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ISRAELE STORICO E

BIBLICO
Storia, Tradizione, Archivi

Introduzione
Tema e struttura del libro
Il libro si struttura in tre sezioni, ciascuna riguardante tre ambiti che sono stati interessati da alcuni
cambiamenti negli ultimi anni:
1. La storia di Israele e di Giuda
2. La formazione della Bibbia ebraica (il cosiddetto Antico Testamento)
3. Le fonti del giudaismo antico
Il libro adotta un approccio metodologico che per molti aspetti si distacca da quello tradizionale, anche
nella scelta di approfondire il terzo ambito, generalmente relegato agli ambienti di studio specialistici.

L’impostazione metodologica del libro


Il titolo rispecchia l’intenzione primaria del libro, cioè la distinzione tra le due forme di manifestazione
di Israele: la forma storica e la forma biblica. Ciononostante, a differenza di quanto viene sostenuto dalla
storia della tradizione biblica, ci si distacca in quest’opera dall’idea che tra tali forme ci sia una
sostanziale incomunicabilità, ritenendo piuttosto che la formazione e lo sviluppo della tradizione
biblica e la storia del popolo di Israele e di Giuda siano in stretto rapporto reciproco
La storia di Israele e Giuda
PARTE PRIMA

Le premesse
I limiti cronologici
I limiti cronologici nella datazione tradizionale
I LIMITI ALTI
Inizi possibili come punto di partenza della storiografia biblica sono:

 La creazione del mondo (Genesi 1)


 La vocazione di Abramo (Genesi 12)
 Le nascite dei figli di Giacobbe e la trasformazione del suo nome
in Israele (Esodo I)
 L’esistenza delle dodici tribù di Israele nella Terra (Giosuè e
Giudici)
 I regni di Israele e Giuda/esilio babilonese (Samuele e Re)
Problematiche connesse con una datazione basata sul materiale letterario:
- La raccolta degli scritti sacri nell’ordine con cui lo conosciamo non
esisteva ancora nemmeno in epoca precristiana
- L’Antico Testamento esiste in più di una versione: le cesure, pertanto, divergono dal punto di
vista storico a seconda della versione scelta
- La forte concentrazione sulla Bibbia Ebraica porta con sé il pericolo di tralasciare altre fonti
importanti

LE CESURE INTERMEDIE
- IV secolo a.C.: fine dell’epoca persiana
- II secolo a.C.: sollevazione Maccabaica
- 63 a.C.: inizio del dominio romano sulla Siria-Palestina

I LIMITI BASSI
Come momento finale si sceglie in genere la distruzione di Gerusalemme da parte dei Romani nel 70
d.C. (strascico della seconda rivolta giudaica del 132-135 d.C.)
La datazione secondo Kratz
*
la caduta del regno di Giuda ha coinciso con la
caduta del secondo tempio di Gerusalemme, con la quale si
è definitivamente conclusa
la fase postmonarchica e
iniziata quella del giudaismo
rabbinico.
Fine della storia di
Israele
Distruzione del tempio
di Israele nel 70 d.C.
Epoca dei regni di seconda rivolta
Samaria e di Giuda giudaica del 132-135
dal 722 a.C. (caduta del d.C.
regno di Israele)/ 587
Fase dei due regni di a.C. (caduta del regno
israele e di giuda di Giuda*) al 70 d.C.
900-500 a.C. (prima epoca
materialmente
Periodo di vuoto documentale
documentabile)
Dal 1200 a.C. al 900 a.C.

Inizio della storia di


Israele
Prima menzione extrabiblica
di Israele, intorno al 1200 a.C,
contenuta nella stele
celebrativa della vittoria del
faraone Merenptah su Israele.

Con questa delimitazione, ci si assicura che la presentazione prenda in considerazione il punto di vista
anche di molti altri santuari del paese e della diaspora, che esistevano accanto al tempio di
Gerusalemme nell’epoca post monarchica e che, per i loro frequentatori, non avevano minore importanza.
All’interno di questi gruppi sono compresi tutti i fedeli di YHWH che sentivano di appartenere
all’uno a all’altro tempio ma che per diversi motivi se ne mantenevano a distanza; tra questi vi
erano anche il Gesù storico e i primi cristiani, che fanno parte della storia di Israele, anche se solo
come un gruppo giudaico tra tanti altri, e inizialmente anche abbastanza insignificante 1.

1
Solo sul finire del I secolo d.C. si è giunti alla formazione di un’ampia tradizione sulla vita di Gesù, fissata
nei Vangeli canonici e in quelli apocrifi; le conoscenze storiche a tale proposito sono più o meno paragonabili a
quelle che abbiamo del Giudaismo rabbinico in epoca precristiana, accanto al quale il Cristianesimo si formò e si
stabilì come una corrente propria tra fine I – inizio II secolo d.C.
La collocazione geografica
Lo scenario nel quale si svolge la storia di Israele e di Giuda nel primo millennio a.C. è costituito dalla
terra di Israele (terra di Canaan secondo la tradizione biblica; Palestina secondo la denominazione
ellenistico-romana, che significa “terra dei Filistei”).

catene
montuose
dell'Asia
Minore

zona orientale
pianura costiera
Mare Palestina massiccio calcareo
tagliato a metà dal
Giordano*

Deserto
Catene montuose dell’Asia Minore

*si tratta di un massiccio calcareo


reso fortemente accidentato in
direzione nord-ovest dagli
sconvolgimenti tettonici; il fiume lo
divide:

 in una zona orientale,


I confini naturali
dove l’altopiano si è
mantenuto meglio
 in una zona
occidentale, ancora più
accidentata e suddivisa
Pianura a sua volta in regioni
Costiera
È importante non sottovalutare l’incidenza della
geografia nella valutazione delle condizioni di vita
degli uomini e dello sviluppo politico del paese;
GALILEA
Massiccio- settentrionale Deserto
ambite e fortemente abitate sono sempre state
calcareo le regioni piovose e feconde della piana di
Orientale Izraeel e di quella costiera, luogo di
GALILEA massiccio centrale
passaggio delle principali vie di meridionale palestinese
comunicazione (Piana di massiccio zona efraimita
- meno abitate le regioni montuose e i confini Izreel) calcareo zona giudaita

desertici; erano zone sfruttate principalmente occidentale


dalle popolazioni seminomadi e dai loro
greggi.
zona collinare di
Il commercio era difficile dappertutto, e dipendeva pianura Sefela che
costiera Galilea Meridionale
degrada verso il
principalmente dall’acquisto di prodotti agrari e
Galilea deserto a sud
(piana di Izreel)
artigianali da parte delle grandi potenze in
settentrionale
cambio di metalli

Massiccio
Pianura calcareo
costiera orientale

Zona efraimita del


massiccio
occidentale
Zona di
Sefela
Zona giudaita del
massiccio
occidentale

Deserto
Le fonti
La costruzione della storia di Israele procede su tre piani che devono essere sempre pensati e legati tra
loro:
1. La storia stessa, cioè ciò che è stato
2. L’immagine della storia di ciò che è stato, che ci viene comunicata dalle fonti del tempo o da
quelle successive a noi disponibili
3. L’immagine della storia che lo storico moderno si fa di ciò che è stato, e di come ce lo
comunicano le fonti
Le fonti con cui abbiamo a che fare sono molteplici, e possono essere distinte tra fonti scritte (primarie e
secondarie) e non scritte; di qualsiasi tipo esse siano, la loro trattazione è difficile e spinosa, dal
momento che sempre, in una certa misura, necessitano di analisi critica e interpretazione.
Le fonti vanno sempre messe tutte sullo stesso piano, facendo però attenzione a non mescolare
sbrigativamente i diversi generi di fonti. In generale, si è affermata la pratica di iniziare dalle fonti
primarie, databili e collocabili cronologicamente, da cui però non si ricava una storia continua, ma
piuttosto le circostanze di un’epoca (gli sviluppi demografici, economici, politici, ecc.), per poi
procedere al confronto con le fonti secondarie, che tendono in genere a presentare invece i singoli
avvenimenti come una catena continuativa2.

Le fonti scritte
FONTI SECONDARIE
Sono definite fonti secondarie quelle che in maggior misura necessitano di critica storica e
interpretazione, e che più difficilmente possono essere datate con sicurezza e inserite in un contesto
storico.

Fonti letterarie
 Antico Testamento
 Scritti apocrifi e pseudoepigrafici
 Testi del Mar Morto
 Storiografi giudaici (Flavio Giuseppe)
 Tradizione rabbinica
 Nuovo Testamento
 Padri della Chiesa
 Resoconti di viaggi cristiani e islamici in Palestina

FONTI PRIMARIE
Sono considerate fonti primarie quelle fonti che derivano dal contesto storico e geografico in cui si
trovano e di cui trattano.

2
Questo vale, in particolare, per la letteratura biblica, dove è sempre necessario fare attenzione alla differenza tra
tempo narrato e tempo del narratore.
L’analisi critica ha pertanto il compito di portare alla luce i diversi stadi della tradizione.
Fonti epigrafiche
- Testi in lingue antiche su pietra
- Tavolette di terracotta e ostraka
- Papiro
- Cuoio
Si tratta di testi contenenti una grande quantità di informazioni:

 Iscrizioni
 Graffiti
 Lettere
 Testi giuridici
 Testi economici
 Testi amministrativi
 Opere letterarie
Dal punto di vista geografico, esse provengono:
 Dal Mar Morto
 Dal bacino del Nilo
 Dagli archivi giudaici di Babilonia
 Dall’Oriente antico circostante Israele e Giuda

Le fonti non scritte (tutte fonti primarie)


1. Ritrovamenti archeologici sul terreno
Permettono di ricavare, talvolta, anche una cronologia assoluta sulla base di ritrovamenti monetari e
dell’applicazione del metodo stratigrafico. La combinazione di dati forniti dai ritrovamenti archeologici
permette un approfondimento notevole nello studio degli insediamenti e delle loro abitudini di vita

2. L’iconografia
Permette la ricostruzione storica attraverso l’illustrazione di scene storiche o di vita quotidiana. Generalmente
sono costituite da raffigurazioni su rilievi, sigilli, monete, materiali scrittori.
Schema cronologico della storia antica di Israele

Cronologia Fasi archeologiche Fasi bibliche Fasi storiche


assoluta

3500-2800 ca. Tarda età del Rame

2800-2000 ca. Antico Bronzo Prima urbanizzazione

2000-1550 ca. Medio Bronzo Età dei Patriarchi Città-stato indipendenti

1550-1180 ca. Tardo Bronzo Esodo e conquista Dominio egiziano

1180-900 ca. Ferro I Età dei Giudici e Regno Etnogenesi e periodo formativo
unito

900-600 ca. Ferro II Regni divisi Regni divisi e dominio assiro

600-330 ca. Ferro III Età esilica e post-esilica Regno neobabilonese e Impero persiano

Gli inizi di Israele


Le prime menzioni storiche
La stele di Merenptah
Come si è detto, la prima menzione di Israele si trova in una stele celebrativa fatta realizzare dal
faraone Merenptah, il cui regno copre gli anni tra 1224 a.C. e 1204 a.C., in occasione della vittoria sul
popolo stesso di Israele:

“Israele è desolata e non possiede più un seme”


Le fonti archeologiche non permettono di capire se in precedenza Israele avesse soggiornato in
Mesopotamia o in Egitto, come invece vorrebbero i primi libri della Bibbia (Genesi ed Esodo), sebbene
lo si possa ipotizzare3.

Le menzioni successive:
 Iscrizione risalente all’inizio del primo millennio a.C., da collocare al regno del re assiro
Salmanassar II (858-824 a.C.)
 Iscrizione più o meno contemporanea del re moabita Mesha, che dimostra l’esistenza politica
della casa di Omri sotto il re Acab.

Sulla base di queste fonti si è pertanto soliti collocare gli inizi della storia di Israele tra il 1200
a.C. e l’850 a.C. (età del ferro)

L’età del bronzo


Periodo caratterizzato da rivolgimenti politici, economici e demografici, da inquadrare all’interno del
più ampio contesto interessante le culture urbane della Palestina nell’età del bronzo.

L’età del ferro


1200 a.C. – 1150 a.C. 1150 a.C. – 900 a.C. 900 a.C. – 587 a.C.
La riorganizzazione delle nuove forme politiche portò alla costituzione di:

progressivo
popolamento
delle regioni
montuose e ai
margini del
deserto

aumento nascita di un nuove forme


crisi politica crisi economica riurbanizzazione
demografico nuovo tipo politiche
abitativo a tre
stanze

introduzione di
nuove tecniche
agricole

3
Non costituiscono prove di qualche valore storico i semplici riferimenti biblici:
- Nome egiziano di Mosè e parentela palestinese
- Provenienza di Abramo da Ur/Carran (località della mesopotamia)
 Nord: Città-stato degli Aramei
 Ovest: città-stato dei Fenici e dei Filistei
 Ovest del Giordano: Stati di Israele e Giuda
 Est del Giordano: Stati di Ammon, Moab, Edom
L’entrata del popolo di Israele in Palestina
Secondo la rappresentazione Secondo la ricostruzione archeologica
biblica (Genesi – Giosuè)

Progressiva invasione della All’interno del processo di riorganizzazione demografica


Palestina, prima in modo pacifico, che si colloca nel passaggio dalla tarda età del bronzo all’età
poi bellicoso, imponendosi del ferro, i territori montuosi furono oggetto di infiltrazioni
dall’esterno sulla popolazione pacifiche dall’interno che coinvolsero:
autoctona dei cananei. - I nomadi autoctoni dei territori coltivati
- I nomadi delle montagne che vivevano già in aree
marginali, ma che furono spinti sulle montagne
per necessità
Ciascun gruppo, poi, portò con sé le proprie abilità
specifiche, contribuendo in tal modo al rinnovamento
culturale delle regioni montuose.

L’unico popolo la cui infiltrazione risulta anche a livello archeologico proveniente dall’esterno è
quello dei popoli del mare (Filistei), che tuttavia è certo che si siano insediati in pianura, e non nelle
regioni montuose

Se ne deduce che la distinzione etnico-religiosa di tradizione biblica tra Filistei e


Cananei è una costruzione letteraria che presuppone la caduta del regno di Israele e di
Giuda: è la visione della storia sacra che ripudia il proprio passato cananeo,
ravvisando fin da principio in Israele il popolo santo che doveva distinguersi dagli altri
popoli stranieri; storicamente, però, Israele ha iniziato a distinguersi come entità solo
con la fondazione degli stati monarchici.
I due regni
La popolazione insediatasi sul territorio montuoso a Ovest del Giordano era organizzata in famiglie, clan
e tribù, la cui distribuzione e le cui abitudini di vita ci sono note dai libri di Giosuè e dei Giudici

Nella Seconda età del ferro (900-600 a.C.) l’ordinamento tribale venne completamente
soppiantato dalla monarchia dinastica.
La teoria dell’anfizionia
Kratz critica il ricorso alla categoria dell’anfizionia, adottata in passato per interpretare il legame che
Israele intratteneva con i suoi vicini, trattandolo alla stregua del legame tra vicini tipico della Grecia e
dell’Italia antiche. Kratz critica l’idea, che una tale interpretazione porta con sé, secondo cui le tribù (6 o
12) avrebbero avuto come punto di riferimento un unico centro religioso, che avrebbe contribuito al
maturare di una coscienza etnico-religiosa, che avrebbe rappresentato:
- il presupposto per la creazione di uno stato monarchico
- il collante del popolo di Israele anche in seguito alla caduta delle formazioni statali
La ragione della critica risiede nel fatto che:
1. archeologicamente non vi sono prove documentabili dell’esistenza di un santuario comune a
cui tali tribù facessero riferimento.
2. Tale interpretazione favorisce la collocazione dell’ideale portato avanti dalla storia sacra già ai
primordi della storia di Israele, quando in realtà esso si sarebbe sviluppato solo dopo la fine della
monarchia.

La nascita delle monarchie secondo Kratz


Il passaggio dall’organizzazione tribale alla monarchia deve essere avvenuto per mezzo di un processo
per cui:
a. Crescita delle famiglie = clan (presieduti da anziani)
b. Crescita dei clan = tribù (presieduti dai capi tribù)
Le tribù erano occasionalmente riunite a formare leghe belliche, ma tale congregazione era il risultato di
fattori geopolitici, demografici e militari più che etnico-culturali. Alla luce di tali sviluppi, la forma di
governo dinastica dovette venirsi a creare come risultato della stabilizzazione di tali confederazioni
tribali.
In Israele e in Giuda, questo passaggio avvenne in corrispondenza con il processo di generale
riurbanizzazione della regione, per il quale funse da presupposto un vuoto di potere venutosi a creare a
causa di una combinazione fattori:
1. Influenza egizia sul territorio palestinese sempre meno potente
2. Regno neoassiro impegnato nell’opposizione ai Nabatei in Siria

Le fonti
Sulle tre figura fondative delle monarchie siamo informati in modo sommario e inadeguato; praticamente
non esistono fonti extrabibliche riguardo a tale argomento:
1. Saul: fondatore del primo regno tribale del territorio di Israele intorno al X secolo a.C.
2. Davide: primo re di Giuda.
3. Salomone: secondo re di Giuda
In seguito alla morte di Salomone, tra X e IX secolo, sorsero i regni di Israele e di Giuda, tra loro
distinti.
Disponiamo di un’unica iscrizione di VIII secolo in cui viene menzionata la casa di Davide.
Dell’esistenza storica di Saul e Salomone si dubita fortemente sulla base di alcuni elementi:

 Complessi architettonici rinvenuti nella zona del Monte Carmelo, della zona di Sefala
settentrionale e nella Galilea settentrionale, generalmente attribuiti a Salomone, sono stati
postdatati al IX secolo e successivi.
 Le tipologie insediative in questa zona sono assai modeste, facendo pensare a dei piccoli
villaggi piuttosto che a dei veri e propri regni.
 A Meggido (Monte Carmelo) è collocata una stele celebrativa fatta realizzare dal faraone
Sheshonq I (X secolo), che riporta il resoconto della campagna militare palestinese alla
conquista della città; essa, tuttavia, non fa menzione alcuna dei regni di Israele e di Giuda.

È interessante osservare che, secondo la versione biblica, un certo faraone Sisak,


salito per attaccare Gerusalemme, dopo aver depredato il tempio e il palazzo, li
aveva accettati come tributo.

È quindi probabile che gran parte di quello che è raccontato dalla tradizione (1
Samuele 1 – 2 Re 11) sia il frutto di leggende tradizionali o deliberata invenzione,
finalizzate a introdurre fin dall’epoca dell’inizio circostanze e rappresentazioni di
epoche successive.

Il ricorso a una specifica numerazione simbolica è uno degli stratagemmi adottati


per colmare le lacune conoscitive: pertanto, un dato indicativo di quanto poco si
sapesse della nascita di tali monarchie è la durata attribuita ai regni di Davide e
Salomone, di quarant’anni ciascuna: si tratta, ovviamente, di una cifra simbolica
indicante la durata di una generazione e corrispondente alla cifra dei leggendari
giudici di Israele.
Saul
Inizialmente, ci si rifaceva al personaggio di Saul come fondatore della prima dinastia; nel corso del
tempo, il racconto si estese fino a creare l’ampia tradizione contenuta nei capitoli 1-14 del primo libro di
Samuele.

 Una tradizione più antica vorrebbe che Saul avrebbe dato vita alla sua dinastia in seguito a una
vittoria sugli Ammoniti.
 Secondo la tradizione, la causa della creazione del regno fu lo strapotere dei Filistei; tale
motivazione, però, potrebbe essere stata volutamente esagerata per giustificare l’atteggiamento
bellicoso di Israele. Una tale interpretazione sembrerebbe avvalorata dalla menzione
immediatamente successiva in 1 Sam 8, 5.20 secondo cui “Israele ha voluto essere come tutti gli
altri popoli”.
Sembra piuttosto evidente il tentativo di spiegare le origini della dinastia a posteriori: è inverosimile
che si sia trattato di ragioni difensive in risposta a una minaccia esterna a spingere gli uomini di Saul a
fondare un piccolo regno tribale, mentre sembra più credibile che tale scelta sia stata fatta in vista di
progetti espansionistici.
Ad ogni modo, il regno di Saul rappresentò solo un fugace episodio sulla strada per la nascita del regno di
Israele.

Davide e Salomone
Anche di Davide e di Salomone si conservano solo delle leggende; il nucleo della tradizione è costituito
da una raccolta di racconti provenienti dai circoli della corte di Gerusalemme; questi vennero
successivamente uniti al racconto di Saul, a formare un intreccio unitario, allo scopo di presentare
Davide come legittimo successore di Saul, e ampliati.
Sulla base dei rinvenimenti archeologici e dell’analisi critica dei testi, si può affermare con cautela che
Davide dovette essere un abile signore della guerra, che si era costituito (forse anche attraverso legami
matrimoniali) un proprio potere in Giuda, entrando in questo modo in competizione con Saul.
Per un certo periodo, quindi, è probabile che Davide si sia accaparrato il controllo del territorio di Giuda e
di Saul, ricollocando a Gerusalemme, la capitale, una forma amministrativa cittadina simile a quella
già esistita nell’età del bronzo, sebbene in misura molto più modesta: quello che è certo, quindi, è che
quella che viene descritta come l’età dell’oro sotto Davide e Saul non deve rispecchiare
verosimilmente la realtà storica dei fatti, e che una condizione analoga dovette presentarsi piuttosto tardi
per Israele, in epoca ellenistica, sotto gli Asmonei.
Il regno di Israele
Le due dinastie maggiori della storia del regno di Israele rappresentarono il periodo d’oro di questa entità
politica. I ritrovamenti archeologici testimoniano l’esistenza di infrastrutture all’avanguardia già sotto
gli Omridi e un’articolazione cittadina che presuppone un buon grado di professionalizzazione e una
modesta densità demografica; la dinastia di Ieu poté contribuire allo sviluppo di tale situazione anche
sotto lo statuto di stato vassallo dell’Assiria.
Non disponiamo invece di molte informazioni riguardanti le istituzioni politiche e l’organizzazione
sociale; possiamo pensare, sulla base delle informazioni che ci provengono dallo studio di altre
popolazioni della zona, che si trattasse di un’organizzazione verticistica che vedeva il re al vertice,
seguito dalla classe dei funzionari, dei militari e dei sacerdoti. Non a caso i due centri principali del regno
erano rappresentati dal tempio e dal palazzo reale, all’interno dei quali erano impegnati i principali
professionisti. La giustizia era probabilmente affidata alle cure degli anziani.

La storia religiosa
All’ascesa politica ed economica corrispose lo sviluppo della fede in YHW, patrono del regno di
Israele e divinità metereologica e montuosa, analogo al Baal siriano e all’arameo Adad; a tratti assumeva
i caratteri del dio supremo El e di quelli del dio del Sole. Veniva adorato insieme alla consorte Asherah
e insieme ad altre divinità del pantheon semitico nordoccidentale del II millennio a.C., residui di culti più
antichi che ancora sopravvivevano sul piano dei culti locali. È probabile che la costituzione del regno
abbia contribuito alla diffusione di questo culto, che originariamente doveva essere peculiare della
Samaria, anche alle altre regioni dello stato.

Solo dopo la caduta di entrambi i regni di Giuda e Israele, YHWH divenne l’unico e
solo Dio; la bibbia ebraica presuppone questo concetto nel giudicare la storia di
Israele, e accusa le dinastie regali di aver commesso il peccato di Geroboamo, cioè il
culto del Baal cananeo, per interpretare la caduta del regno.
Fanno parte di una sorta di reinterpretazione dei fatti anche molti altri riferimenti della bibbia ebraica:

 Elia, stregone regale, viene reso profeta


 Ieu viene rappresentato come impegnato in una guerra santa contro Baal
Gli inizi del regno (X secolo a.C.)
Secondo il racconto biblico, la nascita del regno va collocata sul finire del X secolo; da questo momento
in poi le fonti extrabibliche iniziano ad essere più abbondanti.
Dopo Saul, vi furono altri tentativi di creazione di una stirpe regale, con la fissazione di capitali, tutti
interrotti con colpi di mano fino all’inizio del IX secolo, quando il comandante dell’esercito Omri non
fu più in grado di prevalere. L’instabilità della situazione testimonia un processo di trasformazione, per
cui gli usurpatori dovevano confrontarsi di volta in volta con numerosi contendenti (Aramei, Fenici,
Filistei, Giudaiti): per questo, è estremamente improbabile che il primo re degli israeliti dopo la
generazione fondante potesse aver dominato tutto Israele.

La dinastia degli Omridi (prima metà IX secolo a.C.)


È molto più probabile che le singole regioni, fortemente contese tra le tribù rivali, siano cadute in mano
israelite solo sotto gli Omridi, benché nemmeno in seguito cessassero gli scontri. La dinastia degli
Omridi si insediò dal 882 a.C. al 842 a.C., con capitale Samaria. Furono re omridi:

 Omri
 Acab
 Acazia
 Ioram di Israele
Il ritrovamento di iscrizioni assire del IX secolo che ne menzionino l’esistenza è testimonianza
dell’importanza che la dinastia aveva raggiunto; in esse si fa riferimento al regno di Israele come alla
“terra della casa di Omri”.
Il loro successo dipendeva in gran parte dalla politica estera che conducevano, che determinò fino alla
sua fine il destino di Israele: essi sfruttarono l’espansione assira in Occidente, che consentì loro di
ampliarsi a settentrione e oriente, con una tecnica espansionistica che mescolava occupazione e
coalizione.
Sotto Acab, gli Omridi tentarono di proteggersi dalla minaccia assira coalizzandosi
contemporaneamente a Fenici ed Aramei; nel 853 a.C., tale coalizione finì per opporsi agli assiri. Alla
lunga però tale coalizione era destinata a disgregarsi: essa si sciolse a metà del IX secolo a causa dei
conflitti interni e delle pressioni esterne, preludendo alla caduta della casa di Omri per mano di Ieu,
capo dell’esercito.

La dinastia di Ieu (seconda metà IX – prima metà VIII secolo a.C.)


Ieu operò un radicale cambiamento in materia di politica estera, e così facendo assicurò alla sua
dinastia una durata straordinaria, di circa cento anni (847-747 a.C.): la sua strategia consistette nella
sottomissione al re assiro Salmanassar III, di cui si comprò il favore versandogli un tributo.
La politica di Ieu portò i suoi frutti in particolare quando, verso la fine del IX secolo, l’espansione assira
riprese con Adad-nirari: avendo alle spalle la potenza assira, il regno di Israele giunse alla fioritura
economica e politica con Ioas e Geroboamo II. Il modello di Ieu risultò vincente al punto tale che,
secondo alcuni rinvenimenti archeologici, vi si rifecero anche gli aramei.
Appartennero a tale dinastia:

 Ieu
 Iocaz
 Ioas
 Geroboamo II
 Zaccaria

La fine del regno (seconda metà VIII secolo a.C.)


La fine di Israele coincise con la fine della dinastia di Ieu, provocata da Sallum, che tuttavia regnò per un
mese scarso, in seguito al quale si generò una situazione di generale disordine, motivato dal cambio di
governo al trono dell’Assiria, che aveva suscitato tra gli israeliti il dibattito sulla convenienza o meno
di continuare a versare il tributo, o se piuttosto tentare di rovesciare il governo assiro in una tale
situazione di vuoto di potere.
 Per qualche tempo governò su Israele il re Menechem (747-738 a.C.), che continuò la politica
della dinastia precedente.
 Il figlio e successore Pelachia venne nuovamente spodestato con la forza
 Si insediò al trono un nuovo contendente, Pekach

Durante il regno assiro di Tiglat-Pileser III


Si costituì nel 734 a.C. una coalizione anti-assira in Siria e Palestina, alla quale aderì Israele, ma non
Giuda; nello stesso periodo si venne a creare una situazione di instabilità, data dalla presenza di
numerosissime coalizioni e alleanze, che Israele sfruttò nel tentativo di estendere fino a Giuda il suo
dominio (guerra siro-efraimita).
Tuttavia, il dominio Israeliano venne diminuito dalle conquiste del re assiro Tiglat-Pileser III, che
conquistò la Samaria e impose come nuovo re Osea.

Durante il regno assiro di Salmanassar V


Osea, alla morte del re assiro, si rifiutò di pagare il tributo, e la Samaria venne riconquistata una
seconda volta da Salmanassar V alla fine dell’VIII secolo a.C.

Da questo momento in poi, Israele diveniva provincia assira.


In seguito, le popolazioni della zona rimasero nel territorio, riconoscendosi ora come Israeliti, ora come
Samariani, ora come Giudaiti: i contatti con il regno di Giuda, infatti, accomunato a Israele dalla lingua
e dal culto in YHWH, dovettero aumentare più che diminuire.
Il regno di Giuda
Il regno di Giuda, pur essendo nato contemporaneamente a quello di Israele, si è sviluppato più
lentamente ed è sopravvissuto per 130 anni dopo la fine del regno del nord, pur resistendo sempre
all’ombra di altre potenze:

 Regno di Israele
 Regno assiro
 Regno d’Egitto
 Regno neobabilonese
Esso visse i suoi periodi migliori nella condizione di stato-vassallo, dal momento che il versamento dei
tributi conferiva al regno sicurezza in politica estera e permetteva lo sviluppo interno in termini di
produttività economica e politica.
Al contrario, nella misura in cui il regno di Giuda si apprestava a pretendere per sé una maggiore
autonomia politica, crescevano le contromisure delle grandi potenze, per sconfiggere le quali a Giuda
mancavano i mezzi concreti.

La storia religiosa
Anche dal punto di vista della fede, il popolo di Giuda rappresentava uno stato satellite: condivideva
con Israele la fede in YHWH, ma non costituiva l’unica divinità; alla divisione geopolitica
corrispondeva una divisione religiosa legata a manifestazioni locali di fede nello stesso dio, fenomeno
per la verità diffuso in tutto l’Oriente antico. Come per Israele, lo scambio di divinità con popolazioni
circostanti era continuo:
- Le immagini provenienti dai culti egizi portano a quelli semitici a una tendenza alla
solarizzazione
- Dall’Assiria provengono elementi astrali e lunari

Nella tradizione biblica non solo le popolazioni israelitiche si fusero con quelle
giudaite, ma il nome di Israele passò a Giuda, così da divenire l’esempio classico del
popolo di Dio, che ascolta l’unico Dio, fuori dal quale non ve ne sono altre.

È da questa prospettiva che vengono presentate e giudicate le circostanze politiche e storico-religiose


dell’epoca monarchica, come si può vedere soprattutto nell’esempio di Ezechia, Manasse o Giosia: il
criterio teologico per la rappresentazione viene dalla Legge giudaica, che ha assunto la sua forma
attuale solo dopo la caduta di Giuda.
Gli inizi del regno (X secolo a.C.)
Il sud della Palestina si sviluppò successivamente al nord; la Bibbia stessa non sembra sapere molto
degli inizi del regno. A Salomone succedette il figlio Roboamo, durante il cui regno si dovette svolgere la
campagna di Sheshonq (X secolo).

La prima metà IX secolo a.C.


In generale, al tempo degli Omridi il regno di Giuda sembra rappresentare un partner di rango
chiaramente inferiore all’interno della coalizione con il regno di Israele, ma comunque un alleato in
chiave antiassira.
Negli estratti degli annali contenuti nei libri dei Re, si ripete costantemente che vi era un continuo stato
di guerra tra Giuda e Israele, che talvolta dovettero coinvolgere anche gli Aramei; una delle cause
potrebbe essere individuata nei confini (si discuteva sull’appartenenza all’uno o all’altro della regione di
Beniamino, di importanza strategica ed economica); conflitti analoghi potrebbero aver interessato le
popolazioni dei Filistei e degli Edomiti. In generale, la situazione di conflitto sembra essersi placata
all’epoca degli Omridi; negli annali, infatti, si nota esplicitamente che regnò la pace tra Giosafat e il re
di Israele, le cui casate si riunirono probabilmente anche per mezzo di legami matrimoniali.

La seconda metà IX – prima metà VIII secolo a.C.


Con l’ascesa della dinastia di Ieu in Israele, invece, si voltò pagina anche in Giuda: le alleanze furono
accantonate, e questo comportò la possibilità per Giuda di guadagnare autonomia politica, benché per
un primo momento si abbiano notizie di scontri con i vicini e violenti cambi di monarca, che lasciano
trasparire un percorso politico accidentato, forse causato proprio dal distacco da Israele.
Successivamente, la situazione sembra stabilizzarsi, ipotesi avvallata dai ritrovamenti archeologici che
testimoniano l’intensificazione dei commerci dell’olio e dei tessuti, insieme con il succedersi di lunghi
regni:

 Ioas
 Azaria
 Amazia/Ozia
 Iotam
La seconda metà VIII secolo a.C. – prima metà VII secolo a.C.
1. Acaz (741-726)
Le turbolenze politiche di questo periodo, che causarono a Israele la fine del regno, furono superate da
Giuda grazie alla lungimiranza politica del re Acaz di Giuda, che, seguendo l’esempio di Ieu, iniziò a
versare il tributo al re assiro Tiglat-Pileser III.
Acaz è il primo re di Giuda ad essere menzionato nelle iscrizioni assire.

2. Ezechia(725-697 a.C.)
In seguito, salì al potere Ezechia, figlio e successore di Acaz. Sotto di lui:
- venne popolata e fortificata la collina occidentale di Gerusalemme, probabilmente a causa del
gran numero di profughi provenienti dal nord.
- venne intrapresa la costruzione di un acquedotto
- dalle fonti archeologiche sembra ipotizzabile una certa crescita economica e territoriale
- si registra l’interruzione del pagamento del tributo, forse in conseguenza della morte del re
assiro Sargon II nel 705 a.C.
Questa decisione del re giudaico comportò la risposta dell’esercito assiro, che nel 701 a.C.
represse la rivolta giudaica sotto il comando del re Sennacherib (705-681 a.C.), arrivando a
conquistare Lachish, importante centro amministrativo. Ezechia non ne uscì indenne, poiché
parte della popolazione venne deportata, e il regno ridotto alla sola Gerusalemme.

La tradizione biblica ha riletto gli episodi interpretando la scelta del re assiro di


risparmiare Gerusalemme come un segno della vittoria di YHWH e del profeta
Isaia.

3. Manasse(696-642 a.C.)
Si trattò in definitiva di un periodo sereno e buono si pagava il tributo all’Assiria, e si contribuiva
militarmente con l’invio di truppe. Il re di Giuda per questo periodo fu Manasse, che rimase al trono per
quasi mezzo secolo.

Nella tradizione biblica, questo periodo di splendore ha fruttato al re la fama di


essere un corrotto adoratore di divinità.
Le tracce archeologiche risalenti a questo periodo testimoniano un’espansione verso sud e uno sviluppo
della città simile a quello delle città filistee della Sefela.
La seconda metà del VII secolo a.C.
Intorno al 630 a.C. morì Assurbanipal, circostanza che probabilmente favorì:
- la maturazione della decisione di separarsi dall’Assiria e di restaurare il tempio di
Gerusalemme, allontanandone gli emblemi del potere assiro.
- gli interessi dell’Egitto, che iniziò a estendere il suo influsso sulla Palestina.
In Giuda, finirono per prevalere le forze antiassire, al punto che si arrivò al colpo di stato durante il regno
del successore di Manasse, Amon (641-640 a.C.)

4. Giosia (640-609)
si insediò quindi al potere Giosia, il cui regno durò fino alla fine del VII secolo (609 a.C.). Vanno forse
attribuite a Giosia anche alcune acquisizioni territoriali risalenti a quest’epoca ed operate a sud, cui la
Bibbia fa riferimento.

609 a.C.
Finisce il potere assiro

Egiziani
Nel 609 a.C. il faraone Necao II marciò verso Harran, a
Medi e Babilonesi nord della Siria, per abbattere quello che rimaneva
Nel 614 a.C. si creò una coalizione tra Medi e Babilonesi, dell’originario stato assiro e assicurarsi il predominio
che contribuì alla conquista di Assur e di Ninive (città sulla Palestina, frenando le mire espansionistiche
della residenza reale assira. babilonesi. In questa occasione, Giosia prese l’avventata
decisione di andargli incontro; venne ucciso dal faraone e
l’Egitto conquistò il regno.

L’ambasceria di Giosia a Necao II è stata riletta dalla tradizione come il tentativo di


non venire sottomesso da popolazioni politeistiche, attribuendogli pertanto una
morte per fede.

Nel 605 a.C., Nabucodonosor II sconfisse gli Egiziani nella battaglia di


Karkemish
La fine di Giuda (597-587 a.C.)
La prima deportazione
Nel frattempo, a Giuda si discuteva se sostenere l’Egitto o Babilonia, Unitosi al partito filoegiziano,
Ioiakim, re di Giuda insediato da Necao II dopo la morte di Giosia, si ritrovò a dover affrontare
Nabucodonosor nel 597 a.C., il quale si diresse a Gerusalemme. In questa occasione la città venne
conquistata, e parte della popolazione appartenente alla classe dirigente giudaica, tra cui il figlio di
Ioiakim, Ioiakin, venne presa e deportata a Babilonia.

La seconda deportazione
In Giuda venne eletto nuovo sovrano re Mattania/Sedecia, che, sperando come i predecessori nell’aiuto
egiziano, si rifiutò per la seconda volta di pagare il tributo a Babilonia. Ne conseguì una seconda e più
severa spedizione di Nabucodonosor II a Gerusalemme, in seguito all’espugnazione della quale, nel
587, la città venne completamente saccheggiata e bruciata, mentre la popolazione venne in larga parte
deportata. Finiva così il regno di Giuda.

Dopo la fine di Giuda


Dopo la fine del regno di Giuda, venne istituito un governatorato locale con sede a Mispa e guidato da
Godolia, sostenitore del partito filobabilonese che e fedele vassallo del governo di Babilonia. Pare che
suo consigliere sia stato il profeta Geremia; entrambi pagarono con la vita la loro fedeltà al sovrano
orientale, poiché mentre Godolia fu assassinato da una rivolta giudaita, Geremia sembra essere stato
deportatp in Egitto. Al termine dell’esperimento del governatorato, il regno di Giuda fu
definitivamente ridotto a provincia babilonese.
Le due province
Samaria e Giuda
Con il passaggio dal dominio neoassiro ed egizio a quello neobabilonese, Samaria e Giuda divennero
entrambe province babilonesi all’inizio del VI secolo a.C.
Nel 539 a.C. la città di Babilonia venne conquistata da Ciro II, re di Persia appartenente alla stirpe degli
Achemenidi: in questo modo, Samaria e Giuda divennero parte del gigantesco dominio persiano. Sotto
Cambise (530-522) e Dario I (522-486) il regno persiano annetté l’Egitto e il vicino Oriente, arrivando
a sopravvivere fino al 336 a.C., anno in cui Dario III fu sconfitto da Alessandro Magno.
Con i successivi disordini e le lotte tra diadochi, le province di Samaria e Giuda finirono sotto il dominio
macedone nel 331 a.C.

Le due province sotto la dominazione babilonese


Del periodo trascorso sotto il dominio dei Persiani abbiamo pochissime notizie: è probabile che, viste le
rapide scorrerie operate dai babilonesi per sottomettere i territori al loro potere, ci sia stato un ritorno
alla normalità piuttosto immediato:
- la distruzione del principale luogo di culto a Gerusalemme dovette essere compensata dalla
presenza di altri luoghi di culto altrettanto attivi e frequentati
- la perdita di autonomia politica e l’occupazione progressiva di territori da parte dei popoli
vicini dovettero essere ben sopportate, sulla base delle informazioni che ricaviamo dai
ritrovamenti archeologici

Le due province sotto la dominazione persiana


È probabile che, alla luce delle considerazioni appena fatte, anche il passaggio da dominazione babilonese
a persiana non abbia rappresentato una cesura significativa.
- I centri politici ed economici che interessavano ai persiani si trovavano sulla costa
- L’entroterra samaritano-giudaita aveva importanza strategica, ma non abbiamo materiale
significativo della presenza persiana se non da metà del V secolo a.C.: a partire soprattutto da
Dario I, i Persiani intervennero in modo incisivo nella struttura politica delle regioni
sottoposte; in particolare, Samaria e Giuda ottennero lo statuto di province della satrapia del
Transeufratene, sottoposte rispettivamente al governo di un governatore locale e di un satrapo.
- La lingua amministrativa del dominio persiano in occidente era l’aramaico, che nelle province
di Giuda e Samaria arrivò a sostituire l’ebraico, il quale rimase unicamente lingua delle scritture
- Il sistema delle comunicazioni era efficientissimo, per permettere una circolazione di posta
estremamente funzionale
- L’introduzione della moneta contribuì allo sviluppo economico

Nella visione biblica, il 539 a.C. è divenuta data sacra, dal momento che
l’espugnazione di Babilonia da parte di Ciro II viene letta come la trasformazione del
giudizio di Dio in salvezza per “Israele”, che consiste nel ritorno alla situazione
preesilica. Basandosi sul testo biblico, pertanto, sembrerebbe ipotizzabile un tentativo
di restaurazione monarchica sotto Dario I, che tuttavia non si verificò mai.
Al di là delle conoscenze generali, pochissimi fatti storici rilevanti ci sono noti per questo periodo, ad
eccezione della ricostruzione del tempio di Gerusalemme sotto Dario II (424-404 a.C.), che venne
concesso forse in virtù della strategicità del luogo; parallelamente venne costituito un nuovo centro
religioso per la Samaria, sul Garizim di Sichem.

La tradizione associa la ricostruzione del tempio di Gerusalemme ai nomi di


Sesbassar, Zorobabele e Giosuè, benché dal punto di vista storico la loro collocazione
sia molto complessa, tanto più che nel libro di Esdra sono considerati responsabili
della ricostruzione solamente gli anziani dei Giudei, cioè i Giudaiti
Alla ricostruzione delle mura cittadine di Gerusalemme è invece legata la figura di Neemia,
coppiere giudaita di Artaserse I, inviato a Gerusalemme, forse in connessione con alcuni disordini
verificatisi in Egitto e in altre regioni e che turbavano il regno persiano, allora impegnato nelle
guerre contro la Grecia.

Anche la missione di Neemia ha lasciato tracce nella tradizione biblica, sulla base
della quale viene a lui attribuita anche un’intensa opera di rinnovamento politico,
sociale e religioso; il titolo di “governatore di Giuda”, che ottiene dal sovrano
persiano, gli viene concesso affinchè adempia la sua missione verso Dio, che
consiste nella difesa del territorio dalla Samaria e dagli altri vicini; alla sua figura
sembra legata quella di Esdra, inviato dal re persiano per diffondere la torah.

Di questa lettura sembra verosimile, su base archeologica, l’invio di messaggeri


quali mandati dell’autorità persiana nelle regioni di Giuda e Samaria, allo scopo di
svolgere compiti di natura amministrativo-istituzionale; tuttavia non c’è menzione
della diffusione del messaggio della torah quanle finalità della missione, criterio
ideologico su cui, al contrario, sembra imperniato il tentativo di rifondazione del
giudaismo affidata ai libri di Esdra e Neemia.
La diaspora
Accanto alle due province, divennero sempre più importanti i singoli insediamenti giudaiti al di fuori
della madrepatria, nella diaspora babilonese ed egiziana: porzioni di popolazione deportate a Babilonia
crearono comunità etniche residenti e si adattarono alla diaspora, le quali, stando alle fonti dimostrano di
aver raggiunto un alto grado di integrazione economica e giuridica, benché senza mai arrivare al
rinnegamento della propria identità giudaica. Una situazione analoga è attestata anche per la zona di
Elefantina sul Nilo, dove era presente una guarnigione giudaita, dotata di un proprio tempio dedicato a
YHWH, successivamente distrutto dagli egiziani e dai persiani nel 410 a.C.
In generale, sono attestati contatti intensi con la madrepatria per via epistolare, ma non veri e propri
flussi migratori di ritorno.

Diversamente vorrebbe la tradizione biblica, che registra una grande ondata di


ritorni, storicamente inverosimili, da parte del popolo di Israele nel suo complesso.

Nb. La nascita del Giudaismo biblico


Nei documenti provenienti dalla diaspora babilonese o da quella egiziana non si trova alcuna traccia di
Giudaismo biblico: al contrario, le condizioni religiose e giuridiche della guarnigione giudaita a
Elefantina, ad esempio, non hanno nulla a che fare con la tradizione biblica.
Non sappiamo nulla sui circoli che furono portatori della tradizione biblica; devono essere appartenuti
all’elite istruita degli scribi e dei sacerdoti, i quali venivano formati nel sistema ufficiale scolastico, o
nelle famiglie degli scribi, ma che sembra abbiano preso interiormente le distanze dalla classe
dominante della molteplicità culturale e religiosa.
È e rimane un rebus cercare di capire dove questa tradizione sia nata e trasmessa, chi ne fosse
responsabile e in che modo, in epoca ellenistica, sia diventata tradizione religiosa dominante, sia nel
Giudaismo palestinese, sia nella diaspora babilonese ed egiziana.
Quello che si vede è solo il risultato, cioè il giudaismo biblico, che successivamente è stato proiettato
nella storia di Israele, dalla creazione all’esilio, oltre che nella storia a essa collegata delle province di
Samaria e Giuda in epoca persiana
Il regno asmoneo
Con la fine della dominazione persiana, le province di Samaria e Giuda passarono sotto il potere dei
macedoni. Da questo momento in poi, la regione di Giuda assunse il nome di Giudea.
Ancora una volta, le due province divennero il pomo della discordia tra Tolemei e Seleucidi, che si
contendevano l’eredità di Alessandro; l’esposizione all’influsso delle casate regnanti di origine ellenistica
accelerarono il processo già in atto da tempo di ellenizzazione della Palestina, a cui sono connessi
alcuni fenomeni quali:

 L’aumento demografico
 Lo sviluppo economico
 Il ripopolamento di antiche città
 La fondazione di nuovi insediamenti
Tutte queste forme di rinnovamento condussero inevitabilmente all’insorgere di fratture e
ristrutturazioni sociali; in un primo momento, entrambe le province mantennero il loro statuto giuridico,
riunite sotto la regione amministrativa di Celesiria (Siria e Fenicia), a sua volta suddivisa in eparchie.
Nel II secolo a.C. la Giudea ottenne l’indipendenza politica in seguito alla rivolta maccabaica, che
portò alla creazione del Regno asmoneo; esso sopravvisse prima sotto i seleucidi e poi sotto i romani,
fino alla morte di Agrippa II (fine I secolo a.C.)

Sotto i Tolemei (prima metà del III secolo a.C)


Nel 301 a.C. Tolemeo I prese Gerusalemme, deportando parte della popolazione e reggendo il paese con
durezza dai suoi successori. Molti giudei vennero gettati in povertà, e probabilmente vennero a contato
con i principali oppositori della dominazione straniera, cioè i seguaci del giudaismo biblico. Le
fratture sociali che si crearono tra sostenitori e oppositori del dominio tolemaico indussero alla
formazione di partiti.

La storia religiosa
Sembra che in generale i Tolemei si siano interessati poco degli affari religiosi, ma che comunque
introdussero il culto personale del sovrano; in questa epoca, il Giudaismo biblico doveva aver iniziato
a guadagnare terreno. Nel corso dell’epoca ellenistica, infatti, si sviluppò una prospera comunità
giudaica, che non gestiva un tempio, ma una sinagoga, e che iniziò a tradurre in greco la Bibbia. Ma,
ancora nel II secolo a.C., non sembra che gli scritti biblici avessero un alto grado di diffusione.
Sotto i Seleucidi (seconda metà del III – prima metà II secolo a.C.)
Si accresce l’ellenizzazione del Giudaismo.
Antioco II (223-187 a.C.) si assicurò l’appoggio di ampie porzioni della classe dirigente di Gerusalemme
attraverso la concessione di privilegi fiscali, facendo in modo che propendessero per lui piuttosto che
per i Tolemei.
Non fu però possibile evitare gli scontri tra fazioni filotolemaiche e filoseleucidiche, cui si giunse
anche a causa del conteso ruolo di Sommo sacerdote di Gerusalemme. Pertanto, sotto Seleuco IV (187-
175 a.C.), venne introdotto un custode dei templi di Celesiria e Fenicia, forse per arginare le rivolte di
natura religiosa.
Nel frattempo, alcune circostanze di politica estera misero in difficoltà il potere seleucide, con la
conseguente creazione di un vuoto di potere in Giudea, dove i conflitti vennero inasprendosi: sotto
Antioco IV (175-164 a.C.), tale conflitto portò alla deposizione del Sommo sacerdote Onia III, che non
proveniva dalla linea dei Sadochiti4.
In politica estera, Antioco IV intraprese campagne militari contro l’Egitto che fecero riprendere
nuovamente anche a Gerusalemme lo scontro tra Giasone e Menelao5, tanto che l’esercito fece più
volte irruzione a Gerusalemme. Gerusalemme venne ridotta a colonia militare ellenistica e venne
eretto un altare per consacrare la città a Zeus.

Tale comportamento venne bollato dal Giudaismo biblico come un sacrilegio. Nella
visione di una famiglia sacerdotale tradizionale, l’allontanamento dei Saddochiti
costituiva senza dubbio un sacrilegio che sovvertiva l’ordinamento sociale; ma
l’occupazione arbitraria della carica da parte di seguaci della riforma ellenistica,
che si procacciavano potere politico e vantaggi economici ricorrendo a mezzi
equivoci fu la goccia che fece traboccare il vaso.

La rivolta maccabaica
Un così forte interesse per l’imposizione di un determinato modello culturale va forse spiegato sulla base
degli immensi interessi politici ed economici che erano direttamente legati al culto. Per questo, le
principali fazioni che si opposero, furono motivate principalmente proprio da tali interessi:

 La parte dei Tobiadi legata ai Tolemei si trasferì in Transgiordania

4
Sadoc fu sommo sacerdote israelita al tempo dei re David e Salomone. Alla morte di David, Sadoc
intervenne nella lotta per la successione al trono schierandosi dalla parte di Salomone contro Adonia,
sostenuto da Abiatar. La vittoria di Salomone fu anche la vittoria di Sadoc, che rimase unico sommo
sacerdote.
Pertanto, fu considerato il capostipite delle famiglie sacerdotali di Gerusalemme (sadochiti) nel
periodo postesilico; nella tradizione, è a loro attribuita l’introduzione di riforme decisive, che
dovevano trasformare Gerusalemme in una polis greca.
5
Menelao: sommo sacerdote giudaico (172-163 a. C.), imposto agli Ebrei da Antioco IV Epifane di
Siria che intendeva, valendosi di lui, ellenizzare la Giudea.
Giasone: Fratello del sommo sacerdote Onia III. Ben diverso dal fratello, che difese la libertà religiosa
e il carattere sacro del tempio di Gerusalemme, Giasone comprò da Antioco IV la dignità del sommo
sacerdozio, promettendo quasi 400 talenti d'argento e impegnandosi a ellenizzare Gerusalemme
 Gli Oniadi, appartenenti alla stirpe dei Sadochiti e imparentati con i Tobiadi, fin dalle origini
legati ai Tolemei, avevano temporaneamente cambiato
schieramento intorno al 200 a.C., ma si allontanarono di nuovo sotto Antioco IV
 la famiglia di Mattatia e dei suoi figli (stirpe di Ioarib), unita alla famiglia di Asmon, chiamò
alla lotta armata contro Antioco IV. Come condottiero della campagna si distinse un certo
Giuda Maccabeo, il cui appellativo venne poi usato per indicare tutti i rivoltosi partecipanti.
Si deve ritenere che i rivoltosi fossero tra i perdenti della politica di potere e fiscale filoseleucidica, e
che insorsero per questo.

Inoltre, come emerge dalle fonti letterarie, la rivolta maccabaica si servì della
retorica religiosa del Giudaismo biblico e condusse la lotta in nome del Dio biblico e
della sua Legge, sia che il Giudaismo biblico avesse già preso piede sotto i sacerdoti,
sia che lo si strumentalizzasse ai fini dell’insurrezione, rendendolo popolare. Da
questo momento in poi, l’accusa in virtù della quale si insorge è quella di aver fatto
penetrare elementi religiosi stranieri e aver abrogato la torah.
Nel 164 a.C. venne raggiunto lo scopo principale, ossia l’annullamento della riforma cultuale e la
ridedicazione del tempio; subito dopo, un Sadochita venne posto a ricoprire la carica di Sommo
Sacerdote. Da questo momento in poi, i diversi gruppi del giudaismo di epoca ellenistico-romana
assumono sempre più una fisionomia propria.
 Tornarono alla solita vita, accontentandosi del risultato ottenuto:
 i Sadducei: gran parte dei sacerdoti del tempio di Gerusalemme, capeggiati
da un partigiano di Antioco IV, e in seguito da un Sadochita
 i seguaci del Giudaismo biblico moderato (Farisei)
 Continuarono la loro lotta i Maccabei
 Si tennero lontani tanto dal sacerdozio quanto dalla lotta armata i pii, in attesa dell’intervento di
Dio. Alla loro cerchia appartiene la Comunità di Qumran, talvolta messa in collegamento con
gli Esseni: erano composti da raggruppamenti minori, sparsi per tutto il paese, che avevano
abbracciato una vita secondo le prescrizioni della torah mosaica, e per questo si dedicavano
allo studio e alla riproduzione di testi biblici e parabiblici, nonché alla composizione di alcune
opere. Le radici di questa comunità sono da ricercare nel III secolo a.C., e lo si può ritenere uno
dei gruppi portanti del giudaismo biblico.

La monarchia asmonea (134-63 a.C.)


Nella loro guerra contro i Seleucidi, i Maccabei avanzarono velocemente, conquistando porzioni di
Palestina. In seguito alla morte dell’ultimo sacerdote Sadochita, nel 152 a.C. fu confermato alla carica
di sommo sacerdote Gionata, fratello di Giuda Maccabeo; in questo modo, essi posero le fondamenta
del regno maccabaico-asmoneo.
I loro successori Giovanni Ircano I (134-104 a.C) e Aristobulo I (104-103 a.C.) rivendicarono la dignità
regale, fondando il regno asmoneo, che raggiunse la sua massima espansione territoriale sotto
Alessandro Ianneo (101-76 a.C.): per la prima volta dopo il 587 a.C. veniva ristabilito un regno sul
territorio giudaita, il cui dominio comprendeva all’incirca il territorio del grande regno davidico –
salomonico.
La monarchia asmonea divenne sempre più ellenizzata, benché facesse della lotta all’ellenizzazione del
giudaismo il suo vessillo:
 Insistenza sulla circoncisione
 Osservanza rigida della torah
 Distruzione del tempio di Garizim, concorrente Samariano di quello di Gerusalemme –
probabilmente appellandosi al criterio della centralizzazione del culto (cosa che, per la verità,
anziché annullare la comunità cultuale di Samaria, contribuì ad accrescerla, per via della
dispersione dei suoi membri)
Alcuni Farisei, irritati dalla riunificazione in una sola persona dell’autorità politica e di quella
religiosa, vennero perseguitati e uccisi. Pertanto, si cercò la conciliazione (secondo Flavio Giuseppe)
nella figura di Salomè Alessandra, vedova dei due re asmonei precedenti; essa concesse il sacerdozio a
uno dei due figli e l’autorità regale all’altro. Tuttavia, questo stratagemma non ebbe che l’effetto di
dare origine, in seguito alla morte della madre, a una lotta fratricida:
- In politica interna, sfruttando le controversie tra Farisei e Sadducei
- In politica estera, alleandosi Ircano II con Antipatro, governatore dell’Idumea e padre del futuro
Erode, e Aristobulo II con Scauro, inviato di Roma
Ma quando nel 63 a.C. intervenne il generale romano Pompeo ed espugnò Gerusalemme, questi
reinsediò Ircano II nella carica di Sommo sacerdote, senza tuttavia il titolo regale.
La monarchia erodiana (134-63 a.C.)
Dal 63 a.C. in poi, la Palestina si trovò sotto il dominio romano. Dal punto di vista amministrativo, essa
venne posta sotto il governatorato di Gabinio, che riportò ordine nella situazione e introdusse una
politica di restaurazione.
Continuò la rivalità tra i due fratelli, stavolta per cercare di accaparrarsi il favore di Roma, che in quel
momento si trovava divisa dalla guerra civile. I due, pertanto, si schierarono uno con Cesare e l’altro
con Pompeo; in seguito alla morte del quale, tuttavia, il loro futuro fu deciso unicamente dal dittatore, che
optò in favore di Erode il grande, suo alleato e figlio di Antipatro.
Erode era imparentato con la casa asmonea da parte di madre; nel 37 a.C. salì al trono, in qualità di
socius rex di Roma, governando su quasi tutta la Palestina, ad eccezione della Decapoli.
Dopo la sua morte, il regno venne diviso tra i figli e i nipoti, tra i quali uno solo, Agrippa I, ricevette
dall’imperatore Caligola l’intero territorio del nonno. Nel 6 d.C., però, la Giudea era stata trasformata
in un’unità amministrativa a sé stante, sottoposta alla giurisdizione di prefetti romani, con sede a
Cesarea.
Ad Agrippa I succedette Agrippa II nel 45 d.C.; tuttavia, gli furono assegnate unicamente le regioni
settentrionali, benché di fatto tutti i territori fossero ormai governati solo dai procuratori romani.
Dopo la morte di Agrippa II, tutti i territori della Palestina entrarono ufficialmente a far parte della
provincia di Siria e Giudea.

I territori della diaspora


In generale, benché la torah e le tradizioni bibliche venissero adottate come fondamento dell’identità
giudaica, l’ellenizzazione era ampiamente diffusa e progredita. Come gli Asmonei in Palestina, anche gli
Oniadi prestarono aiuto agli Egiziani dal punto di vista militare.
Tuttavia, benché poco si sappia della diaspora ellenistico-romana, sono registrate quasi dappertutto
agitazioni politiche sotto il dominio romano: si tratta dell’inizio dei disordini che sfoceranno nelle due
rivolte degli anni 66-74 e 132-135 d.C., propagandosi nel frattempo anche alla diaspora egiziana e
babilonese nel 115-117 d.C. Le due rivolte palestinesi vennero aizzate dagli Zeloti (fanatici), che
prendevano le distanze sia dai sacerdoti sadducei, sia dagli scribi e dai farisei, sia dai raggruppamenti
giudaici radicali come la comunità di Qumran, il movimento battista o quello gesuano, battendosi per la
rivolta nazional-religiosa nello stile dei Maccabei. La prima rivolta terminò nel 70 d.C. con la
distruzione del tempio di Gerusalemme, oltre alla persecuzione dei fuggiaschi e alla costruzione di un
tempio di Zeus al posto di quello di YHWH a Garizim.

La storia della religione


PARTE PRIMA
Il culto è l’aspetto pratico della religione. Il termine deriva dal latino colere, che è il verbo con cui si
definisce ogni tipo di servizio alla divinità.
La liturgia è legata ai luoghi e ai tempi definiti, si esprime in azioni e parole e richiede un personale
specializzato e appositamente formato
 I luoghi erano i templi, ritenuti la dimora della divinità, dove poteva aver luogo ed essere
praticato il rapporto con esse. Sugli altari (dei luoghi di culto, ma anche delle case private)
venivano eseguiti sacrifici di vittime che avrebbero nutrito la divinità e ne avrebbero garantito
il favore.
 Le immagini divine rappresentavano la presenza degli dei ed erano oggetto di venerazione.
 Le autorità religiose variavano a seconda dei livelli sociali (capofamiglia, capotribù, sacerdoti,
re). Le diverse classi erano tutte sottomesse al sovrano.

La religione israelitico – giudaitica (età preesilica)


Il culto in Israele e in Giuda non è documentato nel dettaglio. Dalle poche testimonianze archeologiche
di cui disponiamo, emerge che non doveva differenziarsi eccessivamente da quello dei vicini
dell’Oriente antico.
A differenza dei grandi regni dell’Asia Minore, Mesopotamia ed Egitto, Israele e Giuda erano costituiti da
città-stato, e di conseguenza anche le installazioni e le attività cultuali dovevano essere piuttosto
modeste; una situazione, pertanto, ben diversa da quella descrittaci dalla tradizione biblica, che
presuppone la storia di Israele e Giuda alla loro stessa formazione.
Nei piccoli stati siro-palestinesi, il culto si concentrava su una sola divinità/coppia divina/triade
formata da padre, madre, figlio (della quale probabilmente esistevano raffigurazioni iconografiche). In
Israele e Giuda, tale culto si declinava in quello di YHWH e la sua Asherah; impossibili da rintracciare
le origini di tale culto, che di per sé ricalcava un modello richiamante quello del dio meteorologico e che
solo in seguito assunse i tratti solari, astrali e lunari di genere egizio-fenicio. YHWH era il dio patrono
della dinastia e dello Stato, ma allo stesso tempo anche dio personale. Non è da escludere la presenza di
altre divinità minori venerate a livello familiare.
Una caratteristica che non può non saltare all’occhio è la totale assenza di testimonianze, in età
preesilica, di una tradizione letteraria scritta: potrebbe essersi trattata di tradizione orale, ma di certo i
resti sono entrati a far parte della Bibbia: molti di questi sono antichi rituali sacrificali, contenuti tanto
nel Pentateuco quanto negli Inni, nei Salmi, nei Proverbi, nei detti dei Profeti.
I tre livelli del culto
A livello sociologico, si distinguevano tre livelli di culto. Ciascuno di questi si differenziava per
dotazione e dimensioni, ma non nelle pratiche religiose o nelle concezioni teologiche:
1. Il culto statale, sovraregionale e gestito dal re, aveva luogo nelle sedi centrali quali il tempio, e
disponeva di un altare e di un clero stabile, costituito tanto da sacerdoti quanto da profeti
2. Il culto regionale, celebrato dalle famiglie e dalle federazioni tra clan, si svolgeva con un pasto
rituale dopo l’immolazione della vittima, eseguita in santuari collocati in regioni montuose e a
prescindere dalla presenza di altari. Non disponeva di un clero stabile.
3. Il culto privato, si svolgeva nelle case delle singole famiglie e nei clan.

Le cerimonie e le funzioni sacerdotali


I tempi del culto erano diversificati a seconda delle occasioni; al centro di tutti però c’era la pratica del
sacrificio, in quanto dono alla divinità, accompagnato da preghiere rituali diversificate a seconda
dell’occasione

 Culto quotidiano
 Culto festivo
In particolare, nelle sedi cultuali centrali si manteneva una certa rigidità nel rispetto delle pratiche
religiose:
- Sorveglianza delle zone sacre e della loro purità
- Mediazione con il divino esclusiva dei sacerdoti
- Mantenimento e consolidamento dell’ordinamento naturale e politico; per questo, il culto
ufficiale del tempio aveva ricadute anche sugli altri ambiti di devozione regionale e privata
Il Giudaismo biblico (età postesilica)
Il grosso della tradizione biblica proviene dall’opera degli scribi delle generazioni successive all’esilio
babilonese: essi hanno dato forma al Giudaismo biblico all’epoca del secondo tempio di Gerusalemme
(520 a.C.: - 70 d.C.), che divenne nel corso dei secoli una religione capace di resistere anche alla crisi del
culto intervenuta a seguito del 70 d.C.
Il merito di aver individuato la cesura storica che coincide con la nascita di questa religione è di
Wellhausen, veterotestamentarista che scoprì anche le differenze tra le due forme di culto, quella
preesilica e quella postesilica:
- Per quanto riguarda la concezione di Dio che ha determinato la storia del culto, sono stati i
profeti a introdurre la svolta.
- Nel culto stesso, la svolta è rappresentata dal Deuteronomio, e dal precetto ivi contenuto
secondo cui
 per Israele e Giuda può esistere solo un santuario centrale, nel quale vengono
offerte le vittime e YHWH viene adorato (unità del culto)
 Restano lecite immolazioni a livello locale solo a certe condizioni: pertanto, tale
unità cultuale preclude il culto personale e regionale: vengono così eliminate
anche le manifestazioni locali della divinità stessa (unità del regno)
 All’unicità del luogo di culto corrisponde l’unicità della divinità di YHWH
(purità cultuale)
Questi principi di unità fungono da presupposto per la legittimazione della tradizione sacerdotale, la cui
regolamentazione è contenuta nel Pentateuco: il racconto viene proiettato nel passato, al tempo
dell’esodo, e trova giustificazione nella costruzione della tenda del convegno. Nella bibbia, la creazione
di santuari corrisponde al coronamento dell’opera creazionale di YHWH.
Pertanto, l’attribuzione di determinati elementi fondativi del Giudaismo biblico all’età preesilica
(l’esistenza di un unico tempio; l’unicità dell’unico Dio) è da ricondurre a un preciso programma
teologico: prove chiare dell’applicazione e dell’esistenza di tale programma ci sono date dalla comunità
di Qumran, dal tempio di Gerusalemme e di quello di Garizim. Il Giudaismo biblico si è sviluppato in
età postesilica, ma accanto e parallelamente alla forma di giudaismo preesilico che veniva storicamente
praticato dalle popolazioni delle monarchie di Israele e Giuda: quello che il testo biblico racconta è una
rilettura della storia a posteriori da parte di una teologia successiva, che cerca di inquadrare
all’interno del suo programma i fatti storici.
La religione giudaica
Il riconoscimento generale venne ottenuto dalla Legge in maniera definitiva solo con la distruzione
del secondo tempio di Gerusalemme: il giudaismo era percorso internamente da varie correnti, solo
alcune delle quali riconoscevano l’autorità della Legge biblica. La costituzione di questi gruppi
differenziati fu sicuramente incentivata da circostanze esterne, principalmente i conflitti politici esplosi
in seguito alla ricostruzione del tempio di Gerusalemme, che culminarono nella radicale riforma di
ellenizzazione del culto sotto Antioco IV: contro tali misure si sollevò la resistenza dei Maccabei, che
con la loro lotta armata riuscirono ad ottenere l’abrogazione della riforma. Sullo sfondo degli scontri,
conclusisi nella seconda metà del I secolo a.C., rimaneva sempre la contesa per la carica di Sommo
sacerdote del tempio.
Iniziarono quindi a delinearsi le prime fazioni:
- I Sadducei
- I Farisei
- I Maccabei
- La comunità di Qumran
- I primi cristiani: il loro iniziale orientamento religioso e di vita pratica fu interno al Giudaismo e
strettamente legato all’attività del tempio di Gerusalemme. In seguito alla morte di Gesù, i
cristiani si distaccarono progressivamente dal Giudaismo, con cui tuttavia continuavano a
mantenere un certo legame in un primo momento. Il distacco vero e proprio si ebbe nel momento
in cui ci si accorse che il Vangelo era in concorrenza con la Legge dei Giudei, soprattutto per il
fatto di essere rivolto a tutti i popoli. Pertanto, del culto rimasero le concezioni teologiche e le
forme, accolti come immagini e simboli nella cristologia
La tradizione biblica
PARTE SECONDA

Le premesse
La tradizione biblica non è nata con Israele e Giuda, ma presuppone la cultura israelitico-giudaita: ciò
significa che, nei suoi resti letterari all’interno dell’Antico Testamento, la tradizione biblica assunse da
essa costumi, conoscenze ed eredità degli scribi di corte.
Pertanto, la tradizione biblica è debitrice a quella israelitico-giudaita per quanto riguarda il nucleo
tematico e stilistico della letteratura della Bibbia, ma allo stesso tempo la cultura israelitico-giudaita è
debitrice a quella biblica per quanto riguarda la sopravvivenza di tale nucleo: senza la seconda, la
prima avrebbe subito, molto probabilmente, le sorti delle culture delle popolazioni dei loro vicini, in
attesa di qualche esigua scoperta archeologica.
La transizione dall’una all’altra tradizione non è spiegato né spiegabile storicamente; tuttavia,
basandosi su resti epigrafici e letterari, si può comunque tentare di individuare le tappe che prepararono
il terreno al suo sviluppo, benché senza collocarle specificamente nel tempo o in un unico e
onnicomprensivo ordine cronologico.
Il processo di transizione alla tradizione biblica si compì in fasi che vanno dai profeti (dalla fine del VIII
secolo agli inizi del VI), per poi includere anche tutte le altre aree della letteratura biblica, dalla
narrativa, al diritto, al culto, ai salmi e alla sapienza.

Gli scribi e le scuole scribali


In Israele e in Giuda, come in tutto l’Oriente antico, la pratica della scrittura si è sviluppata in
funzione della monarchia: l’economia di corte e del tempio, nonché il commercio, rendevano necessaria
la costituzione di un apparato burocratico formato, costituito da:
- Sacerdoti e profeti
- Scribi
- Militari
- Giuristi
Tra i compiti degli scribi vi erano la contabilità, la corrispondenza, la redazione, la registrazione,
l’archiviazione di documenti politici, giuridici, economici, religiosi e letterari. Vi sono molti indizi che
fanno pensare all’esistenza di scuole costituite ad hoc per la formazione di tali funzionari; benché
esistessero, allo stesso tempo, anche famiglie specializzate all’interno delle quali il sapere scribale veniva
tramandato di generazione in generazione. In entrambi i casi, veniva impartita la formazione più ampia
possibile, non solo i rudimenti dell’alfabetizzazione.
Gli aspiranti scribi, perciò, acquisivano dimestichezza con la tradizione della letteratura, con la loro
cultura, educati a un atteggiamento corretto verso sé stessi e gli altri: i contenuti di tale insegnamenti
venivano poi raccolti all’interno della cosiddetta sapienza. Gli scrivi di professione sono attestati in età
preesilica e postesilica, di molti abbiamo i nomi.
È difficile valutare il livello dell’impatto di tali strutture formative a livello sociale, e allo stesso tempo
è complesso valutare fino a che punto esse abbiano contribuito a formare circoli più ampi della classe
superiore, come le fasce del commercio e del diritto; sicuramente, in generale, le competenze di cui gli
scribi disponevano rimasero in mano a una cerchia ristretta di individui.
Nella Bibbia stessa e nella letteratura di influenza biblica si testimonia che gli scribi hanno annotato,
copiato o addirittura composto i libri biblici; e ciò sorprende, non solo perché non abbiamo altre
fonti che ci attestino tale origine compositiva, ma anche perché in molti passi della Bibbia vengono
espresse idee, posizioni e opinioni contrastanti con quelle dell’istituzione regnante, se non addirittura
in aperta opposizione con esse, cioè con la monarchia e il tempio in epoca preesilica e con le élite del
paese in età postesilica; cosa difficile da comprendere, se si considera che il contesto di formazione di tali
scribi era proprio rappresentato dall’organismo statale. Si può allora ipotizzare che gli autori e i copisti
dei libri biblici fossero uomini che, pur provenendo sicuramente dalle scuole per scribi e dall’alta
burocrazia, ne avevano preso le distanze, almeno interiormente, se non anche esteriormente in modo più
esplicito. Anche sulla base delle scoperte archeologiche condotte negli archivi di Elefantina e Qumran si
può arrivare alla medesima conclusione:
 Elefantina: né gli archivi comunali né quelli privati contengono alcun riferimento ai libri
biblici; al contrario, la letteratura che vi si leggeva sembra che fosse limitata alla versione
aramaica di uno scritto sapienziale non israelitico e che ha lasciato le sue tracce nel libro
apocrifo di Tobia.
 Qumran: contrariamente ad Elefantina, a Qumran sono stati numerosi i rinvenimenti di testi
biblici, frutto della copiatura e della produzione anche autonoma da parte della comunità lì
risiedente: si trattava però, appunto, di una comunità giudaica separatasi dal culto centrale del
tempio di Gerusalemme, e tale impianto della comunità confermerebbe l’ipotesi in base alla
quale la composizione di libri biblici seguiva strade talvolta marginali di intellettuali
separatisi dall’autorità centrale del popolo ebraico.
La scrittura e i materiali scrittori
L’alfabeto
Nel corso della I metà del I millennio a.C., gli scribi si servivano della scrittura ebraica antica: si
trattava di una variante locale della scrittura fenicia, sviluppatasi nel passaggio da età del bronzo a età
del ferro (1200 a.C. circa). Si trova impiegato, nella sua più antica attestazione, sulla stele del re moabita
Mesha (IX secolo), mentre la sua prima attestazione a Giuda e Israele è testimoniata a partire dal VIII
secolo a.C.
Successivamente, venne sostituita nella II metà del I millennio a.C. dalla scrittura aramaica
quadrata, sviluppo della variante aramaica antica dell’ebraico. La maggior parte dei manoscritti più
antichi a noi pervenuti sono scritti con questo sistema alfabetico. Tuttavia, testimonianze del fatto che
l’ebraico antico non venne totalmente abbandonato si hanno dai ritrovamenti monetari, pochi
rinvenimenti di manoscritti e iscrizioni di vario genere.

I supporti scrittori
La scelta del materiale dipendeva dai fini per cui si scriveva; materiali non deperibili (e generalmente più
pregiati) venivano impiegati per la realizzazione di iscrizioni destinate al lungo termine, e viceversa.
Principali materiali scrittori adottati:

 Pietra  impiegata per monumenti (soprattutto funebri)


 Argilla  impiegata per mezzo della pratica dell’iscrizione sul materiale ancora fresco, previa
cottura, oppure su materiale già cotto (simile al graffito). Generalmente venivano impiegati ai fini
della corrispondenza e della contabilità gli ostraka, pezzi di argilla.
 Legno  usato per scrivere testi dettati o appunti, generalmentedopo essere stato cosparso di
cera
 Metallo  impiegato per mezzo di iscrizioni, che tuttavia avevano prevalentemente fini
decorativi
 Papiro e cuoio  a partire dalla II metà del I millennio a.C., erano adatti sia per testi di uso
quotidiano che per testi destinati a durare più a lungo, scritti con l’inchiostro e impostati su
rotoli, cui venivano aggiunti o incollati altri fogli, suddivisi in colonne e righe che erano tracciate
all’occasione dagli scribi e riempiti con lo scritto; sono i materiali su cui venivano trasmessi i
libri biblici (successivamente sarà seguito dalla pergamena)
Non ci sono pervenuti manoscritti biblici di epoca preesilica. I più antichi che conosciamo sono i
frammenti del mar Morto, risalenti al periodo che va dal III secolo a.C. al I secolo a.C. e generalmente
scritti su cuoio.
Testimonianze scritte prebibliche
Si sono conservate solo poche testimonianze della cultura scritta israelitico-giudaita, tra cui:

 le iscrizioni in ebraico e aramaico presenti dentro e fuori dalla Palestina


 i rari relitti che hanno trovato accoglienza nella tradizione biblica (e possono essere
identificati solo ipoteticamente, mediante l’analisi critico-letteraria, sulla base di
testimonianze scritte autentiche)

L’economia e l’amministrazione
Rappresentano la maggioranza dei documenti economici e amministrativi (conti, liste, lettere, sigilli,
timbri, pesi), e sono caratterizzati dall’estrema dispersione cronologica e geografica. Sono documenti
di vita quotidiana, praticamente inattestati nell’Antico Testamento, se non per le poche liste presenti nei
libri di Samuele e dei re; per il resto, la Bibbia tende a tenersi lontana da questo materiale.

Il diritto
La giustizia veniva amministrata a livello locale, dagli anziani, in occasione delle assemblee cittadine,
oppure da funzionari regi, a livello centrale. A partire dai vari episodi e dalle varie casistiche
giudiziarie, si arrivò a elaborare una sorta di lista che venne inserita nelle raccolte di norme giuridiche
(misphatim) secondo lo schema del “se…allora”6. In ogni caso, essa costituisce un’eccezione, dal
momento che di norma la prassi giuridica si basava sul diritto consuetudinario, e pertanto la si può
dedurre solo dai casi particolari.
All’interno della Bibbia, l’unica testimonianza che potrebbe di lontano ricordare queste norme è
contenuta all’interno dell’Esodo, in quello che viene chiamato il Codice dell’alleanza (lista di reati con la
relativa pena associata). Essa potrebbe essere stata composta a fini formativi, oppure in onore del re, in
quanto garante supremo del diritto per incarico divino: nell’ambito della tradizione biblica, Mosè è il
legislatore per eccellenza, la cui persona esemplifica il modello del legislatore quale depositario della
rivelazione divina, con ovvi risvolti teologici.

Formule funerarie e votive


Offrono un profilo teologico e religioso del culto praticato in Israele e Giuda che è ovviamente diverso
da quello presentatoci dalla tradizione biblica, in particolare riguardo al primo comandamento:
YHWH non è l’unico Dio, come emerge da tale tipologia epigrafica, benché ricopra una posizione di
preminenza.

6
Una sorta di quella che in età ellenistico-romana verrà chiama teoria degli status.
Il culto
Solo raramente si fa riferimento a specialisti competenti in quest’ambito: vi fanno parte i sacerdoti e i
profeti.

Magia e divinazione
Abbiamo testimonianze di una qualche utilità anche dagli amuleti, che attestano la fede in alcune forze
divine oscure e nella possibilità di influenzarle per mezzo della magia.

La profezia
I profeti erano di regola incaricati del culto che praticavano per il re in carica in nome del dio patrono
del regno; consigliavano il re in materia politica, militare, cultuale, etica, e i loro messaggi venivano
comunicati per mezzo di lettere e archiviati. Per questo, la profezia era un mezzo di politica e
propaganda.
All’interno della Bibbia essi sono ricordati in diversi modi. Certamente, le Leggende dei profeti
contenuti nei libri di Samuele e dei Re si avvicinano alla fenomenologia classica della profezia
nell’oriente antico, che prevedeva il sostegno al sovrano per mezzo del loro consiglio, ma allo stesso
tempo l’attuazione di miracoli, benché il nucleo di tali racconti non sia sempre riconducibile all’età
monarchica, ma vennero costruiti successivamente sulla base di modelli letterari più antichi. In ogni
caso, tutti vennero almeno rielaborati successivamente.
Gli Oracoli dei profeti sono raccolti nei libri dei profeti, ma anche in questo caso solo alcuni possono
essere considerati autentici, cioè appartenenti alla cultura scritta siro-efraimitica:
- Isaia: 730 a.C. circa, intorno alla guerra siro-efraimitica
- Osea: alcuni slogan sembrano suggerire una datazione vicino a Isaia, anche se sono certamente
presenti rielaborazioni, indicate dalla previsione della fine di Israele
Alla fine dei due regni, i profeti persero il loro contesto sociale, e di conseguenza il loro significato,
benché alcuni abbiano continuato a manifestarsi anche in seguito:
- Aggeo: esorta alla ricostruzione del tempio e annunciano l’ingresso di YHWH, i suoi oracoli
sono datati all’età di un certo re Dario
- Zaccaria: vissuto all’epoca del secondo tempio, testimonia l’esistenza residuale dei profeti in
quest’epoca
La tradizione sacerdotale
Non consentono di farsi un’idea del culto per quanto riguarda la tradizione letteraria dei sacerdoti. Non
abbiamo né liste di divinità, né testimonianze sui rituali sacrificali, né calendari liturgici, inni, preghiere o
miti divini; per tale documentazione ci si affida unicamente all’Antico Testamento.
La Legge e i precetti
È probabile che dietro alle leggi sui sacrifici e i precetti di purità della torah vi siano state le tradizioni
dei sacerdoti incaricati dei sacrifici.
I Salmi
È probabile che i libri dei Salmi ci attestino inni e preghiere, che si distinguono per la continuità quasi
ininterrotta con la tradizione cananea: una religiosità che venerava un Dio in guerra con le altre
potenze, portatrici di caos e distruttrici, per dominare sulle divinità e sulla terra. Di queste lotte i libri dei
Salmi conservano il ricordo.

La narrativa
La narrativa ebraica non rappresenta una particolarità locale. Non sono stati tramandati miti divini
nell’Antico Testamento, genere tipico invece della tradizione orientale antica. La massima somiglianza
con questa tipologia documentaria è tutt’al più rappresentata dagli episodi del libro della Genesi; per il
resto, la cultura narrativa ebraica si inserisce nel solco della tradizione semitica nordoccidentale, e si
concentra sulle situazioni dei diversi contesti sociali, della famiglia (Genesi), della tribù (Giudici) e
del regno (Samuele e Re), piuttosto che dedicarsi alla narrazione teogonica o simili.
I singoli racconti sono stati messi insieme solo successivamente per formare dei cicli narrativi più
lunghi e delle presentazioni storiche complessive che si sono poi trasformate nella storia sacra di Dio e
del popolo di Israele. Tuttavia, essa non nasce in ambiente sacerdotale (ad eccezione forse della storia
delle origini), ma piuttosto scribale, a partire dalle cronache della cui stesura erano incaricati i funzionari
statali, allo scopo di redigere archivi annalistici: tali episodi hanno poi funto da punto di partenza per i
racconti storici della Bibbia.

La sapienza
Costituiva la patria e la scuola intellettuale degli scribi; nell’ambito sapienziale venivano registrate,
elaborate e insegnate tutte le tradizioni e le conoscenze della cultura israelitica e giudaita, quando
non venivano coltivate da specialisti come cronisti, sacerdoti e profeti, e in questo ambito dovettero essere
raccolte anche le tradizioni narrative.
La sapienza si esprimeva sia in versi che in racconti e si ritrova traccia di questa particolare modalità di
formulazione nei libri dei Proverbi, nel libro di Giobbe, nei Giudici, ecc. (ne è un esempio il racconto di
Giuseppe, racconto didattico che offre un esempio della vita tortuosa del saggio, che tuttavia giunge
finalmente al successo per mezzo dell’intervento divino).
I passaggi verso la tradizione biblica
Dal momento che ogni ambito della storia letteraria che ha portato alla formazione della Bibbia ha uno
sviluppo autonomo ed è sfalsato rispetto agli altri nella sua evoluzione, una sincronizzazione tra i vari
reperti storico – letterari è praticamente impossibile in gran parte dei casi. Di conseguenza, i vari ambiti
verranno trattati autonomamente.
Lo studio dei passaggi si interesserà prevalentemente della transizione da tradizione a letteratura
biblica, cioè il momento in cui, nell’ambito della tradizione biblica, inizia quel processo di
rielaborazione delle fonti preesistenti e che Kratz identifica come teologizzazione, cioè
- la progressiva riflessione teologica sulla tradizione ereditata
- la progressiva riflessione teologica sulle implicazioni teologiche o altrimenti ideologiche di tale
tradizione
- il trasferimento di tale riflessione nelle concezioni teologiche della letteratura biblica

sulla tradizione
trasferimento
riflessione
nella letteratura
teologica
biblica
sulle implicazioni
della tradizione

Le transizioni all’interno della Bibbia non possono essere ricondotte a uno schema fisso; ciononostante, la
scienza biblica critica ha individuato che proprio tali transizioni testimoniano una crescita di tutte le
componenti della letteratura biblica quale frutto del processo di aggiornamento e riflessione.
La tradizione profetica
Riflessione teologica
YHWH ha eletto Israele come suo popolo, gli chiede di fare una scelta cosciente, a favore o contro di
lui, che renda il rapporto tra Dio e l’uomo un rapporto non scontato ma intenzionalmente fondato e
legato a certe condizioni: il mancato soddisfacimento di tali condizioni comporta il giudizio di Dio e la
sua ira.
YHWH non è più il Dio patrono di una monarchia o dell’altra, ma il dio unico, che nel giudizio rivela la
sua vera identità; per questo, la religione ebraica assume il carattere di religione rivelata.

In questo momento, dalla fine di Israele, ciò che si è scoperto essere il criterio di
rottura con Dio deve essere adottato per rileggere il passato e guidare il futuro del
rapporto del popolo di Israele con YHWH. La restaurazione del rapporto con YHWH
presuppone la conversione del popolo.

Dal punto di vista storico, è piuttosto ovvio che la rilettura teologica della storia a posteriori sia avvenuta
in corrispondenza della caduta delle due monarchie: la disfatta di Israele e di Samaria, che fino al 701
minacciarono anche Giuda, spinse coloro i depositari della tradizione ad attribuirne la responsabilità a
YHWH di Samaria. Pertanto, in questo caso, disponiamo di date piuttosto precise, che si aggirano
intorino al 722 a.C. e al 597 a.C.

Trasferimento in letteratura
La tradizione profetica inizia ovunque con la reinterpretazione teologica di oracoli autentici, cioè
profezie categoriche di un giudizio. L’interpretazione a posteriori degli oracoli profetici vedrebbe:

 in YHWH, un nemico delle due monarchie,


 nella distruzione del popolo, la conseguenza del giudizio divino: la caduta dei due regni è la fine
che YHWH ha deciso di infliggere al suo popolo di Israele, per spiegare le ragioni della quale si
adducono sempre nuove cause.
 nei profeti, degli annunciatori di sventure per le tali monarchie
Solo con il tempo si aggiungono anche gli oracoli relativi alla salvezza e che si riconducono all’antica
tradizione preesilica della profezia di benessere, e che in alcuni libri profetici finiscono per prendere il
sopravvento.
In questo processo interpretativo, saltano i confini politici tra le monarchie di
Israele e di Giuda, e le due entità finiscono per rappresentare un solo popolo:
all’interno di Israele finisce per venire compreso anche Giuda. Saltano anche i ruoli
sociali, dacché il profeta non è più consigliere del re, ma di tutto il popolo, e ne
annuncia la fine. Si crea un’ambiguità.

È così che si formano i tre libri dei profeti maggiori e i dodici libri dei profeti minori:
essi non possono attribuirsi con certezza all’una o all’altra epoca, perché sono
cresciuti con il tempo, finché tale crescita non ebbe termine all’inizio del II secolo
a.C.; sulla base del contenuto, si può tutt’al più stabilire un terminus a quo,
identificabile nel complesso con l’epoca persiano ellenistica.

1. Caduta di Israele

2. Caduta di Giuda
Isaia
[periodo di transizione]
Osea
Geremia
Amos Gioele 3. Ricostruzione dei secondo Tempio
Ezechiele di Gerusalemme
Giona
Abdia Aggeo
Michea Zaccaria
Naum Malachia
Abacuc
Sofonia
La tradizione narrativa
Riflessione teologica
Se la tradizione profetica costituisce il momento dell’interpretazione teologica della rottura nel rapporto
tra Dio e l’uomo, la tradizione narrativa cerca di ricostruire le origini di tale rapporto.

Trasferimento in letteratura
A tal fine si raccolsero tradizioni narrative isolate, provenienti da diversi ambiti tradizionali di Israele
e Giuda, messe insieme a costituire cicli narrativi che raccontassero la storia del popolo di Dio e del suo
rapporto con la divinità. Sono nati così il mito dell’unità originaria, da cui i due regni scaturirono in
seguito, e l’Israele premonarchico; dal periodo della caduta dei regni (VIII-VI secolo) potrebbero essere
derivate tre versioni della leggenda delle origini:
1. la leggenda degli inizi del regno di Davide contenuta nei primi capitoli di Samuele: questa
versione fa riferimento alle fonti più antiche e ha alle spalle una storia di composizione più
lunga. Va notato che a Saul, re settentrionale di Israele, viene fatto legittimamente
succedere Davide, re meridionale di Giuda, come se i due popoli costituissero in realtà un
unico dominio, cosa che storicamente è inattestata.

2. la storia dei patriarchi: essa si compone di diverse tradizioni, le quali, sebbene


inizialmente separate tra loro, appartenevano comunque tutte al retroterra culturale
giudaico-palestinese. Il fil rouge che ha permesso di tenere unite tutte queste tradizioni si è
costituito per mezzo della nazionalizzazione di tali leggende, e della loro connessione
all’identità di YHWH.

 Un primo nucleo del libro della Genesi venne a costituirsi con i capitoli 26-35,
che testimoniano una prima fusione di due nuclei tematici appartenenti alle due
culture: la vicenda Isacco/Esaù va ricondotta al serbatoio culturale della zona
meridionale, mentre la vicenda di Giacobbe/Labano è tipica della Palestina
settentrionale. Mettendo insieme questi due episodi, si spiegava in che modo
Giacobbe, nella cui persona si identifica Israele, fosse anche padre di Giuda,
inquadrando così la nascita del piccolo stato siro-palestinese all’interno di una
storia familiare.
 Grazie all’introduzione della figura di Abramo, veniva a rafforzarsi il senso di
unità con gli altri popoli del territorio palestinese

3. il racconto dell’Esodo contenuto in Esodo 2 - Giosuè 12 fa a sua volta riferimento alle


origini del popolo, ma diversamente dalle due opere precedenti, tale narrazione rappresenta
una prospettiva unicamente israelitica. Il nucleo originario della narrazione è costituito dai
conflitti bellici israelitici e beniaminici; solo successivamente sono stati introdotti i
personaggi di Mosè, Maria e Giosuè, e gli episodi di raccordo durante la fuga nel deserto. Il
progetto redazionale è caratterizzato dall’idea che il popolo di YHWH, ormai privo di uno
stato, e di una patria, sia arrivato nel paese dall’esterno, e che pertanto debba costruirvi
qualcosa di nuovo; non si sentono certamente parenti dei giudaiti, ma affermano al
contrario la loro autonomia. Solo dopo il 587 a.C. il credo dell’Esodo è stato trasferito
anche sul popolo di Giuda.
Tutte e tre queste narrazioni reagiscono alla caduta delle monarchie, come si è
visto, e mantengono, sotto certi aspetti, alcuni tratti tipici delle monarchie
preesiliche. L’unica ragione per cui i connotati tipicamente israelitici o tipicamente
giudaiti non si distinguono è data dal fatto che essi sono ormai astratti dalla cornice
culturale in cui nacquero, per essere inseriti in un nuovo contesto, capace di dare
loro nuova voce.

Anche queste, come i libri profetici, vennero rielaborate e completate nel corso del VII secolo a.C.,
soprattutto dopo la caduta fi Gerusalemme. In ogni caso, la rielaborazione più consistente si ebbe con
l’inserimento dei corpi legislativi nell’ambito del Pentateuco:
- Codice dell’Alleanza, Esodo
- Deuteronomio
- Decalogo, Esodo e Deuteronomio
- Il Codice di santità, Levitico
Per il contesto narrativo, è irrilevante se i singoli libri venissero considerati o meno parti di un’unica
opera: l’importante è rendersi conto del fatto che ogni libro è formulato in modo da supporre un
contesto narrativo più ampio. In altre parole, a prescindere dall’origine delle sue singole parti, la
narrazione è impostata in modo tale da renderle interdipendenti tra loro all’interno di un unico
contesto7.

La tradizione legislativa
Riflessione teologica
Si era trasformata, nella tradizione profetica, l’immagine di Dio, ma anche il ruolo di Israele e la volontà
di YHWH:
- YHWH decide di interrompere il rapporto con il suo popolo, resosi colpevole verso di lui. La
tradizione profetica si era soffermata spesso a specificare ciò che YHWH non vuole, da cui si
può dedurre, invece, ciò che Dio vuole
- Il compito del suo popolo, pertanto, è quello di mettere in pratica la volontà di YHWH per
potere, in futuro, sfuggire al giudizio di Dio
Ovviamente, era necessario individuare i comportamenti che YHWH stesso ritiene giusti ai suoi occhi.

Trasferimento in letteratura
Nascono così i libri legislativi, pensati per esporre e fissare in forma positiva ciò che era bene agli
occhi di YHWH e che cosa significava concretamente l’attaccamento a Dio e il suo riconoscimento. I
dettami in forma negativa erano, come si è detto, già stati espressi dai libri profetici: non è il diritto

7
Questo grande contesto narrativo servì poi a elaborare ulteriori versioni della storia di Israele (fenomeno
della rewritten Bible)
- il codice sacerdotale: serie di interventi di Dio, genealogie, itinerari, ecc. che ricostruiscono la storia
del popolo di Israele in modo da costituire il modello fittizio e ideale letterario per il secondo tempio
di Gerusalemme. In origine doveva trattarsi di uno scritto autonomo, successivamente integrato.
- La versione delle Cronache: ricapitolazione della storia da Adamo a Saul con alberi genealogici, sulla
base dei quali vengono reinterpretati i libri Samuele - Re
teologizzato a stare alla base della Legge, ma gli scritti profetici! Gli scritti vennero pertanto fatti
risalire a YHWH stesso8, attraverso la figura di Mosè, allo scopo di dare alla Legge qualificazione e
giustificazione sufficiente.
Dal punto di vista del contenuto, l’unica novità è costituita dallo stile parenetico che insiste sulla
solidarietà verso il prossimo e verso YHWH.
Il processo di fissazione della Legge ebbe inizio nel VII secolo a. C. (seguendo la tradizione profetica e
narrativa) con la rielaborazione dell’antica raccolta di leggi detta misphatim:
1. Il processo inizia con l’elaborazione della rivelazione divina del Codice dell’Alleanza
nell’Esodo
2. Continua poi con la formazione del Deuteronomio e l’inserimento del Decalogo quale suo
prologo, che riformula il Codice dell’Alleanza ricollegandosi ad esso dal punto di vista stilistico.
La trattazione è quasi totalmente basata sulla centralizzazione del culto, il cui centro di gravità è
Giuda e il tempio di Gerusalemme. Anche questo racconto è inquadrato nella cornice
dell’esodo. Alla fine del V-IV secolo inizia la revisione del Decalogo.
3. In seguito, viene aggiunto nel Levitico il Codice di santità; nel frattempo, mentre il Codice
sacerdotale rappresenta ancora una formulazione autonoma, vengono aggiunte ad esso alcune
leggi. Solo in un secondo momento, esso entrerà a far parte dell’Esodo, e dal momento che
conteneva le prescrizioni per lo svolgimento del culto, esse vennero reinterpretate in funzione
dell’espiazione dei peccati.

Si creò così il Pentateuco, che costituisce tuttora la parte canonica della torah, ed ebbe
termine il processo di teologizzazione del diritto in ambito dell’Antico Testamento.

Tuttavia, l’inserimento progressivo dei codici contribuì a condizionare anche


l’interpretazione delle leggi più antiche9 e non solo, comportando ripercussioni anche
sui libri narrativi Giosuè-Re10: alla luce del primo comandamento, per la prima volta
vennero messe in correlazione la storia delle origini, del popolo di Israele in fuga
dall’Egitto, e la storia delle monarchie.

8
Ed espressi alla seconda persona singolare, per indicare come ciascun precetto sia diretto al singolo individuo per
popolo in modo personale.
9
Il risultato finale era una mescolanza di linguaggio deuteronomistico e sacerdotale, elaborato e complesso, il tutto
collocato all’interno della cornice dell’esodo
10
Ebbe inizio l’opera deuteronomistca di Samuele 1 – 2 Re 25, che si compone della narrazione antica degli
esordi della monarchia e di una cronaca sincronizzata dei re di Israele e Giuda, questa volta commentati
teologicamente nel senso del Deuteronomio: di fronte all’unità iniziale del regno sotto Davide, la duplicità degli
stati che era durata fino al 720 a.C. appare una trasgressione contro il comandamento deuteronomico della
centralizzazione del culto: la rottura dell’unità è definita come “il peccato di Geroboamo”, che conduce alla
caduta di Israele che se ne è reso colpevole, e poi alla caduta di Giuda.
Funse da congiunzione il Libro dei Giudici, raccolta di antichi racconti di eroi la cui prima redazione potrebbe
aggirarsi intorno al periodo di composizione del Deuteronomio, ma presuppone già il primo comandamento, e
pertanto è più recente del Deut. originario.
Il Pentateuco
Il Pentateuco raccoglie in sé il Decalogo, cioè i principi fondamentali su cui si informa il rapporto tra
Dio e il suo popolo:
- I dieci comandamenti elencati in Es. 20,1-17
- I dieci comandamenti elencati in Dt. 5, 6-21
Queste linee fondamentali, che inquadrano in senso generico le relazioni tra Dio e Israele, sono seguite e
specificate da cinque codici variamente sparsi nel Pentateuco:
 Codice dell'Alleanza: Es. 20,22 - 23,19
 Codice Sacerdotale: Es. 25-31 e 35-40
 Codice di purità: Lv. 8 - 15
 Codice di santità: Lv.17 - 26
 Codice deuteronomico : Dt. 12 – 26  di cui il Decalogo funge da
prologo
La tradizione salmica
Nonostante inni e preghiere appartengano alla tradizione letteraria israelitico-giudaita fin dall’antichità,
l’appropriazione di un tale patrimonio da parte del testo biblico si è verificata solo tardi.
La transizione al testo biblico è analizzabile in particolare in quei Salmi che conservano un nucleo
antico, benché non siano molti: i più studiato sono soprattutto i salmi regali (29, 47, 93-99); nel 29 e nel
93 si canta YHWH come re potente e vincitore sul caos: questi due inni hanno conosciuto poche
integrazioni significative, che generalmente introducono gli elementi del popolo di Dio e della Legge,
e sono pertanto riconoscibili come tali, visto il carattere di professione di fede individuale o nazionale
con cui connotano il salmo.
Principali rielaborazioni presenti nei salmi, che si nutrono di citazioni o allusioni al resto della letteratura
biblica e tendono all’universalizzazione, alla nazionalizzazione e all’individualizzazione della regalità
del Dio11:

 Quello che era il dio meteorologico, che governa sul mondo e sugli dèi, viene ritenuto in realtà
(per influenza egiziana e mesopotamica) il creatore e sostentatore del mondo, salvatore di
Israele e giudice di tutte le nazioni
 Racconto della storia di Israele e Giuda facendo partecipare solo un’elite di Israele all’azione
salvifica del Dio-re
 Il re terreno viene rappresentato come Messia
Tale tendenza alla rielaborazione si è estesa anche in nuovi generi letterari e nei salmi di nuova
formazione:

Collettivizzazione Individualizzazione
- La catastrofe nazionale diventa motivo Mette in primo piano il rapporto personale con Dio:
di richiesta di aiuto le immagini e le concezioni degli inni e delle antiche
- L’ausilio non si cerca più nel tempio preghiere si sono fatte metafore teologiche
distrutto, ma nella memoria collettiva dell’esistenza dell’uomo pio.
- La reminiscenza storica spinge a - Per il giusto, i nemici esterni sono gli empi
cercare le proprie colpe nel proprio - La pena del giusto è la tentazione
passato e costituisce monito e fonte di - La salvezza del giusto è la fede certa
speranza per il futuro - L’orante prende sempre più coscienza del suo
- Occasionalmente, si sviluppa come peccato verso Dio
pura lode - Il pio che sostiene la sua innocenza richiede la
sua ricompensa

Nascono nuove forme liriche che lasciano sempre


maggior spazio al linguaggio forense

Trasferimento in letteratura
Sono salmi nati spesso non come testi singoli, ma per il contesto letterario del Salterio, caratterizzato per
lunghi tratti dall’universalizzazione della concezione di Dio. Secondo il modello della Torah, il Salterio è
diviso in cinque libri; nel quarto e nel quinto libro è strutturato con formule dossologiche.

11
Lo stesso vale per i canti di lamentazione e ringraziamento, che vengono individualizzati o collettivizzati, a
seconda. In realtà, si tratta di rituali originariamente portati avanti nel tempio, mentre con una rielaborazione del
genere la loro validità viene estesa a tutto il popolo di Israele.
In tale struttura, si riflette la lunga storia della formazione del Salterio: i singoli salmi e la loro
rielaborazione hanno portato a delle collezioni più piccole, e infine al Salterio attuale. Una delle tappe è
stata l’aggiunta dei Salmi regali di YHWH (93-99) al nucleo originario (2-89). Il Salmo 100,
conclusione redazionale, allude alla superiorità di Dio su ogni creatura.

La tradizione sapienziale
 come i salmi, anche i detti sapienziali sono entrati a far parte del canone biblico solo
relativamente tardi.
 anche in questo anche in questo caso, come per il diritto, si parla di progressiva teologizzazione
della sapienza. Tale processo si tocca con mano confrontando Proverbi, Giobbe e Qoelet
Il sapere e l’ideale di condizione sciale proposto dalla sapienza antica sono riassunti in detti e motti
raccolti nel libro dei Proveerbi. Come per il diritto, anche in questo caso il materiale originario è di epoca
preesilica, quando esso costituiva il contenuto formativo per le scuole scribali; il loro passaggio alla
tradizione biblica inizia con il commento teologico di tali raccolte di detti, per il quale si possono
riconoscere 3 tendenze:
1. legame tra sapienza e timore di Dio: insieme al timore del re, il timore di Dio è una delle virtù
sapienziali principali. Questa concezione rappresenta il punto di partenza per le integrazioni
più recenti.
2. Contrasto tra giusti ed empi: il punto di partenza sono i contrasti sociali su cui la letteratura
sapienziale riflette molto, in particolare il contrasto poveri-ricchi: tale contrasto particolare si
trasforma in un contrasto religioso, all’interno del quale il povero è il giusto e il ricco è
l’empio. Accanto a questo, altri contrasti trasportati nell’ambito della religione, sono: tacere-
parlare; azione-retribuzione; ecc.
3. Problematizzazione della capacità conoscitiva dell’uomo: nella sapienza antica, malgrado ogni
difficoltà, la possibilità per l’uomo di conoscere è data per scontata. Tuttavia, in una serie di
detti, appare un solco profondo tra i progetti di Dio e i progetti dell’uomo. L’uomo propone e
Dio dispone.
Queste tre tendenze sono quelle che poi, nella sapienzialità più recente, hanno sollevato la maggior parte
dei problemi.
Principali libri sapienziali:
 Giobbe: novella che dimostra il timore di Dio e la tentazione del giusto attraverso l’esperienza
della sofferenza.
 Qoelet: tutto viene messo in dubbio, il timore di Dio, la giusta ricompensa, la capacità di
comprendere. La soluzione è il carpe diem, perché è insondabile
 Siracide12: sorta di anti-Qoelet, all’interno del quale sono riportati in vita gli ideali della sapienza
antica, a cui viene dato fondamento mediante il ricorso alla pietà giudaica. Sapienza e torah sono
state unificate nella creazione e nella Scrittura
 Daniele: costituito dai più antichi racconti didattici sapienziali, nel nucleo dei primi 6 capitoli.
Nei successivi 6, ci si distacca dall’idea tradizionale di sapienza, a causa dei fatti storici in atto
nel momento della loro scrittura (II secolo a.C.), e si proclama la sofferenza del giusto fino alla
resurrezione nel giorno del giudizio

12
che non è entrato nel canone solo perché riporta il nome dell’autore, Ben-Sira, personaggio che non è vissuto tra
Mosè e Artaserse
I libri dell’Antico Testamento
La Bibbia Ebraica
Si può parlare di Bibbia o di canone sono verso la fine del I secolo d.C.: la formazione dell’Antico
Testamento va dal VIII secolo a.C. al II secolo a.C. Alla fine di questo periodo, il canone ebraico può
essere considerato formato, con la costituzione di tre parti: la torah, il neviim e il ketuvim. Prima di
allora esistevano, quindi, solo singoli libri o raccolte di libri, ai quali si accordava maggiore o minore
autorità.
All’interno di questo processo evolutivo:
1. Si parla relativamente presto della torah di Mosè:
- inizialmente, torah = Deuteronomio
- successivamente, si inizia a intendere per torah l’intero Pentateuco (Genesi, Esodo, Levitico,
Numeri, Deuteronomio)

2. Anche il corpus propheticum e i Salmi sembrano aver conosciuto una particolare stima già dal II
secolo a.C.

3. Tutti gli altri scritti hanno assunto il rango di libri canonici solo successivamente.
Inoltre, accanto agli scritti contenuti nella Bibbia Ebraica, in epoca ellenistico-romana si vennero
formando tutta una serie di testi che costituirono la cosiddetta letteratura parabiblica (scritti apocrifi o
pseudoepigrafici; testi del Mar Morto; Giudaismo ellenistico), cioè una letteratura che a quella canonica
faceva riferimento, e che, come quella canonica, rivendicava per sé un’origine divina o ispirata.
Il fatto stesso che si facesse riferimento a determinati libri è sintomo della loro rappresentatività, della
loro diffusione e dell’autorevolezza che avevano finito per raggiungere

1. La Torah (la Legge)


È la raccolta che assunse per prima un valore chiaramente normativo; essa comprende il Pentateuco, e
viene citata già nei libri biblici come elemento di riferimento, sebbene non sia esplicito il riferimento
all’intero Pentateuco (si parla di torah di Mosè o di torah di YHWH). È probabile quindi che la
separazione del Pentateuco come torah fosse già definitiva in epoca ellenistica, e che la fissazione
risalga quindi all’età persiana.
Il problema della separazione del Pentateuco si pone però se si considera che dal punto di vista
narrativo, il contenuto del Pentateuco prosegue fino a 2 Re 25: il filo della narrazione, pertanto, si
dipana lungo nove libri, che costituiscono il cosiddetto Ennateuco (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri,
Deuteronomio, Giosuè, Giudici, Samuele, Re).

Il blocco testuale del Pentateuco


Dal punto di vista dei contenuti, l’Ennateuco stesso sembra presupporre l’esistenza di un Esateuco
Genesi – Giosuè, che si colleghi al racconto del periodo monarchico per mezzo della congiunzione
operata dal libro dei Giudici.
La fissazione del canone della Torah deve pertanto aver seguito un percorso di questo tipo:

Ennateuco
Genesi Genesi Genesi
Esodo Esodo Esodo
Levitico Levitico Levitico
Numeri Numeri
Numeri
Deuteronomio Deuteronomio
Giosuè
Deuteronomio
Giosuè
Giudici
Samuele
Re

Esateuco Pentateuco

La teoria documentale
Secondo la tradizione ebraica, la Torah sarebbe stata scritta da Mosè in persona. La presenza di alcune
incoerenze generò dei sospetti e indusse a ritenere che la redazione del Pentateuco (tutta o almeno quella
finale) fosse dovuta a Esdra, vissuto un millennio dopo Mosè.
Il primo a formulare tale ipotesi fu Baruch Spinoza nel suo Tractatus theologico-politicus, pubblicato
anonimo nel 1670. La possibilità che la redazione finale del Pentateuco fosse di epoca persiana indusse
altri studiosi ad esaminare criticamente il testo per trovarvi traccia di "fonti" antiche utilizzate dal
redattore finale..
Maturò così l'idea che il Pentateuco fosse stato scritto nel corso del I millennio a.C. integrando fra loro
vari scritti di epoche precedenti
- fonte Elohista
- fonte Jahvista
- fonte Sacerdotale (il Priestercodex)
- fonte indipendente per il Deuteronomio
Quindi, verso la fine del XIX secolo, lo studioso tedesco Julius Wellhausen, riordinando le varie ipotesi,
postulò la "teoria delle quattro fonti", secondo cui alla base del Pentateuco ci sono queste quattro
diverse tradizioni. Le tradizioni sono racconti tramandati nel tempo in forma orale e poi messi per
iscritto. Dalle iniziali del loro nome la teoria è anche definita JEDP.

La tradizione Jahwista
La tradizione Jahvista sarebbe originaria del X/IX secolo a.C. (il periodo monarchico). In essa, l'uomo e
il suo mondo sono descritti con grande concretezza e con analisi dei conflitti interni del cuore umano.
Dio è visto molto vicino al suo popolo e in alcuni casi è quasi antropomorfizzato (quando ad esempio
passeggia nel giardino dell'Eden). È poco interessata ai materiali storico/giuridici, chiama "Sinai" il
monte e copre la storia fin dalle origini.
In particolare, l'opera dello jahvista è riscontrabile nella parte narrativa più antica del Pentateuco, la
quale deve la sua struttura all'antico credo d'Israele, con i suoi capitoli sui patriarchi, l'esodo, l'entrata
degli Israeliti nella terra promessa. Lo jahvista, dunque, prende i ricordi della tradizione orale d'Israele
e disegna un'ampia immagine di almeno due di quei temi. Esso è il primo a mettere per iscritto le
antiche tradizioni orali del suo popolo.

La tradizione Elohista
La fonte Elohista usa per la maggior parte dei casi Elohim come nome di Dio. Si sarebbe formata in
epoca successiva (VIII secolo) nel Regno del Nord, dopo la divisione dello stato di Israele. Nella sua
visione teologica, Dio è visto in modo più trascendente: parla dal cielo, appare nei sogni, parla per
mezzo di mediatori: gli angeli.

La tradizione Deuteronomista
La tradizione D (o Deuteronomista) è chiamata così in quanto dominante nel libro del Deuteronomio.
È fatta risalire al VII secolo nel Regno del Sud. Ha come fine principale intenti didattici riguardanti la
Legge e corrisponderebbe al rotolo che venne ritrovato nel Tempio nel 621 avanti Cristo e diede il via
alla riforma religiosa del regno di Giosia, re di Giuda.

La tradizione del Codice Sacerdotale


La tradizione P (o Codice Sacerdotale - Priestercodex) raccoglierebbe testi anche molto antichi, ma
sviluppati in epoca post-esilica. Riguarda essenzialmente norme liturgiche e rituali. È predominante
nel Levitico.
L’interpretazione recente
Secondo le recenti ricerche, sembra che solo per P e D si possa ritenere sicuro il testo di base. Per
quanto riguarda, invece, le fonti del materiale non sacerdotale contenuto in Genesi – Numeri, non si
riesce ad applicare l’ipotesi documentale, dal momento che sembrano essere il risultato di diversi
intrecci (una linea narrativa più antica, tradizioni isolate, aggiunte, frammenti di fonti, integrazioni, ecc.)
Inoltre, secondo gli studi condotti di recente sembra che la narrazione degli episodi delle origini e dei
patriarchi derivi da una tradizione differente rispetto a quella dell’esodo, diversamente da come si
usava pensare in base alla JEDP:
- solo le integrazioni più recenti abbracciano l’intero contesto narrativo dell’Ennateuco ,
proprio perché hanno già a che fare con un testo che ha assunto una fisionomia più simile a quella
attuale e più unitaria13.
- allo stesso tempo, poi, sono solo le integrazioni più recenti che scandiscono in modo più
visibile i confini tra i vari libri, in quanto sono le porzioni di testo aggiunte in funzione di
prologhi-epiloghi in quei punti del testo dotati di maggiore valore programmatico.
Allo stesso modo deve essersi verificata la separazione del Pentateuco come torah:

 il passo di Dt. 34, 10-1214 offre l’occasione per affermare che non vi sono più stati paragoni a
Mosè nella storia di Israele: in questo modo, la porzione testuale a lui dedicata assume dignità
autonoma, valore proprio
 Il passo di Dt. 34, 415, facendo riferimento ai padri, include in tale porzione testuale anche la
Genesi, precedente alla nascita di Mosè
 allo stesso tempo, introducendo, negli ultimi capitoli del Deuteronomio, la figura di Giosuè, si
rimanda alla prosecuzione della storia di Israele, oltre la torah

In questo modo, il Pentateuco acquista un’importanza propria e particolare; inoltre,


se Mosè diventa l’autore della storia dalle origini alla terra promessa, ciò che in
quest’epoca YHWH costituisce rimane valido per ogni futuro: ecco perché la Legge

2. Neviim (i Profeti)
La separazione del Pentateuco come torah ebbe come conseguenza l’isolamento dei libri Giosuè – Re:
si procedette allora a una risistemazione del materiale sulla base della cosiddetta teoria del cronista,
secondo cui ogni epoca ha avuto i suoi profeti, che erano anche cronisti del loro tempo (storiografi =
profeti):
- Nel canone ebraico, i libri Giosuè – Re vennero costituiti come Profeti anteriori

13
Questo ebbe delle ripercussioni anche dal punto di vista della trasmissione pratica del testo, dato che la presenza
di un’unica cornice narrativa permetteva di tramandare il testo in singoli libri su rotoli separati, senza che però
ne venisse perso il contesto generale della storia sacra.
14
Non è più sorto in Israele un profeta come Mosè, che il Signore conosceva faccia a faccia, per tutti i segni e
prodigi che il Signore lo aveva mandato a compiere nella terra d'Egitto, contro il faraone, contro i suoi ministri e
contro tutta la sua terra, e per la mano potente e il terrore grande con cui Mosè aveva operato davanti agli occhi di
tutto Israele.
15
Il Signore gli disse: «Questa è la terra per la quale io ho giurato ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe: «Io la darò
alla tua discendenza». Te l'ho fatta vedere con i tuoi occhi, ma tu non vi entrerai!».
- Seguirono i Profeti posteriori, comprendenti i veri e propri libri profetici (tre maggiori: Isaia,
Geremia, Ezechiele; dodici minori16): in particolare, questi, prima di costituire la seconda parte
del canone ebraico, venivano trasmessi singolarmente, benché dal confronto trasversale dei testi
emergano elementi che ne testimoniano una formazione in ambienti molto vicini tra loro.
Le prime composizioni letterarie si tennero sul libro di Isaia e nel libro dei Dodici profeti.

Quindi, dopo la separazione artificiale della torah, i libri Giosuè – Malachia vennero a
formare la parte canonica del neviim, uniti alla torah con questa nuova veste: adesso i
profeti non sono più solo scrittori ispirati profeticamente, ma vengono ritenuti allo
stesso tempo i maestri della Legge, che richiamano il popolo di Israele all’obbedienza
e ai comandamenti di Dio.

Così, il corpus propheticum copre le epoche più importanti della storia di Israele, da
assiri a persiani, con uno sguardo sulle epoche precedenti, nella prospettiva di un
compimento universale. In molti brani si ha sempre una visione generale del popolo
di Dio e della totalità dell’universo e delle nazioni. A entrambi, Dio dice cosa si
richiede da loro; l’unicità di Dio garantisce l’unicità del suo operato, che a volte
appare contraddittorio, come avviene anche per la storia, ricca di alterne vicende ma
guidata da lui.

L’interpretazione della suddivisione dei blocchi


Dagli anni ’30 del Novecento, all’interno della visione che considerava corretta l’ipotesi documentale, si
consideravano i Profeti anteriori come parte dell’opera deuteronomistica (Deuteronomio – Re),
presupponendo che originariamente esistessero due versioni alternative della conquista della Palestina,
che costituissero il punto di connessione tra Tetrateuco e Deuteronomio – Re. Successivamente, si
sarebbe affermata una versione sull’altra, e in questo modo la separazione dei due blocchi si sarebbe
persa.
Tuttavia, la lettura più recente sostiene che non si trattasse tanto di versioni alternative, quanto più della
stessa vicenda, vista due prospettive diverse, e replicata due volte, una posta al termine del libro dei
Numeri, l’altra posta in apertura del Deuteronomio: non un elemento di cesura, pertanto, ma al contrario
un indizio di coesione tra i due testi.
Inoltre, solo i libri Samuele – Re lasciano trasparire la tradizione deuteronomistica (ispirata al criterio
della centralizzazione del culto) già nel loro nucleo più antico, mentre la tradizione dell’Esateuco
trasferisce su di sé elementi deuteronomistici solo secondariamente.

3. Il Ketuvim (gli Scritti)


Non costituisce una porzione omogenea. Al contrario, si tratta di libri che tradizionalmente si considera
composti tra Mosè e Artaserse (X-V secolo a.C). Tuttavia, essi entrarono ufficialmente a far parte del
canone solo dal I secolo d.C.
Si tratta di testi che vogliono costituire l’esemplificazione della vita condotta secondo la Torah, sia per
il periodo del primo che per quello del secondo tempio
16
Difficile pensare che siano numeri casuali e non volutamente limitati per mantenere i riferimenti ai tre patriarchi e
alle 12 tribù di Israele
 Il germe di questa parte è il Salterio
 Successivamente vennero aggiunti Giobbe, Proverbi, Qoelet, Rut, Ester, Daniele, (Cantico dei
Cantici), Neemia, Esdra, Cronache, Lamentazioni, Geremia

Gli scritti apocrifi e pseudoepigrafici


Nella versione greca della Bibbia ebraica, la cosiddetta Bibbia dei Settanta, la cui stesura si protrasse fino
al I secolo a.C., il numero dei libri contenuti è maggiore e più esteso:
1. Libri storici della torah, profeti anteriori e Scritti
2. Libri poetici
3. Libri profetici
Inoltre, sono aggiunti i libri di Maccabei, Giuditta, Tobia, Ester, il Salmo 151, il Siracide e il libro
della Sapienza di Salomone, oltre ad altre aggiunte minori. Tali aggiunte provengono da un originale in
ebraico/aramaico, oppure furono redatti già originariamente in greco; in ogni caso, si tratta di
adattamenti che traggono ispirazione da testi secondari, allo scopo di adattare il testo biblico al
gusto ellenistico

La Bibbia Ebraica, di fatto, rappresenta una delle forme che assunse il materiale
letterario giudaico; se inizialmente la sua conoscenza era limitata alle élite degli
scribi (e quindi a circoli abbastanza individuabili), in epoca ellenistica la Bibbia
Ebraica conobbe una sempre maggiore diffusione, incoraggiando un’ulteriore
produzione letteraria che diede vita a una serie di scritti che, a differenza dei testi
considerati “canonici”, dovete essere sottoposta a selezione, della quale il ketuvim e
la raccolta ampliata dei Settanta costituiscono due diversi punti di arrivo.

Storia della letteratura biblica


PARTE SECONDA
Si tratta di un tentativo di mettere in correlazione tra loro i reperti storico-letterari e
di inserirli nel loro contesto storico. Serve da guida la storia della tradizione narrativa
contenuta in Genesi-Re, in Cronache e in Esdra-Neemia, nel tentativo di passare da
cronologia assoluta a cronologia relativa. Ad ogni modo, risulta comple sso fornire
datazioni con un grado di precisione superiore a quello rappresentato dalle grandi
cesure della storia di Israele.

Israele storico e biblico


Il vero ostacolo alla possibilità di datare con precisione gli scritti biblici è rappresentato dalla concezione
di Israele e del suo dio YHWH contenuto all’interno degli scritti biblici, che appare in tensione rispetto
all’entità storica dei due regni e delle successive due province; in altre parole, l’Israele biblico non è
l’Israele storico: dal momento che nel periodo iniziale della storia premonarchica non esisteva ancora il
popolo di Israele, si deve abbandonare l’idea che tutto ciò che nell’Antico Testamento costituisce o
dovrebbe costituire Israele secondo la volontà di Dio esistesse essenzialmente già all’inizio.
L’archeologia e la storia della tradizione sostengono piuttosto che ciò che secondo la testimonianza
biblica costituisce Israele e lo YHWH dell’Antico Testamento è il risultato di un lungo e sofferto
processo di maturazione, nel quale l’Israele della storia si è trasformato nel linguaggio della religione e
della fede.
Ma benché storia sacra dell’Antico Testamento non debba quindi essere scambiata con le vicende
dell’Israele storico, questo non significa che sia tutta una finzione storica: dallo strato più antico al più
recente, conoscenze e residui storici sono certamente entrati nell’AT, solo che non sono individuabili
in nessun modo, poiché tutto è filtrato dalla tradizione biblica.
La principale causa della transizione dal fatto storico al racconto biblico è rappresentata dalla decisività
delle principali cesure storiche del 722 a.C. e del 597-587 a.C., dal momento che tali cesure hanno
spinto a non perdere il legame con una storia interrotta dai fatti, e con un Dio che per certi versi fu
comune a entrambi i regni, facendo della memoria la nuova base per il futuro.
L’AT deve essere considerato una fonte per la storia culturale e teologica di Israele e Giuda, ma non ha
valore di testimonianza precipua per quanto riguarda la storia (anche religiosa) di Israele e Giuda.

L’epoca dei due regni


Sono databili all’epoca anteriore al 722 a.C. tutta una serie di racconti isolati e cicli narrativi contenuti
in Genesi-Re.

Racconti del nord di Israele/ Racconti del Sud di Israele Non sembrano localizzabili:
Palestina centrale:  Lot (Gen 19) - Abramo e Sara
 Giacobbe e Labano (Gen  Isacco ed Esaù (Gen - Giuseppe in Egitto
29-31) 26-27) - Mosè a Madian
 Guerra di YHWH (Es 14)  Davide e Salomone (2 - Antropogonia di Caino
 Balaam (Nm 22-24) Samuele 11-12; - Tavola genealogica dei
 Giosuè e le guerre di 1 Re 1-2) discendenti di Noè
YHWH (Gs 6 e Gs 8)  Assalonne - Canto di Maria
 Eroi locali (2 Sm 13-20) (Es 15, 20)
(Giudici 3-16)  Estratti dalle
 Samuele e Saul cronache dei re di
(Sm 1-14) Giuda e tradizioni
isolate (Re)
 Estratti delle cronache dei
re di Israele e tradizioni
isolate (Re)

Le tradizioni preesiliche si distinguono:


1. per il fatto di presupporre le strutture sociali, senza porsene ancora il problema: sono
lontane dalle concezioni secondo cui esiste un unico e solo Dio che unisce il popolo di
Israele e lo definisce rispetto agli altri popoli. La vita che vi si riflette si svolge entro
relazioni etniche e sociali regionali; se necessario, la coscienza nazionale comune viene
praticata contro nemici esterni, non esplicitata.
2. Per i tratti marcatamente tipici delle divinità semitiche occidentali attribuiti a YHWH,
che somiglia a El e Baal, domina il mare, dispensa pioggia, e salva dalla morte.
3. Per gli intrighi umani e i miracoli soprannaturali che dominano i racconti
L’antica tradizione giudaita è continuamente caratterizzata in senso religioso, solo
che la religiosità e la pietà non vengono fatte oggetto di esplicitazione. Finché il re
assolveva ai suoi doveri, i sacerdoti, i profeti e i giudici il loro ufficio, e il raccolto
era abbondante e la vita prosperava, non vi era motivo di preoccuparsi di chi o di
che cosa erano o dovessero essere Giuda, Israele o YHWH. Come Israele e Giuda
erano il popolo di YHWH, Moab era il popolo di Chemosh, e come YHWH era il dio
di Israele e Giuda, così Chemosh lo era di Moab.

E andava bene così.


La particolarità più interessanti di queste narrazioni è che generalmente devono essere considerate in
sincronia, e non in successione cronologica, come invece vorrebbe la tradizione biblica: sono stati
redattori successivi a mettere in correlazione tra loro le vicende e a costituirne un intreccio. Tanto è vero
che tutte riflettono circostanze storico-sociali/ storico-religiose della prima, media o tarda età
monarchica, e paradigmaticamente si rifanno a eventi puntuali degli inizi o corrispondenti a qualche
transizione critica, solo che in contesti sociologici diversi e prospettive differenti:
- i primordi del genere umano sono raccontati dal punto di vista dell’ambiente delle tribù e
dei clan
- i racconti degli eroi contenuti nel libro dei Giudici si muovono in ambito regionale-
locale
- i racconti bellici di YHWH, leggende sulle origini della monarchia sono narrati in ambito
monarchico
I diversi piani sociologici corrispondono ai tre ambiti della religione: familiare, locale e statale, che
sono tipici dell’epoca monarchica preesilica.
Dal punto di vista stilistico, il modo di raccontare è sintetico, e i racconti e i fenomeni religiosi
rappresentati sono modesti e limitati, il che va motivato alla luce della modestia del contesto politico e
culturale, considerando che solo in pochi sapevano leggere e scrivere.
Dal punto di vista contenutistico, le narrazioni non rappresentano probabilmente la parte più importante e
antica; in questa sezione dell’AT abbiamo testimonianze di norme giuridiche e inni che testimoniano
l’estrema varietà del panorama letterario preesilico, di cui la parte più importante era costituita
dalla produzione funzionale di corte:
- registrazioni amministrative
- archivi militari
- informazioni giuridiche17
- valutazioni economiche
- annali
- calendari
- inni e canti liturgici
- detti sapienziali
- profezie

Quando non sono nati a corte, i racconti hanno origine probabilmente all’interno
dei gruppi di cui narrano, attraverso la tradizione orale.

La fine di Israele
Fine VIII secolo a.C.: Tiglat-Pileser III scende da nord, si accinge ad annettere all’impero
assiro le città aramee una ad una, compreso lo stato di Israele. Nel 722 a.C. la capitale di
Israele, Samaria, viene sottomessa e integrata nel sistema provinciale assiro, sancendo la
fine del regno di Israele. Sennacherib, suo successore, si spinge fino a Gerusalemme, ma
nel 700 a.C. circa l’invasione assira perde potenza e si ritira.

17
Come i sacerdoti e i profeti, anche i giudici operavano nelle diverse località esercitando la giustizia alla porta
della città, a corte e nel tempio. La codificazione del diritto, ad esempio, dovette verificarsi a corte, mentre i rituali
liturgici hanno la loro sede più propria nel tempio.
Gli Aramei continuarono a vivere come prima, Gli Israeliti poterono subire le seguenti sorti:
molto probabilmente, mantenendo intatti i - continuarono a vivere nelle loro antiche
propri culti, dal momento che la fine di una regioni
città stato non determinava la fine delle altre in - vennero deportati
maniera automatica: - si trasferirono in Egitto (anche se della
- in alcuni casi subirono un’invasione diaspora giudaica in questa zona abbiamo
limitata alle singole città-stato notizia solo da molto tempo dopo
- alcuni sovrani locali trassero profitto dalla immigrarono in Giuda
sottomissione agli Assiri

Dal punto di vista della rilettura teologica degli eventi storici:

 prima della caduta di Israele, i profeti di YHWH in Israele che vedevano giungere la sventura
intonavano lamenti, mentre i profeti di YHWH in Giuda, aspettandosi la medesima rovina,
interpretavano la cosa come la giusta punizione di Aram e Israele per aver complottato contro
Giuda e Assur
 In seguito alla caduta di Israele, però, quello che dovette apparire strano fu la diversa sorte
riservata alle due monarchie in cui si venerava lo stesso Dio, seppur sotto forma di varianti
locali, come patrono del regno: la situazione per cui lo stesso Dio restava imbattuto in Giuda ma
sconfitto in Israele appariva evidentemente incomprensibile, e questo portò a un’ulteriore
rilettura degli eventi nei termini di una riformulazione del rapporto tra YHWH e Israele.

Il testo biblico dopo la caduta di Israele


Il genere profetico

In quel periodo si stavano formando i libri profetici di Amos, Osea e Isaia, secondo i
quali Dio stesso era responsabile della caduta del suo popolo, resosi colpevole
davanti a lui (e in questo modo era possibile anche giustificare la scelta di mantenere
in vita Giuda, che invece si era mantenuto innocente): sotto l’impressione della
caduta di Israele e davanti all’espansione assira apparve per la prima volta in modo
esplicito l’idea dell’unicità di YHWH e del suo popolo, al di là dei contrasti tra le
due monarchie.

Il genere narrativo

Tale unicità di YHWH venne poi proiettata nel passato primordiale dei due regni, e si
sviluppò fino a fungere da chiave di lettura:

- Per il presente e il passato: unico popolo di Israele scelto da YHWH  divisione in


due regni, uno colpevole e l’altro no  caduta di Israele

- Per il futuro, poiché permise a un popolo senza Stato di sopravvivere anche al di


là dell’esistenza di un organismo politico che lo rappresentasse

Di questo processo sono testimoni le tre opere narrative nate nel corso del VII secolo a.C. offrono
leggende sulle origini di Israele capaci di spiegare il loro rapporto con Giuda:

 La storia delle origini della casa di Saul e della successione al trono della casa di Davide (inizio della
monarchia): la casa di Davide (Giuda) è succeduta legittimamente alla casa di Saul (Israele) per
giustificare la legittimità e la competenza della casa di Davide su Israele. Giuda e Israele formano
così un’unità.
 La storia delle origine e dei padri (inizio degli stati siro-palestinesi): si compone di tradizioni
appartenenti alla tradizione sudpalestinese e nordpalestinese; in essa si dichiara che Giacobbe
(tradizione del nord) è il patriarca di Israele e padre di Giuda (regno del sud).
Gli stati siropalestinesi vassalli di Assur vengono inquadrati all’interno di una storia di tradizione
familiare che mette al centro il dio patrono del regno YHWH come benefattore del mondo
attraverso l’opera dei patriarchi.

Per questo si parla di storia yahwistica delle origini dei padri, che mette al posto
della monarchia l’antico modo di vivere della famiglia, con i suoi usi religiosi e la
sostituzione degli dei personali e delle divinità nazionali l’unico Dio patrono del
regno di Giuda.

 La narrazione dell’esodo è l’unica delle tre narrazioni a presentare una prospettiva esclusivamente
israelitica; in questo racconto, continua implicitamente a vivere l’antagonismo Israele-Giuda, e il
progetto redazionale mette in risalto le peculiarità del primo rispetto al secondo e agli altri Stati
vicini.
Il genere giuridico

La rielaborazione dell’antica raccolta di norme giuridiche (aggiunta di leggi


cultuali e sociali) trasforma il diritto antico in un discorso tenuto da Dio, appone il
sigillo della Legge agli inizi di Israele, mediante l’inserimento del Codice
dell’Alleanza all’interno della cornice dell’esodo: tale codice diventerà pertanto il
documento fondativo del popolo eletto di Dio

La fine di Giuda
Sotto il regno di Nabucodonosor, tra 597 e 587 a.C., anche Giuda perse il suo
centro, con la distruzione di Gerusalemme e la deportazione di parte della sua
popolazione
Giuda e i Giudaiti sarebbero caduti progressivamente nell’irrilevanza, se non ci fosse stato il lavoro
preparatorio dei profeti e delle tre opere narrative del periodo tra 722 a.C. e 597-587 a.C.

Il testo biblico dopo la caduta di Giuda


Il nucleo del testo che si era venuto costituendo dopo la caduta di Israele si mantenne bene o male il
medesimo, seppur subendo qualche ritocco o revisione alla luce degli avvenimenti più recenti, al fine
di fornirne una nuova e più aggiornata rilettura teologica.
Il genere profetico

Anche in questo caso si tornò ad assolvere YHWH, interpretando la situazione come


il reiterarsi su Giuda della stessa sorte che aveva colpito Israele.
Il genere narrativo

Ora più che prima si percepì la necessità di un patrimonio narrativo che costituisse il
serbatoio della memoria collettiva del popolo di Israele a prescindere dall’esistenza
di un organismo statale

In generale sembrava potersi ritrovare nella famiglia di stati proposta dallo yahwista:

 Abramo divenne sempre più una figura identitaria


 Si iniziò a percepire che anche al di fuori della Palestina vi erano fedeli di YHWH e discendenti
di Israeliti e Giudaiti, e venne inserita la figura di Giuseppe come patriarca della comunità
giudaita in Egitto
Il genere giuridico

I ritocchi principali interessarono invece il racconto dell’esodo, per il quale si


dovette trasferire il Credo israelitico anche a Giuda, mediante:

 Inserimento del Deuteronomio originario (riformulazione del Codice dell’Alleanza di per sé una
serie di Leggi), che avvenne attraverso la storicizzazione del Deuteronomio, cioè la sua
collocazione nella cornice storica del racconto, tra l’arrivo a Sittìm e la morte di Mosè
 Per compensare la perdita di un centro cultuale come il tempio di Gerusalemme, si finì per
insistere sull’unicità di YHWH e del suo luogo di culto, il quale sapientemente non viene mai
specificato

I Deuteronomisti
Molti autori-redattori successivi del testo biblico, cosiddetti deuteronomisti, si appoggiarono al
comandamento della centralizzazione del culto e della Legge.
1. Intorno al 560 a.C. lavorò il primo deuteronomista, che aggiornò la leggenda della fondazione
dell’unica monarchia aggiungendo la storia dei re di Israele e Giuda contenuta nei primi due
libri dei Re: egli interpreta lo sdoppiamento dello stato come una trasgressione alla richiesta
dell’unicità del culto (il peccato di Geroboamo), che ha causato la fine in due tempi dei due
regni. Secondo il primo deuternonomista, l’ultimo re davidico in esilio a Babilonia costituisce
l’unica speranza di sopravvivenza per Giuda e Israele.
È la prima volta che l’esilio babilonese viene preso in considerazione.

2. La tradizione biblica babilonese capì che sotto il dominio babilonese-persiano non era possibile
alcuna restaurazione della monarchia. L’esistenza di Israele, pertanto, si basava unicamente
sul rapporto con Dio: si passò così dal Dio unico (cioè uguale per Israele e Giuda) al Dio solo
(cioè al Dio uguale per tutti i popoli), che ha scelto Israele come popolo prediletto e lo ha legato
all’obbedienza incondizionata in tutto il mondo, e non solo nel luogo prescelto.

Da questo momento in poi, il criterio a cui doveva conformarsi il popolo di Dio non
era più la centralità del culto, ma l’esclusività di Dio, che diventa la prospettiva in
base a cui la storia delle origini può unirsi a quella dei re
I Post-deuteronomisti
La redazione post-deuteronomistica contribuì a congiungere le due parti della narrazione attraverso
l’ideazione del racconto del tempo dei giudici, realizzato a partire da una raccolta di antiche storie di
eroi: venne così a costituirsi l’Ennateuco (Genesi – Esodo – Levitico – Numeri – Deuteronomio – Giosuè
– Giudici – Samuele – Re), che anche successivamente fu sottoposta alla rielaborazione tardo e post-
deuteronomistica.
Il genere degli scritti

Più o meno contemporaneamente si assistette a uno sviluppo analogo in altri campi della tradizione
biblica (come per esempio i Salmi), specialmente quelli riguardanti l’ascesa al trono o la profezia di
salvezza: ad esempio nel cosiddetto Deutero-Isaia, una rielaborazione successiva del libro di Isaia
databile all’esilio babilonese, che introduceva proprio la profezia della salvezza, con l’unica differenza
che nel Deuteroisaia il profeta di non è Mosè, ma Israele stesso, e il popolo non è soggetto alla legge,
ma a YHWH stesso: è una concezione più vicina alla storia delle origini e dei padri che a quella
dell’esodo, dove patriarchi, creazione ed esodo sono gli esempi della presenza della salvezza eterna
garantita da Dio fin dalle origini.

Di per sé, si tratta di due posizioni opposte, che costituiscono il


tratto caratteristico di tutta la teologia postesilica: attualizzazione
della salvezza e colpa come trasgressione della Legge.

L’età delle due province


539 a.C.: Ciro conquista Babilonia, ma senza provocare il radicale cambiamento che
in molti speravano
520-515 a.C.: Dario I ricostruisce il tempio di Gerusalemme
I libri di Esdra e Neemia riportano versioni vicine ai fatti ma non del tutto fedeli ad essi (i responsabili
della ricostruzione del tempio di Gerusalemme furono le popolazioni che vi abitavano, mentre Neemia
era coppiere del re persiano e proveniente dall’esilio). Entrambi gli interventi furono possibili grazie al
consenso dei sovrani persiani, che promossero la nascita della provincia di Giuda per ragioni
strategiche. Si crearono tuttavia in seno alla comunità giudaica divisioni riguardo a tali concessioni:
1. Chi riteneva che fossero da interpretare come segno della realizzazione della salvezza
2. Chi riteneva che fossero pericolose commistioni del divino con la politica persiana, e
considerava la costruzione del tempio come una caparra delle promesse divine, ma non come la
vera e propria salvezza
3. Chi ignorava le iniziative persiane e continuava ad attendere la salvezza
Insieme alle fratture già realizzatesi in conseguenza alla dominazione straniera in età persiana ed
ellenistica, queste ultime divisioni contribuirono al costituirsi di vere e proprie fazioni all’interno del
popolo giudaico, che si espressero teologicamente nella separazione tra giusti ed empi.

Il Codice sacerdotale
Tutte queste posizioni hanno lasciato traccia nell’Antico Testamento dal momento che l’autore del
Codice sacerdotale apparteneva alla prima di queste categorie.
Si tratta di un testo concepito come scritto autonomo, da collocare accanto al contesto narrativo
dell’Ennateuco. Era pensato probabilmente come sorta di guida alla lettura della prima parte della
storia sacra, che presuppone la conoscenza del testo precedente in Genesi-Numeri e proietta il riavvio
conseguente alla caduta della monarchia nell’epoca degli inizi.
Ad ogni modo, esso presenta caratteri di forte somiglianza con il deuteronomismo, ragione per cui dal
momento del suo inserimento nell’Ennateuco è molto difficilmente distinguibile dalle integrazioni
apportate dai deuteronomisti.
La sua datazione è estremamente incerta, la si può individuare solo per via ipotetica: per via di alcune
integrazioni ne deriva una datazione intorno al V-IV secolo a.C., fino ad arrivare all’epoca ellenistica
per certi passaggi.

Al termine del processo si giunse alla separazione e alla


traduzione greca del Pentateuco, inteso come torah, e di
conseguenza furono individuati anche i neviim e i ketuviim18.

18
Iniziano a formarsi in questo periodo, a partire dal Salterio, che ne costituisce l’ossatura ed era già pressoché
formato intorno al 200 a.C.
Anche gli scritti sapienziali (Giobbe, Proverbi, Qoelet) presero progressivamente forma nel III-II secolo a.C.,
insieme all’opera del Cronista, il cui scritto inizia a formarsi intorno al III secolo a.C., per descrivere la preistoria
della successiva provincia persiana di Giuda, che offre l’occasione per vaste integrazioni (genealogie, Legge,
apparato cultuale, ecc). È in questo periodo che i libri delle cronache vengono connessi a quelli di Esdra e
Neemia: il tempio e le mura diventano l’equivalente postesilico del regno e del tempio sotto Davide, di cui il
cronista offre un richiamo, anche ideologico.
Panoramica della tradizione parabiblica
Tra il III secolo a.C. e la nascita di Cristo si sono sviluppati la maggio parte dei testi degli scritti
giudaici di epoca ellenistico-romana, che alla tradizione biblica si richiamano senza eccezione. A parte
qualche caso isolato (cfr. Filone di Alessandria, Flavio Giuseppe), l’origine di questi testi non è nota
con certezza. La modalità di studio più sensata, pertanto, consiste in un’analisi condotta per i diversi
campi che di questa letteratura si possono rintracciare nell’Antico Testamento.
Nel complesso, il corpo degli scritti parabiblici giudaici di epoca ellenistico romana è molto ricco, più
ricco della Bibbia Ebraica stessa su cui essi si basano e da cui traggono i loro criteri e le loro
formulazioni. Anche la tradizione parabiblica andrebbe messa in rapporto con il materiale epigrafico
di epoca ellenistico-romana ed essere inquadrata nell’intreccio, sempre più complesso, tra le differenti
correnti politiche e i gruppi religiosi del Giudaismo antico, sulla base di analisi linguistiche,
contenutistiche ecc.
Ai fini della datazione, i punti di svolta sono certamente rappresentati dalla rivolta Maccabaica di II
secolo d.C. e dalla distruzione del secondo tempio nel 70 d.C., mentre possono essere individuati
internamente al giudiaismo le motivazioni e la forza propulsiva della loro costituzione.
Il rapporto con la letteratura parabiblica con gli scritti biblici è complesso, dal momento che vi è:

 Da una parte, un’uguaglianza di fondo, perché all’epoca della loro composizione non
esisteva ancora una Bibbia nel senso di un canone fisso, e neanche una tradizione testuale
uniforme e normativa per tutti; quindi, in un certo senso, testi biblici e parabiblici hanno
la stessa autorevolezza nel momento della formazione di questi ultimi
 Dall’altra, una chiara dipendenza: non si deve trascurare che i testi che hanno valore
normativo sono quelli che dal 70 d.C. in poi sono diventati testi condivisi tanto per il
giudaismo quanto per il Cristianesimo (torah, profeti, Salmi e altri scritti), e che
l’autorevolezza derivata alla tradizione biblica è dovuta per una parte non poco
rilevante proprio alla letteratura parabiblica
In questa questione, il vero discrimine che ha permesso la distinzione tra letteratura biblica e parabiblica è
stato consentito dall’osservazione che, nelle interpretazioni di Qumran e nella letteratura ellenistica
non anonima, gli autori distinguono sempre tra fonte biblica e propria formulazione, il che
testimonia non solo il progressivo consolidamento del materiale come “canonico”, ma prova anche lo
sforzo di conferire autorità corrispondente all’interpretazione o all’utilizzazione storiografica di tali
scritti.
Ad ogni modo, nonostante le diversità, resta innegabile che la tradizione biblica e quella parabiblica
siano estremamente compatte riguardo al punto di riferimento letterario e teologico comune e alla
concezione ermeneutica.

Letteratura narrativa
È una letteratura che in senso più ampio si può definire storiografica. Essa intrattiene con la historia
sacra tre tipi di rapporto, che si possono individuare tanto nella Bibbia Ebraica quanto in quella dei
Settanta, nei testi del Mar Morto e nella restante tradizione giudaica:
1.Riformulazione: il modello biblico è il libro delle Cronache, che ricapitola la storia da Adamo a
Sedecia. Allo stesso modo, anche le riformulazioni parabibliche sono redatte in maniera anonima e
coprono diversi periodi della storia sacra, anche se spesso è sottile il limite tra trascrizione vera e
propria e riformulazione.
Un genere particolare di riformulazione è costituito, ad esempio, dalle libere riformulazioni
drammatiche ed epiche del materiale narrativo biblico.
2.Completamento: il modello biblico è costituito dal libretto di Rut per l’epoca dei giudici e dal libro di
Daniele per la storia dell’esilio babilonese (per colmare le lacune dei settant’anni preannunciati da
Geremia) ed Ester per la golah babilonese sotto Serse. Questo genere di scritti si ricollega a
determinate situazioni o personaggi della storia biblica per organizzare la storia sacra e arricchirne
il materiale.
3.Continuazione: il modello biblico è costituito dai libri di Esdra-Neemia, anche se questi testi, pur
cercando di ricollegarsi alla storia sacra, non si muovono soltanto nel quadro che va da Adamo ad
Artaserse, ma piuttosto cercano di completare il quadro fino al presente di epoca ellenistico-romana

Letteratura giuridica
La spina dorsale della storia biblica è costituita dalla Legge mosaica. Anche il campo del diritto, pertanto,
è interessato da forme di revisione e rielaborazione letteraria, che si sviluppano più o meno in
continuità con la letteratura biblica.
Es. Rotolo del tempio di Qumran: segue la finzione biblica secondo la quale il libro del Deuteronomio
sarebbe una ricapitolazione della rivelazione di Dio nel Sinai, e riporta in un secondo momento un
discorso che Dio fa a Mosè nel Sinai, già presente nel Deuteronomio; è una modalità che offre la
possibilità di inserire anche nuovo materiale legislativo. È chiaro in questo caso che, rifacendosi alla
legge biblica, la comunità di Qumran sta rivedendo e mettendo a punto il proprio codice legislativo.
Accanto a questa tendenza di sviluppa una tradizione che interpreta le leggi bibliche, indicata come
halakhah.

Letteratura lirica
La letteratura lirica cultuale ha influenzato in modo determinante la storiografia e le opere legislative, al
punto che in molte opere storiografiche si trova un numero sempre maggiore di inserzioni poetiche.
Inoltre, la stessa tradizione salmica conosce varianti apocrife di salmi, e intere raccolte che seguendo
l’esempio biblico vengono associate al nome di Davide e Salomone. Come nel caso del Salterio
canonico, anche in questo caso è difficile stabilire in che misura fosse pensata per l’uso liturgico o per
quello individuale, benché quest’ultima destinazione sia in un modo o nell’altro abbastanza certa.

Letteratura sapienziale
Rinasce in epoca ellenistico romana il genere sapienziale, in particolare per l’opera di Ben Sira, il
Siracide, con cui l’autore vuole continuare l’antica tradizione dei detti sapienziali, che nel frattempo
aveva subito una forte teologizzazione, al punto che essa intende i detti quali strumenti per vivere
correttamente la religiosità della torah. Il libro è datato tra 180 a.C. e raccoglie diversi campi delle
tradizioni bibliche; il suo autore è il primo a riferire il suo nome, e probabilmente per questo non divenne
opera canonica all’interno della Bibbia Ebraica. Un importante interlocutore di Ben Sira è l’autore del
Qoelet, al cui scetticismo e alla cui voglia di vivere Ben Sira contrappone la testimonianza della
tradizione biblica.
Una certa parte della letteratura sapienziale del periodo dialoga con il contesto storico-culturale in cui
si trova, mettendo a confronto l’insegnamento e la religiosità della torah con le filosofie ellenistiche altre
concezioni del tempo; uno dei temi più dibattuti, ovviamente, è il tema della morte e della vita
nell’aldilà.
Letteratura profetica
 Più difficile che si trovino riscritture dei profeti biblici.
 Ci sono però pervenuti una quantità di completamenti e continuazioni di questo genere in cui si
riflette sulle parole quanto sulle opere dei profeti, sulla vita e sulla morte, mentre la tradizione in
genere si concentra sulle grandi figure di Isaia, Daniele, Geremia, Ezechiele e Daniele.
 È fiorito il genere del commentario (pesharim), jei quali in testo biblico viene prima citato e poi
spiegato nel dettaglio. Si distingue tra:
- pesher tematico (più antico)
- midrash su passi scelti e provenienti da diversi scritti
- pesher continuo (più recente e su un solo libro profetico, si commenta versetto per versetto o
brano per brano)
I commenti presentano un orientamento escatologico e ricollegano la parola di Dio all’epoca
contemporanea, che i commentatori percepiscono come l’epoca finale in cui Dio separa grano dalla pula

Letteratura apocalittica
Le apocalissi non possono essere attibuite solamente alla tradizione profetica, dal momento che
mostrano molteplici altri influssi provenienti dalla tradizione storiografica, giuridica, liturgico poetica e
sapienziale.
In un certo senso, costituiscono l’elemento che fa da contrappeso a Ben Sira: anche in esse
confluiscono differenti linee della tradizione, ma interpretate in un’altra luce. La letteratura apocalittica
preferisce servirsi di pseudonimi (Enoc, Abramo, Mosè, Elia, Baruc, Esdra…) e, sotto forma di
rivelazione divina, raccontare come a tali personaggi sia stato disvelato il senso più profondo tanto
della tradizione biblica quanto dell’ordinamento cosmico e della storia, soprattutto contemporanea,
affinché il lettore la comprenda più profondamente.
Storia degli Archivi
PARTE TERZA
Con questo capitolo si vuole studiare i luoghi in cui archeologicamente si sia documentata la
conservazione e la trasmissione di testi biblici o non biblici, percorrendo la strada che dall’evidenza
archeologica conduce alla letteratura biblica, dal momento che il percorso inverso, che vorrebbe studiare
la letteratura biblica presupponendo l’esistenza di circoli scribali all’interno della società israelitica stessa
o di circoli analoghi nelle altre società dell’Oriente antico, pare caratterizzato da una sostanziale
incertezza.
Il tentativo sarà quello di confrontare e conciliare le informazioni che ci provengono da tutti questi
archivi.
ARCHIVI PRINCIPALI (TESTIMONI DI POLI OPPOSTI DELLA TRADIZIONE ):

 Elefantina: soprattutto testi funzionali risalenti al periodo intorno al 400 a.C. e letteratura
biblica molto diversa da quella tradizionale. Di fatto costituisce il serbatoio della tradizione
letteraria del Giudaismo non biblico di epoca persiana

 Qumran: soprattutto testi letterari, pochi testi funzionali, in particolare letteratura biblica e
parabiblica datata tra III e I secolo a.C.; costituisce quindi l’archivio della rigorosa tradizione
letteraria del Giudaismo biblico di epoca ellenistica
ARCHIVI SECONDARI (LUOGHI DELLA TRANSIZIONE PER LO SVILUPPO DELLA TRADIZIONE
BIBLICA ):

 Garizim (Santuario presso Sichem): iscrizioni votive e Pentateuco samaritano (testimone


significativo della tradizione biblica)
 Gerusalemme: identificata come la patria di nascita della Bibbia Ebraica
 Alessandria: associata alla Traduzione dei Settanta (traduzione greca del Pentateuco e altri
scritti) durante la diaspora egiziana

Garizim

Elefantina Gerusalemme Qumran

Alessandria
Il rapporto tra giudaismo biblico e non biblico
Il Giudaismo non biblico Il Giudaismo biblico
In Palestina, Giudaismo era caratterizzato È quella forma di culto che si sviluppa in età
dall’adorazione di YHWH, dio comune, postmonarchica e che vede le due etnie distinte
benché differenziato da diverse provenienze (si sebbene comunque riunite sotto l’unico nome
dovrebbe parlare di fedeli israeliti e fedeli di Israele, in una prospettiva che anziché
giudaiti, che subiscono scambi geografici ed contrapporre Samaria e Giuda contrappone
etnici dopo la fine delle monarchie). Le due etnie invece Israele agli altri popoli, sulla base di un
custodivano e portavano avanti il culto nei due ideale legame in virtù del quale le dodici tribù
santuari regionali; solo in età ellenistico-romana costituiscono unico popolo.
si sviluppò la pratica della frequentazione delle
sinagoghe (case di preghiera). La natura di tale legame comprende:
 Aspetti genealogici
Molto di quello che costituiva la cultura  Aspetti linguistici
istraelitica e giudaitica è confluito nella  Aspetti religiosi (adorazione di un unico
tradizione biblica, ma a livello storico la Dio e legame con la tradizione
tradizione biblica non venne mai presupposta mosaica, che costituisce il vero
come norma vincolante; divenne testo di discrimine con i connazionali che
riferimento per il Giudaismo solo dalla fine del I invece in tale tradizione non credono, e
secolo a.C.: pertanto, si parla di giudaismo non che pertanto non vengono considerati
biblico per indicare una forma di culto come appartenenti all’Israele biblico)
autonoma rispetto alla tradizione letteraria
biblica e alle sue interpretazioni storiche

In altre parole: i seguaci del Giudaismo biblico si ritenevano parte di un unico


popolo, a prescindere dall’appartenenza etnica dei fedeli alla componente
samaritana o a quella giudaita; allo stesso tempo, però, accanto ai fedeli di
questa corrente, sopravvivevano i fedeli dell’antico giudaismo regionale, per i
quali la tradizione biblica non costituiva un testo normativo di riferimento.

Queste due forme di Giudaismo sono sopravvissute l’una accanto all’altra per
un periodo molto lungo, interagendo tra loro e influenzandosi a vicenda.

Dal punto di vista strettamente storico, la rivolta maccabaica e la nascita del


regno asmoneo possono essere considerate cesure importanti per l’incremento
della diffusione del giudaismo biblico.

Questa differenza emerge sia a livello di external evidence (fonti letterarie, epigrafiche, archeologiche),
si a livello di internal evidence, analizzando “dall’interno” la tradizione biblica, e non interessa solo
l’epoca postmonarchica, ma sembra potere essere applicata anche al periodo preesilico: in altri termini,
bisogna supporre che Israele e Giuda coesistessero con un’altra entità, cioè l’Israele biblico della
tradizione, fin dall’inizio.
Wellhausen aveva operato a suo tempo una distinzione tra Israele antico e Giudaismo, in base a una
teoria secondo cui quello strato del Pentateuco che oggi chiamiamo Codice sacerdotale (e che
Wellhausen chiamava Legge mosaica) avrebbe rappresentato lo strato più recente (a differenza di
quanto si pensava all’epoca, quando era considerato la componente testuale più antica) costituente il
punto di partenza della storia del Giudaismo.
A questa teoria vanno aggiunte due specifiche, che è stato possibile elaborare successivamente:
1. Probabilmente, come si è visto, non solo il Codice sacerdotale, ma tutta la tradizione biblica
ha contribuito allo sviluppo del Giudaismo (testi profetici, legislativi, eccetera)
2. Il rapporto tra le due componenti, l’Israele storico e il Giudaismo, non va inteso in termini di
successione ma di coesistenza

L’importanza degli archivi


È evidente, in questi termini, che lo studio dei luoghi di ritrovamento dei principali testimoni della
tradizione biblica svolge un ruolo fondamentale per tratteggiare la storia della formazione di tale
tradizione, sia nei tempi che nei luoghi.
Se non che, nel caso della tradizione biblica, i dati a nostra disposizione per l’individuazione dei tempi e
dei luoghi di tale formazione sono estremamente ridotti; il procedimento attualmente adottato, inoltre,
risulta estremamente circolare, perché cerca di spiegare la tradizione biblica a partire dalla
tradizione biblica, procedendo a conciliare i datti che essa stessa offre con le evidenze archeologiche e
documentarie.

Giudaismo non
biblico
Giudaismo Giudaismo
non biblico Biblico
Giudaismo
biblico
I luoghi della diffusione
Difficili da individuare, l’unica attestazione storica di un gruppo che si nutriva totalmente della tradizione
biblica e parabiblica è la comunità di Qumran, con cui si vuole indicare non solo una setta di minore
importanza i margini della società, ma una rete di località diffuse sul territorio nelle quali i membri
conducevano presumibilmente una vita assolutamente normale, seguendo però le regole della
comunità.
Ad ogni modo, è incerto se questo esempio storico sia significativo per chiarire le dinamiche della
formazione della tradizione biblica, mostrando come questo tipo di diramazioni territoriali potessero
contribuire alla diffusione della tradizione.
I tempi della diffusione
Più importante da capire quando e in quali circostanze la tradizione biblica abbia raggiunto la fama
generale tra i membri della comunità samariana e giudaita, Come unico punto di riferimento certo
abbiamo la monarchia asmonea, che contribuì alla sua affermazione imponendola come religione di
stato; al di fuori di questa certezza e altri pochi indizi che suggeriscono l’esistenza, in età ellenistica, di
circoli che abbiano contribuito alla diffusione della tradizione, non sappiamo in che modo la tradizione
sia giunta alla golah babilonese.
Anche dal punto di vista della datazione, le nostre informazioni non vanno al di là dell’età ellenistica.
L’Antico Testamento ebraico
Pentateuco:
Genesi: Nei primi undici capitoli è descritta la cosiddetta "preistoria biblica" (creazione, peccato
originale, diluvio universale), e nei rimanenti la storia dei patriarchi Abramo, Isacco, Giacobbe-Israele e
di Giuseppe
Esodo: Nei primi 14 descrive il soggiorno degli Ebrei in Egitto, la loro schiavitù e la miracolosa
liberazione tramite Mosè, mentre nei restanti descrive il soggiorno degli Ebrei nel deserto del Sina
Levitico: contenenti quasi esclusivamente leggi religiose e sociali, ad uso dei sacerdoti e dei leviti, che
Mosè diede agli Ebrei durante il soggiorno nel deserto del Sinai
Numeri: descriventi la storia degli Ebrei durante il loro soggiorno nel deserto del Sinai
Deuteronomio: descriventi la storia degli Ebrei durante il loro soggiorno nel deserto del Sinai (circa
1200 a.C.) e contiene varie leggi religiose e sociali.

Profeti anteriori o Libri storici:


Giosuè: storia della conquista della terra di Canaan (Palestina) da parte delle dodici tribù guidate da
Giosuè, successore di Mosè.
Giudici: descrive la storia delle dodici tribù in Canaan e dei Giudici, carismatici capi militari
occasionali
I e II Samuele: Il primo libro descrive il ministero profetico di Samuele, il regno di Saul e la gioventù
di Davide. Il secondo libro descrive il regno di Davide.
I e II Re: l primo libro descrive la morte di Davide, Salomone, la scissione del Regno di Israele dal
Regno di Giuda, il ministero del profeta Elia (nel nord) e i vari re di Israele e Giuda. Il secondo libro
descrive il ministero dei profeti Eliseo (nel nord) e Isaia (nel sud), vari re di Israele e Giuda, la
distruzione e deportazione del Regno di Israele e del Regno di Giuda

Profeti posteriori - Profeti maggiori:


Isaia: diviso in tre parti, il tema comune che caratterizza la raccolta è quello della salvezza del popolo da
parte di Dio.
1. Proto-Isaia (capp. 1–39): ca. 740-700 a.C. durante il ministero del profeta Isaia, in particolare nel
contesto della guerra siro-efraimitica, esortazioni alla fiducia in Dio, trascendente e fedele;
2. Deutero-Isaia (capp. 40–55): 550-539 a.C., durante l'Esilio di Babilonia, esortazione al popolo
oppresso, il "servo di Yahweh";
3. Trito-Isaia (capp. 56–66): 537-520 a.C. dopo il ritorno dall'esilio, oracoli contro l'idolatria,
speranza nella conversione delle nazioni pagane.
Geremia: oltre ai temi tipici dei profeti ebraici (fedeltà a Dio, disprezzo delle nazioni e degli idoli
pagani), il tema specifico del libro è quello dell'invito alla sottomissione all'Impero neobabilonese, non
seguito dal re Ioiakim e dalla classe dirigente e che portò alla deportazione e all'esilio di Babilonia. Dio,
mediante Geremia, vuole annunciare al suo popolo la volontà che esso, scevro da ogni velleità di
natura potente, sia un popolo fedele, completamente affidato alla sua paternità, sotto la quale possa
vivere in armonia difendendo il diritto di tutti. Il decreto di Dio circa la fine del Regno di Giuda, è
proprio finalizzato all'adempimento di questo messaggio: la creazione, nel seno di Babilonia, di una
comunità che, sottomessa al giudizio del Padre, possa svilupparsi nella continua ricerca del
benessere di tutti. La deportazione farà ciò, facendo interiorizzare ai superstiti l'esperienza salvifica del
Dio che li condusse fuori dalla schiavitù egiziana. A questo punto l'escatologia e il messianismo prendono
il sopravvento: si annunzia la fine della mediazione gerarchica tra Dio e gli uomini, la consacrazione
di persone che collaboreranno col Signore alla guida del popolo e la totale realizzazione
dell'Alleanza nella Gerusalemme Celeste.
Ezechiele: il tema specifico del libro è quello dell'invito alla sottomissione a Dio, sempre con il suo
popolo anche se questo è in esilio a Babilonia: alla fine Israele sarà vittorioso e Gerusalemme e il tempio
saranno ricostruiti.

Profeti posteriori - Profeti minori:


1. Osea
2. Gioele
3. Amos
4. Abdia
5. Giona
6. Michea
7. Naum
8. Abacuc
9. Sofonia
10. Aggeo
11. Zaccaria
12. Malachia

Scritti:
Salmi: È composto da 150 capitoli, ognuno dei quali rappresenta un autonomo salmo o inno di vario
genere: lode, supplica, meditazione sapienziale. Il Libro dei Salmi è incluso fra i Libri Sapienziali, è
anche detto Lode o Salterio.
Giobbe: descrive la storia del saggio Giobbe, la cui vita è provata da tribolazioni inspiegabili, con
ampie meditazioni contenute nei dialoghi con i suoi tre amici sul perché Dio permetta il male all'uomo
giusto
Proverbi: ha un significato più vario rispetto a proverbio, in quanto oltre a proverbio, indica un genere
letterario che comprende poemi di contenuto religioso e morale, satire, discorsi di contenuto
comparativo, oracoli, sentenze popolari, massime, indicazioni di condotta sessuale per i giovani e
consigli matrimoniali per ogni età e tanto altro.
Daniele: descrive alcune vicende ambientate nell'esilio di Babilonia (587-538 a.C.) del profeta Daniele,
saggio ebreo che rimane fedele a Dio, e visioni apocalittiche preannuncianti il Figlio dell'Uomo-Messia e
il regno di Dio
Esdra: descrive il ritorno degli Ebrei dall'esilio di Babilonia e la ricostruzione del tempio (circa 538-
515 a.C.), e quindi l'attività riformatrice di Esdra a Gerusalemme (forse dal 398 a.C.).
Neemia: descrive l'attività riformatrice di Neemia a Gerusalemme dopo il ritorno dall'Esilio
babilonese, in particolare la ricostruzione delle mura della città
I e II Cronache: Il primo libro è composto da 29 capitoli contenenti varie genealogie da Adamo a
Davide e la descrizione del suo regno (fino al 970 a.C. circa). Il secondo libro è composto da 36 capitoli
descriventi il regno di Salomone e la storia del regno di Giuda, la sua distruzione, l'esilio babilonese
e il ritorno (dal 970 a.C. circa al 538 a.C.)

Meghillot19:
Rut: descrive la storia, ambientata nella Giudea del tempo dei Giudici (XI secolo a.C.), della gentile (cioè
non ebrea, in quanto moabita) Rut, modello di pietà e bisnonna del futuro re Davide. Rut ha sposato
un ebreo emigrato nel suo Paese, è rimasta vedova. A sua volta immigra in terra di Israele, dove
incontra un parente del marito, Booz, che inaspettatamente è disposto a sposarla per riscattarla dalla
disperazione. Filo conduttore di questi eventi è il fortissimo legame che esiste tra la giovane vedova e
sua suocera Noemi, a sua volta vedova, un legame che farà sì che le due donne non si separino neanche
nel momento più disperato, e che la giovane sacrifichi le sue ultime possibilità di rifarsi una vita nel suo
Paese di origine pur di rimanere con l'anziana.
Cantico dei cantici: poemi d'amore in forma dialogica tra un uomo (Salomone) e una donna (Sulammita)
Qoelet o Ecclesiaste
Lamentazioni: vari inni poetici descriventi la desolazione di Gerusalemme distrutta, vista come un
castigo divino per i peccati degli Ebrei
Ester: storia dell'ebrea Ester, ragazza orfana, cugina di Mardocheo, che diventa moglie del re persiano
Assuero (V secolo a.C.) e salva il popolo ebraico dai complotti del malvagio Aman

19
Si tratta di cinque libri che vengono letti, essenzialmente a scopo liturgico, durante certe festività. Il
significato del termine Meghillah è "rotolo" per indicare il rotolo di pergamena su cui viene scritta
Sommario
Introduzione.................................................................................................................................................1
Tema e struttura del libro........................................................................................................................1
L’impostazione metodologica del libro...................................................................................................1
I limiti cronologici.........................................................................................................................................2
I limiti cronologici nella datazione tradizionale.....................................................................................2
I LIMITI ALTI....................................................................................................................................2
LE CESURE INTERMEDIE..............................................................................................................2
I LIMITI BASSI...................................................................................................................................2
...................................................................................................................................................................3
La datazione secondo Kratz.....................................................................................................................3
La collocazione geografica...........................................................................................................................4
................................................................................................................................................................4
I confini naturali.......................................................................................................................................4
Le fonti..........................................................................................................................................................6
Le fonti scritte...........................................................................................................................................6
FONTI SECONDARIE.........................................................................................................................6
FONTI PRIMARIE................................................................................................................................7
Le fonti non scritte (tutte fonti primarie)................................................................................................7
Le prime menzioni storiche...........................................................................................................................9
La stele di Merenptah............................................................................................................................9
Le menzioni successive:.......................................................................................................................9
L’età del bronzo............................................................................................................................................9
L’età del ferro..............................................................................................................................................10
L’entrata del popolo di Israele in Palestina..........................................................................................11
La teoria dell’anfizionia..........................................................................................................................12
La nascita delle monarchie secondo Kratz.............................................................................................12
Le fonti................................................................................................................................................13
Saul......................................................................................................................................................14
Davide e Salomone.............................................................................................................................14
Il regno di Israele........................................................................................................................................15
La storia religiosa................................................................................................................................15
Gli inizi del regno (X secolo a.C.)..........................................................................................................16
La dinastia degli Omridi (prima metà IX secolo a.C.)..........................................................................16
La dinastia di Ieu (seconda metà IX – prima metà VIII secolo a.C.)....................................................16
La fine del regno (seconda metà VIII secolo a.C.).................................................................................17
Durante il regno assiro di Tiglat-Pileser III.......................................................................................17
Il regno di Giuda.........................................................................................................................................18
La storia religiosa................................................................................................................................18
Gli inizi del regno (X secolo a.C.)..........................................................................................................19
La prima metà IX secolo a.C.................................................................................................................19
La seconda metà IX – prima metà VIII secolo a.C..............................................................................19
La seconda metà VIII secolo a.C...........................................................................................................20
La prima metà del VII secolo a.C...................................................Errore. Il segnalibro non è definito.
La seconda metà del VII secolo a.C.........................................................................................................21
La fine di Giuda (fine VII secolo a.C.)..........................................Errore. Il segnalibro non è definito.
Samaria e Giuda...........................................................................................................................................23
Le due province sotto la dominazione babilonese..................................................................................23
Le due province sotto la dominazione persiana......................................................................................23
La diaspora...................................................................................................................................................25
Il regno asmoneo.........................................................................................................................................26
Sotto i Tolemei (prima metà del III secolo a.C)......................................................................................26
La storia religiosa................................................................................................................................26
Sotto i Seleucidi (seconda metà del III – prima metà II secolo a.C.)......................................................27
La rivolta maccabaica............................................................................................................................28
La monarchia asmonea (134-63 a.C.).....................................................................................................29
La monarchia erodiana (134-63 a.C.).....................................................................................................30
I territori della diaspora......................................................................................................................30
La religione israelitico – giudaitica (età preesilica)....................................................................................31
I tre livelli del culto..................................................................................................................................32
Le cerimonie e le funzioni sacerdotali.....................................................................................................32
Il Giudaismo biblico (età postesilica)..........................................................................................................33
La religione giudaica................................................................................................................................34
Gli scribi e le scuole scribali.......................................................................................................................35
La scrittura e i materiali scrittori................................................................................................................37
L’alfabeto................................................................................................................................................37
I supporti scrittori...................................................................................................................................37
Testimonianze scritte prebibliche...............................................................................................................38
L’economia e l’amministrazione..........................................................................................................38
Il diritto...................................................................................................................................................38
Formule funerarie e votive.....................................................................................................................38
Il culto......................................................................................................................................................39
Magia e divinazione............................................................................................................................39
La profezia..........................................................................................................................................39
La tradizione sacerdotale...................................................................................................................40
La narrativa............................................................................................................................................40
La sapienza..............................................................................................................................................40
I passaggi verso la tradizione biblica...........................................................................................................41
La tradizione profetica............................................................................................................................42
Riflessione teologica...........................................................................................................................42
Trasferimento in letteratura...............................................................................................................42
La tradizione narrativa...........................................................................................................................44
Riflessione teologica...........................................................................................................................44
Trasferimento in letteratura...............................................................................................................44
La tradizione legislativa..........................................................................................................................46
Riflessione teologica...........................................................................................................................46
Trasferimento in letteratura...............................................................................................................46
La tradizione salmica..............................................................................................................................48
Trasferimento in letteratura...............................................................................................................49
La tradizione sapienziale.........................................................................................................................49
La Bibbia Ebraica........................................................................................................................................51
1. La Torah (la Legge).........................................................................................................................51
Il blocco testuale del Pentateuco.......................................................................................................52
2. Neviim (i Profeti).............................................................................................................................55
3. Il Ketuvim (gli Scritti)......................................................................................................................56
Gli scritti apocrifi e pseudoepigrafici........................................................................................................56
Israele storico e biblico...............................................................................................................................57
L’epoca dei due regni.............................................................................................................................58
La fine di Israele.....................................................................................................................................60
Il testo biblico dopo la caduta di Israele.............................................................................................60
La fine di Giuda......................................................................................................................................62
Il testo biblico dopo la caduta di Giuda..............................................................................................62
L’età delle due province.........................................................................................................................64
Panoramica della tradizione parabiblica....................................................................................................66
Letteratura narrativa...............................................................................................................................67
Letteratura giuridica................................................................................................................................67
Letteratura lirica......................................................................................................................................67
Letteratura sapienziale............................................................................................................................68
Letteratura profetica................................................................................................................................68
Letteratura apocalittica...........................................................................................................................68
Il rapporto tra giudaismo biblico e non biblico.........................................................................................70
Il Giudaismo non biblico....................................................................................................................70
Il Giudaismo biblico............................................................................................................................70
L’importanza degli archivi.......................................................................................................................71

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