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TEORIA E TECNICHE DEL LINGUAGGIO GIORNALISTICO Vecchio Ordinamento

Docente: Professor Mauro Sarti

Barbara Tumiati
Matricola: 132146

INDICE

Introduzione Ristretti Orizzonti Lorigine: tra paradossi e obiettivi La macchina organizzativa Cercare e produrre notizie: risorse e limiti Regole per una buona informazione Impostazione, temi e struttura Stile e linguaggio Intervista alla Dottoressa Ornella Favero Conclusioni Bibliografia p. 3 p. 4 p. 5 p. 7 p. 8 p.12

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INTRODUZIONE

Negli anni settanta del Novecento inizia a muovere i primi passi nel contesto italiano un nuovo segmento giornalistico. Si tratta di un nuovo modo di fare informazione, attento principalmente ai temi ed alle problematiche sociali, che denuncia contemporaneamente disservizi e abusi: un campo molto ampio che abbraccia gli ambiti dellemarginazione, delle disabilit, della poverte molti altri altrettanto complessi. Un giornalismo che non a caso viene definito socialee che faticosamente riesce a farsi spazio, lottando contro lindifferenza e lo snobismo che troppo spesso hanno portato a relegare certe questioni ai margini, se non addirittura a farle passare del tutto inosservate. Lobiettivo principale proprio quello di riuscire a dare voce a chi non ce lha e visibilit a chi non compare mai, andando oltre lautoreferenzialit che caratterizza i mezzi di comunicazione di massa attuali e superando uninformazione sempre pi basata sullufficialit delle fonti legate ai centri di potere. Linformazione dal carcere e sul carcere una delle tante sfaccettature del giornalismo sociale. In Italia ha avuto un importante sviluppo soprattutto negli ultimi due decenni, riuscendo cos a gettare un po di luce su un mondo che appare purtroppo ancora tra i pi chiusi ed isolati. Parliamo, in particolare, di giornali frutto dellimpegno diretto di detenuti (affiancati da volontari, educatori, insegnanti, giornalisti) e pensati, nella maggior parte dei casi, non solo come strumenti di comunicazione interna, ma anche come ponti capaci di promuovere e favorire il dialogo con lesterno. Le pagine che seguono focalizzano lattenzione sullanalisi di una rivista allavanguardia nel mondo carcerario, Ristretti Orizzonti, nella speranza di riuscire a trasmettere limportanza e la forza che contraddistinguono iniziative di questo tipo.

RISTRETTI ORIZZONTI

Ristretti Orizzonti un periodico di informazione e cultura realizzato da detenuti e volontari della Casa di Reclusione Due Palazzi di Padova e dellIstituto Penale Femminile della Giudecca (Venezia).

Lorigine: tra paradossi e obiettivi


1997: un gruppo di volontari e carcerati della struttura di Padova decide di iniziare a battersi per raccontare il carcere e riuscire a fare uninformazione onesta proprio da un luogo che molto spesso accoglie persone che questa stessa onest non lhanno mai conosciuta. Una sfida quasi paradossale dunque ci che troviamo alle radici di questa rivista. Quello che vuole offrire , in primo luogo, uninformazione allinterno del carcere: essere informati consente di vivere la propria reclusione in modo diverso e fornisce indicazioni su come ci si debba comportare per farsi meno male in una realt cos dura. Leggere e approfondire certi temi significa, inoltre, non abbandonarsi passivamente al proprio destino ma prenderlo in mano e sviluppare anche capacit di dialogo, di critica, che possono offrire ai carcerati qualche possibilit in pi di non essere, in futuro, esclusi dalla societ. Non tutto: il giornale al quale si ambisce non deve essere solo uno strumento per detenuti e per coloro che di questa materia si occupano. Esso vuole parlare allesterno, soprattutto a chi conosce poco la realt della detenzione o a chi imbevuto di pregiudizi; vuole sensibilizzare lopinione pubblica e creare un contatto tra detenuti e territorio affinch, una volta scontata la propria pena, questi possano trovare un mondo meno ostile nei loro confronti. Un periodico dal carcere quale strumento di analisi, di dialogo, di reinserimento sociale. Perch Ristretti Orizzonti? Ristretti: nel linguaggio burocratico carcerario questo termine significa detenuto. In carcere si sta davvero stretti! Orizzonti: la rivista vuole aprire gli orizzonti ristretti della detenzione. In queste ristrettezze fisiche e spirituali vogliamo cercare di parlare mantenendo viva pi che mai lironia. 4

La macchina organizzativa
A volte mi sento rivolgere critiche buffe, come, per esempio, quella di non citare le date e i nomi dei ministri, oppure di trascurare lordine degli eventi. esattamente quello che cerco di evitare. Chi desidera informazioni del genere, vada alla biblioteca pubblica, dove trover tutti i dati che vuole consultando giornali dellepoca, bibliografie, ed enciclopedie.. Si tratta di uno dei tantissimi insegnamenti che ci ha lasciato il grande R. Kapuciski, capostipite del giornalismo sociale, ed alla luce di questo che mi limito a fornire in modo del tutto schematico solo alcune informazioni sullorganizzazione che rende possibile la produzione del giornale. Ideatrice, coordinatrice e direttrice del progetto la Dottoressa Ornella Favero; leditrice lAssociazione di volontariato penitenziario Il Granello di Senape. Il giornale scritto ed elaborato graficamente allinterno dellIstituto Due Palazzi ove ha sede la redazione. Si occupano della sua realizzazione sia detenuti italiani che stranieri poich il giornale intende rappresentare la totalit del popolo delle prigioni. Ciascuno di loro, nella duplice veste di giornalista e protagonista, svolge un compito specifico al quale si aggiunge poi una parte di lavoro effettuato in comune (es. la realizzazione delle interviste). Le copie sono stampate da una tipografia esterna, ma quelle destinate alla spedizione rientrano poi nella struttura per essere imbustate. Dal 1999 attiva una seconda redazione (alla Giudecca) che affianca quella di Padova; da circa quattro anni aperta una sede esterna in questultima citt, nella quale lavorano anche alcuni detenuti sottoposti a misure alternative. Fondamentale, infine, il ruolo di volontari e collaboratori esterni dei quali la rivista si avvale, fra i quali Carlo Lucarelli. Ricordiamo che quasi tutti offrono il loro contributo gratuitamente anche perch i ricavi, provenienti principalmente da abbonamenti, vendite dirette e progetti in collaborazione con enti locali, sono a malapena sufficienti per coprire i costi fissi, che sono rappresentati soprattutto dagli stipendi di tre detenuti e una detenuta, che lavorano nella sede esterna di Ristretti Orizzonti.

Cercare e produrre notizie: risorse e limiti

In che modo un detenuto-giornalista costretto a vivere recluso in uno spazio limitato e soggetto a regole e vincoli strettissimi, riesce ad entrare in possesso dei contenuti indispensabili per la realizzazione di un giornale? Sicuramente spunti interessanti provengono proprio dal carcere, dalle storie personali dei suoi protagonisti e dalla vita che quotidianamente si svolge al suo interno; a questi vanno poi sommati i materiali esterni con i quali si pu venire a contatto, quali riviste o materiali informativi prodotti da istituzioni e associazioni. Per quanto riguarda Ristretti Orizzonti tutto iniziato con la constatazione di quanto fosse insufficiente, se non addirittura assente, linformazione in alcuni ambiti specifici. I volontari si sono allora presi limpegno di portare in redazione articoli che ritenevano interessanti circa i temi della giustizia, delle pene, della sicurezzaIl passo successivo stato lindividuazione delle persone competenti su questi argomenti alle quali rivolgersi per avere pi informazioni. Il grosso problema, come appena accennato, era legato allimpossibilit da parte dei detenuti di lasciare la struttura per incontrarle direttamente e fare indagini sul campo cos, per ovviare a questa sedentariet obbligata, hanno deciso di stilare interviste scritte, spedite poi tramite posta. I primi tempi pochissime persone rispondevano; in seguito, quando il giornale riuscito a costruirsi una buona credibilit, le risposte hanno iniziato ad arrivare un po da tutti: avvocati, docenti universitariche oggi lo considerano uno strumento di grande utilit. Non potendo andare a caccia di notizie allesterno, ed essendo in ogni modo ridotti anche i movimenti allinterno della struttura, lunica alternativa consiste nelloperare affinch siano le notizie stesse ad arrivare in redazione: invitando ospiti; scrivendo a chi di dovere ecc. Ecco quindi che, dopo aver individuato il tema di cui occuparsi, tutti si mettono in moto non solo per capire come stanno realmente le cose, ma nella speranza anche di riuscire a proporre eventuali soluzioni utili per i vari problemi: studiano, si documentano, raccolgono testimonianze, discutono e si confrontano. Il giornale scaturisce proprio dalle discussioni che avvengono in redazione e tutti coloro che partecipano al progetto lo fanno con impegno e passionelo dimostra anche il fatto che per prendervi parte sono disposti a sacrificare quei pochi altri spazi che il regime carcerario consentirebbe loro. Parlando delle origini necessario sottolineare altri due problemi con i quali stato necessario fare i conti.

Da una parte, lassenza di competenze in materia di comunicazione e giornalismo dei detenuti, nonch le difficolt linguistiche degli stranieri e il diversissimo livello culturale; dallaltro, uninevitabile tendenza allautocensura. Di grande aiuto stata sicuramente lorganizzazione allinterno del carcere di incontri e corsi con professionisti che hanno offerto suggerimenti e spunti fondamentali per operare nel modo pi corretto. Con il tempo il dilettantismo stato superato. Sono state apprese le tecniche di base, e anche come organizzarsi e come sfruttare al meglio il contributo che ciascuno pu dare. Gli immigrati che lavorano al giornale, ad es, oggi conoscono bene litaliano e svolgono un ruolo importantissimo poich, oltre alla ricchezza che la loro diversit offre, possono operare come intermediari nei confronti dei connazionali. Molto stato fatto anche per cercare di contrastare la tendenza, dettata principalmente dalla paura, a non affrontare determinati temi o ad omettere certe informazioni (ad es. per non dispiacere al Magistrato di sorveglianza). Non esistono soluzioni semplici, ma gli operatori volontari si sono sforzati di trasmettere lidea che rispettando alcune regole di base sia possibile affrontare qualunque argomento dando difficilmente adito a critiche.

Regole per una buona informazione

La redazione cerca di offrire uninformazione che unisca lutilit del notiziario alla capacit di approfondimento di una rivista settoriale e illustri i temi attraverso la voce dei protagonisti. I principi ispiratori nello svolgimento del lavoro sono gli stessi che dovrebbero essere alla base di qualunque giornalismo onesto e corretto. Nessuna superficialit o approssimazione, ma uninformazione che sia consapevole e critica. Non fidarsi mai di ununica fonte ma cercare di allargare il pi possibile il numero di quelle a disposizione, al fine di avere la pi ampia e completa conoscenza del fenomeno in questione. Prima di iniziare a scrivere bisogna documentarsi. Mettere a punto serie verifiche; controllare in modo rigoroso i dati. Ci significa, per prima cosa, non accontentarsi dellinformazione da detenuto a detenuto: non sufficiente che un evento venga raccontato dal compagno di cella, ma necessario approfondire, indagare. Avere coraggio: non scartare certi temi solo perch spinosi. Evitare lautoreferenzialit (rischio molto forte quando si scrive in carcere) e non guardare ai problemi solo dalla propria prospettiva. Evitare posizioni di partigianeria: non innamorarsi di una sola voce ma cercare di riportare su ogni argomento tante posizioni diverse. Evitare le generalizzazioni Cercare di essere il pi possibile sinceri, onesti, senza peli sulla lingua e tendere allobiettivit

Impostazione, temi e struttura

Sono in tutto 67 i numeri di Ristretti Orizzonti pubblicati fino ad oggi, il primo dei quali datato giugno 1998. Inizialmente ne veniva realizzato uno ogni bimestre poi, dal 2000, si deciso di aggiungere ogni anno anche uno speciale a tema ( sugli affetti; sugli stranieri). Il formato (29, 54 .x 21,09 cm.) rimasto costante negli anni, mentre per quanto riguarda il numero di pagine si passati rapidamente dalle 32 iniziali alle 40, per poi attestarsi sulle 48 attuali. Fanno eccezione i numeri speciali che spesso tendono ad essere pi ricchi (es. Ve la insegno io la galera!!! Speciale il carcere entra a scuola, n. 3 del 2005: 64 pagg.). La tiratura media attuale di circa 2000 copie( inizialmente ovviamente era pi ridotta), diffuse soprattutto in Italia ma anche allestero: lobiettivo di riuscire presto ad aumentare nuovamente. Il prezzo di vendita attuale del giornale 2,50 a copia; labbonamento ordinario 15 mentre quello sostenitore 30. Ogni numero ha un suo titolo, in alcuni casi ad effetto, che riflette il tema principale che lo contraddistingue: Monumento al sovraffollamento, n. 4 del 2003; No incensurato no party n. 6 del 2004. La copertina, scelta di volta in volta coerentemente con il titolo, sempre stata a colori: dal 2003 ha iniziato ad essere inserita con frequenza, fino a divenire una costante, la figura di dimensioni ridotte di un carcerato. Questi indossa la classica divisa a righe e un numero identificativo: la faccia generalmente sconcertata, atterrita. Il vignettista, che ha creato questo

personaggio (si chiamo Dado, e detesta essere chiamato Dado ristretto) un detenuto, Graziano Scialpi Tutte le altre parti del giornale sono stampate in bianco e nero. Ricordiamo che, dal n. 4 del 1999, sono gli stessi detenuti ad occuparsi dellelaborazione grafica poich stato insegnato loro come utilizzare i programmi necessari per farlo. Da Settembre del 2001 gestiscono anche un sito (nonostante in carcere non si possa utilizzare internet): il pi completo ed articolato dEuropa sulla materia in questione e lindirizzo, www.ristretti.it oggi sempre indicato nella copertina. In terza di copertina troviamo indicazioni quali il prezzo di vendita, la sede, i nomi di redattori e collaboratori. Allinterno della rivista sono sempre presenti uninchiesta su un problema molto sentito o di attualit, alcune delle numerose rubriche che la redazione ha creato, e quello che possiamo definire un inserto culturale. Sfogliando le prime pagine ci imbattiamo nellindice e nelleditoriale. Questultimo fotografa levolversi della situazione numero dopo numero, introduce i lettori agli argomenti affrontati e illustra la posizione del suo autore al riguardo: spesso non firmato, altre volte firmato dalla redazione oppure dalla Dottoressa Favero. Ornella Favero firma sempre leditoriale se al suo interno lei tocca temi scottanti perch vuole mettere ben in chiaro che la responsabilit di quanto scritto solo sua. Subito dopo troviamo la rubrica Parliamone, assente in pochissimi numeri, nella quale largomento forte che contraddistingue la pubblicazione viene affrontato tramite la stesura di diversi articoli, oppure attraverso testimonianze o dibattiti in redazione (es. Detenuti a catinelle senza paracadute, n. 5 del 2006: la rubrica Parliamone dedicata allindulto). Ristretti Orizzonti tiene molto in considerazione le questioni legate allemarginazione in senso generale anche se, ovviamente, linteresse principale puntato sui temi strettamente carcerari, sui problemi che in un modo o nellaltro interessano tutti i detenuti e con i quali sono costretti a scontrarsi quotidianamente (difficolt del dopo carcere, tutela della salute). Prospettiva: lavoro e Sani-dentro sono solo alcune delle rubriche importanti in questo senso. I titoli sono abbastanza eloquenti: la prima si occupa appunto del tema del lavoro, della possibilit di svolgere attivit professionali allinterno o fuori dal carcere (es. il n. 5 del 2006 dedica un articolo alla Cooperativa Fiordisapori che coinvolge, retribuendole, donne detenute ed altri soggetti svantaggiati nello svolgimento di attivit di catering e ristorazione). La seconda, invece, presenta notizie e testimonianze che riguardano la salute allinterno delle strutture di reclusione. Oppure ancora, Sprigionare gli affetti: le difficolt che il carcere crea nei rapporti familiari, ad es. tra genitori e figli; laffettivit al suo interno e le testimonianze dei parenti dei detenuti.

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A queste si aggiungono spazi dedicati a situazioni di disagio specifiche, basti pensare alle donne o agli immigrati che hanno esigenze e sperimentano realt diverse tra loro seppur accomunati dal medesimo stato di ristretti. Se, da una parte, in queste pagine gli stessi protagonisti possono raccontare in prima persona le loro storie, dallaltra possono trovare informazioni relative ai diritti e alle iniziative che li riguardano da vicino. Donne dentro: le voci delle donne recluse raccolte grazie allimpegno della redazione della Giudecca e allimportante apporto della corrispondenza sulla quale il giornale pu contare. Voci da lontano: persone emigrate dalla loro terra dorigine, spesso alla ricerca di un futuro migliore, che in Italia hanno commesso reati puniti con la detenzione. Si raccontano; parlano del proprio passato, della loro cultura, del presente e del futuro: le paure, le difficolt di una detenzione lontano da casa. S.O.S immigrati, e cos via Infine, vi sono sezioni di taglio pi leggero come Attenti al libro al cui interno possibile trovare indicazioni di lettura e recensioni di testi, soprattutto quelli che affrontano i temi del disagio sociale o della realt carceraria. Qui vengono presentati anche i libri che la stessa redazione da alcuni anni ha iniziato a pubblicare (es. Lamore a tempo di galera e Donne in sospeso). Va sottolineato che i numeri speciali, in alcuni casi, presentano unimpostazione leggermente differente rispetto agli altri in quanto possono essere articolati ricorrendo a sezioni create appositamente per loccasione. Ritornando al gi citato speciale del 2005, ad es., troviamo rubriche quali Caro detenuto ti scrivo, oppure Un film visto insieme. Le tipologie di interventi giornalistici, come si pu facilmente intuire, sono di diversa natura: in alcuni casi ci troviamo difronte a vere e proprie interviste, con domande e relative risposte; altre volte vengono riportati i confronti, le discussioni che avvengono durante gli incontri nella redazione in carcere, indicando chiaramente gli interventi di ciascun partecipante; altre ancora ci imbattiamo nel racconto di esperienze fatte in prima persona dallautore (quasi come se si trattasse di pagine di diario) Gli articoli sono di solito arricchiti da una o pi fotografie, prive di titoli o didascalie, aventi soprattutto una funzione illustrativa e di arricchimento del testo scritto: si cerca di ricorrere a immagini che siano il pi possibile significative e non semplici abbellimenti. Spesso sono presenti anche disegni o vignette, create da uno dei detenuti (il vignettista entrato in redazione successivamente, quindi non troviamo questi contribuiti nei primi numeri). I pezzi realizzati dai giornalisti del Due Palazzi sono firmati con nome e cognome per esteso dellautore (oppure con la dicitura a cura della redazione se prodotti a pi mani), mentre le donne della Giudecca si identificano utilizzando solo il nome di battesimo.

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Nella scelta dei titoli preferiscono ricorrere a quelli di tipo enunciativo piuttosto che paradigmatico e, per quanto riguarda la loro composizione, gli elementi possono di volta in volta variare. Es.Titolo + sommario:

Es. occhiello + titolo vero e proprio + sommario:

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Stile e linguaggio
Posti di fronte al compito di scrivere un articolo, i primi detenuti finivano spesso con lutilizzare uno stile retorico, esagerato, ricco di frasi ad effetto e di termini giuridici. Gli autori apparivano, inoltre, come semplici osservatori esterni: i pezzi erano del tutto impersonali, carichi di generalizzazioni e quindi non adatti allidea di giornale che si erano preposti. Il linguaggio stato modificato rapidamente affinch divenisse non solo semplice, chiaro e comprensibile, ma anche meno freddo e distaccato. Se tra gli scopi vi quello di ridurre la distanza che separa chi vive dentro da chi sta fuori, indispensabile parlare alla testa e al cuore delle persone, senza nascondersi o puntare sullesibizionismo e sulleccesso di termini tecnici che finiscono per essere un ostacolo alla

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comunicazione. importante riportare le emozioni con grande autenticit, ricorrendo ad un tono pacato anche quando si tratta di sentimenti forti, ma anche evitare pietismi, lamenti e vittimismi. Per questo la redazione punta principalmente sullironia. Naturalmente non unimpresa facile: se guardiamo com oggi la carcerazione in Italia ci rendiamo conto che lamentele e proteste sarebbero pi che motivate. Gli stessi detenuti sono per consapevoli del fatto che percorrere questa strada produrrebbe solo critiche da parte dellopinione pubblica; la reazione pi probabile sarebbe: Potevate pensarci prima di commettere certi sbagli!. Meglio dunque cercare di unire informazione e testimonianze dei detenuti, usando le parole giuste, un tono sobrio e uno stile asciutto, non urlato.

INTERVISTA ALLA DOTTORESSA ORNELLA FAVERO

Domanda: Lei lideatrice della rivista Ristretti Orizzonti; che cosa lha spinta a dare vita ad un progetto cos impegnativo e difficile? Risposta : Sono entrata allinterno della struttura carceraria quasi casualmente per tenere dei corsi, e conoscevo poco questa realt. Inizialmente ho pensato ad un giornale che potesse essere un bollettino, un foglio interno, e magari che potesse esserci anche qualche uscita esterna lidea di uscire cera, ma era soprattutto unambizione. Successivamente 14

questa ambizione si trasformata in una sfida, quella di parlare a lettori che non fossero addetti ai lavori. Il carcere un luogo che appiattisce le persone e le deresponsabilizza, noi invece volevamo un giornale nel quale le persone potessero esprimersi e sentirsi responsabili delle proprie scelte. Lo scopo principale per non era di fare un giornale scritto da detenuti e basta, ma che fosse anche scritto bene. Noi lavoriamo tantissimo sulla scrittura. La sfida consiste nel lavorare sulla scrittura e riuscire a fare un prodotto di qualit.

Domanda: Quali requisiti deve avere un detenuto per essere ammesso a lavorare in redazione? Risposta: Il detenuto che interessato a partecipare allattivit redazionale deve fare richiesta compilando una domandina (qualsiasi cosa il detenuto richieda deve farlo compilando lapposita domandina). Successivamente la redazione fa un colloquio con lui. I criteri adottati nella valutazione delle persone sono fondamentalmente tre: Deve avere una pena lunga.Vengono inserite nella redazione anche persone con pena breve, ma lossatura della redazione composta da persone che possano investire in questo progetto. Le persone devono dimostrare curiosit, voglia di impegnarsi e di dare energie. importante anche che leggano. Chiediamo alla persona in questione se legge e cosa legge. Gli stessi detenuti possono raccomandare altri carcerati che ritengono particolarmente svegli e adatti allattivit redazionale. Domanda: Vi sentite mai demoralizzati, scoraggiati, visto che i media spesso vi remano contro mostrando solo gli aspetti negativi del carcere e dei detenuti? Risposta: Questo ci stimola ancora di pi, anche ad allargare la nostra esperienz. Per esempio, il quotidiano pi importante di Padova, Il Mattino di Padova,, il luned lascia alla redazione mezza pagina e l possiamo esprimere il nostro punto di vista anche opposto a quello dei media. E poi ci sono programmi televisivi e giornali che spesso usano il nostro sito come punto di riferimento, quindi oggi siamo considerati e abbiamo possibilit di far sentire la nostra voce. Io appartengo a quella categoria di persone che credono che il mare si possa svuotare con un cucchiaino. Se si riuscisse a fare un lavoro 15

capillare un poovunque per sensibilizzare lopinione pubblica si potrebbe contrastare meglio quello che dicono i media, spesso basato su pregiudizi e semplificazioni. Tutti pensano, ad es, che le pene in Italia siano brevi e leggere, invece ci sono e sono dure, ma il problema che vengono date a distanza di anni dal reato: la giustizia italiana troppo lenta. La tv distorce in questo trasmette unidea di impunit ma non cos. Domanda: Per quanto riguarda il problema dellautocensura, ci sono temi che ancora oggi difficilmente affrontate? Risposta: No. Ad esempio, chi ha commesso reati sessuali viene messo in una sezione a parte e guardato male dagli altri detenuti, ma oggi noi affrontiamo anche queste tematiche. Noi poi non abbiamo una censura da parte della direzione del carcere. Solo io leggo il giornale e al limite censuro o chiedo spiegazioni; sono io che supervisiono. Autocensura invece pu essere anche una scelta responsabile delle persone, che imparano a stare attenti a come gli altri possono considerare ci che dici; porsi dei limiti anche giusto. Noi lavoriamo molto sulle parole; bisogna fare i conti con le parole perch a volte queste vengono usate con leggerezza: ad esempio non posso accettare che si usi la frase Ci scappato il morto quando si parla di situazioni in cui una persona stata uccisa, sia pure senza una premeditazione. Noi ragioniamo molto sulle parole.

Domanda: Avete una vostra deontologia? Risposta: S, siamo molto attenti a questo aspetto. Difficilmente ad esempio parliamo di vicende giudiziarie che riguardano la singola persona ma cerchiamo di parlare di problemi che possono essere utili a tutti. Anche nel linguaggio stiamo molto attenti; bisogna imparare a misurare le parole ed il racconto della propria storia; bisogna tutelare anche le vittime dei reati. Il progetto che abbiamo avviato per avvicinare il carcere e le scuole, molto utile in questo senso perch ci aiuta a regolarci. Un fatto che accaduto durante questi incontri ci ha fatto capire che i danni causati da certi reati non sono monetizzabili, quindi dire reato di poco conto riferendoci ad esempio ad un furto sbagliato perch per la vittima pu essere stato un evento traumatico. Dobbiamo essere attenti osservatori del mondo fuori. 16

Non voglio fare un giornale che difenda i detenuti ma un giornale che sia onesto, che racconti una realt complessa come quella del carcere senza superficialit e senza semplificazioni.

CONCLUSIONI

Quante volte televisione, radio o stampa nazionale e locale affrontano il tema della detenzione? Decisamente poche. E quando lo fanno offrono spesso notizie che non hanno un riscontro reale con 17

quella che la vita in carcere; oppure ci forniscono dati quantitativi (es. quanti immigrati affollano le nostre strutture) o raccontano fatti drammatici, tragici (larresto di un temuto criminale; il carcerato rimesso in libert grazie allindulto e subito macchiatosi di un nuovo reato) e via dicendo. Tutto questo non fa che alimentare rabbia e distacco nella societ. Ebbene, Ristretti Orizzonti ci ricorda che questi sono solo alcuni dei tantissimi tasselli che compongono il mosaico, e non dobbiamo dimenticare che dietro ogni detenuto c una persona, non un reato che cammina. Una persona che, nella maggior parte dei casi, riconosce le proprie scelte sbagliate e paga le proprie colpe, che non cerca giustificazioni o sconti ma la possibilit di essere ascoltata ed aiutata a cambiare, a riscattarsi, anzich essere abbandonata a se stessa. Kapuciski afferma che il giornalismo, o meglio il buon giornalismo, deve essere intenzionale, ossia prefissarsi uno scopo e cercare di produrre qualche cambiamento. Cambiare direttamente le cose no, ma contribuirvi s, poich informando lopinione pubblica possibile influire indirettamente sulle decisioni. La redazione di Ristretti Orizzonti rappresenta sicuramente lapplicazione concreta di questo principio: quelli che abbiamo davanti sono, infatti, uomini e donne che scrivono e raccontano per ottenere qualcosasi battono per qualcosa di molto importante seppure nelle ristrettezze di una prigione.

BIBLIOGRAFIA

o Papuzzi A., Professione giornalista, Donzelli, 2003 18

o Sorrentino C., Il giornalismo, Carocci, 2002 o Sarti M., Il giornalismo sociale, Carocci, 2007 o Kapuscinski R., Il cinico non adatto a questo mestiere, Edizioni e/o, 2000 o Kapuscinski R., Autoritratto di un reporter, Feltrinelli, 2006 o Associazione Antigone, Il carcere trasparente, Castelvecchi, 2000 o Materiale messo a disposizione dalla Dottoressa Favero e dalla redazione di Ristretti Orizzonti o Ristretti Orizzonti: tutti i numeri degli anni 2005; 2006; 2007 o Sito: www.ristretti.it

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