Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
carcerari europei
ISTITUTO COMPRENSIVO DI PRIMIERO
CLASSE II SCIENTIFICO A-B
a.s. 2013/2014
Il sistema carcerario in
Italia
Il sistema carcerario in Italia
• Il principio fondamentale sancito dalla Costituzione
italiana prevede:
• Art.27,c.3: Le pene non possono consistere in
trattamenti contrari al senso di umanità e devono
tendere alla rieducazione del condannato.
Dati
• Secondo i dati del DAP, Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del
Ministero della Giustizia, aggiornati al 30 aprile 2014, nei 206 istituti
penitenziari italiani sono reclusi 59.683 detenuti, anche se la capienza
massima sarebbe di 49.091 posti.
• La maggioranza è costituita da uomini, 57.159, mentre la componente
femminile è pari a 2.524 donne, il 4,3% dei detenuti.
• Poco meno di un terzo sono i detenuti non italiani
• Sono 52 i bambini sotto i tre anni che vivono in carcere con la madre.
• Molte carceri italiane ospitano un numero di detenuti che supera il triplo delle
loro possibilità.
• Più del 40% delle persone in carcere sono detenuti in attesa di giudizio.
• La presenza di detenuti con problemi di consumo o abuso di sostanze
stupefacenti è elevata (38%).
• Gli istituti femminili sono 5 (Trani, Pozzuoli, Roma Rebibbia, Empoli e Venezia
Giudecca), e ci sono 52 sezioni femminili presenti all’interno di alcune carceri
maschili.
• Il carcere minorile comprende ragazzi e ragazze dai 14 ai 18 anni.
Condizioni di vita dei detenuti
• Uno dei maggiori problemi è il sovraffollamento: l’Italia risulta prima tra i
paesi Ue.
• Con 145,4 detenuti per ogni 100 posti disponibili è seconda dopo la
Serbia (159,3), e davanti a Cipro (140,1), Ungheria (138,8) e Belgio
(131,7).
• Non ci sono opportunità di lavoro e formazione per tutti i detenuti, che di
conseguenza non sempre riescono a reinserirsi nella società una volta
scontata la loro pena.
• Il tasso di suicidi (153 nell’anno 2013, 61 nel primo semestre 2014), sia tra
i detenuti sia tra il personale della polizia penitenziaria, dimostra quanto
la situazione sia critica.
• Le donne che sono detenute negli istituti penitenziari italiani subiscono
evidenti conseguenze fisiche, come disturbi al ciclo mestruale, ansia,
depressione, anoressia e bulimia.
• Molti dei minori reclusi, spesso extracomunitari, rom e italiani del Sud
hanno alle spalle situazioni difficili, di abbandono, di violenza fisica e
psicologica, di sfruttamento.
Condizioni di vita dei detenuti
• Molti dei minori hanno negli istituti italiani la possibilità di intraprendere o
terminare gli studi, ma pochi di loro maturano queste ambizioni. Punto di
riferimento per loro diventa l’educatore, che nel carcere minorile è una
figura indispensabile per il recupero del ragazzo.
• La Corte europea dei diritti dell’uomo - con la sentenza approvata l’8
gennaio 2013 – ha accertato la violazione dell’art. 3 della Convenzione
europea che, sotto la rubrica “proibizione della tortura”, pone il divieto di
pene e di trattamenti disumani o degradanti a causa del sovraffollamento
carcerario.
• La Corte europea chiede di garantire ad ogni persona reclusa in cella uno
spazio minimo di 4 metri quadrati, sufficientemente illuminato e pulito e
che il detenuto passi un buon numero di ore fuori dalla cella.
Condizioni di vita dei detenuti
• Anche la Corte costituzionale ha stabilito “l’obbligo per i poteri dello
Stato, ciascuno nel rigoroso rispetto delle proprie attribuzioni, di
adoperarsi affinchè gli effetti normativi lesivi della Convenzione cessino”.
• La gravità del problema è stata denunciata anche dalla Corte dei Conti,
che ha evidenziato le ricadute negative del sovraffollamento rispetto alla
possibilità del reinserimento sociale dei detenuti.
• La Corte di Strasburgo ha fissato il termine di un anno, con decorrenza dal
28 maggio 2013, perché l’Italia si conformi alla sentenza e adotti delle
misure alternative volte al superamento di tale ingiustificabile stato di
cose.
• La deadline, dunque, è scaduta il 28 maggio 2014.
La percezione del carcere da parte dei
detenuti
Alcune testimonianze di detenuti tratte da «Storie di vita e di carcere», di
Liliana Cerqueni
• «Dentro ti fai le tue relazioni, campi benino se ci sai fare; fuori non sai mai
dove andrai a parare, chi incontrerai e cosa finirai per fare. Di illegale,
magari» (Filippo, p.44)
• «Il carcere è promiscuità e dentro succede di tutto. Se non è il cibo di cui
lamentarsi è il trattamento che ci viene riservato, se non è la mancanza di
igiene è l’edificio che è inadeguato.» (Luca, p.62)
• «Trovo che sia bello poter fare qualcosa, saremo anche detenuti e ‘scarti
della società’, ma mica siamo zombie! …sembra che la mia vita sia segnata
dall’inizio e non riesca a raddrizzarla, ma ho emozioni e sentimenti, la
sofferenza la sento anch’io, perdiana! (Luca, p.64)
Possibili soluzioni
• Scopo essenziale della società non deve essere quello di dare agli autori dei reati
ciò che essi “meritano”.
• Bisogna far sì che il reo, venuto meno alle esigenze essenziali della società, si
corregga, torni ad una condotta ad esse conforme e non commetta in futuro altri
reati.
• Secondo la nostra Costituzione, che è fondata sul rispetto della persona e della sua
dignità, la rieducazione del detenuto deve essere intesa come risocializzazione,
cioè messa in opera di tutti gli strumenti per promuovere, sostenere e incoraggiare
un cammino che faccia affidamento sulla libertà e sulla responsabilità della
persona, affinchè essa sviluppi una prospettiva di vita e di condotta in armonia con
i diritti degli altri e con le esigenze della società.
Possibili soluzioni
• Rieducazione vuol dire maggiore facilità di adattamento sociale e maggiori
possibilità lavorative una volta scontata la pena: le carceri di Padova e dell’isola
della Gorgona, infatti, offrono ai detenuti l’opportunità di fare delle esperienze
lavorative riconosciute nel loro curriculum vitae.
• Grazie a questa soluzione alternativa, i due edifici detentori hanno la recidiva più
bassa d’Italia, mentre tutti gli altri si aggirano intorno al 60%.
• Nel messaggio rivolto ai parlamentari italiani l’8 ottobre 2013, il Presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano ha ipotizzato diverse strade, percorribili
congiuntamente, per risolvere la questione del sovraffollamento carcerario:
• A) RIDURRE IL NUMERO COMPLESSIVO DEI DETENUTI ATTRAVERSO INNOVAZIONI
DI CARATTERE STRUTTURALE QUALI:
• 1) introduzione di meccanismi di probation, con la possibilità per il giudice di
applicare direttamente la “messa alla prova” come pena principale, evitando al
condannato l’ingresso in carcere e iniziando, da subito, un percorso di
reinserimento;
Possibili soluzioni
• 2) previsione di pene limitative della libertà personale ma “non carcerarie”,
introducendo la pena della “reclusione presso il domicilio”;
• 3) riduzione dell’area applicativa della custodia cautelare in carcere;
• 4) accrescimento dello sforzo diretto a far sì che i detenuti stranieri possano
espiare la pena inflitta in Italia nei loro Paesi di origine. Ciò deve avvenire
attraverso la promozione e l’attuazione di specifici accordi con i Paesi di origine dei
detenuti;
• 5) attenuazione degli effetti della recidiva quale presupposto ostativo per
l’ammissione dei condannati alle misure alternative alla detenzione carceraria,
attraverso la detrazione dalla pena da espiare dei periodi di “buona condotta”
riferibili al tempo trascorso in “custodia cautelare”, aumentando così le possibilità
di accesso ai benefici penitenziari;
• 6) incisiva depenalizzazione dei reati, per i quali una sanzione diversa da quella
penale può avere una non minore efficacia.
Possibili soluzioni
• B) AUMENTARE LA CAPIENZA COMPLESSIVA DEGLI ISTITUTI PENITENZIARI: è in
corso un “Piano Carceri” che prevede un aumento dei posti detentivi, il recupero
di edifici oggi destinati ad ospedale psichiatrico giudiziario e la riapertura di spazi
detentivi nell’isola di Pianosa.
• C) CONSIDERARE L’ESIGENZA DI RIMEDI STRAORDINARI, ATTRAVERSO L’ADOZIONE
CONGIUNTA DI DUE STRUMENTI DI CLEMENZA:
• 1) l’indulto, che prevede solo l’estinzione di una parte della pena detentiva senza
eliminare la necessità del processo, può applicarsi ad un ambito esteso di
fattispecie penali, con l’immediato effetto di ridurre considerevolmente la
popolazione carceraria;
• 2) l’amnistia, che estingue il reato commesso, consentirebbe di definire
immediatamente numerosi procedimenti per fatti “bagatellari”, permettendo ai
giudici di dedicarsi ai procedimenti per reati più gravi e con detenuti in
carcerazione preventiva.
I sistemi carcerari dell’Europa
Occidentale
Il sistema carcerario Greco
Dati
• In Grecia ci sono 25 istituti penitenziari, 21 dei quali sono prigioni
chiuse e 4 aperte. A questi si aggiungono tre istituti terapeutici.
• La capacità totale del sistema è di circa 4500 posti, ma i detenuti sono
6000.
• Il 30% dei detenuti è costituito da criminali di media o alta pericolosità.
• Ci sono più di 3000 carcerati in attesa di giudizio.
• Il numero di detenuti stranieri corrisponde al 50% del totale.
• Nel 2012 i minorenni detenuti erano il 4,7% della popolazione
carceraria. In Grecia ci sono le più alte percentuali di detenzione
minorile.
• Le donne rappresentano invece il 4,5% dei detenuti.
Condizioni di vita dei detenuti