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Sarti Mauro
Commistione fra informazione corretta e informazione corrotta: la marchetta delle creme anticellulite.
Sommario
Introduzione .........................................................................................................................................3 I. La marchetta giornalistica: una pratica illegale, una necessit o unabitudine consolidata? .......4 La marchetta e la deontologia professionale....................................................................................4 Lopinione di Franco Abruzzo.........................................................................................................5 II. Un caso emblematico: le creme anticellulite ...............................................................................8 Gioia, il supplemento Salute & Bellezza e la causa del 1996 ......................................................8 1996-2010 Quando il silenzio fa pi notizia delle parole ................................................................9 III. La marchetta si evolve: il web 2.0 .........................................................................................12
Le pressioni sui blogger: PayPerPost e Buzz Marketing ...............................................................12 IV. Conclusioni ............................................................................................................................14
Introduzione
Venezia, 1760. Gaspare Gozzi deve sostenere il bilancio della Gazzetta Veneta in un momento economicamente difficile. I costi di carta, redazione, stampa e distribuzione sono molto elevati se paragonati al ricavato delle vendite, cos Gozzi decide di inserire spazi pubblicitari come fonte di sostentamento. Parigi, 1836. De Girardin, direttore de La Presse, sta ponderando una decisione molto simile a quella di Gozzi: dedicare come stabile nutrimento la quarta ed ultima pagina agli annunci economici. La scelta di mettere a stretto contatto la rclame con le notizie, decisamente innovativa per lepoca, non piace molto ai giornalisti, che la percepiscono come un vero e proprio dramma. Le critiche in particolare arrivano dal Armand Carrel. Lo scontro si inasprisce a tal punto che sfocia in una sfida alla pistola. A soccombere proprio Carrel che, spinto dallimprescindibile integrit di giornalista, viene considerato il primo martire dellinformazione pura. In un momento in cui il lettore viene costantemente confuso e raggirato da molteplici pubblicit camuffate da notizie e in cui gli inserzionisti contano pi dei direttori, parlare di integrit potrebbe quasi far sorridere. Il rapporto fra editori e inserzionisti diventato cruciale, ma parlarne sembra essere peccato. Ecco da dove nasce la volont di far luce sugli aspetti pi ombrosi di un fenomeno divenuto oramai consuetudine: la marchetta giornalistica.
Informazione e Pubblicit: un protocollo dintesa sul principio universale del diritto-dovere ad uninformazione veritiera e libera. Nel 1986 infatti si era acceso un dibattito fra addetti ai lavori tra cui Giorgio Bocca, Giuliano Re (allora direttore della concessionaria di pubblicit Il Sole 24ORE) e i direttori della divisione pubblicit Rizzoli e Mondadori per uninchiesta svolta da Prima Comunicazione: si era giunti a conclusione che la pubblicit stesse prevaricando le notizie. La Carta del 1988 come soluzione pone lobbligo di rendere ben distinguibili e riconoscibili tutti i messaggi commerciali esplicitandone lemittente e il committente. Cruciale la responsabilit per il rispetto del cittadino in quanto titolare del diritto ad una corretta informazione: nei confronti del pubblico (lettore-ascoltatore) la responsabilit della correttezza dei messaggi - ciascuno per la sua parte delle categorie professionali delle comunicazioni di massa. Solo nel 1993 ci si mobilita per la stesura di alcuni principi a cui i giornalisti debbono attenersi nel formare unopinione pubblica democratica. Viene redatta la Carta dei Doveri dei Giornalisti Italiani che si apre con un assunto di cui il giornalista corrotto sicuramente non tiene conto: Il rapporto di fiducia tra gli organi dinformazione e i cittadini la base di lavoro di ogni giornalista. Si affronta chiaramente anche il nostro tema: la distinzione fra informazione e pubblicit, ampliando cos il Protocollo dintesa del 1988. In questo senso la Carta assume unimportanza specifica su due fronti: comportamento del giornalista e funzione dei giornali. In particolare: I cittadini hanno il diritto di ricevere uninformazione corretta, sempre distinta dal messaggio pubblicitario[] I messaggi pubblicitari devono essere sempre e comunque distinguibili dai testi giornalistici attraverso chiare indicazioni. E palese sottolineare che tutti i principi elencati fino a qui sono assolutamente incompatibili con la pratica dellarticolo concordato. Appurato il motivo per cui si discuteva di informazione veritiera, cerchiamo di capire meglio perch libera. Semplice: le linee editoriali delle testate sono dettate oramai quasi esclusivamente dagli inserzionisti, che sembrano aver soppiantato i direttori costantemente sotto ricatto. Sempre pi servizi sono stilati copiando parola per parola le veline provenienti dagli uffici stampa di aziende e agenzie pubblicitarie. Ecco il motivo di tanta giustificata indignazione: instillare nel lettore con tutti i mezzi possibili il bisogno di accumulare, possedere, uniformarsi e apparire secondo i comandamenti dellindustria del consumo. Nulla sembra pi essere guidato dallo spirito di informazione tradizionale, culturale e sociale, di ricerca critica e approfondimento: solo allineamento (spesso imposto) con le direttive dellufficio marketing nel quale risulta molto difficile scovare qualcosa di etico e libero.
Abruzzo non ha mai negato la presenza di articoli farciti di pubblicit occulte. Per cercare di arginare il problema di commistione fra pubblicit e informazione, da buon giornalista, ha accusato pubblicamente le aziende colpevoli di corruzione, esortando con numerosi comunicati stampa a non aderire alle iniziative pagate dagli inserzionisti e a non accettare i soprusi degli uffici marketing. Inoltre ha dato vita ad operazioni del calibro di Azimut, iniziativa di denuncia nei confronti di unagenzia finanziaria dedita a continui tentativi di imbonimento tramite viaggi spesati. Dallalto della sua esperienza Abruzzo non ha mai demonizzato gli enormi introiti pubblicitari, ben cosciente dellimpossibilit di sopravvivenza del mondo dellinformazione con i soli ricavi del costo di copertina: Io non mi metto in testa di fermare la pubblicit, sarei un pazzo. So che la pubblicit paga la met degli stipendi. Io voglio una pubblicit pulita. Nel 2006 scriveva indignato Continuo a ricevere segnalazioni di comportamenti anomali da parte di alcune case: a) Diverse giornaliste di moda sono state invitate a trascorrere dieci giorni fra Pechino, Shanghai e Hong Kong da Donatella Versace per visitare un solo nuovo negozio. Con la conseguenza che i pezzi sono usciti su due giornali. b) Max Mara organizza un viaggio a Berlino per i suoi 50 anni che si possono festeggiare solo all'estero. c) Lettera confidenziale di Power Emprise a diversi giornalisti per richiedere recapiti privati con la finalit di inviare un presente natalizio per l'attenzione che ci hai dimostrato nel corso dellanno. d) Coin ha invitato la stampa a una presentazione specificando Ai gentili ospiti verr offerto oggi e domani uno sconto del 25% su tutti i prodotti. Complimenti!. Da qui nasce il bisogno di Abruzzo di proporre una soluzione a questo malcostume sempre pi compromettente Propongo la lettura del Codice de Il Sole 24 Ore. Eun modello per il giornalismo italiano. Dovrebbe essere fatto proprio dal Consiglio nazionale dellOrdine! La categoria deve cominciare a discutere questi problemi. E il momento di rivendicare il nostro ruolo di professionisti, mediatori intellettuali tra i fatti e la gente. Il citato Codice contiene misure volte ad evitare nella maniera pi assoluta conflitti dinteresse: rifiuto categorico di viaggi e omaggi, restituzione dei prodotti prova entro due mesi, obbligo di dichiarazione preventiva su eventuali conflitti generati da attivit lavorative di conoscenti e parenti entro il secondo grado, divieto di strumentalizzazione delle informazioni finanziarie di cui si viene a conoscenza solo per citarne alcune. Si deve ammettere che Abruzzo nelle sue battaglie non ha mai amato i metodi drastici meglio recuperare gradualmente le persone che hanno sbagliato. La radiazione non serve a nulla. Bisogna puntare sulla persuasione morale. Lui ha fornito una serie di regole concrete a cui aderire per evitare di cadere in errore separazione tra pubblicit e informazione; pretendere che negli articoli non siano infilate citazioni o foto di comodo; tenere docchio le inserzioni dei quotidiani onde evitare che il committente sia ripagato con redazionali nei settimanali di propriet delleditore; impedire la pubblicazione dei redazionali che non abbiano una grafica diversa dal resto del
giornale e che siano prive della indicazione informazione commerciale; rifiuto di scrivere testi e di dare contributi grafici e fotografici per gli Uffici marketing; ma soprattutto rinuncia alla firma tutte le volte che un articolo viene ritoccato dal direttore o da chi per lui. Conclude rivolgendosi ai direttori: Siete dei professionisti, vi dovete comportare come tali. Se puntate i piedi nessuno vi dar ordini osceni. I direttori devono avere le palle per reagire. Qualche no lo devono dire.
l'Autorit Garante a vederci chiaro e prendere provvedimenti: l'impostazione grafica del servizio basata sull'isolamento dei prodotti senza alcune premesse introduttive o esplicative, i confronti e le analisi complessive sono inesistenti e linsieme sembra risultare un grande collage di redazionali. La Venturi utilizza toni esclusivamente enfatici e anche il Garante evidenzia la totale assenza di qualsiasi connotazione e valutazione critica da parte della stessa. Dunque, se non ci sono raffronti o critiche: che tipo di informazione ci stata fornita? Anche per questa risposta serve poco ingegno: raffigurazioni fotografiche dei cosmetici con relativi marchi e denominazione in chiara evidenza possono definirsi solo promozione commerciale. Inoltre, come se fosse un caso dettato dal destino, sulla stessa rivista compaiono in altre pagine pubblicit tabellari dei prodotti inseriti nel servizio. A peggiorare la situazione il fatto che alcuni dei prodotti in questione, precisamente quelli della Kelemata S.p.a., sono stati denunciati per pubblicit ingannevole con sentenza definitiva n. 7855 datata 08/10/05 dal TAR del Lazio. Il TAR ha ritenuto che gli effetti e i risultati promessi fossero assolutamente incompatibili col prodotto stesso, in quanto le creme anticellulite agiscono esclusivamente in superficie a differenza di ci che le pubblicit e il servizio della Venturi volevano far credere. Il dossier di Gioia va contro tutti i principi deontologici del caso: fondamentale per linganno del cittadino la difficolt totale nel distinguere le pagine del servizio giornalistico da quelle pubblicitarie per via dell impostazione grafica. Infatti il Garante, nel procedimento P1928, ritiene l'articolo un messaggio pubblicitario non riconoscibile in quanto mascherato sotto la forma apparente di servizio giornalistico informativo, vietandone la diffusione. Per dovere di cronaca bisogna sottolineare che questa censura stato lunico provvedimento preso nei confronti del servizio. Nessun periodico femminile ha mai sviluppato un articolo in cui si spiegasse che le creme erano delle bufale o redatto una rettifica che informasse le lettrici della sentenza. Lunica dichiarazione che una lettrice attenta poteva notare era In realt il messaggio pubblicitario vantava caratteristiche del prodotto inesistenti riferita quindi alle pubblicit ingannevole delle creme, non alla marchetta. Contrariamente Gioia sarebbe potuta incappare nel rischio di perdita di credibilit, ma soprattutto di ingenti contratti di inserzione! Giammai! Parimenti nessuno si fatto scrupoli nel mancare di rispetto al cittadino tradendone la fiducia.
spiegare ai lettori che la stampa oramai stracolma di pubblicit mascherata. Come in tutte le situazioni in cui si muovono accuse contro qualcuno queste devono essere documentate con nomi e cognomi: il rischio che si faccia di tutta lerba un fascio, gettando discredito sullintera categoria. Come si gi detto al massimo viene pubblicata la notizia di una condanna
emessa dall'autorit garante senza ulteriori approfondimenti. A questo punto sorge un dubbio: forse non si parla delle marchette perch le marchette in realt le fanno tutti? Per fronteggiare il problema Roberto La Pira, giornalista che per 12 anni ha operato nel Comitato Difesa Consumatori, ha creato una rubrica per Il Sole 24ORE dal nome Il Futuro Dei Consumi in cui denuncia tutti i procedimenti nei confronti delle aziende che si macchiano del peccato di pubblicit ingannevole e/o occulta. E proprio lui ad aprirci gli occhi con un servizio che per molti giornalisti risulta troppo scomodo: smascherare le menzogne degli inserzionisti. La stragrande maggioranza dei giornali probabilmente non si potrebbe permettere di rischiare i propri contratti pubblicitari per informare i lettori. Grazie a La Pira possiamo capire linutilit di tutti quei servizi sui cosmetici anticellulite. Leggendo i vari procedimenti si pu individuare un elemento comune: nessun prodotto per uso topico pu sortire alcun effetto concreto per prevenire o attenuare la comparsa della cellulite. In pratica le creme agiscono solo sulla famigerata buccia darancia. Recentemente tra i provvedimenti dellAntitrust ne troviamo uno esemplare: quello nei confronti della celeberrima Somatoline a cui stata notificata una multa di 490.000. Somatoline: quella dello slogan La Cellulite una malattia. Un medicinale pu combatterla. Ma perch i periodici femminili non rassicurano le proprie lettrici spiegando la verit? Si sono visti decine e decine di articoli con diversi approfondimenti sugli effetti della malattia, con accezione patologica, panniculopatia edemato fibro sclerotica: perch un nome scientifico incute pi timore, pi ridondante e autorevole. Invece no, la cellulite non ha nulla a che vedere con una patologia, una malattia quanto lo pu essere una ruga. E una semplice alterazione fisiologica che si manifesta in quasi il 90% delle donne, tanto che alcuni studiosi vorrebbero inserirla fra i caratteri sessuali secondari femminili. Di cellulite non si muore, se non associata ad altre gravi patologie non necessario curarla e soprattutto una condizione non risolvibile con creme cosmetiche. Nessuna rubrica specializzata si sofferma a spiegare alle ragazze delle nuove generazioni, per cui sta diventando un vero problema psicologico, che per combattere la cellulite basta modificare semplicemente lo stile di vita. Se le ragazze smettessero banalmente di indossare tacchi alti, vestiti aderenti, se riducessero il consumo di alcolici e di sale, alle case farmaceutiche e cosmetiche non converrebbe molto. Se si iniziasse a puntualizzare che le ragioni principali della sua comparsa sono fattori genetici: chi mai perderebbe pi tempo a leggere dossier e spalmarsi litri e litri di creme?! Nessuno. E allora continuiamo a creare complessi nelle persone, facendole sentire in difetto e insicure, incapaci di vivere serenamente la propria vita e il rapporto col proprio corpo. Ma una
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spiegazione concreta c. Una persona sicura sarebbe infatti meno influenzabile e quindi le leggi dellindustria attecchirebbero molto pi difficilmente, in maniera del tutto controproducente al meccanismo delliperconsumo. Dato che si sta affrontando una tematica che riguarda il benessere psicofisico della persona, sembra adeguato fare riferimento ad alcune norme di buona condotta promosse da Comunicare il coma, un comitato composto dalla Onlus "Gli amici di Luca", dall'Universit degli Studi di Bologna e con il sostegno dell'Ordine dei Giornalisti. Queste norme si prefiggono lobiettivo di comunicare in maniera ottimale il coma e pi in generale la malattia e il dolore. Eccone alcuni stralci significativi Il giornalista, nella narrazione dei fatti () deve assumere un approccio che promuova uninformazione ampia in materia () Da parte loro, le associazioni professionali coinvolte sollecitano lo sviluppo e la formazione di una cultura specifica. Inoltre prevede una netta distinzione tra pubblicit e informazione, ovvero Il giornalista, nella redazione degli articoli in materia, ha il dovere di distinguere, attraverso chiare indicazioni, linformazione dalla pubblicit sanitaria o farmaceutica. Tutto ci non sembra allinearsi con la trattazione della cellulite come malattia, al contrario, pare che ci si accanisca nel convincere le persone di essere ammalate e di necessitare di cure. Sullargomento nessuno sta provvedendo a fornire uninformazione ampia e completa, ma bens una specifica cultura commerciale.
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Nel caso del PPP le aziende pur non chiedendo espressamente marchette ai blogger, pagano solo le recensioni positive ed entrambe le strategie non impongono ai collaboratori di distinguere graficamente o meglio con linserimento di puntuale disclaimer, i post (o articoli) pagati da quelli spontanei. La storia ci insegna che alla fine PayPerPost ha dovuto capitolare inserendo nella pagina di descrizione del servizio richiesto lespressione disclosure required (in realt quasi mai citata). Questo nuovo modo di operare oramai sistematico, soprattutto da quando iniziata la crisi economica, estremamente pericoloso perch tende a portare sul web la filosofia che gira su parecchie riviste cartacee: in modo pi o meno subdolo il contenuto si mescola con ladvertising, abbattendo il muro che separa larticolo di informazione dalla pubblicit. Eccola qua, la cara e vecchia marchetta che non passa mai di moda.
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IV. Conclusioni
Alla luce di quanto detto finora una domanda sorge spontanea: cosa farebbe oggi il famigerato Armand Carrel martire? Forse, invece della spada, sceglierebbe unarma diversa, pi efficace. Magari un bellarticolo di denuncia basato sullomert della categoria dei giornalisti, oppure sulle pressioni dei direttori e degli uffici marketing. Ma quale strumento possiamo utilizzare per non cadere nella trappola della pubblicit occulta? Quello pi semplice: il nostro senso critico. Mai abbassare la guardia, diffidare sempre degli articoli esclusivamente elogiativi, dei tormentoni e delle notizie ossessive, attenzione alle immagine e alle impostazioni grafiche. State alla larga da chi vi vuole insegnare a vivere la vostra vita: le marchette sono sempre in agguato. Vogliamo concludere con una speranza: la fiducia nelle nuove generazioni di giornalisti, che stanchi di questo scempio decidano di dedicare anima e cuore allinformazione onesta e veritiera, finalizzata ad apportare conoscenze e opinioni pure. Vogliamo credere in un futuro di giornalisti e direttori non corrotti, ma corretti.
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Bibliografia
Papuzzi A., Professione Giornalista, Le tecniche, i media, le regole, Donzelli, 2010 Bianchi P., Giannini S., La repubblica delle marchette, Chi e come della pubblicit occulta, Stampa alternativa, 2004
Linkografia
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