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Trama
Nel prologo, l’autore racconta di aver letto durante un soggiorno all’estero il
manoscritto di un monaco benedettino riguardante una misteriosa vicenda svoltasi in età
medievale in un’abbazia sulle Alpi piemontesi. Rapito dalla lettura, egli inizia a quel punto a
tradurlo su qualche quaderno di appunti prima di interrompere i rapporti con la persona che
gli aveva messo il manoscritto tra le mani. Dopo aver ricostruito la ricerca bibliografica che
lo portò a recuperare alcune conferme, oltre alle parti mancanti del testo, l’autore passa
quindi a narrare la vicenda di Adso da Melk.
Nel monastero sono presenti anche due ex appartenenti alla setta dei dolciniani: il
cellario Remigio da Varagine e il suo amico Salvatore, che parla una strana lingua che
combina latino, spagnolo, italiano, francese e inglese. Remigio intrattiene un commercio
illecito con una povera fanciulla del luogo, che in cambio di favori sessuali riceve cibo dal
cellario. Una notte, anche lo stesso Adso, per una serie di circostanze, fa la conoscenza della
ragazza nelle cucine dell’edificio, e scopre i piaceri dei sensi nutrendo per la ragazza un
misto di amore e preoccupazione. Confessata pudicamente a Guglielmo la sua avventura,
questi gli dice che il fatto non dovrà più ripetersi ma che non si tratta di un peccato così
grave se paragonato a quelli che avvengono nell’abbazia sotto i loro occhi.
Personaggi
Protagonisti
Monaci dell’Abbazia
Personaggi minori
Delegazione pontificia
Berengario Talloni.
Girolamo di Caffa, vescovo. Ispirato da Girolamo di Catalogna, primo vescovo
di Caffa, in Crimea.
Michele da Cesena, generale dell’ordine dei frati minori e capo della
delegazione imperiale.
Ugo da Novocastro.
Bonagrazia da Bergamo.
Ubertino da Casale. È un vegliardo, dai grandi occhi azzurri, calvo, con la
bocca sottile e rossa, la pelle candida e i lineamenti dolcissimi. Nutre una profonda amicizia
verso Guglielmo. È un uomo molto combattivo ed ardente ed ha avuto una vita dura e
avventurosa. Francescano spirituale, ritiene che un monaco non debba possedere nulla, né
personalmente, né come convento, né come ordine. Afferma la povertà di Cristo e condanna
la ricchezza terrena della chiesa del tempo. Per questo è accusato dal papato di eresia. Viene
però lasciato libero di abbandonare l’ordine ed è accolto dai benedettini. Quando la
spedizione papale di Bernardo Gui arriva nell’abbazia, Ubertino scappa per non essere ucciso
dai delegati del papa. Morirà due anni dopo in circostanze misteriose.