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LA GUERRA È DICHIARATA

Vladimir Vladimirovič Majakovskij

<Edizione della sera! Della sera! Della sera!


Italia! Germania! Austria>>
E sulla piazza, lugubremente listata di nero,
sì effuse un rigagnolo di sangue purpureo!

Un caffè infranse il proprio muso a sangue,


imporporato da un grido ferino:
<<Il veleno del sangue nei giuochi del Reno!
I tuoni degli obici sul marmo di Roma!>>

Dal cielo lacerato contro gli aculei delle baionette


gocciolavano lacrime di stelle come farina in uno staccio,
e la pietà, schiacciata dalle suole, strillava:
<<Ah, lasciatemi, lasciatemi, lasciatemi!>>

I generali di bronzo sullo zoccolo a faccette


supplicavano:<<Sferrateci, e noi andremo!>>
Scalpitavano i baci della cavalleria che prendeva commiato,
e i fanti desideravano la vittoria-assassina.
Alla città accatastata giunse mostruosa nel sogno
la voce di basso del cannone sghignazzante,
mentre da occidente cadeva rossa neve
in brandelli succosi di carne umana.

La piazza si gonfiava, una compagnia dopo l’altra,


sulla sua fronte stizzita si gonfiavano le vene.
<<Aspettate, noi asciugheremo le sciabole
sulla seta delle cocottes nei viali di Vienna!>>

Gli strilloni si sgolavano: <<Edizioni della sera!


Italia! Germania! Austria!>>
E dalla notte, lugubremente listata di nero,
scorreva, scorreva un rigagnolo di sangue purpureo.

La guerra è dichiarata è una poesia scritta nel 1914, proprio all’inizio della prima guerra
mondiale, dal poeta e drammaturgo russo Vladimir Vladimirovič Majakovskij, cantore
della rivoluzione d’ottobre e grande interprete della cultura russa post-rivoluzionaria.
La poesia fa parte della raccolta Semplice come un muggito del 1916; a differenza di
diversi intellettuali europei che accolsero con entusiasmo la guerra, primi fra tutti i futuristi
che la esaltarono, per Majakovskij la guerra non è altro che sangue, distruzione e morte.
Egli sente risuonare nelle strade gli annunci della dichiarazione della guerra e assiste
all’euforia della gente nei caffè e dei soldati che raggiungono la piazza pronti a
combattere. A questo entusiasmo vengono contrapposte le immagini che esprimono la
condanna del poeta russo, per tale evento infatti egli già vede la piazza di Mosca percorsa
da rigagnoli di sangue, dal cielo piovere lacrime di sangue e dal fronte nevicare brandelli di
carne umana. La posizione del poeta è pacifista ed umanitaria quindi alla quale
corrisponde una posizione anche sul piano artistico, l’artista, secondo il poeta, è assertore
di nuove tendenze e concezioni, di un nuovo modo di fare poesia che è
contemporaneamente efficace dal punto di vista politico e creativo dal punto di vista
linguistico. Le innovazioni riguardano soprattutto il linguaggio, essenziale, arricchito di
espressioni popolari; in questo senso l’opera d’arte per Majakovskij è lo specchio della
realtà, una sorta di mandato sociale per scuotere le coscienze e smuovere gli animi in un
determinato momento storico.

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