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“Uomo e natura” di Paola Buonsanti

“Quale struttura connette il granchio con l’aragosta, l’orchidea con la primula e tutti e quattro con
me? E come con voi? E tutti e sei noi con l’ameba da una parte e con lo schizofrenico dall’altra?”
(G.Bateson,1979)
Bateson, nelle sue ricerche che spaziano dall’antropologia alla biologia, dalla psichiatria all’
epistemologia, ha tentato di descrivere la “struttura che connette” e si è posto una domanda: che
cos’è la mente? Nel libro Mente e Natura (1979) spiega che la conoscenza della mente passa
attraverso un conoscere integrato che tiene unita la biosfera con la natura umana.
“Le piante sembrano stupide, ma rubano l’energia al sole, il carbonio all’aria, i sali alla Terra e
vivono senza scannarsi a vicenda come noi”, scriveva Primo Levi.
La vita animale esiste grazie all’ossigeno delle piante e alle calorie che ci forniscono attraverso il
cibo. Gli alberi e le piante in città non solo migliorano l’aspetto rendendole più accoglienti, colorate
e meno grigie, migliorano anche la qualità dell’aria influendo positivamente sulla nostra salute.
Trascorrere il tempo in contatto con il verde ha effetti su varie patologie organiche e sulla psiche,
ha benefici sulla salute mentale, sulle funzioni cognitive ed emotive. Il giardinaggio riduce la
depressione, l’ansia, l’obesità e le malattie cardiache.
La nostra specie si è evoluta in ambienti selvatici: il corpo e i sensi sono predisposti al contatto con
la Natura, noi abbiamo imparato a cercare ambienti ricchi di risorse e di rifugi sicuri, scrive
Giuseppe Barbiero, docente di ecologia ed ecopsicologia all’Università della Valle d’Aosta.
La molla che guida il nostro comportamento è racchiusa in una parola: biofilia. L’etimiologia
significa “amore per la vita”. Proviamo una fascinazione per tutto ciò che è vivo. È una condizione
psicobiologica innata, iscritta nel nostro Dna.

Curare il terrazzo, guardare gli alberi in fiore, camminare nel verde conforta, trasmette un calore
negato. Non è suggestione: la forza vitale che è sprigionata dal mondo vegetale sa lenire lo stress
e attiva la risposta immunitaria dell'organismo. Lo prova la scienza che tra boschi e giardini dà
forma a nuove proposte di benessere, che aprono a una rinnovata e necessaria armonia con il
Pianeta.

Noi umani abbiamo una propensione per il verde, che indica la presenza di acqua, quindi di cibo e
di riparo. Gli spazi verdi, un terrazzo, un tetto verde, un giardinetto, e persino un’aiuola, ospitano la
vita e rispondono alla nostra biofilia.

Ma è possibile creare spazi in cui sfruttare al meglio l’efficacia salutare delle piante? Creare
“giardini terapeutici” serve alla salute fisica e mentale?

A mio parere serve, e questo lo sperimento ogni giorno curando le mie numerose piante sparse in
casa, in terrazzo e in cortile e trasmettendo questa mia propensione, passione agli ospiti che
popolano la comunità in cui lavoro.

La struttura Il Cicalotto ha una bellissima vista mare, è ben esposta al sole e anche se spesso
arrivano venti dal mare riusciamo a coltivare un piccolo orto, ma soprattutto all’interno, curiamo le
nostre piante.

Insieme ad un gruppo di pazienti della Caup abbiamo creato al terzo piano il nostro angolo verde
che curiamo insieme, ma anche nel resto della comunità abbiamo piante che tutti curano e
nessuno distrugge. Questo mi fa pensare ai concetti di bellezza, all’ambiente curato che, come
sosteneva Racamier, cura la comunità che lo abita: sono concetti cardine del nostro lavoro che
risuonano sempre in me, ripresi dal prof. Giusto nella giornata formativa di venerdì scorso.
E proprio dagli stimoli di questa giornata, mi sono venute in mente queste vecchie letture e le mie
passioni, che proprio perché sono passioni riesco a trasmetterle a chi mi sta intorno.

E’ interessante parlare con i pazienti di piante, decidere dove posizionarle e analizzare insieme se
stanno bene e di cosa hanno bisogno. Da qui scaturiscono parallelismi di come si sta dentro, di
come ci si sente, dei bisogni primari per vivere, di convivenza, di come curarsi e del bisogno
dell’altro.

Le piante si ammalano, si possono curare, hanno dei bisogni proprio come noi. Ci sono piante che
hanno bisogno di bere tanto e altre meno, piante che stanno meglio in penombra e altre che
prediligono il sole.

Giulio Senes, docente di Progettazione del territorio e del paesaggio ad Agraria, all’Università di
Milano, e presidente dell’Associazione Italiana Healing Gardens, parla di healing gardens ovvero di
spazi verdi accanto ad ospedali, case di riposo per anziani, centri di riabilitazione, pensati per
promuovere e migliorare la salute e il benessere delle persone. Questi spazi sono aperti ai
ricoverati, ma anche ai loro familiari e al personale sanitario perché, scrive, «Il verde fa sempre
bene e riduce lo stress». Insomma, non si elimina la malattia, ma si migliora lo stato di benessere.

L'interazione individuo-ambiente è fondamentale non solo per la sopravvivenza, ma anche per il


benessere psicologico. Così quando si studia la mente non la si può suddividere in funzioni
separate, ma la si comprende solo quando ne comprendiamo l’organizzazione complessa, che
ricalca le relazioni tra le parti dei sistemi naturali e il loro equilibrio. Questa mente ecologica è una
visione innovativa perché riesce a spiegare come la mente e la sua "immaterialità" sia
indissolubilmente legata al substrato materiale che la mantiene in vita.

L’attività motoria all’aria aperta facilita l’attivazione dei cinque sensi, e soprattutto l’integrazione tra
coordinamento motorio, percezione visiva e percezione olfattiva. Questo porterebbe a una
riduzione «positiva» dell’attività cerebrale in alcune aree corticali, favorendo la regolazione
omeostatica di risposte fisiologiche (rallentamento del battito, riduzione della pressione) come
viene registrato in attività meditative. Anche per questo promuovere l’attività motoria è di
fondamentale importanza per i nostri pazienti.
La ricerca sperimentale in neuroscienze comportamentali, psicologia sperimentale e psicobiologia
ha dimostrato come l’organizzazione strutturale del cervello e la ricchezza delle sue connessioni
sia modulata dagli stimoli ambientali fin dalle fasi più precoci dello sviluppo fetale. Esistono periodi
critici sia nel periodo prenatale che durante l’infanzia per la maturazione delle competenze motorie,
cognitive e sociali. L’esposizione a un ambiente sfavorevole o al contrario ad un ambiente ricco di
stimoli può modificare la traiettoria di sviluppo neuropsicologico di un bambino, influenzando la sua
salute mentale per il corso della vita. (Calamandrei, 2022).

Introduzione alla biofilia. La relazione con la natura tra genetica e psicologia. (G.Barbiero, R. Berto ed.
Carocci, 2016)

Mente e Natura. Un’unità necessaria. (G. Bateson, ed. Adelphi, 1993)

Natura, mente e benessere. Dr.ssa Calamandrei Centro per le Scienze Comportamentali e la salute mentale.
Ricerca WWF (2022)

Verso un’ecologia della mente. (G. Bateson, ed. Adelphi, 1977)

Lo Psicoanalista senza divano. (P.C. Racamier, ed. Cortina, 1996)

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