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Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)
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Forse non tutti sanno che soltanto la parte dell’iceberg visibile rappresenta la
comunicazione verbale1, ed è per l’appunto soltanto il 7%. Il restante 93% è rappresentato dalla
mostrato che ciò che viene percepito in un messaggio vocale di valenza neutrale, nel contesto di un
laboratorio, ed emettendo il messaggio ma esprimendone uno diverso con il linguaggio del corpo,
letterale di ciò che viene detto, e il modo in cui questo messaggio viene percepito è influenzato
Secondo i linguisti più del 90% della nostra comunicazione giornaliera è infatti non-verbale.
strettamente ambivalente, possiamo facilmente comprendere quanto sia più grande il rischio di non
comunicazione analogica.
1
Si intende il contenuto di quello che dico, delle parole che utilizzo
2
Il linguaggio paraverbale fa riferimento al modo in cui qualcosa viene detto. I fattori che rientrano in questa tipologia
di comunicazione sono, ad esempio, il tono di voce, la velocità, il timbro e il volume.
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La comunicazione non verbale include l’utilizzo dello sguardo, della prossemica, della postura, la gesticolazione.
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domande e affermazioni. Per questo scopo vengono utilizzati simboli e codici tipici di ogni lingua;
questi simboli sono stabiliti per convenzione all’interno di un determinato gruppo etnico il quale
comprendere benissimo, attraverso la sua comunicazione non verbale, se il cane ha fame, se vuole
La stessa capacità, la abbiamo noi esseri umani. Se per esempio durante un pranzo di lavoro
o una riunione un uomo si siede a capotavola, indica chiaramente una posizione dominante
all’interno del gruppo e questo viene percepito anche da osservatori esterni al gruppo.
mano4. Anche attraverso questo gesto comunichiamo in modo molto potente: c’è chi stringe la
modo in modo molto energico, chi in modo flebile, chi tende tutto il braccio, chi ci tira verso di se.
Questi gesti possono essere più o meno consapevoli, molti altri invece vengono effettuati in
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La stretta di mano come la conosciamo noi oggi - diffusa a 360 gradi in tutta la popolazione - è divenuta pratica
diffusa in Europa solo dopo la caduta dell'impero romano, durante l'Alto Medioevo (V-X secolo d.C.). A praticarla
erano soprattutto le tribù germaniche: serviva a esprimere la piena fiducia nei confronti di chi si incontrava. E il perché
è facile da capire: impegnando la mano destra era infatti impossibile sfoderare la spada per difendersi.
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Per esempio, conversando con qualcun altro potremmo grattarci il naso; questo gesto di per
sé non ha nulla di volontario perché è un atto riflesso5, che non è comandato dal cervello, bensì dal
midollo allungato.
Gli psicologi sono in accordo sul fatto che quando ci grattiamo il naso fastidio o disagio.
riconosciuti a livello cosciente potrebbero provocare una profonda ansia, in questo modo invece
alleggerirebbero la tensione.
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In fisiologia un riflesso è una risposta involontaria ad uno stimolo, mediata da elementi nervosi, che termina con una
risposta. I riflessi hanno generalmente lo scopo di mantenere l'omeostasi dell'organismo.
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I comportamenti adattivi verrebbero sviluppati a livello inconscio per consentirci di essere impegnati in attività più
importanti, delegando a strutture nervose inferiori la gestione di altri stimoli.
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quando comunichiamo con qualcun altro e osserviamo i suoi comportamenti, possiamo scoprire
molte cose senza che l’altro ce lo comunichi in modo consapevole oppure andando oltre le sue
parole.
Il motivo più comune per il quale eseguiamo atti non verbali è che quando la circostanza,
cosa stiamo pensando, scarichiamo questa frustrazione attraverso il linguaggio del corpo.
Potenzialmente tutti noi siamo in grado di riconoscere i messaggi della comunicazione non
verbale, in quanto questa capacità è innata. In realtà se non alleniamo questa capacità, con il passare
Un motivo è dato anche dal fatto che generalmente nella nostra cultura veniamo educati a
non verbale; secondo alcuni potrebbe dipendere dal fatto che questa capacità viene sviluppata
attraverso la cura della prole. Secondo altre opinioni, perché essendo storicamente stata soggiogata
dal sesso maschile, la donna ha dovuto sviluppare maggiormente la comunicazione non verbale.
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“distanza interpersonale”8.
La dimensione psicologica
Ognuno di noi, da bambino avrà indossato scarpe o abiti dei nostri genitori; guardandoci allo
specchio ci siamo sentiti tutt’altro che ridicoli, anzi, abbiamo provato soddisfazione.
Da adulti, abbiamo continuato ad indossare abiti e scarpe che hanno la stessa funzione: cioè
quella di rimodellare la nostra dimensione psicologica. Un giubbotto o una sciarpa non sono solo
insicuri?
immediatamente il senso di autorità, rispetto, sicurezza. Non a caso si parla “del fascino della
divisa”.
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E.T. Hall (1968)
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La postura
Osservando semplicemente dal modo in cui le persone stanno in piedi, potremmo osservare
Statisticamente è rilevato che persone con gambe divaricate si ritengono dominanti, vincenti.
A livello evolutivo la spiegazione è che durante i combattimenti era necessario mantenere una
posizione salda e di equilibrio: non a caso i pugili assumono tale posizione con gambe aperte e
semiflesse.
Offrendo un punto di vista dicotomico potremmo differenziare in chi tiene braccia e gambe
Braccia e gambe aperte sono posizioni assunte tipicamente dai leader. A livello evolutivo si
spiega nel seguente modo: ci si sente sicuri di esporre zone vulnerabili quali genitali ed ascelle.
Avrai sicuramente notato che alcuni conferenzieri si siedono dietro la scrivania e rimangono
costantemente seduti; altri invece passano incessantemente da una persona ad un’altra, si muovono
si continuo; insomma si muovono quando parlano in pubblico. Questi ultimi vengono percepiti
Il territorio
Così come gli animali possiedono un territorio, anche noi esseri umani ne possediamo uno;
lo conquistiamo, lo difendiamo. Basti pensare ironicamente alle lotte per i parcheggi o per chi si
E’ ovvio che le nostre modalità sono più civili e fine rispetto a quelle degli animali, ma per
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Qualcuno ha lasciato un messaggio che inconsciamente afferma “io sono stato qui, questo
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4 Le distanze
Quando ci troviamo in presenza di altre persone, spesso cerchiamo di mantenere una
Sempre a livello inconscio, fin da piccoli acquisiamo regole più o meno definite che
regolano le giuste distanze da tenere nelle relazioni interpersonali. Potremmo paragonare tutto
- Distanza di fuga
- Distanza di attacco
- Distanza personale
- Distanza sociale.
- Distanza intima
- Distanza personale
- Distanza sociale
- Distanza pubblica
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La prossemica10 può variare in base alla cultura di riferimento, al ceto sociale ed alla
personalità dell’individuo.
La distanza intima, parte dai 0 cm ovvero dal contatto fisico, fino a giungere i 50 cm ca.
Questo spazio lo identifichiamo generalmente con i rapporti intimi, c’è maggiore presenza di
contatto ed intimità.
nostra cultura le interazioni tra conoscenti ed amici avvengono in una distanza che si aggira intorno
La distanza sociale, viene in genere mantenuta con persone con le quali abbiamo relazioni
molto formali. Questo per esempio può accadere quando ci troviamo in un ufficio aperto al
pubblico, oppure quando siamo in una sala d’attesa di uno studio medico.
La distanza pubblica, si colloca oltre i 2 mt. Le persone che si trovano oltre questo margine
vengono prese poco in considerazione dalla nostra attenzione e si evidenzia un’assenza di relazioni.
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http://www.linguaggiodelcorpo.it/2011/10/20/prossemica/
10
Edward Hall, l’antropologo che ha coniato il termine prossemica, definisce questa disciplina “lo studio di come
l’uomo struttura inconsciamente i microspazi – le distanze tra gli uomini mentre conducono le transazioni quotidiane,
l’organizzazione dello spazio nella propria casa e negli altri edifici e infine la struttura delle sue città.“
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n.b. Questi fattori e misurazioni rispetto la prossemica sono molto condivise in tutta la
cultura occidentale, tuttavia non potrebbe essere la stressa cosa in culture differenti. Per gli
anglosassoni la distanza personale è di 2mt! Mentre per gli arabi praticamente non esiste e si
sconfina spesso nel contatto con l’altro. Nei paesi dell’est Europa è molto imbarazzante abbracciare
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Le donne generalmente tendono a stare più vicine agli altri, e se rappresentano persone di
sesso femminile la distanza diviene ancora minore; gli uomini invece, generalmente tendono a
Un’altra differenza è data dal fatto che le donne preferiscono porsi di fronte, mentre gli
uomini di lato.
Ricordiamo che la distanza a cui ci avviciniamo agli altri oppure ci facciamo avvicinare è
legata anche al nostro umore: se siamo felici probabilmente saremo più propensi a farci abbracciare,
ad avvicinarci agli altri; se ci sentiamo nervosi, impauriti o demoralizzati è molto facile che
E’ stato provato che esistono due estremi del contatto: c’è chi tocca sempre e chi non tocca
Le persone estroverse11, in genere tendono an entrare molto in contatto con le altre persone,
quelle introverse invece giudicano il contatto fisico come pericoloso e possono viverlo con pudore e
vergogna.
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Lo Psicologo Jung in “tipi psicologici” ci parlava di estroverso-introverso.La persona estroversa cerca l’approvazione
altrui e tende a esprimere giudizi non troppo diversi da quelli del gruppo. L’introverso, invece, tende a rimanere
distante dal mondo esterno, perché è più attratto dal suo mondo interiore.
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Solitamente l’uomo, rispetto alla donna, reagisce in modo più negativo se toccato; tuttavia
chi ha una personalità rigida e autoritaria prova fastidio e rifiuto verso qualsiasi forma di contatto
informale; di contro chi tende a schivare contatti fisici è in genere apprensivo, inibito nei rapporti
sociali.
Inoltre, anche il nostro umore influisce sulla comunicazione non verbale (e viceversa).
assumere posizioni raccolte (in casi estremi potremmo assumere la posizione fetale).
individuare 4 macroaree: linguaggio del volto, linguaggio del corpo, linguaggio dei gesti,
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La regressione è un ritorno, automatico e involontario, a forme precedenti di sviluppo del pensiero, delle relazioni
oggettuali, della strutturazione del comportamento. Si verifica quando l’individuo viene a trovarsi, nel presente, di
fronte a un grave conflitto. Il ritorno simbolico agli anni dell’infanzia permette all’individuo di eludere le ostilità
presenti e di trattarle come se non fossero ancora avvenute
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Bibliografia
Benemeglio S. (1992), La comunicazione al di là della parola
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