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Questioni di approccio
Carlo Bianchini
Marika Griffo
Luca James Senatore
Affiliazione
Sapienza, Università di Roma, Dipartimento di Storia, Disegno e Restauro
dell’Architettura
e-mail:
carlo.bianchini@uniroma1.it
marika.griffo@uniroma1.it
luca.senatore@uniroma1.it
Abstract
In riferimento al patrimonio costruito, il contributo indaga un approccio
alla modellazione per l’esplicitazione della dualità tra i caratteri di idealità
e quelli legati all’oggetto nella sua configurazione reale. Il parallelismo
con le tipologie di testing sviluppate in ambito informatico porta a
integrare tale dualità nel modello.
Key words
patrimonio costruito, grey box testing, as built BIM, processo costruttivo,
processo compositivo
built heritage, grey box testing, as built BIM, constructive process, design
process
1. Introduzione
1. Introduction
La produzione di modelli informati nel settore delle costruzioni (AEC
industry), comunemente associati ad un processo BIM, costituisce ormai
un imprescindibile necessità in grado di assolvere a numerose richieste
per la gestione del Patrimonio Costruito.
Quella che costituiva una delle possibili soluzioni per la modellazione
dell’architettura, si è recentemente (DL 570 del 2017) trasformata in una
necessità che si inserisce nel processo di digitalizzazione del Patrimonio
al fine di salvaguardarne le corrette forme di gestione e mantenimento.
In una parola è possibile associare all’acronimo BIM il termine “controllo”
durante le diverse fasi del processo edilizio, da quella ideativa; a quella
costruttiva, a quella gestionale fino a quella manutentiva.
All’interno di questo quadro, la necessità amministrativa di testare come
questo approccio “informato” possa qualificare il ruolo della modellazione
e la volontà di sperimentare soluzioni nell’ambito della disciplina della
rappresentazione, hanno visto cimentarsi gli esperti del settore nel
tentativo di piegare questi prodotti software ai bisogni della conoscenza
estesa di un manufatto. Questo aspetto fornisce certamente l’opportunità
di testare ed ottimizzare modelli di lavoro basati sulla sistematizzazione
di ruoli e sulla condivisione delle proprietà di un elemento digitale. Questi
sviluppi, non sempre già previsti dai produttori software, permettono che
il prodotto realizzato possa rientrare in un flusso di lavoro informato da
cui sia possibile estrarre e quantificare un reale vantaggio.
Proprio la mancanza di regole di approccio alla modellazione già definite,
ha generato nell’ambito della ricerca e, più nello specifico, nel settore
disciplinare della rappresentazione, numerose linee di sperimentazione
per investigare, in particolare due aspetti:
- La definizione di un metodo condiviso che guidi la modellazione
- La definizione di parametri di riferimento, oltre a quelli già
normati, che qualifichino i diversi livelli informativi
La ricerca, per molti versi, si è impadronita di questi due temi principali
lasciati indietro tanto dagli sviluppatori software che dagli enti di
regolamentazione. Lo sviluppo software, infatti, ha focalizzato
l’attenzione sull’implementazione di strumenti che guidassero il processo
costruttivo di un nuovo edificio in tutte le diverse fasi con una modalità
digitale e smart, mentre, d’altro canto gli enti di regolamentazione delle
pratiche edilizie vanno ancora via via adeguandosi seguendo, invece di
precedere, le modalità operative in uso.
Questo tentativo di standardizzazione di processo è, come noto, reso
ancora più complicato dal fatto che il patrimonio edilizio del nostro Paese
è un patrimonio storico, tanto consistente da richiedere una trattazione
specifica, sintetizzata con l’acronimo HBIM1 [1]. Da ciò deriva l’esigenza
di confrontarsi con strategie di modellazione non ancora ben definite, in
riferimento ad un edificio che esiste, che il tempo ha modificato in
maniera più o meno sostanziale e del quale oggi, nella maggior parte dei
casi, è possibile acquisire informazioni solo in riferimento al suo
involucro.
A circa dieci anni dall’uso massivo di queste metodologie di lavoro,
queste questioni restano aperte e la discussione, che procede su linee
progetti di ricerca. Cfr. tesi di dottorato di M. Attenni “La struttura dei processi
HBIM tra rilievo e modello. Scomposizione e ricostruzione del patrimonio
architettonico”, tutor Prof. Carlo Bianchini, Alfonso Ippolito; tesi di dottorato S.
Nicastro “L’integrazione dei sistemi di Building Information Modeling nei processi
di conoscenza del Patrimonio Culturale. Premesse teoriche, criteri metodologici
e introduzione del Level of Reliability”, tutor Prof. Carlo Bianchini, progetto di
ricerca “metodologia operativa finalizzata alla creazione, alla modifica e all’
analisi di modelli BIM integrati in piattaforme IWMS (Integrated Workplace
Management Systems) per il patrimonio edilizio della Sapienza”. Ricercatore
Luca Senatore, coordinatore scientifico prof. Graziano Mario Valenti
sostanziale la conoscenza, e quindi la tutela, dei manufatti architettonici,
siano essi nuovi o esistenti.
refer to a BIM plug-in in which parametric objects are interactive and modeled
starting from a point cloud.
5In Garagnani 2013 [3], for example, the topic of the semantic connection
between design model and the as built one is a keypoint. Even if some software
limitations have been solved through the years, methodological issues are the
same. In Delpozzo et Al. 2022 [4] the analysis of the problem is well focused by
focusing on the theme of duality of approach to the model. Also in this case the
dichotomy is resolved by proposing the numerical model as a reference for all
that concerns the state of the art and the information model for the representation
of the "conceptual" characters. In Yang et Al. 2020 [5], on the other hand, the
problem of model singularity compared to the multitude of heterogeneous data
is addressed by distinctly analyzing four types of models: geometric, semantic,
parametric, and informational.
6 On this topic, the research group have started several research projects. Cfr.
PhD thesis of M. Attenni, “La struttura dei processi HBIM tra rilievo e modello.
Scomposizione e ricostruzione del patrimonio architettonico”, tutor Prof. Carlo
Bianchini, Alfonso Ippolito; S. Nicastro PhD thesis “L’integrazione dei sistemi di
Building Information Modeling nei processi di conoscenza del Patrimonio
Culturale. Premesse teoriche, criteri metodologici e introduzione del Level of
Reliability”, tutor Prof. Carlo Bianchini, the research project “metodologia
operativa finalizzata alla creazione, alla modifica e all’ analisi di modelli BIM
integrati in piattaforme IWMS (Integrated Workplace Management Systems) per
il patrimonio edilizio della Sapienza”. by Prof. Luca Senatore with the scientific
coordination of prof. Graziano Mario Valenti
process aims at proposing possible solutions that connects the current
state of the art of Research with the needs of a professional use of these
tools. The basic conviction of this paper lies in the fact that, in particular
in the case of computer models, only a correct "shared information" with
respect to the use of this approach to the built heritage, which puts
together the instances of research and professional practice, can be a
real tool to modify and improve substantially the knowledge and,
therefore, the protection of architectural artifacts, new and existing.
2. Quali obiettivi
2. Research’s goals
Al fine di inquadrare al meglio il problema, appare opportuno riproporre
alcune delle ragioni che portano all’utilizzo di un approccio di tipo
informativo alla modellazione in sostituzione di quello tradizionale.
L’utilizzo dei modelli informati ha la prerogativa e l’obiettivo di riportare
la complessità dell’edilizia in tutte le sue fasi all’interno di un unico
oggetto digitale, in grado di restituire all’utente tutte le informazioni
(geometriche, informative, cromatiche, storiche, impiantistiche, strutturali
etc.) per descrivere, quindi qualificare, la natura dell’oggetto.
Ciò è reso possibile da set di strumenti predisposti per gestire, con la
medesima semplicità, sia il tipico contenuto informativo di un database
che le caratteristiche metriche e posizionali dell’architettura affidate
generalmente a modellatori tridimensionali (Fig.1).
To frame out the problem, it’s necessary to call back the reasons why
the use of these methodologies is substituting the traditional ones.
The use of the informative models has the prerogative and the aim of
bringing back the complexity of the building in all its phases inside a
unique digital object to give back to the customer all the information
(geometric, informative, chromatic, historical, installations, structural
etc.) to describe, therefore to qualify, the nature of the object.
This is made possible by sets of tools designed to manage, with the same
simplicity, both the typical information content of a database and the
metric and positional characteristics of the architecture that are generally
entrusted to three-dimensional modelers (Fig.1).
Obviously, the possibilities of these tools are huge, related to the infinite
possibilities of putting together data contained in a customizable
database and possibilities given by the spatial definition of building
components. All this contents are linked together so that changes
occurred in the database can dynamically modify the geometric aspects
returned by the three-dimensional modeler and vice versa.
It appears evident that this solution has some considerable advantages,
that they can be reassumed in the possibility to operate choices on the
building, acting directly on its digital copy through simulation processes.
Just in virtue of the enormous informative content of the database, the
returned solutions reach levels of reliability significantly high, well beyond
those we can get through a traditional approach. This interconnection is
built ad hoc and makes it easy to systemize "worlds" (structures, plants,
energy, architecture, etc.) that until now were disconnected from each
other8. These "worlds" were traditionally intersected only during the
construction phase, highlighting, only then, the difficulty of addressing
the building process without a holistic approach (Fig.2).
Fig.3 Black box testing e white box testing: un confronto con l’architettura.
Fig.3 Black box testing and white box testing: a comparison with architecture.
10To get an overview of the various disciplines related in some way to built,
architectural, and archaeological heritage, see Scianna et Al. 2020 [9]
In the field of computer science the consistency of an algorithm is verified
a posteriori through two modes of testing [10][11] defined black and
white: the "Black Box testing" examine the functionality of an application
without entering into its internal structures or its operation; the "White
Box testing" examine the internal structures or the operation of an
application having available all the system data.
In realtà, qualsiasi edificio siamo chiamati a studiare può essere letto nei
suoi due momenti specifici del ciclo di vita: nella sua fase 1, quella
ideativa ovvero quando l’edificio non è ancora stato realizzato o in un
momento compreso tra la fase 2 costruzione e la fase 5
Rinnovamento/Dismissione. Si tratta dei due specifici momenti
individuabili mediante modelli del tipo White Box (Ideazione) e Black Box
(Stato attuale) riproponendo il problema concettuale di quale sia la Gray
Box.
Any building we are called to study can be interpreted in one of its two
specific moments of the life-cycle: in its phase 1, the design, when the
building has not still been constructed yet, or in a moment between phase
2 construction and phase 5 Renewal/Decommissioning. These are the
two conditions we can associate to the White Box type (design) and
Black Box (Current State) proposing again the conceptual problem the
Gray Box.
È evidente nello stesso tempo che lo stato attuale non sia altro che il
risultato di diverse fasi trasformative legate in maniera imprescindibile al
modello ideale che ne costituiva il progetto primitivo. Oggi come ieri,
proprio sulla base delle tracce ancora tangibili dell’edificio, vengono
ricercate le componenti evolutive che hanno definito l’involucro edilizio.
In questo contesto, si pone particolare attenzione allo studio di quella
che costituiva l’idea primigenia, la guida
geometrico/compositiva/tecnologica sulla base del quale l’edificio è stato
realizzato. Appare evidente come lo studio della genesi progettuale nelle
sue multiformi componenti costituisca una linea di indagine specifica
che, se condotta come presupposto alla modellazione, rischia di divenire
fuorviante rispetto al tema stesso della interoperabilità.
6. Conclusioni
6. Conclusions
L’architettura è una disciplina complessa, proprio in virtù di questa
complessità, necessita la definizione di un approccio in grado di
rappresentarne le diverse componenti senza eccessive semplificazioni.
La realizzazione stessa, per sua natura, porta con sé un numero
consistente di questioni costruttive da considerare causando un certo
livello di autonomia del costruito rispetto all’idealità del progetto.
Considerando questi due aspetti sembra possibile ipotizzare una
soluzione legata alla costruzione del modello digitale che tenga in
considerazione proprio questo aspetto, andando ad individuare la
complessità reale all’interno del mondo digitale.
Da queste considerazioni appare evidente come al fine di ottenere una
reale interoperabilità il Twin debba seguire il medesimo iter sia rispetto
al nuovo che all’esistente. Esso non è costituito da un unico modello
digitale ma da un insieme di modelli digitali in grado però di descrivere
non meno di due fasi temporalmente distinte:
1- White Box – Progetto (ideale);
2- Stato attuale – (as built):
Se questo è vero per tutte le discipline considerate nella realizzazione,
lo è ancora di più per ciò che attiene all’architettura e alla
rappresentazione, in quanto per la rilettura di un qualsiasi manufatto, il
rapporto con la logica progettuale che lo sottende è imprescindibile.
Da qui l’ipotesi di risolvere la complessità dell’architettura sempre e solo
attraverso un modello doppio, dove idealità e realtà convivono e dove
proprio la differenza tra le due costituirà un primo dato fondamentale per
comprendere come il tempo abbia modificato l’oggetto di studio.
Modello digitale, dunque, e non suo calco digitale (risultato
dell’acquisizione massiva) in quanto solo uno studio degli elementi ideali
(progettati nel nuovo o ritrovati nell’esistente) fornirà in necessario
contenuto informativo per la creazione del Twin con reali vantaggi per la
salvaguardia e la gestione dei beni architettonici.
Bibliografia
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connecting - drawing for weaving relationships. 42° convegno internazionale dei
docenti delle discipline della rappresentazione, atti 2020 ARENA A., ARENA M.,
BRANDOLINO, COLISTRA, GINEX, MEDIATI, NUCIFORA, RAFFA. eds.
Webinar 18 settembre 2020. Franco Angeli Open Access pp. 1740-1759. ISBN-
13:9788835104490
http://ojs.francoangeli.it/_omp/index.php/oa/catalog/book/548
[10] STEEGMANS, E.; BEKAERT, P.; DEVOS, F.; DELANOTE, G.; SMEETS,
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OPTIMAAL DE RISICO'S VAN IT IN UW BUSINESS, 2004, pp. 1–12.
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AUTHOR/EDITOR, John Wiley & Sons, Inc., Hoboken, New Jersey