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issn elettronico 1724-1677


isbn 978-88-6227-148-6

ITALIANISTICA
Rivista
di letteratura italiana
ANNO XXXVII N. 3
SETTEMBRE/DICEMBRE 2008

LU D OV I C O A R I O S TO :
N U OV E P RO S P E TT I V E E R I C E RC H E I N C O R S O
A cura di Lina Bolzoni, Maria Cristina Cabani, Alberto Casadei

estratto

PISA ROMA
FABRIZIO SERRA EDITORE
MMIX

ITALIANISTICA
Rivista
di letteratura italiana
Periodico quadrimestrale diretto da
Davide De Camilli, Bruno Porcelli
*
Comitato di consulenza:
Johannes Bartuschat, Lucia Battaglia Ricci, Lina Bolzoni,
Maria Cristina Cabani, Alberto Casadei, Marcello Ciccuto,
Guglielmo Gorni, Franois Livi, Martin McLaughlin,
Cristina Montagnani, Emilio Pasquini, Lino Pertile,
Michelangelo Picone, Gianvito Resta, Luigi Surdich
*
Redazione:
Ida Campeggiani, Maiko Favaro, Eugenio Refini
*

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Italianistica is a Peer-Reviewed Journal

ARIOSTO NELLA TRATTATISTICA AMOROSA


DEL CINQUECENTO E Del PRIMO SEICENTO*
Maiko Favaro

ome noto, la trattatistica sullamore e sulla bellezza uno dei generi pi fiorenti e
praticati nel Cinquecento. Fatto che non stupisce, considerando la moda neoplatonica inaugurata da Ficino e la popolarit della discussione sullamore nei salotti e nelle
corti dellepoca: nel Rinascimento, lelegante dibattito sulle questioni damore un
fenomeno di costume alla stessa stregua del petrarchismo.1 A me parso interessante
indagare come, in questa miriade di trattati, venga letta e riutilizzata lopera ariostesca;
quali siano i temi della scienza damore per cui Ariosto diviene unautorit importante; vedere come i trattatisti immobilizzino il libero flusso narrativo dellOrlando furioso
e quello lirico delle Rime ariostesche per astrarne utili sentenze ed efficaci exempla, con
lo scopo di pervenire a considerazioni di carattere generale sui vari aspetti dellamore.
Le osservazioni che seguono vorrebbero presentare gli aspetti che mi sono sembrati
pi notevoli a tal riguardo, tenendo conto che la produzione trattatistica da me presa
in esame cronologicamente compresa tra la pubblicazione del primo Furioso e gli inizi
del Seicento.
I trattatisti damore citano spesso auctoritates poetiche nelle loro opere. Nella maggior parte dei casi, per, Petrarca a monopolizzare la loro attenzione, mentre gli

*
Vorrei ringraziare i proff. Lina Bolzoni, Maria Cristina Cabani, Piero Floriani, i cui preziosi consigli mi sono
stati utili nella stesura di questo intervento. La presente ricerca nata a margine di un mio pi ampio studio sulla
trattatistica amorosa rinascimentale, i cui risultati si potranno leggere prossimamente in un mio volume sulla presenza e sui modi di utilizzo della lirica nei trattati damore scritti fra la fine del Quattrocento e il primo Seicento.
1
Fra gli studi di carattere pi generale sulla trattatistica amorosa del Cinquecento, ricordo: P. Lorenzetti, La
bellezza e lamore nei trattati del Cinquecento, Pisa, Nistri, 1920, [molto datato, ma utile soprattutto per la bibliografia
di trattati sullamore e sulla bellezza alla conclusione del volume]; B. Croce, Trattati damore del Cinquecento, in
Idem, Poeti e scrittori del pieno e tardo Rinascimento, i, Bari, Laterza, 1945, pp. 187-197; E. Garin, Platonismo e filosofia
dellamore, in Idem, Lumanesimo italiano. Filosofia e vita civile nel Rinascimento, Bari, Laterza, 1952, pp. 133-155; J. C.
Nelson, Renaissance Theory of Love, New York, Columbia University Press, 1958; E. Bonora, Il classicismo dal
Bembo al Guarini, in Storia della letteratura italiana, iv, Il Cinquecento, a cura di E. Cecchi e N. Sapegno, Milano,
Garzanti, 1966, in part. pp. 248-254 (I trattati sullamore e la bellezza); E. Garin, Storia della filosofia italiana, ii,
Torino, Einaudi, 1966, pp. 581-615; A. Di Benedetto, Introduzione a Della Casa e altri trattatisti cinquecenteschi del
comportamento, a cura di A. Di Benedetto, Torino, utet, 1970, in part. pp. 22-32; M. Pozzi, Introduzione a Trattati
damore del Cinquecento, reprint a cura di M. Pozzi, Roma-Bari, Laterza, 1975, pp. v-xl [studio fondamentale, ripubblicato dallautore in versione ampliata con il titolo Aspetti della trattatistica amorosa, in Idem, Lingua, cultura,
societ. Saggi sulla letteratura italiana del Cinquecento, Alessandria, Edizioni dellOrso, 1989, pp. 57-100]; S. Prandi, Il
cortegiano ferrarese. I Discorsi di Annibale Romei e la cultura nobiliare del Cinquecento, Firenze, Olschki, 1990, in part.
pp. 87-144 e 211-218 [assai utile anche per la bibliografia di trattati amorosi, che integra in pi punti quella di Lorenzetti: questo volume, al di l dello specifico caso del trattato di Annibale Romei, importante per la trattatistica
amorosa cinquecentesca in generale, ma stranamente non molto citato al riguardo]; R. Rinaldi, Umanesimo
e Rinascimento, in Storia della civilt letteraria italiana, ii, 2, diretta da G. Brberi Squarotti, Torino, utet, 1993, in
part. pp. 1717-1732; A. Quondam, Sullorlo della bella fontana. Tipologie del discorso erotico nel primo Cinquecento, in
Tiziano. Amor Sacro e Amor Profano, Milano, Electa, 1995, pp. 65-81; G. Masi, La lirica e i trattati damore, in Storia
della letteratura italiana, iv, Il primo Cinquecento, ii, Verso il Manierismo, Milano, Il Sole 24 Ore (rist. delled. Salerno
Editrice), 2005, pp. 595-679 [utile anche per ulteriori, pi specifici rimandi alla bibliografia secondaria]; M. Pozzi,
I modelli e le regole, in Storia letteraria dItalia, nuova ed. a cura di A. Balduino, Il Cinquecento, ii, La normativa e il suo
contrario (1533-1573). Le nuove regole e lestensione dellanalogia, a cura di G. da Pozzo, Padova, Piccin-Vallardi, 2007, in
part. pp. 845-851, 898-899.

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Maiko Favaro

altri poeti sono citati in maniera assai pi sporadica. Ariosto, nella fattispecie, viene
ricordato soprattutto per alcuni temi ben precisi. Primo fra tutti, la gelosia,1 che
effettivamente un tema importantissimo e tipico di Ariosto, come si pu ricavare con
particolare chiarezza dalla monografia di Sangirardi.2 A citare Ariosto al proposito
sono Varchi,3 Pietro Paolo Porro,4 Levanzio da Guidicciolo,5 Bartolomeo Arnigio,6
1
Sul tema della gelosia nella letteratura cinquecentesca, cfr. P. Cherchi, A Dossier for the Study of Jealousy, in
Eros and Anteros: the medical traditions of love in the Renaissance, a cura di D. A. Beecher, M. Ciavolella, Ottawa,
Dovehouse, 1992, pp. 123-134; S. Prandi, Ne le tenebre ancor vivr beato: variazioni tassiane sul tema della gelosia, in
Mappe e letture. Studi in onore di Ezio Raimondi, a cura di A. Battistini, Bologna, il Mulino, 1994, pp. 67-83.
2
Cfr. G. Sangirardi, Ludovico Ariosto, Firenze, Le Monnier universit, 2006, in part. pp. 141 sgg.
3
In pi luoghi della sua lezione Sulla gelosia (la si pu leggere in B. Varchi, Opere, ii, Trieste, dalla sezione
letterario-artistica del Lloyd austriaco, 1859, pp. 568-582). Per una presentazione della vita e delle opere di Varchi,
il rimando va allinvecchiato ma ancora fondamentale U. Pirotti, Benedetto Varchi e la cultura del suo tempo, Firenze, Olschki, 1971. Ricordo che la lezione varchiana sulla gelosia risale al 1541 e fu tenuta presso lAccademia
degli Infiammati di Padova, allepoca del soggiorno di Varchi in tale citt. Sulla presenza di Varchi allAccademia
degli Infiammati, cfr. A. Andreoni, Benedetto Varchi allAccademia degli Infiammati. Frammenti inediti e appunti sui
manoscritti, Studi Rinascimentali, 3, 2005, pp. 29-44. Riguardo alla lezione Sulla gelosia, cfr. P. Cherchi, Due
lezioni di B. Varchi ispirate da J. L. Vives, Lettere italiane, xl, 3, 1988, pp. 387-399 (dello stesso Cherchi, vedi anche
A Dossier for the Study of Jealousy, cit.).
4
Cfr. Porro, Leris damore, Milano, Paolo Gottardo Ponzio, 1575, pp. 48-49. Nel sito di edit 16 (http://edit16.
iccu.sbn.it), il Porro autore de Leris viene confuso con un suo omonimo: un tipografo e zecchiere milanese attivo
dal 1512 al 1531 a Torino e (per un breve periodo) a Genova, tra i primi ad usare i caratteri arabi (per questo Porro
tipografo, cfr. F. Argelati, Bibliotheca Scriptorum Mediolanensium [], i, 1, Mediolani, in aedibus Palatinis, 1745, pp.
lxxviii, cxiv; Dizionario Enciclopedico Italiano, ix, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1958, p. 651; per unopera da lui stampata e non ricordata in questi due repertori, cfr. biblia. Biblioteca del libro italiano antico, dir. da A.
Quondam, La biblioteca volgare, i, Libri di poesia, a cura di I. Pantani, Milano, Editrice Bibliografica, 1996, p. 202).
Il Porro autore de Leris, invece, fu un poeta milanese della seconda met del Cinquecento, nel 1574 fu ammesso
tra i cavalieri dellordine militare dei Ss. Maurizio e Lazzaro, mise assieme una fornitissima biblioteca di opere di
teologi, cronisti, profeti, filosofi, dottori di legge e si dedic intensamente al loro studio, rivolse la sua attenzione
anche allarte militare, mor dopo il 1594. Fra le sue opere pi significative ricordo, oltre a Leris, i Sonetti, Madrigali,
Canzoni, e Sestine (Milano, Paolo Gottardo Ponzio, 1573), Le Lagrime Cristiane (s.n.t.), le Egloghe (lArgelati non sa
se siano state pubblicate oppure siano rimaste allo stato manoscritto: fra tali egloghe, acquist particolare fama
lAmaranta), Miscellanei Militari (opera manoscritta). Cfr. F. Picinelli, Ateneo dei letterati milanesi, Milano, Francesco Vigone, 1670, p. 468; Argelati, op. cit., ii, 1, p. 1125. Vedi anche Sul Tesin piantro i tuoi laureti. Poesia e vita
letteraria nella Lombardia spagnola (1535-1706). Catalogo della mostra (Pavia, Castello Visconteo, 19 aprile 2 giugno 2002),
Pavia, Cardano, 2002, [scheda sulle rime di Porro nelledizione del 1573, a firma di R. Pestarino].
5
Cfr. il suo Antidoto della gelosia, distinto in doi libri, estratto da lAriosto, Brescia, Damian Turlino, 1565 (ne esiste
anche unaltra edizione, dello stesso anno, pubblicata a Venezia da Francesco Rampazzetto). Poche sono le notizie di cui disponiamo su Levanzio. Egli nacque a Guidizzolo (nel Mantovano) e fior nel 1580. Fu probabilmente
in rapporti con lambiente bresciano (a giudicare da dove furono stampate le sue opere e i personaggi cui le dedic), e in primis con la bresciana Accademia degli Occulti (su questo punto, vedi anche R. Alhaique Pettinelli,
Ariosto altissimo platonico: una proposta di lettura del Furioso nel secondo Cinquecento, in Eadem, Forme e percorsi
dei romanzi di cavalleria da Boiardo a Brusantino, Roma, Bulzoni, 2004, pp. 45-63, che propone in particolare un accostamento con il gi ricordato Arnigio, personalit guida degli Occulti). Luigi Pescasio afferma che, oltre allAntidoto della gelosia, di lui si conosce solo unaltra opera, sullallevamento del baco da seta (Avvertimenti di Levantio
Mantoano Guidicciolo; bellissimi, et molto utili a chi si diletta di allevare e nudrire quei cari animaletti che fanno la seta:
quali volgarmente si nomano Cavaglieri, overo Bombici, o Bigatti, o anco Bacchi, come ti piace. Senza quali, malamente, e
di rado potrai conseguire il desiato frutto. Novamente dati in luce, Brescia, Damian Turlino, 1564: si tratta di unopera
chiaramente influenzata dal De bombyce del Vida): cfr. L. Pescasio, Levanzio da Guidizzolo novelliere mantovano del
Cinquecento, in L. da Guidizzolo, Lepiacevoli novelle di Levanzio da Guidizzolo: dallAntidoto della gelosia, a cura
di L. Pescasio, Mantova, Padus, [1972]. Lo studioso non ha notato, per, che nel corso dellAntidoto della gelosia
si fa riferimento a degli amorosi dialoghi composti dallo stesso Levanzio (cfr. p. 232), i quali devono essere
andati perduti.SullAntidoto della gelosia, cfr. Alhaique Pettinelli, Ariosto altissimo platonico, cit.; il dialogo di
Levanzio viene tenuto presente anche in K. W. Hempfer, Il postulato di un significato pi profondo. Procedimenti e
funzioni dellesegesi allegorica, Schifanoia, 9, 1990, pp. 243-262 (lo si pu leggere pure in Idem, Letture discrepanti.
La ricezione dellOrlando Furioso nel Cinquecento, Modena, Panini, 2004, cap. vi); cfr., inoltre, Idem, Testi e contesti.
Saggi post-ermeneutici sul Cinquecento, Napoli, Liguori, 1998, pp. 123, 125.
6
Cfr. Lettura di Bartolommeo Arnigio letta publicamente sopra l sonetto Liete, pensose, accompagnate e sole, Brescia, Francesco e Pietro Maria Marchetti, 1565, c. 16r-v. LArnigio, medico, letterato e poeta, nacque a Brescia nel
1523 e vi mor nel 1577 (ma sembra che abbia trascorso gli ultimi anni a Venezia). Fu personalit di grande rilievo

Ariosto nella trattatistica amorosa del Cinquecento e del primo Seicento

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Ercole Fontana,1 il Tasso del Forestiero Napolitano,2 Melchiorre Zoppio,3 Vitale Zuccolo,4 Ludovico Zuccolo.5 Ariosto gioca un ruolo importante anche perch Petrarca non
dedica spazio al tema della gelosia: anzi, in un celebre sonetto dichiara di non soffrire
nella bresciana Accademia degli Occulti: fu lui il principale artefice della raccolta Rime degli accademici Occulti
(1568), molto interessante per il rapporto fra lirica ed impresistica. Scrisse un buon numero di Rime (che fece
stampare nel 1555). Fra le altre sue opere, oltre alla lettura sul sonetto petrarchesco Liete e pensose, accompagnate e
sole, si ricordano anche un Dialogo della medicina damore (1566), un Discorso intorno al disprezzo della morte (1575), I
sette salmi della penitenza del gran Profeta David spiegati in canzoni secondo i sensi di M. B. A. (1568) e Dieci veglie de gli
ammendati costumi dellhumana vita [1577, riedita nel 1602], che ebbe una discreta diffusione e fu tradotta in francese
da Pierre de Larrivey (Les Veilles de B. A., de la correction des costumes [], Troyes 1608). Cfr. la voce di S. Carando
in Dizionario Biografico degli Italiani, iv, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1962, pp. 502-503.
1
Cfr. Amorose fiamme di m. Hercole Fontana in lode delle illustri gentildonne bolognesi. Et un discorso, nel quale per
Dicnidolo si tratta de glinganni damore, Bologna, Alessandro Benacci, c. 37r (questopera aveva gi avuto una prima
edizione a Venezia: Altobello Salicato, 1572). Allo stato attuale degli studi, del Fontana non si quasi nulla: si pu
solo affermare che fu un poeta bolognese del Cinquecento. Non sono note altre sue opere. Cfr. G. Fantuzzi,
Notizie degli scrittori bolognesi, iii-iv, Bologna, Forni, 1965, p. 334 (ed. anast. tratta dalled. di Bologna, Stamperia di
San Tommaso dAquino, 1781-1789).
2
Cfr. T. Tasso, Il Forestiero napolitano overo de la gelosia, in Idem, Dialoghi, i, a cura di G. Baffetti, introd. di E.
Raimondi, Milano, Rizzoli, 1998, p. 205. Vi si legge fra laltro: egli [lAriosto] fu non solamente gran poeta, ma
ancora grande innamorato: laonde, ragionando egli de le amorose passioni, se gli dee prestar credenza.
3
Cfr. Psafone trattato damore del Caliginoso Gelato il s. Melchiorre Zoppio, nel quale secondo i poeti, e filosofi, ethnici, e
profani scrittori, platonici, et altri, si discorre sopra le principali considerationi occorrenti nella materia dellamore humano,
ragionevole, e civile, Bologna, Sebastiano Bonomi, 1617, p. 556 (di questopera si pu leggere una prima, molto pi
breve versione in Ricreationi amorose de gli Academici Gelati di Bologna, Bologna, Giovanni Rossi, 1590). Il bolognese
Melchiorre Zoppio si addottor in Filosofia e in Medicina a Bologna nel 1579. Dopo aver insegnato per breve tempo logica a Macerata, insegn (a partire dal 1581) per circa cinquantanni allUniversit di Bologna, prima logica e
poi filosofia morale. Fond nel 1588 lAccademia dei Gelati di Bologna (che aveva sede nella sua casa), una delle
pi importanti accademie dellultimo Cinquecento, attiva per pi di due secoli: in tale Accademia fece rappresentare anche varie opere drammatiche, composte da lui o dagli altri accademici. Dotto nelle lettere greche e latine,
fu in amichevoli rapporti e in corrispondenza con Giusto Lipsio; fu tenuto in onore anche da papa Urbano VIII.
Mor nel 1634. Fra le sue opere, ricordo le tragedie (di cui egli, come suo padre Girolamo, fu prolifico autore: cfr.
LAdmeto, Medea esule, Creusa, Meandro) e gli scritti spirituali (Tractatus tres sacri piorum affectuum e Tre Ragionamenti
spirituali); scrisse anche varie opere di soggetto filosofico, molte delle quali lasciate manoscritte (come ad es. i
dieci libri sullimmortalit dellanima). Cfr. Fantuzzi, op. cit., vii-viii-ix, pp. 303-307. SullAccademia dei Gelati,
cfr. M. Maylender, Storia delle accademie dItalia, iii, Bologna, Forni, 1976, pp. 81-88; G. Perini, Ut pictura posis:
lAccademia dei Gelati e le arti figurative, in Italian academies of the sixteenth century, a cura di D. S. Chambers e F.
Quiviger, London, The Warburg Institute, 1995, pp. 113-126. Sullo Psafone, cfr. A. Maggi, Sensual love and ficinian
tradition in Psafone by Melchiorre Zoppio (1590), Quaderni dItalianistica: Official Journal of the Canadian Society
for Italian Studies, xviii, 1, 1997, pp. 23-34.
4
Cfr. Discorsi del molto R. padre D. Vitale Zuccolo sopra le Cinquanta conclusioni del Sig. Torquato Tasso, Bergamo,
Comin Ventura, 1588, c. 99v. Vitale Zuccolo, padovano, era di famiglia nobile. Come si desume esplicitamente
leggendo i suoi discorsi sulle conclusioni tassiane, fu allievo di Francesco Piccolomini, che fu maestro anche del
Tasso. Si addottor allUniversit di Padova nel 1585. Fu abate dellimportante monastero camaldolese di San
Michele in Isola. Come dimostra ampiamente il catalogo delle sue numerosissime opere manoscritte (ben centoventi codici) che si conservavano nella biblioteca di San. Michele, fu uomo di vastissimi interessi culturali: coltiv
ogni sorta di scienza (oltre che di teologia, filosofia, omiletica, scritturistica, si occup di matematica, economia,
meteore), ma si distinse soprattutto in campo poetico (la biblioteca di San Michele possedeva un codice di sue
rime dal titolo Poetica pastorale, con dieci Pastorali per esempio). Quadrio registr il suo nome tra i poeti meno
spregevoli del tempo. Poche furono per le opere di Vitale che approdarono alle stampe: oltre ai discorsi sulle
conclusioni amorose tassiane, ricordo p. es. un dialogo sulle cose meteorologiche. Mor a Vicenza nel 1630. Cfr.
G. Vedova, Biografia degli scrittori padovani, ii, Padova, Tip. Della Minerva, 1836, pp. 454-455; V. Meneghin, S. Michele in Isola in Venezia, i, Venezia, Stamperia di Venezia, 1962, pp. 98, 194; G. Vedovato [et alii], Eremiti, monasteri,
monaci camaldolesi a Murano e nella laguna veneta, Padova, Giorgio Deganello, [2002], p. 85.
5
Cfr. L. Zuccolo, Il Maccio, overo della gelosia, in Idem, Dialoghi, Venezia, Marco Ginammi, 1625, p. 130. Di famiglia nobile, nacque a Faenza nel 1568. Fu in Dalmazia, poi alla corte dUrbino. Nel 1621 torn a Faenza ed entr
a far parte dellAccademia dei Filoponi. Pi tardi fu in Spagna presso il nunzio apostolico. Mor nel 1630. Fra le sue
varie opere si possono ricordare, oltre ai Dialoghi: Il Gradenigo (1608), LAlessandro, o Della pastorale (1613), Discorso
della ragion del numero del verso italiano (1623), dialoghi utopistici quali il Porto ovvero della Repubblica dEvandria e il
Belluzzi ovvero La Citt felice (entrambi, insieme alla Repubblica di Utopia, in Dialoghi ne quali con variet deruditione
si scoprono nuovi, e vaghi pensieri filosofici, morali e politici, del 1625). Ma la sua fama affidata soprattutto al tratta-

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Maiko Favaro

di gelosia,1 sebbene in altri due passi del Canzoniere sembri contraddirsi.2 In base a
questi passi, perci, i trattatisti possono chiamare in causa Petrarca solo a proposito di
una questione particolare: se lamore possa esistere senza la gelosia.3 Ma, per esplorare nella sua essenza la natura della gelosia, i trattatisti devono rivolgersi ad autorit
diverse da Petrarca. Certo, possono venire in soccorso gli autori latini, quali Tibullo,
Properzio e Seneca: daltronde, la gelosia un tema centrale dellelegia latina (soprattutto quella di Properzio), mentre i poeti volgari, come spiega Varchi, amando pi
castamente, scrissero ancora pi santamente, n fu lor mestiero dolersi tanto di questa furia malvagia.4 Nonostante ci, gli autori latini sono citati dai trattatisti meno di
quanto ci si potrebbe aspettare. Maggior rilievo viene accordato ad autori cinquecenteschi come Della Casa ed appunto Ariosto: Varchi afferma che nessun poeta greco
o latino scrisse n tanto n cos dottamente sulla gelosia quanto Della Casa e Ariosto
(si riferisce in particolare al proemio del canto xxxi).5 Daltronde, limportanza data
da Ariosto alla gelosia convergente con il favore di cui gode tale tema presso la lirica
petrarchista cinquecentesca: per lappunto uno dei pi importanti temi nuovi che
vi si affermano senza il supporto del modello petrarchesco. Oltre a Della Casa, Tasso
e Strozzi il vecchio, lambiente napoletano a dimostrarsi particolarmente interessato
alla gelosia.6
Fra i trattatisti che utilizzano Ariosto per affrontare il tema della gelosia, specialmente notevole il caso del gi ricordato Levanzio da Guidicciolo. Egli scrive unintera
opera sulla gelosia fondandosi continuamente sullautorit di Ariosto, come si ricava
fin dal titolo: Antidoto della gelosia estratto da lAriosto. un fatto tanto pi rilevante e per questo mi ci soffermo particolarmente perch, a quanto ne so, si tratta
dellunico trattato di argomento amoroso del Cinquecento ad essere interamente costruito su fondamenta ariostesche. Fin dallinizio, Levanzio esalta Ariosto soprattutto come perfetto psicologo delle passioni: qualit che si manifesta al meglio nei suoi
versi sulla gelosia. Levanzio comincia con il riportare ampie citazioni soprattutto dal
canto xxiii, sulla gelosia di Orlando, e pi ancora dai canti xxxi e xxxii, sulla gelosia
di Bradamante: specialmente il lamento di Bradamante, artificiosissimo: oltre che
philosoficamente alto, e profondo (p. 46), suscita la sua ammirazione. Dopodich,
nel resto della prima parte dellopera, lAutore offre una dettagliata casistica dei vari
tipi di gelosia utilizzando come exempla particolarmente efficaci i personaggi del Furioso. Levanzio mette cos a frutto una delle caratteristiche del poema ariostesco
tello Della Ragion di Stato, che ebbe notevole successo in Italia e allestero, grazie anche alla traduzione latina del
tedesco J. Garmers (Dissertatio de ratione status, 1663). Sulla base di questopera, che afferma lindipendenza della
politica dalla morale, Croce rivalut lo Zuccolo, definendolo uno degli scrittori politici pi acuti e pi originali del
Seicento. Cfr. Dizionario enciclopedico della letteratura italiana, v, Bari-Roma, Laterza, 1968, pp. 530-531.
1
Cfr. rvf, 182, vv. 9-14: Di queste pene mia propia la prima, / arder d e notte []; // laltra [la gelosia]
non gi: ch l mio bel foco tale, / chogni uom pareggia; et del suo lume in cima / chi volar pensa, indarno
spiega lale. Per questa e per le seguenti citazioni dai Rerum vulgarium fragmenta, ledizione di riferimento F.
Petrarca, Canzoniere, ed. commentata a cura di M. Santagata, Milano, Arnoldo Mondadori, ed. aggiornata 2004
(i ed. 1996).
2
Cfr. rvf, 105, v. 69: Amor et Gelosia mnno il cor tolto; rvf, 115, vv. 10-11: la gelosia che n su la prima
vista / per s alto adversario [Apollo] al cor mi nacque.
3
Ne approfitto per ricordare che anche a proposito di tale questione viene citato Ariosto: Ludovico Zuccolo
fa riferimento alla novella di Astolfo e Giocondo per dimostrare che lamore pu esistere senza la gelosia: cfr.
4
5
Varchi, Sulla gelosia, cit., p. 576.
Cfr. ivi, p. 570.
Zuccolo, Il Maccio, cit., p. 130.
6
In particolare: Sannazaro, Epicuro, Rota, Tansillo, Tasso, Marino. Cfr. E. Raimondi, Il petrarchismo nellItalia
meridionale, in Atti del convegno internazionale sul tema premarinismo e pregongorismo, Roma, Accademia dei Lincei, 1973, pp. 105-107 (ripubblicato in Idem, I sentieri del lettore, Bologna, il Mulino, 1993).

Ariosto nella trattatistica amorosa del Cinquecento e del primo Seicento

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che, di l a poco, Galilei esalter al massimo grado, ossia la ricchezza della tipologia
umana rappresentatavi: Galilei si fonder soprattutto su tale punto, oltre che sulla
ricchezza dellinvenzione, per difendere leccellenza del Furioso.1 Cos, per Levanzio,
Sacripante esempio della gelosia vile, che ricerca solo lappagamento sensuale e
perci schiva le liti con lamata per non correre il rischio di privarsi di questo piacere
(pp. 64 sgg.). Ferra esempio paradigmatico della gelosia impaziente, che si manifesta quando lhuomo amante da tanto se stesso stima, che pi meritar crede dessere amato dalla persona amata dogni altro (p. 85). Rodomonte invece emblema
della gelosia orgogliosa, una furiosa smania, che nel core amante nasce, nel vedersi pure levare lamata soa. E perch stima nullo altro essere a s uguale in valore e
virtude: crede anco nessuno dever esser oso (non che possente) a levargliela; se non
con fraude, overo lui assente. E tanto anco se stesso stima, che crede la amata soa dever haver per singolar favore, chegli lami (pp. 108-109). Rodomonte mostra la sua
gelosia orgogliosa quando si rimette alla sentenza di Doralice perch scelga fra lui
e Mandricardo, pur sapendo che Doralice ha fatto esperienza di Mandricardo, non di
lui. La gelosia malvagia e empia invece una rabbia del core amante, inducentelo
alla rovina della persona amata: in soddisfaccion di se stesso (p. 122): se ne distinguono due sottotipi, quello quasi scusabile, esemplificato da Bradamante che sfida
Ruggiero quando crede che questi la tradisca con Marfisa, e quello assolutamente
biasimevole, rappresentato da Gabrina. Infine, Levanzio espone lunico tipo positivo
di gelosia, la gelosia nobile, propria di chi ad amar si induca per virt, e bellezza
honesta, et costumata, della persona amata; a buon fine: cio per conseguirla con legitimo matrimonio santo. Ma per che porti in seno sicurissima credenza della cosa
amata, che non mai, se non a forza, e violenza, gli deggia romper fede. E chessendo
da lei lontano non sattristi per dubbio tale (pp. 152-153). Di questo lodevole tipo di
gelosia danno prova Zerbino verso Isabella e Brandimarte nei confronti di Fiordiligi.
Come si sar notato, Levanzio di fatto d al termine gelosia un significato assai pi
ampio di quello comune: la sua casistica della gelosia tramite gli esempi di Ariosto si
trasforma perci, pi in generale, in unanalisi dei vari modi con cui si pu amare una
persona. Linfluenza di Ariosto agisce profondamente sullopera di Levanzio anche
ad un altro livello. LAntidoto della gelosia infatti organizzato come dialogo tra pi
interlocutori, i quali, ogni volta che stato esposto un nuovo concetto importante,
recitano una novella che lo esemplifichi. In tale gusto per laffabulazione narrativa
sicuramente determinante linfluenza boccacciana esplicitamente dichiarata ma
non meno importante il modello ariostesco: daltronde, gi prima ho ricordato
che Levanzio fa ampio uso dellefficacia emblematica dei personaggi e delle storie
del Furioso a mo di exempla. Nella seconda parte dellopera, Levanzio si sofferma ad
illustrare con autentica acribia i significati allegorici e morali di varie storie del Furioso, sempre sussumendole allo sviluppo del ragionamento sulla gelosia: ad esempio,
lamore di Alcina e Ruggiero (pp. 186 sgg.), quello di Zerbino e Isabella (p. 222), la
fontana dellamore e dellodio (pp. 248 sgg.), il mostro della Gelosia che assale Rinaldo (pp. 255 sgg.), la storia di Alceste (p. 273), quella di Ariodante (p. 274), la prova del
nappo (p. 275). In generale, Levanzio mostra di apprezzare in sommo grado soprattutto i contenuti morali, edificanti, contenuti nelle storie del Furioso. Ci secondo un
modo di lettura ampiamente diffuso nel Cinquecento, come si ricava anche dalle nu Cfr. Sangirardi, op. cit., p. 241.

138

Maiko Favaro

merose edizioni cinquecentesche del Furioso in cui, quasi per ogni episodio, minuziose allegorie si incaricano di fornire educativi sovrasensi morali, e lattenzione viene
puntata sulla bellezza delle varie sententiae morali sparse nel poema.1 Molto indicativo un passo in cui Levanzio esalta Ariosto affermando che lui s avrebbe incontrato
il favore del Platone della Repubblica: Platone, infatti, in generale condanna i poeti,
ma e poeti pittori eccellenti di vitij, e delle virt, quai con leggiadria, et gentilezza
adducon gli huomini al costumato vivere; che scrivono le laudi, et himni alla divinit
soperna; che celebrano gli huomini generosi, et heroici, tali abbraccia, e bacia, et nomalli figliuoli de sommi Dei, padri della sapienza; e duci del costumato vivere; e che
concitati da spirto divino, e non per se stessi tra noi mortali parlino. Felice Ariosto se
al tempo di Platone fussi nato, o Platone al tuo, che via pi assai cha Homero ti saria
stato amico (p. 217). Per Levanzio, Ariosto sempre pio, e religioso poeta (p. 211):
il nostro trattatista fa finta di non accorgersi che nel Furioso abbondano anche passi
ben altrimenti ambigui da un punto di vista morale. Inoltre, non si dimostra affatto
sensibile allironia ariostesca: dato, questo, comune agli altri trattatisti damore e, in
generale, come risaputo, a tutta la ricezione cinquecentesca del poema, che tende
ad enfatizzare piuttosto le componenti epica, patetica e morale del Furioso.2
Ariosto psicologo delle passioni offre materiale ai trattatisti anche per la descrizione dello sdegno amoroso. Si pu ricordare Gasparo Boschini, che trae questo
insegnamento leggendo dello sdegno di Bradamante nei confronti di Ruggiero: lo
sdegno amoroso tristezza dellamante chegli indebitamente ami o habbia amato
la persona chegli ama o amava et parimente dir che in qualunque persona cade
lo sdegno, segno chellami o habbia amata la persona con la quale s sdegnato o
sdegnata, et lo sdegno, comera quello, che finge lAriosto tra Bradamante, et Ruggiero (di seguito, Boschini cita a riprova of, xxxii, str. xl).3 Vitale Zuccolo,4 invece,
si basa sul caso di Orlando per dimostrare il rapporto di causa-effetto tra sdegno
e furore.5
Uno dei temi pi interessanti per cui Ariosto viene varie volte chiamato in causa
quello della corrispondenza in amore da parte dellamata: si vedano le opere di Bene-

1
Cfr. Hempfer, Letture discrepanti, cit.; D. Javitch, Ariosto classico: la canonizzazione dellOrlando furioso,
prefazione di N. Gardini, Milano, Bruno Mondadori, 1999.
2
Su questo aspetto, oltre che nel volume di Javitch citato alla nota precedente, si possono vedere casi particolarmente indicativi in M. C. Cabani, Gli amici amanti: coppie eroiche e sortite notturne nellepica italiana, Napoli,
Liguori, 1995; G. Sacchi, Fra Ariosto e Tasso: vicende del poema narrativo: con unappendice di studi cinque-secenteschi,
Pisa, Edizioni della Normale, 2006, pp. 229-246.
3
Cfr. Raggionamento della Signora Amorosa fatto in danza et ridotto in dialogo dal Signor Guasparro Boschini, Padova, Lorenzo Pasquati, 1569, c. 50r-v. Scarne sono le notizie di cui disponiamo sul Boschini: sappiamo che era
modenese e laureato in legge. Di lui si conosce solo questopera. Cfr. G. Mazzucchelli, Gli scrittori dItalia, ii,
3, Brescia, Giambattista Bossini, 1762, p. 1823. G. Tiraboschi (Biblioteca modenese, I, Modena, Societ Tipografica,
1781, p. 328) si rif esplicitamente ai dati raccolti dal Mazzucchelli, senza aggiungere nessun elemento nuovo.
4
Cfr. Discorsi sopra le Cinquanta conclusioni del Sig. Torquato Tasso, cit., c. 89r-v.
5
Unennesima riprova dellapprezzamento dei trattatisti per le capacit di introspezione psicologica di Ariosto si ha nel dialogo damore di Lodovico Domenichi, quando vengono citati dei versi dallepisodio di Ricciardetto e Fiordispina per rispondere al dubbio sul perch ci lasciamo trasportare dal desiderio, nellamare una
donna da cui non abbiamo alcuna speranza di essere ricambiati: cfr. L. Domenichi, DAmore, in Idem, Dialoghi,
Venezia, Gabriel Giolito de Ferrari, 1562, p. 39. Sul Domenichi, cfr. la voce di A. Piscini in Dizionario Biografico
degli Italiani, xl, cit., 1991, pp. 595-600; sullultimo periodo della vita di Domenichi, in cui vennero pubblicati i
Dialoghi, cfr. V. Bramanti, Sullultimo decennio fiorentino di Lodovico Domenichi, Schede umanistiche, 1, 2001,
pp. 31-48 (sui Dialoghi del Domenichi, cfr. anche gli interventi di R. Gigliucci pi volte citati nellarticolo di
Bramanti).

Ariosto nella trattatistica amorosa del Cinquecento e del primo Seicento

139

detto Di Falco,1 di Flaminio Nobili2 e di Annibale Romei.3 Ariosto viene citato in particolare per il celeberrimo inizio del secondo canto, con i versi Ingiustissimo Amor,
perch s raro / corrispondenti fai nostri desiri?.4 Di Falco sottolinea che il fenomeno
riscontrato da Ariosto proprio solo dellamore mondano, ed anzi una riprova della
fallacia di tale tipo di amore: Ma lamor di queste cose mondane ch pien dinganni
ha questa propria et innata condition di correspondere al contrario sempre di quel che
si ama;5 ci a differenza dellamore divino, conciosia cosa, che tra lanima semplice
et pura e l suo sposo fedelissimo ch Dio nulla discordia pu accascare, acquistandosi
tanta amata cosa eterna o per scientia et cognition delle cose naturali come vogliono
e filosofi, o per humilit come istimano e santi dottori.6 Nobili e Romei mettono
invece in luce una contrapposizione tra da una parte Dante per il famoso verso
Amor, cha nullo amato amar perdona,7 in cui si afferma addirittura lobbligo della
1
Cfr. il suo Trattato di amore, Napoli, Sultzbach, 1538, c. I 1v. Benedetto Di Falco nacque a Napoli probabilmente fra la fine degli anni settanta e i primi anni ottanta del Quattrocento. Pi che plausibilmente partecip
allAccademia Pontaniana, mentre pi tardi fu iscritto allAccademia degli Incogniti. Le sue opere pi conosciute
sono il Rimario (1535) e la Descrittione dei luoghi antichi di Napoli e del suo amenissimo distretto (scritta e stampata tra
il secondo semestre del 1548 e i primi mesi del 1549). Quanto alle sue altre opere, si ricordano, oltre al Trattato
di amore, un volume di prosodia per coloro che scrivono versi in latino (Syllabae poeticae, del 1539), il De origine
Hebraicarum, Graecarum ac Latinarum literarum, deque numeris omnibus (1541), un libro sui barbarismi latini (Multa
vocabula barbara a Latinae linguae vero ac Germano usu remota, del 1548); andata perduta una sua Apologia di
Dante. Mor probabilmente nel 1551 o poco prima. Cfr. la voce su questo autore, a firma di G. Formichetti, in
Dizionario Biografico degli Italiani, xxxix, cit., 1991, pp. 800-801; ma soprattutto T. R. Toscano, Per la storia editoriale
della Descrittione dei luoghi antichi di Napoli e del suo amenissimo distretto di Benedetto Di Falco, in Idem, Letterati corti accademie. La letteratura a Napoli nella prima met del Cinquecento, Napoli, Loffredo, 2000, pp. 213-244 (che
corregge molti errori presenti nella voce di Formichetti).
2
Cfr. il suo Trattato dellAmor Humano, Lucca, Vincenzo Busdraghi, 1558, cc. 39r-41r (questopera venne ristampata, con le postille autografe del Tasso, a cura di P. D. Pasolini: Roma, Ermanno Loescher, 1895). Il Nobili nacque a
Lucca nel 1533 e vi mor nel 1590. Studi filosofia e medicina. Fra il 1554 e il 1557 fu tra i letterati della corte estense,
lasciando un vivo ricordo di s, soprattutto per il Trattato dellAmor Humano, che egli compose nel 1556 proprio a
Ferrara. Questopera fu assai importante per Tasso, che la postill minutamente e la utilizz ampiamente per la stesura delle proprie Conclusioni amorose. Tasso rimase inoltre in costante contatto con Nobili e gli invi il manoscritto
della Gerusalemme liberata per averne il parere; anche Annibal Caro fu suo caro amico. Nobili fu lettore di logica e
di diritto ecclesiastico a Pisa e nel 1584 fu tra i fondatori dellAccademia degli Oscuri. In latino compose i trattati De
hominis felicitate libri tres; De vera et falsa voluptate; De honore; in italiano scrisse anche i Documenti ad una giovane sposa
che aspira alla gloria di buona moglie. Cfr. Dizionario enciclopedico della letteratura italiana, iv, Bari-Roma, Laterza, 1967,
p. 150; Grande dizionario enciclopedico, xiii, Torino, utet, 1993, p. 381 (autore della voce G. Brberi Squarotti).
3
Cfr. i suoi Discorsi, Venezia, Pietro Miloco, 1619, pp. 80-81 (la prima edizione di questopera : Venezia, Francesco Ziletti, 1585). Annibale Romei nacque tra il 1523 e il 1530, probabilmente a Ferrara, e vi mor nel 1590. Di famiglia
nobile, fu attivo alla corte estense di Alfonso II e si distinse per le sue qualit di letterato e di scacchista. Il duca
Alfonso II ricorse ai suoi servigi anche per missioni diplomatiche. Nel 1567 fu tra i Riformatori dello Statuto di Ferrara e lanno successivo fu tra i Riformatori dellUniversit. Tasso gli dedic il dialogo Il Romeo, o vero del giuoco. Si
dedic alla poesia sia in latino sia in italiano. Oltre che della bellezza e dellamore, i suoi Discorsi trattano dellonore,
delliniquit del duello, del combatter alla macchia et del modo daccomodar le querele, e ridur a pace le inimicitie
private, della nobilt, delle ricchezze, della precedenza dellarme, e delle lettere. Pubblic anche un trattato sui
terremoti, improntato sui Metereologica di Aristotele (Dialogo del conte Annibale Romei gentilhuomo ferrarese diuiso in
due giornate nella prima delle quali si tratta delle cause uniuersali del terremoto, e di tutte le impressioni, et apparenze, che,
con stupor del volgo, nellaria si generano. Nella seconda, del terremoto, della salsedine del mare, della via Lattea, e del flusso,
e reflusso del mare sassegnano cause particolari, diuerse dAristotele, e da qualunque filosofo sinad hora ne habbi scritto. [],
Ferrara, Vittorio Baldini, 1587). Fra le sue opere manoscritte, si segnalano soprattutto un Dialogo dellanima humana
(incompiuto e mutilo) e un frammento sul mirabile. Nel complesso, il suo un aristotelismo di retroguardia,
ma con interessanti infiltrazioni neoplatoniche (vedi, p. es., lapplicazione della demonologia allaristotelismo). Cfr.
lampia monografia di Prandi, Il cortegiano ferrarese, cit.; sui Discorsi di Romei, vedi anche W. Gundersheimer,
Burle, generi e potere: i Discorsi di Annibale Romei, Schifanoia, 2, 1986, pp. 9-21.
4
of, ii, str. i, vv. 1-2. Ledizione di riferimento per le citazioni dal Furioso quella a cura di L. Caretti, Torino,
5
6
Trattato di amore, cit., c. I 1v.
Ibidem.
Einaudi, 1992 (i ed. 1966).
7
Inf., v, 103. Ledizione di riferimento La Commedia secondo lantica vulgata. Edizione Nazionale della Societ
Dantesca Italiana, a cura di G. Petrocchi, Milano, Mondadori, 1966.

140

Maiko Favaro

corrispondenza in amore, e dallaltra parte Ariosto (Romei ricorda anche Petrarca),


il quale evidenzia che spesso il desiderio di corrispondenza in amore destinato a rimanere frustrato. Nobili si dilunga nel mostrare le ragioni per cui si pu verificare quanto
lamentato da Ariosto ma, alla fine della propria serrata disquisizione, trae la conclusione che Ariosto esagera, poeticamente rende il problema pi generale di quanto non sia
nella realt.
Ariosto ha un suo ruolo anche a proposito della discussione sul libero arbitrio in
amore, tema di centrale importanza nella trattatistica cinquecentesca. In generale, si
pu notare che, mentre i poeti lirici tendono perlopi ad affermare che in amore non
vale la libera elezione, la maggior parte dei trattatisti mette tutto il suo impegno nel
contrastare questa tesi:1 tale insistenza su questo punto risente certamente anche del
coevo clima controriformistico. Nobili, in particolare, analizza attentamente e demistifica le ragioni per cui i poeti negano lesistenza del libero arbitrio in amore.2 Quanto
ad Ariosto, va ricordato il trattato di Romei, il quale cita in sequenza passi di Petrarca
e di Ariosto che vogliono dimostrare non esser in potest dellamante scioglier lamoroso laccio.3 Romei riporta anche i celebri versi ariosteschi e facilmente ogni scusa
sammette, / quando in Amor la colpa si riflette:4 ma ci troviamo di fronte ad una
decontestualizzazione che, anche in questo caso, mostra lindifferenza dei trattatisti
cinquecenteschi riguardo allironia di Ariosto. Infatti, nel Furioso Zerbino perdona con
queste parole Odorico per aver insidiato Isabella. Ma il perdono pi apparente che reale: Zerbino, con sottile perfidia, affida Gabrina a Odorico per punizione, ben sapendo
cosa voglia dire avere a che fare con la terribile vecchia. Ariosto commenta la punizione
cos: Cos dicea Zerbin; che pel peccato / meritando Odorico andar sotterra, / questo era porgli inanzi unalta fossa, / che fia gran sorte che schivar la possa5 (difatti, nel
giro di un anno Odorico finir impiccato). Ad ogni modo, Romei rifiuta recisamente la
tesi sulla mancanza di libera elezione in amore, che aveva esposto anche tramite i versi
di Ariosto: sembra invece ricollegarsi allappassionata difesa del libero arbitrio umano
espressa da Pico nellOratio de hominis dignitate.6 Romei critica anche, pi in generale,
la posizione sostanzialmente pessimistica di cui d prova Ariosto sullamore. Il trattatista cita i versi Dunque amor rio non sempre si ritrova. / Se spesso nuoce, anchor tal
volta giova:7 il fatto che amore giovi solo talvolta, mentre il pi delle volte nuoce,
denuncia una concezione amara dellamore. Per Romei, invece, lamore cosa estremamente positiva: cosa ottima, anzi necessaria al bene e beato vivere.8 Come si
appena visto trattando sia il tema della corrispondenza in amore sia quello della libera
elezione, nel trattato di Romei Ariosto viene citato con particolare frequenza. Forse
ci si spiega anche riflettendo sul fatto che Romei era ferrarese ed attivo presso la corte
degli Estensi, dove il culto di Ariosto era ovviamente molto vivo.9 Inoltre, come notava
gi Prandi, lopera di Romei risente dellinflusso del trattato di Nobili, il quale lo si
visto anchegli molto sensibile ai temi della corrispondenza e della libera elezione
in amore e non manca di citare Ariosto al proposito (lo stesso Nobili, daltronde, fu per
vari anni attivo alla corte di Ferrara).
1
Nella gran maggioranza dei casi, ma non in tutti: particolarmente vistosa leccezione dellanonimo autore del
discorso Della compassione, in Tre discorsi volgari. Luno di quel ch col mezo damore. Laltro dellamore del Petrarca [...] Il
terzo della compassione. Havuti nellAccademia Ferrarese, Ferrara, Vittorio Baldini, 1585, pp. 87-88 [in realt 95-96].
2
3
4
Cfr. op. cit., cc. 36v sgg.
Cfr. op. cit., pp. 62-65.
of, xxiv, str. xxxviii, vv. 7-8.
5
6
7
of, xxiv, str. xli, vv. 5-8.
Cfr. Romei, op. cit., pp. 65-66.
of, xxv, str. ii, vv. 7-8.
8
Cfr. Romei, op. cit., p. 75.
9
Una significativa riprova la si ha a p. 52, dove vengono citati alcuni versi ariosteschi dicendo semplicemente
che sono versi del nostro Poeta.

Ariosto nella trattatistica amorosa del Cinquecento e del primo Seicento

141

Particolare fortuna incontrano anche i versi ariosteschi Pur chaltamente abbia locato il core, / pianger non de, se ben languisce e muore,1 ricordati da vari trattatisti:
Di Falco,2 Ruscelli,3 ancora una volta Romei,4 e Zoppio.5 Non stupisce che Ruscelli citi
Ariosto: sappiamo infatti che egli fu uno dei pi ferventi ariostisti del Cinquecento.
Ruscelli apprezzava in sommo grado il valore morale del Furioso, riscontrabile in modo
particolare nelle mirabili sententiae: anche per i versi appena citati, Ruscelli esalta la divina sententia, che ciascuno in tale stato devria sempre portarsi scolpita a lettere doro
purissimo nella memoria (c. 36r). Val la pena notare che, mentre Di Falco e Ruscelli interpretano i versi ariosteschi nel senso che non bisogna curarsi delle sofferenze damore pur che si ami una donna di elevate qualit spirituali, Romei e Zoppio declinano il
significato sul versante dei rapporti sociali: pur chaltamente abbia locato il core
vorrebbe dire amare una donna altolocata piuttosto che una di umile condizione. Appoggiandosi a questa interpretazione, Romei critica il passo ariostesco: secondo lui, se
lamata posta troppo in alto nella scala sociale rispetto allamante, non c speranza
di conquistarne lamore e perci laffetto non si risolve in desiderio amoroso bens in
somma riverenza, in base al principio che senza speranza non c amore.
Ariosto ovviamente citato come autorit principale a proposito dellequiparazione dellamore alla follia. Si possono ricordare Ercole Fontana,6 Vitale Zuccolo,7
Ercole Fiornovelli,8 Melchiorre Zoppio,9 Cesare Barbabianca,10 Giovan Battista
2
of, xvi, str. ii, v. 7.
Cfr. Trattato di amore, cit., c. C 4r.
Cfr. Lettura di Girolamo Ruscelli, sopra un sonetto dellillustriss. Signor marchese della Terza alla divina signora marchesa
del Vasto. Ove con nuove et chiare ragioni si pruova la somma perfettione delle donne; et si discorrono molte cose intorno alla
scala platonica dellascendimento per le cose create alla contemplatione di Dio. Et molte intorno alla vera bellezza, alla gratia,
et alla lingua volgare. Ove ancora cade occasione di nominare alcune gentildonne delle pi rare dogni terra principal dellItalia,
Venezia, Giovanni Griffio, 1552, c. 36r. Il Ruscelli nacque a Viterbo nel 1504. Visse a lungo a Roma, dove fond lAccademia dello Sdegno. Dal 1548 fu a Venezia, inserendosi da protagonista nel vivace ambiente editoriale della citt
lagunare. Fu infatti attivissimo poligrafo: fra le sue opere, si ricordano un celebre Rimario, che ebbe vasta diffusione
e fu riedito molte volte fino alla met del secolo xix; un volgarizzamento della Geografia di Tolomeo; scritti sulle
imprese (Delle Imprese illustri e Discorso delle Imprese co l ragionamento di Paolo Giovio); Le bellezze dellOrlando Furioso
(opera molto indicativa del suo appassionato ariostismo); opere su questioni grammaticali e linguistiche (I commentari della lingua italiana, il Dialogo ove si ragiona della Ortografia e il Vocabolario delle voci latine con litaliane, scelte dai
migliori scrittori); una Raccolta di lettere a principi, le quali o si scrivono da principi a principi, o ragionano di principi, poi
continuata da altri. Cur inoltre edizioni di classici italiani (Petrarca, Boccaccio e ovviamente lamato Ariosto) e fu
protagonista anche nellallestimento di antologie liriche. nota la sua feroce polemica con il Dolce (cfr. Tre discorsi
sopra lopera di Lodovico Dolce). A Venezia partecip anche allimportante Accademia della Fama. Mor nel 1566. Cfr.
G. Ghilini, Teatro dhuomini letterati, i, Milano, Giovan Battista Cerri e Carlo Ferrandi, 1638, pp. 243-245; Dizionario
enciclopedico della letteratura italiana, iv, Bari-Roma, Laterza, 1967, p. 625; C. Di Filippo Bareggi, Ilmestiere di scrivere: lavoro intellettuale e mercato librario a Venezia nel Cinquecento, Roma, Bulzoni, 1988, ad indicem.
4
5
6
Cfr. Discorsi, cit., p. 52.
Cfr. Psafone, cit., pp. 421-422.
Cfr. Amorose fiamme, cit., c. 38v.
7
Cfr. Discorsi sopra le cinquanta conclusioni del sig. Torquato Tasso, cit., cc. 86v-87r.
8
Cfr. Discorso in soggetto damore, dHercole Fiornovello, fatto nellAcademia di Ferrara, Ravenna, Pietro Giovanelli,
1589, c. 9r. LAccademia Ferrarese in cui il Fiornovelli tenne il suo discorso sorse nel 1570: fra gli altri, furono iscritti
a questa accademia Torquato Tasso, che tenne lorazione inaugurale e vi recit le sue celebri Conclusioni amorose, e
Pirro Ligorio. Principali promotori e sostenitori furono Jacopo Mazzoni ed Annibale Pocaterra. In questa accademia
vennero recitati anche i Tre discorsi cui abbiamo precedentemente accennato. Cfr. Maylender, Storia delle accademie,
cit., ii, p. 365: in questa sua voce sullAccademia Ferrarese, il Maylender non fa per alcun riferimento al discorso di
Fiornovelli. Stando a quanto si legge nel sito di edit 16, il Fiornovelli personaggio sconosciuto ai repertori. Credo
per che egli possa essere con ogni verosimiglianza identificato con lErcole Fiornovelli citato nel volume Archivio
segreto estense. Sezione Casa e stato. Inventario, Ministero dellinterno. Pubblicazioni degli archivi di stato. xiii. Archivio di
stato di Modena, Roma, 1953 (Modena, Societ Tipografica Modenese), pp. xx-xxi. Vi si legge che Ercole Fiornovelli
(o Fiornovello) fu un notaio ferrarese, cancelliere e soprastante dellarchivio segreto ducale la Grotta al tempo
di Alfonso II dEste (che fu duca di Ferrara dal 1559 al 1597), e, durante il successivo ducato di Cesare dEste, fu soprastante anche dellaltro archivio segreto ducale: mansione che mantenne fino al trasferimento della capitale del
9
Cfr. Psafone, cit., p. 593.
ducato da Ferrara a Modena (nel 1598).
10
Cfr. C. Barbabianca, Lassonto amoroso in difesa delle donne. Dellacademico Solingo, Treviso, Aurelio Reghettini, 1593, p. 23 (nello stesso 1593, lopera venne pubblicata anche da Domenico Amici, sempre a Treviso; e
1

142

Maiko Favaro

Manso.1 Molto spesso questi autori ricordano gli efficaci versi ariosteschi E quale
di pazzia segno pi espresso / che, per altri voler, perder se stesso?.2 Specialmente interessanti sono i casi di Vitale Zuccolo e del Manso. Se si esaminano le
occorrenze in cui Zuccolo cita Ariosto, ci si accorge facilmente che la maggior
parte di esse riguarda il furore di Orlando.3 Ancor pi significativo il caso del
Manso: infatti, in unopera quale lErocallia, di dimensioni gigantesche (pi di mille pagine a stampa) e con ambizioni di repertoriamento attraverso le auctoritates di
tutto lo scibile sullamore e sulla bellezza,4 Manso limita le citazioni da Ariosto a
solo tre occorrenze: e in ben due tra queste tre occorrenze, Ariosto viene ricordato
appunto per il nesso tra amore e follia. Nel primo caso (pp. 64-65), Manso afferma
recisamente che l nostro Ludovico a dimostration di ci [che lamore sia pazzia
di cerebro] compose tutto l suo Furioso; nel secondo caso (pp. 882-883), vengono citati i soliti versi gi sopra ricordati, E quale di pazzia segno pi espresso /
che, per altri voler, perder se stesso?. Manso riconosce quindi nella definizione
di amore come follia il tratto pi tipico dellAriosto (il che risulta particolarmente
chiaro dal passo di pp. 64-65).5

unulteriore edizione si ebbe nel 1602, sempre a Treviso). Cesare Barbabianca da Capodistria, laureato in legge,
fior nel 1590. Oltre allAssonto amoroso, di lui venne pubblicata unOrazione nella partita dellIllustriss. Sig. Luigi
Soranzo dal Governo di Capodistria (Treviso, Domenico Amici, 1592). Cfr. Mazzucchelli, Gli scrittori dItalia, cit.,
ii, 1, 1758, p. 238. Alle notizie offerte da Mazzucchelli aggiungo che, come si deduce gi dai luoghi di stampa, il
Barbabianca dovette essere in contatto con lambiente culturale trevigiano: impressione rafforzata dalle poesie
in lode dellAssonto amoroso scritte da un importante letterato trevigiano quale Bartolomeo Burchelati (15481632) e poste nella soglia paratestuale dellAssonto amoroso stesso. Daltronde, Burchelati e Barbabianca erano
accomunati dal gusto per lostentazione di galanteria amorosa: gusto che evidente nellAssonto amoroso, ma
non meno in unopera del Burchelati quale Il senso amoroso. Dialogo, Treviso, Evangelista Deuchino, [1597?]. Per
il Burchelati, cfr. la voce relativa in R. Binotto, Personaggi illustri della Marca Trevigiana, Cornuda (Tv), Grafiche
Antiga, 1996, pp. 115-116.
1
Cfr. Erocallia overo Dellamore e della bellezza dialoghi 12. Di Gio. Battista Manso marchese della Villa. Con gli argomenti a ciascun dialogo del cavalier Marino. Et nel fine un Trattato del dialogo dellistesso autore. Con tre tavole, Venezia,
Evangelista Deuchino, 1628, pp. 64-65, 882-883. Giovan Battista Manso, riconosciuto protagonista della scena culturale napoletana tra Cinque e Seicento, nacque a Napoli nel 1569 e vi mor nel 1645. Marchese di Villa, signore
di Bisaccia e Panca, si dedic alle armi e alla poesia. Dapprima affiliato allAccademia degli Svegliati guidata da
Giulio Cortese (e a cui partecip anche il Marino), fond nel 1611 limportante Accademia degli Oziosi (di cui furono soci tra gli altri il Della Porta, il Capaccio, il De Pietri, Paolo Beni). Fu amico e mecenate di vari importanti
letterati: Tasso (che gli dedic il dialogo Il Manso overo de lamicizia), Marino (che compose gli argomenti per la
sua Erocallia, mentre si era rifiutato di scrivere quelli per la Gerusalemme liberata), Milton (che gli dedic la pi bella
delle proprie sylvae latine, Mansus). Pubblic nel 1608 i Paradossi, dialoghi damore di natura filosofica (poi rifusi
allinterno dellErocallia), ma si impose nel panorama letterario con limportante Vita di Torquato Tasso, del 1621;
nel 1628 pubblic lErocallia, la quale non fu per il magnum opus che ormai tutti si attendevano da lui; nel 1635 fu
poi la volta delle Poesie nomiche, divise in rime amorose, sacre e morali. Di lui si conserva anche una monumentale
Enciclopedia tuttora inedita; molte altre sue opere manoscritte, sui pi svariati argomenti, sono andate perdute
(fra queste, anche una Vita del Marino). Cfr. G. Ferroni, A. Quondam, La locuzione artificiosa: teoria ed esperienza della lirica a Napoli nellet del manierismo, Roma, Bulzoni, 1973, pp. 423-426; B. Basile, Nota biografica, in G.
B. Manso, Vita di Torquato Tasso, Roma, Salerno Editrice, 1995, pp. xxxvi-xlii. SullErocallia (oltre alle pagine gi
citate del libro di Ferroni e Quondam), cfr. A. Quondam, La parola nel labirinto. Societ e scrittura del Manierismo a
Napoli, Roma-Bari, Laterza, 1975, ad indicem; G. Baldassarri, Interpretazioni del Tasso. Tre momenti della dialogistica di primo Seicento, Studi tassiani, xxxvii, 1989, pp. 65-86. SullAccademia degli Oziosi, cfr. Maylender, Storia
delle accademie, cit., iv, pp. 183-190; Ferroni, Quondam, La locuzione artificiosa, cit. (soprattutto il capitolo La
politica culturale del conte di Lemos, pp. 247-269); G. de Miranda, Una quiete operosa. Forme e pratiche dellAccademia
2
of, xxiv, str. i, vv. 7-8.
napoletana degli Oziosi 1611-1645, Napoli, Fridericiana, 2000.
3
Oltre al gi ricordato passo di cc. 86v-87r, cfr. cc. 38r, 89r-v, 89v-90r, 99v, 100r.
4
Cfr. Ferroni, Quondam, La locuzione artificiosa, cit., p. 424.
5
A supporto di tale definizione, Manso allega, oltre allautorit di Ariosto, quelle di Virgilio (pp. 64-65, 882883), Seneca (pp. 64-65), Petrarca (pp. 64-65, 882-883) e Ficino (pp. 64-65).

Ariosto nella trattatistica amorosa del Cinquecento e del primo Seicento

143

Rilevante anche lutilizzazione del Furioso per i modelli di bellezza femminile. Si


pu ricordare il Libro della bella donna di Federico Luigini.1 Il Libro della bella donna
incentrato sul tema della donna ideale. Nel delineare le caratteristiche di ogni parte
del suo corpo, i personaggi del dialogo di Luigini ricorrono allautorit di un canone
di scrittori: fra di essi, Ariosto uno dei pi citati, soprattutto per il ritratto di Alcina.
Benedetto Di Falco ricorda la descriptio di Olimpia a proposito del fatto che gli amanti
attribuiscono tutte le bellezze alle proprie amate, anche se nella realt impossibile che
una donna sia perfettamente bella in ogni sua parte.2 Nel dialogo Il Minturno di Tasso,3
invece, assistiamo alla contrapposizione fra due concezioni di bellezza: quella del personaggio Ruscelli, per cui la bellezza va ricercata semplicemente nella bellezza fisica, e
quella del personaggio Minturno, per cui la vera bellezza quella durevole, il non so
che deterno e divino che va colto con lintelletto, non con i sensi. Tasso fa ovviamente sua la posizione di Minturno, mentre la rozza visione materialistica di Ruscelli (dietro alla quale si nascondono le idee del Nifo) viene umoristicamente dileggiata. A noi
interessa notare che sono desunti dal Furioso i modelli di bellezza fisica prediletti, o per
meglio dire voyeuristicamente concupiti, dallimmaginazione del personaggio Ruscelli: tratto che ben si accorda con il gi menzionato culto per Ariosto proprio del Ruscelli
storicamente esistito. Il Ruscelli tassiano afferma riguardo alla bellezza: Io la cerco
pi tosto in Marfisa e in Bradamante e in Olimpia, le cui bellezze furono descritte da
lAriosto con tanta felicit di parole e di pensieri: laonde, sio fossi costretto a dir quel
che sia la bellezza, direi che fosse una bella ad Olimpia somigliante, la qual non coperta
da alcun manto o dalcun velo, ma ignuda si dimostrasse agli occhi de riguardanti (p.
993). interessante anche lentusiasmo di Ruscelli per i ritratti di Angelica e di Olimpia,
monumentalmente immobili come statue. Ruscelli afferma: per mio parere eguale
artificio il dare il moto a le cose inanimate e il toglierlo a lanimate: per lAriosto ne
la sua Olimpia non artefice men maraviglioso di Dedalo (p. 994). Ma Minturno si
dimostra invece critico nei confronti di queste statuarie bellezze ariostesche.
Ariosto un punto di riferimento privilegiato anche per un genere di opere con cui
la trattatistica sullamore e sulla bellezza ha stretti legami di parentela: mi riferisco alla
trattatistica sulleccellenza della donna, che assume anchessa dimensioni imponenti dal
1
Cfr. Il libro della bella donna, in Trattati del Cinquecento sulla donna, a cura di G. Zonta, Bari, Laterza, 1913, pp.
221-308. Federico Luigini nacque a Udine intorno al 1530: si ignora invece lanno e il luogo della morte. Fu fratello del notevole latinista Francesco e cugino di Marcantonio, noto per una sua opera enciclopedica che risente
dellinflusso di Giulio Camillo. Ancora giovanissimo si trasfer a Venezia, dove strinse amicizia con vari letterati,
fra cui soprattutto il Ruscelli. Il Libro della bella donna (dato alle stampe nel 1554 grazie allinteressamento del Ruscelli) la sua opera pi famosa, ma scrisse pure poesie (in italiano ma anche in friulano), un Liber proverbiorum
modellato forse sugli Adagia di Erasmo e una traduzione italiana di unoperetta spirituale sempre erasmiana:
queste sue ultime due opere sono andate perdute. Cfr. la voce relativa a questo autore, scritta da F. Cirilli, in
Dizionario Biografico degli Italiani, lxvi, cit., 2006, pp. 502-503. Su Il libro della bella donna, cfr. L. Zilli, Il libro della
bella donna di Federico Luigini da Udine, Quaderni Utinensi, 1-2, 1983, pp. 19-33 e la tesi di laurea di M. Spazzapan, La formazione culturale e letteraria del Luigini e Il Libro della bella donna, relatore E. Guagnini, Universit degli Studi di Trieste, Facolt di Lettere e Filosofia, a.a. 1981-1982. Su Federico Luigini poeta in friulano si pu vedere
R. Pellegrini, Versi friulani di Federico Luigini, Metodi e ricerche, n.s., iv, 2, 1985, pp. 39-44. Sui suoi interessi per
lerasmismo: S. Cavazza, Inquisizione e libri proibiti in Friuli e a Gorizia tra Cinquecento e Seicento, Studi goriziani,
43, 1976, pp. 29-80: in part. p. 63; S. Seidel Menchi, Erasmo in Italia: 1520-1580, Torino, Bollati Boringhieri, 1987,
2
Cfr. Trattato di amore, cit., c. F 3r-v.
pp. 319, 397, 456.
3
Il Minturno overo de la bellezza, in Tasso, Dialoghi, cit., ii, pp. 983-1012. Per questo dialogo, cfr. almeno: F.
Chiappelli, Ariosto, Tasso e la bellezza delle donne, Filologia e critica, ii-iii, 1985, pp. 325-341; G. A. Camerino, Lo
stolto sguardo. Per unautocitazione nel Minturno, Italianistica, xxix, 1, 2000, pp. 75-82; M. C. Cabani, Lariostismo mediato della Gerusalemme liberata, Stilistica e metrica italiana, 3, 2003, in part. pp. 66-72; M. Rossi, Se
potesse definirsi, potrebbe aver termine: il Minturno overo de la bellezza di Torquato Tasso, Lettere italiane, lviii, 4,
2006, pp. 549-583.

144

Maiko Favaro

punto di vista quantitativo.1 Mentre la mia indagine riguardo ai trattati sullamore e


sulla bellezza stata sistematica, quella dedicata ai trattati sulleccellenza della donna
stata limitata ad alcune opere che mi sembravano particolarmente rappresentative del
genere. bastato per far emergere che Ariosto viene utilizzato quale auctoritas di primo
piano nel dimostrare leccellenza e le virt delle donne, come testimoniano egregiamente i casi del Barbabianca2 e di Lucrezia Marinelli.3 Soprattutto lopera di Marinelli
mi sembra particolarmente interessante, non solo per il numero debordante di citazioni
ariostesche, ma anche per la sistematicit con cui esse sono inserite in tutti gli snodi
fondamentali del discorso.4 Cominciando con lesaminare la prima parte, quella che
vuole dimostrare le nobilt, et eccellenze delle donne, Ariosto fornisce affermazioni
importanti ed incisive gi al primo livello del discorso, quando lAutrice afferma in generale leccellenza della donna, senza entrare nel merito delle singole virt. Marinelli
cita infatti Ariosto per sostenere che le donne, se come i maschi si potessero esercitare
tutto il giorno nelle scienze e nellarte militare, li supererebbero in tutte le discipline
(pp. 31-32). E, sempre richiamandosi ad Ariosto, afferma che, se gli scrittori non hanno
1
Ci si pu fare unidea di quanto copiosa sia questa produzione leggendo i titoli citati in Rinaldi, Umanesimo
e Rinascimento, cit., pp. 1726-1729. Questo genere vanta ovviamente precedenti illustri (si pensi solo al De mulieribus
claris di Boccaccio; troviamo pagine celebri sulleccellenza delle donne anche nel terzo libro del Cortegiano di
Castiglione). Oltre al volume della Marinelli ricordato nel corso del mio discorso, una delle opere oggi pi conosciute in questo ambito, anche grazie alla moderna edizione procuratane, quella (scritta nel 1525) di Galeazzo
Flavio Capra: cfr. G. F. Capra, Della eccellenza e dignit delle donne, a cura di M. L. Doglio, Roma, Bulzoni, 1988
(lintroduzione della Doglio utilissima per approfondire gli antecedenti culturali di questo tipo di produzione):
in questopera, per, a differenza che in quella della Marinelli, le citazioni poetiche fanno difetto e cos non tro2
Cfr. Lassonto amoroso, cit., in part. pp. 26-27.
viamo riferimenti ad Ariosto.
3
Riporto le indicazioni di pagina per i numerosissimi passi in cui viene fatto riferimento allopera ariostesca, di
modo che si possa apprezzare immediatamente il rilievo che assume lauctoritas di Ariosto nel volume della Marinelli (si tenga presente che lopera conta 326 pp.): cfr. Marinelli, Le nobilt, et eccellenze delle donne: et i diffetti,
e mancamenti de gli huomini. Discorso di Lucretia Marinella. In due parti diviso, Venezia, Giovan Battista Ciotti, 1600,
pp. 5, 7, 31-32, 34-35, 41, 46, 48-49, 53-54, 66, 72, 75-76, 84-85, 91, 98, 113-114, 116 (parte I, sulle nobilt, et eccellenze
delle donne); 142, 157, 166, 168, 169, 172, 173, 176, 186, 187, 205, 208, 219, 224-225, 230, 237, 248, 254, 256, 259-260, 261,
265, 272, 274, 275, 278-279, 318, 324 (parte ii, sui diffetti, e mancamenti de gli huomini). La veneziana Lucrezia
Marinelli nacque nel 1571 e mor nel 1653. Si dedic soprattutto a temi spirituali e al genere epico: fra i suoi poemi,
ricordo La Colomba sacra (1595), lAmore innamorato et impazzato (1598), LEnrico, overo Bisantio acquistato (1635, sul
doge Enrico Dandolo e la quarta crociata: questo poema fu per lungo tempo lopera pi celebre della Marinelli); fra gli scritti spirituali, si possono ricordare varie vite di santi (San Francesco, Santa Giustina, Santa Caterina
da Siena) e La vita di Maria Vergine Imperatrice delluniuerso descritta in prosa et in ottava rima (1602). Scrisse anche
lArcadia felice (1605) e varie rime. Cfr. Tiraboschi, Biblioteca modenese, cit., iii, pp. 159-163; Dizionario Enciclopedico
Italiano, cit., vii, 1957, p. 419. Fra i vari studi dedicati alla Marinelli, segnalo soltanto: G. Conti Odorisio, Donna
e societ nel Seicento: Lucrezia Marinelli e Arcangela Tarabotti, Roma, Bulzoni, 1979 (cfr. anche la recensione fattane
da G. Rabitti, in Studi e problemi di critica testuale, xxiii, 1981, pp. 187-191); A. Chemello, La donna, il modello, limmaginario: Moderata Fonte e Lucrezia Marinella, in Nel cerchio della luna: figure di donna in alcuni testi del xvi
secolo, a cura di M. Zancan, Venezia, Marsilio, 1983, pp. 95-170; Le stanze ritrovate. Antologia di scrittrici venete dal
Quattrocento al Novecento, Mirano (Ve), Eidos, 1991, pp. 95-108; S. Datta, La presenza di una coscienza femminista
nella Venezia dei primi secoli dellet moderna, Studi Veneziani, n.s., xxxii, 1996, pp. 105-135; Italian women writers
from Renaissance to the present: revising the canon, University Park, Pennsylvania State University Press, 1996; G.
Morandini, Sospiri e palpiti. Scrittrici italiane del Seicento, Genova, Marietti, 2002, pp. 51-67.
4
Caratteristica peculiare dellopera della Marinelli lutilizzo sistematico e copiosissimo di citazioni poetiche
spesso non desunte dal solito Petrarca, ma dal mare magnum della poesia (soprattutto della lirica) cinquecentesca.
Lunico altro trattatista in cui abbia riscontrato un fenomeno analogo Guido Casoni, il quale daltra parte ricorre anchegli svariate volte allauctoritas ariostesca: per tali riferimenti ad Ariosto, cfr. Casoni, Della Magia dAmore,
Venezia, Agostino Zoppino e nipoti, 1591, pp. 33, 42, 50, 66, 95, 102, 124, 127, 133, 141-142 (di questopera, esistono
anche due edizioni recenti: Casoni, Della magia damore, a cura di E. Selmi, introd. di P. Guaragnella, Torino, Res,
2002; Casoni, Della magia dellamore, a cura di A. Maggi, Palermo, Sellerio, 2002). Sul Casoni, cfr. la voce di C.
Mutini in Dizionario Biografico degli Italiani, xxi, cit., 1978, pp. 404-407. Sul suo Della Magia dAmore, cfr. A. Maggi,
Della magia damore di Guido Casoni: un compendio della trattatistica rinascimentale sullamore, Revue des tudes
italiennes, xliii, 1997, pp. 67-77.

Ariosto nella trattatistica amorosa del Cinquecento e del primo Seicento

145

divulgato le splendide azioni delle donne, solo perch essi sono bugiardi, invidi, et
empi (pp. 34-35). Ma il Furioso si rivela una miniera inesauribile soprattutto quando la
Marinelli passa al secondo livello del suo discorso, esemplificando una per una tutte le
virt in cui le donne eccellono. Il poema ariostesco, con la sua ampia galleria di personaggi (anche solo fuggevolmente ricordati, magari tramite paragoni o allinterno di
parti encomiastiche), offre materiale per riempire le varie caselle della griglia topica
che lautrice vuole costruire a proposito delle virt femminili. Lo si pu riscontrare per
lonest delle donne (grazie a Isabella, Fiordiligi; vengono ricordati pure dei versi ariosteschi riguardanti Penelope), la prudenza (Ginevra Malatesta), la splendida magnificenza (Cleopatra), la liberalit e la cortesia (Olimpia), la maestria nellarte militare (Marfisa,
Bradamante), lamore verso i propri congiunti (Drusilla, Vittoria Colonna). E non si pu
neanche obiettare che nel Furioso vi sono per momenti schiettamente misogini, come
quando Rodomonte, dopo essere stato respinto da Doralice, inveisce contro tutte le
donne, o come quando loste racconta la novella di Astolfo e Giocondo.1 Ariosto, infatti,
osserva la Marinelli ci indica chiaramente quale credibilit dobbiamo accordare ad
un personaggio incostante e volubile quale Rodomonte; inoltre, afferma esplicitamente
che il numero delle donne buone incomparabilmente superiore a quello delle cattive
(come nei versi: [] per una, o per due, che trovi ree, / che cento buone sien creder si
dee); e mostra di pentirsi moltissimo per aver riportato la novella raccontata dalloste
(pp. 113-116). Lo stesso tipo di griglia topica che ha esemplato per le virt delle donne,
Marinelli la realizza per i difetti, e mancamenti degli uomini: e, anche in questo caso,
Ariosto le utilissimo per lesemplificazione. Grazie ai personaggi ricordati nel suo poema, Marinelli pu dimostrare che gli uomini sono invidiosi (tramite Gano), ubriaconi
(Moschino), iracondi (Ezzelino, Marganorre, Grandonio), superbi (Senapo, Rodomonte), vantatori (Guidon Selvaggio, Ferra), traditori (Gano, Bireno), incostanti e volubili
(Rodomonte), ladri (Odorico, Brunello), vili (Gradasso dopo la morte di Agramante,
Martano), bestemmiatori (Rodomonte), maghi e indovini (Merlino, Atlante, Malagigi),
bugiardi (Rodomonte), gelosi (Clodione, Rodomonte, Zerbino quando vede Isabella
con Orlando), ornati, politi, bellettati, et biondati (Ruggiero), lagrimosi (Orlando,
Sacripante; gli uomini amanti in generale sono lagrimosi ingannatori), giocatori (i
giocatori uccisi da Cloridano), ignoranti (il re di Lidia), adulatori (i cortigiani).
Fin qui mi sono soffermato sui temi principali per cui Ariosto viene citato nella trattatistica sullamore (o su temi limitrofi a quello amoroso); ma in alcuni trattati composti fra
fine Cinquecento e inizio Seicento, quali lo Psafone di Melchiorre Zoppio e Il Gradenico di
Ludovico Zuccolo, Ariosto acquista importanza ad un livello pi generale: non solo per
alcuni temi particolari, bens per la concezione globale dellamore desumibile dalla sua
opera. Considerando insieme i vari temi che ho illustrato, ci si rende conto facilmente
che di Ariosto vengono riprese soprattutto le tinte pi drammatiche nella visione del fenomeno amoroso: la gelosia, la rarit dei corrispondenti desiri in amore, la negazione
del libero arbitrio, lamore come negativit, lamore come follia. Oppure si riprendono le
sententiae ariostesche pi serie ed elevate, allinsegna dellamor cortese, come per i versi
Pur chaltamente abbia locato il core, / pianger non de, se ben languisce e muore.
1
I trattatisti precedenti, infatti, non avevano avuto difficolt ad utilizzare alcuni spunti offerti dal Furioso per
suffragare idee di tipo misogino: nel Raverta di Giuseppe Betussi, p. es., veniva citato proprio lesempio di Doralice per provare quanto le donne siano instabili e leggiere (cfr. G. Betussi, Il Raverta, dialogo nel quale si ragiona
damore e degli effetti suo, in Trattati damore del 500, a cura di G. Zonta, Bari, Laterza, 1912, p. 72). Per il Betussi, cfr.
la voce di C. Mutini in Dizionario Biografico degli Italiani, ix, cit., 1967, pp. 779-781; L. Nadin Bassani, Il poligrafo
veneto Giuseppe Betussi, Padova, Antenore, 1992.

146

Maiko Favaro

Questo tipo di scelta da parte dei trattatisti ben si spiega con la gi ricordata ricezione cinquecentesca del Furioso, attenta soprattutto alle componenti pi sublimi e patetiche del
poema. Nei trattati di Zoppio e di Zuccolo, invece, la concezione ariostesca dellamore
presentata quella che noi riconosciamo come pi tipica dellautore del Furioso: quella
di un amore vicino allesperienza comune, che rifugge dalle troppo astratte sublimazioni
dellamore platonico e accorda invece la dovuta importanza anche allappagamento sensuale, oltre che alla corrispondenza spirituale. Sia lopera di Zoppio sia quella di Zuccolo
dedicano ampio spazio allaspra polemica contro lamore platonico, considerato come
innaturale, e alla rivalutazione degli aspetti pi sensuali dellamore petrarchesco, quelli
meno riconducibili alla sublimazione platonica, come nei versi Con lei fossio da che si
parte il sole, / et non ci vedessaltri che le stelle, / sol una nocte, et mai non fosse lalba1
oppure Pigmalon, quanto lodar ti di / de limagine tua, se mille volte / navesti quel
chi sol una vorrei:2 passi scomodi, che avevano scandalizzato la maggior parte dei
trattatisti. Per spiegare come vada realmente vissuto lamore in opposizione alle sublimazioni neoplatoniche, sia Zoppio sia Zuccolo pongono Ariosto fra le principali autorit di
riferimento. Zoppio dichiara lapidariamente che tutti i lirici insieme greci, e latini, non
abbatterebbono il solo Petrarca: e tutti gli epici, non abbatterebbono lAriosto in materia
amorosa (p. 167). Mentre Zuccolo definisce Ariosto perfettissimo maestro dAmore
(p. 26) e ricorda il suo celebre capitolo sulla notte damore perch il lettore capisca di
quanta, e di quale esca fa dhuopo allamante, per disfamarsi nel suo digiuno, et per compir da ogni parte perfettamente il suo desiderio (ibidem).3
Dalla panoramica che ho delineato in questo mio intervento, penso si possa concludere che anche lo studio dei trattati damore riveste un suo interesse per approfondire
le modalit della ricezione di Ariosto nel tempo: studio, questo sulla ricezione, che
giustamente viene particolarmente valorizzato nel panorama attuale degli studi, grazie alla sempre maggiore attenzione verso i diritti del lettore ed il suo ruolo attivo nei
confronti del testo (nella sua interpretazione come nella sua riutilizzazione).4
2
rvf, 22, vv. 31-33.
rvf, 78, vv. 12-14.
Aggiungo, a mo di postilla, che il Furioso, nei dialoghi damore cinquecenteschi, oltre ad essere utilizzato
come auctoritas per i vari aspetti della scienza damore, pu anche diventare oggetto di digressioni nella conversazione. Cos, Betussi inserisce una parentesi sulle sviste di Ariosto nel Furioso (a proposito di un personaggio che era
morto eppure ricompare in un episodio cronologicamente successivo del poema): cfr. Betussi, Il Raverta, cit., pp.
109-110. Brunoro Zampeschi, invece, introduce una digressione in cui fa pronunciare unesaltazione entusiastica del
Furioso quale capolavoro dei tempi moderni: [] Ma chi mai si fastidisce leggendo lopere del divino Marone? Il
qual si sforza sempre di non si servir dellarte, se non quanto necessario, nella qual forma miracoloso anchora
il divino Ariosto per la maggior parte del suo Orlando. Et di questo sia testimonio lessere stato stampato, con
tutto chegli sia libro dautor moderno, pi di dua milla volte da venti anni in qua, il che non avvenuto anchora
di qual si voglia altro poeta moderno, et forse non avver, se chi scrive, non cercher di asseguire quello, chegli
miracolosamente possede. Et se ben sono molti dotti che lo lacerano, non per resta di farsi pi grande di giorno
in giorno la sua gloria: et essi se non fanno meglio con loperare di quello, che facciano col biasmarlo resteranno
al fine sepolti nelloblio insieme con linvidia (B. Zampeschi, Linnamorato, s.n.t., c. 114r-v). Per lo Zampeschi,
cfr. M. Vecchiazzani, Historia di Forlimpopoli con varie revolutioni dellaltre citta di Romagna, ii, Rimini, Simbeni,
1647, pp. 284-306. Sul suo Linnamorato, cfr. I. Botteri, Galateo e Galatei. La creanza e listituzione della societ nella
trattatistica italiana tra antico regime e stato liberale, Roma, Bulzoni, 1999; Eadem, Dellamore dellonore, dellonore
dellamore: Linnamorato di Brunoro Zampeschi, in Atti del Convegno internazionale su Onore: identit e ambiguit di un
codice informale (Area mediterranea secoli xii-xx), Capodistria 11-13 novembre 1999, Acta Histriae, ix, 2000, pp. 159-180;
Eadem, Leducazione sentimentale al tempo della Controriforma: Brunoro Zampeschi e il suo Innamorato, Annali di
Storia moderna e contemporanea dellIstituto di Storia moderna e contemporanea, Universit Cattolica del Sacro
Cuore, vii, 2001, pp. 28-43. Pu essere interessante ricordare che, nei primi anni ottanta del Cinquecento, Linnamorato divenne un libro proibito (cfr. U. Rozzo, Italian literature on the index, in Church, Censorship and Culture in
Early Modern Italy, ed. by G. Fragnito, Cambridge, Cambridge University Press, 2001, p. 205).
4
Su queste tematiche vedi limportante, recentissimo volume, di E. Raimondi, Unetica del lettore, Bologna,
il Mulino, 2007.
1

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SOMMARIO
LUDOVICO ARIOSTO:
NUOVE PROSPETTIVE E RICERCHE IN CORSO
A cura di Lina Bolzoni, Maria Cristina Cabani e Alberto Casadei
Premessa
11
Maria Cristina Cabani, Ovidio e Ariosto: leggerezza e disincanto
13
Raffaele Ruggiero, Ne bis in idem. Ariosto legge Ovidio due volte
43
Francesco Ferretti, Bradamante elegiaca. Costruzione del personaggio e interse63
zione di generi nellOrlando furioso
Annalisa Izzo, Il racconto di secondo grado nel Furioso
77
Eugenio Refini, Lisola-balena tra Furioso e Cinque canti
87
Giovanna Rizzarelli, Doni e Ariosto: illustrazioni per il Furioso riusate nei Marmi 103
Rosanna Morace, Son diverso ancor dallAriosto: Bernardo Tasso tra Ariosto e
Torquato
119
Maiko Favaro, Ariosto nella trattatistica amorosa del Cinquecento e del primo Seicento 133
Marco Dorigatti, Il volto dellAriosto nella letteratura e nellarte del Cinquecento
147
Martin McLaughlin, Lambigua freschezza dellOrlando furioso del 1516
159
167
Alberto Casadei, Nuove prospettive su Ariosto e sul Furioso
Andrea Torre, Il Furioso on the web . Un archivio digitale delle illustrazioni cinquecentesche del poema
193
bibliografia
201

Lodovico Cardellino, Dante e la Bibbia (P. Gibellini)


Gaston Febus: Le Livre de Chasse MS M. 1044 The Pierpont Morgan Library, New York,
Commentaire (M. Ciccuto)
Lucian of Samosata Vivus et Redivivus, edited by Christopher Ligota and Letizia
Panizza (M. Ciccuto)
Anne Surgers, Et que dit ce silence? La rhtorique du visibile (M. Ciccuto)
Riccardo Scrivano, Ritratto di Annibal Caro (G. Stella Galbiati)
Vincenzo Monti e la Francia, Atti del Convegno internazionale di Studi (Parigi, 24-25
febbraio 2006), a cura di Angelo Colombo (D. Vanden Berghe)
Giuseppe Langella, Amor di patria. Manzoni e altra letteratura del Risorgimento
(Ch. Tognarelli)
Sophie Thomas, Romanticism and Visuality. Fragments, History, Spectacle (M. Ciccuto)
Antonio Palermo, I miti della societ e altri saggi alvariani (R. Scrivano)
Franco Vitelli, I cavilli e il germe. Prospezioni su Sinisgalli (N. Scaffai)
Stefano Lazzarin, Fantasmi antichi e moderni. Tecnologia e perturbante in Buzzati e
nella letteratura fantastica otto-novecentesca (G. Zagni)
Tzvetan Todorov, La letteratura in pericolo (D. De Camilli)

209

Notiziario

227

Libri ricevuti

255

202
203
204
206

213
215
216
219
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