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ISTITUZIONI

(cfr. A. ROLLA, Le istituzioni del popolo ebraico, Logos I, pp. 201-233; JAN
ALBERTO SOGGIN, Israele in epoca biblica. Istituzioni-feste-cerimonie-rituali,
Claudiana, Torino, 20012, 197 pp.1; CARDELLINI INNOCENZO, I sacrifici
dell'antica alleanza. Tipologie, Rituali, Celebrazioni, Cinisello Balsamo (MI), 2001,
574 pp.).

“Le istituzioni di un popolo sono le forme di vita sociale che esso segue per abitudine, si dà con
libera scelta o riceve da un’autorità” (DE VAUX ROLAND [1903-1971], Le Istituzioni dell’Antico
Testamento, Marietti, Torino, 1964, p. 7), quindi riguardano la famiglia, la società civile e la
religione, si parla perciò di istituzioni familiari, civili, religiose; in fondo si tratta della vita e dei
costumi del popolo ebraico2.

1. Istituzioni familiari
Cfr. ROLLA, pp. 202-208 (famiglia, matrimonio, usanze funebri).

2. Istituzioni civili
Cfr. ROLLA, pp. 208-218 (uomini liberi, schiavi, struttura politica premonarchica, re e corte,
giudici, sinedrio di Gerusalemme).

3. Istituzioni religiose
La religione israelitica coinvolge ogni aspetto della vita sia individuale (es. circoncisione), sia
sociale (regalità, la guerra sacra); qui si vuole trattare solo del culto, cioè dell’”insieme degli atti
sensibili che comunità o individuo compiono per esprimere esteriormente la vita religiosa ed entrare
in relazione con Dio” (DE VAUX, p. 273), verranno quindi presi in considerazione il personale del
culto (sacerdozio), i luoghi, gli atti di culto (sacrifici), il calendario e le feste.

3.1. Sacerdozio
3.1.1. Origine
¨In epoca patriarcalenon sembra sia esistito un sacerdozio vero e proprio, ma i patriarchi, in
quanto capifamiglia pongono atti di culto: innalzano altari (Gn 12,8 [Abramo]; 26,25 [Isacco],
33,20 [Giacobbe]), offrono sacrifici (Gn 22; 31,54 [Giacobbe]; 46,1 [Giacobbe])3.
¨Il sacerdozio vero e proprio è istituito da Mosè, che su indicazione divina sceglie ARONNE e i
suoi figli NADAB, ABIU, ELEAZARO, ITAMAR (Es 28,1; Nm 3,10); la discendenza da Aronne
era condizione necessaria per appartenere alla classe sacerdotale (ma non sembra che questa legge
sia sempre stata applicata); tuttavia l’intera tribù di Levi era stata eletta per il sacerdozio (Nm 1,50;
3,6-8.11-13; 8,16). La questione è complessa e non chiarita4. Sembra che l'accresciuta importanza
dei Leviti risalga al tempo esilico o successivo. Certo la loro opera era necessaria nell’ambito di un
culto centralizzato e ricco; tuttavia anche in epoca anteriore ogni atto di culto comportava una
serie di azioni secondarie e complementari rispetto all’atto sacrificale in se stesso, inoltre i frequenti
spostamenti richiedevano personale numeroso per lo smontaggio e il trasporto degli oggetti di culto
(cfr. A. PENNA, La religione d’Israele, Brescia, 1958, pp. 72-73).
1
Tratta specificamente le istituzioni religiose.
2
Cfr. BOSCOLO GASTONE, La Bibbia nella storia. Introduzione generale alla Sacra Scrittura, Padova, 2009, p. 141.
3
Gli accenni ai sacerdoti in Es 19,22.24 o sono considerati aggiunte redazionali (BG2009, ad Es 19,21, p. 166) oppure
occorre ammettere una qualche forma di sacerdozio premosaico.
4
Cfr. BLENKINSOPP JOSEPH, Sapiente, sacerdote, profeta. La leadership religiosa e intellettuale nell'Israele antico,
Paideia, Brescia, 2005 (or. ingl.: 1995), p. 144 "Restano oscure le circostanze in cui possano essere sorte le rivendicazioni che
facevano di Levi il prototipo del sacerdote, e le corrispondenti pretese levitiche a un monopolio del culto".
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¨Il sacerdozio era ereditario, riservato ai soli maschi. Per esercitarlo occorreva essere esenti da
difetti fisici o morali; si celebravano appositi riti di consacrazione (Es 29 e 40), che
comprendevano unzioni (forse solo nel periodo postesilico, e unicamente per il sommo sacerdote5) e
il sacrificio di un giovane toro, vitello (rq"±B'-!B, dx'óa, rP:å) e di due arieti... (Es 29,1).
Questa consacrazione introduceva il sacerdote nella sfera del sacro (Lv 21,8%L'ê-hy<h.yI)
‘vdoq)', per cui doveva sottostare a determinate interdizioni e regole di purità (Lv 21,1-7 Il 1

Signore disse a Mosè: Parla ai sacerdoti, figli di Aronne, dicendo loro: “Un sacerdote non dovrà
rendersi impuro per il contatto con un morto della sua parentela, 2se non per un suo parente stretto,
cioè per sua madre, suo padre, suo figlio, sua figlia, suo fratello 3e sua sorella ancora vergine, che viva
con lui e non sia ancora maritata; per questa può esporsi all’impurità. 4Come marito, non si renda
impuro per la sua parentela, profanando se stesso. 5I sacerdoti non si faranno tonsure sul capo, né si
raderanno ai margini la barba né si faranno incisioni sul corpo. 6Saranno santi per il loro Dio e non
profaneranno il nome del loro Dio, perché sono loro che presentano al Signore sacrifici consumati dal
fuoco, pane del loro Dio; perciò saranno santi. 7Non prenderanno in moglie una prostituta o una già
disonorata, né una donna ripudiata dal marito. Infatti il sacerdote è santo per il suo Dio”; 10,8-10
astensione dal vino quando dovete entrare nella tenda del convegno).
3.1.2. Vesti sacerdotali.
Secondo alcuni i sacerdoti durante le funzioni indossavano solo un 'efod6 (1 Sm 2,18 DB
dApae rWgx' r[;n: hw"hy> ynEP.-ta, trEv'm. laeWmv.W'; 22,18; 2 Sm
6,14 Davide), una specie di grembiulino cinto ai fianchi; però Es 28 prescrive, oltre all'efod, altri
quattro indumenti (descritti in modo vago): 2Farai per Aronne, tuo fratello, abiti sacri, per gloria e
decoro. 3Parlerai a tutti gli artigiani più esperti, che io ho riempito di uno spirito di saggezza ( ‫֣ר ּוַח‬
‫)ָח ְכ ָ֑מה‬, ed essi faranno gli abiti di Aronne per la sua consacrazione e per l’esercizio del
sacerdozio in mio onore. 4E questi sono gli abiti che faranno: il pettorale e l’efod, il manto
[probabilmente solo per il sommo sacerdote], la tunica ricamata, il turbante e la cintura. Faranno
vesti sacre per Aronne, tuo fratello, e per i suoi figli, perché esercitino il sacerdozio in mio onore.
5
Useranno oro, porpora viola e porpora rossa, scarlatto e bisso(cfr. anche v. 39 Tesserai la tunica
di bisso. Farai un turbante di bisso e una cintura, lavoro di ricamo). v. 42 accenna anche a calzoni
di lino.
3.1.3. Gerarchia.
¨Certamente esisteva un capo dei sacerdoti, detto semplicemente “sacerdote”7.
5
Es 29,4-7 Farai avvicinare Aronne e i suoi figli all’ingresso della tenda del convegno e li laverai con acqua. Prenderai le
vesti e rivestirai Aronne della tunica, del manto dell’efod, dell’efod e del pettorale; lo cingerai con la cintura dell’efod; gli porrai
sul capo il turbante e fisserai il diadema sacro sopra il turbante. Poi prenderai l’olio dell’unzione, lo verserai sul suo capo e lo
ungerai [per il solo sommo sacerdote]; Es 40, 13-15 Farai indossare ad Aronne le vesti sacre, lo ungerai, lo consacrerai e così egli
eserciterà il mio sacerdozio. Farai avvicinare anche isuoi figli e farai loro indossare le tuniche. Li ungerai, come avrai unto il loro
padre, e così eserciteranno il mio sacerdozio; in tal modo la loro unzione conferirà loro un sacerdozio perenne, per le loro
generazioni» [l'unzione è estesa ai figlidi Aronne].
6
Secondo BG2009, ad Es 28,6 "L'ebraico biblico applica questo nome [= efod] (etimologia incerta) a tre realtà differenti:
1° l'efodstrumento divinatorio, che serviva a consultare YHWH, (cf. 1 Sm 2,28 [meglio: 1 Sm 23,9-11; 30,7-8]); 2° l'efod bad,
'perizoma di lino', portato dai ministri del culto, (cf. 1 Sm 2,18); 3° l'efod del sommo sacerdote, specie di grembiule sostenuto da
una cintura e da bretelle. A questo grembiule è attaccato il 'pettorale del giudizio' (vv. [Es 28] 15s), il quale porta le sorti sacre, Urim
e Tummim (v. 30; Lv 8,7-8; cf. 1 S 14,41) (…). Questa descrizione del vestito del sommo sacerdote vale solo per l'epoca postesilica
e l'uso dell'efod divinatorio, con le sorti sacre, non è più attestato dopo Davide”.
7
“Il titolo [di grande sacerdote] non esisteva prima dell'esilio”; le quattro ricorrenze [di lAdêG"h; !
hEåKoh;] in testi preesilici ( 2 Re 12,11; 22,4.8; 23,4) “appaiono dunque come ritocchi posteriori” DE VAUX, Le
istituzioni..., p. 371, infatti spiega l'autore “2 Cron 24,11, parallelo a 2 Re 12,11, reca kohen harosh; 2 Cron 34,14.18, parallelo a 2 Re
22,4.8, ha soltanto kohen, come suppone pure la versione greca di 2 Re 23,4” ID. “Il gran sacerdote del Giudaismo sarà invece il
capo religioso e civile di tutta la comunità” Ib., p. 372. “Al di fuori della Bibbia, il primo documento che attesta questa [= di
sommo sacerdote] qualifica è una lettera inviata nel 407 dai Giudei di Elefantina al governatore della Giudea. Essa cita una
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¨Il sommo sacerdote indossava anche un manto di lino di color viola, sopra il quale portava
l’efod, cioè probabilmente una specie di scapolare composto di due falde di bisso, tenute insieme da
due spalline o bretelle (cfr. BG2009 Es 28,7 [L’efod] avrà due spalline attaccate alle due estremità
e in tal modo formerà un pezzo ben unito), su ognuna delle quali v’era una pietra d’onice con incisi
sei nomi di tribù; sul davanti dell’efod pendeva il pettorale (Es 28,4!v,xo), una specie di borsa
quadrata con dodici gemme e il nome delle tribù, dentro cui erano posti gli ‘urim e i tummim
(forse = “luci e perfezioni” o “luci perfette”) (Es 28,30
~yMiTuh;-ta,w> ~yrIWah'-ta, jP'v.Mih; !v,xo-la, T't;n"w>), che
servivano per consultare YHWH. In base a 1 Sm 14,40-42 secondo i LXX (il TM è corrotto)
[Gionata è riconosciuto colpevole, perché ha violato un decreto del padre di non toccare cibo]
dovevano essere due pietruzze o dadi o bastoncini, che davano in risposta un sì o un no.
¨I sacerdoti israelitici erano nullatenenti, vivevano esclusivamente dell’altare, cioè della parte loro
spettante dei sacrifici e delle offerte dei fedeli.
3.1.4. FUNZIONIsacerdotali.
¨Oracolo. Attraverso gli ‘urim e i tummim si mirava a conoscere la volontà di Dio; questa era
l’unica forma di divinazione consentita. Questa funzione sembra essere venuta meno con
l’affermarsi del profetismo.

¨Culto. “La funzione del sacerdote cominciava con la manipolazione del sangue [cfr. per es. Lv
3,2 i sacerdoti spargeranno il sangue attorno all’altare], perché questa è la parte più santa della vittima, Lv
17,11.14 11Poiché la vita della carne è nel sangue. Perciò vi ho concesso di porlo sull'altare in espiazione per le
vostre vite; perché il sangue espia, in quanto è la vita; 14 perché la vita di ogni essere vivente è il suo sangue, in quanto
sua vita; perciò ho ordinato agli Israeliti: Non mangerete sangue di alcuna specie di essere vivente, perché il sangue è
la vita d'ogni carne; chiunque ne mangerà sarà eliminato., ma soprattutto perché deve essere messo a
immediato contatto con l’altare; parimenti, è sempre il sacerdote che presenta e depone sull’altare
stesso la parte di sacrificio che spetta a Dio” (DE VAUX, p. 352). Questa funzione è diventata
sempre più centrale nel ministero sacerdotale, tant’è che dopo il 70 il sacerdozio scompare. Lv 1-7
contengono due manuali per sacerdoti: Lv 1-5 norme sul rito dell’olocausto, dell’oblazione, del
sacrificio di comunione, dei sacrifici espiatori e di riparazione; invece Lv 6-7 stabilisce le norme
sulle “spettanze di parti della vittima o dell’offerta”8.

¨Insegnamento. Funzione originale del sacerdozio israelitico rispetto agli altri antico-orientali. Nei
santuari e nel culto vengono elaborate e trasmesse la memoria dei grandi fatti del passato e le leggi.
“Il sacerdote è l’uomo della torah [cfr. Ger 18,18 Dissero [gli avversari]: Venite e tramiamo insidie
contro Geremia, perché la legge non verrà meno ai sacerdoti né il consiglio ai saggi né la parola ai
profeti; anche Mal 2,7 ּ‫ִּ֑פיהו‬ ‫ –]ִּֽכ י־ִׂש ְפ ֵ֤תי ֹכֵה ֙ן ִי ְׁש ְמ רּו־ַ֔ד ַע ת ְו תֹוָ֖ר ה ְי ַב ְק ׁ֣ש ּו ִמ‬il depositario e
l’interprete di una scienza, da’at, proveniente da Dio, attraverso una rivelazione passata, trasmessa
per i canali umani della tradizione e della prassi -” (DE VAUX, p. 350). Persero questa funzione,
quando l’insegnamento religioso-morale fu staccato dal culto, e venne impartito nelle sinagoghe a
opera di laici, scribi e dottori della legge.

3.2. Luoghi sacri


3.2.1. Nel periodo patriarcale
La Scrittura nomina diversi santuari: SICHEM, BETHEL, MAMRE, BERSABEA. Erano in
origine luoghi di culto cananei, dapprima utilizzati anche dai fedeli di YHWH, poi invece riprovati,
quando lo yahvismo si farà più esigente al fine di respingere ogni rischio di idolatria.
richiesta rivolta al sommo sacerdote di Gerusalemme tre anni prima” A. SERANDOUR, Ciò che Israele deve ai Persiani, in IL
MONDO DELLA BIBBIA, 101, n.1, gennaio-febbraio, 2010, p. 20.
8
CARDELLINI, I sacrifici…, p. 124.
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3.2.2. Nel deserto: la Tenda (o Tabernacolo) e l'Arca
¨Fino alla costruzione del tempio, luogo di culto era la “Tenda”, denominata:
1. Es 28,43d[eAm lh,ao (=tenda del convegno o della riunione; cfr. Es 29:4, 10f, 30,
32, 42, 44; 30:16, 18, 20, 26; 31:7; 33:7; 35:21; 38:8, 30; 39:32; 40:2, 6f, 12, 29f, 32,
34f; Lv 1:3, 5; 3:2, 8, 13; 4:4f, 7, 14, 16, 18; 6:9, 19, 23; 8:3f, 31, 33, 35; 9:5, 23; 10:7,
9; 12:6; 14:11, 23; 15:14, 29; 16:7, 20, 23, 33; 17:4ff, 9; 19:21; Nm 2:17; 3:7f, 25, 38;
4:25, 30; 6:10, 13, 18; 7:5, 89; 8:9, 15, 24; 10:3; 11:16; 12:4; 16:18f; 17:7f, 15; 18:4, 6,
21ff; 19:4; 20:6; 25:6; 27:2; 31:54; Gs 18:1; 19:51; 1 Sm 2:22; 1 Re 8:4; 1 Cr 6:17;
23:32; 2 Cr 1:3, 13; 5:5)
2. o Nm 1,50tWd[eh' !K;v.mi (= Dimora della Testimonianza, Es 38,21; Nm 1,53;
10,11)
3. o Nm 16,9hw"hy> !K;v.mi ((Lv 17:4; Nm 17:28; 19:13; 31:30, 47; Gs. 22:19; 1
Cr 16:39; 2 Cr 1:5)
4. o semplicemente Es 26,1!K'v.Mih; (Es 25:9; 26:6f, 12f, 17, 20, 22f, 26f, 30, 35;
27:9, 19; 35:11, 15, 18; 36:8, 13f, 22, 25, 27f, 31f; 38:21, 31; 39:33, 40; 40:9, 17ff, 21f,
24, 34ff, 38; Lv 8:10; Nm 1:50f; 3:7f, 23, 25f, 29, 35f, 38; 4:16, 25f, 31; 5:17; 7:1, 3;
9:15, 18ff, 22; 10:17, 21; 1 Cr 23:26).
¨La tenda era divisa in due parti da una cortina; nella parte anteriore – il santo – si trovava la
mensa con i dodici pani offerti settimanalmente a YHWH (cfr. Es 25,23-30 // 37,10-16) e il
candelabro - costituito da un asse centrale con sei bracci, tre da un lato e tre dall'altro 9 - ,che
reggeva le lampade per illuminare l’ambiente (cfr. Es 25,31-40 // 37,17-24); nella parte posteriore –
il santo dei santi – si trovava l'arca (cfr. Es 26,33).
¨L’arca è denominata in vario modo:
1. arca della testimonianza (tWd[eh' !Ara] in Es),
2. arca dell’alleanza di YHWH (hw"hy>-tyrIB. !Ara] in Dt),
3. arca di Dio (~yhil{a/h' !Ara] in 1 e 2 Sm; 1 Cr).
¨Essa aveva la forma di una cassa rettangolare in legno d’acacia lunga circa 1,25 m, larga e alta
0,75 m, con anelli per le stanghe e un coperchio in oro (Es 25,17tr<Pok; = i`lasth,rion =
propitiatorium), che aveva alle due estremità due cherubini d’oro con le ali spiegate.
¨Secondo il DE VAUX e altri il propiziatorio, posto sull'arca, ma distinto da essa (cfr. Es 35,1210),
diviene "nel Tempio postesilico il sostituto dell’arca, la quale non era stata rifatta, cfr. Ger 3,16; ciò
sembra confermato da 1 Cr 28,11, ove la ‘sala del kapporet’ (‫ )ּוֵ֥בית ַהַּכֹּֽפֶר ת‬indica il Santo dei Santi.
Il kapporet continuava cioè la funzione dell’arca: era la sede della presenza divina, Lv 16,2.13
(…); ma a sua volta disparve: secondo Giuseppe (Bell. Jud., V,5,5 "La parte più interna [del
santuario] era di venti cubiti: era separata dall'esterno egualmente per mezzo d'una cortina.
Assolutamente nulla stava in essa: inaccessibile, intangibile, invisibile a tutti, era chiamata il Santo
dei Santi"11) il Santo dei santi del Tempio d’Erode era assolutamente vuoto” (DE VAUX, p. 301).
¨L’arca oltre che supporto della divinità invisibile secondo la tradizione sacerdotale, era anche
una sorta di reliquiario secondo la tradizione dtr, dove si conservavano le due tavole della legge e,
secondo una tradizione attestata in Eb 9,412 anche la manna (cfr. Es 16,33-34) e la verga fiorita di
9
Richiama il tema dell'albero sacro o albero della vitastilizzato, motivo grafico comune nel Vicino Oriente Antico.
10
Es 35,10 Tutti gli artisti che sono tra di voi vengano ed eseguano quanto il Signore ha comandato: 11 la Dimora, la sua
tenda, la sua copertura, le sue fibbie, le sue assi, le sue traverse, le sue colonne e le sue basi, 12 l'arca e le sue stanghe, il coperchio
e il velo che lo nasconde.
11
5:219 219 to. dV evndota,tw me,roj ei;kosi me.n phcw/n h=n diei,rgeto de. o`moi,wj katapeta,smati pro.j to. e;xwqen
e;keito de. ouvde.n o[lwj evn auvtw/| a;baton de. kai. a;cranton kai. avqe,aton h=n pa/sin a`gi,ou de. a[gion evkalei/to.
12
Eb 9,3-4 3Dietro il secondo velo, poi, c’era la tenda chiamata Santo dei Santi, con 4l’altare d’oro per i profumi e l’arca
dell’alleanza tutta ricoperta d’oro, nella quale si trovavano un’urna d’oro contenente la manna, la verga di Aronne, che era fiorita,
e le tavole dell’alleanza.
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Aronne (cfr. Nm 17,10). Le due concezioni non sono inconciliabili: “c’era l’usanza di depositare il
testo dei trattati nel tempio, ai piedi dell’immagine della divinità, che così ne diventava garante”
(ROLLA, p. 224).
¨Discussa è l’origine mosaica dell’altare dei profumi (Es 30,1-10; 37,25-28). Certo esisteva nel
tempio di Gerusalemme e gli antichi usavano offrire sostanze aromatiche alla divinità.
3.2.3. In Israele prima della costruzione del Tempio
¨I racconti riguardanti Israele insediato in Canaan nominano i seguenti santuari: GHILGAL (fra
Gerico e il Giordano, cfr. Gs 4,19; ecc.), SHILO (cfr. Gs, Gd, 1 Sm; ecc.), MIZPA DI
BENIAMINO (cfr. Gd 10,1.3; 221,1.5.8; 1 Sm 7,16; ecc.), GABAON (Gs 9,23.27; 2 Sm 21,1-14);
OFRA (cfr. Gd 6,11-24; ecc.), DAN (cfr. Gd 17-18; 1 Re 12,29-30; 2 Re 10,29); GERUSALEMME
(Davide vi trasferisce, collocandola in apposita tenda [2 Sm 6,17], l’arca, che si trovava a Baalà di
Giuda [cfr. 2 Sm 6,2] – antico nome di Kiriat-Iearim, cfr. Gs 15,9; edifica un altare sull’aia di
Arauna, ove sorgerà il futuro tempio [cfr. 2 Sm 24,16-25]).
¨TELL cARAD è una località sita a ca 35 km a E di Bersabea e a ca 27 km a S di Hebron. La
collina nord fu scavata da Yigael Ahroni negli anni 1962-1967. All'interno di una fortezza risalente
al X secolo a. C. è stato rinvenuto un santuario costruito probabilmente nel IX secolo. "Si tratta di
un recinto sacro (10 metri per 12) diviso in tre settori. A partire da est si trovano: il cortile esterno
con l'altare dei sacrifici (2,5 metri per 2,5), l'aula per i leviti e la nicchia (debir, o sancta
sanctorum), spazio riservato alla divinità. Tale nicchia, di dimensioni ridotte (1,20 metri per 1,20), è
rialzata di tre gradini e ospita due piccoli altari per i sacrifici minori, a ridosso della parete
occidentale conserva due stele sacre (mazzebot). Alcuni oggetti sacri rinvenuti nell'edificio sacro,
tra cui piatti per le offerte, un cratere con l'iscrizione 'sacro ai sacerdoti', e le iscrizioni dell'archivio
[di Eliashib, ultimo comandante militare di Arad, 586 a.C.] fanno pensare ad un tempio israelitico
dismesso nell'epoca della riforma di Giosia (620 a. C.). La presenza delle stele e dei due altari
permette di ipotizzare l'esistenza della pratica di un culto rivolto a due divinità, ad una coppia,
delle quali la divinità femminile era Asherah... Il tempio israelitico di Arad prova che la religione
dell'antico Israele si è affrancata gradualmente dai culti cananei per approdare al monoteismo" 13
3.2.4. Tempio di Gerusalemme
¨Progettato da Davide, costruito da Salomone, sorgeva sulla collina nord-est della primitiva
Gerusalemme, dove si trovava l’aia di Arauna il Gebuseo (ivi Davide aveva edificato un altare
[censimento], 2 Sm 24,25).
¨Descrizione in 1 Re 6-7. Tre ambienti: ‘ulam (Vestibolo), hekal (Santo), devir (Santissimo).
Quest’ultimo era privo di finestre e completamente oscuro. Ai lati N,W, S il tempio era connesso
con un’altra costruzione a tre piani con molte stanze riservate ai sacerdoti e agli arredi sacri.
1. Nel cortile antistanteil Tempio (= il cortile dei sacerdoti) si trovava l’altare degli
olocausti con quattro corni, il mare di bronzo (vascone per l’acqua), due colonne di
bronzo (Jakin e Bo’az).
2. Nel santoc’era l’altare d’oro per l’incenso, la mensa per i pani, dieci candelabri (cfr.
1 Re 7,49; 2 Cr 4,7).
3. Nel Santissimosi trovava l’arca con i due cherubini.

¨Distrutto nel 587/586, ricostruito nel 520-515 secondo il modello originario. Il Santissimo, privo
dell’arca andata distrutta, rimase vuoto (cfr. però l'opinione di DE VAUX circa il Kapporet). Nel
Santo i dieci candelabri, asportati dai Babilonesi (Gr 52,19), furono sostituiti da un candelabro a
sette braccia14.

13
KASWALDER P., Tel Arad. Limes Palestinae, in TERRASANTA, VIII (2013), n. 4, luglio-agosto, p. 57.
14
Secondo GIUSEPPE FLAVIO, Guerra giudaica, V, 5, 5 "Le sette lampade (giacché in altrettanti bracci si divideva il
candelabro stesso) rappresentavano i pianeti [cfr. però la nota n. 9]; i dodici pani sulla tavola rappresentavano il ciclo dello Zodiaco e
dell'anno; l'altare dei profumi con i tredici profumi di cui era riempito, estratti dal mare e dalla terra sia deserta che abitata,
significava che tutte le cose sono di Dio e per Dio". Cfr. l'Arco di Tito a Roma.
ISTITUZIONI RELIGIOSE – p. 5/20
¨Depredato daAntioco IV (nel 169, cfr 1 Mac 1,21-22 e nel 168, cfr. 2 Mac 1,1) e profanato (cfr.
1 Mac 1,54), restaurato e riconsacrato da Giuda Maccabeo (164, cfr. 1 Mac 4,36-61).

¨Erode il Grande (37-4 a.C.) lo restaurò a partire dal 19 a.C.15, apportandovi modifiche. La
spianata circostante fu ampliata, perché vi trovassero posto tre cortili: cortile dei gentili con il
portico di Salomone (E) e il portico reale (S), cortile delle donne, (15 gradini), cortile più interno
diviso da una balaustrata alta un cubito16 fra cortile degli uomini e cortile dei sacerdoti con
l’altare degli olocausti. Sul lato NW Erode costruì la fortezza Antonia. Una balaustrata di
pietra, alta circa m. 1,50, separava il cortile dei gentili dal tempio propriamente detto; su tale
balaustrata erano fissate a intervalli regolari lapidi con un'iscrizione in greco e in latino, che
vietava ai pagani di superare quel limite17.
3.2.5. La sinagoga
¨In Babilonia in sostituzione del Tempio sarebbe sorta la sinagoga (=riunione [di persone o cose];
luogo di riunione) per la preghiera (la sinagoga è anche chiamata proseuch,, preghiera e luogo di
preghiera, nella diaspora, cfr. At 16,13a
τῇτεἡμέρᾳτῶνσαββάτωνἐξήλθομενἔξωτῆςπύληςπαρὰποταμὸνοὗἐνομίζομενπροσευχὴνεἶναι18) e per
la lettura e l’insegnamento della Torah; Esdra l’avrebbe introdotta in Giudea, per favorire un più
capillare insegnamento della Torah.

¨Nelle vicinanze di Djerba (Tunisia) si trova la sinagoga El Ghriba, “la più antica di tutto il
continente africano... La costruzione risale al 566 avanti Cristo e, secondo la tradizione, fu
costruita dagli esuli ebrei che utilizzarono la pietra salvata dalla distruzione del primo tempio di
Gerusalemme, edificato da re Salomone... El Ghriba, il nome della sinagoga (che si trova nel
quartiere ebraico di Hara Sghira), significa “straniera, sorprendente, solitaria” e molte sono le
leggende attorno alla sua origine... La sinagoga El Ghriba è rivestita al suo interno da suggestive
piastrelle di ceramica policroma... All’interno della sinagoga è anche conservato uno dei più antichi
esemplari di Torah esistenti nel mondo”19.
¨L’esistenza di sinagoghe è già attestata in Egitto da iscrizioni e da papiri a partire dal III a.C.; ma
solo all’inizio dell’era cristiana se ne ha chiara evidenza sia dal NT sia dall’archeologia.
Praticamente al tempo di Gesù ogni villaggio aveva la sua sinagoga. La più antica sinagoga
palestinese conosciuta è quella di Gerico20.
15
Gli ultimi lavori terminarono nel 62 d. C. (cfr. ROLLA A., Le istituzioni del popolo ebraico , in LOGOS, IV, 1994, p.
226). Cfr. VITUCCI GIOVANNI, ed., La guerra giudaica, Milano, vol. II, 20059, p. 555, n. 6 "La descrizione che Giuseppe dà qui
delle strutture del tempio (…) si riferisce alla fisionomia che il complesso assunse grazie ai lavori iniziati da Erode intorno al 20
a.C. e terminati solo alla vigilia dell'insurrezione (Antichità giudaiche, XV, 380; XX, 219)”. GIUSEPPE FLAVIO descrive
dettagliatamente il Tempio di Erode in Antichità giudaiche, XV, 380-425; Guerra giudaica, 5, 184-237.
16
Cfr. PARROT ANDRE', Il tempio di Gerusalemme, Roma, 1973, p. 74 (non cita fonti); GIUSEPPE FLAVIO, Guerra
giudaica, V, 226 parla di “eu;liqo,n ti kai. cari,en gei,sion” (=parapetto elegante in belle pietre).
17
Cfr. PARROT, Il tempio..., p. 70. Così si esprime GIUSEPPE FLAVIO, La guerra giudaica, V, 193-194 (cfr. Antichità
giudaiche, XV, 417): 193dia. tou,tou proi?o,ntwn evpi. to. deu,teron i`ero.n dru,faktoj peribe,blhto li,qinoj tri,phcuj me.n
u[yoj pa,nu de. carie,ntwj dieirgasme,noj 194 evn auvtw/| de. ei`sth,kesan evx i;sou diasth,matoj sth/lai to.n th/j
a`gnei,aj proshmai,nousai no,mon ai` me.n ~Ellhnikoi/j ai` de. ~Rwmai?koi/j gra,mmasin mhde,na avllo,fulon evnto.j
tou/ a`gi,ou parie,nai(Chi attraversava quest'area [= cortile dei pagani] per raggiungere il secondo piazzale lo trovava circondato da
una balaustrata di pietra, dell'altezza di tre cubiti e finemente lavorata; su di essa, a uguali intervalli, erano collocate delle lapidi
che rammentavano la legge della purificazione, alcune in lingua greca altre in latino, perché nessuno straniero entrasse nel luogo
santo). “Noi possediamo due esemplari del testo redatto in greco che così si esprime: 'Proibito a tutti gli stranieri di oltrepassare
la balaustra e di penetrare all'interno del santuario. Chiunque sarà colto in flagrante, risponderà lui stesso della morte che
ne seguirà'” PARROT, Il tempio.... p. 70. Nella nota n. 27 alla p. 70 aggiunge: “Uno di questi [esemplari] è stato trovato nel 1871,
inserito nel muro di un recinto (...) l'altro nel 1936 [guasto e lacunoso] (...). L'originale del primo è a Istambul”. Ecco il testo del
primo esemplare: “Mhqe,na a`llogenh/ eivsporeuesqai evnto.j tou/ peri. to. i`ero.n trufa,ktou kai. peribo,lou) o[j d~av.n
lhfqh/( e`autw/ aiv,tioj ev,,stai dia. to. evxakolouqei/n qa,naton”.
18
CEI2008 Il sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove ritenevamo che si facesse la preghiera e, dopo aver
preso posto, rivolgevamo la parola alle donne là riunite.
19
L’OSSERVATORE ROMANO, 29-30 aprile 2013, p. 6 (senza autore).
20
Scoperta in seguito agli scavi condotti nel 2000 nel perimetro del palazzo asmoneo (142-37 a. C.), cfr. VILLENEUVE
ESTELLE, Le sinagoghe si trasformano, in IL MONDO DELLA BIBBIA, n. 77, marzo-aprile 2005, p. 18.
ISTITUZIONI RELIGIOSE – p. 6/20
1. Prima del 70 d. C. si ha notizia a tutt'oggi di nove sinagoghe esistenti in Palestina, una
delle quali è quella fatta costruire da Qeo,dotoj `Iereu.j kai. vvavrcisuna,gwgoj, come
segnala una iscrizione21;
2. A Cafarnao sono visibili i resti della cosiddetta “sinagoga bianca”, risalenti, secondo
l'opinione oggi corrente, "alla fine del V secolo"22. Gli scavi condotti a partire dal 1969
dagli archeologi francescani VIRGILIO C. CORBO (1918 -1991)23 e STANISLAO
LOFFREDA (1932-) hanno portato alla luce sotto la navata centrale della sinagoga
bianca un pavimento in pietra basaltica risalente al I sec.: i due archeologi ritengono
che tale pavimento “possa appartenere alla sinagoga tanto ricercata [= quella
ricordata nei vangeli]... vari indizi rendono abbastanza plausibile questa identificazione
[ampiezza del pavimento; sovracostruzione della sinagoga bianca; localizzazione della
sinagoga di Gesù nell'area della sinagoga bianca secondo antichi pellegrini (Egeria)]” 24;
anche il muro di basalto, sottostante lo stilobate e i muri periferici della sinagoga
bianca, che certo appartiene a una sinagoga anteriore a quella bianca, potrebbe, secondo
Corbo, risalire anch'esso alla sinagoga del I sec.25. "La prova archeologica... sono le
30.000 monetine bizantine recuperate negli scavi a partire dal 1969 e la ceramica. Oggi
si può dire che la sinagoga del I secolo è sepolta sotto quella del V secolo"26.
3. dopo il 70 se ne ha un elenco di circa 100 - ma nessuna sembra essere stata fondata
prima del III-IV d. C. - , concentrate per lo più nella regione della Galilea e del Golan 27.
28 29
¨Nel 2009 a Magdala (Moshav Migdal), durante gli scavi per la costruzione di un hotel, è stata
rivenuta una sinagoga risalente a un periodo tra il 50 a. C. e il 100 d. C.; secondo l'Israel
Antiquities Authority si tratterebbe della settima sinagoga scavata appartenente a detto periodo30
(ALLIATA31 ne elenca cinque oltre Magdala: Cafarnao, Masada, Herodion, Gamala, Gerico32), ma
sarebbe l'unica a presentare elementi decorativi, costituiti da affreschi e sculture. "L'elemento
più interessante... è una tavola di pietra posta nel mezzo della sala maggiore che misura 120 metri
quadrati (ca. m 11 x 11). La tavola è decorata a rilievo sui quattro lati. In facciata si vede una
menorah a sette braccia, piantata su di un podio quadrato e affiancata da due anfore. Le due
estremità della scena sono chiuse da due colonne"33. “Secondo gli escavatori [DINA AVSHALOM-
GORNI, ARFAN NAJJAR e RINA TALGAM], a causa delle sue dimensioni, l’oggetto [= la pietra
di Magdala] può essere stato usato come trono per i rotoli della Torà o leggio… Per MOTI
21
L'iscrizione greca di Theodotos su una lastra di calcare, rinvenuta nel 1913 in una cisterna dell'Ofel da R. Weill e
risalente al I sec. a. C. [così A. MOMIGLIANO, Religion in Athens, Rome and Jerusalem in the First Century B. C., in Annali della
Scuola Normale Superiore di Pisa, s. III,14 (1984), p. 890; altri datano l'iscrizione al I d. C., cfr. BOFFO LAURA, Iscrizioni
greche e latine per lo studio della Bibbia, Brescia, 1994, p. 275; BARBAGLIO GIUSEPPE, Gesù ebreo di Galilea. Indagine
storica, Bologna, 2012, pp. 40.160], attesta che Theodotos fece costruire a Gerusalemme una sinagoga "per leggere la Tora e
insegnare i comandamenti, e come albergo dotato di camere e d'acqua per gli stranieri nel bisogno" cfr. VILLENEUVE ESTELLE,
Le sinagoghe..., p. 18. Ecco il testo completo in BOFFO, Iscrizioni…, p. 282 "Teodoto, figlio di Vetteno, sacerdote e archisinagogo,
figlio di archisinagogo, nipote di archisinagogo, edificò la sinagoga per la lettura della legge e per l'insegnamento dei precetti, e
l'ospizio e le stanze e le installazioni idrauliche per (uso d') alloggio a chi ne abbia bisogno (venendo) dall'estero, la quale (sinagoga)
fondarono i suoi padri e gli Anziani e Simonide".
22
KASWALDER PIETRO A., Galilea, Terra della luce. Descrizione geografica, storica e archeologica di Galilea e Golan,
Milano, 2012, p.169 in base al"lo studio ancora più approfondito delle monete e di altri elementi archeologici".
23
Corbo fu tra i pionieri dell’archeologia francescana in Terra Santa. Condusse scavi importanti in vari siti quali l’Herodion
(1961-67), il Santo Sepolcro (1961-82), Cafarnao (1968-90), Macheronte (1978-81).
24
S. LOFFREDA, Cafarnao, Jerusalem, 1995, p. 45.
25
Cfr. LOFFREDA, Cafarnao, p. 49.
26
KASWALDER, Galilea..., p. 170.
27
VILLENEUVE E., Le sinagoghe..., in IL MONDO DELLA BIBBIA, n. 77, marzo-aprile 2005, p. 18..
28
Ne diede notizia ELI ASHKENAZI sul quotidiano Haaretz 11/09/2009
(http://www.haaretz.com/hasen/spages/1113823.html).
29
Oggi è comunemente accettata l'identificazione di Magdala con Tarichea (Ταριχαία oΤαριχέα; τάριχος, ου, ὁ, = carne o
pesce conservato mediante salatura). Tarichea è menzionata per la prima volta nelle fonti letterarie da CASSIO LONGINO,
l'assassino di Cesare, in una lettera da lui inviata a Marco Tullio Cicerone ex castris Taricheis il 7 marzo 43 a. C.
30
Cfr. http.//www.custodiaditerrasanta.com/SBF-Taccuino-Un-centro-a-Magdala.html (07/07/2011).
31
E. ALLIATA, Le sinagoghe al tempo di Gesù, nov.-dic. 2009 (www.terrasanta.net [07/07/2011]).
32
Forse è da aggiungere la sinagoga di QIRIAT SEFER, cfr. ROCCA SAMUELE, La Menorà. Culto, storia e mito, Roma,
2017, p. 305.
33
KASWALDER P. A., Galilea, terra della luce. Descrizione geografica, storica e archeologi cadi Galilea e Golan, Milano,
2012, p. 142.
ISTITUZIONI RELIGIOSE – p. 7/20
AVIAM, l’oggetto raffigurato sotto la menorà è una riproduzione dell’Altare d’oro… le due parti
laterali della pietra sono decorate con rilievi, raffiguranti un elemento architettonico, nello specifico
un’arcata con quattro archi. Questi archi furono interpretati come un’entrata simbolica al Santo
dei Santi”34.

¨Personale fisso. Capo della sinagoga (cfr. Lc 8,41 a;rcwn th/j sunagwgh/j; 8,48 avrcisuna,gwgoj,
ou, o`ecc.); ministro (cfr. Lc 4,20 u`pere,thj); difficile definirne i compiti. Non c’era un presidente
del culto, ma “questi servizi erano svolti, a rotazione, dai membri stessi della comunità” (ROLLA,
p. 227).

¨Le riunioni avevano luogo il sabato e nei giorni festivi.

¨Svolgimento. Recita comune dello Shemac (Dt 6,4-9; 11,13-21; Nm 15,37-41); forse già al tempo
e
di Gesù le Sh moneh ‘esreh (18 benedizioni); lettura della Torah (al sabato: tutta in tre anni
secondo il ciclo palestinese, in un anno secondo il ciclo babilonese; nelle feste: Meghillot) + Profeti
– quando non si comprese più l’ebraico, si prese a tradurre il testo in lingua aramaica (Targumim);
omelia, che poteva essere tenuta da qualunque membro dell’assemblea che ne fosse in grado; nuova
preghiera e benedizione sacerdotale (Nm 6,22-26).
¨Dopo il 70 d.C. la sinagoga rimase l’unico centro religioso del giudaismo.

3.3. Sacrifici
(Cfr. anche I. CARDELLINI, I sacrifici …, spec. pp. 37-119, ove tratta della terminologia
sacrificale)
¨La fonte biblica principale è Lv 1-7 e specialmente il testo sintetico di Lv 7,37a
1. Questa è la legge per l'olocausto, l'oblazione, il sacrificio per il peccato, il sacrificio di
riparazione, l'investitura e il sacrificio di comunione
2. ~ymil'V.h; xb;z<l.W ~yaiWLMil;w> ~v'a'l'w> taJ'x;l;w>
hx'n>Mil; hl'[ol' hr"ATh; tazO . 37

3.3.1. Tipi disacrifici:


1. Olocausto (hl'A[), sacrificio che comportava la combustione totale della vittima,
costituita ordinariamente da agnelli (i poveri presentavano tortore o colombi). Scopo:
rendere omaggio a YHWH, supplicarlo, ringraziarlo, adempiere un voto (più tardi valore
espiatorio). Ogni giorno, al mattino e alla sera, era immolato un agnello come sacrificio
perpetuo per tutto il popolo. In genere era accompagnato da oblazioni e libazioni (Nm 15,2-
16).
2. Oblazione (hx'n>mii). Termine dapprima usato in senso profano di tributo, dono, poi
specificatosi nel senso cultuale di offerta vegetale, composta principalmente di fior di farina
e di olio, per esprimere religiosa sottomissione; spesso segue l’olocausto; può essere offerta
da ciascun Israelita 35.
3. Sacrificio pacifico o di comunione (~ymil'V.h; xb;z<o ~ymil'v. xb;z<o
semplicemente l’uno o l’altro dei due termini) (DE VAUX, p. 406). Il CARDELLINI (pp.
86-87.483) spiega la terminologia nel seguente modo.
◦ xb;z< è largamente usato nell’AT – come nell’area semitica occidentale e orientale -
per indicare un sacrificio cruento,

34
ROCCA SAMUELE, La Menorà…, p. 305.
35
CARDELLINI, I sacrifici…, pp.60.62.
ISTITUZIONI RELIGIOSE – p. 8/20
◦ ~ymil'v. ricorre più raramente nell’AT e solo nella storia deuteronomistica (12x), in
Cr (6x) e in Ez 40-48, che invece utilizza costantemente ~ymil'v. in luogo di
xb;z<, forse respinto perché di comune impiego extrabiblico e quindi legato a culti
stranieri.
◦ Solo in epoca posteriore, rafforzata la coscienza religiosa d’Israele, si torna a usare
xb;z< da solo o insieme a ~ymil'v..
 “Il rituale precisa tre sorte di sacrificio di comunione: il sacrificio di lode, todah, Lv 7,12-
15; 22,29-30, il sacrificio spontaneo, nedabah, offerto per devozione fuori di ogni
prescrizione o promessa, Lv 7,16-17; 22,18-23, il sacrificio votivo, neder, cui l’offerente s’è
obbligato con un voto, Lv 7,16-17; 22,18-23” (DE VAUX, p. 406).
 Una parte della vittima era bruciata in onore di YHWH, cioè “tutto il grasso circostante
le interiora, [circostante]i reni, [circostante] il fegato, e la coda grassa degli ovini, e solo il
grasso: ragione ne è che questo è considerato, come il sangue, una parte vitale: ‘Tutto il
grasso appartiene a Yahve… Non mangerete né grasso né sangue’: Lv 3,16-17; cfr. 7,22-
24” (DE VAUX, p. 406). “La parte destinata al sacerdote è duplice: il petto, che è stato
‘agitato’ davanti a Yahve (…), e la coscia destra (…) Lv 7,28-34; 10,14-15” (DE VAUX,
pp. 406-407). “All’offerente spetta il resto delle carni, che consuma con la sua famiglia e
con qualunque invitato che si trovi in stato di purità rituale” (DE VAUX, p. 407).
 “Rituale e prassi definiscono piuttosto tale sacrificio come rendimento di grazie a Dio e
mezzo di unione con lui” (DE VAUX, p. 406).
4. Sacrificio espiatorio o per il peccato (taJ'x;, termine che significa “peccato” o
“sacrificio per il peccato” o anche “vittima per il sacrificio espiatorio”) richiesto dalla Legge
per una trasgressione involontaria (cfr. Nm 15,22-29). L’offerta era varia, ma l’essenziale
era il rito del sangue, “che in parte veniva sparso attorno all’altare degli olocausti, e
soprattutto era asperso sette volte in direzione del velo del tempio e messo sui corni
dell’altare dei profumi” (ROLLA, p. 228). Tutto il grasso dell'animale immolato veniva
bruciato sull'altare, mentre le carni spettavano interamente ai sacerdoti, in quanto l'offerente
era riconosciuto colpevole36. Particolare importanza questo sacrificio assumeva nel giorno
del Kippur.
5. Sacrificio di riparazione (~v'a') aveva lo scopo di riparare danni arrecati a cose sacre o
umane (es.: furto). La vittima era ordinariamente un agnello. Questo sacrificio come il
precedente aveva originariamente lo scopo di “ristabilire l’alleanza con Dio, rotta dai
peccati degli uomini” (DE VAUX, p. 407), quindi sono entrambi sacrifici espiatori.
 Nell’epoca postesilica si approfondisce il senso della santità di Dio e della miseria
dell’uomo; quindi si avverte con maggiore urgenza la necessità di riti purificatori che
consentano a Israele di rientrare nella relazione con Dio, relazione che rimane sempre
l’obiettivo primario del culto. Si comprende perciò come il sacrifico espiatorio e il
sacrificio di riparazione acquistino importanza sempre maggiore, in quanto
strumenti atti non a placare l’ira della divinità offesa, ma a consentire il ristabilimento
della relazione Dio-Israele attraverso l’eliminazione del peccato e dell’impurità.
L’efficacia del rito non era pensata come automatica, ma conseguente
all’ottemperanza delle norme stabilite dalla giustizia (risarcimenti…) 37.
6. Sacrificio di investitura o di consacrazione (~yaiWLMi). La radice ml’ al picel
significa "riempire" ed è resa dai LXX con pi,mplhmi o plhro,w, ma quando si tratta di
“investitura” essi usano teleio,w/telei,wsij (Es 29,9.29.33.35; Lv 8,33) per indicare
l’esigenza di “completamento”e insieme di “perfezione” legata a un particolare

36
Cfr. DE VAUX, Le istituzioni..., p. 408.
37
Cfr. CARDELLINI, I sacrifici…, pp.485-486.
ISTITUZIONI RELIGIOSE – p. 9/20
comportamento rispettoso della purità rituale (cfr. CARDELLINI, pp. 113-115). Tale
sacrificio riguarda la consacrazione dei sacerdoti, ove è praticato insieme ad altri tipi di
sacrificio (espiatorio; olocausto). Consiste nell’offerta di un montone, di cui il petto e la
coscia spettano ai sacerdoti. Non trattato in Lv 1-7 (cfr. CARDELLINI, pp. 118-119).
3.3.2. Riti per i sacrificicruenti:
1. presentazione della vittima da parte dell'offerente,
¨imposizione delle mani (significa “l’attestazione solenne che questa [vittima] proviene
dall’offerente stesso, che l’imminente sacrificio presentato dal sacerdote sarà offerto in suo nome
[dell’offerente], e che a lui verranno i frutti” DE VAUX, p. 405),
¨immolazione della vittima (per mano dell'offerente)38,
¨rito del sangue (fondamentale, perché il sangue era considerato l’essenza della vita; era versato
dai sacerdoti ai piedi dell’altare degli olocausti; solo nei sacrifici espiatori era asperso sette volte
verso il velo del tempio e versato sui corni dell’altare dei profumi),
¨combustione totale o parziale39.
3.3.3. Riti complementari:
◦ salamento delle carni, “per simboleggiare l'amore imperituro, il patto inviolabile che
Dio volle sancire con il suo popolo” (ROLLA, p. 229), cfr. Nm 18,19
%T'ai ^[]r>z:l.W ^l. hw"hy> ynEp.li awhi ~l'A[ xl;m, tyrIB. 40,
◦ tenufah : (probabilmente) “consisteva nel muovere con le mani il petto della vittima in
senso orizzontale, avanti e indietro, per indicare che la parte era destinata alla divinità e
poi restituita ai sacerdoti” (ROLLA, p. 229),
◦ terumah: (probabilmente) “comportava l’innalzamento e l’abbassamento della coscia
della vittima per simboleggiare la stessa destinazione di prima” (ID.),
◦ offerte di prodotti vegetali (hx'n>mi) (per lo più farina allo stato naturale o
impastata in piccoli pani, incenso, sale) “all’inizio (…) erano sacrifici a se stanti, però in
seguito passarono in secondo piano e divennero solo un accessorio del sacrificio
cruento” (ID.),
◦ libazioni di vino sparso ai piedi dell’altare.

3.4. Feste
(Cfr. I. CARDELLINI, I sacrifici …, pp. 249-280)

Tra le feste menzionate nella Torah sono da considerarsi di origine mosaica quelle legate al
calendario (sabato, neomenia) o alla vita nomadica (Pasqua), di origine postmosaica quelle
agricole, che suppongono l'insediamento in Canaan.
3.4.1. Sabato
tB'v; è la festa più antica e fondamentale di Israele (su di esso si modellarono l’anno sabbatico
Es 23,10-11; 21,2-6 e l’anno giubilare [da lbeAyÆlbeyO , la tromba con cui lo si
annunciava; originariamente = ariete, poi corno d'ariete, tromba] Lv 25,8-17 Conterai sette
settimane di anni, cioè sette volte sette anni...)41.

38
DE VAUX, Le istituzioni..., p. 405 "Solo nei sacrifici pubblici l'immolazione è compiuta dai sacerdoti e dai leviti, 2 Cron
29,22.24.34; Ez 44,11".
39
In Lv 1,9.13.17; 2,16; 3,5.11.16; 4,10.26.31.35 si ripete che con l'atto sacrificale della combustione il sacerdote trasforma
tutta l'offerta in fumo (cfr. PESCE MAURO, RivB, XXI (2003), rec. di C. GROTTANELLI, Il sacrificio, Bari-Roma, 1999, p. 200
che poi conclude: "Il sacrificio non è una distruzione, ma una trasformazione in una diversa forma di vita (…) capace di raggiungere
Dio".
40
TOB, ad v., p. 293: "il sale, che assicura la conservazione dei cibi, simboleggia una realtà inalterabile".
ISTITUZIONI RELIGIOSE – p. 10/20
¨Origine: secondo alcuni deriverebbe da una festa cananea della luna piena (cfr. J. BRIEND,
Sabbat, in DBS, vol. X, 1985, col. 1137); secondo altri"la forma nominale shabbat[t] viene
giustamente messa in relazione con l'accadico shab/pattum, indicante il plenilunio ogni 14/15 del
mese"42; secondo DE VAUX il sabato è indipendente dalle fasi lunari (il mese lunare supera i 28
giorni)43 e la sua origine “si spiega piuttosto con il quasi universale costume di riservare giorni di
riposo o di festa o di mercato a intervalli regolari” (p. 462).
¨Caratteristica principale è l’astensione dal lavoro (il verbo shavat significa cessare,
interrompere, astenersi da).
¨Culto. Il Pentateuco non ne parla; solo in epoca postesilica viene fissato il culto sinagogale
(preghiere, letture bibliche, commento).
¨Significato.
1. Religioso: riconoscimento della sovranità di Dio che riposa nel settimo giorno della
creazione (Es 20,11); commemorazione dell’esodo (Dt 5,15), perché Israele ha
trovato riposo nella terra promessa dopo le prove dell’Egitto e del deserto (cfr. Dt
12,9).
2. Civile. Assicurare il riposo agli schiavi, agli stranieri, agli animali (Es 20,10: Dt
5,14-15; Es 23,12).
3.4.2. Neomenia
o Novilunio o Luna nuova (‘vd<xoo mh,n mhno,j = novilunio o primo giorno del mese lunare,
mese)(cfr. per es.: 1 Sm 20,5.18.20.24; 2 Re 4,23; Is 1,1344.1445; Os 2,1346; Am 8,547; Ez 45,1748;
46,149.350; Sal 81,451). E' un giorno di assoluto riposo (cfr. Am 8,5 sono sospese le attività
commerciali). E’ prescritto il sacrificio di due giovenchi, di un montone e di sette agnelli (cfr. Nm
28,11) e sono sospese le attività commerciali.

“Le grandi feste annuali dell’antico Israele erano le tre feste di pellegrinaggio 52, chag, [Es 34,25 ‫ַ֥חג‬
‫ ;ַהָּֽפַסח‬Es 34,18//Lv 23,6tACM;h; gx;; Es 34,22//Nm 28/26//Dt 16,10tA[buv' gx;; Lv
23,34//Dt 16,13tAKSuh; gx;. ‘Chag’ significa ‘danza intorno, processione, festa’ (spesso in
connessione con il pellegrinaggio)], gli Azzimi, le Settimane e le Tende, e la festa di Pasqua, la
quale infine è stata legata a quella degli Azzimi” (DE VAUX, p. 466).

41
Norme forse mai praticate: cfr. per l’anno sabbatico Lv 26,34-35.43; 2 Cr 36,21; per l’anno giubilare, cfr. le invettive
profetiche contro i latifondisti e i ricchi oppressori.
42
CARDELLINI INNOCENZO, Il ritmo settenario e le radici del sabato "biblico", in RivB LIX (2011), pp. 360-361. Nella
nota n. 23 alle pp. 360-361 così spiega: "La forma nominale shabbat[t] deriva da shab/pattum (l'interscambio delle consonanti labiali
b/p è un fenomeno conosciuto ...), che in ebraico perde la desinenza um e mantiene la seconda vocale breve (shabatt). La consonante
t in fine di parola perde la geminazione: shabat. L'accento tonico cade sulla seconda a breve in sillaba chiusa e provoca
l'allungamento di posizione della seconda a e conseguentemente produce la geminazione della seconda radicale: shabbat". Ma più
avanti riporta l'opinione di G. E. HASEL, Shabbat, in Anchor Bible Dictionary, V, p. 849: "Benché non ci sia una risposta
conclusiva, sembra certo che il nome shabbat non può derivare dal termine akkadico shab/pattum".
43
E' esattamente di 29 g 12 h 33'.
44
Smettete di presentare offerte inutili, l'incenso è un abominio per me; noviluni [ vd<xo], sabati, assemblee sacre, non
posso sopportare delitto e solennità..
45

46
~k,Ûyved>x'
I vostri noviluni [ ]e le vostre feste io detesto, sono per me un peso; sono stanco di sopportarli.
Farò cessare tutte le sue gioie, le feste, i noviluni, i sabati, tutte le sue solennità.
47
Voi dite: “Quando sarà passato il novilunio e si potrà vendere il grano? E il sabato, perché si possa smerciare il
frumento...”.
48
A carico del principe saranno gli olocausti, le oblazioni nelle solennità, nei noviluni e nei sabati, in tutte le feste della
gente d'Israele..
49
Dice il Signore Dio: Il portico dell'atrio interno che guarda a oriente rimarrà chiuso nei sei giorni di lavoro; sarà aperto il
sabato e nei giorni del novilunio..
50
Il popolo del paese si prostrerà nei sabati e nei giorni del novilunio all'ingresso del portico, davanti al Signore.
51
BC3Suonate il corno nel novilunio, nel plenilunio, nostro giorno di festa.
52
Dopo la centralizzazione del culto dovevano essere celebrate a Gerusalemme (cfr. Dt 16,6 per la Pasqua; Dt 16,11 per le
Settimane e Dt 16,15 per le Tende).
ISTITUZIONI RELIGIOSE – p. 11/20
“Tutte le feste giudaiche hanno un triplice fondamento: all'inizio vi sono le feste delle religioni
naturali, il legame con la creazione e con la ricerca di Dio da parte dell'umanità attraverso la
creazione; da qui si sviluppano le feste del ricordo, della commemorazione e della rievocazione
delle azioni salvifiche di Dio e, infine, il ricordo si trasforma sempre di più in speranza nella
futura azione salvifica perfetta, che manca ancora”53.

3.4.3. Pasqua e Azzimi


(cfr. Es 12,1-13,16; Lv 23,5-8; Nm 28,16-25; Dt 16,1-8)

¨Nome. Benché il nome sia di origine e significato incerti54, la radice xsp (cfr., al di fuori dei
testi liturgici,
¨le ricorrenze del verbo xs'P;: 2 Sm 4,4 (ni.; CEI2008 [Is-Baal] "rimase storpio"; LXX
ἐχωλάνθη; VG claudus effectus est), 1 Re 18,21 (pi.; CEI 2008 "salterete"; LXX
χωλανεῖτε ; VG claudicatis).26 (pi.; CEI2008 "saltellare"; LXX διέτρεχον; VG
transiliebant); Is 31,5 (qal; CEI2008 "risparmierà"; LXX περιποιήσεται; VG transiens)
¨e dell'aggettivo x;SePi (di uomini 2Sm 913 1927 Is 356 Jr 318 Pr 267 Gb 2915; Lv 2118; pl.
2S 56.8 Is 3323; di animali Dt 1521 Mal 18.13) nel senso di "storpio, zoppo")
partendo dall'idea di saltare, si specifica nel senso di zoppicare, passare oltre, risparmiare.
¨Origine. La prima (Pasqua) deriva da usi pastorali (in primavera, offerta di un agnello per
ottenere la fecondità e la prosperità delle greggi, cfr. DE VAUX, p. 470), la seconda (Azzimi)
da una festa agraria [= prima offerta delle primizie, cfr. DE VAUX, p. 472] per l’inizio della
mietitura dell’orzo55, che è la prima (cfr. DE VAUX, p. 471)56.
¨Evoluzione: poi furono storicizzate (sangue dell’agnello diventa quello messo sulle porte degli
Israeliti; pasto con pane azzimo ed erbe amare – pasto abituale del nomade – diventa il ricordo
del pasto frettoloso prima della partenza dall’Egitto) e riunite (forse al tempo di Giosia [640-
609], cfr. 2 Re 23,21-23, cfr. DE VAUX, p. 472). Si legge il Ct (primavera o allegoria
dell'Esodo?).
¨“Il primo documento extrabiblico conosciuto che attesta il 14 nisan come data fissa della
Pasqua è il 'papiro pasquale' di Elefantina. Datato al V anno di Dario (II; 423-404), ovvero nel
419-418, questa lettera [propriamente si tratta di un "rescritto"] emanata dalle autorità persiane
allinea la celebrazione della festa a Elefantina con quella di Gerusalemme” 57.

53
RATZIGER JOSEPH (PAPA BENEDETTO XVI), Gesù di Nazaret, 2007, Milano, p. 278. Cfr. anche p. 354: “Tutte le
feste giudaiche hanno tre dimensioni. Derivando da celebrazioni della religione naturale, parlano del Creatore e della creazione; si
trasformano poi in ricordi dell'agire storico di Dio e infine, in base a ciò, in feste della speranza che vanno incontro al Signore che
viene, nel quale giunge a compimento l'agire salvifico di Dio nella storia e si risolve al tempo stesso nella riconciliazione di tutta la
creazione”.
54
Così GIUNTOLI FEDERICO, Approfondimenti, in Dai frammenti alla storia. Introduzione al Pentateuco (Graphé, 2),
Torino, 2014, p. 311.
55
“Una festa agricola dunque, che ha cominciato ad osservarsi solo dopo l’ingresso degli Israeliti in Canaan (…) quindi può
essere stata acquisita dai Cananei” (DE VAUX, p. 472). “La vera festa delle primizie del raccolto è però quella delle Settimane che
segna la fine della mietitura dei grani; la festa degli Azzimi non ne è che la preparazione” (DE VAUX, p. 472).
56
In Erez Israel si comincia con la mietitura dell'orzo e si finisce con la mietitura del grano (= festa delle Settimane o
Shavuot). Cfr. anche TESTA EMMANUELE, Usi e riti degli Ebrei ortodossi, Jerusalem, 1973, p. 110 “Il 15 Nisan incomincia la
festa degli Azzimi (Chag ha Matstsot, Lev. 23,5-6), che originariamente era una festa agricola, legata con la mietitura dell'orzo
(Deut. 16,9), che veniva offerto come primizia (Es 23,15 e 34,18) e legata con il ciclo settimanale (per cui veniva celebrata tutta la
settimana)”. Cfr. anche PILCH JOHN J., Il sapore della parola. Lessico della vita quotidiana nella Bibbia, Milano, 2000, p. 34
“Dopo il frumento, l'orzo era il cereale più diffuso. L'orzo resiste al calore e alla scarsità d'acqua più del frumento e matura in meno
tempo: infatti la Pasqua ebraica (pesach) coincideva con la mietitura dell'orzo; la Pentecoste (shavuot) con quella del frumento”.
57
A. SERANDOUR, Ciò che Israele deve ai Persiani, in IL MONDO DELLA BIBBIA, n. 101, gennaio-febbraio, 2010, p.
23.
ISTITUZIONI RELIGIOSE – p. 12/20
ED PAUL SANDERS precisa: “Molti studiosi cristiani moderni pensano che ‘Pasqua’ si
applichi tecnicamente alla cena del 15 di Nisan, sicché il 14 Nisan sarebbe la vigilia di Pasqua
(…). Ciò è anacronistico e del tutto contrario alla documentazione antica, a cominciare dalla
Bibbia, la quale afferma che la Pasqua è il 14 (Es 12,6; Lv 23,5). Nel giudaismo prima del 70
[d. C.] ‘la Pasqua’ era tecnicamente l’animale, e il giorno di Pasqua era il giorno in cui
l’animale veniva sacrificato (per esempio, AG 3,24858sg.; Lsp [FILONE, Leggi speciali],
2,148-155; …). La cena si teneva il primo giorno degli Azzimi, il 15 di Nisan. Ma a partire
dalla distruzione del Tempio, la Pasqua nell’uso giudaico è passata a riferirsi alla cena, e
questo sviluppo giudaico posteriore alla’anno 70 spiega gli anacronismi in cui sono incorsi gli
studiosi moderni”.

3.4.4. Settimane o festa della mietitura delle primizie (Es 23,16 ‫ַ֤ח ג ַהָּק ִצי֙ר ִּבּכּוֵ֣ר י‬
‫ )ַמ ֲעֶׂ֔ש יָך‬o festa delle primizie della mietitura del frumento (Es 34,22 ‫ְוַ֤ח ג ָׁשֻב ֹע֙ת‬
‫ )ַּת ֲעֶׂ֣ש ה ְלָ֔ך ִּבּכּוֵ֖ר י ְק ִ֣צ יר ִחִּ֑ט ים‬o giorno delle primizie (Nm 28,26 ‫ּוְב֣יֹום‬
‫)ַהִּבּכּוִ֗ר ים‬.
Origine postmosaica, poiché posteriore all’insediamento di Israele in Canaan.
¨E’ la festa della mietitura del frumento (Es 23,16; 34,22), “si celebra sette settimane dopo il
taglio delle prime spighe [di orzo], cioè dopo la prima festa delle matstsot. In Num 28,26 è
chiamata tanto ‘festa delle settimane’ quanto ‘festa delle primizie’, bikkurim. Era la vera festa
delle primizie del raccolto, una festa gioiosa, cfr. Deut 16,11; Is 9,2” (DE VAUX, p. 474).
¨Storicizzazione in epoca postesilica: commemorazione del dono della Legge al Sinai59.
¨Il rituale più sviluppato è quello di Lv 23,15-21. “Cerimonia caratteristica è l’offerta di due
pani di farina novella, cotta con lievito: è la sola volta in cui il rituale prescrive l’uso del
fermento in una offerta presentata a Yahve” (DE VAUX, p. 474). Si legge Rut (mietitura).

3.4.5. Capanne o festa del raccolto (Es 23,16//34,22‫ָֽהָאִסף‬ ‫)ְוַ֤ח ג‬


¨Festa agricola (dunque postmosaica) del raccolto: uva, olive, frutta, verdura... (cfr. Es 23,16;
34,22): “raccolti gli ultimi frutti della terra, pressate le olive e pigiata l’uva, si viene a rendere
grazie a Dio” (DE VAUX, p. 476). "Il nome 'capanne' sembra provenire dall'usanza contadina di
costruire nei campi, durante la vendemmia e il raccolto della frutta e della verdura, capanne di
ramaglie e di frasche in cui, provvisoriamente, abitare o in cui depositare i prodotti del suolo che
si dovevano raccogliere"60.
¨“Era il più importante e più frequentato dei pellegrinaggi annuali al santuario” (ID.).
¨Secondo Lv 23,33.36.39-43, “che rappresenta l’ultima tappa dell’evoluzione, essa era una
festa gioiosa che durava sette giorni, con assemblee liturgiche, sacrifici nel tempio, soggiorno
sotto le capanne e impiego di rami verdi di palma e salici” (ROLLA, p. 232).
¨Storicizzazione (tardiva): ricordo della permanenza nel deserto. Si legge Qo61.
58
Τῷ δὲ μηνὶ τῷ Ξανθικῷ ὃς Νισὰν παρ᾽ ἡμῖν καλεῖται καὶ τοῦ ἔτους ἐστὶν ἀρχή τεσσαρεσκαιδεκάτῃ κατὰ σελήνην ἐν κριῷ τοῦ
ἡλίου καθεστῶτος τούτῳ γὰρ τῷ μηνὶ τῆς ὑπ᾽ Αἰγυπτίους δουλείας ἠλευθερώθημεν καὶ τὴν θυσίαν ἣν τότ᾽ ἐξιόντας ἀπ᾽ Αἰγύπτου

θῦσαι προεῖπον ἡμᾶς πάσχα λεγομένην δι᾽ ἔτους ἑκάστου θύειν ἐνόμισεν καὶ δὴ τελοῦμεν αὐτὴν κατὰ φατρίας μηδενὸς τῶν
τεθυμένων εἰς τὴν ἐπιοῦσαν τηρουμένου (tr. MORALDI LUIGI, Antichità giudaiche, vol. I, libri I-IX, Torino, 1998, p. 208: “Nel
mese di Xanthicus, che da noi è detto Nisan e segna l’inizio dell’anno, nel quattordicesimo giorno del calendario lunare, il sole allora
è nell’Ariete, proprio nel mese nel quale noi fummo tratti dalla servitù egiziana, ordinò che noi offrissimo lo stesso sacrificio, come
ho già detto, che offrimmo allora, nella partenza dall’Egitto, sacrificio detto Pasqua. Così, infatti, noi lo celebriamo divisi in fratrie
per non avanzare nulla delle vittime sacrificali fino al giorno dopo”).
59
Nella liturgia sinagogale la festa è anche chiamata Wnter'At !T;m; !m;z. (tempo del dono della nostra
Torah).
60
GIUNTOLI F., Approfondimenti..., p. 318.
61
Così l'Enciclopedia giudaica spiega l'uso di Qo in relazione questa festa: "The Book of Ecclesiastes is read in the
synagogue on the intermediate Sabbath of Sukkot or, when there is no intermediate Sabbath, on this day. Among the reasons given
ISTITUZIONI RELIGIOSE – p. 13/20
3.5. Feste posteriori.

3.5.1. Giorno delle espiazioni/perdoni


(Lv 23,28~yrIPuKi ~Ay).
¨Una delle grandi solennità del Giudaismo, tanto da venire chiamata semplicemente il Giorno
(cfr. MISHNAH, Yoma il trattato dedicato a questa solennità, il V del II ordine Moced)).
¨Si celebrava e si celebra il 10 di Tishri (settembre-ottobre).
¨“Nell’AT era un giorno non lavorativo, di penitenza e di digiuno, con assemblea al tempio
e particolari riti espiatori per il santuario, i sacerdoti e il popolo” (ROLLA, p. 232).
¨Lv 16, testo tardivo, ne dà il rituale particolareggiato, unendo due riti:
o Rito di espiazione (Lv 16,11-19). Il sommo sacerdote offre in sacrificio un toro (o
giovenco‫ )ְּבַפר ֶּבן־ָּבָק ר‬per i propri peccati e per quelli dei sacerdoti, poi entra (unica
volta nell’anno) nel Santo dei Santi incensa il kapporet e lo asperge con il sangue
del toro; poi immola un capro per i peccati del popolo e nuovamente asperge con il
sangue il kapporet. Il rito simboleggia il ristabilimento della comunione fra Dio e
il suo popolo (sangue = simbolo della vita).
o Il capro per Azazel (Lv 16,8-10.20-22.26) o capro emissario. La comunità offre due
capri, uno per YHWH e l’altro per Azazel. Il primo è offerto come sacrificio per i
peccati del popolo secondo il rito suddetto; il secondo, che più propriamente si
dovrebbe chiamare capro emissario, “con l’imposizione delle mani del sommo
sacerdote era caricato simbolicamente di tutti i peccati, volontari o meno, degli
Israeliti e poi cacciato nel deserto, dove si riteneva che abitasse il demone Azazel”
(ROLLA, p. 232).
¨La ricorrenza non sembra essere di origine mosaica; secondo alcuni però risalirebbe ai
primi tempi dell’insediamento in Canaan, date le analogie con simili riti del Vicino Oriente,
per altri di origine postesilica.

3.5.2. Purim62
(Est 9,20-32)
¨“GIUSEPPE FLAVIO (Ant., XI, 6, 13, [290-292]63) dice che la festa dei Purim si celebrava il
14 e il 15 Adar [cfr. Est 9,20-21 (TM) 20Mardocheo mise per iscritto questi avvenimenti e
mandò lettere a tutti i Giudei che erano in tutte le province del re Assuero, vicini e lontani,
21per stabilire loro che ogni anno celebrassero il quattordici e il quindici del mese di Adar;
(LXX) 20Mardocheo scrisse queste cose su un libro e lo mandò ai Giudei che vivevano nel
regno di Artaserse vicini e lontani, 21per stabilire questi giorni come festivi, da celebrare il

for the reading are: Its melancholy nature which makes it appropriate reading for the autumn festival; and the verse: "Divide a
portion into seven, yea, even into eight" (Eccles. 11:2) applied by the rabbis to the seven days of Sukkot and to this eight day )" o non
forse per i sette inviti alla gioia contenuti in Qo?.
62
Dall’accadico “Pûru” = destino, cfr. TESTA, Usi…¸ p. 95.
63
"Nel quattordicesimo giorno del mese di Dystro (“detto dagli Ebrei Adar” par. 286; =febbraio-marzo) si radunarono [i
Giudei in Susa] e uccisero trecento dei loro nemici, ma lasciarono intatto ogni loro avere. Nelle province e in altre città i Giudei
uccisero 5000 dei loro nemici; questi furono uccisi il tredici del mese e nel giorno appresso celebrarono una festa. Similmente
fecero i Giudei in Susa: si radunarono insieme per una festa il giorno 14 e il giorno seguente dello stesso mese. Di qui il motivo per
cui anche oggi tutti i Giudei della ecumene, in questi giorni fanno festa e si inviano l'un l'altro porzioni di vivande".
ISTITUZIONI RELIGIOSE – p. 14/20
quattordici e il quindici del mese di Adar.]64, per commemorare la rivincita dei Giudei di
Persia sui loro nemici” (DE VAUX, p. 493).
¨Il rituale è dato dagli scritti rabbinici. Il 13 Adar era un giorno di digiuno; il 14 e il 15 di
gioia: in sinagoga si ascoltava il libro di Ester; ci si scambiavano regali; si banchettava,
bevendo fino a non riuscire più a distinguere fra “Maledetto sia Aman” e “Benedetto sia
Mardocheo”; più tardi si aggiunse l’abitudine di mascherarsi e così la festa divenne il carnevale
dei Giudei (cfr. DE VAUX, p. 493).
¨Origine. Il libro di Ester, che nomina questa festa (9,26.28.29.31.32)65, non è storico, non
nomina mai Dio, non comporta alcun elemento propriamente cultuale, la festa non è – almeno
direttamente – in onore di YHWH, quindi sembra essere una festa di provenienza straniera66, la
cui origine rimane oscura (cfr. DE VAUX, p. 494), inoltre "Est 9,20-32 è di stile diverso e
sembra un'aggiunta" (BG2009, p. 923).

3.5.3. ‫ֲחֻנָּכה‬
(=dedicazione67), ta. evgkai,nia (=inaugurazione, rinnovamento; Gv 10,22).
¨Origine.
o L’istituzione è raccontata in 1 Mac 4,36-59; 2 Mac 10,1-8; GIUSEPPE FLAVIO,
Antichità giudaiche, VII, 6, 316-326. Giuda Maccabeo purificò il santuario profanato
da Antioco IV, e vi costruì un nuovo altare per gli olocausti, che fu inaugurato il 25
del mese di Kisleu (novembre-dicembre) 164. Fu deciso che la festa sarebbe stata
celebrata ogni anno per otto giorni (1 Mac 4,59; GIUSEPPE FLAVIO, Antichità…,
VII, 6, 324-325).
o In TB, Shabbat, 21b si legge Cosa è Hanukkah? Hanno insegnato i Maestri: il 25
del mese di Kislev iniziano gli otto giorni di Hanukkah, giorni in cui non si possono
fare manifestazioni di lutto e non si può digiunare. Quando i greci entrarono nel
Tempio, resero impuro tutto l'olio, e gli Asmonei, dopo aver sconfitto il nemico
greco, cercarono e non trovarono che una sola ampolla d'olio68, che era rimasta
pura, perché ancora chiusa con il sigillo del Sommo sacerdote. Questa ampolla
sarebbe bastata per illuminare il Tempio un solo giorno. Accadde un miracolo con
quella ampolla, e così essi poterono accendere il lume per otto giorni. L'anno
seguente stabilirono di rendere quei giorni, giorni di festa e di lode.69
¨Riti. Durava otto giorni; comportava: canto del Hallel (Sal 113-118), processione con rami
verdi e di palme, accensione di fiaccole (simbolo della Legge) tanto che GIUSEPPE la
denomina “festa delle Luci” (Antichità…, VII, 6, 325). “Sappiamo dalla Mishna e dagli scritti
rabbinici che s’accendevano lampade davanti ad ogni casa, una in più per ciascuno degli otto
giorni della festa” (DE VAUX, p. 490).

64
"I nostri maestri stabilirono che nelle città di cui la tradizione afferma che esse fossero cinte di mura prima dei tempi di
Giosuè e nella città di Susa, capitale dell'antica Persia, la celebrazione abbia luogo il 15 di Adar (Purim Shushan), negli altri [sic] il
14. In tutti i paesi d'Europa Purim si celebra il 14; nelle più antiche città di Palestina, come Gerusalemme, Hebron e in alcune città
antiche d'Egitto, si celebra il 15" ARTOM ELIA S., La vita di Israele, Firenze, 1937, p. 149.
65
Ma forse solo per fornirle una giustificazione storica (cfr. ROLLA, p. 233).
66
TESTA EMANUELE, Usi..., p. 95 “L’origine [= della Festa di Purim] è probabilmente pagana, forse con forti
dipendenze dal ‘Massacro dei Magi’ celebrato dai Persiani (ERODOTO, Historia, III, 68-79) e con influssi anche Babilonesi
(Mardocheo = Marduk; Ester = Ishtar)”.
67
Dell'altare cfr. Nm 7,10-11; 2 Cr 7,9; del tempio (o della reggia di Davide) cfr.Sal 30,1; mura di Gerusalemme cfr. Ne
12,27.
68
Necessario per “tenere acceso (...) il candelabro nel Tempio, cfr. COHN-SHERBOK DAN, Ebraismo, Cinisello Balsamo
(MI), 2000, s. v. Channukkah,
69
In BONSIRVEN, n. 627 il testo è così riferito: "Si racconta come una tradizione tannaita: al momento della vittoria degli
Asmonei, non si trovò che un'ampolla munita di sigillo del sommo sacerdote [dunque puro]; essa non poteva servire che per un
giorno, invece per miracolo durò otto giorni".
ISTITUZIONI RELIGIOSE – p. 15/20
3.5.4. Festa del Nuovo Anno ?
(cfr. DE VAUX, pp. 482-483)
¨Nel Giudaismo Rosh ha-shanah è una delle grandi feste annuali.
¨Si celebra il 1° di Tishri.
¨Comporta il suono dello shofar e inni di lode.
¨“Con tale nome e tali riti, la festa non è mai esistita per tutto il tempo dell’Antico
Testamento” (DE VAUX, p. 482).
“I libri apocrifi dell’Antico Testamento anteriori alla nostra era non parlano mai
d’una festa del Nuovo Anno, Giuseppe non l’include nella sua lista delle feste giudaiche,
Filone (De special. Legibus, II, 188) conosce dieci feste giudaiche fra cui quella del 1° di
Tishri, ma si attiene a quanto dicono Lv 23,23-25 23Il Signore parlò a Mosè e disse: 24«Parla agli
Israeliti dicendo: “Nel settimo mese, il primo giorno del mese sarà per voi riposo assoluto, un memoriale
celebrato a suon di tromba, una riunione sacra. 25Non farete alcun lavoro servile e offrirete sacrifici
consumati dal fuoco in onore del Signore”» e Num 29,1-6: è una ‘festa delle trombe’ che apre il
mese delle grandi feste” (ID., p. 483).

3.5.5. Festa dell’intronizzazione di YHWH o del Nuovo Anno di YHWH o


della regalità di YHWH?
(cfr. DE VAUX, pp. 483-485)
¨L’esistenza è sostenuta da SIGMUND MOWINCKEL. Includeva "un rito di intronizzazione
di YHWH come re che si svolgeva durante la festa del Nuovo Anno nel giorno del Capodanno,
a somiglianza di un'analoga celebrazione mesopotamica in cui avveniva l'intronizzazione del dio
Marduk"70.
¨Ma “nessuna traccia d’una festa dell’intronizzazione di Yahve (…) esiste nei testi sia liturgici
sia storici dell’Antico Testamento” (DE VAUX, p. 485).

APPENDICE I: CALENDARI PALESTINESI DEL I SEC. A. C .


(cfr. MANNS FRÉDÉRIC; Il Giudaismo. Ambiente e memoria del Nuovo Testamento, Bologna,
1994, pp. 103-105; STEGEMANN HARTMUT, Gli Esseni, Qumran, Giovanni Battista e Gesù.
Una monografia, Bologna, 1995, pp. 239-250; SACCHI PAOLO, Storia del Secondo Tempio.
Israele tra VI secolo a. C. e I secolo d. C., Torino, 1994, pp. 454-461)

In Palestina nel I sec. a. C. coesistevano due calendari: uno lunare71 e l'altro solare.
 Il calendario ufficiale72 del giudaismo all'inizio dell'era cristiana era quello lunare73. In esso
i mesi erano misurati dalle lunazioni, ma a causa delle feste agricole si teneva conto anche
del corso del sole. I dodici mesi lunari (29 o 30 giorni74) assommavano a 354 giorni annuali,
con un ritardo di 11 giorni e un quarto sull'anno solare, perciò occorreva aggiungere di tanto
70
MANICARDI LUCIANO, La regalità di Dio nel salterio, in PAROLA SPIRITO VITA, n. 28, 1993, n. 2, luglio-dicembre,
p. 45. L'autore esclude questa ipotesi, come pure ritiene congetturale un collegamento della festa dell'intronizzazione con la festa di
SUKKOT, cfr. p. 54.
71
SACCHI lo chiama “lunisolare”, cfr. SACCHI PAOLO, Storia del Secondo Tempio. Israele tra VI secolo a. C. e I secolo
d. C., Torino, 1994, p. 454.
72
Sebbene al tempo di Gesù esistessero in Palestina “due diversi calendari. Uno è detto lunisolare [o lunare] e uno solare”
SACCHI, Storia..., p. 454.
73
SACCHI, Storia…, p. 456 “Al tempo di Gesù è certo che il calendario lunisolare era usato in tutti gli atti civili. E’ il
calendario con cui Giuseppe Flavio daterà gli avvenimenti non molti anni dopo… Di fatto il calendario lunisolare corrispondeva a
quello babilonese e greco: era in definitiva il calendario internazionale del tempo”. CONTINI RICCARDO, Gli Ebrei di
Elefantina: un esempio emblematico di religione non biblica, in RStB, 21 (2009), n. 1, p. 172 "I documenti ufficiali negli ultimi
decenni del V sec. a. C. usavano regolarmente il calendario babilonese, adottato ufficialmente nell'impero achemenide, con
inizio nel mese di Nisan (marzo-aprile)".
74
La luna impiega 29 giorni e mezzo circa per tornare alla stessa fase.
ISTITUZIONI RELIGIOSE – p. 16/20
in tanto anni un mese supplementare. In questo calendario la Pasqua veniva celebrata nella
notte fra il 14 e i 15 del mese di Nisan, al plenilunio dopo l’equinozio di primavera.
◦ Quando il calendario lunare fu introdotto in Israele?
▪ Il libro di Ezechiele (VI sec.) suppone l’uso del calendario solare, secondo il quale le
visioni del Profeta, “quando sono datate, avvengono sempre o di venerdì o di
domenica, cioè o subito prima o subito dopo il tempo sacro del sabato”75.
76
▪ I Enoch o Enoch etiopico, il Libro dei Giubilei e i manoscritti rivenuti a Qumran
77
difendono un calendario solare di 364 giorni, pari a 52 settimane distribuite in
quattro trimestri di tredici settimane ciascuno, ciascuno dei quali comprende due
mesi di 30 giorni seguito da uno di 31. In questo calendario le feste cadevano sempre
nello stesso giorno della settimana, poiché l'anno e il trimestre comportavano un
numero esatto di settimane e le feste erano definite dal giorno del mese; perciò
l'inizio dell'anno cadeva sempre di mercoledì, il giorno della creazione degli astri
(cfr. Gn 1,14-19 il quarto giorno), e anche la la Pasqua ricorreva sempre di
mercoledì (la notte fra il 14 e il 15 del primo mese, Nisan).
78
▪ “Nel libro dei Giubilei [fine II sec a. C.] , come pure nel libro astronomico di [I]
Enoch, composto al più tardi nel III sec. a. C., si sottolinea ripetutamente che solo un
anno solare, con i suoi 364 giorni, corrisponde alla volontà creatrice di Dio”79.
▪ “Con ogni probabilità è questo [= il calendario solare] il sistema di calendario che
gli ebrei che rientrarono dall’Egitto portarono a Gerusalemme, quando l’editto
di Ciro, re dei persiani, ne permise il ritorno nel 538 a. C., e che regolò il culto del
tempio ricostruito di Gerusalemme dal giornod ella sua consacrazione nel 515 a.
C.”80.
▪ “Per quanto è possibile dimostrare è stato il sommo sacerdote Menelao a introdurre
per la prima volta nel 167 a. C. questo calendario lunare babilonese nel tempio di
Gerusalemme e, d’altronde, come calendario puramente pagano, senza il sabato e
senza una sola delle tradizionali feste ebraiche. La settimana di sette giorni e le feste
ebraiche vi furono integrate solo quando il Maccabeo Gionata, in occasione della sua
entrata in carica come sommo sacerdote nel 152 a. C., rimise in vigore (…) questo
calendario [lunare] al tempio di Gerusalemme”81.
▪ Una conferma si può forse trovare in Dn 7,25 [Antioco Epifane] proferirà insulti
contro l'Altissimo e distruggerà i santi dell'Altissimo; penserà di mutare i tempi e la
legge”, ove in luogo di “tempi” la TOB rende “calendrier”.
◦ I Sadducei, che pure consideravano come l'unico giusto il calendario solare, per motivi
politici, seguivano nel tempio il calendario lunare che era diventato ormai quello
ufficiale82.
83
◦ I Qumraniani, che rifiutavano il calendario lunare, a partire dal 152 rimasero essi soli
“fedeli al calendario solare di 364 giorni proprio della tradizione ebraico-palestinese” 84.
Recentemente due studiosi israeliani dell’Università di Haifa hanno decifrato uno dei
75
SACCHI, Storia…, p. 458; p. 458, alla nota 7 “Ez 1,1: ‘il 5 del IV mese’. E’ domenica. 3,19 si riferisce a sette giorni dopo.
8,1: ‘il 5 del VI mese’: è venerdì. 24,1: ‘il 10 del X mese’: è venerdì. 29,1: ‘il 12 del X mese’: è domenica. 31,1: il I del III mese: è
domenica. 32,1: ‘il I del XII mese’: è domenica. 33,21: ‘il 5 del X mese’: è domenica. 40,1: ‘il 10 del(VII) mese: è venerdì”.
76
Cfr. FLORENTINO GARCIA MARTINEZ (a cura di), Testi di Qumran, Brescia, 20032, pp. 681-711; pp. 72-73, n. 10 "...
La setta di Qumran, infatti, seguiva un calendario solare, al contrario del resto del giudaismo che, almeno a partire da una certa
epoca, si servì di quello lunisolare".
77
Scrivo “un calendario solare” perché “a Babilonia [e solo a Babilonia] esisteva al tempo dell'esilio un calendario
paragonabile a quello solare ebraico, in quanto era costituito da 12 mesi di 30 giorni l'uno per un totale di 360 giorni”, SACCHI,
Storia..., p. 456.
78
SACCHI, Storia..., p. 460.
79
STEGEMANN HARTMUT, Gli Esseni, Qumran, Giovanni Battista e Gesù. Una monografia, Bologna, 1995, p. 249.
80
STEGEMANN, Gli Esseni…, p. 242.
81
STEGEMANN, Gli Esseni…, pp. 246-247; cfr. anche p. 243 “Probabilmente, al tempio di Gerusalemme, esso [=
calendario solare] ha continuato a essere il calendario ufficiale e normativo fino al 167 a. C.”.
82
Cfr. STEGEMANN, Gli Esseni…, p. 248.
83
STEGEMANN, Gli Esseni..., p. 248.
84
STEGEMANN, Gli Esseni..., p. 247.
ISTITUZIONI RELIGIOSE – p. 17/20
due ultimi rotoli ritrovati nelle grotte di Qumran. Questo rotolo “contiene riferimenti al
calendario di 364 giorni”85.

 ANNIE JAUBERT in un'opera86 classica, “anche se ripetutamente criticata”87, per risolvere


le divergenze cronologiche tra i Sinottici e il Vangelo di Giovanni circa la data dell'ultima
cena di Gesù, ipotizza che Gesù celebrò la Pasqua seguendo il calendario solare, quindi di
mercoledì (si tratta del calendario sacerdotale tramandato dal Libro dei Giubilei e in uso
presso gli Esseni e a Qumran). JOSEPH RATZINGER, dopo aver esaminato questa ipotesi,
conclude: “Non disconoscerei, quindi, a questa tesi ogni probabilità, benché in
considerazione dei suoi problemi non sia possibile semplicemente accoglierla” 88. I problemi
rilevati da Papa Benedetto XVI in ordine all’adozione di tale ipotesi sono:
◦ l’antichità (II sec.) e l’estensione della tradizione che pone la cena di Gesù al giovedì
(in favore del mercoledì v’è solo la Didascalia dei Apostoli (inizio III sec.);
◦ improbabile uso da parte di Gesù del calendario diffuso principalmente a Qumran (il
Vangelo di Giovanni mostra che per le grandi feste Gesù seguiva il calendario giudaico
ufficiale).

85
LAFONTAINE CHRISTOPHE, Svelati i segreti del penultimo manoscritto di Qumran 29/01/2018
(http://www.terrasanta.net/tsx/lang/it/p10574/Svelati-i-segreti-del-penultimo-manoscritto-di-Qumran).
86
La date de la cène, Paris, 1957.
87
SACCHI, Storia..., p. 456, nota 3.
88
Gesù di Nazaret, II, Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione, Città del Vaticano, 2011, p. 128.
ISTITUZIONI RELIGIOSE – p. 18/20
APPENDICE II: SINAGOGA DI MAGDALA (50 a. C. – 100 d. C.)

Foto della pietra della sinagoga di Magdala con la rappresentazione della menorah.

La direttrice dello scavo Dina Avshalom-Gorni dell’I[srael] A[ntiquities] A[uthority] afferma:


“siamo di fronte ad una scoperta unica ed eccezionale. È la prima volta che viene ritrovata la
rappresentazione di una menorah risalente ai giorni del Secondo Tempio, cioè quando il
tempio (erodiano) era ancora in piedi. Questa è, la più antica lampada in contesto giudaico,
databile al periodo del Secondo Tempio, vale a dire all’inizio del periodo Romano Antico. Si può
supporre che il bassorilievo che compare sul blocco di pietra rinvenuto da IAA, sia stato scolpito da
un artista che doveva avere visto con i suoi occhi la menorah a sette bracci nel tempio a
Gerusalemme” (.http://www.gliscritti.it/blog/entry/924; 15/07/2017).

ISTITUZIONI RELIGIOSE – p. 19/20


SOMMARIO
ISTITUZIONI1
1. Istituzioni familiari1
2. Istituzioni civili1
3. Istituzioni religiose1
3.1. Sacerdozio1
3.1.1. Origine1
3.1.2. Vesti sacerdotali.2
3.1.3. Gerarchia.2
3.1.4. FUNZIONI sacerdotali.3
3.2. Luoghi sacri3
3.2.1. Nel periodo patriarcale3
3.2.2. Nel deserto: la Tenda (o Tabernacolo) e l'Arca3
3.2.3. In Israele prima della costruzione del Tempio5
3.2.4. Tempio di Gerusalemme5
3.2.5. La sinagoga6
3.3. Sacrifici8
3.3.1. Tipi disacrifici:8
3.3.2. Riti per i sacrificicruenti:9
3.3.3. Riti complementari:10
3.4. Feste10
3.4.1. Sabato10
3.4.2. Neomenia11
3.4.3. Pasqua e Azzimi11
3.4.4. Settimane o festa della mietitura delle primizie (Es 23,16 ‫ )ַ֤ח ג ַהָּק ִצי֙ר ִּבּכּוֵ֣ר י ַמֲעֶׂ֔ש יָך‬o festa
delle primizie della mietitura del frumento (Es 34,22 ‫ )ְוַ֤ח ג ָׁשֻב ֹע֙ת ַּת ֲעֶׂ֣ש ה ְלָ֔ך ִּבּכּוֵ֖ר י ְק ִ֣צ יר ִחִּ֑ט ים‬o giorno
delle primizie (Nm 28,26‫)ּוְב֣יֹום ַהִּבּכּוִ֗ר ים‬......................................................................13
3.4.5. Capanne o festa del raccolto (Es 23,16//34,22 ‫)ְוַ֤ח ג ָֽהָאִסף‬...........................13
3.5. Feste posteriori.13
3.5.1. Giorno delle espiazioni/perdoni13
3.5.2. Purim14
3.5.3. ‫ֲחֻנָּכה‬......................................................................................................... 15
3.5.4. Festa del Nuovo Anno ?15
3.5.5. Festa dell’intronizzazione di YHWH o del Nuovo Anno di YHWH o della
regalità di YHWH?16
APPENDICE I: CALENDARI PALESTINESI DEL I SEC. A. C.16
APPENDICE II: SINAGOGA DI MAGDALA (50 a. C. – 100 d. C.)18

ISTITUZIONI RELIGIOSE – p. 20/20

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