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La condizione femminile nello sport- Martina Coppa

5G
“Basta, non si può sempre parlare di dare soldi a queste quattro lesbiche…” ha
esordito il 5 marzo 2015 Felice Belolli, allora presidente della Lega Nazionale
Dilettanti, in occasione del consiglio direttivo del dipartimento del calcio
femminile.
Negli ultimi decenni sono stati fatti molti progressi per la parità di genere, le
donne hanno ottenuto più libertà e indipendenza però, come si evince da questa
frase, subiscono ancora discriminazioni.
Esiste una legge simbolo di questa disparità. la legge 23 marzo 1981, n81 che
afferma: “Sono sportivi professionisti gli atleti che esercitano l’attività sportiva
nell’ambito delle discipline regolamentate dal CONI” queste discipline si
limitano solo alla categoria maschile e quindi nessuna donna,
indipendentemente dai risultati ottenuti, potrà mai essere considerata atleta
professionista.
Un caso sconvolgente che dimostra il non rispetto dei diritti delle atlete è
successo pochissimi mesi fa, in Italia, quando Lara Lugli, pallavolista, è stata
denunciata dal suo club e non ha ricevuto stipendio, questo perchè è rimasta
incinta nel 2019.
Questo non è un caso isolato, molte atlete sono costrette a firmare contratti in
cui si vieta esplicitamente di rimanere incinta, pena l’espulsione immediata
dalla società e il rischio di non poter più tornare a gareggiare.
Abbiamo bisogno di letti che tutelino le donne che vogliono progettare una
gravidanza. Non si può costringere una donna a scegliere tra carriera e famiglia.
Altre discriminazioni sono sicuramente quelle riguardanti lo stipendio,
mediamente le atlete donna guadagnano il 30% in meno rispetto ai colleghi
maschi.
Questo perchè, come sancito dalla legge sopracitata, le donne non vengono
considerate professioniste e l’unico modo per guadagnare di più è trovare degli
sponsor, che però spesso scelgono solo le atlete più belle e popolari.
Quindi il mondo dello sport femminile è pieno di discriminazioni ed ingiustizie
intollerabili.
C’è bisogno urgentemente di riforme che rendano possibile la parità di genere.

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