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La Preghiera
La Preghiera
La preghiera
1 Pietro 3:12 “perché gli occhi del Signore sono sui giusti e i suoi orecchi sono attenti alle loro preghiere...”
Questa citazione che l’apostolo Pietro fa del Salmo porta i lettori davanti ad una considerazione importante
Dio è attento alla preghiera dei suoi figli, benché Dio non ha orecchi viene usata questa espressione
antropomorfa per dichiarare che le preghiere rivolte a Dio non vanno a vuoto, non sono inascoltate, ma
bensì ascoltate attentamente.
La preghiera è un elemento importante della devozione di ogni cristiano. Nel Nuovo Testamento sono
molteplici gli inviti a pregare e a perseverare nella preghiera (Efesini 6:18; Filippesi 4:6; Colossesi 4:2-3; 1
Tessalonicesi 5:17, 25; 2 Tessalonicesi 3:1; 1 Timoteo 2:1, 8; Ebrei 13:18; Giacomo 5:16 1 Giovanni 5:16).
Gesù nei giorni della sua carne pregava (Ebrei 5:7 cfr. Matteo 14:23; Marco 6:46; Luca 6:12; 9:28; 11:1) ed
insegnò ai Suoi discepoli come pregare (Matteo 6:5-15); la chiesa apostolica pregava (Atti 1:14, 24; 2:42;
3:1; 6:4; 12:5, 12). Ne consegue da queste evidenze che la preghiera è qualcosa di importante per la vita
spirituale del credente; pertanto essa è anche un elemento essenziale della vita della Chiesa e
fondamentale nel culto cristiano.
1. Definizione di preghiera
In modo semplice ed incisivo pregare è: comunicare con Dio.
Poiché Dio è una persona desidera che i suoi fedeli si rivolgano a Lui, e la preghiera mette il credente in
comunicazione con Dio.
Nel Nuovo Testamento il termine tecnico più generale per esprimere la preghiera è la parola greca
proseuc» (proseuchê) (1 Timoteo 2:1) che indica l’orazione rivolta e fatta salire verso il Signore includendo
nel suo significato generale le supplicazioni, l'adorazione, l’intercessione, il ringraziamento e la lode.
Pertanto è esclusa l’idea ritualistica, ripetitiva e formale della preghiera alla quale il mondo cristiano
secolarizzato ci ha voluti abituare. La preghiera è un mezzo di comunicazione che Dio ha dato ai credenti
perché essi possano parlare con Lui. Perciò possiamo dire che la preghiera è il colloquio dell’uomo con Dio,
dove l’uomo si incontra con il suo Dio.
La preghiera pertanto risulta essere quell'elemento della devozione cristiana:
1) che mette l'uomo in comunicazione con Dio (Salmo 91:15; Amos 5:4-5);
2) dove Dio permette all'uomo di incontrarLo e realizzarLo nella Sua presenza, anziché respingerlo e
distruggerlo (Genesi 32:30; Giudici 13:22-23);
3) dove l’uomo può dialogare con Dio e realizzare comunione, ricevere e condividere i pensieri, i
sentimenti e realizzare volontà di Dio per essere infine benedetto da Dio (Genesi 18:17);
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2) Gesù insegnò a rivolgersi a Dio come Padre (Matteo 6:9) ciò implica che come un figlio non ha bisogno
di intermediari per giungere al proprio padre, così anche noi possiamo andare a Dio direttamente come al
“Padre nostro che è nei cieli”;
3) Gesù stesso come Figlio di Dio e Redentore dell’umanità è l’unico mediatore e quindi mezzo per
accostarsi a Dio (Efesini 2:18; 3:12; Ebrei 10:19), la Scrittura è chiara c’è “un solo mediatore fra Dio e gli
uomini” (1 Timoteo 2:5), questo esclude qualsiasi altra persona e nome; inoltre credere nella necessità di
altri intermediari renderebbe di fatto insufficiente l’opera di Cristo (Romani 5:1, 10) per la quale il
peccatore è giustificato e riconciliato con Dio e perciò messo in comunione con Dio.
Qualsiasi preghiera che non segue questi principi non è biblica, non è cristiana e non è corretta. Gesù infatti
ha insegnato ai suoi discepoli di chiedere al Padre nel Suo nome (Giovanni 14:13-14, 15:16, 16:23).
Nella Bibbia non sono contemplate preghiere ai morti, ai santi o a creature angeliche. Ciò fa parte di una
cultura pagana che aveva in sé i suoi dei, semidei e creature mitiche e che nei secoli ha cercato con forza di
entrare nella tradizione cristiana a volte dalla porta principale spalancata da uomini tutt’altro che onesti
altre volte sottilmente con l’inganno e il raggiro della filosofia sotto il velo della venerazione e della falsa
devozione. La Scrittura condanna chi rivolge la propria preghiera e di fatto il proprio culto ad altri che non
sono Dio (Matteo 4:10; Atti 10:25-26; Colossesi 2:18; Apocalisse 22:8-9).
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Queste espressioni che percorrono l’intera rivelazione biblica esprimo come la preghiera non sia un aspetto
freddo, rituale, rigido e vuoto della devozione del credente, ma anzi essa è caratterizzata da trasporto e
partecipazione emotiva e sentimentale che provengono dalla profondità di un cuore che si rivolge
interamente a Dio con bisogno, con timore e riverenza. Nella preghiera l’uomo si apre davanti a Dio in tutto
il suo essere per realizzare comunione con Lui.
2. Come pregare
Data la definizione di preghiera ora è necessario comprendere alla luce della Parola di Dio come bisogna
pregare. La preghiera è qualcosa che coinvolge l’intero essere umano: corpo, anima e spirito. Quindi
comprende l’utilizzo pieno di tutte le facoltà dell’uomo perché questi possa comparire davanti al Suo
Signore.
2.1.1 Le emozioni
Quando l’uomo entra in contatto con la straordinaria presenza di Dio le emozioni provate possono essere
molto forti. Ma non devono mai sfociare in comportamenti incontrollati. La gioia sarà esuberante, l’amore
traboccante, la pace e la serenità piena e sublime. Ma mentre l’anima è fortemente sollecitata non sarà mai
portata a comportamenti disordinati perché Dio porta armonia e mai disordine (Daniele 10:6-8; 16-19).
2.1.2 I sentimenti
Nella preghiera l’uomo entra in comunione intima e profonda con Dio. Poiché l’uomo si accosta a Dio
bisogna anche valutare attentamente quali siano i sentimenti che devono caratterizzare la preghiera rivolta
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all’unico e vero Dio. E’ necessario comprendere Chi è Dio per afferrare quali sentimenti devono esprimersi
ed esprimere la preghiera. Dio infatti non è un uomo.
L’uomo deve realizzare timore, rispetto, riverenza e umiltà che scaturiscono dalla consapevolezza dei propri
limiti, della propria miseria e della misericordia di Dio (Salmo 2:11; 5:7; 1 Pietro 5:7).
2.1.3 I pensieri
La mente nella preghiera non è estranea o esclusa. La preghiera sarà fatta con intelligenza, e i pensieri
saranno pensieri puri, cioè purificati dall’opera del Signore; pensieri d’amore e di pace; saranno rivolti a Dio
e alla Sua Parola per ascoltare la Sua voce. Attenti a ciò che le labbra professano, perché Dio conosce i
nostri pensieri, e la labbra non devono proferire ciò che non pensiamo (Luca 9:47).
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- che bisogna pregare senza ipocrisia (v.5), l’accento è posto qui sull’ipocrisia. L’ipocrita è l’attore
che impersona una parte che non è realtà nella sua vita, non è la sua personalità ma un
personaggio frutto della recitazione, pertanto l’ipocrita usa un artificio, qualcosa che non
corrisponde a realtà, un inganno per illudere gli altri. L’ipocrisia è doppiezza d’animo e se si è
doppi nell’animo, cioè ipocriti, la preghiera è vana;
- non bisogna pregare per essere visti dagli uomini (v.5), al tempo di Gesù i farisei e gli scribi
usavano mettersi in mostra nelle sinagoghe e nelle piazze, e stando in piedi davanti agli uomini
pregavano. Ma quella preghiera non era rivolta a Dio, era uno strumento di ostentazione di
spiritualità inesistente nella loro vita. Con ciò Gesù non sta vietando la preghiera pubblica ma la
sta regolando; la preghiera pubblica non è fatta per far vedere agli altri che preghiamo, come
preghiamo e le parole che usiamo; la preghiera pubblica è rivolta a Dio ed ha un carattere
generale riguardando tutti presenti perché non è la preghiera personale che va fatta nel privato;
- non ci può essere preghiera pubblica senza vivere una preghiera privata (vv.5-6), pregare
pubblicamente è il risultato di una vita di preghiera, se vivi la preghiera personale allora la tua
preghiera pubblica non sarà ostentazione di spiritualità, ma sarà un pregare gradito al Signore;
- bisogna prendere del tempo da spendere con Dio (v.6), vi è una espressione che indica la
necessità di prendersi del tempo per pregare “quando preghi, entra nella tua cameretta e,
chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto” (entrare - chiudere - pregare).
Se non si prende il tempo, se non si fa spazio a Dio, non ci sarà mai una vita di preghiera e senza
una vita di preghiera non c’è una vita benedetta da Dio;
- Dio ascolta la preghiera di chi sinceramente va a Lui (v.6), quando nel segreto si cerca Dio, Dio
vede nel segreto e ricompensa palesemente, palesemente perché ciò che Dio ci da si vedrà nella
vita come provvidenza, trasformazione, santificazione e miracolo.
2) È l’incontrare Dio nella propria vita per comunicare con Lui (Matteo 6:7-8)
Prima Gesù parla di ipocrisia, facendo riferimento agli scribi e Farisei che amavano ostentare una
spiritualità esteriore che mancava nel profondo del loro cuore, ora Gesù parla della preghiera dei
pagani, una preghiera vuota, ritualista e superstiziosa.
Qui Gesù evidenzia:
- che non servono troppe parole che vanno ripetute allo sfinimento (v.7), è bandita l’idea
ritualistica e ripetitiva della preghiera, come un elemento superstizioso che possa piegare Dio; la
preghiera è un dialogo dove il cuore si apre, esprime il suo sentimento per Dio ed esprime il suo
bisogno unito alla sua fiducia in Dio: dopo aver chiesto con un umiltà il cuore con fede attende
di ricevere dalla mano di Dio ciò che ha chiesto nella volontà del Signore;
- che Dio conosce le cose di cui abbiamo bisogno (v.8), la preghiera non è una lista dove esporre
ogni minimo dettaglio dei propri bisogni, Dio conosce e provvede, ciò che Dio richiede non è
l’esposizione dettagliata di ogni nostro problema o bisogno ma l’apertura di cuore verso di Lui.
Se il pagano doveva mettere a conoscenza la propria divinità dei suoi bisogni non è così per il
cristiano perché il nostro Dio sa ancor prima che glielo chiediamo. Questo non vuol dire che Dio
sa e allora non è necessario pregare, ma che non sono le molteplici nostre parole a piegare
l’esaudimento di Dio. Noi chiediamo a Dio ed Egli nella Sua bontà e misericordia provvede
perché conosce il nostro bisogno e nel Suo amore ha cura della nostra vita.
3) Il “Padre nostro” un modello di preghiera (Matteo 6:9-13)
Dopo aver introdotto il tema della preghiera Gesù insegna un modello di preghiera che prende il
nome dalle prime parole “Padre nostro”. E’ un modello di preghiera che non va ripetuto a memoria,
anche se Gesù dice “voi dunque pregate così”, non sta comandando di ripetere le stesse parole ma
di prendere esempio da questa preghiera. Gesù sta lasciando un esempio di preghiera al quale fare
riferimento, infatti nelle preghiere che troviamo nel Nuovo Testamento, sia di Gesù che dei
discepoli, non troveremo mai la ripetizione di questa preghiera (Giovanni 17; Atti 4:24-30). La
preghiera essendo semplice espressione del cuore, non può esprimere ritualisticamente le stesse
parole ma a seconda del momento, del luogo e del bisogno userà le parole giuste suggerite dal
cuore seguendo questo modello di preghiera che insegna come pregare correttamente.
Con questo modello di preghiera Gesù insegna:
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- a chiamare Dio “Padre nostro” (v.9), per guardare a Dio non soltanto come Creatore, cioè un
Signore lontano e distaccato, ma un Padre amorevole, attento e disponibile; nonché i poter
riconoscere la nostra posizione di figli ubbidienti e sottomessi che bisognosi sanno dove
guardare e da Chi dipendere;
- a lodare e glorificare il nome di Dio prima di ogni cosa (v.9), santificare il nome di Dio è
praticamente dargli la lode e la gloria che gli appartengono. Con ciò Gesù vuole ricordarci la
necessità, non ostante l’impellenza dei nostri bisogni, che la preghiera non sia un richiedere
soltanto ma che prima di ogni cosa sia il momento in cui noi adoriamo il Signore. Da notare è
l’ordine che il Signore ci lascia: prima la lode e l’adorazione del Signore poi ogni richiesta;
- a ricercare ciò che è spirituale (v.10), le prime richieste non riguardano le necessità materiali
ma i bisogni spirituali, “il regno” indica innanzitutto l’opera di Dio nel nostro cuore e nella vita
degli altri; “la volontà” sono i propositi, i desideri e piani di Dio. Prima di ogni cosa ricercare
l’opera di Dio e l’attuazione della volontà del Signore;
- a pregare per il necessario (v.11), dopo vi è spazio anche per le richieste materiali, ma la parola
“quotidiano” sta ad indicare l’essenzialità, ciò che è necessario, senza chiedere il superfluo;
- a chiedere il perdono di Dio (v.12), poi vi è spazio per chiedere ancora il perdono di Dio,
legandolo all’esigenza di perdonare al nostro prossimo; con ciò viene sottolineato l’aspetto
trasformatore della preghiera che deve portare i nostri sentimenti a volgersi verso il Signore e
la Sua volontà, quando preghiamo qualcosa deve cambiare in meglio nella nostra vita;
- a chiedere la liberazione dalle prove (v.13), Dio non tenta però può permettere la prova, ciò
che il credente deve chiedere e la liberazione dalle prove e dalle macchinazioni del nemico,
sapendo che la prova non la può vincere con le sue forze ma solamente con l’intervento di Dio.
Riguardo alla preghiera da Gesù insegnata nel Vangelo di Luca troviamo un secondo insegnamento
riguardo a questo modello di preghiera, questa volta esposto su richiesta dei discepoli, che
chiedono di insegnare loro a pregare. Si notano così le diverse sfumature di questo modello di
preghiera, che anche in evidenza di ciò risulta chiaro come sia un semplice modello guida di
preghiera e non una preghiera da ripetere mnemonicamente (Luca 11:1-13).
4) La necessità del perdono (Matteo 6:14-15)
Il perdono è una necessità senza la quale non possiamo sperare che la nostra preghiera sia
esaudita, infatti questi versetti sono intimamente interconnessi con i versetti precedenti che
riguardano “il padre nostro”.
5) Dio esaudisce le preghiera (Matteo 7:7-11)
Dopo alcuni passaggi che riguardano altri temi Gesù insegna ancora riguardo alla preghiera e
riguardo al suo esaudimento. Gesù insegna:
- la necessità della preghiera per vedere la mano di Dio all’opera (v.7);
- le caratteristiche della preghiera (cerca, chiede, bussa) (v.8);
- la bontà di Dio nel provvedere ciò che è buono (v. 9-11).
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nostre richieste, il mezzo per cui la preghiera è accolta ed esaudita, perché ha dato la Sua vita per i nostri
peccati ed ha pagato ogni debito nei confronti della santa giustizia divina (Efesini 1:3; Ebrei 10:19-23).
In merito a ciò possiamo affermare che nella preghiera dobbiamo rivolgerci al Padre come Gesù ci ha
insegnato (Matteo 6:9) chiedendo nel nome di Gesù il quale intercede per noi (Romani 8:34), sapendo che
lo Spirito Santo ci guida nella preghiera intercedendo egli stesso con sospiri ineffabili, o vero sospingendo e
guidando la nostra preghiera (Romani 8:26)
4. Conclusione
La preghiera è un elemento fondamentale nella vita di ogni credente, la Sua Parola ci spinge ad una vita
caratterizzata dalla preghiera. I santi servi del Signore hanno fatto della preghiera un aspetto centrale della
loro vita e hanno visto Dio all’opera nelle loro vita. Se noi oggi impariamo a vivere nella preghiera
realizzeremo sempre la mano di Dio all’opera nella nostra vita, nelle risposte positive e negative, negli
esaudimenti e nelle negazioni la nostra vita sarà benedetta e prospererà davanti al Signore.
Nicola Pascuzzi
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