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BEMBO IN FUGA.
DIPORTI EXTRAVAGANTI E ANSIE CITTADINE DI PIETRO BEMBO

Elisa Curti

In una letteratissima epistola indirizzata ad Agostino Foglietta nel maggio del 1525 Bembo
magnifica la serena vita in campagna, nel suo buen retiro padovano del Noniano, lontano dalla
frenesia di tediose incombenze che ha lasciato a Roma:

Io montai a cavallo, s come V.S. vide, assai debole dal male che Roma mi don in merito del mio essere
venuto a rivederla. Tuttavia, cos come io andai cavalcando, andai eziandio ripigliando e vigore e forza, di
modo che, a fine del cammino, mi son sentito esser quello, che io soglio: o la voglia del fuggir di Roma, che io
avea essendo stato male da lei ricevuto e trattato, o la mutazione dellaere, o lessercizio che se labbia operato,
o per aventura tutti e tre. [] Giunto che io in Padova fui, visitai gli amici, e da essi visitato, me ne son venuto
qui alla mia Villetta, che molto lietamente mha ricevuto. Nella quale vivo in tanta quiete, in quanto a Roma mi
stetti a travaglio e fastidi. Non odo noiose e spiacevoli nuove, non penso piati, non parlo con Procuratori, non
visito Auditori di Rota, non sento romori se non quelli che mi fanno alquanti lusignuoli dognintorno
gareggiando tra loro, e molti altri uccelli, i quali tutto pare che singegnino di piacermi con la loro naturale
armonia. Leggo, scrivo quanto io voglio, cavalco, camino, passeggio molto spesso per entro un boschetto che
io ho a capo dellorto. []. In questa guisa penso di far qui tutta la state e tutto lautunno, tale volta fra questo
tempo a Padova ritornandomi a rivedere gli amici per due o tre d, acci che, per comparazione della citt, la
villa mi paia pi graziosa.
1


La residenza extraurbana di Villa Bozza, a Santa Maria di Non, a nord di Padova, assume qui i
connotati di un luogo edenico, in cui dedicarsi insieme ai colti otia liberali (Leggo, scrivo quanto
io voglio) e al salutare esercizio fisico (cavalco, camino, passeggio molto spesso), in
unequilibrata alternanza che denuncia la propria matrice classica e in particolare i debiti nei
confronti dellepistolario pliniano (in particolare a Epistularum Libri I, 9 e V, 6) di cui riprende
puntualmente temi e immagini (nam studiis animum, venatu corpus exerceo dice appunto Plinio
in conclusione di I, 9).
2

Quella di Bembo al Noniano una fedelt che si dipana, almeno letterariamente, dalle sue
primissime prove poetiche, fino alla piena maturit. Non sar un caso che il dialogo latino De Aetna
del 1496 ambienti la filosofica conversazione tra padre e figlio, intorno ad unascesa al vulcano
durante il soggiorno messinese, proprio nella serena immobilit del giardino noniano, quello stesso

1
P. BEMBO, Lettere, edizione critica a cura di E. Travi, 4 voll., Bologna, Commissione per i testi di lingua, II, 1990,
epistola n. 528, pp. 245-246 (6 maggio 1525; i corsivi in questa e nelle successive citazioni sono miei). Lepistola
assai nota stata recentemente citata in: A. CORSARO, Laus Villae. Scritti e vicende di prelati umanisti prima e dopo il
concilio, in La letteratura di villa e di villeggiatura. Atti del convegno di Parma, 29 settembre- I ottobre 2003, Roma,
Salerno, 2004, pp. 169-204, a pp. 183.
2
Cita invece come modello del Bembo il Trattato della famiglia dellAlberti Vittorio Cian che per d del passo
una lettura molto diversa: V. CIAN, Un decennio della vita di M. Pietro Bembo (1521-1531), Torino, Loescher, 1885
(rist. anast. Bologna, Forni, 1982), pp. 35-36.
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evocato con cos vivide immagini nella lettera al Foglietta.
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E del resto proprio di ritorno da
Messina, nel settembre del 1494, in una lettera a Giovanni Battista Stato, il giovane Bembo scrive:

Post primos dies, quos totos dedimus salutationibus congressibusque amicorum, ego Patavium concessi, inde in
Nonianum; ibi confeci integrum triduum, quod mihi visus sum non rusticari, sed vivere.
4



Bembo utilizza espressioni molto simili a quelle che ritorneranno a distanza di trentanni nella
missiva al segretario papale genovese: anche qui troviamo infatti la breve sosta patavina per salutare
gli amici, cui segue limmersione nella vita rustica della campagna, che accoglie benevolmente
(ita me suscepit hilariter; che molto lietamente mha ricevuto): non una semplice villeggiatura
(rusticari), ma una vera e propria scelta esistenziale (vivere).
in questa precoce distinzione che emerge la cifra costante dei soggiorni in villa di Bembo che,
pur rievocati attraverso gli amati modelli classici, rivelano un nuovo e moderno modo di intendere
la campagna e i suoi diporti. Un modo che Pietro aveva assimilato dal padre Bernardo, potente
patrizio veneziano e ambasciatore della Serenissima.
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La villa di campagna di Santa Maria di Non venne infatti fatta restaurare da Bernardo Bembo
lungo le sponde del torrente Pivego dopo il ritorno dalla seconda ambasceria a Firenze (1478-80).
Limpresa da ascriversi alla profonda influenza che lambiente laurenziano esercit
sullaristocratico veneto che riprende nel suo Noniano il modello delle ville di campagna dei circoli
umanistici fiorentini (si pensi a quelle di Careggi, Fiesole, Poggio a Caiano),
6
luoghi dedicati
eminentemente al confronto intellettuale e agli otia letterari dei sapientes.
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Il concreto interesse di
Bernardo Bembo per questa moda toscana del resto confermato da una sua lettera a Lorenzo de
Medici del 17 aprile 1479 in cui chiede che gli venga procurata una villa per i suoi studi fiorentini.
8

La residenza extraurbana dei Bembo a quanto emerso recentemente da disegni conservati
nellarchivio patavino consisteva in una semplice villa affacciata sul fiume, priva di porticato ma
abbellita da un imponente portale sormontato dal blasone della famiglia, dotata di un atrium e una

3
Per unapprofondita analisi dellopera si veda: F. FINOTTI, Retorica della diffrazione. Bembo, Aretino, Giulio
Romano e Tasso: letteratura e scena cortigiana, Firenze, Olschki, 2004, pp. 27-78.
4
BEMBO, Lettere cit., I, 1987, epistola n. 7, pp. 8-9 (11 o 22 settembre 1494).
5
Su Bernardo Bembo riferimento dobbligo N. GIANNETTO, Bernardo Bembo umanista e politico veneziano,
Firenze, Olschki, 1985.
6
Cenni a questa influenza in G. VENTURI, Picta poesis: ricerche sulla poesia e il giardino dalle origini al
Seicento, in Storia dItalia, Annali 5. Il Paesaggio, Torino, Einaudi, 1982, pp. 665-749, in particolare p. 690.
7
Su queste ultime ancora fondamentale: A. CHASTEL, Arte e Umanesimo a Firenze al tempo di Lorenzo il
Magnifico, Torino, Einaudi, 1964, pp. 156-160; cfr. anche S. BERTELLI, F. CARDINI, E. GARBERO ZORZI, Le corti
italiane del Rinascimento, Milano, Mondadori, 1985, in particolare pp. 201-206.
8
R. CALLEGARI, Sculture in horto Bembi, Nuovi Studi, II, 1997, pp. 41-62, a p. 41-42.
3
bibliotheca e circondata da un ampio giardino.
9
Gli elementi che pi ci interessano, e che rendono la
residenza un refugium caro a Bembo fino alla fine dei suoi giorni, sono la biblioteca e lhortus. Se
la biblioteca di questo podere di spasso testimonia la sua vocazione di ritiro intellettuale, e
dunque non di semplice eremo campestre, certo che la villa possedesse anche unimportante
collezione lapidaria, collocata appunto in giardino, di cui ci d conto fra Giocondo da Verona,
ingegnere ed umanista veneto che frequent il Nonianum come direttore dei lavori di livellamento
delle acque del vicino mulino e pot ammirare lhortus bembesco.
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Lapidi antiche, falsi e nuove
stele antichizzanti, in particolare di ispirazione priapea, dovevano ornare i giardini della villa
secondo un gusto classicheggiante: ai monumenti antichi si accompagnavano anche statue
commissionate dai Bembo, come la Madonna col Bambino benedicente, recentemente scoperta
nella zona e attribuibile con buona sicurezza a Pietro Lombardo. Sar interessante notare come
questo artista, destinatario di diverse commissioni, sia pubbliche che private, di Bernardo Bembo,
sia un anello di congiunzione tra lhortus noniano e lHypnerotomachia Poliphili, essendo stato
convincentemente dimostrato che larte del Lombardo fu unimportante fonte di ispirazione plastica
per il testo del Colonna e per le xilografie che lo accompagnano che mostrano almeno a livello di
suggestione notevoli analogie con limpianto del giardino bembesco.
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Questa sorta di museo a cielo aperto era inserito in un giardino con ogni probabilit ricco di
siepi di bosso e pergolati di rose ed edera in cui larte topiaria contribuiva a guidare il colto
visitatore attraverso quello che doveva essere un percorso ben studiato di riscoperta del classico. Il
luogo naturale informato cio ad un ideale culturale e letterario che lo trasforma in una proiezione
simbolica. Il giardino di Bembo, da quel che si pu ricostruire, obbedisce allo stesso principio
ispiratore della sua poetica: persegue una rinascenza del mondo classico, arricchita da una raffinata
e precisa esperienza della sua et. in questo senso estremamente suggestivo che per evocare
lhortus ideale bembesco, oltre e prima che alle xilografie del Polifilo, si possa volgere lattenzione
ad una delle pi celebri descrizioni rinascimentali di giardino. Allinizio degli Asolani, illustrando
le bellezze del buen ritiro di Caterina Cornaro
12
, regina di Cipro, Pietro Bembo cos ci presenta il
giardino, visto dalla prospettiva dei sei giovani protagonisti del dialogo damore:

9
La pi antica immagine della villa risale al 1535 ed opera di Angelo dal Cortivo, ingegnere ingaggiato da Pietro
Bembo per redigere disegni della propriet (in particolare del mulino) in occasione di un processo intentato contro i
vicini Loredan a causa dello sfruttamento delle acque del Piovego. Sulla questione si veda CALLEGARI, Sculture in
horto Bembi cit., p. 43 e note relative.
10
M. DE MARTIS DALLE FRATTE, Lavventura del Priapeo 82 Bch.: dal Feliciano agli orti di Bernardo Bembo, in
Lantiquario Felice Feliciano veronese tra epigrafia antica, letteratura e arti del libro. Atti del convegno di studi,
Verona, 3-4 giugno 1993, a cura di A. Cont, L. Quaquarelli, Padova, Antenore, 1995, pp. 117-140, in particolare pp.
134-136 e, per la raccolta lapidea di Bernardo, nota n. 1, p. 135.
11
G. POZZI, L. A. CIAPPONI, La cultura figurativa di Francesco Colonna e larte veneta, Lettere Italiane, XIV,
1962, pp. 151-169, in particolare nota n. 71.
12
Ancora discussa lidentificazione del giardino con quello del palazzo di Asolo o piuttosto con il barco di
Altivole su cui si veda L. PUPPI, Il barco di Caterina Cornaro ad Altivale, Prospettive, XXV, 1962, pp. 52-64; L.
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Era questo giardino vago molto et di maravigliosa bellezza; il quale, oltre ad un bellissimo pergolato di
viti, che largo et ombroso per lo mezzo in croce il dipartiva, una medesima via dava a glintranti di qua et di l,
et lungo le latora di lui ne la distendeva; la quale, assai spatiosa et lunga et tutta di viva selce soprastrata, si
chiudeva dalla parte di verso il giardino, solo che dove facea porta nel pergolato, da una siepe di spesissimi et
verdissimi ginevri, che al petto havrebbe potuto giugnere col suo sommo di chi vi si fosse accostar voluto,
ugualmente in ogni parte di s la vista pascendo, dilettevole a riguardare. Dallaltra honorati allori, lungo il
muro vie pi nel cielo montando, della pi alta parte di loro mezzo arco sopra la via facevano, folti et in
maniera gastigati, che niuna lor foglia fuori del loro ordine parea che ardisse di si mostrare [].Per questa
dunque cos bella via dalluna parte entrate nel giardino le vaghe donne co loro giovani caminando tutte difese
dal sole, et questa cosa et quellaltra mirando et considerando et di molte ragionando, pervennero in un pratello
che l giardin terminava, di freschissima et minutissima herba pieno et dalquante maniere di vagh[i] fiori
dipinto per entro et segnato; nello stremo del quale facevano gli allori, senza legge et in maggior quantit
cresciuti, due selvette pari et nere per lombre et piene duna solitaria riverenza; et queste tra luna et laltra di
loro pi a drento davan luogo ad una bellissima fonte, nel sasso vivo della montagna, che da quella parte
serrava il giardino, maestrevolmente cavata, nella quale una vena non molto grande di chiara et fresca acqua,
che del monte usciva, cadendo et di lei, che guari alta non era dal terreno, in un canalin di marmo, che l
pratello divideva, scendendo, soavemente si facea sentire et, nel canale ricevuta, quasi tutta coperta dallherbe,
mormorando saffrettava di correre nel giardino.
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Il passo mostra straordinarie affinit, oltre che con la descrizione del giardino nellintroduzione
alla terza giornata del Decameron,
14
con la lettera in cui Plinio descrive la sua residenza in Toscana
(V, 9, parr. 14-45):
15
anche l troviamo una villa, posta alla base di un colle (Villa in colle imo sita
prospicit quasi ex summo), da cui la vista si estende ad un magnifico giardino; da una spianata
articolata da siepi di bosso (Ante porticum xystus in plurimas species distinctus concisusque
buxo) si accede allhortus i cui viali sono costeggiati da bossi di diverse fogge (quae buxum
multiformem humilesque et retentas manu arbusculas circumit); un muro di cinta, ricoperto di
verzura, separa questa parte da una zona prativa e da dei boschetti pi incolti (Pratum [] et
arbusta). Ornano il luogo lauri, viti rampicanti, rose, oltre a diverse fontane marmoree, le cui acque
si raccolgono in canalette producendo un piacevolissimo sciacquio (iucundissimum murmur).
Se dunque alla base della descrizione ideale del giardino asolano e di quelle, apparentemente pi
realistiche, della villa noniana sparse nellepistolario c limitazione di un modello classico, che a
tratti si fa calco, ci che per mi pare nuovo e singolare il diverso modo di concepire la villa e le
sue delizie. Bembo molto pi del padre intende il soggiorno in villa non come una semplice
parentesi dalla vita attiva, un otium concepibile solo in relazione al negotium (il cum dignitate otium
di Cicerone), ma piuttosto come una forma di vivere piena, che trova in s le proprie giustificazioni.
Una scelta che Bembo in prima persona non abbraccer se non per brevi periodi, ma che nel volgere

PIOVESAN, Il Barco della regina Cornaro ad Altivole, Asolo, 1980; Atlante del Barco Cornaro in Altivole. Repertori
cronologici di documenti e fonti. Indice generale, a cura di T. Marson, L. Piovesan,, Treviso, Fondazione Benetton
Studi Ricerche, 1994.
13
P. BEMBO, Asolani, edizione critica a cura di G. Dilemmi, Firenze, Accademia della Crusca, 1991, 16. I, ii, iv e v.
14
Per una splendida lettura del giardino asolano si veda L. BOLZONI, Il giardino e il bosco, ovvero il ritratto
doppio della campagna negli Asolani, in La campagna in citt. Letteratura e ideologia nel Rinascimento. Scritti in
onore di M. Plaisance, a cura di G. Isotti Rossowsky, Firenze, Cesati, 2002, pp. 81-104.
15
Di parere opposto C. BERRA, La scrittura degli Asolani di Pietro Bembo, Firenze, La Nuova Italia, 1996, che
sostiene: si noti per che la descrizione chiusa alle pur innumerevoli, e canoniche, suggestioni classiche in materia:
lo spazio simbolico della letteratura e della riflessione speculativa nella villa-corte un ambito eletto ma squisitamente
volgare (p. 60).
5
del Cinquecento trover, anche e soprattutto nella cultura veneta, illustri sostenitori (basti pensare
allesperienza di Trifon Gabriele).
16

In realt quella del cardinale veneziano fu unesistenza eminentemente cittadina e cosmopolita,
spesa tra piccole e grandi corti, da quelle ferraresi e urbinati della sua giovinezza, fino alla corte
papale della maturit e della vecchiaia.
Bembo ondeggia, soprattutto in giovent, tra i grandi centri politici e culturali della sua epoca
(Venezia, Firenze, poi Roma) e realt pi piccole, geograficamente decentrate, quando non
periferiche (Messina, Ferrara, Urbino), ma caratterizzate tutte da una straordinaria vivacit culturale
che ne fa delle esperienze allavanguardia. I suoi numerosi viaggi, i continui spostamenti di corte in
corte prima di approdare alla pi internazionale di tutte nella Roma papale, sono puntigliosamente
ricostruiti da Bembo stesso tramite una fittissima trama di riferimenti ed allusioni che attraversa
epistolario e opere letterarie, quasi una sorta di diario di viaggio dilatato a comprendere esperienze
e percorsi diversissimi e lontani nel tempo, dallavventura siciliana, sulle orme della grecit, al
tardo rifugio della diocesi umbra di Gubbio. In questo peregrinare spesso ansioso e insoddisfatto,
come evidente al di l della ricostruzione idealizzata che Bembo sempre cerca di dare di se
stesso ragioni politiche, economiche e affettive si intrecciano a comporre una personalissima
geografia esistenziale che ha il suo baricentro nel natio Veneto e il suo punto di approdo finale nella
Roma di Paolo III.
Al decentramento geografico del suo ritiro veneto, durato, con una breve interruzione romana,
dal 1521 al 1539, non corrisponde del resto in nessun modo un isolamento culturale o sociale:
proprio a Padova Bembo raccoglie la maggior parte delle sue celebri collezioni darte
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e fa del suo

16
Fondamentali osservazioni in questo senso in CORSARO, Laus Villae cit.; B. BASILE, Villa e giardino nella
trattatistica rinascimentale, in La letteratura di villa cit., pp. 205-232; I. NUOVO, Il tema della villa in Leon Battista
Alberti e nella riflessione umanistica: dallotium letterario allo svago cortigiano, La parola del testo, 2000, pp. 131-
149 e pp. 341-380; L. PUPPI, Le residenze di Pietro Bembo in padoana, LArte, VII-VIII, 1969, pp. 30-65, in
particolare pp. 52-53.
17
Di cui ci rimane come preziosa testimonianza la descrizione di Michiel (M. A. MICHIEL, Notizia dopere del
disegno, edizione critica a cura di T. Frimmel, Firenze, Edifir, 2000, pp. 30-32). Per una visita guidata attraverso le
collezioni bembesche si veda lopera numismatica di Alessandro Maggi da Bassano, edita da E. ZORZI Un antiquario
padovano del secolo XVI. Alessandro Maggi da Bassano, Bollettino del Museo civico di Padova LI, 1962, n. 1, pp.
41-98. Molti e autorevoli gli studi sul collezionismo bembesco; mi limito a citare: P. DE NOHLAC, Les collections
dantiquits de Fulvio Orsini, Mlanges dArchologie et dHistoire. Ecole franaise de Rome, IV, 1884, pp. 139-
231; V. CIAN, Un decennio della vita di M. Pietro Bembo (1521-1531), Torino, Loescher, 1885 (anast. Bologna, Forni,
1982), in particolare pp. 102-108; W. STEDMAN SHEARD, Bernardo e Pietro Bembo, Pietro, Tullio e Antonio Lombardo:
metamorfosi delle tematiche cortigiane nelle tendenze classicistiche della scultura veneziana, in Tiziano: Amor sacro e
Amor profano, catalogo a cura di M. G. Bernardini, Milano, Electa, 1995, pp. 118-132; F. VOSILLA, Pietro Bembo ed un
piatto da Michelangelo, Bollettino del Museo Internazionale delle Ceramiche, LXXXI, 1995, pp. 117-121; D.
GASPAROTTO, La barba di Pietro Bembo, Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, s. IV, quaderni 1-2 (Studi
in onore del Kunsthistorisches Institut in Florenz per il suo centenario 1897-1997), 1996, pp. 183-206; G. BODON,
Omnis generis antiquitatis refertur. Qualche considerazione sul musaeum di Pietro Bembo, in Veneranda antiquitas.
Studi sulleredit dellantico nella Rinascenza veneta, Bern, Lang, 2005, pp. 51-67; M. DANZI, La biblioteca del
Cardinal Pietro Bembo, Genve, Droz, 2005, in particolare pp. 13-56. Interessante, per la particolare prospettiva, anche:
C. DAMIANAKI, Liceit e pratica dellimitazione nelle Prose. Bembo e il recupero dellantico nel primo Cinquecento
6
palazzo di contrada San Bartolomeo
18
un luogo di incontro e una sorta di tappa obbligata per i
maggiori intellettuali dellepoca (tra cui Bernardo Tasso, Giovanni della Casa e Benedetto
Varchi).
19
Pietro dispone di una pinacoteca di primordine e di eccezionali collezioni antiquarie, che
provveder ad arricchire nel corso di tutta la vita e che non si stanca di mostrare ai propri ammirati
ospiti (Era la casa del Bembo come un pubblico, e mondanissimo tempio, consagrato a Minerva
sostiene il Varchi).
20
Il lungo e fruttuoso periodo veneto viene per interrotto dalla tanto attesa
nomina a cardinale del 1539.
21

A Roma, ormai quasi settantenne, Bembo, che risiede in una casa a due passi dal Pantheon,
22
si
immerge nuovamente nella fitta trama di rapporti sociali e culturali della corte papale, pur
esprimendo spesso, nella corrispondenza con gli intimi, una nostalgia non solo di maniera per la pi
tranquilla vita padovana:

Di me vi posso dir questo: che molto spesso disidero il primo stato mio, come che io qui sia continuamente
stato sano,
23


per i suoi amici e cari:

Se a me fosse cos agevole il venire a voi, come a voi il venire a me, e catene non mi terrebbono che io a
voi non venissi per istarvi tutto oggi con esse voi. Ch appunto tempo, questo, ad amici di cos fare,
24



e per le sue collezioni rimaste nelle residenze venete. Celeberrima la lettera al segretario Flaminio
Tomarozzo del 1542, in cui d precise istruzioni per il trasporto delle sue preziose medaglie a
Roma:

Io non posso pi oltre portare il desiderio che io ho di riveder le mie medaglie e qualche altra cosa antica,
che sono nel mio studio cost. Per che sarete contento, quando tornerete a Roma, portarmi queste di loro: le
medaglie doro tutte, le dargento tutte, da quelle infuori che sono nellultima tazza pi grande di canna

(letteratura e arte), in Prose della Volgar Lingua di Pietro Bembo, Gargnano del Garda, 4-7 ottobre 2000, a cura di
S. Morgana, M. Piotti, M. Prada (Quaderni di Acme, 46), 2001.
18
Su cui si veda sempre PUPPI, Le residenze di Pietro Bembo cit. e O. RONCHI, La Casa di Pietro Bembo a Padova,
Atti e memorie della R. Accademia di Scienze, Lettere e Arti in Padova, XL, 1923/24, pp. 285-329.
19
Cos descrive lospitalit bembesca il Beccadelli: Et rassettata Villabozza presso a Padoa, possessione antica di
casa ove gran parte delli suoi studj in giovent avea fatto, in quella lestate, et il verno dimorava a Padoa, nella qual
citt era certamente il principale ornamento del studio; al quale molti signori dItalia, et fuori, andavano a posta pi per
conoscere Messer Pietro che per altro; et esso cortesemente con bellissimi modi gli intratteneva, perch non solo di
lettere et in pi maniere di quelle saviamente ragionava, ma daltre cose gentili sapeva benissimo render conto, come di
Medaglie et Scolture et Pitture antiche et moderne; delle quali cose havea un studio cos ben instrutto, chin Italia forse
pochi pari havea (Monumenti di varia letteratura tratti dai manoscritti di Monsignor Ludovico Beccadelli Arcivescovo
di Ragusa, Bologna, nellIstituto Nazionale, 1799, t. I, parte II, pp. 234-235; il passo riportato in DANZI, La biblioteca
cit.).
20
Orazione funebre sopra la morte del reverendissimo Cardinal Bembo, in Fiorenza, per il Doni, 1546.
21
Per una affascinante ricostruzione degli ultimi anni romani, oltre che della biblioteca bembesca, cfr. il
fondamentale DANZI, La biblioteca cit.
22
Su questa scelta, vista come ricerca di quiete e indipendenza dai luoghi del negozio religioso si veda Ivi, pp.
17-18.
23
BEMBO, Lettere cit., IV, 1993, epistola n. 2153, p. 283 (s.l., s.d.).
24
Ivi, n. 2327, p. 416 (s.l. n.d.).
7
indiana, et in maggior numero delle altre; le di bronzo delle prime quattro tazze di quella maniera e pi, se pi
vi parr di dover portare.
25


In altre occasioni rammenta ai familiari che lo vogliono andare a visitare la pericolosit
dellUrbe durante lestate, dovuta ai rischi di contagio sempre in agguato nelle citt:
26


Ma vi ricordo che l venire a Roma la state cosa pericolosissima
27
.

Insomma, nonostante lelevazione cardinalizia realizzasse unambizione ostinatamente
perseguita per oltre ventanni (fin dai tempi di Leone X), lultima permanenza romana di Bembo
sembra caratterizzata da un malinconico desiderium nei confronti di luoghi, persone e rapporti
ormai appartenenti a stagioni, esistenziali oltre che culturali, inesorabilmente tramontate. Il culmine
della sua carriera ecclesiastica coincide malinconicamente con la fine di un mondo: ormai anziano,
Bembo assiste, senza avervi alcuna parte, alle dispute che agitano la Curia papale negli anni che
precedono il Concilio di Trento e si ritrova dunque di fatto, anche in seguito alla morte di alcuni dei
suoi pi cari amici ed alleati, in una posizione paradossalmente isolata, pur essendo nel centro del
potere politico cristiano. In questo contesto ben si comprende, sul piano letterario nonostante
limpossibilit di pubblicare alcunch in rispetto alla sua carica religiosa il continuo ritorno alle
opere della giovinezza, a cui non si stanca di dedicare cure in vista delledizione posteritati, e
linsistito richiamo nel suo epistolario ad un passato a cui guarda con una nostalgia non solo
attribuibile a posa letteraria, tanto da scrivere, in una bellissima lettera del 17 dicembre 1543
allamica Veronica Gambara:

E vorrei altre volte essere quel libero Bembo che io gi fui, pi tosto che questo che io ora sono
28
.

25
Ivi, n. 2347, pp. 430-431 (23 agosto 1542). La passione collezionistica di Bembo pare concentrarsi in particolar
modo sulla numismatica. questa, cos come lepigrafia, una passione tutta umanistica, in cui il pregio del valore
documentario va di pari passo allapprezzamento estetico; apprezzamento che, in unottica classicista, doveva essere
funzionale allispirazione poetica: et haec omnia rellaxandi animi causa, quum a literarum studijs interdum se
abdicaret (A. MAGGI DA BASSANO, in ZORZI, Un antiquario padovano cit.) Sulla passione numismatica di Bembo cfr.
BODON, Omnis generis antiquitatis refertur cit. e GASPAROTTO, La barba di Pietro Bembo cit. Tra gli artisti con cui
Bembo ebbe una duratura collaborazione spicca Valerio Belli, orefice ed intagliatore di raffinata cultura, a cui nel 1532
viene affidato lincarico di realizzare una medaglia allantica con il profilo del giovane Bembo nel dritto, e un
paesaggio fluviale con il protagonista abbigliato alla maniera classica e semidisteso sul verso. Questa moneta
rappresenta lunica testimonianza sullaspetto del poeta prima della nomina cardinalizia: tutti gli altri ritratti giovanili
sono infatti andati perduti, compresa una miniatura di Raffaello risalente agli anni urbinati e almeno due ritratti di
Tiziano (dibattuta lidentificazione di Bembo nel ritratto di giovane uomo del Bellini e conservato ora ad Hampton
Court). Acquista un significato tutto particolare, quasi simbolico, il fatto che proprio una moneta dellimperatore Tito,
donata da Pietro Bembo ad Aldo Manuzio nei primi anni del Cinquecento, divenne il modello della famosa marca
tipografica manuziana.
26
Le pandemie estive erano del resto un problema comune, presente anche in Veneto e una delle concause materiali
del diffondersi della villeggiatura. Sul tema si veda il bel saggio di P. COTTRELL, Vice, Vagrancy and Villa Culture:
Bonifacio de Pitatis Dives and Lazarus in its Venetian Context, Artibus et Historiae, XXVI, 2005, pp. 131-150.
27
BEMBO, Lettere cit., IV, 1993, epistola n. 2324, p. 415 (5 giugno 1542).
28
Ivi, epistola n. 2399, pp. 473-474.

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