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Questo convegno nasce da un’idea condivisa da me, dal direttore Giuseppe, dal

prof. Gianlca Taddei, che con me ha curato la realizzazione di questo evento, e


con molti docenti del dipartimento di didattica dell’arte.

Un’idea, che personalmente ho maturato lavorando come psicoterapeuta e


docente di psicologia dell’arte, e cioè che esiste un rapporto profondo tra arte
e sviluppo umano. Un rapporto che ha a che vedere con il potenziale
trasformativo intrinseco nelle arti e presente fin dalle nostre origini in tutto il
fenomeno artistico.
L’arte è da sempre radicata nel comportamento dell’uomo e appare come
un naturale e caratteristico riflesso del suo stesso essere al mondo. Ha
accompagnato l’evoluzione dell’uomo e l’evoluzione psicologica, emozionale,
tecnologica e spirituale si è sempre manifestata nel fare arte.

È comune per chiunque si avvicini al fenomeno artistico, come artista, fruitore,


operatore fare esperienza di esso come uno dei più potenti strumenti di
conoscenza profonda del sé, del proprio mondo emozionale e relazionale.
Anche la filosofia prima e la psicologia, la psicoterapia poi, ma in generale
tutte le scienze umane, come l’arte, hanno fatto di questa ricerca profonda
il proprio obiettivo.
Non a caso Freud, il padre della psicanalisi, già agli inizi del ‘900 riconosceva una
vocazione comune all’arte e alla psicologia e cioè quella di raccontare le
profondità della nostra psiche, del nostro animo. Anzi lo stesso Freud con
grande umiltà riconosceva il primato della scoperta dell’inconscio proprio agli
artisti, che da sempre e innatamente hanno dimostrato una grande familiarità
con la psicologia del profondo e con i suoi meccanismi. Una peculiare sensibilità
estetica che ha consentito loro di cogliere verità profonde della natura umana.

Come docente in Accademia e non solo riscontro sempre un grande interesse


riguardo ai punti di contatto tra le arti e le scienze umane come appunto la
psicologia, la filosofia, la pedagogia ecc. Ma soprattutto quello che rilevo è
un’attenzione alle potenzialità dell’arte e dell’estetica come veicoli di
benessere, di cura, di evoluzione personale e sociale.

Partendo da questi presupposti sono già diversi anni che in accademia, con il
sostegno del dipartimento di didattica dell’arte, di cui ringrazio tutti i docenti e in
particolare il coordinatore Prof. Angelo La fera, organizziamo workshop,
lezioni magistrali e incontri che approfondiscono queste tematiche e
permettono agli allievi di fare esperienza diretta del processo artistico, che
già ampiamente hanno sperimentato nel lori corsi di studi, come processo
trasformativo e, a volte terapeutico, per sé e per l’altro da sè.

Il convegno, di cui con grande orgoglio oggi presentiamo gli atti, è stato
strutturato seguendo un principio inconfutabile dell’arte ma anche della
psicoterapia e della vita in generale e cioè che il pensiero e il fare, la visione e
la prassi sono aspetti inseparabili, fondamenta per una piena esperienza
estetica, artistica, terapeutica e più in generale della vita stessa. Proprio per
questo abbiamo ritenuto necessario offrire nelle due giornate momenti
teorici ed esperienziali l’uno come estenzione e riflesso dell’altro.

Gli atti che seguono sono organizzati rispettando questa caratteristica e quindi
sono articolati in contributi riguardanti gli interventi teorici e in contributi
riguardanti i workshop. Spero che questa pubblicazione sia d’interesse e stimolo
per gli allievi e i giovani, che hanno realmente in mano il potenziale
trasformativo della nostra società , a tutti quelli che come noi, curatori, ospiti e
partecipanti vedono nell’arte la possibilità di una rivoluzione-evoluzione che il
mondo contemporaneo sempre di più necessita e desidera

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