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Futuriste. Letteratura. Arte. Castelvecchi, Roma, 2009

Vita,

cura

di

Giancarlo

Carpi,

Ad un secolo dalla pro-clamazione del Futurismo, ecco anche le donne del Futurismo nelle pagine riesumate e raccolte in volume da Giancarlo Carpi, con attenzione storico letteraria, e non senza arguzia ri-compositiva: le opere di donne incognite ai pi sono, oggi, leggibili. Ci fu un tempo, non troppo lontano, in cui queste donne con le loro opere empirono salotti e caff, mostre e biennali, poi scomparvero. Non operazione affatto semplice, dunque, mettere in ordine una serie di Lazzari, a cui si chiesto perentoriamente di alzarsi e camminare, in questo mondo, entrato in un nuovo millennio, il terzo, e che tuttavia non sanno sostenersi, al contrario del vero Lazzaro, sulle proprie gambe. La maggior parte dei nomi, per tacere delle opere, presenti nel volume risultano ignoti a lettori, anche attenti ed esperti: eppure di costoro se ne pu leggere per oltre seicento pagine, in cui le Futuriste, come generosamente le appella Carpi, si districano fra Letteratura, Arte e Vita: la babelica vociante produzione femminea, ma non femminile n femminista, prende forma in 7 sezioni: 1. Femminilit e Creazione. Ascesi e mito della macchina; 2. Femminilit e Creazione. Benedetta e Valentine De Saint-Point; 3. Il Corpo e lo Spirito. Fisicit della Parola; 4. Il Corpo e lo Spirito. Scrittrici azzurre; 5. Il Corpo e lo Spirito. Arte Vita e Pensiero Tattile; 6. Pluralit delle Arti e Futurismo di massa. Estetica dellaria; 7. Pluralit delle Arti e Futurismo di massa. Danza Radio Cinema Cucina Fotografia. In ciascuna sezione dimorano donne e testi, che ripercorrono furori e ardori del Futurismo, ciascuno/a a proprio modo, nel tentativo di rivitalizzare lAvanguardia e il suo ubiquo e onnisciente ideatore-promotore imbonitore promozionale. In ci le donne/foeminae sono perfettamente tali, non affrancandosi in alcun momento dallo charme di Filippo Tommaso Marinetti, seguendone le indicazioni pedissequamente e raramente, anche, con qualche guizzo creativo. Donne futuriste? Appare asserzione ossimorica. Un rilievo non pu essere taciuto. Non molto evidente appare, cos come avrebbero voluto Marinetti e suoi compagni davventura futurista, il superamento della donna dannunziana o vagheggiata dai Simbolisti, ma sembra invece di cogliere malcelato in questi testi di Futuriste il desiderio della donna romantica di essere amata, con la propria fragilit e femminilit. Se si osserva attentamente il Ritratto di Marinetti di Marietta Angelini, prima cameriera di Marinetti (p. 61), non si pu non cogliere immediato lelemento fallico dell1, che campeggia centrale sulla pagina, di ascendenza tutta dannunziana. Certo non inopportuno linterrogativo che affligge quanti hanno in mente le parole del primo Manifesto del 1909, in cui si esalta il

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disprezzo della donna. Nei primi anni la misoginia strumento dellansia distruttiva e nichilista di un movimento che va fortificandosi per negazione mentre inizia a esplicitare la propria poetica [], per tenendo presente che le opere annunciate dai manifesti saranno spesso in contraddizione con questi (p.14): Carpi nel saggio introduttivo al volume tenta di giustificare lexistenza-insistenza delle donne Futuriste, in un movimento che ne proclamava dichiaratamente il disprezzo. Non sensato discutere delloperazione di recupero, imprescindibile per una seria ricostruzione delle variegate derive dellAvanguardia del Futurismo, operata con fatica e fiducia da Giancarlo Carpi; il nodo da sciogliere si ravvisa, invece, nel dover e volere collocare tali scrittrici-artiste futuriste, con le loro opere, nel panorama storico-letterario italiano ed europeo del XX secolo. Angelo Favaro ***

Fabrizio Di Maio, Pier Paolo Pasolini. Il teatro in un porcile, Viterbo, Il Filo, 2009 Per leggere questo Pasolini di Fabrizio Di Maio necessario saper distinguere nello stesso autore due matrici diverse: da una parte il critico che sinerpica, con propriet di manovra, sulle intricate vertigini dellopera teatrale pasoliniana e dallaltra il giovane studente, amante viscerale del pensiero di Pier Paolo. Da questultima trae origine lindagine critica. Le primissime pagine raccontano di un sogno, in cui Di Maio, svela la sua pi intima natura, incontrando Pier Paolo, in un porcile. Con Pasolini parla come si parla a un maestro: dicendo la met e ascoltando il doppio. Domanda, Di Maio, interroga e si lascia spiegare, con unabilit tale da confondere il lettore quasi convincendolo che a parlare sia Pasolini stesso, in unintervista inedita. Abilit che non si disperde quando dallinformit della visione onirica si passa alla rigorosit dello studio critico. In esso Di Maio analizza, con scrupolosa precisione, le sei tragedie borghesi, dove il Pasolini forse meno conosciuto esprime con pi ferocia la sua critica verso una societ borghese oramai pervasa dai sintomi della Nuova Preistoria. Si comincia con lorrore di Orgia, dove lUomo, oramai inurbato, vive in una condizione di una pace che peggiore della guerra, dove il Potere elargisce libert e indipendenza come gli avanzi della festa (per citare la splendida Ballata delle madri), regalando miseria e inadeguatezza a chi, invece fuori dallo schema, come il Poeta. Si passa per Affabulazione e il trionfo apocalittico della societ borghese, sconvolta dallOspite inatteso che ne sconquassa le certezze mediante la violenta affermazione di uno stesso mito borghese: il sesso. Pilade

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lesilio, la rabbia, la dolorosa certezza della sconfitta della rivoluzione proletaria che in Caldern diviene disobbedienza obbediente attraverso la nevrotica inafferrabilit del sogno. Bestia da stile forse il risveglio, un supplizio autobiografico in cui lo scrittore si scopre derubato di s, per la colpa e lorrore del suo successo, come Jan che brucia del suo stesso ardore (prima ancora che per la repressione del Potere) come una fiammella nellincendio. Resta come sfondo fisso, come in una rappresentazione teatrale in cui non cambia scenografia, la grande allegoria di Porcile, la scarna verit dellimmagine di una societ moderna dove leroe ribelle e diverso viene sconfitto da un Potere tecnocratico che ha annullato ogni singola identit particolare in nome di unomologazione che rende tutti porci senza ideali, amore e piet. Un Potere anarchico, poich, come amava dire Pasolini stesso, nulla pi anarchico del Potere che nel mondo moderno ha semplicemente trasformato lo schiavo in consumatore e le societ aristocratiche in societ di massa. Ma che in definitiva, attraverso i mezzi di comunicazione si spinto, con il sistema democratico, ben oltre le istanze di ogni regime dittatoriale. Ci che pi convince di questo libro che Di Maio ha proposto non solamente un persuasivo percorso critico sul Pasolini teatrale, ma che proprio in esso egli riscopra le tracce di un corpus unitario, incompiuto ma non incompleto, nellopera pasoliniana. Il Pasolini teatrale, dunque, ben pi che nel cinema e nella narrativa, segnala Di Maio, uno straordinario percorso iniziatico e anche un vertiginoso breviario nel quale, oggi, quando i segni della veggenza pasoliniana appaiono evidenti, ripercorrere a ritroso leredit poco raccolta del suo genio. Solo cos, tornando al sogno, si pu avere la speranza che Pasolini sia ancora, dentro chiss quale Porcile, ad osservare e scrivere della nostra misera realt civile. Simone Cacurri ***

Emiliano Sbaraglia, La scuola siamo noi, Roma, Fanucci, 2009 Si un portato di esperienze. Si anche grazie a ci che i nostri insegnanti sono stati in grado di fare per noi, oppure no. Vale per tutti, in tutti i tempi, persino oggi per i ragazzi. Solo che rispetto a qualche anno fa hanno meno fiducia negli adulti, meno fiducia nel loro ruolo di exemplum, meno fiducia nella funzione ortopedica della scuola. Nella Ballata delle madri il primo endecasillabo accordato da Pasolini Mi domando che madri avete avuto e continua: Madri vili [] Madri mediocri [] Madri servili [] Madri feroci. Pasolini chiama madre colei che matrice e radice, fango e acqua per lanima prima ancora

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che per il corpo. Nellarco di una vita le madri che si incontrano sono tante, qualcuna anche allinterno delle mura invernali e scrostate degli edifici scolastici. Socrate, in fondo, era una madre che aiutava nel parto. A chi ritenga sia solo unillusione, quella che anima parte di coloro che scelgono di far scandire le proprie ore allacuto sempre uguale di una campanella, lautore risponde: Pu darsi che la realt sia unaltra, [] ma le illusioni servono anche per combattere le disillusioni, e a volte le prime riescono ad avere la meglio su queste ultime. Di fatto linsegnante un alunno bocciato ogni anno. Solo il futuro, solo coloro che ne hanno decretato la bocciatura nellimmediato, potranno riabilitarlo. Per un supplente lanno scolastico non sempre inizia a settembre, quasi mai finisce a giugno. Cos che qualche volta la cena daddio cade sotto Natale. Si pu pensare che un supplente abbia meno armi, ma non meno tempo, dellinsegnante di ruolo per entrare in una classe e far accendere quella cinquantina di occhi che si incrociano mediamente in un giorno. Per farlo ci vuole un attimo. Un supplente un allenatore che prepara la squadra per una partita alla quale non sar ammesso, o che viene chiamato a rimpiazzare qualcun altro allultimo momento. una situazione sempre e comunque scomoda. Ma la polemica tra queste pagine resta nei fatti, non si fa mai parola. Il respiro di questo libro non quello di un romanzo, non c la campitura netta dellinvenzione, un memoriale piuttosto, pulito e in buona fede, com di solito la memoria, anche quando in dieci anni di ricordi i tagli li fa lei. Un professore che non si siede in cattedra, che non entra a scuola come in trincea, a cui importa poco dei voti, poco in fondo anche dei programmi scolastici, che sembrano fornire il pretesto per discussioni altre, mai fini a se stessi, un professore che sta dalla parte dei ragazzi, dalla parte della loro costruzione, dalla parte della cultura e della libert di pensiero che viva solo quando in grado di scardinare clich. Uno della banda dellAttimo fuggente forse, uno che, invitato, non esita ad entrare nella vita dei ragazzi con le scarpette da calcio. Dai tempi della Lettera ad una professoressa della scuola di Barbiana ad oggi la situazione molto cambiata, la scuola non pi un ospedale che cura i sani e respinge i malati. di tutti e di nessuno: dei poveri che da lei non si aspettano pi una rivalsa sociale, dei ricchi che non le attribuiscono pi il peso della distinzione. Forse veramente solo di quei pochi insegnanti che restano e che un po la vita ce lhanno cambiata. Tiziana Migliaccio

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