Nella Messa secondo il rito romano, i ministranti svolgono le
seguenti funzioni, alcune delle quali sono essenziali per ogni celebrazione, altre, come l'uso dell'incenso, caratterizzano le celebrazioni più solenni, secondo criteri di opportunità pastorale.
Processione d'ingresso: precede il turiferario
col turibolo affiancato alla sinistra dal navicelliere con la navicella, segue il crocifero che porta la croce astile, affiancato da due ceroferari che portano i candelieri. Seguono gli altri ministranti e il celebrante. Proclamazione del Vangelo: se si usa l'incenso, i ministranti portano turibolo, navicella e candelieri presso l'ambone. Offertorio: i ministranti aiutano il celebrante nel ricevere l'offerta dei doni e li collocano sull'altare. Preparazione dell'altare e del calice: i ministranti portano all'altare il calice assieme alla patena su cui viene collocata l'ostia, la palla, il corporale, all'occorrenza la pisside o le pissidi con le particole da consacrare insieme all'ostia, che diventeranno il Corpo di Cristo, quindi, le ampolline dell'acqua e del vino, che userà il diacono (se presente) o il celebrante per versare il vino e l'acqua nel calice che diventeranno il Sangue di Cristo. Se si usa l'incenso il celebrante incensa i doni, l'altare e la croce, successivamente, il turiferario incensa il sacerdote e l'assemblea. Il turiferario deve compiere due tocchi di turibolo per parte. Lavabo: un ministrante accolito porta la brocca o l'ampollina dell'acqua con la bacinella; l'altro porta il manutergio. Anamnesi ("consacrazione"): se si usa l'incenso, sotto l'altare il turiferario porta il turibolo, il navicelliere la navicella, un accolito o lo stesso turiferario incensa le specie eucaristiche all'elevazione, alcuni ceroferari (da due a sei) tengono i ceri, mentre un ministrante suona la campanella per richiamare l'attenzione dei fedeli a quello che sta accadendo. Comunione: un ministrante deve tenere il comunichino (piattino)o la tovaglietta sotto il mento dei comunicanti mentre i ministri distribuiscono la Comunione per evitare che le ostie o i loro frammenti cadano a terra. Purificazione: un ministrante porge l'ampollina dell'acqua al celebrante o a un concelebrante o al diacono o all'accolito istituito per purificare i vasi sacri; in alternativa è il ministrante stesso a versare l'acqua nel calice. È di massima importanza che il ministrante non venga a contatto con i vasi sacri prima della purificazione. Processione finale: il crocifero porta la croce astile, affiancato da due ceroferari con i candelieri. Altri compiti possono essere l'accoglienza dei fedeli, la raccolta delle offerte e il suono del campanello oltre che all'ostensione delle specie eucaristiche all'anamnesi, all'inizio del Gloria alla Messa in Caena Domini del giovedì santo e alla Veglia pasquale. Possono inoltre leggere le letture, le antifone in mancanza di lettori e guidare le risposte dei fedeli. Infine in determinate occasioni (come l'aspersione domenicale dei fedeli e alla veglia pasquale, l'aspersione del tumulo nei funerali, la benedizione delle palme e degli ulivi nella domenica delle palme) il secchiellifero regge il secchiello dell'acqua benedetta con l'aspersorio e al momento opportuno, dopo averlo intinto nell'acqua benedetta, lo passa al sacerdote per la benedizione.
I santi patroni[modifica | modifica wikitesto]
San Tarcisio, patrono dei ministranti
Sono invocati come patroni dei ministranti: san Tarcisio, san Domenico Savio e san Luigi Gonzaga. Il santo patrono dei ministranti è san Tarcisio, il protomartire dell'Eucaristia. Era un giovane cristiano di Roma che si offrì per portare l'eucaristia ad alcuni cristiani imprigionati. Egli venne ucciso da alcuni suoi coetanei che insospettiti dal suo non volersi fermare con loro a giocare e da qualcosa che teneva nascosto al petto cominciarono prima a prenderlo in giro, poi a provocarlo, infine, una volta accortisi che era cristiano e portava con sé l'Eucaristia, a picchiarlo selvaggiamente. L'intervento del legionario romano Quadrato, anch'egli cristiano, servì a liberarlo dalle mani dei suoi aggressori, ma Tarcisio era ormai esanime. «Mentre un gruppo di malvagi si scagliava su Tarcisio volendo profanare l'Eucaristia da lui portata, egli, colpito a morte, preferì perdere la vita piuttosto che consegnare ai cani rabbiosi le membra celesti di Cristo»: sono le parole scritte nelle catacombe di san Callisto a Roma e che, giunte a noi attraverso varie testimonianze, ci raccontano proprio di Tarcisio.