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l, 1959
D E L I~UOVO CIM1BNTO 2 ° Trimestre
l. - Introduzione.
2. - Le p r o p o s t e del y o n B e r t a l a n f f y .
(2) Anche il law~ro del M.~I~-X (Foundations of Biology, in: Intern. Encycl. of U~dfied
Science, vol. 1, parte 2% ((~hiea~o, 1955), p. 567), pur int.eressante per molti aspetti,
non soddisfa questo punt:o di vista.
(a) L. yon B~RTALA~'I.'~Y: Thcoretische Biologie, Band II, I e d . (Berlin, 1932-42) e
Naturwiss., 28, 521 (1940).
(a) L. YON BER'rALANI,'],'¥: Bril. Journ. Phil. Sci., 2, 134 (1950).
(~) I. PRIGOGI~)]: Introduction 1o Thermodynamics o] Irreversible Processes (Spring-
field, 1955), p. ¥.
102 R. MORCIII0
(1Q,,
dt = / " ( ( ? " (A, ..., (/,~).
(lo) L. VON BERTALANFFY:Brit. Journ. t)hi[. Sci., 2, 134 (1950), gi'~ citato.
104 R. Mo~emo
Od._2_
~ =_ a l Q q- a~lQ 2 ,
dt
ehe, svolte iu serie di T a y l o r e risolte, in base al valore assunto caso per easo
dai p a r a m e t r i , d~ranno tre possibilitg: 1) descrizione di un sistelna ehe t e n d e
verso uno stato s t a b i l m e n t e stazionario (si v e d r £ poi quale significato e s a t t o
a s s u m a la parola <~stazionario ~>), 2) deserizione, m e d i a n t e termini periodiei,
di un sistema ehe oseilli a t t o r n o a valori stazionari, 3) des(.rizione di un sistema
non in stato stazionario, ng oscill~btorio.
Gli aspetti t e r m o d i n a m i c i dei <~sistemi aperti ~> (ne a b b i a m o visto qnelli
einetiei) devono essere esaminati tenendo eonto, come s'~¢ detto della recente
t e r m o d i n a m i c a dei proeessi irreversibili. Di essa b a s r a rieordare qui aleuni
punti, r i m a n d a n d o ai tcsti indieati nella n o t a (s) per una maggior do(..u-
mentazione.
L a t e r m o d i n a m i e a ordinaria h a a the fare ('on sistemi chiusi, sistemi p e r
i quali non si ha sca mbio di m a t e r i a con l ' a m b i e n t e esterno, m a solo di energia.
P e r essi vale l a relazione di ('arnot-Clausius:
(11) Tru i biologi sono d~ ricordare: A. J. LOTKA: .P~'Oe.Nat. Acad. Sci., 8, 146 (1922);
Bull. Math. Biophys., 10, 103 (1948) e J. Z. HEARON: Bull. Math. Biophys., 12, 57 (1950).
GLI ORGANISMI BIOLOGICI COME (( S I S T E M I APERTI STAZIONARI )) E C C . 107
~(),
dt
]3el' cui :
d,~'
-~ [).
dt
dt
(2o) Per un prospetto generale di questi studi vedi: U. D'ANcoNA: La lotta per
l'esistenza (Torino, 1942). Questo volume ~ stato preparato dall'autore proprio su
suggerimento di Y O N BERTALANFFY.
(~i) S. SPIEG~LMAN: Quart. t~ev. ~BioL, 20, 121 (1945).
(~2) G. WV.RN~.~: Sitz. Akad. Wiss. Wien Math.-Naturw. Kl., Abt. IIa, 156, 457 (1947).
GLI ORGANISMI BIOLOGICI C O M E (( S I S T E M I APERTI S T A Z I O N A R I >) E C C . 113
tinuo, usando perci6 equazioni alle derivate parziali rispetto alle variabili x,
y, z e t. D a tale legge di base si ricavano le varie leggi dell'azione della droga
introducendo le condizioni speciali corrispondenti.
6. - Operativitk del m o d e l l o .
Non resta che esaminare l'ultima condizione cui era stato accennato: se
ciog il modello pub essere operativo, suscettibile ciog di trarne conseguenze
verificabili. La risposta pub esser data tcnendo presente che il vor¢ BERTALANFFY~
dallo schema generale di cui si parla, ha ritenuto di trarre alcune eonseguenze
che hanno poi a v u t o una conferma sperimentale. Sulla operativit~ di questo
modello del resto il vo5- BEaTALANFFY non ha dubbi. (~Cib che g f o n d a m e n t a l e
per una vera biofisicg, fisica dell!organismo vivente, g una teoria dei sistemi
aperti e degli stati stazionari )> (2a), scrive.
Nel quadro della visione dell'organismo vivente come sistema aperto in
stato stazionario, si colloeano gli interessantissimi studi del vo~ BERTALANFFY
tendenti a st~biIire eonnessioni tra i due ~spetti fond~ment~li degti organismi
viventi: il metabo]ismo e l'accrescimento (~4). I1 metabolismo varia ovvia-
mente con le dimensioni del corpo. Misurando il metabolismo in base al con-
sumo di 02 per chilogrammo di peso del eorpo si era gi~ n o t a t o che questo
r a p p o r t o diminuiva coll'aumentare del peso del eorpo e che il metabolismo
a u m e n t a v a circa in proporzione all'aumento della superficie, anziehg del peso.
Ln superficie di un organismo (S) si pub ricavare, come g noto, medi~nte 1~
formula di Mech, dal peso (P) mediante la relazione approssimativa: S = b P ~ (*),
dove b g un p a r a m e t r o legato alla partieolare f o r m a della specie eonsiderata.
Si h a n n o n a t u r a l m e n t e anche formule rese pifi esatte mediante aleune eorre-
zioni, per esempio quella di Dubois valida nel caso dell'uomo, m a la (*) g suf-
ficiente per il r a g i o n a m e n t o the segue. Se il metabolismo (M) varia col variare
della superficie, si avr/~: M = bP +. E facile vedere come questa formula si
inquadri p e r f e t t a m e n t e nelle equazioni einetiche dei sistemi. Consideriamo due
elementi di un sistema, Q~ e Q~ nel caso pifi semplice in cui t u t t i i eoefficienti
sono uguali a zero t r a n n e il primo, si avrh:
dQ1
dt = a~O~, da cui i n t e g r a n d o : [ Q~ = c~ exp [alt] ,
d;2t2 = / Q2 = c~ exp [a~t].
a2Q2,
8 - Supplemento ed N u o v o ('imento.
1][4 R. MORC~IIO
/~isolven4o rispetto a t:
eio~
e ponendo
A 6~ C1
a~ c~
Q1 = B Q2,
A
I1 VON BERTALA:NFFY c i t a a sostegno della sua tesi i lavori con '~N di SPlClNSO]~
e RITTENBERG (29). E f f e t t i v a m e n t e questo continuo dinamismo negli organismi
viventi, interessante anche sostanze in apparenza inerti come la dentina o
l'osso, cosi lontano dall'equilibrio inteso in senso classico, m a pure tendente
o m a n t e n e n t e uno stato stazionario, ci pare di non trascurabile peso in favore
della teoria. T a n t o pid che questo ordine di idee ha permesso di dedurre altre
conseguenze tendenti ad illustrare ulteriormente il lavoro d'insieme della cel-
lula e dell'organismo. P a r t e n d o da queste premease, infatti, KL~H~ (so) e VO~
BERTALANFFY (3a) indicarono il lavoro minimo richiesto per produrre una
molecol~ d ' u n a sostanza polimera a concentrazione e diversa dalla concentra-
zione d'equilibrio c* con la relazione: W = R T log c/c*. I calcoli di SCHVLZ (3~)
esprimono approssimativamente il lavoro necessario per g r a m m o di proteina
con: dw/dt = r ( R T / M w ) log (nw/K), o r e r indica il rivolgimento di proteine per
giorno, M w il peso molecolare degli aminoacidi condensati in polimeri, nw il
numero di molecole d ' a c q u a per molecola di sostanza mono e polimera e K
una costante &equilibrio. Con opportuni valori ne deriva: d w / d t - - r . 9 3 cal/g
proteina. I1 v o ~ ]BERTALAIqFFYattribuisce ad r valori medi ricavati dai lavori
gi~ citati di S P R I 1 N S O N e I ~ I T T E N B E R G COIl l ~ xs~]- e ottiene che @ necessario
da uno a due per cento del metabolismo basale per mantenere le proteine dei
corpi in s t a t o stazionario. La sintesi proteica richiede d u n q u e una ben mo-
desta parte del metabolismo totale. Stime fatte da B(~RS00K (3~) e da LAiNG (34)
con metodi diversi (esperienze con 15I~ m a basate su ipotesi diverse e sulla
duplicazione del materiale nucleare d u r a n t e la mitosi) corrispondono ai dati
o t t e n u t i con il m e t o d o sopra descritto sia pure a grandi linee. C o m m e n t a il
VOiN~ BERTALA~qFFY: (( Vna conseguenza ~ che sar~ futile cercare differenze nella
respirazione cellulare tra organi con alta o bassa attivit~ mitotica. Rispetto
alla crescita maligna segue che un approccio dovrebbe esservi nella linea della
sintesi proteica piuttosto che in quella del metabolismo dell'energia, come ha
proposto RO~DONI )> (3.~).
Infine, p r i m a di eoncludere questa serie di eonsiderazioni sull'operativit~
del modello dell'organismo vivente come sistema aperto stazionario, ricorde-
remo u n ' u l t i m a deduzione del y o n BERTALANFF¥ non priva di interesse. Come
noto il ])RIESCH considerb l'automoltiplicazione delle unith biologiche elemen-
tari (geni, cromosoni) come una seconda p r o v a del vitalismo (la prima era
(~9) D. B. SPmNSO~- e D. RITTENBERG: Journ. Biol. Chem., 180, 707, 715 (1949).
(30) W. KvrIN: Ergebn. E~tzym]orsch., 5, 1 (1936).
(31) L. VON B:ERTALANFFY: Theoretisehe Biologie, vol. 2, gih citato.
(3e) G. V. SCHULZ: 2~aturwiss., 37, 196 (1950).
(3a) H. BORSOOK: Physiol. Rev., 30, 206 (1950).
(a4) K. LA~G: Mikroskopische und chemische Organisation der ZeUe. 2. Colloquium
d. deutschen Ges. f. physiol. Chemie (Berlin, 1952).
(35) L. VON BERTALANFFY:Scientia, 11, 361 (1954), gih citato.
118 R. MORCmO
7. - Conclusione.