Indice 1. Gli anni della fondazione: dal 1876 al 1900 2. Il Corriere e i fratelli Albertini: dal 1900 al 1925 3. Gli anni del fascismo: dal 1925 al 1943 4. Il dopoguerra : dal 1943 al 1968 5. Gli anni 70 e 80 fra scandali e terrorismo 5.1. Lo scandalo p2 5.2. Lassassinio di Walter Tobagi 6. Gli anni 90: il mielismo
Nel 1898 Torelli Viollier lascia la direzione del Corriere e, dopo due anni di gestione da parte di Domenico Oliva, si insedia come direttore Luigi Albertini. Ed durante i ventuno anni di direzione Albertini, dal 1900 allautunno 1921, che il Corriere diventa una vera istituzione italiana. Furono molte, infatti, le innovazioni che Albertini port al suo Corriere; innanzi tutto una gestione politicamente intransigente nei confronti delloperato dei vari presidenti del consiglio che si alternarono in quegli anni (in particolare contro Giolitti); poi lidea di lanciare La Domenica del Corriere (divenuta poi famosa con il nome Corrierona) come inserto domenicale ricco di foto, illustrazioni e curiosit che diedero grande successo a questa pubblicazione; un'altra novit di cui Albertini coglie limportanza, gi nei suoi primi anni di direzione, lutilizzo delle fotografie a
corredo degli articoli, che rendono quindi pi piacevole e meno faticosa la lettura. Fu proprio attraverso queste ed altre innovazioni che il Corriere riusc ad emanciparsi dalla sua condizione di giornale di classe, ossia come espressione esclusiva della borghesia lombarda, per diventare il giornale pi letto dItalia superando il concorrente Il Secolo. Nello stesso anno, il 1904, il Corriere cambia sede, spostandosi nellormai storica sede di via Solferino. Albertini, tuttavia commette un fatale errore di valutazione politica sul fascismo. Come gran parte dellopinione pubblica italiana lo considera un fenomeno passeggero e facilmente imbrigliabile; un mezzo di cui servirsi per riportare l'ordine e la disciplina che caratterizzava lo Stato liberale. Ma il 28 ottobre 1922 cambia decisamente idea; in occasione della marcia su Roma, infatti, al Corriere vietato di andare in edicola, dove torna il 31 ottobre dando notizia del neonato governo Mussolini e interrogandosi, in un articolo di fondo, sul futuro della libert di informazione in Italia. Nei primi anni di governo fascista, tuttavia, il Corriere stesso pubblica, sulle notizie delle violenze squadriste, versioni che non si discostano da quelle dei comunicati ufficiali del governo, ponendosi quindi in maniera accondiscendente nei confronti del duce. Ad ogni modo nel giugno del 1924 la vicenda Matteotti segna il limite oltre il quale il Corriere del fratelli Albertini (Alberto, infatti, prende il posto di Luigi e lo conserva sino al 1925) non pi disposto a tollerare Mussolini. La direzione passa cos a Piero Croci, un redattore che viene posto a capo del Corriere per conformizzarlo alle necessit della dittatura fascista.
Gli anni della dittatura fascista, in via Solferino, possono essere riassunti dalloperato di un unico direttore: Aldo Borelli. E lui, infatti, che guida il Corriere dal 1929 al 1943. Durante questi anni Borelli si divide fra il dovuto appoggio alla politica del regime e lappoggio dato a molti redattori dichiaratamente antifascisti. Il metodo di Borelli per mantenere una certa autonomia dal regime nelle vicende interne al giornale semplice: abbandonare la politica. Lascia, infatti, che ad occuparsi della cronaca sia la redazione romana, dove vengono riscritte le cosiddette "veline", i dispacci informativi che provengono dagli uffici del governo. Negli anni in cui Borelli direttore assume un ruolo molto importante la pagina culturale, alla quale il direttore chiama a collaborare intellettuali in gran parte antifascisti (Benedetto Croce, Luigi Pirandello, Massimo Bontempelli, Corrado Alvaro). Proprio in questo periodo viene cos inaugurata la tradizione, fortemente radicata al Corriere della Sera, di regalare al
pubblico la prosa di coloro che scriveranno il Novecento letterario italiano; oltre ai gi citati autori, infatti, nel corso degli anni scriveranno sulle pagine del Corriere i pi grandi autori italiani, da Gabriele d'Annunzio a Pier Paolo Pasolini, passando per Moravia, Malaparte, Buzzati, Parise. Borelli si colloca cos in una posizione di mediatore fra le posizioni autoritarie del regime e quelle antifasciste dei suoi redattori; nonostante questo Borelli viene identificato con il regime e il 31 luglio 1943, sei giorni dopo la destituzione di Mussolini, costretto a passare il testimone.
Nellautunno del 43, dopo la breve esperienza di Ettore Janni, diventa direttore del Corriere Ermanno Amicucci, che fa del giornale il vero e proprio ufficio stampa della Repubblica di Sal. Questa parentesi repubblichina coster molto cara al Corriere quando, alla vigilia del trionfale ingresso dei partigiani a Milano, questi manifestano lintenzione di sopprimere il giornale. Nella notte del 25 aprile, un gruppo di giornalisti realizza, nonostante i divieti del Cln, nei locali della redazione storica, un foglio la cui testata recita: Il Nuovo Corriere. Anche il titolo di prima pagina vuole essere un segnale forte della virata data al giornale rispetto alla gestione Amicucci: " giunta la grande giornata - Milano insorge contro i nazifascisti". Tuttavia questo colpo di mano non basta per accattivarsi le simpatie del Cln che vieta la pubblicazione del Corriere. Per vedere in edicola un giornale prodotto dalla redazione di via Solferino non bisogner tuttavia aspettare molto. Infatti, gi nel 22 maggio esce in edicola Il Corriere dInformazione, diretto da Mario Borsa e a tutti gli effetti prestanome del Corriere della Sera, che torner solo il 7 maggio 1946. Il ritorno del Corriere frutto dellabilit di negoziazione della famiglia Crespi, proprietaria del giornale, che grazie alla mediazione di De Gasperi, riesce a placare i rancori che i ministri di sinistra ancora hanno nei confronti del passato filo-mussoliniano del Corriere. Tuttavia, fu imposto al giornale di dare un chiaro segnale della rottura col passato e cos, insieme al Corriere dInformazione (distribuito nel pomeriggio), si comincia a stampare Il Nuovo Corriere della Sera. La direzione del nuovo giornale viene affidata nuovamente a Borsa che, proprio dalle colonne del Corriere, in occasione del referendum del 2 giugno, invita i lettori a votare per la Repubblica. Questo fatto non solo il segnale di un riavvicinamento agli ideali liberali e borghesi che hanno da sempre contraddistinto il giornale, ma anche la conferma di come il Corriera riesca ad interpretare la situazione sociale e politica italiana.
Negli anni del dopoguerra il Corriere ricomincia ad essere un importante punto di riferimento per tutta la societ italiana. Ed proprio in questi anni di forte crescita economica per lItalia che conosce un forte aumento nella vendita, passando dalle 405mila copie del 1950 (direttore Emanuel) alle 610mila del 1972, anno in cui Spadolini lascia la direzione a Piero Ottone. Sotto linflusso del boom economico il Corriere cambia radicalmente il giornalismo italiano facendo del reportage un vero e proprio genere letterario, grazie alle collaborazioni con grandi reporter come Guido Piovene, Dino Buzzati ed Indro Montanelli.
(un'operazione da oltre 20 miliardi). La provenienza di una cos abbondante liquidit rimane tuttavia di provenienza ignota. In seguito verr scoperto che gli occulti burattinai di tutta la vicenda furono Paul Marcinkus, responsabile della banca del Vaticano, e Licio Gelli, capo della loggia massonica segreta Propaganda 2. Questa loggia, che in seguito verr disconosciuta dalla massoneria ufficiale, era un vero e proprio Stato nello Stato che, attraverso i suoi affiliati, mirava a prendere il controllo delle istituzioni per poter attuare un colpo di Stato in senso dittatoriale. Proprio la loggia Propaganda 2 (abbreviata in p2) si trover al centro della cronaca italiana a met degli anni ottanta quando verr resa nota la sua esistenza, i suoi obiettivi e i suoi affiliati. Fra i mezzi che la p2 riteneva indispensabili acquisire per raggiungere i propri fini, tutti elencati nel piano di rinascita democratica di Licio Gelli, rivestiva una grande importanza quello del controllo delle fonti di informazione. Ecco, ad esempio, alcuni stralci del piano di rinascita democratica: escludendo ogni operazione editoriale, che va sollecitata a livello di giornalisti attraverso una selezione che tocchi soprattutto: Corriere della Sera, Giorno, Giornale, Stampa, Resto del Carlino, Messaggero, Tempo, Roma, Mattino, Gazzetta del Mezzogiorno, Giornale di Sicilia per i quotidiani; e per i periodici: Europeo, Espresso, Panorama, Epoca , Oggi, Gente, Famiglia Cristiana. La RAI-TV va dimenticata; occorrer redigere un elenco di almeno 2 o 3 elementi, per ciascun quotidiano o periodico in modo tale che nessuno sappia dell'altro. L'azione dovr essere condotta a macchia d'olio, o, meglio, a catena, da non pi di 3 o 4 elementi che conoscono l'ambiente. Ai giornalisti acquisiti dovr essere affidato il compito di simpatizzare per gli esponenti politici In un secondo tempo occorrer: a) acquisire alcuni settimanali di battaglia; b) coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso una agenzia centralizzata; c) coordinare molte TV via cavo con l'agenzia per la stampa locale; d) dissolvere la RAI-TV in nome della libert di antenna ex art. 21 Costit. evidente, a questo punto, come i finanziamenti della p2 alla famiglia Rizzoli erano volti al controllo del Corriere della Sera, per farne un organo di propaganda della loggia. Fino al 1981, sar cos.
Il 20 maggio 1981, infatti, sono resi noti, da parte del presidente del consiglio Arnaldo Forlani, i nomi degli affiliati alla loggia massonica segreta Propaganda 2. Fra questi, oltre ad un gran numero di famosi imprenditori, politici e capi dellesercito risultano iscritti i vertici del gruppo Rizzoli ed il direttore del Corriere Franco di Bella. Unaltra conferma dellocculto controllo che la loggia di Gelli aveva sul giornale. Anche in questa occasione il Corriere, questa volta in senso negativo, si fa specchio della realt italiana, addirittura in anticipo rispetto alle note vicende degli anni a venire. La vicenda dei finanziamenti della p2 al gruppo Rizzoli e del controllo segreto che alcuni personaggi avevano sulla vita politica italiana , infatti, solo linizio di una lunga serie di indagini che porteranno, allinizio degli anni 90, a smascherare un vero e proprio sistema di poteri occulti che gestivano le istituzioni italiane. 5.2 Il terrorismo entra in redazione : lassassinio di Walter Tobagi Ma ancora pi grave ci che succede il 28 maggio 1980, una data che segna un forte cambiamento nella percezione del terrorismo da parte dellopinione pubblica italiana. Un gruppo di giovani figli di pap, frequentatori del vasto panorama della protesta giovanile milanese, riuniti nella Brigata XVIII marzo (in ricordo della strage di via Fracchia a Genova) uccidono a sangue freddo il giovane cronista del Corriere della Sera Walter Tobagi. Tobagi uno dei pi importanti redattori del Corriere e presidente dellAssociazione Lombarda dei Giornalisti; nonostante la sua giovane et (33 anni) le sue forti prese di posizione contro le Brigate Rosse e i suoi articoli di denuncia nei confronti del terrorismo sono ritenuti molto importanti dallopinione pubblica italiana. Tobagi, infatti, stato da subito uno dei pi attenti cronisti del fenomeno eversivo italiano, attento analista delle sue origini e delle sue caratteristiche nonch critico nei confronti dei mezzi utilizzati dalle bande terroristiche. Ma laspetto pi inquietante dellomicidio Tobagi senza dubbio la lunga polemica sui mandanti dellomicidio. Secondo alcuni, infatti, il volantino di rivendicazione consegnato a seguito dellomicidio, un lungo testo dalla scrittura colta e denso di analisi sociologiche e politiche, non poteva essere una produzione dei giovani studenti autori dellomicidio. Un altro particolare inquietante sicuramente la dichiarazione che fa il direttore del Corriere di quegli anni, Franco Di Bella, augurandosi per il bene del giornalismo italiano che i mandanti non vengano mai scoperti: avremmo amare sorprese. Ed ancora pi clamoroso il racconto che Bettino Craxi, segretario del Psi, fa delle confidenze dello stesso Di Bella nell'immediatezza del delitto; il direttore del Corriere rivel di essere certo che gli assassini di Walter sono qui, all'interno di questo giornale.
Quella che vede gli stessi colleghi di Tobagi come mandanti dellomicidio rimane tuttavia soltanto unipotesi che, per, dimostra ancora una volta come il Corriere rispecchi la realt fatta di intrighi e sospetti dellItalia degli anni di piombo.
Bibliografia
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