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Analisi dei sistemi

carcerari europei
ISTITUTO COMPRENSIVO DI PRIMIERO
CLASSE II SCIENTIFICO A-B
a.s. 2013/2014
Il sistema carcerario in
Italia
Il sistema carcerario in Italia
• Il principio fondamentale sancito dalla Costituzione
italiana prevede:
• Art.27,c.3: Le pene non possono consistere in
trattamenti contrari al senso di umanità e devono
tendere alla rieducazione del condannato.
Dati
• Secondo i dati del DAP, Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del
Ministero della Giustizia, aggiornati al 30 aprile 2014, nei 206 istituti
penitenziari italiani sono reclusi 59.683 detenuti, anche se la capienza
massima sarebbe di 49.091 posti.
• La maggioranza è costituita da uomini, 57.159, mentre la componente
femminile è pari a 2.524 donne, il 4,3% dei detenuti.
• Poco meno di un terzo sono i detenuti non italiani
• Sono 52 i bambini sotto i tre anni che vivono in carcere con la madre.
• Molte carceri italiane ospitano un numero di detenuti che supera il triplo delle
loro possibilità.
• Più del 40% delle persone in carcere sono detenuti in attesa di giudizio.
• La presenza di detenuti con problemi di consumo o abuso di sostanze
stupefacenti è elevata (38%).
• Gli istituti femminili sono 5 (Trani, Pozzuoli, Roma Rebibbia, Empoli e Venezia
Giudecca), e ci sono 52 sezioni femminili presenti all’interno di alcune carceri
maschili.
• Il carcere minorile comprende ragazzi e ragazze dai 14 ai 18 anni.
Condizioni di vita dei detenuti
• Uno dei maggiori problemi è il sovraffollamento: l’Italia risulta prima tra i
paesi Ue.
• Con 145,4 detenuti per ogni 100 posti disponibili è seconda dopo la
Serbia (159,3), e davanti a Cipro (140,1), Ungheria (138,8) e Belgio
(131,7).
• Non ci sono opportunità di lavoro e formazione per tutti i detenuti, che di
conseguenza non sempre riescono a reinserirsi nella società una volta
scontata la loro pena.
• Il tasso di suicidi (153 nell’anno 2013, 61 nel primo semestre 2014), sia tra
i detenuti sia tra il personale della polizia penitenziaria, dimostra quanto
la situazione sia critica.
• Le donne che sono detenute negli istituti penitenziari italiani subiscono
evidenti conseguenze fisiche, come disturbi al ciclo mestruale, ansia,
depressione, anoressia e bulimia.
• Molti dei minori reclusi, spesso extracomunitari, rom e italiani del Sud
hanno alle spalle situazioni difficili, di abbandono, di violenza fisica e
psicologica, di sfruttamento.
Condizioni di vita dei detenuti
• Molti dei minori hanno negli istituti italiani la possibilità di intraprendere o
terminare gli studi, ma pochi di loro maturano queste ambizioni. Punto di
riferimento per loro diventa l’educatore, che nel carcere minorile è una
figura indispensabile per il recupero del ragazzo.
• La Corte europea dei diritti dell’uomo - con la sentenza approvata l’8
gennaio 2013 – ha accertato la violazione dell’art. 3 della Convenzione
europea che, sotto la rubrica “proibizione della tortura”, pone il divieto di
pene e di trattamenti disumani o degradanti a causa del sovraffollamento
carcerario.
• La Corte europea chiede di garantire ad ogni persona reclusa in cella uno
spazio minimo di 4 metri quadrati, sufficientemente illuminato e pulito e
che il detenuto passi un buon numero di ore fuori dalla cella.
Condizioni di vita dei detenuti
• Anche la Corte costituzionale ha stabilito “l’obbligo per i poteri dello
Stato, ciascuno nel rigoroso rispetto delle proprie attribuzioni, di
adoperarsi affinchè gli effetti normativi lesivi della Convenzione cessino”.
• La gravità del problema è stata denunciata anche dalla Corte dei Conti,
che ha evidenziato le ricadute negative del sovraffollamento rispetto alla
possibilità del reinserimento sociale dei detenuti.
• La Corte di Strasburgo ha fissato il termine di un anno, con decorrenza dal
28 maggio 2013, perché l’Italia si conformi alla sentenza e adotti delle
misure alternative volte al superamento di tale ingiustificabile stato di
cose.
• La deadline, dunque, è scaduta il 28 maggio 2014.
La percezione del carcere da parte dei
detenuti
Alcune testimonianze di detenuti tratte da «Storie di vita e di carcere», di
Liliana Cerqueni

• «Il carcere ti toglie la linfa vitale, ti toglie l’anima. Ti spegni e non ti


riaccendi più perché non trovi più nulla che ti dia spinta» (Paolo, p.33)
• «Il carcere è la mancanza di ossigeno anche se ci sono finestre. Puoi avere
amici fra le guardie e i detenuti, ma resterai sempre un animale in
gabbia… Perdi la cognizione di tempi e spazi, cambia tutto, quello che
contava prima ora non conta più e diventano importanti le cose che prima
erano cazzate… Niente famiglia, niente lavoro, niente prospettive. Sono e
resterò un galeotto.» (Paolo, p.36)
• «Ma questo non è lo stage dello spettacolo, questo è il carcere: mura e
torrette, giri di chiave, celle, penombra, echi innaturali, chiusura. E poi gli
odori più disparati, la presenza umana che avverti intorno ma non vedi, le
guardie che vedi ma non avverti.» (Filippo, p.30).
La percezione del carcere da parte dei
detenuti

• «Dentro ti fai le tue relazioni, campi benino se ci sai fare; fuori non sai mai
dove andrai a parare, chi incontrerai e cosa finirai per fare. Di illegale,
magari» (Filippo, p.44)
• «Il carcere è promiscuità e dentro succede di tutto. Se non è il cibo di cui
lamentarsi è il trattamento che ci viene riservato, se non è la mancanza di
igiene è l’edificio che è inadeguato.» (Luca, p.62)
• «Trovo che sia bello poter fare qualcosa, saremo anche detenuti e ‘scarti
della società’, ma mica siamo zombie! …sembra che la mia vita sia segnata
dall’inizio e non riesca a raddrizzarla, ma ho emozioni e sentimenti, la
sofferenza la sento anch’io, perdiana! (Luca, p.64)
Possibili soluzioni
• Scopo essenziale della società non deve essere quello di dare agli autori dei reati
ciò che essi “meritano”.
• Bisogna far sì che il reo, venuto meno alle esigenze essenziali della società, si
corregga, torni ad una condotta ad esse conforme e non commetta in futuro altri
reati.
• Secondo la nostra Costituzione, che è fondata sul rispetto della persona e della sua
dignità, la rieducazione del detenuto deve essere intesa come risocializzazione,
cioè messa in opera di tutti gli strumenti per promuovere, sostenere e incoraggiare
un cammino che faccia affidamento sulla libertà e sulla responsabilità della
persona, affinchè essa sviluppi una prospettiva di vita e di condotta in armonia con
i diritti degli altri e con le esigenze della società.
Possibili soluzioni
• Rieducazione vuol dire maggiore facilità di adattamento sociale e maggiori
possibilità lavorative una volta scontata la pena: le carceri di Padova e dell’isola
della Gorgona, infatti, offrono ai detenuti l’opportunità di fare delle esperienze
lavorative riconosciute nel loro curriculum vitae.
• Grazie a questa soluzione alternativa, i due edifici detentori hanno la recidiva più
bassa d’Italia, mentre tutti gli altri si aggirano intorno al 60%.
• Nel messaggio rivolto ai parlamentari italiani l’8 ottobre 2013, il Presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano ha ipotizzato diverse strade, percorribili
congiuntamente, per risolvere la questione del sovraffollamento carcerario:
• A) RIDURRE IL NUMERO COMPLESSIVO DEI DETENUTI ATTRAVERSO INNOVAZIONI
DI CARATTERE STRUTTURALE QUALI:
• 1) introduzione di meccanismi di probation, con la possibilità per il giudice di
applicare direttamente la “messa alla prova” come pena principale, evitando al
condannato l’ingresso in carcere e iniziando, da subito, un percorso di
reinserimento;
Possibili soluzioni
• 2) previsione di pene limitative della libertà personale ma “non carcerarie”,
introducendo la pena della “reclusione presso il domicilio”;
• 3) riduzione dell’area applicativa della custodia cautelare in carcere;
• 4) accrescimento dello sforzo diretto a far sì che i detenuti stranieri possano
espiare la pena inflitta in Italia nei loro Paesi di origine. Ciò deve avvenire
attraverso la promozione e l’attuazione di specifici accordi con i Paesi di origine dei
detenuti;
• 5) attenuazione degli effetti della recidiva quale presupposto ostativo per
l’ammissione dei condannati alle misure alternative alla detenzione carceraria,
attraverso la detrazione dalla pena da espiare dei periodi di “buona condotta”
riferibili al tempo trascorso in “custodia cautelare”, aumentando così le possibilità
di accesso ai benefici penitenziari;
• 6) incisiva depenalizzazione dei reati, per i quali una sanzione diversa da quella
penale può avere una non minore efficacia.
Possibili soluzioni
• B) AUMENTARE LA CAPIENZA COMPLESSIVA DEGLI ISTITUTI PENITENZIARI: è in
corso un “Piano Carceri” che prevede un aumento dei posti detentivi, il recupero
di edifici oggi destinati ad ospedale psichiatrico giudiziario e la riapertura di spazi
detentivi nell’isola di Pianosa.
• C) CONSIDERARE L’ESIGENZA DI RIMEDI STRAORDINARI, ATTRAVERSO L’ADOZIONE
CONGIUNTA DI DUE STRUMENTI DI CLEMENZA:
• 1) l’indulto, che prevede solo l’estinzione di una parte della pena detentiva senza
eliminare la necessità del processo, può applicarsi ad un ambito esteso di
fattispecie penali, con l’immediato effetto di ridurre considerevolmente la
popolazione carceraria;
• 2) l’amnistia, che estingue il reato commesso, consentirebbe di definire
immediatamente numerosi procedimenti per fatti “bagatellari”, permettendo ai
giudici di dedicarsi ai procedimenti per reati più gravi e con detenuti in
carcerazione preventiva.
I sistemi carcerari dell’Europa
Occidentale
Il sistema carcerario Greco
Dati
• In Grecia ci sono 25 istituti penitenziari, 21 dei quali sono prigioni
chiuse e 4 aperte. A questi si aggiungono tre istituti terapeutici.
• La capacità totale del sistema è di circa 4500 posti, ma i detenuti sono
6000.
• Il 30% dei detenuti è costituito da criminali di media o alta pericolosità.
• Ci sono più di 3000 carcerati in attesa di giudizio.
• Il numero di detenuti stranieri corrisponde al 50% del totale.
• Nel 2012 i minorenni detenuti erano il 4,7% della popolazione
carceraria. In Grecia ci sono le più alte percentuali di detenzione
minorile.
• Le donne rappresentano invece il 4,5% dei detenuti.
Condizioni di vita dei detenuti

• Il sovraffollamento è uno dei maggiori problemi che affliggono il sistema


carcerario greco: esso provoca un peggioramento delle condizioni di vita e
riduce la possibilità di reintegrazione dell’individuo.
• Ad esempio, nel carcere di Diavatà, a Salonicco, ogni cella dovrebbe
ospitare quattro persone ma in realtà vi si accalcano anche dieci detenuti.
• Le condizioni di vita dei detenuti non sono delle migliori, anche le loro
condizioni sanitarie sono giudicate insufficienti.
• Una delle prigioni è stata trasformata in un carcere di massima sicurezza,
dove il funzionamento dei telefoni cellulari è impedito e gli agenti di
custodia sono dotati di armi pesanti.
Possibili soluzioni
• Date le scarse possibilità di reintegrazione dei detenuti che escono dal
carcere, di recente sono nati gruppi di sensibilizzazione che hanno
promosso l’istituzione di posti di lavoro all’interno di alcune prigioni.
• C’è da dire, inoltre, che il sistema penitenziario greco ha subito varie
riforme, che hanno portato alla creazione di un codice di norme per il
trattamento dei detenuti, entrato in vigore nel 1990. Esso dovrebbe porre
come obiettivi la difesa dei diritti dei detenuti, il loro reinserimento nella
società ed il loro impiego in attività formative.
• Esiste, inoltre, il KESF, Consiglio centrale Scientifico delle Prigioni, che ha il
compito di individuare le possibili politiche correttive, al fine di migliorare
il funzionamento degli istituti e tutelare i diritti dei detenuti
Il sistema carcerario Francese
Dati
• La normativa penitenziaria francese distingue varie forme di istituti
chiamati «centres».
• In Francia sono presenti 187 prigioni.
• L’amministrazione delle carceri conta nove direzioni regionali, ripartite su
tutto il territorio : Bordeaux, Dijon, Lille, Lyon, Marseille, Paris, Rennes,
Strasbourg e Toulouse.
• Negli ultimi anni si è verificato un aumento del numero dei detenuti:
attualmente i carcerati sono il 36% in più rispetto al 2001.
• Il 19% dei detenuti non possiede una cella individuale.
• Il 78 % dei carcerati è insoddisfatto della protezione dei diritti
fondamentali della persona in prigione.
Condizioni di vita dei detenuti

• Il Comitato Europeo per la prevenzione della Tortura (CPT) ha aperto


un’inchiesta sugli istituti penitenziari francesi. Il trattamento dei
detenuti nelle carceri di questo paese è stato poi definito «disumano
e degradante».
• Nel centro detentivo di Frenes è stato rilevato che i detenuti
«presentavano uno stato di sofferenza acuta, obbligati a restare nudi
nelle celle, sottomessi ad un controllo visivo regolare del personale
penitenziario.»
• Un problema di notevole importanza è il sovraffollamento (117,0%).
• Il tasso di suicidi tra i detenuti è molto elevato.
• I detenuti dispongono con difficoltà di un’igiene corretta.
Il sistema carcerario Norvegese
Dati
• La carcerazione in Norvegia può durare dai 14 giorni ai 21 anni, di conseguenza tutti
i detenuti torneranno in libertà.
• Nel 2008 la pena massima prevista dal codice penale è salita a 30 anni nel caso di
accuse per crimini contro l’umanità, come per Anders Behring Breivik, attentatore
di Oslo e killer di Utoya.
• La Halden Prison è un carcere di massima sicurezza che ospita 252 detenuti. La
metà del personale impiegato nella struttura è costituito da donne.
• Un’altra struttura all’avanguardia è il carcere situato sull’isola di Bastoy, che
accoglie 115 detenuti colpevoli di aver rapinato, spacciato, violentato, truffato,
assassinato. Le 35 guardie che li sorvegliano non sono armate.
• La recidività in Norvegia è tra le più basse d’Europa, infatti solo il 20% dei carcerati
torna a compiere reati.
• Inoltre la proporzione tra carcerati e popolazione è bassa: 75 detenuti ogni
centomila abitanti, quindi il numero totale di detenuti in Norvegia è pari a 4000
individui su 5 milioni di abitanti (contro i 70.000 soggetti su 60 milioni di abitanti
che conta l’Italia).
Condizioni di vita dei detenuti
• Il sistema carcerario norvegese non mira a punire, ma a rieducare.
• La Halden Prison è stata definita da Time Magazine «la prigione più
umana del mondo». In essa i detenuti sono incoraggiati a
partecipare alle attività proposte durante la giornata. Ognuno di
loro riceve 53 corone, circa 7 Euro, qualora scelga di non rimanere
in cella.
• Sull’isola di Bastoy sorge invece un carcere composto da cottage in
legno divisi in quartieri. La struttura offre stanze ampie, comode,
luminose e dotate della mobilia fondamentale ad ogni detenuto. I
detenuti condividono solo la cucina ed altri spazi comuni.
Terminato il lavoro, possono studiare, fare sport, passeggiare,
visitare la chiesa, recarsi in biblioteca...
I sistemi carcerari
dell’Europa Orientale
Il sistema carcerario Polacco
Dati
• Sono presenti ottantamila detenuti per una popolazione di quasi 40 milioni di
abitanti; oltre ventiduemila funzionari e 156 istituti.
• Il 69,2% dei funzionari ha una formazione professionale di livello medio, mentre il
25% raggiunge anche il massimo della professionalità. Un dato dovuto anche alla
giovane età dei funzionari penitenziari. La maggioranza, infatti, non supera i 39
anni, e solo il 4,6% ha più di cinquant’anni. Giovani leve, testimoni di un nuovo
metodo di lavoro e capaci di adottare le tecniche più moderne ed efficaci. Per far
ciò la formazione diviene l’aspetto più importante.
• Fare gruppo e contribuire a creare un legame più stretto diviene un elemento
fondamentale: sono 15 i centri di vacanza a disposizione del servizio penitenziario
polacco di cui hanno beneficiato, nell’ultimo anno, 12.800 funzionari e 1.155
bambini.
• Gli istituti di pena polacchi sono156, di cui 96 costruiti prima della Prima Guerra
Mondiale, e 36 dopo la Seconda. Attualmente a disposizione vi sono 70 case
circondariali, 86 centri di detenzione, 32 istituti di semi-libertà e due istituti per
madri detenute ed i loro bambini. Una differenziazione che permette di
identificare e dividere i condannati in funzione dei reati commessi.
Condizioni di vita dei detenuti
• Il sistema penitenziario è stato capace di ricalcare i più moderni
esperimenti carcerari e abbandonare i retaggi del passato. Questo per
merito dell’adozione di nuove politiche di gestione del sistema
penitenziario, ma anche per la modernizzazione dei sistemi di formazione
del personale lavorativo.
• Il servizio medico all’interno dei penitenziari ha compiuto passi da gigante,
incrementando le specializzazioni e l’efficacia delle cure. Controllo
sanitario, promozione della salute, tecniche di profilassi e rilascio dei
certificati sono i compiti principali che il servizio svolge quotidianamente.
• Sono previsti degli agglomerati terapeutici per i detenuti affetti da turbe
psichiche, alcoolisti e dipendenti da droghe.
Il sistema carcerario Russo
Dati
• «Come nei gulag, dove veniva imposto a tutti di dimenticare chi vi era
rinchiuso, perché era prima di tutto un nemico del popolo ed andava
eliminato anche dai ricordi. Oggi una persona che finisce nel circuito
carcerario viene ancora considerata morta, e non ha nessuna possibilità di
reinserirsi.»
• Oggi la Russia divide con gli Stati Uniti il record del più alto tasso di
carcerizzazione, dopo aver detenuto per anni questo primato.
• Fino a tre-quattro anni fa la maggior parte di detenuti era in carcere per
piccoli furti, ma grazie ad una recente politica di depenalizzazione dei
reati sono state ridotte le pene per i crimini meno gravi.
• Con la caduta del sistema comunista e la liberalizzazione del mercato, quel
meccanismo che garantiva a tutti un minimo di sostentamento
all’improvviso non c’era più. A quel punto moltissime persone, che non
erano dei criminali, ma non riuscivano a sopravvivere, si sono date
all’illegalità.
• Il sistema processuale è rigido, il tempo medio di permanenza dei
detenuti in carcere è di sette anni.
• Il sistema giudiziario è complesso, si può attendere il giudizio per sei
mesi o più.
• Ci sono due sistemi: uno dipende dal Ministero degli Interni, l’altro dal
Ministero della Giustizia. Dal 1998 è stata avviata una riforma con la
finalità di separare le competenze di Ministero degli Interni e Ministero
della Giustizia. Da quel momento la situazione ha iniziato a migliorare.
• Dei 700.000 detenuti, 50.000 sono donne, e 25.000 sono minorenni dai
14 ai 18 anni. Dei questi minori 1.500 sono femmine.
• In Russia ci sono 65 istituti minorili, dei quali tre sono femminili. Il 30%
dei minori è detenuto per reati lievi, il 70% per reati gravi. Si tratta di
ragazzi affidati, nella maggioranza dei casi, ad istituti più simili a lager
che ad orfanotrofi.
Condizioni di vita dei detenuti
• Nelle carceri russe avvengono pestaggi continui, e spesso non viene
neanche garantito un letto dove dormire. Praticamente le persone si
trovano in condizioni disumane e senza nessun controllo.
• Le persone passano per il carcere appena vengono arrestate, in attesa
della valutazione da parte di un organo appropriato.
• Non esistono edifici con le celle come in Europa, ci sono luoghi simili a
campi di concentramento, veri e propri lager lontani dalle città , dove
generalmente si svolgono dure attività lavorative. Queste colonie si
dividono in quattro tipi: il regime comune, il regime duro, il regime
particolarmente duro, e un sistema di galera con persone condannate
all’ergastolo chiuse in cella. Quest’ultimo sistema è riservato alle persone
considerate pericolose, come terroristi o assassini.
• Per le persone afflitte da malattie mentali esistono ospedali psichiatrici,
dove al tempo del regime sovietico venivano rinchiusi i dissidenti.
• Le persone giudicate «non in grado di intendere e di volere» vengono
portate in strutture che dipendono dal Ministero della Sanità.
• Dopo aver scontato due terzi della pena, il detenuto può chiedere che il
suo caso venga riesaminato e il tribunale potrebbe concedergli una
«scarcerazione anticipata». In questo nuovo giudizio viene preso in
considerazione il comportamento del detenuto durante la permanenza in
carcere. Fare la spia può permettere ad un detenuto di ottenere questo
«privilegio», e dunque è un veicolo per arrivare alla scarcerazione prima
del fine pena.
• Il lavoro è obbligatorio, se ti rifiuti non puoi aspirare alla scarcerazione
anticipata. È diminuito dopo la caduta del regime, ma molte donne, ad
esempio, sono costrette a produrre divise per l’esercito.
• L’unica cosa che c’è dappertutto è la scuola, e se non hai la licenza media
sei obbligato a frequentarla.
• È molto forte la politica di esclusione per chi ha commesso un reato. Una
persona che finisce nel circuito carcerario è considerata morta, e non ha
possibilità di reinserirsi.
• La maggior parte delle donne, durante la carcerazione, perde
completamente l’identità femminile.
• Bisogna avviare azioni di mediazione quando nascono conflitti tra detenuti
ed agenti, e ciò viene risolto in genere con misure disciplinari. Sono stati
organizzati corsi per agenti e detenuti insieme, e ciò ha portato ad una
reciproca accettazione dei punti di vista dell’altro.
• Nelle carceri sono permessi gli incontri intimi dei detenuti con i loro cari,
ogni tre mesi le famiglie hanno il diritto di ritrovarsi e stare assieme senza
il controllo visivo degli agenti.
Possibili soluzioni
• L’idea è quella di attuare una riforma che porterà ad un carcere più simile
a quello europeo, cioè con celle di tre o quattro persone, solo che per
arrivare a questo si dovrà trovare il sistema di ridurre la popolazione
detenuta di dieci volte rispetto a quella attuale.
La pena di morte
La pena di morte in Italia
• 1889, Codice penale Zanardelli abolisce la
pena di morte.
• 1930, Codice penale Rocco reintroduce la
pena di morte per i reati gravi e i dissidenti
politici.
• 1948, i Padri Costituenti sanciscono
l’abolizione della pena di morte, art. 27,c.4.
La pena di morte
negli Stati Uniti
d’America
La pena di morte negli Stati Uniti d’America
• Gli USA sono attualmente uno dei 76 stati del mondo in cui viene applicata la
pena capitale. I crimini puniti con tale pena sono: alto tradimento, omicidio
plurimo e aggravato, spionaggio, favoreggiamento di terrorismo, ecc. In alcuni
stati la pena di morte è applicabile anche per reati come l’omicidio
premeditato, il traffico di droga, l’omicidio a seguito di stupro o tortura della
vittima, l’omicidio di minorenni.
• Dagli anni ‘70 in poi, politici e cittadini si sono dichiarati consenzienti
all’applicazione di tale pena, anche a causa dell’assassinio di John Fitzgerald
Kennedy, nel 1963, a seguito del quale le forze dell’ordine e il sistema
giuridico americano furono giudicati inefficienti.
• La pena di morte fu importata in America dagli inglesi: le colonie nel New
England la prevedevano per crimini ritenuti intollerabili, come omicidio,
adulterio, sodomia, stregoneria ed alto tradimento. All’epoca il metodo
esecutivo più utilizzato era l’impiccagione in piazza.
• Dal 1994 al 1999 si è registrato in America il maggior numero di esecuzioni.
• A partire dal 2004 il numero dei reati punibili è stato limitato ai crimini più
gravi. La Corte Suprema, dopo aver mutato varie volte le sue decisioni nel
corso degli anni, ha dichiarato la pena di morte costituzionale, ma solo tramite
triplica iniezione letale. Altra tappa importante è stata l’abolizione della pena
di morte nei confronti di malati di mente o ritardati.
• In alcuni stati dove la pena capitale è in vigore, al condannato viene
concesso di scegliere il metodo di esecuzione che preferisce, nello Utah
può essere applicata la condanna tramite fucilazione.
• I metodi utilizzati per applicare la pena capitale sono: sedia elettrica
(introdotta nel 1889 in sostituzione alla forca), camera a gas (introdotta
nel 1930), iniezione letale, fucilazione e impiccagione.
• Nel corso della storia degli Stati Uniti sono state eseguite 677 esecuzioni
tramite iniezione letale, 150 tramite sedia elettrica, 11 tramite camera a
gas, 3 per impiccagione e 2 per fucilazione.
• Bisogna ricordare che la vera tortura subita dal condannato è data
dall’attesa della morte, che spesso dura anni. Non va dimenticata, inoltre,
la sofferenza morale provocata dalle varie pratiche che precedono
l’esecuzione.
• Tra il 2004 ed il 2005 le esecuzioni sono state circa 160; lo Stato con il più
elevato numero di esecuzioni è, attualmente, il Texas.
• Gli Stati americani che attualmente non prevedono la pena capitale sono:
Alaska, Hawaii, Lowa, Maine, Massachusetts, Michigan, Minnesota,
Dakota del Nord, New York, Connecticut, Island, Vermont, Virginia
Occidentale, Wisconsin, Maryland, New Jersey, Illinois, Nuovo Messico.
• Gli stati del New Hampshire, Kansas, Oregon, Arkansas e Kentucky non
applicano la pena di morte da alcuni anni, se non in casi eccezionali.
• Il 6 novembre 2012 la California ha votato per abolire la pena di morte,
ma il 52 % della popolazione ha votato per mantenerla in vigore.
• Gli Stati che hanno abolito la pena di morte sono diciotto, e cinque sono
quelli che l’hanno bloccata temporaneamente. Sono invece ventisette gli
Stati che la utilizzano.
• Sebbene coloro che si oppongono alla pena di morte siano in minoranza
rispetto a coloro che la appoggiano, esistono vari aspetti che possono far
comprendere la negatività di questa condanna.
• La pena di morte è sbagliata perché: viola il diritto alla vita; non vi sono
motivi validi che permettano trattamenti crudeli e disumani; nessuno
studio ha mai dimostrato che la pena di morte sia più efficace rispetto ad
altre; rispecchia una cultura violenta, non una soluzione, un’esecuzione
non ridà la vita alla vittima, né cancella la sofferenza provata dalla sua
famiglia, ma ha effetto su coloro che sono vicini al condannato a morte; si
corre il rischio di mettere a morte una persona innocente; viene negata la
possibilità di riabilitazione.
• Svariate persone ritengono la pena di morte una soluzione adeguata nei
casi in cui il condannato sia recidivo nei confronti della legge e compia
stragi e omicidi di massa, oppure l’omicidio sia commesso per futili motivi
o a danno di minori.
• Esiste il «Victim’s Rights Movement», movimento che tutela i diritti dei
parenti delle vittime degli omicidi, e che partecipa attivamente al processo
dell’assassino.
• Le riflessioni di Beccaria, nel saggio "Dei delitti e delle pene” portarono i
padri fondatori della Repubblica degli Stati Uniti d’America ad imporre
molte limitazioni alla pena capitale. Beccaria influenzò molti uomini, tra
cui Thomas Jefferson che, quando fu eletto presidente, iniziò a ridurre il
campo di reati che venivano puniti con la pena capitale, diminuendola di
molto, soprattutto nel Michigan, primo stato negli USA ad abolirla del
tutto.
• Secondo accurate ricerche la maggioranza dei condannati a morte negli
Stati Uniti sono persone povere e appartengono a fasce di popolazione
considerate dall'opinione pubblica più pericolose (afro-americani, latino-
americani, immigrati).
• Il New York Times ha pubblicato diversi articoli che riguardano i problemi
degli studi legali che, per mancanza di fondi, non possono garantire una
difesa d'ufficio a tutti i condannati a morte.
• Comunemente si pensa che con la pena di morte i costi siano minori
rispetto alla detenzione a vita di un detenuto, ma ciò non rispecchia la
realtà. Infatti al termine di un processo capitale abbiamo un condannato
che è già costato alla stato almeno cinque milioni di dollari. Nel 2003 una
Commissione governativa dello stato dell'Indiana ha concluso che la
pena di morte costa ai cittadini un terzo in più del prezzo dell'ergastolo.
• Le prospettive future non sono facilmente prevedibili, ma si ha la speranza
che la pena di morte possa essere abolita in tutti gli stati americani, e in
tutto il mondo. È infatti chiaro che essa priva l’uomo dei suoi diritti
fondamentali, e costituisce inoltre un inutile dispendio di denaro e tempo.
• Con la Risoluzione 18 dicembre 2007 l’ONU:
• a) esprime la sua profonda preoccupazione per il
sussistere dell'applicazione della pena di morte;
• b) esorta gli stati che mantengono la pena di morte a
restringere progressivamente le esecuzioni e ridurre
il numero dei reati per i quali la pena di morte può
essere imposta;
• c) esorta gli stati che hanno abolito la pena di morte
a non reintrodurla.

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