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Appunti del corso di Energia, Progresso e

Sostenibilità
Credito libero del Terzo anno
Docente: Leone Pierluigi
Anno Accademico 2020/2021

ENERGIA,
PROGRESSO E
SOSTENIBILITÀ
01OYZLP
Premessa
Il presente testo intende essere un supporto allo studio della materia Energia, progresso e sostenibilità.
Si specifica che è frutto dell’elaborato di studenti, e della loro percezione dei contenuti. Il testo non è
stato in alcun modo rivisto, revisionato o corretto da alcun docente; se ne raccomanda perciò un uso
finalizzato al semplice supporto, consigliando, a chiunque ne entri in possesso, lo studio della materia
attraverso i supporti consigliati, forniti, o indicati dai docenti. Ci si esime perciò da qualsiasi errore di
forma, o sostanza, che si potrebbe riscontrare all’interno di questa raccolta di appunti.
Autori che hanno collaborato alla stesura di tale raccolta:
Fabiani Virginia
Frigiola Arcangelo
Gaeta Lavinia
Gareffa Daniele
Magnati Alessio
Piana Eugenia
Piani Riccardo
Scollo Andrea
Spampinato Valeria
Suffia Rachele
Sommario
Introduzione ..................................................................................................................... 1
Introduzione al corso ................................................................................................................... 1
Unità di misura ............................................................................................................................ 3
Richiami di termodinamica ......................................................................................................... 8
I princìpi fondamentali della termodinamica ............................................................................ 13
Energia motore del pianeta Terra ................................................................................... 16
Introduzione ai flussi energetici ................................................................................................ 16
Genesi e storia della terra .......................................................................................................... 17
Drivers energetici ...................................................................................................................... 21
L’energetica del pianeta Terra........................................................................................ 23
Il bilancio energetico planetario ................................................................................................ 23
Il pianeta Terra .......................................................................................................................... 27
L’energia del pianeta ................................................................................................................. 33
L’uomo e gli organismi viventi ...................................................................................... 37
Il processo della vita ................................................................................................................. 37
Rilevanza dell’energia nello sviluppo delle società umane ...................................................... 42
Risorse e flussi di energia............................................................................................... 46
Le energie rinnovabili ............................................................................................................... 46
Gli stock di energia ................................................................................................................... 48
Il World Energy Outlook – WEO ............................................................................................. 49
Conseguenze degli usi energetici ................................................................................... 55
Effetti degli usi energetici ......................................................................................................... 55
I temi delle risorse energetiche ................................................................................................. 56
Impatti ambientali sulla natura .................................................................................................. 57
Il sistema energetico mondiale.................................................................................................. 58
Cicli planetari ............................................................................................................................ 61
Il cambiamento climatico .......................................................................................................... 64
Le emissioni di gas serra – GHGs ............................................................................................. 67
Uso del suolo ............................................................................................................................. 68
Il paradigma dello sviluppo integrato ....................................................................................... 71
Politiche per il clima e l’energia .................................................................................... 83
Introduzione alla Clean Technology ......................................................................................... 83
Overview degli scenari futuri .................................................................................................... 84
Politiche a supporto delle Green Technologies......................................................................... 87
New energy context e smart grid.................................................................................... 91
Introduzione .............................................................................................................................. 91
Comunità energetiche ............................................................................................................... 93
Regole operative ....................................................................................................................... 99
Emissioni di gas serra ............................................................................................................. 101
Lo sviluppo umano ed energetico ........................................................................................... 109
Esercitazioni ................................................................................................................. 113
Esercitazione 1 – Il lavoro scientifico ..................................................................................... 113
Esercitazione 2 – Le microgrids.............................................................................................. 115
Esercitazione 3 – Quiz ............................................................................................................ 118
Capitolo 1 – Introduzione

Introduzione
Introduzione al corso
Apriamo questo capitolo effettuando una breve introduzione al credito libero di Energia, Progresso e
Sostenibilità – EPS. Il corso parte nell’anno accademico 2012/2013, e si protrae fino ad oggi continuando
nel suo piccolo a portare agli studenti una visione d’insieme di tutti i cambiamenti a cui assistiamo sia
nella società in cui viviamo che all’interno del Politecnico stesso. La peculiarità del corso risiede nella
trattazione di argomenti prettamente energetici, e dunque ingegneristici, mescolati a temi più ampi quali
la sostenibilità, o più umanistici, come il progresso umano. La declinazione più ampia di sostenibilità
abbraccia di fatto diversi ambiti, non solo ciò che concerne l’ambito ambientale, ma anche tutta la sfera
economica e sociale. Tali argomenti hanno attratto la comunità scientifica a partire già dagli anni ’50,
per poi essere sempre più approfonditi ed esplorati anche dai non addetti ai lavori.

1.1.1 EPS in cinque immagini


Per poter entrare nello spirito del corso, vediamo adesso alcune immagini
interessanti. Il titolo della prima vignetta, attribuita ad un fumettista cubano, è
paradosso. Osservando l’immagine, infatti, una possibile interpretazione vede
le società moderne osservare il mondo su cui vivono essere sia sostenuto che
fatto tremare dalle fonti di energia che sfruttano ogni giorno. Dunque, se da un
lato l’utilizzo di energia, soprattutto proveniente da fonti fossili, è
fondamentale per il corretto funzionamento delle nostre società, dall’altro il
modo con cui questa energia viene utilizzata non è più sostenibile. La
situazione paradossale sta quindi nel fatto che non siamo in grado di vivere
senza energia, ma continuando a sfruttarla in questo modo rischiamo di
danneggiare l’intero ecosistema, ambientale, sociale ed economico.
La seconda immagine che osserviamo è una coppia di foto
scattate dal fotografo Steve McCurry. Nella foto sulla
destra emerge il tema dell’accesso all’energia, che
costringe tre miliardi di individui ad utilizzare dei
combustibili reperiti dalla raccolta di legna o peggio,
usando residui organici. In generale, si tratta di persone
che non hanno accesso a quelle fonti energetiche definite
moderne, sfruttate dai paesi più ricchi e sviluppati. Questo
aspetto è molto importante, e si associa certamente al
tema dei diritti dell’energia. Si pensi che quasi un
miliardo di persone nel mondo non hanno accesso all’energia elettrica, problema che è quasi del tutto
confinato in Africa. A sinistra, vediamo invece una foto scattata in Iraq, durante la prima guerra del golfo;
mette in evidenza un aspetto fondamentale, di natura geopolitica, che è quello del fine delle guerre, quasi
sempre per riuscire ad ottenere delle risorse strategiche. Ancora, mette in risalto il tema ambientale
collegato all’argomento guerra, come la distruzione di habitat naturali che comportano danni economici
e sociali alle comunità che abitano determinati luoghi.

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Energia, Progresso e Sostenibilità
La terza immagine ritrae la terra dallo spazio nella zona buia
e nella zona di luce. Entrambe hanno un nome,
rispettivamente black marble e blue marble, scattate a
distanza di quaranta anni l’una dall’altra. L’idea che lascia
trasparire è quella di bellezza ma certamente anche di
fragilità, idealizzando la terra come una sorta di navicella
spaziale, con una quantità di risorse limitate, che
ovviamente vanno gestite nel migliore dei modi. Quest’idea
di fragilità divenne così forte da essere utilizzata dai gruppi di ambientalisti nati negli anni ’70 per
sensibilizzare l’idea di una necessità di proteggere un’ambiente così fragile. La visione da così lontano
della terra permette di introdurre uno spunto che verrà poi ripreso successivamente: il nostro pianeta
possiede delle condizioni uniche per cui esistono dei processi energetici adatti a consentire la vita. Un
ulteriore spunto interessante è l’osservare dallo spazio la presenza umana grazie all’utilizzo dell’energia
elettrica, che associa quindi l’energia in generale come segno distintivo dell’uomo sulla terra. Ancora,
ritorna il tema della disuguaglianza, in quanto è possibile distinguere regioni che hanno accesso alle fonti
di energia da quelle che invece non ce l’hanno.
La quarta immagine ritrae due scene di due film
molto famosi di Stanley Kubrick, e ci spinge a
riconoscere l’importanza che il progresso ha
avuto nelle società umane. Grazie alla tecnologia,
l’uomo ha raggiunto lo spazio, sconfitto malattie,
raggiunto progressi altissimi, etc. Se da un lato
non bisogna dunque aver timore della tecnologia,
è necessario comprendere che questa non è il fine,
ma il mezzo per raggiungere determinati
obiettivi. L’immagine può poi essere ricollegata
al tema della tecnologia come potere: possedere determinate tecnologie significa ottenere un certo potere
sia economico che sociale. Bisogna poi fare attenzione ai rischi che derivano da tale potere e dal
progresso tecnologico in generale.
L’ultima foto rimanda invece al senso di responsabilità che investe non
solo le nuove e le future generazioni, ma anche chi, come gli ingegneri,
riveste un ruolo significativo nell’ambito tecnologico. La responsabilità
è indirizzata alla consapevolezza sia dei benefici che dei mali che
determinate tecnologie comportano, e ci spinge a perseguire i fini più
opportuni per l’umanità.

1.1.2 Obiettivi del corso


Gli obiettivi del corso sono dunque quelli di completare la formazione tradizionale di futuri tecnici e
scienziati, assimilando conoscenze riguardo le conseguenze che potrebbero derivare dall’uso improprio
o incontrollato della tecnologia. Ancora, il corso intende consolidare la consapevolezza che i movimenti
dell’energia nei corpi e tra i corpi sono insieme causa ed effetto di tutti gli eventi che si osservano in
natura. Si vedrà inoltre in che modo lo sviluppo storico e i progressi scientifici, tecnologici e sociali delle
civiltà umane siano collegati all’effettiva capacità degli uomini di raccogliere e utilizzare le risorse

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Capitolo 1 – Introduzione
energetiche disponibili sulla Terra. Infine, si tratterà riguardo la struttura e le conseguenze di tutti gli
eventi - ambientali, climatici, economici e sociali - attribuibili alle attività umane e ai quali nell’epoca
contemporanea si dà il nome di crisi energetica.

Unità di misura
Introduciamo adesso il primo argomento, riferito alle unità di misura che utilizzeremo in questo corso. I
processi energetici, in generale, posseggono scale di valori molto diverse tra loro, ed è perciò importante
analizzare con cura questa parte. Inoltre, molte unità di misura potrebbero risultare delle novità ai neofiti
della materia, come ad esempio unità relative agli ambiti di discussione dei cambiamenti climatici.
Di fatto, l’utilizzo di unità di misura deriva da un’esigenza dell’uomo di dare significato alle quantità di
materia, ad esempio al fine di confrontarle tra loro. Lo sfruttamento di questi strumenti è stato dunque
una conquista culturale che ha accompagnato lo sviluppo delle scienze e del pensiero speculativo, ed ha
trovato poi amplio utilizzo all’interno del commercio, delle applicazioni tecnologiche, etc. Le prime unità
di misura derivavano banalmente da grandezze tangibili, quali il peso, l’altezza, il volume o l’estensione.
Durante il corso dei secoli, il progresso scientifico ha fatto si che si introducessero altre grandezze dal
significato più profondo e spesso intangibile. La scelta di quale unità di misura utilizzare per una
determinata grandezza è stata dal principio abbastanza arbitrale, ed è questo il motivo per cui molte
grandezze posseggono molti modi per essere espresse. Con l’avvento della diffusione della conoscenza,
tutto ciò ha generato non poca confusione; perciò, a partire dall’illuminismo, si è cercato di dar vita ad
un sistema di unità di misura internazionale, condiviso globalmente.

1.2.1 Cifre significative


Un primo aspetto da analizzare è quello delle cifre significative. È particolarmente importante
nell’ambito energetico, in quanto i fenomeni abbracciano scale molto diverse; possiamo infatti parlare di
fenomeni molto piccoli ma anche molto grandi. Per evitare di trattare cifre lunghissime e magari piene
di zeri, si possono usare i multipli o i sottomultipli delle unità di misura, che si scrivono anteponendo al
simbolo dell’unita scelta una sola lettera. Particolarmente interessanti in ambito energetico sono i prefissi
ed i simboli riportati nella seguente tabella:

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Energia, Progresso e Sostenibilità

1.2.2 Forza, energia, potenza, pressione


Partiamo innanzitutto dal vedere quelle che risultano essere le grandezze fondamentali, assegnate alla
massa, alla lunghezza, al tempo e alla carica. A scopo informativo, la notazione per le unità di misura è
quella racchiusa tra parentesi quadre: [𝑋], dove 𝑋 è l’unità della grandezza misurata.
𝑀𝑎𝑠𝑠𝑎 𝑚 ↔ 𝑐ℎ𝑖𝑙𝑜𝑔𝑟𝑎𝑚𝑚𝑖 𝑘𝑔, 𝑙𝑢𝑛𝑔ℎ𝑒𝑧𝑧𝑎 𝑙 ↔ 𝑚𝑒𝑡𝑟𝑖 𝑚
𝑇𝑒𝑚𝑝𝑜 𝑡 ↔ 𝑠𝑒𝑐𝑜𝑛𝑑𝑖 𝑠, 𝐶𝑎𝑟𝑖𝑐𝑎 𝑞 ↔ 𝑐𝑜𝑢𝑙𝑜𝑚𝑏𝑠 𝐶
Dalle grandezze fondamentali è facile poi derivare quelle direttamente collegate, come ad esempio la
forza peso esercitata da una persona, espressa in Newton [𝑁], l’energia di un corpo in movimento,
espressa in Joule [𝐽], la potenza meccanica, espressa in Watt [𝑊], o ancora la pressione di un corpo su
una superficie, espressa in Pascal [𝑃𝑎]:
𝑙 𝑚 𝑘𝑔
[𝐹𝑜𝑟𝑧𝑎] = [𝑀𝑎𝑠𝑠𝑎] ∙ [𝐴𝑐𝑐𝑒𝑙𝑒𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒] = 𝑚 ∙ 2
= 𝑘𝑔 ∙ 2 , 1 = 1𝑁
𝑡 𝑠 𝑠2
𝑙2 𝑚2 𝑚2
[𝐸𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎] = [𝑀𝑎𝑠𝑠𝑎] ∙ [𝑉𝑒𝑙𝑜𝑐𝑖𝑡à2 ] = 𝑚 ∙ 2 = 𝑘𝑔 ∙ 2 , 1𝑘𝑔 ∙ 2 = 1𝐽
𝑠 𝑠 𝑠
𝑙2 1 𝑚2 𝑚2
[𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎] = [𝐸𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎] ∙ [𝑇𝑒𝑚𝑝𝑜−1 ] = 𝑚 ∙ ∙ = 𝑘𝑔 ∙ , 1𝑘𝑔 ∙ = 1𝑊
𝑠2 𝑠 𝑠3 𝑠3
𝑙 1 𝑘𝑔 𝑘𝑔
[𝑃𝑟𝑒𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒] = [𝐹𝑜𝑟𝑧𝑎] ∙ [𝐴𝑟𝑒𝑎−1 ] = 𝑚 ∙ ∙ = , 1 = 1𝑃𝑎
𝑡2 𝑙2 𝑚 ∙ 𝑠 2 𝑚 ∙ 𝑠2

1.2.3 Le forme di energia


L’energia può essere dunque misurata attraverso diverse unità di misura; nel sistema internazionale,
come abbiamo visto, viene utilizzato il Joule. L’energia può manifestarsi in diverse forme: durante questo
corso vedremo che in tutti i processi energetici osservabili, sia naturali che antropici, si converte energia
da una forma all’altra, come ricorda il principio di conservazione dell’energia. Il Joule è utilizzato per
indicare molte forme di energia, come quella cinetica, quella potenziale, o il lavoro interno, ma non è
l’unica unità utilizzata. L’energia risulta infatti la grandezza per cui sono state introdotte il maggior
numero di unità di misura:
• Unità globali – unità di misura utilizzate per descrivere fenomeni energetici globali, come ad
esempio il consumo energetico mondiale. In questo caso, vengono utilizzati gli exajoules, quads
terawatt-anno, etc.

• Unità di interesse industriale – sono ad esempio le tonnellate di carbone, di TNT, il barile di


petrolio, il kilowattora, etc.

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Capitolo 1 – Introduzione

• Unità a misura d’uomo – descrivono i processi energetici sulla scala umana, come ad esempio le
kilocalorie, joule, BTU, etc.

• Unità per la micro-scala – descrivono tutti quei fenomeni energetici che hanno luogo su scala
atomica o molecolare, come gli ergs, gli elettron Volt, etc.

Riportiamo alcuni valori di unità globali che potrebbero interessare ai fini del corso:
Consumo mondiale di energia primaria 550 EJ
Consumo mondiale di petrolio 176 EJ
Consumo europeo di energia primaria 71 EJ
Consumo europeo di petrolio 24 EJ
Consumo italiano di energia primaria 7 EJ
Consumo italiano di petrolio 3 EJ
Ancora, ritroviamo le unità di misura dell’energia:

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Energia, Progresso e Sostenibilità
Da ricordare, di tutte queste unità, sono soprattutto le conversioni da Joule a kW/h e TEP, o TOE, che
utilizzeremo più spesso.
Interessante è l’immagine qui sotto, che riporta sulla destra le unità di misura nel sistema internazionale,
mentre nella scala a sinistra ritroviamo il fattore moltiplicativo da considerare. Nella zona centrale, destra,
abbiamo invece alcuni esempi; di fianco a sinistra altre grandezze equivalenti.
Fenomeni dunque molto diversi, alcuni legati all’ambito ingegneristico, altri alla vita quotidiana,
presentano delle scale di valori molto diverse.

1.2.4 Unità di misura della 𝐶𝑂2


Nell’ambito di questo corso si discuterà in maniera approfondita del tema delle emissioni di anidride
carbonica in atmosfera, sia perché le fonti primarie di energia oggi utilizzate sono caratterizzate da valori
di emissione di 𝐶𝑂2 molto importanti, sia perché la presenza di tale inquinante altera il bilancio
energetico planetario, introducendo perturbazioni negli aspetti riguardanti il cambiamento climatico.
L’anidride carbonica, alle condizioni atmosferiche, si presenta in forma gassosa; possiede una massa
molare di 44𝑔 ∙ 𝑚𝑜𝑙 −1, e sublima alla temperatura di −70℃. Per portarlo invece nello stato liquido è
necessario raggiungere pressioni superiori alle 5𝑎𝑡𝑚. Il livello di concentrazione di 𝐶𝑂2 in atmosfera è
di circa 400𝑝𝑝𝑚. Da un punto di vista termodinamico, la 𝐶𝑂2 è un fluido che può essere descritto
attraverso diagrammi Entropia/Temperatura, che hanno la capacità di mostrare le proprietà
termodinamiche di tale sostanza nelle condizioni volute.
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Capitolo 1 – Introduzione
Le unità di misura dell’anidride carbonica dipendono dal contesto in cui si lavora. Tipicamente, le tre
unità più importanti e più utilizzate sono:
• I 𝑝𝑝𝑚, o parti per milione, utilizzate fondamentalmente per individuare le concentrazioni in
atmosfera;
• I 𝑀𝑀𝑇 o i 𝑀𝑡𝐶𝑂2, rispettivamente i milioni di metri cubi o i milioni di tonnellate di anidride
carbonica emessa;
• I 𝑘𝑔/𝐽, intesa come kilogrammi di 𝐶𝑂2 per Joule di energia primaria, utilizzata nei processi
energetici;
Si noti che la 𝐶𝑂2 non è l’unico gas serra presente in atmosfera; per alcune sostanze, come il metano
𝐶𝐻4 , presenti in concentrazioni molto più piccole si parla di part per miliardo, indicate con 𝑝𝑝𝑏 – parts
per billion. Ogni anno, il dato di 𝐶𝑂2 in atmosfera viene aggiornato e monitorato; è bene non soffermarsi
troppo sui dati puntuali di tali rilevazioni, ma far riferimento piuttosto ad una media annuale, o mensile.
Tuttavia, e purtroppo, il trend dal periodo preindustriale vede un aumento costante della concentrazione
di anidride carbonica in atmosfera. Riportiamo alcuni dati registrati presso l’osservatorio americano del
NOAA, ubicato nella zona del Mauna Loa, nelle Hawaii:
Periodo Concentrazione di 𝑪𝑶𝟐 rilevata
Preindustriale ≈ 280 ± 10 𝑝𝑝𝑚
29 settembre 2014 ≈ 395.17 𝑝𝑝𝑚
12 ottobre 2015 ≈ 397.64 𝑝𝑝𝑚
09 ottobre 2016 ≈ 401.19 𝑝𝑝𝑚
16 ottobre 2017 ≈ 403.38 𝑝𝑝𝑚
10 ottobre 2018 ≈ 405.65 𝑝𝑝𝑚
12 ottobre 2019 ≈ 408.37 𝑝𝑝𝑚
2 ottobre 2020 ≈ 411.25 𝑝𝑝𝑚
Tali valori, mediati su campioni annuali, attestano un aumento della 𝐶𝑂2 in atmosfera di circa +2𝑝𝑝𝑚/𝑦.
È interessante evidenziare come negli ultimi anni sia possibile ottenere delle misure puntuali di
concentrazione di anidride carbonica in atmosfera, e sia inoltre fattibile ricostruire l’andamento delle
emissioni di 𝐶𝑂2 nel passato attraverso un settore scientifico che prende il nome di paleoclimatologia,
che mette insieme diverse informazioni basate su valutazioni analitiche per ricostruire il clima del passato.
Questo tipo di studi è fondamentale per la comprensione dei meccanismi energetici a livello planetario
che si sono succeduti nel corso delle epoche. Vediamo quindi alcuni numeri da tener presente riguardo
questo argomento, risalenti al 2018 (fonte IEA):
Zona Emissioni di 𝐂𝐎𝟐 Emissioni di 𝑪𝑶𝟐 pro-capite
Mondo 34 𝐺𝑡𝐶𝑂2 −
EU 3.15 𝐺𝑡𝐶𝑂2 6.1 𝑡𝐶𝑂2
Italia 0.30 𝐺𝑡𝐶𝑂2 5 𝑡𝐶𝑂2
Un dato importante nella rilevazione dei consumi di 𝐶𝑂2 è quello delle emissioni pro-capite, ovvero le
tonnellate di 𝐶𝑂2 teoricamente consumate da ciascun abitante di una determinata zona.
Altro aspetto interessante da osservare è quello dei fattori di emissione dei diversi combustibili. Il
carbone è il combustibile più inquinante, in rapporto alle emissioni di 𝐶𝑂2, e rispetto ad altri inquinanti.

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Energia, Progresso e Sostenibilità

Questi numeri forniscono un’idea di quanto impattante sia l’emissione di anidride carbonica per ciascun
combustibile. Se si va a confrontare questi valori con una fonte rinnovabile, chiaramente le emissioni di
𝐶𝑂2 legate ai processi produttivi risultano nulle; tuttavia, bisogna tener conto delle emissioni legate al
processo di produzione delle singole tecnologie, che possono essere conteggiate per sapere se il ciclo di
vita complessivo di tale strumento sia effettivamente sostenibile o meno.
Parlando più in là di cambiamenti climatici ed emissioni di gas serra, introdurremo altre due grandezze:
la forzante radiativa, o Radiative Force – RF, ed il potenziale di riscaldamento globale, o Global Warming
Potential – GWP. Si tratta di due unità collegate: la prima esprime come un gas serra perturbi il bilancio
energetico planetario, tema alla base della scienza dei cambiamenti climatici; la seconda tiene sia conto
della forzante radiativa sia della stabilità chimica delle sostanze in atmosfera. In riferimento a
quest’ultimo parametro, si tratta di quanto una data sostanza riesca ad essere stabile e dunque riesca a
permanere per un tempo molto alto in atmosfera. La 𝐶𝑂2, come il 𝐶𝐻4 , l’𝑁2 𝑂 ed altre sostanze non sono
esenti da valori collegati a queste grandezze:

Richiami di termodinamica
Effettuiamo adesso un piccolo richiamo ad un argomento ampiamente affrontato in diversi corsi
ingegneristici. L’entropia è un concetto molto complicato da spiegare ma anche molto interessante;
potremmo dire che tale grandezza sia assimilabile ad una sorta di disegno: ogni processo, sia naturale
che antropico, se da una parte porta con sé il tema della creazione e realizzazione, dall’altra parte
nasconde sempre il tema della distruzione e della morte. Questo è un punto di vista molto interessante
perché spiega, dal punto di vista del secondo principio della termodinamica il concetto di sostenibilità.
Diciamo che, in generale, tutte le azioni umane, gli artefatti umani, tendono a creare sistemi ordinati, con
un contributo entropico che mira a ridurre l’entropia dei sistemi. Questo è l’atto della creazione: tuttavia,
tale situazione avviene solo attraverso l’utilizzo di risorse, e dunque di energia. Quindi,
complessivamente, analizzando sistema e ambiente, complessivamente il bilancio dell’entropia aumenta.
Quindi un atto di creazione, come lo sono tutti gli atti ingegneristici, sono anche atti di distruzione, perché
tendenzialmente sono delle azioni che tendono a portare il sistema in equilibrio. Avere un sistema in
equilibrio, da un punto di vista termodinamico, introduce quello che è il concetto di “stato morto”,
ovvero uno stato che non permette di avere ulteriori trasformazioni.

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Capitolo 1 – Introduzione

1.3.1 L’energetica come scienza olistica


Un primo aspetto che possiamo mettere in luce è che, mentre il concetto di energia nasce dalla mente del
filosofo Aristotele circa 350 anni prima della nascita di Cristo, i principi della termodinamica emergono
durante la rivoluzione industriale, accompagnando la realizzazione di nuove macchine che consentivano
di trasformare l’energia da una forma all’altra. In realtà, quella che chiamiamo energetica, è una
disciplina che si sviluppa e si consolida solo nel ventesimo secolo, perciò abbastanza recente. Tale
scienza studia i fenomeni naturali e rende evidenti i legami causa – effetto tra l’energia ed i cambiamenti
che si osservano nella materia, cercando di spiegare i fenomeni naturali sotto la lente delle trasformazioni
energetiche. Si tratta di una materia che trova applicazioni non solo all’intero delle discipline
ingegneristiche, ma è un tema che potremmo definire olistico, e cioè che tende a guardare il mondo sia
naturale che sociale da un punto di vista sistemico, non scindendo i singoli aspetti ma cercando di fare
delle considerazioni generali che raccolgano e guardino ad ogni aspetto dell’insieme. L’energetica risulta
estremamente interessante in quanto, oltre agli aspetti fisici e tecnologici, studia anche l’influenza che i
fenomeni energetici hanno sull’evoluzione della natura e nello sviluppo e nell’organizzazione delle
società umane. Non studia, dunque, il solo funzionamento delle fonti atte alla produzione di energia
termica o meccanica, ma analizza come l’evoluzione del nostro pianeta possa essere legata a fenomeni
energetici. Studia, ad esempio, come la vita sia legata a fenomeni energetici e come l’evoluzione delle
società umane possa essere correlata alle capacità che queste, nel corso del tempo, abbiano sviluppato
nella gestione e nel controllo della quantità di energia.
Il nome energia compare per la prima volta, come abbiamo già detto, con Aristotele, ed assume un
significato molto vicino a quello che siamo soliti conferirgli oggi, ovvero un qualcosa che abbia la
capacità di creare una trasformazione. Oggi, in realtà, l’energia è un concetto inteso come causa-effetto
di tutte le trasformazioni che possiamo osservare nel mondo naturale. L’energetica moderna nasce nel
XX secolo con Ostwald, premio Nobel per la chimica nel 1909, e da allora si è sempre più consolidata
come strumento per descrivere l’evoluzione dei fenomeni naturali e sociali.

“L’energia possiede tutte le caratteristiche di una proprietà fisica, nonostante non


sia né tangibile né materiale, come può essere un fluido. La sua introduzione ha reso
possibile spiegare fenomeni altrimenti incomprensibili, e tutt’oggi abbiamo una
crescente evidenza di quanto tale idea sia fruttuosa. L’energia non può essere
percepita né attraverso i sensi né con l’ausilio di strumenti, ma solo attraverso
l’utilizzo di fenomeni fisici possediamo la prova che l’ipotesi della sua esistenza sia
valida. Non è possibile misurare l’energia in maniera diretta. È possibile assegnarle
un valore numero solo indirettamente, processando i valori di altre quantità fisiche
che invece risultano tangibili e misurabili.”
MOOC – The Strange Parodx of the World Energy Question

Ritornando alla metafora cinematografica introdotta nella prima parte, possiamo effettuare un
parallelismo con il film di Kubrick, in cui un uomo invisibile, che nessuno riusciva a vedere, responsabile
però di alcune trasformazioni che si vedevano avvenire all’interno del film. L’energia, sostanzialmente,
è come questo uomo invisibile: non percettibile, ma operante nel mondo.

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Energia, Progresso e Sostenibilità

1.3.2 Le forme dell’energia


Al giorno d’oggi, ci si riferisce all’energia, nel linguaggio comune, con i significati più disparato. In
questo corso, cercheremo di attenerci alle considerazioni che sono più vicine alla materia fisica. Le
considerazioni che possiamo fare sono relative a due aspetti:
1. Ogni volta che la condizione di un corpo si modifica (posizione, forma, costituzione fisica e
chimica) c’è sempre energia messa in gioco. Anche le trasformazioni all’interno della società
possono essere imputate ad una certa quantità di energia.
2. L’energia è una proprietà dei corpi materiali con la capacità di trasferirsi da un oggetto ad un
altro.
Parlando di transizione energetica, può essere interessante associare una valenza più ampia rispetto a
quella che comunemente si associa: transizione energetica non significa soltanto passare da fonti fossili
a rinnovabili, ma vuol dire anche imprimere un impatto sull’organizzazione delle società, e su come
queste cambino e si comportino. Il cambio di una società, inoltre, dipende molto anche dalle tecnologie
(energetiche) di cui dispone. Per fare un esempio, le tecnologie della nuova mobilità (micro-mobilità,
car-sharing, etc) sono legate ad un cambiamento di utilizzo energetico, basandosi su fonti energetiche
rinnovabili. Questo, oltre ad avere un impatto sulla semplice mobilità, ricade incisivamente anche sulla
società, su come le persone si spostino, su come si organizzino gli ambienti di lavoro. Questo è un apetto
molto importante; in questo corso l’energia sarà un concetto multivalente: fisico, tecnologico, e che
utilizzeremo per capire alcuni dei cambiamenti che le nostre società stanno attraversando.
Abbiamo detto che l’energia è una
proprietà della materia, grandezza
fisica associata allo stato chimico –
fisico di un corpo, e che può aumentare
o diminuire a seguito di un’interazione;
in particolare, l’energia globalmente
scambiata rimarrà sempre costante. Il
secondo principio della
termodinamica, invece, ci dice che
anche se la quantità scambiata è
costante, la qualità varia, e,
normalmente, diminuisce, ovvero il
sistema tende verso l’equilibrio.
Volendo fare un esempio, s’immagini
di avere un’auto; questa viene
alimentata da benzina, ottenuta da un
giacimento. Il giacimento rappresenta
una condizione di disequilibrio, poiché
abbiamo una grande quantità di una risorsa concentrata in un unico punto. Utilizziamo dunque una 𝑋
quantità di energia di qualità elevata, formatasi in milioni di anni attraverso processi spontanei
dell’universo. Quando questo combustibile viene usato per alimentare l’auto, una parte di questa energia
viene trasformata in energia meccanica, dissipata sotto forma di calore, mentre un’altra quota è rilasciata
in atmosfera, sotto forma di calore prodotto dagli scarichi. Dal punto di vista del primo principio, tutta
l’energia contenuta nel combustibile viene scaricata, alla fine, come calore. Questo calore viene dissipato
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Capitolo 1 – Introduzione
nell’ambiente e di fatto è un’energia che è sempre disponibile nell’ambiente; tuttavia, si tratta di calore
alla stessa temperatura dell’ambiente, diventando un’energia caratterizzata da uno stato termodinamico
in equilibrio con l’ambiente, e quindi non più utilizzabile. Ciò porta dunque ad una forte degradazione
di questa energia.
È importante sottolineare che l’energia si manifesta in diverse forme, identificate da un aggettivo che
viene apposto al sostantivo: si dice trasformazione energetica il fenomeno con cui una quantità di energia
in una forma viene convertita tutta, o in parte, in un’altra forma. Quindi, tornando all’esempio
dell’automobile che consuma un combustibile, vi è una prima trasformazione energetica che trasforma
tutta l’energia del combustibile in due forme: energia meccanica e calore. L’energia meccanica viene
trasformata poi anch’essa in calore. Abbiamo un’energia chimica iniziale, legata al fatto che le molecole
di combustibile possono essere ossidate e quindi produrre del calore, che viene prima trasformata in
energia termica mediante il processo di combustione, per poi dividersi in meccanica e termica. In tutte le
trasformazioni che noi osserviamo nel mondo naturale, l’energia passa da una forma ad un’altra.
Tipicamente, durante queste trasformazioni si perde qualità del contenuto energetico di cui disponevamo
all’inizio.
Vediamo quali sono alcune forme dell’energia che conosciamo: energia cinetica, potenziale, ed interna
sono delle forme che si possono associare strettamente allo stato chimico – fisico di un corpo. Se
consideriamo, invece, l’energia termica o del calore, l’energia meccanica o il lavoro, l’energia radioattiva
o irraggiamento e infine l’energia trasportata dalla materia, questi sono di fatto i nomi che vengono
utilizzati per indicare l’energia trasferita tra i corpi quando interagiscono tra di loro. Quindi, è evidente
che ci siano energie associabili allo stato del corpo ed altre che possono essere prese in considerazione
quando si ha uno scambio o un’interazione.

1.3.3 Forme di energia associate alla materia


• Energia cinetica – è l’energia messa in gioco con corpo in movimento, ed è tanto più alta quanto
è maggiore la velocità.
• Energia potenziale – si prende in considerazione difronte a quelle situazioni in cui un corpo ne
modifica altri senza contatto diretto, ma irradiando nello spazio una influenza definita come
campo.
• Energia interna – si tratta della somma di energia cinetica di vibrazione delle particelle che
costituiscono la materia e dell’energia potenziale dovuta alle forze che legano quest’ultime. È
percepibile come temperatura, tanto più alta quanto più le particelle vibrano
Queste tre tipologie sono identificate come forme di energia legate alla materia. Una domanda da esame
potrebbe essere: “Quali sono le forme di energia associate alla materia?”.

1.3.4 Forme di energia di scambio


Vediamo adesso le cosiddette energie di scambio, ovvero quelle forme in cui l’energia passa da un corpo
ad un altro mentre entrambi si modificano, ovvero mentre modificano il loro stato fisico. Il contenuto
energetico aumenta per coloro che ricevono energia, mentre diminuisce per quelli che la cedono. In
sintesi, un corpo che cede energia, diminuendo il proprio contenuto energetico, un altro invece riceve
energia ed aumenta il proprio contenuto energetico. L’energia di scambio viene anche chiamata energia

11
Energia, Progresso e Sostenibilità
di transito. Le diverse forme differiscono per i meccanismi di scambio con cui avviene il trasferimento
energetico.
• Energia termica, o calore – scambiata spontaneamente tra due corpi a contatto a temperatura
diversa. Il flusso termico andrà spontaneamente nella direzione del corpo più freddo, dunque dal
più caldo al più freddo. Il processo inverso, dal corpo più freddo a quello più caldo, è possibile
ma non spontaneamente, attraverso l’utilizzo di macchine frigorifere.
• Energia meccanica, o lavoro – scambiata tra due corpi che possono interagire mediante forze di
contatto; in particolare, si ha energia meccanica quando o c’è uno spostamento dei corpi o quando
questi si deformano (e.g. variazione di volume).
• Energia radiativa, o irraggiamento – consiste in onde elettromagnetiche generate da tutti i corpi
con temperatura maggiore della zero assoluto. Le onde trasportano energia senza contatto fisico,
sia nella materia che nel vuoto.
Affrontando successivamente l’energetica del pianeta, parleremo di come il sole emetta un’energia sotto
forma di radiazione elettromagnetica che la terra intercetta ed in parte assorbe. Considerando la
composizione chimica dell’atmosfera e la conformazione del pianeta (con la sua capacità sia assorbente
sia riflettente), grazie a tale energia è possibile avere la vita così come la conosciamo.
Un’altra forma di energia, che fa parte sempre dell’energia di scambio, è l’energia trasportata dalla
materia. Questa viene presa in considerazione se il corpo in esame interagisce con l’esterno, cedendo o
ricevendo materia, la quale trasporta con sé l’energia che contiene. Nella vita quotidiana, in natura, o
nelle macchine, esistono molti esempi: il cibo, un trasferimento di massa che ha in sé un trasferimento di
energia, in grado di alimentare il metabolismo degli organismi biologici. Ancora, un fiume che alimenta
un lago e che ne accresce l’energia potenziale, un vapore introdotto ad alta pressione e temperatura che
entra in una turbina e le fa ruotare generando lavoro, i gas di scarico espulsi dall’ugello di un missile che
gli permettono il moto. La maggior parte di ciò che accade in natura è associato a sistemi termodinamici
chiamati “sistemi aperti”, che possono cioè scambiare massa con l’ambiente esterno.

1.3.5 Tempo ed energia


Quando si parla di energia, per caratterizzare in maniera completa un fenomeno energetico, non sono
sufficienti le informazioni sulla quantità e sulle forme di energie messe in gioco, ma occorre specificare
anche la durata del fenomeno, introducendo quindi il concetto di tempo.
Nei paragrafi precedenti si sono visti alcuni esempi riguardo il consumo di energia del pianeta in un anno,
di circa 550 𝐸𝐽. Abbiamo riferito questa quantità di energia ad una durata temporale ben precisa. La
correlazione tra tempo ed energia è molto importante ed introduce il concetto di potenza, o flusso di
energia. Questa quantità riunisce in un solo numero sia l’energia che la durata del fenomeno:
𝐸 𝐽
𝑃= = [ ] = [𝑊]
Δ𝑡 𝑠
La potenza istantanea si definisce come quella potenza riferita ad una frazione di tempo molto piccola.
È possibile introdurre anche il concetto di potenza media, riferita a un Δ𝑡 maggiore.

12
Capitolo 1 – Introduzione
Esempio 1.1 Il consumo di energia mondiale annuo è di 550𝐸𝐽; dividendo tale valore per i secondi che
sono contenuti in un anno, la potenza media assorbita dal sistema energetico mondiale sarà di:
550 𝐸𝐽
𝑃𝑎𝑣𝑔 =
3600 𝑠 ∙ 24 ∙ 365
Esempio 1.2 Per portare ad ebollizione 7 𝐿 di acqua, prelevati dal rubinetto della cucina, servono circa
2,5 𝑀𝐽. Supponendo di portare a termine l’operazione in 15 𝑚𝑖𝑛, occorreranno 2,8 𝑘𝑊 di potenza; se
però si volesse compiere la stessa operazione ma avendo a disposizione 15 ℎ, sarebbero sufficienti 46𝑊.
Il messaggio è che risulta necessario sprigionare una quantità di energia superiore, volendo ottenere il
medesimo risultato in un tempo minore.

I princìpi fondamentali della termodinamica


Esplicitiamo ora il primo ed il secondo principio della termodinamica, strumenti che ci permettono di
descrivere molti dei fenomeni che avvengono nel mondo. Come già visto, si tratta di principi introdotti
durante il periodo della rivoluzione industriale, nel mezzo di uno sviluppo tumultuoso dei sistemi e dei
meccanismi di uso dell’energia. Potremmo dire che la teoria si sia sviluppata in parallelo alla pratica, o
addirittura dopo le applicazioni pratiche. Nel concreto, si rese necessario utilizzare delle pompe per
rimuovere l’acqua che veniva trovata nei primi giacimenti di carbone, usati all’inizio della rivoluzione
industriale.

1.4.1 Primo principio della termodinamica


Con il primo principio, o legge di conservazione dell’energia, si afferma che “nel corso di tutti gli eventi
naturali, il cambiamento energetico di ogni corpo coinvolto è esattamente uguale alla somma di tutte le
quantità ricevute diminuite di quelle cedute”. Un corpo ha quindi un suo contenuto energetico legato al
suo stato termodinamico, che varia nel momento in cui interagisce con l’esterno. Il bilancio di energia,
in altri termini, è sempre pareggiato. Non si può generare dal nulla energia più di quella che è disponibile
da tutte le fonti. Non applicheremo formule matematiche né del primo principio, né del secondo.
L’obiettivo è quello di legare, concettualmente, il primo principio a quella che è la sostenibilità delle
risorse e dell’energia. Banalmente, guardando ad un sistema gas – pistone, possiamo vedere come, al
diminuire del volume vi sia un aumento dell’energia interna del gas, ed un conseguente aumento della
temperatura. L’energia interna del gas aumenta esattamente della stessa quota di energia meccanica che
viene impressa al pistone.

13
Energia, Progresso e Sostenibilità
Il primo principio è stato, concettualmente, molto importante in quanto infranse il sogno di quegli
scienziati che cercavano di costruire delle macchine che potessero creare il moto perpetuo.

1.4.2 Secondo principio della termodinamica


Il secondo principio della termodinamica nasce dallo sforzo di molti tecnici e scienziati, i quali provarono
a migliorare l’efficienza delle macchine termiche, scontrandosi con vincoli fisici insormontabili. Il primo
principio definisce quelle che sono le fonti di energia, il secondo invece ne sancisce la qualità. Non tutte
le forme di energia hanno la stessa qualità e non è possibile passare da una forma all’altra liberamente
(esistono delle limitazioni). I processi spontanei procedono solo nella direzione in cui gli squilibri
tenendo a ridursi o colmarsi, mai viceversa. Dunque, il calore si trasferisce dal corpo più caldo a quello
più freddo mai il contrario (formulazione di Clausius). La formulazione di Kelvin, invece, prevede che
anche se si riuscisse a costruire una macchina ideale, priva di attriti, nella quale si hanno solo processi
reversibili, non si riuscirà mai a convertire integralmente il calore in lavoro. In termodinamica si parla di
macchine semplici: non è possibile creare una macchina che scambia calore con un solo termostato, ma
occorre costruire una macchina che scambia calore con due termostati, uno che converta il calore in
lavoro e l’altro in cui si ceda parte del calore che non si è riusciti a trasformare in lavoro. Si passa da una
forma di energia di scarsa qualità (calore) a una di alta qualità (lavoro); ciò è possibile, ma solo a patto
di perderne una quota. La quota che viene ceduta all’ambiente esterno suggerisce proprio l’impossibilità
di aumentare la qualità energetica in modo integrale, ovvero senza perdite o scarti.
Esempio utile alla comprensione di questi concetti è quello di due contenitori con due gas diversi:
mischiarli tra loro è un processo spontaneo, mentre la loro separazione richiede lavoro.

Un personaggio fondamentale nello studio della termodinamica è stato Sadi Carnot. Attraverso le sue
osservazioni, senza ancora avere noto il secondo principio, riuscì a spiegare determinati fenomeni
termodinamici, poi formalizzati matematicamente e così confermati. Carnot sosteneva che il
funzionamento di una macchina non fosse dipendente dal fluido operante ma soltanto dai due livelli
termici tra cui operava. La formalizzazione di questi concetti avvenne con l’introduzione del secondo
principio e del concetto di entropia, ad opera di Clausius e Boltzmann. In conclusione, possiamo dire che
ogni qual volta la condizione di un corpo si modifica perché cede o riceve energia dall’esterno in forma
di calore, radiazione o materia, ci sono corrispondenti sottrazioni o apporti di entropia che fanno
14
Capitolo 1 – Introduzione
diminuire o aumentare il suo contenuto. C’è però una differenza sostanziale con l’energia: nei processi
naturali si ha un termine, noto come entropia generata, che è misura dell’irreversibilità del sistema,
ovvero una situazione di equilibrio verso la biosfera.

1.4.3 Qualità e quantità di energia


Prima di proseguire, vediamo un aspetto ulteriore relativo a quanto detto sulla qualità e sulla quantità di
energia, in particolare sul concetto di quantità di calore scambiata ad un certo livello termico. Si è detto
che quantità di calore scambiate ad alte temperature, per il secondo principio della termodinamica, sono
più pregiate, ed hanno quindi una qualità più elevata perché di fatto contengono l’informazione che il
sistema si trova in uno stato di disequilibrio. Più è alta la temperatura maggiore è lo stato di disequilibrio
rispetto allo stato esterno.
Una domanda a trabocchetto che potrebbe presentarsi all’esame è la seguente: “dal punto di vista del
secondo principio, ha una qualità maggiore una quantità di calore scambiata a 1000℃ o una quantità di
calore scambiata a 50℃?”. La risposta esiste ed è unica: la qualità è maggiore per una quantità di calore
disponibile a 1000℃. Le quantità di energia in gioco sono le stesse, ma il fatto che una quantità di energia
sia disponibile in uno stato differente le conferisce una caratteristica differente sulla base del secondo
principio. In termodinamica esiste una grandezza chiamata “exergia” che mette insieme il primo e il
secondo principio, ed è una funzione di stato, dipendente dallo stato termodinamico del sistema, e
dimostra facilmente questi aspetti: un flusso di calore disponibile a 1000℃ ha una exergia maggiore di
uno disponibile a temperature più basse. Se per assurdo si avesse un flusso di calore scambiato a
temperatura ambiente, che, com’è noto, non è possibile, perché non ci sarebbe un delta di temperatura
affinché possa avvenire il trasferimento, l’exergia sarebbe zero. Si tratta dunque di una grandezza che
esprime il disequilibrio di un sistema termodinamico rispetto ad un sistema di riferimento, che è la
biosfera. E quindi indica qual è l’effetto utile massimo che si possa ottenere quando il sistema evolve dal
suo stato termodinamico verso l’equilibrio. A titolo di esempio, possiamo dire che in un ciclo di Carnot
più è alto il Δ𝑇, quindi più alta è la differenza di temperatura tra la sorgente calda e la sorgente fredda,
più alta è l’efficienza, o in altre parole la quantità di lavoro, o di energia pregiata, che è possibile ottenere
a parità di energia termica fornita.

15
Energia, Progresso e Sostenibilità

Energia motore del pianeta Terra


Introduzione ai flussi energetici
Introduciamo ora un concetto nuovo, ovvero quello dell’energetica del pianeta. L’energetica del pianeta
è quella parte dell’energetica che cerca di studiare i flussi di energia che il pianeta scambia con l’ambiente
esterno. Sicuramente, il più importante flusso è quello scambiato con il sole, e quindi la radiazione solare
che investe il pianeta. Un altro tipo di interazione può essere quello legato alle forze gravitazionali che i
vari corpi celesti esercitano in maniera mutua e reciproca. L’ultimo driver che vedremo è quello che
riguarda il calore endogeno che viene espulso dal pianeta, risultato del processo di formazione stesso del
pianeta, ed è un tipo di energia che viene sprigionata a partire dalle trasformazioni che certe sostanze,
certi minerali, che costituiscono il nucleo del pianeta, stanno ancora lentamente subendo. Tali
trasformazioni generano un flusso di energia endogeno che viene anche utilizzato per alcune applicazioni
ingegneristiche.

2.1.1 Potenziali energetici


Dunque, energetica del pianeta significa di fatto studiare le varie interazioni energetiche che il pianeta
può avere con l’ambiente esterno. Ci si può domandare, a questo punto, quale sia l’importanza del
conoscere l’energetica del pianeta, o a quale tipo di speculazioni possa portare lo studio di questa materia.
Uno degli aspetti più importanti dell’energetica è quello di poter stimare il potenziale delle fonti
energetiche, ovvero quanta energia si possano ricavare, ad esempio, dalle radiazioni solari, dall’eolico,
dall’idroelettrico, dalle biomasse e così via. Quindi una prima informazione che può essere ricavata da
questi studi è il potenziale. Chiaramente, quando si parla di potenziale in ambito energetico possono
esserci diverse definizioni:
• La prima può essere quella del potenziale fisico, legato proprio all’energetica del pianeta. Esiste
un tetto massimo, o potenziale massimo, che è possibile ottenere sulla base delle risorse
disponibili nel nostro pianeta.
• Poi c’è il potenziale tecnico, che proveremo a valutare a stimare, e indica quanto di questo
potenziale disponibile può essere utilizzato nelle applicazioni tecniche. Il potenziale tecnico può
essere dunque valutato in maniera tanto più accurata quanto più si ha necessità di un’analisi
accurata. Per esempio, si potrebbe avere una disponibilità di radiazione solare sulla cima del
monte Bianco, ma quello non è un potenziale tecnico perché è una zona isolata, non connessa alle
infrastrutture, e sarebbe difficile costruire impianti e trasportare energia. Stesso discorso si può
fare nell’ambito dell’eolico offshore, in una zona distante dalle coste in cui il potenziale eolico è
molto elevato ma dal punto di vista tecnico trasportare quell’energia risulta complicato.
• Un altro aspetto poi che può essere introdotto è quello del potenziale tecnico-economico che
include anche gli aspetti economici. Una fonte può essere disponibile a livello fisico, può essere
disponibile a livello tecnico ma poi a livello economico non lo è, o meglio lo è ma a costi che
sarebbero troppo elevati per gli usi finali.
Da quanto detto, è possibile effettuare tre considerazioni ulteriori: la prima è che si produce energia solo
se c’è consumo; tutti i sistemi energetici attuali sono dei sistemi perfettamente disfacibili, ovvero esistono
per soddisfare un consumo. Ogni volta che si produce energia bisogna avere una domanda corrispondente
16
Capitolo 2 – Energia motore del pianeta Terra
che possa assorbirla. Il secondo aspetto, relativo al potenziale tecnico-economico, è che anche le fonti
fossili hanno un proprio potenziale tecnico-economico.
Generalmente, quando si parla di fonti fossili si parla anche di riserve e risorse, e in questa
differenziazione si nasconde di fatto il tema del potenziale fisico e del potenziale tecnico-economico. Le
risorse rappresentano il potenziale fisico di una fonte fossile disponibile nelle varie zone e aree del nostro
pianeta; quando poi si parla invece di riserve ci si riferisce a quei numeri, in relazione alle disponibilità
del petrolio, del gas, etc, calcolati sulla base di un potenziale tecnico-economico, cioè di quanto sia
conveniente utilizzare le risorse esistenti, sulla base di una convenienza tecnico economico.
𝑅𝑖𝑠𝑜𝑟𝑠𝑒 𝑓𝑜𝑠𝑠𝑖𝑙𝑖 → 𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑒 𝑓𝑖𝑠𝑖𝑐𝑜
𝑅𝑖𝑠𝑒𝑟𝑣𝑒 𝑓𝑜𝑠𝑠𝑖𝑙𝑖 → 𝑃𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑒 𝑡𝑒𝑐𝑛𝑖𝑐𝑜 − 𝑒𝑐𝑜𝑛𝑜𝑚𝑖𝑐𝑜
Esiste un altro aspetto per cui è importante studiare l’energetica del pianeta. Vedremo che in passato sono
accaduti alcuni eventi che hanno delle somiglianze con degli eventi che stanno accadendo oggi e che
destano non poca preoccupazione. Il terzo aspetto importante è quindi che possiamo imparare dal passato.

2.1.2 Il bilancio energetico


Il bilancio energetico del pianeta è la disciplina che sta alla base della scienza del cambiamento climatico.
Il cambiamento climatico avviene proprio come risposta che la Terra esercita per ripristinare il bilancio
energetico planetario. Tale risposta è dovuta ad una sollecitazione, perché la presenza di gas serra in
atmosfera altera il bilancio energetico planetario. La prima cosa che si può dire è che l’effetto serra è una
conseguenza costituente del bilancio energetico planetario, e che modificando la composizione chimica
degli agenti che sono responsabili di questo fenomeno viene alterato il bilancio energetico planetario. Il
cambiamento climatico è quindi una risposta termodinamica del nostro pianeta per ripristinare il bilancio
energetico con l’ambiente esterno.

Genesi e storia della terra


Vediamo dunque uno schema rappresentativo delle varie fasi evolutive che ha attraversato il nostro
pianeta. Possiamo distinguere anelli più o meno estesi:
• Il primo prende il nome di Adeano;
• Il secondo Archeano;
• Il terzo Proterozoico;
• Infine, un ultimo anello, che in realtà è stato decomposto in periodi più piccoli, e che prende il
nome di Eone Fanerozoico.
Questi quattro periodi, che ha attraversato la storia del nostro pianeta, da un punto di vista geologico, e
da un punto di vista della mutazione della biosfera, dell’atmosfera, sono tipicamente chiamati come Eoni.

2.2.1 Evoluzione del Paleoclima


Il primo eone è quello più prossimo alla formazione della terra; prende il nome di Adeano a richiamare
l’Ade dell’antica Grecia. Questo fu un periodo molto travagliato, con delle temperature altissime,
un’atmosfera caratterizzata da composti chimici legati alle attività vulcaniche, e si caratterizzava per
l’assenza di vita. Nel corso dell’evoluzione del pianeta accadono degli eventi che modificano il bilancio
17
Energia, Progresso e Sostenibilità
energetico del pianeta. Chiaramente la descrizione di questi eventi è totalmente speculativa, perché non
siamo in possesso di prove concrete, ma sulla base di modelli, di analisi, che consentono di andare
indietro nel tempo, e sulla base di alcuni materiali, è possibile ricostruire quelle che potevano essere le
condizioni legate ad un determinato periodo storico. Si riesce a vedere come nel corso del tempo il
bilancio energetico sia mutato. Uno dei primi eventi, legato al cambiamento del bilancio energetico
planetario, è stato certamente la nascita del nostro satellite. La formazione della luna si associa ad un
evento eccezionale di collisone tra vari corpi celesti, che dal punto di vista del bilancio energetico porta
alla formazione e al rilascio di sostanze, come particelle solide in sospensione nell’atmosfera primordiale,
che cominciano ad alterare il bilancio energetico planetario. Di fatto, quello che accade è una minore
penetrazione delle radiazioni solari, con un conseguente abbassamento delle temperature, e la formazione
di acqua liquida, considerato uno degli elementi più importanti per la nascita della vita.

La nascita della vita si ha quindi alla fine del periodo Adeano, e si associa soprattutto a delle zone
sotterranee che cominciano a popolarsi di microrganismi, aventi un metabolismo che consentiva di dare
loro energia a partire dall’assimilazione di alcuni composti chimici. Tutti gli organismi chemiotrofi
nascono in questo periodo.

2.2.2 Le prime forme di vita: il processo di fotosintesi


Un evento molto importante è la comparsa di alcuni organismi che riescono a sviluppare un certo tipo di
metabolismo diverso da quello dei microrganismi precedenti: sono in grado di generare il processo di
fotosintesi. Perché questo rappresenta una svolta rispetto alla vita che si aveva sul pianeta in precedenza?
Il primo motivo è che la vita scopre un meccanismo nuovo per cui si trova ad aver a disposizione quantità
enormi di energia, in quanto la fotosintesi è un processo energetico per cui si riesce a trasferire l’energia
disponibile in natura alla vita biologica. La vita, grazie a questo processo, è capace di attingere a grandi
quantità di energia, riuscendo ad intraprendere un cammino evolutivo in forme sempre più complesse.
Un secondo aspetto da evidenziare è che la fotosintesi è un processo per cui, a partire dalla disponibilità
18
Capitolo 2 – Energia motore del pianeta Terra
di acqua, anidride carbonica e altri elementi, si riesce a sintetizzare della biomassa e a produrre come
prodotto di scarto dell’ossigeno. Per la prima volta nell’universo, cominciano a svilupparsi organismi
biologici che sono in grado di alterare la composizione chimica dell’atmosfera, arricchendola di ossigeno,
e riducendone il contenuto di anidride carbonica. Questo porta a degli effetti sorprendenti sulla base di
cui possiamo effettuare un interessante parallelismo con ciò che accade oggi.
Il primo è che un organismo biologico sia in grado di trasformare la composizione dell’atmosfera. Questo
è quello che stiamo facendo noi oggi, non in quanto singoli individui ma come organismo sociale; in
altre parole, attraverso il metabolismo delle società moderne, il quale prevede, per l’attivazione di
determinati processi, il prelievo di risorse energetiche (80% fonti fossili). Quindi oggi le nostre società,
a causa di un metabolismo collettivo, hanno la capacità di interferire con un fenomeno planetario. La
nostra atmosfera, attualmente, è un costrutto biologico, cioè è stata costruita a partire da organismi
biologici che hanno alterato l’atmosfera. Il cambiamento della composizione chimica dell’atmosfera ha
due effetti: uno diretto e uno indiretto. Entrambi questi effetti hanno delle ripercussioni importanti sulla
vita sul pianeta. L’effetto diretto è che un’atmosfera ricca di ossigeno consentiva lo sviluppo della vita a
nuovi organismi aerobici, che avevano un metabolismo basato sull’ossigeno. Tutti gli organismi che
esistevano in precedenza che erano anerobici subiscono un processo di estinzione perché non riescono a
vivere nelle nuove condizioni. D’altra parte, queste nuove condizioni sono uno slancio per nuovi
organismi, perché il metabolismo aerobico si rivela un efficiente meccanismo di conversione di energia
che permetterà di avere un’esplosione cambriana, in cui di fatto questa capacità consente di svilupparsi
in molteplici forme. L’aspetto indiretto è quello legato alla composizione dell’atmosfera che altera il
bilancio energetico del pianeta. C’è tutta un'altra specie di organismi che non ce la fa perché il
cambiamento climatico non ne rende possibile la vita. Le nuove condizioni climatiche permettono invece
ad altre specie di insediarsi e svilupparsi. Possiamo vedere due similitudini con quanto può accadere
oggi: degli organismi viventi possano avere un’interferenza sui cicli planetari, possono modificare
l’atmosfera e questo può causare delle difficolta per alcune specie di andare avanti nelle nuove condizioni,
ed è ciò che spaventa quando si parla di cambiamenti climatici.1
Il messaggio è che quello che sta accadendo oggi è già avvenuto in passato e sta creando tutta una serie
di conseguenze. Possiamo dunque imparare dal passato, comprendendo ciò che è accaduto e che ha
contribuito all’evoluzione del pianeta. Il mutamento del bilancio energetico planetario può essere dovuto
ad un cambiamento della composizione dell’atmosfera, che, come si è visto, nel passato fu legato
principalmente ad esplosioni vulcaniche, ad eventi biologici, come la nascita della biosintesi, e ad eventi
legati all’interazione con corpi celesti, come quello avvenuto nel periodo cretaceo e che ha causato
l’estinzione dei dinosauri.

1
Letture consigliate: “La fine del mondo. Guida per apocalittici perplessi”, di Telmo Pievani.
Documentari: “Home – La nostra casa” e “HUMAN”, di Yann Arthus-Bertrand; “The Big History”, di
David Christian.
19
Energia, Progresso e Sostenibilità

2.2.3 Aspetto e temperatura del periodo Adeano


Ci sono stati dei tentativi anche artistici di
rappresentare quella che è stata “l’infanzia” del
pianeta Terra. Per esempio, su Le Scienze,
appare questa ricostruzione, che si riporta a
destra, della terra e di come poteva apparire nel
periodo Adeano, nelle fasi immediatamente
successive alla formazione del pianeta.
Si tratta di un corpo ancora ricco di sostanze, che
si sarebbero poi convertite nel corso del tempo,
e formato da composti che hanno invece subito
trasformazioni nucleari. Possiamo aggiungere
che, in tale periodo, le collisioni tra corpi celesti
fossero molto più frequenti.
La terra ha affrontato diverse fasi, anche sotto l’aspetto della temperatura. Si sono infatti intervallati
periodi molto caldi e poi molto freddi, in cui la terra veniva rappresentata addirittura come una palla
ghiacciata, e in cui sopravvivevano solo alcune specie viventi. Questi cambiamenti di temperatura sono
spesso associati proprio ad eventi che modificavano il bilancio di energia tra terra e sole.

In questo grafico è possibile osservare, in prima battuta, come sia variata la temperatura media del pianeta
in relazione alla concentrazione di 𝐶𝑂2 in atmosfera. Si vede in maniera qualitativa, su un arco di tempo
enorme, 5 miliardi di anni dalla formazione del pianeta, una correlazione tra queste due grandezze.
20
Capitolo 2 – Energia motore del pianeta Terra

Drivers energetici
Quando parliamo di drivers energetici, cioè di flussi di energia con cui il nostro pianeta interagisce con
l’ambiente esterno, è possibile distinguerne 3:
1. La radiazione elettromagnetica proveniente dal sole e diretta verso il nostro pianeta. Tale flusso
è da 4.000 a 60.000 volte più grande ed intenso rispetto agli altri due.
2. Il flusso energetico legato all’azione gravitazionale che i corpi celesti esercitano tra loro, e che
può portare allo sfruttamento di fonti energetiche conseguenti, come le maree.
3. L’energia geotermica, intesa come il flusso di energia che proviene dall’interno del nucleo del
nostro pianeta.
In particolare, questi tre drivers hanno contribuito, nel corso della storia del pianeta, all’evoluzione della
Terra con meccanismi relativi al bilancio energetico radiativo, per quanto riguarda la radiazione
elettromagnetica, la tettonica delle placche, per quanto riguarda l’energia proveniente dal nucleo del
pianeta, ed infine le collisioni extraterrestri legate alle forze gravitazionali, che hanno avuto un impatto
notevole sull’evoluzione del pianeta. Sottolineiamo l’importanza della tettonica in quanto, oltre a definire
l’orografia del pianeta, ha innescato dei meccanismi legati alle attività vulcaniche, che hanno a loro volta
contribuito a modificare il bilancio energetico.

2.3.1 L’atmosfera primordiale


Inizialmente, la terra era immersa in un’atmosfera molto particolare, legata all’attività vulcanica e quindi
assolutamente invivibile per gli esseri viventi che oggi abitano il pianeta. Vi erano metano, zolfo, vapore
d’acqua e una quantità importante di anidride carbonica. Nella letteratura scientifica la collisione che si
pensa possa aver dato origine alla luna è chiamata Big Splat. Questo fu il primo cambiamento del bilancio
radiativo del pianeta, che ne modificò il clima e consentì di abbassarne la temperatura. All’inizio la vita
si formò attraverso organismi molto semplici, presenti in zone molto profonde degli oceani in cui c’era
disponibilità di sostanze chimiche di un certo tipo, adatte al metabolismo di quegli esseri. 3.5 miliardi di
anni fa si formarono nuovi organismi chiamati ciano batteri, in grado di operare per la prima volta la
fotosintesi. Ancora oggi, tali organismi sono presenti sul nostro pianeta, come le colonie di stromatoliti,
presenti in Australia, esseri antichissimi in grado di operare la fotosintesi.
La produzione di ossigeno, oltre ad avere influenza sulla composizione atmosferica, e sul tipo di
metabolismo che sostituì quelli precedenti, ebbe anche un forte impatto sulla geologia del pianeta. Molti
minerali reattivi, presenti fino ad allora in assenza di ossigeno, ebbero la possibilità di creare nuovi legami,
ossidandosi, e dando il via al processo di ossigenazione che prende il nome di Great Oxygenation Process.
Aspetto molto interessante è che, nel periodo Archeano, si forma un’atmosfera molto simile a quella
odierna, e si crea anche un sistema ecologico molto vicino a quello che conosciamo oggi. Tale sistema
si caratterizza per quelli che sono denominati cicli planetari, e che sono fondamentali per la vita.
Sicuramente un ciclo planetario su cui si ha interferenza è il ciclo del carbonio, altra faccia dello studio
del cambiamento climatico. Ci sono tutta una serie di attività energetiche che vanno ad influire ed
interferire, ad esempio, con il ciclo dell’azoto o del fosforo. Già nel periodo Archeano si formano cicli
planetari importanti, tutt’oggi di estrema rilevanza. Nel Proterozoico, invece, si forma un metabolismo
ad elevato tasso energetico basato sulla respirazione aerobica. Nel Cambriano abbiamo un’esplosione
della vita come è possibile notare nella spirale della vita. L’ultimo eone è quello Fanerozoico, dove si
forma la vita così come la conosciamo oggi. L’atmosfera moderna è dunque un costrutto biologico,
21
Energia, Progresso e Sostenibilità
generata proprio da organismi biologici che hanno modificato la composizione chimica dell’atmosfera
primordiale, e hanno permesso all’uomo di fare la sua comparsa sulla terra.

2.3.2 La 5 grandi estinzioni


Nel corso dell’evoluzione del pianeta, ci sono state 5 grandi estinzioni; alcuni studi scientifici ipotizzano
che la nostra civiltà si trovi all’interno di una sesta estinzione che sta portando alla decimazione di alcune
specie viventi. Queste cinque grandi estinzioni furono conseguenza di collisioni con corpi celesti, di
fenomeni vulcanici, cambiamenti climatici, cambiamenti dei livelli dei mari e cambiamenti di ossigeno.
In tutto questo processo, ad un certo punto, fa la comparsa sul pianeta l’uomo, il quale si trova a fare i
conti con l’ambiente in cui si trova e con le risorse gli si presentano davanti. Qui acquisisce pian piano
la capacità di gestirle, e si forma così il grande albero della famiglia umana. Ad un certo punto però
anche l’uomo, per svilupparsi come entità biologica e come collettività sociale, impara a gestire forme
diverse di energie. L’uomo inizia ad avere una conoscenza ecologica e inizia a sviluppare immaginazione
e capacità comunicative che consentono di pianificare azioni, sviluppare qualità e capacità tramandabili,
che costituiscono la base del collective learning.
I flussi energetici hanno dunque contribuito a determinare le condizioni della biosfera. Ora ci chiediamo:
quali sono i processi energetici fondamentali che determinano le condizioni della nostra biosfera? In che
modo l’energia influenza la vita sul nostro pianeta?

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Capitolo 3 – L’energetica del pianeta Terra

L’energetica del pianeta Terra


Si è dunque visto fin qui quali siano stati gli eventi che sono riusciti a modificare il bilancio energetico
planetario, portando ad eventi fondamentali, come l’estinzione di alcune specie, e la nascita di altre.
L’arrivo dell’uomo sul pianeta Terra, in un certo modo, può dirsi figlio di eventi casuali che si sono
susseguiti, come abbiamo visto, nel corso di intere ere geologiche.

Il bilancio energetico planetario


Cerchiamo adesso di capire, a livello più fisico, cosa si intenda per bilancio energetico planetario.
Partiamo subito con un’informazione particolarmente interessante, al fine di introdurre un concetto
fondamentale: senza l’effetto serra, ad oggi, la temperatura media sul pianeta sarebbe di −18℃.
L’effetto serra è un fenomeno fisico grazie al quale, fino ad oggi, siamo riusciti ad avere condizioni
vantaggiose per lo sviluppo della vita. Il metabolismo delle nostre società, tuttavia, contribuisce
sensibilmente ad innalzare la temperatura del pianeta; metaforicamente, diciamo che bastano pochi gradi
per “far ammalare” un ecosistema. Considerando la temperatura media terrestre, sappiamo che, da
quando esistono le società umane moderne (dal periodo neolitico), il pianeta non ha mai avuto variazioni
di temperatura superiori a 2℃. Un aumento di questa variazione porterebbe le società umane a trovarsi
in un contesto in cui non hanno mai maturato nessun tipo di esperienza. Delle ricerche di natura
scientifica, basate sull’elaborazione di modelli, portano alla conclusione che un aumento della variazione
di temperatura superiore a 2℃ innescherebbe una serie di fattori in grado di portare il pianeta al collasso
(e.g. siccità, fenomeni atmosferici eclatanti).
La temperatura media rappresenta la temperatura di equilibrio tale per cui l’energia scambiata tra il sole
e il nostro pianeta porta ad un bilancio netto nullo; la presenza di fattori esterni, che tendono modificare
questo bilancio, portano il sistema verso un processo di ripristino, aumentando la temperatura media del
pianeta. Il cambiamento climatico è una reazione dinamica del nostro pianeta, che si adatta a delle
perturbazioni che alterano il bilancio energetico. Spesso si dice che l’effetto serra sia legato a del calore
che viene intrappolato, in realtà questo concetto è una semplificazione di un processo assai più
complesso: non vi è effettivamente del calore intrappolato, ma si ha un aumento delle temperature
affinché la resistenza termica aggiuntiva, introdotta dai gas serra, venga sopperita da un maggiore salto
di temperatura tra il pianeta Terra e l’ambiente esterno, l’universo.
Per comprendere meglio il concetto di bilancio energetico planetario, è necessario nuovamente far
riferimento ad un’informazione già introdotta: i flussi energetici più importanti da considerare sono di 3
tipi:
1. Energia solare (migliaia di volte superiore alle altre 2)
2. Energia Termica (prodotta nel nucleo del pianeta)

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Energia, Progresso e Sostenibilità
3. Energia meccanica (attrazione gravitazionale del nostro pianeta con altri corpi celesti)

3.1.1 Il Sole e la Via Lattea


Uno degli attori fondamentali per capire il bilancio
energetico planetario è il Sole, essendo la fonte di
energia che governa tutte le attività del pianeta. Il Sole
è uno dei 100 miliardi di corpi celesti che compongono
la Via Lattea, e all’interno di essa ha una posizione
relativamente periferica. Questo è uno dei motivi per cui
casualmente la vita sul nostro pianeta si è sviluppata
nelle forme in cui la conosciamo; si tratta infatti di una
zona in cui vi è meno densità di corpi celesti che
avrebbero potuto creare eventi catastrofici, impedendo
alla Terra di fare il suo corso.

L’energia viene ottenuta attraverso delle reazioni di


fusione nucleare, che avvengono all’interno del core di
questa stella. Gran parte della massa di questo nucleo è
caratterizzata da idrogeno. A causa dei processi di
fusione, viene sprigionata una quantità enorme di
energia, e allo stesso tempo questa risorsa di idrogeno,
che è contenuta all’interno della stella, viene convertita
in un gas inerte, l’elio, che pian piano farà spegnere
questo motore energetico.

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Capitolo 3 – L’energetica del pianeta Terra
La temperatura nel nucleo è di circa 10 milioni di gradi celsius, e l’energia prodotta all’interno di esso
viene trasportata tra i vari strati del sole fino a quando viene poi irradiata e trasportata nello spazio,
attraverso onde elettromagnetiche; una quota di questa energia viene poi intercetta dal nostro pianeta.
Vediamo alcune caratteristiche fisiche di questo corpo celeste:

Il corpo nero è un modello che viene introdotto nell’ambito della trasmissione del calore, e descrive bene
il trasporto di energia sotto forma di irraggiamento in condizioni ideali. La composizione interna del Sole

è riportata nella seguente tabella:


L’energia è principalmente prodotta nella zona interna del nucleo, in cui avvengono le reazioni di fusione
di quattro protoni di idrogeno per la creazione di 1 nucleo di elio. Vediamo alcune informazioni
energetiche macroscopiche riguardo il Sole, riportate nella successiva tabella:
• Avvengono circa 9 ∙ 1037 reazioni al secondo.
• L’energia di ogni radiazione, relativamente piccola, è di circa 4.2 ∙ 10−27 𝐽 per reazione.
• La quantità di idrogeno consumata nel nucleo è di 4.4 tonnellate ogni secondo. Per produrne
400𝑘𝑔/𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑜 in laboratorio è necessario un eletrolizzatore da 1.5 𝑀𝑊 di fonte rinnovabile.
• Queste reazioni portano alla generazione di un flusso totale, che può essere calcolato mediante
l’ausilio della legge di Stefan – Boltzmann, ed è pari a 3.85 ∙ 1026 𝑊. Tale legge si applica allo
studio dei corpi neri, e indica che la forza radiante di un corpo nero è proporzionale alla sua
temperatura elevata alla quarta. Tale proporzionalità avviene tramite il prodotto con una costante
omonima:
𝑊
𝑞 = 𝜎 ∙ 𝑇 4, 𝜎 = 5.67 ∙ 10−8
𝑚2∙ 𝐾4
La quantità calcolata di flusso teorico corrisponde a circa 63.4 𝑀𝑊/𝑚2 di superficie, una
quantità enorme se confrontata con la radiazione massima solare che giunge sulla terra, la quale
fuori dall’atmosfera si attesta ad un valore di 1360 𝑊/𝑚2 , chiamata anche costante solare.

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Energia, Progresso e Sostenibilità
• Nel momento in cui le reazioni di conversione dell’idrogeno proseguono, il flusso diminuisce. Si
stima che la riduzione di tale flusso sia del 30% ogni 5 miliardi di anni; tale lasso temporale può
anche essere indicato come 5 𝐺𝑎, dove 𝐺𝑎 è l’unità di tempo uguale ad un miliardo (Gigaannum).

3.1.2 Il Sole: la dinamica delle trasformazioni


L’energia che viene prodotta nel nucleo viene poi trasferita attraverso gli strati più esterni, passando per
diverse zone:
1. Zona del nucleo in cui la gran parte dell’energia viene trasmessa per diffusione, o conduzione;
2. Zona più esterna dove l’energia viene trasmessa per convezione;
3. Dalla fotosfera e dalla cromsfera in poi il trasporto di energia avviene attraverso radiazioni
elettromagnetiche, che lasciano la stella e si irradiano in maniera diffusa attraverso lo spazio;
Il sole è la fonte di energia più importante per il nostro pianeta, e lo è sia per le applicazioni tecniche, sia
per le attività antropiche, sia per il bilancio energetico planetario.Tutto il flusso di enegia entrante sul
pianeta crea una serie di trasforazioni che regolano la vita sul pianeta; questa energia viene poi ri-irradiata
dalla Terra nello spazio, affinché si mantenga un equilibrio.

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Capitolo 3 – L’energetica del pianeta Terra

3.1.3 Il Sole: lo spettro della radiazione


Tutta l’energia che viene emessa è dstribuita su una serie di
lunghezze d’onda, quindi lo spettro complessivo va da 0.2
micrometri fino a circa 2.5 micrometri.
La radiazione visibile corrisponde a una piccola frazione ( da
380 nanometri a 780 anometri) della radiazione che viene
trasportata dalla radiazione solare.
380 𝑛𝑚 ≤ 𝑉𝑖𝑠𝑖𝑏𝑙𝑒 𝑙𝑖𝑔ℎ𝑡 ≤ 780 𝑛𝑚
Nello spetro della radiazione solare, il 40% dell’energia è
contenuta nella banda del visibile, il 50% nella zona
dell’infrarosso e il 10% nel’ultravioletto.
L’andamento in figura presenta un massimo (1367 𝑊/𝑚2 ) in una certa frequenza, e poi un andamento
tendente a diminuire, questo è un comportamento tipico di un corpo nero.

Il pianeta Terra
L’altro attore principale della questione energetica è ovviamente il paineta Terra. È il terzo pianeta in
termini di distanza dal sole, ed è caratterizzato da un atmosfera unica che è definibile come un costrutto
biologico, in assenza del quale la nostra atmosfera sarebbe simile a quella di Marte o di Venere.
L’atmosfera, come già abbiamo avuto modo di vedere, si è originata dalla comparsa e dalla attvità di

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Energia, Progresso e Sostenibilità
organismi capaci di operare un’effetto denominato effetto serra. Questo pianeta poessiede un raggio di
circa 150𝑘𝑚, e non è omogenea in termini di densità. Dalla tabella comparativa con i nostri vicini,
possiamo osservare come la temperatura della Terra non sia legata al bilancio energetico planetario.

3.2.1 La costante solare


Considerando Terra e sole come elementi del problema
energetico, una grandezza che viene utilizzata nello studio
dell’interazione tra questi due elementi è la costante solare,
ovvero il rapporto tra la potenza radiante emessa dal sole e la
superficie di una sfera che ha come raggio la distanza media
dell’orbita terra-sole. Come detto in precedenza, il valore di
questa costante è circa uguale a 1368 𝑊/𝑚2 . Questa è l’energia
che arriva, per unità di superficie, sulla Terra nell’ipotesi che la
superficie sia perpendicolare alla radiazione solare. La costante
solare rappresenta la potenza radiante massima perché è un
valore che caratterizza l’interazione terra sole ad un livello extra
atmosferico.
Per calcolare l’energia effettiva che arriva su un metro quadro di superficie terrestre, bisogna andare a
vedere come la radiazione solare interagisca con i vari componenti che caratterizzano la composizione
chimica dell’atmosfera. L’energia effettiva può essere legata anche alla conformazione geologica del
nostro pianeta (fenomeni di riflessione). In ambito extra atmosferico, siccome la Terra possiede una
forma sferica, e ruota su sé stessa, il valore medio che arriva su un metro quadro terrestre è 4 volte
inferiore a quello della costante solare, intervallandosi periodi di esposizione e periodi di non esposizione.
Il valore medio di radiazione solare per metro quadro di superficie terreste, viste le considerazioni appena
fatte, è di circa 342 𝑊/𝑚2 , definita anche come “tetto fotosintetico”. La definizione di tetto è esplicativa
del fatto che questa è la quantità massima di energia che giunge sul nostro pianeta, e non possiamo
sfruttarne più di quanta non ne arrivi, a meno di un utilizzo di scorte fossili.

3.2.2 Interazioni Terra – Sole


Una volta giunta sulla Terra, la radiazione solare può distinguersi in due tipi di interazioni differenti:
• Diffusione: la natura molecolare di certe sostanze interagisce con certe lunghezze d’onda della
radiazione incidente, e avvengono dei fenomeni ottici di diffusione come lo scattering di
Rayleigh: le molecole che compongono l’atmosfera sono in grado di diffondere in maniera
preferenziale la luce blu, dando al cielo il tipico colore.
• Assorbimento: i fenomeni che stanno alla base dell’effetto serra sono definiti di assorbimento; i
gas triatomici assorbono la radiazione solare in certi intervalli di lunghezza d’onda. La radiazione
solare arriva principalmente su uno spettro di lunghezze d’onda corta (spettro in rosso); nei suoi
confronti i gas permanenti dell’atmosfera (azoto e ossigeno), e i composti traccia, come la 𝐶𝑂2,
sono trasparenti, e non vi è interazione tra i gas e le onde. La terra riemette la stessa energia a
lunghezze d’onda maggiori, assorbibili dai gas serra, creando uno squilibrio tra energia entrante
e quella uscente. È come se ci fosse una difficoltà nel riemettere tutta l’energia entrante.

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Capitolo 3 – L’energetica del pianeta Terra

Un’altra grandezza che risulta opportuno citare, nell’interazione terra sole, è definita come “massa
d’aria”. La massa d’aria è il rapporto tra due distanze:
• BP: l’effettiva distanza che un raggio solare deve attraversare per superare l’atmosfera rispetto al
punto di incidenza
• AP: la distanza allo Zenit, ossia la distanza minima che devono attraversare i raggi solari.

3.2.3 L’effetto albedo


Altra grandezza fondamentale, che gioca un ruolo importante nel bilancio energetico planetario, è
l’Albedo. L’albedo è la capacità riflettente del nostro pianeta rispetto alle radiazioni a corte lunghezze
d’onda. Le varie superfici della Terra hanno diversa albedo. A causa dei cambiamenti climatici, che
possono comportare ad esempio lo scioglimento dei ghiacciai o la desertificazione di determinate aree, è
possibile modificare l’albedo di un certo territorio, ovvero di radiazione solare riflessa verso lo spazio.
L’albedo medio del pianeta è del 30%.

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Energia, Progresso e Sostenibilità

Dall’immagine qui a lato possiamo vedere cosa si sia inteso finora per re immissione della radiazione.
La radiazione entrante nell’atmosfera terrestre, e proveniente dal sole, rimbalza sulla superficie, venendo
riemessa sottoforma di radiazioni a lunghezza d’onda superiore:
0.2 𝜇𝑚 < 𝜆𝑆𝑜𝑙𝑒 < 2 𝜇𝑚
5 𝜇𝑚 < 𝜆 𝑇𝑒𝑟𝑟𝑎 < 50 𝜇𝑚
Questo sfalsamento implica un certo effetto: nel momento in cui
tale radiazione incontra l’atmosfera, incontra delle sostanze che
possiedono proprietà ottiche per cui possono interagire con tali
frequenze. Quello che succede è che tali sostanze tendono a
perturbare l’equilibrio di scambio di radiazione Sole – Terra,
assorbendo la radiazione e riemettendone parte verso lo spazio e
parte nuovamente verso la superficie. Questo comporta una
difficoltà, una resistenza, nel riemettere nello spazio tutta l’energia
entrante. Come si vede, ad esempio, nella legge di Fourier, dove
la quantità di calore trasferita è direttamente proporzionale al
calore, nel momento in cui la resistenza atmosferica aumenta, per poter emettere lo stesso flusso di
radiazioni nello spazio, è necessario aumentare il Δ𝑇.

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Capitolo 3 – L’energetica del pianeta Terra

3.2.4 Effetto serra


Abbiamo quindi detto che la grandezza principale, che contribuisce al bilancio energetico planetario, è
quella associata alla radiazione solare: flusso di energia in ingresso nel nostro pianeta. Tuttavia, è bene
sottolineare che la radiazione solare in ingresso possiede un’energia differente da quella percepita sul
suolo, venendo attenuata dall’atmosfera che attraversa, con una conseguente quota disponibile ridotta.
Tale riduzione è effetto diretto del fenomeno della riflessione, aspetto che viene caratterizzato da un
punto di vista fisico dal concetto di albedo, e dal tema dell’assorbimento: si tratta di un fenomeno
selettivo rispetto alle lunghezze d’onda; di fatti, alcuni gas risultano essere trasparenti alla radiazione
solare in determinate lunghezze d’onda, ed assorbenti per altri valori di 𝜆. Questa caratteristica è alla
base dell’effetto serra. Ricapitolando, l’atmosfera risulta “trasparente” in ingresso, mentre possiede il
comportamento opposto in uscita; questo implica un aumento della resistenza termica dell’atmosfera,
che viene gestito con un incremento delle temperature medie. Aggiungiamo che una quota dei radiazione
riesce ad attraversare l’atmosfera, attraverso quella che viene definita come “finestra atmosferica”.
Vediamo quindi di approfondire questo fenomeno. La radiazione incidente è una radiazione caratterizzata
da lunghezze d’onda concentrate nella zona delle onde corte, mentre la radiazione uscente sulle
lunghezze d’onda lunghe. I corpi che emettono queste radiazioni (Sole e Terra) si caratterizzano per
temperature diverse; quindi, lo spettro di emissione che descrive questi due corpi risulta particolarmente
diverso in termini di frequenza. L’energia emessa è la stessa ma con una traslazione sulle lunghezze
d’onda.
• Da un punto di vista qualitativo, una parte della radiazione incidente viene riflessa mentre un’altra
viene assorbita dall’atmosfera e quindi dalla superficie terrestre. Tutta l’energia assorbita dalla
superficie terrestre viene riemessa; parte di tale energia viene assorbita e riemessa nuovamente
verso il basso dall’atmosfera (quota di energia che comporta un cambiamento delle temperature),
mentre un’altra passa attraverso l’atmosfera senza interazioni.
• Da un punto di vista quantitativo, la quantità media di radiazione solare in ingresso è 342 𝑊/𝑚2 ,
corrispondente alla costante solare diviso quattro. Bilancio di energia rispettato, la sommatoria
delle radiazioni uscenti sono pari anch’esse a 342 W/m2. Affinché si rispetti il bilancio energetico,
a causa dell’effetto dei gas serra, occorre che la temperatura si alzi, per permettere che il flusso
in uscita sia totalmente emesso verso lo spazio.

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Energia, Progresso e Sostenibilità
Aspetto interessante è che tale fenomeno, seppur abbia trovato ampio respiro in tempi moderni, non sia
affatto nuovo. Il fenomeno della radiazione solare fu scoperto da Arrhenius, primo scienziato nel 1905
che riuscì a capire il legame tra la presenza di alcuni composti in atmosfera e l’interazione con la
radiazione elettromagnetica emessa dal pianeta.

3.2.5 La radiazione solare


Rispetto alla radiazione entrante, circa il 30% viene riflessa (valore dell’albedo medio del pianeta). La
quota rimanente assorbita prima di essere riemessa si ripartisce in diversi livelli; i più interessanti sono:
• Il 40% è assorbita come energia termica dal pianeta;
• Il 25% rientra nel ciclo dell’acqua;
• Il 2% nel ciclo dei venti;
• Lo 0.5% è assorbito dal ciclo delle onde
• Lo 0.03% rientra nel processo fotosintetico.

L’ultimo dato è tanto interessante quanto inquietante: una percentuale irrisoria rientra in quel processo
grazie al quale tutta la vita sul pianeta esiste così come la conosciamo. Si tratta, inoltre, di una quantità
energetica che numericamente si avvicina a quella che l’uomo è oggi in grado di gestire. Il 25% di tutta
la produzione fotosintetica del pianeta viene usata dall’uomo. La fotosintesi produce biomassa, quindi,
vuol dire che l’equivalente del 25% dell’energia solare convertita in biomassa viene usata dall’uomo,
usata per produrre cibo, per foraggiare gli allevamenti. Solamente il 75% rimane a tutte le specie viventi;
potrebbe sembrare molto, ma si pensi che l’uomo è solo una delle innumerevoli specie che popolano la
Terra. L’energia solare che arriva sul pianeta è usata dai processi naturali. Gli ecosistemi sfruttano la
radiazione incidente, quindi nella misura in cui noi usiamo questa radiazione solare per fare altro (es.
pannelli solari, eolico, idroelettrico) in qualche modo la stiamo togliendo dalla disponibilità di altri
processi.
Riguardo fonti energetiche alternative, diciamo che, in generale, le biomasse possono NON essere
sostenibili: circa 4 milioni di persone al mondo, ogni anno, muoiono per l’utilizzo di biomasse a fini
energetici, legati alla combustione in ambienti che provocano malattie respiratorie, polmonari,
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Capitolo 3 – L’energetica del pianeta Terra
avvelenamento da monossido di carbonio. Anche solo in Italia, vasti territori, come l’Emilia-Romagna,
sono tappezzati di coltivazioni di biomasse per usi energetici: si viene così a creare una malsana
competizione con il tema food. Le biomasse diventano sostenibili nel momento in cui vengono create
delle filiere locali, dove si utilizzano degli scarti al fine di sostenere in maniera circolare dei processi in
loco. La realtà odierna è ben diversa: oggi, l’unione europea importa biomassa da moltissimi paesi
stranieri. Questo porta alla devastazione di foreste primarie in giro per il mondo, alla distruzione di
equilibri sociali. Tutto ciò, ovviamente, non è accettabile.

L’energia del pianeta


3.3.1 Il ciclo dell’acqua
Una quantità enorme di energia che giunge dal sole finisce direttamente all’interno dei vari cicli planetari,
come quello dell’acqua, del vento, nell’energia cinetica delle onde, eccetera. Vediamo, per sommi capi,
questi cicli che entrano all’interno del nostro ecosistema.
Il primo ciclo che vediamo è quello dell’acqua. Questo elemento ha una straordinaria importanza per il
bilancio energetico del pianeta. Con un’albedo molto basso, assorbe radiazione solare per poi emetterla
come infrarossa. L’acqua ha proprietà termodinamiche importanti, regola il clima ed è responsabile di
variazioni climatiche in certe aree. Diciamo che la biosfera terrestre è composta prevalentemente di
acqua: gli oceani coprono poco più del 71% della superficie totale, pari a 361.2 𝑇𝑚2 . Le terre emerse
coprono il 29% della superficie della terra pari circa a 148.9 𝑇𝑚2.
Gli oceani contengono il 96.5% (contengono circa 1.4 miliardi di 𝑘𝑚3 ) dell’acqua della Terra, e sono la
fonte di circa l'86% di tutta l’evaporazione; ricevono il 78% di tutte le precipitazioni. L’acqua dolce
rappresenta il 2.5%:

• Una parte immagazzinata nei ghiacciai, 68.7%;


• Il 30% è acqua contenuta nelle falde;
• Circa l’1.2% contenuta in superficie: contenuta nei laghi, fiumi, negli esseri viventi, in atmosfera;
È interessante notare che l’ammontare di tutte le precipitazioni è di ben 500˙000 𝑘𝑚3 all’anno, il che
significa che il ciclo dell’acqua dura 9 giorni mediamente, e si ripete 39 volte all’anno. Profondità media
degli oceani: 3.8 𝑘𝑚.
L’acqua che circola sul pianeta è sempre la stessa. Il 25% dell’energia che giunge sulla terra alimenta il
ciclo dell’acqua (evaporazioni, cambiamenti di fase e aggregazione stagionale).
Gli oceani hanno una capacità riflettente molto bassa, assorbono gran parte dell’energia proveniente dalla
radiazione solare in maniera discreta, non continua. L’assorbimento di energia solare avviene nei primi
100 metri di profondità. Gran parte di questa energia viene riemessa sotto forma di vapore (calore
latente), l’80% viene riemessa come radiazione infrarossa (lunghezze d’onda lunghe). Mediamente, a
livello globale, per fare evaporare 1 𝑚𝑚/𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑜 da un metro quadro sono necessari 90 𝑊/𝑚2, il che
significa che il ciclo dell’acqua terrestre è azionato ad una velocità circa di 45 𝑃𝑊, corrispondente ad
evaporazione giornaliera di circa 3 𝑚𝑚, o un totale annuo di 1.1 𝑚. L’evaporazione non risulta costante
in tutte le zone, supera le precipitazioni negli oceani Atlantico e Indiano. Nel Mar Glaciale Artico le
precipitazioni superano l’evaporazione. Nel Pacifico i due processi sono quasi bilanciati.

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Energia, Progresso e Sostenibilità
Una quantità di energia molto importante viene assorbita per cicloni, monsoni e temporali. Questi eventi
trasportano energia sotto varie forme: sia come energia cinetica che come calore latente.
• I temporali rilasciano calore fino a 2.5 − 5 𝑃𝐽 (1 − 5 𝑇𝑊 circa 40 volte la potenza installata in
Italia), 10 − 100 volte il totale di energia cinetica.
• I cicloni di dimensioni maggiori mettono in gioco tra i 10 e 50 𝐸𝐽 (120 − 580 𝑇𝑊, circa 10%
di tutta l’energia che viene consumata dalle attività umane in un anno).
• L’energia cinetica dissipata da un uragano atlantico medio è di circa 3 𝑇𝑊 e da un tifone nel
Pacifico dieci volte tanto.
• Monsoni hanno trasferimento di calore latente per quasi 1.5 𝑌𝐽 (1024 𝐽) con un flusso termico di
1.5 𝑃𝑊 e una densità di potenza di circa 150 𝑊/𝑚2 .
Il ritiro delle coste è la conseguenza più evidente di aumento del livello del mare. Nelle pianure costiere
si osservano perdite di 30 − 100 𝑐𝑚/𝑦. Questo comporta un certo impatto sul bilancio energetico:
aumentando la quantità d’acqua, cambia la quantità di radiazione infrarossa emessa, cambiando l’albedo.

3.3.2 L’energia nei movimenti del mare


Una parte dell’energia proveniente dalla radiazione solare viene convertita in energia cinetica che
alimenta la dinamica del vento, e di conseguenza quella delle correnti marine. In alcune zone particolari,
l’energia disponibile è molto concentrata (e.g. in Florida è disponibile un potenziale di 20 𝐺𝑊), e regola
l’equilibrio di tali aree. Quest’energia potrebbe essere sfruttata in quota parte per la produzione di
energia; la densità di potenza massima è 1.6 − 2.2 𝑘𝑊/𝑚2 , quota d’energia molto importante se
rapportata alle densità di potenza per unità di superficie associata alle fonti rinnovabili.
Un’altra parte dell’energia solare viene utilizzata per alimentare il moto delle onde; stime affermano
come la potenza teorica associata a questa trasformazione energetica, quindi il potenziale massimo,
corrisponde a circa 90 𝑇𝑊. Questo è il potenziale fisico teorico, non è il potenziale effettivo utilizzabile
dal punto di vista tecnico ed economico. Nonostante questa potenza sia molto elevata, la sua densità
risulta molto bassa, dell’ordine di 0.1 𝑊/𝑚2. Quest’ultima è un’indicazione importante perché, da un
lato, ci fa capire la superficie che deve essere messa in gioco se si decide di sfruttare tale l’energia, mentre
dall’altro, mostra che se la densità è troppo bassa diventa molto difficoltoso ipotizzare l’utilizzo di tale
fonte per le singole utenze. Sarebbe infatti necessaria una quantità di superficie troppo elevata per trarre
dei benefici da tale energia. Questi numeri ci danno l’dea di quale sia il tetto di applicabilità di queste
fonti, ossia dicono in maniera implicita qual è di fatto l’energia disponibile in tali processi naturali e che
può essere effettivamente sfruttata dall’uomo.
I maremoti sono eventi tipicamente puntuali, scatenati anche da eventi esterni catastrofici, e non
necessariamente legati alle trasformazioni energetiche dovute all’interazione della radiazione solare con
il nostro pianeta. Molto spesso, i maremoti sono legati a uno dei 3 driver, ovvero all’energia geotermica
associata al nucleo terrestre. La quantità di energia in gioco in questi fenomeni naturali può essere molto
alta; il maremoto del 2005 nell’ isola Sumatra aveva una energia di 4.2 𝑃𝐽. Per comprendere la portata
di tale fenomeno, basti pensare che l’Italia ha un consumo annuale di 7 𝐸𝐽. La potenza rilasciata da un
maremoto per 𝑚2 , impattando su una superficie verticale, può rilasciare una densità dell’ordine di 1 −
2 𝑀𝑊/𝑚2 .

34
Capitolo 3 – L’energetica del pianeta Terra
Le maree si originano dal terzo driver, ovvero la forza di attrazione gravitazionale tra corpi celesti. Questa
trasformazione assorbe una certa quantità di energia, e anche in questo caso è limitata sulla macro scala
dalle interazioni tipiche dell’energetica planetaria. Anche qui possiamo utilizzare le quantità di energia
sviluppata per produrne a scopi antropici. La potenza che può essere prodotta è proporzionale ai dislivelli
massimi registrabili, molto specifichi di ogni area territoriale. Le densità di potenza scaturite dalle maree
sono così basse che si preferisce installare eventuali tecnologie che sfruttano questa tipo di risorsa solo
in pochissime aree, dove questo fenomeno è molo più evidente. Disponibilità energetica misurata:
360 𝐺𝑊, potenzialità molto più contenuta.

3.3.3 Energia dell’acqua in moto sulle terre emerse


Altre trasformazioni sono quelle legate al trasferimento di energia solare in forma di energia cinetica
dell’acqua in moto sulle terre emerse. Le piogge, con una densità di potenza molto bassa, 100 𝑀𝑊/𝑚2 ,
possono avere un effetto importante per salvaguardare i terreni già compromessi da altre pratiche non
sostenibili, come la deforestazione. Evento più temibile rispetto alla pioggia è la grandine: la densità di
potenza aumenta notevolmente. Altro fenomeno notevole sono le valanghe: le potenze messe in gioco
molto più grandi, e si arriva a 100 𝐾𝑊/𝑚2 .
Un altro aspetto molto importante legato al ciclo dell’acqua è l’energia associata al deflusso delle acquee
fluviali del pianeta. Il 30% dell’acqua fluviale totale del pianeta è trasportata da soli 5 effluenti: Rio delle
Amazzoni, Gange, Brahmaputra, Congo, Yangtse; di questi, il Rio Delle Amazzoni ne trasporta ben il
16%. Il deflusso di acqua stimato arriva ad un massimo 47000 𝐾𝑚3 all’anno, mentre la potenza teorica
stimata arriva a 367 𝐸𝐽. Gli impianti idroelettrici, che si basano sullo sfruttamento di questa disponibilità
di energia, sono gli impianti più grandi che l’uomo abbia mai costruito. È una fonte rinnovabile che
permette di avere delle potenze installate molto grandi; l’impianto più imponente è in Congo, con una
potenza erogabile che arriva fino a 16 𝐺𝑊. In Italia, la potenza fluviale totale installata è 100 𝐺𝑊.
Nonostante la loro rinnovabilità, e la loro grande potenza erogata, le fonti di energia provenienti dai fiumi
hanno notevoli punti a sfavore; si tratta infatti di sistemi che richiedono infrastrutture altamente
impattanti. La realizzazione di un impianto del genere richiede inoltre delle connessioni tra stati diversi,
così da avere sempre una domanda di energia (dispacciamento dell’energia prodotta).
Nota bene: tutti questi numeri non saranno oggetto di domande puntuali all’esame servono solo per capire
l’ordine di grandezza di questi eventi e quantificarli.
Ci sono delle zone in cui il deflusso d’acqua può essere fruttato in maniera concentrata: le cascate. Qui
si concentra una disponibilità di energia potenziale e cinetica che può essere sfruttata in maniera più
efficiente e meno impattante. Per fare degli esempi, abbiamo: cascate Inga, 16.25 𝐺𝑊 , cascate del
Niagara, 3.4 𝐺𝑊.

3.3.4 L’energia cinetica associata all’aria in moto


Altra fonte di energia degna di nota è quella associata alla cinetica dell’aria in moto. Il riscaldamento non
uniforme dell'atmosfera crea cinture di pressione distinte che originano su scala planetaria venti
dominanti, stabili o semi permanenti e prevedibili, come gli alisei che soffiano verso l'equatore, e venti
prevalenti occidentali alle medie latitudini, e sistemi atmosferici più piccoli in rapido movimento (e.g.
temporali, tornado, e uragani). I flussi ciclonici sono invece irregolari, di breve durata (per lo più tra una

35
Energia, Progresso e Sostenibilità
decina di secondi e qualche ora), e spesso molto intensi, con velocità del vento generalmente superiori a
20 𝑚/𝑠 in un temporale, e fino a 130 𝑚/𝑠 nei tornado.
Per quanto concerne i temporali, in base alla propria intensità, l’energia cinetica varia tra 30 a 300 𝑇𝐽.
La potenza può arrivare fino a 600𝐺𝑊 ; in alcuni temporali le superficie verticali possono essere
sollecitate fino a 0.5 − 1𝐾𝑊/𝑚2 , valore 5 volte in meno rispetto alle valanghe ma comunque
significativo. Nel caso degli uragani si può arrivare a potenze fino ad un 1 𝑀𝑊/𝑚2, quindi una densità
di potenza paragonabile ai maremoti.

3.3.5 Il gradiente termico


Un esempio di trasformazioni associata all’energetica planetaria è quella del gradiente termico, che
possiamo registrare all’interno degli oceani. Abbiamo appunto già visto come i maremoti possono essere
eventi traumatici legati a questo driver energetico, ma in maniera strutturale esiste sempre una interazione
energetica tra la superficie terrestre e il nucleo. In particolare, si ha un gradiente termico che potrebbe
essere sfruttato dal punto di viste energetico. Tuttavia, il gradiente termico nelle zone tecnicamente
utilizzabili risulta essere molto basso, e quindi, basandosi sulle nozioni provenienti da tutti i corsi di fisica
e termodinamica, diciamo che tutte le macchina termiche che lavorano tra due sorgenti termiche, e con
un gradiente termico, hanno una efficienza tanto più elevata quanto più è elevata la differenza di
temperatura. In caso di gradienti termici poco elevati, il tipo di conversione energetica risulta essere
piccolo.

36
Capitolo 4 – L’uomo e gli organismi viventi

L’uomo e gli organismi viventi


Analizziamo in dettaglio il flusso solare che alimenta il processo fotosintetico, e con esso tutta la vita del
pianeta. Stiamo scavando al contrario la piramide energetica, partendo dalla disponibilità di energia
proveniente dal sole, le interazioni con il nostro pianeta, e adesso gli organismi viventi.

Partiamo dalla definizione di Aristotele nella “Metafisica”:

“I corpi naturali che hanno a capacità di (ri)prodursi e regolarsi da sé, muovendosi,


nutrendosi, crescendo e morendo, in modo apparentemente indipendente dalle cose
esterne, possiedono la vita e si chiamano esseri viventi.”

Noi aggiungiamo, alla luce di quello che sappiamo, e di quello che ci interessa nell’ambito del corso, che
denominiamo viventi le entità che, pur con una grande varietà di modi, controllano la propria esistenza,
amministrando i flussi di energia scambiati con l’ambiente circostante.

Il processo della vita


La trasformazione energetica più importante, che regola il trasferimento di energia alla vita, è la
fotosintesi. Questa avviene grazie a degli organuli che sono presenti negli organismi autotrofi, e che
chiamiamo cloroplasti. Quindi, dalla formazione della vita, che abbiamo visto nella sezione in cui
abbiamo analizzato l’evoluzione del pianeta attraverso i 5 eoni fondamentali, questa nasce attraverso una
prima entità diversa, chiamata nella comunità scientifica L.U.C.A, acronimo che sta per “Last Universal
Common Ancestor”. Di fatto, è l’antenato comune ultimo a cui si possono ricondurre tutte le specie
viventi. In realtà, l’energia viene trasferita alla vita attraverso il processo fotosintetico, e poi viene
trasferita a tutte le entità viventi attraverso una serie di interazioni, rientranti nelle cosiddette “catene
trofiche”; l’energia viene trasformata e resa disponibile per sostenere tutti gli ecosistemi biologici che
sono presenti all’intero del nostro pianeta.

37
Energia, Progresso e Sostenibilità
Attraverso gli organismi autotrofi si innescano tutte le altre catene trofiche. Tra tutte le specie, quella
umana ha un metabolismo molto importante, il 25% di tutta la produzione fotosintetica del pianeta viene
infatti utilizzata per le attività umane. Sono utilizzi che non riguardano solamente la vita biologica della
popolazione umana, ma tutta una serie di utilità legate all’utilizzo del territorio. Il fatto di incidere pe il
25%, ovvero dello stesso ordine di grandezza rispetto a quella arriva alla vita di tutte le entità biologiche,
é un tema allarmante.

“Tutta la vita su questo pianeta complesso, tutta la sua incredibile diversità, tutte le
nostre speranze e preoccupazioni, non sono che trasmutazioni della luce del sole, e
l’agente di questo miracolo è la fotosintesi. L’assorbimento della luce solare e la
sequenza successiva di reazioni fotosintetiche e termochimiche nei cloroplasti dei
batteri fotosintetici e delle pianteti verdi sono le conversioni energetiche più
importanti sulla terra. Le piante forniscono tutti i nostri alimenti, direttamente o
dopo esse state mangiate dagli animali; tutti i nostri combustibili si ottengono dalla
raccolta immediata in forma di residui legnosi o di colture o dall’estrazione dei loro
resti fossili in forma di carbone e idrocarburi. Tutta la ricchezza della vita
eterotrofica e tutta la complessità delle civiltà umane sono alimentate dell’energia
che viene dalla fotosintesi.”
V. Sill, “Energy Nature and Society”

Seppur una frase abbastanza ovvia, il concetto colpisce particolarmente. Un aspetto molto importante è
questo: la fotosintesi è il processo più importante che abbiamo sul pianeta, sia in termini di flussi sia in
termini di rilevanza, sia perché tutto lo sviluppo delle società moderne si è basato sull’utilizzo di fonti
energetiche primarie che provengono sempre da quel tipo di trasformazione. L’accaparramento e la
distruzione della capacità fotosintetica può danneggiare l’ecosistema che sostiene la vita umana.
38
Capitolo 4 – L’uomo e gli organismi viventi

4.1.1 Le catene trofiche


Tornando alle catene trofiche, queste hanno raramente più di 5 connessioni; l’efficienza reale di
conversione fotosintetica in biomassa e del 5%, quella teorica e del 12%. L’efficienza di connessione
fotosintetica in biomassa è il rapporto tra l’effetto utile (produzione biomassa) e la spesa (quantità di
energia trasportata dalla radiazione solare che vien assorbita nell’ambito del processo). L’efficienza è
molto bassa, ciò significa che la densità di potenza rispetto a 340𝑊/𝑚2 (potenza raggiante media
incidente al di fuori dell’atmosfera su unità di superficie) possiede meno del 5% di conversione. Questo
vuol dire che le densità di potenza sono molto basse 1 − 2𝑊/𝑚2, ed evidenziano un potenziale problema
nell’utilizzo della biomassa per usi energetici. Difficilmente hanno più di 5 connessioni perché
l’efficienza di connessione da biomassa a biomassa è inferiore al 15%, questo significa che più si va
avanti con le catene trofiche meno viene trasferito alla vita biologica; questo è rappresentativo di un
sistema poco efficiente, ma che si è regolato sulle 5 connessioni per garantire un accesso sufficiente alle
quantità di energia a tutti i vari ecosistemi esistesti sul pianeta.
𝜂𝑐𝑜𝑛𝑣𝑒𝑟𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑓𝑜𝑡𝑜𝑠𝑖𝑛𝑡𝑒𝑡𝑖𝑐𝑎 𝑖𝑛 𝑏𝑖𝑜𝑚𝑎𝑠𝑠𝑎 ≈ 1 − 5%

𝜂𝑐𝑜𝑛𝑣𝑒𝑟𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑓𝑜𝑡𝑜𝑠𝑖𝑛𝑡𝑒𝑡𝑖𝑐𝑎 𝑑𝑎 𝑏𝑖𝑜𝑚𝑎𝑠𝑠𝑎 𝑎 𝑏𝑖𝑜𝑚𝑎𝑠𝑠𝑎 ≈ 1 − 15%

4.1.2 La fotosintesi
Vediamo ora più nel dettaglio il funzionamento della
fotosintesi. Grazie alla presenza di una fonte energetica
(radiazione solare), più altre sostane nutritive, tra cui acqua e
anidride carbonica, vi è una trasformazione energetica che
converte carbonio, idrogeno e ossigeno, in biomassa, e che ha
poi come prodotto ossigeno gassoso rilasciato nell’atmosfera.
Questo processo non avviene in maniera continua, non tutta
la radiazione solare, infatti, viene convertita in biomassa, ma
solo una quota di essa, poiché i pigmenti che caratterizzano
la struttura dei cloroplasti presenti all’interno degli organismi
autotrofi sono sensibili soltanto in un range di lunghezza

39
Energia, Progresso e Sostenibilità
d’onda, intervallo in cui la sostanza è attiva dal punto di visa fotosintetico. Il bilancio che avviene
all’interno del cloroplasto è effettuato sia in termini di massa, che di energia; gran parte di quest’ultima
viene poi dispersa nuovamente, e solo una piccola quota la si ritrova nella crescita di biomassa. È
fondamentale, affinché il processo fotosintetico abbia luogo in maniera corretta, che ci sia la giusta
proporzione di sostanze nutrienti (carbonio, idrogeno, ossigeno, fosforo). Le attività antropiche moderne
alterano i cicli naturali di tutte queste sostanze; quindi, al di là degli effetti ambientali più diretti,
possiamo avere degli effetti indiretti dell’inquinamento, che riguardano l’alterazione delle dinamiche con
i processi fotosintetici che possono avvenire all’interno di una certa area.

4.1.3 Processi fotosintetici e vettori energetici


Il processo fotosintetico avviene grazie a due cicli:
1. Fotochimico
2. Termochimico
Tali processi avvengono in contemporanea. Il primo ciclo è un alimentato dalla radiazione solare, in cui
l’acqua viene ridotta e vengono formate delle sostante (ATP ed NADPH) che poi alimentano invece
l’altro ciclo affiancato, che denominato “ciclo di Calvin”, in cui avviene la riduzione di una molecola di
𝐶𝑂2. Quindi, grazie alla presenza del carbonio, avviene la conversione e la trasformazione dell’energia
in biomassa. Queste due molecole, ATP ed NADH, sono i vettori energetici più importanti che abbiamo
sul pianeta.

I vettori energetici non sono fonti dirette di energia, ma sono delle forme con cui l’energia può essere
trasferita, trasportata o scambiata da un sistema all’altro. Due vettori che possiamo citare nelle
applicazioni energetiche sono l’idrogeno, il vapore (fluido ad alta temperatura e pressione che viene
prodotto a partire dalla conversione di una fonte primaria), e il più importante è l’elettricità, che consente
di connettere le fonti primarie di qualsiasi tipo con molti usi finali.

4.1.4 Efficienza fotosintetica


Questa trasformazione così complessa ha un’efficienza teorica calcolabile:
𝑒𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎 𝑢𝑡𝑖𝑙𝑒
𝜀=
𝑒𝑛𝑒𝑟𝑔𝑖𝑎 𝑠𝑜𝑙𝑎𝑟𝑒 𝑎𝑠𝑠𝑜𝑟𝑏𝑖𝑡𝑎
40
Capitolo 4 – L’uomo e gli organismi viventi
L’energia minima che deve essere assorbita dalla radiazione solare, per ridurre una molecola di 𝐶𝑂2,
possiede una efficienza teorica del 12%, mentre quella reale è molto più bassa, inferiore al 5%. Tutta la
biomassa che viene prodotta viene chiamata “produzione primaria lorda”, e in termini di carbonio
equivalente, che vien assimilato nelle biomasse prodotte nel processo fotosintetico, abbiamo un valore
di 100 tonnellate di carbonio all’anno, metà rilasciato all’atmosfera durante il processo di respirazione.
Quindi, la disponibilità effettiva, ossia la “disponibilità netta”, è di 60 miliari di tonnellate di carbonio
all’anno.

4.1.5 Il metabolismo
L’ATP è il principale vettore energetico che regola la vita sul nostro pianeta, sia negli organismi autotrofi
che in quelli eterotrofi, come gli esseri umani. Passando al metabolismo degli eterotrofi abbiamo due tipi
di digestione, aerobica (più efficiente e più diffuso, basato sulla conversione energetica di biomasse con
l’ossigeno che assumiamo attraverso la respirazione) e anaerobica. Vediamo alcuni numeri per quanto
riguarda il metabolismo energetico in diversi sistemi. Indicata con 𝐼 la potenza specifica per unità di
massa, abbiamo:
𝑇𝑜𝑡𝑎𝑙 𝑒𝑚𝑖𝑡𝑡𝑒𝑑 𝑓𝑙𝑢𝑥 385 𝑌𝑊 𝑛𝑊
𝐼𝑆𝑜𝑙𝑒 = ≈ 4
= 194
𝑀𝑎𝑠𝑠 199 ∙ 10 𝑌𝑘𝑔 𝑔
𝐵𝑀𝑅 50 𝑊 𝑚𝑊
𝐼𝑏𝑎𝑚𝑏𝑖𝑛𝑜 = ≈ = 1.7
𝑀𝑎𝑠𝑠 30 𝑘𝑔 𝑔
𝑊
𝐼𝑏𝑎𝑡𝑡𝑒𝑟𝑖𝑜 ≈ 100
𝑔
Da un punto di vista assoluto, la potenza massima è associata alla radiazione solare, ma, se si divide per
la massa della stella, otteniamo un valore molto basso circa. La potenza associata all’attività di un
bambino, invece, può essere calcolata come il rapporto tra il metabolismo basale (BMR), diviso il peso.
Questo risulta molto maggiore rispetto a quello del sole, ma molto più basso rispetto a quello di un
semplice batterio.
Il tasso di metabolismo basale, quantità di potenza che
istantaneamente assorbiamo per mantenere il nostro
metabolismo, è circa 80 𝑊, per un uomo di 65𝑘𝑔, e 60 𝑊
per una donna di 50 𝑘𝑔. Se si moltiplicano i due numeri per
le ore in un giorno, troviamo l’energia necessaria: 6.9𝑀𝐽/𝑑
per un uomo e 5.2𝑀𝐽/𝑑 per una donna, che corrispondono
alle indicazioni che troviamo nelle diete che però sono
espresse in chilocaloria. Nel caso in cui si progetti l’impianto
di condizionamento di una classe, è necessario valutare quale
possa essere la quantità di potenza termica generata
dall’attività metabolica delle persone presenti nell’aula, per
garantire il comfort. In realtà, la potenza che realmente
consumiamo di solito e molto più alta, tipicamente il doppio,
perché tutte le altre attività che facciamo richiedono una
quantità ulteriore di energia. In relazione a tabelle sui

41
Energia, Progresso e Sostenibilità
metabolismi animali, i metabolismi più piccoli hanno un BMR specifico più elevato. Poi, al di là del
tasso metabolico basale, dobbiamo considerare l’energia che spendiamo in maniera effettiva.
Un altro aspetto interessante e che fino al 40% di tutta l’energia che
viene assunta nell’arco della vita viene convertita nei processi di
sviluppo di organi vitali entro il primo anno di età. Possiamo poi vedere
come vengono utilizzate le quote di energia nei processi compiuti dagli
organi principali: ad esempio, in un bambino il 40% è utilizzato nella
attività celebrali, mentre in un adulto solo il 20% (anche questi numeri
non vanno saputi a memoria). Nell’ambito dell’attività fisica, quando si
fa un’attività molto intensa si possono consumare fino a 100𝑊 di
potenza; addirittura, in quella agonistiche si può arrivare fino a diversi
𝑘𝑊, valore molto alto rispetto al tasso metabolico basale. Se si erogano
potenze molto alte si è costretti a farlo per tempi molto piccoli, perché
l’energia è limitata.
Un altro aspetto fondamentale è quello dell’energia associata al mantenimento della temperatura
corporea. Esistono sono degli organismi viventi, chiamati omeotermi, che mantengono la propria
temperatura corporea a prescindere dalla quella esterna; quanto più distante tale temperatura è rispetto a
quella ottimale, tanto più sono spinte le trasformazioni energetiche che deve svolgere il nostro organismo.
Nel caso di temperatura esterna più bassa rispetto a quella corporea, ci sono delle trasformazioni che
ricavano energia dalle reazioni chimiche associate ai processi di digestione. Quando la temperatura
esterna è maggiore rispetto a quella corporea, è necessario raffreddare l’organismo attraverso alcuni
meccanismi; in particolare la superficie del corpo umano è di circa 2𝑚2 , e riusciamo a trasmettere
maggiore energia dal collo, che è anche la zona più calda. Per raffreddarci, disperdiamo energia termica
per effetto radiativo, una quota è trasmessa tramite calore latente che rilasciamo durante il processo di
respirazione, un’altra quota è invece associata all’evaporazione, ossia alla sudorazione. In particolare,
questo meccanismo nell’uomo è molto sviluppato e può associarsi ad un massimo di mezzo chilo d’acqua
per 𝑚2 , valori molto alti se paragonati alla capacità di evaporazione di un cane o un cammello. La
macchina umana risulta molto efficiente, nonostante valori di efficienza di conversione molto bassi, circa
15 − 20%.

Rilevanza dell’energia nello sviluppo delle società umane


4.2.1 Lo sviluppo delle tecnologie energetiche
Sostanzialmente, possiamo individuare due spartiacque fondamentali nello sviluppo delle società umane:
il neolitico, con lo sviluppo delle attività agricole, e la rivoluzione industriale, con la scoperta e l’utilizzo
dei combustibili fossili. Per tutto il periodo paleolitico, tutti gli utilizzi energetici legati all’attività
antropica erano legati a tre aspetti, tecnologie utilizzate per il reperimento di cibo, per la difesa di altri
predatori, e sistemi per riscaldare gli ambienti. Tipicamente, fino alle società preindustriali, si utilizzava
energia muscolare sia degli individui che degli animali, l’energia cinetica di acqua e vento, e le biomasse
bruciate per generare energia termica, sia per la cottura di cibi, sia per la difesa da predatori, sia contro
gli agenti atmosferici più rigidi. L’evoluzione è la modalità con cui l’uomo ha incrementato la capacità
di utilizzare energia; si passa prima ad un uso diretto dell’energia, poi alla capacità di utilizzare degli

42
Capitolo 4 – L’uomo e gli organismi viventi
strumenti, quindi a gestire in maniera più intelligenti quantità di energia, ed infine la capacità di utilizzare
energia in maniera indiretta, attraverso lo sfruttamento di flussi naturali.
Lo stile di vita paleolitico era abbastanza semplice, si cercava principalmente di non morire. Fino al
periodo neolitico, il controllo dell’ambiente avveniva attraverso degli strumenti tecnologici rudimentali.
I primi strumenti consentivano di concentrare energia, e di riuscire ad erogare delle potenze più elevate.
La scoperta del fuoco fu un importante spartiacque, aprendo le porte alla possibilità di accedere a delle
risorse alimentari che senza il processo di cottura erano irraggiungibili agli usi umani. Tuttavia, fino al
periodo neolitico, ovvero fino a quando non si inizio ad utilizzare l’agricoltura, gli umani erano dei
parassiti che diventano via via più efficienti.
Cosa avviene dal punto di vista energetico di così importante con i processi agricoli? Si riesce ad
immagazzinare per la prima vota energia sotto forma di biomassa, che può essere utilizzata più avanti
nel tempo, o in aree geografiche diverse da quella dove e stata prodotta. L’uomo riesce ad avere degli
stock di energia per la prima volta; la capacità delle nostre società di gestire energia si è sempre basata
sulla capacità di sfruttare i flussi energetici e trasformarli in stock. Ciò è partito con lo sviluppo
dell’agricoltura, ed è arrivato fino alla scoperta dei combustibili fossili, dove è possibile un accumulo di
energia molto elevato, che ha permesso alla società di avere uno sprint molto importante dal punto di
vista di sviluppo.
Possiamo trasporre quanto detto, ed effettuare un’analogia con i giorni nostri. Così come è stata
necessaria, in antichità, l’evoluzione di un’energia di flusso, ad una stoccabile, così dovremo essere
capaci, adesso, nel trasformare le fonti rinnovabili, che forniscono energia intermittente, in fonti di stock.
Quindi, lo stile di vita neolitica cambia di livello, si scoprono tutta una serie di tecnologie che consentono
di mantenere una quantità di energia e di potenza più alta rispetto all’energia muscolare associata gli
animali da traino. L’innovazione giunse anche attraverso la capacità di utilizzare in maniera efficiente,
attraverso alcune tecnologie, l’acqua, importante nelle pratiche agricole. Il salto di livello nella
produzione agricola avviene nel ‘900 , grazie all’utilizzo dei fertilizzanti prodotti attraverso la
trasformazione dei combustibili fossili, che consenti una disponibilità molto più importante di risorse.

4.2.2 La rivoluzione energetica


Dunque, già dal neolitico si riesce via via a disporre e di quantità di energia sempre più elevate, le tecniche
diventano sempre più efficienti e il ritorno energetico dei vari processi risulta essere sempre più alto. A
parità di energia spesa dal lavoro umano o animale, si riusciva ad ottenere del ritorno energetici circa 20
volte più alto, perché si riusciva a usare in modo sempre più efficiente l’energia associata alla radiazione
solare. Questo fu un evento rivoluzionario, che consenti di fatto anche una trasformazione delle società.
prima della rivoluzione neolitica si assistiva a delle società molto individuali, nella misura in cui ognuno
aveva l’incarico di procacciarsi quotidianamente delle risorse energetiche per scaldarsi per difendersi.
Con questo sviluppo di nuove tecniche, si riuscivano a gestire delle quantità via via maggiori e quindi le
società cominciarono a diversificarsi, queste disponibilità di risorse energetiche potevano essere oggetto
di spostamenti e quindi si doveva sviluppare tutta la logistica ed il commercio relativo al trasferimento
ed alla gestione di queste risorse. Sostanzialmente, le società diventano via via sempre più complesse e
più articolate.

43
Energia, Progresso e Sostenibilità

4.2.3 La popolazione umana


Si iniziò ad utilizzare, anche nel periodo neolitico, dell’energia inanimata, come quella associata al vento
(trasporto via nave) e alle acque (processi di lavorazione dei cerali che consentivano di produrre delle
farine, che potevano essere conservate in maniera più prolungata del tempo, capacità di accumulo
energetico che riuscirono ad ottenere). La capacità di utilizzare energia condizionò notevolmente lo
sviluppo delle società umane. Nei diagrammi a torta seguenti vengono riassunti due aspetti fondamentali:
in quello sulla sinistra è possibile osservare i tre periodi citati finora, paleolitico, neolitico e moderno, in
periodi di tempo rispetto alla presunta data in cui l’uomo comincia a comparire sulla terra. Il 96% della
storia umana associata al periodo paleolitico, il 3.8% a quello neolitico, e solo lo 0.1% all’epoca
moderna, Tuttavia, se si analizzano i tre diversi periodi in termini di popolazione vissuta, i numeri si
capovolgono; ben il 68% di tutta la popolazione umana mai vissuta rientra nel periodo moderno, mentre
il 20% nell’epoca moderna. È stato stimato un totale di circa 80 − 100 miliardi di persone vissute sul
pianeta. Se rapportate alla popolazione mondiale attualmente presente, di circa 7.5 miliardi, risulta un
dato impressionante: attualmente, sulla Terra, sono presenti circa il 10% di tutta la popolazione mai
esistita sul pianeta da quando è iniziata la storia umana.

Questo è un indice di quanto sia, da un lato, potente e sviluppata la nostra società, ma dall’altro lato di
quanto sia alta la pressione sull’ecosistema. Se si rapportano le quantità di energia utilizzate nei diversi
periodi alla popolazione stimata nei diversi periodi, nel periodo paleolitico il consumo annuale pro-capite
di energia era 0.2 tonnellate equivalenti di petrolio annuo, mentre nel neolitico raddoppia. Nel periodo
neolitico, quindi, l’impatto dell’uomo delle attività antropiche sul pianeta diventa via via più importante;
ciò ha portato l’anno scorso all’introduzione ufficiale di una nuova epoca nella cronologia nello studio
dell’evoluzione geologica del pianeta: molti studiosi hanno suggerito che l’inizio dell’antropogene fosse
collegato non durante la seconda rivoluzione industriale ma addirittura nel neolitico, proprio perché
l’uomo inizia da qui a plasmare in maniera importante il pianeta. Quindi, dal punto di vista geologico, si
possono individuare le tracce delle attività umane già dal neolitico.

44
Capitolo 4 – L’uomo e gli organismi viventi

4.2.4 La rivoluzione industriale e l’età della sinergia


Durante il periodo preindustriale, l’ 85% dell’energia era associata all’utilizzo di risorse animate,
compresa la stessa forza umana. Con la seconda rivoluzione industriale, tutto questo cambia; l’uomo
scopre un vero e proprio tesoro, una disponibilità enorme di quantità di energia che potevano essere
disponibili per le attività umana. Quello che è successo in questi 200 anni è che questa capacità di energia
e stata utilizzata in maniera molto elevata, mettendo a disposizione potenze molto importanti, che hanno
permesso di plasmare il mondo come lo conosciamo oggi.
Dalla rivoluzione industriale si riesce ad avere accesso a delle fonti di energia via via più complesse,
dalle biomasse al carbone, al petrolio, al gas, fino all’energia associata alle reazioni di fissione di
materiali particolari. Innovazioni fondamentali furono sicuramente l’introduzione dell’energia elettrica,
sia per l’illuminamento delle aree urbane, delle tecnologie associate alla mobilità, con i primi motori a
combustione interna. Si ebbe poi una rivoluzione anche in campo di materiali, come acciaio o materiali
chimici, che consentirono di sviluppare le infrastrutture che conosciamo al giorno d’oggi. Questa età è
chiamata anche “età della sinergia”, perché oltre alle innovazioni in ambito energetico vengono fatte
una serie di trasformazioni nell’ambito della trasformazione dei materiali. È importante, da queto punto
di vista, il processo di Haber-Bosch, che consentì lo sviluppo della sintesi di ammoniaca, e quindi la
capacità di avere un precursore per lo sviluppo di tutti i fertilizzanti moderni.
Effettuiamo due considerazioni: la prima è che questo nome, età della sinergia, è un termine che si usa
anche oggi. Si parla di nuova rivoluzione industriale, perché si ha nuovamente la sinergia di innovazioni
provenienti da diversi ambiti: in ambito energetico, digitale, dei materiali (fonti rinnovabili, processi
intelligenza artificiale, big data, nanomateriali). Un altro aspetto da evidenziare è che, anche all’epoca,
il ruolo dell’informazione fu decisivo; questa ondata di innovazione tecnologica investi anche la
comunicazione dell’epoca con il telefono, la radio, il telegrafo, tutte innovazioni che resero globale
l’ondata di innovazione tecnologica che investi le società umane e quel tempo. Vediamo alcuni dati:

Periodo Popolazione 𝐭𝐨𝐞/𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐚 Energia


Paleolitico ~ 6 000 000 0.22 0.05 𝐸𝐽
Neolitico ~ 50 000 000 0.45 1 𝐸𝐽
Oggi ~ 7 300 000 000 1.8 550 𝐸𝐽
Si tenga conto che questi sono dei valori medi; quando ci occuperemo di studiare il tema dell’accesso
all’energia scopriremo che ancora oggi un’ampia parte della popolazione mondiale ha un consumo medio
pro-capite inferiore a quello del periodo neolitico, e in alcuni casi paragonabile a quello del paleolitico.
Questo dà l’idea di come transizione energetica significa avere uno sguardo molto ampio sulla situazione
complessiva.
Quindi, per riassumere, gli spartiacque nell’utilizzo dell’energia sono state l’agricoltura e
l’industrializzazione. Si pensa che tutt’oggi ci si trova all’interno di un periodo spartiacque: la transizione
energetica finalmente si è avviata, chiaramente va fatto uno sforzo ancora molto importante per portarla
a compimento.

45
Energia, Progresso e Sostenibilità

Risorse e flussi di energia


In questo capitolo affronteremo alcune considerazioni relative all’utilizzo di risorse naturali. Ci
soffermeremo principalmente su due concetti fondamentali. Il primo è quello della differenza tra risorse
e riserve di energia, a cui abbiamo già accennato. Secondo concetto è invece quello del comprendere
quali siano le risorse più importanti, cercando di avere un’idea sui numeri che oggi sussistono sul livello
globale.

Le energie rinnovabili
Per quanto riguarda le risorse rinnovabili che abbiamo già visto, possiamo dire che, a parte le risorse
geotermiche, e le risorse legate alle maree, che hanno due drivers diversi rispetto a quelli della radiazione
solare, tutte le altre sfruttano la riconversione diretta o indiretta dell’energia solare. L’energia solare
sostiene infatti i cicli planetari di: acqua, biomasse, venti e fotosintesi clorofilliana. Quando parliamo di
fonti di energia rinnovabili parliamo quindi di fonti provenienti da radiazioni solari.

5.1.1 Il potenziale teorico del rinnovabile


È lecito a questo punto porsi una domanda fondamentale: come si stima il potenziale teorico di queste
fonti? Il potenziale si stima partendo dai numeri che abbiamo visto nell’ambito dell’energetica planetaria.
I 344 𝑊/𝑚2 , che abbiamo visto essere il numero da cui partire, se si moltiplicano per tutta la superficie
terrestre e per le ore annue, ci permettono di ottenere un’energia media annua disponibile. Il valore di
questa energia è circa di 5 490 000 𝐸𝐽/𝑦𝑒𝑎𝑟. Bisogna tener conto che per i processi energetici si
utilizzano circa 550 𝐸𝐽. La quota entrante risulta esser un 30% in meno, circa 3 800 000 𝐸𝐽/𝑦𝑒𝑎𝑟.
Questa energia viene poi suddivisa nei vari cicli planetari.

46
Capitolo 5 – Risorse e flussi di energia
Per fare un esempio, il potenziale teorico, non tecnico, che fa parte del ciclo dell’acqua, precisamente
quello che alimenta le acque fluenti (come le cascate), è di circa 200 𝐸𝐽/𝑦𝑒𝑎𝑟. Il potenziale dell’energia
eolica è invece di circa di 110 000 𝐸𝐽/𝑦𝑒𝑎𝑟, quello della fotosintesi è di 24000 𝐸𝐽/𝑦𝑒𝑎𝑟, e quello del
moto ondoso è di circa 31 500 𝐸𝐽/𝑦𝑒𝑎𝑟 . La componente diretta della radiazione solare è invece
elevatissima rispetto alle altre potenze. La quota assorbita dagli oceani corrisponde a circa
1 000 000 𝐸𝐽/𝑦𝑒𝑎𝑟. Ci sono poi contributi che non dipendono dalla radiazione solare bensì dall’azione
gravitazionale; questi corrispondono a circa 95 𝐸𝐽/𝑦𝑒𝑎𝑟. Infine, la quota legata al flusso geotermico è
di circa 1300 𝐸𝐽/𝑦𝑒𝑎𝑟.

5.1.2 Il potenziale tecnico del rinnovabile


Quando si passa dai potenziali teorici a quelli tecnici, bisogna tenere conto di alcuni aspetti. Il primo è la
criticità dei processi degli ecosistemi, che non possono né essere ignorati né distrutti. Ci sono poi altri
aspetti da considerare, ma meno ambientali, tra cui quelli geopolitici. Si potrebbe ad esempio avere una
grande disponibilità di risorse eoliche in Antartide, ma non si andrà comunque ad installare impianti in
zone così poco accessibili, e con un ecosistema così fragile. È necessario anche salvaguardare alcune
zone in cui appunto non si potrà costruire (e.g. aree urbane, aree protette). Si deve infine tener conto della
disponibilità delle tecnologie per la conversione. C’è infatti una quota di energia che nei processi di
conversione viene persa. La conversione di energia sfruttando i gradienti termici oceanici è, ad esempio.
praticamente infattibile poiché non vi sono tecnologie che lavorano con gradienti termici così piccoli
(circa 10 gradi).
Bisogna inoltre tener conto che l’energia ha anche una sua inerzia: ci sono infatti voluti ben 300 anni di
storia perché avvenisse un’evoluzione industriale, e di conseguenza energetica. Osservando il seguente
grafico, possiamo vedere come, nonostante al giorno d’oggi potremmo produrre un totale considerevole
di energia, partendo da fonti solari, dobbiamo tenere conto di un ritardo che ci renderà capaci di produrre
questo totale solo tra parecchi anni.

L’Istituto internazionale per l’analisi dei sistemi energetici, centro molto importante per l’energia
austriaco, ha svolto numerosi calcoli per ricavare il potenziale tecnico effettivo. Dai dati elaborati, si può
osservare comunque un potenziale solare che, anche considerando il peggior scenario possibile, risulta
47
Energia, Progresso e Sostenibilità
essere molto elevato, circa 62000 𝐸𝐽/𝑦𝑒𝑎𝑟. Questo potenziale è però tecnico, non economico. Purtroppo,
queste energie possono avere costi troppi elevati e quindi non viene investito in questi potenziali
energetici. Per il settore eolico, il potenziale calcolato nel miglior scenario possibile risulta essere circa
2250 𝐸𝐽/𝑦𝑒𝑎𝑟.Per l’idroelettrico, le biomasse e il geotermico i valori risultano essere molto inferiori.

Gli stock di energia


Un’altra osservazione da fare è che noi, al giorno d’oggi, non usiamo solo energia come flusso bensì
anche come stocca (stocks), ovvero accumuli di combustibili fossili. La capacità dell’uomo di convertire
l’energia da flusso a stocca risale al periodo neolitico quando l’uomo, con l’agricoltura, iniziò ad
accumulare biomasse che poteva utilizzare quando voleva. Gli stock sono anche definiti come “buried
sunshine”, ovvero energia solare sepolta. Con il termine stock si intende una quantità di energia messa
da parte, a nostra disposizione, che può essere utilizzata per tantissimi scopi. Questa energia ha molti lati
positivi, ma anche molti negativi, come ad esempio le emissioni.
Il primo stocks di energia che consideriamo è la biomassa. Questa rappresenta l’accumulo più giovane
di energia solare. Questo stock di energia può avere vita relativamente giovane. Si stima che oggi
l’accumulo globale di fitomassa sia di circa 600 𝐺𝑡𝑜𝑛 𝐶 (giga tonnellate di carbonio). Se si considera
poi il potere calorifico del carbonio, che è di circa 32.79 𝑀𝐽/𝑘𝑔, si può stimare l’equivalente energetico
accumulato nelle foreste. Questo è di circa 20𝑍𝐽 e viene mantenuto costante dal flusso di energia solare
che viene annualmente accumulato. Ogni anno, vengono reintegrati circa 2𝑍𝐽 di energia grazie alla
fotosintesi. Questa quota di reintegro viene chiamata “quota netta primaria”.

5.2.1 Risorse e riserve


I combustibili fossili sono il risultato della trasformazione della materia organica. Si stima che circa 1
milionesimo della materia vivente si sia trasformata in combustibile fossile. Per quanto riguarda i
combustibili fossili, è importante sottolineare la differenza tra risorse e riserve.
• Con risorse si intende la quantità probabile stimata di una certa fonte energetica sul pianeta. Ci
sono risorse che possono essere inaccessibili, irrecuperabili, commerciali e sub-commerciali.
• Le riserve sono un sottoinsieme delle risorse. Sono quelle risorse utilizzabili dal punto di vista
economico, e sono espresse in tonnellate o in equivalenti energetici.
La produzione invece viene espressa in tonnellate annue, o in equivalenti energetici annui. Il rapporto
quindi tra riserve e produzione fornisce un numero di anni, che corrispondono a quelli che spesso
vengono forniti in articoli o servizi televisivi.
Ci si potrebbe dunque domandare se il rapporto riserve/risorse possa mutare nel tempo. Bisogna
considerare che le riserve generalmente aumentano con l’innovazione tecnologica, ma le politiche
ambientali possono ridurre le riserve da estrarre. Le riserve che vengono scartate in questo senso
diventato delle risorse sub-commerciali, dove le analisi di fattibilità tecnico economica sono negative.

5.2.2 Le riserve
La prima riserva che citiamo è il carbone: è una fonte di energia primaria, in quanto è presente in natura.
Le risorse di carbone sono di circa 500 𝑍𝐽 mentre le riserve sono di circa 21 𝑍𝐽.

48
Capitolo 5 – Risorse e flussi di energia
Abbiamo tre tipi diversi di carbone con tre diversi poteri calorifici (PCI):

Tipologia Potere calorifico - PCI


Carbone duro 𝑃𝐶𝐼 > 23.9 𝑀𝐽/𝑘𝑔
Carbone sub-bituminoso 17.9 𝑀𝐽/𝑘𝑔 < 𝑃𝐶𝐼 < 23.9 𝑀𝐽/𝑘𝑔
Lignite (più tenero e giovane) 𝑃𝐶𝐼 < 17.9 𝑀𝐽/𝑘𝑔

La riserva più usata al giorno d’oggi è il petrolio. Il potere calorifico del petrolio è di circa 42 𝐺𝐽𝑡𝑜𝑛. I
maggiori Paesi che producono petrolio sono: Medio Oriente, Venezuela, Canada. Le risorse del petrolio
sono di circa 26 𝑍𝐽 mentre le riserve sono di circa 10 𝑍𝐽.
Il gas naturale è un’altra riserva e combustibile molto importante che venne usato soprattutto nella
seconda metà del ventesimo secolo. È una riserva di gas principalmente costituita da metano, ma ci
possono essere anche inerti come azoto o 𝐶𝑂2. Il 54% delle riserve di gas naturale viene custodito da:
Qatar, Iran e Russia. È interessante notare come solo 10 giacimenti, di cui 5 in Russia, contengono il
27% delle riserve totali. Le riserve di gas naturale sono di circa 7 𝑍𝐽, mentre le risorse sono di 27 𝑍𝐽. Le
risorse di gas sono cresciute notevolmente quando vennero scoperte, negli Stai Uniti, nuove tecnologie
per il recupero dei gas. Notevoli sviluppi nelle tecnologie di liquefazione hanno inoltre consentito il
trasporto di gas in giacimenti che prima non erano sfruttabili.
Dobbiamo ricordare che anche uranio e plutonio possono essere utilizzati per produrre energia da
fissione. Anche il torio può essere reso adatto alla produzione di energia. Queste fonti rientrano nella
categoria del nucleare. Le risorse del nucleare sono di circa 88𝑍𝐽, mentre le riserve sono di circa 4𝑍𝐽.

Il World Energy Outlook – WEO


Il World Energy Outlook è un documento contenente un rapporto sulla situazione globale e le prospettive
future. Più precisamente, è il risultato di una serie di elaborazioni di dati e modelli, che hanno come
obbiettivo quello di fornire informazioni sui temi più importanti a livello energetico, come la situazione
energetica globale e le prospettive future a riguardo. Viene redatto dall’International Energy Agency,
indicata con l’acronimo IEA; si tratta dell’agenzia più importante in campo energetico che esista.

49
Energia, Progresso e Sostenibilità
Il report da loro emanato (appunto il World Energy Outlook) è il più importante del settore, viene sempre
pubblicato nel mese di ottobre ed è strutturato più o meno sempre allo stesso modo:
• Sempre presente, una parte sul tema delle risorse primarie:
• Una parte sul tema degli utilizzi finali;
• Un approfondimento su entrambi i precedenti temi;
• Infine, vi è un approfondimento ulteriore su un tema specifico (varia da anno ad anno), quest’anno
è stato sull’influenza del Covid sul tema energetico.
L’anno scorso, l’approfondimento finale riguardava il tema dell’elettrificazione, un focus molto più
tecnologico, andando ad analizzare quelli che sono i benefici al sistema energetico dal punto di vista
dell’inquinamento, dei costi, delle emissioni, sull’accesso all’energia ecc. Due anni fa, ad esempio, era
sull’Africa e sulla situazione africana, con un un capitolo, interamente dedicato.

5.3.1 Breve storico dell’IEA


L’IEA nasce nel 1974, a seguito di alcune crisi politiche in Medio Oriente, una delle quali fu la guerra
dello You Kippur; questa portò ad una situazione molto tesa in tali territori, e per la prima volta tutti i
paesi occidentali, nella stragrande maggioranza importatori di fonti di energia, si trovarono con la paura
che ci potesse essere il taglio delle esportazioni su tali materie prime. Dunque, l’IEA nacque con l’idea
di monitorare le risorse energetiche mondiali. Infatti, almeno a livello istituzionale, la crisi energetica
degli anni ’70 era un tema legato alle risorse, perché esse sono limitate e sono un rischio. Quindi, da un
certo punto di vista, l’IEA aveva come tema sia le risorse che la sicurezza energetica. Attualmente, le
analisi si sono spostate più sui temi di accesso all’energia, così come anche su temi ambientali.

5.3.2 L’IPCC e l’Agenda 2030


Un’altra agenzia abbastanza famosa è la IPCC (Intergovernamental Panel for Climate Change).
Quest’agenzia nasce dopo la conferenza di Rio ed è, ovviamente, fondata su quella che è la tematica del
cambiamento climatico. Un altro aspetto fondamentale da citare è una data: il 2015. In tale anno viene
pubblicata l’Agenda 2030 dell’ONU, ovvero si ha l’aggiunta del tema socioeconomico e dell’accesso
all’energia (punto 7: garantire l’accesso universale a fonti energetiche pulite, sicure, economiche ecc).
Dal 1974 al 2015, sono passati 40 anni ed è cambiata la percezione sul tema dell’energia. Si è passati
dalla discussione delle risorse, alla sicurezza energetica e la sua disponibilità, fino ad arrivare a legare il
tessuto socioeconomico a quello che è il tema energetico, fondando dunque un legame tra sviluppo
socioeconomico e sviluppo energetico.

5.3.3 Considerazioni sui dati del WEO 2020


Tutto ciò che è contenuto nel report dell’IEA si basa su modelli, frutto dello sviluppo e della scrittura di
modelli e della loro evoluzione negli anni. In riferimento a quanto contenuto in una delle sezioni del
WEO (World Energy Outlook), attinente alla parte relativa al Covid, è possibile notare come, a causa di
quest’ultimo, si ottenga un calo dell’investimento energetico (inteso come 𝐶𝑂2 emessa) pari al −18%,
praticamente abbandonato nell’ultimo periodo. Solamente le rinnovabili restano leggermente in segno
positivo (+5%). Sono diminuite tutte le altre (Carbone, Gas, Nucleare, Petrolio). Le rinnovabili sono
aumentate poiché non sono dispacciabili, ovvero non si è in grado di controllarle. La domanda di energia
diminuisce, il che significa che praticamente anche l’economia va male, poiché esse sono legate, anche

50
Capitolo 5 – Risorse e flussi di energia
se meno d’un tempo: si va sempre più verso il disaccoppiamento dell’energia dall’economia, ma non si
è ancora a quel punto. Il disaccoppiamento avviene poiché aumenta l’efficienza, ovvero si è in grado di
fornire gli stessi servizi consumando però meno (si userà il termine intensità energetica che però verrà
esaminato più avanti). Un altro dato, abbastanza inquietante, che occorre commentare è che la domanda
di energia è stata influenzata dai vari lockdown, in giro per il mondo: in marzo e aprile c’è stato il
“disastro assoluto”: si vede come il picco di Nord America ed Europa è stato molto intenso, la Cina ha
avuto un piccolo aumento per poi rientrare quasi subito alla normalità. Anche l’Africa presenta un picco
importante; ciò è strano in quanto, di norma, il picco d’energia dovrebbe essere presente per paesi più
ricchi e quindi propensi a consumare.

5.3.4 Consumi mondiali di energia


Cerchiamo adesso di commentare il seguente grafico, raffigurante i consumi in 𝑘𝑡𝑜𝑒 di ciascuna fonte,
anno per anno: colpiscono sicuramente il minimo nel 2009, dovuto alla crisi del 2008, il costante aumento
della domanda ed il fatto che in quasi 30 anni si sono raddoppiati i consumi, sicuramente il dato più
impressionante; ad oggi siamo quasi a 15 𝐺𝑇𝐸𝑃 (TEP sono le tonnellate equivalenti di petrolio), ovvero
6.28 ∙ 1020 𝐽, quindi 6.28 ∙ 102 𝐸𝐽.

Analizzando lo stesso grafico, posto però in contesto percentuale, si osserva come il petrolio abbia avuto
una leggera inflessione costante nel tempo; è tuttavia aumentato l’uso del carbone. Le biomasse sono
costanti, mentre il rinnovabile (area gialla) è praticamente insignificante a livello globale. L’idroelettrico
è sempre costante (così come lo è stato per praticamente gli ultimi 100 anni). Anche il nucleare è
piuttosto costante. Oggi dunque, nel mix globale, l’80% è formato dalla somma di petrolio, carbone e
gas (in questo preciso ordine), al quarto posto le biomasse (usate molto nei paesi in via di sviluppo), poi

51
Energia, Progresso e Sostenibilità
nucleare, idroelettrico ed infine rinnovabili, che contano per meno del 2%, e sono chiamate fonti
rinnovabili moderne: sono il solare, eolico, geotermico, etc. Ad essere precisi si potrebbe considerare
all’interno delle rinnovabili anche l’idroelettrico e le biomasse (note come rinnovabili tradizionali). Ciò
incrementerebbe lo share del rinnovabile al 14% circa del totale di energia (da notare che le biomasse
tradizionali non sono così “pulite” come ci si potrebbe aspettare). Il nucleare ha avuto un incremento del
circa 50% negli ultimi 30 anni, anche se comunque mantiene uno share energetico non molto grande.

5.3.5 Consumi mondiali di energia elettrica


Il terzo grafico analizzato comprende l’energia elettrica totale prodotta. Si vede come vento, solare ed
elettrico abbiamo uno share più alto. Il solare, minore del vento, è comunque presente (viola in basso).
L’energia prodotta da fonti rinnovabili (biomasse escluse) raggiunge uno share maggiore di quello del
gas naturale, dunque lo share è secondo solo al carbone. Ciò è sicuramente un’ottima cosa. Come si nota
dal grafico, la fonte rinnovabile più importante nella produzione di energia elettrica è l’idroelettrica.
Tipica domanda da quiz: la fonte rinnovabile più importante nella produzione di energia sono le biomasse,
si deduce dal grafico sopra, fare dunque attenzione nel caso si parli di energia totale o di sola energia
elettrica.

52
Capitolo 5 – Risorse e flussi di energia

53
Energia, Progresso e Sostenibilità

5.3.6 Consumi mondiali di energia per settore


Il quarto grafico che analizziamo è quello appena mostrato, sul consumo totale di energia per settore. Si
osserva come il residenziale sommato a trasporti ed industrie consumi l’80% del totale. Nella voce “usi
non energetici” si inseriscono i consumi usati per produrre materiali (petrolio usato per produzione di
plastiche ad esempio).

5.3.7 Consumi mondiali energetici negli usi finali


In questo quinto grafico si ha, a differenza del precedente, dove si visualizzava come venivano usate le
fonti primarie, l’analisi di come sono usate le fonti primarie ed i vettori energetici prodotti da esse negli
usi finali. Compaiono quindi i prodotti petroliferi, non il petrolio, compare l’elettricità. Si osserva come
l’elettricità rappresenti esattamente il 20% dei consumi finali.

54
Capitolo 6 – Conseguenze degli usi energetici

Conseguenze degli usi energetici


È fondamentale sottolineare l’importanza dell’Agenzia Internazionale per l’Energia, la più importante al
mondo. L’agenzia, per le modalità, è un ente istituzionale con cui si rapportano i governi e da cui, gli
stessi governi, attingono una serie di dati attraverso cui poi elaborano i piani energetici nazionali e le
scelte di politica energetica interna. È possibile considerarla, infatti, una consistente miniera di dati, ed
in più, oltre ai lavori a pagamento, il 90% delle informazioni che si possono trovare sul sito sono gratuite.

Effetti degli usi energetici


6.1.1 Una questione multidimensionale
Dai dati dell’IEA, si è visto come le fonti rinnovabili sulla produzione di energia primaria incidano
pochissimo, in particolare le fonti chiamate “moderne”, all’interno delle quali rientrano il solare ed il
fotovoltaico, incidono per l’1 − 2%; mentre gran parte dei consumi energetici che caratterizzano la
nostra società sono di fatto legati all’utilizzo di fonti fossili. Analizzeremo, per cui, le conseguenze di
tali usi energetici.
Dato il mix energetico attualmente utilizzato, il cui l’80% corrisponde all’utilizzo di combustibili fossili
a livello globale, quindi petrolio, carbone e gas, ci chiediamo a quali conseguenze porterà. Si vedrà che
il sistema energetico attuale è insostenibile e verranno analizzate quali sono le tecnologie energetiche
che possono accompagnarci verso la transizione energetica. Quando si parla di conseguenze, queste
possono essere di tanti tipi.

La questione energetica contemporanea, purtroppo, è un tema di risorse, di cambiamento climatico,


dell’utilizzo del territorio, di interferenza con i cicli planetari, quindi con tutta la biodiversità, di
inquinamento delle acque e dell’aria. È, inoltre, un tema geopolitico, di giustizia, economico, di sviluppo
e globale. Si tratta di un problema complesso, che non si può semplificare in nessun modo; bisogna fare
i conti con la complessità della nostra società, ecco perché si parla di una questione multidimensionale.

55
Energia, Progresso e Sostenibilità

I temi delle risorse energetiche


6.2.1 Assets e liabilities
Inizieremo ad affrontare il tema degli effetti ambientali, che sicuramente è quello più importante, in
quanto incide su meccanismi che si sono evoluti in 5 miliardi di anni, ad esempio il cambiamento del
clima. Quando si parla degli effetti ambientali, distinguiamo due temi, il tema degli “assets” naturali e
il tema delle “liabilities” naturali.
• Gli assets naturali sono l’utilizzo del capitale naturale che viene impiegato, il quale può essere
biomassa o combustibili fossili.
• Le liabilities sono le responsabilità, il lascito, le eredità che noi tutti abbiamo nella misura in cui
restituiamo parte del capitale naturale che abbiamo utilizzato sotto forma di rifiuti. I fumi di
combustione sono, ad esempio, dei rifiuti, in quanto sono di fatto gas esausti che riversiamo in
atmosfera. Sono rifiuti anche le acque sporche, reflue, a seguito di processi industriali, che
riversiamo nei terreni o nei fiumi; i rifiuti solidi che non riusciamo più a gestire nell’ambito del
metabolismo della nostra società sono anch’essi rifiuti.
La distinzione tra assets e liabilities è stata introdotta da Paul Coller, autore di “The plundered planet”.
L’economista, che lavora alla Banca Mondiale, ha scritto anche un altro libro dal titolo “L’ultimo
miliardo”, che evidenzia le disuguaglianze con quella parte di popolazione che rimane lontana da tutto
il meccanismo di sviluppo che nasce nel Neolitico, quella popolazione che non ha accesso all’energia,
all’acqua, all’istruzione, ai mezzi moderni di sanificazione, alle comunicazioni.

6.2.2 Gli assets


Gli assets, quindi, rappresentano il capitale naturale che può essere: la biomassa, nonché il capitale che
attingiamo nella nostra alimentazione, nel nostro tipo di dieta. Quest’ultima, infatti, ha un impatto
ambientale molto importante; ad esempio, certi modelli di dieta troppo sbilanciati verso l’utilizzo di carni
non sono sostenibili.
Quindi il capitale naturale non è solo il barile di petrolio, o il carbonio estratto da una miniera, ma è in
primo luogo l’utilizzo della biomassa, l’utilizzo della capacità fotosintetica e di tutto ciò che ne deriva;
questo, infatti, significa utilizzo di acqua e di risorse solari, essendo la biomassa una conversione tra
energia solare e biomassa.

6.2.3 Le liabilities
Per le liabilities, cioè le emissioni, esiste un principio molto semplice, che però nessuno rispetta: chi
inquina, paga. Tale principio, nell’economia, si esplicita nel concetto di esternalità e internalità:
tipicamente, un’azienda che produce effettua semplicemente un controllo che si ferma all’altezza ed alla
sommità delle ciminiere. I costi, invece, associati a tutte le emissioni non vengono pagati da nessuno, o
meglio è la società che risente delle conseguenze; non vengono quindi pagati da chi produce un bene, e
da chi poi ne trae profitto dalla vendita.
Si parla di esternalità quando questi costi ambientali vengono esternalizzati a livello sociale; mentre le
tendenze sono quelle di internalizzare tali costi, cioè sovraccaricare i costi aziendali per spese, ad
esempio, associate all’impatto che le emissioni possono avere.

56
Capitolo 6 – Conseguenze degli usi energetici
Ciò non significa mettere più tasse, ma spostare le tasse da una voce all’altra. Ragion per cui, quello che
viene chiesto da anni a livello europeo è quello di diminuire le tasse sul lavoro, quindi tasse sulla
produttività, e spostare il valore della tassazione sull’inquinamento. Questo, da un lato darebbe, a parità
di tasse che paga l’azienda, più risorse ai cittadini e da un lato fornirebbe all’azienda la possibilità di
migliorare, per ridurre poi un carico di tassazione che non è sul lavoro, ma è, invece, su come l’azienda
ha implementato il proprio processo produttivo.

Impatti ambientali sulla natura


Quando si pensa agli impatti ambientali, ci si sofferma soprattutto a dei disastri naturali intensi ed
eclatanti, spesso di breve durata. Ci sono certi impatti, invece, più nascosti e lenti nel mostrarsi, che
testimoniano però che le catastrofi naturali possono succedere, e che se l’uomo si fa sfuggire la gestione
di un certo territorio, l’ecosistema si distrugge, non torna indietro, e affinché si ripristini l’equilibrio
passeranno secoli.

6.3.1 Il disastro del lago d’Aral


Come primo evento disastroso verrà analizzato il “disastro del lago d’Aral”, che in soli 50 anni è stato
quasi completamente prosciugato e che oggi vede solo carcasse di barche parcheggiate in pieno deserto.
L’imbarcazione che vediamo in figura, in realtà,
era ormeggiata in un molo del porto della città
di Moynaq e, dagli anni ’60 in poi, questo porto
è diventato una banchina su un deserto.
La città, a seguito del disastro, si svuotò, da
200.000 abitanti, arrivò a contarne solo
10.000. Oggi si trovano solo delle banchine, ma
cinquant’anni fa si poteva ammirare il “mare”
d’Aral, un enorme lago salato nel cuore
dell’Europa centrale, che contribuiva a tutta la
produzione interna di pesce per le Repubbliche
Sovietiche. Era il luogo di villeggiatura marina
più importante per i paesi dell’Asia centrale, ma
ad un certo punto diventò un deserto.

57
Energia, Progresso e Sostenibilità
Questo lago aveva due affluenti, originati dalla stessa catena montuosa dell’Himalaya, sorgente di altri
fiumi fondamentali per l’Asia, i quali furono deviati per alimentare la produzione di cotone. I Russi
decisero, infatti, che l’Uzbekistan sarebbe dovuto diventare il paese produttore di gran parte del cotone
necessario per gli usi interni, pertanto, i fiumi non portarono più acqua al lago, alterando così il bilancio
tra evaporazione e apporto di acqua. Oggi esiste solo una sottile striscia d’acqua tra
Uzbekistan e Kazakistan.
L’impatto ambientale di tale disastro fu importante, in quanto questo lago rendeva la zona in cui era
ubicato temperata, con escursioni termiche stagionali che erano anche mitigate dalla presenza di questa
grande massa d’acqua, che faceva da “volano termico”, da inerzia, compensando le variazioni di
temperatura sia in estate che in inverno. Oggi questo non accade più: in inverno le temperature arrivano
facilmente a −30℃, e in estate, invece, a +50℃; le escursioni termiche, quindi, sono abbastanza
notevoli. Inoltre, il prosciugamento di tale lago ha cambiato completamente il contesto socioeconomico
del territorio, poiché questa era una zona che basava la sua economia sul turismo e la pesca; oggi, invece,
basa la sua economia sulla pastorizia e sul turismo “ambientale”, che coinvolge solo pochi appassionati,
essendo anche molto costoso.
Un altro caso simile a quello del lago d’Aral è la storia del lago Ciad in Africa. Tuttavia, ed è necessario
in tale contesto citarlo, il disastro ambientale per antonomasia è l’esplosione della centrale nucleare di
Chernobyl, nella città di Prypiat, in Ucraina. I due fenomeni, lago d’Aral e Chernobyl, sono molto diversi
tra di loro, il primo molto lento e il secondo, invece, istantaneo. Quest’ultima considerazione dovrebbe
far scaturire una profonda riflessione: spesso non si concede alcuna rilevanza e visibilità agli eventi
impattanti che scorrono più lentamente, anche se spesso sono quelli di maggior rilievo.

Il sistema energetico mondiale


Diamo ora un breve sguardo a quello che è il funzionamento del sistema energetico mondiale: in input
vengono processate delle risorse che sono all’incirca 550 𝐸𝐽 in un anno. Come si legge in figura,
abbiamo in entrata 17 𝑇𝑊 di potenza associata all’utilizzo delle fonti primarie, quindi potenza chimica
dei combustibili, potenza termica associata alla radiazione solare, potenza meccanica associata
all’energia eolica, potenza meccanica (potenziale) associata alle acque, all’idroelettrico.

58
Capitolo 6 – Conseguenze degli usi energetici
Successivamente vediamo come si verificano sia perdite per efficienza delle macchine, sia perdite legate
alle conversioni termodinamiche. Il primo e il secondo principio della termodinamica, infatti, impongono
delle perdite; ad esempio, sappiamo che le macchine termiche devono lavorare con due sorgenti a
temperature diverse, ciò determina perdite termodinamiche intrinseche. Ci sono, inoltre, le perdite
cosiddette “risolvibili” perché sono legate al fatto che le macchine sono inefficienti, non per motivi legati
a limitazioni fisiche, ma bensì per motivi tecnologici.
In sintesi, entrano 17 𝑇𝑊, circa 2.2 𝑇𝑊 sono eliminate per perdite termodinamiche, circa 3.2 𝑇𝑊 sono
legate all’efficienza e circa 11.5 𝑇𝑊 sono alla fine consumate, quindi scaricate in ambiente. Se in
ingresso, quindi, abbiamo 17 𝑇𝑊, sommando tutte le perdite in uscita abbiamo sempre 17 𝑇𝑊. Pertanto,
il sistema energetico mondiale, da un punto di vista dell’energia, è perfettamente bilanciato, tutto ciò che
entra è uguale a tutto ciò che esce.

6.4.1 Bilanci energetici


In tutti i sistemi energetici, quindi, da quelli più semplici a quelli più complicati, tutta l’energia entrante
è sempre uguale all’energia uscente. Cos’è che cambia di fondamentale, quindi, tra l’entrata e l’uscita,
avendo la stessa energia, che porta ad indicare il nostro sistema come insostenibile?
Quello che cambia è l’entropia associata al flusso in entrata e al flusso in uscita. All’inizio, in ingresso
si ha una risorsa con il massimo “disequilibrio”, quindi con la massima possibilità di essere utilizzata, e
quindi di trasformare tale risorsa energetica in effetto utile; all’uscita abbiamo energia, invece, che si
trova in condizioni termodinamiche uguali a quelle dell’ambiente, quindi si tratta di risorse morte, non
più utilizzabili.
Questo è un aspetto abbastanza astratto, ma in realtà lo si può applicare a tutte le trasformazioni
energetiche, anche quelle trasformazioni che riguardano le fonti rinnovabili. Nelle conversioni
energetiche c’è sempre, alla fine della conversione, uno scarto, quindi un effetto negativo.

6.4.2 Utilizzo delle risorse naturali


Circa il 25% di tutta la produzione fotosintetica è utilizzata per attività umane. Di seguito sono riportate
le varie attività in cui si divide tale 25%, nonché il contributo a HANPP (Human Appropriation of Net
Primary Productivity):
• Circa il 50% sono coltivazioni
• Circa il 30% sono pascoli
• Circa il 10% sono foreste
• Il resto si dividono in infrastrutture, aree selvatiche e incendi.
Si noti come la percentuale delle infrastrutture sia piccola rispetto alle altre.
Lo stock di fitomassa sul pianeta è all’incirca 600 miliardi di tonnellate di carbonio equivalente. Dal
grafico seguente, ci si rende conto che in passato non è sempre stato così, ma soprattutto negli ultimi anni
c’è stata un’impennata: da un lato della popolazione mondiale che oggi sfiora i 7.5 miliardi, e dall’altro
una riduzione di stock di fitomassa, proprio in relazione all’aumento della popolazione.

59
Energia, Progresso e Sostenibilità

Il grafico di seguito mostra, invece, rispetto alla radiazione solare incidente, come raccogliamo i flussi
di energia annuali.

Lo schema evidenzia come da un lato, in alto, si trovino i flussi, dall’altro lato, invece, in basso, gli stock;
tra i due, però, si vede come il processo di fotosintesi ha contribuito e continua a garantire l’esistenza
delle materie prime utilizzate per il sostentamento dell’energia. La fotosintesi offre non solo, quello che
usiamo per l’alimentazione, ma anche quello che viene utilizzato per fini energetici.

60
Capitolo 6 – Conseguenze degli usi energetici

Cicli planetari
La natura è formata essenzialmente da sostanze
che si trasformano; lo stesso elemento entra a
far parte di vari cicli naturali, passa dal
compartimento biotico al compartimento
abiotico, ma in un equilibrio naturale che le
attività umane stanno in qualche modo
alterando.
I cicli bio-geochimici più importanti sono
quelli:
• Dell’acqua
• Del carbonio
• Dell’azoto
• Del fosforo
• Dello zolfo

Il sistema energetico umano attuale ha notevoli conseguenze negative sul nostro pianeta. Una delle più
preoccupanti è quella che riguarda i cicli bio-geochimici. Questi cicli hanno infatti un’importanza
notevole: prevedono il passaggio di un elemento preciso (Idrogeno, Carbonio, Zolfo, Azoto, Fosforo) tra
i vari comparti biotici e abiotici del pianeta, e permettono la conseguente formazione di diversi legami
chimici essenziali per la vita. Compromettere l’equilibrio di questi cicli significa causare un grave
pericolo per la sopravvivenza dell’uomo, e purtroppo il sovrappopolamento odierno ( 10% della
popolazione mai vissuta sulla Terra vive attualmente nella nostra società) sta sempre più incidendo sul
loro delicato ritmo vitale. Interferire sempre più pesantemente con i cicli planetari porterà inevitabilmente,
prima o poi, ad una perdita di biodiversità con una conseguente diminuzione di resilienza del nostro
ecosistema (tra il 20% e il 50% delle specie è a rischio estinzione): saremo, ed anzi già siamo, all’inizio
di una sesta estinzione globale.
Quello che verrà analizzato più nel dettaglio è il ciclo del carbonio. Quest’ultimo è il ciclo in cui, a partire
dall’assorbimento fotosintetico del carbonio stesso, dal suo assorbimento compito dalle acque, e poi al
rilascio di 𝐶 in atmosfera, legato alla respirazione delle piante, l’uomo sta più interferendo.
Oggi questo ciclo è sbilanciato, nel senso che c’è una quantità di carbonio che viene emessa dalle attività
antropiche ma che non viene assorbita da nessuno, bensì si accumula in atmosfera. Verranno analizzati,
inoltre, il ciclo dell’azoto e il ciclo del fosforo, anch’essi importanti perché azoto e fosforo risultano
essere determinanti per quanto riguarda il ciclo fotosintetico.

61
Energia, Progresso e Sostenibilità

6.5.1 Il ciclo dell’acqua


L’acqua è una delle risorse più importanti per tutte le attività umane. Oggi viene utilizzata per
alimentazione pubblica, irrigazione, allevamenti, produzione termoelettrica. Le attività umane stanno
interferendo su queste proporzioni, quindi, di fatto, anche qui, esiste uno squilibrio.

6.5.2 Il ciclo del carbonio


Il carbonio, nel nostro pianeta, si trova in diversi luoghi: una parte è localizzata in atmosfera sotto forma
di 𝐶𝑂2, un’altra porzione si trova nel permafrost, e infine se ne riscontra una parte anche nelle materie
organiche.

Il ciclo del carbonio un tempo era equilibrato: si riscontravano infatti processi di combustione e
deforestazione molto meno ingenti rispetto a quelli odierni, e di conseguenza gli oceani e la fotosintesi
permettevano, in modo ottimale, all’anidride carbonica di passare dalla biosfera all’atmosfera e
successivamente dall’atmosfera all’oceano e alle biomasse. Oggi invece questo ciclo non risulta più
equilibrato, e la causa del suo sbilanciamento è da ricercarsi nell’eccesso di combustione che risulta
essere +4 𝑃𝑔𝐶/𝑎𝑛𝑛𝑜, l’equivalente di circa 40 𝐺𝑡𝐶𝑂2 /𝑎𝑛𝑛𝑜, di cui 33 𝐺𝑡𝐶𝑂2 /𝑎𝑛𝑛𝑜 possono essere
62
Capitolo 6 – Conseguenze degli usi energetici
unicamente ricondotte a fenomeni di combustione. Il risultato più noto di questo notevole eccesso di
carbonio è l’aumento progressivo della concentrazione di 𝐶𝑂2 nell’aria.

Il ciclo del carbonio, oltre ad essere quindi legato all’effetto serra, ha conseguenze anche
sull’acidificazione delle acque. La capacità del pianeta di assorbire 𝐶𝑂2 dipende infatti dalla differenza
di concentrazione di anidride carbonica tra oceano e atmosfera. Essendo però gli oceani sempre più acidi,
il loro potenziale di assorbimento sta progressivamente diminuendo causando un notevole disequilibrio
ambientale.

6.5.3 Il ciclo dell’azoto


Il ciclo dell’azoto è fondamentale. Esso entra infatti in gioco nella fotosintesi e per questo motivo è anche
legato al ciclo del carbonio. Entrambi questi elementi vengono assorbiti durante questo processo, ma la
loro concentrazione combinata potrebbe essere nociva per l’ambiente.
L’azoto si può inoltre rendere reattivo con processi naturali (fulmini, processi vegetali) o antropici
(combustione, fertilizzanti). A differenza dei primi, quest’ultimi sono molto più pericolosi in quanto
causano l’emissione di ossidi di azoto nocivi per l’ambiente che si riversano nell’aria e nelle acque.

63
Energia, Progresso e Sostenibilità

6.5.4 Ciclo del fosforo


Al giorno d’oggi il fosforo è legato principalmente alla produzione di fertilizzanti. L’unico modo per
estrarlo è attraverso l’uso dell’acqua che viene reimmessa in ambiente.

Il cambiamento climatico
6.6.1 Storico dei cambiamenti di temperatura
C’è sempre stato un andamento speculare tra temperatura e 𝐶𝑂2, e molto spesso, nella storia, ci sono
state civiltà che sono fiorite in corrispondenza di variazioni delle condizioni climatiche, mentre altre che
sono scomparse per sempre.

Al giorno d’oggi, rispetto a 8 milioni di anni fa, viene rilevata una temperatura molto più fredda. Nel
periodo Neolitico non si sono mai registrate temperature sopra i 2.5℃, e per questo motivo non si sa cosa
è successo alle civiltà oltre i due gradi. Nell’anno 1000 si è osservato un picco climatico, il quale ha
evidenziato come l’aumento notevole della temperatura riguardi principalmente gli ultimi 1500 anni.
Alcune ipotesi, fatte da recenti studi, affermano che se continuassimo così il picco di temperatura

64
Capitolo 6 – Conseguenze degli usi energetici
potrebbe superare i 4 gradi, causando una situazione ingestibile per l’umanità. Oggi l’aumento di
temperatura rispetto al periodo pre-industriale è di circa 1℃, ed è causato principalmente da azioni
dell’uomo. Un tempo, infatti, i picchi di temperatura erano causati da cicli solari, eruzioni vulcaniche e
eventi naturali importanti mentre attualmente l’aumento di temperatura è strettamente correlato
essenzialmente alle azioni antropiche.

6.6.2 Le fonti della storia climatica


La storia del clima si può ricondurre a tre fonti diverse:
• Archivi della terra: sono tutti i sedimenti naturali tramite i quali, mediante metodi scientifici, si
possono ricavare informazioni sul clima del passato;
• Archivi della società: comprendono ogni genere di trasmissione consapevole delle informazioni
che si serva di archivi, biblioteche, file, etc.;
• Rilevamento strumentale dei dati o la misura diretta di grandezze in grado di rappresentare il
clima: sono molto importanti per andare poi ad elaborare delle stime attraverso metodi scientifici
(lo studio delle calotte polari, del polline, dei fossili, dei tronchi degli alberi può permettere di
trovare dati precisi sulla concentrazione di 𝐶𝑂2);

6.6.3 La misura del cambiamento climatico


Le unità di misura di interesse dipendono dal tipo di contesto a cui ci si riferisce. Vengono riportate di
seguito le unità di misura e le rispettive grandezze misurate:
• Concentrazione in atmosfera: parti per milione (ppm);
• Produzione e trasferimento attraverso attività antropiche al ciclo globale del carbonio: milioni
di metri cubi (MMT);
• Emissioni nei processi energetici: chilogrammi di 𝐶𝑂2 per Joule di energia primaria (𝑘𝑔/𝐽);

Si fa inoltre spesso riferimento, per quantificate il cambiamento climatico, a delle vere e proprie
grandezze inerenti all’argomento: forzante radiativa, potenziale di riscaldamento globale, forzante
naturale e forzante antropica.

6.6.4 La forzante radiativa


La forzante radiativa è una quantificazione dello squilibrio energetico terrestre che i gas serra possono
provocare nel tempo: il cambiamento climatico è infatti una reazione al disequilibrio energetico dovuto
alla quantità di gas serra presente nel pianeta.

65
Energia, Progresso e Sostenibilità

6.6.5 Il potenziale di riscaldamento globale


Il potenziale di riscaldamento globale, anche detto GWP, è l’integrale della forzante radiativa in un certo
periodo di tempo. In poche parole, se una certa sostanza, caratterizzata da una particolare forzante
radiativa, permane nell’atmosfera per un certo numero di anni, si creerà un effetto integrale che potrebbe
influire sulla reazione del pianeta al cambiamento di temperatura.

È importante osservare che, anche se il 𝐶𝑂2 ha GWP minore di altre sostanze, esso incide maggiormente
a causa della sua alta permanenza in atmosfera.

6.6.6 La forzante naturale


La forzante naturale dipende principalmente da eruzioni vulcaniche e variazioni della costante solare.

6.6.7 La forzante antropica


La forzante antropica dipende da emissioni di 𝐶𝑂2, 𝐶𝐻4 ed 𝑁2 𝑂.

66
Capitolo 6 – Conseguenze degli usi energetici

Le emissioni di gas serra – GHGs


6.7.1 Uno sguardo generale
Al giorno d’oggi, la maggior parte delle emissioni nell’ambiente sono legate alla produzione di energia,
ma vi sono anche molteplici altre fonti di emissione non energetiche. Queste ultime sono strettamente
legate ai cambiamenti di utilizzo del territorio che creano sempre più ingenti emissioni di 𝐶𝑂2 (e.g. le
biomasse spesso vengono bruciate).

6.7.2 Carbone, petrolio e gas naturale nel mondo


Relativamente alle emissioni per fonte mondiale, si può
osservare dal grafico qui di fianco, come il carbone, nel
2003 circa, superi notevolmente il petrolio in termini di
emissioni. Ancora oggi, sempre a livello globale, il
carbone risulta il più inquinante per la sua notevole
emissione di anidride carbonica. Viene poi seguito dal
petrolio, ed infine dal gas naturale. Questo primato, il
carbone, lo deve principalmente alla Cina e all’India.
Per quanto riguarda invece l’Italia, si registrano
un’importante quantità di gas naturale e di petrolio. Il
primo viene impiegato principalmente nella produzione
di energia elettrica mentre il secondo viene dedicato ai
trasporti. Il carbone invece, non risulta molto utilizzato.

6.7.3 Il flaring
Con il termine flaring si intende la pratica per la quale, nei giacimenti, si trovano sia petrolio che gas in
maniera combinata. Purtroppo, e molto spesso, si deve rinunciare all’estrazione e al seguente utilizzo di
una di queste due fonti. Infatti, o a causa della posizione del giacimento, o alla ridotta quantità presente
di una delle due, conviene estrarne solo una che di solito risulta essere il petrolio. Il gas, infatti, se presente,
è contenuto in una parte molto esigua, e tende a bruciarsi durante l’estrazione, vanificando il lavoro
67
Energia, Progresso e Sostenibilità
eseguito. In molti luoghi, inoltre, è vietato procedere con un’estrazione combinata, mentre in altri paesi
invece è permesso, ad esempio in Africa.

6.7.4 Lantor Universal Carbon Fibres – LUCF


Il LUCF si occupa delle emissioni legate agli utilizzi del territorio.
Osservando con uno sguardo generale il grafico accanto, potrebbe
sembrare che un notevole aumento comprenda solo 𝐶𝑂2 e 𝐶𝐻4 ,
mentre la temperatura sembrerebbe costante. In realtà non è così:
infatti, quest’ultima riscontra sempre un ritardo nei modelli climatici
e per questo se ne rileva solo successivamente il cambiamento.
Inoltre, grazie al lavoro di J.Ansen, si può dimostrare tangibilmente
che le anomalie termiche sono molto aumentate nel corso degli anni,
e, se si analizza ad un livello statistico la variazione di temperatura
dal ‘55 al 2011, si può osservare come il clima sembri essere
“impazzito”. Ci sono infatti delle variazioni nette rispetto al periodo precedente dove risultavano
visibilmente più smussate.
Ci sono poi una serie notevole di segnali, quali:
• Un netto aumento di temperatura rispetto al periodo preindustriale, di circa 0.99℃.
• Un aumento del livello degli oceani e della copertura dell’emisfero nord dei ghiacciai.
Inoltre, da diversi studi, si è evinto come 400 𝑝𝑝𝑚, relativi alla presenza delle sostanze sopracitate,
possano portare un aumento di temperatura compreso tra 0.9℃ e 2.8℃, e permetterci di raggiungere una
prossima tappa negativa di circa 450 𝑝𝑝𝑚 fra una quindicina di anni (adesso il valore è di 415 𝑝𝑝𝑚).
Gli aumenti di temperatura porteranno inoltre delle conseguenze che riguarderanno diversi ambiti quali:
• la produzione di cibo
• la disponibilità di acqua
• l’impatto sul sistema terrestre e sugli eventi estremi

Uso del suolo


Un altro delicato argomento legato alle conseguenze dovute alle produzioni energetiche è quello relativo
all’utilizzo del suolo. Questo tema comprende tutte quelle attività umane che implicano una produzione
o un cambiamento della tipologia di uso di un lotto di terreno. Analizzare in modo accurato lo
sfruttamento del territorio, e di conseguenza del suolo, da parte dell’uomo è molto utile per capire come
le fonti rinnovabili possano incidere sull’ambiente, che tipo di limitazioni possano avere, e che
problematiche potrebbero causare in futuro.

6.8.1 Dati tecnici sullo sfruttamento del suolo


Vengono riportati di seguito alcuni dati tecnici importanti per chiarire la situazione odierna:
1. Oggi la superficie terrestre non ricoperta da ghiacciai è di circa 13.000 𝑀ℎ𝑎 (milioni di ettari,
ogni ettaro è uguale a 10000 𝑚𝑞).
68
Capitolo 6 – Conseguenze degli usi energetici
2. Il 5% delle terre emerse è destinata alla produzione di legnami, alla crescita quindi di foreste e
piantagioni (queste hanno cicli più lunghi rispetto ai cicli delle colture per utilizzi alimentari).
3. Le aree urbane incidono invece solo per il 3% (400 𝑀ℎ𝑎) di tutte le superfici utilizzate, questo
perché le popolazioni sono molto addensate esclusivamente in determinati punti della terra.
4. L’1% di superfici rientra nella categoria dei terreni impermeabili: strade, depositi e accumuli di
acqua.
5. Più del 10% di tutte le terre utilizzabili sono dedicate esclusivamente alla coltivazione.
È interessante poi osservare i numeri energetici:
a. Il sistema energetico moderno incide per 50 𝑀ℎ𝑎 rispetto ai 13000 𝑀ℎ𝑎 totali, circa quindi un
0,3%. Si può quindi affermare che abbia un’incidenza sull’uso del territorio praticamente
trascurabile.
b. Di questi 50 𝑀ℎ𝑎, il 56% è legato ai biocombustibili. Un dato interessante se si considera che
l’impiego di questi ultimi è minore dell’1% .Nonostante quindi il loro contributo molto ristretto,
il 56% di tutte le terre oggi utilizzate per fini energetici è associato proprio alla loro stessa
produzione (biodiesel, bioetanolo, etc).
c. Un altro 26,1% è dedicato all’uso idroelettrico, il 15% ai diritti di passaggio (conduttore,
trasmissioni di elettricità), il 2.6% per combustibili fossili e il restante 0.4% per centrali
elettriche.
Le uniche sorgenti rinnovabili significative hanno l’80% dello spazio.

6.8.2 Esempi e considerazioni sull’utilizzo del suolo


Abbiamo dunque parlato di spazio e utilizzo del suolo per le attività antropiche, ed abbiamo scoperto che
l’utilizzo di tale risorsa per la produzione energetica risulta essere esigua. In particolare, abbiamo visto
che gran parte del suolo destinato agli utilizzi energetici è associato alle fonti rinnovabili, soprattutto
biocombustibili, che hanno un valore di radiazione media basso; quindi, per produrre un’unità di energia
serve moto spazio. Cerchiamo di analizzare il seguente grafico:

69
Energia, Progresso e Sostenibilità
Per unità di superficie, non si riesce a produrre una quantità di energia superiore ad un certo livello,
ovvero abbiamo un tetto massimo. Definiamo tetto fotosintetico il valore massimo di densità di potenza.
Le fonti rinnovabili occupano un range di aree molto elevato, che va dalla scala distribuita fino alla scala
centralizzata, rapportato alla densità di potenza legate alle tecnologie per la conversione energetica delle
fonti fossili. Esempio: biocombustibili e idroelettrico, densità di potenza bassa, e footprint molto alti (le
centrali idroelettriche hanno in generali impianti molto grandi, e dunque impattanti).
Lo sfruttamento del suolo è un argomento molto importante: si tratta di una risorsa palesemente ridotta,
e che viene utilizzata per una grande varietà di fini, energetici e non energetici.
Esempio 6.1 Un esempio di utilizzo del suolo, ai fini energetici, è il solare, dove troviamo impianti molto
importanti, ma che hanno un impatto a livello di suolo molto impegnativo.
Esempio 6.2 Land for food: Gran parte del suolo viene utilizzato per il cibo, anche se è aumentata molto
la produttività, il fabbisogno di cibo è sempre molto elevato.
Esempio 6.3 Land for city: è molto alta, ma vista la popolazione ci si aspetterebbe un valore più elevato.

Il tema della densità di potenza vale sia sulla produzione, sia sui consumi. Parigi, Manhattan, Singapore,
ci danno un’idea di quella che può essere la densità di potenza in termini di consumo. Esempio più
estremo sono i grattacieli: sono delle costruzioni molto energivore, e quindi, anche se costruite in maniera
sostenibile, hanno delle densità di potenza molto importanti da tenere in considerazione.

6.8.3 Inquinamento termico


Accenniamo molto brevemente ad un tema legato ai consumi termici per unità di superficie. Ci sono
alcune applicazioni per cui la densità di energia termica scaricata, che solitamente è solo una parte di
tutta la potenza elaborata, è impressionante. Le più grandi densità di potenza termica le hanno le
tecnologie per la propulsione aerea; altre applicazioni importanti riguardano l’informatica. Questo
comporta tutta una serie di questioni legate al raffreddamento degli ambienti che contengono tali
tecnologie, e conseguentemente anche al consumo energetico associato ad esso.

70
Capitolo 6 – Conseguenze degli usi energetici

Il paradigma dello sviluppo integrato

Il paradigma dello sviluppo integrato è stato reputato, e lo è tutt’ora, uno dei temi fondamentali dalle
Nazioni Unite, declinato in maniera differente all’interno dell’enciclica “Laudato si” del 2015, pubblicata
da papa Francesco.
Tale paradigma sostiene che lo sviluppo debba essere visto in maniere integrata, si devono quindi
coniugare insieme:
• Sviluppo economico
• Custodia ambientale
• Equità sociale
• Buon governo
Lo sviluppo energetico, fino ad ora, non è stato impostato seguendo questo paradigma e, di conseguenza,
ci si dovrà riallineare seguendo questi quattro pilastri.

6.9.1 Il ruolo dell’energia


L’energia è fondamentale per numerosissimi aspetti,
il più importante è sicuramente quello legato alla
qualità della vita delle persone: avere infatti
disponibilità di energia consente di dare servizi di
base alla civiltà quali: utilizzo di acqua, utilizzo
dell’energia elettrica per le comunicazioni e per la
mobilità. Per quantificare l’impatto energetico sulla
nostra quotidianità, si possono introdurre degli
indicatori economici e sociali che riguardano diversi
ambiti:
• Lo sviluppo socioeconomico su macro-scala (tutte le attività produttive hanno necessità di avere
disponibilità di energia per essere implementate);
• La sicurezza globale, in termini di: materiali grezzi che poi vengono elaborati, acqua e cibo;
• La protezione ambientale;
Per la sua importanza, inoltre, nell’ambito internazionale, l’energia si definisce come un diritto
strumentale. Essa non determina la dignità umana, ma i diritti fondamentali potrebbero essere non
garantiti in sua mancanza.

71
Energia, Progresso e Sostenibilità

6.9.2 Energia ed economia


Fino ad oggi, l’economia energetica è esistita solo come un capitolo dell’economia delle risorse, a sua
volta settore marginale nella disciplina. Anche dopo il 1973, le trattazioni che assumono l’energia come
fattore economico principale sono relativamente rare.

Solo nell’ambito più ristretto dell’economia ecologica è stato studiato con grande attenzione analitica il
legame tra TPES e crescita economica, e il legame tra PIL e il consumo pro capite di energia. Si è
concluso che, in sostanza, l’energia elettrica (forma pregiata di energia) è un importante vantaggio per lo
sviluppo economico.

6.9.3 Energia e PIL


Sull’asse delle ascisse del grafico seguente troviamo il tempo mentre sull’ asse delle ordinate il consumo
di energia primaria a livello globale e il PIL globale. Queste due grandezze crescono in maniera correlata,
ad esempio è facile notare come, durante la 2a guerra mondiale, avvenga un netto crollo del PIL e una
forte diminuzione del consumo di energia.

Negli anni successivi, precisamente negli anni 60-70, si registra invece un vero e proprio boom
economico ed è importante sottolineare come, nei paesi che si stanno recentemente sviluppando, è
proprio la disponibilità di energia a trasportare lo sviluppo economico. Nei paesi industrializzati la
causalità è invece invertita.
72
Capitolo 6 – Conseguenze degli usi energetici
Nelle fasi di sviluppo più importanti si ha una correlazione di crescita tra energia spesa e unità di PIL
prodotto. Quando si arriva ad uno sviluppo industriale significativo, questa correlazione di origine
energetica cambia andamento e diventa decrescente. Le curve che descrivono il suo andamento sono
chiamate “curve di kuznets”.

6.9.4 Curva di Kuznets


La curva di Simon Kuznets, la cui forma assomiglia
a una U rovesciata, sta appunto a indicare che la
distribuzione del reddito tende a peggiorare nella
prima fase dello sviluppo (massimo incurvamento),
migliorando invece in maniera costante con la
transizione a un'economia di tipo industriale. Questo
avviene in quanto, in una prima fase, la fascia di
popolazione più ricca investe il proprio capitale,
incrementando ulteriormente la propria ricchezza;
in un secondo momento, però, viene colpita in
misura maggiore dalla tassazione, con conseguente
effetto redistributivo.

6.9.5 Carbonio e PIL


Sul grafico accanto abbiamo l’intensità carbonica sull’asse delle y. Questa indica quanta anidride
carbonica viene emessa per unità di PIL prodotto. Sull’asse delle x abbiamo invece una scala temporale.

73
Energia, Progresso e Sostenibilità

6.9.6 Variazione del prezzo del petrolio


Il petrolio risulta essere la fonte principale che alimenta la forza energetica globale. Uno degli argomenti
più discussi è quindi sicuramente la variazione del suo prezzo nel tempo.
Il grafico accanto mette in relazione 2 diverse curve:

• Quella in verde chiaro rappresenta i prezzi del petrolio in contanti del 2012.
• Quella in verde scuro rappresenta i prezzi del petrolio in dollari correnti.

Il grafico relativo al dollaro corrente, quindi quello in verde scuro, tiene conto di un importante
fenomeno: l’inflazione (variazione del valore della valuta). Esso rappresenta quindi un’analisi più precisa
ma, comunque, non ci permette di comparare il prezzo del petrolio in periodi diversi, cosa che è possibile
fare con la curva in verde chiaro. Interessante è vedere come il prezzo inizialmente molto elevato diventi
poi un valore costante.
È presente poi una notevole impennata, che ha avuto conseguenze molto gravi: ha fatto tremare i paesi
importatori, e ha portato alla nascita dell’IEA – International Energy Agency, un’agenzia che ha come
obiettivo proprio il monitoraggio delle possibili future crisi geopolitiche.

6.9.7 Energia e sviluppo


Il grafico accanto lega il consumo di energia
elettrica pro-capite con la frequenza
scolastica secondaria. Esiste un valore
soglia che indica il livello di energia minimo
sotto il quale si crea una mancanza di
opportunità di seguire lo studio. È
interessante come, oltre questo valore, si
riscontri una sorta di saturazione. Non c’è
quindi alcuna miglioria nella possibilità di
studio con più energia a disposizione.
74
Capitolo 6 – Conseguenze degli usi energetici

6.9.8 HDI & EDI


Lo Human Development Index – HDI, mette insieme 3 temi fondamentali: un tema legato all’aspettativa
di vita (indice di aspettativa di vita, in Italia circa 84 anni), un tema legato alla conoscenza (indice legato
all’educazione), e un tema legato all’aspetto economico (GNI pro-capite).
L’Energy Development Index – EDI, è invece l’indice composito che mette insieme alcuni aspetti quali:
• Il consumo pro capite di energia commerciale
• Il consumo di energia pro capite in ambito residenziale
• Il contributo dei combustibili moderni ai consumi residenziali di energia
• La percentuale di popolazione con l’accesso all’energia.
Se si cerca di legare HDI e EDI, si può vedere che la correlazione va in saturazione oltre ad un valore
soglia che corrisponde circa al 70%.

6.9.9 Energia e qualità della vita


Dai 4 grafici seguenti, si può osservare come ci sia un andamento interessante; vengono riportate di
seguito alcune considerazioni:
• C’è un valore soglia oltre il quale l’alfabetizzazione e l’indice di scolarità non aumentano più e,
di conseguenza, oltre a questo valore non si hanno benefici ulteriori.
• Il consumo medio di energia pro capite annuo è molto vicino al valore soglia. L’energia
disponibile è quindi sufficiente per permettere questi indici di sviluppo, ma comunque non è
distribuita in modo equo.
Le società moderne si comportano come se la crescita economica e l’elevato uso di energia pro-capite
fossero gli obiettivi di una ricerca totalizzante, piuttosto che un mezzo per assicurare un’alta qualità della
vita (intesa come soddisfazione dei bisogni fisici di base e sviluppo dell'intelletto umano). La qualità
della vita è a sua volta un concetto multidimensionale che include:
• Lo stretto benessere personale (salute, nutrizione);
• Il contesto ambientale e sociale (rischi naturali e antropici);
• L’ampio aspetto intellettuale dello sviluppo umano (istruzione di base, le libertà individuali);
75
Energia, Progresso e Sostenibilità

Mentre in realtà gli obbiettivi da dover seguire sembrano abbastanza chiari e abbastanza definiti, i risultati
non lo sono. Dal grafico seguente si può vedere come:
• I paesi più ricchi seguano un andamento descritto dalla curva di Kuznets;
• I paesi in via di sviluppo siano in fase di crescita;
• I paesi più poveri (Africa) siano costanti;

76
Capitolo 6 – Conseguenze degli usi energetici
Dall’immagine accanto si può vedere, per rendersi meglio conto di ciò detto prima, come il consumo
dello stato di New York sia pari al consumo elettrico dell’intera Africa Sub Sahariana (in Italia il
consumo è di 300 𝑇𝑊ℎ).

6.9.10 Accesso all’energia


Parlando di energia per lo sviluppo futuro, si può schematizzare quest’ultimo sotto due diversi aspetti:
• Aspetto residenziale: accesso all’energia elettrica e accesso ai combustibili puliti;
• Aspetti comunitari: accesso all’energia per i servizi pubblici e acceso all’energia per usi
produttivi;
Vengono riportati di seguito alcuni dati importanti:
• Poco meno di 1 miliardo di persone non hanno acceso all’energia elettrica (era 1 miliardo e 200
milioni nel 2015, anno in cui era stata lanciata l’agenda);
• Nel 2015, 2700 milioni di persone si sostenevano mediante l’utilizzo di legna per la cottura dei
cibi;
• 1 miliardo di persone non hanno accesso di qualità all’energia elettrica;
• Nei paesi ricchi c’è il rischio di cadere in una povertà energetica, ovvero il non essere in grado di
pagare le bollette;
Gran parte della popolazione che non ha
acceso all’energia elettrica si trova
attualmente in Africa. La quota asiatica è
stata ridotta negli ultimi anni. Gran parte
della popolazione che non ha accesso ai
combustibili moderni appartiene all’Asia e
all’ Africa.

77
Energia, Progresso e Sostenibilità
Per garantire l’accesso all’energia elettrica, con un consumo di 0.2 𝑀𝑊ℎ all’anno per utenza, si potrebbe
operare con un’estensione della rete elettrica che ne renderebbe accessibile un 30% in più. Un altro 15%
potrebbe provenire poi da pannelli fotovoltaici molto piccoli, installati su ogni singola utenza e, infine,
un 50% da mini-reti ibride che combinano diverse fonti e diverse tecnologie.

6.9.11 Energie ibride


Opzioni di tecnologie ibride mettono insieme fonti rinnovabili (solare ed eolico) con energie provenienti
dalla generazione Diesel. Ci sono ovviamente aspetti negativi e positivi ad esse relativi:
• Aspetti positivi:
o Si ha una elevata affidabilità del sistema con una continuità di fioritura;
o Si riducono le taglie dei sistemi di storage e si ha un beneficio in termini di costo;

• Aspetti negativi:
o Si aumenta la complessità del sistema;
o Si richiede abilità nella progettazione e nella manutenzione;

Per garantire l’accesso di combustibili puliti, con un consumo di 30 𝑘𝑔 all’anno per persona, si può
procedere nel seguente modo: il 30% può essere garantito da sistemi a LPG (sistemi a propano e butano
liquidi), il 55% dalle tecnologie ICSS (sono sistemi di cottura e riscaldamento con sistema di controllo
della combustione) e infine il 15% dallo sviluppo del biogas.
78
Capitolo 6 – Conseguenze degli usi energetici

6.9.12 Sustainable Energy for All


Il “Sustainable Energy for All” è un programma delle Nazioni Unite che ha come obbiettivi:
• Accesso universale;
• Efficienza energetica;
• Promozione utilizzo delle fonti rinnovabili;

6.9.13 Agenda 2030


L’obbiettivo relativo all’energia è il settimo dell’elenco accanto: l’accesso universale a delle fonti di
energia moderne flessibili, affidabili e sicure.

1) Target: assicurare per il 2030 un accesso universale, economicamente sostenibile e affidabile ai


servizi energetici moderni.
Indicatori: proporzione di popolazione con l’accesso all’energia elettrica e ai combustibili puliti.
2) Target: incrementare in maniera sostanziale il contributo delle fonti rinnovabili nel mix
energetico globale al 2030.
3) Target: raddoppiare l’efficienza energetica.
Indicatore: intensità energetica, rapporto tra energia primaria e il GDP.
4) Target: cooperazione internazionale per facilitare la ricerca e il trasferimento tecnologico.
L’importanza dell’accesso all’energia per il raggiungimento degli obiettivi del millennio:
• Sradicare la povertà e la fame: l’accesso alle forme moderne di energia facilita lo sviluppo
economico consentendo di svolgere in modo più efficiente e sicuro le attività domestiche e
produttive come, ad esempio, l’estrazione e il trasporto dell’acqua per usi alimentari e agricoli.
• Educazione primaria universale: nei paesi in via di sviluppo i bambini spendono moltissimo
tempo a procurare legna combustibile e acqua. L’introduzione di combustibili moderni per la
cottura dei cibi può incrementare la frequenza scolastica. L’accesso all’elettricità facilita inoltre
le comunicazioni e consente di soddisfare bisogni primari quali l’illuminamento.
• Uguaglianza di genere: l’elettrificazione e l’accesso a combustibili moderni per la cottura dei
cibi consente di ridurre il carico fisico delle donne nel trasportare legna a e acqua aumentano
pertanto il tempo e le opportunità per l’impiego. L’illuminazione notturna delle strade riduce il
rischio per le donne consentendo ad esse di partecipare più facilmente alle attività della comunità.

79
Energia, Progresso e Sostenibilità
• Riduzione della mortalità infantile e lotta alle malattie quali HIV, malaria e altre: l’accesso ai
combustibili per la cottura dei cibi consente la riduzione delle malattie respiratorie; l’ebollizione
dell’acqua riduce le malattie associate ad essa. L’accesso all’elettricità consente un
miglioramento dei servizi sanitari e di emergenza.
• Sostenibilità ambientale: attenuazione dell’utilizzo insostenibile di biomassa, (deforestazione,
degradazione e erosione del suolo).
• Sviluppo di una partership globale per lo sviluppo: l’accesso all’elettricità consente di rafforzare
le comunicazioni e i servizi di informazione.

6.9.14 Energia e geopolitica

Si declina in 3 modi:
1. Accesso alle risorse energetiche (spesso causa di guerre);
2. I produttori energetici possono fare cartello, ovvero creare delle alleanze e imporre prezzi a livello
globale;
3. Le superpotenze o le crisi politiche possono interrompere i meccanismi di controllo dei prezzi e
innescare delle fluttuazioni sul prezzo del petrolio;
Quattro eventi di portata globale stanno cambiando la geopolitica dell’energia:
1. Scoperta di giacimenti di gas e petrolio non convenzionali (soprattutto negli USA e Canada);
2. Primavere Arabe: hanno reso instabili delle aree del pianeta importanti per la produzione di fonti
primarie o come aree strategiche logistiche per il passaggio tra i paesi produttori e i paesi
consumatori;
3. Variazione della domanda di energia e riduzione dei prezzi del petrolio;
4. nuovi materiali per le fonti di energia rinnovabile che stanno innescando una riconfigurazione
degli assetti geopolitici globali
Il tema della geopolitica si lega a sua volta al tema della sicurezza energetica declinata in tre punti:
1. Disponibilità delle risorse
2. Accessibilità delle risorse
3. Convenienza economica dell’utilizzo delle risorse

80
Capitolo 6 – Conseguenze degli usi energetici

6.9.15 Energia e guerra


Si osserva che:
• L’energia è fondamentale per far funzionare le armi;
• Le guerre scoppiano principalmente per ottenere l’accessibilità alle risorse;
• Durante il periodo di pace ne servono grandi quantità per rimediare ai danni recati dalle guerre;

Dalla tabella si può vedere l’energia associata a determinate armi (le e armi con più energia sono normali
mezzi usati in modo terroristico: Boeing® 767 e camion con esplosivo). Quanto più moderni sono i mezzi,
tanto più alte sono le quantità di energia di cui hanno bisogno:
• Il carro armato AbramsM1:
o Ha un motore a turbina da 1.1 𝑀𝑊 (1500 𝐻𝑃);
o In condizioni normali consuma circa 500 litri di benzina per 100 𝑘𝑚 (210 𝐺𝐽) contro i circa
17 di una Maserati quattroporte e i circa 6 di una Fiat Panda;
o Con una semplice moltiplicazione si può immaginare quanta sia la benzina che serve per far
muovere per un’ora una divisione corazzata USA armata con più di 300 carri di questo tipo;
o Ad oggi è stato prodotto in quasi 10 000 esemplari dal 1980;
• Aerei da combattimento:
o Per tenerli regolarmente in volo negli Stati Uniti si spende circa il 60% di tutto il
combustibile utilizzato dai mezzi militari del paese;
o Si stima che un caccia F16 con i post-bruciatori accesi consumi poco più di 105 litri di
combustibile al minuto, che in un’ora di volo in queste condizioni diventano 215 𝐺𝐽!
o Solo nella zona critica del Golfo Persico ci sono circa 300 jet imbarcati su quattro portaerei
nel Golfo e altri 700 aerei di stanza in Arabia Saudita;
• Industria degli armamenti:

81
Energia, Progresso e Sostenibilità
o Fino alla metà del XIX secolo i materiali erano legno e metalli, quelli utilizzati per le industrie
non belliche;
o Con la scoperta delle potenzialità dei combustibili fossili e dello sviluppo delle conoscenze
scientifiche e tecnologiche, la situazione cambiò radicalmente;
o Oggi questa industria si fonda sull’impiego massiccio di combustibili di ogni tipo, di
carburanti talvolta anche molto raffinati e di elettricità, utilizzati oltre che per costruire le armi
anche per trasportarle e farle funzionare sui teatri di guerra;
o I fabbisogni attuali sono enormi per le dimensioni delle produzioni e per l’intensità energetica
dei materiali utilizzati;
L’energia complessivamente sviluppata in tutte le esplosioni nucleari tra il 1945 e il 1996 è stimata in
2 135 000 𝑇𝐽.

82
Capitolo 7 – Politiche per il clima e l’energia

Politiche per il clima e l’energia


Introduzione alla Clean Technology
Affrontiamo adesso il tema delle Clean Technology, per la produzione di energia elettrica da fonti
rinnovabili e l’impatto che possono avere sugli usi finali, che vanno da quelli residenziali, a quelli
industriali e di trasporto. Verranno analizzati i risultati della pubblicazione chiamata “Energy and
technology prospective”, focalizzata sul ruolo che le singole tecnologie possono rivestire per la
transizione energetica. Verrà tracciato il progresso e l’avanzamento delle innovazioni green, si analizzerà
come le tecnologie rinnovabili siano applicate nella produzione di energia elettrica nei principali settori,
quali il trasporto (es. macchine elettriche) e la produzione di calore (es. pompa di calore). Sia nel caso
del trasporto, che nella produzione di calore, possono giocare un ruolo molto importante i combustibili
rinnovabili, siano essi biocombustibili o comunque prodotti a partire dalla conversione di energia
elettrica da fonti energetiche rinnovabili, in un vettore energetico liquido o gassoso che può essere usato
per esempio nell’ambito del trasporto. L’ultimo aspetto che verrà analizzato è quello legato ai trend di
costo delle tecnologie legate a fonti rinnovabili.
L’edizione dell’Energy and Technology Prospective analizzata è quella del 2017. Attualmente la nuova
edizione del 2020 conferma i trend dell’edizione analizzata ma con delle variazioni dovute alla pandemia
di Covid-19.
Gli scenari che vengono introdotti sono:
• Reference technology scenario: è uno scenario in cui le tecnologie di riferimento sono quelle
attuali.
• Scenario 2DS, dei due gradi: le tecnologie che possono consentire di limitare l’aumento delle
temperature a due gradi alla fine del secolo.
• Scenario B2DS: richiama i risultati dell’accordo di Parigi, ecidenziando l’esigenza di introdurre
delle politiche che possano portare le temperature ben al di sotto dei due gradi.
Nello scenario di riferimento tecnologico, le previsioni dello IEA confermano un incremento sia dei
consumi energetici, addirittura +50% della richiesta energetica nel 2060 confrontata con quella del 2014,
sia delle emissioni, +16% nel 2060 rispetto al 2014. Questi dati mostrano un disaccoppiamento, una
decarbonizzazione dell’energia, perché a fronte di un 50% dei consumi energetici le emissioni
aumentano solo del 16%. C’è un numero che aggrega i due valori, una grandezza principalmente legata
ai cambiamenti climatici, che è la variazione media di temperatura al 2100; in questo caso un valore di
2.7℃, al di sopra del valore minimo di 2℃ stabilito (anche se l’accordo di Parigi ha stabilito tale limite
per 1.5℃).

83
Energia, Progresso e Sostenibilità

Overview degli scenari futuri


Al 2014 si ha un mix energetico di petrolio, carbone, gas naturale che sostengono l’80% della domanda
di energia, con il contributo poi del nucleare, delle biomasse, dell’idroelettrico e di altre fonti rinnovabili.
Il mix al 2060 presenta un aumento della quota fossile, del gas, del petrolio per il trasporto, e per la
produzione di beni di consumo; non si ha un aumento di carbonio ma un aumento di altre fonti rinnovabili
a low carbon che non hanno emissioni significanti di gas climalteranti. Per quanto riguarda le emissioni
si passa da 35/36 miliardi di tonnellate all’anno a 40 miliardi di tonnellate. Si ha un aumento legato alle
trasformazioni, quindi la produzione di potenza elettrica, o ai processi industriali e ai trasporti, mentre si
ha una diminuzione legata al building. Quindi l’aumento del 16% delle emissioni è legato a come
l’energia viene utilizzata negli usi finali.

Nel grafico a destra, osserviamo 3


curve principali: la curva in rosso
continua rappresenta l’aumento delle
emissioni di 𝐶𝑂2 secondo lo scenario
RT, la curva in rosso tratteggiata
rappresenta l’aumento delle emissioni
secondo lo scenario 2DS, mentre
l’ultima curva in rosso puntata
rappresenta la riduzione delle
emissioni secondo lo scenario B2DS,
che comporterebbe l’azzeramento
delle emissioni entro il 2060. Sono
elencate le tecnologie che ci
permetterebbero di ottenere tale
risultato. Un ruolo molto importante è
rivestito dalle fonti rinnovabili,
dall’efficienza energetica, dai sistemi CCS e del fuel switching, quindi per esempio elettrificare i sistemi
finali o usare gas rinnovabili per gli usi finali.

84
Capitolo 7 – Politiche per il clima e l’energia

7.2.1 Energy supply: la generazione di energia elettrica


Possiamo individuare i sistemi principali per la produzione elettrica a livello globale (il petrolio riveste
un ruolo molto minore rispetto alle altre energie per questo non viene nominato) che sono le rinnovabili,
il nucleare, la generazione a gas e la generazione a carbonio.

Le fonti rinnovabili rappresentano circa un quarto della produzione di energia globale, in Italia il 40%.
Nel 2016 è stata installata una capacità aggiuntiva di 165𝐺𝑊 di cui circa 75𝐺𝑊 associate a fotovoltaico,
4.4𝐺𝑊 installate nell’Africa Subsahariana. Le fonti nucleari rappresentano l’11% dello share in termini
di produzione di energia elettrica a livello globale. Nel 2016 sono stati installati 10𝐺𝑊 di capacità
aggiuntiva, e 10 Paesi hanno nei loro programmi quello di implementare l’energia nucleare per
raggiungere gli obiettivi di Parigi. Il gas è la terza fonte di energia globale, ma gli impianti a gas vengono
sempre più utilizzati non come sistemi di generazione a regime, ma come sistemi di backup, cioè
soprattutto per sopperire ai picchi di domanda quando c’è un deficit di produzione di rinnovabile. Questo
vuol dire che il fattore di capacità tende a ridursi anche di un fattore 4, ed è un tema da prendere in
considerazione sia da un punto di vista economico sia regolatore. Il carbone è invece la fonte più utilizzata.
Fornisce circa il 40% dell’elettricità globale, ma i trend dicono che gli investimenti si stanno spostando
verso altre fonti. Infatti, nel 2015, la capacità installata dal carbone è stata di 84𝐺𝑊 mentre nel 2016 si
è ridotta al 57%.
Definizione: gli INDCs sono i contribuiti che ogni Paese intende perseguire per ottenere gli obiettivi
dell’accordo di Parigi.

7.2.2 Sistemi Carbon Capture and Storage


Per quanto riguarda i sistemi Carbon Capture and Storage (CCS), con le tecnologie installate il
potenziale è di 30𝑀𝑡𝐶𝑂2 ma poi la cattura è stata fatta solo su una piccola quota di circa 9𝑀𝑡𝐶𝑂2 .
Passando da RTS a B2DS si può vedere quali sono, dal punto di vista della generazione energetica, tutti
i contributi. Oggi la generazione di energia elettrica comporta all’incirca 13/14𝑀𝑡𝐶𝑂2 all’anno, e nello
scenario RTS comporterebbe un aumento fino a 15, ma nello scenario B2DS si arriverebbe invece a delle
emissioni negative. Ciò significa che non solo si decarbonizza, e quindi si utilizzano fonti di energia che
emettono pochissima 𝐶𝑂2, ma si utilizzano anche dei sistemi di Carbon Capture and Storage in modo

85
Energia, Progresso e Sostenibilità
tale da avere emissioni zero. Se si utilizzano delle biomasse con CCS, si arriva a dei sistemi con emissioni
negative perché la biomassa viene considerata come una fonte neutra di emissioni di 𝐶𝑂2, quindi se si
utilizzano anche i sistemi CCS si arriva complessivamente a emissioni negative. Gran parte dei contributi
sono legati al saving, implementazione dei sistemi CCS, aumento del nucleare, impianti a biomasse con
CCS, aumento del wind, aumento dell’idroelettrico, di solare, di biomasse e di altre rinnovabili.

7.2.3 Confronto tra scenari


Andando nello specifico della generazione elettrica, cerchiamo di analizzare la seguente figura:

Si può notare come, di fatto, si abbiano tre diversi schemi, uno per ogni scenario. Si hanno due assi, in
un primo asse abbiamo la generazione di energia elettrica globale espressa in 𝑇𝑊ℎ, in un asse secondario
abbiamo invece il fattore di emissione di generazione elettrica, definito come i grammi di anidride
carbonica emessi per unità di 𝑘𝑊ℎ. Oggi, la produzione di energia elettrica, e quindi il consumo a livello
globale, è di circa 25000 𝑇𝑊ℎ (in Italia circa 300 𝑇𝑊ℎ). Abbiamo un aumento dei consumi in tutti e
tre gli scenari, addirittura nel B2DS abbiamo un aumento ulteriore della produzione di energia elettrica.
Per quanto riguarda il fattore di emissione, oggi abbiamo un valore di 550𝑔𝐶𝑂2 /𝑘𝑊ℎ a livello globale.
Si vede come cambia il mix elettrico: un aumento della generazione da fonti rinnovabili e low carbon e
una diminuzione del fattore di emissione; addirittura, si ha un fattore di emissione negativo nel 2050 per
quanto riguarda lo scenario B2DS. La grande differenza del mix di generazione sta nel carbonio che nello
scenario RTS aumenta, mentre diminuisce negli altri scenari, e un aumento delle fonti rinnovabili e dei
sistemi CCS negli scenari 2DA e B2DS.

7.2.4 Calcolo del fattore di emissione


Il primo passo per il calcolo del fattore di emissione è quello di andare a misurare il mix elettrico, cioè
quali fonti primarie contribuiscono alla generazione di corrente elettrica. Il secondo passo è conoscere

86
Capitolo 7 – Politiche per il clima e l’energia
qual è la quantità di 𝐶𝑂2 emessa da ogni fonte per produrre energia. Il terzo passo è quello di operare dei
calcoli per ottenere il risultato.

Nella figura è mostrato un esempio, un confronto tra mix elettrico italiano e mix elettrico etiope. Le fonti
utilizzate e gli ordini di grandezza sono molto diversi a fronte di una popolazione etiope doppia rispetto
a quella italiana. Quindi abbiamo una disponibilià energetica pro-capite in italia pari a 60 volte quella
etiope.

Quindi, moltiplicando i valori del secondo grafico per i 𝑘𝑊ℎ prodotti da ogni singola fonte, sulla base
del mix, si riesce ad ottenere il valore del fattore di emissione. Per l’Italia è circa 400𝑔𝐶𝑂2 /𝑘𝑊ℎ, al di
sotto della media globale, mentre per l’Etiopia è 30𝑔𝐶𝑂2 /𝑘𝑊ℎ; non si possono confrontare tali valori per
la notevole differenza di consumi pro-capite. Il fattore di emissione italiano rispecchia il mix elettrico
dove circa la metà di generazione è gas, poi una parte di fossile, e infine una buona parte di rinnovabile.

Politiche a supporto delle Green Technologies


Per quanto riguarda le fonti rinnovabili, ci vuole un framework di policy che sia stabile, che dia sicurezze
e abbassi il rischio sul lungo periodo; ci sono anche delle sfide legate alle infrastrutture e anche aspetti
87
Energia, Progresso e Sostenibilità
di mercato che vanno adeguati, e tutto ciò riduce il rischio degli investimenti. Per quanto riguarda il
nucleare, c’è un tema legato agli incentivi e uno legato alla riduzione del rischio dovuto all’incertezza di
tale tecnologia. Per i sistemi a gas è importante introdurre dei sistemi di carbon pricing, in modo che si
incentivi la presenza di sistemi CCS, poi c’è un tema legato ai tetti massimi di emissione (CAPS) e quello
di adeguare i mercati introducendo i mercati di capacità.

Mercati di capacità: oggi i produttori di energia mettono sul mercato sulla base della quantità di energia
venduta però i sistemi a gas sono sempre più importanti come sistemi di buckup per gestire i picchi di
domanda e deficit di produzione. Però in questo caso ci sarebbe un investimento di capitale che
lavorerebbe solo in tempi ridotti. In questo contesto si stanno sviluppando mercati di capacità che vanno
a remunerare la disponibilità di capacità che assicura sicurezza ai sistemi.

7.3.1 Sistemi limitativi del carbonio


Per limitare le centrali a carbonio, vanno introdotte misure di carbon price e altre misure per quanto
riguarda gli altri inquinanti, in quanto le centrali a carbonio sono caratterizzate anche da altri tipi di
emissioni come zolfo e particolato. Già queste emissioni sono controllate da sistemi di abbattimento
molto importanti, ma devono essere introdotte misure più stringenti. Infine, i sistemi di Carbon Capture
and Storage hanno bisogno di capitali di investimento, soprattutto in questa fase iniziale in cui alcune
tecnologie sono già mature mentre altre hanno bisogno di migliorie, e poi c’è il tema delle infrastrutture
per immagazzinare le sostanze catturate.

I settori finali principali sono tre:

1. Il settore industria contribuisce per il 38% sui consumi finali di energia TFC, che è diverso dal
TPS (la quantità complessiva di fonti utilizzati che in seguito alla conversione ci dà il TFC), per
il 42% sui consumi finali dell’energia elettrica e per il 24% sulle emissioni di 𝐶𝑂2 in atmosfera.
2. Il settore residenziale contribuisce al 30% sui consumi finali di energia, al 53% sui consumi
finali di energia elettrica e al 26% sulle emissioni di 𝐶𝑂2.
3. Il settore dei trasporti contribuisce al 28% sui consumi finali di energia, all’1.6% sui consumi
finali di energia elettrica e al 23% delle emissioni.

L’intensità carbonica dell’industria, ovvero le emissioni per unità di energia impiegata, si misura in
tonnellate di 𝐶𝑂2 al TJ.

Nel grafico in figura si ha per diverse


macroregioni: i valori al 2014 e i valori che
si dovrebbero avere nel 2060, secondo lo
scenario B2DS. Come si può notare,
l’intensità carbonica europea si dovrebbe
dimezzare. India e Cina hanno valori di
intensità carbonica molto elevati.

88
Capitolo 7 – Politiche per il clima e l’energia
Per quanto riguarda il building, nella figura sottostante si può vedere cosa è successo e cosa accadrà
secondo lo scenario B2DS. Ci sono dei driver che fanno aumentare i consumi energetici, questi driver
sono per esempio l’aumento della popolazione, le attività svolte in casa legate alle disponibilità
economiche e quindi agli elettrodomestici presenti, le dimensioni delle abitazioni e altri fattori. Ci sono
poi driver che fanno diminuire i consumi, questi driver sono: scelte tecnologiche, miglioramenti
sull’involucro edilizio e l’efficienza delle diverse tecnologie. Negli anni c’è stato un aumento dei
consumi ma si prospetta una diminuzione nel 2060.

7.3.2 Key Policies e Tecnologie per l’integrazione energetica


Nell’ambito industriale vanno definite le cosiddette BAT, cioè le migliori tecnologie di riferimento, e
bisogna poi spingere i vari tetti a adottare tali tecnologie. C’è da considerare l’efficienza sull’utilizzo dei
materiali, lo switch di fuel e feedstock, l’innovazione su sistemi low carbon. Per quanto riguarda il
building, si hanno i codici sulla certificazione energetica degli edifici, le MEPS legate alle classi
energetiche delle tecnologie, gli incentivi sulle policy e sui mercati, la costruzione di infrastrutture che
evitano di ingessare il sistema verso fonti non green. Per il trasporto, invece, abbiamo delle tasse sui
combustibili e sui veicoli inquinanti, gli obiettivi per i veicoli a zero emissioni, un quadro regolatore per
il consumo di combustibile al km, o limiti per le emissioni ed incentivi legati ad accessi ristretti in alcune
aree oppure prezzi differenziati e la promozione dell’ITS.
Spesso si sviluppano tecnologie ma non è facile integrarle all’interno del sistema energetico stesso,
quindi si devono vedere altre tecnologie che permettono di integrare tecnologie clean o low carbon
all’interno del sistema energetico. Queste tecnologie sono:
• Tecnologie di storage: oggi la capacità di storage installata è di circa 160𝐺𝑊, la maggior parte è
di tipo idroelettrico ma una piccola parte è dovuta a non-pumped hydro.

89
Energia, Progresso e Sostenibilità
• Potenziamento delle infrastrutture: secondo l’IEA sono necessari 38 milioni di km di nuovi
sistemi di trasmissione di energia elettrica tra cui delle tecnologie ad altissima tensione per i
trasferimenti a lunga distanza e infine potenziare le interconnessioni
• Domanda attiva: oggi il sistema energetico è caratterizzato dal fatto che la domanda non è
controllabile ma si riesce a controllare molto bene la produzione. In prospettiva però con
l’introduzione di nuove fonti rinnovabili anche la produzione diventa meno controllabile e quindi
si devono introdurre delle tecnologie per controllare la domanda. Abbiamo 11 𝐺𝑊 di capacità di
domanda attiva che verrà aumentata.
Le Key policies per fare questo:
• Energy storage: chiarire le regole di mercato, introdurre nuove regole di mercato, introdurre
modelli di business innovativi
• Trasmission infrastructure: c’è il tema del “governance” e degli assesti di mercato
• Demand side management: richiede dei meccanismi di policy, di mercato e trials in campo per
gestire tali situazioni.

90
Capitolo 8 – New energy context e smart grid

New energy context e smart grid


Introduzione
Il nuovo contesto energetico europeo è promosso da un pacchetto di direttive europee chiamato “Clean
energy fo all europeans package” che racchiude i seguenti capisaldi:
• Efficienza energetica negli edifici;
• Fonti di energia rinnovabile;
• Ridisegno delle regole del mercato elettrico;
• Maggiore coinvolgimento dell’utente finale nella filiera energetica.

Attualmente la produzione di energia è centralizzata e l’utente può solo cambiare fornitore; grazie alle
precedenti direttive, ci sarà la possibilità di avere piccole produzioni decentralizzate, cioè un vero e
proprio sistema bidirezionale, in cui gli utenti sono molto più attivi, con il potenziale di diventare
addirittura dei piccoli fornitori. L’introduzione di elementi di bidirezionalità, aleatorietà ed intermittenza
minacciano la stabilità delle reti, con annesse ripercussioni sulla loro gestione sicura, affidabile ed
efficiente. Per migliorare la gestione e la distribuzione della rete elettrica esistono le Smart Grid: un
innovativo sistema di trasmissione e di distribuzione dell’energia elettrica interattivo, affidabile,
flessibile e sostenibile, incentrato sugli utilizzatori e basato sul mercato dell’energia. Una Smart Grid ha
due principali dimensioni e scopi:
• Rete: integra la generazione distribuita e assicura l’energia necessaria ai nuovi usi elettrici finali
(pompe di calore e mobilità elettrica); migliora l’esercizio della rete, garantendo sicurezza e
qualità della fornitura;
• Utenti: supporta un’informazione più ampia e tempestiva agli utenti dei propri consumi o
immissioni in rete per aumentarne la consapevolezza e favorire un impiego più efficiente
dell’energia e un accesso più informato al mercato; incrementa il coinvolgimento del
consumatore attraverso dispositivi intelligenti (contatori intelligenti, display domestici) per
comunicare in maniera trasparente i dati riguardanti prelievi, immissioni e segnali di prezzo.

Ci sono molti portatori di interesse:


• Produttori (centralizzati, decentralizzati e prosumers);
• Utilizzatori finali;
• Operatori delle reti di trasmissione (TSO);
• Operatori delle reti di distribuzione (DSO);
• Venditori di energia (elettricità, gas, acqua e calore);
• Operatori di bilanciamento e loro coordinatori, compresi gli aggregatori (controllo della domanda,
degli accumuli e della fornitura di potenza reattiva);
• Fornitori dei servizi di misura;
• Operatori del mercato elettrico (raccolta e negoziazione delle offerte);
• Operatori delle reti di comunicazione;

91
Energia, Progresso e Sostenibilità
• Fornitori di tecnologia per le Smart Grid;
• Regolatori.

Le Smart Grid danno vita alle seguenti tecnologie abilitanti:


• Advanced metering infrastructure (AMI)
• Advanced electricity pricing
• Demand response (DR)
• Distribution automation (DA
• Renewable resource forecasting
• Smart inverters
• Distributed storage
• Virtual power plants (VPPs)
• Microgrids

8.1.1 Definizioni di comunità energetica


• Definizione data da REScoop.EU: una comunità energetica è un soggetto giuridico in cui i
cittadini, le PMI e le autorità locali si riuniscono, non solo come utilizzatori finali di energia, ma
per cooperare nella generazione, nella distribuzione, nello stoccaggio, nell’approvvigionamento,
nell’accumulo di energia da fonti rinnovabili, o nell’offrire efficienza energetica/gestione della
domanda dei servizi;
• Definizione di un recente articolo pubblicato sulla rivista Nature Energy: nel Regno Unito, il
termine comunità energetica è generalmente associato a piccole organizzazioni e/o imprese
sociali che gestiscono progetti che incoraggiano il risparmio e l'efficienza energetica o che
generano elettricità rinnovabile. Questi progetti sono tipicamente basati sulla motivazione per
accelerare la decarbonizzazione;
• Definizione di un recente articolo pubblicato sulla rivista Energies: iniziative con la
partecipazione dei cittadini al mercato elettrico; possono esistere varie forme di partecipazione
(associazioni verdi, acquisto collettivo dell’energia, incentivi nazionali o locali per lo sviluppo
delle rinnovabili, programmi per alleviare la povertà energetica). Il focus delle CE è su iniziative
per le quali i cittadini hanno un beneficio diretto e che richiedano una forma di proprietà o
finanziamento di un progetto energetico, e un controllo sull’iniziativa intrapresa;

I primi Drivers della comunità energetica sono nati con l’intento principale di far risparmiare l’utente
finale attraverso l’installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile e con l’obiettivo di
aumentare la coscienza green. Le smart grid sono a servizio della comunità energetica, cioè permettono
di gestire meglio la distribuzione di energia prodotta attraverso l’aggregazione delle comunità,
rendendola più fruibile per i singoli utenti.

92
Capitolo 8 – New energy context e smart grid

8.1.2 Obiettivi energetici dell’Italia


Gli obiettivi energetici che l’Italia si è prefissata di raggiungere sono riassumibili nelle seguenti figure:

Comunità energetiche
Guardando i consumi finali elettrici, più della metà di questi saranno coperti da fonti energetiche
rinnovabili (FER: Fonti Energetiche Rinnovabili).

8.2.1 Nascita delle comunità energetiche


Le prime comunità energetiche sono nate in Germania. Nel 2012, di 73 𝐺𝑊 di energia prodotta da fonti
rinnovabili, 34 𝐺𝑊 derivavano da progetti di comunità energetiche; con comunità energetiche si
intendono progetti in cui sono coinvolti i cittadini, cooperative energetiche o singoli produttori ed aziende
agricole. Nel 2016, su 100 𝐺𝑊 la comunità energetica ne ha prodotti 42 𝐺𝑊. Inoltre, la metà degli
impianti solari installati in quell’anno apparteneva a progetti di comunità energetica (quindi si parla di
piccoli impianti). Sempre nel 2016 si ha che del totale di energia da fonti rinnovabili, 45 GW sono stati
prodotti dall’eolico e 41 GW dal solare. I progetti di comunità energetica solare in Germania hanno
coinvolto un numero elevato di cittadini. I cittadini che diventano attivi nell’energia sono in grado di

93
Energia, Progresso e Sostenibilità
scambiare grossi volumi di energia. Per fare un esempio, in Italia, potrebbero arrivare circa 122 𝑇𝑊/ℎ
dai cittadini (e quindi da comunità energetiche) a fronte di una media annua complessiva di 300 𝑇𝑊/ℎ.
Le comunità energetiche vengono introdotte a tutti gli effetti nel 2018, la normativa vigente a livello
europeo è inserita in articoli facenti parte della sezione sulle energie rinnovabili. Le comunità energetiche
sono presenti con due articoli all’interno della sezione “renewable energy”: vengono descritti i caratteri
della comunità energetiche rinnovabili (CER). Questa si prefigge, sostanzialmente, il raggiungimento
della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili mediante l’utilizzo di piccoli impianti di
produzione (include dunque la partecipazione dei cittadini come utenti produttivi). Parallelamente, nel
2019, viene introdotta nella sezione “Electricity Directive”, una seconda normativa che tratta di
comunità energetica dei cittadini (CEC). In questo secondo caso, la Comunità Europea ha voluto porre
il focus sui cittadini e non più sul fatto che l’energia autoprodotta debba venire esclusivamente da fonti
rinnovabili.
In entrambe le configurazioni i singoli cittadini sono compresi: si parla sempre di condivisione di energia
tra i cittadini e produzione della stessa. Pertanto, il cittadino si trova a ricoprire due ruoli: produttore e
consumatore. Si parla dunque di “ruolo attivo del consumatore”, esso può esplicarsi principalmente su
tre livelli:
• Scelta del fornitore e corretta valutazione delle offerte commerciali e dei servizi connessi;
• Autoproduzione e adozione di sistemi di accumulo e gestione efficiente dei consumi;
• Modifica del carico in seguito a segnali di prezzo.

8.2.2 AUC e CER


La comunità energetica può essere visualizzata in questa figura sotto due accezioni: auto consumatore
collettivo (AUC) o quella propria di comunità energetica rinnovabile (CER).

L’AUC esiste all’interno di un condominio: fino al 2019 in Italia non era possibile avere questa
configurazione, ovvero era possibile solamente che ogni utente, a cui spettava una piccola quota di tetto
(secondo ripartizione tra i condomini), potesse installare la sua quantità di fotovoltaico: un impianto per
un utente (configurazione 1:1); dal 2020 è invece possibile avere la configurazione di un unico tetto

94
Capitolo 8 – New energy context e smart grid
fotovoltaico la cui energia prodotta venisse condivisa tra i vari utenti dell’edificio (configurazione 1 a
molti).
Per quanto riguarda la comunità energetica estesa (sempre facente parte della CER), la direttiva del 2020
ha anche introdotto che gli utenti che si aggregano non devono per forza appartenere allo stesso edificio
ma possono appartenere a più edifici, purché siano sottesi alla stessa cabina secondaria (cabina MT/BT).
Le comunità energetiche rinnovabili (CER) sono state introdotte in Italia nel 2020 con il decreto
“milleproroghe”. Argomenti del decreto sono:
• Spazialità ridotta: solo per utenti sottesi alla stessa cabina media/bassa (al massimo 100 utenti);
• Ogni CE deve avere una potenza per singolo impianto non superiore a 200 𝐾𝑊;
• Posso accedere alla CE solo impianti costruiti dopo la pubblicazione della legge. Impianti
fotovoltaici già esistenti non possono accedere alla comunità energetica;
• Previsti sconti in bolletta per benefici tecnici alla rete, più un incentivo GSE all’energia elettrica
autoprodotta e auto consumata.

8.2.3 Funzionamento di un’AUC


Un gruppo di utenti può costituire un’AUC; a questo punto, viene eletto e comunicato al gestore del
servizio elettrico (GSE) un rappresentante, vengono inoltre segnalati quali sono i contatori fiscali degli
utenti facenti parte dell’AUC sia ai fini del consumo sia ai fini della generazione. Ogni utente continua
ad avere un contratto di fornitura elettrica con il proprio operatore di mercato. Di diverso c’è che il GSE
conteggia la quantità di energia generata e auto consumata su base oraria. Dunque, a fine anno, la AUC
riceve dal GSE un conguaglio relativo alla quota di energia auto consumata. Il rappresentante distribuisce
i ricavi tra i membri della AUC, secondo regole interne.

8.2.4 Tassonomia delle CE


Quali sono le caratteristiche peculiari delle CE?
• Tipologia di entità legale: in Italia l’AUC non è un’entità giuridica, deve solo eleggere un
rappresentante. Se si va nel caso di multi-edificio, c’è bisogno di un rappresentante legale che
può essere una cooperativa, ESCO o, infine, il produttore elettrico;
• Come nasce l’iniziativa: top-down vs. bottom-up. In Italia ancora non è ancora noto come saranno
poiché non vi sono ancora CE;
• Dimensione della CE (locale, nazionale, singolo cittadino). Al momento, la legge impone una
visione locale per via della cabina secondaria. Ci possono essere progetti che possono avere una
scena nazionale;
• Coinvolgimento e partecipazione dei cittadini;
• Tipologia di progetti realizzati: tetti fotovoltaici.
Attualmente ci sono circa 3000 Cooperative Energetiche rinnovabili (REScoop) attive in Europa. Per il
2050 quasi la metà di tutte le abitazioni europee potrebbero essere coinvolte nella produzione di energia
rinnovabile e circa il 37% di questa potrebbe arrivare tramite la partecipazione collettiva all’interno di
una comunità energetica. Attualmente, in Italia, il modello dominante sembra essere proteso verso la CE
del tipo top-down. Si tratta dunque di una cooperativa intesa come entità legale, che fa vendita
dell’energia all’utente finale (come un retailer), e investe in piccoli impianti fotovoltaici o turbine eoliche.
95
Energia, Progresso e Sostenibilità
Il coinvolgimento finale del cittadino è di tipo finanziario attraverso la sottoscrizione di quote di impianti
realizzati/in fase di realizzazione. Rappresenta una CE virtuale, poiché manca la sovrapposizione
spaziale tra consumo e produzione. Alcuni esempi di comunità energetiche:

96
Capitolo 8 – New energy context e smart grid

Realizzazione pale eoliche: una comunità si costituisce cooperativa per realizzare un grosso impianto.
Progetto comunitario in cui i cittadini sono investitori ricevendo i ricavi dall’eolico.

97
Energia, Progresso e Sostenibilità
Edison™, azienda elettrica italiana che sta realizzando un progetto di teleriscaldamento nella cittadina di
Barge (CN). Rete di teleriscaldamento alimentata dalla combustione di biomassa, progetto realizzato da
crowdfunding, gestito da Edison dove però una parte del progetto è finanziato dai cittadini. Esempio di
comunità energetica. È possibile chiamare comunità energetica tutti quei progetti in cui i cittadini sono
coinvolti. Cantiere che durerà 3 anni, riuscirà a soddisfare il fabbisogno energetico di 500 famiglie, si
avrà una riduzione dell’emissione di 𝐶𝑂2 pari a circa 2.000 𝑡𝑜𝑛/𝑎𝑛𝑛𝑜.

8.2.5 Il ruolo chiave dell’autoconsumo


Nel 2017, l’energia elettrica auto consumata ammontava a circa 28 𝑇𝑊ℎ, oltre il 9% dei consumi totali,
mentre la generazione distribuita nel 2016 valeva per oltre il 20% (circa 60 𝑇𝑊ℎ) della generazione
elettrica complessiva. Idealmente, quello che dovrebbe succedere in Italia è che avremo sempre più
generazione distribuita, e sarebbe opportuno che la quota maggiore diventasse energia autoconsumata.
Ad oggi, la quota di energia auto consumata proveniente da generazione distribuita rinnovabile e
consumata in loco ammonta a soltanto 4.2 𝑇𝑊ℎ.
Il potenziale tecnico fotovoltaico in Italia è di circa 90 𝑇𝑊ℎ. La CE potrebbe dare un grosso contributo
sugli obiettivi stimati nel 2030 in relazione all’utilizzo delle fonti rinnovabili. Attualmente, i tetti
fotovoltaici in Italia sono pochi. La maggior parte degli impianti li troviamo nel settore terziario, industrie
e in ambito agricolo. Pochi sono gli impianti a livello domestico (16%). Sopra i 20 𝑘𝑊, nel settore
residenziale (condomini), ad oggi non esistono quasi installazioni. Questo è dovuto al fatto che fino al
2020 non si potevano fare tetti fotovoltaici condominiali, ma solamente nelle villette unifamiliari,
impianti intorno ai 6 𝑘𝑊. Con la CE la situazione dovrebbe cambiare.
Esempio 8.1 Vengono mostrati dei calcoli sui dati del fotovoltaico condominiale espresso in Watt
installati pro-capite svolti nel 2019: nella Città di Torino attualmente vi sono 22.9 𝑊/𝑐𝑎 (dato reale).
Immaginando di simulare la diffusione di fotovoltaico condominiale nella zona di San Salvario, si
potrebbero ottenere 279 𝑊/𝑐𝑎 (dato simulato: calcolo basato sulla superficie di tetti e radiazione solare
disponibile). La media italiana è di 325 𝑊/𝑐𝑎 (dato reale).
L’autoconsumo a livello domestico non è alto. Le villette unifamiliari che installano il 6 𝑘𝑊 di
fotovoltaico hanno mediamente un autoconsumo d’estate sotto il 30%, di inverno si produce di meno a
parità di carichi arrivando al 40%. Con i calcoli effettuati, prendendo in considerazione la zona di San
Salvario, si arriverebbe ad un autoconsumo superiore al 50%.
Dunque, le rinnovabili su piccola scala e comunità energetiche hanno senso?
• Fanno la differenza in numeri: tanti impianti distribuiti possono sostituire un grande impianto
centralizzato;
• I cittadini sono coinvolti: aumenta la consapevolezza verso l’agenda europea su energia e clima,
e soprattutto possono risparmiare in bolletta;
• Si riducono le perdite di rete;
Ci sono, però, delle criticità sulla gestione delle comunità energetiche, poiché con l’aumentare di questo
fenomeno sarò complesso gestire il coordinamento dei flussi di energia sulla rete di distribuzione.

98
Capitolo 8 – New energy context e smart grid

8.2.6 Conclusioni sulle comunità energetiche


I progetti di comunità energetica potranno dare una spinta alla generazione distribuita da rinnovabile (dal
fotovoltaico sui tetti condominiali, ma anche da impianti di mini-idroelettrico e minieolico). I ratei di
autoconsumo saranno elevati per gli impianti installati sui condomini.

Regole operative
Le regole operative delle comunità energetiche sono regole che valgono in Italia e risultano in vigore da
pochi mesi. Sono quindi un’assoluta novità nel mercato energetico del nostro paese.

8.3.1 CER – Comunità Energetiche Rinnovabili


Le comunità energetiche rinnovabili sono state istituite da importanti direttive europee che mirano ad un
maggiore coinvolgimento del cittadino. Queste ultime sono:
• Coinvolgimento del cittadino e sua maggior consapevolezza su tematiche energetiche e
ambientali;
• Opportunità per una spinta alla digitalizzazione e sistemi intelligenti;
• Diffusione delle FER (fonti di energia rinnovabile elettriche);
• Vantaggi tecnici (autoconsumo: non occupazione del suolo con tetti FV;
• Maggiore accettazione sociale di nuovi impianti);
• Vantaggi sociali (povertà energetica; nuova, o ritrovata, attrattività di territori extra-urbani e/o
marginali);
Inoltre, il coinvolgimento del cittadino può avvenire in diversi modi e a diversi livelli come:
• Piccoli impianti FER (ad es. tetti fotovoltaici) sotto i 200 KW e tutti sottesi alla stessa cabina
secondaria MT-BT che può racchiudere un numero di utenti limitato;
• Medi impianti FER a partecipazione pubblica con strumenti di crowd-funding, cooperative
energetiche, partnership pubbliche-private (pubblico → contributi di cittadini; privata → azienda).
• Gestione intelligente di virtual power plants: invece che costruire un grosso impianto di
produzione elettriche vengono gestiti, in modo coordinato, tanti piccoli impianti.
L’istituzione di una comunità energetica prevede:
• Individuazione di un’area geografica (e suo collegamento alle reti di distribuzione dell’energia);
• Analisi del territorio (non solo dal punto di vista strettamente energetico);
• Analisi/stima dei prelievi (consumi) degli utenti;
• Censimento dei sistemi di produzione esistenti;
• Stima dei potenziali naturali e tecnici di nuovi impianti FER.

8.3.2 Norme e regolamenti


Le uniche accezioni di comunità energetica di piccola scala che si possono fare sono o a livello di singolo
edificio (AUC auto consumatore collettivo) o a livello di multi-edificio (CER comunità energetica
rinnovabile). In generale sono sempre comunque configurazioni multiutente ma non per forza devono

99
Energia, Progresso e Sostenibilità
comprendere tutti i condomini di uno o più edifici, basta che coinvolgano almeno 2+ utenti che
sottostiano alla stessa cabina secondaria.
Il percorso italiano parte dalla direttiva RED II emanata nel dicembre 2018 (anche se viene fatto partire
solamente nel 2020). Il primo recepimento legge con il decreto milleproroghe, dove si prevede le CE
nella forma di AUC e CER, si ha solo nel febbraio 2020. Emanata questa legge, l’autorità per l’energia
elettrica ARERA ha poi iniziato a chiarire alcuni aspetti tecnici delle CE, per arrivare in seguito
all’elaborazione di un vero e proprio regolamento tecnico nell’agosto 2020.
Nel decreto milleproroghe era stato annunciato che sarebbe stato offerto anche un incentivo sull’energia
condivisa. Questo venne però confermato ed esplicitato soltanto a settembre 2020 e prese il nome di
incentivo MiSE (l’autoconsumo prevede uno sconto tariffario: KW auto consumato valorizzato con una
restituzione in bolletta).
Gli incentivi valgono per 20 anni per impianti installati da qui al 2021 e, al termine di giugno 2021 allo
scadere del recepimento della direttiva RED II, bisognerà consolidare la normativa tecnica legislativa
riguardante le CE. Il tutto è ancora in via sperimentale.

8.3.3 AUC – Auto Consumatore Colletivo


Nel modello AUC gli utenti sono quindi nello stesso edificio: il condominio installa il proprio impianto
fotovoltaico che produce energia elettrica e in parte viene auto consumata dalle utenze comuni (es.
ascensore) e in parte immessa al contatore di scambio. I singoli utenti continuano ad avere i propri
contatori che contabilizzano l’energia prelevata. Dai contatori si stima o misura l’energia condivisa su
base oraria (auto consumata). L’energia condivisa sarà il minimo ad ogni ora tra il prelievo e produzione
da fotovoltaico (al netto di eventuali utenze comuni condominiali).
Di notte si avrà un prelievo dalla rete mentre di giorno avverrà la produzione fotovoltaica. Quest’ultima
verrà poi distribuita in parte ad utenze comuni ed in parte da utenze residenziali (ci sarà anche una parte
in surplus). Il lato utente in alcuni momenti beneficia dell’energia condivisa mentre, quando questa non
risulterà abbastanza, dovrà ricorrere ad un prelievo dalla rete.

8.3.4 Valorizzazione economica dell’incentivo MiSE


Vengono illustrate alcune delle valorizzazioni economiche importanti dell’incentivo MiSE. Le Tariffe
incentivate MiSE, fisse per 20 anni, prevedono che per ogni 𝑀𝑊ℎ di energia condivisa si riceva un
incentivo che prevede 100 €/𝑀𝑊ℎ per autoconsumo collettivo AUC, e 110 €/𝑀𝑊ℎ per comunità
energetica CER (è opportuno ridimensionare il fotovoltaico rispetto ai consumi in modo da avere molta
energia condivisa e poca in surplus). Sull’energia condivisa si avrà anche una restituzione di 9 €/𝑀𝑊ℎ
derivanti da condivisioni individuate da ARERA. L’energia prodotta in surplus, quindi non condivisa,
verrà valorizzata 40 − 50 €/𝑀𝑊ℎ.
Per quanto riguarda l’AUC, per l’energia condivisa si avrà un incentivo di 100 €/𝑀𝑊ℎ + 9 €/𝑀𝑊ℎ,
mentre per l’energia immessa ma non condivisa (in surplus) si avrà un incentivo di 50 €/𝑀𝑊ℎ. Risulta
quindi conveniente ridimensionare i tetti fotovoltaici affinché risulti maggiore l’energia condivisa
(maggiori incentivi).

100
Capitolo 8 – New energy context e smart grid
Ipotesi professore: definito un costo di investimento del tetto fotovoltaico, tenendo conto della
manutenzione, inflazione, si è ricavato l’incentivo MiSE per avere un tempo di ritorno dell’investimento
in 10 anni. Si calcola un incentivo tra i 12 e i 17 𝑐𝑒𝑛𝑡€/𝐾𝑊ℎ. Abbiamo visto però che l’incentivo MiSE
più ARERA è sui 109 − 119 €/𝑀𝑊ℎ, che convertiti risulterebbero tra i 10.9 e i 11.9 𝑐𝑒𝑛𝑡€/𝐾𝑊ℎ.
Quindi come vediamo la valorizzazione economica dell’energia condivisa è un po' più bassa di quella
che servirebbe per avere un tempo di ritorno sull’investimento del fotovoltaico in 10 anni. Questi
incentivi non sembrerebbero profittevoli, se non che gli utenti finali possono godere del 50% di
detrazione fiscale dell’investimento fiscale. Quindi il tempo di ritorno dell’investimento viene stimato
intorno ai 6 – 7 anni. Tenendo conto che un impianto fotovoltaico dura 20 anni, in 1/3 della vita utile
l’impianto viene ripagato.

Emissioni di gas serra


Le emissioni di 𝐶𝑂2 in questo grafico sono scomposte nei principali gas serra:
• Anidride carbonica emessa da processi industriali (quindi dalla combustione di combustibili
fossili per la produzione di energia per i processi industriali);
• Gas emessi per il FOLU (cioè suolo e gestione delle foreste);
• Emissioni riguardanti il metano, per i processi agricoli;
• Ossidi di azoto, per combustibili fossi;
• Gas che contengono del fluoro, (che rappresenta la più piccola parte).

I due terzi di emissioni riguardano la combustione di combustibili fossili per utilizzi di ambito energetico
o industriale. Tra il 2000 e il 2010 c’è stato incremento percentuale notevole di emissioni annuo, +2.2%.

101
Energia, Progresso e Sostenibilità
Si potrebbe immaginare l’atmosfera come una grande vasca da bagno che continua ad essere riempita di
acqua, la quale quest’ultima rappresenta le emissioni di 𝐶𝑂2; una parte viene assorbita dai cicli naturali
che coinvolgono gli oceani e i processi fotosintetici, ma ogni anno una parte viene accumulata, quindi la
vasca di fatto sale anche se moderatamente, in modo continuo.

8.4.1 L’obiettivo dei 2℃


Si sta cercando di raggiungere l’obiettivo di limitare l’aumento delle temperature sotto i 2° oppure molto
sotto essi sulla base degli studi che regolano l’aumento di temperatura.

Dal 1990 sono nate una serie di associazioni, la più importante è la IPPC – Integrated Pollution
Prevention and Control, si tratta di esperti che supportano le nazioni unite a livello scientifico, i quali
studiano a livello globale il tema dei cambiamenti climatici; venne preso atto a livello internazionale che
i cambiamenti climatici sono legati a delle attività di tipo antropico e per questo vengono prese delle
decisioni politiche in merito ai cambiamenti climatici.

102
Capitolo 8 – New energy context e smart grid
Nella curva dei grafici appena presentati vengono messe in evidenza le emissioni cumulative di 𝐶𝑂2 dal
1870 in poi in base alla relativa concentrazione di 𝐶𝑂2 e il relativo aumento di temperatura nel pianeta.
Ai giorni di oggi sono 410 𝑝𝑝𝑚; la quantità di 𝐶𝑂2 emessa è intorno ai 2500 miliardi di tonnellate che
corrispondono a 2/3 del trilione di tonnellate di carbonio.
Si è dedotto che il budget di un trilione sia quello massimo che la comunità può emettere per arrivare ad
una concentrazione di 𝐶𝑂2 in atmosfera che è circa 500 𝑝𝑝𝑚; Ma l’idea è quella di cambiare sistema
perchè già quel limite massimo è insostenibile. Dal grafico in alto a destra possiamo vedere i possibili
scenari. Questi scenari vengono chiamati “rappresentative concentration”, mentre i numeri
rappresentano le forzanti radiative. Uno scenario porta la forzante radiativa ad un determinato valore
(WATT al metro quadro).
Lo scenario che ci interessa maggiormente è quello tra 430 − 480; esso rappresenta l’obiettivo per
rimanere entro il grado e mezzo di incremento. Di fatto dovrebbe diminuire le emissioni globali nel 2050
per poi arrivare a 0 intorno a 2100.

Un trilione di questo budget, quindi quasi 2/3, è già stato utilizzato (il 60%), mentre una rimanente parte
è quella che non dovremmo mai utilizzare perché si arriverebbe ai valori limiti di concentrazione, che
potrebbero portare agli scenari poco sostenibili.

8.4.2 Politiche sul clima


I due pilastri delle politiche sul clima sono:
1. Mitigazione: ovvero la riduzione delle emissioni di 𝐶𝑂2, quindi implementare le politiche che
riducono le emissioni di 𝐶𝑂2;
2. Adattamento: implementare le misure che permettono una maggiore resilienza dei nostri sistemi
socioeconomici; riguardano tutte le azioni che modificano l’assetto socioeconomico
infrastrutturale affinché i cambiamenti già in corso trovino le società più adattate a rispondere a
queste nuove sollecitazioni climatiche.

103
Energia, Progresso e Sostenibilità
Il concetto di mitigazione è legato al “carbon pricing” legato al tema della esternalità; ovvero i costi non
sono interni a chi emette le sostanze, ma la società viene compromessa per queste. Introdurre delle
tassazioni per le emissioni di CO2 è conveniente perché spingerebbe le aziende a ridurre queste. I due
strumenti fondamentali sono una tassa sul carbonio e il carbon trade che è un meccanismo di mercato.
Il “cap and trade” è uno strumento che ha come conseguenza quello di stabilire un tetto per le emissioni
di 𝐶𝑂2 , generando un mercato in cui i soggetti virtuosi cioè quelli che riescono ad avere emissioni
inferiori al tetto, e riescono a mettere sul mercato l’eccedenza positiva che hanno risparmiato. Al
contrario, i soggetti non virtuosi che emettono valori superiori al loro tetto devono andare sul mercato a
comprare dei pacchetti di emissione messi in vendita dai soggetti virtuosi. Più è basso il tetto, più le
aziende sono spinte a implementare delle misure rigorose pur di non comprare sul mercato dei pacchetti
di 𝐶𝑂2 che possono avere un costo elevato.
Esempio 8.2 Consideriamo due soggetti a cui viene fornito un tetto (ovvero un budget di emissioni che
può essere emesso). Viene stabilito un nuovo tetto ovvero vengono dati dei certificati con le emissioni
massime. Il soggetto A implementerà delle misure in modo tale che le sue emissioni reali saranno di
4000 𝑡𝐶𝑂2 . Al contrario B non intraprende nessuna misura per ridurre. Riassumiamo sotto i risultati:

Tutti e due gli strumenti possono però danneggiare l’economia: il primo viene implementato solo a livello
macroregionale e non globale, e può spostare la produzione in delle zone del globo in cui non ci sono
delle normative globali così stringenti. Dall’altra parte anche la tassazione se viene scaricata sui cittadini
in realtà può o appesantire o può portare alla chiusura di intere filiere che riescono ad essere competitive
e sostenibili. L’idea sarebbe quella di cambiare le percentuali delle tasse, per poter aumentare quelle
104
Capitolo 8 – New energy context e smart grid
sull’ambiente e diminuire quelle in altri campi. Ma questo processo è stato fatto in pochissime nazioni,
l’Europa non fa parte di queste.

8.4.3 Significato e sfide dei 2DS


Cosa significa ridurre le emissioni di 𝐶𝑂2? in base all’obiettivo dei 2℃ le emissioni devono ridursi a 6
kg al giorno. Il raggiungimento degli obiettivi per il 2050 mantenendo la crescita economica implica un
aumento della produttività del carbonio di 9 volte, il che vuol dire un aumento del carbonio richiesto di
55% all’anno. Nella società moderna si è ottenuto in periodi più lunghi.

105
Energia, Progresso e Sostenibilità

8.4.4 Politiche per l’energia


Sono delle politiche che si snodano in quattro pilastri fondamentali:
1. Sicurezza energetica: ridurre la dipendenza dalle fonti fossili per molti paesi del mondo come in
Europa e in particolare in Italia; ciò significa ridurre rischio di interruzioni degli
approvvigionamenti energetici (come accadde durante la crisi tra Russia e Ucraina) e dall’altro
lato anche ridurre la morsa di tensioni geopolitiche;
2. Protezione ambientale;
3. Transizione verso le fonti rinnovabili;
4. Accesso all’energia;

Tipicamente le tecnologie innovative hanno dei costi molto elevati che si riducono a mano a mano che
vengono raggiunte delle produzioni di massa. I principali meccanismi di incentivazione si dividono in
due grandi gruppi:
• Il supporto all’investimento: grants capitali (misure in cui vengono fatti sconti quando si
acquistano prodotti green), esempi tasse (incentivi attuali che vengono dati sull’acquisto di infissi
e caldaie…), riduzione sull’acquisto dei beni;
• Supporto al funzionamento;

106
Capitolo 8 – New energy context e smart grid

Sulla base della maturità tecnologica è giusto dare un certo tipo di rischio. Quando il rischio è tecnologico
si preferisce dare un supporto all’investimento. Quando il rischio è regolatorio, cioè le norme, le quote
immesse o la gestione ancora non sono definite per lunghi periodi, gli incentivi più adatti sono le feed –
in tariffs e i premium. Quando il rischio è di mercato (i costi possono essere ancora elevati) si hanno
incentivi sulla quota, quindi sulla quantità di energia rinnovabile.

8.4.5 Rebound e altri effetti delle policy


Gli effetti di ‘rebound’ riguardano cambiamenti sull’uso di tecnologie e comportamentali che possono
modificare i benefici di risparmio energetico e impatto ambientale di certe politiche. Si realizza quando
le politiche di efficienza energetica risultano in un incremento di consumo di beni e servizi.
Tre tipi di effetti di rebound:
1. Take-back: utenti aumentano il loro consumo piuttosto che accettare lo stesso servizio ad un costo
energetico o finanziario più basso;
2. (esempio: cambiamo gli infissi nella nostra abitazione e invece di avere la temperatura interna a
20° allo stesso prezzo la si può avere a 24°-25°. Quindi consumiamo la stessa quantità di energia
e denaro ma con temperatura maggiore, consumiamo maggiore energia ma utilizziamo lo stesso
servizio in diverso modo).
3. Spending effect: utenti spendono il budget accumulato come risultato delle politiche di efficienza
energetica nell’acquisto di beni o attività che consumano energia.
4. Investment effect: aumento complessivo dell’attività economica e consumo energetico legato a
elevati investimenti nell’efficienza energetica.

8.4.6 Carbon leakage


È un altro effetto che consiste nel trasferire le emissioni di 𝐶𝑂2 da un posto all’altro, a seguito di
politiche sul clima che in certe regioni possono appesantire troppo l’attività economica nel settore
industriale. Tutti i paesi esportatori hanno un’attività di produzione elevata a cui si associano emissioni
107
Energia, Progresso e Sostenibilità
di 𝐶𝑂2 che sono associate a dei beni che non vengono consumati nei territori in cui vengono prodotti,
ma sono poi esportati.

Quindi Cina, Russia, Malesia, Tailandia, hanno “carbon leakage” negativi, mentre paesi che importano
li hanno positivi. Le emissioni vengono considerate in base a dove vengono prodotte e non consumate.

108
Capitolo 8 – New energy context e smart grid

Lo sviluppo umano ed energetico


Occorre porsi due quesiti sull’ambito energetico nel XXI secolo: il primo è quello di capire quali sono le
motivazioni che ci spinsero a capire l’esigenza e la necessità di instaurare una transizione energetica. Il
secondo è quello di vedere quali sono le difficoltà e le opportunità che sono a disposizione dell’uomo per
riuscire a raggiungere questo obiettivo.

8.5.1 Transizione
Il termine “transizione” viene spesso usato quando si parla di cambiamenti in ambito energetico: si parla
di transizione energetica per indicare la necessità di abbandonare, o meglio, ridurre prima e poi
abbandonare l'utilizzo delle fonti fossili per poi sviluppare in modo più importante e più capillare la
produzione e l'impiego di fonti rinnovabili.

Nella letteratura scientifica si usa il termine di transizione non in maniera casuale, ma in maniera molto
precisa: usando la rappresentazione di Milo Manarala, “La storia dell’umanità” si vuole mettere in
evidenza che l'umanità nel corso della sua storia ha attraversato diverse transizioni, e non sono solamente
transizioni di tipo energetico, ma anche dei cambiamenti spesso molto lenti che attraversano la società
nella loro interezza e, anche se lenti, portano ad un drastico cambiamento all’interno della società stessa
e dunque della vita di ogni umano. Quindi, sono dei cambiamenti che attraversano la tecnologia, gli
aspetti sociali e che modificano la struttura economica delle società fin addirittura ad influenzarne i
costumi e gli aspetti culturali della società in cui esse avvengono.
Pertanto, anche quando si parla di transizione energetica non si sta parlando di una cosa che riguarda la
sola energia ma è un “movimento” molto più profondo perché di fatto se da un lato il focus è quello di
passare da un sistema energetico ad un altro (quindi, ad esempio da fonti fossili a fonti rinnovabili),
dall’altro questo passaggio ha delle implicazioni in molti altri settori perché significa cambiare tutto il
sistema economico, il sistema sociale ed il sistema di mercato.

8.5.2 Tecnologie per la mobilità


Un esempio è lo sviluppo delle tecnologie elettriche per la mobilità: si configura come un cambiamento
tecnologico ma alla fine è un cambiamento che influenza anche l’economia, il mercato, il modo di
viaggiare: in futuro si tenderà a non avere la proprietà del mezzo di trasporto ma si accederà al servizio
tramite il pagamento di questo “car share” attraverso piattaforme digitali. Si stanno dunque creando delle
nuove soluzioni, nuovi modelli di business. Viene dunque interessato non solo il ramo tecnologico ma
anche quello economico ed infine, chiaramente anche quello culturale.

109
Energia, Progresso e Sostenibilità
Una transizione tecnologica comporta, a suo tempo; una transizione della società ed una transizione
energetica. Ad esempio, si immagini la possibilità di produrre energia in maniera autonoma installando
delle tecnologie fotovoltaiche sui tetti delle abitazioni private (transizione alle comunità energetiche).

8.5.3 La nuova transizione energetica


Vi sono state, in passato, diverse transizioni energetiche. Una di queste è quella che portò alla scoperta
delle fonti fossili, in particolare nel passaggio da biomasse a fonti fossili. Ci sono poi delle transizioni
energetiche che non riguardano le fonti energetiche primarie ma riguardano i tipi di conversione, qui si
ha la transizione tra i sistemi convertitori d’energia. Il più evidente è certamente il passaggio tra energia
muscolare (quindi l’uomo o gli animali che compiono lavori di agricoltura, mezzi di trasporto a
propulsione animale, etc) e l’impiego dell’energia meccanica (macchinari, trattori, auto, etc). Dunque,
un’altra transizione consiste nell’impiego di nuovi sistemi di conversione energetica a parità di fonte
primaria utilizzata.
La nuova transizione energetica sicuramente è una transizione che si fonda sullo sviluppo e l’utilizzo di
nuove fonti primarie, ovvero le fonti rinnovabili, che tendono a sviluppare nuovi “standard” di efficienza
energetica e tendono a promuovere comportamenti di riduzione dei consumi energetici. In due parole:
efficienza e risparmio energetico. Chiaramente, questo sistema di efficienza e risparmio è tanto più
sentito nei paesi in cui il consumo è già molto elevato (paesi industrializzati) per cui non c'è margine di
riduzione dei consumi a parità di servizi a cui le persone possono accedere (l’obiettivo è dunque quello
di rendere più efficienti i processi che portano ai servizi di cui la popolazione già dispone). "La
transizione energetica non è quindi fine a sé stessa ma è sempre un mezzo per raggiungere qualcosa”.
Questo termine forse esprime in maniera completa questo aspetto: l'energia è, di fatto, un mezzo “nuovo”
per avere una un cambiamento della società che porti a un maggior grado di progresso, di equità e di
benessere a livello globale.
La dimensione della transizione energetica moderna è quindi su due livelli: una dimensione ambientale,
l’altra è invece socioeconomica. Ambientale perché lo scopo è quello di cambiare le tecnologie per avere
un minor impatto sull’ambiente, ma non solo, un altro aspetto è anche quello di introdurre delle
tecnologie che possano migliorare le condizioni di accesso l'energia. Anche questo è importante perché
l'accesso all'energia consente l’uso di combustibili e fonti energetiche primarie che siano sia pulite sia
per la cucina che per il riscaldamento degli ambienti.
Un aspetto che va messo in evidenza è che quando si parla di transizione energetica si parla di una sfida
su scala globale, le leve che spingono l’uomo a intervenire nella direzione della transizione energetica
sono delle leve che hanno una natura globale: il cambiamento climatico è un fenomeno globale che
colpisce tutta l’umanità ma anche il tema dell'accesso all’energia, della povertà energetica è sicuramente
un tema globale ed è un tema di equità e di uguaglianza globale. Quindi sicuramente è una sfida globale.
Non solo, la transizione energetica è anche una sfida intra-generazionale cioè una sfida stessa tra le
diverse generazioni in diverse parti del mondo (ad esempio il “Friday for future”) che si uniscono con
una lista di priorità diverse che però si riescono ad unire per ottenere un unico scopo.
Ad oggi abbiamo uno sviluppo macroregionale disomogeneo per quanto riguarda l’accesso all’energia,
in più anche per i temi della transizione energetica, ovvero su come le diverse macroregioni si stanno
muovendo, vi è disomogeneità. Se da un lato l’Europa ha piani molto ambiziosi per decarbonizzare il
proprio sistema economico entro il 2050 altri stati no. La sfida è globale, non basta un solo stato o
continente al fine di ottenere il risultato sperato. La mobilitazione deve essere globale ed
intergenerazionale.

110
Capitolo 8 – New energy context e smart grid
Pertanto, è una sfida sia intergenerazionale ma anche una sfida intragenerazione iniziata negli anni ’50,
con delle prime pubblicazioni scientifiche sotto nome differente e, dagli anni 70 in poi con il “Club di
Roma” ha certamente preso più piede e sarà un tema che proseguirà anche nei prossimi decenni (la
maggior parte dei plan istituiti porta al 2050 o addirittura 2100).

8.5.4 Il “future discounting”


Accanto a questo tema, c’è il tema del future
discounting, ovvero l’incapacità di dare il giusto
valore, la giusta percezione a degli eventi reali che
possono accadere da qui al prossimo futuro,
percependoli meno reale di quanto si possa
immaginare. Il fatto che sia un evento futuro,
dunque, gli assegna una minore pericolosità,
un’importanza minore di quella che sarebbe
necessario. Questo grafico mette in relazione lo
spazio (intergenerazionale) ed il tempo
(intragenerazionale) conferendo ad ogni “casella”
l’importanza da noi data. Si osserva come tendiamo
ad avere una visione spaziale più “corta” rispetto a
quella nel tempo. Quindi “mettere insieme” un
pensiero di visione mondiale futura risulta di
estrema difficolta. L’essere in grado di applicare un
pensiero nel tempo e nello spazio prende il nome di visione sistemica. Il tema della transizione energetica
è un processo lento ed incrementale, questo perché non consiste nel solo cambio di tecnologia ma implica
una transizione della società nella sua interezza (abitudini, mercati, sistemi regolatori economici, etc).
Si può osservare come l’integrazione di altre fonti primarie sia sempre stato un processo lento e graduale,
che ha necessitato di anni per arrivare all’inserimento noto oggi. Questo perché l’energia ha
un’importanza molto grande e soprattutto ha un potere di modifica delle società che altri elementi
comparsi in transizioni (tipo quelle tecnologiche) non hanno.

111
Energia, Progresso e Sostenibilità

8.5.5 Complessità
Ultimo tema è quello della complessità nel senso che tutti gli elementi legati tra di loro (ambito
socioeconomico, culturale, tecnologico, accesso all’energia, etc) e dunque non è possibile risolverne uno
senza risolvere anche gli altri. In caso contrario, la transizione non si completa lasciando l’ambito
energetico irrisolto.
Ora si va ad analizzare l’attuale livello di transizione energetica (nuove tecnologie green, clean e low
carbon): vi sono alcuni paesi che hanno preso più “a cuore” questa transizione di altri stati, tra questi
l’UE ha accolto con particolare forza la transizione, tanto che dal 2015 in cui la stessa UE aveva previsto
un taglio del 40% delle emissioni entro il 2050, oggi ha spostato quello stesso target al 55% sempre
entro lo stesso anno, rendendosi così ancor più fulcro della attuale transizione energetica. Sebbene questo
sia tutto molto positivo, meno positiva è la percentuale delle fonti rinnovabili moderne che attualmente
contribuiscono alla produzione energetica in Europa. È positivo, tuttavia, il trend esponenziale di crescita
tenuto dalle fonti rinnovabili moderne soprattutto dal 2010 in poi. Si è tuttavia ancora all’inizio della
permeabilità delle fonti energetiche rinnovabili. Saranno dunque necessari anni prima di poter ottenere
un “offsetting” delle fonti fossili attualmente in uso. Al 2018 più della metà della produzione energetica
globale (attenzione, non produzione elettrica!) proviene da fonti low carbon (quindi idroelettrico, solare,
vento, nucleare, biocarburanti, ecc). Da notare come ci siano grosse differenze a livello macroregionale
per la produzione dell’elettricità: se da un lato Europa e Stati Uniti hanno una produzione molto
diversificata sfruttando svariate fonti di cui una buona parte è formata da low carbon sources, la Cina
produce quasi tutta la sua energia elettrica sfruttando carbone (dal punto di vista mondiale, per la
produzione di energia elettrica, il totale delle fonti rinnovabili si attesta al 25% mentre il totale delle fonti
rinnovabili moderne al solo 10%, in Europa siamo sul 30% totale, in Italia al 40%).
Tecnologie energetiche con sistemi di smart grid (esempio è la comunità energetica): combinare
tecnologie energetiche con tecnologie digitali. Si usano le tecnologie digitali per un miglior controllo,
gestione e utilizzo dell’energia. Si possono declinare a più livelli di grandezza e complessità ma
sicuramente sono tecnologie molto importanti per quanto riguarda la gestione distribuita dell’energia. La
tecnologia CCS (carbon capture and storage): ovvero le emissioni di CO2 vengono catturate e stoccate,
è una soluzione transitoria per ridurre le emissioni e al contempo continuare ad usare fonti rinnovabili
per certe applicazioni (è una sorta di aiuto). Lo stoccaggio avviene in siti adatti. Sono tecnologie in fase
di sviluppo e pochi sono gli esempi attivi (uno di essi è in Canada). Esistono dei sistemi di pipeline di
CO2 in America dove la CO2 viene utilizzata per l’EOR (Enhanced Oil Recovery), ovvero una tecnica
per la quale si pompa CO2 nei pozzi petroliferi per permettere allo stesso petrolio greggio di salire in
superficie più facilmente. In questo modo è poi possibile lasciare la CO2 direttamente in questi pozzi per
lo stoccaggio.
Altro tema è quello dell’efficientamento energetico delle risorse, ovvero mantenere costante il livello di
servizi consumando però di meno. Gli impatti di questo efficientamento vanno a colpire tutti i rami:
economia, sistema energetico, prosperità, ambiente ed infine nel sociale. Si stima che se non fossero
intervenuti dei piani di efficienza energetica nel sistema globale, ad oggi la domanda di energia sarebbe
cresciuta di una quota molto maggiore. Ad oggi la quota di efficientamento energetico è calcolabile e si
stima che superi la quota di energia richiesta dalla fonte primaria. Non di meno, il risparmio ottenuto
dalla maggior efficienza del sistema permette di investire lo stesso denaro nella ricerca e sviluppo di
nuove tecnologie per migliorare l’attuale efficienza e per tecnologie a minor impatto ambientale.

112
Capitolo 9 – Esercitazioni

Esercitazioni
Esercitazione 1 – Il lavoro scientifico
9.1.1 Fonti e termini chiave
I due tipi principali di risorse che vengono utilizzati per lavori scientifici, e report tecnici, sono gli articoli
scientifici e la letteratura grigia.
Esempi di letteratura grigia sono:
• Documenti e report pubblicati da organizzazioni nazionali e internazionali, governative e non
governative o da compagnie private;
• Documenti e report governativi (es. NPS national policy statements, piani nazionali, report e
monitoraggi);
• Report scientifici
• Indagini e questionari
• Mappe
• Newsletters
• Comunicati stampa
• Conference proceedings
• Yellow papers
Le tipologie principali di articoli scientifici sono:
• Articoli che descrivono una particolare attività sperimentale;
• Articoli che presentano una metodologia o un modello;
• Articoli di review;
• Articoli che presentano una nuova tecnologia;
• Articoli ibridi;
• Anche se la classificazione non è così netta;
Vediamo due termini chiave all’interno dell’ambito di produzione scientifica, atti a categorizzare,
valutare, comparare e ordinare le riviste scientifiche:
• Per Indicizzazione si intende un metodo di salvataggio all’interno di database, come Pubmed
(Medline), Scopus di Elsevier e Web Of Science di Thomson Reuters. L’indicizzazione di una
fonte implica una certa qualità del report, o del lavoro scientifico. Si tratta, in sintesi, di repertori
bibliografici ufficiali.
• Per Impact Factor/Cite Score si intende una misura del numero medio di citazioni ricevute in un
particolare anno da articoli pubblicati in una rivista scientifica nei due anni precedenti.
La ricerca delle fonti può essere effettuata attraverso l’ausilio di strumenti come: Google Scholar,
Digproxy PoliTO, Science Direct e Scopus ELSEVIER.

113
Energia, Progresso e Sostenibilità
Nota Bene: iscriversi a Digproxy è utile anche per accedere a molti contenuti di Google Scholar. Uno
strumento molto utile può essere Mendeley, software che permette di organizzare la bibliografia e citare
le fonti.

9.1.2 Struttura di un lavoro scientifico


In tutti gli articoli si può riconoscere una struttura generale:
1. Introduzione
2. Materiali e Metodi
3. Risultati e discussione
4. Conclusione
Risultati e discussione vanno insieme, poiché non ha senso presentare dei dati senza una interpretazione;
è possibile, ad esempio, che l’articolo venga letto da una persona non esperta, che ha dunque bisogno
dell’interpretazione per capire i dati. Nella conclusione ci si deve legare all’introduzione, e quindi è bene
trovare un legame con il bisogno di tale ricerca.
Ci sono poi altre sezioni dell’articolo scientifico che sono:
• Abstract: riassunto dell’articolo che raccoglie i punti chiave;
• Table of contents: sommario;
• List of tables and list of figure
• Acronyms and abbreviations: riportare la simbologia in una tabella;
• Appendix: appendici;
• Supporting Materials: si mettono, per esempio, risultati di simulazione in accompagnamento
all’articolo;
Un errore tipico nell’introduzione è quello di essere troppo dispersivi o di prendere iniziare il discorso
partendo da temi troppo distanti da quello centrale. Nell’introduzione ritroviamo:
1. Il contesto: in quale contesto si pone questo articolo?
2. Necessità e novità: perché questo lavoro è necessario? Qual è la novità del lavoro?
3. Lavoro di ricerca: quale lavoro ha condotto il ricercatore per rispondere a queste necessità o
novità?
4. Struttura dell’articolo: presentare e anticipare l’oggetto del documento al lettore.
Particolare tipologia di articoli è quella delle review, che possiamo distinguere in:
1. Review sistematiche: riportano lavori scientifici con degli obiettivi, e non sono dunque dei
semplici report informativi. Si tratta di articoli che cercano di identificare la letteratura più
rilevante riguardo quel particolare argomento, e prova a creare un approccio metodologico al fine
di formare un filo logico tra tutti i report citati. Questo al fine di fornire una visione
omnicomprensiva dell’argomento.
2. Meta – analyses: rispetto alla precedente tipologia, vi è un arricchimento fornito dall’elaborazione
di alcuni dati.

114
Capitolo 9 – Esercitazioni

Esercitazione 2 – Le microgrids
9.2.1 Definizione di microgrid
Le definizioni di microgrids sono molteplici, una delle più calzanti è la seguente:

“La microgrid è un insieme di carichi che possono essere elettrici, termici o di altro
tipo, e di risorse energetiche distribuite e chiaramente definite rispetto al sistema
elettrico. I sistemi che generano energia al suo interno sono totalmente indipendenti
dalla rete elettrica e per questo motivo può essere connessa o disconnessa dalla rete
elettrica ovvero può lavorare in isola oppure con la rete.”

9.2.2 Esempio di microgrid


Viene riportato di seguito lo schema di una microgrid utilizzata per un progetto in Marocco:

La casetta rappresenta il carico elettrico di una comunità. Il pannello fotovoltaico PV è collegato ad un


inverter (o converter). Questo è dovuto al fatto che solitamente lavora in corrente continua ma la corrente
deve essere poi convertita in corrente alternata per giungere al carico.
Risultano essere disponibili, inoltre, delle biomasse la cui energia viene convertita da un digestore
anaerobico. Questo è in grado di trasformare queste biomasse in biogas che contiene circa il 50% di
metano, e il resto di 𝐶𝑂2. Questo è connesso a sua volta ad un motore. È poi presente una batteria che è
in grado di interagire sia con un pannello fotovoltaico sia con un motore.
Essendoci due generatori diversi, il pannello fotovoltaico e il motore, questa microgrid è detta microgrid
ibrida. È importante sottolineare che ogni cittadina, o ente, avrà bisogno di un carico elettrico diverso
che sarà consono alla zona geografica, al tenore di vita e alle abitudini di vita a cui fa riferimento.
Un’ipotetica microgrid viene sempre dimensionata in base al carico elettrico di partenza.

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Energia, Progresso e Sostenibilità

9.2.3 Storia e classificazione delle microgrids


Il pionere delle microgrids fu Thomas Edison ma la ricerca sistematica sull’argomento venne fatta solo
intonro agli anni ’90 con il consorzio CERTS – Consortium for Electric Reliability Technology Solutions,
e con il prgetto MICROGRIDS in Europa.
La differenza sostanziale tra le varie microgrids sta nella connessione alla rete elettrica.
Schematicamente si può dire che :
• Alcune microgrids necessitano della rete elettrica per funzionare, altre no;
• Alcune microgrids sono ibride, altre no;
• Alcune microgrids sono di piccole dimensioni, altre sono molto grandi;

9.2.4 Drivers
Le ragioni che spingono una cittadina a creare una microgrid possono essere diverse. Alcune di queste
vengono di seguito elencate:
• Ricerca di una propria indipendenza;
• Ragioni ecologiche ed economiche;
• Costi dovuti al trasporto di fonti energetiche in alcuni luoghi;
• Evitare perdite sulla rete;
Tutte queste motivazioni possono rientrare in 3 grandi categorie: “energy security”, benefici economici
e integrazione di fonti rinnovabili. Le microgrids permettono inoltre di accedere all’energia o di
integrarla in aree normalmente inaccessibili del pianeta, come in molti territori dell’Africa

9.2.5 Energy security


Utilizzare una microgrid può permettere di prevenire il così detto effetto domino. Per spiegare
quest’ultimo si può fare l’esempio di ciò che è avvenuto nell’agosto del 2003 negli Stati Uniti. A causa
infatti di un unico guasto nella rete si ebbe un danno a catena che coinvolse migliaia e migiaia di abitanti.
Si possono prevenire inoltre anche i Cyber-attacks. Le milizie, infatti, attaccano spesso la rete per crere
disagi; si possono ricordare a tal proposito gli episodi avvenuti nel 2015 in Ucraina, nel 2016 in Israele
e nel 2013 in California.

9.2.6 Benefici economici


Le microgrids permettono di evitare investimenti sulle linee e sui trasformatori,di risparmiare conversioni
di corrente DC-AC e anche di risparmiare combustibile. Risulta inoltre possibile controllare in modo
capillare la frequenza,la tensione e le compensazioni armoniche.

9.2.7 Integrazione di fonti rinnovabili


Le microgrids possono ovviare il problema della sovragenerazione di energia. Questo fenomeno consiste
nella produzione eccessiva di energia che deve essere poi espulsa richiedendo elevati costi. Diversi
esempi si sono verificati in Germania, Texas e California dove si ebbe un costo negativo dei prezzi
dellenergia.

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Capitolo 9 – Esercitazioni

9.2.8 Homer Pro®


È un software commerciale che permette di dimensionare e ottimizzare le micro-grid. Vengono elencati
di seguito gli step fondamntali da eseguire per il buon funzionamento del programma:
1. Definizioe dell’area geografica e delle risorse rinnovabili
2. Definizione dei carichi elettrici,termici o altro
3. Definizione dei generatori
4. Definizione dei parametri economici

117
Energia, Progresso e Sostenibilità

Esercitazione 3 – Quiz
Risposte in fondo.
1) Qual è il valore di 𝐶𝑂2 in atmosfera?
a) 4000 ppm
b) 40 ppm
c) 400 ppm

2) Si può misurare direttamente l’energia?


a) Si
b) No
c) Dipende

3) È possibile per un sistema ridurre l’entropia?


a) Si
b) No
c) Dipende

4) In quale range spettrale la radiazione elettromagnetica del sole manifesta il suo picco di intensità?
a) Visibile
b) Infrarosso
c) Ultravioletto

5) Quale delle seguenti superfici terrestri sono ordinate in modo da mostrare l’albedo in ordine crescente
(dalla meno riflettente alla più riflettente)
a) Calotta glaciale, prateria, oceano
b) Oceano, prateria, calotta glaciale
c) Prateria, calotta glaciale, oceano

6) Quale delle seguenti forme di energia erano le uniche utilizzate nel periodo pre-industriale?
a) Vento, idroelettrico, biomassa
b) Muscolare, biomassa, vento
c) Carbone, muscolare, biomassa

7) Rispetto alla popolazione complessivamente vissuta sul pianeta quanto incide quella che attualmente
vive sul pianeta?
a) 1%
b) 10%
c) 14 miliardi

118
Capitolo 9 – Esercitazioni
8) L’aumento della temperatura media associata alle emissioni di gas climalteranti
a) È una risposta del sistema per compensare l’aumento della resistenza termica che introducono i gas
climalteranti
b) È legato all’aumento dell’albedo terrestre
c) È legato ai processi esotermici che queste sostanze introducono nell’atmosfera

9) Ordinare in modo crescente le seguenti fonti energetiche in base al loro potere calorifero
a) Petrolio – carbone- legno
b) Legno – carbone – petrolio
c) Carbone - legna – petrolio

10) Per “risorse” si intendono


a) Depositi identificati e sfruttabili in maniera economicamente competitiva
b) Depositi identificati come probabili senza considerare la possibilità di sfruttarli economicamente e
sono sempre minori delle riserve
c) Depositi identificati come probabili senza considerare la possibilità di sfruttarli economicamente e
sono sempre maggiori delle riserve

11) Quale delle seguenti affermazioni NON è corretta?


a) In assenza dell’atmosfera la terra avrebbe una temperatura di −18℃
b) L’effetto serra è garantito dall’assorbimento della radiazione infrarossa emessa dalla terra da parte
dell’atmosfera
c) In assenza dall’atmosfera la radiazione incidente non avrebbe il picco di intensità nel visibile

12) Qual è l’unità di misura adatta a misurare la quantità di carbonio in atmosfera?


a) Parti per miliardo (ppb)
b) Parti per milione (ppm)
c) Parti per metro cubo

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
C B A A B B B A B C C B

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