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Proporre una nuova rivista di psichiatria e scienze umane è un com -

pito arduo e suscettibile di interrogativi e dubbi.


L'idea è quella di dare, se possibile, voce ad operatori quotidiana -
mente impegnati nella difficile opera di cura dei pazienti psichiatri ci,
per non perdere un contributo esperienziale a mio avviso molto
importante.
Nello stesso tempo il desiderio è quello di confronto con intellet -
tuali impegnati a spiegare i complessi sistemi mentali a partire da ri -
ferimenti culturali dissimili, consentendo se non sempre un'integra -
zione per lo meno un dialogo, a volte difficile, tra teorie e pratiche.
Vorrei però evitare il rischio di scadere nel pressapochismo vellei -
tario o nell'ideologismo che spesso permeano e falsano il procedere
rigoroso della ricerca in campo psichiatrico.
Per ciò, quando ho chiesto ad amici e colleghi di imbarcarsi con
me per questa avventura, ho privilegiato persone che, pur con carat -
teristiche non omogenee e riferimenti culturali diversi, hanno come
punto d'incontro comune un grande impegno nel prendersi cura di
pazienti psichiatrici, una grande onestà intellettuale fatta di ricono -
scimento dell'altro e di tolleranza del diverso, una spiccata curiosità
per le cose umane, un certo gusto per il gioco e la trasgressione.
In definitiva il tentativo è quello di favorire l'aspetto creativo della
psichiatria che consiste tra l'altro in esercizio di fantasia, entusia -
smo, dinamismo e partecipazione.
Ogni componente del comitato scientifico è esperto in una bran ca
della psichiatria ed è responsabile del dialogo con i collaboratori e i
lettori al fine di favorire al massimo la circolarità della comunicazione.
Riusciremo a produrre qualcosa di valido solo con la collaborazio ne
attiva di tutti, per cui il mio desiderio è che la rivista diventi uno
strumento di lavoro comune e cresca col crescere della partecipa-
zione: auspico perciò un rapporto molto stretto tra comitato scienti -
fico, redazione autori e lettori.

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