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YOGA

 Yoga per la salute e il benessere.


 Comunque, lo Yoga, come un sistema filosofico si
trova nelle Yogasūtra di Pataṅjali (200 a.C.). Secondo i
tanti studiosi, Pataṅjali non è il fondatore dello Yoga.
 Di solito i studiosi mettono la filosofia di Sāṁkhya e
Yoga insieme.
 Il Sā ṁ khya, esplicitamente accetta lo Yoga come un
mezzo per realizzare il mokṣa (liberazione).
 Lo Yoga sottoscrive il fondamento teoretico di
Sā ṁ khya: accetta la sua metafisica ma non il suo
rifiuto totale di Dio
 Etimologicamente la parola «Yoga» e
derivata dalla radice «yuj» che significa
«collegare» o «unire» due realtà – il sé
inferiore al Sé superiore.
 L’idea universale nella filosofia Indiana che
l’auto-purificazione con gli esercizi adatti ci
porta alla liberazione rimane come un
fondamento anche dello Yoga.
Psicologia di Yoga
 L’anima (Sé, puruṣa) è eterna, spirituale ed è
libera dai limiti del corpo, sensi e modificazioni
della mente.
 Conoscenza è il prodotto del prakṛti ed è
erroneamente attribuita al puruṣa/sé.
 Tutte le funzioni cognitivi appartengono alla
coscienza (cit, citta) che è un prodotto del prakṛti.
 L’obbiettivo dello Y. è di andare oltre il processo
fenomenologico del pensiero affinché si conosce
il vero Sé come distinto dal prakṛti.
 Pataṅjali definisce «yoga» come
«cittavṛttinirodha» che significa la cessazione
delle modificazioni di «citta».
 Per lo Yoga il citta include manas (la mente),
ahaṁkara (ego, io), buddhi (intelletto).
 Manas riceve e organizza le sensazioni.
 Buddhi produce conoscenza dalla informazione
ricevuta dal Manas facendo le conclusioni.
 Ahaṁkara è il fondamento dell’auto-
consapevolezza, auto-identità e auto-presunzione.
 Pataṅjali fa la distinzione fra cinque tipi di
modificazioni mentali:
 1. Attraverso i 3 mezzi di conoscenza
 a. Pramāṇa (giusta cognizione): Come
sappiamo, le Pr. sono mezzi per arrivare alla
giusta cognizione. Y. accetta tre: percezione,
inferenza, testimonianza verbale.
 Nella percezione esterna vi è un contatto dei
sensi con i oggetti esterni e la mente si
trasforma secondo la forma del oggetto.
 Il citta, siccome è molto chiaro a causa della
qualità di sattva predominante, può riflettere
l’oggetto nella luce del puruṣa. Allora non
conosco solo oggetto ma conosco che conosco
l’oggetto.
 b. Inferenza: Non c’è una percezione diretta
ma l’oggetto è percepita tramite la percezione
di un altro oggetto con quale ha il rapporto
della co-presenza universale. Con inferenza si
capisce la natura generica del oggetto.
 c. La testimonianza verbale: ci aiuta a
conoscere un oggetto, che non è percepito ne
inferito dalla persona stessa ma tramite il
racconto verbale di una persona autorevole.
Questa persona deve essere libero dai difetti
come illusione, inganno e pigrizia.
 Fra queste tre pramāṇa, percezione è importante
specialmente per un yogi che vuole arrivare al
obbiettivo dello yoga. Un yogi può avere
percezioni yogiche che vanno oltre le percezioni
normali.
Le modificazioni mentali
 2. Viparyaya (falsa conoscenza):
Conoscere qualcosa come si fosse una cosa
altra. Per esempio: corda – serpente. In
questo caso c’è dubbio è incertezza.
 3. Vikalpa (L’immaginazione):
L'immaginazione è una idea verbale causata
dalle parole corrispondenti alla quale non vi
è alcun oggetto nella realtà . La conoscenza
dei contenuti che non sono reali ma
verbalmente significano qualcosa.
Le modificazioni mentali
 Ad esempio, un cerchio quadrato o il figlio di
una donna sterile
 4. Nidrā (sonno): L’assenza della
conoscenza nel sonno profondo (senza
sogni). C’è una conoscenza almeno dopo che
uno ha avuto un bel sonno.
Le modificazioni mentali
 5. Smṛti (memoria): definito come
tenere/non lasciare gli oggetti della
conoscenza. Uno studioso, Bhattacharya,
considera pensare come un secondo livello
della memoria e contemplazione come il
terzo livello della memoria in cui vi è una
serie di memorie. Nel Samā dhi c’è la
cessazione delle memorie e uno arriva
all’intuizione dei oggetti. Per lo yoga,
samādhi può essere di vari livelli
Le modificazioni mentali
 1. Attraverso i 3 mezzi di conoscenza
 2. Viparyaya (falsa conoscenza)
 3. Vikalpa (L’immaginazione)
 4. Nidrā (sonno)
 5. Smṛti (memoria)
 A causa dei modificazioni, c’è sofferenza.
L’obbiettivo dello yoga è di farci liberi dalla
sofferenza.
 C’è sofferenza perché c’è ignoranza che il Sé vero è
il mio corpo, mente, le cose che ho ecc., che è
sbagliato. Il Sé vero non fa parte del corpo, è puro e
beato - contento (blissful).
 L’egoismo anche ci porta alla sofferenza. Uno
prende il suo buddhi (la mente/intelligenza) come
il suo vero Sé. Ma in realtà il vero Sé è immutabile e
l’intelligenza è sempre mutabile.
 L’attaccamento, un’altra causa della sofferenza,
sorge dalle memorie passate di felicità che
cresce il desiderio di avere quelle esperienze di
più . Allo stesso tempo l’avversione sorge dalle
esperienze passate del dolore.
 L’attaccamento alla vita è una paura della
morte che è comune a tutte le persone. La
paura esiste a causa dell’esperienza della
morte nella vita passata che per lo yoga è una
prova della vita previa.
L’Etica dello Yoga
 I cinque livelli di citta:
 1. La mente conosce l’oggetto. Il citta è attirato ai
oggetti dei sensi. C’è un movimento da un oggetto al
altro. Non c’è riposo…
 2. Il citta è attirato ai vizi, sonno, inerzia ecc.
 3. Concentrazione temporanea cioè non perfetta.
 4. Concentrazione prolungata. Modificazioni
mentali sono controllati…
 5. Tutte le modificazioni mentali cessano incluso la
concentrazione mentale. In questo livello il citta è
calmo e tranquillo è torna allo stato originale.
 Gli ultimi due livelli sono favorevole al mokṣa.
 Uno deve arrivare allo staccamento sia dei oggetti nel
mondo sia dei oggetti proposti nelle scritture – paradiso
ecc.
 Staccamento totale si arriva quando lo yogi conosce la
vera natura del puruṣa e non desidera le cose materiali.
 L'obbiettivo finale non è raggiunto subito. Ci vuole un
lungo percorso (allenamento spirituale) di meditazione,
staccamento (penitenza) ecc.
 E’ possibile ricadere nella sofferenza dopo aver raggiunto
un livello alto a causa delle tendenze ed impressioni
precedenti (ci sono vari livelli nel cammino spirituale).
Le otto membra (Aṣtāṅga Yoga)
 1. Yama – il controllo, i raffrenamenti: non
nuocere (ahimsa), dire la verità (satya), non
rubare (asteya), osservare la continenza
(brahamacarya) e non accumulare, essere
disinteressato (aparigraha)
 2. Niyama – regolamento, le discipline: di
pulizia (sauca), contentamento (santoṣa), ascesi
(tapas), studio (svādhyāya) e dedizione al Dio
(Īśvara-praṇidhāna)
Le otto membra (Aṣtāṅga Yoga)
 3. Ā sana – Le posizioni fisici: atteggiameti del
corpo, fissati con precisione e hanno dei nomi
particolari – shirshasana, matsyasana,
bhujangasana, et cetera. Ci sono 84 asana
 4. Prāṇāyāma – controllo del soffio: esercizio
caratterstico dello yoga i cui effetti immediati sono
fisiologici ma determinano anche effetti
psicologici. Comprendi 3 tempi la cui durata è
volontariamente regolata dallo yogin –
l’ispirazione (puraka), la ritenzione del soffio
(kumbhaka) e l’espirazione (recaka, svuotamento)
Le otto membra (Aṣtāṅga Yoga)
 5. Pratyāhara – il controllo delle attività sensoriali e
motorie. Controllando i sensi, l’obbiettivo è di rompere
la connessione della mente con il mondo esterno. Così
la mente non sarà disturbato dai rumori, suoni ecc. dal
esterno.
 6. Dhāraṇā – l’attenzione concentrata su un oggetto.
Quindi, tutta l'attenzione è posta su quel punto di
concentrazione si concentra intensamente. Il tratak
(guardare una candela), la visualizzazione e la
concentrazione sul respiro sono tutte pratiche di
dhāraṇā, ed è a questo stadio che molti arrivano quando
pensano di "meditare".
Le otto membra (Aṣtāṅga Yoga)

 7. Dhyāna – "assorbimento meditativo":


quando siamo completamente assorbiti dal punto
focale della nostra meditazione, questo è il
momento in cui stiamo veramente meditando. La
pratica vera e propria della meditazione non è
assolutamente qualcosa che possiamo "fare"
attivamente, ma piuttosto descrive l'azione
spontanea di qualcosa che accade come risultato
di tutto il resto. In sostanza, se uno sta davvero
meditando, non avrà il pensiero «Sto meditando!"
Le otto membra (Aṣtāṅga Yoga)
 8. Samādhi – Questo stadio finale è composto da due
parole: "sama" che significa "stesso" o "uguale" e "dhi"
che significa "vedere". C'è un motivo per cui si chiama
realizzazione: raggiungere il samadhi non significa
scappare dalla vita o essere abbondantemente felici; anzi,
significa vedere la realtà propria come veramente è.
 La capacità di "vedere allo stesso modo" e senza disturbi
da parte della mente, senza che la nostra esperienza sia
condizionata da preferenze, antipatie o abitudini, senza
bisogno di giudicare o di attaccarsi a qualche aspetto
particolare: questa è la beatitudine.
Matsyā sana (Pesce) Ś irsā sana
(Testa)

Danurāsana (Arco)
Halāsana (Aratro āsana)
Dio o Īśvara in Yoga
 La scuola di Yoga accetta l’esistenza di Dio.
 Ci sono vari livelli del essere. Allora ci deve
essere un livello altissimo, perfetto che è Dio.
 Dio non è il creatore del mondo ma è un Puruṣa
speciale: il modello della perfezione e
conoscenza. Dio è onnisciente, onnipotente ed
onnipresente. Lui non ha niente a che fare con
il servitù o liberazione delle anime. L’obbiettivo
umano non è di unirsi con Dio ma di separarsi
dal prakṛiti.

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