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Cenni storici
La storia dell’incontro fra arte figurativa e “follia” ha radici antiche, profonde e
presenti in tutte le culture, ed ha raggiunto il suo periodo di massimo fulgore fra la
fine dell’800 e l’inizio di questo secolo con l’Art Brut. L’arte terapia ha sicuramente le
sue radici in questo movimento di pensiero, nel muoversi dell’arte verso la patologia
alla ricerca di nuovi livelli di intensità emotiva da esprimere sulla tela. Dagli anni ‘60
negli Stati Uniti (nel 1961 nasce L’American Art Therapy Association), soprattutto
con il lavoro di Margareth Naumburg viene a connotarsi come tecnica di intervento
terapeutico autonoma e peculiare.
L’arte terapia, intesa come pittura, è, storicamente, la prima delle tecniche
terapeutiche non verbali ad aver avuto un’ampia diffusione in ambito clinico,
attualmente viene utilizzata in numerosi settori di intervento: dall’età evolutiva, alla
riabilitazione, alla psichiatria, alla geriatria, al sostegno nelle cure ai malati terminali,
ai disturbi alimentari; negli ultimi anni, inoltre, a fianco del settore propriamente
terapeutico si è sviluppata come tecnica portatrice di benessere nel campo della
medicina naturale. Tra le terapie non a mediazione verbale ha la peculiarità di
inserire nel sistema di relazione paziente-operatore un mediatore (l’oggetto artistico
prodotto), che ha caratteristiche di esistenza nello spazio e di conservazione nel
tempo. Contemporaneamente, questo oggetto non è indipendente dal suo creatore
e, soprattutto, non è indipendente dalla relazione terapeuta-paziente che ne ha
favorito la creazione (Denner, 1967). Tale prodotto è un oggetto che sta a metà fra il
mondo interno del paziente e ciò che esiste nell’ambiente (Winnicot), costituendo
uno “spazio potenziale che l’individuo crea tra sé ed il mondo esterno per giocare,
esercitarsi, confrontarsi attraverso rappresentazioni simboliche, con i bisogni del
proprio mondo interno e con le esigenze della realtà esterna” (Ricci Bitti, 1998).
Tornando a Margareth Naumburg (Dinamically oriented art therapy1966), il modello
di riferimento è rappresentato dalla teoria psicoanalitica e la specificità dell’arte
terapia si basa sul presupposto di un’identità di linguaggio fra inconscio ed immagine
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disegnata. I contenuti dell’inconscio, i conflitti, i bisogni, ecc. che per loro stessa
natura si esprimono con modalità simboliche ed analogiche vengono trasposti in
“immagini reali disegnate”. Attraverso la proiezione di immagini interiori in disegni,
visibili e condivisibili, è possibile stabilizzare il ricordo di sogni, fantasie, ecc. che
altrimenti rimarrebbe evanescenti e potrebbero essere facilmente messe da parte.
Metodologicamente, la Naumburg utilizza il procedimento della libera associazione
applicandolo alle produzioni spontanee dei pazienti. L’intervento arte terapeutico era,
prevalentemente, individuale ed il ruolo del terapeuta consisteva nel sostenere il
paziente nel percorso di scoperta del significato dei suoi disegni; il terapeuta non
interpreta ma sostiene nel passaggio da linguaggio analogico a linguaggio verbale.
Per questo, l’arte terapia rappresenta un accesso privilegiato alla cura di quei
pazienti che presentano una compromessa capacità di esprimere verbalmente i
propri vissuti, sia per la gravità della patologia che per l’intensità delle difese, o nei
bambini emotivamente disturbati.
La storia dell’arte terapia resta legata al modello psicoanalitico anche nel decennio
successivo grazie ad Edith Kramer. La sua riflessione teorica cerca di esplorare i
meccanismi psichici su cui fonda l’arte terapia nella convinzione che: “ per affrontare
i gravi disturbi che riscontriamo oggi, nessuna disciplina possa pretendere di poter
fare da sola competendo con le altre”. Quest’approccio è tuttora ricco di significato
come invito a cercare le complementarità, le integrazioni possibili fra le varie forme
d’intervento terapeutico, al fine di avere una gamma di strumenti che possa tentare
di rispondere alla patologia con un progetto quasi creato su misura del paziente.
Contemporaneamente la Kramer cercò di mettere a fuoco la specificità del medium
figurativo, “le virtù terapeutiche dell’arte dipendono espressamente dai processi
psicologici che si attivano nell’atto creativo (1971) ”e “ dalla sua stretta affinità con il
processo primario”, quindi, la rappresentazione artistica non facilita solamente
l’espressione dell’inconscio, grazie ad un’identità di linguaggi, ma costituisce una
forma d’intervento non subordinata alla terapia verbale. Il rapporto fra arte terapia e
psicoterapia consiste “ nella modalità in cui forma e simbolo vengono trattati in
queste due discipline” e non nel diverso livello di comprensione della funzione
simbolica. Esiste una specificità della terapia attraverso l’arte, che dipende
strettamente dal potenziale di guarigione e d’integrazione insito nel procedere
creativo, che attiva in maniera specifica il processo di sublimazione.
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La dimensione di gruppo
Fin qui le radici americane dell’arte terapia degli anni ’70 si riferiscono
prevalentemente al suo utilizzo per trattamenti individuali. Le prime applicazioni
sistematizzate ad una realtà di gruppo vanno ricondotti ad E. Ulman con la
definizione del “formal group art therapy” (1978). Questi gruppi “formali” sono
connotati in modo molto simile a quelli con cui operiamo oggi: un setting definito, la
presenza di sei/otto pazienti omogenei per patologia, il terapeuta coadiuvato da un
osservatore partecipante. Durante il gruppo ognuno dipinge individualmente, in una
prima fase, per poi passare ad un secondo momento di elaborazione verbale. Nei
formal group si perde la sottolineatura della qualità del prodotto artistico, questa
viene recuperata nei gruppi informali, ” therapeutically oriented art class”, attraverso
un lavoro di stimolazione sia della abilità motorie, che di affinamento delle tecniche
artistiche. Questi gruppi “informali” sono stati sperimentati soprattutto in ambito
psichiatrico come mezzi di stimolazione che, promuovendo un cambiamento nella
capacità di comunicare con l’esterno, diventano propedeutici al trattamento
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importante in ambito terapeutico nei gruppi con pazienti psicotici, ove diviene
importante questo momento di condivisione su un livello diverso da quello verbale: la
costruzione di un comune linguaggio analogico rende possibile il passaggio
d’esperienze da conduttore a paziente e non solo il contrario.
Metodologia e tecniche
Questa breve e sicuramente parziale introduzione storica non ha, nelle nostre
intenzioni, semplicemente un significato descrittivo, bensì apre il primo spazio di
riflessione su cosa riteniamo debba essere l’intervento arte terapeutico. Le scelte
tecniche di stimolazione, quanto quelle metodologiche di conduzione di un gruppo,
discendono prioritariamente dalla funzione che attribuiamo all’arte terapia e non,
come purtroppo talvolta accade, dalle particolari competenze artistiche o
psicologiche dell’arte terapeuta e dalle esigenze del committente. Quella che segue,
è una rassegna delle situazioni più frequenti e delle tecniche che più spesso sono
utilizzate in situazioni di gruppo ordinate in un itinerario metodologico.
Il setting
Per fare arte terapia è necessario uno spazio fisico adatto ad accogliere un gruppo di
persone (possibilmente, da sei ad otto) alle quali si vuole dare la possibilità di
esprimersi in forma artistica. L’atelier di pittura accoglierà il mondo interno dei suoi
fruitori ed entrerà a farne parte, sarà un territorio che troverà corrispondenza ad uno
spazio interno nel quale sperimentare la propria realtà sia “qui ed ora” sia
evolutivamente; per le sue funzioni, il laboratorio viene definito sia un contenitore sia
una cornice del prodotto artistico.
In virtù delle sue valenze simboliche diventa importante curare il passaggio alle
caratteristiche ” fisiche” tenendo conto delle necessità tecniche delle arti figurative: a)
un ambiente luminoso, possibilmente ricco di luce solare, b) provvisto al suo interno
d’acqua corrente, c) dotato di pavimento e pareti lavabili, pensati come dimensioni
fruibili e piani d’appoggio attrezzati, d) di un’ampiezza tale da contenere il gruppo
senza costringerlo in spazi insufficienti al bisogno di ciascuno o da lasciare troppi
spazi vuoti che potrebbero produrre ansia e dispersione, e) dotato di ripiani e
suppellettili adatte a contenere i fogli, i colori, materiali vari, esposti e pronti all’uso;
nonché armadi per le scorte e gli archivi. Un gruppo di arte terapia dura
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generalmente due ore, il tempo come lo spazio, non deve essere troppo ristretto, né
troppo dilatato perché altrimenti ingenera ansia.
Siamo consapevoli che non è possibile disporre sempre di uno spazio stabile ed ad
esclusivo uso dell’arte terapia; i laboratori sono solitamente presenti in strutture
come: le scuole, i Centri Diurni, i Centri Socio Terapeutici, le comunità per
tossicodipendenti. In altre situazioni che, per scelta metodologica o necessità
organizzativa (come ad es. i reparti ospedalieri) sono meno strutturate, il setting va
ricostruito per ogni seduta. Venendo a mancare un ambiente fisico specifico, il
setting si costruisce attraverso le regole, la durata della seduta e del gruppo nel
tempo, le tecniche proposte; il gruppo avrà, comunque, bisogno di svolgersi in un
ambiente che sia, da un lato, un contenitore accogliente e, dall’altro, fornisca una
struttura che aiuti a comprendere ed organizzare.
I materiali
Il materiale, oltre ad avere caratteristiche tecniche precise adatte o meno a
determinate stimolazioni, svolge nell’arte terapia il ruolo di strumento-vettore di
emozioni e sentimenti. La scelta di un materiale va valutata in virtù del suo significato
soggettivo, intimo, in relazione alla storia del gruppo e del paziente.
La proposta dei materiali deve essere il più possibile variegata in quanto: ” uno dei
presupposti, è che a maggior possibilità di scelta dei materiali, corrispondano
maggiori possibilità di espressione e di comunicazione” e, poiché “ciascun tipo di
materiale ha un suo carattere proprio, il paziente reagirà - in tempi diversi - ad alcuni
materiali invece che ad altri”( Waller,1993).
Il supporto su cui dipingere (carta, cartoncino, tele, ecc.) ha, al pari degli altri
materiali, un valore affettivo e simbolico; per questo riteniamo opportuno dare la
possibilità di scegliere la dimensione e la robustezza più consona ai propri vissuti. Se
la pittura è un linguaggio che si determina in forme e spazio, allora la dimensione e
la forma ritagliabile (ad es. ovale piuttosto che quadrata) devono essere definite a
piacimento , lo stesso vale per lo spessore ed il colore del supporto. Tutto questo
materiale va esposto in formati standard, sta poi a ciascuno renderlo a propria
misura, aiutato dalle stimolazioni dei conduttori.
In un laboratorio di arte terapia, tutte le fasi di produzione dell’oggetto artistico
possono diventare occasioni per stimolare, ogni scelta può essere rappresentativa
del proprio modo di “essere nel mondo”: a) tagliare piuttosto che strappare un foglio,
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Le tecniche di stimolazione
Le tecniche proposte tengono conto dell’ambito in cui si opera, dei fruitori e del livello
evolutivo. Come per i materiali, gli stimoli vanno selezionati in funzione del luogo
dove si svolge il gruppo (laboratorio strutturato o situazione informale) e degli
obiettivi dell’intervento.
Ciascun ciclo di arte terapia dovrebbe strutturarsi in un percorso che organizza le
varie tecniche di stimolazione secondo gli obiettivi del terapeuta. Nella nostra
metodologia ogni percorso si articola in tre parti: a) una prima fase in cui si
propongono stimoli poco direttivi, b) una fase centrale di ampia durata, in cui le
stimolazioni seguono il seguente andamento: dalle percezioni, alle emozioni, ai
sentimenti attraverso il rapporto coi colori, gli oggetti, gli elementi naturali, gli altri ed
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sono ovviamente comuni; ciò che varia è la modulazione rispetto alle capacità ed ai
bisogni degli utenti.
Affermare che l’arte terapia può intervenire nel campo della salute e del benessere,
vuol dire considerarla uno strumento al servizio di tutti coloro che ricercano il proprio
equilibrio psicofisico, attraverso la creatività e la comunicazione. Anche nel nostro
settore è in atto il superamento del concetto di trattamento della malattia; si
interviene nella prevenzione così come nel quotidiano, per ridurre lo stress, o in
quelle situazioni “normali” in cui c’è necessità di recuperare un buon equilibrio, per
aumentare il livello di benessere generale (in particolare nei periodi della vita
contraddistinti dal mutamento come il parto o la menopausa nelle donne). Si utilizza,
inoltre, nell’area delle cure palliative come terapia di supporto ai malati terminali o di
sostegno per gli operatori che li curano.
L’arte terapia ha trovato diffusione nell’ambito delle cosiddette medicine naturali
dove si ritiene che con l’arte si possa creare una migliore connessione fra soma e
psiche. Goethe, da un lato, e le ipotesi neurofisiologiche sulle funzioni dei due
emisferi, dall’altro, costituiscono il riferimento teorico secondo il quale sviluppare il
linguaggio analogico vuol dire riappropriarsi di funzioni cerebrali sotto utilizzate e
creare una migliore armonia fra le nostre due anime. Il terapeuta, facilitando
l’espressione delle emozioni, dei desideri e delle paure permette all’utente di viverle
e finalizzarle in modo più sano.
Riprendiamo il discorso sull’arte come terapia della salute per presentare alcune
aree di intervento più recenti e meno note: la dipendenza alcolica, la bulimia ed
l’anoressia, l’oncologia e le cure palliative, le patologie psicosomatiche negli
operatori sanitari, l’intervento sugli anziani.
L’alcolismo. Questo intervento è stato sperimentato soprattutto nell’Europa del Nord
e solo di recente è approdato in Italia (Giaume 1996) affiancandosi ai più collaudati
gruppi di self-help, mentre da noi l’arte terapia aveva già evidenziato la sua utilità
rispetto alle problematiche dell’abuso di sostanze nelle comunità per
tossicodipendenti. La struttura del gruppo, le proposte e gli interventi del terapeuta
sono quelli classici, strutturati nello specifico per: accrescere il livello di autostima;
rendere più capaci di tollerare la frustrazione, che deriva dalla distanza esistente fra
mondo dei desideri e possibilità di realizzarli; superare le tensioni autodistruttive.
L’arte terapia consente di misurarsi con queste tematiche in maniera progressiva e
non allarmante, la realizzazione dell’oggetto artistico (superata una prima fase di
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ipercritica del giudizio) conferma il soggetto nella sua capacità di realizzare qualcosa
in senso positivo e la partecipazione ad un gruppo lo sostiene rispetto all’immagine
di sé. Disegnare è fare ogni volta delle scelte attingendo al proprio mondo interno,
recuperando immagini e percezioni che restituiscono un senso di identità personale;
in particolare, sembra essere efficace il lavoro sul colore per “equilibrare le
disarmonie psichiche lavorando su eccessi o carenze cromatiche” (Giaume,1996).
Nel proseguimento dell’intervento si cerca di far acquisire una maggiore competenza
tecnica che permetta all’utente di rendersi sempre più autonomo (quasi di sostituire
la dipendenza dall’alcol con quella artistica) dal terapeuta. Nel percorso terapeutico il
gruppo evolve da una prima fase in cui esprime la patologia, ad una seconda in cui
emergono le singole personalità.
I disturbi alimentari. In questi anni le problematiche psicologiche che si esprimono
attraverso comportamenti alimentari scorretti, dannosi per la salute, si sono diffuse in
maniera preoccupante, spingendo gli operatori sanitari verso la ricerca di forme di
intervento integrate; sono sorte, così, collaborazioni fra arte terapeuti e dietologi per
il trattamento dell’anoressia e della bulimia. In questo tipo di pazienti la
concentrazione sulla pittura distoglie il centro dell’attenzione dal sintomo,
dall’ossessione della dieta, riportandolo sul soggetto; i disegni facilitano
l’esplorazione di fantasie legate all’immagine di sé, permettono un accesso meno
minaccioso a sentimenti come la rabbia, la depressione, la paura o a vissuti di
amore-odio verso le figure genitoriali. Fondamentale nel trattamento di questo tipo di
patologie è il ruolo attivo del paziente all’interno del gruppo, poiché gli consente,
attraverso la partecipazione al proprio trattamento, di smontare il meccanismo della
sfida. L’iniziale impegno sul foglio rappresenta l’affermazione concreta dell’impegno
nella relazione terapeutica attraverso un atto diretto, proprio, e non solo un avvallo
formale. Per i soggetti bulimici ed in particolare per le donne, la partecipazione
regolare ad un gruppo costituisce il primo atto del “prendersi cura di sé” e della
propria salute, creando all’interno della propria quotidianità uno spazio (fisico e
mentale) a questo dedicato, in contrasto con una routine in cui i ruoli familiari le
fanno sentire svuotate e fagocitate.
Nel trattamento dei disturbi alimentari la fase iniziale del rapporto terapeutico è
estremamente delicata, poiché anoressici e bulimici si sentono fortemente minacciati
da tutto ciò che può produrre un cambiamento e contemporaneamente desiderano
altrettanto fortemente comunicare ed essere compresi. Nell’anoressia il problema del
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controllo (di sé, del proprio corpo e degli altri attraverso l’uso della malattia) è
centrale al punto che, in alcuni casi, la paura di perderlo equivale alla paura di
perdere la propria esistenza; la pittura, poiché fornisce un mezzo inusuale di
espressione, può far perdere alcune difese ed aiutare il paziente a prendere
consapevolezza dei meccanismi attraverso cui attua questo rigido controllo. L’arte
terapeuta deve accompagnarlo in questo percorso con un approccio non direttivo e
rassicurante; permettendo al paziente di lavorare col proprio ritmo, con riguardo ai
propri spazi e facendolo sentire protetto dai confini del gruppo. Poche e chiare
regole, all’interno delle quali il conduttore mantiene la capacità di un rapporto
flessibile, che sostengano il delicato processo del riconoscimento delle proprie
barriere e delle proprie emozioni.
In questo periodo stiamo cercando di formalizzare un progetto che integri gli
interventi medici e educativi di un reparto di dietologia con l’intervento arte
terapeutico di gruppo, a partire dalla fase di selezione dei pazienti da inviare, fino
alla creazione di un protocollo di valutazione dei risultati.
Ansia e stress negli operatori sanitari. Un settore d’intervento, la cui importanza per
la salute non è da sottovalutare, riguarda il sostegno agli operatori che
quotidianamente affrontano patologie che attivano profondi livelli di emotività. In
numerosi settori di cura, dalla rianimazione all’oncologia, il carico di stress e la
vicinanza con la morte provocano un carico emotivo che può tradursi in
somatizzazioni (astenia, cefalee, disturbi del sonno, gastrointestinali, sessuali e
respiratori-Tonini,Tamino, Bellotta, Bianchi e Notarangelo 1997) se non trova canali
di espressione adeguati. “L’angoscia di morte è un aspetto fondamentale della vita di
ognuno. E’ come una voce che ci parla da dentro abbassandosi ed alzandosi di
volume in relazione a quelli che sono i nostri vissuti quotidiani… reagire di fronte a
queste grida, diventando sordi, significa obbligare a cercare delle vie alternative”
(Tonini et al. 1997) Spesso gli psicologi sono intervenuti con un approccio verbale
che si è rivelato difficoltoso per le resistenze e l’atteggiamento ambivalente degli
operatori, affiancando l’arte terapia come intervento di gruppo, le difese sembrano
abbassarsi grazie alla modalità indiretta con cui viene affrontato il rapporto con
l’angoscia di morte. L’intervento ottiene, quindi, due risultati: fornire nell’immediato
un canale di scarica emozionale che disinveste il corpo e permettere un
allentamento di quelle difese che non consentono l’elaborazione dei vissuti
problematici.
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Acrilici Morbidi – compatti Pittura coprente Adulti con discrete Laboratorio strutturato
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Lungo tempo di
asciugatura
Matite:
a) nere Dure e morbide Disegno, Adatto a tutti, Ovunque
ombreggiature particolarmente
indicato per chi ha
buone capacità
organizzative
b)Carboncin Morbido – tende a Disegno Adulti ed Laboratori e attività
o sfumare Chiaro – scuro adolescenti. riabilitative
c) Colorate Dure – controllabili Disegno Adatto a tutti Ovunque
Tabella 2
IL CORPO: a quest’area appartengono le proposte di osservare, muovere e poi disegnare o dipingere una parte o tutto il proprio
corpo (ad es. la mano o l’autoritratto). E’ un lavoro particolarmente adatto ai bambini ed agli psicotici per consolidare la
percezione del sé corporeo e per sentire i propri confini.
IL MOVIMENTO: prosegue idealmente il percorso sul corpo ampliandolo; si propone di danzare un colore, di muoversi come il
vento o di animare un soggetto disegnato
E’ particolarmente indicato nei gruppi di trattamento dei disturbi psicosomatici o dei disturbi alimentari.
I COLORI: si propongono i colori a partire dai tre primari, per proseguire con i secondari ed i complementari. In ogni incontro si
esplora un colore utilizzando materiali diversi, se ne scopre la luminosità o l’opacità. Si completa il lavoro esplorando le emozioni
e le sensazioni che esso provoca.
COPIA DAL VERO: al centro dell’attenzione sono posti degli oggetti da riprodurre. Questa stimolazione può essere proposta per
sostenere il rapporto con la realtà concreta o affinare le capacità tecniche se i pazienti lo richiedono. L’oggetto può
rappresentare un punto di partenza che l’utente arricchisce in modo personale, mettendo così in relazione mondo reale e mondo
fantastico.
POESIE E BRANI MUSICALI: le impressioni e le sensazioni che esse evocano vengono tradotte in colori ed immagini. Facilita
l’esplorazione e l’espressione dei sentimenti.
ELEMENTI NATURALI: come in altre forme di arte terapia, si possono proporre tutta una serie di stimoli naturali (dai quattro
elementi, agli animali, agli alberi e le piante) per scoprirne le valenze soggettive. Il lavoro sugli animali può essere
particolarmente lungo per il loro valore simbolico.
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Segue tab. 2
IL PUZZLE: un grande foglio viene ritagliato dal conduttore in tante forme quanti
sono i partecipanti al gruppo, ciascuna si incastra con le altre. Il disegno avviene
individualmente e solo al termine il “tutto” viene ricomposto, è una buona immagine
del significato di gruppo.