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sostenibilità
di Clodia Vurro
Introduzione
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Casi di Management
L’annuncio portò un incremento del 10% nel prezzo delle azioni di VF,
consentendole di aggiungere 1 miliardo di dollari alla sua capitalizzazione di
borsa. Tale reazione era atipica rispetto a quanto era solito avvenire nei pro-
cessi di acquisizione. Con una certa regolarità, il valore delle azioni
dell’acquirente tendeva a scendere a causa delle aspettative conservative degli
investitori circa l’esito di un processo di acquisizione e le connesse complessità.
Nelle motivazioni dell’acquisizione, VF dichiarava di voler spingere sulle ven-
dite dei prodotti Timberland, migliorandone l’efficienza. Nel 2010, i margini
operativi di Timberland si aggiravano attorno al 9%, un valore considerevol-
mente inferiore al 20% di margine di cui vantava VF. 1
VF non era particolarmente nota per la sua strategia di responsabilità
sociale d’impresa (corporate social responsibility, CSR). L’avere in portafoglio
brand sensibili agli impatti ambientali quali The North Face aveva rappresen-
tato l’avvio di un percorso verso una maggiore sostenibilità, spingendo la mul-
tinazionale a misurare l’impronta ecologica di alcuni prodotti e adottare alcu-
ne misure per contrastare il cambiamento climatico. Tali iniziative, comunque,
non si integravano in modo rilevante con la strategia aziendale e soprattutto
non erano comunicate ai propri stakeholder.
Il 28 giugno 2011, dopo l’annuncio dell’operazione, Mark Newton veni-
va nominato nuovo vice presidente per la CSR di Timberland. Dopo otto anni
di direzione della funzione Global Sustainability in Dell, realizzando progetti
di sviluppo di politiche globali rispetto agli impatti ambientali, al coinvolgi-
mento degli stakeholder e ai diritti dei lavoratori lungo la filiera, Newton era
largamente riconosciuto come autorità nel campo della gestione strategica del-
la CSR. Nel suo curriculum aveva progetti di innovazione ambientale realizza-
ti in Apple e Motorola. All’epoca sedeva negli advisory board di organizzazio-
ni ambientali quali il Clean Production Action e Carbonfund.org.
In Timberland avrebbe dovuto gestire un team globale, riportando diret-
tamente al Direttore Finanziario (CFO) Carrie Teffner, con l’obiettivo di:
1
Marc Gunther, “Timberland’s Jeff Swartz: ‘This Is Hard,’” Marc Gunther (blog), June 14, 2011,
http://www.marcgunther.com/2011/06/14/timberlands-jeff-swartz-this-is-hard
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Timberland: gli impatti competitivi della sostenibilità
Era il 13 settembre 2011 quando Jeff Swartz scriveva il suo ultimo post
da amministratore delegato di Timberland:
Gli inizi
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Casi di Management
Nel 1955, Swartz riusciva ad acquistare la metà del capitale dal suo
partner. Da quel momento anche suo figlio sarebbe entrato nel business. Du-
rante i 10 anni successivi, la famiglia Swartz riuscì a sopravvivere nel competi-
tivo settore calzaturiero del New England, composto da centinaia di piccoli
produttori.
A partire dal 1965, Swartz avviò un processo di sperimentazione che lo
portò ad applicare la tecnologia di injection molding (modellatura a iniezione),
che consentiva alla suola di essere incollata alla tomaia senza cuciture, renden-
do la scarpa confortevole, resistente all’acqua, e soprattutto meno costosa. Nel
1969, Swartz decise di spostarsi a nord di Stratham nel New Hampshire, dove
il design di quelli che sarebbero stati gli iconici scarponcini gialli venne perfe-
zionato. Gli ordini raddoppiavano di anno in anno, in un periodo in cui molti
produttori erano costretti a chiudere le proprie aziende.
Succeduto al padre, Sidney Swartz decise di uscire dal segmento dei
marchi privati nel 1973 e di lanciare il primo stivaletto a marchio Timber-
land®. Il nuovo prodotto cambiava il proprio posizionamento, per indirizzarsi
a una clientela medio-alta e sensibile alla moda. A seguito del lancio di quello
che avrebbe rappresentato il simbolo dell’azienda, Swartz decise di cambiare
l’insegna aziendale in Timberland, estendendo sia la gamma di prodotti che
entrando nel settore dell’abbigliamento outdoor.
I 20 anni successivi si distinsero per un deciso impegno nel rafforzare
la visibilità e riconoscibilità del brand Timberland presso il mercato.
Investendo in campagne stampa, in-store merchandise, pubblicità
televisiva massiva, l’azienda si presentava come produttore di qualità, con
una forte specializzazione sull’outdoor ed enfasi sull’artigianalità del
processo. Il logo dell’albero racchiuso in un cerchio venne realizzato allora,
così come le campagne pubblicitarie che esaltavano il rapporto con la natura
e con l’ambiente. È in quegli anni che Swartz avviava il processo di
internazionalizzazione, distribuendo i prodotti Timberland prima in Italia,
poi nel resto d’Europa e in alcune regioni asiatiche.
Nel 1987, arrivò per Timberland la quotazione in borsa. Il prezzo delle
azioni era pari a 14 dollari, con una capitalizzazione di mercato all’incirca pari
a 150 milioni di dollari. I ricavi di vendita erano pari a 107 milioni nel 1987,
salendo a 156 milioni nel 1989, di cui una quota rilevante proveniente
dall’estero.
Jeffrey (Jeff) Swartz, nipote di Nathan e figlio di Sidney, era uno studen-
te della Brown University tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ot-
tanta. Il suo destino sarebbe dovuto essere diverso da quello dei suoi predeces-
sori, ma una vita spesa assieme al nonno che ammirava e rispettava, fece sì che
non solo entrasse in Timberland nel 1985, ma ne diventasse direttore operativo
nel 1991, a soli 31 anni. In quel periodo, l’azienda era in profonda crescita. Tra
il 1986 e il 1991, i ricavi di vendita erano più che raddoppiati.
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Timberland: gli impatti competitivi della sostenibilità
La rinascita responsabile
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Casi di Management
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Austin, J. Herman, B. L. Quinn, J.W. 2006, Timberland: Commerce and Justice, Harvard Business School
Cases
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Timberland: gli impatti competitivi della sostenibilità
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Casi di Management
“Il brand è passato dall’essere legato al prodotto – i nostri iconici scarponcini gialli
– al divenire simbolo di uno stile di vita libero, uno stile di vita che i nostri clienti
sognano di poter emulare. Ora il nostro compito è divenire un brand di valori, un
brand a cui la gente possa sentirsi vicina perché orgogliosa dei valori di cui si fa por-
tavoce”.
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Levye, D. 2006, Timberland: Leveraging a Values-Based Company, Arthur M. Blank Center for Entrepreneur-
ship, Babson College.
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Timberland: gli impatti competitivi della sostenibilità
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https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=zvgeO2j5dok
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Casi di Management
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La strategia di sostenibilità di Timberland in sintesi: https://youtu.be/ijLAFkzZgpo
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Timberland: gli impatti competitivi della sostenibilità
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Casi di Management
“Alla luce del recente annuncio della probabile acquisizione di Timberland da parte
di VF, il nostro impegno nella sostenibilità resta fermo e si rafforza, più che in qual-
siasi momento della nostra storia passata. Nel caso in cui l’operazione si realizzi
come pensiamo, questa è per noi l’opportunità di far assumere ai nostri progetti più
innovativi una scala enormemente maggiore e di consentire che il programma Ear-
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https://www.youtube.com/watch?v=RWHky4br3f8
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Timberland: gli impatti competitivi della sostenibilità
thkeeper ottenga impatti ancora più evidenti. Quello su cui tale annuncio ci fa riflet-
tere è qualcosa che Timberland ha sempre affermato: nonostante i più rosei risulta-
ti, Timberland non può farcela da sola. Collaborazione e scala sono quello a cui
abbiamo sempre puntato, collaborando con i nostri pari, concorrenti e stakeholder
diversi per creare uno standard comune di misurazione degli impatti ambientali
nell’industria di cui facciamo parte, informare i consumatori e renderli parte del
cambiamento indirizzandone le scelte d’acquisto in senso responsabile. Per Timber-
land, la responsabilità sociale non è un’opzione – è parte del nostro DNA e della
nostra competitività. Le nostre iniziative socio-ambientali ci consentono di rispar-
miare, operare in modo più sostenibile, produrre prodotti migliori e creare impatti
sociali positivi. Spero che voi tutti mi seguirete in questo viaggio”.
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