Prima che nel corso del Medioevo lInquisizione della Chiesa soffocasse formalmente la tradizione del Graal, i malcapitati cristiani eterodossi (cos, al tempo, venivano chiamati gli eretici) comprendevano anche i Catari, termine che tradotto in Linguadoca, lidioma dellomonima regione del sud della Francia dove il movimento si era affermato, significava i Purissimi (cfr. HERA n 16 pag. 56). I Catari mostravano una forte connessione con la cultura dei Signori dellAnello (che prende il nome da Re Salomone, il Signore dellAnello per eccellenza, e la cui tradizione nasce in Mesopotamia, N.d.R.) e, in accordo con la tradizione, si riferivano alla dinastia messianica del Graal come alla razza elfica, da loro venerata come quella de i Risplendenti. Nella lingua in uso nellantica Provenza, un Elfo donna era detta albi (elbe o ylbi), mentre Albi era il nome del pi importante centro cataro della regione. Questo nel rispetto della linea di discendenza femminile della dinastia messianica del Graal, perch i Catari erano sostenitori della cosiddetta Albi-gens (Albigesi o popolo Elfico): il lignaggio di sangue disceso per il tramite delle regine del Graal, quali Lilith, Miriam, Betsabea e Maria Maddalena. Fu per questa ragione che, quando nel 1209 le armate di Simone di Montfort e di papa Innocenzo III si mossero contro i presunti eretici, si parl di Crociata degli Albigesi. Nel corso di circa 35 anni, decine di migliaia di innocenti vennero letteralmente massacrati nel corso di una campagna militare feroce, e questo soltanto perch gli abitanti della regione tenevano ancora viva la tradizione originale della discendenza graaliana, in tutto opposta alla nuova, basata sullidea di monarchia imposta dal papato. Ma i Catari erano ben altro, rispetto alle poche notizie che una disinformazione precostituita tenta di propinarci da secoli sul loro conto. Dalla Mesopotamia In contrasto con la modesta pochezza del clima culturale prevalente in tutta lEuropa occidentale, la Linguadoca e la sua gente godevano di fama di grande tolleranza e cosmopolitismo. Come giustamente sottolineato da Yuri Stoyanov del Warburg Institute nellopera Storia Segreta dellEuropa, gi nel XII secolo la Linguadoca costituiva un vero e proprio centro di cultura rinascimentale, culla della poesia lirica dei trovatori e dellamor cortese, sbocciati sotto la forte spinta di signori mecenati quali i Conti di Bziers, Foix, Tolosa e Provenza. In pi di unoccasione il papato aveva risolutamente richiamato i signori di Tolosa, non soltanto per aver aperto il loro regno agli Ebrei ma anche per aver concesso loro di occupare delle cariche pubbliche. Il concetto di appellare la stirpe regale della dinastia messianica del Graal come i Risplendenti, con il chiaro richiamo anche agli Elfi, rimanda molto indietro nel tempo, fino alla Bibbia e a tracce risalenti alla Mesopotamia (Iraq) e alla terra di Canaan (Palestina). Fra gli scrittori che hanno condotto attente ricerche sulle radici etimologiche vigenti nei secoli precedenti la nostra era, Christian e Barbara Joy OBrien sono certamente Pagina 1 di 4 09/05/2004 http://www.heramagazine.net/articoli/sacerdotesse.html fra i pi illustri. Christian, gi lettore di Scienze Naturali al Christs College di Cambridge, ha trascorso alcuni anni come geologo esploratore in Iran, dove ha contribuito alla scoperta della ziggurat di Tchoga Zambil. A partire dal 1970 ha concentrato la sua ricerca sui tanti enigmi che percorrono la preistoria, scrivendo assieme con la moglie molte opere di grande interesse. Nel libro The Genius of the Few essi rivelano che lantica parola El, usata per identificare un dio o un essere elevato (come nei termini El Elyon e El Shaddai), nel linguaggio della mesopotamica Sumer significava Risplendente. A nord, a Babilonia, il vocabolo derivato Ellu voleva dire il Risplendente, come Ilu ad Accad. Col tempo il termine si era diffuso in Europa per diventare Ellyl nel Galles, Aillil in Irlanda, Aelf in Sassonia e Elf in Inghilterra (da cui Elfi e Albi). Il plurale di El era Elohim, quella stessa parola usata nel testo biblico per intendere gli dei, ma strategicamente da sempre mal tradotta con il Solo Dio per uniformarsi alla tradizione giudeo-cristiana. In modo assai interessante, nella Cornovaglia gaelica e nel sud-ovest dellInghilterra, il vocabolo el era lequivalente dellanglosassone engel e dellantico francese angele, divenuto angel in Inglese. I Risplendenti fra gli Elohim (cos come indicati nelle tavolette sumeriche risalenti sino al III millennio prima della nostra era) erano identificati con i cieli o, per lo meno, con un luogo posto in alto, chiamato An e spesso tradotto per significare il cielo (o, meglio ancora, i cieli). In questo contesto le potenti divinit dellantica Sumer erano chiamati Anunnaki (da Anun-na-ki che vuol dire il cielo che giunge in terra). Altre volte erano anche gli Anannage (da An-anan-na-ge), ossia i fiammeggianti grandi figli del cielo e fu proprio da questo antichissimo lignaggio degli Anunnaki che si avvi la dinastia dei Re messianici (che ha in Davide, Salomone e Ges i suoi pi noti rappresentanti N.d.R.), poi divenuta nel concetto del primo cristianesimo la Dinastia del Graal. per questo, dunque, che la tradizione prese a tramandare della linea dinastica elfica o, meglio ancora, della dinastia dei Risplendenti. In merito a chi veramente fossero questi signori detti Anunnaki o Elohim si sta ancora dibattendo oggi. Gli antichi testi sumerici che parlano della loro discesa o della loro venuta dai cieli, lasciano adito a molte interpretazioni () non da ultima quella che si trattasse di una razza di alieni provenienti da un altro pianeta. Su questo argomento alcuni scrittori importanti, fra cui Zecharia Sitchin, il noto esperto di lingua sumerica, hanno pubblicato libri e ricerche di notevole interesse (). Esiste anche unaltra scuola di pensiero che riconosce negli Anunnaki i superstiti di unantica razza umana sopravvissuti nel tempo. In questa prospettiva, quando la tradizione dice che scesero si dovrebbe intendere in senso letterale, vale a dire immaginare uno spostamento da un luogo alto (per esempio un altopiano o una montagna) verso uno pi basso e non tanto fantasticare di una discesa dallo spazio () (cfr. HERA n19 pag. 14). Draghi e Pendragoni Nella tradizione simbolica Catara aveva un ruolo fondamentale la figura del drago che, come vedremo, collegabile al concetto di Risplendente. Nellantica leggendaria tradizione i draghi erano emblema di saggezza. Secondo i Greci si trattava di benevoli esseri donatori di luce, mentre i Gaelici li consideravano simbolo di sovranit e i Cinesi apportatori di sorte favorevole. Fu soltanto con lavvento della tradizione giudeo-cristiana che il drago divenne un essere sinistro e questo, al pari di tanti altri condizionamenti, lo dobbiamo al fatto che, purtroppo, questa cultura ha da sempre avuto pi la vocazione a soffocare la conoscenza che la tendenza a farsene paladina. Su questa base, il drago - simbolica immagine di colui che arreca saggezza e conoscenza - divent unimmagine superflua e inutile, destinata ben presto ad essere relegata nelloscuro e tetro reame delleresia. La parola inglese dragon deriva da quella latina draco e ancora pi in specifico da quella greca drakon, che significava serpente. Il vocabolo affine e vicino a edrakon - una forma al passato del verbo derkeshtai, che significa vederci chiaro - e risulta equivalente a nahash, vale a dire il termine biblico con cui gli Ebrei appellavano il serpente. Questa parola Pagina 2 di 4 09/05/2004 http://www.heramagazine.net/articoli/sacerdotesse.html semitica (che, priva di consonanti, si scrive NHSH) in realt era collegata a un grado del comprendere e significava decifrare o scoprire. Insomma, al serpente si associava lidea di un essere che vedeva chiaramente le cose: dunque, per estensione del concetto, un essere dotato della capacit di vedere in modo limpido, ossia ricco di saggezza. Al serpente venivano pertanto attribuite qualit di sapiente, in grado di discernere con acutezza di giudizio. Ed proprio il termine nahash quello che compare nella storia della Genesi in cui si parla del peccato di Eva, quando il serpente la ammonisce rivelandole che, al contrario di quello che qualcun altro le ha fatto credere, non sarebbe affatto morta nel momento in cui si fosse cibata del frutto dellAlbero della Conoscenza. Il potere del drago o del serpente era posseduto dai veggenti della cultura gaelica, i Merlini delle corti reali, i profeti dei sommi sovrani. Si trattava di una particolare categoria di sacerdoti druidi del tutto simili ai filosofi della classicit o magi e la loro schiatta affondava le radici in unantichissima trib di sacerdoti nota nel mondo indoeuropeo come i Sapienti. In latino erano detti Noblis, dal greco gnoblis, dalla radice verbale gno che significava conoscere: da cui, col tempo, nobile (gnoble) e gnosi (conoscenza). Per consolidata tradizione, il simbolo della saggezza (in greco Sophia) e della guarigione era il medesimo, ossia il serpente (si pensi al serpente di bronzo o di rame di Mos), tanto vero che lemblema ancora oggi vivo in ogni angolo del mondo, a simboleggiare tutte le organizzazioni mediche. Serpenti che intrecciano le loro spire costituiscono unimmagine molto diffusa anche nellarte allegorica: basti ricordare le tele Mos di Sbastien Bourbon e Lilith di John Collier. Queste altre opere sono significative in quanto riconducono non soltanto al concetto di saggezza, ma pure a quello di nobile sapienza; in altre parole, alla preveggente saggezza druidica del drago.Nella Mesopotamia il drago, chiamato Ms-hs, era un essere a quattro zampe con compiti di guardiano, simile ad un coccodrillo sacro, anche se poi, nel tempo, la sua immagine ebbe a trasformarsi in quella di un grande serpente munito delle ali di un cigno, oppure, di un pipistrello. Anche i re e le regine messianiche venivano chiamati Dragoni e Pendragoni, perch ad essi erano attribuite tutte le virt dellanimale: lindomito coraggio contro i nemici, lestrema saggezza e non ultima la forza sessuale. Sovente erano raffigurati con unarmatura a scaglie e sugli abiti comparivano emblemi serpentiformi, mentre la gnostica trascendenza della loro conoscenza era simboleggiata da mantelli sciamanici composti con piume di cigno. Questo aspetto piumato divenne rilevante nelle rappresentazioni artistiche degli angeli, a sottolineare la loro capacit di trascendere lumana normalit, senza poi dimenticare che il vocabolo stesso merlino indicava un falcone capace di volare molto in alto e dalla vista acutissima. Il Giglio e il Fuoco Stellare In Iran (lantica Persia) e nelle Isole Canarie cresce una pianta chiamata Lalbero del Drago (la dracena draco). Appartiene al genere delle lillaceae, il giglio, e la sua resina conosciuta come sangue di drago. Il rosso estratto che se ne ricavava veniva usato come colorante cerimoniale in Oriente, dove era conosciuto come lac (da cui il pigmento colorato o lacca usato dagli artisti col nome di rosso scarlatto). Da quanto appena detto, diventa pertanto facile comprendere perch il sangue di drago venisse sovente associato allessenza del giglio. Nel mio libro Le misteriose origini dei Re del Graal ho scritto come gli antichi sovrani mesopotamici della linea di sangue sovrana che avrebbe poi portato al concetto di Graal, erano nutriti anche con quella che veniva detta lessenza lunare scaturita dalle regine Dragoni: una sorta di estratto derivato dal sangue mestruale delle donne Anunnaki, passato nella tradizione col nome di Fuoco Stellare. Di esso si diceva essere il nettare della suprema eccellenza, in quanto conteneva tutti gli elementi essenziali di quello che noi oggi potremmo definire il DNA mitocondriale, comprese alcune secrezioni endocrine capaci di esaltare qualit interiori come la veggenza e la conoscenza sottile (cfr. Svelando e Rivelando n20). In aggiunta, si osservato come queste stesse regine fossero collegate al Pagina 3 di 4 09/05/2004 http://www.heramagazine.net/articoli/sacerdotesse.html fiore di giglio lilaceae (o al loto) tramite il nome che portavano: Lilia, Lilith, Luluwa, Lilutu e Lillet. Scaturisce da questa vera e profonda tradizione il lignaggio du Lac, cos comune nelle vicende legate alla mitologia arturiana come, per esempio, Lancillotto du Lac. Da qui la fasulla traduzione inglese di Lancillotto del Lago, visto che quella vera avrebbe dovuto essere Lancillotto del sangue di drago (la stessa radice del nome Lancillotto cio Lung significa Drago N.d.R.). Lungo questa discendenza, la dinastia messianica del Graal trov anche alcune varianti, fra cui, per esempio il lignaggio del Acqs, che significa delle acque, da cui la tradizione regale delle Dame del Lago (si ricordi che la Grande Madre sempre sinonimo di Signora delle Acque e che nei templi pi antichi venivano offerti sangue e latte N.d.R.). La Rosi-crucis (la Coppa delle Acque o Coppa della Rugiada), emblema del Santo Graal veniva spesso identificata col sangue messianico, raccolto nel sacro calice del grembo materno. Sotto questo aspetto, dunque, si pu tranquillamente affermare che i termini du Lac e del Acqs siano sinonimi, allo stesso modo in cui sembrano esserlo le tradizioni storiche del Drago e del Graal. La sovrapposizione di queste storie risulta particolarmente significativa ed importante nella vicenda del sangue e dellacqua che sgorg dal costato di Ges crocefisso (Giovanni 19:34), emblematico fatto che testimonia come egli fosse per davvero un rampollo della dinastia reale dei Risplendenti. Nella tradizione del Graal, le donne - quelle del casato du Lac (ossia del sangue di drago) come, parimenti, quelle del Acqs (ossia delle acque) - erano legate ad una ritualistica mensile che in passato veniva svolta nei templi dedicati alla Dea Madre. Si trattava di rituali sacri collegati al sangue mestruale e allacqua, svolti in onore delle antichissime Signore della Fonte, rappresentate in modo genericamente romantico nelle figure di Nimu e Melusina. Queste cerimonie, ricche e fiere delle loro origini pagane, furono osteggiate con grande accanimento dalla Chiesa e dalla dottrina cristiana, che le definiva sataniche e vampiresche, alla stregua delleresia graaliana pi in generale. Per la Albi-gens, invece, queste storie occupavano il cuore, il fulcro della tradizione cortese amorosa, quella cos finemente cantata dai trovatori. In tale contesto, dunque, questa ritualistica, ancora viva tra i Catari, era rimasta lunica a conservare ancora il segreto divino delle sacerdotesse del Fuoco Stellare, le sacerdotesse erroneamente definite prostitute sacre, la figura che i Greci chiamavano hierodulai (donna sacra), la cui prestigiosa eredit storica i vescovi della Chiesa di Roma (a cui poi tra laltro questo appellativo venne applicato), pensarono bene di rovesciare del tutto, denigrandole come meretrici. INDIETRO Via Brennero n58 00010 Tor Lupara di Mentana (Roma) Tel. 0774 308028 Fax 0774 308862 Email: heramagazine@heramagazine.net Copyright Hera - 2000 Pagina 4 di 4 09/05/2004 http://www.heramagazine.net/articoli/sacerdotesse.html