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BIBLICO
Storia, Tradizione, Archivi
Introduzione
Tema e struttura del libro
Il libro si struttura in tre sezioni, ciascuna riguardante tre ambiti che sono stati interessati da alcuni
cambiamenti negli ultimi anni:
1. La storia di Israele e di Giuda
2. La formazione della Bibbia ebraica (il cosiddetto Antico Testamento)
3. Le fonti del giudaismo antico
Il libro adotta un approccio metodologico che per molti aspetti si distacca da quello tradizionale, anche
nella scelta di approfondire il terzo ambito, generalmente relegato agli ambienti di studio specialistici.
Le premesse
I limiti cronologici
I limiti cronologici nella datazione tradizionale
I LIMITI ALTI
Inizi possibili come punto di partenza della storiografia biblica sono:
LE CESURE INTERMEDIE
- IV secolo a.C.: fine dell’epoca persiana
- II secolo a.C.: sollevazione Maccabaica
- 63 a.C.: inizio del dominio romano sulla Siria-Palestina
I LIMITI BASSI
Come momento finale si sceglie in genere la distruzione di Gerusalemme da parte dei Romani nel 70
d.C. (strascico della seconda rivolta giudaica del 132-135 d.C.)
La datazione secondo Kratz
*
la caduta del regno di Giuda ha coinciso con la
caduta del secondo tempio di Gerusalemme, con la quale si
è definitivamente conclusa
la fase postmonarchica e
iniziata quella del giudaismo
rabbinico.
Fine della storia di
Israele
Distruzione del tempio
di Israele nel 70 d.C.
Epoca dei regni di seconda rivolta
Samaria e di Giuda giudaica del 132-135
dal 722 a.C. (caduta del d.C.
regno di Israele)/ 587
Fase dei due regni di a.C. (caduta del regno
israele e di giuda di Giuda*) al 70 d.C.
900-500 a.C. (prima epoca
materialmente
Periodo di vuoto documentale
documentabile)
Dal 1200 a.C. al 900 a.C.
Con questa delimitazione, ci si assicura che la presentazione prenda in considerazione il punto di vista
anche di molti altri santuari del paese e della diaspora, che esistevano accanto al tempio di
Gerusalemme nell’epoca post monarchica e che, per i loro frequentatori, non avevano minore importanza.
All’interno di questi gruppi sono compresi tutti i fedeli di YHWH che sentivano di appartenere
all’uno a all’altro tempio ma che per diversi motivi se ne mantenevano a distanza; tra questi vi
erano anche il Gesù storico e i primi cristiani, che fanno parte della storia di Israele, anche se solo
come un gruppo giudaico tra tanti altri, e inizialmente anche abbastanza insignificante 1.
1
Solo sul finire del I secolo d.C. si è giunti alla formazione di un’ampia tradizione sulla vita di Gesù, fissata
nei Vangeli canonici e in quelli apocrifi; le conoscenze storiche a tale proposito sono più o meno paragonabili a
quelle che abbiamo del Giudaismo rabbinico in epoca precristiana, accanto al quale il Cristianesimo si formò e si
stabilì come una corrente propria tra fine I – inizio II secolo d.C.
La collocazione geografica
Lo scenario nel quale si svolge la storia di Israele e di Giuda nel primo millennio a.C. è costituito dalla
terra di Israele (terra di Canaan secondo la tradizione biblica; Palestina secondo la denominazione
ellenistico-romana, che significa “terra dei Filistei”).
catene
montuose
dell'Asia
Minore
zona orientale
pianura costiera
Mare Palestina massiccio calcareo
tagliato a metà dal
Giordano*
Deserto
Catene montuose dell’Asia Minore
Massiccio
Pianura calcareo
costiera orientale
Deserto
Le fonti
La costruzione della storia di Israele procede su tre piani che devono essere sempre pensati e legati tra
loro:
1. La storia stessa, cioè ciò che è stato
2. L’immagine della storia di ciò che è stato, che ci viene comunicata dalle fonti del tempo o da
quelle successive a noi disponibili
3. L’immagine della storia che lo storico moderno si fa di ciò che è stato, e di come ce lo
comunicano le fonti
Le fonti con cui abbiamo a che fare sono molteplici, e possono essere distinte tra fonti scritte (primarie e
secondarie) e non scritte; di qualsiasi tipo esse siano, la loro trattazione è difficile e spinosa, dal
momento che sempre, in una certa misura, necessitano di analisi critica e interpretazione.
Le fonti vanno sempre messe tutte sullo stesso piano, facendo però attenzione a non mescolare
sbrigativamente i diversi generi di fonti. In generale, si è affermata la pratica di iniziare dalle fonti
primarie, databili e collocabili cronologicamente, da cui però non si ricava una storia continua, ma
piuttosto le circostanze di un’epoca (gli sviluppi demografici, economici, politici, ecc.), per poi
procedere al confronto con le fonti secondarie, che tendono in genere a presentare invece i singoli
avvenimenti come una catena continuativa2.
Le fonti scritte
FONTI SECONDARIE
Sono definite fonti secondarie quelle che in maggior misura necessitano di critica storica e
interpretazione, e che più difficilmente possono essere datate con sicurezza e inserite in un contesto
storico.
Fonti letterarie
Antico Testamento
Scritti apocrifi e pseudoepigrafici
Testi del Mar Morto
Storiografi giudaici (Flavio Giuseppe)
Tradizione rabbinica
Nuovo Testamento
Padri della Chiesa
Resoconti di viaggi cristiani e islamici in Palestina
FONTI PRIMARIE
Sono considerate fonti primarie quelle fonti che derivano dal contesto storico e geografico in cui si
trovano e di cui trattano.
2
Questo vale, in particolare, per la letteratura biblica, dove è sempre necessario fare attenzione alla differenza tra
tempo narrato e tempo del narratore.
L’analisi critica ha pertanto il compito di portare alla luce i diversi stadi della tradizione.
Fonti epigrafiche
- Testi in lingue antiche su pietra
- Tavolette di terracotta e ostraka
- Papiro
- Cuoio
Si tratta di testi contenenti una grande quantità di informazioni:
Iscrizioni
Graffiti
Lettere
Testi giuridici
Testi economici
Testi amministrativi
Opere letterarie
Dal punto di vista geografico, esse provengono:
Dal Mar Morto
Dal bacino del Nilo
Dagli archivi giudaici di Babilonia
Dall’Oriente antico circostante Israele e Giuda
2. L’iconografia
Permette la ricostruzione storica attraverso l’illustrazione di scene storiche o di vita quotidiana. Generalmente
sono costituite da raffigurazioni su rilievi, sigilli, monete, materiali scrittori.
Schema cronologico della storia antica di Israele
1180-900 ca. Ferro I Età dei Giudici e Regno Etnogenesi e periodo formativo
unito
600-330 ca. Ferro III Età esilica e post-esilica Regno neobabilonese e Impero persiano
Le menzioni successive:
Iscrizione risalente all’inizio del primo millennio a.C., da collocare al regno del re assiro
Salmanassar II (858-824 a.C.)
Iscrizione più o meno contemporanea del re moabita Mesha, che dimostra l’esistenza politica
della casa di Omri sotto il re Acab.
Sulla base di queste fonti si è pertanto soliti collocare gli inizi della storia di Israele tra il 1200
a.C. e l’850 a.C. (età del ferro)
progressivo
popolamento
delle regioni
montuose e ai
margini del
deserto
introduzione di
nuove tecniche
agricole
3
Non costituiscono prove di qualche valore storico i semplici riferimenti biblici:
- Nome egiziano di Mosè e parentela palestinese
- Provenienza di Abramo da Ur/Carran (località della mesopotamia)
Nord: Città-stato degli Aramei
Ovest: città-stato dei Fenici e dei Filistei
Ovest del Giordano: Stati di Israele e Giuda
Est del Giordano: Stati di Ammon, Moab, Edom
L’entrata del popolo di Israele in Palestina
Secondo la rappresentazione Secondo la ricostruzione archeologica
biblica (Genesi – Giosuè)
L’unico popolo la cui infiltrazione risulta anche a livello archeologico proveniente dall’esterno è
quello dei popoli del mare (Filistei), che tuttavia è certo che si siano insediati in pianura, e non nelle
regioni montuose
Nella Seconda età del ferro (900-600 a.C.) l’ordinamento tribale venne completamente
soppiantato dalla monarchia dinastica.
La teoria dell’anfizionia
Kratz critica il ricorso alla categoria dell’anfizionia, adottata in passato per interpretare il legame che
Israele intratteneva con i suoi vicini, trattandolo alla stregua del legame tra vicini tipico della Grecia e
dell’Italia antiche. Kratz critica l’idea, che una tale interpretazione porta con sé, secondo cui le tribù (6 o
12) avrebbero avuto come punto di riferimento un unico centro religioso, che avrebbe contribuito al
maturare di una coscienza etnico-religiosa, che avrebbe rappresentato:
- il presupposto per la creazione di uno stato monarchico
- il collante del popolo di Israele anche in seguito alla caduta delle formazioni statali
La ragione della critica risiede nel fatto che:
1. archeologicamente non vi sono prove documentabili dell’esistenza di un santuario comune a
cui tali tribù facessero riferimento.
2. Tale interpretazione favorisce la collocazione dell’ideale portato avanti dalla storia sacra già ai
primordi della storia di Israele, quando in realtà esso si sarebbe sviluppato solo dopo la fine della
monarchia.
Le fonti
Sulle tre figura fondative delle monarchie siamo informati in modo sommario e inadeguato; praticamente
non esistono fonti extrabibliche riguardo a tale argomento:
1. Saul: fondatore del primo regno tribale del territorio di Israele intorno al X secolo a.C.
2. Davide: primo re di Giuda.
3. Salomone: secondo re di Giuda
In seguito alla morte di Salomone, tra X e IX secolo, sorsero i regni di Israele e di Giuda, tra loro
distinti.
Disponiamo di un’unica iscrizione di VIII secolo in cui viene menzionata la casa di Davide.
Dell’esistenza storica di Saul e Salomone si dubita fortemente sulla base di alcuni elementi:
Complessi architettonici rinvenuti nella zona del Monte Carmelo, della zona di Sefala
settentrionale e nella Galilea settentrionale, generalmente attribuiti a Salomone, sono stati
postdatati al IX secolo e successivi.
Le tipologie insediative in questa zona sono assai modeste, facendo pensare a dei piccoli
villaggi piuttosto che a dei veri e propri regni.
A Meggido (Monte Carmelo) è collocata una stele celebrativa fatta realizzare dal faraone
Sheshonq I (X secolo), che riporta il resoconto della campagna militare palestinese alla
conquista della città; essa, tuttavia, non fa menzione alcuna dei regni di Israele e di Giuda.
È quindi probabile che gran parte di quello che è raccontato dalla tradizione (1
Samuele 1 – 2 Re 11) sia il frutto di leggende tradizionali o deliberata invenzione,
finalizzate a introdurre fin dall’epoca dell’inizio circostanze e rappresentazioni di
epoche successive.
Una tradizione più antica vorrebbe che Saul avrebbe dato vita alla sua dinastia in seguito a una
vittoria sugli Ammoniti.
Secondo la tradizione, la causa della creazione del regno fu lo strapotere dei Filistei; tale
motivazione, però, potrebbe essere stata volutamente esagerata per giustificare l’atteggiamento
bellicoso di Israele. Una tale interpretazione sembrerebbe avvalorata dalla menzione
immediatamente successiva in 1 Sam 8, 5.20 secondo cui “Israele ha voluto essere come tutti gli
altri popoli”.
Sembra piuttosto evidente il tentativo di spiegare le origini della dinastia a posteriori: è inverosimile
che si sia trattato di ragioni difensive in risposta a una minaccia esterna a spingere gli uomini di Saul a
fondare un piccolo regno tribale, mentre sembra più credibile che tale scelta sia stata fatta in vista di
progetti espansionistici.
Ad ogni modo, il regno di Saul rappresentò solo un fugace episodio sulla strada per la nascita del regno di
Israele.
Davide e Salomone
Anche di Davide e di Salomone si conservano solo delle leggende; il nucleo della tradizione è costituito
da una raccolta di racconti provenienti dai circoli della corte di Gerusalemme; questi vennero
successivamente uniti al racconto di Saul, a formare un intreccio unitario, allo scopo di presentare
Davide come legittimo successore di Saul, e ampliati.
Sulla base dei rinvenimenti archeologici e dell’analisi critica dei testi, si può affermare con cautela che
Davide dovette essere un abile signore della guerra, che si era costituito (forse anche attraverso legami
matrimoniali) un proprio potere in Giuda, entrando in questo modo in competizione con Saul.
Per un certo periodo, quindi, è probabile che Davide si sia accaparrato il controllo del territorio di Giuda e
di Saul, ricollocando a Gerusalemme, la capitale, una forma amministrativa cittadina simile a quella
già esistita nell’età del bronzo, sebbene in misura molto più modesta: quello che è certo, quindi, è che
quella che viene descritta come l’età dell’oro sotto Davide e Saul non deve rispecchiare
verosimilmente la realtà storica dei fatti, e che una condizione analoga dovette presentarsi piuttosto tardi
per Israele, in epoca ellenistica, sotto gli Asmonei.
Il regno di Israele
Le due dinastie maggiori della storia del regno di Israele rappresentarono il periodo d’oro di questa entità
politica. I ritrovamenti archeologici testimoniano l’esistenza di infrastrutture all’avanguardia già sotto
gli Omridi e un’articolazione cittadina che presuppone un buon grado di professionalizzazione e una
modesta densità demografica; la dinastia di Ieu poté contribuire allo sviluppo di tale situazione anche
sotto lo statuto di stato vassallo dell’Assiria.
Non disponiamo invece di molte informazioni riguardanti le istituzioni politiche e l’organizzazione
sociale; possiamo pensare, sulla base delle informazioni che ci provengono dallo studio di altre
popolazioni della zona, che si trattasse di un’organizzazione verticistica che vedeva il re al vertice,
seguito dalla classe dei funzionari, dei militari e dei sacerdoti. Non a caso i due centri principali del regno
erano rappresentati dal tempio e dal palazzo reale, all’interno dei quali erano impegnati i principali
professionisti. La giustizia era probabilmente affidata alle cure degli anziani.
La storia religiosa
All’ascesa politica ed economica corrispose lo sviluppo della fede in YHW, patrono del regno di
Israele e divinità metereologica e montuosa, analogo al Baal siriano e all’arameo Adad; a tratti assumeva
i caratteri del dio supremo El e di quelli del dio del Sole. Veniva adorato insieme alla consorte Asherah
e insieme ad altre divinità del pantheon semitico nordoccidentale del II millennio a.C., residui di culti più
antichi che ancora sopravvivevano sul piano dei culti locali. È probabile che la costituzione del regno
abbia contribuito alla diffusione di questo culto, che originariamente doveva essere peculiare della
Samaria, anche alle altre regioni dello stato.
Solo dopo la caduta di entrambi i regni di Giuda e Israele, YHWH divenne l’unico e
solo Dio; la bibbia ebraica presuppone questo concetto nel giudicare la storia di
Israele, e accusa le dinastie regali di aver commesso il peccato di Geroboamo, cioè il
culto del Baal cananeo, per interpretare la caduta del regno.
Fanno parte di una sorta di reinterpretazione dei fatti anche molti altri riferimenti della bibbia ebraica:
Omri
Acab
Acazia
Ioram di Israele
Il ritrovamento di iscrizioni assire del IX secolo che ne menzionino l’esistenza è testimonianza
dell’importanza che la dinastia aveva raggiunto; in esse si fa riferimento al regno di Israele come alla
“terra della casa di Omri”.
Il loro successo dipendeva in gran parte dalla politica estera che conducevano, che determinò fino alla
sua fine il destino di Israele: essi sfruttarono l’espansione assira in Occidente, che consentì loro di
ampliarsi a settentrione e oriente, con una tecnica espansionistica che mescolava occupazione e
coalizione.
Sotto Acab, gli Omridi tentarono di proteggersi dalla minaccia assira coalizzandosi
contemporaneamente a Fenici ed Aramei; nel 853 a.C., tale coalizione finì per opporsi agli assiri. Alla
lunga però tale coalizione era destinata a disgregarsi: essa si sciolse a metà del IX secolo a causa dei
conflitti interni e delle pressioni esterne, preludendo alla caduta della casa di Omri per mano di Ieu,
capo dell’esercito.
Ieu
Iocaz
Ioas
Geroboamo II
Zaccaria
Regno di Israele
Regno assiro
Regno d’Egitto
Regno neobabilonese
Esso visse i suoi periodi migliori nella condizione di stato-vassallo, dal momento che il versamento dei
tributi conferiva al regno sicurezza in politica estera e permetteva lo sviluppo interno in termini di
produttività economica e politica.
Al contrario, nella misura in cui il regno di Giuda si apprestava a pretendere per sé una maggiore
autonomia politica, crescevano le contromisure delle grandi potenze, per sconfiggere le quali a Giuda
mancavano i mezzi concreti.
La storia religiosa
Anche dal punto di vista della fede, il popolo di Giuda rappresentava uno stato satellite: condivideva
con Israele la fede in YHWH, ma non costituiva l’unica divinità; alla divisione geopolitica
corrispondeva una divisione religiosa legata a manifestazioni locali di fede nello stesso dio, fenomeno
per la verità diffuso in tutto l’Oriente antico. Come per Israele, lo scambio di divinità con popolazioni
circostanti era continuo:
- Le immagini provenienti dai culti egizi portano a quelli semitici a una tendenza alla
solarizzazione
- Dall’Assiria provengono elementi astrali e lunari
Nella tradizione biblica non solo le popolazioni israelitiche si fusero con quelle
giudaite, ma il nome di Israele passò a Giuda, così da divenire l’esempio classico del
popolo di Dio, che ascolta l’unico Dio, fuori dal quale non ve ne sono altre.
Ioas
Azaria
Amazia/Ozia
Iotam
La seconda metà VIII secolo a.C. – prima metà VII secolo a.C.
1. Acaz (741-726)
Le turbolenze politiche di questo periodo, che causarono a Israele la fine del regno, furono superate da
Giuda grazie alla lungimiranza politica del re Acaz di Giuda, che, seguendo l’esempio di Ieu, iniziò a
versare il tributo al re assiro Tiglat-Pileser III.
Acaz è il primo re di Giuda ad essere menzionato nelle iscrizioni assire.
2. Ezechia(725-697 a.C.)
In seguito, salì al potere Ezechia, figlio e successore di Acaz. Sotto di lui:
- venne popolata e fortificata la collina occidentale di Gerusalemme, probabilmente a causa del
gran numero di profughi provenienti dal nord.
- venne intrapresa la costruzione di un acquedotto
- dalle fonti archeologiche sembra ipotizzabile una certa crescita economica e territoriale
- si registra l’interruzione del pagamento del tributo, forse in conseguenza della morte del re
assiro Sargon II nel 705 a.C.
Questa decisione del re giudaico comportò la risposta dell’esercito assiro, che nel 701 a.C.
represse la rivolta giudaica sotto il comando del re Sennacherib (705-681 a.C.), arrivando a
conquistare Lachish, importante centro amministrativo. Ezechia non ne uscì indenne, poiché
parte della popolazione venne deportata, e il regno ridotto alla sola Gerusalemme.
3. Manasse(696-642 a.C.)
Si trattò in definitiva di un periodo sereno e buono si pagava il tributo all’Assiria, e si contribuiva
militarmente con l’invio di truppe. Il re di Giuda per questo periodo fu Manasse, che rimase al trono per
quasi mezzo secolo.
4. Giosia (640-609)
si insediò quindi al potere Giosia, il cui regno durò fino alla fine del VII secolo (609 a.C.). Vanno forse
attribuite a Giosia anche alcune acquisizioni territoriali risalenti a quest’epoca ed operate a sud, cui la
Bibbia fa riferimento.
609 a.C.
Finisce il potere assiro
Egiziani
Nel 609 a.C. il faraone Necao II marciò verso Harran, a
Medi e Babilonesi nord della Siria, per abbattere quello che rimaneva
Nel 614 a.C. si creò una coalizione tra Medi e Babilonesi, dell’originario stato assiro e assicurarsi il predominio
che contribuì alla conquista di Assur e di Ninive (città sulla Palestina, frenando le mire espansionistiche
della residenza reale assira. babilonesi. In questa occasione, Giosia prese l’avventata
decisione di andargli incontro; venne ucciso dal faraone e
l’Egitto conquistò il regno.
La seconda deportazione
In Giuda venne eletto nuovo sovrano re Mattania/Sedecia, che, sperando come i predecessori nell’aiuto
egiziano, si rifiutò per la seconda volta di pagare il tributo a Babilonia. Ne conseguì una seconda e più
severa spedizione di Nabucodonosor II a Gerusalemme, in seguito all’espugnazione della quale, nel
587, la città venne completamente saccheggiata e bruciata, mentre la popolazione venne in larga parte
deportata. Finiva così il regno di Giuda.
Nella visione biblica, il 539 a.C. è divenuta data sacra, dal momento che
l’espugnazione di Babilonia da parte di Ciro II viene letta come la trasformazione del
giudizio di Dio in salvezza per “Israele”, che consiste nel ritorno alla situazione
preesilica. Basandosi sul testo biblico, pertanto, sembrerebbe ipotizzabile un tentativo
di restaurazione monarchica sotto Dario I, che tuttavia non si verificò mai.
Al di là delle conoscenze generali, pochissimi fatti storici rilevanti ci sono noti per questo periodo, ad
eccezione della ricostruzione del tempio di Gerusalemme sotto Dario II (424-404 a.C.), che venne
concesso forse in virtù della strategicità del luogo; parallelamente venne costituito un nuovo centro
religioso per la Samaria, sul Garizim di Sichem.
Anche la missione di Neemia ha lasciato tracce nella tradizione biblica, sulla base
della quale viene a lui attribuita anche un’intensa opera di rinnovamento politico,
sociale e religioso; il titolo di “governatore di Giuda”, che ottiene dal sovrano
persiano, gli viene concesso affinchè adempia la sua missione verso Dio, che
consiste nella difesa del territorio dalla Samaria e dagli altri vicini; alla sua figura
sembra legata quella di Esdra, inviato dal re persiano per diffondere la torah.
L’aumento demografico
Lo sviluppo economico
Il ripopolamento di antiche città
La fondazione di nuovi insediamenti
Tutte queste forme di rinnovamento condussero inevitabilmente all’insorgere di fratture e
ristrutturazioni sociali; in un primo momento, entrambe le province mantennero il loro statuto giuridico,
riunite sotto la regione amministrativa di Celesiria (Siria e Fenicia), a sua volta suddivisa in eparchie.
Nel II secolo a.C. la Giudea ottenne l’indipendenza politica in seguito alla rivolta maccabaica, che
portò alla creazione del Regno asmoneo; esso sopravvisse prima sotto i seleucidi e poi sotto i romani,
fino alla morte di Agrippa II (fine I secolo a.C.)
La storia religiosa
Sembra che in generale i Tolemei si siano interessati poco degli affari religiosi, ma che comunque
introdussero il culto personale del sovrano; in questa epoca, il Giudaismo biblico doveva aver iniziato
a guadagnare terreno. Nel corso dell’epoca ellenistica, infatti, si sviluppò una prospera comunità
giudaica, che non gestiva un tempio, ma una sinagoga, e che iniziò a tradurre in greco la Bibbia. Ma,
ancora nel II secolo a.C., non sembra che gli scritti biblici avessero un alto grado di diffusione.
Sotto i Seleucidi (seconda metà del III – prima metà II secolo a.C.)
Si accresce l’ellenizzazione del Giudaismo.
Antioco II (223-187 a.C.) si assicurò l’appoggio di ampie porzioni della classe dirigente di Gerusalemme
attraverso la concessione di privilegi fiscali, facendo in modo che propendessero per lui piuttosto che
per i Tolemei.
Non fu però possibile evitare gli scontri tra fazioni filotolemaiche e filoseleucidiche, cui si giunse
anche a causa del conteso ruolo di Sommo sacerdote di Gerusalemme. Pertanto, sotto Seleuco IV (187-
175 a.C.), venne introdotto un custode dei templi di Celesiria e Fenicia, forse per arginare le rivolte di
natura religiosa.
Nel frattempo, alcune circostanze di politica estera misero in difficoltà il potere seleucide, con la
conseguente creazione di un vuoto di potere in Giudea, dove i conflitti vennero inasprendosi: sotto
Antioco IV (175-164 a.C.), tale conflitto portò alla deposizione del Sommo sacerdote Onia III, che non
proveniva dalla linea dei Sadochiti4.
In politica estera, Antioco IV intraprese campagne militari contro l’Egitto che fecero riprendere
nuovamente anche a Gerusalemme lo scontro tra Giasone e Menelao5, tanto che l’esercito fece più
volte irruzione a Gerusalemme. Gerusalemme venne ridotta a colonia militare ellenistica e venne
eretto un altare per consacrare la città a Zeus.
Tale comportamento venne bollato dal Giudaismo biblico come un sacrilegio. Nella
visione di una famiglia sacerdotale tradizionale, l’allontanamento dei Saddochiti
costituiva senza dubbio un sacrilegio che sovvertiva l’ordinamento sociale; ma
l’occupazione arbitraria della carica da parte di seguaci della riforma ellenistica,
che si procacciavano potere politico e vantaggi economici ricorrendo a mezzi
equivoci fu la goccia che fece traboccare il vaso.
La rivolta maccabaica
Un così forte interesse per l’imposizione di un determinato modello culturale va forse spiegato sulla base
degli immensi interessi politici ed economici che erano direttamente legati al culto. Per questo, le
principali fazioni che si opposero, furono motivate principalmente proprio da tali interessi:
4
Sadoc fu sommo sacerdote israelita al tempo dei re David e Salomone. Alla morte di David, Sadoc
intervenne nella lotta per la successione al trono schierandosi dalla parte di Salomone contro Adonia,
sostenuto da Abiatar. La vittoria di Salomone fu anche la vittoria di Sadoc, che rimase unico sommo
sacerdote.
Pertanto, fu considerato il capostipite delle famiglie sacerdotali di Gerusalemme (sadochiti) nel
periodo postesilico; nella tradizione, è a loro attribuita l’introduzione di riforme decisive, che
dovevano trasformare Gerusalemme in una polis greca.
5
Menelao: sommo sacerdote giudaico (172-163 a. C.), imposto agli Ebrei da Antioco IV Epifane di
Siria che intendeva, valendosi di lui, ellenizzare la Giudea.
Giasone: Fratello del sommo sacerdote Onia III. Ben diverso dal fratello, che difese la libertà religiosa
e il carattere sacro del tempio di Gerusalemme, Giasone comprò da Antioco IV la dignità del sommo
sacerdozio, promettendo quasi 400 talenti d'argento e impegnandosi a ellenizzare Gerusalemme
Gli Oniadi, appartenenti alla stirpe dei Sadochiti e imparentati con i Tobiadi, fin dalle origini
legati ai Tolemei, avevano temporaneamente cambiato
schieramento intorno al 200 a.C., ma si allontanarono di nuovo sotto Antioco IV
la famiglia di Mattatia e dei suoi figli (stirpe di Ioarib), unita alla famiglia di Asmon, chiamò
alla lotta armata contro Antioco IV. Come condottiero della campagna si distinse un certo
Giuda Maccabeo, il cui appellativo venne poi usato per indicare tutti i rivoltosi partecipanti.
Si deve ritenere che i rivoltosi fossero tra i perdenti della politica di potere e fiscale filoseleucidica, e
che insorsero per questo.
Inoltre, come emerge dalle fonti letterarie, la rivolta maccabaica si servì della
retorica religiosa del Giudaismo biblico e condusse la lotta in nome del Dio biblico e
della sua Legge, sia che il Giudaismo biblico avesse già preso piede sotto i sacerdoti,
sia che lo si strumentalizzasse ai fini dell’insurrezione, rendendolo popolare. Da
questo momento in poi, l’accusa in virtù della quale si insorge è quella di aver fatto
penetrare elementi religiosi stranieri e aver abrogato la torah.
Nel 164 a.C. venne raggiunto lo scopo principale, ossia l’annullamento della riforma cultuale e la
ridedicazione del tempio; subito dopo, un Sadochita venne posto a ricoprire la carica di Sommo
Sacerdote. Da questo momento in poi, i diversi gruppi del giudaismo di epoca ellenistico-romana
assumono sempre più una fisionomia propria.
Tornarono alla solita vita, accontentandosi del risultato ottenuto:
i Sadducei: gran parte dei sacerdoti del tempio di Gerusalemme, capeggiati
da un partigiano di Antioco IV, e in seguito da un Sadochita
i seguaci del Giudaismo biblico moderato (Farisei)
Continuarono la loro lotta i Maccabei
Si tennero lontani tanto dal sacerdozio quanto dalla lotta armata i pii, in attesa dell’intervento di
Dio. Alla loro cerchia appartiene la Comunità di Qumran, talvolta messa in collegamento con
gli Esseni: erano composti da raggruppamenti minori, sparsi per tutto il paese, che avevano
abbracciato una vita secondo le prescrizioni della torah mosaica, e per questo si dedicavano
allo studio e alla riproduzione di testi biblici e parabiblici, nonché alla composizione di alcune
opere. Le radici di questa comunità sono da ricercare nel III secolo a.C., e lo si può ritenere uno
dei gruppi portanti del giudaismo biblico.
Culto quotidiano
Culto festivo
In particolare, nelle sedi cultuali centrali si manteneva una certa rigidità nel rispetto delle pratiche
religiose:
- Sorveglianza delle zone sacre e della loro purità
- Mediazione con il divino esclusiva dei sacerdoti
- Mantenimento e consolidamento dell’ordinamento naturale e politico; per questo, il culto
ufficiale del tempio aveva ricadute anche sugli altri ambiti di devozione regionale e privata
Il Giudaismo biblico (età postesilica)
Il grosso della tradizione biblica proviene dall’opera degli scribi delle generazioni successive all’esilio
babilonese: essi hanno dato forma al Giudaismo biblico all’epoca del secondo tempio di Gerusalemme
(520 a.C.: - 70 d.C.), che divenne nel corso dei secoli una religione capace di resistere anche alla crisi del
culto intervenuta a seguito del 70 d.C.
Il merito di aver individuato la cesura storica che coincide con la nascita di questa religione è di
Wellhausen, veterotestamentarista che scoprì anche le differenze tra le due forme di culto, quella
preesilica e quella postesilica:
- Per quanto riguarda la concezione di Dio che ha determinato la storia del culto, sono stati i
profeti a introdurre la svolta.
- Nel culto stesso, la svolta è rappresentata dal Deuteronomio, e dal precetto ivi contenuto
secondo cui
per Israele e Giuda può esistere solo un santuario centrale, nel quale vengono
offerte le vittime e YHWH viene adorato (unità del culto)
Restano lecite immolazioni a livello locale solo a certe condizioni: pertanto, tale
unità cultuale preclude il culto personale e regionale: vengono così eliminate
anche le manifestazioni locali della divinità stessa (unità del regno)
All’unicità del luogo di culto corrisponde l’unicità della divinità di YHWH
(purità cultuale)
Questi principi di unità fungono da presupposto per la legittimazione della tradizione sacerdotale, la cui
regolamentazione è contenuta nel Pentateuco: il racconto viene proiettato nel passato, al tempo
dell’esodo, e trova giustificazione nella costruzione della tenda del convegno. Nella bibbia, la creazione
di santuari corrisponde al coronamento dell’opera creazionale di YHWH.
Pertanto, l’attribuzione di determinati elementi fondativi del Giudaismo biblico all’età preesilica
(l’esistenza di un unico tempio; l’unicità dell’unico Dio) è da ricondurre a un preciso programma
teologico: prove chiare dell’applicazione e dell’esistenza di tale programma ci sono date dalla comunità
di Qumran, dal tempio di Gerusalemme e di quello di Garizim. Il Giudaismo biblico si è sviluppato in
età postesilica, ma accanto e parallelamente alla forma di giudaismo preesilico che veniva storicamente
praticato dalle popolazioni delle monarchie di Israele e Giuda: quello che il testo biblico racconta è una
rilettura della storia a posteriori da parte di una teologia successiva, che cerca di inquadrare
all’interno del suo programma i fatti storici.
La religione giudaica
Il riconoscimento generale venne ottenuto dalla Legge in maniera definitiva solo con la distruzione
del secondo tempio di Gerusalemme: il giudaismo era percorso internamente da varie correnti, solo
alcune delle quali riconoscevano l’autorità della Legge biblica. La costituzione di questi gruppi
differenziati fu sicuramente incentivata da circostanze esterne, principalmente i conflitti politici esplosi
in seguito alla ricostruzione del tempio di Gerusalemme, che culminarono nella radicale riforma di
ellenizzazione del culto sotto Antioco IV: contro tali misure si sollevò la resistenza dei Maccabei, che
con la loro lotta armata riuscirono ad ottenere l’abrogazione della riforma. Sullo sfondo degli scontri,
conclusisi nella seconda metà del I secolo a.C., rimaneva sempre la contesa per la carica di Sommo
sacerdote del tempio.
Iniziarono quindi a delinearsi le prime fazioni:
- I Sadducei
- I Farisei
- I Maccabei
- La comunità di Qumran
- I primi cristiani: il loro iniziale orientamento religioso e di vita pratica fu interno al Giudaismo e
strettamente legato all’attività del tempio di Gerusalemme. In seguito alla morte di Gesù, i
cristiani si distaccarono progressivamente dal Giudaismo, con cui tuttavia continuavano a
mantenere un certo legame in un primo momento. Il distacco vero e proprio si ebbe nel momento
in cui ci si accorse che il Vangelo era in concorrenza con la Legge dei Giudei, soprattutto per il
fatto di essere rivolto a tutti i popoli. Pertanto, del culto rimasero le concezioni teologiche e le
forme, accolti come immagini e simboli nella cristologia
La tradizione biblica
PARTE SECONDA
Le premesse
La tradizione biblica non è nata con Israele e Giuda, ma presuppone la cultura israelitico-giudaita: ciò
significa che, nei suoi resti letterari all’interno dell’Antico Testamento, la tradizione biblica assunse da
essa costumi, conoscenze ed eredità degli scribi di corte.
Pertanto, la tradizione biblica è debitrice a quella israelitico-giudaita per quanto riguarda il nucleo
tematico e stilistico della letteratura della Bibbia, ma allo stesso tempo la cultura israelitico-giudaita è
debitrice a quella biblica per quanto riguarda la sopravvivenza di tale nucleo: senza la seconda, la
prima avrebbe subito, molto probabilmente, le sorti delle culture delle popolazioni dei loro vicini, in
attesa di qualche esigua scoperta archeologica.
La transizione dall’una all’altra tradizione non è spiegato né spiegabile storicamente; tuttavia,
basandosi su resti epigrafici e letterari, si può comunque tentare di individuare le tappe che prepararono
il terreno al suo sviluppo, benché senza collocarle specificamente nel tempo o in un unico e
onnicomprensivo ordine cronologico.
Il processo di transizione alla tradizione biblica si compì in fasi che vanno dai profeti (dalla fine del VIII
secolo agli inizi del VI), per poi includere anche tutte le altre aree della letteratura biblica, dalla
narrativa, al diritto, al culto, ai salmi e alla sapienza.
I supporti scrittori
La scelta del materiale dipendeva dai fini per cui si scriveva; materiali non deperibili (e generalmente più
pregiati) venivano impiegati per la realizzazione di iscrizioni destinate al lungo termine, e viceversa.
Principali materiali scrittori adottati:
L’economia e l’amministrazione
Rappresentano la maggioranza dei documenti economici e amministrativi (conti, liste, lettere, sigilli,
timbri, pesi), e sono caratterizzati dall’estrema dispersione cronologica e geografica. Sono documenti
di vita quotidiana, praticamente inattestati nell’Antico Testamento, se non per le poche liste presenti nei
libri di Samuele e dei re; per il resto, la Bibbia tende a tenersi lontana da questo materiale.
Il diritto
La giustizia veniva amministrata a livello locale, dagli anziani, in occasione delle assemblee cittadine,
oppure da funzionari regi, a livello centrale. A partire dai vari episodi e dalle varie casistiche
giudiziarie, si arrivò a elaborare una sorta di lista che venne inserita nelle raccolte di norme giuridiche
(misphatim) secondo lo schema del “se…allora”6. In ogni caso, essa costituisce un’eccezione, dal
momento che di norma la prassi giuridica si basava sul diritto consuetudinario, e pertanto la si può
dedurre solo dai casi particolari.
All’interno della Bibbia, l’unica testimonianza che potrebbe di lontano ricordare queste norme è
contenuta all’interno dell’Esodo, in quello che viene chiamato il Codice dell’alleanza (lista di reati con la
relativa pena associata). Essa potrebbe essere stata composta a fini formativi, oppure in onore del re, in
quanto garante supremo del diritto per incarico divino: nell’ambito della tradizione biblica, Mosè è il
legislatore per eccellenza, la cui persona esemplifica il modello del legislatore quale depositario della
rivelazione divina, con ovvi risvolti teologici.
6
Una sorta di quella che in età ellenistico-romana verrà chiama teoria degli status.
Il culto
Solo raramente si fa riferimento a specialisti competenti in quest’ambito: vi fanno parte i sacerdoti e i
profeti.
Magia e divinazione
Abbiamo testimonianze di una qualche utilità anche dagli amuleti, che attestano la fede in alcune forze
divine oscure e nella possibilità di influenzarle per mezzo della magia.
La profezia
I profeti erano di regola incaricati del culto che praticavano per il re in carica in nome del dio patrono
del regno; consigliavano il re in materia politica, militare, cultuale, etica, e i loro messaggi venivano
comunicati per mezzo di lettere e archiviati. Per questo, la profezia era un mezzo di politica e
propaganda.
All’interno della Bibbia essi sono ricordati in diversi modi. Certamente, le Leggende dei profeti
contenuti nei libri di Samuele e dei Re si avvicinano alla fenomenologia classica della profezia
nell’oriente antico, che prevedeva il sostegno al sovrano per mezzo del loro consiglio, ma allo stesso
tempo l’attuazione di miracoli, benché il nucleo di tali racconti non sia sempre riconducibile all’età
monarchica, ma vennero costruiti successivamente sulla base di modelli letterari più antichi. In ogni
caso, tutti vennero almeno rielaborati successivamente.
Gli Oracoli dei profeti sono raccolti nei libri dei profeti, ma anche in questo caso solo alcuni possono
essere considerati autentici, cioè appartenenti alla cultura scritta siro-efraimitica:
- Isaia: 730 a.C. circa, intorno alla guerra siro-efraimitica
- Osea: alcuni slogan sembrano suggerire una datazione vicino a Isaia, anche se sono certamente
presenti rielaborazioni, indicate dalla previsione della fine di Israele
Alla fine dei due regni, i profeti persero il loro contesto sociale, e di conseguenza il loro significato,
benché alcuni abbiano continuato a manifestarsi anche in seguito:
- Aggeo: esorta alla ricostruzione del tempio e annunciano l’ingresso di YHWH, i suoi oracoli
sono datati all’età di un certo re Dario
- Zaccaria: vissuto all’epoca del secondo tempio, testimonia l’esistenza residuale dei profeti in
quest’epoca
La tradizione sacerdotale
Non consentono di farsi un’idea del culto per quanto riguarda la tradizione letteraria dei sacerdoti. Non
abbiamo né liste di divinità, né testimonianze sui rituali sacrificali, né calendari liturgici, inni, preghiere o
miti divini; per tale documentazione ci si affida unicamente all’Antico Testamento.
La Legge e i precetti
È probabile che dietro alle leggi sui sacrifici e i precetti di purità della torah vi siano state le tradizioni
dei sacerdoti incaricati dei sacrifici.
I Salmi
È probabile che i libri dei Salmi ci attestino inni e preghiere, che si distinguono per la continuità quasi
ininterrotta con la tradizione cananea: una religiosità che venerava un Dio in guerra con le altre
potenze, portatrici di caos e distruttrici, per dominare sulle divinità e sulla terra. Di queste lotte i libri dei
Salmi conservano il ricordo.
La narrativa
La narrativa ebraica non rappresenta una particolarità locale. Non sono stati tramandati miti divini
nell’Antico Testamento, genere tipico invece della tradizione orientale antica. La massima somiglianza
con questa tipologia documentaria è tutt’al più rappresentata dagli episodi del libro della Genesi; per il
resto, la cultura narrativa ebraica si inserisce nel solco della tradizione semitica nordoccidentale, e si
concentra sulle situazioni dei diversi contesti sociali, della famiglia (Genesi), della tribù (Giudici) e
del regno (Samuele e Re), piuttosto che dedicarsi alla narrazione teogonica o simili.
I singoli racconti sono stati messi insieme solo successivamente per formare dei cicli narrativi più
lunghi e delle presentazioni storiche complessive che si sono poi trasformate nella storia sacra di Dio e
del popolo di Israele. Tuttavia, essa non nasce in ambiente sacerdotale (ad eccezione forse della storia
delle origini), ma piuttosto scribale, a partire dalle cronache della cui stesura erano incaricati i funzionari
statali, allo scopo di redigere archivi annalistici: tali episodi hanno poi funto da punto di partenza per i
racconti storici della Bibbia.
La sapienza
Costituiva la patria e la scuola intellettuale degli scribi; nell’ambito sapienziale venivano registrate,
elaborate e insegnate tutte le tradizioni e le conoscenze della cultura israelitica e giudaita, quando
non venivano coltivate da specialisti come cronisti, sacerdoti e profeti, e in questo ambito dovettero essere
raccolte anche le tradizioni narrative.
La sapienza si esprimeva sia in versi che in racconti e si ritrova traccia di questa particolare modalità di
formulazione nei libri dei Proverbi, nel libro di Giobbe, nei Giudici, ecc. (ne è un esempio il racconto di
Giuseppe, racconto didattico che offre un esempio della vita tortuosa del saggio, che tuttavia giunge
finalmente al successo per mezzo dell’intervento divino).
I passaggi verso la tradizione biblica
Dal momento che ogni ambito della storia letteraria che ha portato alla formazione della Bibbia ha uno
sviluppo autonomo ed è sfalsato rispetto agli altri nella sua evoluzione, una sincronizzazione tra i vari
reperti storico – letterari è praticamente impossibile in gran parte dei casi. Di conseguenza, i vari ambiti
verranno trattati autonomamente.
Lo studio dei passaggi si interesserà prevalentemente della transizione da tradizione a letteratura
biblica, cioè il momento in cui, nell’ambito della tradizione biblica, inizia quel processo di
rielaborazione delle fonti preesistenti e che Kratz identifica come teologizzazione, cioè
- la progressiva riflessione teologica sulla tradizione ereditata
- la progressiva riflessione teologica sulle implicazioni teologiche o altrimenti ideologiche di tale
tradizione
- il trasferimento di tale riflessione nelle concezioni teologiche della letteratura biblica
sulla tradizione
trasferimento
riflessione
nella letteratura
teologica
biblica
sulle implicazioni
della tradizione
Le transizioni all’interno della Bibbia non possono essere ricondotte a uno schema fisso; ciononostante, la
scienza biblica critica ha individuato che proprio tali transizioni testimoniano una crescita di tutte le
componenti della letteratura biblica quale frutto del processo di aggiornamento e riflessione.
La tradizione profetica
Riflessione teologica
YHWH ha eletto Israele come suo popolo, gli chiede di fare una scelta cosciente, a favore o contro di
lui, che renda il rapporto tra Dio e l’uomo un rapporto non scontato ma intenzionalmente fondato e
legato a certe condizioni: il mancato soddisfacimento di tali condizioni comporta il giudizio di Dio e la
sua ira.
YHWH non è più il Dio patrono di una monarchia o dell’altra, ma il dio unico, che nel giudizio rivela la
sua vera identità; per questo, la religione ebraica assume il carattere di religione rivelata.
In questo momento, dalla fine di Israele, ciò che si è scoperto essere il criterio di
rottura con Dio deve essere adottato per rileggere il passato e guidare il futuro del
rapporto del popolo di Israele con YHWH. La restaurazione del rapporto con YHWH
presuppone la conversione del popolo.
Dal punto di vista storico, è piuttosto ovvio che la rilettura teologica della storia a posteriori sia avvenuta
in corrispondenza della caduta delle due monarchie: la disfatta di Israele e di Samaria, che fino al 701
minacciarono anche Giuda, spinse coloro i depositari della tradizione ad attribuirne la responsabilità a
YHWH di Samaria. Pertanto, in questo caso, disponiamo di date piuttosto precise, che si aggirano
intorino al 722 a.C. e al 597 a.C.
Trasferimento in letteratura
La tradizione profetica inizia ovunque con la reinterpretazione teologica di oracoli autentici, cioè
profezie categoriche di un giudizio. L’interpretazione a posteriori degli oracoli profetici vedrebbe:
È così che si formano i tre libri dei profeti maggiori e i dodici libri dei profeti minori:
essi non possono attribuirsi con certezza all’una o all’altra epoca, perché sono
cresciuti con il tempo, finché tale crescita non ebbe termine all’inizio del II secolo
a.C.; sulla base del contenuto, si può tutt’al più stabilire un terminus a quo,
identificabile nel complesso con l’epoca persiano ellenistica.
1. Caduta di Israele
2. Caduta di Giuda
Isaia
[periodo di transizione]
Osea
Geremia
Amos Gioele 3. Ricostruzione dei secondo Tempio
Ezechiele di Gerusalemme
Giona
Abdia Aggeo
Michea Zaccaria
Naum Malachia
Abacuc
Sofonia
La tradizione narrativa
Riflessione teologica
Se la tradizione profetica costituisce il momento dell’interpretazione teologica della rottura nel rapporto
tra Dio e l’uomo, la tradizione narrativa cerca di ricostruire le origini di tale rapporto.
Trasferimento in letteratura
A tal fine si raccolsero tradizioni narrative isolate, provenienti da diversi ambiti tradizionali di Israele
e Giuda, messe insieme a costituire cicli narrativi che raccontassero la storia del popolo di Dio e del suo
rapporto con la divinità. Sono nati così il mito dell’unità originaria, da cui i due regni scaturirono in
seguito, e l’Israele premonarchico; dal periodo della caduta dei regni (VIII-VI secolo) potrebbero essere
derivate tre versioni della leggenda delle origini:
1. la leggenda degli inizi del regno di Davide contenuta nei primi capitoli di Samuele: questa
versione fa riferimento alle fonti più antiche e ha alle spalle una storia di composizione più
lunga. Va notato che a Saul, re settentrionale di Israele, viene fatto legittimamente
succedere Davide, re meridionale di Giuda, come se i due popoli costituissero in realtà un
unico dominio, cosa che storicamente è inattestata.
Un primo nucleo del libro della Genesi venne a costituirsi con i capitoli 26-35,
che testimoniano una prima fusione di due nuclei tematici appartenenti alle due
culture: la vicenda Isacco/Esaù va ricondotta al serbatoio culturale della zona
meridionale, mentre la vicenda di Giacobbe/Labano è tipica della Palestina
settentrionale. Mettendo insieme questi due episodi, si spiegava in che modo
Giacobbe, nella cui persona si identifica Israele, fosse anche padre di Giuda,
inquadrando così la nascita del piccolo stato siro-palestinese all’interno di una
storia familiare.
Grazie all’introduzione della figura di Abramo, veniva a rafforzarsi il senso di
unità con gli altri popoli del territorio palestinese
Anche queste, come i libri profetici, vennero rielaborate e completate nel corso del VII secolo a.C.,
soprattutto dopo la caduta fi Gerusalemme. In ogni caso, la rielaborazione più consistente si ebbe con
l’inserimento dei corpi legislativi nell’ambito del Pentateuco:
- Codice dell’Alleanza, Esodo
- Deuteronomio
- Decalogo, Esodo e Deuteronomio
- Il Codice di santità, Levitico
Per il contesto narrativo, è irrilevante se i singoli libri venissero considerati o meno parti di un’unica
opera: l’importante è rendersi conto del fatto che ogni libro è formulato in modo da supporre un
contesto narrativo più ampio. In altre parole, a prescindere dall’origine delle sue singole parti, la
narrazione è impostata in modo tale da renderle interdipendenti tra loro all’interno di un unico
contesto7.
La tradizione legislativa
Riflessione teologica
Si era trasformata, nella tradizione profetica, l’immagine di Dio, ma anche il ruolo di Israele e la volontà
di YHWH:
- YHWH decide di interrompere il rapporto con il suo popolo, resosi colpevole verso di lui. La
tradizione profetica si era soffermata spesso a specificare ciò che YHWH non vuole, da cui si
può dedurre, invece, ciò che Dio vuole
- Il compito del suo popolo, pertanto, è quello di mettere in pratica la volontà di YHWH per
potere, in futuro, sfuggire al giudizio di Dio
Ovviamente, era necessario individuare i comportamenti che YHWH stesso ritiene giusti ai suoi occhi.
Trasferimento in letteratura
Nascono così i libri legislativi, pensati per esporre e fissare in forma positiva ciò che era bene agli
occhi di YHWH e che cosa significava concretamente l’attaccamento a Dio e il suo riconoscimento. I
dettami in forma negativa erano, come si è detto, già stati espressi dai libri profetici: non è il diritto
7
Questo grande contesto narrativo servì poi a elaborare ulteriori versioni della storia di Israele (fenomeno
della rewritten Bible)
- il codice sacerdotale: serie di interventi di Dio, genealogie, itinerari, ecc. che ricostruiscono la storia
del popolo di Israele in modo da costituire il modello fittizio e ideale letterario per il secondo tempio
di Gerusalemme. In origine doveva trattarsi di uno scritto autonomo, successivamente integrato.
- La versione delle Cronache: ricapitolazione della storia da Adamo a Saul con alberi genealogici, sulla
base dei quali vengono reinterpretati i libri Samuele - Re
teologizzato a stare alla base della Legge, ma gli scritti profetici! Gli scritti vennero pertanto fatti
risalire a YHWH stesso8, attraverso la figura di Mosè, allo scopo di dare alla Legge qualificazione e
giustificazione sufficiente.
Dal punto di vista del contenuto, l’unica novità è costituita dallo stile parenetico che insiste sulla
solidarietà verso il prossimo e verso YHWH.
Il processo di fissazione della Legge ebbe inizio nel VII secolo a. C. (seguendo la tradizione profetica e
narrativa) con la rielaborazione dell’antica raccolta di leggi detta misphatim:
1. Il processo inizia con l’elaborazione della rivelazione divina del Codice dell’Alleanza
nell’Esodo
2. Continua poi con la formazione del Deuteronomio e l’inserimento del Decalogo quale suo
prologo, che riformula il Codice dell’Alleanza ricollegandosi ad esso dal punto di vista stilistico.
La trattazione è quasi totalmente basata sulla centralizzazione del culto, il cui centro di gravità è
Giuda e il tempio di Gerusalemme. Anche questo racconto è inquadrato nella cornice
dell’esodo. Alla fine del V-IV secolo inizia la revisione del Decalogo.
3. In seguito, viene aggiunto nel Levitico il Codice di santità; nel frattempo, mentre il Codice
sacerdotale rappresenta ancora una formulazione autonoma, vengono aggiunte ad esso alcune
leggi. Solo in un secondo momento, esso entrerà a far parte dell’Esodo, e dal momento che
conteneva le prescrizioni per lo svolgimento del culto, esse vennero reinterpretate in funzione
dell’espiazione dei peccati.
Si creò così il Pentateuco, che costituisce tuttora la parte canonica della torah, ed ebbe
termine il processo di teologizzazione del diritto in ambito dell’Antico Testamento.
8
Ed espressi alla seconda persona singolare, per indicare come ciascun precetto sia diretto al singolo individuo per
popolo in modo personale.
9
Il risultato finale era una mescolanza di linguaggio deuteronomistico e sacerdotale, elaborato e complesso, il tutto
collocato all’interno della cornice dell’esodo
10
Ebbe inizio l’opera deuteronomistca di Samuele 1 – 2 Re 25, che si compone della narrazione antica degli
esordi della monarchia e di una cronaca sincronizzata dei re di Israele e Giuda, questa volta commentati
teologicamente nel senso del Deuteronomio: di fronte all’unità iniziale del regno sotto Davide, la duplicità degli
stati che era durata fino al 720 a.C. appare una trasgressione contro il comandamento deuteronomico della
centralizzazione del culto: la rottura dell’unità è definita come “il peccato di Geroboamo”, che conduce alla
caduta di Israele che se ne è reso colpevole, e poi alla caduta di Giuda.
Funse da congiunzione il Libro dei Giudici, raccolta di antichi racconti di eroi la cui prima redazione potrebbe
aggirarsi intorno al periodo di composizione del Deuteronomio, ma presuppone già il primo comandamento, e
pertanto è più recente del Deut. originario.
Il Pentateuco
Il Pentateuco raccoglie in sé il Decalogo, cioè i principi fondamentali su cui si informa il rapporto tra
Dio e il suo popolo:
- I dieci comandamenti elencati in Es. 20,1-17
- I dieci comandamenti elencati in Dt. 5, 6-21
Queste linee fondamentali, che inquadrano in senso generico le relazioni tra Dio e Israele, sono seguite e
specificate da cinque codici variamente sparsi nel Pentateuco:
Codice dell'Alleanza: Es. 20,22 - 23,19
Codice Sacerdotale: Es. 25-31 e 35-40
Codice di purità: Lv. 8 - 15
Codice di santità: Lv.17 - 26
Codice deuteronomico : Dt. 12 – 26 di cui il Decalogo funge da
prologo
La tradizione salmica
Nonostante inni e preghiere appartengano alla tradizione letteraria israelitico-giudaita fin dall’antichità,
l’appropriazione di un tale patrimonio da parte del testo biblico si è verificata solo tardi.
La transizione al testo biblico è analizzabile in particolare in quei Salmi che conservano un nucleo
antico, benché non siano molti: i più studiato sono soprattutto i salmi regali (29, 47, 93-99); nel 29 e nel
93 si canta YHWH come re potente e vincitore sul caos: questi due inni hanno conosciuto poche
integrazioni significative, che generalmente introducono gli elementi del popolo di Dio e della Legge,
e sono pertanto riconoscibili come tali, visto il carattere di professione di fede individuale o nazionale
con cui connotano il salmo.
Principali rielaborazioni presenti nei salmi, che si nutrono di citazioni o allusioni al resto della letteratura
biblica e tendono all’universalizzazione, alla nazionalizzazione e all’individualizzazione della regalità
del Dio11:
Quello che era il dio meteorologico, che governa sul mondo e sugli dèi, viene ritenuto in realtà
(per influenza egiziana e mesopotamica) il creatore e sostentatore del mondo, salvatore di
Israele e giudice di tutte le nazioni
Racconto della storia di Israele e Giuda facendo partecipare solo un’elite di Israele all’azione
salvifica del Dio-re
Il re terreno viene rappresentato come Messia
Tale tendenza alla rielaborazione si è estesa anche in nuovi generi letterari e nei salmi di nuova
formazione:
Collettivizzazione Individualizzazione
- La catastrofe nazionale diventa motivo Mette in primo piano il rapporto personale con Dio:
di richiesta di aiuto le immagini e le concezioni degli inni e delle antiche
- L’ausilio non si cerca più nel tempio preghiere si sono fatte metafore teologiche
distrutto, ma nella memoria collettiva dell’esistenza dell’uomo pio.
- La reminiscenza storica spinge a - Per il giusto, i nemici esterni sono gli empi
cercare le proprie colpe nel proprio - La pena del giusto è la tentazione
passato e costituisce monito e fonte di - La salvezza del giusto è la fede certa
speranza per il futuro - L’orante prende sempre più coscienza del suo
- Occasionalmente, si sviluppa come peccato verso Dio
pura lode - Il pio che sostiene la sua innocenza richiede la
sua ricompensa
Trasferimento in letteratura
Sono salmi nati spesso non come testi singoli, ma per il contesto letterario del Salterio, caratterizzato per
lunghi tratti dall’universalizzazione della concezione di Dio. Secondo il modello della Torah, il Salterio è
diviso in cinque libri; nel quarto e nel quinto libro è strutturato con formule dossologiche.
11
Lo stesso vale per i canti di lamentazione e ringraziamento, che vengono individualizzati o collettivizzati, a
seconda. In realtà, si tratta di rituali originariamente portati avanti nel tempio, mentre con una rielaborazione del
genere la loro validità viene estesa a tutto il popolo di Israele.
In tale struttura, si riflette la lunga storia della formazione del Salterio: i singoli salmi e la loro
rielaborazione hanno portato a delle collezioni più piccole, e infine al Salterio attuale. Una delle tappe è
stata l’aggiunta dei Salmi regali di YHWH (93-99) al nucleo originario (2-89). Il Salmo 100,
conclusione redazionale, allude alla superiorità di Dio su ogni creatura.
La tradizione sapienziale
come i salmi, anche i detti sapienziali sono entrati a far parte del canone biblico solo
relativamente tardi.
anche in questo anche in questo caso, come per il diritto, si parla di progressiva teologizzazione
della sapienza. Tale processo si tocca con mano confrontando Proverbi, Giobbe e Qoelet
Il sapere e l’ideale di condizione sciale proposto dalla sapienza antica sono riassunti in detti e motti
raccolti nel libro dei Proveerbi. Come per il diritto, anche in questo caso il materiale originario è di epoca
preesilica, quando esso costituiva il contenuto formativo per le scuole scribali; il loro passaggio alla
tradizione biblica inizia con il commento teologico di tali raccolte di detti, per il quale si possono
riconoscere 3 tendenze:
1. legame tra sapienza e timore di Dio: insieme al timore del re, il timore di Dio è una delle virtù
sapienziali principali. Questa concezione rappresenta il punto di partenza per le integrazioni
più recenti.
2. Contrasto tra giusti ed empi: il punto di partenza sono i contrasti sociali su cui la letteratura
sapienziale riflette molto, in particolare il contrasto poveri-ricchi: tale contrasto particolare si
trasforma in un contrasto religioso, all’interno del quale il povero è il giusto e il ricco è
l’empio. Accanto a questo, altri contrasti trasportati nell’ambito della religione, sono: tacere-
parlare; azione-retribuzione; ecc.
3. Problematizzazione della capacità conoscitiva dell’uomo: nella sapienza antica, malgrado ogni
difficoltà, la possibilità per l’uomo di conoscere è data per scontata. Tuttavia, in una serie di
detti, appare un solco profondo tra i progetti di Dio e i progetti dell’uomo. L’uomo propone e
Dio dispone.
Queste tre tendenze sono quelle che poi, nella sapienzialità più recente, hanno sollevato la maggior parte
dei problemi.
Principali libri sapienziali:
Giobbe: novella che dimostra il timore di Dio e la tentazione del giusto attraverso l’esperienza
della sofferenza.
Qoelet: tutto viene messo in dubbio, il timore di Dio, la giusta ricompensa, la capacità di
comprendere. La soluzione è il carpe diem, perché è insondabile
Siracide12: sorta di anti-Qoelet, all’interno del quale sono riportati in vita gli ideali della sapienza
antica, a cui viene dato fondamento mediante il ricorso alla pietà giudaica. Sapienza e torah sono
state unificate nella creazione e nella Scrittura
Daniele: costituito dai più antichi racconti didattici sapienziali, nel nucleo dei primi 6 capitoli.
Nei successivi 6, ci si distacca dall’idea tradizionale di sapienza, a causa dei fatti storici in atto
nel momento della loro scrittura (II secolo a.C.), e si proclama la sofferenza del giusto fino alla
resurrezione nel giorno del giudizio
12
che non è entrato nel canone solo perché riporta il nome dell’autore, Ben-Sira, personaggio che non è vissuto tra
Mosè e Artaserse
I libri dell’Antico Testamento
La Bibbia Ebraica
Si può parlare di Bibbia o di canone sono verso la fine del I secolo d.C.: la formazione dell’Antico
Testamento va dal VIII secolo a.C. al II secolo a.C. Alla fine di questo periodo, il canone ebraico può
essere considerato formato, con la costituzione di tre parti: la torah, il neviim e il ketuvim. Prima di
allora esistevano, quindi, solo singoli libri o raccolte di libri, ai quali si accordava maggiore o minore
autorità.
All’interno di questo processo evolutivo:
1. Si parla relativamente presto della torah di Mosè:
- inizialmente, torah = Deuteronomio
- successivamente, si inizia a intendere per torah l’intero Pentateuco (Genesi, Esodo, Levitico,
Numeri, Deuteronomio)
2. Anche il corpus propheticum e i Salmi sembrano aver conosciuto una particolare stima già dal II
secolo a.C.
3. Tutti gli altri scritti hanno assunto il rango di libri canonici solo successivamente.
Inoltre, accanto agli scritti contenuti nella Bibbia Ebraica, in epoca ellenistico-romana si vennero
formando tutta una serie di testi che costituirono la cosiddetta letteratura parabiblica (scritti apocrifi o
pseudoepigrafici; testi del Mar Morto; Giudaismo ellenistico), cioè una letteratura che a quella canonica
faceva riferimento, e che, come quella canonica, rivendicava per sé un’origine divina o ispirata.
Il fatto stesso che si facesse riferimento a determinati libri è sintomo della loro rappresentatività, della
loro diffusione e dell’autorevolezza che avevano finito per raggiungere
Ennateuco
Genesi Genesi Genesi
Esodo Esodo Esodo
Levitico Levitico Levitico
Numeri Numeri
Numeri
Deuteronomio Deuteronomio
Giosuè
Deuteronomio
Giosuè
Giudici
Samuele
Re
Esateuco Pentateuco
La teoria documentale
Secondo la tradizione ebraica, la Torah sarebbe stata scritta da Mosè in persona. La presenza di alcune
incoerenze generò dei sospetti e indusse a ritenere che la redazione del Pentateuco (tutta o almeno quella
finale) fosse dovuta a Esdra, vissuto un millennio dopo Mosè.
Il primo a formulare tale ipotesi fu Baruch Spinoza nel suo Tractatus theologico-politicus, pubblicato
anonimo nel 1670. La possibilità che la redazione finale del Pentateuco fosse di epoca persiana indusse
altri studiosi ad esaminare criticamente il testo per trovarvi traccia di "fonti" antiche utilizzate dal
redattore finale..
Maturò così l'idea che il Pentateuco fosse stato scritto nel corso del I millennio a.C. integrando fra loro
vari scritti di epoche precedenti
- fonte Elohista
- fonte Jahvista
- fonte Sacerdotale (il Priestercodex)
- fonte indipendente per il Deuteronomio
Quindi, verso la fine del XIX secolo, lo studioso tedesco Julius Wellhausen, riordinando le varie ipotesi,
postulò la "teoria delle quattro fonti", secondo cui alla base del Pentateuco ci sono queste quattro
diverse tradizioni. Le tradizioni sono racconti tramandati nel tempo in forma orale e poi messi per
iscritto. Dalle iniziali del loro nome la teoria è anche definita JEDP.
La tradizione Jahwista
La tradizione Jahvista sarebbe originaria del X/IX secolo a.C. (il periodo monarchico). In essa, l'uomo e
il suo mondo sono descritti con grande concretezza e con analisi dei conflitti interni del cuore umano.
Dio è visto molto vicino al suo popolo e in alcuni casi è quasi antropomorfizzato (quando ad esempio
passeggia nel giardino dell'Eden). È poco interessata ai materiali storico/giuridici, chiama "Sinai" il
monte e copre la storia fin dalle origini.
In particolare, l'opera dello jahvista è riscontrabile nella parte narrativa più antica del Pentateuco, la
quale deve la sua struttura all'antico credo d'Israele, con i suoi capitoli sui patriarchi, l'esodo, l'entrata
degli Israeliti nella terra promessa. Lo jahvista, dunque, prende i ricordi della tradizione orale d'Israele
e disegna un'ampia immagine di almeno due di quei temi. Esso è il primo a mettere per iscritto le
antiche tradizioni orali del suo popolo.
La tradizione Elohista
La fonte Elohista usa per la maggior parte dei casi Elohim come nome di Dio. Si sarebbe formata in
epoca successiva (VIII secolo) nel Regno del Nord, dopo la divisione dello stato di Israele. Nella sua
visione teologica, Dio è visto in modo più trascendente: parla dal cielo, appare nei sogni, parla per
mezzo di mediatori: gli angeli.
La tradizione Deuteronomista
La tradizione D (o Deuteronomista) è chiamata così in quanto dominante nel libro del Deuteronomio.
È fatta risalire al VII secolo nel Regno del Sud. Ha come fine principale intenti didattici riguardanti la
Legge e corrisponderebbe al rotolo che venne ritrovato nel Tempio nel 621 avanti Cristo e diede il via
alla riforma religiosa del regno di Giosia, re di Giuda.
il passo di Dt. 34, 10-1214 offre l’occasione per affermare che non vi sono più stati paragoni a
Mosè nella storia di Israele: in questo modo, la porzione testuale a lui dedicata assume dignità
autonoma, valore proprio
Il passo di Dt. 34, 415, facendo riferimento ai padri, include in tale porzione testuale anche la
Genesi, precedente alla nascita di Mosè
allo stesso tempo, introducendo, negli ultimi capitoli del Deuteronomio, la figura di Giosuè, si
rimanda alla prosecuzione della storia di Israele, oltre la torah
2. Neviim (i Profeti)
La separazione del Pentateuco come torah ebbe come conseguenza l’isolamento dei libri Giosuè – Re:
si procedette allora a una risistemazione del materiale sulla base della cosiddetta teoria del cronista,
secondo cui ogni epoca ha avuto i suoi profeti, che erano anche cronisti del loro tempo (storiografi =
profeti):
- Nel canone ebraico, i libri Giosuè – Re vennero costituiti come Profeti anteriori
13
Questo ebbe delle ripercussioni anche dal punto di vista della trasmissione pratica del testo, dato che la presenza
di un’unica cornice narrativa permetteva di tramandare il testo in singoli libri su rotoli separati, senza che però
ne venisse perso il contesto generale della storia sacra.
14
Non è più sorto in Israele un profeta come Mosè, che il Signore conosceva faccia a faccia, per tutti i segni e
prodigi che il Signore lo aveva mandato a compiere nella terra d'Egitto, contro il faraone, contro i suoi ministri e
contro tutta la sua terra, e per la mano potente e il terrore grande con cui Mosè aveva operato davanti agli occhi di
tutto Israele.
15
Il Signore gli disse: «Questa è la terra per la quale io ho giurato ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe: «Io la darò
alla tua discendenza». Te l'ho fatta vedere con i tuoi occhi, ma tu non vi entrerai!».
- Seguirono i Profeti posteriori, comprendenti i veri e propri libri profetici (tre maggiori: Isaia,
Geremia, Ezechiele; dodici minori16): in particolare, questi, prima di costituire la seconda parte
del canone ebraico, venivano trasmessi singolarmente, benché dal confronto trasversale dei testi
emergano elementi che ne testimoniano una formazione in ambienti molto vicini tra loro.
Le prime composizioni letterarie si tennero sul libro di Isaia e nel libro dei Dodici profeti.
Quindi, dopo la separazione artificiale della torah, i libri Giosuè – Malachia vennero a
formare la parte canonica del neviim, uniti alla torah con questa nuova veste: adesso i
profeti non sono più solo scrittori ispirati profeticamente, ma vengono ritenuti allo
stesso tempo i maestri della Legge, che richiamano il popolo di Israele all’obbedienza
e ai comandamenti di Dio.
Così, il corpus propheticum copre le epoche più importanti della storia di Israele, da
assiri a persiani, con uno sguardo sulle epoche precedenti, nella prospettiva di un
compimento universale. In molti brani si ha sempre una visione generale del popolo
di Dio e della totalità dell’universo e delle nazioni. A entrambi, Dio dice cosa si
richiede da loro; l’unicità di Dio garantisce l’unicità del suo operato, che a volte
appare contraddittorio, come avviene anche per la storia, ricca di alterne vicende ma
guidata da lui.
La Bibbia Ebraica, di fatto, rappresenta una delle forme che assunse il materiale
letterario giudaico; se inizialmente la sua conoscenza era limitata alle élite degli
scribi (e quindi a circoli abbastanza individuabili), in epoca ellenistica la Bibbia
Ebraica conobbe una sempre maggiore diffusione, incoraggiando un’ulteriore
produzione letteraria che diede vita a una serie di scritti che, a differenza dei testi
considerati “canonici”, dovete essere sottoposta a selezione, della quale il ketuvim e
la raccolta ampliata dei Settanta costituiscono due diversi punti di arrivo.
Racconti del nord di Israele/ Racconti del Sud di Israele Non sembrano localizzabili:
Palestina centrale: Lot (Gen 19) - Abramo e Sara
Giacobbe e Labano (Gen Isacco ed Esaù (Gen - Giuseppe in Egitto
29-31) 26-27) - Mosè a Madian
Guerra di YHWH (Es 14) Davide e Salomone (2 - Antropogonia di Caino
Balaam (Nm 22-24) Samuele 11-12; - Tavola genealogica dei
Giosuè e le guerre di 1 Re 1-2) discendenti di Noè
YHWH (Gs 6 e Gs 8) Assalonne - Canto di Maria
Eroi locali (2 Sm 13-20) (Es 15, 20)
(Giudici 3-16) Estratti dalle
Samuele e Saul cronache dei re di
(Sm 1-14) Giuda e tradizioni
isolate (Re)
Estratti delle cronache dei
re di Israele e tradizioni
isolate (Re)
Quando non sono nati a corte, i racconti hanno origine probabilmente all’interno
dei gruppi di cui narrano, attraverso la tradizione orale.
La fine di Israele
Fine VIII secolo a.C.: Tiglat-Pileser III scende da nord, si accinge ad annettere all’impero
assiro le città aramee una ad una, compreso lo stato di Israele. Nel 722 a.C. la capitale di
Israele, Samaria, viene sottomessa e integrata nel sistema provinciale assiro, sancendo la
fine del regno di Israele. Sennacherib, suo successore, si spinge fino a Gerusalemme, ma
nel 700 a.C. circa l’invasione assira perde potenza e si ritira.
17
Come i sacerdoti e i profeti, anche i giudici operavano nelle diverse località esercitando la giustizia alla porta
della città, a corte e nel tempio. La codificazione del diritto, ad esempio, dovette verificarsi a corte, mentre i rituali
liturgici hanno la loro sede più propria nel tempio.
Gli Aramei continuarono a vivere come prima, Gli Israeliti poterono subire le seguenti sorti:
molto probabilmente, mantenendo intatti i - continuarono a vivere nelle loro antiche
propri culti, dal momento che la fine di una regioni
città stato non determinava la fine delle altre in - vennero deportati
maniera automatica: - si trasferirono in Egitto (anche se della
- in alcuni casi subirono un’invasione diaspora giudaica in questa zona abbiamo
limitata alle singole città-stato notizia solo da molto tempo dopo
- alcuni sovrani locali trassero profitto dalla immigrarono in Giuda
sottomissione agli Assiri
prima della caduta di Israele, i profeti di YHWH in Israele che vedevano giungere la sventura
intonavano lamenti, mentre i profeti di YHWH in Giuda, aspettandosi la medesima rovina,
interpretavano la cosa come la giusta punizione di Aram e Israele per aver complottato contro
Giuda e Assur
In seguito alla caduta di Israele, però, quello che dovette apparire strano fu la diversa sorte
riservata alle due monarchie in cui si venerava lo stesso Dio, seppur sotto forma di varianti
locali, come patrono del regno: la situazione per cui lo stesso Dio restava imbattuto in Giuda ma
sconfitto in Israele appariva evidentemente incomprensibile, e questo portò a un’ulteriore
rilettura degli eventi nei termini di una riformulazione del rapporto tra YHWH e Israele.
In quel periodo si stavano formando i libri profetici di Amos, Osea e Isaia, secondo i
quali Dio stesso era responsabile della caduta del suo popolo, resosi colpevole
davanti a lui (e in questo modo era possibile anche giustificare la scelta di mantenere
in vita Giuda, che invece si era mantenuto innocente): sotto l’impressione della
caduta di Israele e davanti all’espansione assira apparve per la prima volta in modo
esplicito l’idea dell’unicità di YHWH e del suo popolo, al di là dei contrasti tra le
due monarchie.
Il genere narrativo
Tale unicità di YHWH venne poi proiettata nel passato primordiale dei due regni, e si
sviluppò fino a fungere da chiave di lettura:
Di questo processo sono testimoni le tre opere narrative nate nel corso del VII secolo a.C. offrono
leggende sulle origini di Israele capaci di spiegare il loro rapporto con Giuda:
La storia delle origini della casa di Saul e della successione al trono della casa di Davide (inizio della
monarchia): la casa di Davide (Giuda) è succeduta legittimamente alla casa di Saul (Israele) per
giustificare la legittimità e la competenza della casa di Davide su Israele. Giuda e Israele formano
così un’unità.
La storia delle origine e dei padri (inizio degli stati siro-palestinesi): si compone di tradizioni
appartenenti alla tradizione sudpalestinese e nordpalestinese; in essa si dichiara che Giacobbe
(tradizione del nord) è il patriarca di Israele e padre di Giuda (regno del sud).
Gli stati siropalestinesi vassalli di Assur vengono inquadrati all’interno di una storia di tradizione
familiare che mette al centro il dio patrono del regno YHWH come benefattore del mondo
attraverso l’opera dei patriarchi.
Per questo si parla di storia yahwistica delle origini dei padri, che mette al posto
della monarchia l’antico modo di vivere della famiglia, con i suoi usi religiosi e la
sostituzione degli dei personali e delle divinità nazionali l’unico Dio patrono del
regno di Giuda.
La narrazione dell’esodo è l’unica delle tre narrazioni a presentare una prospettiva esclusivamente
israelitica; in questo racconto, continua implicitamente a vivere l’antagonismo Israele-Giuda, e il
progetto redazionale mette in risalto le peculiarità del primo rispetto al secondo e agli altri Stati
vicini.
Il genere giuridico
La fine di Giuda
Sotto il regno di Nabucodonosor, tra 597 e 587 a.C., anche Giuda perse il suo
centro, con la distruzione di Gerusalemme e la deportazione di parte della sua
popolazione
Giuda e i Giudaiti sarebbero caduti progressivamente nell’irrilevanza, se non ci fosse stato il lavoro
preparatorio dei profeti e delle tre opere narrative del periodo tra 722 a.C. e 597-587 a.C.
Ora più che prima si percepì la necessità di un patrimonio narrativo che costituisse il
serbatoio della memoria collettiva del popolo di Israele a prescindere dall’esistenza
di un organismo statale
In generale sembrava potersi ritrovare nella famiglia di stati proposta dallo yahwista:
Inserimento del Deuteronomio originario (riformulazione del Codice dell’Alleanza di per sé una
serie di Leggi), che avvenne attraverso la storicizzazione del Deuteronomio, cioè la sua
collocazione nella cornice storica del racconto, tra l’arrivo a Sittìm e la morte di Mosè
Per compensare la perdita di un centro cultuale come il tempio di Gerusalemme, si finì per
insistere sull’unicità di YHWH e del suo luogo di culto, il quale sapientemente non viene mai
specificato
I Deuteronomisti
Molti autori-redattori successivi del testo biblico, cosiddetti deuteronomisti, si appoggiarono al
comandamento della centralizzazione del culto e della Legge.
1. Intorno al 560 a.C. lavorò il primo deuteronomista, che aggiornò la leggenda della fondazione
dell’unica monarchia aggiungendo la storia dei re di Israele e Giuda contenuta nei primi due
libri dei Re: egli interpreta lo sdoppiamento dello stato come una trasgressione alla richiesta
dell’unicità del culto (il peccato di Geroboamo), che ha causato la fine in due tempi dei due
regni. Secondo il primo deuternonomista, l’ultimo re davidico in esilio a Babilonia costituisce
l’unica speranza di sopravvivenza per Giuda e Israele.
È la prima volta che l’esilio babilonese viene preso in considerazione.
2. La tradizione biblica babilonese capì che sotto il dominio babilonese-persiano non era possibile
alcuna restaurazione della monarchia. L’esistenza di Israele, pertanto, si basava unicamente
sul rapporto con Dio: si passò così dal Dio unico (cioè uguale per Israele e Giuda) al Dio solo
(cioè al Dio uguale per tutti i popoli), che ha scelto Israele come popolo prediletto e lo ha legato
all’obbedienza incondizionata in tutto il mondo, e non solo nel luogo prescelto.
Da questo momento in poi, il criterio a cui doveva conformarsi il popolo di Dio non
era più la centralità del culto, ma l’esclusività di Dio, che diventa la prospettiva in
base a cui la storia delle origini può unirsi a quella dei re
I Post-deuteronomisti
La redazione post-deuteronomistica contribuì a congiungere le due parti della narrazione attraverso
l’ideazione del racconto del tempo dei giudici, realizzato a partire da una raccolta di antiche storie di
eroi: venne così a costituirsi l’Ennateuco (Genesi – Esodo – Levitico – Numeri – Deuteronomio – Giosuè
– Giudici – Samuele – Re), che anche successivamente fu sottoposta alla rielaborazione tardo e post-
deuteronomistica.
Il genere degli scritti
Più o meno contemporaneamente si assistette a uno sviluppo analogo in altri campi della tradizione
biblica (come per esempio i Salmi), specialmente quelli riguardanti l’ascesa al trono o la profezia di
salvezza: ad esempio nel cosiddetto Deutero-Isaia, una rielaborazione successiva del libro di Isaia
databile all’esilio babilonese, che introduceva proprio la profezia della salvezza, con l’unica differenza
che nel Deuteroisaia il profeta di non è Mosè, ma Israele stesso, e il popolo non è soggetto alla legge,
ma a YHWH stesso: è una concezione più vicina alla storia delle origini e dei padri che a quella
dell’esodo, dove patriarchi, creazione ed esodo sono gli esempi della presenza della salvezza eterna
garantita da Dio fin dalle origini.
Il Codice sacerdotale
Tutte queste posizioni hanno lasciato traccia nell’Antico Testamento dal momento che l’autore del
Codice sacerdotale apparteneva alla prima di queste categorie.
Si tratta di un testo concepito come scritto autonomo, da collocare accanto al contesto narrativo
dell’Ennateuco. Era pensato probabilmente come sorta di guida alla lettura della prima parte della
storia sacra, che presuppone la conoscenza del testo precedente in Genesi-Numeri e proietta il riavvio
conseguente alla caduta della monarchia nell’epoca degli inizi.
Ad ogni modo, esso presenta caratteri di forte somiglianza con il deuteronomismo, ragione per cui dal
momento del suo inserimento nell’Ennateuco è molto difficilmente distinguibile dalle integrazioni
apportate dai deuteronomisti.
La sua datazione è estremamente incerta, la si può individuare solo per via ipotetica: per via di alcune
integrazioni ne deriva una datazione intorno al V-IV secolo a.C., fino ad arrivare all’epoca ellenistica
per certi passaggi.
18
Iniziano a formarsi in questo periodo, a partire dal Salterio, che ne costituisce l’ossatura ed era già pressoché
formato intorno al 200 a.C.
Anche gli scritti sapienziali (Giobbe, Proverbi, Qoelet) presero progressivamente forma nel III-II secolo a.C.,
insieme all’opera del Cronista, il cui scritto inizia a formarsi intorno al III secolo a.C., per descrivere la preistoria
della successiva provincia persiana di Giuda, che offre l’occasione per vaste integrazioni (genealogie, Legge,
apparato cultuale, ecc). È in questo periodo che i libri delle cronache vengono connessi a quelli di Esdra e
Neemia: il tempio e le mura diventano l’equivalente postesilico del regno e del tempio sotto Davide, di cui il
cronista offre un richiamo, anche ideologico.
Panoramica della tradizione parabiblica
Tra il III secolo a.C. e la nascita di Cristo si sono sviluppati la maggio parte dei testi degli scritti
giudaici di epoca ellenistico-romana, che alla tradizione biblica si richiamano senza eccezione. A parte
qualche caso isolato (cfr. Filone di Alessandria, Flavio Giuseppe), l’origine di questi testi non è nota
con certezza. La modalità di studio più sensata, pertanto, consiste in un’analisi condotta per i diversi
campi che di questa letteratura si possono rintracciare nell’Antico Testamento.
Nel complesso, il corpo degli scritti parabiblici giudaici di epoca ellenistico romana è molto ricco, più
ricco della Bibbia Ebraica stessa su cui essi si basano e da cui traggono i loro criteri e le loro
formulazioni. Anche la tradizione parabiblica andrebbe messa in rapporto con il materiale epigrafico
di epoca ellenistico-romana ed essere inquadrata nell’intreccio, sempre più complesso, tra le differenti
correnti politiche e i gruppi religiosi del Giudaismo antico, sulla base di analisi linguistiche,
contenutistiche ecc.
Ai fini della datazione, i punti di svolta sono certamente rappresentati dalla rivolta Maccabaica di II
secolo d.C. e dalla distruzione del secondo tempio nel 70 d.C., mentre possono essere individuati
internamente al giudiaismo le motivazioni e la forza propulsiva della loro costituzione.
Il rapporto con la letteratura parabiblica con gli scritti biblici è complesso, dal momento che vi è:
Da una parte, un’uguaglianza di fondo, perché all’epoca della loro composizione non
esisteva ancora una Bibbia nel senso di un canone fisso, e neanche una tradizione testuale
uniforme e normativa per tutti; quindi, in un certo senso, testi biblici e parabiblici hanno
la stessa autorevolezza nel momento della formazione di questi ultimi
Dall’altra, una chiara dipendenza: non si deve trascurare che i testi che hanno valore
normativo sono quelli che dal 70 d.C. in poi sono diventati testi condivisi tanto per il
giudaismo quanto per il Cristianesimo (torah, profeti, Salmi e altri scritti), e che
l’autorevolezza derivata alla tradizione biblica è dovuta per una parte non poco
rilevante proprio alla letteratura parabiblica
In questa questione, il vero discrimine che ha permesso la distinzione tra letteratura biblica e parabiblica è
stato consentito dall’osservazione che, nelle interpretazioni di Qumran e nella letteratura ellenistica
non anonima, gli autori distinguono sempre tra fonte biblica e propria formulazione, il che
testimonia non solo il progressivo consolidamento del materiale come “canonico”, ma prova anche lo
sforzo di conferire autorità corrispondente all’interpretazione o all’utilizzazione storiografica di tali
scritti.
Ad ogni modo, nonostante le diversità, resta innegabile che la tradizione biblica e quella parabiblica
siano estremamente compatte riguardo al punto di riferimento letterario e teologico comune e alla
concezione ermeneutica.
Letteratura narrativa
È una letteratura che in senso più ampio si può definire storiografica. Essa intrattiene con la historia
sacra tre tipi di rapporto, che si possono individuare tanto nella Bibbia Ebraica quanto in quella dei
Settanta, nei testi del Mar Morto e nella restante tradizione giudaica:
1.Riformulazione: il modello biblico è il libro delle Cronache, che ricapitola la storia da Adamo a
Sedecia. Allo stesso modo, anche le riformulazioni parabibliche sono redatte in maniera anonima e
coprono diversi periodi della storia sacra, anche se spesso è sottile il limite tra trascrizione vera e
propria e riformulazione.
Un genere particolare di riformulazione è costituito, ad esempio, dalle libere riformulazioni
drammatiche ed epiche del materiale narrativo biblico.
2.Completamento: il modello biblico è costituito dal libretto di Rut per l’epoca dei giudici e dal libro di
Daniele per la storia dell’esilio babilonese (per colmare le lacune dei settant’anni preannunciati da
Geremia) ed Ester per la golah babilonese sotto Serse. Questo genere di scritti si ricollega a
determinate situazioni o personaggi della storia biblica per organizzare la storia sacra e arricchirne
il materiale.
3.Continuazione: il modello biblico è costituito dai libri di Esdra-Neemia, anche se questi testi, pur
cercando di ricollegarsi alla storia sacra, non si muovono soltanto nel quadro che va da Adamo ad
Artaserse, ma piuttosto cercano di completare il quadro fino al presente di epoca ellenistico-romana
Letteratura giuridica
La spina dorsale della storia biblica è costituita dalla Legge mosaica. Anche il campo del diritto, pertanto,
è interessato da forme di revisione e rielaborazione letteraria, che si sviluppano più o meno in
continuità con la letteratura biblica.
Es. Rotolo del tempio di Qumran: segue la finzione biblica secondo la quale il libro del Deuteronomio
sarebbe una ricapitolazione della rivelazione di Dio nel Sinai, e riporta in un secondo momento un
discorso che Dio fa a Mosè nel Sinai, già presente nel Deuteronomio; è una modalità che offre la
possibilità di inserire anche nuovo materiale legislativo. È chiaro in questo caso che, rifacendosi alla
legge biblica, la comunità di Qumran sta rivedendo e mettendo a punto il proprio codice legislativo.
Accanto a questa tendenza di sviluppa una tradizione che interpreta le leggi bibliche, indicata come
halakhah.
Letteratura lirica
La letteratura lirica cultuale ha influenzato in modo determinante la storiografia e le opere legislative, al
punto che in molte opere storiografiche si trova un numero sempre maggiore di inserzioni poetiche.
Inoltre, la stessa tradizione salmica conosce varianti apocrife di salmi, e intere raccolte che seguendo
l’esempio biblico vengono associate al nome di Davide e Salomone. Come nel caso del Salterio
canonico, anche in questo caso è difficile stabilire in che misura fosse pensata per l’uso liturgico o per
quello individuale, benché quest’ultima destinazione sia in un modo o nell’altro abbastanza certa.
Letteratura sapienziale
Rinasce in epoca ellenistico romana il genere sapienziale, in particolare per l’opera di Ben Sira, il
Siracide, con cui l’autore vuole continuare l’antica tradizione dei detti sapienziali, che nel frattempo
aveva subito una forte teologizzazione, al punto che essa intende i detti quali strumenti per vivere
correttamente la religiosità della torah. Il libro è datato tra 180 a.C. e raccoglie diversi campi delle
tradizioni bibliche; il suo autore è il primo a riferire il suo nome, e probabilmente per questo non divenne
opera canonica all’interno della Bibbia Ebraica. Un importante interlocutore di Ben Sira è l’autore del
Qoelet, al cui scetticismo e alla cui voglia di vivere Ben Sira contrappone la testimonianza della
tradizione biblica.
Una certa parte della letteratura sapienziale del periodo dialoga con il contesto storico-culturale in cui
si trova, mettendo a confronto l’insegnamento e la religiosità della torah con le filosofie ellenistiche altre
concezioni del tempo; uno dei temi più dibattuti, ovviamente, è il tema della morte e della vita
nell’aldilà.
Letteratura profetica
Più difficile che si trovino riscritture dei profeti biblici.
Ci sono però pervenuti una quantità di completamenti e continuazioni di questo genere in cui si
riflette sulle parole quanto sulle opere dei profeti, sulla vita e sulla morte, mentre la tradizione in
genere si concentra sulle grandi figure di Isaia, Daniele, Geremia, Ezechiele e Daniele.
È fiorito il genere del commentario (pesharim), jei quali in testo biblico viene prima citato e poi
spiegato nel dettaglio. Si distingue tra:
- pesher tematico (più antico)
- midrash su passi scelti e provenienti da diversi scritti
- pesher continuo (più recente e su un solo libro profetico, si commenta versetto per versetto o
brano per brano)
I commenti presentano un orientamento escatologico e ricollegano la parola di Dio all’epoca
contemporanea, che i commentatori percepiscono come l’epoca finale in cui Dio separa grano dalla pula
Letteratura apocalittica
Le apocalissi non possono essere attibuite solamente alla tradizione profetica, dal momento che
mostrano molteplici altri influssi provenienti dalla tradizione storiografica, giuridica, liturgico poetica e
sapienziale.
In un certo senso, costituiscono l’elemento che fa da contrappeso a Ben Sira: anche in esse
confluiscono differenti linee della tradizione, ma interpretate in un’altra luce. La letteratura apocalittica
preferisce servirsi di pseudonimi (Enoc, Abramo, Mosè, Elia, Baruc, Esdra…) e, sotto forma di
rivelazione divina, raccontare come a tali personaggi sia stato disvelato il senso più profondo tanto
della tradizione biblica quanto dell’ordinamento cosmico e della storia, soprattutto contemporanea,
affinché il lettore la comprenda più profondamente.
Storia degli Archivi
PARTE TERZA
Con questo capitolo si vuole studiare i luoghi in cui archeologicamente si sia documentata la
conservazione e la trasmissione di testi biblici o non biblici, percorrendo la strada che dall’evidenza
archeologica conduce alla letteratura biblica, dal momento che il percorso inverso, che vorrebbe studiare
la letteratura biblica presupponendo l’esistenza di circoli scribali all’interno della società israelitica stessa
o di circoli analoghi nelle altre società dell’Oriente antico, pare caratterizzato da una sostanziale
incertezza.
Il tentativo sarà quello di confrontare e conciliare le informazioni che ci provengono da tutti questi
archivi.
ARCHIVI PRINCIPALI (TESTIMONI DI POLI OPPOSTI DELLA TRADIZIONE ):
Elefantina: soprattutto testi funzionali risalenti al periodo intorno al 400 a.C. e letteratura
biblica molto diversa da quella tradizionale. Di fatto costituisce il serbatoio della tradizione
letteraria del Giudaismo non biblico di epoca persiana
Qumran: soprattutto testi letterari, pochi testi funzionali, in particolare letteratura biblica e
parabiblica datata tra III e I secolo a.C.; costituisce quindi l’archivio della rigorosa tradizione
letteraria del Giudaismo biblico di epoca ellenistica
ARCHIVI SECONDARI (LUOGHI DELLA TRANSIZIONE PER LO SVILUPPO DELLA TRADIZIONE
BIBLICA ):
Garizim
Alessandria
Il rapporto tra giudaismo biblico e non biblico
Il Giudaismo non biblico Il Giudaismo biblico
In Palestina, Giudaismo era caratterizzato È quella forma di culto che si sviluppa in età
dall’adorazione di YHWH, dio comune, postmonarchica e che vede le due etnie distinte
benché differenziato da diverse provenienze (si sebbene comunque riunite sotto l’unico nome
dovrebbe parlare di fedeli israeliti e fedeli di Israele, in una prospettiva che anziché
giudaiti, che subiscono scambi geografici ed contrapporre Samaria e Giuda contrappone
etnici dopo la fine delle monarchie). Le due etnie invece Israele agli altri popoli, sulla base di un
custodivano e portavano avanti il culto nei due ideale legame in virtù del quale le dodici tribù
santuari regionali; solo in età ellenistico-romana costituiscono unico popolo.
si sviluppò la pratica della frequentazione delle
sinagoghe (case di preghiera). La natura di tale legame comprende:
Aspetti genealogici
Molto di quello che costituiva la cultura Aspetti linguistici
istraelitica e giudaitica è confluito nella Aspetti religiosi (adorazione di un unico
tradizione biblica, ma a livello storico la Dio e legame con la tradizione
tradizione biblica non venne mai presupposta mosaica, che costituisce il vero
come norma vincolante; divenne testo di discrimine con i connazionali che
riferimento per il Giudaismo solo dalla fine del I invece in tale tradizione non credono, e
secolo a.C.: pertanto, si parla di giudaismo non che pertanto non vengono considerati
biblico per indicare una forma di culto come appartenenti all’Israele biblico)
autonoma rispetto alla tradizione letteraria
biblica e alle sue interpretazioni storiche
Queste due forme di Giudaismo sono sopravvissute l’una accanto all’altra per
un periodo molto lungo, interagendo tra loro e influenzandosi a vicenda.
Questa differenza emerge sia a livello di external evidence (fonti letterarie, epigrafiche, archeologiche),
si a livello di internal evidence, analizzando “dall’interno” la tradizione biblica, e non interessa solo
l’epoca postmonarchica, ma sembra potere essere applicata anche al periodo preesilico: in altri termini,
bisogna supporre che Israele e Giuda coesistessero con un’altra entità, cioè l’Israele biblico della
tradizione, fin dall’inizio.
Wellhausen aveva operato a suo tempo una distinzione tra Israele antico e Giudaismo, in base a una
teoria secondo cui quello strato del Pentateuco che oggi chiamiamo Codice sacerdotale (e che
Wellhausen chiamava Legge mosaica) avrebbe rappresentato lo strato più recente (a differenza di
quanto si pensava all’epoca, quando era considerato la componente testuale più antica) costituente il
punto di partenza della storia del Giudaismo.
A questa teoria vanno aggiunte due specifiche, che è stato possibile elaborare successivamente:
1. Probabilmente, come si è visto, non solo il Codice sacerdotale, ma tutta la tradizione biblica
ha contribuito allo sviluppo del Giudaismo (testi profetici, legislativi, eccetera)
2. Il rapporto tra le due componenti, l’Israele storico e il Giudaismo, non va inteso in termini di
successione ma di coesistenza
Giudaismo non
biblico
Giudaismo Giudaismo
non biblico Biblico
Giudaismo
biblico
I luoghi della diffusione
Difficili da individuare, l’unica attestazione storica di un gruppo che si nutriva totalmente della tradizione
biblica e parabiblica è la comunità di Qumran, con cui si vuole indicare non solo una setta di minore
importanza i margini della società, ma una rete di località diffuse sul territorio nelle quali i membri
conducevano presumibilmente una vita assolutamente normale, seguendo però le regole della
comunità.
Ad ogni modo, è incerto se questo esempio storico sia significativo per chiarire le dinamiche della
formazione della tradizione biblica, mostrando come questo tipo di diramazioni territoriali potessero
contribuire alla diffusione della tradizione.
I tempi della diffusione
Più importante da capire quando e in quali circostanze la tradizione biblica abbia raggiunto la fama
generale tra i membri della comunità samariana e giudaita, Come unico punto di riferimento certo
abbiamo la monarchia asmonea, che contribuì alla sua affermazione imponendola come religione di
stato; al di fuori di questa certezza e altri pochi indizi che suggeriscono l’esistenza, in età ellenistica, di
circoli che abbiano contribuito alla diffusione della tradizione, non sappiamo in che modo la tradizione
sia giunta alla golah babilonese.
Anche dal punto di vista della datazione, le nostre informazioni non vanno al di là dell’età ellenistica.
L’Antico Testamento ebraico
Pentateuco:
Genesi: Nei primi undici capitoli è descritta la cosiddetta "preistoria biblica" (creazione, peccato
originale, diluvio universale), e nei rimanenti la storia dei patriarchi Abramo, Isacco, Giacobbe-Israele e
di Giuseppe
Esodo: Nei primi 14 descrive il soggiorno degli Ebrei in Egitto, la loro schiavitù e la miracolosa
liberazione tramite Mosè, mentre nei restanti descrive il soggiorno degli Ebrei nel deserto del Sina
Levitico: contenenti quasi esclusivamente leggi religiose e sociali, ad uso dei sacerdoti e dei leviti, che
Mosè diede agli Ebrei durante il soggiorno nel deserto del Sinai
Numeri: descriventi la storia degli Ebrei durante il loro soggiorno nel deserto del Sinai
Deuteronomio: descriventi la storia degli Ebrei durante il loro soggiorno nel deserto del Sinai (circa
1200 a.C.) e contiene varie leggi religiose e sociali.
Scritti:
Salmi: È composto da 150 capitoli, ognuno dei quali rappresenta un autonomo salmo o inno di vario
genere: lode, supplica, meditazione sapienziale. Il Libro dei Salmi è incluso fra i Libri Sapienziali, è
anche detto Lode o Salterio.
Giobbe: descrive la storia del saggio Giobbe, la cui vita è provata da tribolazioni inspiegabili, con
ampie meditazioni contenute nei dialoghi con i suoi tre amici sul perché Dio permetta il male all'uomo
giusto
Proverbi: ha un significato più vario rispetto a proverbio, in quanto oltre a proverbio, indica un genere
letterario che comprende poemi di contenuto religioso e morale, satire, discorsi di contenuto
comparativo, oracoli, sentenze popolari, massime, indicazioni di condotta sessuale per i giovani e
consigli matrimoniali per ogni età e tanto altro.
Daniele: descrive alcune vicende ambientate nell'esilio di Babilonia (587-538 a.C.) del profeta Daniele,
saggio ebreo che rimane fedele a Dio, e visioni apocalittiche preannuncianti il Figlio dell'Uomo-Messia e
il regno di Dio
Esdra: descrive il ritorno degli Ebrei dall'esilio di Babilonia e la ricostruzione del tempio (circa 538-
515 a.C.), e quindi l'attività riformatrice di Esdra a Gerusalemme (forse dal 398 a.C.).
Neemia: descrive l'attività riformatrice di Neemia a Gerusalemme dopo il ritorno dall'Esilio
babilonese, in particolare la ricostruzione delle mura della città
I e II Cronache: Il primo libro è composto da 29 capitoli contenenti varie genealogie da Adamo a
Davide e la descrizione del suo regno (fino al 970 a.C. circa). Il secondo libro è composto da 36 capitoli
descriventi il regno di Salomone e la storia del regno di Giuda, la sua distruzione, l'esilio babilonese
e il ritorno (dal 970 a.C. circa al 538 a.C.)
Meghillot19:
Rut: descrive la storia, ambientata nella Giudea del tempo dei Giudici (XI secolo a.C.), della gentile (cioè
non ebrea, in quanto moabita) Rut, modello di pietà e bisnonna del futuro re Davide. Rut ha sposato
un ebreo emigrato nel suo Paese, è rimasta vedova. A sua volta immigra in terra di Israele, dove
incontra un parente del marito, Booz, che inaspettatamente è disposto a sposarla per riscattarla dalla
disperazione. Filo conduttore di questi eventi è il fortissimo legame che esiste tra la giovane vedova e
sua suocera Noemi, a sua volta vedova, un legame che farà sì che le due donne non si separino neanche
nel momento più disperato, e che la giovane sacrifichi le sue ultime possibilità di rifarsi una vita nel suo
Paese di origine pur di rimanere con l'anziana.
Cantico dei cantici: poemi d'amore in forma dialogica tra un uomo (Salomone) e una donna (Sulammita)
Qoelet o Ecclesiaste
Lamentazioni: vari inni poetici descriventi la desolazione di Gerusalemme distrutta, vista come un
castigo divino per i peccati degli Ebrei
Ester: storia dell'ebrea Ester, ragazza orfana, cugina di Mardocheo, che diventa moglie del re persiano
Assuero (V secolo a.C.) e salva il popolo ebraico dai complotti del malvagio Aman
19
Si tratta di cinque libri che vengono letti, essenzialmente a scopo liturgico, durante certe festività. Il
significato del termine Meghillah è "rotolo" per indicare il rotolo di pergamena su cui viene scritta
Sommario
Introduzione.................................................................................................................................................1
Tema e struttura del libro........................................................................................................................1
L’impostazione metodologica del libro...................................................................................................1
I limiti cronologici.........................................................................................................................................2
I limiti cronologici nella datazione tradizionale.....................................................................................2
I LIMITI ALTI....................................................................................................................................2
LE CESURE INTERMEDIE..............................................................................................................2
I LIMITI BASSI...................................................................................................................................2
...................................................................................................................................................................3
La datazione secondo Kratz.....................................................................................................................3
La collocazione geografica...........................................................................................................................4
................................................................................................................................................................4
I confini naturali.......................................................................................................................................4
Le fonti..........................................................................................................................................................6
Le fonti scritte...........................................................................................................................................6
FONTI SECONDARIE.........................................................................................................................6
FONTI PRIMARIE................................................................................................................................7
Le fonti non scritte (tutte fonti primarie)................................................................................................7
Le prime menzioni storiche...........................................................................................................................9
La stele di Merenptah............................................................................................................................9
Le menzioni successive:.......................................................................................................................9
L’età del bronzo............................................................................................................................................9
L’età del ferro..............................................................................................................................................10
L’entrata del popolo di Israele in Palestina..........................................................................................11
La teoria dell’anfizionia..........................................................................................................................12
La nascita delle monarchie secondo Kratz.............................................................................................12
Le fonti................................................................................................................................................13
Saul......................................................................................................................................................14
Davide e Salomone.............................................................................................................................14
Il regno di Israele........................................................................................................................................15
La storia religiosa................................................................................................................................15
Gli inizi del regno (X secolo a.C.)..........................................................................................................16
La dinastia degli Omridi (prima metà IX secolo a.C.)..........................................................................16
La dinastia di Ieu (seconda metà IX – prima metà VIII secolo a.C.)....................................................16
La fine del regno (seconda metà VIII secolo a.C.).................................................................................17
Durante il regno assiro di Tiglat-Pileser III.......................................................................................17
Il regno di Giuda.........................................................................................................................................18
La storia religiosa................................................................................................................................18
Gli inizi del regno (X secolo a.C.)..........................................................................................................19
La prima metà IX secolo a.C.................................................................................................................19
La seconda metà IX – prima metà VIII secolo a.C..............................................................................19
La seconda metà VIII secolo a.C...........................................................................................................20
La prima metà del VII secolo a.C...................................................Errore. Il segnalibro non è definito.
La seconda metà del VII secolo a.C.........................................................................................................21
La fine di Giuda (fine VII secolo a.C.)..........................................Errore. Il segnalibro non è definito.
Samaria e Giuda...........................................................................................................................................23
Le due province sotto la dominazione babilonese..................................................................................23
Le due province sotto la dominazione persiana......................................................................................23
La diaspora...................................................................................................................................................25
Il regno asmoneo.........................................................................................................................................26
Sotto i Tolemei (prima metà del III secolo a.C)......................................................................................26
La storia religiosa................................................................................................................................26
Sotto i Seleucidi (seconda metà del III – prima metà II secolo a.C.)......................................................27
La rivolta maccabaica............................................................................................................................28
La monarchia asmonea (134-63 a.C.).....................................................................................................29
La monarchia erodiana (134-63 a.C.).....................................................................................................30
I territori della diaspora......................................................................................................................30
La religione israelitico – giudaitica (età preesilica)....................................................................................31
I tre livelli del culto..................................................................................................................................32
Le cerimonie e le funzioni sacerdotali.....................................................................................................32
Il Giudaismo biblico (età postesilica)..........................................................................................................33
La religione giudaica................................................................................................................................34
Gli scribi e le scuole scribali.......................................................................................................................35
La scrittura e i materiali scrittori................................................................................................................37
L’alfabeto................................................................................................................................................37
I supporti scrittori...................................................................................................................................37
Testimonianze scritte prebibliche...............................................................................................................38
L’economia e l’amministrazione..........................................................................................................38
Il diritto...................................................................................................................................................38
Formule funerarie e votive.....................................................................................................................38
Il culto......................................................................................................................................................39
Magia e divinazione............................................................................................................................39
La profezia..........................................................................................................................................39
La tradizione sacerdotale...................................................................................................................40
La narrativa............................................................................................................................................40
La sapienza..............................................................................................................................................40
I passaggi verso la tradizione biblica...........................................................................................................41
La tradizione profetica............................................................................................................................42
Riflessione teologica...........................................................................................................................42
Trasferimento in letteratura...............................................................................................................42
La tradizione narrativa...........................................................................................................................44
Riflessione teologica...........................................................................................................................44
Trasferimento in letteratura...............................................................................................................44
La tradizione legislativa..........................................................................................................................46
Riflessione teologica...........................................................................................................................46
Trasferimento in letteratura...............................................................................................................46
La tradizione salmica..............................................................................................................................48
Trasferimento in letteratura...............................................................................................................49
La tradizione sapienziale.........................................................................................................................49
La Bibbia Ebraica........................................................................................................................................51
1. La Torah (la Legge).........................................................................................................................51
Il blocco testuale del Pentateuco.......................................................................................................52
2. Neviim (i Profeti).............................................................................................................................55
3. Il Ketuvim (gli Scritti)......................................................................................................................56
Gli scritti apocrifi e pseudoepigrafici........................................................................................................56
Israele storico e biblico...............................................................................................................................57
L’epoca dei due regni.............................................................................................................................58
La fine di Israele.....................................................................................................................................60
Il testo biblico dopo la caduta di Israele.............................................................................................60
La fine di Giuda......................................................................................................................................62
Il testo biblico dopo la caduta di Giuda..............................................................................................62
L’età delle due province.........................................................................................................................64
Panoramica della tradizione parabiblica....................................................................................................66
Letteratura narrativa...............................................................................................................................67
Letteratura giuridica................................................................................................................................67
Letteratura lirica......................................................................................................................................67
Letteratura sapienziale............................................................................................................................68
Letteratura profetica................................................................................................................................68
Letteratura apocalittica...........................................................................................................................68
Il rapporto tra giudaismo biblico e non biblico.........................................................................................70
Il Giudaismo non biblico....................................................................................................................70
Il Giudaismo biblico............................................................................................................................70
L’importanza degli archivi.......................................................................................................................71