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2010/2011
La capacita' della civilt romana di associare i popoli conquistati, in una integrazione
forzata ma sicuramente multietnica, tanto che nel millenario della fondazione di
Roma era imperatore Filippo l'Arabo.
Barbaro la parola onomatopeica con cui gli antichi greci indicavano gli
stranieri,cio coloro che non parlavano greco, e quindi non condividevano la cultura
greca. La stessa sillaba ripetuta che forma la parola (bar-bar) fa riferimento ad un
suo altro significato affine: balbettante, a riprodurre quelli che agli ellenofoni (pur
mancando l'unit politica tra le poleis, i Greci si consideravano un' unica entit
culturale proprio sulla base della lingua condivisa) sembravano dei versi inintelligibili
ed addirittura animaleschi. Da qui nacque la distinzione tra Grecia e barbari.
Si ritiene inoltre che i popoli detti "semibarbari" venissero cos classificati a causa
della particolarit delle loro lingue, differenti dal greco soprattutto nella pronuncia.
interessante ricordare che gli sciti erano considerati dai greci come il pi barbaro tra i
popoli, anzi il popolo barbaro per eccellenza (occasionalmente sostituiti in quest'ultimo
ruolo dai Persiani, soprattutto quando il Barbaro veniva presentato come minaccia).
Nel mondo greco-romano, insomma, il Barbaro era uno strumento essenziale per
definire se stessi, essendo egli "anormale" rispetto agli standard che proprio lui aiutava
a fissare, cio quelli del popolo che lo creava come tale; tale caratteristica non fu mai
esclusiva del pensiero mediterraneo, od anche semplicemente europeo, ma fu il
risultato del naturale etnocentrismo di varie civilt del mondo antico.
Poich con il IV secolo l'Impero Romano cominci a divenire cristiano, barbaro
cominci ad assumere il significato di non romano (giacch non cristiano). Ma anche
gli scrittori pagani del periodo, come Eutropio ed Ammiano Marcellino usano il termine
con questo significato, quali essendo questi non-romani estranei all'Impero e
considerati inferiori per civilt, il fattore culturale rinasce di nuovo.