione dei muscoli respiratori. FORZE DI RITORNO ELASTICO : determinano la pressione alveolare ad un determinato volume polmonare a muscoli respiratori rilassati e non stimolati, e viene determinata dal ritorno elastico polmonare e della cassa toracica.

Utilit in clinica : permettono di monitorare lo sforzo che i muscoli inspiratori devono compiere per dilatare il polmone, e quindi lo sforzo respiratorio.

Ritorno elastico del polmone : il polmone tende costantemente a collassare, avendo un volume di equilibrio elastico pari a 0', esercitando una pressione positiva crescente all'aumentare del volume alveolare. Come si misura : a polmone paralizzato, per paralisi flaccida dei muscoli respiratori, il polmone viene gonfiato con volumi via via crescenti di aria, misurando dopo ogni riempimento il volume stazionario raggiunto dal sistema polmonare. Ritorno elastico della cassa toracica : avendo un volume di equilibrio elastico (a potenziale elastico 0) pari al 55% delle capacit vitale del soggetto esso, esercita una pressione positiva a volumi oltre il 55% della VC, ed una pressione negativa a volumi minori di 55% della VC GRAFICO PRESSIONE-VOLUME : curva sigmoide che mi misura la variazione di volume polmonare rispetto alla variazione di pressione dello alveolare, ottenuta insufflando aria, per la misurazione delle pressioni alveolari positive oltre alla capacit funzionale residua, o aspirando aria, per la misurazione delle pressioni alveolari negative per volumi minori della capacit funzionale residua, nel polmone a muscoli respiratori rilassati, che mi consente di calcolare la variazione della compliance rispetto alla variazione del volume alveolare come variazione dell'inclinazione della funzione rispetto alla pressione, o come la variazione della velocit di variazione del volume, rispetto alla pressione.

Punto di flesso verso la capacit funzionale residua (volume 40%): il volume polmonare varia molto di pi a variazioni vicine al volume di equilibrio elastico del polmone, ovvero, la compliance maggiore a volumi vicini al quello del 40% della VC, ovvero, con la medesima pressione ottengo un maggior volume.

Compliance dell'intero sistema respiratorio - Ctot : volume che il polmone (NEL TORACE) deve avere per esercitare 1 cmH2O di pressione o negativa sugli alveoli ovvero, la velocit di aumento del volume in relazione all'aumento unitario della pressione alveolare; essa il risultato della somma delle pressioni da ritorno elastico polmonare - Pl - e da ritorno elastico della cassa toracica - Pcw - sviluppandosi come una funzione sigmoide con valore massimo di 100 ml/cmH2O attorno al volume di equilibrio elastico del sistema destinato a diminuire con l'aumento e la diminuzione del volume dal valore di equilibrio. Calcolo della compliance : direttamente proporzionale alle compliance del polmone pi la compliance del torace.

Volume di pressione alveolare 0 o equilibrio elastico del sistema : corrisponde alla capacit funzionale residua - 40% della capacit vitale - ovvero alla somma del volume di riserva espiratorio con il volume residuo polmonare, alla quale la pressione positiva da collassamento polmonare bilancia la pressione negativa di espansione della cassa toracica generando una pressione netta alveolare uguale a quella ambientale (pressione relativa 0 mmHg)

Infatti : per gonfiare di 1 litro il polmone a condizioni di equilibrio impiego una differenza pressoria maggiore di quella per gonfiare il polmone ai 1 litro a volumi maggiorati.

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Utilit clinica della compliance : mi permette di prevedere la pressione, ossia lo sforzo, che i muscoli inspiratori devono esercitare per gonfiare il polmone ad un determinato volume.

Pressione per raggiungere il volume corrente VT : per gonfiare il polmone di 0,5 L necessito di una pressione negativa di 5 mmHg ossia :

SEPARAZIONE DELLE COMPONENTI ELASTICHE POLMONARI E DEL TORACE : la pressione elastica netta effettuata dal sistema respiratorio ad un determinato volume di riempimano - pressione alveolare elastica netta - sar uguale alla somma del ritorno elastico della cassa toracica e del ritorno elastico del polmone a quel determinato volume.

Interposizione dello spazio pleurico nella separazione delle pressioni : la cavit pleurica, possedendo un volume costante, permette il collegamento pressorio diretto tra forza elastica del torace e forza elastica del polmone, infatti, la forza elastica de torace determina la pressione pleurica e la pressione pleurica determina, assieme alla pressione elastica del polmone, la pressione alveolare effettiva.

Pressione elastica del polmone - Pl : immaginando il sistema alveolo-parete polmonare-pleura come un sistema isolato, la pressione netta che la forza elastica del polmone imprime sugli alveoli, pari alla pressione degli alveoli meno l'influenza pressoria della pleura.

Pressione elastica del torace - Pw : immaginando il sistema parete-pleura-atmosfera come un sistema isolato, la pressione netta che il torace imprime sulla cavit della pleura, quindi pari alla pressione della cavit pleurica meno l'influenza pressoria dell'ambiente esterno

Abbassamento della pressione pleurica durante la funzionalit respiratoria : quando la pressione pleurica si abbassa, vuol dire che o i muscoli toracici o l'elasticit toracica va a controbilanciare la pressione elastica del polmone facendolo espandere o, al minimo, mantenendolo espanso. Determinazione delle curve pressione-volume delle pressioni elastiche polmonari e toraciche : con la misurazione della variazione della pressione pleurica, tramite tecnica del palloncino esofageo di Milic-Emili, rispetto alla variazione del volume polmonare, io posso misurare la variazione della pressione elastica netta polmonare e della pressione elastica netta toracica in modo separato al variare del volume polmonare.

Curva pressione-volume della cassa toracica : un graficoesponenziale translato sulla sinistra rispetto a quello del polmone, e presenta un incrocio con l'asse di pressione 0 - punto di equilibrio elastico della cassa toracica -

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solamente al 55%-60% della VC, quindi a volumi maggiori del punto di equilibrio elastico del sistema respiratorio 40 %.

Compliance delle pareti elastiche separate : possiedono una compliance doppia ed un'elasticit doppia rispetto al valore totale del sistema respiratorio.

Valore della pressione toracica al volume di equilibrio elastico del sistema pespiratorio - CFR 40% : siccome ben al di sotto del volume di equilibrio elastico della cassa toracica la pressione generata sugli alveoli sar negativa e uguale a quella del polmone.

Compliance della cassa toracica : presenta un valore variabile al variare del volume polmonare, con un picco massimo di 200ml/cmH2O presso il volume massimo del polmone - CV - che decresce alla diminuzione del volume polmonare.

Curva pressione-volume del polmone : un grafico logaritmico translato sulla destra rispetto a quello del polmone, che tende ad incrociare l'asse della pressione 0 al tendere del volume polmonare a 0 (quindi qualsiasi sia il suo volume possiede una pressione generata). Valore della pressione elastica polmonare a volume di equilibrio elastico del sistema respiratorio - CFR 40% : siccome ben al di sopra del volume di equilibrio del polmone la sua pressione sar positiva e uguale a quella della cassa toracica.

Compliance del polmone : presenta un valore variabile al variare del volume polmonare, con un picco massimo di 200ml/cmH2O presso il volume minimo del polmone, che decresce all'aumentare del volume del polmone.

SURFACTANTE NELLA MODIFICA DELLA COMPLIANCE POLMONARE : il Surfactante, una soluzione lipidica composta in maggioranza da dipalmitoil lecitina e secreta dagli pneumociti di II tipo negli alveoli polmonari, permette di ridurre la pressione necessaria a vincere la tensione superficiale nell'espansione polmonare, innalzando la compliance polmonare, e di stabilizzare gli alveoli alla medesima grandezza. Riduzione della tensione superficiale dell'espansione polmonare : avendo gli alveoli polmonari una grandissima superficie di contatto con l'aria, ed essendo tale superficie ricoperta da un sottile velo di acqua, la forza di tensione superficiale che l'acqua esercita su ogni alveolo, tendente al collassamento degli alveoli stessi, non permetterebbe una pressione di espansione compatibile con la vita; la presenza di un tensioattivo di superficie, quindi, consente di ridurre la tensione superficiale sino al normale valore di 1/3 dello sforzo inspirativo. Stabilizzazione del volume alveolare : siccome la pressione di un alveolo, per la legge di Laplace, aumenta al diminuire del diametro alveolare, nel polmone senza surfactante si avrebbe uno svuotamento degli alveoli pi piccoli ed il riempimento di pochi e grandi alveoli; tuttavia, essendo presente nell'alveolo sempre la stessa quantit di surfactante indipendentemente dalle sue dimensioni allora al variare del diametro alveolare varia anche la concentrazione di surfactante, essendo cos :

Maggiore negli alveoli piccoli : permettendo una minore pressione di quella prevista dalla legge di Laplace Minore negli alveoli grandi : permettendo una maggiore pressione di que3lla prevista dalla legge di Laplace

Isteresi polmonare : per gonfiare un polmone si necessita di una variazione di pressione maggiore della variazione di pressione nel suo clllassamentio del polmone, vi quindi una modifica della risposta elastica alla variazione di volume a seconda del verso della variazione del volume; questo dovuto principalmente alla perdita di elasticit delle fibre polmonari.

Per gonfiare un polmone dovr impegare pi forza di quella che ottengo dal suo rilassamento

FORZA NETTA DI TENSIONE DEI MUSCOLI RESPIRATORI : la pressione massima generata dai soli muscoli inspiratori o espiratori sugli spazi alveolari a determinati volumi polmonari di partenza, escludendo matematicamente le

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pressioni generate dalle forze elastiche toracopolmonari, che ha la caratteristica di variare in funzione dei volumi di riempimento polmonare.

Valenza clinica : in seguito a particolari patologie respiratorie la forza massima che i miei muscoli possono generare varia considerevolmente, questo metodo mi permette di valutarne la variazione.

Pressione generata dai muscoli inspiratori - Pmus sinistra : siccome i muscoli inspiratori vengono tesi dalla diminuzione del volume polmonare, e sono muscoli striati, per la legge della forza-lunghezza tali muscoli esercitano una pressione negativa crescente sull'alveolo al diminuire del volume polmonare o diminuiscono la propria pressione all'aumentare del volume polmonare, con un valore massimo di oltre -100 cmH2O presso il volume residuo - VR Pressione generata dai muscoli espiratori - Pmus destra: siccome i muscoli espiratori vengono tesi dall'aumento del volume polmonare, e sono muscoli striati, allora per la legge della forza-lunghezza tali muscoli esercitano una pressione positiva crescente sull'alveolo al crescere del volume polmonare o diminuiscono la propria pressione al diminuire del volume polmonare, con un valore massimo di 150 cmH2O presso il volume della capacit vitale - VC

Calcolo della curva di forza netta dei muscoli respiratori : si chiude la valvola del boccaglio del soggetto, e gli si chiede di attuare una serie di sforzi inspirativi massimali a volumi polmonari crescenti, segnando la variazione della pressione tracheale risultante ad ogni volume polmonare; in egual modo, si chiede al soggetto di attuare una serie di sforzi espirativi massimali a volume polmonari decrescenti, segnando la variazione della pressione tracheale risultante ad ogni volume polmonare; fatto ci ai valori di pressione tracheale risultante delle serie inspiratorie ed espiratorie, vi si sottrae il valore noto di pressione elastica a quel determinato volume; in questo modo si ottengono 2 curve che mostrano la variazione della pressione netta muscolare inspiratoria rispetto al volume polmonare, e la variazione della pressione netta muscolare espiratoria rispetto al volume polmonare. METODO UNIFICATO PER IL CALCOLO DELLA COMPLIANCE POLMONARE E DELLE RESISTENZE TOTALI DEL SISTEMA RESPIRATORIO : PROCEDIMENTO PRINCIPALE : a muscoli respiratori anestetizzati si immette un flusso costante di aria dentro la trachea per gonfiare i polmoni con un volume noto, dopo di che si stoppa l'immissione di aria osservando le variazioni di pressione ed lo stato volumetrico-pressorio stabilizzato finale del sistema repiratorio.

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Misurazione della resistenza delle vie respiratorie Raw dal primo picco pressorio : appena si stoppa l'isuflazione si sviluppa una caduta istantanea di pressione tracheale P1 dalla pressione di riempimento Ptr-max alla pressione di riposo Ptr-i a polmoni riempiti; questa differenza pressoria equivale alla pressione che necessita il flusso d'aria per raggiungere gli alveoli polmonari, quindi posso utilizzarla per calcolarmi la resistenza delle vie aeree :

Misurazione della stress relaxation : dopo un breve periodo dal picco P1, la pressione tracheale comincia a scendere lentamente lungo una scaletta sinusoidale, creata dall'attivit della pompa cardiaca, sino alla pressione stabile di ritorno elastico del polmone - Priemp - formando una seconda variazione di pressione pi lenta della prima P2 che posso utilizzare in relazione al volume che la crea per calcolarmi la stress relaxation.

Stress relaxation : pressione necessaria al flusso insuflativo per vincere le resistenze viscose nell'espansione del polmone al fine di mantenere il medesimo flusso di riempimento.

Misurazione della resistenza totale del sistema respiratorio al suo riempimento : la resistenza che si oppone a qualsiasi flusso insuflativo in ingresso nel polmone, ed uguale alla somma delle resistenza delle vie respiratorie Raw e della resistenza da strass-relaxation.

Misurazione della compliance del sistema respiratorio ad un certo volume : appena il sistema raggiunge la pressione di equilibrio in riempimento - P3 - rispetto a quella atmosferica, considerando il volume d'aria contenuto all'interno dello stesso polmone, si pu calcolare la compliance del sistema respiratorio per quel determinato volume.

RIASSUNTO DEI FATTORI DETERMINANO LA RESISTENZA TOTALE RESPIRATORIA : il gradiente di pressione transpolmonare necessario al movimento di un certo flusso di aria attraverso il sistema respiratorio determinato dalla somma della resistenza tracho-brochiale del movimento dell'aria nelle vie aeree, della resistenza all'espansione della cassa toracica, della resistenza all'espansione del polmone. RESISTENZA ALL'ESPANSIONE DEL POLMONE : questa resistenza una somma della pressione necessaria a vincere le forze elastiche del polmone - 2/3 della resistenza polmonare - e della pressione necessaria a vincere la tensione

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superficiale degli alveoli polmonari - 1/3 della resistenza polmonare, si pu interpretare come il reciproco della compliance polmonare. Forma del grafico pressione-flusso : questa resistenza pressoch costante istituendo una reazione lineare pressione-flusso RESISTENZA ALL'ESPANSIONE DEL TORACE : questa resistenza la pressione necessaria ad vincere la resistenza elastica del torace in modo da espandere la cassa toracica; si pu interpretare come il reciproco della compliance toracica. Forma del grafico pressione-flusso : questa resistenza costante per la perfetta relazione elastica dilatazioneresistenza RESISTENZA AL MOVIMENTO DELL'ARIA NELLE VIE AEREE : resistenza totale del sistema respiratorio determinata dalla legge del flusso tracheo-bronchiale all'interno delle vie aeree (unendo K1 e Raw in un unico coefficiente) e dalla resistenza da stress relaxation durante l'inspirazione, rappresentante la pressione donata al flusso d'aria poich possa entrare-uscire dagli alveoli polmonari

Aumenta all'aumentare della velocit di flusso, per aumento della turbolenza dello stesso aggiungendo una componente K1V^2 alla legge di poseuill Aumenta all'aumentare della viscosit e della densit dei gas respiratori Aumenta al ridursi del volume toracico per collasso delle vie aeree.

Forma del grafico pressione-flusso : questa resistenza segue una forma logaritmica tendendo ad aumentare sempre di pi all'aumento del flusso sino a raggiungere un asintoto verticale verso la velocit di flusso fisico massimo del sistema. Forma del grafico flusso-volume : questa resistenza aumenta al diminuire dell'espansione polmonare andando a far diminuire il flusso all'aumentare dell'espansione polmonare per via del collasso delle vie respiratorie. Fattori che aumentano la resistenza delle vie aeree :

Respirazione attraverso le narici ed i turbinati nasali : anche in condizioni normali per avere il medesimo flusso respiratorio dovr aumentare i gradienti pressori. Effetti broncocostrittori : diminuiscono il raggio delle vie respiratorie Collasso polmonare : diminuisce il raggio delle vie aeree per diminuzione della forza elastica che le teneva pervie Iperventilazione : un aumento del flusso respiratorio causa un aumento della resistenza che vi si oppone

Fattori che diminuiscono la resistenza delle vie aeree :


Respirazione attraverso la bocca Effetti broncodilatatori Espansione polmonare Ipoventilazione

ANALISI DEL LAVORO RESPIRATORIO RESPIRAZIONE E VARIAZIONI DI PRESSIONE : PRESSIONI POLMONARI ALLA CFR : al 60 % della capacit vitale del polmone si ha che la forza transpolmonare di compressione degli alveoli, generata dal ritorno elastico dei polmoni (che tendono a collassare sino a CFR 0%) va bilanciare perferttamente la forza transtoracica di dilatazione degli alveoli, generata dal espansione elastica della cassa toracica; la pressione alveolare sar pari a 0 Pressione pleurica : nello stato di CFR a equilibro elastico si ha una pressione pleurica subatmosferica di -5mmHg.

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Pressione elastica transpolmonare : per evitare lespansione degli alveoli essa deve essere tale da contrastare totalmente la pressione negativa pleurica 5 mmHg Pressione elastica transtoracica : per non essere in grado di espandere gli alveoli deve contrastare completamente la pressione negativa pleurica - -5mmHg

VARIAZIONE DI PRESSIONE E VOLUME DURANTE LA RESPIRAZIONE : PRESSIONE INTRAPLEURICA : la variazione di pressione intrapleurica dai -5 mmHg di partenza, in CFR, sino agli -8 mmHg allarrivo del Vt (circa 0,5l) segue una curva composta da due componenti : pressione elastica transpolmonare e la pressione resistiva Pressione elastica del polmone : la curva riempimento polmonare-pressione che seguirebbe la pleura se, in condizioni statiche, i muscoli respiratori dovessero contrastare solamente il ritorno elastico del polmone; calcolando, infatti, le vie aeree con resistenza nulla. Pressione che i muscoli inspiratori devono fare per far espandere la parete degli alveoli polonari ossia, per vincere la pressione transpolmonare

Curva della pressione elastica del polmone in inspirazione : la pressione pleurica diminuisce in modo quasi lineare per via del lento aumento della forza elastica del ritorno del polmone, opposta alla forza espansiva dei muscoli inspiratori, presenta una leggera curvatura parabolica allaumentare del volume polmonare per via delleffetto di Laplace (che riduce la forza opposta dal polmone allaumentare del suo volume) e per via della diminuzione della forza contrattiva dei muscoli respiratori allaumentare del loro accorciamento. Pressione resistiva polmonare : la curva riempimento polmonare-pressione pleurica che esegue la pressione pleurica nel sistema dinamico di scorrimento dei fluidi nelle vie respiratorie; ovvero, la pressione che i muscoli respiratori devono imporre per ottenere un flusso di aria negli alveoli vincendo la resistenza delle vie aeree. Extrapressione che i muscoli respiratori devono fare per consentire un flusso di un fluido qualsiasi allinterno dellalveolo vincendo le resistenze delle vie respiratorie.

Curva della pressione resistiva del polmone in inspirazione : 1. Inizialmente la velocit di diminuzione della pressione pleurica supera quella della semplice resistenza elastica polmonare, questo perch la pressione negativa generata dai muscoli espande lalveolo, per il valore di resistenza Raw, non consente un flusso daria in grado di pareggiare laumento di volume, andando ad aumentare la pressione negativa alveolare netta (aggiungendoci negativit) sino a di -0,6/0,7 mmHg, che si sommano alla pressione pleurica. Volume polmonare : il volume polmonare aumenta velocemente gi quasi a 0,25 L Flusso alveolare : in aumento lento ma ha ancora il minimo valore possibile Pressione alveolare : in diminuzione veloce con un valore di -0,6/0,7 mmHg 2. Nel mezzo dellinspirazione la velocit di diminuzione della pressione pleurica uguaglia quella della semplice resistenza elastica del polmone, poich la pressione negativa generata nellalveolo, di 1 mmHg, in grado di generare un flusso di aria in ingresso, per la resistenza Raw, tale da eguagliare la variazione di volume dellalveolo indotta dai muscoli inspiratori; quindi, la pressione alveolare rimane stabile a -1mmHg, mentre, la pressione negativa imposta dallelasticit del polmone fa diminuire linearmente la pressione pleurica. Pressione pleurica effettiva : la pressione pleurica effettiva nel momento di stabilizzazione della minima pressione alveolare, sempre maggiore (in negativit) della pressione generata dal ritorno elastico del polmone; questo perch la pressione negativa dellalveolo negativizza maggiormente la pressione della pleura. Volume polmonare : aumenta velocemente ad un valore di 0,35 L Flusso alveolare : aumenta lentamente ad il valore massimo

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Pressione alveolare : viene stabilizzata al suo valore massimo di -1mmHg 3. Al finire dellinspirazione la velocit di diminuzione della pressione pleurica diventa minore di quella della semplice resistenza elastica del polmone, poich la lespansione polmonare diminuisce la resistenza Raw delle vie aeree, consentendo u n flusso in ingresso a parit di pressione negativa molto maggiore dellespansione volumetrica dellalveolo (mentre prima la pareggiava solamente) consentendo un abbassamento della pressione alveolare sempre pi veloce, per diminuzione della resistenza delle vie aeree, sino a raggiungere una pressione atmosferica ad espansione terminata, e cio, lasciando a determinare la pressione negativa della pleura solamente il ritorno elastico del polmone. Volume polmonare : aumenta lentamente sino al valore funale di 0,5 L Flusso alveolare : diminuisce lentamente sino al suo valore 0 Pressione alveolare : diminuisce lentamente sino al suo valore 0 Imp : la pressione resistiva del polmone diminuisce durante linnalzamento del volume polmonare poich la resistenza stessa che diminuisce durante lespansione delle vie aeree, consentendo un flusso che supera lespansione volumetrica al secondo dellalveolo stesso Curva della pressione resistiva del polmone in espirazione : 1. Inizialmente la velocit di aumento della pressione pleurica diventa maggiore di quella data dalla semplice diminuzione del ritorno elastico del polmone contro la resistenza della tensione dei muscoli inspiratori, poich, anche se la Raw abbastanza ridotta (a polmoni espansi) deve essere vinta la pressione resistiva per consentire il flusso in uscita e linerzia locomotiva della colonna daria che riempiva le vie aeree , consentendo un flusso duscita dagli alveoli molto minore rispetto alla loro diminuzione pressoria, accumulando dentro gli alveoli una pressione positiva, di 0,6/0,7 mmHg, che si somma alla pressione negativa di resistenza (o frenaggio) elastica della tensione residua dei muscoli inspiratori, riducendo la negativit della pressione pleurica a -7 mmHg Volume polmonare : diminuisce lentamente sino al volume di 0,3 L Flusso alveolare : aumenta lentamente sino al valore massimo Pressione alveolare : aumenta velocemente sino al valore di 0,6-0,7 mmHg 2. Nel mezzo dellespirazione la velocit di aumento della pressione pleurica uguaglia quella data dalla semplice diminuzione del ritorno elastico del polmone contro la resistenza della tensione dei muscoli inspiratori; poich, linerzia del fluido gi stata vinta ( gi in movimento), mentre laumento della Raw e consente un rallentamento del flusso in uscita dagli alveoli, consentendo un aumento della pressione alveolare sino a 1 mmHg, al quale il flusso di aria in uscita si stabilizza come uguale alla velocit di collasso volumetrico dellalveolo, stabilizzando la pressione dellalveolo a 1mmHg lasciando alla sola variazione della pressione resistiva elastica negativa dei muscoli inspiratori (che sta diminuendo) laumento della pressione pleurica a 6 mmHg Volume polmonare : diminuisce velocemente sino al volume di 0,1 L Flusso alveolare : rimane stazionario presso il suo massimo Pressione alveolare : rimane stazionare presso il suo massimo di 1 mmHg 3. Alla fine dellespirazione la velocit aumento della pressione pleurica diminuisce rispetto a quella del semplice collasso del polmone contro al collasso non contenuto del torace; tuttavia, anche se per collasso del polmone va ad aumentare la Raw, la minore forza compressiva del torace causa una velocit di collasso dellalveolo molto minore rispetto al flusso uscente da esso; si ha quindi una caduta pressoria alveolare a 0 mmHg, con lo svuotamento dello stesso, ed una pressione pleurica data solamente dal rapporto tra ritorno elastico del polmone (quasi costante) e quello esterno della cassa toracica 5mmHg. Volume polmonare : diminuisce lentamente sino al volume 0,0 L Flusso alveolare : diminuisce lentamente sino al suo valore 0 Pressione alveolare : diminuisce velocemente sino al suo valore 0

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Imp : durante tutto il periodo di collasso della cassa toracica, la negativit costante della pressione pleurica data dalla costante e pi veloce tendenza del polmone al collasso; mentre laumento della pressione pleurica sta nella lenta minore forza di collasso del polmone nei confronti di unancora pi minore tendenza al collasso della cassa toracica; a sua volta frenata dalla tensione rsidua dei muscoli inspiratori. Pressione sostenuta dai muscoli respiratori : pressione che devono garantire i muscoli per attuare una respirazione, pari alla somma della pressione elastica del tessuto polmonare pressione trasnpolmonare e della pressione resistiva delle vie aeree che si oppongono alla prima pressione resistiva; dipender direttamente dalla resistenza R, dal flusso F e dal volume V, mentre dipender inversamente dalla compliance del sistema respiratorio C.

Imp : per il calcolo della pressione resistiva abbiamo semplificato il diagramma flusso/pressione, ponendo la resistenza come dipendente dalla legge lineare di Poseuille, ma non da quella di Rohrer

Considerazioni sul grafico: Un soggetto con compliance ridotta (per es. fibrosi), avr bisogno di una pressione elastica aumentata, a parit di volume introdotto. Un soggetto con una resistenza delle vie aeree aumentata (per es. COPD o asma) avr bisogno di una pressione resistiva pi alta, a parit di flusso in ingresso. Un soggetto con iperventilazione in condizioni fisiologiche ha compliance e resistenza normali, mentre aumentato il volume e i flussi. In tal modo aumentano sia la componente elastica che quella resistiva, che devono essere bilanciate dalla contrazione dei muscoli inspiratori.

Domanda: I flussi non diminuiscono sia in fibrosi che in COPD? Risposta: S, corretto. Quello che dice lei fa riferimento a quello che si osserva nella curva di capacit vitale forzata. L si misura la massima capacit di flusso che si pu produrre. Lelemento chiave qui laumento della resistenza. Se la resistenza aumenta, i muscoli devono produrre pi pressione per mantenere lo stesso flusso. Altrimenti in presenza di un aumento della resistenza si ha una riduzione del flusso, anche nel respiro a riposo.

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VARIAZIONE DI PRESSIONE PLEURICA E LAVORO RESPIRATORIO : LAVORO MECCANICO DEI MUSCOLI RESPIRATORI : carico di lavoro sostenuto dai muscoli respiratori al fine di far variare ciclicamente il volume dei polmoni, con una curva di inspirazione ed una curva di espirazione, composto dal lavoro per superare la resistenza elastica, dal lavoro per superare la resistenza della compliance ed il lavoro per superare la resistenza dei tessuti; questo parametro variato dalla compliance, dal volume, dal flusso e dalla resistenza dellapparato respiratorio.

Utilit clinica del parametro del lavoro meccanico resporatorio : siccome mi descrive al meglio lo sforzo energetico che devono compiere i muscoli respiratori, il parametro meccanico che meglio descrive il rischio di insufficienza dei muscoli stessi, in caso di carico troppo elevato rispetto alla forza imprimibile dai muscoli. NOTA MEDICA ! Insufficienza respiratoria scompensata Stato di aumentato carico respiratorio in confronto al massimo lavoro non faticoso eseguibile dai muscoli respiratori, che pu far nascere un processo di condizionamento delle performance respiratorie dei muscoli stessi fatica portante alla lunga allincapacit di raggiungere una ventilazione polmonare compatibile con la vita. LAVORO IN RELAZIONE ALLA PRESSIONE PLEURICA : siccome la pressione pleurica riassume in se stessa tutte le pressioni che si oppongono alla pressione dei muscoli respiratori pressione resistiva, pressione elastica e pressione compliante allora la variazione della pressione pleurica durante la variazione del volume mi da il lavoro del ciclo respiratorio. Grafico pressione pleurica/volume : questo grafico mi permette di visualizzarmi le varie rette di variazione volume/pressione secondo le varie resistenze che si oppongono al cambiamento di volume del polmone, sopra le quali sotteso il lavoro necessario per compiere tale variazione. Lavoro della compliance (area nero scuro) : questo il lavoro che compiono i muscoli respiratori (in questo caso inspiratori) per vincere la resistenza elastica del sistema; come per la legge dellenergia elastica essa linearmente ma direttamente proporzionale al volume, formando la maggiore fetta di lavoro.

Aumenta allaumentare della compliance Aumenta allaumentare del volume Lavoro dellelasticit dei tessuti (area bianca) : questo il lavoro che compiono i muscoli respiratori (in questo caso inspiratori) per vincere la resistenza viscosa ed elastica dei tessuti attorno e dentro il sistema respiratorio e spostarli dalla loro posizione; la sua intensit segue un grafico lievemente esponenziale, ma tuttavia inversamente proporzionale al volume. Lavoro della resistenza delle vie aeree (area grigia) : questo p il lavoro che compiono i muscoli respiratori (in questo caso inspiratori) per garantire un flusso attraverso il canale respiratorio; la sua intensit segue un andamento esponenziale, ed diminuisce allaumentare del volume polmonare.

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Considerazioni sul grafico: I. Un soggetto a compliance ridotta la retta pressione-volume sar spostata verso il basso a destra poich si avr bisogno di abbassare ulteriormente la pressione, a parit di volume, e di conseguenza il lavoro elastico sar aumentato.

II. Un soggetto che lavora ad elevato volume ( per esempio se fosse di un litro invece che di mezzo litro) dovrebbe sviluppare una maggiore energia per contrastare il ritorno pressorio del sistema respiratorio. III. Se invece dovessimo avere un aumento di resistenza o un aumento di flusso, come in iperventilazione, sarebbe la curva delimitata da frecce nere a spostarsi in basso a destra, e si avrebbe cos un aumento del lavoro resistivo.

LAVORO RESPIRATORIO E FREQUENZA RESPIRATORIA : il lavoro respiratorio varia al variare della frequenza respiratorio dalla frequenza fisiologica di 12 respiri al minuto, sia per laumento dei volumi di lavoro, sia per laumento della velocit di rempimento e svuotamento dei polmoni. Frequenza respiratoria fisiologica : la cadenza di respiri al minuto che consente di avere la massima ventilazione possibile, con la minima spesa energetica, e cio : la minima espansione volumetrica con la minima velocit dinspirazione ed espirazione Aumento della frequenza respiratoria : porta in genere ad un aumento del flusso attraverso le vie respiratorie, e quindi, ad un aumento della pressione necessaria a vincere la resistenza al flusso Diminuzione della frequenza respiratoria : porta, in genere, ad un aumento del volume di espansione del polmone, e quindi ad un aumentata pressione di compliance.

Iperventilazione : comportando una maggiore differenza volumetrica ed una maggiore frequenza respiratoria, liperventilazione aumenta il lavoro compliante ed aumenta il lavoro resistivo aumentando di molto il lavoro totale. Attivazione dei muscoli espirativi nelliperventilazione : quando espando maggiormente il polmone nelliperventilazione, lenergia elastica di ritorno non mi sufficiente ad espellere tutta laria dal sistema; la variazione pressione-volume, infatti card oltra la linea di equilibrio elastico del polmone, ossia deve essere propulsa dai muscoli espiratori.

Grafico Vt/Pendoesofagea del ciclo respiratorio nelliperventilazione : ponendo il ciclo respiratorio di inspirazione ed espirazione in un diagramma che mi unisca la variazione del volume polmonare con la variazione della pressione pleurica, si pu vedere come : Un aumento nel V e nel P : porta ad un allontanamento delle curve del grafico che andranno a comprendere una maggiore area (lavoro) al loro interno. Espirazione attiva : siccome le curve delle espirazione vanno a cadere oltre la linea di equilibrio elastico respiratorio, allora diviene necessario lapporto dei muscoli espiratori Mantenimento della Vt e della P fisiologica : permette lavvicinamento massimo delle due curve, con la minore area (lavoro) al loro interno. Espirazione passiva : siccome la curva di espirazione cade prima della linea di equilibrio elastico, allora lenergia elastica immagazzinata dallinspirazione sufficicnte ad espellermi tutta laria.

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Analisi del grafico Vt/P endoesofagea (pleurica) : In questo diagramma indicato in ascissa labbassamento della pressione esofagea, equivalente alla pressione pleurica, e in ordinata la variazione di volume dei polmoni; e le aree sottese dalle curve ABCD indicano lestensione del lavoro meccanico quando il volume corrente aumenta e quando aumenta il flusso inspiratorio. Linea A : retta V/P della compliance dei polmoni Linee curve : lavoro fatto dalle resistenze dei tessuti e delle vie aeree Larea A-b1-B : corrisponde a quella del grafico precedente, con le due componenti di lavoro elastico e resistivo, rispettivamente a destra e a sinistra della curva di pressione-volume, in condizioni dinspirazione ed espirazione tranquilla. Espirazione : sufficiente a consentire lespirazione. Con la dilatazione dellapparato respiratorio ad opera dei muscoli inspiratori, infatti, si accumula sufficiente energia elastica da consentire lespirazione per semplice ritorno elastico. La curve A-C e A- D: rappresenta quello che succede in iperventilazione : Aumenta il volume corrente : che invece di fermarsi a poco pi di mezzo litro (come in B) raggiunge pi di un litro, e quindi aumenta il lavoro elastico fissando un nuovo punto sulla linea A. Aumenta il flusso respiratorio : aumenta anche il lavoro resistivo, cio le aree sottese dalle curve, che a seconda della velocit del flusso fanno pi o meno variare la pressione in base al volume. Questo accade ancora pi marcatamente quando liperventilazione maggiore, come nella curva A-D, con un volume corrente di 1,5 L. Espirazione : il lavoro dellespirazione non pu essere esaurito dallenergia accumulata durante l'inspirazione. Le curve in diminuzione del volume (cio in espirazione, indicate dalle frecce con la punta verso il basso) di queste curve cadono infatti al sinistra della retta di equilibrio elastico nellarea che rappresenta l'energia aggiuntiva non fornita dallenergia elastica accumulata nellinspirazione precedente e che deve essere fornita invece dalla contrazione dei muscoli espiratori. FATTORI CHE MI MODIFICANO IL LAVORO RESPIRATORIO : COMPLIANCE DINAMICA : volume di aria entrata nei polmoni ad una determinata variazione unitaria di pressione pleurica, calcolando come non nulla la resistenza complessiva delle vie respiratorie, prima che il sistema respiratorio abbia il tempo necessario a stabilizzare la pressione in tutte le sue parti.

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Diminuisce allaumentare della frequenza respiratoria : linduzione di tachipnea accorcia il periodo utile agli alveoli per riempirsi completamente e svuotarsi completamente, quindi, per la frazione di alveoli con resistenza aumentata il flusso dovrebbe aumentare come tutti gli altri alveoli; ma, essendo la pressione alveolare uguale per tutti gli alveoli, flusso in questi sar minore del richiesto, con conseguente minore riempimento a parit di pressione di una frazione del polmone; quindi la compliance complessiva cala Cio : iminuisce il riempimento di volume polmonare con la medesima P se aumenta la frequanza respiratoria Compliance dinamica nella pratica linica : la diminuzione della compliance durante tachipnea tanto maggiore quanto maggiore il numero di alveoli mal funzionanti o poco pervi rispettoad un polmone normale; quindi tale polmone molto disomogeneo e poco sano. Aumenta allaumentare del volume del polmone : quando si aumenta il volume polmonare, per via della dilatazione del sistema respiratorio, di ha una diminuzione della resistenza, che, quindi tampona la diminuzione della compliance statica per aumento della resistenza elastica del polmone. MISURAZIONE DELLA COMPLIANCE DINAMICA NEL DIAGRAMMA P/V : nel diagramma della variazione del volume corrente rispetto alla variazione della pressione endoesofagea, la compliance la rapidit con la quale il volume varia alla variazione unitaria della pressione; ossia linclinazione istantanea della curva del lavoro respiratorio derivata della curva. Relazione Compliance/Lavoro (Diagramma P/V) : la compliance dinamica rappresenta la velocit variazione del volume rispetto alla variazione di pressione, quindi, minore la compliance maggiore sar la pressione che devo imprimere per ottenere il medesimo V; una maggiore P per, per il medesimo V mi porta ad un aumento del lavoro del sistema. Analisi secondo la curva P/V : essendo la compliance dinamica pari al coefficiente angolare della linea nella curva di variazione ciclica P/V, allora una maggiore compliance mi restringer larea (lavoro) tra le due linee curve, spostandomi la linea in inspirazione in alto a sinistra, mentre una diminuzione della compliance mi aumenter larea (lavoro) tra le due linee curve, spostandomi in basso a destra la linea di inspirazione.

SPAZIO MORTO FISIOLOGICO : volume di aria inspirata del sistema respiratorio che non ottiene contatto con attua scambi gassosi con il sangue capillare alveolare; questo comprende sia lo spazio morto anatomico, sia lo spazio morto alveolare. Spazio morto anatomico : viene rappresentato dal volume daria contenuto in tutte le vie aeree; ossia in tutte quelle parti del sistema respiratorio non dotate di barriera per scambio gassoso capillare-gas inspiratorio, esso normalmente il 30% del volume corrente, cio 0,15L Spazio morto alveolare : rappresentato dal volume di tutto il gas alveolare che non attua uno scambio gassoso con i capillari alveolari; esso rappresentato da tutti gli alveoli dove la perfusione minore della ventilazione alveoli senza perfusione o alveoli iperventilati. Variazione nellaria alveolare : sar povera di anidride carbonica rispetto al sangue arterioso. In un polmone ideale il sangue arterioso messo in equilibrio con i gas alveolari, ma negli alveoli sovraventilati rispetto alla perfusione, Variazione nel sangue arterioso : risulter avere una pressione di CO2 pi alta rispetto allaria alveolare.

CALCOLO DELLO SPAZIO MORTO FISIOLOGICO :

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Metodo di Bohr : metodo che permette di misurare lo spazio morto fisiologico, ovvero tutto lo spazio che non mi fa scambio gassoso con laria ambientale, come proporzionale alla frazione della pCO2 alveolare con la quale differisce la pCO2 alveolare dalla pCO2 dellaria espirat, ossia pari al volume diluito per le volte con cui che la concentrazione scesa.

Acquisizione spirometrica dei dati : Vs : volume espirato tranquillamente dal soggetto pCO2t : concentrazione finale del volume espirato del soggetto pCO2alv : concentrazione della CO2 nellaria che esce per ultima dal polmone Dimostrazione : La quantit di anidride carbonica VCO2 - allinterno del volume espirato corrente Vt sar uguale alla sua concentrazione V/V [CO2t] per il volume espirato corrente. [ ]

per la legge di Henry : la frazione VV di un gas su di un altro gas equivalente alla frazione della pressione parziale che quel gas da alla pressione totale della miscela. [ ]

Supponendo Ptot = 1 atm [ ]

Tuttavia il volume della CO2 del volume corrente sar uguale anche al volume della CO2 immesso dallaria alveolare + il volume di CO2 immesso dallaria dello spazio morto Volume di CO2 dellaria alveolare : Laria alveolare partecipa con una certa frazione al volume complessivo, quindi la frazione del volume complessivo dato dallaria alveolare :

La frazione della concentrazione di CO2 con il quale il volume alveolare partecipa alla concentrazione di CO2 del volume espirato, sar :

Volume della CO2 dellaria dello spazio morto : Laria dello spazio morto partecipa con una certa frazione al volume complessivo, quindi la frazione del volume complessivo dato dallaria morto :

La frazione della concentrazione di CO2 con il quale il volume morto partecipa alla concentrazione di CO2 del volume espirato, sar :

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Tuttavia : la pCO2 dello spazio morto quella atmosferica che, visto il suo valore di 0,0003 mmHg, viene posta uguale a 0

Quindi :

Essendo :

Variazione del metodo di Bohr sulla pCO2 arterioso : essendo la pressione parziale della CO2 nellaria alveolare complessiva come la pressione pCO2 arteriosa allora il volume di diluizione dello spazio morto proporzionale alla frazione della pCO2 arteriosa con la quale diminuisce la pCO2 del volume corrente

Infatti : Nel polmone gli alveoli sono iperventilati o ipoventilati; tuttavia un alveolo iperventilato non pu decarbossilare pi del sangue che lo perfonde, ma solo una parte, instaurando un limite nellossigenazione; negli alveoli ipoventilati, tuttavia, decarbossilano parte del sangue di perfusione, mantenendo una quota di sangue ipercapnico. Quando il sangue, quindi, si mescola allinterno delle vene polmonari; lossigenazione del sangue giungente allatrio sinistro non sar mai uguale allossigenazione degli alveoli iperventilati o normoventilati , tuttavia tender in varie proporzioni (dipendenti dallo quantit di alveoli ipoventilati o spazio morto alveolare) ad uguagliare la pCO2 degli alveoli ipoventilati. Concludendo : siccome la Pco2 arteriosa superiore alla Pco2 dellaria espirata allora presente una certa frazione di alveoli ipoventilati spazio morto alveolare che mi aumentano la venosit del sangue, ovvero che mi aumentano la Pco2 nel sangue dellatrio destro; questo determina uno spazio morto fisiologico maggiore dello spazio morto polmonare della misura dello spazio morto alveolare. Importanza del metodo di Bohr nella salute polmonare : se non ci fosse spazio morto alveolare allora sia la pCO2 alveolare sarebbe uguale alla pCO2totale, sia la pCO2 arteriosa sarebbe uguale alla pCO2 totale.

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CALCOLO DELLO SPAZIO MORTO ANATOMICO Metodo flower ad analisi del respiro singolo : il volume dello spazio morto anatomico viene misurato tramite il monitoraggio della lentezza dellaumento fella frazione di azoto dellaria espirata, subito prima di aver inspirato una soluzione al 100% di ossigeno. Curva del metodo flower : viene in ordinata valutata la concentrazione percentuale di azoto, mentre in ordinata il volume totale fuoriuscito dal polmone, si va quindi a valutare la variazione di concentrazione di azoto durante lespulsione del volume polmonare di aria. 1. Per la prima parte del primo terzo dellespirazione di verifica una stasi a 0 del livello di azoto nellaria espirata poich, tale livello corrisponde al primo spazio morto anatomico 2. Per la seconda parte del primo terzo si osserva un aumento progressivo della quantit di azoto per il progressivo miscelamento dellaria delle vie aeree (con ossigeno) e dellaria alveolare (contenente lazoto sanguigno) 3. Per il secondo e terzo terzo, si ha un plateau del livello di azoto nellespirato, per via delespulsione dellaria alveolare con massima concentrazione di azoto. Calcolo dello spazio morto anatomico : lo spazio morto anatomico sar equivalente allarea sottesa dalla curva, dallinizio dellespirazione allarrivo del plateau. Imp : questo metodo pu essere utilizzato anche con un apparecchio pi diffuso dellanalizzatore di azoto, ovvero il capnografo, che analizza la concentrazione di CO2. Il concetto come si pu facilmente intuire lo stesso, cambia il gas analizzato. VARIAZIONE DEI GAS ATMOSFERICI DURANTE LA RESPIRAZIONE :

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DATI PRATICI DEI GAS RESPIRATORI Tabella Aria atmosferica Aria umidificata N2 O2 CO2 78,00% 21,00% 0,04% 78,00% 21,00% 0,04%

Aria alveolare 75,50% 13,00% 5,3%

Aria espirata

H2O 0,50% 47 mmHg 6,2% (descrive la composizione di diversi tipi di aria implicati nella fisiologia degli scambi gassosi, i dati a sinistra sono pressioni parziali in mmHg calcolati con la legge di Dalton). Aria Atmosferica : L'O2 rappresenta quasi il 21%, la gran parte della composizione dell'aria inspirata rappresentata dall'azoto (quasi l'80%). La CO2 quasi trascurabile (0,04%). L'aria cambia proporzioni quando raggiunge gli alveoli, diventa aria umidificata. Aria atmosferica umidificata : aria che giunge agli alveoli dopoil processo di riscaldamento e umidificazione delle vie aeree superiori ed inferiori; essa possiede la medesima composizione dellaria atmosferica, tuttavia una saturazione dacqua a tensione di vapore 47mmHg.

Aria Alveolare: presenta all'incirca gli stessi valori di azoto (N), ma soggetta ad un processo di scambio gassoso in grado di apportare significativi cambiamenti dell'ossigeno e della CO2. Variazione della composizione nello scambio gassoso :la composizione dell'aria alveolare dipende dal bilancio tra la ventilazione dell'aria fresca che raggiunge gli alveoli (tende a far aumentare l'ossigeno e a ridurre la CO2) e la perfusione sanguigna (sottrazione/riduzione dell'ossigeno da parte del flusso sanguigno polmonare e l'aggiunta/aumento di CO2 da parte dello stesso flusso). Uguaglianza pX sangue-aria alveolare : la pressione parziale dei gas respiratori nell'aria alveolare determina la pressione parziale degli stessi gas nel sangue che esce dagli alveoli cio nel sangue arterializzat Sangue arterializzato che esce dai capillari polmonari : la PCO2 intorno ai 40 mmHg e la PO2 intorno ai 100 mmHg PCO2 104mmHg (nel guyton), o 100mmHg (valore standard). Aria Espirata: vi presente sia aria alveolare che aria dello spazio morto (ricca di ossigeno e povera di CO2 perch non ha partecipato agli scambi gassosi) quindi avr pi ossigeno e meno CO2 rispetto all'aria alveolare. La differenza in composizione tra aria espirata e aria alveolare ha direttamente a che fare con l'estensione dello spazio morto.

VARIAZIONE DELLA pX DEI GAS DURANTE LA RESPIRAZIONE : VARIAZIONE DELLA pO2 NELLALVEOLO IN INSPIRAZIONE : sono delle oscillazioni di pochi mmHg nella pO2 alveolare, valutate secondo calcolo teorico, che comprendono un iniziale discesa della pO2 per ingresso dellaria dello spazio morto, una successivo aumento per ingresso di aria fresca ed un successivo costante calo per assorbimento capillare dellO2 VARIAZIONE DELLA pO2 NELLALVEOLO IN IPERVENTILAZIONE : quando un soggetto aumenta la ventilazione alveolare e aumenta l'ingresso di aria fresca; di conseguenza, se la velocit con cui il sangue toglie l'ossigeno rimane invariata c un aumento della pressione pO2 nell'aria alveolare e quindi un aumento nella pO2 nel sangue arterioso Sottrazione sanguigna dellossigeno < apporto ventilativo dellossigeno

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Ad una ventilazione alveolare di 4,2 l/min : corrisponde una pO2 alveolare di circa 100mmHg (punto A della figura)

Limite dellaumento di pO2 in seguito ad aumento ventilatorio : siccome a qualsiasi livello ventilativo permane un certo assorbimento alveolare di ossigeno allora (come per Ulisse e la tartaruga) la pO2 alveolare non potr mai raggiungere la pO2 dellaria fresca. VARIAZIONE DELLA pO2 NELLALVEOLO IN IPOVENTILAZIONE : quando un soggetto subisce una riduzione della propria ventilazione polmonare nei confronti della proprio assorbimento sanguigno di ossigeno (anche aumento dellassorbimento di ossigeno alla medesima ventilazione) si ha un minore apporto apporto di ossigeno rispetto alla sottrazione polmonare, provocando una diminuzione della pO2 alveolare e quindi una diminuzione della pO2 arteriosa Sottrazione sanguigna dellossigeno > apporto ventilativo dellossigeno Ipossia : qualsiasi fenomeno che abbassa la ventilazione polmonare o che innalza lassorbimento sanguigno di ossigeno senza alzare la ventilazione polmonare provocando labbassamento della pO2 alveolare e della pO2 arteriosa. Occlusione delle vie aeree mediante un oggetto esterno Aumento dellassorbimento di O2 con aumento dellattivit muscolare : pu aumentare il consumo di ossigeno di 200 a 1000 volte il valore standard.

VARIAZIONE DELLA pO2 NELLALVEOLO IN INSPIRAZIONE : : sono delle oscillazioni di pochi mmHg nella pO2 alveolare, valutate secondo calcolo teorico, che comprendono un aumento iniziale in seguito allingresso dellaria dello spazio morto, una diminuzione intermedia per lingresso dellaria fresca ed un nuovo lento e costante aumento in seguito ad arricchimento di CO2 dal sangue.

VARIAZIONE DELLA pCO2 NELLALVEOLO IN IPERVENTILAZIONE : se un soggetto iperventila si ha un aumento della ventilazione alveolare con conseguente aumento dellingresso di aria fresca che, con la medesima cessione di CO2 da parte del sangue alveolare, provoca una diminuzione della pCO2 nellalveolo, e quindi una diminuzione della pCO2 nel sangue arterioso. Immissione sanguigna dellossigeno < sequestro ventilativo dellossigeno Bilancio in situazione di riposo : condizione nella quale si ha un valore normale a riposo della produzione di CO2 di 200ml/min con una ventilazione di 4,2l/min ma ad una PCO2 alveolare di circa 40mmHg.

VARIAZIONE DELLA pCO2 NELLALVEOLO IN IPOVENTILAZIONE : quando un soggetto subisce una riduzione della propria ventilazione alveolare o un aumento della propria cessione sanguigna di CO2 senza un aumento della ventilazione alveolare, ho un aumento della pCO2 alveolare, e quindi, un aumento della pCO2 arteriosa.

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Ipercapnia : aumento della pCO2 alveolare e quindi del sangue arterioso che determina acidosi respiratora con una parallela depressione del sistema nervoso respiratorio. VENTILAZIONE E PERFUSIONE NEI POLMONI : RAPPORTO VENTILAZIONE/PERFUSIONE : unico fattore di reale importanza nello studio degli scambi gassosi, poich segnala il bilancio tra apporto e sequestro di gas respiratori ed immissione ed assorbimento degli stessi. Variazione del rapporto nel parenchima polmonare : la distribuzione della ventilazione e della perfusione nei polmoni (organo di circa una trentina di cm) non omogenea, esistono parti meglio ventilate che perfuse (rapporto ventilazione/perfusione alto) e parti meglio perfuse che ventilate (rapporto ventilazione/perfusione basso). Questo stato di cose si osserva anche in condizioni fisiologiche ed ha importanti conseguenze sull'efficacia del polmone come scambiatore di gas. EFFETTO DELLA GRAVITA SULLA VENTILAZIONE : siccome gli alveoli tendono ad avere una pressione compressiva pleurica maggiore scendendo dallalto verso il basso, indipendentemente dalla loro elasticit uguale per l'omogeneit elastica di tutto il polmone, le loro dimensioni caleranno scendendo lungo laltezza del polmone, questo determina un minor volume di partenza inspiratoria e quindi un maggiore aumento frazionale di volume in caso dinspirazione; si avr quindi che gli alveoli basali possiederanno una ventilazione maggiore di quelli apicali. Comportamento semisolido/semifluido del polmone : I polmoni sono una via di mezzo tra una struttura liquida ed un a struttura solida perch non possiedono una uguale pressione dappertutto ( se fossero completamente solidi, non si parlerebbe di pressione alla base n di pressione all'apice) e possiedono un lieve aumento pressorio idrostatico lungo la loro altezza (se i polmoni fossero completamente liquidi, avremo un aumento di 1cmH20 / 1cm di dislivello, circa 30cmH20 alla base)

Variazione della pressione pleurica lungo il polmone : la pressione pleurica aumenta dall'apice alla base di frazioni di cmHg/cm (lungo una linea teorica verticale) con una quantit intermedia1 tra ci che si verificherebbe in un liquido e ci che si verificherebbe in un solido, con un effetto comunque importante perch la maggiore positivit della pressione pleurica alla base del polmone determiner una minore la pressione distendente2 degli alveoli basali rispetto a quella degli alveoli apicali (durante linspirazione) Pressione pleurica apicale : ammonta a -2,5mmHg e la pressione distendente netta sar di 2,5cmH20 alla base e di 10cmH20 all'apice. Pressione pleurica apicale : ammonta a 10cmH20 all'apice

VENTILAZIONE E POSIZIONE DEGLI ALVEOLI NEL POLMONE : EFFETTO DELLA GRAVITA SULLA PERFUSIONE SANGUIGNA (soggetto in piedi) : (come spiegato gi precedentemente) la pressione idrostatica del sangue, che si comporta esattamente come un liquido, e cio, aumenta di quasi 1cmH2O/cm di altezza permettendo la formazione di una pressione maggiore nei capillari basali di 30 mmHg a quella del cuore ed una pressione negli alveoli apicali minori di 10mmHg rispetto al cuore; questo, a parit di resistenza capillare , permette una per fusione sanguigna alveolare aumentante allo scendere in altezza nel polmone. soggetto disteso : presenta una per fusione sanguigna estremamente disomogenea, variante quasi esclusivamente per i singoli effetti elastico-tonici di costrizione vasale locale.

VARIAZIONE DEL RAPPORTO VENTILAZIONE/PERFUSIONE Ve/Q : siccome, la ventilazione e la perfusione polmonare aumentano scendendo nel polmone, ma, rispetto alla medesima variazione di altezza nel polmone, la ventilazione
1

I polmoni sono una via di mezzo tra una struttura liquida ed un a struttura solida perche, se fossero completamente solidi, non si parlerebbe di pressione alla base ne di pressione all'apice, ci sarebbe un'uguale pressione dappertutto e, se i polmoni fossero completamente liquidi, avremo un aumento di 1cmH20 / 1cm di dislivello, circa 30cmH20. 2 La pressione distendente la differenza tra la pressione alveolare e la pressione pleurica

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polmonare varier meno velocemente e intensamente della perfusione polmonare, allora, il rapporto medio ventilazione/perfusione alveolare tender a diminuire da un valore maggiore di 1 allapice polmonare ad un valore minore di 1 alla base dei polmoni con un grafico di tipo esponenziale. Rapporto ventilazione perfusione medio del polmone : 4,2/5 = 0,82

Aumento del rapporto ventilazione/perfusione : si ha con l'aumentare dell'altezza nel polmone poich si ha una diminuzione della perfusione molto maggiore della diminuzione della ventilazione, questo porta ad un eccesso di ventilazione sulla perfusione, questo porta ad un gas alveolare pi simile a quello dell'aria fresca, con una pO2 maggiore, ed una pCO2 alveolare, e quindi ad una maggiore arterializzazione del sangue. Alveoli apicali : sono quelli che producono sangue alla pi elevata arterializzazione, tuttavia, sono quelli che possiedono un minore flusso in uscita, e quindi, un minore effetto sulla composizione finale dell'emogas Alveoli basali : sono quelli che producono sangue alla minore arterializzazione, tuttavia, sono quelli che possiedono un maggiore flusso in uscite e quindi un maggiore impatto sull'emogas finale.

Stuazioni limite : Embolia alveolare : questo fenomeno patologico esclude totalmente la prefusione sanguigna di un alveolo, causando un aumento del rapporto ventilazione/perfusione sino all'infinito; in questo caso la composizione dei gas alveolari sar identica a quella dei gas atmosferici. Anossia alveolare : in questo fenomeno una ridotta ventilazione dell'alveolo provoca una diminuzione a 0 del rapporto ventilazione/perfusione, causando una composizione dei gas alveolari identica a quella del gas venoso

DIFFERENZA ALVEOLO/ARTERIOSA : considerando che la ventilazione varia secondo una forbice meno ampia rispetto alla perfusione polmonare, e che diparte a valori pi alti della variazione della perfusione; allora, la composizione dei gas alveolari pi simile a quella dell'aria fresca, mentre la pressione degli emogas pi simile a quella dei gas venosi; c' quindi una differenza alveolo arteriosa tra gas aveolari e gas del sangue.

PO2 arteriosa minore della pO2 alveolare pCO2 arteriosa maggiore della pCO2 alveolare

Fattori che variano la differenza alveolo-arteriosa : posizione eretta : va ad aumentare il gradiente pressorio e quindi ad aumentare la differenza. posizione distesa : va a diminuire il gradiente idrostatico e quindi ad aumentare la differenza.

IPOSSIA ARTERIOSA: L'IPOSSIA : carenza di ossigeno nel sangue arterioso causata dall'aumento per diminuito flusso ematico o dalla diminuzione per diminuita ventilazione del bilancio ventilazione/perfusione totale medio del polmone. Grave diminuzione dell'irrorazione sanguigna Grave diminuzione della ventilazione polmonare Discrepanza tra distribuzione dell'areazione e distribuzione dell'irrorazione

broncopolmonite : distribuzione di aree perfuse ma non ventilate COPD : distribuzione di aree ventilate ma non perfuse Fenomeni di shunt artero-venoso

Shunt fisiologico : percentuale del sangue giungente al polmone (di tipo venoso) che non viene ossigenata efficientemente dal polmone, facendo diminuire di qualche mmHq la pO2 ed aumentare di qualche mmHg la pCO2;

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questa quantit comprende lo shunt alveolare e lo shunt anatomico bronchiale. Shunt alveolare : quando vi una discreta quantit di alveoli con rapporto ventilazione basso ed ipossemico, si sviluppa un frazione maggiore di sangue venoso dalle arterie alle vene polmonari, provocando una marcata deossigenazione del sangue uscente dal polmone. Shunt anatomico : piccolo passaggio della gittata cardiaca dalle arterie bronchiali alle vene polmonari, con un aumento della pressione nelle stesse di 3-4 mmHg, equivalente a circa il 2-3%sufficiente per ad abbassare di qualche mmHg la PO2 nel sangue arterioso rispetto a quella dell'aria alveolare

Percentuale di sangue oggetto di shunt fisiologico : rappresenta la frazione di sangue giungente al polmone che viene deviata attraverso lo shunt, e viene calcolata come la frazione dell'innalzamento della pO2 nel sangue capillare persa nel sangue delle vene polmonari; poich, per la legge della conservazione di massa, se la concentrazione diminuisce vuol dire che il volume aumenta.. (Qs/Qt) = (Cc'O2 CaO2)/(Cc'O2 CvO2) Qs : quantit di sangue che viene deviato nella shunt Qt : quantit di sangue che perfonde gli alveoli Cc'O2 : pO2 dei capillari alveolari CaO2 : pO2 delle arterie sistemiche CvO2 : pO2 delle vene sistemiche

Lo schema mostra in basso a sinistra larteria

Tutte le variabili dell'equazione sono misurabili: CaO2 pu essere misurato da un campione di sangue prelevato da un arteria qualsiasi, in genere larteria radiale. CvO2 pu essere misurata su un campione di sangue venoso misto prelevato introducendo un catetere da una vena periferica facendolo avanzare fino al cuore destro e poi nell'arteria polmonare. CcO2 viene derivata misurando la PO2 (pressione parziale) nell'aria alveolare, che si equilibrata con la PO2 del sangue capillare, tramite un prelievo di aria alveolare alla fine della espirazione.

Tecnica all'ossigeno puro per misurare lo shunt anatomico e alveolare : facendo respirare ad un soggetto ossigeno puro iperbarico, si ha che, vista l'elevatissima PO2 raggiunta in tutti gli alveoli viene consentita la saturazione totale dell'emoglobina che passa anche per gli alveoli iperperfusi, in questo modo viene annullato lo shunt alveolare dallo shunt fisiologico che, quindi, viene determinato solamente dallo shunt anatomico. Schema rappresenta landamento della diffusione dellO2 nel tempo lungo il capillare polmonare : Normalmente : il sangue entra nei capillari polmonari con una PO2 di circa 40 mmHg e nel soggetto normale gi in 0,25 secondi la PO2 raggiunge lequilibrio con la PO2 alveolare. Scambio gassoso alterato : a causa di un inspessimento delle pareti alveolari in un soggetto con fibrosi polmonare, il raggiungimento dellequilibrio completo tra alveolo e sangue necessiter di un tempo maggiore.

Fattore di sicurezza all'ipossia da ostacolo alla diffusione alveolare : siccome la diffusione pu contare su una riserva funzionale di circa 2/3 di lunghezza alveolare comunque difficile che la malattia rappresenti un ostacolo effettivo

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alla diffusione.

FLUSSO DI GAS TRAMITE MEMBRANA ALVEOLO-CAPILLARE : il flusso dei gas attraverso la membrana alveolo-capillare governata dalla Legge di Fick, quindi dipende direttamente dalla superficie di passaggio S, dal coefficiente di diffusibilit D e dal gradiente pressorio a cavallo della membrana, mentre inversamente proporzionale allo spessore della membrana capillare. VX = (PA PC)x D Fattori che variano la diffusione : Aumento dello spessore della membrana alveolo-capillare ES : fibrosi polmonare Riduzione della superficie di scambio ES : invasione massiva del lume alveolare da parte di liquido essudatizio o trasudatizio (rispettivamente eventi infiammatori o edematosi) Coefficiente di diffusione DL: misura l'efficienza della membrana traspirante e sar uguale al rapporto tra volume del gas che passa e la differenza di pressione parziale (concentrazione) che lo fa passare, comprende sia i fattori chimico-fisici del gas in oggetto sia quelli strutturali relativi i polmoni.

PA o pX nel gas alveolare : per misurarlo basta misurare un campione di aria alveolare alla fine dellespirazione Problema PC o pX nel sangue capillare : misurarla non affatto agevole poich non possibile prelevare del sangue capillare e, qualora fosse anche possibile, tale pressione cambiando nel tempo durante il periodo di equilibrio, rende impossibile la sua rilevazione. Ignoriamo la pX con la tecnica del CO : facciamo respirare al soggetto piccole quantit di CO (che tossico ma sopportabile in piccole quantit) che passa attraverso la membrana alveolo-capillare come l'ossigeno ma si scioglie nel sangue con estrema facilit; tanto da dare incrementi della pressione parziale di CO nel sangue capillare (PcCO) di frazioni di mmHg, quindi praticamente trascurabili. Coefficiente di diffusione del CO alveolo-capillare : capacit di sostenere la diffusione del gas nei polmoni di un dato soggetto, sfruttando la diffusione di un gas modello CO che mi semplifica l'equazione annullandomi i dati non misurabili. DLCO = VCO / PACO VCO invece il risultato della sottrazione tra il CO che entra ed esce durante un ciclo respiratorio ed

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espresso come

VI FICO : volume di aria che entra per la concentrazione di CO in ingresso (tenuta sempre bassa a causa della sua tossicit) VE FECO : il volume di aria che esce per la concentrazione di CO nellaria espirata. Trovare DLo2 da Dlco : siccome la diffusibilit dell'ossigeno 1,23 di quella del monossido di carbonio allora :

DLCO pi bassi della norma :indica la presenza di un ostacolo alla diffusione generale dei gas attraverso la barriera alveolare DLCO normale o superiore alla norma : indica che la capacit diffusoria dei polmoni mantenuta o persino pi alta della media. CALCOLO DELL'ASSORBIMENTO DI O2 e CO2 : il consumo di ossigeno e la produzione di CO2 dell'organismo ad ogni respiro pari al volume di ossigeno che il polmone trattiene, ed il volume di CO2 che il polmone espelle, tra inspirazione ed espirazione, calcolato come volume di ossigeno (o CO2) inspirato meno il volume di ossigeno (o CO2) espirato, che in media ammonta in condizioni basali a 250 ml per l'O2 consumato e 200 ml per la CO2 prodotta. Imp :questo calcolo viene eseguito supponendo le riserve corporee di ossigeno come stabili e non soggette a diminuzione od aumento.

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SUDDIVISIONE DELLA PERFUSIONE CAPILLARE SANGUIGNA SECONDO WEST : siccome larteria polmonare e la vena polmonare si allacciano al polmone circa a met della sua altezza, ovvero a 10 cm di profondit dallapice ed a 20 cm di altezza dalla base, la differenza daltezza dei queste due zone dallilo del polmone determina una differenza nella pressione idrostatica arteriosa, venosa, e quindi capillare degli alveoli di queste due zone. Salendo dallilo : si ha una diminuzione della pressione arteriosa, della pressione venosa e quindi una diminuzione della pressione capillare. Presso lilo del polmone : si ha la pressione arteriosa ventricolare 15-25 mmHg e la pressione venosa polmonare 0 mmHg quindi una pressione capillare funzionale di 17 mmHg. Scendendo dallilo : si ha un aumento della pressione arteriosa, della pressione venosa e quindi un aumento della pressione capillare.

Zona 1 di west : zona caratterizzata da una pressione capillare minore di quella alveolare, per leffetto di una pressione arteriosa sistolica ed una pressione venosa minori quella atmosferica, indebolite dalla pressione idrostatica negativa della colonna sanguigna sottostante; tale zona presenta un rapporto ventilazione perfusione tendente allinfinito ed una composizione di gas alveolari uguale a quella atmosferica. Posizione nel polmone : la zona 1 non si trova quasi mai nel polmone sano, ma si pu verificare in caso di aumentata resistenza vascolare o in caso di diminuita gittata sistolica. Stato circolatorio : Patm > Pi sistolica > Pi venosa Zona 1 di west = spazio morto alveolare = Rapporto V/P

NOTA MEDICA ! aumento della zona 1 in seguito a ventilazione artificiale La ventilazione artificiale prevede limmissione allinterno dei polmoni di una pressione attiva in grado ddi far espandere dallinterno gli alveoli; questa metodica, per, aumenta sia la pressione alveolare, sia quella pleurica (per resistenza elastiche delle strutture) generando una compressione a sandwitch della membrana alveolare, responsabile della comparsa e dellespansione della zona 1 di west a buone porzioni del polmone. Zona 2 di west : zona caratterizzata da una pressione capillare alternativamente maggiore o minore alla pressione atmosferica, per via di una variazione sisto-diastolica della pressione arteriosa, indebolita dalla colonna sanguigna sottostante, e di una pressione venosa sempre minore di quella alveolare; tale zona presenta un rapporto ventilazione perfusione molto simile ad 1, ed una composizione di gas alveolari intermedia tra quella dellaria e quella delle arterie. Posizione nel polmone : varia in base alla posizione del polmone, tuttavia rappresenta la minoranza del parenchima nel polmone sano.

Polmone verticale : corrisponde ad una zona dallapice del polmone a 10 cm sopra il suo ilo. Polmone orizzontale : non viene riscontrata poich tutta zona 3 Stato circolatorio : Sistolico : Psistolica > Patm > P venosa Diastolico : Patm > Pdiastolica > P venosa Zona 2 di west = Rapporto V/P 1

Fenomeno di vascular waterfall : in realt nella zona 2 di West labbassamento saltatorio di pressione capillare non dato solamente dallabbassamento idrostatico della pressione del sangue arterioso, ma dalla pressione negativa che lo svuotamento venoso impone allo stesso capillare : essendo tale svuotamento molto veloce, dopo un riempimento

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siststolico, al quale il flusso arterioso supera quello venoso, si determina presto una nuova pressione negativa (con collasso) in condizioni diastoliche, con flusso venoso superiore a quella arterioso. Zona 3 di West : zona caratterizzata da una pressione capillare sempre maggiore di quella atmosferica, per via di una pressione arteriosa in diastole ed una pressione venosa maggiori di quella alveolare; tale zona presenta un rapporto ventilazione/perfusione tendente allo 0, ed una composizione dei gas alveolari simile a quella arteriosa polmonare. Posizione nel polmone : la condizione pi comune in condizioni di salute e corrisponde maggioranza del parenchima polmonare. Polmone verticale : una zona da 10 cm sopra allilo del polmone ala base del polmone Polmone orizzontale : comprende tutto il parenchima del polmone (salvo patologie) Stato circolatorio : P diatolica > P venosa > P atm Zona 3 di west = Rapporto V/P 0

RESISTENZA E MODIFICA DEL FLUSSO POLMONARE : RESISTENZA DEL CIRCOLO POLMONARE : il circolo polmonare un circolo a bassa resistenza, ovvero la distensibilit dei vasi polmonari, data dalla loro sottile tonaca fibrosa e muscolare, e la loro estrema brevit, permettono di ridurre la resistenza a 1/6 1/8 della resistenza del circolo sistemico 3mmHg/L/min; questo permette al cuore di spingere una gittata di 4L/min con un P di solo 12mmHg. Calcolo della resistenza dei capillare polmonare : essendo il flusso di angue per il polmone inversamente proprorizonale alla resistenza e direttamente proporzionale al gradiente pressorio si pu calcolarla resistenza tramite legge di Poseuille avendo la misurazione della gittata cardiaca, e della differenza pressoria arteria polmonare destraatrio sinistro.

Misurazione della pressione dellarteria polmonare : la pressione in arteria polmonare si pu misurare introducendo un catetere da una vena periferica e facendolo avanzare fino alla radice dellarteria polmonare. Pressione dellarteria polmonare : una pressione pulsatile in dipendenza della contrazione ritmica del ventricolo dx ed oscilla tra 20 mm Hg (massima o sistolica) e 15 mm Hg (minima o diastolica) con una media di 17 mm Hg. Precisazione: la pressione media pi vicina alla diastolica che alla sistolica, perch la diastole dura pi a lungo della sistole. Misurazione della pressione nellatrio sinistro (tecnica dellincuneamento) : introdotto il catetere nellarteria polmonare, possibile farlo avanzare di qualche decina di centimetri introducendolo in un piccolo ramo dellarteria polmonare e, sfruttando il lume del catetere, si pu gonfiare un palloncino vicino alla punta che aderisce alla parete endoteliale del ramo dellarteria polmonare occludendone il flusso, e creando una situazione in cui a valle del palloncino il flusso fermo fino allatrio sx e la pressione che si misura uguale alla pressione dellatrio sx. Pressione media nellatrio sinistro : varia a seconda dellattivit contrattile dellatrio e di aspirazione del ventricolo, e misura in media 2 mmHg. Precisazione : la pressione media di incuneamento una sovrastima della pressione appartenente allatrio destro, poich, ad essa, partecipa anche la compliance vasale ed un eventuale pressione idrostatica maggiore del polmone.

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Calcolo della resistenza polmonare : In generale sostituendo lequazione precedente con dati indicativi normali (P =15 mmHg; Q=5 Lt/min) possiamo trovare la resistenza:

FATTORI MECCANICI CHE INFLUENZANO LA RCP (resistenza del circolo polmonare) GITTATA CARDIACA (o pressione intravascolare) : resistenza vascolare del circolo polmonare si riduce (cm H2O/l/min) quando aumenta la gittata cardiaca, poich laumento della pressione intravascolare determina distensione di vasi precedentemente pervi ed il reclutamento di vasi precedentemente occlusi, andando ad aumentare la sezione totale trasversale dei vasi polmonari e quindi a ridurre la resistenza vasale al medesimo flusso; I vasi polmonari, infatti, sono particolarmente distendibili, e quindi sensibili allaumento della pressione intravascolare. Vantaggio cardiaco della distensione da aumento di gittata : grazie alla distensibilit vascolare, il gradiente pressorio necessario a spingere il flusso sanguigno attraverso il polmone cambia di poco nonostante laumento della gittata cardiaca; questo consente al ventricolo dx di generare una resistenza pi bassa rispetto a quanto si verificherebbe se la pressione cambia di poco nonostante laumento della gittata cardiaca e questo consente al ventricolo dx di lavorare di generare una pressione pi bassa rispetto a quanto si verificherebbe se la resistenza non si riducesse.

Analisi della curva pressione intravasale e resistenza vascolare : La RCP in paragone a RCS (circolo sistemico) particolarmente bassa e suscettibile ad ulteriore diminuzione quando aumenta la gittata cardiaca. VOLUME POLMONARE : nei mammiferi la RCP aumenta sia quando il volume polmonare si riduce(a sinistra) sia quando aumenta (nella slide a destra) oltre ad un certo volume limite di minima resistenza. Volume di minima resistenza : la RCP minima si ha a volumi polmonari intermedi ai quali si ha la minore resistenza totale tra capillari alveolari ed extraalveolari; questi corrispondono ai valori intorno a cui si respira normalmente, cio al volume corrente (FCR) Aumento del volume oltre al CFR : si sviluppa una trazione dei capillari alveolari ed extra-alveolar determina sia una diminuzione della sezione capillare, sia un aumento della lunghezza capillare; questo determina un aumento della resistenza per legge di Poseuille. che

Diminuzione del volume sotto al CGF : si sviluppa un accorciamento dei capillari alveolari ed extra alveolari, tuttavia solo i vasi alveolari aumentano il proprio diametro, mentre i vasi extraalveolare riducono il loro diametro maggiormente; siccome la riduzione della sezione degli extra-alveolari maggiore del loro accorciamente, e siccome i vasi extraalveolari sviluppano pi resistenza di quelli alveolari, allora la resistenza complessiva vascolare del polmone aumenta

Interpretazione dei resistenza polmonare/volume : quando VP aumenta, si hanno effetti di trazione sui vasi extra alveolari (quelli rappresentati con un profilo rotondo) che decorrono nei grossi setti connettivali allinterno del parenchima polmonare: questi aumentano il loro diametro in modo analogo a quanto si verifica per il diametro dei bronchi. (Si possono immaginare delle molle elastiche che trazionano le pareti dei vasi con laumento del VP);

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contemporaneamente vengono compressi i vasi che decorrono nei setti alveolari e giustificano laumento di R; quando il volume polmonare si riduce, i vasi extra alveolari riducono il loro diametro mentre i vasi alveolari hanno un lume pi ampio, riducendo la R dei vasi extra alveolari ed aumentando quella dei vasi alveolari; la somma delle due variazioni di resistenza assume un aspetto ad U.

PRESSIONE PARZIALE DEI GAS RESPIRATORI : i vasi del circolo polmonare, a differenza di quelli del circolo sistemico, sono altamente sensibili alla mancanza di ossigeno, che aumenta di molto la Rc - vasocostrizione ipossica - al fine di limitare i circolo sanguigno agli alveoli poco ossigenati e di potenziare il fluso sanguigno agli alveoli pi ossigenati; in questo modo viene modulato il rapporto Vent/Perfusione per ottimizzare lossigenazione del sangue, andando a ridurre al minimo gli effetti dello spazio morto sullarterializzazione del sangue. Vasocostrizione ipossica dei vasi polmonari : fenomeno vascolomotore che coinvolge solamente il lato arterioso della vascolarizzazione capillare polmonare arterie, arteriole e sfinteri precapillari attivato dalla presenza di appositi recettori sulla parete vasale in grado di reagire a segnalatori dellipossia. NOTA MEDICA ! Inibitori della vasocostrizione e peggioramento della differenza artero-venosa. Anche nel polmone sano linibizione della vasocostrizione ipossica con i calcio-antagonisti (Verapamile), peggiora lefficacia dei polmoni come scambiatori di gas. TRASPORTO DEI GAS RESPIRATORI : TRASPORTO DELLOSSIGENO ALLINTERNO DEL SANGUE : nel sangue viaggiano 20 ml di O2 a 100mmHg di pO2 attraverso un trasporto a saturazione lineare e a basso carico ossigeno disciolto nel plasma e tramite un trasporto a d alto carico ed a saturazione variabile ossiemoglobina entrambi influenzati dalla pressione parziale di ossigeno alveolare e quindi arteriosa. TRASPORTO PLASMATICO DELLOSSIGENO : tutto il plasma del corpo pu disciogliere linearmente una quantit massima di 0,3 ml O2 a 100 mmHg di pO2 sui 20 ml trasportati globalmente dal sangue. Curva di saturazione plasmatica : il plasma possiede un livello di saturazione variabile linearmente con la variazione di pO2 sanguigno tramite una coefficiente di dissoluzione D pari a 0,3ml/100ml/100mmHg. TRASPORTO EMOGLOBINICO DELLOSSIGENO : tutto lemoglobina del corpo pu disciogliere inmodo non lineare 19,7 ml di O2, quindi quasi la totalit dellossigeno sanguigno. Volume di ossigeno per grammi di Hb satura : ogni grammo saturo di emoglobina pu trasportare 1,36 ml di O2 puro

Curva di saturazione emoglobinica : la concentrazione di O2 presente nellemoglobina degli eritrociti saturazione emoglobinica - aumenta con laumento della pO2 del plasma sanguigno, tramite una curva sigmoide *Ossiemoglobina+/pO2 (curva ad S italica) che consente il rilascio di 5mml di O2 ogni 100 ml di sangue nei distretti ipossici e lassorbimento di 5mm di O2 ogni 100 ml di sangue negli alveoli.

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Basse pO2 : si ha un abbassamento della saturazione dellemoglobina in modo da stimolare il rilascio di O2 ed inibire il reuptake di O2 nei tessuti ipossici. Sangue venoso misto (pO2 = 40 mmHg) : presenta una concentrazione di ossigeno di 15ml/100ml di sangue ed una saturazione emoglobinica del 75% con una quantit di Hg desaturata di 3,75 g Cianosi : colorito della pelle bluastro dato dallelevata quantit di emoglobina desaturata, maggiori o uguali a 5mg.

Alte pO2 : si ha un aumento della satirazione dellemoglobina in modo da stimolare il reuptake di O2 ed inibire il rilascio di O2 nei capillari alveolari ventilati. Sangue arterioso sistemico (pO2 = 100 mmHg) : presenta una concentrazione di O2 di 20ml/100ml di sangue.

Cooperazione positiva delle subunit globiniche e grafico sigmoide : lemoglobina una proteina tetramerica nella quale, ogni monomero saturato dallossigeno aumenta laffinit per lossigeno degli altri monomeri; si ha quindi una coomperazione positiva allosterica, attraverso la quale laffinit per lssigeno dellemoglobina aumenta allaumentare della sua saturazione. pO2 0-20 mmHg : le prime molecole di ossigeno legano con bassa affinit poche subunit dei tetrameri dellemoglobina poich sono prima completamente desaturati. Aspetto della vurva : la curva partendo da valore di pO2 0 a quello di 20 mmHg dimostra un lento aumento della velocit di saturazione. pO2 20-50 mmHg : le ulteriori molecole di ossigeno legano le altre subunita dei tetrameri di emoglobina parzialmente saturata con unaffinit sempre pi elevata, andando ad aumentare a propria volta laffinit dellemoglobina. Aspetto della curva : la curva subisce un a sempre maggiore impennata con un sempre pi veloce aumento della velocit (accelerazione dellaccelerazione) pO2 50-100 mmHg : per via dellaumento della concentrazione di emoglobina completamente saturata e della diminuzione della concentrazione di emoglobina parzialmente desaturata si ha una diminuzione della velocit di aumento della saturazione dellemoglobina. Aspetto della curva : la curva subisce una diminuzione della propria impennata andando a tendere verso un valore di plateau presso i 100mmHg di pO2 NOTA MEDICA ! gravit della variazione dellipossia Una lieve ipossia, che mi riduca la pO2 dal valore di 90, al valore di 80, non mi crea particolari disordini poich pi dell80% dellemoglobina contiene ancora ossigeno; tuttavia una diminuzione della pO2 da 60 a 50 mmHg pu procurarmi un danno molto grave, poich lemoglobina, in quel territorio di variazione della pO2, comincia a desaturarsi in modo molto veloce. CALCOLO DEL VOLUME DI O2 IN UN DETERMINATO VOLUME DI SANGUE : la quantit di ossigeno in un determinato volume di sangue, dipende direttamente dalla concentrazione di emoglobina saturata, dalla concentrazione di emoglobina nel sangue, dal volume del sangue, tutto sommando la concentrazione dellossigeno nel plasma direttamente proporzionale al coefficiente di solubilit ed alla pressione parziale dellossigeno.

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FATTORI CHE INFLUENZANO LA CURVA DI DISSOCIAZIONE DELLHb :Esistono alcuni fattori in grado di modificare la posizione della curva di dissociazione emoglobinica, spostandola a destra o a sinistra; cio rendendola pi o meno saturata a parit di pO2 locale Si considera leffetto dellaumento della temperatura, che sposta la curva a destra, dellaumento della PCO, che sposta la curva a destra e in basso, e della riduzione del pH, che sposta la curva a destra e in basso. Queste variazioni sono importanti. Spostamento a destra della curva : significa che con la stessa PO presente nel sangue una quantit di O pi bassa e si avr una saturazione dellHb minore; ovvero il sangue rilascia O2 nei tessuti. Aumento della temperatura : spostamento della curva a destra. Aumento della pCO2 (effetto Margaria-Green): spostamento della curva a destra ed in basso che permette una cessione del 25% della saturazione di ossigeno dellemoglobina ai tessuti ipossici. Diminuzione del pH (effetto Bohr): spostamento della curva a destra ed in basso 2,3 Difosfoglicerato (2,3DPG) : metabolita del metabolismo dei globuli rossi, la cui quantit negli stessi globuli rossi aumenta nellarco di qualche ora di ipossia, determinante uno spostamento a destra della curva di dissociazione NOTA MEDICA ! conservazione del sangue ed efficacia nellossigenazione dei tessuti E stato notato che nel sangue conservato, a differenza di quello intero, diminuisce la capacit dei globuli rossi di sintetizzare 2,3DPG; questa diminuzione causa uno spostamento a sinistra fisso, di qualche unit, della curva di dissociazione dellHb, provocando un minore rilascio di O2 nei tessuti ipossici. Utilit dello spostamento a destra e in basso nelleconomia metabolica : nei tessuti che ricevono pi flusso sanguigno arterioso proporzionalmente alla loro attivit metabolica, si avr non solo labbassamento della PO, ma anche un aumento della PCO, della di temperatura, ed una tendenza alla riduzione del pH, favorendo la cessione di O da parte dellHb. ES : Se contemporaneamente allabbassamento della PO a 40 mmHg, come nel sangue venoso misto si verifica anche uno spostamento a destra della curva, vuol dire che lHb ha ceduto ai tessuti pi O, e si desaturata maggiormente.

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Definizione della P50 : pressione parziale dellO che comporta il 50% di saturazione dellemoglobina circolante ed aumenta con lo spostamento a destra ed in basso della curva; la saturazione dellemoglobina pari a 1/P50. Pi alta la P pi alta la pressione parziale che determina il 50% di saturazione, minore laffinit dellHb per lO: se ci vuole pi pressione parziale di O per avere la saturazione del 50%, vuol dire che lHb lega lO

Nel sangue normale : la P50 di circa 23-26 mmHg con un 50% di saturazione intorno ai 26 mmHg di PO. CARATTERISTICHE DI ALTRI TIPI DI EMOGLOBINE : Hb Fetale : ha caratteristiche chimiche diverse dallHb adulta poich contiene tetrameri diversi dalle subunit e dellHb adulta. Una P pi bassa dellHb adulta : quindi ha una maggiore affinit per lO che comporta una saturazione a 50% ad una pO2 minore di quella adulta (q uando lHb adulta satura del 50% lHb fetale infatti satura pi del 50%) favorendo la cessione di O dallHb adulta materna a quella fetale al livello dei vasi placentari durante la vitaintrauterina. Mioglobina (curva tratteggiata) : proteina globinica monomerica (e non tetramerica come lHb), localizzata nei muscoli, in grado di acquisire O dal sangue e di cederlo poi ai mitocondri dei miociti che stanno lavorando. Curva della satuazione della mioglobina nelleconomia muscolare : la struttura monomerica della mioglobina non le consente un legame allosterico cooperativo positivo con lO2; questo le permette di acquisire una curva di dissociazione esponenziale, con una velocit di saturazione molto maggiore di quella dellHb; consentendole, a parit di pO2, il sequestro dellO2 dallemoglobina nei tessuti ipossici ed il rilascio dellO2 solamente a bassisima pO2, cio alla pO2 sarcoplasma metabolicamente attivo. TRASPORTO DELLA CO2 : Carbossiemoglobina : una molecola di Hb legata con il monossido di carbonio (CO) ed incapace di legare lossigeno per il suo trasporto. Curva della carbossiemoglobina nellintossicazione da monossido di carbonio : lemoglobina possiede ha unaffinit estremamente elevata per il monossido di carbonio, circa 250 volte quella dellO2, possedendo una curva di saturazione estremamente spostata a sinistra ed in alto, che ne consente una saturazione quasi totale (con CO) anche a bassissime pCO. NOTA MEDICA ! tossicit da monossido ed ossigenoterapia iperbarica Siccome una concentrazione di solo 7 o 8 mmHg consente una saturazione quasi completa dellemoglobina circolante; apparecchi ossidanti carbonio in modo incompleto (vecchie stufe poco areate, motori a combustione interna, ecc) possono causare gravi ipossie per saturazione quasi totale dellHb circolante; queste possono essere curate e contrastate con la somministrazione di ossigeno iperbarico (a 3, 4, 5 atmosfere) per rendere il legame con

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lossigeno dellemoglobina pi frequente che con il CO. Curva di dissociazione dellanidride carbonica : la velocit di saturazione dipendente dalla pO2 allaumentare della saturazione e della pO2, tuttavia, non possedendo la un trasportatore completamente saturabile nel sangue (come lHb per lO) la sua saturazione cresce esponenzialmente, senza mai (virtualmente) raggiungere un plateau di saturazione. Modalit di trasporto della CO2 nel sangue : Disciolta nel plasma : sempre proporzionale al coefficiente di solubilit della CO2 (23 volte quello dellO2) e rappresenta il 5% della CO2 circolante. Legata allHb : viaggia chelata dai carbammino-composti delle proteine plasmatiche circolanti e della Hb, e rappresenta il 5% della CO2 circolante.

Sotto forma di ione bicarbonato : grazie allanidrasi carbonica pu disciogliersi nel plasma come HCO3-, consentendo il trasporto del 90% della CO2 del sangue.

Differenza artero-venosa e rilascio di CO2 : siccome alla pCO2 = 46mmHg del sangue venoso misto (o tissutale), la CO2 nel sangue 50-52 ml/100ml, mentre alla pCO2 =40 mmHg del sangue alveolare, la CO2 nel sangue 48-46 ml/100ml, essa, ad ogni passaggio polmonare preleva dai tessuti e libera negli alveoli 4 ml di CO2 ogni 100ml di sangue.

Effetto Haldane di spostamento della curva di idissociazione CO2 plasmatica : siccome nei globuli rossi presente anidrasi carbonica e siccome lemoglobina Hg deossigenata lievemente basica, nei tessuti deossigenati viene spostato lequilibrio di sintesi del bicarbonato tramite tamponamento degli idrogeni prodotti dalla reazione, consentendo un aumento della solubilit plasmatica della CO2 e quindi un so maggiore assorbimento dal sangue deossigenato. Reazione di Haldane : quando la CO2 entra nelleritrocita viene subito idratata in acido carbonico che, vista la basicit dellHb deossigenata, comincia a dissociarsi rapidamente in maggiori quantit di ione bicarbonato.

Amplificazione del trasporto di CO2 sanguigna delleffetto Haldane : questo effetto consente, nei tessuti ipossici, un aumento della dissoluzione di CO2 contemporaneo alla cessione di O2 al tessuto; e negli alveoli polmonari, una aumento della cessione di CO2contemporaneo allassorbimento di O2 dallalveolo; con un effetto complessivo di amplificazione della differenza artero-venosa di CO2. Interpretazione del grafico : Ad una pCO2 venosa di 45mmHg : si ha un innalzamento della curva di dissoluzione della CO2 nel plasma, sino ad un valore di concentrazione, non corrisponsdente alla curva sottostante, di 52,5 ml/100ml di aria.

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Ad una pCO2 arteriosa di 41mmHg : si ha un abbassamento della curva di dissoluzione della CO2 nel plasma, sino ad un valore di concentrazione non corrispondnete alla curva soprastante, di 48 ml/100ml di aria.

Effetto Haldane e aumento dellematocrito del sangue venoso : siccome per la reazione di tamponamento dellacido carbonico, per ogni CO2 disciolta nel citoplasma, la carica positiva in pi dellemoglobina viene tamponata con un Cl- od un HCO3-; la pressione osmolare intracitosolica eritrocitaria aumenta, causando un rigonfiamento delle cellule con aumento dellematocrito totale. REGOLAZIONE DELLA RESPIRAZIONE : REGOLAZIONE DELLA RESPIRAZIONE : lingresso di O2 e leliminazione di CO2 tramite il sistema respiratorio deve essere regolato, tramite modulazione della frequenza e della profondit respiratora, a seconda dellintensit del metabolismo, utilizzando diversi fattori di segnalazione in grado di agire sui centri nervosi che regolano lattivazione dei muscoli in/espiratori. CENTRI RESPIRATORI DEL TRONCO ENCEFALICO : Sono composti da neuroni collegati da circuiti dinibizione reciproca, impedenti una simultanea attivazione di muscoli in-ed-espiratori, caratterizzati da una modalit di scarica neurale definita a rampa; ossia una frequenza di scarica che aumenta nel tempo sino ad un treshold, dopo la quale cade a 0 e si arresta; questi neuroni sono regolati da segnali inibitori ed ecctatori provenienti dai nuclei pontini ed inviano fibre discendenti diretti agli alfa motoneuroni del nucleo frenico del midollo (C3-C5) Circuito dinibizione laterale : i neuroni di ogni nucleo, espiratorio o inspiratorio, fanno molte sinapsi eccitatorie fra loro, in modo damplificare la propria attivit di scarica, e molte sinapsi inibitorie con i neuroni dei nuclei antagonisti, in modo da inibirne lattivit antagonista; in questo modo ogni nucleo mantiene la propria attivit nel tempo, impedendo una coesistenza di inspirazione ed espirazione. Segnale a rampa dellinspirazione : segnale motorio particolare inviato agli alfa neuroni motori primari del nervo frenico, caratterizzato da un primo e graduale aumento dintensit durante 2 secondi (nella respirazione normale) sino a raggiungere una soglia treshold, dopo la quale viene silenziato per 3 secondi; questo segnale ha il vantaggio di provocare un aumento di volume progressivo senza stimolazioni spasmodiche.

Centro inspiratorio dorsale (DRG): gruppo di neuroni contenuto allinterno del nucleo solitario, ricevente afferenze sensitivo-regolatorie dai chemocettori periferici, dai barocettori (tramite nervi vaghi e glossofaringeo) e dal nucleo apneustico; possedente la funzione di regolare la frequenza e la profondit inspiratoria, agendo sugli alfa neuroni frenici del mielomeri C3-C5 e controllando (attraverso di essa) la frequenza respiratoria e la profondit del respiro. Centro respiratorio ventrale (VRG): nucleo di neuroni ad attivit prevalentemente espiratoria che, normalmente inattivo durante la respirazione tranquilla, consente la potente attivazione dei muscoli espiratori primari e secondari durante liperventilazione. CENTRI DI CONTROLLO DELLA RESPIRAZIONE : Centro apneustico : centro localizzato nel tronco encefalico, subito sotto al centro pneumotassico, inibito dalle afferenze vagali del nucleo solitario e del nucleo pneumotassico, possedente la funzione di stimolare il nucleo Inspiratorio dorsale, mediante un rallentamento della velocit dincremento del segnale a rampa, e mediante un aumento della soglia di treshold di cessazione dellinspirazione; in questo modo riesce a diminuire la frequenza ed aumentare la profondit inspiratoria; unintensa azione del nucleo apneustico pu aumentare la durata dellinspirazione sino ai 5 secondi. Nervi vaghi (riflesso Hering-Breuer) : i nervi vaghi hanno labilit di stimolare indirettamente un riflesso dinibizione dellatto inspiratorio e di aumento della frequenza inspiratoria, in seguito allo stiramento dei recettori di parete dei polmoni per volume superiori a 1-1,5 L, tramite inibizione del centro apneustico.

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Nucleo pneumotassico : nucleo localizzato nella porzione superiore del ponte, e possedente il ruolo specifico di limitare indirettamente ampiezza dellinspirazione, aumentandone la frequenza, andando ad interrompere precocemente lascesa del segnale a rampa tramite inibizione dellazione incrementante del nucleo apneustico; una stimolazione intensa del nucleo pneumotassico pu provocare una durata dellinspirazione di soli 0,5s.

Effetto delle varie resezioni del tronco encefalico e del midollo spinale cervicale : Taglio al limite tra parte superiore del ponte e mesencefalo (A) : il ritmo ed i respiri non vengono influenzati, cio, il diencefalo ed il neoencefalo non hanno influenza sulla respirazione. Taglio della porzione inferiore del ponte : si ha uninterruzione totale dei segnali regolatori pontii della respirazione con lo sviluppo di una variazione casuale di profondit e frequenza della respirazione. Taglio dei nervi vaghi :lampiezza dei respiri aumenta ed la frequenza respiratoria si riduce; viene infatti tolto il riflesso che normalmente limita lescursione inspiratoria riflesso di Hering-Breuer. Taglio nella parte centrale del ponte (B) : aumenta della profondit dei respiri e si riduce la frequenza respiratoria (anche con i nervi vaghi intatti) Taglio dei vaghi e della parte centrale del ponte : si ottiene un atteggiamento di inspirazione spastica per eliminazione totale delle influenze inibitorie dellinspirazione, con un inspirazione costante.

NOTA MEDICA ! lesione spinale tra i mielomeri cervicali C3-C5 Provoca la distruzione o linterruzione totale della comunicazione motoria dei nuclei inspiratorio ed espiratorio del centro frenico con i corrispettivi muscoli (tramite il nervo frenico) causando un apnea permanente e il necessario ricorso alla respirazione artificiale PRINCIPALI INFLUENZE DI CONTROLLO SUI CENTRI REGOLATORI :

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Controllo corticale cosciente : la corteccia cerebrale pu eseguire un controllo volontairo sullattivit respiratoria, accentuandola o inibendola, un controllo associato allattivit motoria, tramite contatti tra la corteccia motoria ed i centri pontini oppure, un controllo associato allo stato emotivo, tramite contatti tra il lobo limbico ed i centri pontini. Influenza tossica o farmacologica sulla respirazione :, alcuni anastetici, sedativi, sonniferi, lalcool, la CO2 e gli oppiacei (compresa l'eroina), possono inibire i centri inspiratori ed espiratori. Temperatura corpora : leccitabilit dei neuroni respiratori direttamente proporzionale alla temperatura corporea quindi, un aumento della temperatura porta ad un incremento della frequenza respiratoria, mentre una diminuzione ad una sua soppressione. Riflessi sensoriali viscerali : la stimolazione di recettori dolorifici viscerali in grado di influenzare il ritmo respiratorio Segnali propriocettivi dinamici dalle articolazioni : la stimolazione dei propriocettori dinamici delle articolazioni con movimenti passivi porta ad un aumento della frequenza e della profondit respiratoria. Lo stato di vigilanza reticolare : una diversa stimolazione dello stato di attivit generico della corteccia, sonno o stati di vigilanza, provoca uninibizione od una stimolazione dellattivit respiratoria. CONTROLLO CHEMORECETTORIALE SULLA RESPIRAZIONE : i chemocettori sono degli organelli nervosi chemocettori centrali e chemocettori periferici in grado di percepire direttamente ed indirettamente gli effetti dellipoventilazione sulla composizione chimica del sangue al fine di regolare la ventilazione aumentando o diminuendo il proprio effetto eccitatorio sui centri respiratori pontini. Chemocettori perifeirci o glomi (principale regolazione) : sono 5 piccoli organelli altamente vascolarizzati (i tessuti con pi alto rapporto vascolarizzazione/peso) e dalla massa di pochi grammi, disposti due sulle carotidi e tre sullarco aortico, in grado di percepire le variazione della pO2 disciolta nel plasma, della pCO2 e del pH sanguigno; comunicanti, tramite nervo vago, un treno di frequenze eccitatorie ai centri respiratori pontini Sensibilit diretta alla pCO2 : regolazione pi intensa e principale dei glomi, in grado di far aumentare linearmente con la pCO2 la loro frequenza di scarica, e quindi, la ventilazione polmonare.

Analisi della curva ventilazione/pCO2 : la ventilazione aumenta secondo una velocit costante nel tempo allaumentare della pressione parziale di CO2 nel plasma; ovvero vi un unico coefficiente di proporzionalit Utilit della regolazione a pCO2 immediata : la risposta allipercapnia molto pi veloce della risposta allipossia, che, invece, causa una risposta accettabile solamente ad elevati livelli di carenza di ossigeno Sensibilit ausiliaria alla pO2 : regolazione secondaria della frequenza di scarica dei glomi in grado di far aumentare la variazione di scarica eccitatoria dei glomi a parit di variazione di pCO2, ossia, in grado di aumentare la sensibilit chemorecettoriale allipercapnia. Analisi della curva ventilazione/pCO2 per pO2 : ad un aumento della pO2 corrisponde un aumento della velocit dincremento della ventilazione rispetto alla variazione di pCO2; in particolare, la pO2 aumenta il coefficiente di proporzionalit, impennando la retta.

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Insensibilit dei glomi alla saturazione dellemoglobina : i glomi carotidei e dellaorta non sono sensibili alla percentuale di saturazione dellemoglobina ma sono sensibili solamente alla pO2 dellossigeno disciolto. NOTA MEDICA ! anemici ed invariata pO2 sanguigna Essendo i chemocettori sensibili esclusivamente alla pO2 del plasma, un eventuale diminuzione dellemoglobina circolante, come accade nei soggetti anemici, non pregiudica la regolazione respiratoria della pressione parziale di ossigeno Sensibilit ausiliaria al pH : regolazione secondaria della frequenza di scarica dei glomi in grado di far aumentare la frequenza di scarica eccitatoria basale, senza aumentare la sensibilit dei glomi, in modo inversamente proporzionale al pH del sangue; ci causa un ampliamento della finestra di risposta eccitatoria alla pCO2. Scarsa efficienza del controllo a pH ematico : siccome il sangue dotato dai ampi sistemi tampone pH, attivi e passivi, un aumento generale della risposta per diminuzione del pH attivabile solo ad intensi ed immediati squilibri acido base del plasma. Analisi della curva pCO2/pH : una diminuzione del pH causa uno spostamento a sinistra della linea dincremento della ventilazione rispetto alla variazione di pCO2, facendo partire la stimolazione basale da frequenze pi elevate.

Chemorecettori centrali o nuclei chemosensibili (regolazione marginale) : piccoli nuclei di neuroni anatomicamente vicini e connessi con fibre eccitatorie ai centri repiratori, in grado di modulare lattivit dei centri respiratori

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regolando la propria frequenza di scarica in base al pH del liquor cerebrospinale, influenzato, indirettamente, dalla concentrazione plasmatica di pCO2. Sensibilit indiretta alla pCO2 : i chemocettori centrali non percepiscono la concentrazione di CO2 del plasma, bens, percepiscono la diminuzione del pH nel liquor cerebrospinale indotta dallaccumulo di CO2 per sua diminuita diffusione al plasma.

Assuefazione allipercapnia dei chemorecettori centrali : in presenza di un aumento cronico della concentrazione di CO2 o del pH sanguigno, si ha una desensibilizzazione progressiva dei chemorecettori centrali agli aumenti di CO2; provocando, a propria volta, una dipendenza esclusiva del sistema di regolazione dagli stimoli ipossici di tipo periferico. NOTA MEDIA ! depressione respiratoria in seguito ad ossigenoterapia iperbarica Nei soggetti affetti da insufficienza respiratoria cronica, con quadri permanenti di ipercapnia ed ipossia, lunico stimolo ancora rimasto a compensare la loro condizioni cianotica laumento di ventilazione per stimolazione da carenza di pO2; se noi somministriamo a questi pazienti un elevata concentrazione di ossigeno, la loro stimolazione ipossica crolla immediatamente, causando una depressione respiratoria anche grave; lossigeno va somministrato, quindi, per gradi.

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