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dall’alto
Apprestamenti
Le opere
provvisionali "opera provvisionale"
necessarie ai fini della ogni manufatto che venga
tutela della salute e realizzato in un cantiere a
della servizio dei lavori da
sicurezza dei effettuare, siano essi limitati
lavoratori in ad una o più fasi delle
cantiere. operazioni costruttive, siano
da riferirsi a tutta l'attività del
cantiere e sino allo smobilizzo
dello stesso
ASSENZA DI PROTEZIONI CONTRO LE
CADUTE DALL’ALTO
Art. 122 - D.Lgs. 81/08 - Ponteggi
ed opere provvisionali
1. Nei lavori che sono eseguiti
ad un'altezza superiore ai m 2,
devono essere adottate,
seguendo lo sviluppo dei lavori
stessi, adeguate impalcature o
ponteggi o idonee opere
provvisionali o comunque
precauzioni atte ad eliminare i
Responsabilità:
pericoli di caduta di persone e 1. Il datore di lavoro e il dirigente sono
di cose conformemente al puniti con l'arresto fino a 6 mesi o con
punto 2 dell'allegato XVIII l'ammenda da 2.500 a 6.400 euro per la
violazione degli articoli 122…
ASSENZA DI
PROTEZIONI CONTRO LE
CADUTE DALL’ALTO
Art. 147 - D.Lgs. 81/08 - Scale
in muratura
1. Lungo le rampe ed i
pianerottoli delle scale fisse in
costruzione, fino alla
posa in opera delle ringhiere,
devono essere tenuti parapetti
normali con tavole fermapiede
fissati rigidamente a strutture
resistenti.
Responsabilità:
1. Il datore di lavoro e il dirigente sono puniti
con l'arresto da 2 a 4 mesi o con l'ammenda da
1.000 a 4.800 € per la violazione dell’art.147
NON IDONEITA’ DELLE
PROTEZIONI CONTRO
LE CADUTE DALL’ALTO
1. Le opere provvisionali
devono essere allestite con
buon materiale ed a regola
d'arte, proporzionate ed
idonee allo scopo; esse
Responsabilità:
devono essere conservate in
1. Il datore di lavoro e il dirigente
efficienza per la intera durata sono puniti con l'arresto da 2 a 4 mesi
del lavoro o con l'ammenda da 1.000 a 4.800 €
per la violazione degli articoli … 112
NON IDONEITA’
DELLE
PROTEZIONI
CONTRO
LE CADUTE
DALL’ALTO
IDONEITA’ ?
IDONEITA’ ? ?
IDONEITA’ ? ?
Il rischio quindi è dato dal prodotto tra la pericolosità (la probabilità che
un evento si verifichi in un determinato spazio/tempo) e la magnitudo,
cioè la gravità del potenziale danno.
Classi di rischio:
1 = remoto
2-3 = improbabile
4-8 = probabile
9-16 = altamente probabile
“DPI”
DEFINIZIONE di DPI
Norme specifiche
D.M. 475/92
Certificazione e classificazione (I, II e III) dei
Dispositivi di Protezione Individuale e marcatura
UN DPI
UN DPI PUO
PUO’ ESSERE CONSIDERATO
’ ESSERE CONSIDERATO IDONEO
IDONEO QUANDO
QUANDO
SODDISFA LE
SODDISFA LE SEGUENTI
SEGUENTI CONDIZIONI
CONDIZIONI::
EE’ CONFORTEVOLE
’ CONFORTEVOLE IN DOTAZIONE
IN DOTAZIONE
RISPETTO ALL
RISPETTO ALL’USO
’USO SUFFICIENTE
SUFFICIENTE
PERSONALIZZATO
PERSONALIZZATO APPROPRIATO RISPETTO
APPROPRIATO RISPETTO EFFICACE RISPETTO
EFFICACE RISPETTO
PIU’ POSSIBILE
PIU’ POSSIBILE ALLA MANSIONE
ALLA MANSIONE SVOLTA
SVOLTA AL RISCHIO
AL RISCHIO
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
D.Lgs. 81/08
D.M. 475/92
MARCATURA
Tutti i D.P.I. commercializzati dal 1° Luglio
1995 devono essere marcati e devono essere
accompagnati dalla documentazione con le
istruzioni di uso e manutenzione
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
D.Lgs. 81/08
Indumenti di protezione
SISTEMA di IDENTIFICAZIONE delle CARATTERISTICHE degli
indumenti di Protezione dal RISCHIO CHIMICO secondo le normative
tecniche UNI - EN
IMPERMEABILE RESISTENZA
ALL’
ALL’ACQUA MECCANICA
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
D.Lgs. 81/08
POLIESTERE
POLIESTERE
POLIESTERE
POLIESTERE CON
CON RIVESTIMENTO
RIVESTIMENTO IN
IN PVC
PVC
NEOPRENE
NEOPRENE
TYVEK
TYVEK
TYVEK
TYVEK ++ POLIMERO
POLIMERO
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
D.Lgs. 81/08
INDUMENTO
INDUMENTO
PROTETTIVO
PROTETTIVO
PER
PER RISCHIO
RISCHIO
CHIMICO
CHIMICO
DI
DI III
III CATEGORIA
CATEGORIA
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
D.Lgs. 81/08
EN 374 EN 388
CALZATURA TIPO S3
PUNTALE DI IMPERMEABILE
ACCIAIO
RESISTENTE RESISTENTE
AGLI OLII AGLI
IDROCARBURI
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
D.Lgs. 81/08
Numero di fabbrica
Numero certificazione
CE
Marchio CE
NOME
NOME PRODUTTORE
PRODUTTORE
8825
930121
EN 149
Normativa tecnica FFP3SL Classificazione
Di riferimento
d’impiego
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
D.Lgs. 81/08
Protezione dell’udito
L’adozione di otoprotettori (cuffie e inserti auricolari)
deriva dai livelli di esposizione giornaliera personale
valutati ai sensi del D.Lgs. 81/08
(LEX,8h e LEX,w maggiore di 80 dBA)
e in occasione dell’uso di macchinari particolarmente
rumorosi anche per un tempo limitato
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
D.Lgs. 81/08
I FATTORI DI RISCHIO
MACCHINARI E ATTREZZATURE
ATTREZZI E UTENSILI MANUALI
MEZZI DI TRASPORTO
ESPOSIZIONE A RUMORE
ESPOSIZIONE A VIBRAZIONI
MICROCLIMA E MACROCLIMA
Identificazione delle principali tipologie di
fattori di rischio
ILLUMINAZIONE
INFORMAZIONE
FORMAZIONE E ADDESTRAMENTO
PARTECIPAZIONE
CADUTE DALL’ALTO
• CADUTE DALL’ALTO DA STRUTTURE EDILI
RIFERIMENTO NORMATIVO
Ponteggi e opere provvisionali - (art 16, DPR 164)
Nei lavori che sono eseguiti ad altezza superiore ai metri 2, devono essere adottate, seguendo lo
sviluppo dei lavori stessi, adeguate impalcature o ponteggi od idonee opere provvisionali o
comunque precauzioni atte ad eliminare i pericoli di caduta di persone e di cose.
Parapetti (art.24 - DPR 164/56)
Gli impalcati e ponti di servizio, le passerelle, le andatoie, che siano posti ad un'altezza maggiore
di 2 metri, devono essere provvisti su tutti i lati verso il vuoto di robusto parapetto costituito da
uno o più correnti paralleli all’intavolato, il cui margine superiore sia posto a non meno di m.1
dal piano di calpestio, e di tavola fermapiede alta non meno di 20 centimetri, messa di costa e
aderente al tavolato.
Correnti e tavola fermapiede non devono lasciare una luce, in senso verticale, maggiore di 60
centimetri.
Sia i correnti che la tavola fermapiede devono essere applicati dalla parte interna dei montanti.
COMMENTO: Il legislatore prescrive, per il settore delle costruzioni, che tutte le opere
provvisionali contro le cadute dall'alto, come andatoie, passerelle, ponte su cavalletti, ponte su
ruote, ponteggi, ecc. debbano essere dotate di parapetto a norma quando l'altezza dell'intavolato
(piano di calpestio) supera i 2 m. di altezza; il legislatore definisce inoltre le caratteristiche
minime del parapetto per evitare cadute nel vuoto da parte di lavoratori.
S.F.S. Scuola per la Formazione e Sicurezza in Edilizia della
provincia di Massa Carrara - Ing. Antonio Giorgini
A. Parapetto a norma
(Schema 1)
B. Parapetto a norma
(Schema 2)
C. Parapetto a norma
D. Parapetto a norma
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provincia di Massa Carrara - Ing. Antonio Giorgini
RIFERIMENTI NORMATIVI
Difesa delle aperture – (art. 68 – DPR 164/56)
Le aperture lasciate nei solai o nelle piattaforme di lavoro devono essere circondate da
normale parapetto e da tavola fermapiede oppure devono essere coperte con tavolato
solidamente fissato e di resistenza non inferiore a quella del piano di calpestio dei
ponti di servizio.
COMMENTO: Il legislatore prescrive, per il settore delle costruzioni, che non debbano esistere
aperture orizzontali nei luoghi di lavoro, pertanto tali aperture dovranno essere coperte con
tavolato solidamente fissato. Comunque per certe lavorazioni di finitura-manutenzione, vengono
permesse aperture orizzontali fra tavole del ponteggio e costruzione purchè non superiori a 20cm.
S.F.S. Scuola per la Formazione e Sicurezza in Edilizia della
provincia di Massa Carrara - Ing. Antonio Giorgini
A. Regolare Parapetto a
norma
B. Regolare Parapetto a
norma
C. Intavolato
solidamente fissato
D. Intavolato
solidamente fissato
S.F.S. Scuola per la Formazione e Sicurezza in Edilizia della
provincia di Massa Carrara - Ing. Antonio Giorgini
COMMENTO: Le tavole da intavolato aventi 5 cm. di spessore devono avere una larghezza minima di 20 cm., per le
tavole di 4cm. di spessore la larghezza minima deve essere di 30 cm.
A sostituzione dell’intavolato in legno, vanno comunque bene le passerelle metalliche autorizzate dal fabbricante dotate
degli appositi perni di fermo.
Le tavole che costituiscono l’impalcato devono essere fissate in modo che non possano scivolare sui traversi metallici.
S.F.S. Scuola per la Formazione e Sicurezza in Edilizia della
provincia di Massa Carrara - Ing. Antonio Giorgini
CADUTE DALL’ALTO PER CEDIMENTI O CROLLI DEL
TAVOLATO
Utilizzo di tavole da intavolato appropriate: almeno cm.(4x30) o (5x20), con intavolato continuo
B. Intavolato continuo
C. Passerelle con
fermo
D. Impalcato con
tavole metalliche
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provincia di Massa Carrara - Ing. Antonio Giorgini
CADUTE DALL’ALTO PER CEDIMENTI O CROLLI DEL
TAVOLATO
Posizionare le tavole in numero sufficiente e ben sovrapposte e accostate
COMMENTO: Anche se l’art.4 del DPR. 164/56 prescrive il regolare parapetto a 2 m. di altezza, alcune sentenze
di Cassazione si sono espresse abbassando tale soglia a 50 cm: pertanto, tutte le rampe di accesso, o viottoli, o
gradini ricavati nel terreno o nella roccia che hanno i lati prospicenti il vuoto con altezza superiore ai 50 cm.
devono avere il regolare parapetto a norma. Per analogia, si ritiene che gli scavi con profondità maggiore di 50 cm.
debbano essere dotati sul ciglio superiore di regolare parapetto, oppure di idonea segnalazione di delimitazione a
distanza di sicurezza.
S.F.S. Scuola per la Formazione e Sicurezza in Edilizia della
provincia di Massa Carrara - Ing. Antonio Giorgini
CADUTE DALL’ALTO IN SCAVI, DA RAMPE DI ACCESSO,
ANDATOIE E PASSERELLE, DA VIOTTOLI E DA SCALE CON
GRADINI RICAVATI NEL TERRENO O NELLA ROCCIA
Rampe di accesso, o viottoli, o gradini ricavati nel terreno o nella roccia che hanno i lati
prospicenti il vuoto con altezza superiore ai 50 cm. dotati di parapetto a norma.
A. RIDISEGNARE
BENE IL PARAPETTO
B. Regolare parapetto a
norma su rampa di
accesso
C. Regolare parapetto
a norma
D. Regolare parapetto
a norma
S.F.S. Scuola per la Formazione e Sicurezza in Edilizia della
provincia di Massa Carrara - Ing. Antonio Giorgini
CADUTE DALL’ALTO IN SCAVI, DA RAMPE DI ACCESSO,
ANDATOIE E PASSERELLE, DA VIOTTOLI E DA SCALE CON
GRADINI RICAVATI NEL TERRENO O NELLA ROCCIA
Andatoie e Passerella di transito a norma
I soggetti della
prevenzione
aziendale
nel nuovo
quadro
legislativo
Ruoli e
responsabilità
enrico galileo catelani
… prima però
facciamo
qualche
passo
indietro …
Sicurezza e salute del lavoro
• DPR n. 303 del 19.3.1956 “Norme generali per l’igiene del lavoro”
• globale
• programmato
• informato
• partecipato
Rapporto datore di lavoro-lavoratore
Nella normativa anni ’50 il lavoratore è un soggetto
passivo
(il datore di lavoro dispone ed esige l’osservanza
delle misure di sicurezza)
DIRIGENTI
PREPOSTI
LAVORATORI
IL MEDICO COMPETENTE
Chi e’?
Chi e’ ?
COLUI CHE SOVRINTENDE, ORGANIZZA, COORDINA E
DISPONE NELL’AMBITO DELLE COMPETENZE E DEI
POTERI RICONOSCIUTIGLI
Chi e’ ?
PERSONA CHE PRESTA IL PROPRIO LAVORO ALLE DIPENDENZE
DI UN DATORE DI LAVORO
Sono equiparati:
i soci lavoratori di cooperative o di società;
gli utenti dei servizi di orientamento o di formazione scolastic a,
universitaria e professionale avviati presso datori di lavoro;
gli allievi degli istituti di istruzione ed universitari nei quali si faccia uso
di macchine, apparecchi e attrezzature di lavoro in genere;
i partecipanti a corsi di formazione professionale
I lavoratori “atipici”
Cos’e’ ?
Insieme delle persone, sistemi e mezzi esterni o interni
all’azienda finalizzati all’attività di prevenzione e
protezione dai rischi professionali
COSA FA ?
Deve valutare il rapporto tra stato di salute di un individuo e
l’ambiente di lavoro nel quale egli lavora.
IL RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI
PER LA SICUREZZA
Chi è ?
persona o persone elette o designate, in tutte le
aziende o unità produttive, per rappresentare i
lavoratori relativamente agli aspetti della salute
e della sicurezza durante il lavoro.
IL RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI
PER LA SICUREZZA
Cosa deve fare?
ESSERE CONSULTATO
per la valutazione dei rischi
RICEVERE
informazioni e documentazione aziendale
adeguata formazione
CONTROLLI
CONTROLLI EE VIGILANZA
VIGILANZA
Il rispetto della normativa in materia di igiene e
sicurezza del lavoro, è garantito:
Datore di lavoro;
Responsabile del Servizio Prevenzione e
Protezione;
Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza;
Medico Competente.
CONTROLLO
CONTROLLO ESTERNO
ESTERNO
L’organo di vigilanza
L’ ORGANO DI VIGILANZA
Si è detto che l’esperienza del lavoratore è elemento basilare nel completamento coerente dell’analisi dei
rischi lavorativi. Difatti siamo convinti che, almeno una volta nella vita lavorativa, sia capitato a chiunque di
trovarsi di fronte ad una situazione dove si è arrivati a pensare: “fortunatamente non mi sono fatto nulla,
ma poteva succedere che …”: questa è proprio l’espressione dell’esperienza del singolo necessaria a
mettere in evidenza una situazione infortunistica che, fortunatamente, non ha generato danno ma ha tutte
le potenzialità per farlo.
È chiaro come questa situazione, più grave di quella del solo rischio valutato come potenzialmente tale,
debba essere immediatamente segnalata, al fine di ricercarne le soluzioni applicative nel più breve tempo
possibile.
Le normative prevedono:
‐ D.Lgs. n. 81/08, richiedeva “riduzione dei rischi alla fonte … ed un quasi incidente evidenzia senza
dubbio un rischio: noto o nuovo che comunque richiede un intervento”;
‐ Decreto 9 Agosto 2000 “Linee guida per l’attuazione del sistema di gestione della sicurezza”
previsto dal D.Lgs. n. 334/1999, agli Art. 7 punto 4 e art. 11 punto 2, lettera a) prevedono espressamente
che l’aggiornamento del sistema di gestione ed il controllo delle sue prestazioni siano da condurre anche
con l’utilizzo dell’esperienza derivante dall’analisi dei quasi incidenti.
Se, oltre a questo, consideriamo che le indicazioni di Buona Tecnica, riconosciute anche dagli Organi
ispettivi quale elemento di riscontro sull’effettiva partecipazione dei lavoratori al “Sistema di sicurezza
aziendale” (SGSL), danno come opportuna la definizione, approntamento, sviluppo e gestione della
segnalazione “dell’infortunio o incidente mancato”, o “Near Miss”, eseguita per iscritto o su specifico
modulo, si intuisce l’importanza del procedurare, attivare, supportare, condividere, incentivare, finanziare,
sviluppare, gestire, divulgare (e altro), un sistema di segnalazione (reporting) degli incidenti/infortuni
mancati.
Definizioni principali:
Incidente ‐ evento imprevisto e sfavorevole, fonte di danno per persone, strutture, ambiente e immagine
aziendale.
Evento ‐ ogni accadimento inatteso che ha causato danno o ne aveva la potenzialità, verso le persone, o il
malfunzionamento, il danneggiamento o la perdita di attrezzature, produzione o proprietà, o ogni evento
che potrebbe dare luogo a contenzioso.
Quasi evento ‐ Evento senza esito (Near Miss) ‐ indica un “mancato incidente nato da situazioni
indesiderate e impreviste che hanno determinato, o avrebbero potuto determinare, rischio per le persone,
le cose e/o l’ambiente” o “episodi anomali e negativi che non hanno determinato un vero e proprio
incidente con danni a persone, beni aziendali e ambientali, ma che avrebbero potuto facilmente provocare
tali eventi, evitati solo per circostanze favorevoli e/o casuali”. Si tratta di occasioni in cui un evento si è
realmente verificato ma senza conseguenze negative, in pratica accadimenti che avrebbero potuto ma non
hanno, per fortuna o per abilità di gestione o perché non ha provocato conseguenze avverse o originato un
evento dannoso per le persone, strutture ed ambiente.
Per fare un esempio: se un lavoratore si rende conto che un manutentore sta lavorando in altezza
abbandonando il martello su di un piano senza alcuna protezione per la caduta dell’attrezzo, potrà
segnalare la situazione come potenziale rischio (D.Lgs. n. 81/2008 art. 20, comma 2 lettera e), ma se il
martello cade e “fortunatamente” non colpisce nessuno, questo diventa un evento che poteva avere
conseguenze anche letali e pertanto assume la connotazione di “near miss”.
È una modalità di raccolta strutturata e volontaria delle segnalazioni degli incidenti e dei quasi incidenti
(near miss), in modo da fornire una base di analisi per la predisposizione di strategie e azioni di
miglioramento atte a prevenirne il riaccadimento nel futuro.
Questo sistema, nato nel settore aeronautico per la segnalazione volontaria e confidenziale di eventi da
parte di piloti e controllori di volo per migliorare la sicurezza aerea, è stato importato da alcuni anni dai
sistemi sanitari anglosassoni (Australia, Gran Bretagna, Stati Uniti).
Perché segnalare?
• l’approccio all’errore sia basato su principi del miglioramento continuo e non sulla punizione o
colpevolizzazione;
• si passi da una visione dell’errore centrata sulla persona ad una visione di sistema;
• l’obiettivo deve essere quello di diffondere il sistema di segnalazione spontanea dei near miss a
tutti i dipendenti dell’azienda, perché ognuno va visto elemento portatore di conoscenze ed esperienze
individuali specifiche.
Il Sistema di segnalazione degli incidenti (incident reporting) è una modalità di raccolta delle segnalazioni
degli eventi avversi, errori, rischi e condizioni non sicure, effettuata volontariamente dagli operatori, con le
seguenti caratteristiche:
a) confidenziale e non punitivo: infatti chi segnala non deve essere oggetto di ritorsioni o punizioni, come
risultato della propria segnalazione;
b) analizzato da esperti: le segnalazioni sono valutate da un team di esperti in grado di capire le circostanze
e formati per riconoscere le cause sistemiche sottostanti;
c) velocità di azione e feedback: le segnalazioni sono analizzate in tempi rapidi e le raccomandazioni sono
diffuse, per il tramite del responsabile/preposto, rapidamente tra gli interessati, specialmente in caso di
eventi di una certa rilevanza;
d) orientato al sistema: fornisce informazioni al fine di produrre raccomandazioni per il cambiamento nei
sistemi, nei processi o nei prodotti.
A seguire una proposta di modulo di segnalazione per rischio potenziale e Near Miss, dove la segnalazione
di rischio potenziale, prevista dal D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81 articolo 20, comma 2 lettera e) va indicata con
la lettera “R” (vedasi l’esempio del martello abbandonato sopra riportata) e la condizione di infortunio
mancato, o evento verificatosi senza danni alle persone o cose, quindi “Near Miss”, va indicata con la
lettera “E”.
Questo doppio utilizzo dello stesso modulo, oltre che idoneo ad evitare ridondanze di documentazione,
risulta essere estremamente utile al fine di abituare i lavoratori a segnalare qualsiasi condizione di rischio
(potenziale e derivato da evento) di cui hanno la percezione; l’eventuale caratterizzazione in “R” o “E” potrà
essere definita dal lavoratore stesso, se adeguatamente informato e preparato a riconoscere i vari aspetti
del rischio, o da un valutatore esperto incaricato, al quale sono riservate le aree indicate dal fondo grigio.
Luogo:
Descrizione:
La parte indicante il luogo e la descrizione dovrebbe essere compilata dal lavoratore stesso o dal suo
responsabile diretto, in quanto , come prevede il comma 2 dell’articolo 20 del D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81 “I
lavoratori devono in particolare: … e) segnalare immediatamente al datore di lavoro, al dirigente o al
preposto le deficienze dei mezzi e dei dispositivi di cui alle lettere c) e d), nonché qualsiasi eventuale
condizione di pericolo di cui vengano a conoscenza, … dandone notizia al rappresentante dei lavoratori per
la sicurezza”.
Da questo il RLS deve collaborare ad attivare un sistema di comunicazione e distribuzione efficace del
modulo compilato, ottenendo che, in base all’obbligo di darne notizia al RLS, riportato all’ultimo periodo
dell’articolo prima citato, una copia dello stesso sia comunque inviata anche a lui stesso.
L’individuazione del problema citato dal Near Miss che può avere origine manutentiva, o organizzativa, o
formativa/informativa, o di processo, o procedurale o progettazione, permette di individuare i soggetti che
andranno informati del problema. Difatti capire se all’origine dell’evento può esserci, per esempio, una
carenza manutentiva o un difetto di progettazione, può essere utile per coinvolgere il manutentore o il
progettista a modificare i suoi standard operativi, così come per il formatore potrebbe essere utile
riprendere percorsi mirati.
L’individuazione delle misure provvisorie opportune abbisogna della partecipazione dei lavoratori
interessati e RLS, mentre le misure definitive, per essere efficaci e praticate, vanno valutate dalla
componente tecnica e/o manutentiva e/o organizzativa, sempre in collaborazione con i lavoratori
interessati e con le loro rappresentanze (RLS e RSU). Qualsiasi aspetto organizzativo andrà visto anche in
collaborazione delle rappresentanze dei lavoratori.
Una volta individuate le misure definitive queste vanno programmate e tempificate; la data prevista di
realizzazione va collocata sul modulo in modo da creare un punto di attenzione sul realizzo delle stesse.
Eventuali ritardi sulla tempificazione prevista porteranno ad una revisione dell’efficacia delle misure
provvisorie e ad una valutazione, anche organizzativa, della situazione
Nella considerazione che la normativa prevede un processo di “pesatura” del rischio (riportato nel capitolo
dedicato alla valutazione dei rischi) e la sua programmazione dell’intervento, è opportuno che lo stesso
modulo riporti la “pesatura” del rischio (basata su frequenza e gravità del danno possibili) e la data prevista
dell’intervento stesso. Naturalmente per ogni rischio rilevato è necessario individuare delle soluzioni
provvisorie (per esempio: segnalazione della zona con nastro bicolore e informazione a tutto il personale
interessato dei contenuti della procedura provvisoria n° xx).
Generalmente la valutazione del rischio deve essere principalmente fatta per quanto attiene al danno alle
persone (lavoratori, visitatori o pubblico), ma le aziende che hanno capito la grande valenza della
segnalazione dei Rischi e Near Miss, spesso considerano opportuno allargare la valutazione d’impatto, oltre
che al danno alla persona, anche all’ambiente, strutture ed immagine, in modo da costruire un quadro più
completo possibile della situazione e delle condizioni migliorabili presenti in azienda.
Da questo ne consegue che una corretta analisi dei rischi sugli aspetti appena descritti potrebbe essere
gestita secondo la seguente tabella indicanti le matrici valutative basate su 5 livelli di Probabilità di
accadimento (Frequenza) e Conseguenze (Danno o Gravità) dove il Rischio R è uguale al prodotto dei due
fattori individuati (R = G x F), come peraltro già indicato nel capitolo dedicato alla Valutazione dei Rischi e
per la quale la tabella seguente potrebbe essere integrativa.
Per indicare la gravità sono considerate le conseguenze potenziali, piuttosto che quelle reali. Queste sono
definite come conseguenze che potrebbero derivare da possibili scenari prevedibili, prendendo in
considerazione le circostanze prevalenti, se le circostanze stesse fossero state meno favorevoli.
Le conseguenze, oltre al solo danno sulle persone, possono essere identificate in ognuna (quindi anche
contemporaneamente) di queste quattro categorie:
‐ danno alle persone, ovvero la ricaduta probabile che l’evento potrebbe avere sulla salute e
sicurezza delle presone presenti;
‐ danno alla proprietà, ovvero l’impatto che l’evento potrebbe avere sulle strutture, attrezzature,
macchine, impianti, luoghi di lavoro ed altro, per il quale sarà poi necessario investire risorse economiche
ed organizzative al fine di riportare la situazione allo stato iniziale;
‐ danno ambientale, ovvero il grado di inquinamento o di emissione di sostanze nocive (per esempio
fumi da combustione) nell’ambiente di vita e di lavoro, per il quale sarà poi necessario investire risorse
economiche ed organizzative al fine di riportare la situazione allo stato iniziale;
‐ impatto sull’immagine, ovvero la ricaduta che l’evento può generare sull’opinione pubblica.
La probabilità (frequenza) nell'asse orizzontale può essere efficacemente stimata sulla base dell'evidenza
storica e dell'esperienza che le conseguenze potenziali identificate siano già accadute nel sito o che siano
già state segnalate come potenzialmente tali.
Questa stima è basata sull'esperienza ed è indicativa della probabilità che le conseguenze potenziali
indesiderate stimate si verifichino e/o dell’attesa o sorpresa, da parte dei lavoratori, che l’evento si
verifichi.
Naturalmente, se si decide di adottare una pluralità di conseguenze a riferimento come quelle prima
indicate, il valore definitivo della “pesatura” del rischio da prendere in considerazione, e quindi la priorità
dell’intervento, è il dato numerico più elevato ottenuto dalla moltiplicazione dei riferimenti su i due assi
della tabella precedente tra i diversi valori.
A questo punto, però, il RLS deve attivarsi in quanto la programmazione dell’intervento avverrà
logicamente secondo la gravità del dato più alto, che potrebbe essere diverso da quello riferito alle
persone, ma sarà opportuno vigilare affinché la soluzione definitiva consideri anche l’intervento opportuno
per eliminare o ridurre l’impatto sulle persone e non solo sull’aspetto preminente preso a riferimento.
Per fare un esempio: se il dato più grave rientra nel campo dell’immagine, perché derivato da emissioni di
fumo denso e nero che possono allarmare la popolazione residente, intervenire semplicemente sul colore
dell’emissione, rendendola quasi neutra, potrebbe migliorare la situazione visiva indicata, e quindi anche la
preoccupazione della popolazione, ma non l’impatto sull’ambiente di vita e di lavoro (quantità e/o qualità
degli inquinanti aerodispersi rimasta invariata o minimamente abbattuta).
Si pensi che ancora oggi vi è testimonianza di aziende che pubblicamente vantano una perfetta
applicazione di SGSL ma poi adottano sistemi di ritorsione nei confronti dei lavoratori che si “permettono”
di segnalare condizioni di rischio per iscritto e non accettano collaborazioni o interessamento dei RLS,
manifestando così che, anche in questo campo, si sono già adottati sistemi, spesso estremamente cari in
quanto proposti da professionisti esterni, tesi a dimostrare un solo rispetto formale delle regole,
tralasciando volontariamente collaborazioni interne che, oltre a costare meno, possono far adottare sistemi
efficaci e positivi anche per la produttività ed efficienza dell’azienda stessa.
D.Lgs. 81/08
“Informazione e formazione
in materia di igiene e sicurezza
del lavoro”
Informazione
dare notizie (32 volte)
Formazione
Istruzioni, procedure, modalità
operative (93 volte)
Addestramento
Prove pratiche e verifica (6 volte)
Informazione e formazione
D.Lgs. 81/08
del sapere
del saper fare
del saper essere
Considerazioni:
Normativa
Informazione lavoratori
Il datore di lavoro provvede ad una adeguata informazione per
ciascun lavoratore
Formazione lavoratori
Il datore di lavoro assicura a ciascun lavoratore una sufficiente
ed adeguata formazione
Informazione e formazione
D.Lgs. 81/08
• Video
• Avvisi e cartellonistica
Informazione e formazione
D.Lgs. 81/08
• Lavori di gruppo
• All’assunzione
• Medico competente
• Docenti (qualificati)
• Luogo di svolgimento
DEFINIZIONI
La malattia professionale
è un evento dannoso alla persona che si manifesta in
modo lento, graduale e progressivo, involontario e in
occasione del lavoro
Infortuni sul lavoro e malattie professionali
D.Lgs. 81/08
PERICOLO
SITUAZIONE DI
DANNO POTENZIALE ESPOSIZIONE
RISCHIO INCIDENTE
SITUAZIONE DI DANNO
PIÙ O MENO PROBABILE DANNO
Infortuni sul lavoro e malattie professionali
D.Lgs. 81/08
LE MALATTIE PROFESSIONALI
ESPOSIZIONE
PERICOLO RISCHIO
SITUAZIONE DI SITUAZIONE DI DANNO
DANNO POTENZIALE PIÙ O MENO PROBABILE INCIDENTE
DANNO
Infortuni sul lavoro e malattie professionali
D.Lgs. 81/08
REGISTRO INFORTUNI
INDICE
INDICEDI
DIFREQUENZA
FREQUENZA
N.
N.INFORTUNI
INFORTUNI
I.F.
I.F.==----------------------------------
----------------------------------xx100.000
100.000
N.
N.ORE
ORELAVORATE
LAVORATE
DURATA
DURATAMEDIA
MEDIA INDICE
INDICEDI
DIGRAVITA’
GRAVITA’
GG. GG.
GG.ASSENZA
GG.ASSENZA
ASSENZA ASSENZA
D.M.
D.M.==---------------------------------
--------------------------------- I.G.
I.G.==------------------------
------------------------xx1.000
1.000
N. N.
N.ORE
ORELAVORATE
N.INFORTUNI
INFORTUNI LAVORATE
Analisi
Analisi degli
degli incidenti
incidenti oo mancati
mancati infortuni
infortuni
??
Infortuni sul lavoro e malattie professionali
D.Lgs. 81/08
Costi indotti:
Avanzamento Progetto
78%
2% Fattore accidentale
Fattore tecnico
Fattore umano
Organizzazione sistema sicurezza non presente
Mancanza o non rispetto delle procedure
Errata scelta del macchinario e/o attrezzatura
Scarsa padronanza della macchina e/o attrezzatura
Manutenzione poco o male eseguita (rischi insospettati)
Assuefazione ai rischi (abitudine dei gesti)
Banalizzazione dei comportamenti di fronte al pericolo
Sottostima dei rischi (neutralizzazione delle protezioni)
Diminuzione della attenzione nel lavoro (stanchezza - distrazione)
Aumento dello stress (rumore, ritmo, ecc..)
Precarietà del lavoro che conduce ad una formazione insufficiente
Infortuni sul lavoro e malattie professionali
D.Lgs. 81/08
complesso di superiorità:
“ho cose più importanti di cui occuparmi”
fatalismo:
“gli infortuni accadono ed accadranno sempre”
troppa confidenza:
“l‘ho sempre fatto e non è mai successo niente”
spericolatezza:
“in questo modo finisco prima”
Infortuni sul lavoro e malattie professionali
D.Lgs. 81/08
ignoranza:
“non sapevo che fosse pericoloso”
scarsa sensibilità:
“non sono pagato anche per stare attento”
dimenticanza:
“non mi ricordavo che fosse pericoloso”
superficialità:
“ma come si può con tante cose che ho da fare”
come (tentare di) adottare comportamenti sicuri
SICUREZZA
Cos’è la sicurezza
L'eliminazione completa del rischio è
matematicamente impossibile perché le
variabili del rischio sono infinite ed
imponderabili; è per questa ragione che si
parla di “riduzione del rischio”
C
O
M
P
O
R
T
A
M
E
N
T
O
Fattori determinanti del
comportamento
Ambiente Caratteristiche personali Educazione ricevuta
30%
50%
20%
Fattori determinanti del
comportamento
input
Sfera razionale
Sfera emozionale
Livello Struttura
Attitudini Carattere
Abilità Bisogni
Competenze Valori
PERCEZIONE PROPENSIONE
DEL RISCHIO AL RISCHIO
comportamento
Percezione e propensione al rischio
PERCEZIONE DEL RISCHIO:
E’ la capacità di individuare, prima possibile, una fonte
di pericolo
PROPENSIONE AL RISCHIO:
E’ l’atteggiamento individuale di fronte al pericolo
La percezione del rischio
La “percezione del rischio” coinvolge dei meccanismi
di tipo psicologico: in genere la mente umana tende a
valutare come “più rischiose” le situazioni che hanno
una maggiore gravità (ovvero le situazioni che possono
provocare la morte), ma che sono meno frequenti,
mentre tende a valutare come “meno rischiose” le
situazioni a cui è associata una gravità minore (ad
esempio le situazioni che possono provocare un danno
fisico non irreversibile), ma che sono di gran lunga più
frequenti.
La percezione del rischio
può essere influenzata da alcuni fattori come:
COMPORTAMENTO
Le possibilità per i lavoratori
CHI E’?
soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore
il soggetto può dirsi responsabile dell’impresa o unità
produttiva solo se e in quanto abbia poteri decisionali e di
spesa
COSA DEVE FARE?
-Individuare e valutare i rischi
-organizzare e gestire la prevenzione in azienda
-adottare le necessarie misure di sicurezza tecniche,
organizzative e procedurali
-informare e formare i lavoratori sui rischi presenti in
azienda
LAVORATORE
Chi e’ ?
Persona che presta il proprio lavoro alle dipendenze di un
datore di lavoro
COSA DEVE FARE ?
-osservare le disposizioni e le istruzioni impartite dal
datore di lavoro
-non rimuovere o modificare i dispositivi di sicurezza, di
segnalazione e di controllo
-non compiere di propria iniziativa operazioni pericolose
per la propria od altrui sicurezza
-utilizzare correttamente i d.p.i.
segnalare immediatamente condizioni di pericolo
-sottoporsi ai controlli sanitari
IL RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA
CHI E’
E’ ?
persona o persone elette o designate, in tutte le aziende o unita’
unita’
produttive, per rappresentare i lavoratori relativamente agli aspetti
aspetti della
salute e della sicurezza durante il lavoro
RICEVE
-informazioni e documentazione aziendale
-adeguata formazione
PARTECIPA
-alla riunione periodica di prevenzione e protezione dai rischi
AVVERTE
-il responsabile dell’
dell’azienda dei rischi individuati nel corso della sua attività
attività
IL SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE
Collabora
- alla stesura del documento
- alla predisposizione dell’dell’attuazione delle misure per la tutela della salute
e dell’
dell’integrità
integrità psico-
psico-fisica dei lavoratori
- alla predisposizione del servizio di pronto soccorso
- all’
all’attività
attività di formazione e informazione dei lavoratori
Visita
- gli ambienti di lavoro almeno due volte all’ all’anno
Partecipa
- alla riunione periodica (almeno annuale) di prevenzione e protezione
protezione dei
rischi
CLASSIFICAZIONE E DEFINIZIONE DEI
RISCHI
Agenti Chimici
Agenti Fisici
Agenti Biologici
RISCHI PER LA SICUREZZA E LA
SALUTE DOVUTI A: (Rischi di tipo
cosiddetto trasversale)
Organizzazione del lavoro
Fattori psicologici
Fattori ergonomici
Condizioni di lav. difficili
CoSiLa 11 marzo 2010
Aspetti rilevanti
L’organizzazione SSL
Organizzazione
significa “divisione del lavoro, ripartizione dei compiti”
Datore di RSPP
lavoro
Medico
competente
Addetti
emergenze
Dirigenti
Funzioni di supporto/
Funzioni operative
consultive
La gran parte dei reati connessi alla sicurezza sul lavoro sono
REATI OMISSIVI.
Detti reati si perfezionano quindi non con un’azione criminosa
predefinita, ma mediante una condotta caratterizzata dal mancato
rispetto di leggi, regolamenti, regole di condotta.
Pertanto, qualora necessiti individuare nello specifico settore, delle
responsabilità penali, sarà necessario preliminarmente chiarire i
doveri che incombono su determinati soggetti.
La responsabilità penale
La responsabilità penale è PERSONALE (art. 27 della
Costituzione), e viene fatta risalire al comportamento del soggetto
incriminato.
In base alla presenza o meno di volontà nel commettere un reato,
il Codice Penale riconosce un delitto:
DOLOSO “è doloso o secondo l'intenzione, quando l'evento
dannoso o pericoloso, (…), è dall'agente preveduto e voluto come
conseguenza della propria azione od omissione"
COLPOSO “è colposo o contro l’intenzione, quando l’evento, anche
se preveduto, non è voluto dall’agente e si verifica a causa di
negligenza o imprudenza o imperizia o per inosservanza di leggi,
regolamenti, ordini o discipline”
vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010
Gli obblighi e le responsabilità
Interpretare la realtà
Interpretare la realtà
Dal TU all’apprendimento
organizzativo
Apprendimento
organizzativo
Warning
• i fenomeni di "miopia" (Turner, Pidgeon, 1997) e di "sordità" organizzativa
(Baldissera, 1998) derivano spesso dal fatto che gli operatori agiscono in
una situazione di accettabilità del rischio
• la normalizzazione della devianza (Vaughan, 1996) per cui i segnali
premonitori o la percezione che qualcosa non vada sono ridotti e assorbiti
nella routine quotidiana
Apprendimento
organizzativo
25
vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010
Apprendimento
organizzativo
Apprendimento
organizzativo
Modelli di organizzazione e di
gestione
Il Decreto Legislativo 231/2001 smi ha introdotto in Italia il concetto
di responsabilità amministrativa delle imprese per reati commessi
da amministratori, manager o dipendenti
Modelli di organizzazione e di
gestione
Modelli di organizzazione e di
gestione
ISO 9001:2000
Sistema di
Gestione ex D.Lgs. OHSAS 18001
ISO 14001
231/2001 SA 8000
(attuale)
CODICE ETICO
Reati ambientali Delitti contro: P. A., Reati in materia di
patrimonio mediante frode, salute e sicurezza
reati Societari sul lavoro
vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010
Modelli di organizzazione e di
gestione
Un embrione di SGS
Un embrione di SGS
Un embrione di SGS
Un embrione di SGS
NEAR MISS
QUASI INCIDENTE - DEFINIZIONE
N. rapporti di incidente
89 90 91 92 93 94 95 96 97anni 98 99 00 01 02 03
OPERE
CORSO DI INFORMAZIONE
PER STUDENTI PROVVISIONALI
PREVENZIONE E
CADUTE DALL’ALTO
SICUREZZA NEI
CANTIERI EDILI
DIPARTIMENTO DI
PREVENZIONE MEDICA –
Servizio Prevenzione
Ambienti Lavoro
RISCHI DI CADUTA
DALL’ALTO
OPERE
PROVVISIONALI
OPERE
PROVVISIONALI
Sono tutte quelle strutture ed opere
cantiere edile
OPERE
PROVVISIONALI
Si suddividono in base al loro UTILIZZO:
¾ di SERVIZIO
¾ di SICUREZZA
¾ di SOSTEGNO
OPERE
PROVVISIONALI
Ponti di sicurezza
di SICUREZZA:
Sbarramenti delle aperture
per evitare la
Impalcati sopra i posti
Reti anticaduta
OPERE PROVVISIONALI di servizio
PONTE DI SERVIZIO D.P.R.164/56 art. 56
Andatoie e passerelle
devono SEMPRE
essere dotate
sul lato verso il vuoto
di normali parapetti e tavole fermapiede
OPERE PROVVISIONALI di servizio
ANDATOIE E PASSARELLE
NO SI
Protezione di
un’apertura orizzontale Protezione di un’apertura
con impalcato orizzontale con impalcato
OPERE PROVVISIONALI di servizio
COPERTURA DI VANI E BOTOLE
NO SI
OPERE PROVVISIONALI di servizio
COPERTURA DI VANI E BOTOLE
Le aperture nei muri
prospicienti il vuoto o vani
che abbiano una profondità
superiore a m. 0,50
devono essere munite di
normale parapetto e
tavola fermapiede
oppure
essere
convenientemente
sbarrate in modo da
impedire la caduta di
persone
PONTEGGiO
D.P.R.164/56
art.16
diagonale
corrente
corrente di testata
cavalletto
basetta
PONTEGGIO
basette DPR 164/56 art. 20, c.3
NO SI
PARAPETTO REGOLARE
40 cm
1m
40 cm
20 cm
PONTEGGIO
parapetto DPR 164/56 art. 24
PARAPETTO REGOLARE
60 cm
1m
40 cm
PONTEGGIO
parapetto DPR 164/56 art. 20, c. 4
L’estremo dei
montanti
deve superare
di almeno
m.1,20
l’ultimo impalcato
o il piano di gronda
se quest’ultimo è a
quota più alta
dell’ultimo impalcato
PONTEGGIO
sottoponti DPR 164/56 art. 27
NO
• in maniera conforme
alle istruzioni fornite
dalla casa costruttrice;
• ogni due piani;
• ogni due montanti di
ponteggio;
Se lo spazio libero
fra il piano
di lavoro e la
facciata della
costruzione è
superiore a 20 cm.
> 20 cm occorre
un parapetto
anche verso
l’interno
PONTEGGIO
sorveglianza DPR 164/56 art. 37
libretto
ponteggio
autorizzazione
ministeriale
Non devono
mai essere
montati sugli
impalcati dei
ponteggi
esterni
PONTI SU CAVALLETTI
NO SI
TRABATTELLI
P0NTI SU RUOTE A TORRE
¾ devono avere
base ampia
SI
NO
Per lavori
all’interno h. max 8
metri
Per lavori
all’esterno h. max
12 metri
ancoraggio ogni due piani
TRABATTELLI
P0NTI SU RUOTE A TORRE
SI
non devono
essere spostati NO
quando su di
essi si trovano
lavoratori o
sovraccarichi.
SBARRAMENTI DELLE APERTURE
D.P.R. 164/56 art. 68
PARAPETTO
h. metri 1
SBARRAMENTI DELLE APERTURE
La distanza
massima tra
un parasassi
ed un
qualsiasi
impalcato
utili non deve
superare i 12
metri
tavole di spessore
minimo 4 cm.
RETI ANTICADUTA
Durante la copertura
dei capannoni
prefabbricati
o simili è necessario
adottare misure atte a
garantire
l’incolumità delle
persone con rete di
sicurezza conforme
alla norma Uni En 1263-
1-2 (giugno 2000)
sottopalchi ecc.
SCALE
•Scale doppie
Listelli inchiodati
È vietata la riparazione
dei pioli rotti con listelli
di legno inchiodati sui montanti;
NO SI
Il pericolo
principale
connesso all’uso
di scale è quello
di caduta di
persone che può
essere causata
da difetto della
scala o da un suo
errato impiego.
Scale a mano
La scala deve
risultare di
lunghezza
adeguata e, in
generale deve
sporgere
di almeno 1 m.
oltre il
piano di
accesso.
Scale a mano
NO SI
NO SI
La scala deve
distare
dalla verticale di
1/4
SiRVeSS
Primo soccorso – Aspetti organizzativi
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi
I LAVORATORI addetti PS
non possono rifiutare
la designazione
se non per giustificato motivo.
PRONTO SOCCORSO
Procedure complesse,
con ricorso a farmaci e strumentazione,
orientate a diagnosticare il danno
e a curare l’infortunato
Chi? Personale sanitario
PRIMO SOCCORSO
Valutazioni ed interventi mirati ad
assistere un infortunato che possono
essere compiute fino all’arrivo di un
appropriato soccorso
RESPONSABILITÀ DELL’ADDETTO PS
Non esistono livelli
di responsabilità intermedia
tra quella del cittadino
e quella dell’operatore
sanitario.
L’addetto PS è perseguibile
qualora non presti soccorso
in caso di necessità
RESPONSABILITÀ DELL’ADDETTO PS
OBBLIGO
DI PRESTARE
Soccorrere
ASSISTENZA può voler dire
anche solo
attivare il 118
se il rischio non è sostenibile e impedire
spostamenti
AVVISARE LE AUTORITÀ incongrui
COMPETENTI
SiRVeSS
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi
ORGANIZZARE UN PIANO PS
vuol dire definire
CHI
quali figure sono coinvolte
nella sua attuazione
Addetto PS
REQUISITI datore di lavoro o lavoratore
COMPETENZE conoscenze capacità su tecniche PS
NUMERO criteri:
numero lavoratori o pubblico
pericolosità delle lavorazioni
turni di lavoro
dislocazione sedi di lavoro
SiRVeSS prevedere sempre un sostituto
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi
ORGANIZZARE UN PIANO PS
vuol dire definire
CHI
quali figure sono coinvolte
nella sua attuazione
Preposti, Lavoratori
Collaborazione nell’attuazione del piano PS
ORGANIZZARE UN PIANO PS
vuol dire definire
COSA
quali cose bisogna fare
e quali cose bisogna avere
Procedure organizzative
CHI in caso di infortunio o malore
- coordina gli interventi
- telefona al 118
- sgombra il passaggio all’ambulanza
- pratica l’assistenza
- accompagna l’infortunato
ORGANIZZARE UN PIANO PS
vuol dire definire
COSA
quali cose bisogna fare
e quali cose bisogna avere
Risorse
cassette PS (contenuto, numero e dislocazione)
arredo eventuale infermeria
telefoni
automobili
dispositivi di allarme
ORGANIZZARE UN PIANO PS
vuol dire definire
COME
quali processi di
comunicazione
bisogna attivare
ORGANIZZARE UN PIANO PS
Conoscenze preliminari
CICLO PRODUTTIVO E SOSTANZE USATE Schede sicurezza
Relazioni sanitarie
SUEM: TEMPI DI ARRIVO, ESIGENZE, ECC.
COMPITI ADDETTO PS
valutare l’adeguatezza delle proprie conoscenze
e capacità
conoscere e condividere il piano di primo soccorso
tenere aggiornato un elenco delle attrezzature
e del materiale di medicazione controllandone
effettiva disponibilità, efficienza e scadenza
tenersi aggiornato sulla tipologia degli infortuni
o dei malori che accadono a scuola
tenersi aggiornato sui nuovi prodotti chimici
eventualmente utilizzati
mantenere un comportamento coerente
con il proprio ruolo, essendo d’esempio per i colleghi
lavorando sempre nel rispetto delle norme di sicurezza
Impegno dell’istituto
nei confronti dell’addetto PS
designare i lavoratori
anche per autorevolezza e credibilità
P roteggi
A vverti
S occorri
SiRVeSS - Sistema di Riferimento Veneto per la Sicurezza nelle Scuole
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi
corrette
1.1.8.
Centrale operativa provinciale in
collegamento con le ULSS della
provincia e con le basi autoambulanze
SERVIZI URGENTI
per trasporto in ospedale
Ambulanza
SERVIZI PROGRAMMATI
per trasporto in ospedale
Ambulanza
di persone che non possono
essere trasportate
con altri mezzi
TRAUMA
caduta dall’alto altezza……………….
schiacciamento materiale………. stima carico……….. parti colpite……....
eventuali interventi praticati……………………………………
N. ORDINE
Registro Infortuni
2
DATA RIPRESA LAVORO
3
COGNOME NOME
4
ETÀ
5
REPARTO QUALIFICA
DESCRIZIONE CAUSA
7
CONSEGUENZE INFORTUNIO
9
10
% INABILITÀ PERMANENTE
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi
IPSIA……..
Infortuni occorsi negli anni solari 1997/2001
(ESCLUSI: 10 infortuni “in itinere” + 3 in gita)
Strappo muscolare
Scheda infortuni
Ustione da calore
Ustione chimica
Corpo estraneo
Amputazione
Lussaszione
Contusione
Distorsione
Iinfrazione
TOTALE
Frattura-
Ferite
Capo collo 3 2
11
Occhi 4 1 1
6
Tronco 2
2
Spalla braccio 2 1
3
Anno n° Mani polsi 9 6 6 6
infortuni 27
Gambe 2 1 1 1
1997 17 5
1998 18 Piede caviglia
1999 19
5 10 5
20
2000 9 TOTALE 27 8 1 18 18 1
2001 11 74
71 a carico degli allievi, 3 collaboratori scolastici
50 durante lezione di Ed. Fisica 10 nei laboratori
SiRVeSS 14 in altri locali scolastici
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi
C corrosivo X nocivo
Xi irritante
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi
occhi
tronco
spalla
braccio
mani polsi
gambe
piede
caviglia
TOTALE
MALORE: ................................................................................................................................……........................................................
MATERIALE UTILIZZATO: ghiaccio bende garze
cerotti guanti altro.................................................
RICORSO AL 1.1.8. ACCOMPAGNATO AL PRONTO SOCCORSO
SiRVeSS
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi
Indicazioni per la definizione del
PIANO DI PRIMO SOCCORSO A SCUOLA
CHI DEFINISCE IL dirigente scolastico/RSPP/MC
PIANO
CONDIVISO CON addetti PS, RLS
CRITERI DEFINIZIONE almeno un addetto per sede e
NUMERO ADDETTI PS fascia oraria
CRITERI presenza continuativa
INDIVIDUAZIONE (collaboratori scolastici, ATA),
ADDETTI PS situazioni di rischio (insegnanti
ed. fisica), precedenza per
competenze preesistenti,
attitudine e disponibilità
personale
COME ADDESTRARE corso di formazione di 12 ore +
ADDETTI PS aggiornamento triennale
SiRVeSS
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi
SiRVeSS
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi
SiRVeSS
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi
SiRVeSS
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi
SiRVeSS
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi
A B C
118
H infermeria
SiRVeSS
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi
SCUOLA
PROCEDURE ORGANIZZATIVE DI PRIMO SOCCORSO
ADDETTO PS
avverte
CENTRALINISTA
A rte B SEGRETERIA C
avverte
accom
ve
av COLL. SCOLASTICO
va
atti
pagna
118 proc
SEGRETERIA
accompagna
ura
COLL. SCOLASTICO
rte
ve
i
2°ADDETTO ibil
av
pon
l'accesso
dis
libera
in
avverte
se
infermeria
GENITORI
GENITORI
SiRVeSS
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi
• Telefono
il cordless facilita la comunicazione diretta tra addetto e
operatori del 118
In alternativa è necessario addestrare il
centralinista/segreteria
• Auto
in caso di non reperibilità o indisponibilità dei genitori, o di
lavoratori che debbano essere trasportati in ospedale (caso
B), bisogna disporre di un’auto secondo disposizioni già
impartite: es. auto dell’istituto, dell’addetto, taxi
• Locale “infermeria”
infermeria”
è necessario individuare un locale, dotato di lavello, per
praticare le medicazioni (caso C)
SiRVeSS
Farmaci a scuola
FARMACI A SCUOLA
Linee guida per la somministrazione di farmaci in orario scolastico
(Ministeri Istruzione e Salute 25/11/05)
Somministrazione
che non richieda cognizioni specialistiche
di tipo sanitario, né l’esercizio di discrezionalità tecnica
richiesta formalmente dai genitori
prescritta con certificato medico
Dirigente scolastico
individua il luogo per la conservazione e la
somministrazione dei farmaci
verifica la disponibilità tra addetti PS
stipula convenzioni con soggetti istituzionali del territorio
FARMACI A SCUOLA
QUANDO SOMMINISTRARE
QUALI RESPONSABILITA’
SiRVeSS
D.Lgs. 81/08
Rischi da esposizione
ad agenti biologici
D.Lgs. 81/08
Titolo X – Esposizione ad agenti biologici
Campo di applicazione
Tutte le attività lavorative nelle quali vi è rischio di
esposizione ad agenti biologici
(batteri ed organismi simili, virus, parassiti e funghi)
Rischi da esposizione ad agenti biologici
D.Lgs. 81/08
Bassa - -
1 possibilità
-
Morbillo, Tetano
Legionella,
2 Si Si bassa Efficaci
Leptospira,
Botulino
Allegato XLV
Segnale di Rischio Biologico
Rischi da esposizione ad agenti biologici
D.Lgs. 81/08
E’ importante distinguere
USO DELIBERATO
quando gli agenti biologici vengono deliberatamente
introdotti nel ciclo lavorativo per esservi trattati,
manipolati o trasformati ovvero per sfruttarne le
proprietà biologiche a qualsiasi titolo (materia prima,
substrato catalizzatore, reagente o prodotto in un
processo lavorativo anche parziale)
ESPOSIZIONE POTENZIALE
Quando si determina la presenza di agenti biologici non
orientata ad un vero e proprio uso, mancando il
deliberato intento di farne oggetto dell’attività
lavorativa (presenza indesiderata ma inevitabile)
• INDUSTRIE ALIMENTARI
• AGRICOLTURA
• ATTIVITA’ CUI VI E’ CONTATTO CON ANIMALI E/O CON
PRODOTTI DI ORIGINE ANIMALE
• SERVIZI SANITARI, COMPRESE LE UNITA’ DI ISOLAMENTO E
POST MORTEM
• LABORATORI CLINICI, VETERINARI E DIAGNOSTICI,
ESCLUSI I LABORATORI DI DIAGNOSI MICROBIOLOGICA
• IMPIANTI DI SMALTIMENTO RIFIUTI E DI RACCOLTA DI
RIFIUTI SPECIALI POTENZIALMENTE INFETTI
• IMPIANTI DI DEPURAZIONE DELLE ACQUE DI SCARICO
Rischi da esposizione ad agenti biologici
D.Lgs. 81/08
Rischio biologico
Trasmissione per contatto
Scabbia
Epatite tipo A
Epatite tipo B
AIDS
Varicella
Tetano
Rischi da esposizione ad agenti biologici
D.Lgs. 81/08
Rischio biologico
Trasmissione per via ematica
Epatite tipo C
Epatite tipo B
AIDS
Rischi da esposizione ad agenti biologici
D.Lgs. 81/08
Rischio biologico
Trasmissione per ingestione
Colera
Salmonella
Epatite tipo A
Tifo
Rischi da esposizione ad agenti biologici
D.Lgs. 81/08
Rischio biologico
Trasmissione per via area
Tubercolosi
Vaiolo
Morbillo
Legionella
Rischi da esposizione ad agenti biologici
D.Lgs. 81/08
• Disinfezione
• Disinfestazione
• Corretto sistema di filtrazione dell’aria
• Trattamento dei rifiuti e dei reflui
Rischi da esposizione ad agenti biologici
D.Lgs. 81/08
MISURE DI SICUREZZA
Rischi da esposizione a
agenti chimici
Agenti
Agenti chimici:
chimici:
tutti
tutti gli
gli elementi
elementi oo composti
composti chimici , sia
chimici, siada
dasoli
solisia
sianei
nei
loro
loromiscugli,
miscugli,allo
allostato
statonaturale
naturaleooottenuti,
ottenuti,utilizzati
utilizzatioo
smaltiti,
smaltiti,compreso
compresololosmaltimento
smaltimentocome
comerifiuti,
rifiuti,mediante
mediante
qualunque attivit à lavorativa, siano essi prodotti
qualunque attività lavorativa, siano essi prodotti
intenzionalmente
intenzionalmenteoono noeesiano
sianoimmessi
immessioono nosul
sulmercato;
mercato;
CONOSCERE LE SOSTANZE
CHIMICHE
Agenti
Agenti chimici
chimici pericolosi:
pericolosi:
Agenti
Agenti chimici
chimici classificati
classificati come
come sostanze
sostanze oo preparati
preparati
pericolosi
pericolosiaiaisensi
sensidei
deiD.Lgs.
D.Lgs.nn°52/97
°52/97 eenn°285/98
°285/98 ooche, che,
pur
purnon
nonessendo
essendoclassificabili
classificabilicome
comepericolosi
pericolosipossono
possono
comportare
comportare un un rischio
rischio per
per lala sicurezza
sicurezza ee lala salute
salute dei
dei
lavoratori
lavoratoriaacausa
causadi diloro
loropropriet
proprietà à chimico -fisiche,
chimico-fisiche,
chimiche
chimicheootossicologiche
tossicologicheeedel delmodo
modoinincui
cuisono
sonoutilizzati
utilizzati
oopresenti
presentisul
sulluogo
luogodidilavoro,
lavoro,compresi
compresigligliagenti
agentichimici
chimici
cui
cuièèstato
statoassegnato
assegnatoun unvalore
valorelimite
limitedi
diesposizione
esposizione
professionale.
professionale.
CONOSCERE LE SOSTANZE
CHIMICHE
Attivit à che
Attività che comporta
comporta
la
la presenza
presenza didi agenti
agenti
chimici
chimici ::
Ogni
Ogniattivit à lavorativa
attività lavorativainincui
cuisono
sonoutilizzati
utilizzatiagenti
agenti
chimici,
chimici, o se ne prevede l’utilizzo, in ogni tipodi
o se ne prevede l’ utilizzo, in ogni tipo di
procedimento,
procedimento,compresi
compresilala produzione,
produzione, lala manipolazione,
manipolazione,
l’l’immagazzinamento,
immagazzinamento, ilil trasporto
trasporto oo l’l’eliminazione
eliminazione ee ilil
trattamento
trattamento deidei rifiuti.
rifiuti.
CONOSCERE LE SOSTANZE
CHIMICHE
Quali
Quali sono
sono le
le attività che
attività che comportano
comportano la la presenza
presenza di
di
agenti
agenti chimici
chimici pericolosi?
pericolosi?
Esempio:
• Industrie petrolifere
• Produzione vernici
• Tintorie
• Concerie
• Autocarrozzerie
• ………………………
LA SCHEDA DI SICUREZZA
“scheda di sicurezza”.
LA SCHEDA DI SICUREZZA
La scheda di sicurezza
deve essere quindi
letta e consultata
prima dell’inizio di una
qualunque operazione di
manipolazione.
LA SCHEDA DI SICUREZZA
Art. 3 comma 1
D.M. 7/9/2002
LA SCHEDA DI SICUREZZA
lingua italiana
nell’osservanza delle disposizioni
indicate nell’allegato e deve
riportare la data di compilazione e
dell’eventuale aggiornamento
Art. 4 comma 1
D.M. 7/9/2002
LA SCHEDA DI SICUREZZA
La
Lascheda
schedadi
disicurezza:
sicurezza: come
comeleggerla
leggerlaeecapirla
capirla
La scheda di sicurezza contiene le seguenti voci obbligatorie:
10. Stabilità e reattività
1. Identificazione della sostanza/preparato e
della società/impresa 11. Informazioni tossicologiche
2. Composizione/informazione sugli ingredienti 12. Informazioni ecologiche
3. Identificazione dei pericoli 13. Osservazioni sullo smaltimento
4. Interventi di primo soccorso 14. Informazioni sul trasporto
7. Manipolazione ed immagazzinamento
8. Protezione personale/controllo
dell'esposizione Allegato al
D.M. 7/9/2002
9. Proprietà fisiche e chimiche
LA SCHEDA DI SICUREZZA
La
Lascheda
schedadi
disicurezza:
sicurezza: come
comeleggerla
leggerlaeecapirla
capirla
Quando
Quandosisiutilizzano
utilizzanoprodotti
prodottichimici
chimici
sisideve
devetenere
tenereconto ditre
contodi treaspetti
aspetti
centrali:
centrali:
1.
1. Quali
Quali sono
sono i i pericoli?
pericoli?
2.
2. Come
Come proteggere
proteggere se
se stessi
stessi ee l’ambiente?
l’ambiente?
3.
3. Come
Come agire
agire se
se nonostante
nonostante lele precauzioni
precauzioni
prese
prese sisi verifica
verifica un
un incidente?
incidente?
LA SCHEDA DI SICUREZZA
La
Lascheda
schedadi
disicurezza:
sicurezza: come
comeleggerla
leggerlaeecapirla
capirla
IItre
treaspetti
aspetticentrali
centralisono
sonotrattati
trattatinella
nellascheda
schedadi
didati
datidi
di
sicurezza
sicurezzaaiaiseguenti
seguentipunti:
punti:
7.
7. Manipolazione
Manipolazione eded immagazzinamento
immagazzinamento
4.
4. Interventi
Interventi didi pronto
pronto soccorso
soccorso
3. Come agire se nonostante 5. Misure
le precauzioni prese si verifica 5. Misure antincendio
antincendio
un incidente? 6.
6. Provvedimenti
Provvedimenti inin caso
caso didi dispersione
dispersione
accidentale
accidentale
LA SCHEDA DI SICUREZZA
Vediamo
Vediamo una
unascheda
schedadi
di sicurezza
sicurezza
diluente fungicida
antiruggini
Anche
Anche agli
agli utilizzatori
utilizzatori
di
di prodotti
prodotti chimici
chimici
con
con grande
grande
esperienza
esperienza può
può
essere
essere d’aiuto
d’aiuto
consultare
consultare la
la scheda
scheda
di
di sicurezza.
sicurezza.
Rischi da esposizione ad agenti chimici
D.Lgs. 81/08
ETICHETTE
ETICHETTE
LETTURA
LETTURA DI
DIUNA
UNA ETICHETTA
ETICHETTA
Ogni
Ogni produttore
produttore oo esportatore
esportatore
deve
deve dotare
dotare le
le singole
singole sostanze
sostanze
oo ii preparati
preparati di
di un’etichetta
un’etichetta di
di
pericolo.
pericolo.
L’etichetta
L’etichetta deve
deve avere
avere forma
forma ee
contenuti
contenuti standard
standard ee deve
deve
essere
essere di
di dimensioni
dimensioni
proporzionali
proporzionali alal contenitore
contenitore
dove
dove deve
deve essere
essere affissa.
affissa.
ETICHETTE
L’etichetta
L’etichetta di
di pericolo
pericolo deve
deve contenere:
contenere:
••denominazione
denominazionechimica
chimicadella
dellasostanza;
sostanza;
••dati
datidel
delfabbricante,
fabbricante,dell’importatore
dell’importatoreeedel
deldistributore;
distributore;
••numero
numeroCEECEEdella
dellasostanza;
sostanza;
••un
unsimbolo
simbolodi dipericolo,
pericolo,di
dicolore
colorenero
nerosu susfondo
sfondoarancione,
arancione,raffigurante
raffiguranteilil
rischio
rischioooi irischi
rischiprincipali
principaliassociati
associatialla
allamanipolazione
manipolazionedella
dellasostanza;
sostanza;
••un’indicazione
un’indicazionescritta
scrittadel
delpericolo
pericoloprincipale;
principale;
••una
unaserie
seriedi
difrasi
frasiche
chedescrivono,
descrivono,ininforma
formasintetica,
sintetica,i irischi
rischipotenziali
potenziali
associati
associatiall’impiego
all’impiego(frasi
(frasiR);
R);
••una
unaseconda
secondaserie
seriedi
difrasi
frasiche
chedescrivono,
descrivono,ininforma
formasintetica,
sintetica,lelecomuni
comuni
norme
normedidisicurezza
sicurezzada
daadottare
adottareper
perminimizzare
minimizzaretalitalirischi
rischi(frasi
(frasiS).
S).
ETICHETTE
Esempio di etichetta
Dosi d’impiego…………...............….........…..
SIMBOLI
SIMBOLI DI
DI PERICOLO
PERICOLO
ESPLOSIVI
ESPLOSIVI (E)
(E)
Le
Lesostanze
sostanzeed edi ipreparati
preparatisolidi,
solidi,liquidi,
liquidi,pastosi
pastosioogelatinosi
gelatinosi
che,
che,anche
anchesenza
senzal’azione
l’azionedell’ossigeno
dell’ossigenoatmosferico,
atmosferico,possono
possono
provocare
provocare una reazione esotermica con rapida formazionedi
una reazione esotermica con rapida formazione di
gas
gaseeche,
che,inindeterminate
determinatecondizioni
condizionidi diprova,
prova,detonano,
detonano,
deflagrano
deflagrano rapidamente
rapidamente oo esplodono
esplodono inin seguito
seguito aa
riscaldamento
riscaldamento inin condizioni
condizioni di
di parziale
parziale riscaldamento
riscaldamento
COMBURENTI
COMBURENTI (O)
(O)
Le
Lesostanze
sostanzeed
edi ipreparati
preparatiche
cheaacontatto
contattocon
conaltre
altresostanze,
sostanze,
soprattutto
soprattuttose
seinfiammabili,
infiammabili,provocano
provocano una
una forte
forte reazione
reazione
esotermica
esotermica
Rischi da esposizione ad agenti chimici
D.Lgs. 81/08
ESTREMAMENTE
ESTREMAMENTE INFIAMMABILI
INFIAMMABILI (F+)
(F+)
-- lelesostanze
sostanzeeei ipreparati
preparatiliquidi
liquidicon
conpunto
puntodidiinfiammabilità
infiammabilità
estremamente
estremamentebasso
bassoeepunto
puntodidiebollizione
ebollizionebasso;
basso;
FACILMENTE
FACILMENTE INFIAMMABILI
INFIAMMABILI (F)
(F)
1.1. Le
Lesostanze
sostanzeededi ipreparati
preparatiche
cheaacontatto
contattoconconl’aria,
l’aria,aa
temperatura
temperaturaambiente
ambienteeesenza
senzaapporto
apportodidienergia,
energia,possono
possono
subire
subireinnalzamenti
innalzamentitermici
termicieedadaultimo
ultimoinfiammarsi;
infiammarsi;
2.
2. Le
Lesostanze
sostanzeededi ipreparati
preparatiliquidi
liquidiililcui
cuipunto
puntodi
di
infiammabilità
infiammabilitàèèmolto
moltobasso
basso
INFIAMMABILI
INFIAMMABILI
Le
Lesostanze
sostanzeed
edi ipreparati
preparatiliquidi
liquidicon
conun
unbasso
basso punto
punto di
di
infiammabilità
infiammabilità
ETICHETTE
MOLTO
MOLTO TOSSICI
TOSSICI (T+)
(T+)
Le
Lesostanze
sostanzeed edi ipreparati
preparatiche,
che,inincaso
casodidiinalazione,
inalazione,ingestione
ingestione
ooassorbimento
assorbimentocutaneo,
cutaneo,inin piccolissime
piccolissime quantità,
quantità, possono
possono
essere
essere letali
letali oppure
oppure provocare
provocare lesioni
lesioni acute
acute oo croniche
croniche
TOSSICI
TOSSICI (T)
(T)
Le
Lesostanze
sostanzeededi ipreparati
preparatiche,
che,inincaso
casodi
diinalazione,
inalazione,ingestione
ingestione
ooassorbimento
assorbimentocutaneo,
cutaneo,inin piccole
piccole quantità,
quantità, possono
possono
essere
essere letali
letali oppure
oppure provocare
provocare lesioni
lesioni acute
acute oo croniche
croniche
ETICHETTE
NOCIVI
NOCIVI (Xn)
(Xn)
Le
Lesostanze
sostanzeed
edi ipreparati
preparatiche,
che,inincaso
casodi
diinalazione,
inalazione,ingestione
ingestione
ooassorbimento
assorbimentocutaneo,
cutaneo,possono
possono essere
essere letali
letali oppure
oppure
provocare
provocare lesioni
lesioni acute
acute oo croniche
croniche
CORROSIVI
CORROSIVI (C)
(C)
Le
Lesostanze
sostanzeed
edi ipreparati
preparatiche,
che,aa contatto
contatto con
con i i tessuti
tessuti vivi,
vivi,
possono
possono esercitare
esercitare su
su di
di essi
essi un’azione
un’azione distruttiva
distruttiva
IRRITANTI
IRRITANTI (Xi)
(Xi)
Le
Lesostanze
sostanzeededi ipreparati
preparatinon
noncorrosivi,
corrosivi,ilil cui
cui contatto
contatto
diretto,
diretto, prolungato
prolungatoooripetuto
ripetutocon
conlalapelle
pelleooconconlelemucose
mucose
può
può provocare
provocare una
una reazione
reazione infiammatoria
infiammatoria
ETICHETTE
SENSIBILIZZANTI
SENSIBILIZZANTI
Le
Lesostanze
sostanzeededi ipreparati
preparatiche,
che,per
perinalazione
inalazioneooassorbimento
assorbimento
cutaneo,
cutaneo,possono
possono dar
dar luogo
luogo ad
ad una
una reazione
reazione di
di iper
iper
sensibilizzazione
sensibilizzazione per
percui
cuiuna
unasuccessiva
successivaesposizione
esposizionealla
alla
sostanza
sostanzaooalalpreparato
preparatoproduce
producereazioni
reazioniavverse
avverse
caratteristiche
caratteristiche
PERICOLOSI
PERICOLOSI PER
PER L’AMBIENTE
L’AMBIENTE (N)
(N)
Le
Lesostanze
sostanzeededi ipreparati
preparatiche,
che,qualora
qualorasisidiffondano
diffondanoinin
ambiente,
ambiente,presentano
presentano oo possano
possano presentare
presentare rischi
rischi
immediati
immediati oo differiti
differiti per
per una
una oo più
più componenti
componenti ambientali
ambientali
ETICHETTE
Frasi di rischio
Esempi:
R20/21 Nocivo per inalazione e contatto con la pelle
R26 Molto tossico per inalazione
R36 Irritante per gli occhi
R60 Può ridurre la fertilità
Consigli di prudenza
Esempi:
S2 Conservare fuori della portata dei bambini
S20 Non mangiare nè bere durante l'impiego
S36 Usare indumenti protettivi adatti
LE MISURE DI PREVENZIONE E
PROTEZIONE NEI LABORATORI
Bene:
allora…facciamo
UN GIOCO!!!
In
In parole
parole povere:
povere:
“come
“come cici si
si può
può far
far male
male
utilizzando
utilizzando degli
degli agenti
agenti
chimici”?
chimici”?
CONOSCERE I RISCHI CONNESSI
ALL’USO DI SOSTANZE CHIMICHE
INALAZIONE (respiratoria)
aspirare sostanze polverizzate o nebulizzate
STATO
STATO FISICO
FISICO
…che può essere:
- Polvere;
- SOLIDO - Pasticche;
- cristalli.
- alta
volatilità;
- LIQUIDO - bassa
volatilità.
- AERIFORME
CONOSCERE I RISCHI CONNESSI
ALL’USO DI SOSTANZE CHIMICHE
ATTENZIONE!!!
Norme
Normedi
di base
baseper
perll’immagazzinamento
’immagazzinamento
degli
degliagenti
agentichimici
chimicipericolosi
pericolosi
11--Tutti
Tuttii iprodotti
prodottie/o
e/oagenti
agentichimici
chimicidevono
devonoessere
essereconservati
conservatinelle
nelleconfezioni
confezioni
originali;
originali;
22--Qualora
Qualorasia
sianecessario
necessariotravasare
travasareununagente
agentechimico,
chimico,ilil recipiente
recipiente deve
deve
essere
essere etichettato
etichettatoininmodo
modotale
taleda
dariportare
riportareleleindicazioni
indicazionipresenti
presentisul
sul
contenitore originale e che queste siano leggibili anche a distanza di tempo;
contenitore originale e che queste siano leggibili anche a distanza di tempo;
33--Tutti
Tuttirecipienti
recipienticontenenti
contenentiagenti
agentichimici
chimicidevono
devono essere
essere accuratamente
accuratamente
etichettati;
etichettati;
44--Tutti
Tuttigli
gliagenti
agentichimici
chimicipresenti
presentinelnelluogo
luogodidilavoro
lavorodevono
devono essere
essere corredati
corredati
della
della apposita
apposita scheda
scheda dati
dati di
di sicurezza
sicurezza ee conservata
conservata inin luogo
luogo noto
noto ed
ed
accessibile
accessibile aa tutti
tutti coloro
coloro che
che operano
operano inin laboratorio/servizio;
laboratorio/servizio;
IMMAGAZZINAMENTO
Norme
Normedi
di base
baseper
perll’immagazzinamento
’immagazzinamento
degli
degliagenti
agentichimici
chimicipericolosi
pericolosi
55--Lo
Lo stoccaggio
stoccaggiodeve
deverispettare
rispettarelelecondizioni
condizioniriportate
riportatesulla
sullaschede
schededi
di
sicurezza
sicurezzadello
dellospecifico
specificoagente
agentechimico;
chimico;
66--Non
Nonsisidevono
devonomescolare
mescolarefra
fraloro
loroagenti
agentichimici
chimicidiversi
diversise
senon
nonsisièècerti
certidella
della
loro
lorocompatibilità;
compatibilità;
77––Gli
Gliagenti
agentichimici
chimicipericolosi
pericolosivanno
vannoquindi
quindiriposti
ripostiininarmadi
armadidi
disicurezza
sicurezzaaa
scomparti
scomparti separati
separati per
per tipologia
tipologia di
di sostanze
sostanze (infiammabili,
(infiammabili, acidi,
acidi, basi,
basi,
solventi,
solventi, cancerogeni,…);
cancerogeni,…);
88--Nei
Neilaboratori/servizi
laboratori/servizipossono
possono essere
essere presenti
presenti solamente
solamente quantitativi
quantitativi di
di
agenti
agenti chimici
chimici necessari
necessari all’attività
all’attività inin corso;
corso;
IMMAGAZZINAMENTO
Norme
Normedi
di base
baseper
perll’immagazzinamento
’immagazzinamento
degli
degliagenti
agentichimici
chimicipericolosi
pericolosi
99--IIcontenitori
contenitoridegli
degliagenti
agentichimici
chimicidevono
devono essere
essere sempre
sempre richiusi
richiusi dopo
dopo l'uso
l'uso ee
riposti
riposti negli
negli appositi
appositi armadi
armadi oo scaffali;
scaffali;
10
10--Periodicamente,
Periodicamente,deve
deve essere
essere verificata
verificata l'integrità
l'integrità dei
dei contenitori
contenitoriper
per
evitare
evitareperdite
perditeeediffusioni
diffusionidi
disostanze
sostanzepericolose
pericolosenell'ambiente;
nell'ambiente;
11
11--Gli
Gliagenti
agentichimici
chimicipericolosi
pericolosi non
non devono
devono essere
essere stoccati:
stoccati: sul
sul pavimento,
pavimento, sui
sui
banchi
banchi di
di lavoro
lavoro ee sotto
sotto cappa;
cappa;
IMMAGAZZINAMENTO
Disposizione
Disposizionedegli
degliagenti
agentichimici
chimici
all’interno di
all’interno diarmadi
armadi eescaffali
scaffali
siano
siano alal riparo
riparo dall’azione
dall’azione diretta
diretta dei
dei raggi
raggi solari
solari ee da
da altre
altre fonti
fonti di
di calore;
calore;
Rischi da esposizione ad agenti chimici
D.Lgs. 81/08
MISURE IGIENICHE
MISURE IGIENICHE
- REGOLE GENERALI -
•• Mantenere
Mantenere pulito
pulito ee in
in ordine
ordine ilil posto
posto di
di lavoro;
lavoro;
•Rispettare
•Rispettare lele elementari
elementari norme igieniche, per
norme igieniche, per esempio:
esempio:
lavarsi
lavarsi sempre
sempre le le mani
mani dopo
dopo ogniogni procedura,
procedura, allaalla fine
fine del
del
lavoro
lavoro ee sempre
sempre prima
prima di
di lasciare
lasciare ilil reparto.
reparto. Inoltre
Inoltre lele
mani
mani devono
devono essere
essere lavate
lavate immediatamente
immediatamente in in caso
caso di
di
rottura
rottura di di guanti;
guanti;
MISURE IGIENICHE
ISOLARE
ISOLARE L’AMBIENTE
L’AMBIENTE
DECONTAMINARE
DECONTAMINARE
ELIMINARE
ELIMINARE II RESIDUI
RESIDUI
SANIFICARE
SANIFICARE L’AMBIENTE
L’AMBIENTE
SEGNALE
SEGNALE L’INCIDENTE
L’INCIDENTE AL
AL S.P.P.
S.P.P.
MISURE DI PRIMO SOCCORSO
Quali
Quali sono
sono gli
gli scopi
scopi del
del primo
primo soccorso?
soccorso?
1.
1. SALVARE
SALVARE LA
LA
VITA
VITA
2.
2. PREVENIRE
PREVENIRE
L’AGGRAVAMENTO
L’AGGRAVAMENTO
3.
3. FAVORIRE
FAVORIRE LA
1 GUARIGIONE
LA
3 2 GUARIGIONE
MISURE DI PRIMO SOCCORSO
Come
Come agire?
agire?
1 - CAPIRE COSA
E’ AVVENUTO
4 - RASSICURARE
E PROTEGGERE LA
VITTIMA
EE se
se si
si hanno
hanno dubbi?
dubbi?
NON RISCHIARE!!!
Prevede:
• Valutazione dei rischi
• Misure generali di prevenzione
• Misure specifiche di prevenzione
• Informazione e Formazione
• Sorveglianza sanitaria
VALUTAZIONE DEL RISCHIO
Prevede:
• Eliminazione o sostituzione
• Utilizzo in sistema chiuso
• Misure per livello di esposizione più basso
• Valutazione del rischio
• Registro lavoratori esposti
• Informazione e Formazione
• Sorveglianza sanitaria
VALUTAZIONE DEL RISCHIO
Il
Il pericolo
pericolo di
di esposizione
esposizione adad agenti
agenti chimici
chimici
deve
deve in
in via
via prioritaria
prioritaria essere
essere ridotto
ridotto oo
eliminato
eliminato alla
alla fonte
fonte utilizzando
utilizzando prodotti
prodotti
meno
meno pericolosi
pericolosi
VALUTAZIONE DEL RISCHIO
Medicina Preventiva
ANALISI DELLE SOSTANZE dei Lavoratori
- Elenco delle sostanze
- Raccolta delle schede di sicurezza
- Lettura delle schede di sicurezza Lavoratore addetto
all’impiego
- Inserimento delle sostanze
VALUTAZIONE DEL RISCHIO
Misure e procedure
di prevenzione e
protezione
specifiche
Monitoraggio biologico e ambientale
Sorveglianza Sanitaria
Informazione e formazione
VALUTAZIONE DEL RISCHIO
Frasi di rischio
R45 Può provocare il cancro
R49 Può provocare il cancro per inalazione
R46 Può provocare alterazioni genetiche ereditarie
Attenzione !
R40 Possibilità di effetti cancerogeni - Prove insufficienti
VALUTAZIONE DEL RISCHIO
Capo III
Impianti e apparecchiature elettriche
In generale .......
Requisiti di sicurezza
Tutti i materiali, i macchinari e le apparecchiature,
nonché le installazioni e gli impianti elettrici ed
elettronici devono essere progettati, realizzati e
costruiti a regola d'arte
Sicurezza impianti elettrici
D.Lgs. 81/08
Allegato IX
Il contatto diretto
Gli infortuni per contatto diretto sono quelli derivati
da contatti con elementi normalmente in tensione:
per esempio l’alveolo di una presa
un filo elettrico scoperto o male isolato
un collegamento elettrico non protetto
oppure quando si toccano con
entrambe le mani i due poli
della corrente
Sicurezza impianti elettrici
D.Lgs. 81/08
Il contatto diretto
Misure di prevenzione da adottare
Garantire l’isolamento di tutte le parti attive dei conduttori elettrici
e installarli sotto traccia, entro canalette o in tubi esterni.
Non congiungere i fili elettrici con il classico giro di nastro isolante,
questo tipo di isolamento risulta estremamente precario.
Le parti terminali dei conduttori o gli elementi "nudi" non devono
essere accessibili ma racchiusi in apposite cassette o in scatole di
materiale isolante.
Sostituire tutti i componenti dell'impianto rotti o deteriorati (prese
a spina, interruttori, cavi, etc.)
Le prese fisse a muro, le prese a spina volanti e gli apparecchi
elettrici non devono essere a portata di mano nelle zone in cui è
presente acqua.
Sicurezza impianti elettrici
D.Lgs. 81/08
Il contatto indiretto
Il contatto indiretto
Misure di prevenzione da adottare
Apparecchiature
non elettriche Polveri
Apparecchiature
Miniere
elettriche
Titolo XI
DIREZIONE REGIONALE VV.F. CAMPANIA – DIRETTIVA ATEX
DIRETTIVA 99/92/CE
Recepita con D.L.vo 233/03 entrato in
vigore il 10.09.03
Obblighi dei datori di lavoro in materia di
protezione dei lavoratori dalle esplosioni
Destinata principalmente ai datori di
lavoro e quindi agli altri soggetti del
mondo del lavoro
DIREZIONE REGIONALE VV.F. CAMPANIA – DIRETTIVA ATEX
DIRETTIVA 99/92/CE
Inglobata dal successivo Testo Unico
della Sicurezza Dlvo 81/08 al titolo XI
PROTEZIONE DA
ATMOSFERE ESPLOSIVE
Articoli da 287 a 297 e relativi allegati
XLIX e L
DIREZIONE REGIONALE VV.F. CAMPANIA – DIRETTIVA ATEX
DIRETTIVA 94/9/CE
Recepita con D.P.R. n. 126/98 entrato in
vigore in data 01.07.03
Requisiti dei prodotti destinati ad essere
utilizzati in atmosfera esplosiva
Destinata principalmente ai costruttori ed
ai venditori dei prodotti Ex e quindi agli
altri soggetti del mondo del lavoro
DIREZIONE REGIONALE VV.F. CAMPANIA – DIRETTIVA ATEX
DIRETTIVA 94/9/CE
Il campo d’applicazione del DPR n. 126 del
23.3.1998, comprende le apparecchiature ed
i sistemi di protezione impiegati sia in
atmosfere potenzialmente esplosive di
impianti di superficie sia in quelli di miniera
e di altro posto suscettibile di divenire
pericoloso per la presenza di atmosfera
esplosiva.
DIREZIONE REGIONALE VV.F. CAMPANIA – DIRETTIVA ATEX
DIRETTIVA 94/9/CE
Il DPR n. 126 del 23.3.1998, ha avuto un notevole impatto sulle
aziende, in particolare su quelle del settore meccanico, in quanto si
applica a tutti i prodotti che rientrano nel campo d’applicazione delle
direttive precedenti con la significativa estensione anche ai prodotti
non elettrici ed a tutti quelli da utilizzare in ambienti polverosi,
soggetti al rischio esplosione.
Sono considerati come apparecchiature le macchine, gli apparecchi, i
dispositivi fissi o mobili, i componenti di controllo e la
strumentazione dei sistemi di rilevazione o di prevenzione che,
separatamente o insieme, siano applicati per la generazione, il
trasferimento, lo stoccaggio, la misura, il controllo e la conversione
energetica per il trattamento di materiali e che siano in grado di
causare un’esplosione mediante la loro potenziale sorgente di
accensione.
DIREZIONE REGIONALE VV.F. CAMPANIA – DIRETTIVA ATEX
ATMOSFERA ESPLOSIVA
Definizioni
1. Ai fini del presente titolo, si intende per:
«atmosfera esplosiva» una miscela con l'aria, a
condizioni atmosferiche, di sostanze
infiammabili allo stato di gas, vapori, nebbie o
polveri in cui, dopo accensione, la combustione
si propaga all'insieme della miscela
incombusta.
DIREZIONE REGIONALE VV.F. CAMPANIA – DIRETTIVA ATEX
ESCLUSIONI
3. Il presente titolo non si applica:
a) alle aree utilizzate direttamente per le cure mediche dei pazienti, nel corso di
esse;
b) all'uso di apparecchi a gas di cui al decreto del Presidente della Repubblica 15
novembre 1996, n. 661;
c) alla produzione, alla manipolazione, all'uso, allo stoccaggio ed al trasporto di
esplosivi o di sostanze chimicamente instabili;
d) alle industrie estrattive a cui si applica il decreto legislativo 25 novembre 1996, n.
624;
e) all'impiego di mezzi di trasporto terrestre, marittimo, fluviale e aereo per i quali si
applicano le pertinenti disposizioni di accordi internazionali tra i quali il Regolamento
per il trasporto delle sostanze pericolose sul Reno (ADNR), l'Accordo europeo
relativo al trasporto internazionale di merci pericolose per vie navigabili interne
(ADN), l'Organizzazione per l'Aviazione civile internazionale (ICAO),
l'Organizzazione marittima internazionale (IMO), nonche' la normativa comunitaria
che incorpora i predetti accordi. Il presente titolo si applica invece ai veicoli destinati
ad essere utilizzati in atmosfera potenzialmente esplosiva.
DIREZIONE REGIONALE VV.F. CAMPANIA – DIRETTIVA ATEX
Art. 290.
Valutazione dei rischi di esplosione
1. Nell'assolvere gli obblighi stabiliti dall'articolo 4, il datore di lavoro
valuta i rischi specifici derivanti da atmosfere esplosive, tenendo conto
almeno dei seguenti elementi:
a) probabilita' e durata della presenza di atmosfere esplosive;
b) probabilita' che le fonti di accensione, comprese le scariche
elettrostatiche, siano presenti e divengano attive ed efficaci;
c) caratteristiche dell'impianto, sostanze utilizzate, processi e loro
possibili interazioni;
d) entita' degli effetti prevedibili.
2. I rischi di esplosione sono valutati complessivamente.
3. Nella valutazione dei rischi di esplosione vanno presi in
considerazione i luoghi che sono o possono essere in collegamento,
tramite aperture, con quelli in cui possono formarsi atmosfere esplosive.
DIREZIONE REGIONALE VV.F. CAMPANIA – DIRETTIVA ATEX
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INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
PREVENZIONE INCENDI
PREVENZIONE INCENDI
PREVENZIONE INCENDI
PREVENZIONE INCENDI
115
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
PREVENZIONE INCENDI
CHI chiama
COSA è successo
DOVE è successo
COME è la situazione
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
IL PIANO DI EMERGENZA
OBIETTIVI:
IL PIANO DI EMERGENZA
LA COMBUSTIONE
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
LA COMBUSTIONE
LA COMBUSTIONE
LA COMBUSTIONE
SOFFOCAMENTO
RAFFREDDAMENTO
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
SOFFOCAMENTO
RAFFREDDAMENTO
LA COMBUSTIONE
CLASSIFICAZIONE INCENDI
CLASSI D’INCENDIO
CLASSE A
CLASSE B
CLASSE C
CLASSE D
CLASSE E
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
CLASSE A
Incendi di materiali solidi combustibili,
infiammabili ed incandescenti quali ad
es. legno, carta, carboni, gomma,
tessuti, pellami, ecc.
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
CLASSE B
Incendi di materiali liquidi quali ad es.
alcooli, eteri, vernici, solventi, oli minerali,
benzine, gasolio, ecc.
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
CLASSE C
Incendi di materiali gassosi infiammabili
come ad es. idrogeno, metano,
propano, etilene, acetilene, ecc.
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
CLASSE D
Incendi di sostanze chimiche spontanea-
mente combustibili quali ad es. nitrati,
nitriti, clorati, alchilati di alluminio,
perossido di bario, di sodio, di potassio,
di magnesio, potassio, sodio, ecc.
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
CLASSE E
Incendi di apparecchiature elettriche
sotto tensione quali impianti elettrici e
telefonici, quadri elettrici ed interruttori,
ecc.
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
CLASSIFICAZIONE INCENDI
ACCENSIONE DIRETTA
Quando una fiamma, una scintilla o altro
materiale incandescente entra in contatto con
un materiale combustibile in presenza
d’ossigeno.
ACCENSIONE INDIRETTA
Quando il calore d’innesco avviene nelle forme
della convezione, conduzione irraggiamento
termico.
ATTRITO
Quando il calore è prodotto dallo sfregamento
di due materiali.
AUTOCOMBUSTIONE
Quando il calore viene prodotto dallo stesso
combustibile come ad esempio lenti processi di
ossidazione, reazioni chimiche, decomposizioni
esotermiche in assenza d’aria, azione biologica.
GAS DI COMBUSTIONE
OSSIDO DI CARBONIO
E’ un gas presente in grandi quantità negli incendi e di solito
costituisce il pericolo maggiore.
L’azione tossica è dovuta al fatto che esso altera la composizione
del sangue impedendo l’ossigenazione dei tessuti del corpo umano.
E’ mortale quando viene assorbito nelle seguenti percentuali:
0.05% in 3 ore
0.15% in 1 ora
0.4% in 30 minuti
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
GAS DI COMBUSTIONE
OSSIDO DI CARBONIO
GAS DI COMBUSTIONE
ANIDRIDE CARBONICA
Si forma in grandi quantità negli incendi. È un gas
asfissiante e provoca un’accelerazione del ritmo cardiaco
aumentando la quantità immessa nell’organismo di gas
tossici presenti in un incendio
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
GAS DI COMBUSTIONE
GAS DI COMBUSTIONE
AMMONIACA
Si forma nella combustione di materiali che contengono
azoto come la lana, seta, materiali acrilici e resine
L’esposizione per 1/2 ora con una concentrazione dello
0.25% è letale
Provoca irritazioni agli occhi, naso, gola e polmoni
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
GAS DI COMBUSTIONE
FOSGENE
E’ presente nella combustione di materiali che
contengono cloro (PVC)
E’ maggiormente pericoloso in incendi in locali chiusi
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
GAS DI COMBUSTIONE
ACIDO CIANIDRICO
Si forma nelle combustioni incomplete (con scarsità di
ossigeno) della lana, seta, resine.
Ha un odore di mandorle amare.
È mortale con una concentrazione superiore allo 0.3%
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
GAS DI COMBUSTIONE
ACIDO CLORIDRICO
Si forma nella combustione di materiali che contengono cloro come
la maggioranza delle materie plastiche
Ha un forte odore pungente
ALDEIDE ACRILICA
Si forma durante l’incendio dei derivati del petrolio, oli e grassi
E’ molto tossica
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
CALORE
Durante la combustione è la causa principale della propagazione
dell’incendio.
FUMI
E’ costituito da particelle solide (AEROSOL) o liquide (NEBBIE O
VAPORI CONDENSATI)
Le particelle solide sono costituite da catrami, carbonio e altre
sostanze incombuste che vengono trascinate verso l’alto dai gas
caldi.
Le particelle liquide, invece, sono costituite essenzialmente da vapor
d’acqua che al di sotto dei 100 °C condensa dando luogo a fumo di
color bianco.
Il fumo è dannoso perché limita la visibilità, è irritante per le vie
respiratorie ed inoltre propaga l’incendio.
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
FIAMME
Le fiamme sono costituite dalla emissione di luce
conseguente alla combustione di gas.
In base al calore la fiamma assume diversi colori.
Scala cromatica delle temperature
ACQUA
E’ la sostanza più comune, diffusa ed economica.
A B
SCHIUMA
E’ costituita da una emulsione di acqua, liquido schiumogeno ed aria.
Agisce sul fuoco per:
• Soffocamento (impedisce il contatto aria-combustibile);
• Raffreddamento (per sviluppo di vapore acqueo ed anidride carbonica).
A B
GAS DI COMBUSTIONE
ACIDO CLORIDRICO
Si forma nella combustione di materiali che contengono cloro come
la maggioranza delle materie plastiche
Ha un forte odore pungente
ALDEIDE ACRILICA
Si forma durante l’incendio dei derivati del petrolio, oli e grassi
E’ molto tossica
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
GAS DI COMBUSTIONE
ACIDO CLORIDRICO
Si forma nella combustione di materiali che contengono cloro come
la maggioranza delle materie plastiche
Ha un forte odore pungente
ALDEIDE ACRILICA
Si forma durante l’incendio dei derivati del petrolio, oli e grassi
E’ molto tossica
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
GAS DI COMBUSTIONE
ACIDO CLORIDRICO
Si forma nella combustione di materiali che contengono cloro come
la maggioranza delle materie plastiche
Ha un forte odore pungente
ALDEIDE ACRILICA
Si forma durante l’incendio dei derivati del petrolio, oli e grassi
E’ molto tossica
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
Attenzione: nello spengere l’incendio con estintore,
indirizzare il getto sempre alla base del focolaio
D.Lgs. 81/08
PREVENZIONE INCENDI E
GESTIONE DELL’EMRGENZA
INCENDIO E ESPLOSIONE
INCENDIO E ESPLOSIONE
OSSIGENOPRESENTE
OSSIGENO PRESENTENELL
NELL’ARIA
’ARIA,,
FONTEDI
FONTE DICALORE
CALORE
EDALL
ED ALL’INTERNO DELLEMOLECOLE
’INTERNO DELLE MOLECOLE
ENERGIATERMICA
ENERGIA TERMICA
CHECOMPONGONO
CHE COMPONGONOALCUNE
ALCUNESOSTANZE
SOSTANZE
QUALSIASISOSTANZA
QUALSIASI SOSTANZAININ
GRADODI
GRADO DIBRUCIARE
BRUCIARE
Prevenzione incendi e gestione dell’emergenza
D.Lgs. 81/08
Prevenzione incendi e gestione dell’emergenza
D.Lgs. 81/08
ogiva rossa
ogiva grigia
COPERTA ANTIFIAMMA
Le coperte antifiamma di materiale ignifugo vengono usate
per soffocare le fiamme; sono particolarmente indicate per
lo spegnimento di incendi sulle persone
1 Prelevare
Prelevare l’estintore
l’estintore dal
GLI ESTINTORI DEVONO ESSERE
dal supporto
supporto
5 Premere la levetta 6
situata sull’
impugnatura dirigendo Durante l’erogazione
il getto di materiale muovere l’estintore
estinguente alla base leggermente a
delle fiamme ventaglio
Prevenzione incendi e gestione dell’emergenza
D.Lgs. 81/08
PIANO DI EMERGENZA
incendio;
attentato o minaccia di bomba
aggressione a dipendenti;
mancanza di energia elettrica
allagamenti, inondazioni e danni da acqua in genere;
terremoti
infortunio
Per queste evenienze il Piano si propone di:
ridurre i pericoli alle persone;
prestare soccorso alle persone colpite;
evacuare le persone che potrebbero riportare danni;
circoscrivere e contenere l'evento.
Prevenzione incendi e gestione dell’emergenza
D.Lgs. 81/08
Piantina della localizzazione delle attrezzature di
difesa e delle vie di esodo
Percorsi di esodo
Indicazioni di uscita
Uscita di sicurezza
Pulsante allarme
Estintore
Idrante
Infermeria
Ingombro
Prevenzione incendi e gestione dell’emergenza
D.Lgs. 81/08
Campo di applicazione
Definizioni
Lavoratore Esposto
Lavoro al videoterminale per almeno
20 settimanali
Uso di attrezzature munite di videoterminale
D.Lgs. 81/08
Disturbi Visivi
Valutazione dei rischi
Disturbi Osteomuscolari
• Informazione e Formazione
• Consultazione e Partecipazione
• Adeguamento alle norme
• Caratteristiche tecniche
Prescrizioni Minime
regolabile ( altezza, inclinabile)
Schermo contrasto ottimale e assenza riflessi
esente da sfarfallamento
inclinabile
Tastiera opaca antiriflesso
caratteri ben contrastati sui tasti
Poggiapiedi consigliato
Uso di attrezzature munite di videoterminale
D.Lgs. 81/08
Illuminazione
finestra finestra
Illuminazione artificiale
Illuminazione artificiale
Uso di attrezzature munite di videoterminale
D.Lgs. 81/08
50
cd/m 2
300
20 lux
cd/m 2
70 cd/m 2
2
10000 cd/m2
2
10000 cd/m
2
8000 cd/m
2
1500 cd/m
2
2000 cd/m
400 lux
340 lux
D.Lgs. 81/08
REQUISITI DI SICUREZZA
In generale .......
Protezione degli organi lavoratori e delle
zone di operazione delle macchine
?
Sicurezza macchine e attrezzature
D.Lgs. 81/08
Sicurezza macchine e attrezzature
D.Lgs. 81/08
“DIRETTIVA MACCHINE”
protezione fissa
Doppio pulsante
Gli organi di azionamento devono essere
manovrabili solo in modo intenzionale
Protezione pedale
• Maschi adulti 25 Kg
• femmine adulte 20 Kg
• maschi adolescenti 20 Kg
• femmine adolescenti 15 Kg
3 Kg
Movimentazione manuale dei carichi
D.Lgs. 81/08
Colonna vertebrale
vertebra
Disco intervertebrale
vertebra
Movimentazione manuale dei carichi
D.Lgs. 81/08
Artrosi
ernia
Movimentazione manuale dei carichi
D.Lgs. 81/08
nervo nervo
SCIATALGIA
SCIATALGIA
DISTURBI
DISTURBI DEGLI
DEGLI ARTI
ARTI SUPERIORI:
SUPERIORI:
DISTURBI MUSCOLARI - DISTURBI ARTICOLARI
A
A livello
livello della
della spalla,
spalla, del
del gomito
gomito ee del
del polso
polso
Sindrome
Sindrome del
del tunnel
tunnel carpale
carpale
tendiniti
tendiniti
Periartrite
Periartrite
Scapolo-omerale
Scapolo-omerale
epicondilite
epicondilite
Movimentazione manuale dei carichi
D.Lgs. 81/08
Impiegati 34%
Fattorini 44%
Lavoratori edili 50-60%
CARATTERISTICHE
CARATTERISTICHE DEL DEL CARICO:
CARICO:
Se
Se èè troppo
troppo pesante
pesante (superiore
(superiore ai
ai limiti
limiti previsti
previsti per
per legge)
legge)
Se
Se èè ingombrante
ingombrante oo difficile
difficile da
da afferrare
afferrare
Se
Se èè inin equilibrio
equilibrio instabile
instabile
Se
Se ilil contenuto
contenuto rischia
rischia di
di spostarsi
spostarsi
Se
Se èè posizionato
posizionato lontano
lontano dal
dal tronco
tronco
SFORZO
SFORZO FISICO
FISICO RICHIESTO:
RICHIESTO:
Se
Se èè eccessivo
eccessivo
Se
Se può
può essere
essere effettuato
effettuato solosolo con
con la
la torsione
torsione del
del tronco
tronco
Se
Se èè compiuto
compiuto con
con ilil corpo
corpo in
in posizione
posizione instabile
instabile
Se
Se può
può comportare
comportare un un movimento
movimento brusco
brusco del
del corpo
corpo
Movimentazione manuale dei carichi
D.Lgs. 81/08
CARATTERISTICHE
CARATTERISTICHE DELL’AMBIENTE
DELL’AMBIENTE DI DI LAVORO:
LAVORO:
Se
Se lo
lo spazio
spazio libero
libero èè insufficiente
insufficiente
Se
Se ilil pavimento
pavimento presenta
presenta rischi
rischi di
di inciampo
inciampo oo didi scivolamento
scivolamento
Se
Se la
la manipolazione
manipolazione deldel carico
carico avviene
avviene aa livelli
livelli diversi
diversi
Se
Se ilil pavimento
pavimento oo ilil punto
punto di
di appoggio
appoggio sono
sono instabili
instabili
Se
Se temperatura,
temperatura, umidità
umidità ee circolazione
circolazione dell’aria
dell’aria sono
sono inadeguate
inadeguate
ESIGENZE
ESIGENZE CONNESSE
CONNESSE CON CON L’ATTIVITA’:
L’ATTIVITA’:
Sforzi
Sforzi fisici
fisici per
per la
la colonna
colonna dorso
dorso lombare
lombare troppo
troppo frequenti
frequenti
Insufficiente
Insufficiente periodo
periodo didi riposo
riposo fisiologico
fisiologico oo di
di recupero
recupero
Distanze
Distanze troppo
troppo grandi
grandi didi sollevamento,
sollevamento, abbassamento
abbassamento oo trasporto
trasporto
Pavimento
Pavimento oo punto
punto di
di appoggio
appoggio instabili
instabili
Ritmi
Ritmi imposti
imposti da
da processi
processi non
non controllabili
controllabili dal
dal lavoratore
lavoratore
Movimentazione manuale dei carichi
D.Lgs. 81/08
Inidoneità fisica
Inidoneità fisica per
per compiti
compiti di
di sollevamento
sollevamento
manuale
manuale dei
dei carichi
carichi
Indumenti,
Indumenti, calzature
calzature ed
ed altri
altri capi
capi di
di
abbigliamento
abbigliamento inadeguati
inadeguati
Insufficienza
Insufficienza delle
delle conoscenze
conoscenze ee della
della formazione
formazione
Movimentazione manuale dei carichi
D.Lgs. 81/08
A) Costante di peso:
B
Esempio per altezza cm 50 = 0,92
Movimentazione manuale dei carichi
D.Lgs. 81/08
20 (A) x 0,92 (B) x 0,93 (C) x 0,83 (D) x 1,00 (E) x 1,00 (F) x 0,88 (G)=
12,50 KG
SORVEGLIANZA SANITARIA
LA PREVENZIONE POSSIBILE
FORMAZIONE E INFORMAZIONE
FORNITURA DI AUSILI