Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Tommaso Rondini
9 dicembre 2020
2
Indice
3 Dielettrici 15
3.1 Dipoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
3.1.1 Potenziale di un dipolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
3.1.2 Dipolo in un campo elettrico costante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
3.2 Dielettrici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
3.2.1 Dielettrico in un campo elettrico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
3.2.2 Induzione elettrica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
3.3 Riassunto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
3.4 Densità di energia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
4 Correnti elettriche 19
4.1 Intensità di corrente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
4.2 Correnti elettriche in materiale metallico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
4.2.1 Leggi di Ohm . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
4.2.2 Potenza dissipata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
4.3 Generatore di forza elettromotrice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
4.3.1 Legge di Ohm generalizzata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
4.4 Correnti non costanti: RC . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
5 Campo magnetico 23
5.1 Campo induzione magnetica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
5.1.1 Studio delle proprietà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
5.1.2 Forze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
6 Campi e correnti 25
6.1 Campi generati da correnti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
6.1.1 Spira quadrata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
6.1.2 Teorema di equivalenza di Ampère . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
3
4 INDICE
6.1.3 Prima legge di Laplace o Legge di Biot-Savart . . . . . . . . . . . . . . . . 25
6.1.4 Legge di Ampère . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
6.1.5 Legge di Ampère-Maxwell . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
6.1.6 Spira circolare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
6.1.7 Energia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
6.1.8 Solenoide . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
6.1.9 Componenti del campo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
6.1.10 Induttanza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
6.1.11 Forze nei sistemi di riferimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
6.2 Correnti generate da campi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
6.2.1 Legge di Faraday-Newmann-Lentz . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
6.2.2 θ (t) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
6.2.3 B (t) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
6.2.4 AΣ (t) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
6.2.5 Legge di Maxwell . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
6.2.6 Circuiti RL . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30
8 Conclusione 35
Capitolo 1
Sistema CGS: la carica è unitaria quando due cariche mi danno 1N alla distanza di 1m
1 3
(c=0) ⇒ [Q] = [M ] 2 [L] 2 [T ]−1 .
5
6 CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA NEL VUOTO
[M ][L]3
Sistema MKSQ: c non è adimensionale ⇒ [c] = [T ]2 [Q]2
. Il valore di c è trovato sperimental-
mente: 4π0 .
1
Coulomb
1. è la carica che circola in un filo quando è percorso da 1 ampere (vecchia);
2. la carica di un elettrone è qe = 1.6021766208 10−19 C (dopo 20/05/2019);
2
0 è la costante dielettrica nel vuoto e vale 8.854 10−12 NCm2 .
I limiti strumentali di questa legge sperimentale sono che le cariche non sono puntiformi, non ci
sono schermature da cariche esterne ed essendo in aria parte della carica viene persa. Si può dire
tuttavia che sia vera poiché le conseguenze cui questa legge porta sono dimostrabili.
Tutti i corpi carichi sono multipli della carica elementare ma i quark di cui è formato il
protone hanno cariche parziali;
La carica si conserva in un sistema isolato anche in trasformazioni nucleari;
La carica è un invariante: non cambia in funzione del sistema di riferimento.
Principio di sovrapposizione
Sperimentalmente si osserva che in presenza di più cariche la forza elettrica totale è uguale alla
somma vettoriale delle singole forze elettriche.
N
1 X qi
~
FT = qp ˆ
∆ri (1.2)
4π0
i=1
∆ri2
Questo per una carica discreta; se fosse continua o ad essa approssimabile prendo un volume ∆τ
e indico la densità di carica
∆q dq
ρ (~r) = lim ∼
∆τ →0 ∆τ dτ
ma non deve essere ∆τ = 0 ma solo statisticamente accettabile.
• il modulo di E
~ è proporzionale alla densità delle linee;
• anche per E
~ vale il principio di sovrapposizione;
1.2. AZIONI ELETTRICHE 7
Dipoloelettrico: lungoil piano di simmetria del dipolo vale questa formula: E~p = E~+ + E~− =
1 q − d2 k̂+y ĵ − d k̂−y ĵ
4π0 r2 r + 2r =
1 −qd
E~p = k̂
4π0 r3
Due cariche uguali: con le cariche disposte sempre sull’asse z, sul piano x, y:
1 q 1
E~p = 3
2y ĵ →y,r→∞ |E~p | ∝ 2
4π0 r r
Densità lineare di carica: per un filo infinito carico uniformemente con densità lineare λ le
uniche componenti del campo sono lungo y
1 λ
E~p = ĵ
2π0 y
Potenziale elettrostatico
Dire che una forza è conservativa equivale a dire:
• il rotore è zero in ogni punto del dominio ∇
~ × F~ = 0;
• dove è definita, la forza è uguale a meno il gradiente per l’energia potenziale F~ = −∇U
~ .
Dato che nella forza di Coulomb il rotore è nullo, questa è una forza conservativa. Infatti ogni
forza centrale è conservativa.
Z Z
~ =
ΦΣ E dΦ = ~ cos θds
|E| (1.9)
Σ Σ
Chiusa qui ho un integrale su una superficie chiusa e il verso di questa è per convenzione
verso l’esterno.
Quanto vale il flusso attraverso una superficie chiusa? Scelgo due superfici ds1 , ds2 affinché siano
sottese dallo stesso angolo solido, allora dΦ1 = −|E~1 |dΩr12 < 0 e dΦ2 = |E~2 |dΩr22 > 0, quindi il
flusso di un campo esterno attraverso una superficie chiusa è nullo.
Se c’è una carica positiva interna puntiforme, allora dΦ1 = |E~1 |dΩr12 = 4π
1
0
QdΩ > 0
Legge di Gauss: il flusso del campo elettrico attraverso una qualsiasi superficie chiusa Σ è
pari alla somma algebrica delle carice contenute all’interno di Σ divisa per la costante dielettrica
del vuoto 0 .
Considerazioni:
• flusso 0 non vuol dire campo 0: posso avere un dipolo o una somma 0 di carica o un campo
esterno;
Forma integrale: R
Q ρdτ
~ = T =
ΦΣ E
VΣ
(1.10)
0 0
Forma differenziale: (puntuale)
~ = ρ
~ ·E
∇ (1.11)
0
~ = σ
|E|
20
Col piano infinito il campo non dipende dalla distanza, non è continuo e la discontinuità vale 0 .
σ
2.1 Conduttori
Conduttore: corpo che contiene al suo interno delle cariche mobili, libere di muoversi ed essere
complessivamente scarico. Può essere schematizzato come un reticolo di atomi a distanza fissa
in grado solo di oscillare, mentre gli elettroni più esterni hanno una piccola energia di legame,
quindi possono essere ionizzati e muoversi nel reticolo. Questi elettroni sono detti Elettroni di
conduzione.
Ne− ρmassa NA
ne − = =
τ A
Calcolando Gauss su una qualsiasi superficie interna, dato che il campo è nullo anche la carica
sarà nulla.
• Lo spostamento di cariche elettriche determinato dalla presenza del campo elettrico esterno
si risolve in una ridistribuzione delle cariche che interessa solo la superficie del conduttore.
Avendo una superficie carica questa mi genererà un campo elettrico. Il campo sarà normale alla
superficie altrimenti ci sarebbero spostamenti di carica, di verso tale affinché la carica presente
in quel punto rimanga ferma: entrante dove è negativa, uscente dove è positiva. Essendo una
superficie carica so già quanto vale la discontinuità.
11
12 CAPITOLO 2. CAMPI ELETTRICI GENERATI DA CORPI
• Il campo elettrico sulla superficie di un conduttore immerso in un campo elettrico esterno
all’equilibrio è diretto normalmente alla superficie e il suo modulo è σ0 .
• Tutti i punti di un conduttore hanno lo stesso potenziale a meno di una costante additiva,
che posso modificare per renderli uguali.
Conduttore cavo: sulla superficie interna si posizionano cariche? C’è un campo elettrico in-
terno?
Prendendo Σ che racchiude la cavità e calcolando Gauss so che la cavità è neutra. Prendendo una
curva metà all’interno del conduttore e metà nella cavità, dovendo essere Γ = 0 non c’è campo
nella cavità.
Carica nella cavità: quella crea un campo sulla superficie interna, si genera una carica indotta
che viene bilanciata sulla superficie esterna. Per Gauss la carica indotta interna è uguale e opposta
a quella interna, mentre l’indotta esterna è uguale all’interna.
• Dentro alla cavità ho un campo 6= 0, dentro al conduttore è per definizione nullo, fuori ho un
campo generato da una carica equivalente a quella interna direzionato perpendicolarmente
alla superficie esterna.
Conduttore carico: osservo che dopo del tempo le cariche si dispongono sempre sulla super-
ficie: valgono le proprietà del conduttore neutro.
ρ~r Q ~ Q r2
4π0 R ;
~ =
Interno: E = r
V = 3−
30 8π0 R R2
Q1 R1 σ1 R2
= =
Q2 R2 σ2 R1
La densità di carica sarà maggiore dove il corpo ha raggio di curvatura minore ⇐ le punte hanno
σ altissima. Da qui la "messa a Terra".
2.2 Condensatori
Tubo di flusso: superficie definita dalle linee del campo elettrico che si appoggiano su una
linea chiusa. Per costruzione il flusso sulla superficie laterale è nullo, e c’è solo nelle basi (che
prendo parallele al campo) se contiene una carica dq.
2.2. CONDENSATORI 13
Campo di un conduttore carico dentro a un tubo di flusso: prendendo una base dentro
al conduttore ed entrambe parallele al campo, per Gauss
dq
E=
ds0
Condensatore: due corpi metallici detti armature a distanza con carica opposta. All’equilibrio
le cariche in eccesso creano un campo.
B n
VA − VB
Z X
VA − VB = Ei dsi ⇒ Q = R B dri
A i=1 A 0 dsi
Capacità di carica: è una costante del condensatore e ha dimensione [Q]2 [M ]−1 [L]−2 [T ]2
Q 1
C= = R B dr (2.1)
∆V i
A 0 dsi
1
U = C (∆V )2 (2.2)
2
4π0 R1 R2
Condensatore sferico C =
R2 − R1
2π0 h
Condensatore cilindrico C =
log R
R1
2
P
Condensatori paralleli C = Ci
1 P 1
Condensatori in serie =
C Ci
Densità di energia
Partendo dall’energia del condensatore e dividendo per il volume:
Ue 1
µe = = 0 E 2 (2.3)
τ 2
14 CAPITOLO 2. CAMPI ELETTRICI GENERATI DA CORPI
2.2.1 Problema generale dell’elettrostatica nel vuoto
Ovvero calcolare il campo elettrico nello spazio. Sapendo il teorema di Gauss sia in forma integrale
che differenziale e che il rotore è uguale a zero, possiamo osservare che
~ = −∇2 V = ρ
divE = ∇~ ·E
~ =∇ ~ · −∇ ~V
0
Equazione di Poisson: Se voglio risolvere il problema, la strada più semplice è passare per
l’equazione di Poisson. La soluzione di un sistema date le condizioni a contorno è univoca.
Il potenziale di un conduttore carico è costante, dunque posso calcolare il campo elettrico in ogni
punto. Infatti, sebbene un campo esterno a una gabbia di Faraday modifichi il potenziale, questo
rimarrà costante in tutta la gabbia. Dopotutto la carica del conduttore non cambia, la capacità
-dipendendo solo dalla geometria- non cambia, dunque la differenza di potenziale non cambia.
Capitolo 3
Dielettrici
3.1 Dipoli
3.1.1 Potenziale di un dipolo
Il valore del potenziale di un dipolo, ipotizzando la distanza del punto molto maggiore rispetto
alla distanza tra le cariche, risulta
Q a cos θ 1 p~ · r̂
V(x,y,z) = 2
=
4π0 r 4π0 r2
• k~
pk = kq~ak: il potenziale dipende da p, non distingue tra q e ~a;
• V ∝ 1
r2
: poiché le cariche si schermano a vicenda;
1 2p cos θ
Er = 4π0 r2
p √
1 p cos θ
Coordinate sferiche: V = 4π0 r2 : Eφ = 0 E= 4π0 3 cos θ +1
1 p sin θ
Eθ = 4π
0 r2
Coordinate cartesiane: osserviamo che sul piano xy il campo ha solo componente k, mentre
su z ha componente k di segno opposto.
Poiché la somma delle forze è uguale a zero il centro di massa è fermo e abbiamo solo momenti
torcenti. Osserviamo che avremo un equilibrio stabile quando θ = 0 e instabile quando θ = π.
Multiple cariche
Ipotizzando sempre il punto molto distante, i vari bracci tra le cariche d~i possono essere appros-
simati con d~i · r̂ + |~
ri | = |~r|. Ponendo poi il polo dei vari momenti di dipolo nell’origine:
!
1 Q P~ · r̂
V(P ) = + 2
4π0 r r
15
16 CAPITOLO 3. DIELETTRICI
dove il primo è il termine di monopolo, il secondo di dipolo, molto inferiore al primo. Se però il
sistema è neutro esiste solo il secondo termine e P~ è intrinseco al sistema.
Definiamo poi con d~+ e d~− i bracci medi pesati tra le cariche positive e negative con l’origine.
Allora P~ = Qd~+ − Qd~− = Q~δ
3.2 Dielettrici
Inserendo un conduttore in condensatore le cariche si muovono per annullare il campo elettrico
al suo interno, quindi la differenza di potenziale all’interno del condensatore si può calcolare con
tre contributi: prima, durante e dopo il conduttore:
Z d1 Z d1 +d Z h
~ · d~r + ~ · d~r + ~ · d~r = E0 (h − d) < ∆V0 ∆V0
∆V = E E E =K>1
0 d1 d1 +d ∆VK
Dunque la differenza di potenziale diminuisce e il rapporto è K. Anche con un dielettrico K > 1
e a risentirne è la capacità, con k costante dielettrica relativa e assoluta:
S S
CK = K0 = (3.1)
d d
Avremo allora:
|E~0 | σ
|E~K | = σK =
K K
La densità di carica diminuisce: calcoliamo Gauss da dentro all’armatura a dentro il dielettrico.
Poiché diminuisce ci deve essere della carica di segno opposto e deve essere situata sulla su-
perficie del dielettrico, altrimenti cambierebbe a seconda di dove applico Gauss. La carica di
polarizzazione del dielettrico σp si calcola a partire dal campo elettrico nel condensatore:
K −1
σp = σ (3.2)
K
Vettore di polarizzazione: indica quanto vale il controcampo nel punto, con n numero di
atomi per unità di volume
P~ = n~p (3.3)
Tipi di dielettrici
P~ = 0 (K − 1) E
~ = 0 χE
~ (3.4)
con χ suscettività elettrica e può essere uno scalare, quindi P ha stessa direzione e verso
di E ⇒ è un dielettrico isotropo. Oppure è un tensore, una matrice 3x3, non conserva la
direzione di E ⇒ è un dielettrico anisotropo.
3.3. RIASSUNTO 17
Flusso di P~ : si nota che σp è uguale a P~ · n̂, quindi dq = σp ds equivale a
dq = Φds ~ P
~
se E non è parallelo alla superficie, ipotizzando χ scalare, la quantità di carica si ridurrà col
coseno dell’angolo.
Omogeneità: se non è omogeneo all’interno del dielettrico si formeranno delle cariche non
bilanciate localmente. Prendendo Σ e il rispettivo τ , sappiamo che la carica fluita è ∆Q e la
carica interna è ∆Qτ :
~
P~ · ds
H
∆Q = Σ
~ =− ∇
ρp dτ = − Σ P~ · ds ~ P~ dτ
R R H R
∆Qτ = τ ρp dτ τ τ
∆Qτ = −∆Q
σp = P~ · n̂ ~ P~ = −ρp
∇ (3.5)
Materiale anisotropo
Se
ilmateriale
è anisotropo
le relazioni
tra D, P e E non sono lineari. Esempio:
Px χ11 χ12 χ13 Ex
Py = χ21 χ22 χ23 Ey 0
Pz χ31 χ32 33 Ez
Dato che è simmetrico e reale è diagonalizzabile, ovvero uso come sistema di riferimento gli
autovettori. E è parallelo a P ⇔ E ~ autovettore di χ ⇔ E ~ è parallelo a x0 , y 0 o z 0 ⇔ è
parallelo a un asse ottico o cristallografico.
3.3 Riassunto
I
~ = QΣ
~ · ds
E EN 1 − EN 2 =
σ
(3.9)
Σ 0 0
I
E ~ =0
~ · dr ET 1 = ET 2 (3.10)
τ
I
~ = QL = 0
~ · ds
D DN 1 = DN 2 (3.11)
Σ
18 CAPITOLO 3. DIELETTRICI
3.4 Densità di energia
Se in un condensatore immettiamo un dielettrico, nella formula dell’energia immagazzinata
dovremo sostituire C0 con CK . Dividendo per il volume:
1 2
µD
E = E (3.12)
2
1~ ~
µD
E = E·D (3.13)
2
Energia di polarizzazione
L’energia per polarizzare un dielettrico è la differenza tra l’energia immagazzinata in un conden-
satore con dielettrico e un condensatore nel vuoto:
1
∆µ = µD
E − µE = 0 (K − 1) E
2
(3.14)
2
Capitolo 4
Correnti elettriche
Conduttore: materiale formato da un reticolo cristallino dove gli elettroni di conduzione sono
legati con basse energie, quindi possono muoversi.
Densità di corrente
~
Per trovare dq devo calcolare quanta carica è contenuta nel cilindro che attraversa ds:
~
∆q = nevd ∆tds cos θ, quindi di = nev~d · ds e definiamo come densità di corrente:
J~ = nev~d (4.2)
Z Z
i= di = ~
J~ · ds (4.3)
Σ Σ
19
20 CAPITOLO 4. CORRENTI ELETTRICHE
J~ non varia a seconda che la carica sia positiva o negativa ed ha sempre stesso modulo, direzione
e verso di E.
~ Per questo motivo le leggi delle correnti elettriche non distinguono tra portatori di
carica positivi o negativi.
Calcolando vd osserviamo che 9-10 ordini di grandezza più piccola di vi , ma la carica che si muove
è enorme: la corrente elettrica è un effetto macroscopico.
Equazione di continuità: I
i= ~ = − dq
J~ · ds (4.4)
Σ dt
Sapendo che la carica è l’integrale della densità sul volume e applicando la legge di Gauss alla
precedente
∇~ · J~ = − ∂ρ (4.5)
∂t
Metodo sperimentale: è quello "originale"; applicando una d.d.p. misuro l’intensità e calcolo
la resistenza
∆V = Ri
Modello Drude Lorentz: è la spiegazione dell’evidenza pratica effettuata a inizio ’900 per
materiali ohmici. Richiede due ipotesi:
1. il metallo è composto da un reticolo cristallino in cui gli atomi sono disposti a distanze
fisse;
Allora definiamo: (
σ 0 = nem2 t̄ conduttivita0
(4.6)
ρ0 = σ 0−1 resistivita0
e le Leggi di Ohm vettoriali sono: (
J~ = σ 0 E
~
(4.7)
E~ = ρ0 J~
4.3. GENERATORE DI FORZA ELETTROMOTRICE 21
Unire i metodi: se c’è una d.d.p. positiva esisterà E
~ ed esiterà J~ = σ 0 E. ~
~ Sapendo che di = J~·ds
otteniamo:
∆V = ρ0 dsdl
di = Rdi I L O
R = ρ0 dl II L O Resistivit
ds (4.8)
[R] = Ω
[Ω] = [M ] [L]2 [T ]−1 [Q]−2
RB ρ(l)dl
In generale: R = A S(l) e ρ = ρ0 [1 + α (T − T0 )].
Resistori in serie: sono collegati in serie se hanno solo un estremo in comune. Per il teorema
di continuità e per le d.d.t.
∆V = i (R1 + R2 )
P = ∆V i = Req i2
Resistori in parallelo: quando entrambi gli estremi sono collegati tra loro. Qui entrambi sono
collegati hanno stessa d.d.p. e la somma delle i è la i totale:
VA − VB VA − VB 1 1
i= + = (VA − VB ) +
R1 R2 R1 R2
V2
P = R1 i2 + R2 i2 =
Req
Osservando la precedente e applicando Ohm notiamo che la d.d.p. sarà sempre minore di a
meno che il circuito non sia aperto:
f em − ir = VA − VB
Per ottenere la potenza dissipata partiamo dalla f em che è uguale a i per le due resistenze.
Moltiplicando per i entrambi i membri otteniamo:
P = i = i2 (R + r) (4.11)
22 CAPITOLO 4. CORRENTI ELETTRICHE
4.3.1 Legge di Ohm generalizzata
In un qualunque circuito in cui c’è corrente esiste una differenza di potenziale e possono essere
presenti varie fem e vari resistori. Generalizzando dunque la legge di Ohm:
X
VA − VB + = iReq (4.12)
dove le varie fem sono positive se concordi al verso della corrente, negative se opposte.
• la grandezza di RC è un tempo;
Conoscendo la formula della potenza per un generatore (PG = i) e quella dissipata (PR = Ri2 )
calcoliamo i rispettivi lavori:
1
LG = C2 LR = C2
2
Si nota che il lavoro necessario per caricare un condensatore in un circuito RC non dipende
dalla resistenza - la quale influenzerà solo il tempo- e che a prescindere sarà uguale al doppio
dell’energia accumulata nel condensatore:
LG = LR + UC (4.15)
Capitolo 5
Campo magnetico
Conosciuto già da greci e cinesi, prende il nome dalla Magnesia, regione in cui si trovava la
magnetite. Vedevano i campi di forza attraverso la limatura di ferro e sapevano che generavano
una forza attrattiva e repulsiva.
Differenze: il flusso di B
~ attraverso una superficie chiusa Σ è uguale a 0, poiché non esistono
monopoli magnetici, dunque le linee di campo sono chiuse.
I
~ · d~s = 0
B ∇~ ·B~ = ρm = 0
Σ
Essendo linee chiuse posso effettuare la circuitazione e sarà diversa da 0. Il campo non è conser-
vativo I
B~ · d~l 6= 0 ~ ∧B
∇ ~ 6= 0
l
Lo studio sistematico del campo B fu possibile dall’800, poiché, inventati i generatori di tensione
ci si accorse che una corrente elettrica genera un campo magnetico e B modifica la corrente.
Ørsted nel 1820 notò che una corrente elettrica genera un campo magnetico più intenso di quello
23
24 CAPITOLO 5. CAMPO MAGNETICO
terrestre e dunque devia un magnete postole vicino.
Faraday notò che un magnete esercita una forza su un filo percorso da corrente perpendicolare
al campo.
Ampère notò che due fili percorsi da corrente generavano reciprocamente una forza uguali e
contrarie. Dunque posso generare B da correnti elettriche.
5.1.2 Forze
In un circuito rendo un filo mobile e legato a un dinamometro. Poi pongo un altro circuito lì
vicino e calcolo la forza generata. Osservo che |dF~ | ∝ i|d~l|, dF~ ⊥ d~l e |dF~ | = f (θ) ed esiste
f (θ0 ) = 0. Ottengo la Seconda legge di Laplace:
dF~ = i d~l ∧ B
~ (5.2)
Sostituendo i con J~ · d~s trovo la Forza di Lorentz:
F~ = q ~v ∧ B
~ (5.3)
La forza di Lorentz è più precisa per determinare B, tuttavia è difficile calcolare la forza applicata
su un singolo elettrone; mentre quella applicata su un filo è facilmente calcolabile, però dobbiamo
supporre B costante lungo il filo, quindi è approssimativa.
Essendo una forza perpendicolare al moto è una forza centripeta: non modifica la velocità e non
compie lavoro. Poiché il modulo dipende dalla velocità, la forza e il campo dipendo dal sistema
di riferimento.
Dimensione
[B] = M Q−1 T −1
Nel sistema M KSQ equivale a tesla, 1T, nel cgs a gauss, 1T = 104 G.
Applicazioni
v2
Spettrometro di massa: F~ = m~a = m dv
dt t̂ + ρ n̂ . Da qui ottengo
mv0 q v0
ρ= =
qB m ρB
che sono il raggio della traiettoria circolare e il rapporto carica massa.
Effetto Hall: per capire se i portatori di carica sono positivi o negativi. Conduttore percor-
so da portatori positivi lungo ĵ, campo magnetico lungo −̂i, la forza sarà su k̂. La distribuzione
di carica genererà un campo elettrico con uguale forza di B e una differenza di potenziale:
∆VAB = E~H h = vd Bh. Dato che la velocità è lungo ĵ, il tutto sarà > 0. Se i portatori di carica
fossero negativi, le cariche negative sarebbero sopra e vd < 0. Dunque ∆VAB < 0.
Ricavando vd da i = J~ · d~s, ottengo che
R
1 iB iB
∆VAB = = RH
nq a a
dove RH è la costante di Hall e a è la larghezza del conduttore.
Capitolo 6
Campi e correnti
~ | = iabB sin θ
|M ~ =iS
M ~ ∧B
~ (6.1)
m ~
~ = iS (6.2)
Nella formula generale devo integrare sulla superficie. Considerando la spira come un pendolo
ottengo il periodo e ω, potendo poi ricavare B e m per corpi che non sono spire.
µ0 i d~l ∧ ~r
~ =
dB (6.3)
4π r3
Osservazioni:
• il campo è perpendicolare a l e a r ;
• dB =∝ 1
r2
come Coulomb;
25
26 CAPITOLO 6. CAMPI E CORRENTI
• B è generato da una corrente, quindi da una carica in movimento;
µ0 N q v~d ∧ ~r
~ =
dB (6.4)
4π r3
e considerando il campo B e E per una carica,
~ = ~v ∧ E
B ~ (6.5)
c2
La circuitazione di B
~ su una linea chiusa con correnti i concatenate è uguale a
X
Γ(B~ ) = µ0 ij ~ ∧B
∇ ~ = µ0 J~ (6.7)
dove J~S è la densità di corrente di spostamento e la sua somma con J~ è sempre solenoidale.
Allora la Legge di Ampère-Maxwell è
I
~ ~ ~
∇ ∧ B = µ0 J + JS~ B~ · d~l = µ0 (i + iS ) (6.9)
dove iS = 0 ∂t
∂ ~ .
ΦΣ E
~ c = µ0 i
B ~ l = µ0 m
B
~
2R 2πr3
6.1. CAMPI GENERATI DA CORRENTI 27
6.1.7 Energia
Per un dipolo elettrico vale U = −~ ~ varrà anche per un dipolo magnetico?
p · E;
R
L = F~ · d~s = ω ~ ∧ ~rdt · F~ = ~r ∧ F~ · ω
R R R
~ dt = mB sin θdθ =⇒
Uspira = −m ~
~ ·B (6.10)
Galvanometro
M~ = mB = N iSB = Kθ =⇒ i = Kθ Serve per misurare l’intensità di corrente, con N numero
N SB
di spire, K costante del dinamometro e si può considerare m e B perpendicolari poiché si pone
all’interno del ferro dolce.
6.1.8 Solenoide
Considerando un solenoide infinitamente lungo e calcolando la circuitazione su una curva interna
e una esterna al solenoide si ottiene che il campo all’interno è costante e parallelo all’asse del
solenoide, mentre all’esterno è nullo. Calcolandola su una curva a cavallo del solenoide si ottiene:
N
B = µ0 in = µ0 i (6.11)
L
6.1.10 Induttanza
Mutua induttanza
Presa una spira Γ1 percorsa da corrente i1 si può calcolare con Biot-Savart quanto vale il campo
in una determinata zona dello spazio, ad esempio in una spira Γ2 . Per poi calcolare quanto vale
in flusso attraverso Γ2 .
µ0 i1 d~l ∧ ~r
I I
B~1 = dB~1 =
Γ1 Γ1 4π r3
Z Z "I ~l ∧ ~r
#
µ 0 i1 d
ΦΣ2 B~1 = B~1 · ds~2 = · ds~2
Σ2 Σ2 Γ1 4π r3
ipotizzando che i1 sia costante, definiamo come coefficiente di mutua induttanza la costante
geometrica che lega Γ1 e Γ2 ; questa non dipende dalla Σ2 , poiché dB1 ∝ r12 e ds2 ∝ r2
Z "I #
µ0 d~l ∧ ~r
M= · ds~2 (6.12)
4π Σ2 Γ1 r3
Autoinduttanza
"I #
Z
~ = µ0 i d~l ∧ ~r
ΦΣ(Γ) B · d~s
Σ Γ 4π r3
e avremo come coefficiente di auto-induzione o induttanza
Z "I ~ #
µ0 dl ∧ ~r
L= · d~s (6.13)
4π ΣΓ Γ r3
28 CAPITOLO 6. CAMPI E CORRENTI
Dimensione
B L2
Wb
[L] = [M ] = −1
= =H
[Q T ] A
dove WB è un weber, misura del flusso; mentre H è un henry, misura dell’induttanza.
V2
1 q1 q2
F~ 0 = q1 E~2 + q1 V
~ ∧ B~2 = 1 − ĵ
4π0 R2 C2
Le due forze sono diverse ma nella relatività galileiana la forza è un invariante. Allora significa
che F~ = F~ 0 e che quindi (
E~ =E ~0 + V
~ ∧B ~0
B~ =B ~ 0 − 12 V
~ ∧E ~0
C
Ciò significa che E e B cambiano col sistema di riferimento e il loro valore dipende da quanto
valevano entrambi nell’altro sistema di riferimento: sono due aspetti dello stesso fenomeno.
Trasformazioni
F 0 =F 0 0
x
x Ex = Ex
Bx = Bx
Fy0 = Fy /γ Ey0 = γ (Ey − V Bz ) By0 = γ By + CV2 Ez
0
0
0
Bz = γ Bz + CV2 Ey
Fz = Fz /γ Ez = γ (Ez − V By )
1. i 6= 0;
3. i e F sono in funzione di V ;
estraendolo:
da queste osservazioni si nota che si genera una forza elettromotrice indotta. Osservando
cosa accade ponendo due circuiti vicini e aprendo e chiudendone uno, si nota che la fem indotta
è in funzione del campo B :
dΦ B ~
ind = − (6.14)
dt
Posso scrivere il flusso di B come Σ B ds cos θ, quindi il flusso può variare al variare di B, ds o
R
θ.
6.2.2 θ (t)
d cos θ
ind = −B S = BSω cos θ
dt
6.2.3 B (t)
Prendiamo un filo percorso da corrente variabile e poniamo una spira a distanza D e di lato L,
parallela al campo B ; il verso della spira si ottiene usando la regola della mano destra seguendo
la corrente indotta, ma qual è il verso diiind ? Si calcola ind , poi iind : se è maggiore di zero è il
verso giusto, altrimenti è nel verso opposto.
Z Z L+D
Φ= ~ · d~s = µ0 i
B
1
(L + dr) =
µ0 i
L log
D+L
Σ 2π D r 2π D
µ0 L D + L di
ind = − log
2π D dt
di di di
iind ∝ − ⇒ < 0 antiorario; > 0 orario
dt dt dt
La corrente indotta deve generare un campo B~ind che si oppone alla variazione di flusso: B~T =
~ + B~ind
B
6.2.4 AΣ (t)
Z
BDv0
Φ= −Bds = −BD (x0 + v0 t) ⇒ ind = BDv0 ⇒ iind =
ΣΓ R
B 2 D 2 v0
F = iind DB =
R
è la forza necessaria affinché la velocità della barra rimanga costante.
Si può vedere la forza di Lorentz come il generatore della corrente indotta, considerando le cariche
presenti nella barra mentre si muove.
Se la barra è isolata le cariche si accumuleranno alle estremità fino a quando la forza di Coulomb
e di Lorentz non si equivalgono.
~
~ = − ∂B
~ ∧E
∇ (6.16)
∂t
6.2.6 Circuiti RL
Il solenoide percorso da corrente genera B, quindi all’aumentare di i varia il flusso. Partendo
dalla legge di Ohm:
di di R i − R R
−L = Ri ⇒ = − dt ⇒ log =− t⇒
dt i− R L −R L
R
i (t) = 1 − exp − t (6.17)
R L
R
ind = − exp − t (6.18)
L
Poniamo una spira percorsa da corrente i’ di raggio r’ molto minore a quello di un solenoide di
raggio r rispetto al quale sta sul bordo. Sapendo calcolare m’ e l’energia potenziale della spira,
calcoliamo la forza da F~ = ±∇ ~ · (m0 Bx ) = ±m0 ∂Bx î. Se m’ e B sono concordi, energia e forza
∂x
sono negativi, quindi la spira è attratta nel solenoide; altrimenti la forza è repulsiva.
Definiamo come Magnetizzazione il momento magnetico su unità di volume, a partire dalla
forza su unità di volume:
M~ =m ~
(7.1)
τ
Sperimentalmente si osservano tre diversi comportamenti nei vari tipi di materiali:
• Forza attrattiva
forte: ferromagnetico, M dipende dalla temperatura in modo opposto e
~ ~
M = f B ; f (0) 6= 0;
~0 = f B
indipendentemente dal verso di i del solenoide ⇒ m ~ : è B a generare il momento.
31
32 CAPITOLO 7. CAMPI MAGNETICI NELLA MATERIA
dim ds, quindi ogni celletta è percorsa da corrente dim in verso antiorario sul piano xy. im = M h
(h altezza del cilindro) è la Corrente di magnetizzazione: non è uno spostamento di carica,
ma solo spostamenti locali sommati, ovvero è una corrente atomica.
Se il materiale è omogeneo rimane corrente solo sul bordo del disco, poiché nei bordi in comune
le correnti si elidono; altrimenti ci sono correnti interne.
I
~ ∧M
∇ ~ = J~m ~ · d~z = im
M (7.3)
Γ
7.1.1 Vettore H
Quindi la Legge d’Ampère si riscrive
I
B~ · d~r = µ0 (ic + im ) ~ ∧B
∇ ~ = µ0 J~c + J~m (7.4)
Γ
Possiamo definire il vettore H che dipende solo dalle cariche di conduzione come
~ ~
~ = B − µ0 M
H (7.5)
µ0
7.1.2 Relazioni
Sperimentalmente otteniamo la relazione tra M e H e poi sostituiamo per ottenere B :
~ ~
M = χm H
B~ = µH
~ (7.7)
~
~
µ M = χm B
χm ~, H
~
χm Km K m
M
Dia <0 <1 cost opposto
Par >0 >1 cost
concorde
Ferr »0 »1 f H ~ dipende
7.4 Paramagnetismo
Il campo totale è maggiore di quello iniziale e χm = cρTm è la Prima legge di Curie e collega
la suscettività alla temperatura e alla densità di campo.
I momenti di ogni atomo sono diversi da zero e in presenza di un campo esterno si allineano
positivamente rispetto a questo.
7.5 Ferromagnetismo
7.5.1 Ciclo di isteresi
All’aumentare di H, aumenta M finché tutti i dipoli si allineano e ottengo la Magnetizzazione
satura. Poi B crescerà linearmente con H. Questa è la curva a di Prima magnetizzazione, da
tutti i valori uguali a zero a M satura.
Considerazioni
χm e Km non sono costanti poiché le curve non sono rettilinee e nemmeno univoche: a parità di
H potrei essere sulla curva b o c.
Se non raggiungo Hm e poi torno indietro mi muoverò su un’altra curva fino a tendere a ze-
ro. Posso ottenere qualunque valore di M a parità di H. M dipende dalla storia di H e dal
materiale.
34 CAPITOLO 7. CAMPI MAGNETICI NELLA MATERIA
Materiali duri: hanno curve larghe, grandi valori di MR , HC ; sono terre rare come cubidio
e sono utili per mangeti permanenti.
Materiali dolci: hanno curve stette, piccoli valori di MR , HC ; sono leghe d’acciaio o di
Fe-Ni e sono utili pe elettromagneti.
7.5.3 Considerazioni
Un ferromagnete sottoposto prima a H e poi no, avrà circuitazione uguale a zero ma H diverso
da zero. All’esterno il campo vale µ0 H,
~ dunque all’interno del magnete deve avere verso opposto
e modulo MR = χm H.
Conclusione
∂2E~
~ − µ0 0
∇2 E 2
=0 (8.5)
∂t
con v = √1
µ0 0
Osserviamo:
• Gauss collega E a una delle sue fonti ed è vera poiché va come 1
r2
;
• poiché le linee di campo sono chiuse, Gauss per il campo B è zero e non è conservativo;
• E è conservativo se è generato dalle cariche e non dalla variazione di B ;
• le sorgenti di B sono le correnti e la variazione di E ; J è la somma di conduzione e
magnetica, la quale è la spiegazione per cui non si possono creare monopoli, poiché sono
correnti atomiche;
• queste quattro leggi espresse nelle 8 equazioni scalari alle derivate parziali insieme alla forza
di Lorenza generalizzata consentono di descrivere ogni caso di elettromagnetismo;
• i problemi risolti con la fisica quantistica e la relatività sono il sistema di riferimento delle
onde, la spiegazione del ferromagnetismo e la conservazione del moto degli elettroni attorni
al nucleo.
35