Scarica in formato docx, pdf o txt
Scarica in formato docx, pdf o txt
Sei sulla pagina 1di 9

а вот сообщение МА

Вот 3 вопроса к экзамену:

1) Guglielmo da Baskerville: tra ragione e fede -Вильгельм Баскервильский: между


разумом и верой
2) I libri nella vita dei monaci -книги в жизни монахов
3) Il ruolo della donna. - роль женщины

Соответственно вы вытягиваете один из трех билетов и, опираясь на текст


первых трех дней, рассказываете все, что считаете значимым

Trama
Nel prologo, l’autore racconta di aver letto durante un soggiorno all’estero il
manoscritto di un monaco benedettino riguardante una misteriosa vicenda svoltasi in età
medievale in un’abbazia sulle Alpi piemontesi. Rapito dalla lettura, egli inizia a quel punto a
tradurlo su qualche quaderno di appunti prima di interrompere i rapporti con la persona che
gli aveva messo il manoscritto tra le mani. Dopo aver ricostruito la ricerca bibliografica che
lo portò a recuperare alcune conferme, oltre alle parti mancanti del testo, l’autore passa
quindi a narrare la vicenda di Adso da Melk.

Gli omicidi nell’abbazia

È la fine di novembre del 1327. Guglielmo da Baskerville, un frate francescano


inglese e il suo allievo Adso da Melk si recano in un monastero benedettino di regola
cluniacense sperduto sui monti dell’Appennino toscano, da Pisa verso i cammini di San
Giacomo.[3] Questo monastero sarà sede di un delicato convegno che vedrà protagonisti
i francescani (sostenitori delle tesi pauperistiche e alleati dell’imperatore Ludovico) e i
delegati della curia papale di Papa Giovanni XXII, insediata a quei tempi ad Avignone. I due
religiosi (Guglielmo è francescano e inquisitore “pentito”, il suo discepolo Adso è un novizio
benedettino) si stanno recando in questo luogo perché Guglielmo è stato incaricato
dall’imperatore di partecipare al congresso quale sostenitore delle tesi pauperistiche. L’abate,
timoroso che l’arrivo della delegazione avignonese possa ridimensionare la propria
giurisdizione sull’abbazia e preoccupato che l’inspiegabile morte del giovane confratello
Adelmo durante una bufera di neve possa far saltare i lavori del convegno e far ricadere la
colpa su di lui, decide di confidare nelle capacità inquisitorie di Guglielmo affinché faccia
luce sul tragico omicidio, cui i monaci tra l’altro attribuiscono misteriose cause
soprannaturali. Nel monastero circolano infatti numerose credenze circa la venuta
dell’Anticristo.

Nonostante la quasi totale libertà di movimento concessa all’ex inquisitore, viene


trovato morto Venanzio, giovane monaco traduttore dal greco e amico di Adelmo. Un
personaggio su cui si vociferano malignità è l’aiuto bibliotecario Berengario, troppo succube
del bibliotecario Malachia, grasso, minato nella salute (soffre di convulsioni), e peccatore
anche di sodomia concupendo i giovani monaci e scambiando favori sessuali con libri
proibiti. Guglielmo ipotizzerà infatti che è proprio a causa di questo scambio che Adelmo si
toglie la vita, non prima di aver rivelato a Venanzio del libro e come trovarlo.
Guglielmo sospetta sin dall’inizio e man mano si convince sempre più che il segreto
dietro tutte le morti sia da cercare nella lotta di potere all’interno dell’abbazia e in un libro
misterioso nascosto nella biblioteca, vanto del monastero costruito come un
intricato labirinto a cui hanno accesso solo il bibliotecario e il suo aiutante. Durante le
indagini sulla morte di Adelmo e Venanzio, Guglielmo trova infatti su un frammento di
pergamena delle scritte fatte da due mani diverse, una in greco (che riconduce ad uno
“strano” libro) e una in latino (la chiave per entrare nel Finis Africae, settore della biblioteca
in cui è custodito il libro, che riporta la frase: “Secretum finis Africae manus supra idolum
age primum et septimum de quatuor”). Guglielmo conclude che Venanzio ricevette questo
brandello di pergamena da Adelmo quando lo incontrò mentre vagava tra le tombe nel
cimitero per andare incontro al suo destino. La notte dopo Venanzio si reca in biblioteca e
riesce a recuperare il libro, ma viene poi trovato morto nello scriptorium da un misterioso
monaco (che si scoprirà poi essere Berengario), che per allontanare lo scandalo dalla
biblioteca si carica il cadavere in spalla e lo scarica nell’orcio pieno di sangue dei
maiali.Mappa della biblioteca

Quella stessa mattina, convinti di dar la caccia a un libro in greco, né Adso né


Gugliemo prestano attenzione ad un libro scritto in arabo e su diversi tipi di pergamena che
si trova sul tavolo di Venanzio. Quella notte, il libro viene sottratto dall’aiuto bibliotecario
Berengario, insieme alle lenti da vista di Guglielmo. Guglielmo e Adso entrano nella
biblioteca, e non sapendo né come orientarsi né cosa cercare, riescono ad uscirne solo grazie
alla fortuna. Il mattino successivo anche Berengario risulta sparito, e sarà ritrovato a sera,
morto, nei balnea. All’autopsia, anche Berengario ha la punta delle dita e della lingua nere.

Nel monastero sono presenti anche due ex appartenenti alla setta dei dolciniani: il
cellario Remigio da Varagine e il suo amico Salvatore, che parla una strana lingua che
combina latino, spagnolo, italiano, francese e inglese. Remigio intrattiene un commercio
illecito con una povera fanciulla del luogo, che in cambio di favori sessuali riceve cibo dal
cellario. Una notte, anche lo stesso Adso, per una serie di circostanze, fa la conoscenza della
ragazza nelle cucine dell’edificio, e scopre i piaceri dei sensi nutrendo per la ragazza un
misto di amore e preoccupazione. Confessata pudicamente a Guglielmo la sua avventura,
questi gli dice che il fatto non dovrà più ripetersi ma che non si tratta di un peccato così
grave se paragonato a quelli che avvengono nell’abbazia sotto i loro occhi.

L’indagine di Guglielmo è interrotta dall’arrivo della delegazione papale.


L’inquisitore Bernardo Gui trova la fanciulla insieme a Salvatore e prende spunto dalla
presenza di un gallo nero, che la ragazza affamata avrebbe voluto mangiare, per accusare
entrambi di essere cultori di riti satanici. Dopo esser riuscito a ottenere una confessione dal
povero Salvatore, che ammette il suo passato di dolciniano, Bernardo Gui processa e
condanna fra’ Remigio, Salvatore e la fanciulla, dichiarandoli inoltre colpevoli delle morti
avvenute nel monastero.

Il bibliotecario Malachia, convinto dall’uomo che aveva cercato di impedire che il


libro venisse letto, uccide l’erborista Severino da Sant’Emmerano (che fino ad allora aveva
aiutato Guglielmo con le sue conoscenze sulle erbe) e, il giorno seguente, viene ritrovato
morto. Guglielmo ricostruisce l’accaduto: Berengario ha disobbedito per la prima volta a
Malachia e invece di consegnargli il libro misterioso lo ha letto; tormentato dal veleno, si è
recato in erboristeria per cercare delle erbe lenitive per fare il bagno, ha nascosto il libro in
erboristeria ed è poi morto nei balnea. Severino trova il libro e cerca di avvertire Guglielmo
impegnato nella disputa teologica sul tema della povertà della Chiesa cattolica, ma viene
intercettato e ucciso da Malachia. Nemmeno quest’ultimo, però, riconosce il libro.
Guglielmo e Adso cercano tra i libri di Severino un libro greco, senza sapere, però, che lo
stesso libro è composto anche da un libro arabo, perciò non gli prestano attenzione. Poco
dopo lo trova invece Bencio, che lo nasconde. Malachia lo raggiunge e gli propone di
diventare il nuovo aiuto bibliotecario, Bencio gli restituisce il libro, e Malachia legge pure lui
il libro invece di rimetterlo al suo posto e per questo trova la morte, mentre mormora “aveva
il morso di mille scorpioni”.

Bencio è un ambizioso, avendo desiderato il posto da bibliotecario e nascosto


informazioni a Guglielmo, ma adesso è disperato e non sa cosa fare. Guglielmo lo
rimprovera aspramente e gli consiglia di non fare niente se vuole aver salva la vita.

La lotta di potere all’interno dell’abbazia e la genealogia dei bibliotecari e degli abati

Guglielmo e Adso hanno modo di parlare con tutti i monaci dell’abbazia. In


particolare, i colloqui con il mastro vetraio Nicola da Morimondo e il vecchio Alinardo da
Grottaferrata risultano molto interessanti: molti monaci sono scontenti per il modo in cui
l’abbazia viene guidata; si maligna su Abbone, divenuto abate perché figlio di un feudatario
e non per meriti religiosi se non quello di essere riuscito a calare il corpo di San Tommaso
d’Aquino dalla torre dell’abbazia di Fossanova (dove l’Aquinate effettivamente morì).

Durante lo stesso colloquio con Nicola da Morimondo, Guglielmo scopre che la


nomina ad abate di Abbone ha sconvolto le tradizioni due volte: in primis perché non era
stato bibliotecario, e poi perché aveva nominato bibliotecario un tedesco (Malachia), che si
era scelto come aiuto un inglese (Berengario), scontentando gli italiani che erano legati alla
tradizione di avere bibliotecari (e quindi abati) italiani. All’arrivo di Nicola da Morimondo
all’Abbazia, Abbone era infatti già abate ma il bibliotecario era Roberto da Bobbio e i
confratelli anziani parlavano di uno sgarbo subito in passato da Alinardo da Grottaferrata a
cui era stata negata la dignità di bibliotecario. Roberto da Bobbio aveva un aiutante che era
poi morto e al suo posto era stato nominato Malachia che, divenuto bibliotecario, aveva
eletto Berengario come suo aiuto. Era voce comune tra i monaci dell’Abbazia che Malachia
fosse uno sciocco che faceva il cane da guardia all’abbazia senza aver capito nulla, poiché
chiunque avesse bisogno di consigli circa i libri chiedeva a Jorge da Burgos, monaco anziano
riverito per la sua erudizione e per il suo zelo religioso, e non a Malachia, tanto che a molti
sembrava che fosse Jorge a dirigere il lavoro di Malachia. Guglielmo apprende che, secondo
la regola benedettina, il bibliotecario è il candidato naturale a diventare abate. Prima di
Abbone l’abate era Paolo da Rimini, prima ancora bibliotecario e lettore voracissimo ma
incapace di scrivere e pertanto soprannominato abbas agraphicus, e Roberto da Bobbio era il
suo aiuto. Quando Paolo diventa Abate, Roberto diventa bibliotecario, ma è già malato.
Paolo da Rimini scompare durante un viaggio e pertanto gli succede Abbone e non Roberto
da Bobbio. Nicola è convinto che Berengario e Malachia siano stati uccisi proprio perché un
domani non diventassero abati e pertanto conclude che anche Bencio, essendo straniero, è in
pericolo se Abbone lo nominerà bibliotecario.

La biblioteca ha un catalogo su cui il bibliotecario o l’aiuto riportano tutti i libri che


transitano dall’abbazia. Consultandolo, Guglielmo rintraccia il susseguirsi degli abati e dei
bibliotecari attraverso le loro calligrafie. Investigando su chi fosse il proprietario della
calligrafia che riporta le acquisizioni al posto di Paolo da Rimini, che non poteva scrivere,
capisce infine che l’aiuto bibliotecario di Roberto da Bobbio, che Nicola aveva ipotizzato
essere morto, è in realtà vivo.
Nel colloquio successivo con Bencio si scopre che il libro che stanno cercando è
strano perché in realtà è composto di 4 testi: uno in arabo, uno in siriano, uno in latino e uno
in greco, definito acephalus perché mancante della parte iniziale. Inoltre, Bencio riporta che
il testo greco è scritto su carta diversa, più soffice ed intrisa di umidità fin quasi a sfaldarsi.
Guglielmo riconosce in quel tipo di carta il pergamino de pano e finalmente ha la certezza
dell’identità del responsabile delle morti.

La soluzione del mistero


Guglielmo cerca di avvertire l’Abate del pericolo che lo minaccia, ma l’Abate decide
per insabbiare la vicenda e risolverla con la sua autorità. Grazie a una celia in latino volgare
riportatagli da Adso, Guglielmo scopre come entrare nel finis Africae dove è custodito il
manoscritto fatale (l’ultima copia rimasta del secondo libro della Poetica di Aristotele), che
tratta della commedia e del riso. Mentre salgono in biblioteca dall’ingresso posto dietro
l’altare della chiesa che poi attraversa l’ossario, Guglielmo e Adso odono un battere
disperato ai muri e capiscono che è l’abate che è rimasto imprigionato in un secondo accesso
diretto al finis Africae, le cui porte possono venire azionate solo dall’alto. Nel finis Africae
trovano il vecchio Jorge. Il pergamino de pano veniva prodotto in Spagna, e lo spagnolo
Jorge è l’aiutante bibliotecario che aveva vinto la carica contro Alinardo e la cui calligrafia
nel catalogo copre diverse pagine in corrispondenza del periodo in cui Paolo da Rimini era
bibliotecario ma incapace di scrivere; divenuto cieco, aveva dovuto rinunciare alla carica di
bibliotecario e di abate, facendo eleggere Malachia al suo posto ma continuando di fatto a
governare la biblioteca. Jorge offre a Guglielmo il libro da leggere, ma questi lo sfoglia con
le mani protette da un guanto, evitando quindi il contatto con il veleno; l’umidità delle
pagine è infatti dovuta al veleno cosparso da Jorge sui bordi in modo da avvelenare ogni
malcapitato lettore che dovesse sfogliarlo. Jorge si riprende il libro e scappa approfittando
del buio, inseguito da Guglielmo e da Adso che si orientano con la provenienza della voce
del vegliardo. Lo raggiungono in una sala e lo trovano intento a strappare e divorare le
pagine avvelenate del testo in modo che più nessuno possa leggerlo. Percepito il calore del
lume, Jorge lo rovescia, provocando un incendio che nessuno riuscirà a domare e che
inghiottirà nel fuoco l’intera abbazia.

Indice dei capitoli


 Naturalmente, un manoscritto
 Nota
 Prologo
 Primo giorno
o Prima. Dove si arriva ai piedi dell’abbazia e Guglielmo dà prova di grande
acume
o Terza. Dove Guglielmo ha una istruttiva conversazione con l’Abate
o Sesta. Dove Adso ammira il portale della chiesa e Guglielmo ritrova Ubertino
da Casale
o Verso nona. Dove Guglielmo ha un dialogo dottissimo con Severino erborista
o Dopo nona. Dove si visita lo scriptorium e si conoscono molti studiosi, copisti
e rubricatori nonché un vegliardo cieco che attende l’Anticristo
o Vespri. Dove si visita il resto dell’abbazia, Guglielmo trae alcune conclusioni
sulla morte di Adelmo, si parla col fratello vetraio di vetri per leggere e di fantasmi per chi
vuol leggere troppo
o Compieta. Dove Guglielmo e Adso godono della lieta ospitalità dell’Abate e
della corrucciata conversazione di Jorge
 Secondo giorno
o Mattutino. Dove poche ore di mistica felicità sono interrotte da un
sanguinosissimo evento
o prima. Dove Bencio da Upsala confida alcune cose, altre ne confida
Berengario da Arundel e Adso apprende cosa sia la vera penitenza
o terza. Dove si assiste a una rissa tra persone volgari, Aymaro da Alessandria fa
alcune allusioni e Adso medita sulla santità e sullo sterco del demonio. Poi Guglielmo e
Adso tornano nello scriptorium, Guglielmo vede qualcosa d’interessante, ha una terza
conversazione sulla liceità del riso, ma in definitiva non può guardare dove vorrebbe
o sesta. Dove Bencio fa una strano racconto da cui si apprendono cose poco
edificanti sulla vita dell’abbazia
o nona. Dove l’Abate si mostra fiero delle ricchezze della sua abbazia e
timoroso degli eretici, e alla fine Adso dubita di aver fatto male ad andare per il mondo
o dopo vespri. Dove, malgrado il capitolo sia breve, il vegliardo Alinardo dice
cose assai interessanti sul labirinto e sul modo di entrarvi
o compieta. Dove si entra nell’Edificio, si scopre un visitatore misterioso, si
trova un messaggio segreto con segni da negromante, e scompare, appena trovato, un libro
che poi sarà ricercato per molti altri capitoli, né ultima vicissitudine è il furto delle preziose
lenti di Guglielmo
o notte. Dove si penetra finalmente nel labirinto, si hanno strane visioni e, come
accade nei labirinti, ci si perde
 Terzo giorno
o da laudi a prima. Dove si trova un panno sporco di sangue nella cella di
Berengario scomparso, ed è tutto
o terza. Dove Adso nello scriptorium riflette sulla storia del suo ordine e sul
destino dei libri
o sesta. Dove Adso riceve le confidenze di Salvatore, che non si possono
riassumere in poche parole, ma che gli ispirano molte preoccupate meditazioni
o nona. Dove Guglielmo parla ad Adso del gran fiume ereticale, della funzione
dei semplici nella chiesa, dei suoi dubbi sulla conoscibilità delle leggi generali, e quasi per
inciso racconta come ha decifrato i segni negromantici lasciati da Venanzio
o vespri. Dove si parla ancora con l’Abate, Guglielmo ha alcune idee
mirabolanti per decifrare l’enigma del labirinto, e ci riesce nel modo più ragionevole. Poi si
mangia il casio in pastelletto
o dopo compieta. Dove Ubertino racconta ad Adso la storia di fra’ Dolcino, altre
storie Adso rievoca o legge in biblioteca per conto suo, e poi gli accade di avere un incontro
con una fanciulla bella e terribile come un esercito schierato a battaglia
o notte. Dove Adso sconvolto si confessa con Guglielmo e medita sulla funzione
della donna nel piano della creazione, poi però scopre il cadavere di un uomo
 Quarto giorno
o laudi. Dove Guglielmo e Severino esaminano il cadavere di Berengario,
scoprono che ha la lingua nera, cosa singolare per un annegato, poi discutono di veleni
dolorosissimi e di un furto remoto
o prima. Dove Guglielmo induce prima Salvatore e poi il cellario a confessare il
loro passato, Severino ritrova le lenti rubate, Nicola porta quelle nuove e Guglielmo con sei
occhi va a decifrare il manoscritto di Venanzio
o terza. Dove Adso si dibatte nei pentimenti d’amore, poi arriva Guglielmo col
testo di Venanzio, che continua a rimanere indecifrabile anche dopo esser stato decifrato
o sesta. Dove Adso va a cercar tartufi e trova i minoriti in arrivo, questi
colloquiano a lungo con Guglielmo e Ubertino e si apprendono cose molto tristi su Giovanni
XXII
o nona. Dove arrivano il cardinale del Poggetto, Bernardo Gui e gli altri uomini
di Avignone, e poi ciascuno fa cose diverse
o vespri. Dove Alinardo sembra dare informazioni preziose e Guglielmo rivela il
suo metodo per arrivare a una verità probabile attraverso una serie di sicuri errori
o compieta. Dove Salvatore parla di una magìa portentosa
o dopo compieta. Dove si visita di nuovo il labirinto, si arriva alla soglia del
finis Africae ma non ci si può entrare perché non si sa cosa siano il primo e il settimo dei
quattro, e infine Adso ha una ricaduta, peraltro assai dotta, nella sua malattia d’amore
o notte. Dove Salvatore si fa miseramente scoprire da Bernardo Gui, la ragazza
amata da Adso viene presa come strega e tutti vanno a letto più infelici e preoccupati di
prima
 Quinto giorno
o prima. Dove ha luogo una fraterna discussione sulla povertà di Gesù
o terza. Dove Severino parla a Guglielmo di uno strano libro e Guglielmo parla
ai legati di una strana concezione del governo temporale
o sesta. Dove si trova Severino assassinato e non si trova più il libro che lui
aveva trovato
o nona. Dove si amministra la giustizia e si ha la imbarazzante impressione che
tutti abbiano torto
o vespri. Dove Ubertino si dà alla fuga, Bencio incomincia a osservare le leggi e
Guglielmo fa alcune riflessioni sui vari tipi di lussuria incontrati quel giorno
o compieta. Dove si ascolta un sermone sulla venuta dell’Anticristo e Adso
scopre il potere dei nomi propri
 Sesto giorno
o mattutino. Dove i principi sederunt, e Malachia stramazza al suolo
o laudi. Dove viene eletto un nuovo cellario ma non un nuovo bibliotecario
o prima. Dove Nicola racconta tante cose, mentre si visita la cripta del tesoro
o terza. Dove Adso, ascoltando il “Dies irae”, ha un sogno o visione che dir si
voglia
o dopo terza. Dove Guglielmo spiega ad Adso il suo sogno
o sesta. Dove si ricostruisce la storia dei bibliotecari e si ha qualche notizia in
più sul libro misterioso
o nona. Dove l’Abate si rifiuta di ascoltare Guglielmo, parla del linguaggio delle
gemme e manifesta il desiderio che non si indaghi più su quelle tristi vicende
o tra vespro e compieta. Dove in breve si racconta di lunghe ore di smarrimento
o dopo compieta. Dove, quasi per caso, Guglielmo scopre il segreto per entrare
nel finis Africae
 Settimo giorno
o notte. Dove, a riassumere le rivelazioni prodigiose di cui qui si parla, il titolo
dovrebbe essere lungo quanto il capitolo, il che è contrario alle consuetudini
o notte. Dove avviene l’ecpirosi e a causa della troppa virtù prevalgono le forze
dell’inferno
 Ultimo folio

Personaggi
Protagonisti

 Guglielmo da Baskerville, frate francescano, già inquisitore, si reca al


monastero in cui si svolge la vicenda dietro richiesta dell’imperatore, in qualità di mediatore
fra il papato, l’Impero e l’ordine francescano nell’ambito di un incontro che si terrà
nell’abbazia. Guglielmo ricorda in maniera palese il filosofo francescano inglese Guglielmo
di Ockham, maestro del metodo induttivo; peraltro, nelle citazioni l’autore inventa una
fittizia discendenza discepolare di Guglielmo da Ruggero Bacone, anch’egli filosofo
d’Oltremanica del XIII secolo. Inoltre per il suo aspetto fisico e acume si rifà al noto
personaggio Sherlock Holmes di sir Arthur Conan Doyle, somiglianza rafforzata dalla stessa
origine di Guglielmo, che richiama uno dei racconti più famosi dell’investigatore inglese: Il
mastino dei Baskerville. È il protagonista del romanzo. È uno spirito pragmatico, esperto nei
più vari campi del sapere (filosofia, teologia, politica, lingue, botanica, ecc.) ed
estremamente curioso (nel Medioevo la curiosità non era una qualità adatta ad un bravo
monaco, perché un monaco fedele aveva già la risposta a tutte le sue domande). Nutre una
profonda amicizia e anche pietà verso Ubertino da Casale, un affetto quasi paterno per Adso
da Melk e amore per la sua terra d’origine.
 Adso da Melk, novizio benedettino al seguito di Guglielmo, è la voce narrante
della storia. Come il maestro ricorda Sherlock Holmes, così Adso richiama nel nome e nel
rango il suo assistente dottor Watson. Entrambi inoltre sono narratori in prima persona dei
fatti loro accaduti. Inoltre il suo nome deriva dal verbo latino adsum, cioè “esserci, essere
presente, testimoniare” che è esattamente ciò che Adso fa in tutta la storia. La sua figura è
correlata a quella del monaco effettivamente esistito Adso da Montier-en-Der. Rivela le
caratteristiche di ogni adolescente: una certa ingenuità, freschezza mentale, un grande
entusiasmo in ogni cosa che fa, impulsività ed emotività, desiderio di vedere, di imparare e di
fare esperienze nuove. Nel rapporto con Guglielmo si mette in evidenza il classico rapporto
maestro-allievo / padre-figlio. Si innamora della ragazza del villaggio e soffre
tremendamente quando lei viene condannata ingiustamente al rogo come strega.

Monaci dell’Abbazia

 Abbone da Fossanova, abate del monastero; è l’unico, insieme al bibliotecario,


al suo aiutante e a padre Jorge da Burgos, a conoscere i segreti della biblioteca.
 Jorge da Burgos, anziano cieco proveniente dalla Spagna, profondo
conoscitore dei segreti del monastero e in passato bibliotecario. Il personaggio appare una
riuscita caricatura di Jorge Luis Borges: ciò non soltanto per la comune cecità e per
l’evidente assonanza dei nomi, ma anche per la diretta discendenza borgesiana
dell’immagine della biblioteca come specchio del mondo e persino della planimetria
poligonale con cui la biblioteca dell’abbazia è disegnata, che si ispira al racconto La
biblioteca di Babele. Ritiene che il mondo sia ormai decaduto, vecchio e vicinissimo al
momento del giudizio finale, pertanto si sente investito della missione divina di conservare il
più a lungo possibile le verità di fede così come sono state elaborate fino a quel momento
dalla Scrittura e dai Padri della Chiesa. È fermamente contrario al riso, in quanto capace di
distruggere il principio di autorità e sacralità del dogma.
 Alinardo da Grottaferrata, il più anziano dei monaci. Per il suo
comportamento, è considerato da tutti affetto da demenza senile, ma nei momenti di lucidità
si rivela utile alla risoluzione della vicenda.
 Adelmo da Otranto, miniatore e primo morto.
 Venanzio da Salvemec, traduttore dal greco e dall’arabo, conoscitore
dell’antica Grecia e devoto di Aristotele. Secondo morto.
 Berengario da Arundel, aiuto bibliotecario dell’abbazia. Terzo morto.
 Bencio da Uppsala, giovane scandinavo trascrittore di testi di retorica. Dopo la
morte di Berengario diventa nuovo aiuto-bibliotecario.
 Severino da Sant’Emmerano, erborista. Quarto morto.
 Malachia da Hildesheim, bibliotecario. Quinto morto.
 Remigio da Varagine, cellario ex-dolciniano. Il suo nome può essere ricondotto
al frate domenicano (poi arcivescovo di Genova) Jacopo da Varazze, scrittore in latino, che
deve la sua fama ad una raccolta di vite di santi, tra le quali spicca la Legenda Aurea, una
versione della Leggenda della Vera Croce, ripresa tra l’altro anche da Piero della
Francesca per il suo ciclo di affreschi in San Francesco ad Arezzo. Viene processato da
Bernardo Gui, condannato alla tortura e poi al rogo.
 Salvatore, ex-dolciniano, amico di Remigio; parla una lingua mista
di latino e volgare. Il suo grido “Penitenziagite!”, con cui accoglie i nuovi venuti all’abbazia,
rimanda alle lotte intestine della chiesa medievale, tra i vescovi cattolici e il movimento degli
spirituali, portato avanti dai seguaci di fra’ Dolcino da Novara. La parola “Penitenziagite” è
una contrazione della locuzione latina “Paenitentiam agite” (“fate la Penitenza”), frase con
cui i dolciniani ammonivano il popolo al loro passaggio.
 Nicola da Morimondo, vetraio.
 Aymaro da Alessandria, trascrittore italiano.

Personaggi minori

 Magnus da Iona, trascrittore.


 Patrizio da Clonmacnois, trascrittore.
 Rabano da Toledo, trascrittore.
 Waldo da Hereford, trascrittore.
 La contadina del villaggio, il cui nome è taciuto; è l’unica donna dell’intero
romanzo, ed è l’unica donna con la quale Adso prova un’esperienza sessuale.

Delegazione pontificia

 Bernardo Gui, inquisitore dell’ordine domenicano. È il capo della legazione


pontificia. Svolge il suo ufficio di inquisitore con durezza e crudeltà implacabili. Il suo
obiettivo reale è la buona riuscita della sua funzione politica ed è disposto a tutto pur di
mettere in difficoltà i suoi avversari.
 Bertrando del Poggetto, cardinale a capo della delegazione pontificia.

Delegazione imperiale (minoriti)

 Berengario Talloni.
 Girolamo di Caffa, vescovo. Ispirato da Girolamo di Catalogna, primo vescovo
di Caffa, in Crimea.
 Michele da Cesena, generale dell’ordine dei frati minori e capo della
delegazione imperiale.
 Ugo da Novocastro.
 Bonagrazia da Bergamo.
 Ubertino da Casale. È un vegliardo, dai grandi occhi azzurri, calvo, con la
bocca sottile e rossa, la pelle candida e i lineamenti dolcissimi. Nutre una profonda amicizia
verso Guglielmo. È un uomo molto combattivo ed ardente ed ha avuto una vita dura e
avventurosa. Francescano spirituale, ritiene che un monaco non debba possedere nulla, né
personalmente, né come convento, né come ordine. Afferma la povertà di Cristo e condanna
la ricchezza terrena della chiesa del tempo. Per questo è accusato dal papato di eresia. Viene
però lasciato libero di abbandonare l’ordine ed è accolto dai benedettini. Quando la
spedizione papale di Bernardo Gui arriva nell’abbazia, Ubertino scappa per non essere ucciso
dai delegati del papa. Morirà due anni dopo in circostanze misteriose.

Potrebbero piacerti anche