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Pisa, 15 maggio 2012 Al Presidente del Consiglio dei Ministri Sen. Prof.

Mario Monti

e, per conoscenza, Ai Senatori e ai Deputati eletti in Toscana

OGGETTO: Quesiti riguardo alle scelte di finanza pubblica applicate dal Governo verso i Comuni

Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, le scriviamo per sottoporLe allattenzione una questione che riteniamo debba essere valutata, se si vuole risolvere il grave problema della finanza pubblica in modo equo, senza penalizzare le comunit rappresentate da amministrazioni comunali che si sono ben comportate e che hanno dato il loro contributo anche negli anni passati per la diminuzione del debito pubblico. La comunit pisana, dallanno 2000 al 2011, ha raggiunto questi risultati dei conti del suo Comune: il debito residuo sulle entrate correnti passato dal 143% al 51%; il debito residuo procapite sceso da 1.483 a 653 ; il servizio del debito era il 22,25% delle spese correnti, mentre adesso pari al 9,62%: si sono liberate risorse per oltre 10 milioni di euro su un bilancio di parte corrente che, compreso il rimborso prestiti, si aggira intorno ai 110 milioni; lequilibrio di parte corrente cresciuto dal 90% al 105%; lautofinanziamento della spesa in conto capitale cresciuto dal 23% all89% e la dipendenza dallindebitamento diminuita drasticamente dal 77% del 2000 all11% del 2011.

In breve, abbiamo ridotto drasticamente lindebitamento e abbiamo cominciato a finanziare gli investimenti con risorse correnti, grazie anche al recupero dellevasione e dellelusione della fiscalit locale. Anche a livello di bilancio consolidato il Comune di Pisa uno dei pochi in Italia che lo redige secondo i principi contabili internazionali il quoziente dindebitamento diminuito dall1,052 allo 0,543. Prendendo in considerazione, per il periodo del mandato in corso (2008-2011), landamento del debito di tutte le amministrazioni pubbliche e del Comune di Pisa rispetto al PIL, si rileva una tendenza opposta, come dimostra il grafico che segue:

Debito residuo PA/Pil 1,20

Debito residuo Comune/Pil

Fonte: Istat e Bilanci Comune di Pisa; 2008=1 1,15

1,10

1,05

1,00

0,95

0,90

0,85

0,80

0,75

0,70 2008 2009 2010 2011

Considerati questi dati e consapevoli degli forzi che si devono fare per affrontare i rischi della crisi, ci chiediamo e Le chiediamo: mai possibile pretendere dalla comunit pisana, dai cittadini della nostra citt rappresentati dal loro Comune, ulteriori contributi? E quale sarebbe lincentivo dato ai comuni come il nostro, definiti virtuosi per la qualit del loro bilancio e di altri fattori essenziali? Nel solo biennio 2011-2012, tra il D.L. 78/2010 e il Decreto Salva Italia, il bilancio del Comune di Pisa ha dovuto e deve far fronte a tagli certi per 10 milioni di euro (circa il 10% di tutta la spesa di parte corrente); senza considerare, poi, eventuali ulteriori aggravi, che il Comune stima in ulteriori 8 milioni, che potrebbero derivare dallaumento dellIVA che un costo anche per i Comuni e da una sovrastima da parte dello Stato del gettito dellIMU ad aliquote base per il Comune (al Ministero stimano circa 33,7 milioni, mentre il Comune ne stima 26,5) e che difficilmente potrebbero essere sostenibili per la nostra comunit. Probabilmente ai Comuni si sta chiedendo troppo, sicuramente pi che ad altre componenti della Pubblica Amministrazione, come ha scritto anche il Ministro del Suo Governo Piero Giarda in un recente articolo pubblicato da Il Sole 24 Ore. Ma anche il fatto che le richieste riguardino i diversi comparti dellamministrazione dello Stato senza verificare quanto le singole componenti dei comparti abbiano gi contribuito al risanamento della finanza pubblica, determina un aggravio maggiore verso le comunit che gi hanno avviato percorsi virtuosi. Questo un paradosso inaccettabile. Lintroduzione dellIMU sperimentale, poi, rischia di dare un messaggio sbagliato alle singole comunit territoriali: limposta riscossa, pur passando come comunale, non va certo a finanziare debiti o servizi comunali ma debiti e disavanzi della pubblica amministrazione nellinsieme. Ci anche perch questa imposta ad aliquote base indifferente alle casse comunali e visto che laumento delle aliquote da parte dei Comuni, a questo punto dellanno, necessario per far fronte ai tagli che sono stati imposti al Fondo Sperimentale di Riequilibrio. Cos si mette a rischio anche il principio di leale collaborazione tra le istituzioni alimentando tra i cittadini aspettative difficilmente soddisfacibili quando si concede ai Comuni, non lautonomia regolamentare, ma la sola possibilit di concedere agevolazioni (immobili in affitto, anziani in residenze assistite, immobili invenduti di costruttori, ecc). Sorge spontanea una domanda: se lo Stato, in 2

questi casi, il primo a non voler rinunciare alla sua quota, per quale strano motivo dovrebbero farlo i Comuni? Noi, mentre faremo scelte che minimizzino limpatto sulle famiglie e sulle imprese, vogliamo sperare in una risposta data con una correzione delle politiche, secondo quanto i comuni italiani vanno chiedendo da mesi. Inoltre, vorremmo che i percorsi di riforma istituzionale avviati si portassero a conclusione, anche per iniziativa del Governo in Parlamento, pronti a promuovere anche conseguenti e radicali autoriforme: a partire dallapprovazione del nuovo Codice delle Autonomie Locali, che, col superamento del bicameralismo paritario e listituzione del Senato delle Regioni e delle Autonomie Locali, potrebbe dare una svolta salutare nel senso della razionalizzazione e della sburocratizzazione, per un autogoverno responsabile, per recuperare risorse ed efficienza e per creare crescita, sostenendo uniniziativa nuova delle citt che in tutta lEuropa sono i principali motori di sviluppo. La ringraziamo per la Sua attenzione e Le porgiamo distinti saluti,

Il Sindaco

LAssessore al Bilancio

Marco Filippeschi

Giovanni Viale

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