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Rischio cadute

dall’alto

 La causa principale dei


decessi sui cantieri
avviene
per cadute dall’ alto
che si verifica
principalmente per la
mancanza, l’errato
montaggio o lo
smontaggio di alcune
parti dei dispositivi di
protezione collettivi o
per il mancato utilizzo
dei dispositivi di
protezione
individuale (D.P.I.)
cinture o imbracature di
sicurezza
LAVORI IN QUOTA
D.LGS. 81/08

Si intende per lavoro in quota:


attività lavorativa che espone il
lavoratore al rischio
di caduta da una quota posta ad
altezza superiore a
2 m rispetto ad un piano stabile
Priorità delle misure di protezione collettiva rispetto alle
misure di protezione individuale

Apprestamenti

Le opere
provvisionali "opera provvisionale"
necessarie ai fini della ogni manufatto che venga
tutela della salute e realizzato in un cantiere a
della servizio dei lavori da
sicurezza dei effettuare, siano essi limitati
lavoratori in ad una o più fasi delle
cantiere. operazioni costruttive, siano
da riferirsi a tutta l'attività del
cantiere e sino allo smobilizzo
dello stesso
ASSENZA DI PROTEZIONI CONTRO LE
CADUTE DALL’ALTO
Art. 122 - D.Lgs. 81/08 - Ponteggi
ed opere provvisionali
1. Nei lavori che sono eseguiti
ad un'altezza superiore ai m 2,
devono essere adottate,
seguendo lo sviluppo dei lavori
stessi, adeguate impalcature o
ponteggi o idonee opere
provvisionali o comunque
precauzioni atte ad eliminare i
Responsabilità:
pericoli di caduta di persone e 1. Il datore di lavoro e il dirigente sono
di cose conformemente al puniti con l'arresto fino a 6 mesi o con
punto 2 dell'allegato XVIII l'ammenda da 2.500 a 6.400 euro per la
violazione degli articoli 122…

Art. 126 - D.Lgs. 81/08 – Parapetti

1. Gli impalcati e ponti di servizio, le


passerelle, le andatoie, che siano
posti ad un'altezza maggiore di 2 metri,
devono essere provvisti su tutti i lati
verso il vuoto di robusto parapetto e
in buono stato di conservazione.
ASSENZA DI
PROTEZIONI CONTRO LE
CADUTE DALL’ALTO

Art. 146 - D.Lgs. 81/08 - Difesa delle


aperture

1. Le aperture lasciate nei solai o nelle


piattaforme di lavoro devono essere
circondate da normale parapetto e da
tavola fermapiede oppure devono
essere coperte con tavolato
solidamente fissato e di resistenza non
inferiore a quella del piano di calpestio
dei ponti di servizio

ASSENZA DI
PROTEZIONI CONTRO LE
CADUTE DALL’ALTO
Art. 147 - D.Lgs. 81/08 - Scale
in muratura

1. Lungo le rampe ed i
pianerottoli delle scale fisse in
costruzione, fino alla
posa in opera delle ringhiere,
devono essere tenuti parapetti
normali con tavole fermapiede
fissati rigidamente a strutture
resistenti.
Responsabilità:
1. Il datore di lavoro e il dirigente sono puniti
con l'arresto da 2 a 4 mesi o con l'ammenda da
1.000 a 4.800 € per la violazione dell’art.147
NON IDONEITA’ DELLE
PROTEZIONI CONTRO
LE CADUTE DALL’ALTO

Art. 112 - D.Lgs. 81/08 -


Idoneità delle opere
provvisionali

1. Le opere provvisionali
devono essere allestite con
buon materiale ed a regola
d'arte, proporzionate ed
idonee allo scopo; esse
Responsabilità:
devono essere conservate in
1. Il datore di lavoro e il dirigente
efficienza per la intera durata sono puniti con l'arresto da 2 a 4 mesi
del lavoro o con l'ammenda da 1.000 a 4.800 €
per la violazione degli articoli … 112

NON IDONEITA’
DELLE
PROTEZIONI
CONTRO
LE CADUTE
DALL’ALTO
IDONEITA’ ?

IDONEITA’ ? ?
IDONEITA’ ? ?

CHI CADRA’ PER PRIMO ?


CHI CADRA’ PER PRIMO ?
CONCETTI FONDAMENTALI DI SICUREZZA E IGIENE
INDUSTRIALE

PERICOLO (HAZARD): proprietà o qualità intrinseca di un determinato


fattore o agente avente il potenziale di causare danni;

RISCHIO (RISK): probabilità di raggiungimento del livello potenziale di


danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato
fattore o agente oppure alla loro combinazione

Per cercare di definire questi concetti in termini più facilmente


comprensibili:

Il PERICOLO è una proprietà, o una qualità, o una modalità dannosa


propria di una macchina, di una attrezzatura di lavoro, di una sostanza, di
una mansione lavorativa o dell’ambiente in cui si opera

Il RISCHIO (per l’uomo o per l’ambiente) è la situazione che si manifesta


quando vi è contemporanea presenza di un pericolo e di qualcuno (uomo)
o qualcosa (bene patrimoniale o ambiente naturale) esposto a esso.

Il concetto di RISCHIO riguarda quindi la probabilità che sia raggiunto il


limite potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione
ad un determinato fattore o agente.

Non è il PERICOLO in quanto tale che può provocare un danno ai


lavoratori, al patrimonio o all’ambiente, ma l’esposizione al pericolo, cioè il
RISCHIO.
Il rischio può essere espresso dalla semplice formula:

Rischio = Pericolo x Magnitudo

Il rischio quindi è dato dal prodotto tra la pericolosità (la probabilità che
un evento si verifichi in un determinato spazio/tempo) e la magnitudo,
cioè la gravità del potenziale danno.

Classi di rischio:

1 = remoto
2-3 = improbabile
4-8 = probabile
9-16 = altamente probabile

N.B. Il rischio ZERO non esiste


Per questa determinazione quantitativa vengono comunemente utilzzate
matrici 4 X 4 oppure 4 X 5 oppure 5 X 5.

La legislazione italiana con il D.Lgs. 81/2008 garantisce la tutela


dei lavoratori in materia di salute e sicurezza negli ambienti lavorativi,
sancendo l’obbligo per il datore di lavoro di effettuare l’analisi dei rischi
di natura chimica, fisica e biologica associati alle mansioni lavorative, alle
macchine, alle attrezzature e alle sostanze utilizzate o comunque presenti
nell’ambiente di lavoro e di attuare prioritariamente misure di
prevenzione eliminando (o comunque riducendo al minimo possibile) i
rischi connessi con l’attività lavorativa (ovvero minimizzando la presenza di
pericoli e/o l’esposizione dei lavoratori) ed attuando secondariamente le
necessarie misure di protezione (collettive e individuali) contro gli
ineliminabili rischi residui; al datore di lavoro spetta anche la
predisposizione di tutte le misure di emergenza.
D.Lgs. 81/08

Dispositivi di Protezione Individuale

“DPI”

Tecnico della Prevenzione Dott. Sergio Biagini


Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
D.Lgs. 81/08

DEFINIZIONE di DPI

Per DPI si intende qualsiasi attrezzatura destinata ad essere


indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo
contro uno o più rischi suscettibili di minacciare la sicurezza o
la salute durante il lavoro.

E’ quindi indispensabile che le attrezzature in oggetto abbiano


una funzione specifica in materia della protezione della salute e
della sicurezza del lavoratore .
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
D.Lgs. 81/08

DPI devono essere impiegati quando i rischi


non possono essere evitati o ridotti da:

MEZZI MISURE TECNICHE


di protezione collettiva di prevenzione

MISURE, METODI o PROCEDIMENTI


di ORGANIZZAZIONE del lavoro
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
D.Lgs. 81/08

Norme di carattere generale

D.L.gs 81/08 Titolo III capo II e Allegato VIII


Uso dei dispositivi di protezione individuale
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
D.Lgs. 81/08

Norme specifiche

D.M. 475/92
Certificazione e classificazione (I, II e III) dei
Dispositivi di Protezione Individuale e marcatura

D.M. 2 Maggio 2001

Criteri per l’individuazione e l’uso dei D.P.I.


Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
D.Lgs. 81/08

Obbligo per il datore di lavoro di fornire ai


lavoratori D.P.I. idonei rispetto ai rischi
specifici cui sono esposti

Obbligo per il datore di lavoro di informare


lavoratori sui rischi dai quali i D.P.I. lo
proteggono e attivare adeguate iniziative di
formazione sulle caratteristiche dei D.P.I.
prescelti.

Obbligo per il datore di lavoro di


sottoporre i lavoratori che devono utilizzare
i D.P.I. a specifico addestramento
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
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Obbligo per i lavoratori di indossare e conservare


correttamente i D.P.I. loro forniti, non apporre
modifiche di propria iniziativa e di segnalare al
datore di lavoro la loro eventuale inadeguatezza o
mancanza

Obbligo per i dirigenti ed i preposti vigilare


affinché i D.P.I. vengano utilizzati correttamente
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
D.Lgs. 81/08

I DPI sono obbligatori quando il rischio non può


essere evitato o comunque sufficientemente ridotto

I D.P.I. non possono costituire sola difesa dai rischi


presenti sul posto di lavoro ma rappresentano uno dei
diversi mezzi e sistemi per la riduzione del rischio

L’uso dei D.P.I. non può essere imposto per la durata


di tutto il turno lavorativo se questo può introdurre
rischi più gravi.
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
D.Lgs. 81/08

I D.P.I. vengono scelti dal datore di lavoro in


collaborazione con il Responsabile del SPP e con il
Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza
sentito il parere del Medico Competente.

I D.P.I. prescelti devono comunque


rappresentare il meglio disponibile sul mercato
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
D.Lgs. 81/08

UN DPI
UN DPI PUO
PUO’ ESSERE CONSIDERATO
’ ESSERE CONSIDERATO IDONEO
IDONEO QUANDO
QUANDO
SODDISFA LE
SODDISFA LE SEGUENTI
SEGUENTI CONDIZIONI
CONDIZIONI::

EE’ CONFORTEVOLE
’ CONFORTEVOLE IN DOTAZIONE
IN DOTAZIONE
RISPETTO ALL
RISPETTO ALL’USO
’USO SUFFICIENTE
SUFFICIENTE

PERSONALIZZATO
PERSONALIZZATO APPROPRIATO RISPETTO
APPROPRIATO RISPETTO EFFICACE RISPETTO
EFFICACE RISPETTO
PIU’ POSSIBILE
PIU’ POSSIBILE ALLA MANSIONE
ALLA MANSIONE SVOLTA
SVOLTA AL RISCHIO
AL RISCHIO
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
D.Lgs. 81/08

D.M. 475/92

MARCATURA
Tutti i D.P.I. commercializzati dal 1° Luglio
1995 devono essere marcati e devono essere
accompagnati dalla documentazione con le
istruzioni di uso e manutenzione
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
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Indumenti di protezione
SISTEMA di IDENTIFICAZIONE delle CARATTERISTICHE degli
indumenti di Protezione dal RISCHIO CHIMICO secondo le normative
tecniche UNI - EN

Pittogramma che identifica


il tipo di protezione offerta da un
indumento di protezione
del corpo
Numeri indicanti il livello
di prestazione
EN 464 EN 1149 offerta dall’indumento
di protezione
Permeabilita’
RISCHIO CHIMICO ANTISTATICO 1 equivale al requisito
Penetrazione minimo
6 equivale al requisito
EN 343 EN 388 massimo

IMPERMEABILE RESISTENZA
ALL’
ALL’ACQUA MECCANICA
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MATERIALI PIU’ IMPIEGATI PER LA PRODUZIONE


DI INDUMENTI DI PROTEZIONE PER IL RISCHIO
COTONE
COTONE CHIMICO
POLIPROPILENE
POLIPROPILENE
TESSUTO
TESSUTO MISTO
MISTO
COTONE
COTONE ** FIBRE
FIBRE SINTETICHE
SINTETICHE

POLIESTERE
POLIESTERE
POLIESTERE
POLIESTERE CON
CON RIVESTIMENTO
RIVESTIMENTO IN
IN PVC
PVC

NEOPRENE
NEOPRENE
TYVEK
TYVEK

TYVEK
TYVEK ++ POLIMERO
POLIMERO
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
D.Lgs. 81/08

INDUMENTO
INDUMENTO
PROTETTIVO
PROTETTIVO
PER
PER RISCHIO
RISCHIO
CHIMICO
CHIMICO
DI
DI III
III CATEGORIA
CATEGORIA
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
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PROTEZIONE DELLE MANI


SISTEMA di IDENTIFICAZIONE delle CARATTERISTICHE di
protezione dei guanti secondo le normative tecniche UNI - EN

Pittogramma che identifica


il tipo di protezione offerta daI
guanti di protezione delle mani
Numeri indicanti la classe
Relativa alla prestazione
Offerta dai guanti
EN 374-
374-3 EN 407
1 equivale al requisito
minimo
RISCHIO CHIMICO RESIS. AL CALORE 6 equivale al requisito
massimo

EN 374 EN 388

RISCHIO BIOLOGICO RESISTENZA


MECCANICA
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
D.Lgs. 81/08
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
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PROTEZIONE DEI PIEDI


NORME EUROPEE
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
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CALZATURA TIPO S3

PUNTALE DI IMPERMEABILE
ACCIAIO

RESISTENTE RESISTENTE
AGLI OLII AGLI
IDROCARBURI
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
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APPARECCHI DI PROTEZIONE DELLE VIE


RESPIRATORIE

Si utilizzano per proteggere le vie respiratorie,


dalle sostanze chimiche presenti sotto forma di
gas, vapori, polveri , nebbie ed areosol.
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
D.Lgs. 81/08
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
D.Lgs. 81/08
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
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In funzione delle diverse caratteristiche tecniche e


costruttive possono essere individuate
tre categorie di filtri:
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
D.Lgs. 81/08

COME SI LEGGE L’ETICHETTA DEI FACCIALI FILTRANTI

Numero di fabbrica
Numero certificazione
CE
Marchio CE
NOME
NOME PRODUTTORE
PRODUTTORE

8825
930121
EN 149
Normativa tecnica FFP3SL Classificazione
Di riferimento
d’impiego
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
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Protezione dell’udito
L’adozione di otoprotettori (cuffie e inserti auricolari)
deriva dai livelli di esposizione giornaliera personale
valutati ai sensi del D.Lgs. 81/08
(LEX,8h e LEX,w maggiore di 80 dBA)
e in occasione dell’uso di macchinari particolarmente
rumorosi anche per un tempo limitato
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
D.Lgs. 81/08

Protezione degli occhi e del volto

Per le mansioni espongono gli occhi e il volto dell’operatore a:


- rischio chimico: getti o spruzzi o vapori di sostanze corrosive
o irritanti;
- rischio biologico: getti o spruzzi di liquidi biologici;
- rischio infortunio collegato alla proiezione di corpi
contundenti (schegge, scintille, trucioli, polvere, ecc.), o
esposizione a calore, radiazioni, ecc.

Per queste attività devono essere indossati occhiali, visiere o


schermi adeguati.
Dispositivi di Protezione Individuali - DPI
D.Lgs. 81/08

Protezione del capo


La protezione del capo è necessaria ogni volta che ci sia
rischio di urti o di caduta di materiali dall’alto.

I dispositivi per la protezione del capo del possono


essere integrati con cuffie, visiere etc. per la
protezione da rischi multipli.

I dispositivi per la protezione del capo sono realizzati in modo da


assorbire l'energia d’urto, il danno parziale può non essere
immediatamente visibile, quindi, qualsiasi protettore sottoposto a un
grave urto deve essere sostituito.
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I FATTORI DI RISCHIO

Dott. Sergio Biagini Tecnico della Prevenzione


Fattori di rischio
D.Lgs. 81/08

Identificazione delle principali tipologie di


fattori di rischio
RISCHI PER LA SICUREZZA DEI LAVORATORI

ZONE, SPAZI E PERCORSI DI TRANSITO, SCALE FISSE


ZONE, SPAZI E LUOGHI DI LAVORO E DI RIPOSO

MACCHINARI E ATTREZZATURE
ATTREZZI E UTENSILI MANUALI

MOVIMENTAZIONE MANUALE DI CARICHI


IMMAGAZZINAMENTO
Identificazione delle principali tipologie di
fattori di rischio
RISCHI PER LA SICUREZZA DEI LAVORATORI

IMPIANTI ELETTRICI E TERMICI


APPARECCHI A PRESSIONE
RETI E APPARECCHI DISTRIBUZIONE GAS

MEZZI DI TRASPORTO

APPARECCHI E/O MEZZI DI SOLLEVAMENTO

RISCHIO DI INCENDIO ED ESPLOSIONE


RISCHIO PER LA PRESENZA DI ESPLOSIVI
Identificazione delle principali tipologie di
fattori di rischio

RISCHI PER LA SALUTE DEI LAVORATORI

ESPOSIZIONE AD AGENTI CHIMICI


ESPOSIZIONE AD AGENTI CANCEROGENI

ESPOSIZIONE AD AGENTI BIOLOGICI

ESPOSIZIONE A RUMORE
ESPOSIZIONE A VIBRAZIONI

MICROCLIMA E MACROCLIMA
Identificazione delle principali tipologie di
fattori di rischio

RISCHI PER LA SALUTE DEI LAVORATORI

ESPOSIZIONE A RADIAZIONI IONIZZANTI


ESPOSIZIONE A RADIAZIONI NON IONIZZANTI

ILLUMINAZIONE

CARICO DI LAVORO FISICO


CARICO DI LAVORO MENTALE

LAVORO AI VIDEO TERMINALI


Identificazione delle principali tipologie di
fattori di rischio

ASPETTI ORGANIZZATIVI E GESTIONALI

ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO


COMPITI, FUNZIONI E RESPONSABILITA'
ANALISI, PIANIFICAZIONE E CONTROLLO

INFORMAZIONE
FORMAZIONE E ADDESTRAMENTO
PARTECIPAZIONE

NORME E PROCEDIMENTI DI LAVORO


Identificazione delle principali tipologie di
fattori di rischio

ASPETTI ORGANIZZATIVI E GESTIONALI

MANUTENZIONE, VERIFICHE E COLLAUDI

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

EMERGENZA, PRONTO SOCCORSO


SORVEGLIANZA SANITARIA
LUOGHI DI LAVORO

si intendono per luoghi di lavoro:


a) i luoghi destinati a ospitare posti di lavoro, ubicati
all'interno dell'azienda o dell'unita' produttiva,
nonché ogni altro luogo di pertinenza dell'azienda o
dell'unità produttiva accessibile al lavoratore
nell'ambito del proprio lavoro;
b) i campi, i boschi e altri terreni facenti parte di
un'azienda agricola o forestale.
ATTREZZATURE DI LAVORO

Per attrezzatura da lavoro si intende qualsiasi


macchina, apparecchio, utensile, strumento od
impianto destinato ad essere usato durante il lavoro

Gli infortuni che si possono verificare sono dovuti a:

Intrappolamento e/o lo schiacciamento di parti del corpo

Ferite con parti taglienti o pungenti

Ustioni da contatto con parti calde


Sicurezza impianti elettrici
L’energia elettrica è indispensabile per il funzionamento della quasi
totalità delle attrezzature da lavoro utilizzate, Il mancato rispetto
delle norme di sicurezza riguardanti gli impianti elettrici oppure l'uso
scorretto delle apparecchiature a questi collegate possono essere
fonte di pericolo da elettricità per gli operatori

Gli effetti sul corpo umano possono essere i seguenti:

Arresto della respirazione Tetanizzazione


Ustioni Fibrillazione ventricolare
e arresto cardiaco
APPARECCHI E/O MEZZI DI SOLLEVAMENTO

Prescrizioni supplementari applicabili alle attrezzature di lavoro specifiche


Attrezzature di lavoro mobili, semoventi o non semoventi
Attrezzature adibite al sollevamento di carichi
Movimentazione manuale dei carichi

Lavori faticosi che comportano:


movimentazione manuale di carichi
esecuzione di gesti ripetitivi per tempi
prolungati
mantenimento protratto di posture
fisse spesso incongrue

rischio di infortunio al rachide dorso-lombare


e danni ad altri segmenti dell'apparato locomotore come ad
esempio patologie del tratto cervicale e degli arti superiori
o ancora per altri apparati come per esempio quello
cardiovascolare
AGENTI CHIMICI

Numerose sono le sostanze chimiche utilizzate nelle


attività lavorative; queste, in base al loro impiego e
utilizzo, possono rappresentare un rischio per la
salute degli operatori

I rischi connessi all’uso di sostanze pericolose


dipendono dalla natura della singola sostanza, dalla sua
concentrazione e dal tempo di esposizione
Rischio Biologico

Il D.Lgs. 81/08 prende in considerazione la protezione


dei lavoratori in tutte le attività che possono
comportare rischio d'esposizione ad agenti biologici, sia
quelle con uso deliberato di microrganismi che quelle
con rischio potenziale d'esposizione
Rischio rumore

L'esposizione al rumore dei lavoratori rappresenta


certamente uno dei rischi più diffusi del mondo
moderno industrializzato la cui entità è variabile a
seconda della tipologia produttiva, dei reparti e
delle mansioni
INCENDIO E ESPLOSIONE

Ai fini della valutazione del rischio incendio il Datore di Lavoro


classifica l’ambiente di lavoro in una delle seguenti categorie:
-Livello di Rischio elevato
-Livello di Rischio medio
-Livello di rischio basso
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE (DPI)

Cosa sono i DPI

i dispositivi di protezione individuale comprendono qualsiasi


attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal
lavoratore, allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi
suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro

Quando si usano i DPI


L’uso dei dpi è necessario solo dopo aver valutato ed
attuato tutte le possibili forme di protezione collettiva

Regole generali d’uso, conservazione e manutenzione dei DPI


rispettare le indicazioni del fabbricante
Tutela della maternità e della paternità

La nostra Azienda a tale scopo ha redatto un apposito


regolamento adottato con delibera n. 701 del luglio 2004 con
la finalità di regolare in modo certo la tutela della sicurezza
e salute delle lavoratrici gestanti e puerpere o in periodo
di allattamento fino a 7 mesi dopo il parto.

La tutela della maternità comprende il periodo di gravidanza,


puerperio e allattamento (fino al 7° mese del bambino) della
lavoratrice e il periodo embrionale, fetale e i primi anni di
vita (fino al 3° anno) del bambino.
S.F.S. Scuola per la Formazione e Sicurezza in Edilizia della
provincia di Massa Carrara - Ing. Antonio Giorgini

CADUTE DALL’ALTO
• CADUTE DALL’ALTO DA STRUTTURE EDILI

• CADUTE DALL’ALTO DA OPERE PROVVISIONALI

• CADUTE DALL’ALTO PER APERTURE NEL VUOTO

• CADUTE DALL’ALTO PER CEDIMENTI O CROLLI DEL


TAVOLATO

• CADUTE DALL’ALTO IN SCAVI, DA RAMPE DI ACCESSO,


ANDATOIE E PASSERELLE, DA VIOTTOLI E DA SCALE CON
GRADINI RICAVATI NEL TERRENO O NELLA ROCCIA
S.F.S. Scuola per la Formazione e Sicurezza in Edilizia della
provincia di Massa Carrara - Ing. Antonio Giorgini

CADUTE DALL’ALTO DA STRUTTURE EDILI


RIFERIMENTO NORMATIVO Aperture parapettate regolarmente
Difesa delle aperture (art.68 - DPR
164/56)
Le aperture nei muri prospicenti il vuoto
o vani che abbiano una profondità
superiore a m 0.50 devono essere munite
di normale parapetto e tavole fermapiede, A. Protezione perimetrale con parapetto a norma
oppure essere convenientemente sbarrate B. Protezione con parapetto a norma
in modo da impedire la caduta di persone.
Parapetto completi lungo vano scale e
COMMENTO: Il legislatore prescrive, aperture
per il settore delle costruzioni, che tutte le
aperture verso il vuoto, salti, discontinuità
verticali presenti nelle strutture, superiori
a 50 cm. debbano essere dotati di
protezione a norma (regolare parapetto).
C. Protezione con parapetto a norma
D. Protezione perimetrale con parapetto a norma
S.F.S. Scuola per la Formazione e Sicurezza in Edilizia della
provincia di Massa Carrara - Ing. Antonio Giorgini

CADUTE DALL'ALTO DA OPERE PROVVISIONALI

RIFERIMENTO NORMATIVO
Ponteggi e opere provvisionali - (art 16, DPR 164)
Nei lavori che sono eseguiti ad altezza superiore ai metri 2, devono essere adottate, seguendo lo
sviluppo dei lavori stessi, adeguate impalcature o ponteggi od idonee opere provvisionali o
comunque precauzioni atte ad eliminare i pericoli di caduta di persone e di cose.
Parapetti (art.24 - DPR 164/56)
Gli impalcati e ponti di servizio, le passerelle, le andatoie, che siano posti ad un'altezza maggiore
di 2 metri, devono essere provvisti su tutti i lati verso il vuoto di robusto parapetto costituito da
uno o più correnti paralleli all’intavolato, il cui margine superiore sia posto a non meno di m.1
dal piano di calpestio, e di tavola fermapiede alta non meno di 20 centimetri, messa di costa e
aderente al tavolato.
Correnti e tavola fermapiede non devono lasciare una luce, in senso verticale, maggiore di 60
centimetri.
Sia i correnti che la tavola fermapiede devono essere applicati dalla parte interna dei montanti.

COMMENTO: Il legislatore prescrive, per il settore delle costruzioni, che tutte le opere
provvisionali contro le cadute dall'alto, come andatoie, passerelle, ponte su cavalletti, ponte su
ruote, ponteggi, ecc. debbano essere dotate di parapetto a norma quando l'altezza dell'intavolato
(piano di calpestio) supera i 2 m. di altezza; il legislatore definisce inoltre le caratteristiche
minime del parapetto per evitare cadute nel vuoto da parte di lavoratori.
S.F.S. Scuola per la Formazione e Sicurezza in Edilizia della
provincia di Massa Carrara - Ing. Antonio Giorgini

CADUTE DALL'ALTO DA OPERE PROVVISIONALI

Allestimento parapetti a norma come da schemi 1 e 2.

A. Parapetto a norma
(Schema 1)

B. Parapetto a norma
(Schema 2)

Opere provvisionali dotate di parapetto a norma

C. Parapetto a norma

D. Parapetto a norma
S.F.S. Scuola per la Formazione e Sicurezza in Edilizia della
provincia di Massa Carrara - Ing. Antonio Giorgini

CADUTE DALL’ALTO PER APERTURE NEL VUOTO

RIFERIMENTI NORMATIVI
Difesa delle aperture – (art. 68 – DPR 164/56)
Le aperture lasciate nei solai o nelle piattaforme di lavoro devono essere circondate da
normale parapetto e da tavola fermapiede oppure devono essere coperte con tavolato
solidamente fissato e di resistenza non inferiore a quella del piano di calpestio dei
ponti di servizio.

Intavolati – (art.23 - DPR 164/56)


Le tavole devono essere assicurate contro gli spostamenti e ben accostate tra loro e
all’opera in costruzione; è tuttavia consentito un distacco dalla muratura non superiore
a 20 centimetri soltanto per la esecuzione di lavori in finitura. Le tavole esterne
devono essere a contatto dei montanti.

COMMENTO: Il legislatore prescrive, per il settore delle costruzioni, che non debbano esistere
aperture orizzontali nei luoghi di lavoro, pertanto tali aperture dovranno essere coperte con
tavolato solidamente fissato. Comunque per certe lavorazioni di finitura-manutenzione, vengono
permesse aperture orizzontali fra tavole del ponteggio e costruzione purchè non superiori a 20cm.
S.F.S. Scuola per la Formazione e Sicurezza in Edilizia della
provincia di Massa Carrara - Ing. Antonio Giorgini

CADUTE DALL’ALTO PER APERTURE NEL VUOTO

Aperture dotate di regolare parapetto a norma.

A. Regolare Parapetto a
norma

B. Regolare Parapetto a
norma

Aperture dotate di intavolato solidamente fissato

C. Intavolato
solidamente fissato

D. Intavolato
solidamente fissato
S.F.S. Scuola per la Formazione e Sicurezza in Edilizia della
provincia di Massa Carrara - Ing. Antonio Giorgini

CADUTE DALL’ALTO PER APERTURE NEL VUOTO

Quando l’opera provvisionale non è in aderenza o anticipa


l’elevazione della struttura , deve essere dotata di parapetto anche
nel lato interno

E. Ponteggio con doppio parapetto F. Ponteggio con doppio parapetto


S.F.S. Scuola per la Formazione e Sicurezza in Edilizia della
provincia di Massa Carrara - Ing. Antonio Giorgini
CADUTE DALL’ALTO PER CEDIMENTI O CROLLI DEL
TAVOLATO
RIFERIMENTI NORMATIVI
Intavolati – (art.23 - DPR 164/56)
Le tavole costituenti il piano di calpestio di ponti, passerelle, andatoie ed impalcati di servizio devono avere le fibre con
andamento parallelo all’asse, spessore adeguato al carico da sopportare ed in ogni caso non minore di 4 centimetri e
larghezza non minore di 20 centimetri. Le tavole stesse non devono avere nodi passanti che riducano più del dieci per
cento la sezione di resistenza. Le tavole non devono presentare parti a sbalzo e devono poggiare sempre su quattro
traversi; le loro estremità devono essere sovrapposte, in corrispondenza sempre di un traverso, per non meno di 40
centimetri.

art. 2 - D.M. 2 settembre 1968


In deroga al DPR 164/56 art.22, 23, è ammessa una distanza fra i traversi consecutivi superiori a m. 1.20 purchè:
a) tale distanza non sia superiore a m.1,80;
b) il modulo di resistenza degli elementi dell’impalcato relativo sia superiore a 1,5 volte quello risultante dall’impiego di
tavole poggianti su traversi disposte ad una distanza reciproca di m.1.20 ed aventi spessore e larghezza di cm.4 e cm. 20.
Tale maggior modulo di resistenze può essere ottenuto mediantew impiego, sia di elementi di impalcati di dimensioni
idonee, quali tavole di spessore e di larghezza rispettivamente non minori di cm. 4 x cm. 30 ovvero di cm.5 x cm. 20.

COMMENTO: Le tavole da intavolato aventi 5 cm. di spessore devono avere una larghezza minima di 20 cm., per le
tavole di 4cm. di spessore la larghezza minima deve essere di 30 cm.
A sostituzione dell’intavolato in legno, vanno comunque bene le passerelle metalliche autorizzate dal fabbricante dotate
degli appositi perni di fermo.
Le tavole che costituiscono l’impalcato devono essere fissate in modo che non possano scivolare sui traversi metallici.
S.F.S. Scuola per la Formazione e Sicurezza in Edilizia della
provincia di Massa Carrara - Ing. Antonio Giorgini
CADUTE DALL’ALTO PER CEDIMENTI O CROLLI DEL
TAVOLATO
Utilizzo di tavole da intavolato appropriate: almeno cm.(4x30) o (5x20), con intavolato continuo

4x30 o 5x20 A. Tavole appropriate

B. Intavolato continuo

Utilizzo di passerelle metalliche autorizzate dal costruttore provviste di apposito fermo.

C. Passerelle con
fermo

D. Impalcato con
tavole metalliche
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provincia di Massa Carrara - Ing. Antonio Giorgini
CADUTE DALL’ALTO PER CEDIMENTI O CROLLI DEL
TAVOLATO
Posizionare le tavole in numero sufficiente e ben sovrapposte e accostate

E. Tavole ben sovrapposte F. Tavole ben accostate


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provincia di Massa Carrara - Ing. Antonio Giorgini
CADUTE DALL’ALTO IN SCAVI, DA RAMPE DI ACCESSO,
ANDATOIE E PASSERELLE, DA VIOTTOLI E DA SCALE CON
GRADINI RICAVATI NEL TERRENO O NELLA ROCCIA
RIFERIMENTI NORMATIVI
Viabilità nei cantieri – (art.4 - DPR 164/56)
I viottoli e le scale con gradini ricavati nel terreno o nella roccia devono essere provvisti di parapetto nei tratti
prospicenti il vuoto quando il dislivello supera i 2 metri.
Splateamento e sbancamento – (art.12 - DPR 164/56)
Ai lavoratori deve essere fatto esplicito divieto di avvicinarsi alla base della parete di attacco e, in quanto
necessario in relazione all’altezza dell’escavo o alle condizioni di accessibilità del ciglio della platea superiore, la
zona superiore di pericolo deve essere almeno delimitata mediante opportune segnalazioni spostabili col proseguire
dell’escavo.
Andatoie e passerelle – (art. 29 DPR 164/56)
•Le andatoie devono avere larghezza non minore di m. 0,60, quando destinate soltanto al passaggio dei
lavoratori e di m. 1,20 se destinate al trasporto di materiali.
•La loro pendenza non deve essere maggiore del 50%.
•Le andatoie e le passerelle devono essere munite verso il vuoto di normali parapetti e tavole
fermapiedi

COMMENTO: Anche se l’art.4 del DPR. 164/56 prescrive il regolare parapetto a 2 m. di altezza, alcune sentenze
di Cassazione si sono espresse abbassando tale soglia a 50 cm: pertanto, tutte le rampe di accesso, o viottoli, o
gradini ricavati nel terreno o nella roccia che hanno i lati prospicenti il vuoto con altezza superiore ai 50 cm.
devono avere il regolare parapetto a norma. Per analogia, si ritiene che gli scavi con profondità maggiore di 50 cm.
debbano essere dotati sul ciglio superiore di regolare parapetto, oppure di idonea segnalazione di delimitazione a
distanza di sicurezza.
S.F.S. Scuola per la Formazione e Sicurezza in Edilizia della
provincia di Massa Carrara - Ing. Antonio Giorgini
CADUTE DALL’ALTO IN SCAVI, DA RAMPE DI ACCESSO,
ANDATOIE E PASSERELLE, DA VIOTTOLI E DA SCALE CON
GRADINI RICAVATI NEL TERRENO O NELLA ROCCIA
Rampe di accesso, o viottoli, o gradini ricavati nel terreno o nella roccia che hanno i lati
prospicenti il vuoto con altezza superiore ai 50 cm. dotati di parapetto a norma.

A. RIDISEGNARE
BENE IL PARAPETTO

B. Regolare parapetto a
norma su rampa di
accesso

Scavi dotati di regolare parapetto sul ciglio superiore

C. Regolare parapetto
a norma

D. Regolare parapetto
a norma
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provincia di Massa Carrara - Ing. Antonio Giorgini
CADUTE DALL’ALTO IN SCAVI, DA RAMPE DI ACCESSO,
ANDATOIE E PASSERELLE, DA VIOTTOLI E DA SCALE CON
GRADINI RICAVATI NEL TERRENO O NELLA ROCCIA
Andatoie e Passerella di transito a norma
I soggetti della
prevenzione
aziendale
nel nuovo
quadro
legislativo

Ruoli e
responsabilità
enrico galileo catelani
… prima però
facciamo
qualche
passo
indietro …
Sicurezza e salute del lavoro

• La promozione della salute è un impegno dello Stato


(COSTITUZIONE)

• L’attività imprenditoriale non può essere intrapresa a


discapito della salute e sicurezza dei lavoratori
(COSTITUZIONE)

• Dagli anni 70 la salute e la sicurezza sul lavoro sono un


patrimonio di tutti i lavoratori
(STATUTO DEI LAVORATORI)
INQUADRAMENTO LEGISLATIVO
• L’art. 2087 del Codice Civile (1942) recita infatti:
“...l’imprenditore e’ tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa, le misure
che secondo le particolarità del lavoro e la tecnica, sono necessarie a
tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro.”

• La Costituzione Italiana (1947) valorizza l’esigenza di tutela della salute


del cittadino come fondamentale valore etico e sociale
L’art.32 recita:“La Repubblica Italiana tutela la salute come fondamentale
diritto dell’individuo e interesse della collettività”.
L’art.35 recita:“La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed
applicazioni...”
L’art.41 recita:“L’iniziativa economica privata e’ libera. Non può svolgersi
in contrasto con l’utilizzo sociale o in modo da recare danno alla
sicurezza, alla libertà, alla dignità umana ....”
INQUADRAMENTO LEGISLATIVO
nel 1955 e 1956
• DPR n. 547 del 27.4.1955 “Norme per la prevenzione degli infortuni
sul lavoro
• DPR n. 164 del 7.1.1956 “Norme per la prevenzione degli infortuni
sul lavoro nelle costruzioni”

• DPR n. 303 del 19.3.1956 “Norme generali per l’igiene del lavoro”

• altri DPR che trattano norme di prevenzione su temi specifici


Con queste norme lo Stato:
• detta obblighi che devono essere rispettati
• identifica precisi destinatari
• prevede specifiche sanzioni
• garantisce la vigilanza sulla loro applicazione
INQUADRAMENTO LEGISLATIVO
dal 1960 fino alla fine degli anni ’70

• Legge n.300/70 Statuto dei Lavoratori introduce il diritto dei


lavoratori di controllare l’applicazione delle norme per la prevenzione
degli infortuni e delle malattie professionali e di promuovere la ricerca,
l’elaborazione e l’attuazione di tutte le misure idonee a tutelare la loro
salute

• Legge n.833/78 Riforma Sanitaria trasferisce la maggior parte dei


compiti relativi alla vigilanza e al controllo dall’Ispettorato del Lavoro alle
strutture periferiche delle ULSS (Servizi Territoriali di Prevenzione)
INQUADRAMENTO LEGISLATIVO
Su rischi particolari

• DPR n.175/78, sui rischi industriali rilevanti (Direttiva


Seveso)

• nel 1979 le Circolari Ministeriali sulle lavorazioni con


ammine aromatiche

• DPR n.962/82 sulle lavorazioni con cloruro vinile monomero

• nel 1991viene approvato il D.Lgs. n.277 che rappresenta


l’ultimo esempio sulla predisposizione di normative per la
limitazione di particolari rischi quali:
piombo - amianto - rumore.
INQUADRAMENTO LEGISLATIVO
COSA CAMBIA?

Negli anni 70 – 80 vi è un forte impulso normativo in


sede Europea.

Tutta la legislazione successiva deriva da applicazioni


di Direttive Europee specifiche, che cambiano
letteralmente il mondo della prevenzione e della
sicurezza
INQUADRAMENTO LEGISLATIVO
 nel 1994 viene approvato il D.Lgs. n.626 che integra
e completa la sequenza logica delle normative
precedenti venendo a configurare:

un sistema organizzato di PREVENZIONE

• globale
• programmato
• informato
• partecipato
Rapporto datore di lavoro-lavoratore
 Nella normativa anni ’50 il lavoratore è un soggetto
passivo
(il datore di lavoro dispone ed esige l’osservanza
delle misure di sicurezza)

 Nella nuova normativa il lavoratore informato,


formato e addestrato diventa soggetto attivo e
risponde del proprio operato
(il datore di lavoro richiede l’osservanza)

 Il quadro normativo nazionale e comunitario


suggerisce un modello di prevenzione “partecipato”.
Decreto Legislativo 81/08
I titoli
 1) Principi comuni (art 1 – 61)
 2) Luoghi di lavoro (art 62 – 68)
 3) Uso attrezzature di lavoro e DPI ( art. 69 – 87)
 4) Cantieri temporanei e mobili (art 88 – 160)
 5) Segnaletica di salute e sicurezza (art. 161 – 166)
 6) Movimentazione manuale di carichi (art. 167–171)
 7) Attrezzature videoterminali ( art. 172 –179)
 8) Agenti fisici (art. 180 – 220)
Decreto Legislativo 81/08
I titoli

 9) Sostanze pericolose (art 221 – 265)


 10) Esposizione ad agenti biologici (art 266 – 286)
 11) Protezione da atmosfere esplosive (art. 287 – 297)
 12) Disposizioni in materia penale e di procedura
penale (art. 298 – 303)
 13) Norme transitorie e finali (art 304 – 306)
Elementi di novità generali
 Abrogata tutta la normativa precedente tranne:

 Art. 64 del D.P.R. 303/56


 334/99 (Seveso)
 151/01 (lavoratrici madri)
 Formazione RSPP (Accordo Stato Regioni)
 D.Lg. 271/99 (navi e porti)
 D.Lg. 272/99 (navi e pesca)
 La Legge 123/2007 è ripreso nel T.U. per la parte
operativa
Elementi di novità generali

 Sono ricomprese tutte le direttive


comunitarie
 Unico titolo per agenti fisici

 Unico titolo per sostanze pericolose

 Le sanzioni sono articolate nei singoli titoli

 Disposizioni speciali prevalgono su quelle


generali (se uno stesso fatto è sanzionato
da entrambe)
Elementi di novità generali

 Formazione per dirigenti e preposti


 Elenco delle gravi violazioni per sospensione
attività (allegato 1)
 Attenzione a diverse tipologie di lavoratori
 Attenzione ad appalti
 Rischio moderato
 D.P.R. 303/56 e 547/55 diventano allegati
 Sistema informativo nazionale per la prevenzione
nei luoghi di lavoro
LE STRATEGIE PER L’ORGANIZZAZIONE DELLA PREVENZIONE
NEI LUOGHI DI LAVORO

una più completa definizione del ruolo di


 DATORE DI LAVORO

 DIRIGENTI

 PREPOSTI
 LAVORATORI

l’identificazione di apposite figure/strutture


 IL SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE

 IL MEDICO COMPETENTE

 IL RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA

l’individuazione di specifici momenti in cui queste persone si


confrontano
 RIUNIONE PERIODICA DI SICUREZZA (art. 35)
DATORE DI LAVORO

Chi e’?

SOGGETTO TITOLARE DEL RAPPORTO DI LAVORO CON


IL LAVORATORE
Il soggetto può dirsi responsabile dell’impresa o unità
produttiva solo se titolare dei poteri decisionali e di spesa

Cosa deve fare?

 individuare e valutare i rischi


 organizzare e gestire la prevenzione in azienda
 adottare le necessarie misure di sicurezza tecniche,
organizzative e procedurali
 informare e formare i lavoratori sui rischi presenti in
azienda
DIRIGENTE

Chi e’ ?
COLUI CHE SOVRINTENDE, ORGANIZZA, COORDINA E
DISPONE NELL’AMBITO DELLE COMPETENZE E DEI
POTERI RICONOSCIUTIGLI

Cosa deve fare?


 predisporre le misure di sicurezza in sintonia con il
datore di lavoro
 impartire istruzioni e ordini precisi per la migliore
esecuzione del lavoro
 vigilare affinché le istruzioni vengano eseguite
 incaricare i preposti affinché svolgano mansioni di
controllo e vigilanza
PREPOSTO
persona che, sovrintende alla attività lavorativa e garantisce l ’attuazione
delle direttive ricevute, controllandone la corretta esecuzione da parte
dei lavoratori ed esercitando un funzionale potere di iniziativa;

Cosa deve fare?


 segnalare le carenze o inefficienze dei sistemi di
prevenzione e protezione
 far osservare le misure di prevenzione disposte dal
datore di lavoro e dai dirigenti
 vigilare sui lavoratori
LAVORATORE

Chi e’ ?
PERSONA CHE PRESTA IL PROPRIO LAVORO ALLE DIPENDENZE
DI UN DATORE DI LAVORO
Sono equiparati:
 i soci lavoratori di cooperative o di società;
 gli utenti dei servizi di orientamento o di formazione scolastic a,
universitaria e professionale avviati presso datori di lavoro;
 gli allievi degli istituti di istruzione ed universitari nei quali si faccia uso
di macchine, apparecchi e attrezzature di lavoro in genere;
 i partecipanti a corsi di formazione professionale

 I lavoratori “atipici”

Conta il “lavoro” indipendentemente dalla forma di


contratto
LAVORATORE
Cosa deve fare?

 osservare le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro;


 non rimuovere o modificare i dispositivi di sicurezza, di segnalazione e di
controllo;
 non compiere di propria iniziativa operazioni pericolose per la propria od altrui
sicurezza;
 utilizzare correttamente i Dispositivi di Protezione Individuale;
 segnalare immediatamente condizioni di pericolo;
 sottoporsi ai controlli sanitari.
IL SERVIZIO DI
PREVENZIONE E PROTEZIONE

Cos’e’ ?
Insieme delle persone, sistemi e mezzi esterni o interni
all’azienda finalizzati all’attività di prevenzione e
protezione dai rischi professionali

Il responsabile del SPP deve avere attitudini,


capacità e formazione adeguate
IL SERVIZIO DI
PREVENZIONE E PROTEZIONE

Cosa deve fare?

 individuare e valutare i rischi;


 individuare le misure per la sicurezza e la salute;
 elaborare le misure preventive e protettive;
 proporre i programmi di informazione e
formazione dei lavoratori
 fornire ai lavoratori le informazioni sui rischi
generali e specifici per la sicurezza e la salute
 partecipare alle consultazioni in materia di tutela
della salute e sicurezza sul lavoro
MEDICO COMPETENTE
CHI È ?
Medico in possesso di titoli specifici (specializzazione in
medicina del lavoro o in medicina preventiva dei
lavoratori ecc…)

COSA FA ?
Deve valutare il rapporto tra stato di salute di un individuo e
l’ambiente di lavoro nel quale egli lavora.
IL RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI
PER LA SICUREZZA

Chi è ?
persona o persone elette o designate, in tutte le
aziende o unità produttive, per rappresentare i
lavoratori relativamente agli aspetti della salute
e della sicurezza durante il lavoro.
IL RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI
PER LA SICUREZZA
Cosa deve fare?
ESSERE CONSULTATO
 per la valutazione dei rischi

 per l’individuazione, programmazione e verifica della prevenzione

 sulla designazione degli addetti al SPP, alla prevenzione incendi, al


pronto soccorso, alla evacuazione dei lavoratori
 in merito alla organizzazione dei programmi di formazione

RICEVERE
 informazioni e documentazione aziendale

 informazioni provenienti dai servizi di vigilanza

 adeguata formazione
CONTROLLI
CONTROLLI EE VIGILANZA
VIGILANZA
Il rispetto della normativa in materia di igiene e
sicurezza del lavoro, è garantito:

 dal controllo degli organismi interni


all ’attività lavorativa;

 dagli interventi ispettivi delle strutture


pubbliche preposte alla vigilanza.
CONTROLLO
CONTROLLO INTERNO
INTERNO
Gli organismi interni all’azienda per la verifica e il
controllo dell’applicazione delle norme
antinfortunistiche sono:

 Datore di lavoro;
 Responsabile del Servizio Prevenzione e
Protezione;
 Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza;
 Medico Competente.
CONTROLLO
CONTROLLO ESTERNO
ESTERNO

L’organo di vigilanza
L’ ORGANO DI VIGILANZA

COMPLESSO DI OPERATORI CON VARIE


PROFESSIONALITÀ CHE, ATTRAVERSO
VARIE ATTIVITA’, CONTROLLANO E
PROMUOVONO LA SICUREZZA E L’IGIENE
DEL LAVORO.
L’ ORGANO DI VIGILANZA:
COMPITI E FUNZIONI
PRINCIPALI ATTIVITA’
 Sopralluoghi ispettivi;
 inchieste per infortuni sul lavoro;
 inchieste per malattie professionali;
 indagini ambientali (campionamenti di polveri, ecc.);
 verifiche degli impianti di sollevamento;
 verifiche degli impianti elettrici;
 visite mediche per apprendisti e minori;
 informazione;
 assistenza;
 formazione.
L’infortunio mancato

Si è detto che l’esperienza del lavoratore è elemento basilare nel completamento coerente dell’analisi dei
rischi lavorativi. Difatti siamo convinti che, almeno una volta nella vita lavorativa, sia capitato a chiunque di
trovarsi di fronte ad una situazione dove si è arrivati a pensare: “fortunatamente non mi sono fatto nulla,
ma poteva succedere che …”: questa è proprio l’espressione dell’esperienza del singolo necessaria a
mettere in evidenza una situazione infortunistica che, fortunatamente, non ha generato danno ma ha tutte
le potenzialità per farlo.

È chiaro come questa situazione, più grave di quella del solo rischio valutato come potenzialmente tale,
debba essere immediatamente segnalata, al fine di ricercarne le soluzioni applicative nel più breve tempo
possibile.

Le normative prevedono:

‐ D.Lgs. n. 81/08, richiedeva “riduzione dei rischi alla fonte … ed un quasi incidente evidenzia senza
dubbio un rischio: noto o nuovo che comunque richiede un intervento”;

‐ Decreto 9 Agosto 2000 “Linee guida per l’attuazione del sistema di gestione della sicurezza”
previsto dal D.Lgs. n. 334/1999, agli Art. 7 punto 4 e art. 11 punto 2, lettera a) prevedono espressamente
che l’aggiornamento del sistema di gestione ed il controllo delle sue prestazioni siano da condurre anche
con l’utilizzo dell’esperienza derivante dall’analisi dei quasi incidenti.

Se, oltre a questo, consideriamo che le indicazioni di Buona Tecnica, riconosciute anche dagli Organi
ispettivi quale elemento di riscontro sull’effettiva partecipazione dei lavoratori al “Sistema di sicurezza
aziendale” (SGSL), danno come opportuna la definizione, approntamento, sviluppo e gestione della
segnalazione “dell’infortunio o incidente mancato”, o “Near Miss”, eseguita per iscritto o su specifico
modulo, si intuisce l’importanza del procedurare, attivare, supportare, condividere, incentivare, finanziare,
sviluppare, gestire, divulgare (e altro), un sistema di segnalazione (reporting) degli incidenti/infortuni
mancati.

Definizioni principali:

Incidente ‐ evento imprevisto e sfavorevole, fonte di danno per persone, strutture, ambiente e immagine
aziendale.

Evento ‐ ogni accadimento inatteso che ha causato danno o ne aveva la potenzialità, verso le persone, o il
malfunzionamento, il danneggiamento o la perdita di attrezzature, produzione o proprietà, o ogni evento
che potrebbe dare luogo a contenzioso.

Quasi evento ‐ Evento senza esito (Near Miss) ‐ indica un “mancato incidente nato da situazioni
indesiderate e impreviste che hanno determinato, o avrebbero potuto determinare, rischio per le persone,
le cose e/o l’ambiente” o “episodi anomali e negativi che non hanno determinato un vero e proprio
incidente con danni a persone, beni aziendali e ambientali, ma che avrebbero potuto facilmente provocare
tali eventi, evitati solo per circostanze favorevoli e/o casuali”. Si tratta di occasioni in cui un evento si è
realmente verificato ma senza conseguenze negative, in pratica accadimenti che avrebbero potuto ma non
hanno, per fortuna o per abilità di gestione o perché non ha provocato conseguenze avverse o originato un
evento dannoso per le persone, strutture ed ambiente.
Per fare un esempio: se un lavoratore si rende conto che un manutentore sta lavorando in altezza
abbandonando il martello su di un piano senza alcuna protezione per la caduta dell’attrezzo, potrà
segnalare la situazione come potenziale rischio (D.Lgs. n. 81/2008 art. 20, comma 2 lettera e), ma se il
martello cade e “fortunatamente” non colpisce nessuno, questo diventa un evento che poteva avere
conseguenze anche letali e pertanto assume la connotazione di “near miss”.

Reporting (Near Miss) ‐ come apprendere dall’errore.

È una modalità di raccolta strutturata e volontaria delle segnalazioni degli incidenti e dei quasi incidenti
(near miss), in modo da fornire una base di analisi per la predisposizione di strategie e azioni di
miglioramento atte a prevenirne il riaccadimento nel futuro.

È uno strumento base per:

• definire il profilo di rischio di un contesto;

• tradurre nel concreto il concetto di “apprendere dall’errore”.

Questo sistema, nato nel settore aeronautico per la segnalazione volontaria e confidenziale di eventi da
parte di piloti e controllori di volo per migliorare la sicurezza aerea, è stato importato da alcuni anni dai
sistemi sanitari anglosassoni (Australia, Gran Bretagna, Stati Uniti).

Perché segnalare?

• Favorisce lo sviluppo di una cultura della sicurezza;

• aiuta a costruire “profili di rischio” locali e più estesi (nazionali);

• supporta l’apprendimento e lo sviluppo di soluzioni attraverso l’identificazione delle cause


profonde degli errori;

• aiuta a utilizzare in maniera razionale risorse preziose;

• migliora la fiducia dei lavoratori.

L’efficacia di un sistema di reporting volontario dipende da:

‐ immunità da processi disciplinari;

‐ anonimato, o comunque l’inserimento del nominativo solamente su base volontaria;

‐ feedback rapido, facilmente accessibile, orientato al problema;

‐ reports semplici da capire e diffondere.

Perché un sistema di segnalazione possa funzionare, è necessario innanzitutto creare un ambiente


facilitante in cui:

• l’approccio all’errore sia basato su principi del miglioramento continuo e non sulla punizione o
colpevolizzazione;

• si passi da una visione dell’errore centrata sulla persona ad una visione di sistema;
• l’obiettivo deve essere quello di diffondere il sistema di segnalazione spontanea dei near miss a
tutti i dipendenti dell’azienda, perché ognuno va visto elemento portatore di conoscenze ed esperienze
individuali specifiche.

Il Sistema di segnalazione degli incidenti (incident reporting) è una modalità di raccolta delle segnalazioni
degli eventi avversi, errori, rischi e condizioni non sicure, effettuata volontariamente dagli operatori, con le
seguenti caratteristiche:

a) confidenziale e non punitivo: infatti chi segnala non deve essere oggetto di ritorsioni o punizioni, come
risultato della propria segnalazione;

b) analizzato da esperti: le segnalazioni sono valutate da un team di esperti in grado di capire le circostanze
e formati per riconoscere le cause sistemiche sottostanti;

c) velocità di azione e feedback: le segnalazioni sono analizzate in tempi rapidi e le raccomandazioni sono
diffuse, per il tramite del responsabile/preposto, rapidamente tra gli interessati, specialmente in caso di
eventi di una certa rilevanza;

d) orientato al sistema: fornisce informazioni al fine di produrre raccomandazioni per il cambiamento nei
sistemi, nei processi o nei prodotti.

A seguire una proposta di modulo di segnalazione per rischio potenziale e Near Miss, dove la segnalazione
di rischio potenziale, prevista dal D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81 articolo 20, comma 2 lettera e) va indicata con
la lettera “R” (vedasi l’esempio del martello abbandonato sopra riportata) e la condizione di infortunio
mancato, o evento verificatosi senza danni alle persone o cose, quindi “Near Miss”, va indicata con la
lettera “E”.

Questo doppio utilizzo dello stesso modulo, oltre che idoneo ad evitare ridondanze di documentazione,
risulta essere estremamente utile al fine di abituare i lavoratori a segnalare qualsiasi condizione di rischio
(potenziale e derivato da evento) di cui hanno la percezione; l’eventuale caratterizzazione in “R” o “E” potrà
essere definita dal lavoratore stesso, se adeguatamente informato e preparato a riconoscere i vari aspetti
del rischio, o da un valutatore esperto incaricato, al quale sono riservate le aree indicate dal fondo grigio.

Azienda Near Miss Report N° 00/20xx

Reparto: Data: 00/00/20xx Ora: 00.00

Tipo di segnalazione: Evento verificatosi (E) oppure Situazione a rischio (R):

Luogo:

Descrizione:

Potenziale di rischio: Persone(P) Ambiente(A) Bene‐Proprietà(B) Immagine(I)

Near Miss con caratteristiche la cui manutentiva organizzativa Formativa/inf.


origine può essere:
di processo procedurale progettazione
Misure provvisorie / immediate:

Misure correttive / definitive:

Data di realizzazione prevista:

Firma autorizzazione Data

La parte indicante il luogo e la descrizione dovrebbe essere compilata dal lavoratore stesso o dal suo
responsabile diretto, in quanto , come prevede il comma 2 dell’articolo 20 del D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81 “I
lavoratori devono in particolare: … e) segnalare immediatamente al datore di lavoro, al dirigente o al
preposto le deficienze dei mezzi e dei dispositivi di cui alle lettere c) e d), nonché qualsiasi eventuale
condizione di pericolo di cui vengano a conoscenza, … dandone notizia al rappresentante dei lavoratori per
la sicurezza”.

Da questo il RLS deve collaborare ad attivare un sistema di comunicazione e distribuzione efficace del
modulo compilato, ottenendo che, in base all’obbligo di darne notizia al RLS, riportato all’ultimo periodo
dell’articolo prima citato, una copia dello stesso sia comunque inviata anche a lui stesso.

L’individuazione del problema citato dal Near Miss che può avere origine manutentiva, o organizzativa, o
formativa/informativa, o di processo, o procedurale o progettazione, permette di individuare i soggetti che
andranno informati del problema. Difatti capire se all’origine dell’evento può esserci, per esempio, una
carenza manutentiva o un difetto di progettazione, può essere utile per coinvolgere il manutentore o il
progettista a modificare i suoi standard operativi, così come per il formatore potrebbe essere utile
riprendere percorsi mirati.

L’individuazione delle misure provvisorie opportune abbisogna della partecipazione dei lavoratori
interessati e RLS, mentre le misure definitive, per essere efficaci e praticate, vanno valutate dalla
componente tecnica e/o manutentiva e/o organizzativa, sempre in collaborazione con i lavoratori
interessati e con le loro rappresentanze (RLS e RSU). Qualsiasi aspetto organizzativo andrà visto anche in
collaborazione delle rappresentanze dei lavoratori.

Una volta individuate le misure definitive queste vanno programmate e tempificate; la data prevista di
realizzazione va collocata sul modulo in modo da creare un punto di attenzione sul realizzo delle stesse.
Eventuali ritardi sulla tempificazione prevista porteranno ad una revisione dell’efficacia delle misure
provvisorie e ad una valutazione, anche organizzativa, della situazione

Matrice di valutazione del rischio.

Nella considerazione che la normativa prevede un processo di “pesatura” del rischio (riportato nel capitolo
dedicato alla valutazione dei rischi) e la sua programmazione dell’intervento, è opportuno che lo stesso
modulo riporti la “pesatura” del rischio (basata su frequenza e gravità del danno possibili) e la data prevista
dell’intervento stesso. Naturalmente per ogni rischio rilevato è necessario individuare delle soluzioni
provvisorie (per esempio: segnalazione della zona con nastro bicolore e informazione a tutto il personale
interessato dei contenuti della procedura provvisoria n° xx).

Generalmente la valutazione del rischio deve essere principalmente fatta per quanto attiene al danno alle
persone (lavoratori, visitatori o pubblico), ma le aziende che hanno capito la grande valenza della
segnalazione dei Rischi e Near Miss, spesso considerano opportuno allargare la valutazione d’impatto, oltre
che al danno alla persona, anche all’ambiente, strutture ed immagine, in modo da costruire un quadro più
completo possibile della situazione e delle condizioni migliorabili presenti in azienda.

Da questo ne consegue che una corretta analisi dei rischi sugli aspetti appena descritti potrebbe essere
gestita secondo la seguente tabella indicanti le matrici valutative basate su 5 livelli di Probabilità di
accadimento (Frequenza) e Conseguenze (Danno o Gravità) dove il Rischio R è uguale al prodotto dei due
fattori individuati (R = G x F), come peraltro già indicato nel capitolo dedicato alla Valutazione dei Rischi e
per la quale la tabella seguente potrebbe essere integrativa.

Per indicare la gravità sono considerate le conseguenze potenziali, piuttosto che quelle reali. Queste sono
definite come conseguenze che potrebbero derivare da possibili scenari prevedibili, prendendo in
considerazione le circostanze prevalenti, se le circostanze stesse fossero state meno favorevoli.

Le conseguenze, oltre al solo danno sulle persone, possono essere identificate in ognuna (quindi anche
contemporaneamente) di queste quattro categorie:

‐ danno alle persone, ovvero la ricaduta probabile che l’evento potrebbe avere sulla salute e
sicurezza delle presone presenti;

‐ danno alla proprietà, ovvero l’impatto che l’evento potrebbe avere sulle strutture, attrezzature,
macchine, impianti, luoghi di lavoro ed altro, per il quale sarà poi necessario investire risorse economiche
ed organizzative al fine di riportare la situazione allo stato iniziale;

‐ danno ambientale, ovvero il grado di inquinamento o di emissione di sostanze nocive (per esempio
fumi da combustione) nell’ambiente di vita e di lavoro, per il quale sarà poi necessario investire risorse
economiche ed organizzative al fine di riportare la situazione allo stato iniziale;

‐ impatto sull’immagine, ovvero la ricaduta che l’evento può generare sull’opinione pubblica.

La probabilità (frequenza) nell'asse orizzontale può essere efficacemente stimata sulla base dell'evidenza
storica e dell'esperienza che le conseguenze potenziali identificate siano già accadute nel sito o che siano
già state segnalate come potenzialmente tali.

Questa stima è basata sull'esperienza ed è indicativa della probabilità che le conseguenze potenziali
indesiderate stimate si verifichino e/o dell’attesa o sorpresa, da parte dei lavoratori, che l’evento si
verifichi.

Aumento di Probabilità (Frequenza)


Conseguenze di un incidente (Gravità)
1 2 3 4 5
Persone Proprietà Ambiente Immagine Mai Sentito un Sentito Sentito Sentito
sentito caso negli un caso 2‐5 oltre le 5
Classe ultimi 12 nel volte nel volte nel
P B A I
mesi tempo tempo tempo
Infortunio Danno Impatto Impatto lieve
1 lieve lieve lieve
1 2 3 4 5

Infortunio Danno Impatto Impatto


2 minore minore minore limitato 2 4 6 8 10
(locale)
Infortunio Danno Impatto Impatto
3 importante locale localizzato considerevole 3 6 9 12 15
(regionale)
Fatalità Danno Impatto Impatto
4 singola maggiore maggiore maggiore 4 8 12 16 20
(nazionale)
Fatalità Danno Impatto Impatto
5 multiple Esteso massiccio maggiore 5 10 15 20 25
(internazion.)

Naturalmente, se si decide di adottare una pluralità di conseguenze a riferimento come quelle prima
indicate, il valore definitivo della “pesatura” del rischio da prendere in considerazione, e quindi la priorità
dell’intervento, è il dato numerico più elevato ottenuto dalla moltiplicazione dei riferimenti su i due assi
della tabella precedente tra i diversi valori.

CLASSE Persone Proprietà Ambiente Immagine


Infortunio o effetto Danno lieve Effetto lieve Impatto lieve
1
lieve sulla salute
Infortunio o effetto Danno minore Effetto minore Impatto limitato
2
sulla salute minore
Infortunio o effetto Danno locale Effetto Impatto
3 sulla salute localizzato considerevole
maggiore
Fatalità singola o Danno maggiore Effetto Impatto nazionale
4 disabilità totale maggiore
permanente
Fatalità multiple Danno esteso Effetto Impatto
5
massiccio internazionale

A questo punto, però, il RLS deve attivarsi in quanto la programmazione dell’intervento avverrà
logicamente secondo la gravità del dato più alto, che potrebbe essere diverso da quello riferito alle
persone, ma sarà opportuno vigilare affinché la soluzione definitiva consideri anche l’intervento opportuno
per eliminare o ridurre l’impatto sulle persone e non solo sull’aspetto preminente preso a riferimento.
Per fare un esempio: se il dato più grave rientra nel campo dell’immagine, perché derivato da emissioni di
fumo denso e nero che possono allarmare la popolazione residente, intervenire semplicemente sul colore
dell’emissione, rendendola quasi neutra, potrebbe migliorare la situazione visiva indicata, e quindi anche la
preoccupazione della popolazione, ma non l’impatto sull’ambiente di vita e di lavoro (quantità e/o qualità
degli inquinanti aerodispersi rimasta invariata o minimamente abbattuta).

Tabella riassuntiva delle Categorie di Conseguenza

Definizioni delle Categorie di Conseguenza relative alla tabella precedente (esempi)

Classe DANNI ALLE PERSONE


Infortunio o effetto sulla salute lieve incluso la medicazione – Non ha effetti
1
sullo svolgimento del lavoro né causa di disabilità
Infortunio o effetto sulla salute minore – È richiesto trattamento da uno
specialista.
Effetti sull'attività lavorativa, come restrizioni di attività o necessità di alcuni
2
giorni di assenza.
Effetti reversibili limitati sulla salute, per esempio irritazione della pelle e
avvelenamento da cibo.
Infortunio o effetto sulla salute maggiore, incluso disabilità parziale
permanente ‐ Effetti sull'attività lavorativa per tempi più lunghi, come assenza
3 prolungata dal lavoro.
Danno alla salute irreversibile senza perdita delle vita, per esempio perdita
dell'udito causata dal rumore, infortuni cronici alla schiena.
Fatalità singola o Disabilità Totale Permanente e/o da infortunio o malattia
4
professionale
5 Fatalità multiple e/o da infortunio o malattia professionale

Classe DANNI AI BENI‐PROPRIETÀ


1 Danno lieve ‐ No interruzione alle operazioni (costi inferiori a € 10,000)
2 Danno minore ‐ Breve interruzione (costi inferiori a € 100,000)
3 Danno locale ‐ Parziale fermata (può essere riavviato ma costi fino a € 500,000)
Danno maggiore ‐ Perdita parziale di operazione (2 settimane di fermata; costi
4
fino a € 10,000,000)
5 Danno esteso ‐ Perdita sostanziale o totale di operazioni (costi eccedenti €
10,000,000)

Classe EFFETTI AMBIENTALI


Effetto lieve ‐ No danno ambientale. Nessun cambiamento nell'ambiente.
1
Conseguenze finanziarie trascurabili
Effetto minore ‐ Contaminazione. Danno sufficientemente esteso da attaccare
2 l'ambiente. Singolo superamento del valore limite di legge. Singolo reclamo.
Nessun effetto permanente nell'ambiente.
Effetto localizzato ‐ Perdita o discarica limitate di prodotto con tossicità
3 conosciuta. Superamento ripetuto del valore limite normativo dei limiti
prescritti. Interessamento della zona circostante.
Effetto maggiore ‐ Danno ambientale severo. Alla Società viene richiesto di
4 prendere serie misure per ripristinare l'ambiente contaminato. Superamento
prolungato dei limiti normativi o prescritti.
Effetto massiccio ‐ Danno ambientale severo persistente o fastidio pesante che
si estende su una vasta area. Una perdita economica importante per la Società
5
in termini di uso commerciali conservazione della natura. Superamento costante
importante dei limiti di legge o prescritti.

Classe EFFETTI SULL'IMMAGINE


Impatto lieve ‐ Può esistere consapevolezza da parte del pubblico, ma non c'è
1
ansietà.
Impatto limitato ‐ Un po' di preoccupazione locale da parte del pubblico. Un po'
2 di attenzione da parte dei media locali o politica locale con aspetti
potenzialmente avversi per l'attività della compagnia.
Impatto considerevole ‐ Consapevolezza pubblica regionale. Attenzione avversa
estesa da parte dei media locali. Lieve attenzione da parte dei media nazionali
3
e/o della politica locale/regionale. Atteggiamento avverso degli enti locali e/o
gruppi di azione.
Impatto nazionale ‐ Consapevolezza pubblica nazionale. Attenzione avversa
notevole nei media nazionali. Politiche Regionali/Nazionali con misure
4
potenzialmente restrittive e/o impatto sui rilasci di licenze. Mobilitazione di
gruppi.
Impatto internazionale ‐ Attenzione pubblica internazionale. Notevole
attenzione avversa da parte dei media internazionali. Politiche
5
nazionali/internazionali con impatto potenzialmente severo su permessi per
nuove aree, rilasci di licenze e/o tasse.
Non ultima, la corretta procedurazione ed applicazione delle potenzialità di rischio e delle condizioni di
infortunio mancato, oltre che obbligo di legge, può diventare un potente sistema partecipativo sul quale si
può fondare la corretta applicazione dei sistemi di gestione della Sicurezza aziendali (SGSL).

Si pensi che ancora oggi vi è testimonianza di aziende che pubblicamente vantano una perfetta
applicazione di SGSL ma poi adottano sistemi di ritorsione nei confronti dei lavoratori che si “permettono”
di segnalare condizioni di rischio per iscritto e non accettano collaborazioni o interessamento dei RLS,
manifestando così che, anche in questo campo, si sono già adottati sistemi, spesso estremamente cari in
quanto proposti da professionisti esterni, tesi a dimostrare un solo rispetto formale delle regole,
tralasciando volontariamente collaborazioni interne che, oltre a costare meno, possono far adottare sistemi
efficaci e positivi anche per la produttività ed efficienza dell’azienda stessa.
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“Informazione e formazione
in materia di igiene e sicurezza
del lavoro”

Dott. Sergio Biagini Tecnico della Prevenzione


Informazione e formazione
D.Lgs. 81/08

Informazione
dare notizie (32 volte)

Formazione
Istruzioni, procedure, modalità
operative (93 volte)

Addestramento
Prove pratiche e verifica (6 volte)
Informazione e formazione
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Il processo di formazione trasmette l’uso degli


“attrezzi del mestiere” incidendo nella sfera

del sapere
del saper fare
del saper essere

Obbiettivo: Modalità, comportamenti, regole e principi


della sicurezza per evitare il danno
Informazione e formazione
D.Lgs. 81/08

Considerazioni:

Una persona priva di “formazione” non può


assumersi responsabilità

Una persona a cui è stata fatta


“formazione” non può che prendersi delle
responsabilità
Informazione e formazione
D.Lgs. 81/08

Normativa

Anni 50 - 60: ( D.P.R. 547/55, D.P.R. 303/56,


D.P.R. 164/56, ecc…)
Scarso peso alla formazione, formazione e addestramento
degli addetti
Anni 90: direttive CEE ( D.Lgs. 277/91, D.Lgs. 626/94,
D.Lgs. 494/96 ecc…)
Priorità alla informazione, formazione e addestramento
di tutti i soggetti coinvolti nella prevenzione
Informazione e formazione
D.Lgs. 81/08

il D.Lgs. 81/08 ribadisce …

Misure generali di tutela

informazione, formazione, consultazione, partecipazione e


adeguate istruzioni
Informazione e formazione
D.Lgs. 81/08

Sempre il D.Lgs. 81/08 …

informazione e formazione dei lavoratori

Informazione lavoratori
Il datore di lavoro provvede ad una adeguata informazione per
ciascun lavoratore

Formazione lavoratori
Il datore di lavoro assicura a ciascun lavoratore una sufficiente
ed adeguata formazione
Informazione e formazione
D.Lgs. 81/08

Sempre il D.Lgs. 81/08 …

Uso delle attrezzature di lavoro


Informazione, formazione e addestramento

Informazione e formazione per l’uso di attrezzature di lavoro

Addestramento per l’uso attrezzature che richiedono


conoscenze e responsabilità particolari
Informazione e formazione
D.Lgs. 81/08

Sempre il D.Lgs. 81/08 …

Uso dei dispositivi di protezione individuale


Obblighi del datore di lavoro

Informazione, formazione e addestramento per


l’uso dei dispositivi di protezione individuale
Informazione e formazione
D.Lgs. 81/08

Sempre il D.Lgs. 81/08 …

Diritto e Dovere del lavoratore


L’informazione e la formazione sono un diritto ma anche
un dovere del lavoratore

Obblighi dei lavoratori


i lavoratori osservano le disposizioni e le istruzioni impartite dal
datore di lavoro

Obblighi dei lavoratori


i lavoratori si sottopongono ai programmi di formazione e
addestramento organizzati dal datore di lavoro
Informazione e formazione
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Informazione, formazione e addestramento

Strumenti indispensabili per:

• Aumentare il livello di sicurezza

• Attivare una partecipazione reale del lavoratore

• Effettuare una corretta valutazione dei rischi

Tutti gli interventi di informazione e formazione devono


essere effettuati in orario di lavoro e senza oneri
economici per i lavoratori
Informazione e formazione
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Con quali strumenti si può fare informazione

• Assemblee, incontri individuali e di gruppo

• Depliant, libretti, circolari e volantini

• Video

• Avvisi e cartellonistica
Informazione e formazione
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Con quali strumenti si può fare formazione e


addestramento

• Corsi strutturati con lezioni frontali

• Lavori di gruppo

• Singoli seminari monotematici

• Simulazione casi e esercitazioni pratiche


Informazione e formazione
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Quando si deve fare informazione, formazione


e addestramento

• All’assunzione

• Al trasferimento o cambiamento di mansione

• All’introduzione di nuove attrezzature di lavoro o di


nuove tecnologie, di nuove sostanze e preparati pericolosi

• Periodicamente e/o ogni qualvolta che si constata una riduzione


dell’attenzione alle norme di sicurezza da parte dei lavoratori
Informazione e formazione
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Chi può fare informazione, formazione e


addestramento

• Datore di lavoro, dirigenti e preposti

• Personale dipendente con adeguate capacità

• Responsabile del S.P.P.

• Medico competente

• Consulenti esterni (fornitori, liberi professionisti, istituzioni, ecc.)


Informazione e formazione
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Principali elementi da tenere in considerazione


per effettuare un corso di formazione

• Analisi dei bisogni formativi

• Obbiettivi del corso (pertinenti, precisi, concreti)

• Progetto del corso

• Contenuti del corso (programma del corso)

• Docenti (qualificati)

• Durata del corso


segue….
Informazione e formazione
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• Metodo didattico utilizzato (lezioni frontali, lavori di gruppo,


simulazioni, esercitazioni, ecc.)

• Tipologia dei partecipanti

• Numero dei partecipanti

• Luogo di svolgimento

• Verifica/valutazione (test ingresso/uscita, test di


gradimento, verifica apprendimento, ecc.)
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INFORTUNI SUL LAVORO E


MALATTIE PROFESSIONALI

Dott. Sergio Biagini Tecnico della Prevenzione


Infortuni sul lavoro e malattie professionali
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Perché Sicurezza e Igiene del Lavoro?

Tutela della salute dei lavoratori

La salute, intesa come lo stato di benessere


fisico, mentale e sociale
preservata da tutte le misure e cautele
adottate o previste nell’attività lavorativa
Infortuni sul lavoro e malattie professionali
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DEFINIZIONI

L’infortunio sul lavoro


è un evento dannoso alla persona che si manifesta in
modo rapido e violento, involontario, in occasione del
lavoro e pregiudica la capacità lavorativa del soggetto
interessato

La malattia professionale
è un evento dannoso alla persona che si manifesta in
modo lento, graduale e progressivo, involontario e in
occasione del lavoro
Infortuni sul lavoro e malattie professionali
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GLI INFORTUNI SUL LAVORO

PERICOLO
SITUAZIONE DI
DANNO POTENZIALE ESPOSIZIONE
RISCHIO INCIDENTE
SITUAZIONE DI DANNO
PIÙ O MENO PROBABILE DANNO
Infortuni sul lavoro e malattie professionali
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LE MALATTIE PROFESSIONALI

ESPOSIZIONE
PERICOLO RISCHIO
SITUAZIONE DI SITUAZIONE DI DANNO
DANNO POTENZIALE PIÙ O MENO PROBABILE INCIDENTE

DANNO
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REGISTRO INFORTUNI

SUL REGISTRO INFORTUNI DEVONO ESSERE ANNOTATI:

In ordine cronologico tutti gli infortuni sul lavoro


che comportano un'assenza dal lavoro di almeno un
giorno

Il nome, il cognome, la qualifica professionale


dell'infortunato,
Le cause e le circostanze dell'infortunio, nonché
la data di abbandono e di ripresa del lavoro.
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ANALISI DEL FENOMENO INFORTUNISTICO

STRUMENTO CHE IL DATORE DI LAVORO PUÒ UTILIZZARE,


INSIEME ALLA VALUTAZIONE DEI RISCHI, PER LA
PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE
ALL’INTERNO DELL’AZIENDA

CONSENTE DI EFFETTUARE INTERVENTI DI PREVENZIONE MIRATI


CON OTTIMA POSSIBILITÀ DI OTTENERE RISULTATI POSITIVI
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ANALISI DEL FENOMENO INFORTUNISTICO

INDICE
INDICEDI
DIFREQUENZA
FREQUENZA
N.
N.INFORTUNI
INFORTUNI
I.F.
I.F.==----------------------------------
----------------------------------xx100.000
100.000
N.
N.ORE
ORELAVORATE
LAVORATE

DURATA
DURATAMEDIA
MEDIA INDICE
INDICEDI
DIGRAVITA’
GRAVITA’
GG. GG.
GG.ASSENZA
GG.ASSENZA
ASSENZA ASSENZA
D.M.
D.M.==---------------------------------
--------------------------------- I.G.
I.G.==------------------------
------------------------xx1.000
1.000
N. N.
N.ORE
ORELAVORATE
N.INFORTUNI
INFORTUNI LAVORATE

Analisi
Analisi degli
degli incidenti
incidenti oo mancati
mancati infortuni
infortuni
??
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ANALISI DEL FENOMENO INFORTUNISTICO


Indice di Frequenza infortunistica per settore di attività economica e
dimensione aziendale - AZIENDE ARTIGIANE

Comparto Vivaismo Pistoiese


79,46
dal 2001 al 2005
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Giornate perse per infortunio in funzione delle di modalità accadimento


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PERCHÈ ACCADONO GLI INFORTUNI?

• Scarsa padronanza della macchina e/o attrezzatura


• Assuefazione ai rischi (abitudine dei gesti)
• Banalizzazione dei comportamenti di fronte al pericolo
• Sottostima dei rischi (neutralizzazione delle protezioni)
• Diminuzione della attenzione nel lavoro di sorveglianza (stanchezza)
• Mancato rispetto delle procedure
• Aumento dello stress (rumore, ritmo, ecc..)
• Precarietà del lavoro che conduce ad una formazione insufficiente
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PERCHÈ ACCADONO GLI INFORTUNI?

• Manutenzione poco o male eseguita (rischi insospettati)


• Dispositivi di protezione inadatti
• Sistemi di comando e controllo sofisticati
• Rischio proprio della macchina (movimenti alternativi, avviamento
imprevisto, arresto precario)
• Macchine e/o attrezzature non adatte allo scopo o all’ambiente
(allarme sonoro mascherato dal rumore del parco macchine)
• Circolazione di persone (linee automatiche)
• Assemblaggio di macchine di provenienza e tecnologie differenti
• Flusso di materiale o prodotti tra le macchine
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Costi diretti, conseguenti l’infortunio

• Primi soccorsi per danno più o meno grave all’integrità fisica


del lavoratore
• Trasporto della vittima
• Interruzione attività dei colleghi di lavoro
• Sovvenzioni accordate all’infortunato e/o alla sua famiglia
• Pratiche amministrative e giuridiche
• Salario all’infortunato durante la sua assenza dal lavoro
• Salario ad altro lavoratore in sostituzione dell’infortunato
• Formazione del lavoratore che sostituisce l’infortunato
• Rendimento iniziale lavoratore che sostituisce l’infortunato
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Costi diretti, conseguenti l’infortunio

• Danni materiali collegati all’infortunio per macchine,


attrezzature e/o costruzioni con relativo arresto della
produzione
• Fermo produzione ed eventuali sanzioni per interventi degli
organi di vigilanza (es. Az. USL, VVF, Ispettorato del
Lavoro)
• Riparazione o la sostituzione del macchinario
• Perdite economiche collegate alla diminuzione di produzione
per i danni a persone o cose
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Costi indotti:

• Danno dell’immagine dell’Azienda


• Insoddisfazione del cliente per eventuali disservizi
• Insoddisfazione del personale
• Aumento dei premi d’assicurazione (INAIL e per responsabilità
civile)
• Procedimento penale spese per perizie, procedure legali,

Costi nascosti-sommersi da 3 a 5 volte il costo diretto


Infortuni sul lavoro e malattie professionali
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Il Processo di Progettazione Prevenzione

Curve Efficacia Costo della Sicurezza

Avanzamento Progetto

efficacia Intervento Costo intervento

un rischio non individuato al momento opportuno genera un


costo maggiore del costo della sua prevenzione
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Cause degli infortuni in ambito lavorativo nazionale


20% 2%

78%
2% Fattore accidentale

20% Fattore tecnico


78% Fattore umano
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Fattore tecnico

Macchinari, impianti, attrezzature,


strutture, ambienti di lavoro, ecc.
“non idonei e/o non a norma”
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Fattore umano
Organizzazione sistema sicurezza non presente
Mancanza o non rispetto delle procedure
Errata scelta del macchinario e/o attrezzatura
Scarsa padronanza della macchina e/o attrezzatura
Manutenzione poco o male eseguita (rischi insospettati)
Assuefazione ai rischi (abitudine dei gesti)
Banalizzazione dei comportamenti di fronte al pericolo
Sottostima dei rischi (neutralizzazione delle protezioni)
Diminuzione della attenzione nel lavoro (stanchezza - distrazione)
Aumento dello stress (rumore, ritmo, ecc..)
Precarietà del lavoro che conduce ad una formazione insufficiente
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CULTURA DELLA SICUREZZA?

complesso di superiorità:
“ho cose più importanti di cui occuparmi”

fatalismo:
“gli infortuni accadono ed accadranno sempre”

troppa confidenza:
“l‘ho sempre fatto e non è mai successo niente”

spericolatezza:
“in questo modo finisco prima”
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CULTURA DELLA SICUREZZA?

ignoranza:
“non sapevo che fosse pericoloso”

scarsa sensibilità:
“non sono pagato anche per stare attento”

dimenticanza:
“non mi ricordavo che fosse pericoloso”

superficialità:
“ma come si può con tante cose che ho da fare”
come (tentare di) adottare comportamenti sicuri

Dott. Emanuele Petrachi


Direttore Salento Intelligence Srl
emanuele.petrachi@gmail.com
info@salentointelligence.it
Cos’è la sicurezza?
La sicurezza (dal latino “sine cura”: senza
preoccupazione) può essere definita come la
“conoscenza che l'evoluzione di un sistema
non produrrà stati indesiderati”
Cos’è il rischio?
Evenienza di un evento dannoso e
indesiderato, valutata e quantificata
attraverso la teoria delle probabilità.
La nozione di rischio è sempre connessa a
quella di presa di decisione in situazione di
incertezza.
La presa di decisione è un atto individuale,
volontario.
Cos’è la sicurezza
Valutazione dei rischi (DVR - d.lgs. 81/2008)

Riduzione dei rischi

SICUREZZA
Cos’è la sicurezza
L'eliminazione completa del rischio è
matematicamente impossibile perché le
variabili del rischio sono infinite ed
imponderabili; è per questa ragione che si
parla di “riduzione del rischio”
C
O
M
P
O
R
T
A
M
E
N
T
O
Fattori determinanti del
comportamento
Ambiente Caratteristiche personali Educazione ricevuta

30%

50%

20%
Fattori determinanti del
comportamento
input
Sfera razionale
Sfera emozionale

Livello Struttura
Attitudini Carattere
Abilità Bisogni
Competenze Valori

PERCEZIONE PROPENSIONE
DEL RISCHIO AL RISCHIO

comportamento
Percezione e propensione al rischio
PERCEZIONE DEL RISCHIO:
E’ la capacità di individuare, prima possibile, una fonte
di pericolo

PROPENSIONE AL RISCHIO:
E’ l’atteggiamento individuale di fronte al pericolo
La percezione del rischio
La “percezione del rischio” coinvolge dei meccanismi
di tipo psicologico: in genere la mente umana tende a
valutare come “più rischiose” le situazioni che hanno
una maggiore gravità (ovvero le situazioni che possono
provocare la morte), ma che sono meno frequenti,
mentre tende a valutare come “meno rischiose” le
situazioni a cui è associata una gravità minore (ad
esempio le situazioni che possono provocare un danno
fisico non irreversibile), ma che sono di gran lunga più
frequenti.
La percezione del rischio
può essere influenzata da alcuni fattori come:

 La conoscenza effettiva dei pericoli


 Livello di attenzione (più basso tra giovani e
anziani)
 Apprendimento dalla propria esperienza
 Osservazione di situazioni altrui
La propensione al rischio
può essere influenzata da alcuni fattori come:

 Vantaggi secondari (risparmio di tempo, energie,


“fare meglio” )
 Bias dell’ottimismo ingiustificato
 Locus of Control (personale e culturale) +
percezione di essere adeguati rispetto alle richieste
 Fattori sociali (appartenenza al gruppo)
Bias dell’ottimismo
Il bias ottimistico risulta svolgere una funzione di
auto-rafforzamento, a tutela di sé. Al contrario,
l’ottimismo irrealistico o illusorio può essere
particolarmente dannoso, potrebbe indurre a
sottostimare la vulnerabilità personale ai rischio ai
pericoli, riducendo la motivazione ad adottare
precauzioni per proteggersi.
Locus of control
Un altro meccanismo psicologico che altera la
percezione del rischio è quello per cui
generalmente si valutano come meno rischiose le
condizioni di cui si ha il controllo (Locus of
control): ad esempio, in genere, una persona
tende ad essere meno preoccupata se è essa stessa a
guidare rispetto alla situazione in cui l’autista è
una seconda persona.
L’influenza del gruppo
Perché il gruppo e le sue norme influiscono sul comportamento?

Le norme del gruppo:

1. VENGONO CONSIDERATE GIUSTE: Il caso più semplice


è quello in cui vi sia un’esatta coincidenza tra
l’atteggiamento dell’individuo e quello del gruppo. In
questo caso, anche se una norma è inadeguata alla
situazione rispetto alla sicurezza lavorativa, essa veicola al
100% il comportamento relativo. Ad esempio, è possibile
che un individuo che non ama indossare indumenti
antinfortunistici si trovi a suo agio in un nuovo gruppo che
la pensa esattamente allo stesso modo.
L’influenza del gruppo
2. SONO SANZIONATORIE DEL COMPORTAMENTO
DI ALCUNI MEMBRI DEL GRUPPO: per rimanere
sullo stesso esempio, se un individuo ritenesse
opportuno indossare tali indumenti andando contro le
abitudini (= norme) del gruppo, potrebbe andare
incontro a derisioni, prese di giro, continue osservazioni
degli altri membri del gruppo. Da sottolineare che le
sanzioni più dolorose, alcune volte, sono quelle associate
alla socialità dell’individuo e al rischio di emarginazione,
conseguenze dirette di una discrepanza tra le aspettative
del gruppo nei confronti del nuovo membro e i
comportamenti/atteggiamenti di quest’ultimo.
L’influenza del gruppo
3. SONO ATTIVATE IN MODO FREQUENTE:
chiaramente, se una norma viene applicata
continuamente, essa diviene molto facilmente
accessibile da un punto di vista cognitivo e, di
conseguenza, determina una naturale tendenza al
suo quotidiano rispetto.
L’influenza del gruppo
4. GARANTISCONO SOLUZIONI ADEGUATE AI
PROBLEMI: l’attivazione di norme di gruppo è
frequentemente correlata alla loro efficacia nel
risolvere un problema. Laddove per il gruppo un
comportamento sia funzionale al raggiungimento di
un obiettivo, esso verrà ripetuto continuamente,
almeno fino a prova contraria.
QUALI SONO LE POSSIBILITA’ PER
AUMENTARE LA PERCEZIONE
DEL RISCHIO E DIMINUIRNE LA
PROPENSIONE?
Le possibilità per i ruoli direttivi
 OSSERVARE per rilevare
 CHIEDERE per capire
 INFORMARE (livello del sapere)
 FORMARE (livello del saper essere)
 ADDESTRARE (livello del saper fare)
 RINFORZARE E SANZIONARE, con costanza, nel
tempo
Intervenire su…
Conoscenza e abilità Valori e atteggiamenti
attraverso INFORMAZIONE attraverso CONDIVISIONE,
e ADDESTRAMENTO COMUNICAZIONE,
COINVOLGIMENTO

COMPORTAMENTO
Le possibilità per i lavoratori

 FAR OSSERVARE per rendere consapevoli


 DISCUTERE in gruppo (trovare soluzioni,
coinvolgere, far partecipare)
 FAVORIRE MECCANISMI DI TUTORSHIP E DI
RESPONSABILIZZAZIONE
Conclusioni
Nel caso della sicurezza sui luoghi di lavoro è opportuno
che l’individuo colga la l’essenza di una nuova
cultura della sicurezza, non basata soltanto sulla
strumentazione da impiegare sul lavoro,
bensì centrata anche sull’utilizzatore, sulla
persona, i suoi criteri di valutazione, i suoi
atteggiamenti, le dinamiche di gruppo in cui è
coinvolto.
Le figure della
Prevenzione
Medicina del Lavoro
DATORE DI LAVORO

CHI E’?
soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore
il soggetto può dirsi responsabile dell’impresa o unità
produttiva solo se e in quanto abbia poteri decisionali e di
spesa
COSA DEVE FARE?
-Individuare e valutare i rischi
-organizzare e gestire la prevenzione in azienda
-adottare le necessarie misure di sicurezza tecniche,
organizzative e procedurali
-informare e formare i lavoratori sui rischi presenti in
azienda
LAVORATORE

Chi e’ ?
Persona che presta il proprio lavoro alle dipendenze di un
datore di lavoro
COSA DEVE FARE ?
-osservare le disposizioni e le istruzioni impartite dal
datore di lavoro
-non rimuovere o modificare i dispositivi di sicurezza, di
segnalazione e di controllo
-non compiere di propria iniziativa operazioni pericolose
per la propria od altrui sicurezza
-utilizzare correttamente i d.p.i.
segnalare immediatamente condizioni di pericolo
-sottoporsi ai controlli sanitari
IL RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA

CHI E’
E’ ?
persona o persone elette o designate, in tutte le aziende o unita’
unita’
produttive, per rappresentare i lavoratori relativamente agli aspetti
aspetti della
salute e della sicurezza durante il lavoro

COSA DEVE FARE?


viene consultato
-per la valutazione dei rischi
-per l’l’individuazione, programmazione e verifica della prevenzione
-sulla designazione degli addetti al spp, alla prevenzione incendi,
incendi, al pronto
soccorso, alla evacuazione dei lavoratori
-in merito alla organizzazione dei programmi di formazione

RICEVE
-informazioni e documentazione aziendale
-adeguata formazione

PARTECIPA
-alla riunione periodica di prevenzione e protezione dai rischi

AVVERTE
-il responsabile dell’
dell’azienda dei rischi individuati nel corso della sua attività
attività
IL SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE

Insieme delle persone, sistemi e mezzi esterni o interni


all’azienda finalizzati all’attività di prevenzione e
protezione dai rischi professionali
Il responsabile del servizio deve avere attitudini e
capacità adeguate

CHE COSA DEVE FARE ?


-Individuare e valutare i fattori di rischio
-individuare le misure per la sicurezza e la salute
-elaborare le misure preventive e protettive
-proporre i programmi di informazione e formazione dei
lavoratori
-fornire ai lavoratori le informazioni sui rischi generali e
specifici per la sicurezza e la salute
-partecipare alla riunione periodica di prevenzione e
protezione
IL MEDICO COMPETENTE

MEDICO IN POSSESSO DI SPECIALIZZAZIONE in MEDICINA DEL


LAVORO

CHE COSA DEVE FARE?


Effettua
-la sorveglianza sanitaria
-le visite mediche richieste dal lavoratore
-istituisce ed aggiorna una cartella sanitaria e di rischio per ogni
ogni lavoratore
-esprime giudizi di idoneità’
idoneità’ alla mansione specifica assegnata al
lavoratore

Collabora
- alla stesura del documento
- alla predisposizione dell’dell’attuazione delle misure per la tutela della salute
e dell’
dell’integrità
integrità psico-
psico-fisica dei lavoratori
- alla predisposizione del servizio di pronto soccorso
- all’
all’attività
attività di formazione e informazione dei lavoratori
Visita
- gli ambienti di lavoro almeno due volte all’ all’anno
Partecipa
- alla riunione periodica (almeno annuale) di prevenzione e protezione
protezione dei
rischi
CLASSIFICAZIONE E DEFINIZIONE DEI
RISCHI

Tre grandi categorie:

RISCHI PER LA SICUREZZA DOVUTI


A: (Rischi di natura infortunistica)
Strutture
Macchine
Impianti
Elettrici
Sostanze pericolose
Incendio-esplosioni
RISCHI PER LA SALUTE DOVUTI A:
(Rischi di natura igienico
ambientale)

Agenti Chimici
Agenti Fisici
Agenti Biologici
RISCHI PER LA SICUREZZA E LA
SALUTE DOVUTI A: (Rischi di tipo
cosiddetto trasversale)
Organizzazione del lavoro
Fattori psicologici
Fattori ergonomici
Condizioni di lav. difficili
CoSiLa 11 marzo 2010

“La nuova organizzazione della


sicurezza aziendale alla luce del
D.Lgs. 81/08: il ruolo del RSPP”

“Il progetto COSILAVOROSICURO”

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010

Introduzione al Testo Unico

TESTO UNICO in materia di salute e sicurezza delle lavoratrici e


dei lavoratori nei luoghi di lavoro
Fonte: attuazione dell’articolo 1 della Legge 3 agosto 2007, n. 123
Prima emissione: D.Leg.vo 9 aprile 2008, n. 81
Disposizioni integrative e correttive: D.Leg.vo 3 agosto 2009, n.
106
Proroga termini: Legge 26 febbraio 2010, n 25: Conversione in
legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n.
194, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010


Introduzione al Testo Unico

Disposizioni integrative e correttive

correggere i molti errori materiali e tecnici e tentare di superare le


difficoltà operative, le criticità e le lacune evidenziate
• 146 articoli dei 306 sono stati modificati e/o integrati
• 38 allegati dei 51 sono stati sostituiti

riequilibrare e semplificare l’apparato sanzionatorio, ristabilendo


criteri di proporzionalità
• 400 sanzioni invece di 1391

confermare che il consolidamento del quadro giuridico in materia di


SSL avverrà per gradi a causa del differimento a momenti successivi
di norme specifiche
• 47 DM, Accordi, Linee guida da emanare
vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010

Introduzione al Testo Unico

Aspetti rilevanti

ƒ introduce per via normativa la delega di funzione e la sub-delega;


ƒ riafferma il concetto della responsabilità diffusa (tutti i soggetti
sono destinatari degli obblighi di sicurezza)
ƒ individua percorsi specifici di formazione, informazione e
addestramento (la crescita della conoscenza)
ƒ riconosce i modelli organizzativi quali strumenti che possono
contribuire al miglioramento continuo delle condizioni di sicurezza
(la sicurezza è un obiettivo strategico aziendale)
ƒ inasprisce le sanzioni

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010


Introduzione al Testo Unico

Verso un cambiamento culturale

Anni 50 -60 Anni 80 - 90 Il nuovo che


avanza

Modello Modello Modello


tecnologico partecipativo organizzativo

Errore tecnico Errore Umano Errore


organizzativo

Rischio zero è un’utopia


Non esiste un mondo senza errori

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010

L’organizzazione SSL

Organizzazione
significa “divisione del lavoro, ripartizione dei compiti”

La normativa prevede che la ripartizione dei compiti


e degli oneri prevenzionistici (penalmente
sanzionati) possa avvenire o tramite delega o
emerga di fatto nell’ambito delle attribuzioni e
competenze afferenti ai ruoli effettivamente ricoperti
all’interno dell’organizzazione aziendale

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010


L’organizzazione SSL

Datore di RSPP
lavoro
Medico
competente
Addetti
emergenze

Dirigenti

Preposti Lavoratori RLS

Funzioni di supporto/
Funzioni operative
consultive

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010

Gli obblighi e le responsabilità

L’ordinamento attribuisce al datore di lavoro:


• un potere di direzione e di organizzazione
dell'attività di impresa (art. 2086 c.c.)
• l’obbligo di garantire in ogni momento la massima
sicurezza tecnica, organizzativa e procedurale
concretamente attuabile (art. 2087 c.c.)
• l’onere di dimostrare la sua diligenza organizzativa
implementando un sistema organizzativo di
deleghe per la sicurezza (ripartizione dei compiti di
lavoro) a persone che posseggano requisiti di
professionalità ed esperienza gli adempimenti in
materia di SSL

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010


Gli obblighi e le responsabilità

La gran parte dei reati connessi alla sicurezza sul lavoro sono
REATI OMISSIVI.
Detti reati si perfezionano quindi non con un’azione criminosa
predefinita, ma mediante una condotta caratterizzata dal mancato
rispetto di leggi, regolamenti, regole di condotta.
Pertanto, qualora necessiti individuare nello specifico settore, delle
responsabilità penali, sarà necessario preliminarmente chiarire i
doveri che incombono su determinati soggetti.

Quali sono i compiti di prevenzione e


protezione della sicurezza e della salute afferenti
alla mia mansione lavorativa, a prescindere da
incarichi formali ?

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010

Gli obblighi e le responsabilità

La responsabilità penale
La responsabilità penale è PERSONALE (art. 27 della
Costituzione), e viene fatta risalire al comportamento del soggetto
incriminato.
In base alla presenza o meno di volontà nel commettere un reato,
il Codice Penale riconosce un delitto:
DOLOSO “è doloso o secondo l'intenzione, quando l'evento
dannoso o pericoloso, (…), è dall'agente preveduto e voluto come
conseguenza della propria azione od omissione"
COLPOSO “è colposo o contro l’intenzione, quando l’evento, anche
se preveduto, non è voluto dall’agente e si verifica a causa di
negligenza o imprudenza o imperizia o per inosservanza di leggi,
regolamenti, ordini o discipline”
vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010
Gli obblighi e le responsabilità

“ (…) accanto al datore di lavoro sono menzionati dal decreto


(626) i dirigenti ed i preposti, dei quali non si dà una espressa
definizione, per cui tali qualità discendono dalla loro posizione
assunta all’interno delle singole aziende o enti” sulla base del
“criterio guida dell’effettività” (Corte di Cassazione - Sezione
Quarta Penale, sentenza 21 aprile 2006, n. 14192)

Esercizio di fatto di poteri direttivi (D.Lgs. 9 aprile 2008 n. 81,


articolo 299)
Le posizioni di garanzia relative ai soggetti (datore di lavoro,
dirigente, preposto) gravano altresì su colui il quale, pur sprovvisto
di regolare investitura, eserciti in concreto i poteri giuridici
riferiti a ciascuno dei soggetti ivi definiti.

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010

Gli obblighi e le responsabilità


del RSPP

Sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità Europee del


15/11/2001
La conseguente emanazione del D.Lgs. n. 195/2003 con il quale, su
espresso indirizzo della Comunità europea, è stata introdotta in Italia
la specifica qualifica professionale del responsabile del servizio di
prevenzione e protezione
Muta l’orientamento della Corte di Cassazione: si fa strada la “colpa
professionale” e la “colpa tecnica” del RSPP

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010


Gli obblighi e le responsabilità

Corte di Cassazione Sez. IV n. 41947 del 21 dicembre 2006


Ric. Pittarello e altro
(…) pur essendo questi (RSPP) un semplice ausiliario del datore di lavoro e
privo di un effettivo potere decisionale, potesse essere chiamato a
rispondere, anche penalmente, per lo svolgimento della propria attività
allorquando, agendo con imperizia, negligenza, imprudenza o inosservanza
di leggi e discipline, abbia dato un suggerimento sbagliato o abbia
trascurato di segnalare una situazione di rischio, inducendo, così, il
datore di lavoro, ad omettere l’adozione di una doverosa misura
prevenzionale. Il RSPP, infatti, ha sostenuto la suprema Corte risponde
insieme al datore di lavoro di un evento dannoso derivante dal
suggerimento sbagliato o dalla mancata segnalazione essendo a lui
ascrivibile un titolo di “colpa professionale” che può assumere anche
un carattere addirittura esclusivo.

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010

Gli obblighi e le responsabilità

Cassazione Penale Sez. IV - Sentenza n. 15226 del 17 aprile 2007


Condannato un responsabile del servizio di prevenzione e protezione
per non aver segnalato una situazione di pericolo che ha portato ad
un infortunio mortale - Si fa strada la “colpa professionale” e la
“colpa tecnica” del RSPP:

In base “al principio di effettività con cui s’identifica il soggetto penalmente


responsabile in tema di sicurezza sul lavoro - qualora in concreto l’ R.S.P.P.
riceva ed accetti, oltre i propri incarichi consultivi, anche degli incarichi di
natura operativa, potrà rispondere a doppio titolo, in caso di inadempimento
degli incarichi di fatto posseduti” GUARINIELLO

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010


Gli strumenti del RSPP
15
Favorire
• La valutazione del rischio partecipata e dinamica
• L’implementazione della cultura del reporting: le indagini sui quasi
incidenti, incidenti, infortuni
• L’analisi degli esiti della sorveglianza sanitaria (malattie professionali)
• La promozione della cultura della sicurezza negli ambienti di vita e di
lavoro e di una formazione che vada oltre l’adempimento normativo
• L’osservazione dei comportamenti (behaviour based safety)
• La motivazione all’apprendimento organizzativo
• L’adozione e l’efficace attuazione di un Modello di organizzazione e
gestione
• Le periodiche verifiche dell’applicazione e dell’efficacia delle procedure
adottate
vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010

Interpretare la realtà

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010


Interpretare la realtà

.... quando accade un incidente in un’organizzazione complessa è


l’organizzazione stessa che fallisce, e non soltanto l’individuo a più
stretto contatto con l’evento.

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010

Interpretare la realtà

Le vittime di una guerra combattuta ogni giorno e


mai dichiarata

Numero di morti per tipologia anno giorno


infortuni sul lavoro 1.140 3
incidenti stradali 4.731 13
incidenti domestici 8.464 23
totale 14.335 39

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010


Interpretare la realtà

Caratteri del problema in generale


) Il rischio è presente in ogni aspetto della vita umana
) I danni ricadono sul singolo, sui gruppi, sulla collettività
) Il sistema azienda, il sistema casa, il sistema ambiente come
sottoinsiemi del sistema globale
) Le componenti del sistema: tecniche, umane, ambientali,
economiche
) La sicurezza agisce trasversalmente: gli incidenti avvengono
per diverse, concomitanti cause

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010

Dal TU all’apprendimento
organizzativo

Lo studio degli incidenti accaduti nelle organizzazioni ad alta


affidabilità (HROs):
9spazio (Space Shuttle Columbia, 2003)
9aeronautica (Linate, 2001)
9nucleare (Three Mile Island, 1979 - Chernobyl, 1986)
mostra che gli errori e i fallimenti che generano disastri spesso sono
socialmente organizzati.

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010


Dal TU all’apprendimento
organizzativo

Gli incidenti possono aver origine quindi anche da una serie di


proprietà sistemiche che renderebbero ineluttabile l'incidente
Un HROs per migliorare la sua affidabilità cerca attivamente di
conoscere ciò che non conosce.

You can’t know


what
you don’t know

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010

Apprendimento
organizzativo

Focalizzare l’attenzione su:


• modalità di accadimento dell‘incidente tecnologico
• cause del fallimento della previsione (Turner 1976) - incapacità dei diversi
attori coinvolti nel prendere atto dei segnali di pericolo e del fallace stato
di sicurezza del sistema

Warning
• i fenomeni di "miopia" (Turner, Pidgeon, 1997) e di "sordità" organizzativa
(Baldissera, 1998) derivano spesso dal fatto che gli operatori agiscono in
una situazione di accettabilità del rischio
• la normalizzazione della devianza (Vaughan, 1996) per cui i segnali
premonitori o la percezione che qualcosa non vada sono ridotti e assorbiti
nella routine quotidiana

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010


Apprendimento
organizzativo

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010

Apprendimento
organizzativo

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010


Apprendimento
organizzativo

25
vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010

Apprendimento
organizzativo

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010


Apprendimento
organizzativo

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010

Apprendimento
organizzativo

Errore umano o errore dell’organizzazione ?

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010


Modelli di organizzazione e di
gestione

Sole 24 ore di giovedì


giovedì 29.4.04
vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010

Modelli di organizzazione e di
gestione
Il Decreto Legislativo 231/2001 smi ha introdotto in Italia il concetto
di responsabilità amministrativa delle imprese per reati commessi
da amministratori, manager o dipendenti

Tra i c.d. “reati presupposto” contemplati dal D.Lgs. 231/2001 sono


presenti, a partire dal 25 agosto 2007, i reati di:

- omicidio colposo aggravato dall’inosservanza delle norme in materia


di salute e sicurezza sul lavoro art. 589 Codice Penale;

- lesioni personali colpose gravi e gravissime commesse con


inosservanza delle norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro
art. 590 in comb. disp. art. 583 Codice Penale (così come modificati
dal D.L. 23/5/08 n. 92)
vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010
Modelli di organizzazione e di
gestione

La responsabilità dell’ente sorge quando:


• si configurino tutti gli elementi di tali reati (l’evento che le norme penali
dell’omicidio colposo o delle lesioni gravi o gravissime puniscono),
• è presente la “colpa specifica” ossia la condotta commissiva o omissiva
cui è associabile un interesse o vantaggio dell’ente che l’evento si sia
verificato a causa dell’inosservanza delle norme per la
prevenzione degli infortuni sul lavoro

La responsabilità amministrativa delle persone giuridiche non è una forma


di “responsabilità oggettiva” bensì trova il proprio presupposto in un difetto
di organizzazione, consistente nell’omesso controllo sull’operato dei
dirigenti o dei soggetti posti in posizione subordinata a quelli in posizione
apicale, nonché nella mancata adozione di validi e idonei protocolli di
condotta aziendale

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010

Modelli di organizzazione e di
gestione

Esempi di situazioni che potrebbero configurare un interesse o


vantaggio dell’ente, in occasione di un evento che integra gli estremi
dei reati di omicidio colposo o lesioni gravi o gravissime, le seguenti
condotte poste in essere dall’ente in violazione della
normativa per la prevenzione degli infortuni sul lavoro:
• risparmio sulle misure di prevenzione degli infortuni;
• risparmio sui costi di manutenzione;
• risparmio sui costi di formazione;
• risparmio sull’acquisto dei Dispositivi di Protezione Individuale

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010


Modelli di organizzazione e di
gestione

L’articolo 30 del D.Lgs. 81/2008, prevede che laddove l’ente abbia


adottato ed efficacemente attuato un Modello di
organizzazione e gestione idoneo ad assicurare la conformità ai
requisiti ed obblighi giuridici in materia di salute e sicurezza sui luoghi
di lavoro, possa ottenere l’esclusione della sua responsabilità
(c.d. esimente).
• mezzo attraverso il quale l’ente ha l’opportunità di
dimostrare la propria diligenza organizzativa (premiata appunto
con l’esimente o la riduzione dell’afflittività delle sanzioni)
• “In sede di prima applicazione, i modelli di organizzazione aziendale
definiti conformemente alle Linee guida UNI-INAIL per un SGSL o al
British Standard OHSAS 18001:2007 si presumono conformi ai
requisiti”
vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010

Modelli di organizzazione e di
gestione

ISO 9001:2000

Sistema di
Gestione ex D.Lgs. OHSAS 18001
ISO 14001
231/2001 SA 8000
(attuale)

CODICE ETICO
Reati ambientali Delitti contro: P. A., Reati in materia di
patrimonio mediante frode, salute e sicurezza
reati Societari sul lavoro
vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010
Modelli di organizzazione e di
gestione

I due modelli nascono con presupposti e finalità sostanzialmente


difformi:
• il sistema 231 con un approccio top-down che mira ad istituire
un controllo impositivo sul comportamento e la condotta del
personale
• il sistema di gestione SSL incentra i propri principi ispiratori sulla
partecipazione e coinvolgimento del personale, che agisce pro-
attivamente intervenendo, a tutti i livelli, nel processo di
miglioramento continuo del sistema stesso
Necessità di integrazione al fine di garantirne l’efficace attuazione

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010

Un embrione di SGS

“Il progetto COSILAVOROSICURO”

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010


Un embrione di SGS

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010

Un embrione di SGS

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010


vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010

Un embrione di SGS

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010


Un embrione di SGS

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010

Un embrione di SGS

Per un lavoratore di 5° livello in


media l’azienda paga all’INAIL
il 29 per mille della sua
retribuzione pari a circa
700 euro anno

vincenzo.vegnente@aviogroup.com 11 marzo 2010


QUASI INCIDENTI

NEAR MISS
QUASI INCIDENTE - DEFINIZIONE

… episodi anomali e negativi che non hanno determinato un


vero e proprio incidente con danni a persone, beni aziendali
e ambientali, ma che avrebbero potuto facilmente
provocare tali eventi, evitati solo per circostanze favorevoli
e/o casuali.

… in poche parole un “INCIDENTE MANCATO”.


INCIDENTI CON INFORTUNIO GRAVE
1 (Mortale o Invalidante)

29 INCIDENTI CON INFORTUNIO NON GRAVE

300 INCIDENTI SENZA INFORTUNIO

La cosiddetta “parte sommersa


dell’ICEBERG” nasconde numerosissimi dati
(Triangolo di Heinrich, 1950)
L’ IMPORTANZA DELLO STUDIO DEI QUASI INCIDENTI (1)

Dalla definizione di Quasi Incidente:

… indica un mancato incidente


… nato da situazioni indesiderate e impreviste
= oggi, ma … domani ?
= l’analisi dei rischi è adeguata ?

… che hanno determinato, o avrebbero potuto determinare,


rischio per le persone, le cose e/o l’ambiente
= è condizione accettabile ?
L’ IMPORTANZA DELLO STUDIO DEI QUASI INCIDENTI (2)

Se le organizzazioni non hanno “memoria”


gli incidenti tendono ad accadere di nuovo.

Perciò, la diffusione delle informazioni sui


Quasi Incidenti, è parte fondamentale del
processo di formazione e del
coinvolgimento del personale, in ogni
Sistema di Gestione della Sicurezza.
L’IMPORTANZA DELLO STUDIO DEI QUASI INCIDENTI (3)

L’analisi di un incidente o infortunio mostra


spesso la concorrenza di molteplici cause.

Quindi (fortunatamente!) non sempre un solo


errore, o una singola circostanza, determinano
l’incidente.
Gli incidenti
non succedono
per caso!!
ALCUNE CONSIDERAZIONI - RAPPORTI DI INCIDENTE NEL TEMPO
n°rapporti

N. rapporti di incidente

N. incidenti con infortunio

89 90 91 92 93 94 95 96 97anni 98 99 00 01 02 03
OPERE
CORSO DI INFORMAZIONE
PER STUDENTI PROVVISIONALI
PREVENZIONE E
CADUTE DALL’ALTO
SICUREZZA NEI
CANTIERI EDILI

DIPARTIMENTO DI
PREVENZIONE MEDICA –
Servizio Prevenzione
Ambienti Lavoro
RISCHI DI CADUTA
DALL’ALTO

OPERE
PROVVISIONALI
OPERE
PROVVISIONALI
Sono tutte quelle strutture ed opere

provvisorie indipendenti dalla struttura

del fabbricato, realizzate per garantire

la SICUREZZA di chi lavora nel

cantiere edile
OPERE
PROVVISIONALI
Si suddividono in base al loro UTILIZZO:

¾ di SERVIZIO
¾ di SICUREZZA
¾ di SOSTEGNO
OPERE
PROVVISIONALI
™Ponti di sicurezza
di SICUREZZA:
™Sbarramenti delle aperture

per evitare la
™Impalcati sopra i posti

caduta di persone e di lavoro


di cose ™Mantovane parasassi

™Reti anticaduta
OPERE PROVVISIONALI di servizio
PONTE DI SERVIZIO D.P.R.164/56 art. 56

9 Impalcati formati da assi di 5 cm.;

9 Tavola fermapiede alta almeno 30 cm.;

9 Distanza massima dal muro 20 cm.;

9 Basette poggianti su superfici solide.


OPERE PROVVISIONALI di servizio
ANDATOIE E PASSARELLE D.P.R.164/56 art. 29

Le ANDATOIE devono avere:


¾ larghezza non minore di m. 0,60 quando sono destinate
soltanto al
passaggio di lavoratori;
¾ se utilizzate anche per il trasporto di materiali di m.1,20;

¾ la loro pendenza non deve essere maggiore del 50%;

¾ sulle tavole devono essere fissati listelli trasversali a distanza


non maggiore del passo di un uomo carico;
OPERE PROVVISIONALI di servizio
ANDATOIE E PASSARELLE

Andatoie e passerelle
devono SEMPRE
essere dotate
sul lato verso il vuoto
di normali parapetti e tavole fermapiede
OPERE PROVVISIONALI di servizio
ANDATOIE E PASSARELLE

NO SI

Non circolare mai direttamente sui tetti in materiali fragil


quali amianto cemento (eternit), materie plastiche, ma su
passerelle previste per questo scopo
OPERE PROVVISIONALI di servizio
COPERTURA DI VANI E BOTOLE
D.P.R.164/56 art. 68
Le aperture lasciate nei solai o nelle piattaforme di
lavoro devono essere circondate da normale
parapetto e da tavola fermapiede oppure devono
essere coperte con tavolato solidamente fissato e di
resistenza
non inferiore a quella
del piano di calpestio
dei ponti di servizio.

Protezione di
un’apertura orizzontale Protezione di un’apertura
con impalcato orizzontale con impalcato
OPERE PROVVISIONALI di servizio
COPERTURA DI VANI E BOTOLE

NO SI
OPERE PROVVISIONALI di servizio
COPERTURA DI VANI E BOTOLE
Le aperture nei muri
prospicienti il vuoto o vani
che abbiano una profondità
superiore a m. 0,50
devono essere munite di
normale parapetto e
tavola fermapiede
oppure
essere
convenientemente
sbarrate in modo da
impedire la caduta di
persone
PONTEGGiO
D.P.R.164/56
art.16

Nei lavori che sono


eseguiti ad un’altezza
superiore a m. 2,
devono essere adottate,
seguendo lo sviluppo
dei lavori stessi,
adeguate impalcature
o ponteggi o comunque
precauzioni atte
ad eliminare
i pericoli di caduta
di persone e di cose.
PONTEGGIO
elementi metallici D.P.R. 164/56 art. 34

diagonale

corrente

corrente di testata

cavalletto

basetta
PONTEGGIO
basette DPR 164/56 art. 20, c.3

NO SI

L’impalcatura deve poggiare su un


supporto solido tramite apposita basetta
PONTEGGIO
basette DPR 164/56 art. 20,c.3
PONTEGGIO
parapetto DPR 164/56 art. 24

PARAPETTO REGOLARE

40 cm

1m
40 cm

20 cm
PONTEGGIO
parapetto DPR 164/56 art. 24

PARAPETTO REGOLARE

60 cm
1m

40 cm
PONTEGGIO
parapetto DPR 164/56 art. 20, c. 4

L’estremo dei
montanti
deve superare
di almeno
m.1,20
l’ultimo impalcato
o il piano di gronda
se quest’ultimo è a
quota più alta
dell’ultimo impalcato
PONTEGGIO
sottoponti DPR 164/56 art. 27

Gli impalcati e i ponti di


ponte servizio devono avere un
sottoponte di sicurezza
costruito come il ponte, a
distanza non superiore di
m.2.50.
sottoponte La costruzione del
sottoponte può essere
omessa quando vengono
eseguiti lavori di
manutenzione e
riparazione con durata non
superiore a cinque giorni
PONTEGGIO
intavolati
DPR 164/56 art. 23

NO

L’intavolato dell’impalcato deve essere realizzato


con tavole di almeno 5 x 20 cm., fra loro aderenti
e fissate in modo da non scivolare.
PONTEGGIO DPR 164/56 art.23
intavolati
¾Le tavole non devono presentare
parti a sbalzo e devono poggiare
sempre su quattro traversi,

¾le loro estremità devono essere


sovrapposte, in corrispondenza
sempre di un traverso, per non
meno di 40 cm.

¾Le tavole devono essere


assicurate contro gli spostamenti
e ben accostate tra loro e
all’opera in costruzione;
SI
PONTEGGIO
intavolati DPR 164/56 art.23

Le tavole dei ponteggi metallici, con interasse tra i


traversi di m.1,80, devono avere una sezione minima di
cm. 4 x 30 oppure cm. 5 x 20, nella pratica si evidenzia
la necessità di utilizzare comunque tavole di spessore
cm. 5.
PONTEGGIO
intavolati DPR 164/56 art.23

Sono disponibili sia per i comuni ponteggi metallici con


interasse tra i traversi di m.1,80, sia per i nuovi ponteggi di
m. 2,50, sui quali sono peraltro obbligatorie.
La tavola metallica semplifica le operazioni di montaggio,
smontaggio e magazzinaggio. Garantisce, inoltre, un
elevato grado di sicurezza (il produttore certifica le
caratteristiche del prodotto).
PONTEGGIO
intavolati DPR 164/56 art.23

È vietato utilizzare i pannelli


per casseforme come elementi
di impalcato,per ponteggi
od altre opere provvisionali
PONTEGGIO
ancoraggi DPR 164/56 art. 20, c.6

Il ponteggio deve essere


efficacemente ancorato alla
costruzione

• in maniera conforme
alle istruzioni fornite
dalla casa costruttrice;
• ogni due piani;
• ogni due montanti di
ponteggio;

• oppure ogni 22. Mq.


PONTEGGIO
ancoraggi DPR 164/56 art. 20, c.6
PONTEGGIO
distanza DPR 164/56 art. 23, c. 3

Lo spazio libero fra


Distanza il piano
max dal di lavoro e la
muro
cm. 20
facciata della
costruzione deve
essere
minore di 20 cm.
PONTEGGIO
distanza DPR 164/56 art. 23, c. 3

Se lo spazio libero
fra il piano
di lavoro e la
facciata della
costruzione è
superiore a 20 cm.
> 20 cm occorre
un parapetto
anche verso
l’interno
PONTEGGIO
sorveglianza DPR 164/56 art. 37

Deve essere esercitata,


inoltre una continua,
sorveglianza sulle
impalcature,
specialmente dopo una
sosta prolungata o dopo
un temporale.
Vigilare costantemente
in particolare sul buono
stato degli ancoraggi e
dei morsetti
PONTEGGIO
autorizzazione D.P.R. 164/56 art. 30

libretto
ponteggio

autorizzazione
ministeriale

Il ponteggio all’acquisto deve essere provvisto di autorizzazione


all’impiego del Ministero del Lavoro e di Relazione Tecnica.
PONTI SU CAVALLETTI
D.P.R. 164/56 art.51

I ponti su cavalletti, non essendo dotati di parapetto, non


devono avere altezza superiore ai metri 2 e possono essere
utilizzati solo per lavori interni od al suolo: con la normali tavole
di sezione minima cm. 20 x cm. 5 e lunghezza di 4 metri è
d’obbligo utilizzare tre cavalletti (interasse cm. 180 e sbalzi di
cm. 20); la larghezza dell’impalcato non deve essere inferiore a
cm.90.
PONTI SU CAVALLETTI

Non devono
mai essere
montati sugli
impalcati dei
ponteggi
esterni
PONTI SU CAVALLETTI

NO SI
TRABATTELLI
P0NTI SU RUOTE A TORRE

¾ devono avere
base ampia

¾ le ruote del ponte


devono essere
saldamente bloccate
con cuneo da ambo
le parti.
¾ il piano di
scorrimento
delle ruote deve
essere livellato
TRABATTELLI
P0NTI SU RUOTE A TORRE

SI
NO
Per lavori
all’interno h. max 8
metri

Per lavori
all’esterno h. max
12 metri
ancoraggio ogni due piani
TRABATTELLI
P0NTI SU RUOTE A TORRE

SI

non devono
essere spostati NO
quando su di
essi si trovano
lavoratori o
sovraccarichi.
SBARRAMENTI DELLE APERTURE
D.P.R. 164/56 art. 68

Tutte le aperture prospicienti il


vuoto devono essere sbarrate
mediante regolare parapetto con
altezza non inferiore a metri 1

PARAPETTO
h. metri 1
SBARRAMENTI DELLE APERTURE

Scale in muratura D.P.R. 164/56 art .69

Lungo le rampe e i pianerottoli delle scale fisse in


costruzione, fino alla posa in opera delle ringhiere,
devono essere tenuti parapetti normali con tavole
fermapiede, fissate rigidamente a strutture
esistenti.
SBARRAMENTI DELLE APERTURE

Scale in muratura D.P.R. 164/56 art.69, c.

Sulle rampe delle scale in


costruzione ancora
mancanti di gradini,
devono essere fissati
intavolai larghi almeno
60 cm. sui quali devono
essere applicati
trasversalmente listelli di
legno posti a distanza
non superiore a 40 cm.
IMPALCATI SOPRA I POSTI DI
LAVORO
D.P.R.164/56 art. 9, c. 1

Quando nelle immediate vicinanze dei ponteggi o del posto


di caricamento e sollevamento dei materiali vengono
impastati calcestruzzi e malte o eseguite altre operazioni a
carattere continuativo si deve costruir un solido impalcato
sovrastante, ad altezza non maggiore di 3 metri da terra, a
protezione contro la caduta di materiali
MANTOVANE PARASASSI
D.P.R. 164/56 art. 28

La distanza
massima tra
un parasassi
ed un
qualsiasi
impalcato
utili non deve
superare i 12
metri
tavole di spessore
minimo 4 cm.
RETI ANTICADUTA

Sono particolarmente indicate per la prevenzione delle


cadute all’interno di coperture non praticabili sostenute
da un struttura reticolare.
RETI ANTICADUTA
D.P.R. 164/56 art.

Durante la copertura
dei capannoni
prefabbricati
o simili è necessario
adottare misure atte a
garantire
l’incolumità delle
persone con rete di
sicurezza conforme
alla norma Uni En 1263-
1-2 (giugno 2000)
sottopalchi ecc.
SCALE

•Scale semplici portatili


•Scale a mano •Scala ad elementi innestati

•Scale doppie

•Scale fisse a pioli

•Scale fisse in muratura


Scale a mano
D.P.R. 164/56 art . 8

Le scale portatili a pioli, dette


anche scale a mano, devono:

¾ avere dimensioni appropriate all’uso;

¾ essere sufficientemente resistenti


nell’insieme e nei singoli elementi;

¾ i pioli devono essere incastrati nei


montanti.
Scale a mano

NO le scale in legno non devono avere: N


O
Pioli con nodi passanti

Listelli inchiodati

È vietata la riparazione
dei pioli rotti con listelli
di legno inchiodati sui montanti;

È vietato l’uso di scale


difettose e pericolose,
quando risultano inutilizzabili
devono essere eliminate
Scale a mano

NO SI
Il pericolo
principale
connesso all’uso
di scale è quello
di caduta di
persone che può
essere causata
da difetto della
scala o da un suo
errato impiego.
Scale a mano

La scala deve
risultare di
lunghezza
adeguata e, in
generale deve
sporgere
di almeno 1 m.
oltre il
piano di
accesso.
Scale a mano

Durante l’uso, le scale devono essere sistemate e vincolate


e non sono ammissibili sistemazioni precarie di fortuna

NO SI

Durante gli spostamenti laterali nessun


lavoratore deve trovarsi sulla scala.
Scale a mano

Contro il pericolo di sbandamento o di slittamento, le


estremità inferiori dei montanti devono essere provviste
di dispositivi antisdrucciolevoli mentre quelle superiori
devono avere ganci di trattenuta o appoggi
antisdrucciolevoli.
Scale a mano
D.P.R. 164/56 art . 8

NO SI

La scala deve
distare

dalla verticale di

appoggio per circa

1/4

della sua lunghezza.


PRIMO
SOCCORSO
Aspetti
organizzativi
CORSO DI FORMAZIONE
ADDETTI PS

SiRVeSS
Primo soccorso – Aspetti organizzativi
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

DLgs 81/08 art. 45


IL DATORE DI LAVORO prende i provvedimenti
necessari in materia di primo soccorso
e di assistenza medica di emergenza

tiene conto di: sente il medico


natura dell’attività competente
dimensioni dell’azienda (ove previsto)
ovvero dell’unità produttiva
stabilisce
altre eventuali persone i necessari rapporti
presenti sui luoghi di lavoro con i servizi esterni

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Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

DLgs 81/08 art. 43


Il Datore di lavoro designa i lavoratori incaricati
di attuare le misure di PS

I LAVORATORI addetti PS
non possono rifiutare
la designazione
se non per giustificato motivo.

Devono essere formati,


essere in numero sufficiente
e disporre di attrezzature adeguate,
tenendo conto delle dimensioni e
dei rischi specifici dell’azienda.
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Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

DLgs 81/08 art. 25


IL MEDICO COMPETENTE collabora
alla predisposizione del servizio
di primo soccorso.

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Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

D.M. 388/03 (rif. art. 45 DLgs 81/08 )

Aziende gruppo A Cassetta PS


Mezzo di comunicazione
rischio rilevante Corso di almeno 16 ore
> 5 lavoratori con indice infortunistico > 4 + aggiornamento triennale
> 5 lavoratori comparto agricoltura

Aziende gruppo B Cassetta PS


Mezzo di comunicazione
> 3 lavoratori che non rientrano Corso di almeno 12 ore
nel gruppo A + aggiornamento triennale

Aziende gruppo C Pacchetto di medicazione


Mezzo di comunicazione
< 3 lavoratori che non rientrano Corso di almeno 12 ore
nel gruppo A + aggiornamento triennale

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Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

Indici di frequenza d’infortunio di inabilità permanente


in Italia

Lavorazioni meccanico-agricole 10,84


Costruzioni edili 8,60
Chimica, plastica, gomma 2,76
Falegnameria e restauro 7,18
Metalmeccanica 4,48
Lavorazioni tessili 2,40
Trasporti 4,93
Attività commerciali 2,36
Sanità e servizi sociali 1,28
Istruzione e ricerca 1,11
Indici di frequenza d’infortunio di inabilità permanente in Italia
SiRVeSS
per gruppo tariffa INAIL (INAIL: ultimo triennio disponibile)
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

Contenuto minimo della valigetta di Primo Soccorso


• Guanti sterili monouso (5 paia)
• 1 visiera paraschizzi
• Flacone di soluzione cutanea di iodopovidone al 10% di iodio da 1 lt (1)
• Flaconi di soluzione fisiologica (sodio cloruro 0,9 %) da 500 ml (3)
• Compresse di garza sterile 10 X 10 in buste singole (10)
• Compresse di garza sterile 18 X 40 in buste singole (2)
• Teli sterili monouso (2)
• 2 pinzette da medicazione sterili monouso
• 1 confezione di rete elastica di misura media
• 1 confezione di cotone idrofilo
• 2 confezione di cerotti pronti all'uso di varie misure
• 2 rotoli di benda orlata alta cm. 10
• 2 rotoli di cerotto alto cm. 2,5
• 1 paio di forbici
• 3 lacci emostatici
• 2 confezioni di ghiaccio "pronto uso"
• 1 coperta isotermica monouso
• 2 sacchetti monouso per la raccolta di rifiuti sanitari
• 1 termometro
• 1 apparecchio per la misurazione della pressione arteriosa
SiRVeSS
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

Contenuto minimo del Pacchetto di Medicazione


Guanti sterili monouso (2 paia)
Flacone di soluzione cutanea di iodopovidone al 10% di iodio da 125 ml (1)
Flacone di soluzione fisiologica (sodio cloruro 0,9 %) da 250 ml (1)
Compresse di garza sterile 10 X 10 in buste singole (3)
1 pinzette da medicazione sterili monouso
1 confezione di cotone idrofilo
1 confezione di cerotti pronti all'uso di varie misure
1 rotolo di benda orlata alta cm. 10
1 rotolo di cerotto alto cm. 2,5
1 paio di forbici
1 laccio emostatico
1 confezione di ghiaccio "pronto uso“
1 sacchetto monouso per la raccolta di rifiuti sanitari
Istruzioni sul modo di usare i presidi suddetti e di prestare i primo soccorsi
in attesa del servizio di emergenza

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Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

PRONTO SOCCORSO
Procedure complesse,
con ricorso a farmaci e strumentazione,
orientate a diagnosticare il danno
e a curare l’infortunato
Chi? Personale sanitario
PRIMO SOCCORSO
Valutazioni ed interventi mirati ad
assistere un infortunato che possono
essere compiute fino all’arrivo di un
appropriato soccorso

Chi? Qualsiasi persona


SiRVeSS
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

RESPONSABILITÀ DELL’ADDETTO PS
Non esistono livelli
di responsabilità intermedia
tra quella del cittadino
e quella dell’operatore
sanitario.

L’addetto PS è perseguibile
qualora non presti soccorso
in caso di necessità

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Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

RESPONSABILITÀ DELL’ADDETTO PS

OMISSIONE DI SOCCORSO [ Detenzione fino a 12 mesi


o multa fino a 1.032 euro ]
(art. 593 CP)

OBBLIGO
DI PRESTARE
Soccorrere
ASSISTENZA può voler dire
anche solo
attivare il 118
se il rischio non è sostenibile e impedire
spostamenti
AVVISARE LE AUTORITÀ incongrui

COMPETENTI

SiRVeSS
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

ORGANIZZARE UN PIANO PS
vuol dire definire
CHI
quali figure sono coinvolte
nella sua attuazione

Addetto PS
REQUISITI datore di lavoro o lavoratore
COMPETENZE conoscenze capacità su tecniche PS
NUMERO criteri:
numero lavoratori o pubblico
pericolosità delle lavorazioni
turni di lavoro
dislocazione sedi di lavoro
SiRVeSS prevedere sempre un sostituto
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

ORGANIZZARE UN PIANO PS
vuol dire definire
CHI
quali figure sono coinvolte
nella sua attuazione

Preposti, Lavoratori
Collaborazione nell’attuazione del piano PS

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Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

ORGANIZZARE UN PIANO PS
vuol dire definire
COSA
quali cose bisogna fare
e quali cose bisogna avere

Procedure organizzative
CHI in caso di infortunio o malore
- coordina gli interventi
- telefona al 118
- sgombra il passaggio all’ambulanza
- pratica l’assistenza
- accompagna l’infortunato

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Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

ORGANIZZARE UN PIANO PS
vuol dire definire
COSA
quali cose bisogna fare
e quali cose bisogna avere

Risorse
cassette PS (contenuto, numero e dislocazione)
arredo eventuale infermeria
telefoni
automobili
dispositivi di allarme

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Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

ORGANIZZARE UN PIANO PS
vuol dire definire
COME
quali processi di
comunicazione
bisogna attivare

Formulazione datore di lavoro/SPP,


in collaborazione con medico
competente, SUEM

Condivisione da parte di addetti, RLS

Informazione da parte di preposti, lavoratori


SiRVeSS
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

ORGANIZZARE UN PIANO PS
Conoscenze preliminari
CICLO PRODUTTIVO E SOSTANZE USATE Schede sicurezza

TIPOLOGIA INFORTUNI Registro infortuni

PROCEDURE ABITUALI IN CASO DI INFORTUNIO


TECNICHE ABITUALI DI AUTOMEDICAZIONE
PATOLOGIE, INVALIDITÀ, IDONEITÀ CONDIZIONATE
LAVORATORI CON COMPETENZE PS

Relazioni sanitarie
SUEM: TEMPI DI ARRIVO, ESIGENZE, ECC.

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Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

COMPITI ADDETTO PS
valutare l’adeguatezza delle proprie conoscenze
e capacità
conoscere e condividere il piano di primo soccorso
tenere aggiornato un elenco delle attrezzature
e del materiale di medicazione controllandone
effettiva disponibilità, efficienza e scadenza
tenersi aggiornato sulla tipologia degli infortuni
o dei malori che accadono a scuola
tenersi aggiornato sui nuovi prodotti chimici
eventualmente utilizzati
mantenere un comportamento coerente
con il proprio ruolo, essendo d’esempio per i colleghi
lavorando sempre nel rispetto delle norme di sicurezza

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Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

Impegno dell’istituto
nei confronti dell’addetto PS

designare i lavoratori
anche per autorevolezza e credibilità

riconoscerne il ruolo tecnico specifico

assicurare coordinate organizzative


entro cui deve agire

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Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

Parola d’ordine del PS

P roteggi
A vverti
S occorri
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Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

ADDETTI PS: SEQUENZA INTERVENTI PS


1. Prendere la valigetta con il materiale di PS e indossare i
guanti
2. Controllare la scena dell’infortunio e la pericolosità
dell’ambiente circostante per l’infortunato, per sé e gli altri
lavoratori
3. Controllare le condizioni dell’infortunato
4. Se la causa dell’infortunio agisce ancora, rimuoverla ovvero
allontanare l’infortunato
5. Valutare se la situazione necessita di altro aiuto oltre al
proprio e, se necessario, allertare il 1.1.8. ovvero
predisporre il trasporto dell’infortunato in ospedale con
l’auto
6. Attuare misure di sopravvivenza, evitare l’aggravamento
delle lesioni anche attraverso una corretta posizione,
rassicurare e confortare l’infortunato
7. Fornire ai soccorritori informazioni circa la dinamica
dell’infortunio e le prime cure praticate
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Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

RISCHI PER L’ADDETTO PS


CORRENTE ELETTRICA
CARICHI PERICOLANTI
GAS
FUOCO
EPATITE B e C
SANGUE AIDS
Condizioni:
- Infortunato
ADOTTARE contagioso
dispositivi - Mani non protette
e con lesioni
di protezione - Insufficienti
procedure di soccorso difese immunitarie

corrette

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Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

1.1.8.
Centrale operativa provinciale in
collegamento con le ULSS della
provincia e con le basi autoambulanze

La chiamata è gratuita e viene sempre registrata


Risponde un operatore del SUEM
(Servizio Urgenza e Emergenza Medica)
Località esatta dell’evento, via e numero civico,
LUOGO eventuali punti di riferimento, percorso più breve

Infortunio o malore, dinamica infortunio,


EVENTO eventuale pericolo incendio

Quanti sono schiacciati, incastrati, coscienti,


INFORTUNATI parlano, si muovono, respirano

fornire il proprio numero telefonico


e lasciare libera la linea
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Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

1.1.8. PRESTAZIONI SERVIZIO EMERGENZA


per immediato soccorso
preospedaliero Ambulanza con infermiere o medico

Ambulanza seguita da auto con medico


Elicottero
con medico
seguito
da ambulanza

SERVIZI URGENTI
per trasporto in ospedale
Ambulanza

SERVIZI PROGRAMMATI
per trasporto in ospedale
Ambulanza
di persone che non possono
essere trasportate
con altri mezzi

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Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

Informazioni utili per il Pronto Soccorso ospedaliero


PERDITA DI COSCIENZA durata min………………..

TRAUMA
caduta dall’alto altezza……………….
schiacciamento materiale………. stima carico……….. parti colpite……....
eventuali interventi praticati……………………………………

INTOSSICAZIONE per inalazione


sostanza in causa (fornire scheda di sicurezza)……………………………...
eventuali interventi praticati……………………………………………………………

AVVELENAMENTO per ingestione


sostanza in causa (fornire scheda di sicurezza)……………………………...
stima della quantità ingerita……………………………….……………………….
eventuale vomito spontaneo…………………………………………………………
eventuali interventi praticati……………………………………………………………
USTIONE CHIMICA
sostanza in causa (fornire scheda di sicurezza)……………………………...
SiRVeSS eventuali interventi praticati……………………………………………………………
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

Scheda di verifica periodica del materiale PS

Addetto PS Data…………………………. Data…………………………


………………………………………………………………… Confezioni Confezioni Confezioni Confezioni
eliminate inserite eliminate inserite
1 confezione di guanti in latice
1 mascherina per rianimazione
1 confezione di acqua ossigenata 10 vol.
1 confezione di disinfettante
10 compresse di garze sterili 10 x 10
10 compresse di garze sterili 18 x 40
1 confezione di cerotti pronti all’uso
2 rotoli di cerotto
1 confezione di reti elastiche mis. media
…………..

SiRVeSS - Sistema di Riferimento Veneto per la Sicurezza nelle Scuole


SiRVeSS

N. ORDINE

Registro Infortuni

Primo Soccorso – Aspetti organizzativi


DATA INFORTUNIO

2
DATA RIPRESA LAVORO

3
COGNOME NOME

4
ETÀ

5
REPARTO QUALIFICA

DESCRIZIONE CAUSA
7

NATURA E SEDE LESIONE


8

CONSEGUENZE INFORTUNIO
9
10

GIORNI ASSENZA INABILITÀ


11

% INABILITÀ PERMANENTE
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi
IPSIA……..
Infortuni occorsi negli anni solari 1997/2001
(ESCLUSI: 10 infortuni “in itinere” + 3 in gita)

Strappo muscolare
Scheda infortuni

Ustione da calore

Ustione chimica
Corpo estraneo
Amputazione

Lussaszione
Contusione

Distorsione
Iinfrazione

TOTALE
Frattura-
Ferite
Capo collo 3 2
11
Occhi 4 1 1
6
Tronco 2
2
Spalla braccio 2 1
3
Anno n° Mani polsi 9 6 6 6
infortuni 27
Gambe 2 1 1 1
1997 17 5
1998 18 Piede caviglia
1999 19
5 10 5
20
2000 9 TOTALE 27 8 1 18 18 1
2001 11 74
71 a carico degli allievi, 3 collaboratori scolastici
50 durante lezione di Ed. Fisica 10 nei laboratori
SiRVeSS 14 in altri locali scolastici
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

Informazione sui prodotti chimici


In caso di infortunio chimico è importante conoscere
la composizione chimica dei prodotti in causa

Composizione e informazione sugli ingredienti vengono riportate


al punto 2 della SCHEDA DI SICUREZZA

TUTTI I PRODOTTI UTILIZZATI DEVONO ESSERE


CORREDATI DI SCHEDA DI SICUREZZA

SCUOLA PRONTO CENTRO


SOCCORSO ANTIVELENI
OSPEDALIERO

È opportuno che le schede di sicurezza siano:


- AGGIORNATE AD OGNI VARIAZIONE O ACQUISTO
- RESE FACILMENTE ACCESSIBILI AGLI ADDETTI PS
SiRVeSS
- DISPOSTE SECONDO CRITERI CONDIVISI
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

Informazione sui prodotti chimici


SONO DA CONSIDERARE POTENZIALMENTE
CAUSA DI INFORTUNIO I PRODOTTI CHE SULL’ETICHETTA
O SULLA SCHEDA DI SICUREZZA (PUNTO 15) RIPORTANO:

frasi di rischio precedute da una o più delle seguenti sigle:


R 1-19, 30, 44 (esplosivo/infiammabile)
R 20-29, 31, 32, 41 (tossico-nocivo)
R 34, 35 (ustionante)
R 36-38 (irritante)

o uno dei seguenti simboli di pericolo:


E esplosivo O comburente

F infiammabile F+ estremamente infiammabile

T tossico T+ molto tossico

C corrosivo X nocivo

Xi irritante
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

Scheda di rilevazione degli interventi di PS

DATA ................................................ NOME DELL’INFORTUNATO................……………………………...............


ADDETTO PS ...........................................................................................................................................................................................
infortunio: …………………………………………………………………………………………………………………………………………….
contusio ferita amputaz corpo distorsio infrazione strappo ustione ustion TOT
ne ione estraneo ne frattura muscola da e
ALE
lussazio re calore chimi
ne ca
capo collo

occhi

tronco

spalla
braccio

mani polsi

gambe

piede
caviglia

TOTALE

MALORE: ................................................................................................................................……........................................................
MATERIALE UTILIZZATO: ghiaccio bende garze
cerotti guanti altro.................................................
RICORSO AL 1.1.8. ACCOMPAGNATO AL PRONTO SOCCORSO
SiRVeSS
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi
Indicazioni per la definizione del
PIANO DI PRIMO SOCCORSO A SCUOLA
CHI DEFINISCE IL dirigente scolastico/RSPP/MC
PIANO
CONDIVISO CON addetti PS, RLS
CRITERI DEFINIZIONE almeno un addetto per sede e
NUMERO ADDETTI PS fascia oraria
CRITERI presenza continuativa
INDIVIDUAZIONE (collaboratori scolastici, ATA),
ADDETTI PS situazioni di rischio (insegnanti
ed. fisica), precedenza per
competenze preesistenti,
attitudine e disponibilità
personale
COME ADDESTRARE corso di formazione di 12 ore +
ADDETTI PS aggiornamento triennale
SiRVeSS
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

PIANO DI PRIMO SOCCORSO A SCUOLA

COME Comunicazione in occasione del Collegio


INFORMARE dei docenti
Comunicazione nelle classi
LAVORATORI E Affissione in bacheca del piano e
ALLIEVI dell’elenco degli addetti
COME Inserimento del piano nel POF
INFORMARE I Pieghevole da inserire nel libretto delle
assenze degli allievi
GENITORI
Comunicazione in occasione della riunione
dei rappresentanti interclasse
DOTAZIONE DEGLI • valigetta
ADDETTI PS • schede di registrazione degli interventi di
PS
• schede di sicurezza dei prodotti in uso
• manuale di PS

SiRVeSS
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

PIANO DI PRIMO SOCCORSO A SCUOLA

CONTENUTO VALIGETTA E Contenuto previsto dal DM


CASSETTA PS 388/03 + eventuali integrazioni
sulla base della valutazione dei
rischi
NUMERO E Almeno 1 valigetta per sede,
COLLOCAZIONE accessibile solo agli addetti
VALIGETTE E CASSETTE Cassette almeno in palestra e
PS laboratori

PERIODICITA’ VERIFICA E Semestrale + ripristino dopo


RESPONSABILITA’ consumo
GESTIONE MATERIALE PS Verifica a cura degli addetti PS a
turno

SiRVeSS
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

PIANO DI PRIMO SOCCORSO A SCUOLA

COORDINATORE • Indire una riunione periodica del


SERVIZIO PS servizio PS
• Verificare l’attuazione dei singoli
compiti compiti degli addetti PS
• Raccogliere i bisogni di aggiornamento
degli addetti PS
• Partecipare alla riunione periodica di
prevenzione
• Elaborare i dati riferiti agli interventi di
PS realizzati nell’anno
• Predisporre l’informazione annuale del
piano PS nei confronti di lavoratori,
allievi e genitori

SiRVeSS
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

PIANO DI PRIMO SOCCORSO A SCUOLA

PROCEDURE • definire CHI FA COSA


ORGANIZZATIVE IN SE L’ADDETTO PS VALUTA IL CASO
CASO DI
INFORTUNIO O A - GRAVE E URGENTE
MALORE
B – NON URGENTE, CHE RICHIEDE IL
RICORSO ALLA STRUTTURA
OSPEDALIERA

C – LIEVE, CHE NON RICHIEDE IL


RICORSO ALLA STRUTTURA
OSPEDALIERA

SiRVeSS
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

Esempi di situazioni che richiedono


diverse tipologie di soccorso
•soffocamento •sospetta frattura •contusione lieve
•emorragia •ferita da sutura •ferita
•trauma cranico •ustione più estesa •sangue dal naso
•difficoltà respiratoria importante •convulsioni •ustione
•ingestione prodotti chimici o •ferita con corpo estraneo •corpo estraneo occhio
corpo estraneo •morso di animali •puntura d'insetto
•ingestione di imenotteri (api, •perdita traumatica di •svenimento
vespe) dente •mal di pancia, denti,
•perdita di coscienza orecchie

A B C
118

H infermeria

SiRVeSS
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

SCUOLA
PROCEDURE ORGANIZZATIVE DI PRIMO SOCCORSO

PERSONA CHE ASSISTE


ALL'INFORTUNIO/MALORE

ADDETTO PS

avverte
CENTRALINISTA

A rte B SEGRETERIA C
avverte

accom
ve
av COLL. SCOLASTICO
va
atti

pagna
118 proc
SEGRETERIA
accompagna

ura
COLL. SCOLASTICO
rte
ve

i
2°ADDETTO ibil
av

pon
l'accesso

dis
libera

in
avverte

se
infermeria
GENITORI
GENITORI

SiRVeSS
Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

PIANO DI PRIMO SOCCORSO A SCUOLA


ATTREZZATURE PER IL PS

• Telefono
il cordless facilita la comunicazione diretta tra addetto e
operatori del 118
In alternativa è necessario addestrare il
centralinista/segreteria
• Auto
in caso di non reperibilità o indisponibilità dei genitori, o di
lavoratori che debbano essere trasportati in ospedale (caso
B), bisogna disporre di un’auto secondo disposizioni già
impartite: es. auto dell’istituto, dell’addetto, taxi
• Locale “infermeria”
infermeria”
è necessario individuare un locale, dotato di lavello, per
praticare le medicazioni (caso C)

SiRVeSS
Farmaci a scuola

Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

FARMACI A SCUOLA
Linee guida per la somministrazione di farmaci in orario scolastico
(Ministeri Istruzione e Salute 25/11/05)

Somministrazione
che non richieda cognizioni specialistiche
di tipo sanitario, né l’esercizio di discrezionalità tecnica
richiesta formalmente dai genitori
prescritta con certificato medico

Dirigente scolastico
individua il luogo per la conservazione e la
somministrazione dei farmaci
verifica la disponibilità tra addetti PS
stipula convenzioni con soggetti istituzionali del territorio

E’ importante che il dirigente scolastico si impegni a sensibilizzare il


SiRVeSS personale per garantire una risposta adeguata alle richieste
Farmaci a scuola

Primo Soccorso – Aspetti organizzativi

FARMACI A SCUOLA
QUANDO SOMMINISTRARE

• Malattie croniche (patologie che non guariscono e che richiedono


terapia di mantenimento es. asma, diabete)
• Urgenze prevedibili (in patologie croniche note che possono
comportare fatti acuti es. asma, diabete, epilessia)

Le urgenze non prevedibili rientrano nelle procedure di PS e non


richiedono la somministrazione di farmaci

QUALI RESPONSABILITA’

• Nessuna, se sono seguite correttamente le indicazioni del medico


• Omissione di soccorso, nel caso di mancata somministrazione
correttamente richiesta

SiRVeSS
D.Lgs. 81/08

Rischi da esposizione
ad agenti biologici

Dott. Sergio Biagini Tecnico della Prevenzione


Rischi da esposizione ad agenti biologici
D.Lgs. 81/08

D.Lgs. 81/08
Titolo X – Esposizione ad agenti biologici

Campo di applicazione
Tutte le attività lavorative nelle quali vi è rischio di
esposizione ad agenti biologici
(batteri ed organismi simili, virus, parassiti e funghi)
Rischi da esposizione ad agenti biologici
D.Lgs. 81/08

Classificazione degli agenti biologici (art. 268)


POSSIBILITA’ DI PROBABILITA’ DI MISURE ESEMPI
CAUSARE PROPAGAZIONE PROFILATTICHE
Gruppo
MALATTIE IN NELLA COMUNITA’ O TERAPEUTICHE
SOGGETTI UMANI

Bassa - -
1 possibilità
-

Morbillo, Tetano
Legionella,
2 Si Si bassa Efficaci
Leptospira,
Botulino

Di norma Aids, Epatite C,


3 Si grave Si
presenti BSE

4 Si grave Si grave Assenti Ebola


Rischi da esposizione ad agenti biologici
D.Lgs. 81/08

Allegato XLV
Segnale di Rischio Biologico
Rischi da esposizione ad agenti biologici
D.Lgs. 81/08

E’ importante distinguere

USO DELIBERATO
quando gli agenti biologici vengono deliberatamente
introdotti nel ciclo lavorativo per esservi trattati,
manipolati o trasformati ovvero per sfruttarne le
proprietà biologiche a qualsiasi titolo (materia prima,
substrato catalizzatore, reagente o prodotto in un
processo lavorativo anche parziale)

Università e centri di ricerca, Sanità, Zootecnica e Veterinaria,


Industrie delle biotecnologie, Farmaceutica, Alimentare, Chimica,
Energia, Ambiente, Miniere, Agricoltura, Industria bellica.
Rischi da esposizione ad agenti biologici
D.Lgs. 81/08

ESPOSIZIONE POTENZIALE
Quando si determina la presenza di agenti biologici non
orientata ad un vero e proprio uso, mancando il
deliberato intento di farne oggetto dell’attività
lavorativa (presenza indesiderata ma inevitabile)

Industrie alimentari, Agricoltura, Zootecnica, Macellazione e


lavorazione carni, Servizi veterinari, Servizi sanitari (compresi servizi
alla persona), Laboratori diagnostici, Servizio di raccolta,
trattamento, smaltimento rifiuti, servizio di disinfezione e
disinfestazione, Impianto di depurazione di acque di scarico.
Rischi da esposizione ad agenti biologici
D.Lgs. 81/08

Allegato XLIV: Elenco esemplificativo di attività lavorative che


possono comportare la presenza di agenti biologici

• INDUSTRIE ALIMENTARI
• AGRICOLTURA
• ATTIVITA’ CUI VI E’ CONTATTO CON ANIMALI E/O CON
PRODOTTI DI ORIGINE ANIMALE
• SERVIZI SANITARI, COMPRESE LE UNITA’ DI ISOLAMENTO E
POST MORTEM
• LABORATORI CLINICI, VETERINARI E DIAGNOSTICI,
ESCLUSI I LABORATORI DI DIAGNOSI MICROBIOLOGICA
• IMPIANTI DI SMALTIMENTO RIFIUTI E DI RACCOLTA DI
RIFIUTI SPECIALI POTENZIALMENTE INFETTI
• IMPIANTI DI DEPURAZIONE DELLE ACQUE DI SCARICO
Rischi da esposizione ad agenti biologici
D.Lgs. 81/08

Rischio biologico
Trasmissione per contatto

Scabbia
Epatite tipo A
Epatite tipo B
AIDS
Varicella
Tetano
Rischi da esposizione ad agenti biologici
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Rischio biologico
Trasmissione per via ematica

Epatite tipo C
Epatite tipo B
AIDS
Rischi da esposizione ad agenti biologici
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Rischio biologico
Trasmissione per ingestione

Colera
Salmonella
Epatite tipo A
Tifo
Rischi da esposizione ad agenti biologici
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Rischio biologico
Trasmissione per via area

Tubercolosi
Vaiolo
Morbillo
Legionella
Rischi da esposizione ad agenti biologici
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Interventi di Prevenzione e Misure di Sicurezza in


caso di Rischio Biologico

INTERVENTI DI PROTEZIONE NELL’AMBIENTE

• Disinfezione
• Disinfestazione
• Corretto sistema di filtrazione dell’aria
• Trattamento dei rifiuti e dei reflui
Rischi da esposizione ad agenti biologici
D.Lgs. 81/08

Interventi di Prevenzione e Misure di Sicurezza in


caso di Rischio Biologico

MISURE DI SICUREZZA

• Organizzazione del lavoro


• Formazione - informazione
• Misure di contenimento
• Controllo dell’accesso, segnaletica di sicurezza
Rischi da esposizione ad agenti biologici
D.Lgs. 81/08

Interventi di Prevenzione e Misure di Sicurezza in


caso di Rischio Biologico

INTERVENTI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

Uso dei Dispositivi di Protezione


Individuali - DPI
Rischi da esposizione ad agenti biologici
D.Lgs. 81/08

Interventi di Prevenzione e Misure di Sicurezza in


caso di Rischio Biologico

INTERVENTI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE


RACCOMANDAZIONI UNIVERSALI
PROCEDURE PER LA RIDUZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO
LAVAGGIO DELLE MANI E IGIENE GENERALE
D.P.I. (GUANTI, MASCHERINE, OCCHIALI, TUTE, ECC.)
DISINFEZIONE SUPERFICI E MATERIALI
D.Lgs. 81/08

Rischi da esposizione a
agenti chimici

Tecnico della Prevenzione Dott. Sergio Biagini


CONOSCERE LE SOSTANZE
CHIMICHE

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

CONOSCERE LE SOSTANZE CHIMICHE


CONOSCERE LE SOSTANZE
CHIMICHE

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

D.Lgs. 81/08 DEFINIZIONI

Agenti
Agenti chimici:
chimici:

tutti
tutti gli
gli elementi
elementi oo composti
composti chimici , sia
chimici, siada
dasoli
solisia
sianei
nei
loro
loromiscugli,
miscugli,allo
allostato
statonaturale
naturaleooottenuti,
ottenuti,utilizzati
utilizzatioo
smaltiti,
smaltiti,compreso
compresololosmaltimento
smaltimentocome
comerifiuti,
rifiuti,mediante
mediante
qualunque attivit à lavorativa, siano essi prodotti
qualunque attività lavorativa, siano essi prodotti
intenzionalmente
intenzionalmenteoono noeesiano
sianoimmessi
immessioono nosul
sulmercato;
mercato;
CONOSCERE LE SOSTANZE
CHIMICHE

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

D.Lgs. 81/08 DEFINIZIONI

Agenti
Agenti chimici
chimici pericolosi:
pericolosi:

Agenti
Agenti chimici
chimici classificati
classificati come
come sostanze
sostanze oo preparati
preparati
pericolosi
pericolosiaiaisensi
sensidei
deiD.Lgs.
D.Lgs.nn°52/97
°52/97 eenn°285/98
°285/98 ooche, che,
pur
purnon
nonessendo
essendoclassificabili
classificabilicome
comepericolosi
pericolosipossono
possono
comportare
comportare un un rischio
rischio per
per lala sicurezza
sicurezza ee lala salute
salute dei
dei
lavoratori
lavoratoriaacausa
causadi diloro
loropropriet
proprietà à chimico -fisiche,
chimico-fisiche,
chimiche
chimicheootossicologiche
tossicologicheeedel delmodo
modoinincui
cuisono
sonoutilizzati
utilizzati
oopresenti
presentisul
sulluogo
luogodidilavoro,
lavoro,compresi
compresigligliagenti
agentichimici
chimici
cui
cuièèstato
statoassegnato
assegnatoun unvalore
valorelimite
limitedi
diesposizione
esposizione
professionale.
professionale.
CONOSCERE LE SOSTANZE
CHIMICHE

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

D.Lgs. 81/08 DEFINIZIONI

Attivit à che
Attività che comporta
comporta
la
la presenza
presenza didi agenti
agenti
chimici
chimici ::

Ogni
Ogniattivit à lavorativa
attività lavorativainincui
cuisono
sonoutilizzati
utilizzatiagenti
agenti
chimici,
chimici, o se ne prevede l’utilizzo, in ogni tipodi
o se ne prevede l’ utilizzo, in ogni tipo di
procedimento,
procedimento,compresi
compresilala produzione,
produzione, lala manipolazione,
manipolazione,
l’l’immagazzinamento,
immagazzinamento, ilil trasporto
trasporto oo l’l’eliminazione
eliminazione ee ilil
trattamento
trattamento deidei rifiuti.
rifiuti.
CONOSCERE LE SOSTANZE
CHIMICHE

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

Quali
Quali sono
sono le
le attività che
attività che comportano
comportano la la presenza
presenza di
di
agenti
agenti chimici
chimici pericolosi?
pericolosi?

Esempio:
• Industrie petrolifere
• Produzione vernici
• Tintorie
• Concerie
• Autocarrozzerie
• ………………………
LA SCHEDA DI SICUREZZA

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

LA CARTA D’IDENTITA’ DI UNA SOSTANZA


CHIMICA: LA SCHEDA DI SICUREZZA

Uno strumento fondamentale di conoscenza


di una sostanza o di un preparato ai fini della
prevenzione è la

“scheda di sicurezza”.
LA SCHEDA DI SICUREZZA

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

Il responsabile dell’immissione sul mercato di


una sostanza o di un preparato, sia esso il
fabbricante, l’importatore o il distributore,
deve fornire gratuitamente al destinatario,
che è l’utilizzatore professionale della
sostanza o del preparato, una scheda
informativa in materia di sicurezza
in occasione
in occasione oo anteriormente
anteriormente alla
alla prima
prima
fornitura
fornitura ovvero qualora venga
modificata
Su supporto cartaceo Art. 1 comma 1
o magnetico D.M. 7/9/2002
LA SCHEDA DI SICUREZZA

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

La scheda di sicurezza
deve essere quindi
letta e consultata
prima dell’inizio di una
qualunque operazione di
manipolazione.
LA SCHEDA DI SICUREZZA

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

La scheda di sicurezza deve essere


aggiornata ogni qualvolta il fabbricante,
l’importatore o il distributore sia venuto a
conoscenza di nuove e rilevanti informazioni
sulla sicurezza e la tutela della salute e
dell’ambiente; esso è tenuto a trasmettere
la scheda aggiornata al fornitore

Art. 3 comma 1
D.M. 7/9/2002
LA SCHEDA DI SICUREZZA

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

La scheda di sicurezza deve essere


redatta in

lingua italiana
nell’osservanza delle disposizioni
indicate nell’allegato e deve
riportare la data di compilazione e
dell’eventuale aggiornamento
Art. 4 comma 1
D.M. 7/9/2002
LA SCHEDA DI SICUREZZA

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

La
Lascheda
schedadi
disicurezza:
sicurezza: come
comeleggerla
leggerlaeecapirla
capirla
La scheda di sicurezza contiene le seguenti voci obbligatorie:
10. Stabilità e reattività
1. Identificazione della sostanza/preparato e
della società/impresa 11. Informazioni tossicologiche
2. Composizione/informazione sugli ingredienti 12. Informazioni ecologiche
3. Identificazione dei pericoli 13. Osservazioni sullo smaltimento
4. Interventi di primo soccorso 14. Informazioni sul trasporto

5. Misure antincendio 15. Informazioni sulla normativa

6. Provvedimenti in caso di dispersione 16. Altre informazioni


accidentale

7. Manipolazione ed immagazzinamento

8. Protezione personale/controllo
dell'esposizione Allegato al
D.M. 7/9/2002
9. Proprietà fisiche e chimiche
LA SCHEDA DI SICUREZZA

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

La
Lascheda
schedadi
disicurezza:
sicurezza: come
comeleggerla
leggerlaeecapirla
capirla

Quando
Quandosisiutilizzano
utilizzanoprodotti
prodottichimici
chimici
sisideve
devetenere
tenereconto ditre
contodi treaspetti
aspetti
centrali:
centrali:

1.
1. Quali
Quali sono
sono i i pericoli?
pericoli?

2.
2. Come
Come proteggere
proteggere se
se stessi
stessi ee l’ambiente?
l’ambiente?

3.
3. Come
Come agire
agire se
se nonostante
nonostante lele precauzioni
precauzioni
prese
prese sisi verifica
verifica un
un incidente?
incidente?
LA SCHEDA DI SICUREZZA

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

La
Lascheda
schedadi
disicurezza:
sicurezza: come
comeleggerla
leggerlaeecapirla
capirla

IItre
treaspetti
aspetticentrali
centralisono
sonotrattati
trattatinella
nellascheda
schedadi
didati
datidi
di
sicurezza
sicurezzaaiaiseguenti
seguentipunti:
punti:

1. Quali sono i pericoli? 3.


3. Indicazione
Indicazione dei
dei pericoli
pericoli

7.
7. Manipolazione
Manipolazione eded immagazzinamento
immagazzinamento

2. Come proteggere se stessi 8.


8. Protezione
Protezione personale/controllo
personale/controllo
dell’esposizione
e l’ambiente? dell’esposizione
13.
13. Osservazioni
Osservazioni sullo
sullo smaltimento
smaltimento

4.
4. Interventi
Interventi didi pronto
pronto soccorso
soccorso
3. Come agire se nonostante 5. Misure
le precauzioni prese si verifica 5. Misure antincendio
antincendio
un incidente? 6.
6. Provvedimenti
Provvedimenti inin caso
caso didi dispersione
dispersione
accidentale
accidentale
LA SCHEDA DI SICUREZZA

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

Vediamo
Vediamo una
unascheda
schedadi
di sicurezza
sicurezza

diluente fungicida

antiruggini

varichina vernice ecologica


LA SCHEDA DI SICUREZZA

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

Anche
Anche agli
agli utilizzatori
utilizzatori
di
di prodotti
prodotti chimici
chimici
con
con grande
grande
esperienza
esperienza può
può
essere
essere d’aiuto
d’aiuto
consultare
consultare la
la scheda
scheda
di
di sicurezza.
sicurezza.
Rischi da esposizione ad agenti chimici
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ETICHETTE
ETICHETTE

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

LETTURA
LETTURA DI
DIUNA
UNA ETICHETTA
ETICHETTA

Ogni
Ogni produttore
produttore oo esportatore
esportatore
deve
deve dotare
dotare le
le singole
singole sostanze
sostanze
oo ii preparati
preparati di
di un’etichetta
un’etichetta di
di
pericolo.
pericolo.

L’etichetta
L’etichetta deve
deve avere
avere forma
forma ee
contenuti
contenuti standard
standard ee deve
deve
essere
essere di
di dimensioni
dimensioni
proporzionali
proporzionali alal contenitore
contenitore
dove
dove deve
deve essere
essere affissa.
affissa.
ETICHETTE

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08
LETTURA
LETTURA DI
DIUNA
UNA ETICHETTA
ETICHETTA

L’etichetta
L’etichetta di
di pericolo
pericolo deve
deve contenere:
contenere:

••denominazione
denominazionechimica
chimicadella
dellasostanza;
sostanza;
••dati
datidel
delfabbricante,
fabbricante,dell’importatore
dell’importatoreeedel
deldistributore;
distributore;
••numero
numeroCEECEEdella
dellasostanza;
sostanza;
••un
unsimbolo
simbolodi dipericolo,
pericolo,di
dicolore
colorenero
nerosu susfondo
sfondoarancione,
arancione,raffigurante
raffiguranteilil
rischio
rischioooi irischi
rischiprincipali
principaliassociati
associatialla
allamanipolazione
manipolazionedella
dellasostanza;
sostanza;
••un’indicazione
un’indicazionescritta
scrittadel
delpericolo
pericoloprincipale;
principale;
••una
unaserie
seriedi
difrasi
frasiche
chedescrivono,
descrivono,ininforma
formasintetica,
sintetica,i irischi
rischipotenziali
potenziali
associati
associatiall’impiego
all’impiego(frasi
(frasiR);
R);
••una
unaseconda
secondaserie
seriedi
difrasi
frasiche
chedescrivono,
descrivono,ininforma
formasintetica,
sintetica,lelecomuni
comuni
norme
normedidisicurezza
sicurezzada
daadottare
adottareper
perminimizzare
minimizzaretalitalirischi
rischi(frasi
(frasiS).
S).
ETICHETTE

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

Esempio di etichetta

NOME SOSTANZA.........…. R12 Estremamente infiammabile

FABBRICANTE……........… R26 Molto tossico per inalazione

S23 Non respirare i gas/fumi/vapori/aerosol


F+ T+
S33 Evitare l'accumulo di cariche elettrostatiche

S43 In caso di incendio usare

Dosi d’impiego…………...............….........…..

Modalità di conservazione……........….…....… Data scadenza ……………


ETICHETTE

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

SIMBOLI
SIMBOLI DI
DI PERICOLO
PERICOLO

ESPLOSIVI
ESPLOSIVI (E)
(E)
Le
Lesostanze
sostanzeed edi ipreparati
preparatisolidi,
solidi,liquidi,
liquidi,pastosi
pastosioogelatinosi
gelatinosi
che,
che,anche
anchesenza
senzal’azione
l’azionedell’ossigeno
dell’ossigenoatmosferico,
atmosferico,possono
possono
provocare
provocare una reazione esotermica con rapida formazionedi
una reazione esotermica con rapida formazione di
gas
gaseeche,
che,inindeterminate
determinatecondizioni
condizionidi diprova,
prova,detonano,
detonano,
deflagrano
deflagrano rapidamente
rapidamente oo esplodono
esplodono inin seguito
seguito aa
riscaldamento
riscaldamento inin condizioni
condizioni di
di parziale
parziale riscaldamento
riscaldamento

COMBURENTI
COMBURENTI (O)
(O)
Le
Lesostanze
sostanzeed
edi ipreparati
preparatiche
cheaacontatto
contattocon
conaltre
altresostanze,
sostanze,
soprattutto
soprattuttose
seinfiammabili,
infiammabili,provocano
provocano una
una forte
forte reazione
reazione
esotermica
esotermica
Rischi da esposizione ad agenti chimici
D.Lgs. 81/08

ESTREMAMENTE
ESTREMAMENTE INFIAMMABILI
INFIAMMABILI (F+)
(F+)

-- lelesostanze
sostanzeeei ipreparati
preparatiliquidi
liquidicon
conpunto
puntodidiinfiammabilità
infiammabilità
estremamente
estremamentebasso
bassoeepunto
puntodidiebollizione
ebollizionebasso;
basso;

FACILMENTE
FACILMENTE INFIAMMABILI
INFIAMMABILI (F)
(F)
1.1. Le
Lesostanze
sostanzeededi ipreparati
preparatiche
cheaacontatto
contattoconconl’aria,
l’aria,aa
temperatura
temperaturaambiente
ambienteeesenza
senzaapporto
apportodidienergia,
energia,possono
possono
subire
subireinnalzamenti
innalzamentitermici
termicieedadaultimo
ultimoinfiammarsi;
infiammarsi;
2.
2. Le
Lesostanze
sostanzeededi ipreparati
preparatiliquidi
liquidiililcui
cuipunto
puntodi
di
infiammabilità
infiammabilitàèèmolto
moltobasso
basso

INFIAMMABILI
INFIAMMABILI
Le
Lesostanze
sostanzeed
edi ipreparati
preparatiliquidi
liquidicon
conun
unbasso
basso punto
punto di
di
infiammabilità
infiammabilità
ETICHETTE

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

MOLTO
MOLTO TOSSICI
TOSSICI (T+)
(T+)
Le
Lesostanze
sostanzeed edi ipreparati
preparatiche,
che,inincaso
casodidiinalazione,
inalazione,ingestione
ingestione
ooassorbimento
assorbimentocutaneo,
cutaneo,inin piccolissime
piccolissime quantità,
quantità, possono
possono
essere
essere letali
letali oppure
oppure provocare
provocare lesioni
lesioni acute
acute oo croniche
croniche

TOSSICI
TOSSICI (T)
(T)
Le
Lesostanze
sostanzeededi ipreparati
preparatiche,
che,inincaso
casodi
diinalazione,
inalazione,ingestione
ingestione
ooassorbimento
assorbimentocutaneo,
cutaneo,inin piccole
piccole quantità,
quantità, possono
possono
essere
essere letali
letali oppure
oppure provocare
provocare lesioni
lesioni acute
acute oo croniche
croniche
ETICHETTE

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

NOCIVI
NOCIVI (Xn)
(Xn)
Le
Lesostanze
sostanzeed
edi ipreparati
preparatiche,
che,inincaso
casodi
diinalazione,
inalazione,ingestione
ingestione
ooassorbimento
assorbimentocutaneo,
cutaneo,possono
possono essere
essere letali
letali oppure
oppure
provocare
provocare lesioni
lesioni acute
acute oo croniche
croniche

CORROSIVI
CORROSIVI (C)
(C)
Le
Lesostanze
sostanzeed
edi ipreparati
preparatiche,
che,aa contatto
contatto con
con i i tessuti
tessuti vivi,
vivi,
possono
possono esercitare
esercitare su
su di
di essi
essi un’azione
un’azione distruttiva
distruttiva

IRRITANTI
IRRITANTI (Xi)
(Xi)
Le
Lesostanze
sostanzeededi ipreparati
preparatinon
noncorrosivi,
corrosivi,ilil cui
cui contatto
contatto
diretto,
diretto, prolungato
prolungatoooripetuto
ripetutocon
conlalapelle
pelleooconconlelemucose
mucose
può
può provocare
provocare una
una reazione
reazione infiammatoria
infiammatoria
ETICHETTE

Rischi da esposizione ad agenti chimici


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SENSIBILIZZANTI
SENSIBILIZZANTI
Le
Lesostanze
sostanzeededi ipreparati
preparatiche,
che,per
perinalazione
inalazioneooassorbimento
assorbimento
cutaneo,
cutaneo,possono
possono dar
dar luogo
luogo ad
ad una
una reazione
reazione di
di iper
iper
sensibilizzazione
sensibilizzazione per
percui
cuiuna
unasuccessiva
successivaesposizione
esposizionealla
alla
sostanza
sostanzaooalalpreparato
preparatoproduce
producereazioni
reazioniavverse
avverse
caratteristiche
caratteristiche

PERICOLOSI
PERICOLOSI PER
PER L’AMBIENTE
L’AMBIENTE (N)
(N)
Le
Lesostanze
sostanzeededi ipreparati
preparatiche,
che,qualora
qualorasisidiffondano
diffondanoinin
ambiente,
ambiente,presentano
presentano oo possano
possano presentare
presentare rischi
rischi
immediati
immediati oo differiti
differiti per
per una
una oo più
più componenti
componenti ambientali
ambientali
ETICHETTE

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

Scheda di Sicurezza ed etichetta

Sia la scheda di sicurezza che l’etichetta del


prodotto possono inoltre contenere delle
frasi di rischio (68 frasi R) e dei consigli di
prudenza (64 frasi S).
Le frasi di rischio ed i consigli di prudenza
possono essere combinate (65 frasi
combinate R e 18 S)
ETICHETTE

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Frasi di rischio
Esempi:
R20/21 Nocivo per inalazione e contatto con la pelle
R26 Molto tossico per inalazione
R36 Irritante per gli occhi
R60 Può ridurre la fertilità
Consigli di prudenza
Esempi:
S2 Conservare fuori della portata dei bambini
S20 Non mangiare nè bere durante l'impiego
S36 Usare indumenti protettivi adatti
LE MISURE DI PREVENZIONE E
PROTEZIONE NEI LABORATORI

Rischi da esposizione ad agenti chimici


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Si, la giornata di lavoro è bella, ma…

Bene:
allora…facciamo
UN GIOCO!!!

…perché non coinvolgere direttamente voi?


CONOSCERE I RISCHI CONNESSI
ALL’USO DI SOSTANZE CHIMICHE

Rischi da esposizione ad agenti chimici


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TIPOLOGIA DEI RISCHI

RISCHI PER LA SICUREZZA (antinfortunistici)


• Strutture, macchine, imp. elettrici, incendio, ecc.

RISCHI PER LA SALUTE (igienici - ambientali)


• Agenti fisici, chimici e biologici

RISCHI TRASVERSALI (organizzativi)


• Organizzazione del lavoro, fattori psicologici ed
ergonomici, condizioni di lavoro difficili
CONOSCERE I RISCHI CONNESSI
ALL’USO DI SOSTANZE CHIMICHE

Rischi da esposizione ad agenti chimici


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In
In parole
parole povere:
povere:
“come
“come cici si
si può
può far
far male
male
utilizzando
utilizzando degli
degli agenti
agenti
chimici”?
chimici”?
CONOSCERE I RISCHI CONNESSI
ALL’USO DI SOSTANZE CHIMICHE

Rischi da esposizione ad agenti chimici


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Per (via di assorbimento)…


INGESTIONE (digestiva)
introdurre per via orale nello stomaco

INALAZIONE (respiratoria)
aspirare sostanze polverizzate o nebulizzate

CONTATTO diretto o indiretto


(cutanea/oculare)
con la pelle e con le mucose
CONOSCERE I RISCHI CONNESSI
ALL’USO DI SOSTANZE CHIMICHE

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Nel caso degli agenti chimici tutto ciò dipende dallo

STATO
STATO FISICO
FISICO
…che può essere:
- Polvere;

- SOLIDO - Pasticche;
- cristalli.
- alta
volatilità;

- LIQUIDO - bassa
volatilità.

- AERIFORME
CONOSCERE I RISCHI CONNESSI
ALL’USO DI SOSTANZE CHIMICHE

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ATTENZIONE!!!

Non considerate solo i


reagenti ed i prodotti
finali di una reazione
chimica, ma anche…… i
“prodotti intermedi”!!!
IMMAGAZZINAMENTO

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Norme
Normedi
di base
baseper
perll’immagazzinamento
’immagazzinamento
degli
degliagenti
agentichimici
chimicipericolosi
pericolosi

11--Tutti
Tuttii iprodotti
prodottie/o
e/oagenti
agentichimici
chimicidevono
devonoessere
essereconservati
conservatinelle
nelleconfezioni
confezioni
originali;
originali;

22--Qualora
Qualorasia
sianecessario
necessariotravasare
travasareununagente
agentechimico,
chimico,ilil recipiente
recipiente deve
deve
essere
essere etichettato
etichettatoininmodo
modotale
taleda
dariportare
riportareleleindicazioni
indicazionipresenti
presentisul
sul
contenitore originale e che queste siano leggibili anche a distanza di tempo;
contenitore originale e che queste siano leggibili anche a distanza di tempo;

33--Tutti
Tuttirecipienti
recipienticontenenti
contenentiagenti
agentichimici
chimicidevono
devono essere
essere accuratamente
accuratamente
etichettati;
etichettati;

44--Tutti
Tuttigli
gliagenti
agentichimici
chimicipresenti
presentinelnelluogo
luogodidilavoro
lavorodevono
devono essere
essere corredati
corredati
della
della apposita
apposita scheda
scheda dati
dati di
di sicurezza
sicurezza ee conservata
conservata inin luogo
luogo noto
noto ed
ed
accessibile
accessibile aa tutti
tutti coloro
coloro che
che operano
operano inin laboratorio/servizio;
laboratorio/servizio;
IMMAGAZZINAMENTO

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Norme
Normedi
di base
baseper
perll’immagazzinamento
’immagazzinamento
degli
degliagenti
agentichimici
chimicipericolosi
pericolosi

55--Lo
Lo stoccaggio
stoccaggiodeve
deverispettare
rispettarelelecondizioni
condizioniriportate
riportatesulla
sullaschede
schededi
di
sicurezza
sicurezzadello
dellospecifico
specificoagente
agentechimico;
chimico;

66--Non
Nonsisidevono
devonomescolare
mescolarefra
fraloro
loroagenti
agentichimici
chimicidiversi
diversise
senon
nonsisièècerti
certidella
della
loro
lorocompatibilità;
compatibilità;

77––Gli
Gliagenti
agentichimici
chimicipericolosi
pericolosivanno
vannoquindi
quindiriposti
ripostiininarmadi
armadidi
disicurezza
sicurezzaaa
scomparti
scomparti separati
separati per
per tipologia
tipologia di
di sostanze
sostanze (infiammabili,
(infiammabili, acidi,
acidi, basi,
basi,
solventi,
solventi, cancerogeni,…);
cancerogeni,…);

88--Nei
Neilaboratori/servizi
laboratori/servizipossono
possono essere
essere presenti
presenti solamente
solamente quantitativi
quantitativi di
di
agenti
agenti chimici
chimici necessari
necessari all’attività
all’attività inin corso;
corso;
IMMAGAZZINAMENTO

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Norme
Normedi
di base
baseper
perll’immagazzinamento
’immagazzinamento
degli
degliagenti
agentichimici
chimicipericolosi
pericolosi

99--IIcontenitori
contenitoridegli
degliagenti
agentichimici
chimicidevono
devono essere
essere sempre
sempre richiusi
richiusi dopo
dopo l'uso
l'uso ee
riposti
riposti negli
negli appositi
appositi armadi
armadi oo scaffali;
scaffali;

10
10--Periodicamente,
Periodicamente,deve
deve essere
essere verificata
verificata l'integrità
l'integrità dei
dei contenitori
contenitoriper
per
evitare
evitareperdite
perditeeediffusioni
diffusionidi
disostanze
sostanzepericolose
pericolosenell'ambiente;
nell'ambiente;

11
11--Gli
Gliagenti
agentichimici
chimicipericolosi
pericolosi non
non devono
devono essere
essere stoccati:
stoccati: sul
sul pavimento,
pavimento, sui
sui
banchi
banchi di
di lavoro
lavoro ee sotto
sotto cappa;
cappa;
IMMAGAZZINAMENTO

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Disposizione
Disposizionedegli
degliagenti
agentichimici
chimici
all’interno di
all’interno diarmadi
armadi eescaffali
scaffali

Gli agenti chimici devono essere disposti in modo tale che:


gli
gli agenti
agenti corrosivi,
corrosivi, caustici
caustici ee irritanti
irritanti sisi trovino
trovino alal di
di sotto
sotto del
del livello
livello degli
degli
occhi;
occhi;
nei
nei ripiani
ripiani inferiori
inferiori trovino
trovino posto
posto i i contenitori
contenitori più
più grandi
grandi ee lele sostanze
sostanze più
più
pericolose;
pericolose;
i i contenitori
contenitori non
non siano
siano ammassati
ammassati uno
uno sopra
sopra l’altro
l’altro ee non
non sovraccarichino
sovraccarichino ilil
ripiano;
ripiano;
siano
siano rispettate
rispettate lele eventuali
eventuali indicazioni
indicazioni particolari
particolari indicate
indicate nella
nella scheda
scheda di
di
sicurezza;
sicurezza;

siano
siano alal riparo
riparo dall’azione
dall’azione diretta
diretta dei
dei raggi
raggi solari
solari ee da
da altre
altre fonti
fonti di
di calore;
calore;
Rischi da esposizione ad agenti chimici
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MISURE IGIENICHE
MISURE IGIENICHE

Rischi da esposizione ad agenti chimici


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- REGOLE GENERALI -

•• Mantenere
Mantenere pulito
pulito ee in
in ordine
ordine ilil posto
posto di
di lavoro;
lavoro;
•Rispettare
•Rispettare lele elementari
elementari norme igieniche, per
norme igieniche, per esempio:
esempio:
lavarsi
lavarsi sempre
sempre le le mani
mani dopo
dopo ogniogni procedura,
procedura, allaalla fine
fine del
del
lavoro
lavoro ee sempre
sempre prima
prima di
di lasciare
lasciare ilil reparto.
reparto. Inoltre
Inoltre lele
mani
mani devono
devono essere
essere lavate
lavate immediatamente
immediatamente in in caso
caso di
di
rottura
rottura di di guanti;
guanti;
MISURE IGIENICHE

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- MISURE IGIENICHE: strutturali, arredi e


comportamenti -
1)
1) Il
Ildatore
datoredidilavoro:
lavoro:
a)
a) assicura
assicurache
cheiilavoratori
lavoratoridispongano
disponganodi diservizi
serviziigienici
igienici
appropriati
appropriatied edadeguati;
adeguati;
b)
b) dispone
disponeche
cheiilavoratori
lavoratoriabbiano
abbianoin indotazione
dotazioneidonei
idoneiindumenti
indumenti
protettivi
protettividadariporre
riporrein
inposti
postiseparati
separatidagli
dagliabiti
abiticivili;
civili;
c)
c) provvede
provvedeaffinché
affinchéiidispositivi
dispositividi diprotezione
protezioneindividuale
individualesiano
siano
custoditi
custoditiininluoghi
luoghideterminati,
determinati,controllati
controllatieepuliti
pulitidopo
dopoogni
ogni
utilizzazione,
utilizzazione,provvedendo
provvedendoaltresì
altresìaafar
farriparare
riparareoosostituire
sostituire
quelli
quellidifettosi,
difettosi,prima
primadidiogni
ogninuova
nuovautilizzazione.
utilizzazione.
2)
2) nelle
nellezone
zonedidilavoro
lavoroèèvietato
vietatoassumere
assumerecibi
cibieebevande,
bevande,fumare,
fumare,
conservare
conservarecibicibidestinati
destinatialalconsumo
consumoumano
umano
Rischi da esposizione ad agenti chimici
D.Lgs. 81/08

DISPOSIZIONI IN CASO DI SVERSAMENTO


ACCIDENTALE
DISPOSIZIONI IN CASO DI
SVERSAMENTO ACCIDENTALE

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

IN CASO DI SVERSAMENTO ACCIDENTALE DI UN


AGENTE CHIMICO PERICOLOSO OCCORRE:

ISOLARE
ISOLARE L’AMBIENTE
L’AMBIENTE

DECONTAMINARE
DECONTAMINARE

ELIMINARE
ELIMINARE II RESIDUI
RESIDUI

SANIFICARE
SANIFICARE L’AMBIENTE
L’AMBIENTE

SEGNALE
SEGNALE L’INCIDENTE
L’INCIDENTE AL
AL S.P.P.
S.P.P.
MISURE DI PRIMO SOCCORSO

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

Allora, cos’è il “primo soccorso”?

E’ la prima assistenza che


si presta ad un
infortunato prima
dell’arrivo di un soccorso
qualificato.
MISURE DI PRIMO SOCCORSO

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

Quali
Quali sono
sono gli
gli scopi
scopi del
del primo
primo soccorso?
soccorso?

1.
1. SALVARE
SALVARE LA
LA
VITA
VITA

2.
2. PREVENIRE
PREVENIRE
L’AGGRAVAMENTO
L’AGGRAVAMENTO

3.
3. FAVORIRE
FAVORIRE LA
1 GUARIGIONE
LA

3 2 GUARIGIONE
MISURE DI PRIMO SOCCORSO

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

Come
Come agire?
agire?
1 - CAPIRE COSA
E’ AVVENUTO
4 - RASSICURARE
E PROTEGGERE LA
VITTIMA

2 - CHIAMARE IL 118 O 3 - REPERIRE NEL PIU’


STRUTTURA LIMITROFA BREVE TEMPO POSSIBILE
ATTREZZATA LA SCHEDA DI SICUREZZA
MISURE DI PRIMO SOCCORSO

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

EE se
se si
si hanno
hanno dubbi?
dubbi?

NON RISCHIARE!!!

IN CASO DI INCIDENTE E’ NECESSARIO FARE


UN RAPPORTO SU QUANTO OSSERVATO AL
MOMENTO DELL’INTERVENTO
Rischi da esposizione ad agenti chimici
D.Lgs. 81/08

LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO


VALUTAZIONE DEL RISCHIO

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

Il titolo IX capo I del D.LGS. 81/08

Protezione da agenti chimici

Prevede:
• Valutazione dei rischi
• Misure generali di prevenzione
• Misure specifiche di prevenzione
• Informazione e Formazione
• Sorveglianza sanitaria
VALUTAZIONE DEL RISCHIO

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

Il titolo IX capo II del D.LGS. 81/08

Protezione da agenti cancerogeni e mutageni

Prevede:
• Eliminazione o sostituzione
• Utilizzo in sistema chiuso
• Misure per livello di esposizione più basso
• Valutazione del rischio
• Registro lavoratori esposti
• Informazione e Formazione
• Sorveglianza sanitaria
VALUTAZIONE DEL RISCHIO

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

Il
Il pericolo
pericolo di
di esposizione
esposizione adad agenti
agenti chimici
chimici
deve
deve in
in via
via prioritaria
prioritaria essere
essere ridotto
ridotto oo
eliminato
eliminato alla
alla fonte
fonte utilizzando
utilizzando prodotti
prodotti
meno
meno pericolosi
pericolosi
VALUTAZIONE DEL RISCHIO

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

IDENTIFICAZIONE DEI PERICOLI

ANALISI DEI PROCESSI

- Elenco dei processi e delle fasi con la loro


descrizione

- Identificazione dei pericoli connessi ai processi ed


Servizio Prevenzione
alle fasi esaminate
e Protezione
- Condizioni ambientali

- Descrizione del personale

Medicina Preventiva
ANALISI DELLE SOSTANZE dei Lavoratori
- Elenco delle sostanze
- Raccolta delle schede di sicurezza
- Lettura delle schede di sicurezza Lavoratore addetto
all’impiego
- Inserimento delle sostanze
VALUTAZIONE DEL RISCHIO

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

DIFFERENZE NEL PERCORSO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO DA


AGENTI CANCEROGENI E DA AGENTI CHIMICI

Agenti cancerogeni Agenti chimici


Eliminazione o sostituzione Valutazione preliminare del rischio

Misure e procedure Misure e procedure di prevenzione


di prevenzione e protezione e protezione

Valutazione dettagliata del rischio

Valutazione del rischio Rischio basso Rischio non basso

Misure e procedure
di prevenzione e
protezione
specifiche
Monitoraggio biologico e ambientale

Sorveglianza Sanitaria

Informazione e formazione
VALUTAZIONE DEL RISCHIO

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

RISCHIO CANCEROGENO e/o MUTAGENO


Non ci sono dosi minime o valori limite di sicurezza
Esempio: Amianto, benzene, catrame, polveri di legno

Frasi di rischio
R45 Può provocare il cancro
R49 Può provocare il cancro per inalazione
R46 Può provocare alterazioni genetiche ereditarie
Attenzione !
R40 Possibilità di effetti cancerogeni - Prove insufficienti
VALUTAZIONE DEL RISCHIO

Rischi da esposizione ad agenti chimici


D.Lgs. 81/08

FUMO PASSIVO NEI LUOGHI DI LAVORO

La più recente monografia IARC ha classificato il fumo


passivo come cancerogeno di gruppo 1: i soggetti che
non sono mai stati fumatori e sono esposti a fumo
passivo sul posto di lavoro mostrano un aumento dal 16%
al 19% del rischio di tumore del polmone.

In tutti i luoghi di lavoro deve essere


garantita la salubrità dell’aria
D.Lgs. 81/08

Sicurezza impianti elettrici

Dott. Sergio Biagini Tecnico della Prevenzione


Sicurezza impianti elettrici
D.Lgs. 81/08

Capo III
Impianti e apparecchiature elettriche

Obblighi del datore di lavoro

Il datore di lavoro prende le misure necessarie


affinché i materiali, le apparecchiature e gli impianti
elettrici messi a disposizione dei lavoratori siano
progettati, costruiti, installati, utilizzati e
manutenuti in modo da salvaguardare i lavoratori da
tutti i rischi di natura elettrica
Sicurezza impianti elettrici
D.Lgs. 81/08

In generale .......
Requisiti di sicurezza
Tutti i materiali, i macchinari e le apparecchiature,
nonché le installazioni e gli impianti elettrici ed
elettronici devono essere progettati, realizzati e
costruiti a regola d'arte
Sicurezza impianti elettrici
D.Lgs. 81/08

Allegato IX

Obbligo di realizzare gli impianti elettrici


a regola d‘arte
Gli impianti sono a regola d‘arte se realizzati in conformità alle
seguenti norme tecniche:
• UNI (Ente Nazionale di Unificazione);
• CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano);
• CEN (Comitato Europeo di normalizzazione);
• CENELEC (Comitato Europeo per la standardizzazione Elettrotecnica);
• IEC (Commissione Internazionale Elettrotecnica);
• ISO (Organizzazione Internazionale per la Standardizzazione).
Sicurezza impianti elettrici
D.Lgs. 81/08

D.M. 22 Gennaio 2008 n. 37


(ex Legge 46/90)

Obbligo da parte dell‘installatore della certificazione


di conformità dell‘impianto realizzato regola d‘arte

L‘installazione e manutenzione degli impianti elettrici


può effettuatta solamente da ditta qualificata iscritta
in apposito albo
Sicurezza impianti elettrici
D.Lgs. 81/08

Il contatto diretto RISCHI Il contatto indiretto

Il contatto diretto
Gli infortuni per contatto diretto sono quelli derivati
da contatti con elementi normalmente in tensione:
per esempio l’alveolo di una presa
un filo elettrico scoperto o male isolato
un collegamento elettrico non protetto
oppure quando si toccano con
entrambe le mani i due poli
della corrente
Sicurezza impianti elettrici
D.Lgs. 81/08

Il contatto diretto
Misure di prevenzione da adottare
Garantire l’isolamento di tutte le parti attive dei conduttori elettrici
e installarli sotto traccia, entro canalette o in tubi esterni.
Non congiungere i fili elettrici con il classico giro di nastro isolante,
questo tipo di isolamento risulta estremamente precario.
Le parti terminali dei conduttori o gli elementi "nudi" non devono
essere accessibili ma racchiusi in apposite cassette o in scatole di
materiale isolante.
Sostituire tutti i componenti dell'impianto rotti o deteriorati (prese
a spina, interruttori, cavi, etc.)
Le prese fisse a muro, le prese a spina volanti e gli apparecchi
elettrici non devono essere a portata di mano nelle zone in cui è
presente acqua.
Sicurezza impianti elettrici
D.Lgs. 81/08

Il contatto indiretto

Gli infortuni per contatto indiretto


sono quelli derivati da contatti che avvengono
con elementi conduttori che non sono in
tensione in condizioni ordinarie ma solo in
condizioni di guasto:
quando l'isolamento elettrico di un
apparecchio cede o si deteriora in
seguito ad un guasto o ad
un degrado spesso non visibile
L'involucro metallico dell'apparecchio elettrico si trova
in questo caso sotto tensione ed in caso di contatto la persona può
essere investita dal passaggio della corrente elettrica verso terra
Sicurezza impianti elettrici
D.Lgs. 81/08

Il contatto indiretto
Misure di prevenzione da adottare

Installare un impianto di messa a terra che con il suo


funzionamento scarichi la corrente elettrica al suolo prima che
possa venire a contatto con il corpo umano
Installare a monte degli apparecchi utilizzatori un dispositivo in
grado di rilevare la dispersione di corrente verso terra,
interruttore differenziale o magnetotermico, che interrompa il
flusso di corrente elettrica prima che la stessa assuma valori
pericolosi
Sicurezza impianti elettrici
D.Lgs. 81/08

La sicurezza di impiego degli apparecchi elettrici

Un impianto o apparecchiature a norma non garantiscono


l’assenza di rischi per gli operatori
La sicurezza si raggiunge anche con comportamenti appropriati
leggere le istruzioni contenute nei manuali d’uso (che devono
essere in italiano) per la preparazione, per la regolazione e per
l’uso dell’apparecchio

controllare l’integrità dell’apparecchio e


delle sue parti soggette a usura

evitare più possibile l’uso di riduttori, prolunghe,


prese triple e multiple fra la spina dell’apparecchio
e la presa dell’impianto: richiedere l’installazione di
un numero sufficiente di prese.
Sicurezza impianti elettrici
D.Lgs. 81/08

La sicurezza di impiego degli apparecchi elettrici

non tirare la spina dal cordone

richiedere la sostituzione di prese, spine o cavi


danneggiati: non effettuare riparazioni con tecnica “fai
da te”;

non rimuovere i contatti e i collegamenti del collegamento a terra


(conduttore elettrico colore giallo-verde)

non ostruire le griglie di aerazione e/o ventilazione degli


apparecchi che ne sono provvisti
Sicurezza impianti elettrici
D.Lgs. 81/08

La sicurezza di impiego degli apparecchi elettrici

non esporre direttamente l’apparecchio ai raggi solari, per non


provocare danni da surriscaldamento
non utilizzare apparecchiature elettriche in ambienti
umidi o bagnati, se non progettati e costruite per
detto uso
scollegare prontamente il cavo di alimentazione qualora un
apparecchio risultasse fonte di odori o rumori inconsueti
al termine del turno di lavoro controllare che tutte le
apparecchiature elettriche, se non vi sono esigenze particolari,
siano disattivate
Assessorato Sanità Regione Campania

Corso di Formazione “Il D.Lgs.81/2008


e La vigilanza negli ambienti di lavoro”
X giornata

Protezione da atmosfere esplosive e


sostanze esplosive

Ing. Michele M. LA VEGLIA


Direzione Regionale VVF Campania
Gas

Apparecchiature
non elettriche Polveri

Apparecchiature
Miniere
elettriche

Titolo XI
DIREZIONE REGIONALE VV.F. CAMPANIA – DIRETTIVA ATEX

l’industria chimica e petrolchimica


gli ambienti destinati alla fornitura
del gas, l’industria del legno
l’industria alimentare e farmaceutica,
gli ambienti e le macchine per la
verniciatura, ecc. ecc.
.
DIREZIONE REGIONALE VV.F. CAMPANIA – DIRETTIVA ATEX

DIRETTIVA 99/92/CE
Recepita con D.L.vo 233/03 entrato in
vigore il 10.09.03
Obblighi dei datori di lavoro in materia di
protezione dei lavoratori dalle esplosioni
Destinata principalmente ai datori di
lavoro e quindi agli altri soggetti del
mondo del lavoro
DIREZIONE REGIONALE VV.F. CAMPANIA – DIRETTIVA ATEX

DIRETTIVA 99/92/CE
Inglobata dal successivo Testo Unico
della Sicurezza Dlvo 81/08 al titolo XI
PROTEZIONE DA
ATMOSFERE ESPLOSIVE
Articoli da 287 a 297 e relativi allegati
XLIX e L
DIREZIONE REGIONALE VV.F. CAMPANIA – DIRETTIVA ATEX

DIRETTIVA 94/9/CE
Recepita con D.P.R. n. 126/98 entrato in
vigore in data 01.07.03
Requisiti dei prodotti destinati ad essere
utilizzati in atmosfera esplosiva
Destinata principalmente ai costruttori ed
ai venditori dei prodotti Ex e quindi agli
altri soggetti del mondo del lavoro
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DIRETTIVA 94/9/CE
Il campo d’applicazione del DPR n. 126 del
23.3.1998, comprende le apparecchiature ed
i sistemi di protezione impiegati sia in
atmosfere potenzialmente esplosive di
impianti di superficie sia in quelli di miniera
e di altro posto suscettibile di divenire
pericoloso per la presenza di atmosfera
esplosiva.
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DIRETTIVA 94/9/CE
Il DPR n. 126 del 23.3.1998, ha avuto un notevole impatto sulle
aziende, in particolare su quelle del settore meccanico, in quanto si
applica a tutti i prodotti che rientrano nel campo d’applicazione delle
direttive precedenti con la significativa estensione anche ai prodotti
non elettrici ed a tutti quelli da utilizzare in ambienti polverosi,
soggetti al rischio esplosione.
Sono considerati come apparecchiature le macchine, gli apparecchi, i
dispositivi fissi o mobili, i componenti di controllo e la
strumentazione dei sistemi di rilevazione o di prevenzione che,
separatamente o insieme, siano applicati per la generazione, il
trasferimento, lo stoccaggio, la misura, il controllo e la conversione
energetica per il trattamento di materiali e che siano in grado di
causare un’esplosione mediante la loro potenziale sorgente di
accensione.
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ATMOSFERA ESPLOSIVA
Definizioni
1. Ai fini del presente titolo, si intende per:
«atmosfera esplosiva» una miscela con l'aria, a
condizioni atmosferiche, di sostanze
infiammabili allo stato di gas, vapori, nebbie o
polveri in cui, dopo accensione, la combustione
si propaga all'insieme della miscela
incombusta.
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ESCLUSIONI
3. Il presente titolo non si applica:
a) alle aree utilizzate direttamente per le cure mediche dei pazienti, nel corso di
esse;
b) all'uso di apparecchi a gas di cui al decreto del Presidente della Repubblica 15
novembre 1996, n. 661;
c) alla produzione, alla manipolazione, all'uso, allo stoccaggio ed al trasporto di
esplosivi o di sostanze chimicamente instabili;
d) alle industrie estrattive a cui si applica il decreto legislativo 25 novembre 1996, n.
624;
e) all'impiego di mezzi di trasporto terrestre, marittimo, fluviale e aereo per i quali si
applicano le pertinenti disposizioni di accordi internazionali tra i quali il Regolamento
per il trasporto delle sostanze pericolose sul Reno (ADNR), l'Accordo europeo
relativo al trasporto internazionale di merci pericolose per vie navigabili interne
(ADN), l'Organizzazione per l'Aviazione civile internazionale (ICAO),
l'Organizzazione marittima internazionale (IMO), nonche' la normativa comunitaria
che incorpora i predetti accordi. Il presente titolo si applica invece ai veicoli destinati
ad essere utilizzati in atmosfera potenzialmente esplosiva.
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Art. 290.
Valutazione dei rischi di esplosione
1. Nell'assolvere gli obblighi stabiliti dall'articolo 4, il datore di lavoro
valuta i rischi specifici derivanti da atmosfere esplosive, tenendo conto
almeno dei seguenti elementi:
a) probabilita' e durata della presenza di atmosfere esplosive;
b) probabilita' che le fonti di accensione, comprese le scariche
elettrostatiche, siano presenti e divengano attive ed efficaci;
c) caratteristiche dell'impianto, sostanze utilizzate, processi e loro
possibili interazioni;
d) entita' degli effetti prevedibili.
2. I rischi di esplosione sono valutati complessivamente.
3. Nella valutazione dei rischi di esplosione vanno presi in
considerazione i luoghi che sono o possono essere in collegamento,
tramite aperture, con quelli in cui possono formarsi atmosfere esplosive.
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Qualora l'atmosfera esplosiva contenga


piu' tipi di gas, vapori, nebbie o polveri
infiammabili o combustibili, le misure di
protezione devono essere programmate
per il massimo pericolo possibile.
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Per la prevenzione dei rischi di accensione


si tiene conto anche delle scariche
elettrostatiche che provengono dai
lavoratori o dall'ambiente di lavoro che
agiscono come elementi portatori di carica
o generatori di carica.
I lavoratori sono dotati di adeguati
indumenti di lavoro fabbricati con materiali
che non producono scariche elettrostatiche
che possano causare l'accensione di
atmosfere esplosive.
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IN CASO DI ESPLOSIONE PREVISTA


Se del caso, i lavoratori sono avvertiti con
dispositivi ottici e acustici e allontanati prima
che le condizioni per un'esplosione siano
raggiunte.
Sono forniti e mantenuti in servizio sistemi di
evacuazione per garantire che in caso di
pericolo i lavoratori possano allontanarsi
rapidamente e in modo sicuro dai luoghi
pericolosi.
DM 28.02.2006 –
Le sostanze infiammabili
LEL Limite
inferiore di
esplosività
DIRETTIVA ATEX
schemi
Assessorato Sanità Regione Campania

Corso di Formazione “Il D.Lgs.81/2008


e La vigilanza negli ambienti di lavoro”
X giornata

Protezione da atmosfere esplosive e


sostanze esplosive

Ing. Michele M. LA VEGLIA


Direzione Regionale VVF Campania
DIRETTIVA ATEX
le verifiche
documentali
DIREZIONE REGIONALE VV.F. CAMPANIA – DIRETTIVA ATEX

Documento di protezione dalle


esplosioni
Il documento deve precisare:
a) che i rischi di esplosione sono stati individuati e valutati;
b) che saranno prese misure adeguate per raggiungere gli obiettivi del
presente titolo;
c) quali sono i luoghi che sono stati classificati nelle zone di cui all'allegato
XLIX;
d) quali sono i luoghi in cui si applicano le prescrizioni minime di cui
all'allegatoL;
e) che i luoghi e le attrezzature di lavoro, compresi i dispositivi di allarme,
sono concepiti, impiegati e mantenuti in efficienza tenendo nel debito conto la
sicurezza;
f) che, ai sensi del titolo III, sono stati adottati gli accorgimenti per l'impiego
sicuro di attrezzature di lavoro.
3. Il documento di cui al comma 1 deve essere compilato prima dell'inizio del lavoro ed essere
riveduto qualora i luoghi di lavoro, le attrezzature o l'organizzazione del lavoro abbiano subito
modifiche, ampliamenti o trasformazioni rilevanti.
4. Il documento di cui al comma 1 e' parte integrante del documento di valutazione dei rischi di
cui all'articolo 17 COM 1.
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VALUTAZIONE DEL RISCHIO


•Nel normale funzionamento
•Nella messa in servizio e fuori servizio
•A seguito di avarìe anche prevedibili
•Probabilità di formazione e durata
dell’atmosfera esplosiva
•Presenza di inneschi
•Entità degli effetti dell’esplosione
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Verifichiamo il documento
prodotto dall’Azienda …
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

L’incendio è una combustione che si


sviluppa in modo incontrollato nel tempo
e nello spazio.
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

La combustione è una reazione chimica fra


un corpo combustibile (es. legno, carbone,
carta, petrolio, gas combustibile, ecc) ed
un corpo comburente (es. ossigeno
presente nell’aria) che avviene con
emissione di luce e calore.
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

Affinché la combustione abbia inizio debbono


essere presenti contemporaneamente tre fattori:
- COMBUSTIBILE
- COMBURENTE
- INNESCO (CALORE)
Questi tre fattori costituiscono il cosiddetto
TRIANGOLO DEL FUOCO.
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

Cause che possono provocare un


incendio:
a)Fiamme libere (saldatura, ecc.)
b)Particelle incandescenti (brace, mozziconi, ecc.)
c)Scintille di origine elettrica
d)Scintille di natura elettrostatica
e)Superfici e punti caldi
f)Aumento di temperature dovuto a compressione di gas,
g)Reazioni chimiche, ecc.
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

PREVENZIONE INCENDI

Opportuno predisporre di una planimetria


dell’azienda onde individuare le fonti di pericolo
d’incendio.

Tenere di conto del numero dei dipendenti, della


tipologia e stato degli impianti, delle attrezzature
in uso, ecc.
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

PREVENZIONE INCENDI

Predisporre di un piano di informazione e


formazione dei lavoratori.

Per luoghi di lavoro piccoli il piano può limitarsi


ad avvisi scritti comportamentali.
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

PREVENZIONE INCENDI

Definire le procedure da attuare in caso


d’incendio: azioni che i lavoratori debbono
mettere in atto in caso d’incendio; procedure
per l’evacuazione che debbono essere attuate
dai lavoratori; disposizioni per chiedere
l’intervento dei VV. FF. e relative informazioni
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

PREVENZIONE INCENDI

Nomina del responsabile antincendio e delle


emergenze che deve, se ritenuto necessario,
dare l’allarme ai vigili del fuoco attraverso il
numero di emergenza

115
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

PREVENZIONE INCENDI

In caso di emergenza l’allarme deve contenere


le seguenti informazioni:

CHI chiama
COSA è successo
DOVE è successo
COME è la situazione
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

GESTIRE UNA EMERGENZA

Trovandosi in un locale chiuso ed in presenza di


fumo assumere una posizione china e
proteggersi le vie respiratorie con un fazzoletto
bagnato.
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

GESTIRE UNA EMERGENZA

In presenza di fumo aprire, se possibile, solo le


finestre più prossime all’incendio e non tutte
quelle presenti nei locali (affluisce più ossigeno
e quindi la combustione ha maggiore quantità
di comburente per andare avanti)
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

GESTIRE UNA EMERGENZA

In caso di incendio valutare l’opportunità di


poterlo spegnere con i mezzi a disposizione
nell’azienda avendo cura di mantenere sempre
una possibile via di fuga; altrimenti meglio
lasciar stare ed avvisare prontamente i vigili del
fuoco.
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

IL PIANO DI EMERGENZA

OBIETTIVI:

a) Ridurre i pericoli per le persone


b) Far defluire in sicurezza gli occupanti
c) Soccorre le persone infortunate
d) Contenere e controllare l’evento incidentale
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

IL PIANO DI EMERGENZA

Un piano di emergenza deve contenere i


seguenti punti fondamentali:

a) Il sistema delle vie di esodo

b) Le informazioni necessarie da fornire all’utenza

c) L’organizzazione interna/esterna per l’allarme, il regolare


deflusso e l’uso dei mezzi antincendio.
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

IL DATORE DI LAVORO DEVE:

1) DESIGNARE GLI ADDETTI ANTINCENDIO

2) PREDISPORRE UN PIANO DI INFORMAZIONE E


FORMAZIONE DEI DIPENDENTI (per aziende di
piccola dimensione il piano può limitarsi ad
avvisi scritti comportamentali)
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

IL DATORE DI LAVORO DEVE:

3) DEFINIRE LE PROCEDURE DA ATTUARE IN CASO


DI INCENDIO

4) PREDISPORRE MEZZI IDONEI DI ESTINZIONE


INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

IL DATORE DI LAVORO DEVE:

5) APPORRE APPOSITA CARTELLONISTICA DI


PERICOLO: “VIETATO FUMARE”, “VIETATO USARE
APPARECCHI A FIAMME LIBERE E LA MANIPOLA-
ZIONE DI MATERIALI INCANDESCENTI”
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
IL DATORE DI LAVORO DEVE:

6) ELABORARE IL PIANO DI EMERGENZA NEL


CASO DI NECESSITA’ DI RAPIDO ALLONTANA-
MENTO DEI LAVORATORI DAL LUOGO DI
LAVORO

7) RICHIEDERE IL CERTIFICATO DI PREVENZIONE


INCENDI (CPI) NEI CASI PREVISTI DALLA LEGGE
(DPR 689/59; DM 16/02/1982)
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

LA COMBUSTIONE
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

LA COMBUSTIONE

La combustione è una reazione chimica


che comporta l‘ossidazione di un
combustibile da parte di un comburente
(che in genere è rappresentato
dall’ossigeno presente nell’aria), con
sviluppo di calore e radiazioni
elettromagnetiche, tra cui spesso anche
radiazioni luminose.
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

LA COMBUSTIONE

Condizioni necessarie per avere una combustione :

PRESENZA DEL COMBUSTIBILE

PRESENZA DEL COMBURENTE

PRESENZA DI UNA SORGENTE DI CALORE


INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

LA COMBUSTIONE

Condizioni necessarie per far terminare una combustione :

ESAURIMENTO DEL COMBUSTIBILE

SOFFOCAMENTO

RAFFREDDAMENTO
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

ESAURIMENTO DEL COMBUSTIBILE

Termina, oppure viene allontanato o separato il


combustibile dal focolaio d’incendio
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

SOFFOCAMENTO

Separazione del comburente dal combustibile o


riduzione della concentrazione di comburente
nell’aria (es. una candela sotto un bicchiere)
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

RAFFREDDAMENTO

Sottrazione di calore fino ad ottenere una


temperatura inferiore a quella necessaria al
mantenimento della combustione
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

LA COMBUSTIONE

In genere per spegnere un incendio si usa una


combinazione delle tre operazioni.
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

CLASSIFICAZIONE INCENDI

PER TIPO DI COMBUSTIBILE


INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

CLASSI D’INCENDIO
CLASSE A
CLASSE B
CLASSE C
CLASSE D
CLASSE E
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

CLASSE A
Incendi di materiali solidi combustibili,
infiammabili ed incandescenti quali ad
es. legno, carta, carboni, gomma,
tessuti, pellami, ecc.
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

CLASSE B
Incendi di materiali liquidi quali ad es.
alcooli, eteri, vernici, solventi, oli minerali,
benzine, gasolio, ecc.
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

CLASSE C
Incendi di materiali gassosi infiammabili
come ad es. idrogeno, metano,
propano, etilene, acetilene, ecc.
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

CLASSE D
Incendi di sostanze chimiche spontanea-
mente combustibili quali ad es. nitrati,
nitriti, clorati, alchilati di alluminio,
perossido di bario, di sodio, di potassio,
di magnesio, potassio, sodio, ecc.
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

CLASSE E
Incendi di apparecchiature elettriche
sotto tensione quali impianti elettrici e
telefonici, quadri elettrici ed interruttori,
ecc.
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

CLASSIFICAZIONE INCENDI

PER TIPO DI SORGENTE D’INNESCO


INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

ACCENSIONE DIRETTA
Quando una fiamma, una scintilla o altro
materiale incandescente entra in contatto con
un materiale combustibile in presenza
d’ossigeno.

Esempi: operazioni di taglio e saldatura, fiammiferi e


mozziconi di sigaretta, lampade e resistenze elettriche,
scariche statiche.
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

ACCENSIONE INDIRETTA
Quando il calore d’innesco avviene nelle forme
della convezione, conduzione irraggiamento
termico.

Esempi: scintille e piccole braci trasportate dal vento, correnti


d’aria calda generate da un incendio e diffuse attraverso un
vano scala o altri collettori verticali negli edifici, propaga-
zione del calore attraverso elementi metallici strutturali degli
edifici, ecc..
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

ATTRITO
Quando il calore è prodotto dallo sfregamento
di due materiali.

Esempi: malfunzionamento di parti meccaniche ruotanti


quali cuscinetti, motori, oppure urti, rottura violenta di
materiali metallici, ecc..
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

AUTOCOMBUSTIONE
Quando il calore viene prodotto dallo stesso
combustibile come ad esempio lenti processi di
ossidazione, reazioni chimiche, decomposizioni
esotermiche in assenza d’aria, azione biologica.

Esempi: cumuli di carbone, stracci o segatura imbevuti olio di


lino, polveri di ferro o nichel, fermentazione di vegetali nei
silos, ecc..
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

I PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE


INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
GAS DI COMBUSTIONE
Sono quei prodotti della combustione che rimangono allo stato
gassoso anche quando raggiungono, raffreddandosi, la temperatura
ambiente di riferimento 15 °C.
I principali gas di combustione sono:

ossido di carbonio aldeide acrilica


anidride carbonica fosgene
idrogeno solforato ammoniaca
anidride solforosa ossido e perossido di
azoto
acido cianidrico acido cloridrico
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

GAS DI COMBUSTIONE

I gas di combustione sono quei prodotti della


combustione che restano allo stato gassoso anche
quando vengono raffreddati
Una esposizione tra i 5 e i 25 minuti ai gas sprigionati da
un incendio può essere letale
La maggior parte dei decessi in caso di incendio dipende
dall’dalla produzione e dall’inalazione dei gas di
combustione (anossia o tossicità)
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
GAS DI COMBUSTIONE

OSSIDO DI CARBONIO
E’ un gas presente in grandi quantità negli incendi e di solito
costituisce il pericolo maggiore.
L’azione tossica è dovuta al fatto che esso altera la composizione
del sangue impedendo l’ossigenazione dei tessuti del corpo umano.
E’ mortale quando viene assorbito nelle seguenti percentuali:
0.05% in 3 ore
0.15% in 1 ora
0.4% in 30 minuti
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

GAS DI COMBUSTIONE

OSSIDO DI CARBONIO

Concentrazione di CO (ppm) Tempo max di esposizione (sec)


500 240
1000 120
2500 48
5000 24
10000 12
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

GAS DI COMBUSTIONE

ANIDRIDE CARBONICA
Si forma in grandi quantità negli incendi. È un gas
asfissiante e provoca un’accelerazione del ritmo cardiaco
aumentando la quantità immessa nell’organismo di gas
tossici presenti in un incendio
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

GAS DI COMBUSTIONE

IDROGENO SOLFORATO E ANIDRIDE SOLFOROSA


Si sviluppa negli incendi di materiali che contengono
zolfo come la lana, gomma, pelli, carni e capelli
Ha un odore di uova marce
E’ tossico in percentuale superiore allo 0.07% per una
esposizione di circa 1/2 ora e attacca il sistema nervoso
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

GAS DI COMBUSTIONE

AMMONIACA
Si forma nella combustione di materiali che contengono
azoto come la lana, seta, materiali acrilici e resine
L’esposizione per 1/2 ora con una concentrazione dello
0.25% è letale
Provoca irritazioni agli occhi, naso, gola e polmoni
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

GAS DI COMBUSTIONE

FOSGENE
E’ presente nella combustione di materiali che
contengono cloro (PVC)
E’ maggiormente pericoloso in incendi in locali chiusi
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

GAS DI COMBUSTIONE

ACIDO CIANIDRICO
Si forma nelle combustioni incomplete (con scarsità di
ossigeno) della lana, seta, resine.
Ha un odore di mandorle amare.
È mortale con una concentrazione superiore allo 0.3%
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

GAS DI COMBUSTIONE

ACIDO CLORIDRICO
Si forma nella combustione di materiali che contengono cloro come
la maggioranza delle materie plastiche
Ha un forte odore pungente

ALDEIDE ACRILICA
Si forma durante l’incendio dei derivati del petrolio, oli e grassi
E’ molto tossica
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

CALORE
Durante la combustione è la causa principale della propagazione
dell’incendio.

Può diventare dannoso per l’uomo causando disidratazione, blocco


della respirazione e scottature.

Nel corso di un incendio, a causa della produzione di vapore acqueo,


l’aria diventa già insopportabile a temperature intorno ai 50° C
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

FUMI
E’ costituito da particelle solide (AEROSOL) o liquide (NEBBIE O
VAPORI CONDENSATI)
Le particelle solide sono costituite da catrami, carbonio e altre
sostanze incombuste che vengono trascinate verso l’alto dai gas
caldi.
Le particelle liquide, invece, sono costituite essenzialmente da vapor
d’acqua che al di sotto dei 100 °C condensa dando luogo a fumo di
color bianco.
Il fumo è dannoso perché limita la visibilità, è irritante per le vie
respiratorie ed inoltre propaga l’incendio.
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

FIAMME
Le fiamme sono costituite dalla emissione di luce
conseguente alla combustione di gas.
In base al calore la fiamma assume diversi colori.
Scala cromatica delle temperature

Rosso nascente 525° C


Rosso scuro 700° C
Rosso ciliegia 900° C
Giallo 1200° C
Bianco 1300° C
Bianco abbagliante 1500° C
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

ACQUA
E’ la sostanza più comune, diffusa ed economica.

Agisce sul fuoco per:


• Raffreddamento (1 Kg di acqua = 595 Kcal)
• Soffocamento (1 l di acqua = 1.700 l di vapore)
• Diluizione (delle sostanze infiammabili solubili solubili in acqua)

L’ACQUA E’ EFFICACE SU FUOCHI DI CLASSE

A B

molto efficace uso nebulizzato con operatori esperti


INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

SCHIUMA
E’ costituita da una emulsione di acqua, liquido schiumogeno ed aria.
Agisce sul fuoco per:
• Soffocamento (impedisce il contatto aria-combustibile);
• Raffreddamento (per sviluppo di vapore acqueo ed anidride carbonica).

LA SCHIUMA E’ EFFICACE SU FUOCHI DI CLASSE

A B

ad alta espansione per specialmente se contenuti


saturazione dell’ambiente in recipienti
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

GAS DI COMBUSTIONE

ACIDO CLORIDRICO
Si forma nella combustione di materiali che contengono cloro come
la maggioranza delle materie plastiche
Ha un forte odore pungente

ALDEIDE ACRILICA
Si forma durante l’incendio dei derivati del petrolio, oli e grassi
E’ molto tossica
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

GAS DI COMBUSTIONE

ACIDO CLORIDRICO
Si forma nella combustione di materiali che contengono cloro come
la maggioranza delle materie plastiche
Ha un forte odore pungente

ALDEIDE ACRILICA
Si forma durante l’incendio dei derivati del petrolio, oli e grassi
E’ molto tossica
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE

GAS DI COMBUSTIONE

ACIDO CLORIDRICO
Si forma nella combustione di materiali che contengono cloro come
la maggioranza delle materie plastiche
Ha un forte odore pungente

ALDEIDE ACRILICA
Si forma durante l’incendio dei derivati del petrolio, oli e grassi
E’ molto tossica
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
INCENDI, ESPLOSIONI EMERGENZE
Attenzione: nello spengere l’incendio con estintore,
indirizzare il getto sempre alla base del focolaio
D.Lgs. 81/08

PREVENZIONE INCENDI E
GESTIONE DELL’EMRGENZA

Dott. Sergio Biagini Tecnico della Prevenzione


Prevenzione incendi e gestione dell’emergenza
D.Lgs. 81/08

INCENDIO E ESPLOSIONE

Ai fini della valutazione del rischio incendio il Datore di Lavoro


classifica l’ambiente di lavoro in una delle seguenti categorie:
-Livello di Rischio elevato
-Livello di Rischio medio
-Livello di rischio basso
Prevenzione incendi e gestione dell’emergenza
D.Lgs. 81/08

INCENDIO E ESPLOSIONE

Gli effetti dell’incendio o dell’esplosione provocano danni ai


beni e all’ambiente ma più importante è che possono essere
dannosi anche per l’uomo fino a provocarne la morte

I pericoli maggiori dell’incendio derivano non tanto dalle


fiamme quanto da fumi e gas, che possono provocare asfissia
o avvelenamento
Prevenzione incendi e gestione dell’emergenza
D.Lgs. 81/08

Gli elementi fondamentali in grado di originare la reazione di


combustione sono :

OSSIGENOPRESENTE
OSSIGENO PRESENTENELL
NELL’ARIA
’ARIA,,
FONTEDI
FONTE DICALORE
CALORE
EDALL
ED ALL’INTERNO DELLEMOLECOLE
’INTERNO DELLE MOLECOLE
ENERGIATERMICA
ENERGIA TERMICA
CHECOMPONGONO
CHE COMPONGONOALCUNE
ALCUNESOSTANZE
SOSTANZE

QUALSIASISOSTANZA
QUALSIASI SOSTANZAININ
GRADODI
GRADO DIBRUCIARE
BRUCIARE
Prevenzione incendi e gestione dell’emergenza
D.Lgs. 81/08
Prevenzione incendi e gestione dell’emergenza
D.Lgs. 81/08

Estintori a polvere : Estintori a CO2


contengono una miscela di sono costituiti da una bombola in
bicarbonato di sodio e polvere pressione contenente anidride
inerte che viene erogata tramite carbonica allo stato liquido
un gas propellente che può
essere CO2 o azoto compressi

ogiva rossa

ogiva grigia

colore rosso colore rosso

In base a recenti normative si possono


avere estintori a CO2 con ogiva rossa
Prevenzione incendi e gestione dell’emergenza
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COPERTA ANTIFIAMMA
Le coperte antifiamma di materiale ignifugo vengono usate
per soffocare le fiamme; sono particolarmente indicate per
lo spegnimento di incendi sulle persone

I tessuti di lana si possono classificare come combustibili sebbene prendano


fuoco con difficoltà, non propaghino la fiamma, sviluppano poco calore e poco
fumo. e soprattutto non si sciolgono, evitando così pericolose ustioni da
materiale incandescente
Prevenzione incendi e gestione dell’emergenza
D.Lgs. 81/08

Principali regole per l’utilizzo degli estintori portatili

1 Prelevare
Prelevare l’estintore
l’estintore dal
GLI ESTINTORI DEVONO ESSERE
dal supporto
supporto

UTILIZZATI ESCLUSIVAMENTE PER


PRINCIPI DI INCENDIO OVVERO PER
PICCOLI FOCOLAI CHE SE COLTI
SUL NASCERE SONO FACILI DA
2 polvere
se
se si
si tratta SPENGERE
tratta di
di un
un estintore
estintore aa
polvere agitare
agitare energicamente
energicamente
Prevenzione incendi e gestione dell’emergenza
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Principali Regole per l’utilizzo degli estintori portatili

3 Impugnarlo Guardare con


attenzione
saldamente o
appoggiarlo con la 4 il focolare
base a terra e individuandone
togliere la sicura la base

5 Premere la levetta 6
situata sull’
impugnatura dirigendo Durante l’erogazione
il getto di materiale muovere l’estintore
estinguente alla base leggermente a
delle fiamme ventaglio
Prevenzione incendi e gestione dell’emergenza
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PIANO DI EMERGENZA

Tutti i lavoratori dell'Azienda sono tenuti


all'osservanza del piano di emergenza aziendale in
materia di sicurezza antincendio e gestione
dell’emergenza nei luoghi di lavoro.
Prevenzione incendi e gestione dell’emergenza
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Obiettivi principali e prioritari, del Piano di emergenza


aziendale sono prevenire e fronteggiare emergenze dovute a:

incendio;
attentato o minaccia di bomba
aggressione a dipendenti;
mancanza di energia elettrica
allagamenti, inondazioni e danni da acqua in genere;
terremoti
infortunio
Per queste evenienze il Piano si propone di:
ridurre i pericoli alle persone;
prestare soccorso alle persone colpite;
evacuare le persone che potrebbero riportare danni;
circoscrivere e contenere l'evento.
Prevenzione incendi e gestione dell’emergenza
D.Lgs. 81/08
Piantina della localizzazione delle attrezzature di
difesa e delle vie di esodo
Percorsi di esodo

Indicazioni di uscita

Uscita di sicurezza

Pulsante allarme

Estintore

Idrante

Infermeria

Ingombro
Prevenzione incendi e gestione dell’emergenza
D.Lgs. 81/08

Le misure di prevenzione e comportamentali

mantenere in ordine e pulito il posto di lavoro, il


reparto, i ripostigli
i rifiuti combustibili, in attesa delle operazioni di
pulizia, siano posti lontano da possibili fonti di calore
curare che i materiali infiammabili siano depositati in
luogo sicuro privo di inneschi;
Le apparecchiature elettriche non utilizzate devono
essere spente
Prevenzione incendi e gestione dell’emergenza
D.Lgs. 81/08

Le misure di prevenzione e comportamentali

evitare che le sostanze chimiche incompatibili abbiano a


mescolarsi tra loro
eventuali fiamme libere utilizzate devono essere
correttamente spente
osservare il divieto di fumo
mantenere in ordine e pronti all'uso tutti i mezzi
antincendio disponibili
mantenere sgombre le vie di esodo dai luoghi di lavoro
D.Lgs. 81/08

Dott. Sergio Biagini Tecnico della Prevenzione


Uso di attrezzature munite di videoterminale
D.Lgs. 81/08

Campo di applicazione
Definizioni

Lavoratore Esposto
Lavoro al videoterminale per almeno
20 settimanali
Uso di attrezzature munite di videoterminale
D.Lgs. 81/08

Obblighi del datore di lavoro

Disturbi Visivi
Valutazione dei rischi
Disturbi Osteomuscolari

Organizzazione del lavoro non ripetitiva e monotona

Svolgimento quotidiano del lavoro


Diritto alle pause – Almeno 15 minuti ogni 120 minuti
Uso di attrezzature munite di videoterminale
D.Lgs. 81/08

Sorveglianza Sanitaria (più di 20 ore/sett.)


Specifica per “evidenziare eventuali malformazioni
strutturali e ad un esame degli occhi e della vista”

Frequenza delle visite mediche


- quinquennali per tutti
- oltre il cinquantesimo anno biennale
Uso di attrezzature munite di videoterminale
D.Lgs. 81/08

• Informazione e Formazione
• Consultazione e Partecipazione
• Adeguamento alle norme
• Caratteristiche tecniche

Allegato XXXIV D.Lgs 81/08


Uso di attrezzature munite di videoterminale
D.Lgs. 81/08

Prescrizioni Minime
regolabile ( altezza, inclinabile)
Schermo contrasto ottimale e assenza riflessi
esente da sfarfallamento

inclinabile
Tastiera opaca antiriflesso
caratteri ben contrastati sui tasti

Piano di lavoro opaco e supporto documenti stabile

comodo con possibilità di movimento regolabile in altezza


Sedile schienale regolabile in altezza e inclinazione
cinque appoggi

Poggiapiedi consigliato
Uso di attrezzature munite di videoterminale
D.Lgs. 81/08

Illuminazione
finestra finestra

Illuminazione artificiale

Illuminazione artificiale
Uso di attrezzature munite di videoterminale
D.Lgs. 81/08

Tavolo di lavoro - tastiera - accessori


Uso di attrezzature munite di videoterminale
D.Lgs. 81/08

Sedile di lavoro – regolazione apparecchiature


50 – 70 cm
8000
cd/m 2

50
cd/m 2

300
20 lux
cd/m 2
70 cd/m 2
2
10000 cd/m2
2
10000 cd/m

2
8000 cd/m

2
1500 cd/m
2
2000 cd/m

400 lux
340 lux
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Sicurezza Macchine e attrezzature

Dott. Sergio Biagini Tecnico della Prevenzione


Sicurezza macchine e attrezzature
D.Lgs. 81/08

REQUISITI DI SICUREZZA

Le attrezzature di lavoro messe a disposizione dei


lavoratori devono essere conformi alle specifiche
disposizioni legislative e regolamentari di recepimento
delle direttive comunitarie di prodotto.
Sicurezza macchine e attrezzature
D.Lgs. 81/08

In generale .......
Protezione degli organi lavoratori e delle
zone di operazione delle macchine

Gli organi lavoratori delle macchine e le


relative zone di operazione,…… “se pericolosi”…,
devono essere protetti o segregati oppure
provvisti di dispositivo di sicurezza.
Sicurezza macchine e attrezzature
D.Lgs. 81/08

Miglioramento sicurezza dei lavoratori

Uso delle attrezzature da lavoro

attrezzature conformi alle norme di sicurezza

scelta dell’attrezzatura giusta per


effettuare il lavoro

?
Sicurezza macchine e attrezzature
D.Lgs. 81/08
Sicurezza macchine e attrezzature
D.Lgs. 81/08

“DIRETTIVA MACCHINE”

Introduce l’obbligo di certificazione “CE” dei


macchinari dettando criteri minimi di sicurezza
Sicurezza macchine e attrezzature
D.Lgs. 81/08

Una macchina o attrezzatura, benché costruita nel rispetto


dei requisiti di sicurezza previsti dalle normative vigenti
(es. marcata CE), è sicura quando è installata, usata e
manutenuta a regola d’arte seguendo le istruzioni riportate
nel libretto di uso e manutenzione fornito dal costruttore
Sicurezza macchine e attrezzature
D.Lgs. 81/08

Misure di prevenzione da adottare

protezione fissa

Tutti gli organi in movimento devono essere


protetti contro i contatti accidentali. E’ vietato,
pertanto, rimuovere le coperture protettive

Gli schermi atti a prevenire il rischio di proiezione


di oggetti e frammenti non devono essere rimossi;
ove ciò non sia possibile, si deve minimizzare il
rischio utilizzando dispositivi di protezione
individuali adeguati (es. occhiali, visiere).
protezione mobile
Sicurezza macchine e attrezzature
D.Lgs. 81/08

Misure di prevenzione da adottare

Non si devono rimuovere i sistemi di captazione e


aspirazione di vapori, polveri e liquidi. Prima di
iniziare il lavoro si deve controllare che tali sistemi
funzionino.

Verificare che i dispositivi di protezione


meccanici ed elettrici siano idonei e attivati

Dopo la manutenzione e/o pulizia, i dispositivi


eventualmente rimossi devono essere immediatamente
ripristinati.
Sicurezza macchine e attrezzature
D.Lgs. 81/08

Misure di prevenzione da adottare

Doppio pulsante
Gli organi di azionamento devono essere
manovrabili solo in modo intenzionale

Protezione pedale

Si deve verificare periodicamente che il


pulsante di arresto in emergenza delle macchine
sia funzionante
arresto d’emergenza
Sicurezza macchine e attrezzature
D.Lgs. 81/08

Misure di prevenzione da adottare

Posizionare le sorgenti luminose al fine di illuminare


le macchine in modo idoneo alla lavorazione. Si
devono evitare intermittenze, abbagliamenti,
ombre ed effetti stroboscopici

Non si devono effettuare operazioni di pulizia o


manutenzione delle macchine in moto
Sicurezza macchine e attrezzature
D.Lgs. 81/08

Misure di prevenzione da adottare

Si devono osservare le prescrizioni impartite:

- dal manuale di uso e manutenzione

- dalla cartellonistica affissa

- dal datore di lavoro o suo delegato


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MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI

Dott. Sergio Biagini Tecnico della Prevenzione


Movimentazione manuale dei carichi
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Limite di peso da sollevare da soli

• Maschi adulti 25 Kg
• femmine adulte 20 Kg
• maschi adolescenti 20 Kg
• femmine adolescenti 15 Kg

Peso limite al di sotto del quale, di norma, non vi è


alcun rischio per il lavoratore

3 Kg
Movimentazione manuale dei carichi
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DEFINIZIONE DI MOVIMENTAZIONE MANUALE


DEI CARICHI:
OPERAZIONI DI TRASPORTO O DI SOSTEGNO DI
UN CARICO AD OPERA DI UNO O PIU’ LAVORATORI,
COMPRESE LE AZIONI DEL SOLLEVARE, DEPORRE,
SPINGERE, TIRARE, PORTARE O SPOSTARE CHE
COMPORTINO, TRA L’ALTRO, RISCHI DI
LESIONI DORSO-LOMBARI

LESIONI DORSO LOMBARI:


LESIONI CARICO DELLE
LESIONI AA CARICO DELLE STRUTTURE
STRUTTURE
OSSEE
OSSEE TENDINEE
TENDINEE NERVOSE
NERVOSE EE VASCOLARI
VASCOLARI
AA LIVELLO
LIVELLO DORSO-LOMBARE
DORSO-LOMBARE
Movimentazione manuale dei carichi
D.Lgs. 81/08

Colonna vertebrale

Le vertebre lombari sono quelle destinate


a sopportare il carico maggiore

vertebra

Disco intervertebrale

vertebra
Movimentazione manuale dei carichi
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Il mal di schiena è il sintomo di alterazioni a carico


delle vertebre dei dischi intervertebrali e dei nervi

Artrosi

È una malattia degenerativa delle articolazioni che


determina la ricostruzione irregolare dell’osse della vertebra

Becchi ossei detti osteofiti


Movimentazione manuale dei carichi
D.Lgs. 81/08

“Il mal di schiena”

Ernia del disco

È determinata dalla fuoriuscita del disco intervertebrale


dalla sua sede

ernia
Movimentazione manuale dei carichi
D.Lgs. 81/08

“Il mal di schiena”

Interessamento dei nervi


L’ernia del disco e l’artrosi possono comprimere
un nervo determinando irritazione e dolore
LOMBALGIA
LOMBALGIA

nervo nervo

SCIATALGIA
SCIATALGIA

Il nervo sciatico è fra quelli più colpiti


SCIATALGIA
Movimentazione manuale dei carichi
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DISTURBI
DISTURBI DEGLI
DEGLI ARTI
ARTI SUPERIORI:
SUPERIORI:
DISTURBI MUSCOLARI - DISTURBI ARTICOLARI
A
A livello
livello della
della spalla,
spalla, del
del gomito
gomito ee del
del polso
polso

Sindrome
Sindrome del
del tunnel
tunnel carpale
carpale

tendiniti
tendiniti

Periartrite
Periartrite
Scapolo-omerale
Scapolo-omerale

epicondilite
epicondilite
Movimentazione manuale dei carichi
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I disturbi lombari sono assai diffusi tra lavoratrici e


lavoratori di molti settori produttivi

Impiegati 34%

Fattorini 44%
Lavoratori edili 50-60%

Personale di assistenza ai pazienti 50-60%

Addetti ai carrelli elevatori 65%

Addetti alla manutenzione 27%


Lavoratori agricoli 50-60%
Movimentazione manuale dei carichi
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La normativa prevede, per la prevenzione delle


lesioni dorso-lombari, che il Datore di Lavoro eviti la Movimentazione
Manuale dei Carichi da parte dei lavoratori ricorrendo all’impiego
di attrezzature meccaniche

Se ciò non è fattibile

Il datore di lavoro deve intraprendere le seguenti iniziative


Movimentazione manuale dei carichi
D.Lgs. 81/08
Movimentazione manuale dei carichi
D.Lgs. 81/08

Principali fattori di rischio

CARATTERISTICHE
CARATTERISTICHE DEL DEL CARICO:
CARICO:
Se
Se èè troppo
troppo pesante
pesante (superiore
(superiore ai
ai limiti
limiti previsti
previsti per
per legge)
legge)
Se
Se èè ingombrante
ingombrante oo difficile
difficile da
da afferrare
afferrare
Se
Se èè inin equilibrio
equilibrio instabile
instabile
Se
Se ilil contenuto
contenuto rischia
rischia di
di spostarsi
spostarsi
Se
Se èè posizionato
posizionato lontano
lontano dal
dal tronco
tronco

SFORZO
SFORZO FISICO
FISICO RICHIESTO:
RICHIESTO:
Se
Se èè eccessivo
eccessivo
Se
Se può
può essere
essere effettuato
effettuato solosolo con
con la
la torsione
torsione del
del tronco
tronco
Se
Se èè compiuto
compiuto con
con ilil corpo
corpo in
in posizione
posizione instabile
instabile
Se
Se può
può comportare
comportare un un movimento
movimento brusco
brusco del
del corpo
corpo
Movimentazione manuale dei carichi
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Principali fattori di rischio

CARATTERISTICHE
CARATTERISTICHE DELL’AMBIENTE
DELL’AMBIENTE DI DI LAVORO:
LAVORO:
Se
Se lo
lo spazio
spazio libero
libero èè insufficiente
insufficiente
Se
Se ilil pavimento
pavimento presenta
presenta rischi
rischi di
di inciampo
inciampo oo didi scivolamento
scivolamento
Se
Se la
la manipolazione
manipolazione deldel carico
carico avviene
avviene aa livelli
livelli diversi
diversi
Se
Se ilil pavimento
pavimento oo ilil punto
punto di
di appoggio
appoggio sono
sono instabili
instabili
Se
Se temperatura,
temperatura, umidità
umidità ee circolazione
circolazione dell’aria
dell’aria sono
sono inadeguate
inadeguate

ESIGENZE
ESIGENZE CONNESSE
CONNESSE CON CON L’ATTIVITA’:
L’ATTIVITA’:
Sforzi
Sforzi fisici
fisici per
per la
la colonna
colonna dorso
dorso lombare
lombare troppo
troppo frequenti
frequenti
Insufficiente
Insufficiente periodo
periodo didi riposo
riposo fisiologico
fisiologico oo di
di recupero
recupero
Distanze
Distanze troppo
troppo grandi
grandi didi sollevamento,
sollevamento, abbassamento
abbassamento oo trasporto
trasporto
Pavimento
Pavimento oo punto
punto di
di appoggio
appoggio instabili
instabili
Ritmi
Ritmi imposti
imposti da
da processi
processi non
non controllabili
controllabili dal
dal lavoratore
lavoratore
Movimentazione manuale dei carichi
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Altri fattori di rischio

Inidoneità fisica
Inidoneità fisica per
per compiti
compiti di
di sollevamento
sollevamento
manuale
manuale dei
dei carichi
carichi

Indumenti,
Indumenti, calzature
calzature ed
ed altri
altri capi
capi di
di
abbigliamento
abbigliamento inadeguati
inadeguati

Insufficienza
Insufficienza delle
delle conoscenze
conoscenze ee della
della formazione
formazione
Movimentazione manuale dei carichi
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Il calcolo del peso limite raccomandato


(metodo NIOSH)

Viene utilizzato come valore limite per definire


se la movimentazione manuale dei carichi può
essere accettabile o meno in soggetti sani
Movimentazione manuale dei carichi
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A) Costante di peso:

Esempio per femmina > 18 anni = 20


B) Altezza da terra delle mani all’inizio del sollevamento

B
Esempio per altezza cm 50 = 0,92
Movimentazione manuale dei carichi
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C) Distanza verticale di spostamento del peso fra


inizio e fine del sollevamento

Esempio per distanza cm 40 = 0,93


Movimentazione manuale dei carichi
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D) Distanza del peso dal corpo misurata come distanza


orizzontale tra le mani e il punto di mezzo delle
caviglie

Esempio per distanza cm 30 = 0,83


Movimentazione manuale dei carichi
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E) Dislocazione angolare del peso in gradi

Esempio per dislocazione angolare 0° = 1,00


Movimentazione manuale dei carichi
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F) Giudizio sulla presa del carico

Esempio per presa buona = 1,00

G) Frequenza del lavoro, numero di atti al minuto

Esempio per 4 atti/min per 2 ore/g = 0,88


Movimentazione manuale dei carichi
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Il calcolo del peso limite raccomandato


(metodo NIOSH)

20 (A) x 0,92 (B) x 0,93 (C) x 0,83 (D) x 1,00 (E) x 1,00 (F) x 0,88 (G)=

PESO LIMITE RACCOMANDATO

12,50 KG

Peso effettivamente movimentato =


10,00 KG
Movimentazione manuale dei carichi
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VALUTAZIONE DEL RISCHIO


Il rapporto fra peso effettivamente movimentato e il
peso limite raccomandato produce l’indice di sollevamento
10,00 = 0,80
12,50
Valore da utilizzare come indicatore sintetico di rischio
Minore
Minore di
di 0,75
0,75 Tra
Tra 0,75
0,75 ee 1,00
1,00
Situazione
Situazione accettabile
accettabile che
che non
non Situazione
Situazione ai
ai limiti
limiti che
che richiede
richiede
richiede
richiede specifici
specifici interventi
interventi specifici
specifici interventi
interventi
Maggiore
Maggiore didi 11
Situazione
Situazione aa rischio
rischio che
che necessita
necessita di
di
interventi
interventi immediati
immediati
Movimentazione manuale dei carichi
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SORVEGLIANZA SANITARIA

LA SORVEGLIANZA SANITARIA PERIODICA VA ATTIVATA


PER TUTTI I SOGGETTI ESPOSTI A CONDIZIONI DI
MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI IN CUI L’INDICE
DI SOLLEVAMENTO SIA SUPERIORE A 1,00

La periodicità della sorveglianza sanitaria viene


stabilita dal Medico Competente e può variare, di
norma, da annuale a triennale in base all’entita’
dell’indice di sollevamento e all’età del lavoratore
Movimentazione manuale dei carichi
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Rapporto ideale fra peso sollevato e frequenza di


sollevamento: maschi
• 18 Kg , una volta ogni 5 minuti
• 15 Kg, una volta ogni minuto
• 12 Kg, due volte al minuto
• 6 Kg, cinque volte al minuto

Rapporto ideale fra peso sollevato e frequenza di


sollevamento: femmine
• 12 Kg , una volta ogni 5 minuti
• 10 Kg, una volta ogni minuto
• 8 Kg, due volte al minuto
• 4 Kg, cinque volte al minuto
Movimentazione manuale dei carichi
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LA PREVENZIONE POSSIBILE

FORMAZIONE E INFORMAZIONE

ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO

FORNITURA DI AUSILI

RIPROGETTAZIONE DEGLI SPAZI

ALLENAMENTO DEI LAVORATORI


Movimentazione manuale dei carichi
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Come comportarsi per movimentare un peso

Non tenere le gambe dritte.


Portare l’oggetto vicino al corpo e piegare
le ginocchia: tenere un piede più avanti
dell’altro per avere più equilibrio.

Evitare di ruotare solo il


tronco, ma girare tutto il
corpo, usando le gambe
Movimentazione manuale dei carichi
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Come comportarsi per movimentare un peso

Evitare di prelevare o depositare oggetti a


terra o sopra l’altezza della testa.
E’ preferibile spostare oggetti nella zona
compresa tra l’altezza delle spalle e l’altezza
delle nocche (mani a pugno lungo i fianchi).
Usare uno sgabello

Se si devono spostare oggetti


avvicinare l’oggetto al corpo.
Movimentazione manuale dei carichi
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Come comportarsi per movimentare un peso

Quando il trasporto manuale è


inevitabile dividere il carico in
due contenitori portandoli
contemporaneamente
Movimentazione manuale dei carichi
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Come comportarsi per movimentare un peso

Per il trasporto in piano fare uso di specifici carrelli

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